Terra Promessa di suinogiallo (/viewuser.php?uid=686)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.1 Notte di Natale ***
Capitolo 2: *** 1 . 2 Robert Autore ***
Capitolo 3: *** 2.1 I preparativi ***
Capitolo 4: *** 2. 2 Kilia ***
Capitolo 1 *** 1.1 Notte di Natale ***
Ad
un'anno da Terra Promessa
1
. 1 Notte di Natale
JINGLE BELL JINGLE BELL
JINGLE ALL THE WAY
Arashi mo fubuki mo kiete
yuku
JINGLE BELL JINGLE BELL
JINGLE ALL THE WAY
La la la la la la la la
JINGLE BELL JINGLE BELL
JINGLE ALL THE WAY
Arashi mo fubuki mo kiete
yuku
JINGLE BELL JINGLE BELL
JINGLE ALL THE WAY
La la la la la la la la
Hongaraka ni
Fubuki no tsuki
Okao koete
Sori wa yuku yo
Kokoro wa odoru
Moeru jishion
Wakai tsubasa
Sore kakeru kibou ga
Akogare sa
(Jingle Bell - Tenchi Muyo!
Ryo-Ohki Christmas Album)
-
La sonda a lunga distanza Hydrus sta inviando dei dati - gracchiò
la voce di uno dei tecnici addetti a mantenere il contatto con le
sonde che la gigantesca astronave inviava a distanze variabili
intorno ad essa. Non era un'evento inatteso e quindi quasi nessuno ci
fece caso continuando a lavorare come sempre. Quasi ogni ora,
infatti, una delle sonde inviava i suoi dati che, il più delle
volte riportavano solo il vuoto cosmico e più raramente
qualche asteroide. Erano trascorsi decenni dall'ultima volta che una
sonda aveva segnalato la presenza di una flotta aliena o di un
pianeta che potesse offrire ospitalità al milione di persone a
bordo della Mosè.
- Ho appena ricevuto il segnale
di calibrazione, tra dieci minuti riceveremo il suo rapporto -
continuò la voce gracchiante del tecnico. A causa della bassa
potenza dei segnali delle sonde più distanzi gli alloggiamenti
dei ricevitori erano stati sistemati in cupole poste sullo scafo e i
cubicoli dei tecnici che se ne occupavano erano proprio al di sotto
di queste cupole, isolati dal resto della nave e collegati solo per
mezzo di un sottile cavo di rame pesantemente isolato per non creare
interferenze con il segnale della sonda.
Per questo motivo la loro voce
giungeva sul ponte di comando cosi distorta da far pensare al
gracchiare di una rana, nomignolo che, tra l'altro, era stato
affibbiato loro.
Era la notte della vigilia di
Natale e mancavano ormai pochi minuti alla mezzanotte e, come in
tutta la nave, anche sul ponte di comando il lavoro era stato ridotto
al minimo indispensabile e, con il permesso del Capitano, anche li si
stava per brindare. Sotto un piccolo albero di natale addobbato con
decine di piccole lucine colorate svariati pacchi aspettavano di
essere aperti.
Come tradizione, anche
quell'anno il Capitano aveva portato una bottiglia di spumante a
bassa gradazione per brindare con i suoi ufficiali del ponte e, poi,
come sua personale tradizione avrebbe augurato a tutti un buon lavoro
e si sarebbe ritirato nella sua stanza per un brindisi particolare di
fronte alla foto di sua moglie scomparsa in un'incidente quindici
anni prima.
- Il segnale di calibrazione è
terminato - ruppe il silenzio che si era creato sul ponte mentre un
vecchio orologio a lancette stava per scattare sulla mezzanotte ed il
pollice del Capitano era pronto per far saltare il tappo della
bottiglia. Con uno sguardo di intesa con un suo collega, uno degli
ufficiali addetti alla radio si sporse per abbassare al minimo il
volume della rana. Anche se si fosse trattato di una
segnalazione importante poteva attendere qualche secondo.
Tuttavia, per qualche strana
ragione, all'ultimo secondo, prima di confermare l'abbassamento del
volume decise di soprassedere e diede invece il comando di
cancellazione dell'ordine. Anche se nessuno ne parlava apertamente,
per scaramanzia probabilmente, tutti avevano lo stesso pensiero.
L'anno che stava per entrare poteva essere l'Anno del Contatto e
qualcuno di loro probabilmente sarebbe stato su quel ponte quando
Terra Promessa sarebbe entrata nei loro schermi.
- Sto iniziando a ricevere i
dati della sonda Hydrus - intervenne nuovamente la voce della rana.
Quasi nessuno voleva quell'incarico che, spesso veniva infatti
affidato come punizione. Cinque ore dentro un cubicolo con solo due
centimetri di metallo a separarti dal vuoto cosmico, con poco spazio
per muoversi e senza la possibilità di avere contatti con il
resto della nave se non attraverso una radio che comunicava solo con
il ponte di comando. C'era di che impazzire.
Ma d'altronde anche quello era
un lavoro che serviva. Le cronache di quel viaggio narravano di
quando la nave era stata colpita da dei meteoriti che non erano stati
avvistati in tempo in quanto, le sonde a lunga distanza ancora non
esistevano, e nessuno voleva ripetere un'esperienza del genere.
- Signori - esordì
improvvisamente il Capitano alzandosi in piedi e sollevando verso
l'alto la sua coppa di plastica - brindiamo al Natale - e, dopo aver
ricevuto gli auguri corali dagli ufficiali del ponte si portò
il calice alle labbra e bevve alcune gocce di spumante. Era risaputo
che fosse quasi del tutto astemio e, anche nelle occasioni speciali
come quella non beveva che qualche goccia. Il giorno che avrebbe
messo piede su Terra Promessa si sarebbe preso una sbronza di quelle
memorabili, amava dire spesso questa frase, ma prima di allora,
niente.
- Ed ora, signori, ai vostri
posti per favore - continuò tornando a sedersi sulla sua
poltrona - abbiamo una nave da condurre a casa, e le persone che sono
affidate a noi non credo gradirebbero una collisione con qualche
pianeta -
Aveva detto la sua solita
battuta e adesso tutti si aspettavano che li salutasse e se ne
andasse dando il comando al suo secondo che, come tradizione avrebbe
ordinato di mettere i sistemi non indispensabili in stand by
concedendo alla maggior parte del personale di andarsene.
Ed infatti, alcuni istanti dopo
si alzò e si diresse verso la porta fermandosi poco prima di
varcarla per dare il comando al suo secondo.
- Ponte di comando, ponte di
comando, mi sentite? - esplose improvvisamente la voce della rana
- Ponte di comando, mi sentite? -
- Forte e chiaro - rise il
secondo guardando divertito il Capitano - ti sentiamo, e se non
abbassi la voce ti sentiranno anche su Terra Promessa - poi,
continuando a ridere si diresse verso la consolle dell'operatore
radio e diminuì il volume - parla pure, ti ascoltiamo! -
- Deve essere il solito
novellino - bisbigliò uno degli ufficiali ridendo - la sonda
avrà riferito di qualche meteorite e si è fatto
prendere dal panico -
- Natale rovinato per quelli di
guardia Target And Clean - rise un'altro ufficiale dando una scorsa
ai turni di guardia per quella notte - guarda chi c'è questa
notte - puntò il dito su di un nome sul monitor.
- A quanto pare suo padre non è
riuscito ad evitargliela - rise a sua volta - essere il figlio di uno
dell'élite non sempre paga a quanto pare! -
- I dati dalla sonda Hydrus - la
voce della rana giunse cosi bassa da costringere il secondo ad
alzare nuovamente il volume - non ci possono essere errori, i codici
di verifica sono giusti, li ho verificati tre volte, ed anche i
controcodici di controllo mi danno risposta confermativa -
- Non dirmi che c'è
un'alieno che sta facendo il bagno nudo, per favore - mormorò
il secondo cercando di trattenersi mentre il Capitano tornava
indietro e si sedeva di nuovo sulla sua poltrona.
- Non ci sono errori - continuò
la rana dopo una pausa in cui si era sentito chiaramente il
rumore di un grosso bolo di saliva che veniva ingoiato a fatica - ad
un'anno luce da noi, in direzione della sonda Hydrus, c'è
Terra Promessa! -
Il silenzio, come una cappa,
calò improvvisamente su tutto il ponte. I due ufficiali che
stavano ridendo rimasero quasi inebetiti e con lo sguardo perso su di
un monitor. Un'altro ufficiale che in quel momento stava versandosi
un'altra coppa di spumante non si accorse di aver riempito il
bicchiere e se ne versò una buona parte sulla mano e sulle
scarpe. Altri due erano rimasti invece con i loro pacchi aperti a
metà in mano.
