Terra Promessa

di suinogiallo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.1 Notte di Natale ***
Capitolo 2: *** 1 . 2 Robert Autore ***
Capitolo 3: *** 2.1 I preparativi ***
Capitolo 4: *** 2. 2 Kilia ***



Capitolo 1
*** 1.1 Notte di Natale ***




Ad un'anno da Terra Promessa


1 . 1 Notte di Natale


JINGLE BELL JINGLE BELL
JINGLE ALL THE WAY
Arashi mo fubuki mo kiete yuku
JINGLE BELL JINGLE BELL
JINGLE ALL THE WAY
La la la la la la la la
Hongaraka ni

JINGLE BELL JINGLE BELL
JINGLE ALL THE WAY
Arashi mo fubuki mo kiete yuku

JINGLE BELL JINGLE BELL
JINGLE ALL THE WAY
La la la la la la la la
Hongaraka ni

Fubuki no tsuki
Okao koete
Sori wa yuku yo
Kokoro wa odoru

Moeru jishion
Wakai tsubasa
Sore kakeru kibou ga
Akogare sa
(Jingle Bell - Tenchi Muyo! Ryo-Ohki Christmas Album)

- La sonda a lunga distanza Hydrus sta inviando dei dati - gracchiò la voce di uno dei tecnici addetti a mantenere il contatto con le sonde che la gigantesca astronave inviava a distanze variabili intorno ad essa. Non era un'evento inatteso e quindi quasi nessuno ci fece caso continuando a lavorare come sempre. Quasi ogni ora, infatti, una delle sonde inviava i suoi dati che, il più delle volte riportavano solo il vuoto cosmico e più raramente qualche asteroide. Erano trascorsi decenni dall'ultima volta che una sonda aveva segnalato la presenza di una flotta aliena o di un pianeta che potesse offrire ospitalità al milione di persone a bordo della Mosè.
- Ho appena ricevuto il segnale di calibrazione, tra dieci minuti riceveremo il suo rapporto - continuò la voce gracchiante del tecnico. A causa della bassa potenza dei segnali delle sonde più distanzi gli alloggiamenti dei ricevitori erano stati sistemati in cupole poste sullo scafo e i cubicoli dei tecnici che se ne occupavano erano proprio al di sotto di queste cupole, isolati dal resto della nave e collegati solo per mezzo di un sottile cavo di rame pesantemente isolato per non creare interferenze con il segnale della sonda.
Per questo motivo la loro voce giungeva sul ponte di comando cosi distorta da far pensare al gracchiare di una rana, nomignolo che, tra l'altro, era stato affibbiato loro.
Era la notte della vigilia di Natale e mancavano ormai pochi minuti alla mezzanotte e, come in tutta la nave, anche sul ponte di comando il lavoro era stato ridotto al minimo indispensabile e, con il permesso del Capitano, anche li si stava per brindare. Sotto un piccolo albero di natale addobbato con decine di piccole lucine colorate svariati pacchi aspettavano di essere aperti.
Come tradizione, anche quell'anno il Capitano aveva portato una bottiglia di spumante a bassa gradazione per brindare con i suoi ufficiali del ponte e, poi, come sua personale tradizione avrebbe augurato a tutti un buon lavoro e si sarebbe ritirato nella sua stanza per un brindisi particolare di fronte alla foto di sua moglie scomparsa in un'incidente quindici anni prima.
- Il segnale di calibrazione è terminato - ruppe il silenzio che si era creato sul ponte mentre un vecchio orologio a lancette stava per scattare sulla mezzanotte ed il pollice del Capitano era pronto per far saltare il tappo della bottiglia. Con uno sguardo di intesa con un suo collega, uno degli ufficiali addetti alla radio si sporse per abbassare al minimo il volume della rana. Anche se si fosse trattato di una segnalazione importante poteva attendere qualche secondo.
Tuttavia, per qualche strana ragione, all'ultimo secondo, prima di confermare l'abbassamento del volume decise di soprassedere e diede invece il comando di cancellazione dell'ordine. Anche se nessuno ne parlava apertamente, per scaramanzia probabilmente, tutti avevano lo stesso pensiero. L'anno che stava per entrare poteva essere l'Anno del Contatto e qualcuno di loro probabilmente sarebbe stato su quel ponte quando Terra Promessa sarebbe entrata nei loro schermi.
- Sto iniziando a ricevere i dati della sonda Hydrus - intervenne nuovamente la voce della rana. Quasi nessuno voleva quell'incarico che, spesso veniva infatti affidato come punizione. Cinque ore dentro un cubicolo con solo due centimetri di metallo a separarti dal vuoto cosmico, con poco spazio per muoversi e senza la possibilità di avere contatti con il resto della nave se non attraverso una radio che comunicava solo con il ponte di comando. C'era di che impazzire.
Ma d'altronde anche quello era un lavoro che serviva. Le cronache di quel viaggio narravano di quando la nave era stata colpita da dei meteoriti che non erano stati avvistati in tempo in quanto, le sonde a lunga distanza ancora non esistevano, e nessuno voleva ripetere un'esperienza del genere.
- Signori - esordì improvvisamente il Capitano alzandosi in piedi e sollevando verso l'alto la sua coppa di plastica - brindiamo al Natale - e, dopo aver ricevuto gli auguri corali dagli ufficiali del ponte si portò il calice alle labbra e bevve alcune gocce di spumante. Era risaputo che fosse quasi del tutto astemio e, anche nelle occasioni speciali come quella non beveva che qualche goccia. Il giorno che avrebbe messo piede su Terra Promessa si sarebbe preso una sbronza di quelle memorabili, amava dire spesso questa frase, ma prima di allora, niente.
- Ed ora, signori, ai vostri posti per favore - continuò tornando a sedersi sulla sua poltrona - abbiamo una nave da condurre a casa, e le persone che sono affidate a noi non credo gradirebbero una collisione con qualche pianeta -
Aveva detto la sua solita battuta e adesso tutti si aspettavano che li salutasse e se ne andasse dando il comando al suo secondo che, come tradizione avrebbe ordinato di mettere i sistemi non indispensabili in stand by concedendo alla maggior parte del personale di andarsene.
Ed infatti, alcuni istanti dopo si alzò e si diresse verso la porta fermandosi poco prima di varcarla per dare il comando al suo secondo.
- Ponte di comando, ponte di comando, mi sentite? - esplose improvvisamente la voce della rana - Ponte di comando, mi sentite? -
- Forte e chiaro - rise il secondo guardando divertito il Capitano - ti sentiamo, e se non abbassi la voce ti sentiranno anche su Terra Promessa - poi, continuando a ridere si diresse verso la consolle dell'operatore radio e diminuì il volume - parla pure, ti ascoltiamo! -
- Deve essere il solito novellino - bisbigliò uno degli ufficiali ridendo - la sonda avrà riferito di qualche meteorite e si è fatto prendere dal panico -
- Natale rovinato per quelli di guardia Target And Clean - rise un'altro ufficiale dando una scorsa ai turni di guardia per quella notte - guarda chi c'è questa notte - puntò il dito su di un nome sul monitor.
- A quanto pare suo padre non è riuscito ad evitargliela - rise a sua volta - essere il figlio di uno dell'élite non sempre paga a quanto pare! -
- I dati dalla sonda Hydrus - la voce della rana giunse cosi bassa da costringere il secondo ad alzare nuovamente il volume - non ci possono essere errori, i codici di verifica sono giusti, li ho verificati tre volte, ed anche i controcodici di controllo mi danno risposta confermativa -
- Non dirmi che c'è un'alieno che sta facendo il bagno nudo, per favore - mormorò il secondo cercando di trattenersi mentre il Capitano tornava indietro e si sedeva di nuovo sulla sua poltrona.
- Non ci sono errori - continuò la rana dopo una pausa in cui si era sentito chiaramente il rumore di un grosso bolo di saliva che veniva ingoiato a fatica - ad un'anno luce da noi, in direzione della sonda Hydrus, c'è Terra Promessa! -

