Chris and Corby life

di reading lover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chris e Corby, fuori a cena ***
Capitolo 2: *** Di sicuro ***
Capitolo 3: *** Si va in gita in Germania, trullallà ***
Capitolo 4: *** Missione armadio ***
Capitolo 5: *** Potresti... ***
Capitolo 6: *** Il musicista ***
Capitolo 7: *** La casa degli orrori ***
Capitolo 8: *** Un nuovo impiegato ***
Capitolo 9: *** Mary Robkins... ***
Capitolo 10: *** ... e Rachel Bruin ***
Capitolo 11: *** Sogni-prima parte ***
Capitolo 12: *** Sogni- seconda parte ***
Capitolo 13: *** Prima tappa: Londra- parte 1 ***



Capitolo 1
*** Chris e Corby, fuori a cena ***


Martedì 25 gennaio 2015 - 20.30.

Ora di chiusura. Finisco di stistemare tutte le mie cose nella borsa, mi infilo la felpona nera 'I love New York' e raccolgo le chiavi dalla scrivania dietro la quale lavoro ogni giorno. Proprio al fianco destro del tavolo, sul muro, staccato di circa venti cm dal pavimento, c'è il pannello di controllo; mi abbasso per raggiungerlo, tolgo la corrente e mi avvio verso la porta principale alla luce dei lampioni stradali . Chiudo a chiave e aziono la persiana elettrica, mentre aspetto che la persiana si abbassi del tutto mi stringo nella felpa per proteggermi dal freddo. Sigillo la biblioteca/libreria con i pesanti lucchetti ingrigiti dal tempo e mi avvio verso casa.

Mi metto le cuffie dell i-pod e scorro la lista di canzoni finchè arrivo ad uno dei miei titoli preferiti. Mentre le note di Wish you were here dei Pink Floyd mi rassicurano percorro le strade vuote di Amburgo.

Nel tragitto incontro solo un gruppo di ubriachi, uno dei quali si accascia per terra accombagnato dalle risate degli altri. Il più basso del gruppo mi guarda mentre svolto l' angolo. Raggiungo il famigliare portone rosso che apro. Le piccole scale della palazzina dove abito sono illuminate da una luce al neon che gli dà un aspetto bianco e asettico. Arrivo al primo piano e, appena entro nel corridoietto che precede il salotto vengo accolta da Aki, il mio weimaraner cucciolo , che festante mi dà il bentornato a casa.

"Finalmente!" è la voce della mia coinquilina, nonchè migliore amica, Chris che mi lascia giusto il tempo di togliermi borsa e felpa prima di soffocarmi in un abbraccio ampiamente ricambiato.

"La cena?" domando. Chris mi guarda, sfodera un espressione alla "ooopss!" e ne tira fuori una delle sue " é che oggi hanno comprato Bo, quindi pensavo che per festeggiare potremmo... Uscire a mangiare una pizza!" Ora la sua espressione è tra lo speranzoso e il "non uccidermi". Sospiro e mi lascio cadere sul divano " Chris, abbiamo a mala pena i soldi per la cartegenica, come pensi di pagare una pizza?"

"Ecco, oggi mia mamma si sentiva particolarmente altruista così mi ha fatto lei la ricarica e ho pensato che una pizza non costa tanto, poi qui vicino c'è il giro pizza a 10 euro così-

"Ok! Va bene, mi hai convinta..." Come faccio a non cedere... Poi io adoro la pizza!

 

Il giro pizza era chiuso così, sebbene poco convinte, continuiamo a girare per la città tedesca alla ricerca di un posto dove mangiare. Passiamo vari ristoranti, troppo pomposi per essere economici, e vari pub, troppo traboccanti di gente per essere tranquilli, fino ad approdare in un piccolo ristorante, apparentemente poco frequentato e "alla buona". Entriamo e chiediamo un tavolo per due. Un simpatico vecchietto munito di grembiule ci accompagna al centro del locale dove ci sediamo e iniziamo a sfogliare i menù.

Ordiniamo due pizze semplici, in Germania non c'è tutta la scelta che hanno i ristoranti italiani.

"Così siete riusciti a vendere Bo?!"

Chris lavora in un negozio di animali piuttosto particolare dove si occupano di trovare aimali abbandonati o a prenderli dai canili dove sono maltrattati o malnutriti, curarli e rivenderli, a poco, ovviamente; Bo era un CD ovvero un Caso Disperato inquanto è piuttosto vecchio e con dei problemi alle anche.

"Già, ad una coppia di circa settant'anni.Erano davvero carinissimi, quando sarò vecchia voglio essere così; dovevi vederli..."

"Ok, cambiamo discorso... Mi deprimo a sentir parlare di quando sarò vecchia..."

"E di cosa dovremmo parlare?"

"Qualunque cosa... Non parliamo di niente da ter settimane a questa parte!"

"Il punto è che quando nessuna di noi due è al lavoro tu stai sempre chiusa in camera a studiare!"

"Sto preparando l' esame di letteratura e dovresti farlo anche tu!"

"Lo sto facendo, ma non sono ossessionata come te! Guarda come ti stai riducendo le mani!"

Tutte le volte che sono ansosa per qualcosa strofino il pollice contro l' osso appena sotto l' unghia dell' indice e in questo caso i segni sono piuttosto evidenti.

"Non lo faccio apposta!"

"Bhè, resta il fatto che non abbiamo niente i cui parlare..."

Prende una fetta della sua pizza e ne mangia un pezzo, quasi con rabbia.

Stiamo litigando? No, perchè da quanto ricordo, nei lunghi anni della nostra amicizia (ormai 9) non litighiamo spesso, non per cose serie almeno, non ricordo neanche quand'era stata l' ultima volta.

Metto al corrente Chris di quello che sto pensando e lei risponde con una risata

"Figurati! Noi non stiamo litigando, stiamo prendendo parte ad un confronto costruttivo!"

Ecco qual' era stata l' ultima volta che avevamo litigato: eravamo in quarta liceo e quando il professore di diritto era intervenuto dicendo "Vi sembra il caso di litigare in classe?!" io avevo cercato di difenderci con la frase" Prof, noi stiamo solo prendendo parte ad un confronto costruttivo".

Mi lascio trascinare dalle risate di Chris quando lei si blocca di colpo per poi sorridermi

"Ho trovato di cosa parlare..."

Mi fa un cenno con la testa per indicare due ragazzi che si stanno sedendo in un angolo del ristorante.

Sono entrambi molto alti (tedeschi!), con capelli scuri (tedeschi?) e parlano un perfetto tedesco (si, tedeschi), uno di loro è molto magro, l' altro non si capisce perchè indossa vestiti extra large in perfetto stile hip hop.

"Sono stra carini!"

Mi giro e inizio a tagliare la mia pizza

"Chris smettila di guardarli!"

"Mica li sto guardando mica nèèè!"

Dice imitando l' accento della nostra città di origine, Bergamo.

Oltre a noi e i due ragazzi nella sala del ristorante c'è solo una famiglia, marito, moglie e due figli, il più grande, il maschio sta parlando con la sorellina, sono le uniche voci nel locale.

Lancio un occhiata veloce ai ragazzi e noto solo che quello in stile hip hop ci sta guardando e sta sussurrando qualcosa all' altro

"Li hai visti?"

"Si"

"Ma Corby, hai visto che ci stanno guardando"

Giro gli occhi in loro direzione, ora ci sta guardando anche quello magro; ritorno a fissare la pizza.

"Si"

"Ora quello più alto-il magro-fa di no con la testa"

"Per favore Chris..."

"Non ci guardano più"

Si gira e inizia a mangiare un altra fetta

"Chissà di cosa parlavano?"

"Probabilmente del fatto che continui a fissarli!"

"Ma va! Non si vedeva niente, ho gli occhiali da vista che confondono"

 

Torniamo a casa che è già notte innoltrata, siamo piuttosto brille dato che dopo la pizzeria ci siamo fermate in uno di quei pub poco tranqulli che avevamo incontrato all' andata parlando di quei due ragazzi tedeschi.

Mi butto sul letto mentre Chris rovista tra tutti i vestiti abbandonati sul suo per trovare il pigiama.

La nostra casa non è tanto grande, anzi: ha un salotto/cucina, un bagno, una camera abbastanza spaziosa per entrambe, e uno sgabuzzino che usiamo come cabina armadio.

Non è sempre così incasinata, ma quando siamo vicine ad un esame l' ordine passa in secondo piano.

Quando Chris torna dal bagno sono già nel mondo dei sogni.

 

Apro gli occhi e mi guardo in giro: la luce innonda la mia camera da letto, sono ancora vestita, con tanto di scarpe. Mi alzo e un improvviso dolore mi colpisce alla testa, come se un enorme macigno mi pesasse sulla sommità del capo.

Mi risiedo un secondo sul letto per poi convincermi ad andare in cucina dove non trovo nessuno, è mercoledì quindi Chris va al lavoro prima che la mia sveglia suoni. Adesso che ci penso non ho sentito nessuna sveglia... Finisco di bere la mia tazza di latte e caffè e inizio a cercare la mia borsa. Ovviamente non la trovo... Vedo Aki che trottella felice in salotto, mi guarda, guarda la ciotola di cibo, si avvicina a salutarmi e poi và a mangiare

"Aki, hai visto la mia borsa?"

Lui mi guarda, alza gli occhi come se stesse pensando poi abbaia e se ne va scodinzolando in bagno e abbaia di nuovo. Lo seguo nel bagno e vedo la mia borsa appoggiata al bordo della vasca, cerco il mio cellulare e quando lo trovo rischio un infarto: sono le 10 di mattina! Dovrei essere al lavoro da due ore!

Trovo velocemente la spazzola, mi sistemo i capelli, mi tolgo il trucco sbavato della sera prima e corro fuori raccattaando la prima giacca che mi capita a tiro, saluto velocemente Aki e mi precipito giù dalle scale.

Quando arrivo di fronte alla biblioteca/libreria c'è una signora che aspetta di fronte; è la signora Kennet che come tutti i mercoledì viene a comprare un libro

"Signorina Corby! Sono qui fuori ad aspettare da mezz' ora!"

"Mi dispiace signora Kennet, Non avrei voluto farla aspettare, ma non sono riuscita ad arrivare prima..."

"Dovreste mettere un avviso se aprite dopo o farlo sapere in qualche modo..."

"Lo so, mi dispiace davvero, ma non era una cosa programmata" dico mentre infilo le chiavi nella serratura della porta.

Entro nel negozio seguita dalla Kennet che continua a confabulare sul ritardo dell' apertura e continuando a mia volta a scusarmi finchè non mi rifugio dietro la mia scrivania e lei si avventura alla ricerca di un nuovo libro. Appoggio la borsa e la giacca e accendo luci e computer e aspetto che la signora abbia scelto il suo libro.

Dopo meno di un minuto arriva con il solito romanzo d' amore.

"Sono quattro euro e cinquanta signora Kennet"

Lei paga ed esce dal negozio. La signora Kennet è una vecchia donna sola: il marito è morto una decina di anni fa e l' unico figlio si è trasferito a Berlino per lavoro, il nipote, con la scusa dell' università, non viene spesso a trovarla. Mi sta simpatica perchè mi ricorda un po' mia nonna: mia madre e mia zia si sono trasferite a Bergamo per amore (mio padre e mio zio sono di Bergamo), la mia zia più giovane è in Emigli Romagna per lavoro e mio zio a Londra e mio nonno se n' è andato quando io avevo solo quattro anni. Da quando frequentavo l' università ad Amburgo, cioè da un quasi anno, ero andata a trovare i miei parenti solo una volta a Natale

Recupero i trucchi dalla borsa e mi siedo con la schena appoggiata alla scrivania per darmi un aspetto quantomeno presentabile. Mentre mi sto mettendo il mascara sento la porta aprirsi, mi alzo di scatto picchiando la testa contro la tastiera(solita figura di merda!) "Buon giorno!"sento dire in perfetto accento tedesco "Buon giorno..."rispondo massaggiandomi la testa e girandomi per vedere chi ho salutato; è un ragazzo alto, con i capelli scuri raccolti in cornrows e che indossa vestiti extra large in perfetto stile hip hop.

SPAZIO AUTRICE:
è una storia vecchia, e un po'demenziale, ma ci sono affezionata e spero con tutto il cuore che vi piaccia...

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Capitolo 2
*** Di sicuro ***