Qualche secondo dopo il grande
schermo principale del ponte si accese e, dopo qualche onda di
statica ed un paio di schermate di calibrazione dei colori l'immagine
di un pianeta simile alla Terra, con un satellite completamente blu
che le orbitava intorno, comparve nitida e precisa.
- I dati spettrometrici della
sonda Hydrus indicano una possibilità pari al novantanove per
cento che questo pianeta sia Terra Promessa - mormorò il
secondo guardando alcuni grafici sul suo terminale - e anche se non
lo fosse, signori, questo pianeta ha tutte le caratteristiche per
ospitarci - poi, rivolgendosi verso il Capitano che, intanto si era
alzato in piedi - signore, ci ha portato a casa! -
- Una volta tanto, una rana
ci ha dato un bella notizia - sorrise voltandosi verso un'assistente
- che qualcuno gli porti una bottiglia, credo che abbia tutto il
diritto di brindare anche lui - poi guardando l'albero di Natale dove
qualcuno aveva già sistemato una foto dell'immagine inviata
dalla sonda - penso proprio che quest'anno Babbo Natale ci abbia
davvero fatto il più grosso regalo della storia, ma adesso ci
sono una marea di cose da fare, dobbiamo avvisare l'élite,
iniziare le verifiche, dirlo alla popolazione, allertare tutti quelli
che devono essere allertati e prepararci alla colonizzazione -
- Ma prima di tutto - si alzò
in piedi bloccando con la voce tutto il personale del ponte che stava
iniziando a riprendersi da quella notizia, e che stava iniziando a
seguire un protocollo per il quale si erano addestrati sin da quando
erano entrati a far parte della cerchia degli ufficiali del ponte -
che ne dite di riempire i bicchieri e di fare un'altro brindisi con
me? -
Copyright © 2003 - 2007 Suinogiallo
Quattro Chiacchiere Con L'Autore
Questo racconto, che ho iniziato nel lontano 2003, quando ancora Bobby
Dog doveva venir creato vedeva al suo posto, come protagonista, il
solito Robert Autore.
Quando ho ripreso in mano questa storia per prepararla alla
pubblicazione, ho deciso di cambiare il protagonista per un semplice
motivo. Era molto più simile a Bobby che a Robert (per quanto i
due si somiglino, cosa anche abbastanza normale visto che sono la
stessa persona - ah, il bello delle saghe che si esplicita quando puoi
contare su personaggi immortali e che hanno la possibilità di
nascere più volte -).
La revisione di cui comunque questa storia sta godendo non riguarda
solo il nome del protagonista. Infatti, quando l'ho scritta ancora non
avevo ben chiara tutta la saga dei Vagabondi della Nebbia e quindi non
avevo un calendario ben preciso in mente, per cui alcune delle cose che
avevo scritto all'epoca non si sarebbero ben raccordate con quanto ho
scritto in seguito o con quanto scriverò nel prosieguo della
saga principale di Bobby Dog.
Citazioni ed omaggi. Intanto la canzone di apertura. Fa parte della
colonna sonora di Tenchi Muyo ed è cantata dai protagonisti
dell'anime, poi il nome della sonda, solito omaggio a Uchuu no Stellvia
(la stella che esplode causando la First Wave e la Second Wave si
chiama Hydrus Beta).
E per questo primo capitolo è tutto, a rileggerci al prossimo
con l'augurio, come sempre, che vi siate divertiti a leggermi almeno
quanto io mi sono divertito a scrivere.
Hasta Luego
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** 1 . 2 Robert Autore ***
Ad
un anno da Terra Promessa
1
. 2 Robert Autore
You
can't be a hero
Hiding
underneath your bed
Got
to live the life
You
create inside your head
So
I opened the window
Caught
the wind one night
Now
I sail with the birds in
their flight
(I'm
a Pioneer - Meet the Tenchi Muyo!)
corre qua, vola la' per cielo azzurro
l'astronave Argo lassù'
gira in giù'
ruota in su'
per lo spazio eterno
misterioso come il suo blu
Il viaggio e' lungo anni luce
ci guida il capitano Avatar
Se coi razzi e coi missili nucleari
Gamilon ci inseguirà' Argo sa', Argo può', Argo vuol ridare
alla Terra la libertà'
Gli eroi dello spazio noi siamo
ci guida il capitano Avatar (Starblazer - opening)
-
Ed eccoci qui - mormorò Kail Oberdeen, un pilota di caccia,
stando seduto insieme ad un'altro pilota accanto al suo velivolo con
in mano un calice di plastica ed una bottiglia di spumante analcolico
tra i piedi - di guardia anche l'ultimo dell'anno come la notte di
Natale - poi si voltò verso il suo collega - ho fatto
proprio
un pessimo affare a scegliere te come compagno di squadra! -
Lo disse
sorridendo per
sottolineare che stava scherzando. I due erano amici anche fuori dal
lavoro e Kail non si sarebbe mai sognato di attribuire a lui la colpa
di quei turni cosi sfortunati, anche se poi, probabilmente, la
verità
era proprio quella.
Il suo
compagno di squadra non
era di certo tra le persone più in simpatia al comandante
della loro squadriglia, e se c'era un turno scomodo da assegnare si
poteva star certi che sarebbe toccato a loro.
- Siamo in
una zona tranquilla,
le sonde non hanno rilevato la presenza neanche di un sassolino
cosmico o di un rottame alieno - continuò poi - ma
nonostante
tutto noi siamo lo stesso qui, a bollire dentro queste tute, con uno
spumante che sa di piscio andato a male mentre gli altri se la
staranno spassando -
- Prendila
con filosofia Kail -
gli rispose il suo compagno stando appoggiato con le spalle allo
scafo del caccia - qualcuno di doveva comunque essere, quest'anno
è
toccato a noi ed il prossimo anno...-
-
Toccherà a noi lo
stesso! - esplose in una fragorosa risata.
- Puoi
sempre chiedere di
cambiare squadra - gli suggerì poi giocando con il suo
calice
e gettando, poi, un'occhio al grande orologio digitale che
campeggiava sopra l'uscita degli hangar. Solo una tenue barriera di
energia li separava dallo spazio esterno, una specie di campo di
forza che respingeva qualsiasi cosa non avesse la giusta frequenza di
risonanza.
Un'avaria
nel generatore e
qualsiasi cosa non fosse stata ancorata al suolo dentro quell'hangar
sarebbe stata sparata fuori o schiacciata contro i portelloni che,
pochi attimi dopo, si sarebbero chiusi automaticamente.
Non una
bella fine.
Avevano
visto gli effetti di una
depressurizzazione di quel genere quando erano ancora allievi
dell'accademia e non avevano nessuna voglia di ripetere
quell'esperienza o, tanto meno, di trovarcisi coinvolti.
- Vai al
diavolo! - sorrise
dandogli un leggero buffetto ad una gamba - Non ti capisco proprio
sai, potresti fare qualsiasi cosa vorresti, anche nulla, in fondo sei
il figlio di un membro dell'élite, provieni da una famiglia
importante, i busti dei tuoi antenati sono nel salone principale
dell'accademia, ed invece eccoti qui, a fare l'intercettore senza
nessuna speranza di fare carriera -
- Che vuoi
fare - fece spallucce
- mi piace troppo poter guardare le stelle per fare un qualsiasi
altro lavoro che non mi permetta di uscire da questo guscio -
- Chi credi
di fregare, Bobby
Dog- rise poi Kail saltando in piedi ed afferrandolo con una cravatta
intorno al collo - tu speri di diventare famoso come il tuo omonimo
di duemila anni fa, e per questo hai scelto l'accademia di volo e sei
diventato pilota intercettore! - poi lo lasciò andare
scoppiando a ridere - Mancano pochi minuti alla mezzanotte -
- E con
questo? - ansimò
Bobby riprendendo fiato - Hai qualche appuntamento? -
- Vai al
diavolo! - sbuffò
- Ho promesso alla mia ragazza di chiamarla a mezzanotte precisa -
gli spiegò poi cercando con lo sguardo il suo comunicatore
personale - per fortuna che ho prenotato la chiamata tre ore fa,
erano rimasti già pochi slot a disposizione e chi non l'ha
prenotata dovrà solo sperare di aver fortuna -
- Lavora
anche lei questa notte?
- gli domandò poi Bobby.