Il silenzio, come una cappa, calò improvvisamente su tutto il ponte. I due ufficiali che stavano ridendo rimasero quasi inebetiti e con lo sguardo perso su di un monitor. Un'altro ufficiale che in quel momento stava versandosi un'altra coppa di spumante non si accorse di aver riempito il bicchiere e se ne versò una buona parte sulla mano e sulle scarpe. Altri due erano rimasti invece con i loro pacchi aperti a metà in mano.
Qualche secondo dopo il grande schermo principale del ponte si accese e, dopo qualche onda di statica ed un paio di schermate di calibrazione dei colori l'immagine di un pianeta simile alla Terra, con un satellite completamente blu che le orbitava intorno, comparve nitida e precisa.
- I dati spettrometrici della sonda Hydrus indicano una possibilità pari al novantanove per cento che questo pianeta sia Terra Promessa - mormorò il secondo guardando alcuni grafici sul suo terminale - e anche se non lo fosse, signori, questo pianeta ha tutte le caratteristiche per ospitarci - poi, rivolgendosi verso il Capitano che, intanto si era alzato in piedi - signore, ci ha portato a casa! -
- Una volta tanto, una rana ci ha dato un bella notizia - sorrise voltandosi verso un'assistente - che qualcuno gli porti una bottiglia, credo che abbia tutto il diritto di brindare anche lui - poi guardando l'albero di Natale dove qualcuno aveva già sistemato una foto dell'immagine inviata dalla sonda - penso proprio che quest'anno Babbo Natale ci abbia davvero fatto il più grosso regalo della storia, ma adesso ci sono una marea di cose da fare, dobbiamo avvisare l'élite, iniziare le verifiche, dirlo alla popolazione, allertare tutti quelli che devono essere allertati e prepararci alla colonizzazione -
- Ma prima di tutto - si alzò in piedi bloccando con la voce tutto il personale del ponte che stava iniziando a riprendersi da quella notizia, e che stava iniziando a seguire un protocollo per il quale si erano addestrati sin da quando erano entrati a far parte della cerchia degli ufficiali del ponte - che ne dite di riempire i bicchieri e di fare un'altro brindisi con me? -

Copyright © 2003 - 2007 Suinogiallo

Quattro Chiacchiere Con L'Autore

Questo racconto, che ho iniziato nel lontano 2003, quando ancora Bobby Dog doveva venir creato vedeva al suo posto, come protagonista, il solito Robert Autore.
Quando ho ripreso in mano questa storia per prepararla alla pubblicazione, ho deciso di cambiare il protagonista per un semplice motivo. Era molto più simile a Bobby che a Robert (per quanto i due si somiglino, cosa anche abbastanza normale visto che sono la stessa persona - ah, il bello delle saghe che si esplicita quando puoi contare su personaggi immortali e che hanno la possibilità di nascere più volte -).
La revisione di cui comunque questa storia sta godendo non riguarda solo il nome del protagonista. Infatti, quando l'ho scritta ancora non avevo ben chiara tutta la saga dei Vagabondi della Nebbia e quindi non avevo un calendario ben preciso in mente, per cui alcune delle cose che avevo scritto all'epoca non si sarebbero ben raccordate con quanto ho scritto in seguito o con quanto scriverò nel prosieguo della saga principale di Bobby Dog.

Citazioni ed omaggi. Intanto la canzone di apertura. Fa parte della colonna sonora di Tenchi Muyo ed è cantata dai protagonisti dell'anime, poi il nome della sonda, solito omaggio a Uchuu no Stellvia (la stella che esplode causando la First Wave e la Second Wave si chiama Hydrus Beta).
E per questo primo capitolo è tutto, a rileggerci al prossimo con l'augurio, come sempre, che vi siate divertiti a leggermi almeno quanto io mi sono divertito a scrivere.

Hasta Luego

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Capitolo 2
*** 1 . 2 Robert Autore ***


Ad un anno da Terra Promessa


1 . 2 Robert Autore


You can't be a hero
Hiding underneath your bed
Got to live the life
You create inside your head
So I opened the window
Caught the wind one night
Now I sail with the birds in their flight
(I'm a Pioneer - Meet the Tenchi Muyo!)


 corre qua, vola la' per cielo azzurro

l'astronave Argo lassù'

gira in giù'

ruota in su'

per lo spazio eterno

misterioso come il suo blu

Il viaggio e' lungo anni luce

ci guida il capitano Avatar

Se coi razzi e coi missili nucleari

Gamilon ci inseguirà'
Argo sa', Argo può', Argo vuol ridare

alla Terra la libertà'

Gli eroi dello spazio noi siamo

ci guida il capitano Avatar
(Starblazer - opening)
- Ed eccoci qui - mormorò Kail Oberdeen, un pilota di caccia, stando seduto insieme ad un'altro pilota accanto al suo velivolo con in mano un calice di plastica ed una bottiglia di spumante analcolico tra i piedi - di guardia anche l'ultimo dell'anno come la notte di Natale - poi si voltò verso il suo collega - ho fatto proprio un pessimo affare a scegliere te come compagno di squadra! -
Lo disse sorridendo per sottolineare che stava scherzando. I due erano amici anche fuori dal lavoro e Kail non si sarebbe mai sognato di attribuire a lui la colpa di quei turni cosi sfortunati, anche se poi, probabilmente, la verità era proprio quella.
Il suo compagno di squadra non era di certo tra le persone più in simpatia al comandante della loro squadriglia, e se c'era un turno scomodo da assegnare si poteva star certi che sarebbe toccato a loro.
- Siamo in una zona tranquilla, le sonde non hanno rilevato la presenza neanche di un sassolino cosmico o di un rottame alieno - continuò poi - ma nonostante tutto noi siamo lo stesso qui, a bollire dentro queste tute, con uno spumante che sa di piscio andato a male mentre gli altri se la staranno spassando -
- Prendila con filosofia Kail - gli rispose il suo compagno stando appoggiato con le spalle allo scafo del caccia - qualcuno di doveva comunque essere, quest'anno è toccato a noi ed il prossimo anno...-
- Toccherà a noi lo stesso! - esplose in una fragorosa risata.
- Puoi sempre chiedere di cambiare squadra - gli suggerì poi giocando con il suo calice e gettando, poi, un'occhio al grande orologio digitale che campeggiava sopra l'uscita degli hangar. Solo una tenue barriera di energia li separava dallo spazio esterno, una specie di campo di forza che respingeva qualsiasi cosa non avesse la giusta frequenza di risonanza.
Un'avaria nel generatore e qualsiasi cosa non fosse stata ancorata al suolo dentro quell'hangar sarebbe stata sparata fuori o schiacciata contro i portelloni che, pochi attimi dopo, si sarebbero chiusi automaticamente.
Non una bella fine.
Avevano visto gli effetti di una depressurizzazione di quel genere quando erano ancora allievi dell'accademia e non avevano nessuna voglia di ripetere quell'esperienza o, tanto meno, di trovarcisi coinvolti.
- Vai al diavolo! - sorrise dandogli un leggero buffetto ad una gamba - Non ti capisco proprio sai, potresti fare qualsiasi cosa vorresti, anche nulla, in fondo sei il figlio di un membro dell'élite, provieni da una famiglia importante, i busti dei tuoi antenati sono nel salone principale dell'accademia, ed invece eccoti qui, a fare l'intercettore senza nessuna speranza di fare carriera -
- Che vuoi fare - fece spallucce - mi piace troppo poter guardare le stelle per fare un qualsiasi altro lavoro che non mi permetta di uscire da questo guscio -
- Chi credi di fregare, Bobby Dog- rise poi Kail saltando in piedi ed afferrandolo con una cravatta intorno al collo - tu speri di diventare famoso come il tuo omonimo di duemila anni fa, e per questo hai scelto l'accademia di volo e sei diventato pilota intercettore! - poi lo lasciò andare scoppiando a ridere - Mancano pochi minuti alla mezzanotte -
- E con questo? - ansimò Bobby riprendendo fiato - Hai qualche appuntamento? -
- Vai al diavolo! - sbuffò - Ho promesso alla mia ragazza di chiamarla a mezzanotte precisa - gli spiegò poi cercando con lo sguardo il suo comunicatore personale - per fortuna che ho prenotato la chiamata tre ore fa, erano rimasti già pochi slot a disposizione e chi non l'ha prenotata dovrà solo sperare di aver fortuna -
- Lavora anche lei questa notte? - gli domandò poi Bobby.
- Si - rispose - visto che non potevamo andare insieme da nessuna parte ha deciso di sostituire una collega al lavoro - poi si voltò a guardarlo - tu non hai prenotato nessuna chiamata? Non chiami tua sorella o Kilia? -
- Starà già dormendo - mormorò sorridendo - è già tanto se regge fino alle ventidue, e comunque ricordati che lei non è terrestre e che le nostre festività non le dicono nulla - poi si staccò dallo scafo del caccia e, preso il suo casco pressurizzato si diresse verso il campo di forza che chiudeva l'hangar - e per quanto riguarda Marylin, ha organizzato una festa con i suoi compagni di corso nella nostra villetta e sarà troppo impegnata a dare e ricevere auguri per poter rispondere al telefono -
- Secondo me è solo che non vuoi far vedere quanto entrambe siano importanti per te - espresse il suo parere un sorridente Kail. Conosceva Bobby e sua sorella da quando erano piccoli e più di una volta li aveva presi in giro per il loro legame che, a detta di molti era forse un po' troppo "stretto" e poco permeabile alle altre conoscenze.
Solo nell'ultimo anno qualcosa era cambiato con l'arrivo di Kilia che, in un certo senso aveva scombussolato la pacifica vita di coppia dei due.
- Ancora con questa storia? - si voltò - Non vivo in nessun'harem, e Kilia è solo un'amica mentre Marylin è solo la mia sorellina più piccola! - poi indossò il casco ed iniziò ad armeggiare con il sistema di pressurizzazione e di termoregolazione per uscire di fuori.