Mercoledì 26 gennaio 2015 - 11.05
Rimango quel tanto basita che basta a farmi sembrare una perfetta idiota. Per fortuna, mentre lo fisso, il ragazzo che io e Chris abbiamo visto, insieme all' altro, in quel piccolo ristorante la sera prima, è intento a sfogliare un libro di Sepulveda. Ora che lo vedo da vicino è piuttosto magro anche lui, ha una maglia rossa nascosta dalla gigante felpa nera, un paio di jeans extra large con dei falsi buchi sulle cosce... Oddio, indossa un paio di scarpe fantastiche! Sono mesi che metto via i soldi per comprare quelle scarpe! Adesso che ci penso... Ieri ho speso la maggior parte di quei soldi al pub. Sono proprio una scema...
Io e Chris dobbiamo pagarci l' università e pagare affitto e bollette con quello che guadagnamo, e i nostri non sono esattamente lavori ben retribuiti. Siamo arrivate in Germania l' estate scorsa, per due mesi abbiamo vissuto in albergo finchè abbiamo raccimolato abbastanza soldi per affittare la casa dove oggi viviamo. Chris lavorava già al negozio di animali, mentre io facevo la barista in centro, all' inizio era stato difficile perchè non avevo molta dimestichezza con il tedesco, poi, anche se con il tempo mi ero ambientata molto bene, ero stata assunta alla biblioteca/libreria e avevo lasciato il bar.
Questo lavoro mi piace di più: è più tranquillo ed essendo io una persona poco socevole il fatto di non dover interagire molto con gli altri, o almeno non tanto quanto dovevo farlo al bar, è sicuramente un fattore positivo, poi io adoro i libri e ancora di più le bibloteche. Sono ormai sei mesi che lavoro quì e nel frattempo studio in un università di lettere ad indirizzo teatrale (si, il mio sogno è il teatro e/o il cinema). Perchè proprio in Germania? Bhè, io e Chris abbiamo sempre amato la Germania, poi Amburgo era stata la città dei Beatles e questo, a parer mio, gli dava un fascino particolare, in più eravamo alla ricerca di una completa autonomia e una città straniera era anche l' occasione per ricominciare; così eccoci qui! Lontane da casa, dai nostri parenti e dai nostri pochi amici, in particolare Maria ed Annamaria, le nostre migliori amiche, la prima impegnata in uno stage in Inghilterra, a Londra, l' altra all' università di moda e design a Milano, ma nonostante tutto eravamo sempre noi, sempre insieme contro il resto del mondo, attraverso la nostra vita, che ogni giorno ci sorprendeva e ci impauriva di più.
"Vendete anche CD?" la voce del ragazzo mi distrae dai miei pensieri
"Mi dispiace, abbiamo solo libri."
"Cosa potrebbe consigliare ad un amante della musica?" Ineffetti, nonostante i vetiti, ha un po' l' aria da musicista incompreso
"Dovremmo avere qualche biografia."
Esco dalla mia postazione e mi reco nell' angolo infondo a destra
"Abbiamo Aerosmith, Beatles, Led Zeppelin, Michael Jackson, Pink Floyd, Queen... Oh, anche Green day e Linkin Park... E forse qualche cantautore tedesco"
"Sono interessanti?"
"Ho letto solo questa-gli mostro il libro In the sky with diamonds, Story of Pink Floyd - è piuttosto carina: le prime pagine sono dedicate alla storia, le altre sono più che altro testi delle loro canzoni-noto un' altra copertina che spunta fuori dal mucchio, la prendo-oh, anche questa è interessante è solo biografia"
"L' angelo bruciato..? Sembra allegro..."dice sarcastico
"Bhè, Kurt Cobain non ha certo avuto una vita allegra..."
"Per le biografie, credo mi basti Wikipedia... Speravo vendeste CD... Cosa pensi di questo libro invece?" Ok, da quando eravamo passati al tu?!
"Il vecchio che leggeva romanzi d' amore?"
"Si, dal titolo sembrerebbe un romanzo rosa smielato..."
"Non lo è, anzi, è carino, interessante, poi personalmente mi piace Sepulveda..."
"Allora prendo questo."
"Per prendere proprio questo deve far-
"Dammi pure del tu..."Certo...
"Allora devi, fare la tessera; invece, se vuoi comprarlo seguimi"
"Ti seguo..." Lo accompagno nella sezione libreria del negozio e inizio a cercare Sepulveda. Pe fortuna gli autori sono in ordine alfabetico...
"Sepulveda, Sepulveda... Sepulveda! Ecco..."
"Grazie" risponde lui prendendo il libro. Torniamo alla mia scrivania e digito il codice del libro
"Se non mi piace verrò a lamentarmi..."
"Mi trovi qui tutti i giorni"
"Tutti i giorni? Davvero?" la frase sembra nascondere un "Poverina se ne sta tra questi scaffali polverosi tutti i santi giorni..."
"No..."
"Ah... E quando sei qui" Quando si dice sapersi fare gli affari propri... Alzo gli occhi dalla tastiera e rispondo
"Il lunedì e il sabato solo il pomeriggio, mercoledì la mattina, mentre martedì e venerdì tutta la giornata, se vuoi lamentarti per qualcosa però vieni il sabato, di solito sono già di malumore..."
"Perchè?" E insiste..!
"Perchè non sopporto l' idea di non avere il sabato pomeriggio libero..."
"Ah... Lavori e basta..." Viva la perseveranza!
"No. Sono 12 euro..." Mi passa i soldi giusti mormorando un "Ecco a te..." al quale risèpondo con un secco "Arrivederci..."
"Di sicuro..." Cosa? Di sicuro? No, ha davvero detto di sicuro? Dopo ieri sera al ristorante pensavo fosse carino ora credo sia solo un irritante presuntuoso! Di sicuro...
A mezzogiorno il mio turno è finito. Dopo il ragazzo non è più entrato nessuno, apparte un gruppo di ragazzine che guardavano gli scaffali tra risatine e smorfie, probabilmente avevano impiccato...
Chiudo il negozio e passo da casa per portare a spasso Aki e prendere i libri dell' università: mi aspettano due ore di lezione con il professor Grogan e, sinceramente, la cosa non mi entusiasma più di tanto: sono stanca e, anche se la sbornia mi è praticamente passata, non aver dormito bene non mi fa sprizzare d' entusiasmo. Non che di solito l' idea di andare a lezione mi entusiasmi, però...
Non ho mai amato la scuola, c'è stato un periodo in cui adoravo la mia classe, alle medie, ma non provare repulsioone per la scuola, mai! L' ho sempre odiata, fin dalle elementari, almeno da quando ho capito che non avrei più potuto alzarmi quando mi andava o che non avrei più potuto giocare e, soprattutto, che una volta tornata a casa avrei dovuti fare i compiti.
Quando arrivo al campus dell' università vedo molti studenti che corrono per non fare tardi a lezione o che si sono fermati nei corridoi a chiacchierare per riempire un' ora buca. Io sono leggermente in ritardo, ma riesco comunque ad arrivare prima del professore. Mi sistemo in uno degli ultimi banchi e apro il quaderno degli appunti, devo assolutamente stare attenta, non solo perchè tra poco c'è l' esame, ma soprattutto perchè Chris oggi è al lavoro e dovrà studiare anche lei dalle pagine che scriverò, così come farò io con quelle che scriverà lei. Tranne il giovedì, che è il giorno libero di entrambe, non siamo mai all' unversità insieme, facciamo i "turni" per fare in modo di avere più appunti possibile. Il dottor Grogan entra e inizia la lezione.

La sera sono a casa, Chris rientra per le otto, mentre io stò guardando un assurdo telefilm tedesco in televisione
"Buona sera mondo!" Aki salta giù dal divano per salutarla, mentre io rimango davanti alla tv rosicchiando un pezzetto di pane
"Buona sera" dico con la bocca piena
"Che accoglienza..." Mi alzo e vado trotttellando a salutare le mia amica
"Tu e Aki avete lo stesso modo di camminare..."
"Tale cane tale padrona" accarezzo il mio cagnone sulla testa. Lo avevo chiamato Akito, come il personaggio del mio manga (tipo di fumetto giapponese, nda) preferito perchè, un po come il vero Akito Hayama aveva avuto un bel po' di brutte esperienze prima di venire adottato da me poco prima che partissi per la Germania. Anche Chris amava i cani, ne aveva tre, ma non li avevamo portati con noi ad Amburgo, non ancora in realtà...
"Cena?" chiede lei
"Pronta! ma devi apparecchiare..."
"Cosa?! Era ieri che toccava a me..!"
"Ieri siamo andate al ristorante..."
"Non fa niente, tocca comunque a te oggi..."
"Assolutamente no, slittiamo i turni..." Turni anche per chi apparecchia, ormai la mia vita è una questione di turni...
"Ma così ci confondiamo..."
"Bhè, io non apparecchio..!"
"Io neanche..."
"Bene!"
"Bene!"
Alla fine decidiamo di mangiare sul divano senza che nessuno debba apparecchiare e nel frattempo vediamo un film. Aki è sdraiato sul tappeto di fronte alla tv, è molto tranqquilloper la sua razza, più che altro dorme, mangia e caga, un po' come un labrador... Ho sempre pensato che quel cane abbia una sorta di crisi di identità... Ad un tratto mi viene in mente una cosa che devo assolutamente dire a Chris
"Indovina chi c'era oggi in negozio..."
"La signora Kennet?"
"No, uno dei due ragazzi del ristorante... Hai presente? Quelli di ieri..."
"Si che ho presente! Quale dei due??" Chiede sorpresa e interessata
"Quello extra large..." Lo avevamo soprannominato così, mezze ubriache, al pub la sera prima
"E cosa voleva?"
"Dei CD, ma quando gli ho detto che non li avevamo ha comprato un libro..."
Gli racconto bene tutta la storia e lei mi ascolta interrompendomi ogni tanto con qualche domanda
"...E poi, quando io gli ho detto "Arrivederci" lui mi ha risposto "Di sicuro"! " concludo scimmiottando la sua voce, quel "Di sicuro" non mi va proprio giù.
"Sei seria? Cioè "Di sicuro"?"
"Giuro! Di sicuro!"
Passiamo il resto della sera tirando fuori ogni due per tre quel Di sicuro e ridendo come due bambine. Finito il film andiamo a dormire, domani ci aspetta un' intera giornata di università.
"Buona notte Corby" Mi dice Chris mentre Aki salta sul mio letto
"Di sicuro" Ci concediamo un ultima risata prima di abbandonarci tra le braccia di morefeo.

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Capitolo 3
*** Si va in gita in Germania, trullallà ***


 

Giovedì 27 gennaio - 12.35
Ora di pranzo. Io e Chris siamo sedute sotto un albero con alcuni compagni di università e stiamo mangiando e discutendo dell' imminente esame di letteratura.
"Io non ho preso gli appunti delle prime lezioni" Dice una ragazza con i capelli rossi in un pesante accento francese, essendo la nostra una scuola internazionale di solito parliamo inglese, raramente tedesco e solo una volta mi è capitato di parlare italiano con un ragazzo di Bari che frequenta la mia stessa classe di teatro. Questa francesina non mi sta particolarmente simpatica, mi ricorda una mia compagna di medie e superiori che stava sempre appiccicata a me e Chris, come una cozza allo scoglio, e che non sopportavamo.
"Se vuoi te li posso prestare io"replica John, un ragazzo che viene da Montreal e che ho conosciuto al corso di lettura teatrale a inizio anno. Lui invece è il classico casca morto-sfigato, che ci prova con tutte ma non gli va mai bene con nessuna. La discussione continua ma io sono stanca e non ho alcuna voglia di socializzare con nessuno oggi. Lancio un occhiata a Chris che sembra pensarla come me così, con una scusa ce ne andiamo.
"Ho voglia di un caffè"dico mentre camminiamo per il corridoio settentrionale del campus
"Anch' io... Dov' è la caffetteria?"
"Non lo so, non sono mai stata in questa zona dell' università..." Eravamo arrivate nel giardino posteriore guidate da Jhon, ma, come al solito, non avevo prestato attenzione alla strada
"Fantastico... Siamo due banani- appllativo con il quale la nostra amica Annamaria ci insultava sempre- ora come torniamo a casa?"
"Bhè, ci sarà pure un' uscita anche da questa parte..."
Iniziamo a cercare l' uscita ma senza successo fino a quando incontriamo una bidella alla quale chiediamo indicazioni
"Mi scusi-chiedo io dopo la solita discussione tra me e Chris su chi dovesse parlare con la signora- potrebbe indicarci l' uscita?"
Lei mi guarda con un' espressione odiosa alla "Che cosa vuole questa?!" alza gli occhi al cielo e ci indica una porta
"Percorrete tutto il corridoio e poi a destra... Attente che sto pulendo il pavimento..."
Ci avvimo verso la porta e Chris rassicura la bidella dicendo "Non si preoccupi, staremo attentissim- ovviamente a questo punto scivola sul pavimento bagnato e cade, culo a terra. Io scoppio a ridere e mentre cerco di rialzarla tirandola per un braccio, scivolo anch' io raggiungendola sul pavimento. La bidella ci guarda scioccata balbettando qualcosa di incomprensibile, mentre noi, tra una rista e l' altra ci rialziamo (Siamo proprio specialiste in figure di merda!")
"Mi dispia- cioè, ci dispiace molto... Noi... Bhè, ci scusi..." balbetta Chris mentre io sono in preda ad una crisi di risate che cerco invano di trattenere.
Usciamo dall università, io mi appoggio al muro, guardo Chris e entrambe scoppiamo in una risata coivolgente e non più trattenuta.
"Avremmo dovuto riprendere la scena!" Dice lei in un momento di serietà (o quasi...)
"La cosa migliore è stata la faccia della bidella... L' hai vista?"
"Si, era tipo..." fa una faccia a metà tra lo scandalizzato e l' incazzato
"Uguale!"
Ricominciamo a ridere finchè Chris si ferma
"Che c'è?"chiedo
"Guarda!" Dice facendo segno con la testa veso la strada opposta
Mi sposto dal muro e cerco di individuare quello di cui parla lei. Solo ora noto un' enorme casa in stile tardo medioevo che mi inquieta un po'. Il portico in pietra è ricoperto di una pianta rampicante ormai secca che sale fino alla finestra del primo piano, la parete esterna è grigio-blu, sembra abbandonata, alcuni pezzi di vernice non ci sono più e dentro è buia. Sembra una di quelle case che, a loro tempo, erano l' orgoglio della famiglia, probabilmente nobile, che vi abitava dentro, ma che ora è sostanzialmente abbandonata al suo destino. Guardando meglio vedo che sotto il portico c'è un ragazzo che armeggia con un paio di chiavi (quindi la casa non è abbandonata..!) è alto, con i capelli scuri e sembra molto magro. Oddio è quello del ristorante! Quello che abbiamo visto con extra large!
"Certo che li incontriamo ovunque!" dice Chris
"Guarda in che casa abita..."
"Wow, mi ispira tantissimo!"
"Ma va! fa gelare il sangue nelle vene... è spaventosissima!" Fingo di avere i brividi, Chris mi guarda, guarda la casa e dice "Torniamo a casa?"
"Torniamo a casa... Anche se io vorrei ancora quel caffè..."
Ci fermiamo in un bar che assomiglia al pub degli hobbit de "Il Signore degli Anelli" ordiniamo due cappuccini. Chris decide di intavolare una discussione per niente piacevole
"Com' era da vicino mr. extra large?" chiede
"Esattamente come da lontano..." decido di restare sul vago nonostante sia ormai sicura che lei abbia capito già quello che voleva sentirmi dire, io e lei siamo come telepatiche, non possiamo nascondere niente l' una all' altra
"Guarda che lo so che ti piace..." come volevasi simostrare...
"Non è che mi piace, penso solo che sia un bel ragazzo... Ma-
"Quindi ti piace..." mi interrompe lei. A questo punto è meglio dargliela vinta
"Si, fisicamente si... Ma comunque è uno sbruffone antipatico!"
Arrivano i due cappucci e paghiamo. Spero che questo faccia morire il discorso lì, ma a quanto pare Chris vuole andare avanti a parlare di extra large
"A te sono sempre piaciuti quelli un po' sbruffoni..."
"Ok, e questo da quando?"
"Mmmmh- finge di pensarci su- da sempre!"
"Forse è vero, ma comunque non mi piace..."
"Ma hai appena detto-
"Si, è bello, ma non per questo mi piace..."
Ora il discorso è finito, iniziamo a parlare dell' obeso seduto nel tavolo di fianco al nostro discutendo su chi di noi due gli assomigli di più.
 
 
Sono le cinque di pomeriggio e stò girovagando su facebook. Ok, premetto che io odio i social network. L' unica ragione per la quale sono iscritta a facebook è perchè mi ha iscritto Annamaria quando eravamo alle medie e non mi sono mai disiscritta perchè mi divertiva vedere le foto che le mie amiche, e non, si facevano da sole e perchè così potevo controllare se qualcuno metteva mie foto e minacciarlo di morte se non voleva più toglierle. Tornando a noi: sto girovagando su facebook quando la suoneria del mio cellulare sparata al massimo mi fa quasi prendere un infarto, devo ricordarmi di abbassarla o un giorno ci lascio seriamente la pelle. Rispondo senza guardare chi mi ha chiamato e sento una voce squillante che è per me impossibile non riconoscere
"Cooorbyyyyy!!! Come va???" la voce di Annamaria distorta dal telefono mi perfora il timpano
"Anmaaaryyy!!! Io bene, più o meno, tu?"
"Bene! Cos' è quel più o meno?"
"Niente di che: il lavoro mi distrugge, l' università ancora di più, siamo quasi senza soldi... Solito!"
"Bhè, tu e quella troiona di Chris preparatevi a stre bene sul serio!" Ok, se Anmary progettava di "farci stare bene sul serio" non potevamo aspettarci niente di buono...
"Cosa hai in mente An?"
"Ho già parlato con Mary, è tutto pronto! Ovviamente lei non poteva scomodarsi a chiamarvi quindi l' ho fatto io- ero sostanzialmente in ansia, nella mia testa una vocina continuava a ripetere"Niente di buono, niente di buono, niente di buono"- Hai presente il vostro esame di letteratura?"
"Si." rispondo cauta
"Allora, dovrebbe essere questo lunedì giusto?"
"Si."
"Bhè, martedì dovete essere all' aeroporto per le sei di sera!!!"
"Cosa?!?!!!"
"Si, veniamo a trovarvi!"
"Stai scherzando?"
"Si..."il mio entusiasmo viene frenato da questa risposta secca e sillabica, rimango impietrita di frone alla smentita della mia amica. Avrei dato qualsiasi cosa per vedere Mary e Ann, ma io e Chris avevamo il lavoro e spostarci era quasi impossibile.
"Ma và là banano, sono seria" l' entusiasmo riparte con il doppio dell' energia
"Ti mando i dati dei voli dopo, via messaggio... Ora passami Chris che la saluto..." sono così felice che non sento neanche l' ultima parte del discorso dato che sono persa a fantasticare su tutte le cose che potremmo fare noi quattro insieme
"Scema, guarda che parlo con te! Passami Chris!"
"Ah si, scusa, però Chris sta facendo la doccia adesso"
"Ok... allora diglielo tu e salutamela, vi saluta anche Mary! Ci vediamo martedì!"
"Si!"
Quando Anmary mette giù rimango per un momento imabambolata con ancora il telefono in mano. Appena mi riprendo salto giù dal divano e corro in bagno per dare a Chris la bella notizia.