- Si -
rispose - visto che non
potevamo andare insieme da nessuna parte ha deciso di sostituire una
collega al lavoro - poi si voltò a guardarlo - tu non hai
prenotato nessuna chiamata? Non chiami tua sorella o Kilia? -
-
Starà già
dormendo - mormorò sorridendo - è già
tanto se
regge fino alle ventidue, e comunque ricordati che lei non è
terrestre e che le nostre festività non le dicono nulla -
poi
si staccò dallo scafo del caccia e, preso il suo casco
pressurizzato si diresse verso il campo di forza che chiudeva
l'hangar - e per quanto riguarda Marylin, ha organizzato una festa
con i suoi compagni di corso nella nostra villetta e sarà
troppo impegnata a dare e ricevere auguri per poter rispondere al
telefono -
- Secondo
me è solo che
non vuoi far vedere quanto entrambe siano importanti per te -
espresse il suo parere un sorridente Kail. Conosceva Bobby e sua
sorella da quando erano piccoli e più di una volta li aveva
presi in giro per il loro legame che, a detta di molti era forse un
po' troppo "stretto" e poco permeabile alle altre
conoscenze.
Solo
nell'ultimo anno qualcosa
era cambiato con l'arrivo di Kilia che, in un certo senso aveva
scombussolato la pacifica vita di coppia dei due.
- Ancora
con questa storia? - si
voltò - Non vivo in nessun'harem, e Kilia è solo
un'amica mentre Marylin è solo la mia sorellina
più
piccola! - poi indossò il casco ed iniziò ad
armeggiare
con il sistema di pressurizzazione e di termoregolazione per uscire
di fuori.
Contrariamente
a quanto accadeva durante tutto l'anno, nei giorni precedenti il
periodo natalizio e l'ultimo dell'anno il centro di controllo meteo
abbassava la temperatura nelle cupole residenziali arrivando persino
a far nevicare la notte di Natale e quella dell'ultimo dell'anno. Per
alcuni era una cosa di cui si poteva tranquillamente fare a meno,
anzi, era addirittura una scomodità di cui non sentivano la
mancanza, ma per la maggior parte del milione di persone a bordo
della gigantesca astronave generazionale era invece un modo per
rispettare le tradizioni di quando i loro antenati vivevano sulla
Terra.
Un
Natale senza la neve non sembra neanche Natale, si diceva, ed allora
fuori i giacconi pesanti e tutti a giocare a palle di neve nei
cortili e nei parchi.
Nonostante
il freddo, tuttavia, chi ne aveva la possibilità era
già
uscito fuori dalle case per brindare tutti insieme al nuovo anno e
per assistere allo spettacolo pirotecnico virtuale che ci sarebbe
stato. Dieci minuti di luci e suoni che, anche quell'anno si
prospettavano davvero spettacolari.
La
maggior parte della gente si era riunita nei parchi delle cupole
residenziali mentre parecchi altri avevano preso d'assalto le cupole
di servizio riversandosi nei boschi o sulla spiaggia che circondava
un piccolo mare interno. Altri si erano invece riuniti nei giardini
delle proprie case.
-
E un altro anno e ne va - mormorò melanconica Marylin dando
un'occhiata di sfuggita al gigantesco orologio digitale che
troneggiava nel cielo e che, a mezzanotte precisa, sarebbe esploso in
un turbinio di colori.
Aveva
organizzato una piccola festa con i suoi compagni di corso nel
giardino della villetta che divideva con suo fratello, Bobby, Kilia
ed una gattina bianca.
-
Ti manca? - le domandò improvvisamente una sua amica
avvicinandoglisi con in mano due bicchieri di cui uno vuoto. Dalla
voce strascicata Marylin intuì che probabilmente era
già
andata ben oltre con l'alcol e decise di tenerla d'occhio per evitare
che esagerasse come suo solito. Trisha era sua amica da quando
avevano smesso i pannolini ed le era molto legata.
-
L'anno scorso è stato peggio - sorrise togliendole di mano
il
bicchiere ancora pieno - fino ad allora eravamo sempre stati insieme
e festeggiare senza di lui mi era sembrato impossibile - poi, senza
farsi vedere ne rovesciò il contenuto.
-
Kilia è già a dormire? - le chiese poi indicando
con lo
sguardo una finestra della villetta con le tende tirate e le luci
spente.
-
Già da un bel po' - rispose - le nostre abitudini le sono
ancora parecchio estranee e comunque se c'è troppa gente non
riesce ancora a sentirsi a suo agio -
Non
lo disse apertamente ma aveva anche lei voglia di andarsene a
dormire. Sentiva la necessità di dover salutare il nuovo
anno
utile quanto un mal di denti il giorno di un esame importante. Se
solo avesse potuto avrebbe raggiunto Kilia nel mondo dei sogni e non
si sarebbe svegliata che al ritorno di Bobby.
Ma
non poteva. Bobby aveva insistito perché organizzasse quella
festa per non farla stare da sola e non poteva di certo andarsene e
piantare li tutti i suoi ospiti.
-
Vi sentirete a mezzanotte? - le domandò poi Trisha - Il mio
ragazzo mi ha promesso che chiamerà per darmi gli auguri,
stanotte lavora anche lui -
-
Non penso - mormorò. Sinceramente sperava almeno in un
messaggio di auguri ma sapeva che non sarebbe arrivato neanche
quello. Probabilmente Bobby a mezzanotte sarebbe stato fuori, sullo
scafo, a guardare le stelle, o almeno questo era quello che le aveva
detto avrebbe fatto. La stessa cosa che aveva fatto a Natale e l'anno
prima. Forse se Kilia fosse stata sveglia sarebbe stato diverso, ma,
era inutile starci a pensare.
Era
già abbastanza giù di morale e pensare a quelle
cose
l'avrebbero resa ancora più triste.
Senza
contare il pensiero che aveva sul giorno dopo, quando avrebbe dovuto
passare almeno due o tre a risistemare il giardino.
Anche
se avevano una ditta specializzata che se ne sarebbe poi occupata
sapeva che, Kilia, vedendolo in disordine si sarebbe precipitata a
sistemarlo e non le andava proprio che facesse tutto da sola. A volte
quella ragazza riusciva davvero a innervosirla.
Le
voleva bene, d'accordo, ma forse non riusciva a perdonarle il fatto
che era li. Da quando Bobby l'aveva salvata da quella nave alla
deriva e poi era riuscito a convincerla a non lasciarsi morire di
fame le cose erano cambiate tra di loro.
Prima
c'era sempre stato un punto fermo nella sua vita. Suo fratello. Da
quando era arrivata lei, quel punto fermo aveva iniziato a muoversi,
a spostarsi e prima o poi, ne era sicura, si sarebbe allontanato
definitivamente.
- Non
stiamo a pensarci! - si
disse infine - Altrimenti mi deprimo ancora di più! - e,
prendendo Trisha sottobraccio si diresse verso il gruppo dei suoi
ospiti che stavano già preparandosi al brindisi mentre nel
cielo, sotto la cupola, i numeri del gigantesco orologio stavano
rapidamente virando da un blu scuro ad un rosso acceso per scandire
gli ultimi secondi di quell'anno.
Nel
momento esatto in cui le cifre degli orologi si azzeravano e i tappi
partivano le cupole vennero riempite dal rumore sordo di una sirena.
Nello stesso momento tutti i monitor dell'astronave, i cartelli
segnalatori e gli apparecchi televisivi nelle case si accesero
trasmettendo la classica schermata degli avvisi importanti. Uno
sfondo blu con una scritta bianca che avvertiva che da li a pochi
attimi sarebbe stato trasmesso un messaggio del Capitano.
Quasi
nessuno pensò si
trattasse di un messaggio di auguri. Quella sirena e quella schermata
potevano significare solo qualcosa di molto importante o molto grave.
Nessuno del
milione di persone a
bordo aveva un ricordo diretto dell'ultima volta che una cosa del
genere era avvenuta visto che il precedente più vicino
risaliva a oltre duecento anni prima ed in quella occasione il
Capitano dovette dare l'annuncio di una astronave aliena che si stava
avvicinando a grande velocità ed in assetto da battaglia.
In
quell'occasione se la
cavarono con pochi danni. Una cupola di servizio distrutta e poche
perdite, ma a bordo non c'era nessuno che non sapeva cosa era
accaduto mille anni prima, quando la Mosè venne seriamente
danneggiata e oltre centomila persone persero la vita in quella che
le cronache descrissero come la peggiore sciagura capitata alla nave
da quando era partita dal pianeta Terra.
- Ma cosa?
- si domandò
Bobby voltandosi di scatto. Aveva quasi raggiunto la porta della
camera di decompressione quando udì la sirena giungergli
attraverso il microfono esterno della tuta.
D'istinto
attivò il
comunicatore della sua tuta per ricevere eventuali ordini. Se c'era
un qualche pericolo l'ordine di decollo immediato sarebbe giunto da
li a poco e, senza pensarci due volte iniziò a correre verso
il suo caccia subito imitato anche da Kail e Koichi, i suoi due
compagni di squadra, mentre gli addetti alla manutenzione iniziavano
a sgombrare rapidamente l'hangar da qualsiasi cosa avrebbe potuto
rallentare il decollo.