Contrariamente a quanto accadeva durante tutto l'anno, nei giorni precedenti il periodo natalizio e l'ultimo dell'anno il centro di controllo meteo abbassava la temperatura nelle cupole residenziali arrivando persino a far nevicare la notte di Natale e quella dell'ultimo dell'anno. Per alcuni era una cosa di cui si poteva tranquillamente fare a meno, anzi, era addirittura una scomodità di cui non sentivano la mancanza, ma per la maggior parte del milione di persone a bordo della gigantesca astronave generazionale era invece un modo per rispettare le tradizioni di quando i loro antenati vivevano sulla Terra.
Un Natale senza la neve non sembra neanche Natale, si diceva, ed allora fuori i giacconi pesanti e tutti a giocare a palle di neve nei cortili e nei parchi.
Nonostante il freddo, tuttavia, chi ne aveva la possibilità era già uscito fuori dalle case per brindare tutti insieme al nuovo anno e per assistere allo spettacolo pirotecnico virtuale che ci sarebbe stato. Dieci minuti di luci e suoni che, anche quell'anno si prospettavano davvero spettacolari.
La maggior parte della gente si era riunita nei parchi delle cupole residenziali mentre parecchi altri avevano preso d'assalto le cupole di servizio riversandosi nei boschi o sulla spiaggia che circondava un piccolo mare interno. Altri si erano invece riuniti nei giardini delle proprie case.
- E un altro anno e ne va - mormorò melanconica Marylin dando un'occhiata di sfuggita al gigantesco orologio digitale che troneggiava nel cielo e che, a mezzanotte precisa, sarebbe esploso in un turbinio di colori.
Aveva organizzato una piccola festa con i suoi compagni di corso nel giardino della villetta che divideva con suo fratello, Bobby, Kilia ed una gattina bianca.
- Ti manca? - le domandò improvvisamente una sua amica avvicinandoglisi con in mano due bicchieri di cui uno vuoto. Dalla voce strascicata Marylin intuì che probabilmente era già andata ben oltre con l'alcol e decise di tenerla d'occhio per evitare che esagerasse come suo solito. Trisha era sua amica da quando avevano smesso i pannolini ed le era molto legata.
- L'anno scorso è stato peggio - sorrise togliendole di mano il bicchiere ancora pieno - fino ad allora eravamo sempre stati insieme e festeggiare senza di lui mi era sembrato impossibile - poi, senza farsi vedere ne rovesciò il contenuto.
- Kilia è già a dormire? - le chiese poi indicando con lo sguardo una finestra della villetta con le tende tirate e le luci spente.
- Già da un bel po' - rispose - le nostre abitudini le sono ancora parecchio estranee e comunque se c'è troppa gente non riesce ancora a sentirsi a suo agio -
Non lo disse apertamente ma aveva anche lei voglia di andarsene a dormire. Sentiva la necessità di dover salutare il nuovo anno utile quanto un mal di denti il giorno di un esame importante. Se solo avesse potuto avrebbe raggiunto Kilia nel mondo dei sogni e non si sarebbe svegliata che al ritorno di Bobby.
Ma non poteva. Bobby aveva insistito perché organizzasse quella festa per non farla stare da sola e non poteva di certo andarsene e piantare li tutti i suoi ospiti.
- Vi sentirete a mezzanotte? - le domandò poi Trisha - Il mio ragazzo mi ha promesso che chiamerà per darmi gli auguri, stanotte lavora anche lui -
- Non penso - mormorò. Sinceramente sperava almeno in un messaggio di auguri ma sapeva che non sarebbe arrivato neanche quello. Probabilmente Bobby a mezzanotte sarebbe stato fuori, sullo scafo, a guardare le stelle, o almeno questo era quello che le aveva detto avrebbe fatto. La stessa cosa che aveva fatto a Natale e l'anno prima. Forse se Kilia fosse stata sveglia sarebbe stato diverso, ma, era inutile starci a pensare.
Era già abbastanza giù di morale e pensare a quelle cose l'avrebbero resa ancora più triste.
Senza contare il pensiero che aveva sul giorno dopo, quando avrebbe dovuto passare almeno due o tre a risistemare il giardino.
Anche se avevano una ditta specializzata che se ne sarebbe poi occupata sapeva che, Kilia, vedendolo in disordine si sarebbe precipitata a sistemarlo e non le andava proprio che facesse tutto da sola. A volte quella ragazza riusciva davvero a innervosirla.
Le voleva bene, d'accordo, ma forse non riusciva a perdonarle il fatto che era li. Da quando Bobby l'aveva salvata da quella nave alla deriva e poi era riuscito a convincerla a non lasciarsi morire di fame le cose erano cambiate tra di loro.
Prima c'era sempre stato un punto fermo nella sua vita. Suo fratello. Da quando era arrivata lei, quel punto fermo aveva iniziato a muoversi, a spostarsi e prima o poi, ne era sicura, si sarebbe allontanato definitivamente.
- Non stiamo a pensarci! - si disse infine - Altrimenti mi deprimo ancora di più! - e, prendendo Trisha sottobraccio si diresse verso il gruppo dei suoi ospiti che stavano già preparandosi al brindisi mentre nel cielo, sotto la cupola, i numeri del gigantesco orologio stavano rapidamente virando da un blu scuro ad un rosso acceso per scandire gli ultimi secondi di quell'anno.