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Capitolo 4
*** Missione armadio ***


Venerdì 28 gennaio 2015 - 16.20

Sono al lavoro e mi sto annoiando a morte. Non ho niente da fare così prendo il mio telefonino dalla borsa e chiamo Chris. Suona. Suona ancora. Clik

"Scusa Corby ti richiamo dopo sono nei casini ciao!" Clik. Suona. Suona ancora.

Fantastico... Sapere che avrai sempre le amiche, che saranno disposte a farti compagnia in ogni momento, è davvero bello. Chissà poi perché tutta questa fretta...Rimetto il cellulare nella mia borsa gigante che sta sotto la scrivania, come sempre. La chiamiamo la borsa cadavere perché un giorno Sara, una mia amica, mi ha detto "Certo che questa borsa è proprio grande, ci potresti nascondere dentro un cadavere!". Da allora era la borsa cadavere.

Mi appoggio con i gomiti al tavolo e sospiro. Chiudo gli occhi un secondo, solo un secondo, che male può farmi, in fondo questa notte non ho dormito niente. Ho studiato fino alle quattro di mattina e la sveglia è suonata, inesorabile, alle 6.30. Sono sfinita, oggi non è venuto nessuno in negozio, perché dovrebbe entrare qualcuno proprio adesso.

"Ciao!" perchè il destino ce l' ha con me, ecco perchè! Apro gli occhi e trovo un allegro extra large che mi fissa

"Ciao...- dico alzandomi dalla scrivania- sei venuto per lamentarti del libro?"

"No, per quello verrò sabato..."

"Giusto..." è alto. Davvero alto. Ti mette in soggezione, mi sento stranamente piccola adesso che sono di fronte a lui, e pensare che non sono così bassa!

"Io... Ero nei paraggi e ho pensato di venirti a salutare..."

"Ah..." Ok, lo ammetto, sono alquanto imbarazzata

"Bhè, dato che ora ti ho salutato...- te ne vai?! No è...- posso sapere almeno come ti chiami?" sono tentata di rispondergli "cazzi miei!" ma il proprietario mi ha vietato di essere scortese con i clienti... Forse, e sottolineo forse, un po', solo un po', mi fa piacere che abbia chiesto il mio nome...

"Corby." gli porgo la mano e lui la stringe

"Tom- Finalmente extra large ha un nome -Ho come l' impressione che ci siamo già visti..."

"Ehm... Si, mercoledì scorso... - Ma è scemo o ha la memoria veramente a breve termine?- Sai eri venuto per dei CD, ma noi non li vendiamo così-

"Si, quello me lo ricordo, intendo dire prima, prima di mercoledì..."

"Non mi sembra, no." Sono fiera di me, credo di essere stata proprio convincente...

"Ma si, martedì, al ristorante" e invece no...

"Ah,- fai l' indifferente, fai l' indifferente!- al ristorante..."

"Si, eri con un' altra ragazza e io con mio fratello..."

"Si, è una mia amica..."

"Ah, comunque- gli suona il cellulare e lo prende dai pantaloni extra large, legge il messaggio- ...Ora devo andare... Ci vediamo sabato"

"Di sicuro." Bhè, me la merito una piccola rivincita...

Lui si gira e sorride (che si sia ricordato del suo "di sicuro"?). Esce e io resto a guardare la porta come una rimbambita. Prima di ammetterlo a me stessa ci metto un po', ma devo proprio dire che ha un bel sorriso... Comunque non è vero quello che dice Chris, a me non piaccono gli sbruffoni... E anche se fosse, extra large, Tom, mi sta antipatico. Non è niente di più che uno di quei clienti che ogni tanto ti verrebbe voglia di prendere a sberle, antipatico, antipatico, antipatico! Ok, non è proprio così cattivo, infondo è stato carino a venire a salutare... No, che cosa dico? Certo che è antipatico, uno così non può che esserlo... Non mi interessa se questo discorso non ha senso, la conclusione è più che chiara: extra large, cioè Tom, è antipatico!

Sento una musichetta sparata a tutto volume provenire dalla mia borsa, è il mio telefono, al rumore assordante del quale sono sopravvissuta ancora, giuro che entro oggi abbasserò la suoneria...

"Pronto"

"Ciao Corby, ho poco tempo, cosa volevi dirmi prima?" è Chris!

"Niente di che... Solo che adesso extra large ha un nome..." Sono contenta di poter raccontare a qualcuno quello che è successo così le faccio un riassunto veloce sperando che potremmo parlarne per qualche minuto, invece il suo unico commento è "Ne parliamo a casa, ok? Scusa ma oggi è proprio un casino..." Sento il solito clik della chiamata terminata . Sono di nuovo sola nella biblioteca/libreria... Uffa! Che noia! Cosa posso fare tutta sola soletta?

Nella mia mente si fa prepotentemente spazio un immagine: è un ragazzo alto, con cornrows scuri e vestiti larghi, ok, no! Non me ne starò in un negozio vuoto a fantasticare su un ragazzo, che non conosco per di più! Non è da me...

Passo il resto del pomeriggio a cercare di mandare via quel maledetto volto sorridente dalla mia testa, senza successo...

 

Sono a casa seduta sul divano, con i capelli raccolti in uno chignon disordinato, con addosso un paio di pantaloni della tuta e una maglietta piuttosto orribile che uso solo in casa. Sto leggendo la mia posta elettronica : il primo messaggio è di mia mamma:

Come va? Noi tutto bene. Quand' è l' esame? Perchè non rispondi mai? Domani ti chiamo.

Ti vogliamo bene Mamma e Diego

Diego è il compagno di mia mamma, vivono in quella che l' anno scorso era anche casa mia, dove comunque conservo la mia camera. I miei si sono separati quando io avevo otto anni, ma ho vissuto molto bene quest' esperianza e poi perchè non avrei dovuto? Mia mamma e mio papà sono diventate due persone più felici, i loro compagni sono fantastici, ho acquisito una sorella più grande e un fratello di poco più piccolo, mio papà ha avuto altre due figlie fantastiche... Cosa posso volere di più di una famiglia felice? Rispondo:

Anche io sto bene anche se sono un po' stressata per l' esame di lunedì. Mary e Anmary

verranno a trovarci martedì, si fermano solo qualche giorno, domani quando ci sentiamo,

ti spiego tutto... Anch' io vi voglio bene. Salutami Diego e anche Giada e Gianluca... Baci

La invio e apro la seconda mail, questa volta di mio zio:

Ciao!!! Tua mamma mi ha detto che tra poco hai il tuo primo esame!! Fammi sapere come va!

Saluti dal tuo zio preferito... Che sarei io...

A questa risponderò lunedì. Sto per leggere la terza mail quando Chris entra dalla porta e sfinita si abbandona di fianco a me sul divano. Ha i capelli un po' spettinati e un' aria distrutta. Aki la sente arrivare e salta fuori dalla sua cuccia per andare a salutarla

"Ciao piccolo..." gli dice lei accarezzandogli la testa con gli occhi chiusi

"Stanca?" chiedo io

"Si, oggi al lavoro ci sono stati tremila problemi con un pastore tedesco che hanno trovato ieri. Non può immaginare quanto sia scatenato, è impossibile da gestire! Tu, come è andata oggi?"

"Niente male, non c'è stato molto movimento così ho avuto un po' di tempo per studiare..." è palese quale sia l' argomento che voglio evitare e ovviamente lei lo capisce. Non che non voglia parlarne con Chris, solo che non saprei neanche che cosa dirle, insomma, io non lo conosco neanche questo Tom! è un cliente della biblioteca/libreria, come gli altri, non ha niente di speciale...

"Bhè, qualcosa è successo..." Mi guarda con un espressione che vorrebbe essere maliziosa, ma che a causa della stanchezza risulta solo ridicola

"Si, ho saputo il vero nome di quello che fino a ieri chiamavamo extra large, oooh, che emozione!" dico ironica

"Quando me l' hai raccontato al telefono sembravi così entusiasta..." replica lei

"Si, certo..." Uffa! Non potremmo parlare di altro... Ok, forse ero un po' entusiasta quando gliel' ho detto prima (forse!), ma è solo perchè era una notizia fresca, qualcosa che non si sarebbe aspettata di sentire, ora è storia vecchia...

"Basta parlarne, dai! Argomento archiviato, ok?"

"No, voglio sapere i dettagli..."

"Poi chiudiamo definitivamente il discorso?"

"Si, promesso" Le racconto cos' è successo per filo e per segno, tanto per farla felice, anche se non mi va un granchè di parlarne; non so perchè ma l' argomento extra large, cioè Tom, mi mette un po' a disagio

"Quindi-

"No! Avevi detto argomento chiuso, basta!"

"Ok... Tu hai già cenato?" Il venerdì Chris lavora solo il pomeriggio, ma finisce piuttosto tardi, per le dieci, quindi di solito io mangio prima che lei torni.

"Si, il tuo panino è in cucina, già pronto" Si alza e va a prenderlo

"Dove faremo dormire Mary e Anmary quando verranno?" In effetti non ci avevo proprio pensato...

"Non saprei, vedremo..."

Quando avevamo 15/16 anni organizzavamo sempre pigiama party, a casa dell' una o dell' altra, quindi eravamo abituate a dormire tutte insieme. Ricordo che Mary era sempre la prima ad addormentarsi, io facevo giusto un riposino mentre guardavamo il film di turno, Chris e Anmary invece resistevano più o meno fino alle sette di mattina quando, sfinite, ci addormentavamo tutte guardando il sole nascente.

"Potremmo unire i nostri letti e dormire tutte lì..." dico

"Bhè, si... potremmo..."

"Fatta?"

"Fatta!"

 

Io e Chris siamo nella nostra camera. La stiamo osservando da qualche secondo, ferme immobili e in silenzio. L' idea di unire i nostri letti non è così male, il problema è il numero infinito di vestiti che sono sparsi ovunque: sul pavimento, sui comodini, tra le lenzuola, tutto è ricoperto da un tappeto di stoffe di tutti i tipi. Non mi ero mai fermata ad osservare la nostra camera, ma com' è possibile che io non abbia mai notato tutto questo casino!

"Credo che..."dico per poi venire interrotta dalla mia compagna di disordine

"Si..." concorda lei intuendo quello che volevo dirle prima

"Decisamente..." concludo. Il nostro accordo silenzioso prevede che sistemeremo tutto prima dell' arrivo delle altre. Le ragazze sono abituate al nostro disordine, ma nessuna di noi due vuole accoglierle in un porcile.

Vado alla porta dello stanzino adibito ad armadio e lo trovo semi vuoto (Non mi sorprende, i nostri vestiti sono tutti sparsi in giro!).

"Iniziamo adesso?" chiede Chris sotto intendendo il fatto che preferirebbe rimandare

"O adesso o mai più!" dico io iniziando a raccogliere dei vestiti a caso e dividendoli in due mucchi, i suoi e i miei. Avevamo una rigida politica riguardo all' armadio: la parete di destra era sua, quella di sinistra mia, quella di fronte alla porta, dove c'era lo specchio, di entrambe ed era adibita alle scarpe, mentre la parete della porta era ricoperta di gancetti pieni di collane, bracciali e anelli di ogni tipo. Ognuna di noi poteva prendere in prestito le cose dell' altra a patto che, ovviamente, le chiedesse e non le rovinasse irrimediabilmente.

Entro nell' armadio con i due mucchi e inizio a sistemarli sugli omini delle rispettive pareti mentre Chris è sdraiata sul letto; non la disturbo perchè so che è stanca e ha bisogno di un momento per convincersi a iniziare il lavoro. Quando ho quasi finito il primo mucchio sento della musica provenire dallo stereo in camera: è Forever Yang di Jay-Z e Mr. Hudson. Questo è uno dei miei vecchi CD, risale a circa cinque anni fa. La musica è una bell' idea, aiuta a sentire meno la stanchezza. Torno in camera e vedo Chris che raccoglie vestiti, si gira verso di me e sorride. Canticchiando continuiamo il processo di smistamento e iniziamo anche una sorta di catalogazione dei vestiti in tre categorie: bellissimi, accettabili, da buttare.

"Hai notato che il mucchio dei "da buttare" è immenso?" mi dice Chris ad un certo punto. Mi giro è guardo i nostri tre mucchi: nei "bellissimi" facevano mostra di sè un paio di miei pantaloni, due magliette e un vestitino; gli "accettabili" erano raccolti in un mucchio alto quanto il letto mentre i "da buttare" erano ovunque, buttati a caso sul pavimento ed erano davvero molti.

"Forse dovremmo andare a fare shopping"

"Certo, con tutti i soldi invisibili che abbiamo non sarà un problema spenderne un po'..."

"Giusto... Bhè, andiamo comunque. Guardare non costa niente..."

"Domani?"

"Si!" Shopping. Una parola che mi mette sempre allegria. Rinvigorite da nuovo entusiasmo finiamo il lavoro di sistemazione mettendo via i mucchi "bellissimi" e "accettabili" sugli omini e lasciando i "da buttare" in un angolo della stanza/armadio.

Appoggio l' ultimo vestito sulla parete di Chris, è una maglietta nera semplice, sempre utile

"Sono sfinita!"

"A chi lo dici!" sussurra Chris sdraiata sul suo letto. Chiudo gli occhi

"Allora, a domani..."

"A domani..."

Sono così stanca che mi addormento subito.

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Capitolo 5
*** Potresti... ***


Sabato 29 gennaio 2015-06.20

DRIIIIIIIN-DRIIIIIIIN-DRIIIIIIIIIIN

Mi sveglio di soprassalto al suono insistente della mia sveglia.

"Uffa, non l' hai disattivata ieri?" dice Chris con la voce roca tipica di chi si è appena svegliato

"Mi sono dimenticata..." rispondo io con il medesimo tono.

Mi metto seduta con le gambe incrociate sul letto e mi guardo intorno: la stanza è illuminata da un pallido sole mattutino (probabilmente ieri sera nessuna di noi due ha abbassato la saracinesca), Chris è attorcigliata tra le sue coperte e la camera sembra quasi vuota senza i vestiti a ricoprirne ogni centimetro.