Non c'era
ancora nessun ordine
ma l'addestramento che ognuno di loro aveva ricevuto era chiaro.
In caso di
allarme, e quello non
poteva essere altro, i caccia di guardia dovevano essere pronti al
decollo in sessanta secondi. Non solo si erano addestrati per
raggiungere quel tempo, ma venivano costantemente tenuti in
esercitazione con simulazioni anche a sorpresa.
In pochi
attimi Bobby fu a bordo
del suo caccia e, con sua grande sorpresa notò che il
computer
di bordo era ancora in attesa.
Si sarebbe
dovuto attivare,
teoricamente, nello stesso momento dell'allarme ed eseguire i
controlli pre decollo automaticamente.
- Un
guasto? - ipotizzò
senza perdere la calma. Si erano addestrati anche per quello e,
rapidamente digitò il suo codice personale ordinando poi a
voce al computer di uscire dal suo stato di attesa ed eseguire i
controlli.
- Controlli
pre decollo
standard in corso - lo avvertì la voce del sistema.
- Standard
un corno! - sbraitò
improvvisamente perdendo per un attimo la calma.
Cosa doveva
fare in quel caso?
Procedura
manuale abbreviata, si
rispose dopo qualche attimo di smarrimento. Non era stato addestrato
per quella evenienza. Un duplice guasto era una cosa talmente poco
probabile che nessuno si era mai preoccupato di farli addestrare
anche a quella evenienza.
Si erano
solo limitati a
spiegargli cosa dovevano fare, ma senza l'addestramento continuo e le
verifiche i passaggi non erano cosi naturali.
- Controllo
motori, controllo
radio, controllo armi - avviò rapidamente i tre test di
sistema più importanti rimanendo poi in attesa che le spie
sul
monitor passassero dal verde lampeggiante ad un bel verde fisso. Il
resto dei controlli li avrebbe fatti una volta decollato.
Sperò
che almeno i suoi
due compagni non avessero avuto i suoi stessi problemi.
Verde!
Quasi lo gridò
vedendo le tre luci lampeggianti bloccarsi sul fisso. Il rumore dei
motori che si accendevano lo avvolse.
- Ponte,
qui Dog, pronto al
decollo! - avvertì sbloccando i sistemi di ritenuta
magnetici
del caccia che, sospinto dai generatori antigravitazionali
iniziò
a fluttuare.
- Non
è un'allarme Dog,
si rilassi - una voce calma e pacata lo informò che non
c'era
nessuna emergenza in atto - si metta pure comodo e ascolti quello che
il Capitano deve dire alla popolazione della Mosè -
- Se non
c'è un'emergenza
perché è stato avviato il sistema di
comunicazione
generale? - si domandò Bobby riportando il caccia sui
sistemi
di ritenuta. Un'idea assurda quanto sperata gli venne improvvisamente
in mente.
Terra
Promessa.
- Abitanti
della Mosè -
esordì improvvisamente il Capitano comparendo su tutti gli
schermi - prima di tutto vorrei tranquillizzarvi, non c'è
nessun pericolo - un grosso sospiro di sollievo venne tirato da quasi
tutti - la notte di Natale una delle nostre sonde a lunga distanza,
la Hydrus per i più curiosi, ci ha inviato dei dati che
hanno
richiesto qualche giorno per la verifica ed i controlli - la voce del
Capitano era calma e pacata come al solito ma qualcosa denotava un
certo nervosismo e, chi lo conosceva un po' meglio non poté
non notare vari piccoli segni come, tanto per dirne uno, un leggero
tic dell'occhio destro che compariva solo quando era nervoso -
abbiamo deviato dalla loro rotta altre sonde a lunga distanza ed
abbiamo puntato i loro sensori nella direzione indicata da Hydrus, ed
abbiamo poi esaminato anche i loro dati - ogni parola era stata
studiata e preparata con attenzione. Improvvisamente tra la gente
iniziò a spargersi la sensazione che quel discorso stava per
entrare nella storia.
L'immagine
del Capitano venne
sostituita sugli schermi da un'immagine che tutti conoscevano. Un
pianeta simile alla vecchia Terra, con un satellite completamente
coperto di acqua. Non c'era casa o ufficio in tutta la Mosè
che non avesse un'immagine come quella appesa ad un muro. La loro
meta. E non c'era nessuno a bordo della Mosè che non la
conoscesse come il proprio viso.
E fu per
questo che quando
comparve sugli schermi furono in molti a sentirsi leggermente
confusi, come se quella foto li stesse spiazzando, ingannando.
- Le
nuvole! - gridò
all'improvviso qualcuno in una delle cupole di servizio - Nella foto
originale non ci sono le nuvole! - e quasi come se lo avessero
sentito, tutti iniziarono a gridare e ad abbracciarsi in una frenesia
cosi contagiosa che nel giro di pochi attimi quasi un milione di
persone si abbracciarono urlando "siamo a casa".
- La notte
di Natale - continuò
il Capitano mentre automaticamente gli speaker alzavano il volume per
compensare gli urli di gioia - la sonda Hydrus ha individuato un
pianeta che, per conformazione, composizione e posizione rispetto al
suo sole ha il novantanove per cento di possibilità di
essere
Terra Promessa, la nostra nuova casa! - poi alzando un calice in
cristallo invitò tutti a fare un brindisi per festeggiare.
- Bel
discorso Capitano! - si
complimentò con lui il suo secondo una volta che le
telecamere
si furono spente - Breve, preciso e diretto -
- Grazie -
sorrise tirando fuori
da una tasca della divisa una pipa ed un'accendino - il primo che
prova a dirmi che sul ponte di comando non si può fumare si
fa
due giri di chiglia! Sono stato chiaro? -
-
Chiarissimo Capitano - rise il
suo secondo seguendolo accanto alla poltrona di comando. Quella era
la prima volta che lo vedevano con la pipa sul ponte di comando.
Sapevano tutti che nella tranquillità della sua stanza
fumava,
ma fino a quel momento nessuno lo aveva mai visto farlo in pubblico.
- Bene! -
annuì - Abbiamo
ancora molto lavoro da fare, è pronta la lista del personale
da mettere in stato di allerta per lo sbarco? E non dimentichiamoci
di convocare l'equipaggio della nave che dovrà andare in
avanscoperta per preparare la discesa delle colonie! -
- Gli
avvisi sono partiti non
appena lei ha concluso l'annuncio - lo informò il suo
secondo
mostrandogli una lista di nomi - e per quanto riguarda l'equipaggio
della Mother è stato convocato per domani pomeriggio -
- Un buon
lavoro, davvero un
buon lavoro - mormorò tirando un'ampia boccata di fumo, poi
iniziò a scorrere con lo sguardo la lista dell'equipaggio
della Mother bloccandosi all'improvviso su di un paio di essi - chi
è
stato a fare queste scelte? -
-
Immaginavo che me lo avrebbe
chiesto - sorrise ironicamente - per quanto riguarda lei, la scelta
è
stata obbligata dai tempi, mentre lui è stato scelto, come
tutti gli altri dal computer della Mosè -
- Sua madre
non sarà
molto d'accordo - mormorò - almeno una volta al mese mi
chiede
se non posso cacciarlo dal corpo degli intercettori, e adesso se lo
ritrova persino nell'equipaggio della Mother -
- E' una
testa calda - gli
ricordò il secondo - non avrà mai nessuna
promozione,
ma come pilota di caccia ha una certa abilità e non credo
che
sia una cattiva scelta! -
- Oh, per
carità! -
sogghignò - Neanche io penso sia una cattiva scelta, anzi,
penso sia una ottima scelta - poi si alzò voltandosi verso
la
porta - solo che adesso dovrò sorbirmi le lamentele di sua
madre per tutta la durata di questa missione, un'anno intero! - e,
tenendosi la testa quasi gli iniziasse già a far male
uscì
dal ponte di comando andando a chiudersi nella sua cabina dove, di
fronte alla foto di sua moglie iniziò a piangere
sommessamente.
Copyright © 2003 - 2007 Suinogiallo
Quattro Chiacchiere Con L'Autore
Con la lentezza che ultimamente mi contraddistingue
ecco il secondo capitolo di Terra Promessa dove, fiinalmente iniziamo a
fare la conoscenza di alcuni dei protagonisti, soprattutto di Bobby, e
iniziamo a vedere quali sono i rapporti che li legano agli altri
personaggi.