Nel momento esatto in cui le cifre degli orologi si azzeravano e i tappi partivano le cupole vennero riempite dal rumore sordo di una sirena. Nello stesso momento tutti i monitor dell'astronave, i cartelli segnalatori e gli apparecchi televisivi nelle case si accesero trasmettendo la classica schermata degli avvisi importanti. Uno sfondo blu con una scritta bianca che avvertiva che da li a pochi attimi sarebbe stato trasmesso un messaggio del Capitano.
Quasi nessuno pensò si trattasse di un messaggio di auguri. Quella sirena e quella schermata potevano significare solo qualcosa di molto importante o molto grave.
Nessuno del milione di persone a bordo aveva un ricordo diretto dell'ultima volta che una cosa del genere era avvenuta visto che il precedente più vicino risaliva a oltre duecento anni prima ed in quella occasione il Capitano dovette dare l'annuncio di una astronave aliena che si stava avvicinando a grande velocità ed in assetto da battaglia.
In quell'occasione se la cavarono con pochi danni. Una cupola di servizio distrutta e poche perdite, ma a bordo non c'era nessuno che non sapeva cosa era accaduto mille anni prima, quando la Mosè venne seriamente danneggiata e oltre centomila persone persero la vita in quella che le cronache descrissero come la peggiore sciagura capitata alla nave da quando era partita dal pianeta Terra.
- Ma cosa? - si domandò Bobby voltandosi di scatto. Aveva quasi raggiunto la porta della camera di decompressione quando udì la sirena giungergli attraverso il microfono esterno della tuta.
D'istinto attivò il comunicatore della sua tuta per ricevere eventuali ordini. Se c'era un qualche pericolo l'ordine di decollo immediato sarebbe giunto da li a poco e, senza pensarci due volte iniziò a correre verso il suo caccia subito imitato anche da Kail e Koichi, i suoi due compagni di squadra, mentre gli addetti alla manutenzione iniziavano a sgombrare rapidamente l'hangar da qualsiasi cosa avrebbe potuto rallentare il decollo.
Non c'era ancora nessun ordine ma l'addestramento che ognuno di loro aveva ricevuto era chiaro.
In caso di allarme, e quello non poteva essere altro, i caccia di guardia dovevano essere pronti al decollo in sessanta secondi. Non solo si erano addestrati per raggiungere quel tempo, ma venivano costantemente tenuti in esercitazione con simulazioni anche a sorpresa.
In pochi attimi Bobby fu a bordo del suo caccia e, con sua grande sorpresa notò che il computer di bordo era ancora in attesa.
Si sarebbe dovuto attivare, teoricamente, nello stesso momento dell'allarme ed eseguire i controlli pre decollo automaticamente.
- Un guasto? - ipotizzò senza perdere la calma. Si erano addestrati anche per quello e, rapidamente digitò il suo codice personale ordinando poi a voce al computer di uscire dal suo stato di attesa ed eseguire i controlli.
- Controlli pre decollo standard in corso - lo avvertì la voce del sistema.
- Standard un corno! - sbraitò improvvisamente perdendo per un attimo la calma.
Cosa doveva fare in quel caso?
Procedura manuale abbreviata, si rispose dopo qualche attimo di smarrimento. Non era stato addestrato per quella evenienza. Un duplice guasto era una cosa talmente poco probabile che nessuno si era mai preoccupato di farli addestrare anche a quella evenienza.
Si erano solo limitati a spiegargli cosa dovevano fare, ma senza l'addestramento continuo e le verifiche i passaggi non erano cosi naturali.
- Controllo motori, controllo radio, controllo armi - avviò rapidamente i tre test di sistema più importanti rimanendo poi in attesa che le spie sul monitor passassero dal verde lampeggiante ad un bel verde fisso. Il resto dei controlli li avrebbe fatti una volta decollato.
Sperò che almeno i suoi due compagni non avessero avuto i suoi stessi problemi.
Verde! Quasi lo gridò vedendo le tre luci lampeggianti bloccarsi sul fisso. Il rumore dei motori che si accendevano lo avvolse.
- Ponte, qui Dog, pronto al decollo! - avvertì sbloccando i sistemi di ritenuta magnetici del caccia che, sospinto dai generatori antigravitazionali iniziò a fluttuare.
- Non è un'allarme Dog, si rilassi - una voce calma e pacata lo informò che non c'era nessuna emergenza in atto - si metta pure comodo e ascolti quello che il Capitano deve dire alla popolazione della Mosè -
- Se non c'è un'emergenza perché è stato avviato il sistema di comunicazione generale? - si domandò Bobby riportando il caccia sui sistemi di ritenuta. Un'idea assurda quanto sperata gli venne improvvisamente in mente.
Terra Promessa.

- Abitanti della Mosè - esordì improvvisamente il Capitano comparendo su tutti gli schermi - prima di tutto vorrei tranquillizzarvi, non c'è nessun pericolo - un grosso sospiro di sollievo venne tirato da quasi tutti - la notte di Natale una delle nostre sonde a lunga distanza, la Hydrus per i più curiosi, ci ha inviato dei dati che hanno richiesto qualche giorno per la verifica ed i controlli - la voce del Capitano era calma e pacata come al solito ma qualcosa denotava un certo nervosismo e, chi lo conosceva un po' meglio non poté non notare vari piccoli segni come, tanto per dirne uno, un leggero tic dell'occhio destro che compariva solo quando era nervoso - abbiamo deviato dalla loro rotta altre sonde a lunga distanza ed abbiamo puntato i loro sensori nella direzione indicata da Hydrus, ed abbiamo poi esaminato anche i loro dati - ogni parola era stata studiata e preparata con attenzione. Improvvisamente tra la gente iniziò a spargersi la sensazione che quel discorso stava per entrare nella storia.
L'immagine del Capitano venne sostituita sugli schermi da un'immagine che tutti conoscevano. Un pianeta simile alla vecchia Terra, con un satellite completamente coperto di acqua. Non c'era casa o ufficio in tutta la Mosè che non avesse un'immagine come quella appesa ad un muro. La loro meta. E non c'era nessuno a bordo della Mosè che non la conoscesse come il proprio viso.
E fu per questo che quando comparve sugli schermi furono in molti a sentirsi leggermente confusi, come se quella foto li stesse spiazzando, ingannando.
- Le nuvole! - gridò all'improvviso qualcuno in una delle cupole di servizio - Nella foto originale non ci sono le nuvole! - e quasi come se lo avessero sentito, tutti iniziarono a gridare e ad abbracciarsi in una frenesia cosi contagiosa che nel giro di pochi attimi quasi un milione di persone si abbracciarono urlando "siamo a casa".
- La notte di Natale - continuò il Capitano mentre automaticamente gli speaker alzavano il volume per compensare gli urli di gioia - la sonda Hydrus ha individuato un pianeta che, per conformazione, composizione e posizione rispetto al suo sole ha il novantanove per cento di possibilità di essere Terra Promessa, la nostra nuova casa! - poi alzando un calice in cristallo invitò tutti a fare un brindisi per festeggiare.

- Bel discorso Capitano! - si complimentò con lui il suo secondo una volta che le telecamere si furono spente - Breve, preciso e diretto -
- Grazie - sorrise tirando fuori da una tasca della divisa una pipa ed un'accendino - il primo che prova a dirmi che sul ponte di comando non si può fumare si fa due giri di chiglia! Sono stato chiaro? -
- Chiarissimo Capitano - rise il suo secondo seguendolo accanto alla poltrona di comando. Quella era la prima volta che lo vedevano con la pipa sul ponte di comando. Sapevano tutti che nella tranquillità della sua stanza fumava, ma fino a quel momento nessuno lo aveva mai visto farlo in pubblico.
- Bene! - annuì - Abbiamo ancora molto lavoro da fare, è pronta la lista del personale da mettere in stato di allerta per lo sbarco? E non dimentichiamoci di convocare l'equipaggio della nave che dovrà andare in avanscoperta per preparare la discesa delle colonie! -
- Gli avvisi sono partiti non appena lei ha concluso l'annuncio - lo informò il suo secondo mostrandogli una lista di nomi - e per quanto riguarda l'equipaggio della Mother è stato convocato per domani pomeriggio -
- Un buon lavoro, davvero un buon lavoro - mormorò tirando un'ampia boccata di fumo, poi iniziò a scorrere con lo sguardo la lista dell'equipaggio della Mother bloccandosi all'improvviso su di un paio di essi - chi è stato a fare queste scelte? -
- Immaginavo che me lo avrebbe chiesto - sorrise ironicamente - per quanto riguarda lei, la scelta è stata obbligata dai tempi, mentre lui è stato scelto, come tutti gli altri dal computer della Mosè -
- Sua madre non sarà molto d'accordo - mormorò - almeno una volta al mese mi chiede se non posso cacciarlo dal corpo degli intercettori, e adesso se lo ritrova persino nell'equipaggio della Mother -
- E' una testa calda - gli ricordò il secondo - non avrà mai nessuna promozione, ma come pilota di caccia ha una certa abilità e non credo che sia una cattiva scelta! -
- Oh, per carità! - sogghignò - Neanche io penso sia una cattiva scelta, anzi, penso sia una ottima scelta - poi si alzò voltandosi verso la porta - solo che adesso dovrò sorbirmi le lamentele di sua madre per tutta la durata di questa missione, un'anno intero! - e, tenendosi la testa quasi gli iniziasse già a far male uscì dal ponte di comando andando a chiudersi nella sua cabina dove, di fronte alla foto di sua moglie iniziò a piangere sommessamente.


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Quattro Chiacchiere Con L'Autore

Con la lentezza che ultimamente mi contraddistingue ecco il secondo capitolo di Terra Promessa dove, fiinalmente iniziamo a fare la conoscenza di alcuni dei protagonisti, soprattutto di Bobby, e iniziamo a vedere quali sono i rapporti che li legano agli altri personaggi.