La nostra stanza non è tanto grande, ma abbastanza per avere due letti a una piazza e mezza, due comodini e un cassettone, appoggiato sul quale c' è il nostro stereo; era di mio zio, ma lui non lo usava mai così lo avevo gentilmente preso in prestito. Il muro è bianco, ma è ricoperto: su una parete dalle fotografe dei nostri viaggi tra le quali spiccano quella di New York (Io, Chris, Mary e Anmary sedute sul cofano di un taxi insieme al taxista barbuto che ci aveva gentilmente permesso di fare la foto) e quella a Ibiza (Sempre noi quattro sugli scogli) in quanto erano molto più grandi delle alte; Su un' altra parete c' è un' altra foto di noi quattro al cinema con tanto di pop-corn e coca-cola sopra la quale attaccavamo tutti i biglietti dei film visti al cinema, è una foto grandissima ed è quasi del tutto ricoperta; sulla parete della porta invece c' è un disegno che ha fatto Chris, sono dei ghirigori tra i quali spunta il triskell  celtico con quattro puntini disegnati sopra una delle tre "pance" che rappresentano noi quattro. Io e Chris ci conosciamo fin da bambine e avevamo incontrato Mary e Anmary alle medie. In seconda eravamo diventate amiche inseparabili tanto che per i nostri 16 anni ci eravamo tatuate le nostre iniziali (CMAC) in tengwar, l' alfabeto elfico, seguite dalla data in cui avevamo fondato ufficialmente il nostro gruppo (19.10.2007). Avevamo anche un raccoglitore dove tenevamo le nostre foto più belle e tutto ciò che potevamo conservare ed ero io a custodirlo gelosamente in un cassetto nella mia vecchia cameretta.

"Non hai intenzione di svegliarti adesso vero?" mi dice Chris in tono di accusa

"Vado a fare la doccia..." io non ero come lei, una volta che mi svegliavo non mi riaddormentavo più.

 

Esco dal bagno accompagnata da una nuvola di vapore e dalle note di Let it Be dei Beatles che si sentono in tutto l' appartamento, è lo stesso CD di ieri sera.

"Non volevi rimetterti a dormire?" chiedo a Chris che sta facendo colazione in cucina

"Ormai ero sveglia, tanto vale che ci prepariamo e andiamo adesso a fingere di fare shopping."

"Giusto!" Tanto il sabato mattina non avevamo lezione quindi mi vesto velocemente e mi asciugo i capelli. Indosso un normale paio di jeans neri sotto una maglietta grigia con delle stampe nere he avevo comprato durante il mio primo viaggio a New York in compagnia di mio papà, la sua compagna Manuela e le mie due sorelline, nonostante l' avessi presa quando avevo solo 15 anni mi calzava ancora a pennello. Sopra metto una felpa nera pesante e una sciarpona fucsia più la giacca.

"Guarda che non stiamo partendo per una spedizione in Siberia!" mi dice Chris

"Guarda che fuori si gela!" Ribatto io fingendo di masticare una cicca e dando inizio ad una conversazione sul freddo costellata di "guarda" *

"Guarda che morirai di caldo!"

"Guarda, sono certa che starò benissimo!"

"Guarda, io te l' ho detto, poi fai un po' quello che vuoi..." ci mettiamo a ridere e usciamo di casa insieme ad Aki, felice che la passeggiata di questa mattina sarà più lunga. Si, sono certa che ha capito che andremo a fare shopping, è un cane intelligente il mio!

Percorriamo le solite scale della nostra palazzina e usciamo dal portone rosso richiudendolo alle nostre spalle. L' aria fredda del gelido inverno tedesco mi colpisce in pieno viso portandomi a nasconderlo ancora nella mia sciarpa gigante. "Io ti avevo detto che faceva freddo..." dico a Chris che riesce a sentirmi nonostante il suono della mia voce sia ovattato a causa della lana.

"N-non ho fre-freddo..."risponde lei con le labbra che le tremano

"Vuoi la mia sciarpa?" Lei ha sempre sofferto di cose come la bronchite o la tonsillite, poi io ho anche la giacca pesante

"N-no" la solita testarda!

"Quando ti ammalerai io ti guarderò ridendo e dirò "Te l' avevo detto"..."

Lei sospira "D-dammi quella sciarpa!" me la sfilo e gliela passo.

"Allora, da che parte?" chiedo

"Non saprei... Di la?" è la strada che facciamo di solito per andare all' università, opposta a quella che prendo quando devo andare a lavorare.

"Anche oggi?"

"Bhè, non è che ci siano molte altre possibilità..."

"D’accordo..." iniziamo a camminare con Aki al seguito, ovviamente guinzagliato, che ogni tanto si ferma a guardarsi in giro

 

Eravamo appena uscite dal quarto negozio, avevamo provato due magliette, due vestiti, qualche maglione e un completo che avrebbe comprato solo un' ottantenne negli anni Sessanta. Non avevamo comprato niente, anche se nel secondo negozio ero stata molto tentata ad acquistare una collana con un ciondolo molto particolare, ma avevo resistito

"è una tortura!" esordisce Chris guardando una vetrina dentro la quale faceva bella mostra di sé un bellissimo giubbino in pelle marrone

"Hai ragione, l' idea del "guardare, ma non comprare" non è stata così geniale"

"Abbiamo almeno i soldi per un caffè?"

"Quelli ci sono sempre!" Non rinuncerei mai ad un buon caffè caldo, con il freddo che c' è poi è l' ideale

Ci fermiamo in un bar di fronte a quella che riconosco come l' uscita posteriore dell' università. Ci metto un po' a ricordarmi che è proprio su questa strada che si trova la casa dove abita il fratello di Tom. Provo a dirlo a Chris, ma lei non mi ascolta.

"Chris, Chris, mi faresti il favore di cagarmi un secondo?!"

"No. Guarda dietro di te..."

Io mi giro e inizio a guardare la strada alle mie spalle: vedo gente che cammina, che è ferma a chiacchierare, macchine che corrono, ma niente di particolare.

"Non vedo niente"

"Alla tua destra" mi sussurra lei. Volto la testa e lo noto. Tom stà camminando per la strada proprio di fianco a me, senza pensarci mi giro dall' altra perte

"Non farti vedere..." dico

"Ormai ci ha superato..." Tiro un sospiro di sollievo

"Oggi è sabato, verrà a lamentarsi per il libro..."

"Aspetta un attimo... Che ore sono?"

"è l' una meno cinque..."

"Cosa?!"

"Merda! Io tengo Aki, vai!"

"Ci vediamo dopo..." Mi avvio velocemente verso la biblioteca/libreria. Dovrei essere al lavoro da quasi mezz' ora. Normalmente non mi preoccuperei di un ritardo simile, ma l' ultima volta la signora Kennet ha accidentalmente parlato a Steve, il proprietario, dell' accaduto di mercoledì e lui mi ha diffidato dal ritardare nuovamente, pena: la riduzione dello stipendio, e io non posso permettermelo. Quando arrivo vicina al negozio rimango pietrificata. Appoggiato alla porta c'è Tom. Cammino decisa fino all' entrata. Che sbruffone! Se ne sta appoggiato ad aspettare che apra!

"Buon giorno!" mi saluta lui

"Buon giorno!" rispondo io

"Non saresti dovuta arrivare mezz' ora fa?"

"Si." apro la porta ed entro

"Sono venuto a lamentarmi del libro."

"Immaginavo- mi sistemo dietro al bancone- allora, proprio non ti è piaciuto..?"

"In genere non mi piacciono i dentisti..." Dentisti?

"Scusa, che libro avevi comprato?"

"Il vecchio che leggeva romanzi d' amore..." Come immaginavo...

"Di la verità, non l' hai letto."

"Si invece- dice convinto per poi abbassare lo sguardo- le prime due pagine..."

"Credo che non si possa lamentarsi di un libro se non lo si ha neanche letto..." Ora la domanda è: che cosa ci fa qui?

"Lo credo anch' io..."

"A questo punto dimmi: perché sei venuto?"

"In parte perché speravo che sarei riuscito a farti credere di averlo letto..."

"Potevi almeno cercare il riassunto su internet..."

"La prossima volta lo farò...- Un attimo, la prossima volta? E poi qual' è l' altro motivo?- Allora, hai un altro libro da consigliarmi?"

"Prima finisci di leggere quello di Sepulveda, poi vediamo...- ok, sono troppo curiosa- Qual' è l' altro motivo per cui sei venuto?" Lui alza le spalle

"Forse avevo voglia di venirti a trovare" Rimango spiazzata da quest' affermazione

"Ah..." Cade un silenzio imbarazzante che viene rotto dal rumore assordante di un tuono. Non me n' ero accorta, ma fuori è iniziato un temporale. La pioggia batte insistente sulla vetrata del negozio

"Wow, c'è il diluvio universale là fuori...- dice Tom preoccupato- cazzo, non ho neanche l' ombrello!"

"Noi dovremmo averne..." Esco dalla mia postazione per aprire la porta sul retro

Il ripostiglio è piuttosto incasinato, ma sono convinta di aver visto un ombrello rosso l' ultima volta; inizio a rovistare tra varie scartoffie e scatoloni, ma niente. Torno alla mia scrivanie e dò la notizio a Tom

"Non importa casa mia non è molto lontana..."

"Ti laveresti completamente anche solo uscendo qualche secondo...- improvvisamente mi balena un idea in testa, ma ci penso un po' su prima di esporla, finché mi decido- potresti aspettare qui che smetta..."

"Potrei?" chiede lui con l' ombra di un sorriso sulle labbra

"Potresti..." rispondo io fingendomi indifferente

* Ricordate le cassiere di Sonny tra le stelle?

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Capitolo 6
*** Il musicista ***


Domenica 30 gennaio 2015- 23.52
L' unica cosa che dovrebbe importarmi in questo momento sono le 200 pagine del libro di letteratura, le cui parole entrano nella mia testa per poi uscirne senza lasciare traccia. Non dovrebbe essere così... Dovrei ricordare persino le virgole di quel cazzo di libro dato che sono mesi che lo leggo e lo rileggo. Ma il problema è un altro: per quanto io voglia essere concentrata, non riesco a pensare ad altro che a quel ragazzino con la faccia da scemo che fa Tom di nome. Che poi non capisco neanche perchè insisto a chiamarlo ragazzino, è pure più vecchio di me ( anche se di soli 5 anni...).
Il punto è che ieri siamo rimasti soli in negozio per ore e abbiamo parlato di tutto, so più cose di lui che dei ragazzi dell' università. Ho persino saputo che lui e suo fratello, Bill, vivono assieme in quella casa lugubre e che era di un loro zio che ora sta in un manicomio (e chi non impazzirebbe a vivere in una casa così!). Loro si sono trasferiti qui perchè ne avevano piene le palle (testuali parole di Tom) del paesino di merda dove abitavano con la madre e il patrigno.
Comunque, la verità è che io sono nella merda, perchè ricordo meglio le parole di quel ragazzino piuttosto che una qualsiasi cosa che potrebbe servirmi per l' esame.
Mia mamma dice che domani mi ricorderò tutto. Già, me lo dice alla vigilia di ogni verifica, il problema è che non succede mai che Dio, Buddah o chiunque abbia inventato il mondo, mi venga in aiuto in questo modo, facendomi miracolosamente diventare un genio per qualche ora.
Ma io lo ammazzo quello sbruffone! è tutta colpa sua se non riesco a studiare! Perchè se solo lui ieri non "avesse forse avuto voglia di venirmi a trovare" ora sarei una specie di maga della letteratura.
Ho una voglia assurda di prendere a pugni la sua immagine sorridente che ho in testa in questo momento! Sono sempre stata una tipa piuttosto aggressiva, ma ora sono anche nervosa, quindi è meglio che tutti mi lascino in pace se non vogliono ritrovarsi sotto terra...
Io sono in salotto e Chris in camera. In realtà avevamo deciso che ci sarei stata io in camera, ma come al solito abbiamo finito col ridiscutere la nostra scelta e, questa volta ha vinto lei. Si è presa la camera, che era il posto migliore per studiare. Quindi ho perso altro tempo prezioso per colpa sua. Ammezzerei anche lei in questo momento!
Cazzo! Io odio studiare, odio l' università, odio tutto ciò che è possibile odiare!
Continuo a ripetermi che devo concentrarmi ma mi viene il dubbio che sia proprio perchè quelle due paroline girano nella mia testa che non riesco a fare un bel niente di quello che dovrei fare!
Sono stanca di dover studiare! Anzi sono proprio stanca... è tutto il giorno che ho la testa piegata su questo libro e non ha cavato un ragno dal buco. Ok, ora sorge spontanea una domanda: da quando uso l' espressione "cavare un ragno dal buco"?. Sto seriamente degenerando... Forse potrei concedermi un riposino...
Studio da questa mattina e dormire qualche ora prima dell' esame non è una brutta idea. Guardo l' orologio e decido: dormirò per tre ore per poi rimettermi a studiare. Punto la sveglia alle 03.30.
Domani avrò sicuramente le occhiaie che toccheranno terra, ma non importa.
Mi trascino verso il divano dove mi sdraio e mi copro con il mio piumone. Questa mattina l' ho tolto dal mio letto perchè ero troppo impegnata con la letteratura per poter cercare un maglione. Non mi sono neanche disturbata a vestirmi, ho addosso ancora il pigiama (che è un paio di pantaloni della tuta e una maglietta troppo larga). Ora che ci penso, non ricordo nemmeno di aver mangiato. Rivolgo lo sguardo verso la scrivania e vedo, tra i cartoni di caffè che avevamo comprato ieri sera in quantità industriale, una scatola; è quella dei krapfen, il mio pranzo/cena di oggi.
Chissà se a Tom piacciono i krapfen..? Magari domani vado a trovarlo e glielo chiedo... O magari no! Infondo io non lo sopporto, quel ragazzino!
Va bene, non posso dire di odiarlo... Dopotutto, a volte, è anche simpatico. Mi piace il suo senso dell' umorismo. Di solito non mi piacciono quei ragazzi che fanno i "simpatici per forza" ... Con questo non voglio dire che mi piace Tom, solo che è simpatico...
Ok, forse mi piace, un po'... No, la verità è che l' unica cosa che mi fa pensare che sia affascinante è il fatto che è un musicista; suona la chitarra e io ho sempre avuto un debole per i musicisti... Si, decisamente... Niente di più di questo...
Non mi piace per niente quando sfodera il suo sorriso da sbruffone, quando fa il "finto figo", quando ride di gusto o quando tiene il tempo muovendo la testa mentre suona, perchè si dà il caso che Steve abbia voluto appendere una chitarra sull' unico muro libero del negozio, così ieri, dato che fuori infuriava una nuova versione del diluvio universale, Tom si è messo a suonare qualcosa quando io l' ho praticamente obbligato (l' arte di convincere le persone l' ho imparata da Anmary, l' insistenza paga!). Lui mi ha fatto sentire un pezzo che ha scritto con suo fratello Bill, e devo dire che è davvero bravo.
Nonostante questo, posso affermare con assoluta sicurezza che non mi piace...
Bhè, non proprio assoluta...
Ok, neanche con sicurezza...
Maledetto musicista! Dovrei stare qui a dormire e invece... Lo ammazzerei! La prossima volta che lo vedo gli tiro un pugno, promesso!
Due ore. Tra due ore suonerà la mia sveglia. Invece di dormire sono qui a rigirarmi nel letto; non sto pensando a niente di particolare, la mia mente vaga senza meta in attesa di spegnersi del tutto per almeno due ore. Passo dal ripetermi date e nomi per l' esame, al pensare a ieri pomeriggio, all' immaginare come sarà quando arriveranno Mary e Anmary.
In questo momento preciso mi sta chiedendo se alle ragazze piacerà Amburgo.
è passata un' altra mezz' ora e sto sperando di riuscire ad addormentarmi prima che suoni la sveglia, quando vedo Chris alzarsi
"Stai ancora studiando?" le chiedo sottovoce
"Si, ma tra un oretta faccio un sonnellino anch' io..." dice lei, sempre sottovoce
"Io invece non riesco a dormire..." Lei prende un bicchiere d' acqua dalla cucina e si siede con la schiena appoggiata al mio divano
"Perchè?" mi domanda
"Non so, forse perchè non riesco a smettere di pensare e il mio cervello non si disattiva..."
"Il mio mi ha abbandonata cinque ore fa, credo..." ridiamo sottovoce
"Ascolta- sussurro io- perchè parliamo sottovoce?"
"Non so...- sussurra in risposta lei- Credi che Amburgo piacerà a Mary e a Anmary?"
"Spero di si, ma non posso esserne sicura. Ci stavo pensando anch' io prima..."
"Vorrei poter prevedere il futuro..."
"Non sei l' unica..."
"Meglio che vada..."
"A domani"
"Corby, sono le due e mezza... A dopo..." dice sconsolata
"Si, a dopo..."
Questo discorso sussurrato mi ha conciliato il sonno così, finalmente, mi addormento
Sto camminando in una strada che, pur sembrandomi familiare, non riconosco. Credo sia mattina: c'è gente che corre con in mano i sacchetti del pane, i negozi sono aperti e l' aria è frizzante. Noto che sono tutti vestiti in modo strano, come in un film in bianco e nero, ma la cosa non mi sorprende. Passo di fronte ad un negozio che attira la mia attenzione perchè nella vetrina è esposto un vestito che mi piace moltissimo; lo avevo già visto qualche settimana fa, ma costava troppo così non lo avevo neanche provato; ora però faceva bella mostra di se nella vetrina un cartello con scritto "Saldi, tutto al 50%". Per soli 15 franchi potrei anche prenderlo.
Entro nel negozio e chiedo alla commessa se hanno la mia taglia, lei repentina mi fa avere il vestito e io mi chiudo in camerino per provarlo. Mi calza a pennello. è un vestito semplice: azzurro, stretto in vita, con una gonna a ruota che copre la gamba fino a sopra il ginocchio, il bolerino in pizzo gli dà però un tocco elegante. Guardo il mio riflesso, sistemo la chioma bionda debitamente cotonata e il trucco che incornicia i miei occhi azzurri.
Sono di fronte a casa mia, come al solito ho dimenticato le chiavi così citofono nella speranza che quell' idiota di mio fratello mi apra, guardo la scritta in ottone "villa Robkins" che incornicia la porta di casa e sento la voce di mio fratello "Arrivo!- apre la porta- Cazzo Mary, non puoi ricordarti le chiavi per una volta?" Sempre il solito! Lui e i suoi modi!
Sono al club con le mie amiche, ci sono Jessica, Angela, Josy e, purtroppo, anche Susy. Io proprio non sopporto Susy! Solo perchè è la figlia del sindaco crede di poterci provare con tutti i ragazzi della città! Ecco, come non detto si è avvicinata al chitarrista della band di questa sera. Mi concedo una risatina sotto i baffi quando noto che lui non la stà ascoltando; risata che si interrompe appena mi accorgo che lui sta guardando me...
Mi sveglio al suono insistente del mio cellulare. Dopo averlo spento, la prima cosa a cui penso è il sogno assurdo che ho appena fatto. Non ricordo i dettagli, ma di sicuro la ragazza che ho sognato non ero io, aveva un fisico diverso, un carattere diverso e una vita diversa da me.
Sono circa le quattro di mattina quando, rileggendo le famose 200 pagine di letteratura annoto, senza pensarci, il nome Mary Robkins su un angolo del libro.
Cap. 6.2
Amici