A scanso di equivoci vi dico subito che sebbene Bobby e sua sorella
Marylin siano molto legati, tra loro non c'è nulla di più
del legame affettivo che lega fratello e sorella. Verranno fatte
battute sul loro rapporto, questo si, ma niente più.
Citazioni. A parte le due sigle messe in testa alla storia, I'm a
Piooner tratta dalla serie di Tenchi Muyo e la sigla di apertura
(italiana) di Starblazer, di importante c'è da segnalare il
capitano della Mosè, alquanto simile al capitano della Macross
(Choujikuu Yousai Macross) Global, mentre gli schermi di energia degli
hangar sono un'ispirazione di Star Trek.
E anche per questa volta mi sembra tutto. Spero che vi siate divertiti
a leggere almeno quanto io mi sono divertito a scrivere e vi do
appuntamento al prossimo capitolo.
Hasta Luego
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** 2.1 I preparativi ***
Mother
2.
1 preparativi
Cosmic child, cosmic child looking for shiny stars so wonderful tonight Cosmic child, cosmic child now, the joy of meeting Drifting ship, wind of earth, Riding distant skies, I love only you gently, deep in my heart (Gall Force - Cosmic Child - Shirai Takako)
In the end where this sky goes, The waves of the future can’t be seen yet. As long as we’ve lived how many of us have risen above fate? Who’s going to teach us, who’s going to ask us? People are frightened of encountering the end of their lives, But I’m not afraid. Even if this world ends today, I will still love you. The sunbeams streaming through the leaves are gentle, But for that eternity cried (Stellvia - The end of the world - Atsuko/Angela)
-
Signori - esordì improvvisamente il Capitano uscendo da
dietro
la pesante tenda nera che copriva la porta del suo studio privato e
che dava nella saletta delle riunioni. Con un solo colpo
d’occhio
riuscì a vedere tutte e quindici le persone che avrebbero
composto l’equipaggio della Mother.
Un
punto molto importante del piano di colonizzazione di Terra Promessa.
Da
loro dipendeva il luogo dove le cinque cupole sarebbero scese una
volta che la Mosè fosse giunta nell’orbita di
Terra
Promessa.
Alcuni
di loro li conosceva già. Aveva già avuto dei
contatti
con il Tenente Thunderstorm, che avrebbe comandato la missione,
mentre invece il Colonnello Moloch lo conosceva di fama essendo uno
dei veterani della loro difesa e, per alcuni versi, anche una specie
di eroe. Bobby era stato, invece, una spina nel fianco sin da quando
era diventato un pilota.
Gli
altri invece li aveva conosciuti solo poche ore prima, leggendo le
schede informative fornite dal computer centrale.
Un’equipaggio
giovane, non c’erano dubbi, ma secondo il computer anche il
miglior equipaggio per una missione tanto delicata quanto rischiosa.
Quella sarebbe stata la prima volta che un’astronave
terrestre
avrebbe attraversato un Buco Nero Artificiale e, anche se le
simulazioni al computer avevano dato un risultato positivo al novanta
per cento, c’era sempre quel dieci per cento di
possibilità
che la Mother venisse sbriciolata dalle tremende forze gravitazionali
necessarie per passare da un punto all’altro
dell’universo
in un tempo relativamente breve. Almeno non avrebbero sentito nulla,
nel malaugurato caso in cui ciò fosse accaduto. Magra
consolazione, si disse guardandoli uno ad uno.
-
Signori - ripetè di nuovo sedendosi dietro la scrivania
dalla
quale dominava ogni punto della saletta. Un secondo dopo i monitor
posti di fronte a lui si accesero mostrando Terra Promessa, da un
lato, e la Mother da un’altro - se voi siete qui è
perché, con molta probabilità siete i migliori
nei
vostri rispettivi campi - su di un monitor più piccolo
iniziarono a comparire, poi, le schede di ognuno dei partecipanti a
quella riunione - e per questo il computer della Mosè ha
fatto
i vostri nomi, per questa missione servono i migliori - poi,
rilassandosi leggermente sulla sua poltroncina - oppure
perché
se qualcosa va storta, si sarà liberato di qualche testa
calda
di troppo! -
Un
colpetto di tosse imbarazzato attirò lo sguardo di Bobby
verso
una ragazza in divisa da pilota che sedeva alcuni posti alla sua
destra. A quanto pare non era l'unica testa calda del gruppo.
-
Quella era una battuta - bofonchiò il Capitano accennando un
sorriso - ma vedo che non l'avete capita - poi tornò ad
essere
serio - comunque, questa missione presenta un'alto coefficiente di
rischio, sia per il fatto che vi troverete da soli su di un pianeta
sconosciuto, sia perché è la prima volta che
tentiamo
un salto dentro un BNA, per cui, se non ve la sentite, potete alzarvi
ed andarvene. Nessuno saprà che vi siete tirati indietro,
questa riunione è segreta e non verrà registrata
in
alcun modo, per cui sentitevi liberi di andarvene - poi, passando
nuovamente lo sguardo su ognuno di loro - a partire da adesso e fino
alla fine di questa riunione potrete farlo, poi non sarà
presa
in considerazione più nessuna richiesta di tirarsi indietro -
Un
silenzio quasi sacro aleggiava sui quindici membri
dell’equipaggio
della Mother mentre, silenziosamente, il Capitano posava lo sguardo
su ognuno di loro.
Nulla
gli impediva di alzarsi ed abbandonare quella stanzetta. Fino al
momento della partenza i loro nomi sarebbero stati tenuti segreti, e
se si fossero ritirati, nessuno lo avrebbe mai saputo. Nessuno tranne
loro, ovviamente. Ma nessuno si alzò o si mosse, e, alla
fine,
il Capitano prese di nuovo la parola iniziando a descrivere in poche
parole la loro missione. Una cosa quasi superflua visto che tutti
loro sapevano cosa avrebbero dovuto fare una volta giunti su Terra
Promessa. Erano stati addestrati in segreto per anni, sin da quando
erano bambini, dapprima come se fosse un gioco e poi, sempre
più
seriamente.
Tuttavia
lo ascoltarono come se fosse la prima volta che sentivano parlare di
quella missione e, solo alla fine, una di loro si alzò
chiedendo la parola.
-
Signori - sussurrò Irina Thunderstorm, la persona che
avrebbe
avuto il comando - la missione che stiamo per intraprendere
è
di vitale importanza per tutti noi. Da essa dipenderà il
futuro delle nostre colonie su Terra Promessa. Se faremo bene il
nostro lavoro saremo ricordati nei libri di storia come degli eroi,
mentre, se commetteremo degli errori, il nostro nome verrà
infangato e coperto di infamia nei secoli a venire - mentre parlava
guardava le quattordici persone che sarebbero state sotto di lei
durante la missione cercando di memorizzarne il più in
fretta
possibile le facce ed i nomi. Sapeva che ogni suo ordine avrebbe
avuto una risposta molto più immediata se fosse stato
rivolto direttamente ad un nome ed ad un volto che, molto
più
semplicemente, ad una persona in genere - per questo, io vi chiedo di
partecipare a questa missione dando ogni giorno tutti voi stessi e
non risparmiandovi neanche per un minuto. Avremo solo otto mesi per
scegliere cinque siti dove far scendere le cupole e per verificare la
totale abitabilità del pianeta, e di questi otto mesi
non potremo perderne neanche un giorno - alcuni di loro li conosceva
già. Moloch era un mito già quando lei era solo
una
cadetta, mentre Bobby Dog e gli altri piloti aveva già avuto
modo di conoscerli durante i turni di guardia. Degli altri,
l’unica
altra persona che conosceva era Kilia, la ragazza aliena che avrebbe
controllato il computer della Mother.
Se
faceva parte di quella missione era solo per un piccolo contrattempo.
Il
computer che si sarebbe occupato del balzo nel BNA era stato
recuperato dalla nave alla deriva in cui era stata trovata e il
programma di interfaccia in lingua Corrente, ovvero la lingua che si
parlava a bordo della Mosè, non era stato ancora ultimato
per
cui, la maggior parte delle funzioni erano ancora nella sua lingua
originale.
In
molti a bordo della Mosè erano in grado di leggerla e
parlarla
quasi fluentemente, frutto anche delle contaminazioni aliene che
c'erano state nel corso delle varie generazioni, lo stesso Bobby la
parlava abbastanza bene. Tuttavia, data la delicatezza della missione
si era preferito andare sul sicuro e metterla nell'equipaggio, anche
considerando che il suo ruolo a bordo dell'astronave era proprio
quello di controllare la gestione del computer incaricato di gestire
il balzo
A
lei, personalmente non era simpatica. Nulla di personale,
praticamente quasi non la conosceva, ma più una cosa a
pelle.