A scanso di equivoci vi dico subito che sebbene Bobby e sua sorella Marylin siano molto legati, tra loro non c'è nulla di più del legame affettivo che lega fratello e sorella. Verranno fatte battute sul loro rapporto, questo si, ma niente più.
Citazioni. A parte le due sigle messe in testa alla storia, I'm a Piooner tratta dalla serie di Tenchi Muyo e la sigla di apertura (italiana) di Starblazer, di importante c'è da segnalare il capitano della Mosè, alquanto simile al capitano della Macross (Choujikuu Yousai Macross) Global, mentre gli schermi di energia degli hangar sono un'ispirazione di Star Trek.

E anche per questa volta mi sembra tutto. Spero che vi siate divertiti a leggere almeno quanto io mi sono divertito a scrivere e vi do appuntamento al prossimo capitolo.

Hasta Luego

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Capitolo 3
*** 2.1 I preparativi ***


Mother


2. 1 preparativi



Cosmic child, cosmic child
looking for shiny stars
so wonderful tonight
Cosmic child, cosmic child
now, the joy of meeting
Drifting ship, wind of earth,
Riding distant skies,
I love only you
gently, deep in my heart

(Gall Force - Cosmic Child - Shirai Takako)

In the end where this sky goes,
The waves of the future can’t be seen yet.
As long as we’ve lived how many of us have risen above fate?
Who’s going to teach us, who’s going to ask us?
People are frightened of encountering the end of their lives,
But I’m not afraid.
Even if this world ends today,
I will still love you.
The sunbeams streaming through the leaves are gentle,
But for that eternity cried
(Stellvia - The end of the world - Atsuko/Angela)




- Signori - esordì improvvisamente il Capitano uscendo da dietro la pesante tenda nera che copriva la porta del suo studio privato e che dava nella saletta delle riunioni. Con un solo colpo d’occhio riuscì a vedere tutte e quindici le persone che avrebbero composto l’equipaggio della Mother.
Un punto molto importante del piano di colonizzazione di Terra Promessa.
Da loro dipendeva il luogo dove le cinque cupole sarebbero scese una volta che la Mosè fosse giunta nell’orbita di Terra Promessa.
Alcuni di loro li conosceva già. Aveva già avuto dei contatti con il Tenente Thunderstorm, che avrebbe comandato la missione, mentre invece il Colonnello Moloch lo conosceva di fama essendo uno dei veterani della loro difesa e, per alcuni versi, anche una specie di eroe. Bobby era stato, invece, una spina nel fianco sin da quando era diventato un pilota.
Gli altri invece li aveva conosciuti solo poche ore prima, leggendo le schede informative fornite dal computer centrale. Un’equipaggio giovane, non c’erano dubbi, ma secondo il computer anche il miglior equipaggio per una missione tanto delicata quanto rischiosa. Quella sarebbe stata la prima volta che un’astronave terrestre avrebbe attraversato un Buco Nero Artificiale e, anche se le simulazioni al computer avevano dato un risultato positivo al novanta per cento, c’era sempre quel dieci per cento di possibilità che la Mother venisse sbriciolata dalle tremende forze gravitazionali necessarie per passare da un punto all’altro dell’universo in un tempo relativamente breve. Almeno non avrebbero sentito nulla, nel malaugurato caso in cui ciò fosse accaduto. Magra consolazione, si disse guardandoli uno ad uno.
- Signori - ripetè di nuovo sedendosi dietro la scrivania dalla quale dominava ogni punto della saletta. Un secondo dopo i monitor posti di fronte a lui si accesero mostrando Terra Promessa, da un lato, e la Mother da un’altro - se voi siete qui è perché, con molta probabilità siete i migliori nei vostri rispettivi campi - su di un monitor più piccolo iniziarono a comparire, poi, le schede di ognuno dei partecipanti a quella riunione - e per questo il computer della Mosè ha fatto i vostri nomi, per questa missione servono i migliori - poi, rilassandosi leggermente sulla sua poltroncina - oppure perché se qualcosa va storta, si sarà liberato di qualche testa calda di troppo! -
Un colpetto di tosse imbarazzato attirò lo sguardo di Bobby verso una ragazza in divisa da pilota che sedeva alcuni posti alla sua destra. A quanto pare non era l'unica testa calda del gruppo.
- Quella era una battuta - bofonchiò il Capitano accennando un sorriso - ma vedo che non l'avete capita - poi tornò ad essere serio - comunque, questa missione presenta un'alto coefficiente di rischio, sia per il fatto che vi troverete da soli su di un pianeta sconosciuto, sia perché è la prima volta che tentiamo un salto dentro un BNA, per cui, se non ve la sentite, potete alzarvi ed andarvene. Nessuno saprà che vi siete tirati indietro, questa riunione è segreta e non verrà registrata in alcun modo, per cui sentitevi liberi di andarvene - poi, passando nuovamente lo sguardo su ognuno di loro - a partire da adesso e fino alla fine di questa riunione potrete farlo, poi non sarà presa in considerazione più nessuna richiesta di tirarsi indietro -

Un silenzio quasi sacro aleggiava sui quindici membri dell’equipaggio della Mother mentre, silenziosamente, il Capitano posava lo sguardo su ognuno di loro.
Nulla gli impediva di alzarsi ed abbandonare quella stanzetta. Fino al momento della partenza i loro nomi sarebbero stati tenuti segreti, e se si fossero ritirati, nessuno lo avrebbe mai saputo. Nessuno tranne loro, ovviamente. Ma nessuno si alzò o si mosse, e, alla fine, il Capitano prese di nuovo la parola iniziando a descrivere in poche parole la loro missione. Una cosa quasi superflua visto che tutti loro sapevano cosa avrebbero dovuto fare una volta giunti su Terra Promessa. Erano stati addestrati in segreto per anni, sin da quando erano bambini, dapprima come se fosse un gioco e poi, sempre più seriamente.
Tuttavia lo ascoltarono come se fosse la prima volta che sentivano parlare di quella missione e, solo alla fine, una di loro si alzò chiedendo la parola.
- Signori - sussurrò Irina Thunderstorm, la persona che avrebbe avuto il comando - la missione che stiamo per intraprendere è di vitale importanza per tutti noi. Da essa dipenderà il futuro delle nostre colonie su Terra Promessa. Se faremo bene il nostro lavoro saremo ricordati nei libri di storia come degli eroi, mentre, se commetteremo degli errori, il nostro nome verrà infangato e coperto di infamia nei secoli a venire - mentre parlava guardava le quattordici persone che sarebbero state sotto di lei durante la missione cercando di memorizzarne il più in fretta possibile le facce ed i nomi. Sapeva che ogni suo ordine avrebbe avuto una risposta molto più immediata se fosse stato rivolto direttamente ad un nome ed ad un volto che, molto più semplicemente, ad una persona in genere - per questo, io vi chiedo di partecipare a questa missione dando ogni giorno tutti voi stessi e non risparmiandovi neanche per un minuto. Avremo solo otto mesi per scegliere cinque siti dove far scendere le cupole e per verificare la totale abitabilità del pianeta, e di questi otto mesi non potremo perderne neanche un giorno - alcuni di loro li conosceva già. Moloch era un mito già quando lei era solo una cadetta, mentre Bobby Dog e gli altri piloti aveva già avuto modo di conoscerli durante i turni di guardia. Degli altri, l’unica altra persona che conosceva era Kilia, la ragazza aliena che avrebbe controllato il computer della Mother.
Se faceva parte di quella missione era solo per un piccolo contrattempo.
Il computer che si sarebbe occupato del balzo nel BNA era stato recuperato dalla nave alla deriva in cui era stata trovata e il programma di interfaccia in lingua Corrente, ovvero la lingua che si parlava a bordo della Mosè, non era stato ancora ultimato per cui, la maggior parte delle funzioni erano ancora nella sua lingua originale.
In molti a bordo della Mosè erano in grado di leggerla e parlarla quasi fluentemente, frutto anche delle contaminazioni aliene che c'erano state nel corso delle varie generazioni, lo stesso Bobby la parlava abbastanza bene. Tuttavia, data la delicatezza della missione si era preferito andare sul sicuro e metterla nell'equipaggio, anche considerando che il suo ruolo a bordo dell'astronave era proprio quello di controllare la gestione del computer incaricato di gestire il balzo
A lei, personalmente non era simpatica. Nulla di personale, praticamente quasi non la conosceva, ma più una cosa a pelle. Troppo minuta ed esile, un carattere fin troppo remissivo e timido. La sua paura era che alla prima difficoltà sarebbe andata in tilt rischiando di compromettere tutta la missione.
Se avessero avuto anche solo un altro mese di tempo l'interfaccia sarebbe stata pronta e testata e allora l'avrebbe lasciata tranquillamente sulla Mosè, ma, in quelle condizioni quell'opzione non era proprio neanche da ipotizzare, ma, su di una cosa poteva essere certi. Una volta atterrati l'avrebbe piazzata di fronte ad un terminale di secondaria importanza e non l'avrebbe fatta muovere da li per nessun motivo.
Per quanto riguardava gli altri, invece, oltre a ciò che riportavano le schede informative, non conosceva altro, ma, la cosa non la disturbava più di tanto. Il grosso della missione l’avrebbero dovuto portare a termine i piloti intercettori mentre ciò che dovevano fare quelle teste d’uovo era solo vedere se l’atmosfera era respirabile, se l’acqua era potabile e se le forme di vita che esistevano sul pianeta potevano avere qualche utilità per i coloni.