Lunedì 30 gennaio 2015- 10.35
"Giuro che da adesso avrò molta più fiducia in qualunque entità mi abbia assistito durante queste ultime ore." dico a Chris mentre siamo sedute nel nostro bar preferito per festeggiare (anche se solo con un caffè) la buona riuscita del nostro primo esame. Sto sorseggiando il mio cappuccino quando vedo una signora distinta che cammina per la strada vestita in stile anni Sessanta e mi ricordo del sogno di questa mattina.
"Hai presente la nostra chiacchierata?"
"Noi chiacchieriamo spesso, a quale ti riferisci?"
"A quella di questa mattina..."
Chris annuisce
"Ti volevo dire che appena te ne sei andata sono riuscita ad addormentarmi e ho fatto un sogno stranissimo..." le racconto quello che riesco a ricordarmi, purtroppo ho qualche difficolta con i particolari, ad esempio non mi ricordo qual' è il nome sulla porta di casa
"Che sogno assurdo, non è che stai leggendo qualcosa che può averti ricordato-
"No!" La interrompo io
"Prova a cercare tutte le Mary nate tra il '30 e il '35 su google..."
"Certo! E magari in vent' anni la trovo!" dico sarcastica
"Se hai fortuna anche in diciannove! Comunque, cambiando discorso, oggi vai al lavoro?"
"Per forza! Steve mi uccide se salto anche solo dieci minuti!"
"Quindi mi toccherà preparare da sola per domani?!"
"Mi dispiace..." Chris lavora di mattina il lunedì, così avrà tutto il pomeriggio libero.
"Non è vero..."
"Già!" Sento un brivido troppo forte per essere solo il freddo, infatti è il mio cellulare: è un messaggio di mia mamma
Com'è andata? Hai già finito?
Le rispondo:
Esame tutto bene: 95, anche Chris. Ci sentiamo questa sera...
Invio lo stesso messaggio anche a mio papà e, già che ho il telefono in mano guardo l' ora: 11.07.
"Forse è meglio che vada..."
"No, di già?!"
"Non voglio ritardare anche oggi..."
"Ma è presto! Inizi a lavorare fra due ore!"
"No, oggi è lunedì, inizio tra mezz' ora..."
"Mi abbandoni al mio destino? Da sola, in questa caffetteria... -Fa una smorfia triste e drammatica allo stesso tempo- Ho sempre pensato che un giorno mi avresti lasciata nella fontana per andare a suonare il clarinetto..." (questo è un nostro modo di dire che nasce da due diverse esperienze di abbandono: una ragazza che era stata lasciata in una fontana dagli "amici" mezza ubriaca e una amica di Chris che al suo diciottesimo compleanno non aveva potuto festeggiare neanche con la sua migliore amica perchè quest' ultima doveva "suonare il clarinetto")
"Non ti stò abbandonando, se tu volessi potrei anche accompagnarti a casa..."
Sorride "Ok"
Paghiamo il conto e ci avviamo verso casa, comunque sarei dovuta passare di lì per andare al lavoro. Lascio Chris con un "Porta fuori tu Aki questa mattina..!" e continuo la mia strada verso il negozio. Appena arrivo vedo Steve, il proprietario, uscire. Steve è un bell' uomo: alto, muscoloso ma non troppo, spalle larghe, vita stretta. Ha la carnagione scura, come i capelli e a differenza degli occhi verdi. Ama moltissimo i libri, ma è un po' troppo secchione per i miei gusti, anche se a vederlo non si direbbe: veste sempre con t-shirt e jeans strappati, la barba incolta, gli occhiali da vista e il cappello alla Johnny Deep. Se non sapesse parlare solo di libri credo che mi sarei presa una bella cotta per lui. Meglio così, mai invaghirsi del proprio capo! Poi ha anche vent' anni più di me...
"Ciao!" mi saluta lui
"Ciao!" rispondo io cordiale, mi tiene la porta aperta per lasciarmi passare e io entro; lui resta fuori e dice
"Sono arrivati dei nuovi scatoloni di libri, mettili via... Ci vediamo!"
"Certo, a presto! Ah, Steve!- si volta verso di me- So che non ti stò dando molto preavviso, ma domani potrei avere la giornata libera? Sai arrivano-
"Certo!- Mi interrompe lui- Divertiti!"
"Grazie!"
Sono sinceramente sorpresa e felice, tanto che inizio a saltellare battendo le mani. Proprio in questo momento, senza che me ne accorga, entra Tom
"Siamo felici oggi, eh!?"
Io mi blocco. Ennesima figura di merda! Per scongiurare la quale saltello in sua direzione
"Si!" Altro che! Sono al settimo cielo dalla gioia, tanto che, senza pensarci, butto le braccia al collo di Tom, il quale, dopo un attimo di sorpresa, ricambia l' abbraccio. Infondo non c'è niente di male in un abbraccio tra amici, perchè, l' ho capito solo ora, è questo che siamo io e questa testa calda di Tom, amici.
"Com' è tuo fratello Bill?" chiedo ad un certo punto. Sono almeno due ore che è arrivato Tom e stiamo parlando del più e del meno, mentre lui, seduto sul divano della parte del negozio adibita a biblioteca, strimpella la chitarra che si è portato da casa (si è rifiutato di suonare di nuovo quel vecchio catorcio che è la chitarra del negozio)
"Come me..." è la sua risposta. Poco soddisfacente, così fingo di non aver capito
"Non intendo fisicamente..."
"Neanch' io..." Ok, non ha voglia di parlare del fratello.
"La vostra casa è un po' lugubre..."
"Solo un po'?"
"Ok, fa davvero paura..." ammetto
"Lo so, mio zio diceva che era infestata dai fantasmi della famiglia che ci abitava prima, per questo è in un manicomio..."
"Mi dispiace per tuo zio..."
"Anche a me, ma esattamente quanto mi dispiacerebbe per uno sconosciuto..."
"Cosa intendi dire?" Smette di suonare e alza lo sguardo incontrando il mio
"Che non lo conoscevo, non sapevo neanche della sua esistenza prima di tre anni fa, quando io e Bill abbiamo detto a nostra madre di volerci trasferire qui ad Amburgo."
"Come mai proprio Amburgo?"
"Potrei farti la stessa domanda..."
"Sai già la risposta: per l' università"
"Io perchè credo sia la migliore città tedesca, e perchè non è troppo lontana da casa. Non so come facciate tu e Chris..."
"Come facciamo cosa?"
"Siete a un infinità di kilometri da casa, in un' altra nazione, non conoscevate il posto, io non credo sopravvivrei..."
"Ci si abitua a tutto... Poi non siamo sole: io ho lei e lei ha me... E noi abbiamo Aki! Poi non è un problema per me, a parte la mia famiglia, Mary e Anmary non mi può mancare nessuno..." Quest' ultima parte la dico con un'ombra di nostalgia
"Perchè?" domanda lui ingenuo
"Perchè non ho altri legami..." Mi stampo in faccia il mio finto sorriso migliore
"Nessuna, che ne so, compagnia di amici, nessun... Fidanzato..?"
"Sembri le mie zie: Ma ce l' hai il fidanzatino?" dico scimmiottando la loro voce. Lui sorride
"Era solo per sapere.."
"Comunque si, ho qualche altro amico, ma non sono legami così forti; più che amici sono- ci metto un attimo a trovare la definizione giusta- compagni di bevute!"
"Compagni di bevute?"
"Si, quel genere di persone che chiami quando hai solo voglia di far casino, organizzare una festa, non pensare a niente..."
"Se la metti così allora anch'io ho pochi amici e molti "compagni di bevute"... Cos' è quello?"
"Cosa?" Indica con un cenno della testa un libro appoggiato sulla mia scrivania
"Oh, è il mio libro di letteratura dell' università..." Lo prendo in mano e sfoglio velocemente le pagine. Mi fermo appena vedo qualche parola scarabocchiata su una di queste, non è da me rovinare i libri. Torno in dietro di qualche pagina per verificare il danno e noto che è solo un nome scritto a matita: Mary Robkins.
"Chi è Mary Robkins?" chiede Tom che si è avvicinato a me
"Non so, devo averlo letto da qualche parte- mento spudoratamente- Perchè?"
"La casa dove abito io si chiama villa Robkins..." Ok, è inquietante.
r,�&;f@ih�ce; ">"Mi abbandoni al mio destino? Da sola, in questa caffetteria... -Fa una smorfia triste e drammatica allo stesso tempo- Ho sempre pensato che un giorno mi avresti lasciata nella fontana per andare a suonare il clarinetto..." (questo è un nostro modo di dire che nasce da due diverse esperienze di abbandono: una ragazza che era stata lasciata in una fontana dagli "amici" mezza ubriaca e una amica di Chris che al suo diciottesimo compleanno non aveva potuto festeggiare neanche con la sua migliore amica perchè quest' ultima doveva "suonare il clarinetto")
"Non ti stò abbandonando, se tu volessi potrei anche accompagnarti a casa..."
Sorride "Ok"
Paghiamo il conto e ci avviamo verso casa, comunque sarei dovuta passare di lì per andare al lavoro. Lascio Chris con un "Porta fuori tu Aki questa mattina..!" e continuo la mia strada verso il negozio. Appena arrivo vedo Steve, il propietario, uscire. Steve è un bell' uomo: alto, muscoloso ma non troppo, spalle larghe, vita stretta. Ha la carnagione scura, come i capelli e a differenza degli occhi verdi. Ama moltissimo i libri, ma è un po' troppo secchione per i miei gusti, anche se a vederlo non si direbbe: veste sempre con t-shirt e jeans strappati, la barba incolta, gli occhiali da vista e il cappello alla Johnny Deep. Se non sapesse parlare solo di libri credo che mi sarei presa una bella cotta per lui. Meglio così, mai invaghirsi del proprio capo! Poi ha anche vent' annii più di me...
"Ciao!" mi saluta lui
"Ciao!" rispondo io cordiale, mi tiene la porta aperta per lasciarmi passare e io entro; lui resta fuori e dice
"Sono arrivati dei nuovi scatoloni di libri, mettili via... Ci vediamo!"
"Certo, a presto! Ah, Steve!- si volta verso di me- So che non ti stò dando molto preavviso, ma domani potrei avere la giornata libera? Sai arrivano-
"Certo!- Mi interrompe lui- Divertiti!"
"Grazie!"
Sono sinceramente sorpresa e felice, tanto che inizio a saltellare battendo le mani. Proprrio in questo momento, senza che me ne accorga, entra Tom
"Siamo felici oggi, eh!?"
Io mi blocco. Ennesima figura di merda! Per scongiurare la quale saltello in sua direzione
"Si!" Altro che! Sono al settimo cielo dalla gioia, tanto che, senza pensarci, butto le braccia al collo di Tom, il quale, dopo un attimo di sorpresa, ricambia l' abbraccio. Infondo non c'è niente di male in un abbraccio tra amici, perchè, l' ho capito solo ora, è questo che siamo io e questa testa calda di Tom, amici.
"Com' è tuo fratello Bill?" chiedo ad un certo punto. Sono almeno due ore che è arrivato Tom e stiamo parlando del più e del meno, mentre lui, seduto sul divano della parte del negozio adibita a biblioteca, strimpella la chitarra che si è portato da casa (si è rifiutato di suonare di nuovo quel vecchio catorcio che è la chitarra del negozio)
"Come me..." è la sua risposta. Poco soddisfacente, così fingo di non aver capito
"Non intendo fisicamente..."
"Neanch' io..." Ok, non ha voglia di parlare del fratello.
"La vostra casa è un po' lugubre..."
"Solo un po'?"
"Ok, fa davvero paura..." ammetto
"Lo so, mio zio diceva che era infestata dai fantasmi della famiglia che ci abitava prima, per questo è in un manicomio..."
"Mi dispiace per tuo zio..."
"Anche a me, ma esattamente quanto mi dispiacerebbe per uno sconosciuto..."
"Cosa intendi dire?" Smette di suonare e alza lo sguardo incontrando il mio
"Che non lo conoscevo, non sapevo neanche della sua esistenza prima di tre anni fa, quando io e Bill abbiamo detto a nostra madre di volerci trasferire qui ad Amburgo."
"Come mai proprio Amburgo?"
"Potrei farti la stessa domanda..."
"Sai già la risposta: per l' università"
"Io perchè credo sia la migliore città tedesca, e perchè non è troppo lontana da casa. Non so come facciate tu e Chris..."
"Come facciamo cosa?"
"Siete a un infinità di kilometri da casa, in un' altra nazione, non conoscevate il posto, io non credo sopravviverei..."
"Ci si abbitua a tutto... Poi non siamo sole: io ho lei e lei ha me... E noi abbiamo Aki! Poi non è un problema per me, apparte la mia famiglia, Mary e Anmary non mi può mancare nessuno..." Quest' ultima parte la dico con un'ombra di nostalgia
"Perchè?" domanda lui ingenuo
"Perchè non ho altri legami..." Mi stampo in faccia il mio finto sorriso migliore
"Nessuna, che ne so, compagnìa di amici, nessun... Fidanzato..?"
"Sembri le mie zie: Ma ce l' hai il fidanzatino?" dico scimmiottando la loro voce. Lui sorride
"Era solo per sapere.."
"Comunque si, ho qualche altro amico, ma non sono legami così forti; più che amici sono- ci metto un attimo a trovare la definizione giusta- compagni di bevute!"
"Compagni di bevute?"
"Si, quel genere di persone che chiami quando hai solo voglia di far casino, organizzare una festa, non pensare a niente..."
"Se la metti così allora anch'io ho pochi amici e molti "compagni di bevute"... Cos' è quello?"
"Cosa?" Indica con un cenno della testa un libro appoggiato sulla mia scrivania
"Oh, è il mio libro di letteratura dell' università..." Lo prendo in mano e sfoglio velocemente le pagine. Mi fermo appena vedo qualche parola scarabocchiata su una di queste, non è da me rovinare i libri. Torno in dietro di qualche pagina per verificare il danno e noto che è solo un nome scritto a matita: Mary Robkins.
"Chi è Mary Robkins?" chiede Tom che si è avvicinato a me
"Non so, devo averlo letto da qualche parte- mento spudoratamente- Perchè?"
"La casa dove abito io si chiama villa Robkins..." Ok, è inquietante.