Troppo minuta ed esile, un carattere fin troppo remissivo e timido.
La sua paura era che alla prima difficoltà sarebbe andata in
tilt rischiando di compromettere tutta la missione.
Se
avessero avuto anche solo un altro mese di tempo l'interfaccia
sarebbe stata pronta e testata e allora l'avrebbe lasciata
tranquillamente sulla Mosè, ma, in quelle condizioni
quell'opzione non era proprio neanche da ipotizzare, ma, su di una
cosa poteva essere certi. Una volta atterrati l'avrebbe piazzata di
fronte ad un terminale di secondaria importanza e non l'avrebbe fatta
muovere da li per nessun motivo.
Per
quanto riguardava gli altri, invece, oltre a ciò che
riportavano le schede informative, non conosceva altro, ma, la cosa
non la disturbava più di tanto. Il grosso della missione
l’avrebbero dovuto portare a termine i piloti intercettori
mentre ciò che dovevano fare quelle teste d’uovo
era
solo vedere se l’atmosfera era respirabile, se
l’acqua
era potabile e se le forme di vita che esistevano sul pianeta
potevano avere qualche utilità per i coloni.
-
Bene Signori - intervenne nuovamente il Capitano dopo che il Tenente
ebbe finito di parlare - se avete domande da pormi, o da porre al
comandante della missione, potete farlo -
-
Io avrei una domanda da farle Capitano -si alzò in piedi
Boris
Igornovich, uno dei cinque ricercatori che avrebbero partecipato alla
missione - sono il professor Igornovich, biotecnologo e capo
dell’equipe di ricercatori della Mother. Vorrei chiederle se
l’autorità del Tenente si estenderà
anche a me e
a tutta l’equipe di ricerca o se noi saremo un gruppo a parte
-
Lo
sguardo di Irina si bloccò sulla figura in piedi del
professor
Igornovich quasi a volersi stampare bene in mente quel volto
incorniciato da una folta barbetta che, da sotto il naso arrivava
quasi alla gola, fermandosi poco al di sopra del pomo di adamo.
Quando sarebbero stati su Terra Promessa gli avrebbe fatto vedere lei
chi era sotto la sua autorità e chi, invece, non lo era.
-
Professore - lo guardò il Capitano - capisco la sua domanda
ed
il suo bisogno di chiarimenti, ma, come ho già detto in
precedenza, il comandante della missione sarà il Tenente, e
lei, come ogni altro ricercatore della sua equipe le dovrete la
massima obbedienza - un punto a favore di Irina - tuttavia, voglio
sperare che riusciate ad andare d’accordo e a collaborare
affinché la missione abbia un buon esito -
-
Come lei vuole Capitano - mormorò tornando a sedersi. Il
dover
andare su di un pianeta del tutto sconosciuto era già una
bella scocciatura per un tipo sedentario come lui, il doverci andare
e dover ubbidire ad una ragazza che aveva si e no
l’età
di una delle studentesse del suo corso che giornalmente tartassava,
era veramente una punizione divina. Ma non poteva certo tirarsi
indietro. Ultimamente la sua vita accademica era ad un punto morto.
Nessuna ricerca importante alla quale lavorare, nessuna pubblicazione
o studio. Ancora qualche anno ed il senato accademico gli avrebbe
tolto la cattedra per affidarla a qualche professore più
giovane. Magari proprio ad uno dei ragazzini che sedevano con lui in
quella saletta. Con il solo merito, probabilmente, di aver
partecipato a quella missione. Per cui, l’unica soluzione
possibile era quella di stringere i denti, alzare il culo e partire.
E se per farlo avrebbe dovuto dire signorsi a quella ragazzina, anche
se a denti stretti, l’avrebbe detto.
-
Vorrei chiedere, se è possibile, se la presenza di questa
ragazza aliena è necessaria in una missione cosi delicata ed
importante -
La
domanda era giunta cosi inaspettata e cruda che quasi nessuno gli
prestò ascolto. Poi, quando Laura Palma, uno dei piloti
intercettori, la ripeté, puntando l’indice contro
Kilia
e aumentando il tono di voce, la maggior parte dei volti si
girò
verso di lei guardandola con un brusio di stupore. Solo Kilia rimase
in silenzio guardando Bobby e chiedendogli con lo sguardo di non
rispondere.
-
Signorina Palma - mormorò con un tono quasi paterno il
Capitano. Aveva già preventivato una domanda del genere
quando
aveva visto il nome di Kilia nell’elenco e, sebbene sperasse
che nessuno gliela facesse, si era già preparato una
risposta
- cosa mi risponderebbe lei se le dicessi che senza la signorina
Kilia la missione che state per intraprendere non sarebbe possibile?
-
-
Uff... -mormorò guardando verso Kilia. Accanto a lei sedeva,
in silenzio, Bobby. Lo conosceva sin da quando erano bambini e, come
spesso accadeva su Mosè, i futuri matrimoni venivano decisi
proprio in quell’età in cui si gioca a marito e a
moglie. Non che gli piacesse particolarmente. Anzi, non gli piaceva
per niente. Ma l’importanza che aveva il cognome Dog
compensava
abbondantemente tutto il resto.
Poi,
però, l'incontro con quell'astronave, il salvataggio di
quella
ragazza da parte di Bobby e tutto quello che ne era seguito avevano
stampato un grosso punto interrogativo su tutto quanto e Laura aveva
visto quel cognome sfuggirgli di mano.
-
Le chiedo scusa Capitano per questa mia domanda - disse poi
rimettendosi a sedere e scoccando uno sguardo acido verso la ragazza
aliena.
Comunque
Laura non odiava solo Kilia, odiava tutti gli alieni rei di aver
sporcato il sangue puro dei terrestri.
La
sua famiglia si era sempre distinta, in duemila anni, nel commercio e
per il fatto che non uno di loro si era mai unito ad un'alieno o a un
contaminato, come venivano chiamati in modo spregiativo chi aveva
sangue alieno nelle vene.
-
Se avete finito con le domande - concluse poi il Capitano guardando
di nuovo i quindici volti schierati di fronte a lui - io direi di
concludere questa nostra riunione e di tornare ai preparativi per la
missione - e, dopo averli salutati militarmente si alzò dal
suo posto e tornò nel suo studio privato mentre la saletta
delle riunioni iniziò rapidamente a svuotarsi.
Copyright © 2003 - 2007 Suinogiallo
Quattro Chiacchiere Con L'Autore
Ed eccoci di nuovo insieme. Un grazie a chi mi ha letto fino ad adesso
ed in particolare a Garrick. Il mecha si riduce alla Mosè e alla
Mother, i caccia sono abbastanza simili a quelli di Bobby Dog. Comunque
se vuoi buttare giù uno schizzo per la Mosè, calcola che
è grossa quasi quanto l'Africa ed ha sette cupole sulla sua
superfice, cinque residenziali, una commerciale ed una ricreativa con
un lago ed una foresta.
Passiamo adesso, come di rito, alle note relative a questo capitolo ricco di citazioni.
Iniziamo subito con le due
canzoni all'inizio del capitolo. Sono della serie Gall Force la prima
(Cosmic child), e una delle sigle di chiusura di Stellvia la seconda
(the end of the world). Gall Force ritorna poi anche per Kilia ed il
suo pianeta di origine. Infatti, sia il pianeta Gall (da dove proviene
Kilia) ed il fatto che sia un popolo composto solo da da donne ha come
punto di riferimento proprio questa serie di film e OAV usciti tra il
1987 e il 1992.
Per quanto riguarda il balzo nel BNA, le fonti sono parecchie
trattandosi di una specie di costante in molte serie fantascientifiche
(la velocità warp, il balzo nell'iperspazio e via dicendo).
Ed infine, una piccola citazione che proprio citazione non è,
ovvero la differenza tra sangue puro e contaminati. Fa molto Harry
Potter, ma fa anche molte altre cose.
Comunque, anche per questa volta è tutto, a rileggerci alla prossima...
Hasta Luego
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** 2. 2 Kilia ***
Mother
2. 2 : Kilia
-
Non ti preoccupare per quello che ha detto quell’esaltata - le
si avvicinò Risa, uno dei piloti che avrebbe preso parte alla
missione, dandole una pacca sulla spalla e salutando invece Bobby con
un buffetto sul braccio - odia tutto quello che non è di pura
razza terrestre - poi si allontanò rapidamente salutandoli con
un gesto della mano e raggiungendo, subito dopo, Stephen e Mike che
stavano scambiandosi alcune opinioni sulla missione.