- Bene Signori - intervenne nuovamente il Capitano dopo che il Tenente ebbe finito di parlare - se avete domande da pormi, o da porre al comandante della missione, potete farlo -
- Io avrei una domanda da farle Capitano -si alzò in piedi Boris Igornovich, uno dei cinque ricercatori che avrebbero partecipato alla missione - sono il professor Igornovich, biotecnologo e capo dell’equipe di ricercatori della Mother. Vorrei chiederle se l’autorità del Tenente si estenderà anche a me e a tutta l’equipe di ricerca o se noi saremo un gruppo a parte -
Lo sguardo di Irina si bloccò sulla figura in piedi del professor Igornovich quasi a volersi stampare bene in mente quel volto incorniciato da una folta barbetta che, da sotto il naso arrivava quasi alla gola, fermandosi poco al di sopra del pomo di adamo. Quando sarebbero stati su Terra Promessa gli avrebbe fatto vedere lei chi era sotto la sua autorità e chi, invece, non lo era.
- Professore - lo guardò il Capitano - capisco la sua domanda ed il suo bisogno di chiarimenti, ma, come ho già detto in precedenza, il comandante della missione sarà il Tenente, e lei, come ogni altro ricercatore della sua equipe le dovrete la massima obbedienza - un punto a favore di Irina - tuttavia, voglio sperare che riusciate ad andare d’accordo e a collaborare affinché la missione abbia un buon esito -
- Come lei vuole Capitano - mormorò tornando a sedersi. Il dover andare su di un pianeta del tutto sconosciuto era già una bella scocciatura per un tipo sedentario come lui, il doverci andare e dover ubbidire ad una ragazza che aveva si e no l’età di una delle studentesse del suo corso che giornalmente tartassava, era veramente una punizione divina. Ma non poteva certo tirarsi indietro. Ultimamente la sua vita accademica era ad un punto morto. Nessuna ricerca importante alla quale lavorare, nessuna pubblicazione o studio. Ancora qualche anno ed il senato accademico gli avrebbe tolto la cattedra per affidarla a qualche professore più giovane. Magari proprio ad uno dei ragazzini che sedevano con lui in quella saletta. Con il solo merito, probabilmente, di aver partecipato a quella missione. Per cui, l’unica soluzione possibile era quella di stringere i denti, alzare il culo e partire. E se per farlo avrebbe dovuto dire signorsi a quella ragazzina, anche se a denti stretti, l’avrebbe detto.

- Vorrei chiedere, se è possibile, se la presenza di questa ragazza aliena è necessaria in una missione cosi delicata ed importante -
La domanda era giunta cosi inaspettata e cruda che quasi nessuno gli prestò ascolto. Poi, quando Laura Palma, uno dei piloti intercettori, la ripeté, puntando l’indice contro Kilia e aumentando il tono di voce, la maggior parte dei volti si girò verso di lei guardandola con un brusio di stupore. Solo Kilia rimase in silenzio guardando Bobby e chiedendogli con lo sguardo di non rispondere.
- Signorina Palma - mormorò con un tono quasi paterno il Capitano. Aveva già preventivato una domanda del genere quando aveva visto il nome di Kilia nell’elenco e, sebbene sperasse che nessuno gliela facesse, si era già preparato una risposta - cosa mi risponderebbe lei se le dicessi che senza la signorina Kilia la missione che state per intraprendere non sarebbe possibile? -
- Uff... -mormorò guardando verso Kilia. Accanto a lei sedeva, in silenzio, Bobby. Lo conosceva sin da quando erano bambini e, come spesso accadeva su Mosè, i futuri matrimoni venivano decisi proprio in quell’età in cui si gioca a marito e a moglie. Non che gli piacesse particolarmente. Anzi, non gli piaceva per niente. Ma l’importanza che aveva il cognome Dog compensava abbondantemente tutto il resto.
Poi, però, l'incontro con quell'astronave, il salvataggio di quella ragazza da parte di Bobby e tutto quello che ne era seguito avevano stampato un grosso punto interrogativo su tutto quanto e Laura aveva visto quel cognome sfuggirgli di mano.
- Le chiedo scusa Capitano per questa mia domanda - disse poi rimettendosi a sedere e scoccando uno sguardo acido verso la ragazza aliena.
Comunque Laura non odiava solo Kilia, odiava tutti gli alieni rei di aver sporcato il sangue puro dei terrestri.
La sua famiglia si era sempre distinta, in duemila anni, nel commercio e per il fatto che non uno di loro si era mai unito ad un'alieno o a un contaminato, come venivano chiamati in modo spregiativo chi aveva sangue alieno nelle vene.
- Se avete finito con le domande - concluse poi il Capitano guardando di nuovo i quindici volti schierati di fronte a lui - io direi di concludere questa nostra riunione e di tornare ai preparativi per la missione - e, dopo averli salutati militarmente si alzò dal suo posto e tornò nel suo studio privato mentre la saletta delle riunioni iniziò rapidamente a svuotarsi.

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Quattro Chiacchiere Con L'Autore

Ed eccoci di nuovo insieme. Un grazie a chi mi ha letto fino ad adesso ed in particolare a Garrick. Il mecha si riduce alla Mosè e alla Mother, i caccia sono abbastanza simili a quelli di Bobby Dog. Comunque se vuoi buttare giù uno schizzo per la Mosè, calcola che è grossa quasi quanto l'Africa ed ha sette cupole sulla sua superfice, cinque residenziali, una commerciale ed una ricreativa con un lago ed una foresta.
Passiamo adesso, come di rito, alle note relative a questo capitolo ricco di citazioni.

Iniziamo subito con le due canzoni all'inizio del capitolo. Sono della serie Gall Force la prima (Cosmic child), e una delle sigle di chiusura di Stellvia la seconda (the end of the world). Gall Force ritorna poi anche per Kilia ed il suo pianeta di origine. Infatti, sia il pianeta Gall (da dove proviene Kilia) ed il fatto che sia un popolo composto solo da da donne ha come punto di riferimento proprio questa serie di film e OAV usciti tra il 1987 e il 1992.
Per quanto riguarda il balzo nel BNA, le fonti sono parecchie trattandosi di una specie di costante in molte serie fantascientifiche (la velocità warp, il balzo nell'iperspazio e via dicendo).
Ed infine, una piccola citazione che proprio citazione non è, ovvero la differenza tra sangue puro e contaminati. Fa molto Harry Potter, ma fa anche molte altre cose.
Comunque, anche per questa volta è tutto, a rileggerci alla prossima...