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Capitolo 7
*** La casa degli orrori ***


Martedì 01 febbraio 2015-06.15 
Aeroporto di Amburgo. Sei di mattina. Si, di mattina, perchè ovviamente Annamaria ha sbagliato a darci l' orario la prima volta ed è riuscita ad avvertirci solo domenica sera che l' aereo sarebbe arrivato sostanzialmente all' alba e non al tramonto. Comunque, nonostante l' ora, non così insolita in questi giorni di studio, sprizzo di energia. Le mie migliori amiche stanno per arrivare, io e Chris non le vediamo da quasi un anno e siamo impazienti, elettrizzate all' idea di poter finalmente passare del tempo in loro compagnia. 
Siamo di fronte all' uscita dei passeggeri in arrivo già da un quarto d'ora. C' è stato un ritardo di venti minuti, ma non è un grande problema, con la sfortuna che perseguita me e Chris potevamo aspettarci di peggio. 
"In teoria dovrebbero essere arrivate." dice Chris con gli occhi fissi sul cartello arrivi 
"Già, il tempo di prendere i bagagli e usciranno" ci scambiamo uno sguardo d' intesa per poi tornare a fissare la porta che nel giro di qualche secondo si apre. Sto trattenendo il fiato e sono più che certa che Chris stia facendo lo stesso, ma le nostre aspettative vengono deluse quando vediamo uscire un ragazzo alto, di vent' anni circa, in maglietta e jeans e che trasporta un enorme valigia; viene letteralmente travolto dall' abbraccio di una ragazza che avrà almeno dieci anni in più di lui e da una bambina festante che gli urla un "Bentonnato tio!". Mi nasce spontaneo un sorriso. Amo l' aria che si respira nella zona arrivi degli aeroporti: è il posto dove la gate torna rilassata dalle vacanze o dove le sta iniziando, dove si ritrovano amici o parenti. In definitiva, c' è un atmosfera felice. 
Escono altre dieci persone, altre venti, altre trenta, ma di Mary e Anmary non c'è traccia; finchè le porte automatiche si aprono e vediamo una faccia simpatica incorniciata da capelli castani sulla quale è stampato un sorriso 
"Anmary!" gridiamo all' unisono io e Chris facendo spaventare la maggior parte delle persone nei paraggi 
"Ciao banani!- dice lei, senza comunque uscire definitivamente- non sono arrivate le mie valige e Mary sta cercando di capire qualcosa di quello che dice il tipo che dovrebbe sapere dove sono..." 
"Tipico" dico io 
"Figurati se non succedeva qualcosa!" continua Chris. Anmary sorride per poi girarsi 
"Dice che arrivano con il prossimo aereo..." è la voce di Mary 
"Mary!" sempre io e Chris e sempre stessa reazione da parte dei passanti. Lei non fa in tempo a salutarci che le porte si richiudono, e quando si riaprono riusciamo a vedere entrambe le nostre amiche di spalle che stanno confabulando con un uomo vestito di nero. Si voltano verso di noi e Mary dice "Finchè non arrivano i bagagli non possiamo uscire..." 
"E noi non possiamo entrare" dice Chris 
"Secondo me è questione di minuti... Spero" Le ragazze si allontanano e la porta si richiude. 
"Siamo riuscite a vederle solo per qualche secondo..." dico io triste 
"Già. -mi balena in testa un idea e guardando Chris negli occhi sono più che convinta che lei stia pensando lo stesso 
-Proviamo..." 
"Non si aprirebbero le porte...- dico io. Lei mi indica una specie di scatolina nera sulla sommità dell' uscita. Dovrebbe essere il sensore di movimento che fa scattare le porte automatiche-Ok!" saltiamo la balaustra di ferro cercando di non farci notare e quando le porte si aprono siamo nella zona ritiro bagagli dell' aeroporto. Raggiungiamo Mary e Anmary che non si sono ancora accorte di niente. 
"Ciao!" diciamo all' unisono ad un palmo dalle loro spalle. Entrambe si girano spaventate per poi saltarci al collo felici. 
I nostri saluti, che prevedono un infinità di gridolini di abbracci e di baci, vengono interrotti da un poliziotto che si avvicina a noi declamando con un vocione possente "Voi non dovreste essere qui!" 
"E voi non dovreste smarrire i bagagli, ma non sempre va tutto come si spera..." Dice Chris in italiano e quindi senza farsi capire dall' omone tedesco, che si arriccia i baffi in attesa di una spiegazione per lui capibile. 
"Tra un attimo arriveranno le nostre valige e ce ne andremo tutte..." Si affretta a spiegare Mary 
"Per caso è questa?" chiede da dietro una scrivania coronata dall' insegna Bagagli Smarriti l' uomo in nero con il quale stavano parlando prima. Esce dalla sua postazione con un enorme valigia rosa (il genere di valigia che una persona normale userebbe per una vacanza di sei mesi in Norvegia) 
"Si!" grida felice Anmary in italiano (Si è rifiutata di imparare il tedesco) 
"Ya!" le fa eco Mary che invece l' ha studiato alle superiori 
"Grazie!" 
"Danke!"


Usciamo dall' aeroporto e prendiamo il taxi che è posteggiato di fronte 
"Che brutto non avere la macchina" dice Anmary a circa venti secondi dalla partenza 
"Purtroppo i soldi scarseggiano e non poter girare in macchina è l' ultimo dei nostri problemi" risponde Chris 
"Non vi abbiamo neanche chiesto com' è andato l' esame ieri!" 
"Già, com' è andato?" chiede Mary 
io:"Bene, ma voi? Esami?" 
"I miei stanno andando bene, tra due settimane ho il prossimo, ma avevo bisogno di una piccola vacanza prima di iniziare a studiare" dice Anmary 
"Io inizio i miei più tardi, verso la fine di febbraio..." 
Durante il tragitto parliamo del più e del meno, raccontandoci tutto ciò di cui non eravamo riuscite a parlare per telefono e, ovviamente, Chris tira fuori Tom, sembra che le piaccia torturarmi 
"Corby ha un nuovo spasimante" 
"Certo, due!" ironizzo io 
"Chi è, chi è?" chiede Anmary ansiosa di saperne di più 
"Nessuno, solo un cliente del negozio..." 
"Se fosse solo un cliente della biblioteca/libreria non passeresti intere serate a parlarne..." 
"Io non passo intere serate a... Bhè, pensala come vuoi Chris! Comunque tutte le volte che chiacchieriamo sei tu a tirar fuori l' argomento..." 
"Oh, quindi Chris è innamorata dello spasimante di Corby?" riflette Anmary confusa 
"Ma no, non capisci mai niente, Corby ha uno spasimante, solo che secondo lei è solo un cliente, mentre Chris è convinta che a lei piaccia lui e a lui piaccia lei, capisci?" cerca di spiegarle Mary 
"No, sono ancora più confusa!" dice lei mettendosi le mani nei capelli. Il resto del viaggio lo passiamo cercando di spiegare a Anmary la situazione, senza successo fino a quando, mentre saliamo le scale della nostra palazzina lei esclama trascinando la sua enorme valigia: "Ah, ho capito! A Corby piace questo Tom, ma non lo sa ancora e, come tutte le volte, Chris lo ha capito prima e cerca di dirglielo!" 
"Finalmente!" escalmano in coro Mary e Chris 
"No,- dico entrando in salotto- non ha capito affatto! Cos' è questa storia che Chris capisce prima e che a me piace Tom?" 
"La solita storia Corby..." mi dice Chris mettendomi una mano sulla spalla e sorpassandomi per fare strada alle altre fino alla camera. Io rimango nel salotto/cucina, imbambolata, e vedo Aki trotterellarmi in contro con un espressione che dice "che bello! Hai visto quanta gente?!". Io lo accarezzo "Almeno tu mi capisci, vero Aki?". Raggiungo le ragazze in camera che sono impegnate a guardare le foto appese al muro. 
"Dovremmo fare un bel viaggetto insieme..." dice Anmary 
"Infondo è un po' la nostra tradizione... Ogni vacanza un viaggio" continua Mary 
"Già questo Natale è saltato..." An fa la faccia triste e implorante 
Chris: "Il problema è che le poche ferie che abbiamo dobbiamo usarle per andare a trovare i nostri parenti..." 
"Corby, non hai detto che questo Tom vive in una super casa?" 
"Si, perchè?" 
"Sposatici, così vi mantiene lui e possiamo andarcene!" Io e le alte ridiamo e An: "Guardate che non scherzavo!" 
"Se potessimo muoverci voi dove andreste?" chiedo io 
"In Argentina!" dice sicura Annamaria 
"Io andrei in Spagna!" 
Chris: "Ci siamo già state Mary, comunque io andrei in Nuova Zelanda!" 
io: "Vorrei vedere Los Angeles..." 
An: "Io vorrei abitarci a Los Angeles!" 
"Sarebbe bello se potessimo vivere lì tutte assieme..." dice Mary 
"Io mi immagino in una casa sulla spiaggia, una casa a due piani, con una specie di bar all' aperto davanti al piano terra dove potremmo organizzare un sacco di feste... Poi vorrei una barca a vela" dico io fantasticando 
Chris: "Bleah, che schifo la barca a vela!" 
La discussione sulla barca a vela ci tiene impegnate per qualche ora, fin quando, verso le dieci, a Chris viene la brillante idea di andare a fare un giro e Anmary accetta a condizione di poter fare un po' di shopping. 
L' idea è quella di andare al parco portandoci Aki e poi far vedere alle ragazze l' università e la via dei negozi che, come anche noi abbiamo scoperto solo da qualche settimana, è quella passante per l' uscita posteriore del campus. 

"Quindi è qui che abita Tim, Jim, Ben..?" 
"Tom, si chiama Tom, An!" La correggo io 
"Si, quello lì insomma" 
Villa Robkins si erge in tutta la sua terrificante magnificenza proprio di fronte a noi. Ora che la rivedo posso affermare con assoluta sicurezza che è la stessa casa del mio sogno, anche se non so come io abbia fatto a leggere l' intestazione in ottone. 
"Chissà com' è dentro...?" chiede Mary 
"Speriamo non inquietante come fuori..." dice Chris 
"Se ti facessi invitare potremmo scoprirlo..." 
"Figurati An, non conosco così bene Tom da autoinvitarmi a casa sua..." 
"Allora potremmo entrare di nascosto..." suggerisce Chris 
"Si, certo, poi rubiamo qualcosa così possiamo dimostrare di essere entrate nella casa dell' orrore!" scherzo io 

Notte inoltrata, saranno quasi le cinque di mattina, e io, Chris, Anmary e Mary stiamo cercando di tornare a casa, cosa non facile dopo il mix letale di musica ad alto volume e alcool che ci siamo assorbite nel pub dal quale siamo appena uscite. Inebriate dall' indefinito numero di coktail che abbiamo bevuto questa sera, stiamo girando per Amburgo con la nostra casa come meta, ma senza idea di come arrivarci. Siamo aggrappate una all' altra per cercare di reggerci in piedi e camminiamo a onde risultando probabilmente molto ridicole, ma non me ne frega! Anch' io me la merito una serata di svago, per dimenticarmi per un po' che la vita è difficile e contorta. 
Sento qualcosa di duro colpirmi il piede (o forse è il mio piede che ha colpito qualcosa di duro?) e cado a terra come una pera cotta. Inizio a ridere senza preoccuparmi minimamente di rialzarmi, sto bene qui sdraiata anche se il marciapiede sul quale sono caduta è freddo e bagnato. Chris, Mary e An si siedono di fianco a me appoggiandosi ad una colonna di marmo che sorregge un portico in pietra. Guardo meglio il portico e non ci metto molto a riconoscere la casa: villa Robkins. 
"Uffa! Questa casa mi perseguita!" dico non curandomi del mio tono di voce molto alto. Chris si mette a ridere e non si ferma più. 
"Entriamo?" chiede Anmary. Per assurdo che sia, quest' idea non mi dispiace affatto. Che male c'è? Solo per vedere com' è dentro... 
"Certo, e come facciamo? Citofoniamo e chiediamo ' Scusi, la sua casa ci incuriosisce, ci farebbe il favore di farci entrare?'..." risponde Mary ridendo 
Mi alzo e mi piazzo di fronte alla finestra del piano terra, appoggio piano la mano e... Come speravo! La finestra è aperta. Ringrazio i Kami giapponesi uno ad uno e informo le altre della mia fantastica scoperta. 
"Chi entra per prima?" chiede Chris 
"Io!" mi offro. Cerco di scavalcare la finestra, ma mi gira la testa per via dell' alcool, così cado piuttosto rumorosamente su un pavimento duro e freddo. Mi rialzo e cerco di capire bene dove sono. La luce della luna dà a questa stanza un aspetto quasi innaturale. Non ha niente di particolare, è solo un normale salotto: Una libreria con un televisore al plasma al centro, qualche libro e molti CD, un divano che sembra bianco (ma non sono così sicura che lo sia realmente) con puf coordinato sul quale è appoggiata una chitarra elettrica difronte al quale c' è un tavolino in legno basso sul quale sono appoggiati dei fogli disordinati e un grande tappeto che copre il piavimento di piastrelle. Non ha niente di particolare tranne il profumo: un profumo buonissimo, inebriante, non so descriverlo, semplicemente un buon profumo, anzi, il più bono che io abbia mai sentito. Sento un tonfo alle mie spalle e mi giro per trovare le mie tre amiche sul pavimento una sopra l' altra. 
"Eravamo indecise su chi dovesse entrare per seconda..." si giustifica Chris bisbigliando e ridendo. Si alzano con fatica, barcollando, e mi raggiungono al centro della sala 
"Mi considero delusa!" dice Anmary 
"Si, alla fine è solo una casa normale..." continua Mary. Io mi siedo sul divano e mi viene l' impulso di sdraiarmi e dormire, cosa che non vedo il motivo di non fare, così mi sdraio e chiudo gli occhi, sento Chris sedersi di fianco a me 
"Io non mi alzo più..." dice. An e Mary si mettono a ridere interrompendosi di colpo quando una luce illumina l' ingresso. Io non mi scomodo e neanche Chris, mentre le altre si spaventano e corrono alla finestra; le sento bisbigliare un po', ma non distinguo più le loro voci e nel giro di qualche secondo mi addormento.