-
Perché mi hai chiesto di non intervenire? - le domandò
Bobby guardandola - Laura non può permettersi di dire simili
cose su di te -
-
Non voglio che tu e lei litighiate per causa mia - sussurrò
guardando verso il pavimento. Da quando era arrivata a bordo della
Mosè, Bobby non l’aveva mai sentita parlare con un tono
di voce più alto di un sussurro, e, raramente l’aveva
vista alzare lo sguardo e guardare qualcuno. Aveva quasi sempre lo
sguardo puntato verso il basso e, solo se era costretta guardava
qualcuno direttamente in faccia. Ma era raro che ciò
accadesse, anche perché le volte che le capitava di stare con
più persone erano davvero poche - tu e Laura vi conoscete da
molto tempo, mentre io sono qui solo da un’anno -
-
E con questo? - le domandò di nuovo Bobby.
-
Io sono solo un’intrusa che si è andata ad infilare tra
voi due - gli rispose continuando a camminare verso l’ascensore
che li avrebbe portati in superficie.
-
Per me Laura è sempre stata una cara amica - la seguì
adeguando il suo passo a quello, più rapido, di lei - ci
conosciamo da quando siamo nati, e le nostre due famiglie hanno
sempre sperato che un giorno ci saremmo sposati ma, per me, è
sempre stata solo una cara amica - poi, entrò con lei
nell’ascensore che, ad un suo comando verbale, iniziò a
salire verso la superficie - e questo, vuol dire che tu non ti sei
infilata tra nessuno, perché, tra me e lei, c’è
sempre stato uno spazio sufficiente a far passare la Mosè, a
tutta larghezza, e con una certa comodità -
-
Ed il fatto che io sia un’aliena, per di più di un
pianeta dove la popolazione è composta di sole donne, non vuol
dire nulla per te? - lo fissò improvvisamente negli occhi.
Fino a quel momento l’unica altra volta che lo aveva guardato
in quella maniera era stato a bordo della Nebulat, pochi attimi prima
che lui la prendesse di peso e la portasse, recalcitrante ed urlante,
nell’hangar dell’astronave dove il suo caccia
l’attendeva.
-
Solo una cosa - sorrise guardandola negli occhi - che forse, il
cognome Dog potrebbe non essere più associato ad una famiglia
composta solo ed esclusivamente da terrestri puri - poi la porta
dell’ascensore si aprì inondandoli di luce e
sommergendoli con le voci della popolazione della cupola che ancora
parlavano dell’argomento del giorno, la missione della Mother.
L’allarme
suonò improvvisamente alcuni minuti dopo che Kail si era
sdraiato sul lettino sistemato nella saletta tattica insieme a Koichi
che, invece, stava già dormendo da un paio d’ore. La
notte stava trascorrendo tranquilla e quasi tutti, tranne Bobby, in
casi del genere ne approfittavano per riposare alcune ore.
Come
faceva di solito si era seduto sul pavimento davanti alla gigantesca
uscita dell'hangar ad osservare le stelle.
-
A tutti i piloti di guardia - urlò pochi attimi dopo lo
speaker dell’hangar - astronave da combattimento nell’area
di avvistamento della Mosè, dati in trasmissione nei computer
dei caccia, partenza tra T meno centoventi secondi -
-
Merda! -sbraitò Bobby scattando in piedi ed iniziano a correre
verso la saletta tattica urlando a Kail e a Koichi di alzarsi, poi
afferrò il suo casco e deviò bruscamente verso il suo
caccia che, intanto, controllato dal computer stava iniziando a
rendersi operativo e ad iniziare i test pre partenza che, anche in
condizioni di emergenza, sebbene ridotti all'essenziale erano
obbligatori.
-
Si tratta di un’astronave da combattimento della flotta del
pianeta Gall - informò i suoi compagni mentre il computer del
caccia terminava i controlli pre lancio - sembra sia danneggiata, i
sensori non rilevano attività energetica riportabile ad
attivazione di armi o di schermi di difesa, sta andando alla deriva -
poi, non appena il sistema di bordo gli diede il via libera, decollò,
subito seguito dagli altri due caccia.
-
Rimani indietro - sentì urlargli nelle cuffie Kail - mi hai
sentito Bobby lascia andare avanti noi! -
La
procedura di contatto con astronavi aliene prevedeva che il primo
caccia ad avvicinarsi all’oggetto fosse un caccia da
combattimento in assetto da guerra, con tutte le armi pronte a far
fuoco, subito seguito da un secondo caccia, sempre da combattimento,
ed infine, il caccia intercettore che, se l’astronave non
avesse avuto intenzioni ostili, avrebbe stabilito il contatto.
-
Non ci sono pericoli - accelerò la velocità
avvicinandosi ancora di più all’astronave che, inerme,
fluttuava ad alcune centinaia di chilometri di distanza dalla Mosè.
-
Rispetta la procedura di contatto Bobby! - sbraitò nuovamente
Kail cercando di raggiungerlo. Sebbene il suo caccia fosse più
veloce di quello di Bobby non avrebbe mai fatto in tempo a
raggiungerlo prima che giungesse nei pressi dell’astronave e,
magari, a farsi distruggere.
-
I sistemi di sostentamento della astronave sono spenti, Kail! -
l’informò cercando con i sensori a media distanza
l’ingresso del loro hangar. Se non avevano notevolmente
modificato la loro tecnologia l’accesso dell’hangar
doveva essere chiuso da una barriera gravitazionale come quella che
usavano loro, che era derivata proprio dalla tecnologia del pianeta
Gall - Stanno morendo! Non c’è tempo per rispettare le
procedure standard! - e, non appena sullo schermo gli comparve la
corsia olografica dell’hangar, vi si tuffò a tutta
velocità atterrandovi quasi disastrosamente.
-
E’ entrato dentro! - urlò Koichi vedendo il segnale di
ritorno del caccia di Bobby scomparire dal suo schermo tattico - Cosa
facciamo Kail? -
-
Dalla Mosè dicono che l’astronave sta per esplodere, i
sensori registrano un’accumulo di energia disordinata nella
sezione motori - gli rispose leggendo i dati che il ponte di comando
della Mosè inviava al computer di bordo del suo caccia - se
non esce tra cinque minuti è fottuto! -
-
Avanti, muoviti! - sbraitò Bobby attendendo che il computer di
bordo del suo caccia si interfacciasse con quello dell'astronave
aliena. Non era la prima volta che la Mosè incontrava
un'astronave del pianeta Gall e ogni volta c'era sempre stato uno
scambio proficuo di informazioni e tecnologie e, per questo, i
sistemi delle due navi erano abbastanza compatibili. Il blip di
connessione effettuata venne salutato da un grugnito di approvazione
del pilota che, rapidamente inserì alcuni comandi per ottenere
l'accesso al sistema di sostentamento e di rilevazione delle forme di
vita presenti a bordo.
-
Le uniche forme di vita a bordo di questa astronave sono ammassate
sul ponte di comando - mormorò poi dando un'occhiata al
monitor. Sapeva benissimo di avere pochi minuti di tempo per tentare
quella missione di soccorso. Aveva visto anche lui i dati che la Mosè
aveva inviato e, in quel momento stava poi osservando quelli che gli
giungevano direttamente dalla nave aliena. Qualcosa non doveva aver
funzionato e i giganteschi motori stavano producendo più
energia di quella che serviva, energia che si stava accumulando e che
prima o poi avrebbe fatto esplodere tutto. Rapidamente diede il
comando di backup dei dati ed iniziò a scaricare il log della
nave sul computer del suo caccia. Se fosse riuscito a riportare il
culo a bordo della Mosè sarebbero stati dati davvero
importanti.
Dandosi,
poi, mentalmente dell'idiota almeno una mezza dozzina di volte fece
un respirone profondo ed aprì il cupolino del suo caccia
schizzando, in meno di un secondo fuori e dirigendosi senza
esitazioni verso il ponte di comando usando uno dei condotti interni
per la manutenzione che, secondo la planimetria che aveva scaricato
al volo lo avrebbe portato a destinazione in pochi minuti.
-
Ho perso ogni contatto! - riferì Koichi al ponte di comando
della Mosè dopo aver tentato inutilmente di mettersi in
contatto con Bobby - Si trova a bordo dell'astronave aliena , chiedo
il permesso di contattare la nave per iniziare una ricerca! -
-
Permesso negato - gli ordinò la voce secca dell'ufficiale al
comando in quel momento dopo alcuni secondi di silenzio - la missione
è annullata, rientrate alla base! -
-
Al diavolo! - urlò Kail aprendo lo stesso un canale.
-
Kail, non c'è più tempo! - urlò Koichi iniziando
la manovra di rientro con una brusca virata ed una poderosa
accelerata per portarsi il più lontano possibile nel minor
tempo. Aveva intravisto un lampo di energia uscire dallo scafo della
nave aliena, segno che ormai l'esplosione era quasi imminente.