Hasta Luego

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Capitolo 4
*** 2. 2 Kilia ***


Mother



2. 2 : Kilia

- Non ti preoccupare per quello che ha detto quell’esaltata - le si avvicinò Risa, uno dei piloti che avrebbe preso parte alla missione, dandole una pacca sulla spalla e salutando invece Bobby con un buffetto sul braccio - odia tutto quello che non è di pura razza terrestre - poi si allontanò rapidamente salutandoli con un gesto della mano e raggiungendo, subito dopo, Stephen e Mike che stavano scambiandosi alcune opinioni sulla missione.
- Perché mi hai chiesto di non intervenire? - le domandò Bobby guardandola - Laura non può permettersi di dire simili cose su di te -
- Non voglio che tu e lei litighiate per causa mia - sussurrò guardando verso il pavimento. Da quando era arrivata a bordo della Mosè, Bobby non l’aveva mai sentita parlare con un tono di voce più alto di un sussurro, e, raramente l’aveva vista alzare lo sguardo e guardare qualcuno. Aveva quasi sempre lo sguardo puntato verso il basso e, solo se era costretta guardava qualcuno direttamente in faccia. Ma era raro che ciò accadesse, anche perché le volte che le capitava di stare con più persone erano davvero poche - tu e Laura vi conoscete da molto tempo, mentre io sono qui solo da un’anno -
- E con questo? - le domandò di nuovo Bobby.
- Io sono solo un’intrusa che si è andata ad infilare tra voi due - gli rispose continuando a camminare verso l’ascensore che li avrebbe portati in superficie.
- Per me Laura è sempre stata una cara amica - la seguì adeguando il suo passo a quello, più rapido, di lei - ci conosciamo da quando siamo nati, e le nostre due famiglie hanno sempre sperato che un giorno ci saremmo sposati ma, per me, è sempre stata solo una cara amica - poi, entrò con lei nell’ascensore che, ad un suo comando verbale, iniziò a salire verso la superficie - e questo, vuol dire che tu non ti sei infilata tra nessuno, perché, tra me e lei, c’è sempre stato uno spazio sufficiente a far passare la Mosè, a tutta larghezza, e con una certa comodità -
- Ed il fatto che io sia un’aliena, per di più di un pianeta dove la popolazione è composta di sole donne, non vuol dire nulla per te? - lo fissò improvvisamente negli occhi. Fino a quel momento l’unica altra volta che lo aveva guardato in quella maniera era stato a bordo della Nebulat, pochi attimi prima che lui la prendesse di peso e la portasse, recalcitrante ed urlante, nell’hangar dell’astronave dove il suo caccia l’attendeva.
- Solo una cosa - sorrise guardandola negli occhi - che forse, il cognome Dog potrebbe non essere più associato ad una famiglia composta solo ed esclusivamente da terrestri puri - poi la porta dell’ascensore si aprì inondandoli di luce e sommergendoli con le voci della popolazione della cupola che ancora parlavano dell’argomento del giorno, la missione della Mother.

L’allarme suonò improvvisamente alcuni minuti dopo che Kail si era sdraiato sul lettino sistemato nella saletta tattica insieme a Koichi che, invece, stava già dormendo da un paio d’ore. La notte stava trascorrendo tranquilla e quasi tutti, tranne Bobby, in casi del genere ne approfittavano per riposare alcune ore.
Come faceva di solito si era seduto sul pavimento davanti alla gigantesca uscita dell'hangar ad osservare le stelle.
- A tutti i piloti di guardia - urlò pochi attimi dopo lo speaker dell’hangar - astronave da combattimento nell’area di avvistamento della Mosè, dati in trasmissione nei computer dei caccia, partenza tra T meno centoventi secondi -
- Merda! -sbraitò Bobby scattando in piedi ed iniziano a correre verso la saletta tattica urlando a Kail e a Koichi di alzarsi, poi afferrò il suo casco e deviò bruscamente verso il suo caccia che, intanto, controllato dal computer stava iniziando a rendersi operativo e ad iniziare i test pre partenza che, anche in condizioni di emergenza, sebbene ridotti all'essenziale erano obbligatori.
- Si tratta di un’astronave da combattimento della flotta del pianeta Gall - informò i suoi compagni mentre il computer del caccia terminava i controlli pre lancio - sembra sia danneggiata, i sensori non rilevano attività energetica riportabile ad attivazione di armi o di schermi di difesa, sta andando alla deriva - poi, non appena il sistema di bordo gli diede il via libera, decollò, subito seguito dagli altri due caccia.
- Rimani indietro - sentì urlargli nelle cuffie Kail - mi hai sentito Bobby lascia andare avanti noi! -
La procedura di contatto con astronavi aliene prevedeva che il primo caccia ad avvicinarsi all’oggetto fosse un caccia da combattimento in assetto da guerra, con tutte le armi pronte a far fuoco, subito seguito da un secondo caccia, sempre da combattimento, ed infine, il caccia intercettore che, se l’astronave non avesse avuto intenzioni ostili, avrebbe stabilito il contatto.
- Non ci sono pericoli - accelerò la velocità avvicinandosi ancora di più all’astronave che, inerme, fluttuava ad alcune centinaia di chilometri di distanza dalla Mosè.
- Rispetta la procedura di contatto Bobby! - sbraitò nuovamente Kail cercando di raggiungerlo. Sebbene il suo caccia fosse più veloce di quello di Bobby non avrebbe mai fatto in tempo a raggiungerlo prima che giungesse nei pressi dell’astronave e, magari, a farsi distruggere.
- I sistemi di sostentamento della astronave sono spenti, Kail! - l’informò cercando con i sensori a media distanza l’ingresso del loro hangar. Se non avevano notevolmente modificato la loro tecnologia l’accesso dell’hangar doveva essere chiuso da una barriera gravitazionale come quella che usavano loro, che era derivata proprio dalla tecnologia del pianeta Gall - Stanno morendo! Non c’è tempo per rispettare le procedure standard! - e, non appena sullo schermo gli comparve la corsia olografica dell’hangar, vi si tuffò a tutta velocità atterrandovi quasi disastrosamente.
- E’ entrato dentro! - urlò Koichi vedendo il segnale di ritorno del caccia di Bobby scomparire dal suo schermo tattico - Cosa facciamo Kail? -
- Dalla Mosè dicono che l’astronave sta per esplodere, i sensori registrano un’accumulo di energia disordinata nella sezione motori - gli rispose leggendo i dati che il ponte di comando della Mosè inviava al computer di bordo del suo caccia - se non esce tra cinque minuti è fottuto! -
- Avanti, muoviti! - sbraitò Bobby attendendo che il computer di bordo del suo caccia si interfacciasse con quello dell'astronave aliena. Non era la prima volta che la Mosè incontrava un'astronave del pianeta Gall e ogni volta c'era sempre stato uno scambio proficuo di informazioni e tecnologie e, per questo, i sistemi delle due navi erano abbastanza compatibili. Il blip di connessione effettuata venne salutato da un grugnito di approvazione del pilota che, rapidamente inserì alcuni comandi per ottenere l'accesso al sistema di sostentamento e di rilevazione delle forme di vita presenti a bordo.
- Le uniche forme di vita a bordo di questa astronave sono ammassate sul ponte di comando - mormorò poi dando un'occhiata al monitor. Sapeva benissimo di avere pochi minuti di tempo per tentare quella missione di soccorso. Aveva visto anche lui i dati che la Mosè aveva inviato e, in quel momento stava poi osservando quelli che gli giungevano direttamente dalla nave aliena. Qualcosa non doveva aver funzionato e i giganteschi motori stavano producendo più energia di quella che serviva, energia che si stava accumulando e che prima o poi avrebbe fatto esplodere tutto. Rapidamente diede il comando di backup dei dati ed iniziò a scaricare il log della nave sul computer del suo caccia. Se fosse riuscito a riportare il culo a bordo della Mosè sarebbero stati dati davvero importanti.
Dandosi, poi, mentalmente dell'idiota almeno una mezza dozzina di volte fece un respirone profondo ed aprì il cupolino del suo caccia schizzando, in meno di un secondo fuori e dirigendosi senza esitazioni verso il ponte di comando usando uno dei condotti interni per la manutenzione che, secondo la planimetria che aveva scaricato al volo lo avrebbe portato a destinazione in pochi minuti.