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Capitolo 8
*** Un nuovo impiegato ***


Mercoledì 02 febbraio 2015- 07.06
"Sei solo un egoista bastarda Mary! Non pensi mai ha nessuno tranne che ha te stessa! Sai solo dire 'voglio, voglio, voglio'! Non riesci a pensare che magari vorrei avere anch' io una vita! Vorrei che tu non fossi mai nata!" La voce di mio fratello arriva forte e chiara dalla cucina, nonostante io sia nella mia camera, sdraiata sul mio letto e con un cuscino a coprirmi le orecchie per cercare di non sentire le parole di Sten che, ubriaco come tutti i sabati, sfoga su di me la sua frustrazione.
"Se tu non esistessi la mia vita sarebbe migliore! La mamma sarebbe ancora viva!" Anche se so che le sue parole sono così cattive per via dell' alcool mi feriscono moltissimo, non riesco a frenare le lacrime e a non badare alla stretta della quale è vittima adesso il mio cuore. Vorrei andare via per sempre da questa casa e da lui!
"Ti odio cazzo! Ti odio Mary!" Il nome Mary mi rimbomba per un po' nella testa finchè viene sostituito da un altro nome, sussurrato piano, e un profumo buonissimo e inebriante sostituisce l' odore forte dell' alcool
"Corby, Corby svegliati..." Mi accorgo solo ora di avere un terribile mal di testa e, anche se controvoglia, apro gli occhi. Stento a credere all' immagine che ho davanti, tanto che penso di non essermi realmente svegliata: Tom è accucciato di fianco al divano dove io sono sdraiata. Aspetta, perchè sono sdraiata su un divano?
"Buon giorno!" mi dice lui con un sorriso
" 'Giorno..." rispondo io con la bocca impastata dal sonno
"Allora, come mai sei a casa mia?" non è arrabbiato, il suo tono è dolce e un curioso. Ci metto un po' a acquisire le informazioni: A casa sua?!
"Non ne ho idea..." rispondo sincera. Cerco di riorganizzare gli ultimi momenti che ricordo della mia vita: Sono più che certa che la sera prima io sia uscita assieme alle mie amiche per festeggiare la buona riuscita degli esami, poi credo di aver ordinato qualcosa da bere e poi, dopo il sesto coktail, il vuoto più totale.
Tom non mi chiede niente, probabilmente perchè mi vede piuttosto confusa. Sento il citofono suonare e una voce dice alle mie spalle "Vado io!"; mi giro per vedere chi ha parlato ma una fitta alla testa mi colpisce appena cerco di muovermi. Chiudo gli occhi per cercare di sentir meno il dolore
"Tutto bene?" domanda Tom preoccupato
"Si, solo... Ho mal di testa..." rispondo. Sento delle voci provenire dall' atrio: una è quella di prima, probabilmente è Bill, il fratello di Tom, l' altra è
"Mary!"
"Chi?"
"Credo che la persona che ha citofonato sia Mary..."
"Una delle tue due amiche italiane?"
"Si..."
"Falla entrare Bill!" ci ho azzeccato, è Bill
"Non serve, vado io - cerco di alzarmi, ma inciampo nei miei piedi e vengo recuperata dalle braccia di Tom poco prima di cadere per terra. Mi fa male il piede destro, devo essermi presa una storta...- Grazie..." sussurro imbarazzata (Sia per la caduta, sia per aver dormito a casa sua senza saperne il perchè)
"Figurati..." Vengo prontamente rimessa sul divano e nel frattempo Mary, Bill e Anmary entrano nella stanza
"Ragazze!" Dice Anmary. Un attimo, perchè ragazz-e? Credevo di esserci solo io, mi guardo intorno badando a non fare movimenti troppo bruschi per evitare una nuova fitta di dolore alla testa. Solo ora mi accorgo che Chris è accoccolata sul tappeto di fianco al divano e dorme tranquilla
"Non conoscendola non abbiamo voluto svegliarla" si giustifica Tom intuendo dalla mia espressione i miei pensieri.

 

Dopo aver svegliato Chris e esserci accertati che anche lei non sappia niente più di me della sera prima cerchiamo di ricostruire i fatti aiutandoci con i pochi ricordi di Mary e Anmary. Quello che riusciamo a stabilire per certo è:
-Eravamo andate a festeggiare in un pub non molto lontano da casa nostra
-Avevamo bevuto parecchio
-Nero totale fino a, più o meno, le cinque di mattina quando Mary si ricorda di essersi svegliata nel giardino di villa Robkins e di aver svegliato Anmary.
-Le ragazze hanno provato a cercarci, ma senza successo così sono andate a dormire a casa e, appena si sono risvegliate, sono tornate a cecarci.
Bill e Tom ci ascoltano divertiti e assolutamente incuranti del fatto che siamo entrate senza permesso in casa loro usufruendo anche del loro divano, del loro tappeto e del loro prato per dormire.
"Non ci denuncerete, vero?!" chiede in italiano Anmary che viene rapidamente tradotta da noi tre all' unisono. I ragazzi scoppiano a ridere
"No, non preoccupatevi... Poi noi alla vostra età abbiamo fatto di peggio..." Risponde Bill
"Comunque svegliarsi con due belle ragazze in casa è sicuramente l' inizio di un ottimo mercoledì, perchè rovinarlo con una denuncia..." gli da corda Tom. Aspetta, Mercoledì?
"Qualcuno sa che ore sono?" chiedo timorosa
"Le otto meno cinque..." Risponde Mary
"Otto meno cinque?! Tra cinque minuti devo essere al lavoro- Provo di nuovo ad alzarmi non ricordandomi più della caviglia slogata e cado di nuovo venendo nuovamente salvata da Tom- Grazie ancora..."
"Figurati... Ancora... Non puoi andare in giro così, non ti reggi neanche in piedi."
"Posso prendere il pullman, si ferma a una decina di metri dall' entrata del negozio"
"Certo, e quei dieci metri li fai volando...- dice lui ironico- Non essere assurda, ti accompagno io in macchina."
"Ma-
"Non accetterò un no come risposta. Poi mi devi un favore, in fondo questa notte hai dormito sul mio divano..."
"Ok..." rispondo rassegnata
"Venite anche voi?" chiede a An, Mary e Chris
"Per me va bene..." dice An, sempre in italiano
"No, noi andiamo a piedi..." Dice Chris
An: "Perchè?"
"Perchè ho voglia di fare una passeggiata" le risponde Chris cercando di farle capire il vero motivo
"Ah, una passeggiata... Si, anch' io ho proprio voglia di una passeggiata..." Cerca di fingere An, ma non è mai stata molto brava in questo. Bill e Tom si lasciano scappare un sorriso divertito
"Sei un idiota Chris..." Le dico io in italiano
"Un giorno mi ringrazierai..." risponde lei.

 

Sono seduta nella macchina di Tom e lui è al mio fianco che guida. Mi sento un po' in soggezione nonostante ormai lui sia più che un conoscente per me
"Vuoi che prima passiamo dal pronto soccorso?"
"Non serve, grazie. Sono abituata alle storte, ho sempre avuto le caviglie deboli. Metterò del ghiaccio appena arriviamo poi a casa ho la pomata e le bende."
"Ok... Ti riaccompagno io, così mi fai anche vedere Aki..."
"Non serve..." gli rispondo pur sapendo che la sua non è una domanda
"Corby, non ti reggi in piedi, certo che serve..."
"Grazie..." Lui fa un mezzo sorriso e parcheggia. Siamo già arrivati? Non so se in questo momento io stia provando sollievo o tristezza. Sollievo, decisamente sollievo, perchè dovrei essere triste?!
Apro la portiera e mi alzo usando solo la gamba sinistra e appoggiando le mani sulla portiera. Tom mi cinge la vita con una mano e mi alza facendo in modo che nessuno nei miei piedi possa toccare terra. Ok che non sono una ciccia bomba, ma i miei sessanta chili li peso tutti!
"Non fare macho man Tom, posso arrivare da sola fino alla porta" gli dico mentre chiude la mia portiera
"Vediamo..." è una sfida? No, perchè se è una sfida non ho intenzione di perderla. Lui mi lascia e io inizio a saltellare su una gamba sola cercando di raggiungere l' entrata del negozio. Ad un certo punto inciampo su non so cosa e precipito; per fortuna riesco appena in tempo ad aggrapparmi alla maniglia
"Sei ridicola, lo sai vero?"
"Si, ma almeno sono autosufficiente!" Saltello cercando di mantenere una posizione eretta senza mollare la presa sulla maniglia. Cerco nella mia borsa le chiavi del negozio, ma non riesco a trovarle. Si, la mia borsa è grande, ma è quasi vuota ed è facile vedere quello che c' è dentro. Ok, non posso averle perse, ci ho giochinato fino a due secondi fa in macchina
"Cerchi queste?" Tom mi sventola davanti agli occhi le chiavi
"Si, grazie..." cerco di prenderle, ma lui è più veloce di me e se le mette in tasca
"Allora, se le vuoi devi promettermi due cose"
"Cosa..?" chiedo scocciata, sarà anche carino e quasi simpatico, ma a volte si comporta proprio come un bambino dispettoso!
"Primo: mi permetterai di aiutarti, secondo: la smetterai di ringraziarmi per ogni singola cosa..." Si, sono condizioni accettabili...
"D' accordo..." Lui mi da le chiavi e finalmente apro la porta. Saltello dentro e vengo prontamente recuperata da Tom che con una mano dietro la mia schiena e l' altra sotto le mie ginocchia mi porta in braccio fino a dietro il bancone.
Mi tolgo la giacca e realizzo di non essere ancora andata in bagno, devo avere un aspetto terrificante o, come diciamo io e Chris, terrendo (un mix tra le parole terribile e orrendo) Saltello in direzione del bagno, ma Tom mi prende di nuovo in braccio
"Ok, mi sono slogata una caviglia, ma non è così grave, non sono invalida! Almeno in bagno posso andare da sola?!"
"Non lo so, devo pensarci..." Mi appoggia seduta sulla mia scrivania e finge di pensarci.
"Si, credo che tu possa..." mi appoggio alle sue spalle per scendere e, finalmente posso muovermi in assoluta libertà, o quasi per via della mia storta. Recupero trucchi e salviettine struccanti dalla borsa e mi chiudo in bagno. Guardandomi allo specchio vedo che la situazione non è così grave come pensavo, tolgo l' ombretto sbavato di ieri, metto matita e mascara e cerco di rimediare con un po' di cipria alle occhiaie che comunque non sono così evidenti. Il campanello della porta della biblioteca/libreria mi avvisa che è entrato un cliente, cerco di sistemare le mie cose più in fretta possibile, ma la cipria mi cade e si sparge su tutto il pavimento. Mentre la raccolgo sento la conversazione di Tom con la signora Kennet
"Buon giorno" saluta lui
"Salve, dov' è la signorina Corby?"
"In bagno, ma se ha bisogno di qualcosa chieda pure a me..."
"Oh, va bene..."
Esco dal bagno e raggiungo Tom. La signora deve già essere andata a cercare il suo libro
"Una cliente è appena arrivata e-
"Si, lo so, è una cliente abituale, dal bagno ho riconosciuto la voce"
"Come si fa ad essere clienti abituali di una libreria?"
"Se si comprano spesso libri... Comunque lei viene qui tutti i mercoledì mattina a comprare un romanzo rosa..."
"La vecchia che leggeva romanzi d' amore..." dice lui a bassa voce
"Non prenderla in giro, è una mia amica..."
Spesso capita che quando non ho molto lavoro e lei non ha altri impegni (che solitamente sono andare al mercato e giocare a scala quaranta con le sue amiche) ci fermiamo a chiacchierare davanti a una tazza di tè, è per questo motivo che posso dire di conoscerla abbastanza bene, lei adora raccontarmi della sua infanzia a Londra e della sua famiglia.
"Prendo questo... Posso pagarlo settimana prossima, però?"
"Certo"
"Sa, ho dimenticato la borsa a casa..."
"Non si preoccupi signora Kennet, ci vediamo mercoledì..."
"A mercoledì..." Saluta anche Tom con un gesto della mano e esce.
"L' unica amica che sei riuscita a trovarti in Germania è una vecchietta sola che legge libri?"
"Di sicuro è meglio di un ragazzo idiota che non sono neanche sicura sappia leggere..."
"Se ti riferisci a me-
"No, non a te, a un altro Tom..." dico sarcastica. La discussione, che poi non definirei realmente discussione, va avanti per un po' finchè Steve, il proprietario, entra in negozio
"Ciao!"
"Ciao!" rispondiamo io e Tom
"Non credo di conoscere il tuo amico Rachel" mi chiama sempre Rachel perchè è il mio vero nome e si è rifiutato di usare il mio soprannome perchè, secondo lui, è una cosa che possono fare solo gli amici intimi e lui è il mio datore di lavoro, il mio capo, il boss, non un mio amico, anche se, a parte il soprannome, mi tratta come tale.
"Lui è Tom, è venuto ad accompagnarmi in negozio perchè mi sono slogata la caviglia e non riuscivo a venire a piedi..." Si scambiano i rispettivi 'Piacere di conoscerti' e poi Steve fa una proposta a Tom che non mi sarei mai aspettata
"Noi avremmo bisogno di un nuovo impiegato, che prenda il mio posto nella biblioteca/libreria"
"In che senso il tuo posto?" chiedo io, Steve voleva vendere il negozio?!
"Nel senso che io continuerò ad essere il proprietario e il gestore, ma diciamo che non lavorerò più sul campo e ho bisogno che qualcuno copra i miei turni..."
"Ok, devo portarle curriculum o qualcos' altro?" domanda Tom
"A questo ci penseremo dopo, per questa settimana fai gli stessi orari di Rachel così l' aiuti e lei ti può insegnare il necessario, poi discuteremo lo stipendio e ti darò i tuoi orari..."
"Perfetto, ma chi è Rachel?"
"Colpevole!" dico io alzando la mano
"Rachel? Ti chiami Rachel?!"
"Già, grazie Steve..."
"Scusami... Ora devo proprio andare..."
"Ci vediamo" Lo saluto io
"Arrivederci capo!- dice Tom e Steve esce di scena chiudendosi la porta alle spalle- Rachel? Sul serio?"