-
Al diavolo anche tu Koichi! - latrò poi Kail arretrando fino
ad arrivare al limite di portata della radio.
-
Kail, sei troppo vicino, rimarrai coinvolto nell'esplosione! - lo
avvertì Koichi spingendo al massimo i motori del suo caccia.
Non avevano mai visto dal vivo l'esplosione di una nave di quelle
dimensioni, ma durante il corso gli erano stati mostrati vari video
di astronavi che esplodevano raccolti durante il viaggio e,
soprattutto durante le due guerre tra pianeti nelle quali la Mosè
era stata, solo marginalmente per fortuna, coinvolta. L'onda d'urto
di pura energia che si sarebbe irradiata avrebbe disintegrato
qualsiasi cosa nel raggio di migliaia di chilometri e, se la Mosè
avrebbe potuto sopportarla, lo stesso non si poteva dire dei due
piccoli gusci di noce sui quali si trovavano.
-
Merda! - si arrese alla fine anche Kail virando e mettendosi anche a
lui a correre per portarsi ad una distanza di relativa sicurezza.
-
Eccolo! - ansimò Bobby giungendo finalmente di fronte alla
porta del ponte di comando - Spero di essere ancora in tempo! -
Dal
condotto di manutenzione era sbucato proprio di fronte alla porta e,
senza attendere neanche un secondo per riprendere fiato colpì
con il palmo della mano un pannello che si aprì con un leggero
scatto metallico scoprendo una leva al suo interno. Come avevano
scoperto in passato, tutte le flotte che volavano nello spazio
usavano delle convenzioni per varie cose che andavano dai comunicati
radio ai sistemi di emergenza e, la leva per l'apertura rapida delle
porte era tra queste. Una specie di codice che quasi tutti
rispettavano per far si che, in casi come quelli anche il
soccorritore più incapace potesse fare qualcosa. Se tutte le
porte di tutte le astronavi di tutto l'universo avevano lo stesso
meccanismo di apertura d'emergenza era tutto più semplice.
-
C'è qualcuno? - urlò non appena la porta si aprì
con uno schiocco secco - Cè
qualcuno?1 - ripeté
subito dopo nella lingua del pianeta Gall.
La
visibilità era quasi nulla a causa del denso e acre fumo che
aveva invaso il ponte. Una consolle esplose improvvisamente
inondandolo di scintille e di schegge di metallo incandescente che lo
ferirono superficialmente lacerando il tessuto della tuta.
-
Se c'è qualcuno mi risponda!2
- domandò di nuovo. Non riusciva a vedere altro che qualche
forma indistinta che si muoveva nel fumo. Rapidamente fece alcuni
passi in avanti continuando ad urlare nella lingua del pianeta Gall -
Vengo dalla Mosè, sono qui per
salvarvi!3 -
Improvvisamente
urtò qualcosa con il piede e, chinandosi avvertì
chiaramente un corpo rannicchiato in posizione quasi fetale sul
pavimento. Cercando di parlarle più tranquillamente possibile
l'afferrò per costringerla a mettersi in piedi, ricevendo però
un netto rifiuto.
-
Dobbiamo andare via da qui!4 - le
disse chinandosi su di lei e riuscendo finalmente a vederla. Era una
ragazza, mentalmente sorrise pensando bella scoperta, il pianeta Gall
è abitato solo da donne, e sembrava che non avesse nessuna
intenzione di seguirlo.
-
Mi dispiace, ma non sono venuto fin qui
per lasciarti morire!5 - le disse infine prendendola di peso,
stupendosi di quanto fosse leggera, per poi iniziare a correre verso
il condotto che li avrebbe portati all'hangar. Come fece ad
orientarsi per ritrovare l'uscita del ponte di comando fu un vero
mistero, ma, la fortuna quel giorno evidentemente si era sbendata e
si era data decisamente da fare, e, al primo tentativo imboccò
la direzione corretta e, in pochi secondi fu di fronte al condotto.
Una vibrazione violenta gli fece capire che non c'era più
molto tempo.
Tutto
il resto venne poi avvolto da una specie di amnesia.
Il
decollo dall'astronave aliena, la fuga disperata, l'onda d'urto che
li colpì. La prima cosa che Bobby ricordò da quando si
era infilato nel condotto fu lo sguardo fisso di Kilia che sembrava
domandargli cosa stava facendo, perché l'aveva salvata.
Vennero
soccorsi da Kail e Koichi che, nonostante gli ordini ricevuti non
erano tornati a bordo della Mosè ma erano rimasti a distanza
di sicurezza e che si erano precipitati tra i rottami dell'astronave
aliena. E grande fu lo stupore quando videro il segnale di emergenza
del caccia di Bobby spuntare sui loro monitor.
Erano
certi che il comando non gliela avrebbe fatta passare liscia, ma in
quel momento non pensarono ad altro che puntare dritti verso la
provenienza di quel segnale mentre Bobby, rannicchiato nella capsula
di sopravvivenza del caccia guardava gli occhi della ragazza aliena
e, ma si dai, capendo che se ne era innamorato praticamente al primo
sguardo.
Il
giorno si apprestava a finire e le lampade che simulavano il sole
nelle cupole stavano lentamente abbassando la loro intensità,
portando nel contempo la luce ad una tonalità più
rossastra che doveva simulare il tramonto. La temperatura si era
notevolmente abbassata ed un leggero vento agitava le foglie degli
alberi che circondavano le strade nella cupola residenziale Omega
costringendo i passanti a stringersi nei loro cappotti e a tenersi
stretti il cappello.
-
Tra qualche giorno lasceremo la Mosè e partiremo per Terra
Promessa -mormorò Bobby guardando la luce rossastra che
colorava le acque limpide di un laghetto posto al centro di uno dei
numerosi giardini che costituivano il polmone verde della cupola.
Aveva chiuso la cerniera lampo del suo giubbotto di pelle e vi teneva
le mani affondante nelle tasche mentre Kilia gli aveva passato un
braccio sotto il suo e gli si teneva vicina.
-
Ho paura, sai -gli sussurrò osservando divertita alcune grosse
papere che sguazzavano nel laghetto - le nostre astronavi sfruttano
spesso i Buchi Neri Artificiali per i grandi viaggi, ma tutti i
calcoli sono fatti automaticamente dalla nave stessa senza che ci sia
nessuna che inserisca dei dati riguardanti, ad esempio la massa della
nave o la sua posizione al momento della apertura del Buco -poi si
voltò a guardarlo - ho paura di commettere qualche errore, di
inserire un dato sbagliato e di far distruggere la Mother dal campo
gravitazionale del Buco -
-
Se tu dovessi sbagliare, commetteresti sempre meno errori di
qualsiasi altra persona a bordo della Mosè -cercò di
tranquillizzarla come meglio poteva. Anche lui aveva paura. Come
tutti d’altronde. Ma in quel momento doveva cercare di
tranquillizzarla e, ammettere di avere paura anche lui non sarebbe
stata una mossa sicuramente molto intelligente - porteremo a termine
la missione nel migliore dei modi, e quando anche questa cupola sarà
su Terra Promessa, io, te, Marylin e Cleò ce ne andremo da
qualche parte per un tranquillo pic nic sull’erba -
-
Io inizio ad avere fame -sorrise improvvisamente staccandoglisi dal
braccio - torniamo a casa? -
Note:
1- Cè qualcuno
2- Se c'è qualcuno mi risponda
3- Vengo dalla Mosè, sono qui per salvarvi
4- Dobbiamo andare via da qui
5- Mi dispiace, ma non sono venuto fin qui per lasciarti morire
Copyright © 2003 - 2007 Suinogiallo
Quattro Chiacchiere Con L'Autore
Nuovo capitolo di Terra Promessa.
Un grazie, intanto a chi mi ha letto e a chi continuerà a farlo,
poi, passiamo alle note di percorso di questa capitolo che ci rivela
come si sono conosciuti Bobby e Kilia.
Per le citazioni e le ispirazioni, vale quanto detto nel precedente
capitolo. Molto importante è stata la visione di Gall Force, sia
per il pianeta Gall che viene citato varie volte, sia per il nome
dell'astronave (Nebulat) sia per la stessa Kilia che, per molti versi
appare ispirata a Cathy, una delle protagoniste dei tre film della saga.
Il linguaggio degli abitanti del pianeta Gall invece non è altro
che il font Symbol. In un primo momento volevo utilizzare un font
diverso e meno grecheggiante, ma alla fine ho optato per scegliere un
font che probabilmente è su tutti i pc.
Ed anche per questa volta è tutto, a rileggerci al prossimo capitolo.
Hasta Luego
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=115242
|