- Ho perso ogni contatto! - riferì Koichi al ponte di comando della Mosè dopo aver tentato inutilmente di mettersi in contatto con Bobby - Si trova a bordo dell'astronave aliena , chiedo il permesso di contattare la nave per iniziare una ricerca! -
- Permesso negato - gli ordinò la voce secca dell'ufficiale al comando in quel momento dopo alcuni secondi di silenzio - la missione è annullata, rientrate alla base! -
- Al diavolo! - urlò Kail aprendo lo stesso un canale.
- Kail, non c'è più tempo! - urlò Koichi iniziando la manovra di rientro con una brusca virata ed una poderosa accelerata per portarsi il più lontano possibile nel minor tempo. Aveva intravisto un lampo di energia uscire dallo scafo della nave aliena, segno che ormai l'esplosione era quasi imminente.
- Al diavolo anche tu Koichi! - latrò poi Kail arretrando fino ad arrivare al limite di portata della radio.
- Kail, sei troppo vicino, rimarrai coinvolto nell'esplosione! - lo avvertì Koichi spingendo al massimo i motori del suo caccia. Non avevano mai visto dal vivo l'esplosione di una nave di quelle dimensioni, ma durante il corso gli erano stati mostrati vari video di astronavi che esplodevano raccolti durante il viaggio e, soprattutto durante le due guerre tra pianeti nelle quali la Mosè era stata, solo marginalmente per fortuna, coinvolta. L'onda d'urto di pura energia che si sarebbe irradiata avrebbe disintegrato qualsiasi cosa nel raggio di migliaia di chilometri e, se la Mosè avrebbe potuto sopportarla, lo stesso non si poteva dire dei due piccoli gusci di noce sui quali si trovavano.
- Merda! - si arrese alla fine anche Kail virando e mettendosi anche a lui a correre per portarsi ad una distanza di relativa sicurezza.

- Eccolo! - ansimò Bobby giungendo finalmente di fronte alla porta del ponte di comando - Spero di essere ancora in tempo! -
Dal condotto di manutenzione era sbucato proprio di fronte alla porta e, senza attendere neanche un secondo per riprendere fiato colpì con il palmo della mano un pannello che si aprì con un leggero scatto metallico scoprendo una leva al suo interno. Come avevano scoperto in passato, tutte le flotte che volavano nello spazio usavano delle convenzioni per varie cose che andavano dai comunicati radio ai sistemi di emergenza e, la leva per l'apertura rapida delle porte era tra queste. Una specie di codice che quasi tutti rispettavano per far si che, in casi come quelli anche il soccorritore più incapace potesse fare qualcosa. Se tutte le porte di tutte le astronavi di tutto l'universo avevano lo stesso meccanismo di apertura d'emergenza era tutto più semplice.
- C'è qualcuno? - urlò non appena la porta si aprì con uno schiocco secco - Cè qualcuno?1 - ripeté subito dopo nella lingua del pianeta Gall.
La visibilità era quasi nulla a causa del denso e acre fumo che aveva invaso il ponte. Una consolle esplose improvvisamente inondandolo di scintille e di schegge di metallo incandescente che lo ferirono superficialmente lacerando il tessuto della tuta.
- Se c'è qualcuno mi risponda!2 - domandò di nuovo. Non riusciva a vedere altro che qualche forma indistinta che si muoveva nel fumo. Rapidamente fece alcuni passi in avanti continuando ad urlare nella lingua del pianeta Gall - Vengo dalla Mosè, sono qui per salvarvi!3 -
Improvvisamente urtò qualcosa con il piede e, chinandosi avvertì chiaramente un corpo rannicchiato in posizione quasi fetale sul pavimento. Cercando di parlarle più tranquillamente possibile l'afferrò per costringerla a mettersi in piedi, ricevendo però un netto rifiuto.
- Dobbiamo andare via da qui!4 - le disse chinandosi su di lei e riuscendo finalmente a vederla. Era una ragazza, mentalmente sorrise pensando bella scoperta, il pianeta Gall è abitato solo da donne, e sembrava che non avesse nessuna intenzione di seguirlo.
- Mi dispiace, ma non sono venuto fin qui per lasciarti morire!5 - le disse infine prendendola di peso, stupendosi di quanto fosse leggera, per poi iniziare a correre verso il condotto che li avrebbe portati all'hangar. Come fece ad orientarsi per ritrovare l'uscita del ponte di comando fu un vero mistero, ma, la fortuna quel giorno evidentemente si era sbendata e si era data decisamente da fare, e, al primo tentativo imboccò la direzione corretta e, in pochi secondi fu di fronte al condotto. Una vibrazione violenta gli fece capire che non c'era più molto tempo.

Tutto il resto venne poi avvolto da una specie di amnesia.
Il decollo dall'astronave aliena, la fuga disperata, l'onda d'urto che li colpì. La prima cosa che Bobby ricordò da quando si era infilato nel condotto fu lo sguardo fisso di Kilia che sembrava domandargli cosa stava facendo, perché l'aveva salvata.
Vennero soccorsi da Kail e Koichi che, nonostante gli ordini ricevuti non erano tornati a bordo della Mosè ma erano rimasti a distanza di sicurezza e che si erano precipitati tra i rottami dell'astronave aliena. E grande fu lo stupore quando videro il segnale di emergenza del caccia di Bobby spuntare sui loro monitor.
Erano certi che il comando non gliela avrebbe fatta passare liscia, ma in quel momento non pensarono ad altro che puntare dritti verso la provenienza di quel segnale mentre Bobby, rannicchiato nella capsula di sopravvivenza del caccia guardava gli occhi della ragazza aliena e, ma si dai, capendo che se ne era innamorato praticamente al primo sguardo.

Il giorno si apprestava a finire e le lampade che simulavano il sole nelle cupole stavano lentamente abbassando la loro intensità, portando nel contempo la luce ad una tonalità più rossastra che doveva simulare il tramonto. La temperatura si era notevolmente abbassata ed un leggero vento agitava le foglie degli alberi che circondavano le strade nella cupola residenziale Omega costringendo i passanti a stringersi nei loro cappotti e a tenersi stretti il cappello.
- Tra qualche giorno lasceremo la Mosè e partiremo per Terra Promessa -mormorò Bobby guardando la luce rossastra che colorava le acque limpide di un laghetto posto al centro di uno dei numerosi giardini che costituivano il polmone verde della cupola. Aveva chiuso la cerniera lampo del suo giubbotto di pelle e vi teneva le mani affondante nelle tasche mentre Kilia gli aveva passato un braccio sotto il suo e gli si teneva vicina.
- Ho paura, sai -gli sussurrò osservando divertita alcune grosse papere che sguazzavano nel laghetto - le nostre astronavi sfruttano spesso i Buchi Neri Artificiali per i grandi viaggi, ma tutti i calcoli sono fatti automaticamente dalla nave stessa senza che ci sia nessuna che inserisca dei dati riguardanti, ad esempio la massa della nave o la sua posizione al momento della apertura del Buco -poi si voltò a guardarlo - ho paura di commettere qualche errore, di inserire un dato sbagliato e di far distruggere la Mother dal campo gravitazionale del Buco -
- Se tu dovessi sbagliare, commetteresti sempre meno errori di qualsiasi altra persona a bordo della Mosè -cercò di tranquillizzarla come meglio poteva. Anche lui aveva paura. Come tutti d’altronde. Ma in quel momento doveva cercare di tranquillizzarla e, ammettere di avere paura anche lui non sarebbe stata una mossa sicuramente molto intelligente - porteremo a termine la missione nel migliore dei modi, e quando anche questa cupola sarà su Terra Promessa, io, te, Marylin e Cleò ce ne andremo da qualche parte per un tranquillo pic nic sull’erba -
- Io inizio ad avere fame -sorrise improvvisamente staccandoglisi dal braccio - torniamo a casa? -

Note:

1- Cè qualcuno

2- Se c'è qualcuno mi risponda

3- Vengo dalla Mosè, sono qui per salvarvi

4- Dobbiamo andare via da qui

5- Mi dispiace, ma non sono venuto fin qui per lasciarti morire

Copyright © 2003 - 2007 Suinogiallo

Quattro Chiacchiere Con L'Autore
Nuovo capitolo di Terra Promessa.
Un grazie, intanto a chi mi ha letto e a chi continuerà a farlo, poi, passiamo alle note di percorso di questa capitolo che ci rivela come si sono conosciuti Bobby e Kilia.
Per le citazioni e le ispirazioni, vale quanto detto nel precedente capitolo. Molto importante è stata la visione di Gall Force, sia per il pianeta Gall che viene citato varie volte, sia per il nome dell'astronave (Nebulat) sia per la stessa Kilia che, per molti versi appare ispirata a Cathy, una delle protagoniste dei tre film della saga.
Il linguaggio degli abitanti del pianeta Gall invece non è altro che il font Symbol. In un primo momento volevo utilizzare un font diverso e meno grecheggiante, ma alla fine ho optato per scegliere un font che probabilmente è su tutti i pc.

Ed anche per questa volta è tutto, a rileggerci al prossimo capitolo.

Hasta Luego

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