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Capitolo 9
*** Mary Robkins... ***


Mercoledì 02 febbraio 2015-10.28
"Si, Rachel è il mio nome di battesimo..." ammetto
"E perchè ti fai chiamare da tutti Corby? Insomma, Rachel è anche meglio..." dice Tom
"Perchè sono in conflitto con questo nome da... Da quando sono nata..."
"Certo che sei strana, in conflitto con un nome?"
"Si, sono strana! L' unico che può chiamarmi così è Steve, ok?! Ha scoperto il mio nome perchè per essere assunta ho dovuto dirglielo, ma nessun' altro mi chiama o può chiamarmi così!"
"D’accordo, scusa..." Tom si alza da quella che di solito è la mia sedia e si avvia verso la porta. Mi sento una merda colossale, in fondo lui cosa può sapere del rapporto che ho con il mio nome? Saltello fino a lui e mi aggrappo al suo braccio, in parte per fermarlo, in parte perchè stavo per cadere
"Sono io che dovrei scusarmi..." gli dico evitando di guardarlo negli occhi. Lui sorride
"Non preoccuparti, siediti e stai tranquilla..." Mi porta di peso sul divanetto e ricomincia a camminare verso la porta.
"Te ne stai andando?" chiedo, non voglio restare da sola in un negozio vuoto, senza riuscire neanche a camminare
"Vado in macchina a prendere la chitarra e passo dal bar qui di fronte a farmi dare del ghiaccio per il tuo piede." Per fortuna...
"Grazie..."
"Ehi, avevi promesso..."
"Ah già, scusami..." Lui mi sorride e esce.
Tom mi riaccompagna a casa e appena arriviamo cerco di persuaderlo a lasciarmi salire le scale da sola, ma lui non vuole sentir ragioni e mi ricorda che io gli ho 'promesso' che mi sarei lasciata aiutare. Dovrei stare più attenta, sto facendo troppe promesse ultimamente. Appena Apro la porta vengo accolta da un Aki festante e scodinzolante, probabilmente era preoccupato perchè non mi ha più visto da ieri sera.
"Ciao tato!- Dico accarezzandolo. Lui guarda Tom e va a salutare anche il nuovo arrivato da bravo padrone di casa- Lui è un mio amico" gli spiego. Mentre Tom accarezza in mio cagnone io entro in casa appoggiando borsa e giacca. Vengo accolta da Chris e Mary che mi raggiungono e quando Tom accenna ad andarsene lo invitano a restare per un caffè; lui accetta e ci trasferiamo tutti in salotto.
"Dov' è Anmary?" chiedo io
Chris: "Secondo te?" Bhè, conoscendola è a dormire
"Già è stato un miracolo farla venire a cercarvi questa mattina, non potevamo chiederle di restare anche sveglia..." dice Mary divertita.
"Avete una bella casa" S' intromette Tom cambiando discorso
"Disse il ragazzo che abitava in una reggia..." ironizzo io
"La nostra casa non è realmente nostra, poi è piuttosto vuota e poco personale..."
"Il frigo!" Esclama Chris
"Che stupida, come ho fatto a dimenticarmelo, il frigo!- dico io seria- Tom, vieni..." Lo prendo per mano e saltello insieme a lui in cucina. Gli metto in mano un pennarello che penzolava da una corda attaccata al frigorifero
"Dovrei sapere cosa fare?"
"Devi firmare il frigo.- Lui mi guarda confuso- è la tradizione: chi entra in casa nostra firma il frigorifero."
Sorride e scrive il suo nome sulla superfice rossa lucida con un espressione alla 'ma lo sto facendo davvero?!'
Tom non è stato qui molto, giusto il tempo di un caffè; si è comportato in modo strano, il ragazzo che conosco io è presuntuoso, sbruffone, sempre con la battuta pronta, invece qui mi è sembrato... Non saprei... Forse imbarazzato.
Annamaria si è svegliata circa alle quattro così ho avuto il tempo per raccontare alle mia amiche dell' assunzione di Tom e tutte le novità su Mary Robkins.
"Quindi lei è... Che cos' è?" chiede An
"Non so perchè faccio questi strani sogni, non ne ho proprio idea..." Questa storia mi spaventa non poco, chi è Mary? Forse sto impazzendo...
Chris avanza un ipotesi "Magari è uno spirito che ti ha posseduta e tu stai rivivendo i suoi ricordi..."
"Chris perchè lo fai? Sai che ho il terrore di queste cose..."
"Ho detto spirito, non demone..."
"Mi hai terrorizzata comunque... Questa notte non dormirò..."
"Per fortuna ci siamo noi..." dice An abbracciandomi
"Secondo me- Mary si alza e va al computer di Chris appoggiato acceso sul tavolo della salotto/cucina- dovremmo provare a fare delle ricerche..."
Ci avviciniamo tutte a lei mentre digita il nome Mary Robkins su Google e aspettiamo. Escono molti risultati riguardanti persone famose di nome Mary e un filosofo, un certo Jack Robkins; clicchiamo quest' ultimo nella speranza che sia un antenato o un successore di Mary, ma niente: è ancora vivo e la sua famiglia è sempre stata inglese.
"Nada...- sospira Mary- Proviamo con Mary Robkins Hamburg 1960..."
Mentre il computer elabora le informazioni trattengo il fiato e quando appare la scritta ' Mary Robkins, incidente stradale ad Amburgo-1967' non riesco a credere ai miei occhi.
Apriamo la pagina e una foto della stessa ragazza che sogno quasi tutte le notti fa bella mostra di sè su uno sfondo nero. Il paragrafo è intitolato casi irrisolti.

Mary Katerina Robkins, nata il 12 Maggio 1948, è vittima dell' incidente stradale più discusso ad Amburgo nell' anno 1967. Oltre a lei morì anche un musicista piuttosto famoso al tempo in città: il chitarrista dei Jody Fire, Sten Klaus Baker. Le cause del incidente, avvenuto il 26 Settembre, sono tutt' oggi ignote.
Non è molto, ma non è neanche niente. "Ok, è inquietante... Sul serio..." Dico. Mi sento strana, Com è possibile che sogni una ragazza morta quasi cinquant' anni fa?! Non è possibile...

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Capitolo 10
*** ... e Rachel Bruin ***


Giovedì 03 febbraio 2015- 16.45
"Me lo vuoi dire o no perchè non ti piace il tuo nome?" Mi chiede improvvisamente Tom. Siamo seduti nel bar del campus, dato che non posso camminare mi viene sempre a prendere e oggi Chris ha trovato una scusa per andarsene.
"No." Rispondo io. Lui mi si avvicina e sussurra "Per favore..."
Mi guarda con due occhioni imploranti
"Tom, ho tre cugini e due sorelle molto più piccoli di me, ho imparato a non subire gli effetti della faccia da cucciolo" Si avvicina ancora
"Sai, sono un ragazzo estremamente curioso..."
"Sai, non me ne frega... Non eri venuto per darmi un passaggio fino a casa?"
"Si...- ammette- appena mi avrai detto del tuo nome"
"Allora torno a casa da sola..." mi alzo barcollando e inizio a saltellare verso l' uscita
"Ok- sospira- ti porto io..." dice rassegnato
"Grazie..."
"Facciamo così, se mi ringrazi di nuovo mi racconti tutta la storia del tuo nome... Promesso?"
"E se io non ti ringrazio più tu smetterai di chiedermelo?"
"Si, promesso"
"Ok, promesso"
Percorriamo il corridoio principale dell' università e sulla strada incontro un paio di ragazzi che conosco e che saluto distrattamente con un cenno del capo.
"Chi è quello?" Tom mi indica con lo sguardo un ragazzo moro, alto circa come me, che indossa una camicia bianca e che lo sta guardando come se volesse ucciderlo
"Lui è Mark, uno del mio corso di letteratura"
"Perchè mi stà fulminando con lo sguardo?"
"Non ne ho idea..."
"Secondo me gli piaci e pensa che io sia il tuo ragazzo..."
"Figurati... Perchè dovrei piacergli? E soprattutto perchè dovrebbe pensare che sei il mio ragazzo..?"
"Magari perchè è il secondo giorno che ti accompagno e ti vengo a prendere a scuola..."
"Università! - lo correggo automaticamente- Chiamala università... La parola scuola rievoca bruti ricordi..." Molto brutti e molti ricordi...
"A chi lo dici..."
Ci sediamo in macchina, io aiutata dalla mia infermiera personale che ha l' aspetto di un venticinquenne tedesco alto e moro.
"Ti va un gioco?" mi chiede 'l' infermiera' mentre sceglie la canzone dallo stereo dell' auto
"Solo se mi lasci scegliere CD e canzone..."
Lui riflette un po' sulla mia offerta e: "Se scegli tra i miei CD..."
"D’accordo..." Inizio a rovistare nel cassetto della macchina
"Allora, conosci il gioco delle dieci domande?" Si, lo conosco...
Annuisco
"Perfetto, inizio io... Film preferito"
Fin troppo facile :"Peter Pan" Dalla sua espressione capisco che è sorpreso, ma una delle regole del gioco è 'niente commenti', quindi...
"Tocca a me-dico-Cos' hai sognato questa notte?" Lui si irrigidisce
"Forse è meglio se smettiamo... Infondo è un gioco stupido e-
"No! Mi devi almeno una risposta..." lo interrompo io
"Puoi cambiare domanda?" Ha un tono nervoso e quasi implorante, tanto che sono tentata di assecondarlo, ma la mia curiosità prevale
"No..."
"Ok- inspira come a raccogliere tutto il suo coraggio- Ho sognato che facevo un incidente in macchina, eravamo io e una ragazza che non conosco, una certa Mary. La sogno spesso e quando lo faccio io... Non so, è come se non fossi io... Mi comporto e sono un ragazzo diverso, anche fisicamente... Ed è come vivere un ricordo, ma di un' altra persona."
Sono senza parole. No è possibile che... Lui non può... Ich habe keine worter... Sono senza parole e ho paura. Paura di fargli la domanda che comunque non riesco a trattenere: "Come si chiama di cognome questa Mary?"
"Robkins, come la casa."

"Qui?" Mi chiede Tom
"Si..." Gli rispondo. Dopo il racconto del suo sogno io mi sono sentita in dovere di parlargli dei miei e in particolare di quello di questa notte, breve ma significativo: ho sognato Mary che nascondeva il suo diario sotto una tavola del parquet. Dopo tutte queste rivelazioni abbiamo deciso di andare a villa Robkins per cercare il diario, nel caso remoto in cui sia rimasto dove l' ho sognato e nell' improbabilità in cui io sia sana di mente, e ora siamo nella stanza della casa che intuisco sia quella di Mary da quel che ricordo dei miei sogni. Vedere dal vivo la camera di Mary rende le mie ultime notti più reali e inquietanti.
"Dovrebbe essere questa" Sono in ginocchio di fianco alla tavola sotto la quale potrebbe esserci la spiegazione alla mia (o dovrei dire nostra?) pazzia e ho le mani che mi tremano. Dalla soglia della porta sulla quale era rimasto Tom mi si avvicina e si inginocchia di fianco a me. Io lo guardo, lui mi guarda, poi guarda le mie mani tremolanti (Vorrei fermarle, davvero! Ma non riesco) e le stringe nelle sue. Provo immediatamente un senso di sollievo seguito da incredulità ed imbarazzo, nonostante le quali non mi sottraggo alla stretta di Tom
"Stai tranquilla..." Sussurra
"Vorrei davvero poterlo essere..."
"Non sei obbligata ad alzare quella tavola, se non lo vuoi fare non farlo..."
"Il punto è che non voglio scoprire per certo che Mary è più reale di quello che già mi sembra. Ma allo stesso tempo sono curiosa..."
"Nel caso in qui lei lo sia e lo sia anche Sten, cosa facciamo?"
"Ci facciamo internare in un manicomio..."
"Magari incontriamo zio Bernard..."
"Scusa..."
"Di cosa?" chiede ingenuo
"Quando ho detto del manicomio non volevo offendere tuo zio..."
"Nessuna offesa, non preoccuparti...Anzi, andare a trovare Bernard è una buona idea..."
"Posso pensarci su?"
"Riguardo cosa?"
"Riguardo lo scoprire il diario"
"Certo, tutto il tempo che vuoi... Ti va un caffè?"
"Sarebbe già il quarto oggi... Meglio un tè!"
"Vada per il tè...- Esce dalla stanza e si volta a guardare me che non mi sono mossa di un centimetro- Vieni?"
"Ti raggiungo tra un attimo..."
Lui annuisce e se ne va intuendo che voglio stare sola. Voglio pensare a cosa fare, anzi voglio chiederlo alla mia coscienza che, per qualche strana ragione, a volte si chiama Chris.
"Corby, domani lavori tutto il giorno?" Mi domanda Tom
"Si..." biascico con la forza della mia metà di cervello che non è ancora nel mondo dei sogni. Alla fine Chris mi ha suggerito di trovare il diario solo se ero pronta e io non lo ero, così sono rimasta tutto il giorno a casa di Tom in attesa di un intervento divino che mi facesse capire la cosa giusta da fare, ma le due vocine nella mia testa, quella timorosa e quella curiosa, non sono ancora riuscite a mettersi d’accordo. Sono sul divano bianco in salotto, quello sul quale ho dormito l' ultima volta, e mi sto addormentando mentre Tom, seduto accanto a me, guarda un film.
"Se vuoi tornare a casa per dormire è meglio che ti accompagni adesso perchè tra mezzo minuto mi addormento anch' io."
Sono troppo stanca per rispondere così mi alzo e aspetto che lui capisca che 'si, voglio andare a casa'.
Nonostante sia in piedi mi si stanno chiudendo gli occhi e quando Tom mi prende in braccio per portarmi in macchina gli lascio fare e appoggio la testa sulla sua spalla addormentandomi.
Una luce improvvisa mi costringe ad aprire gli occhi ancora pesanti
"è già mattina?" chiedo prima di accorgermi di essere sull' entrata di casa mia ancora in braccio a Tom
"No, siamo appena arrivati.- Lui mi appoggia per terra e io barcollo un attimo prima di ritrovare l' equilibrio-A domani allora..."
"A domani e grazie Tom..."
"Sai che per questo 'grazie' mi dovrai delle spiegazioni..?" O merda!
Sono sotto casa con Chris, lei oggi lavora solo il pomeriggio così ha accompagnato Aki al parco e al ritorno mi ha trovata seduta sullo scalino in pietra che precede il nostro portone rosso ad aspettare Tom.
"Certo che potrebbe essere puntuale!" dico incazzata
"Stai calma in fondo lo è sempre."
"No, non oggi!"
"Non pretendere troppo, è stato gentilissimo fin ora. Non puoi usare la scusa del ritardo solo perchè in realtà non vuoi parlargli di Rachel." A volte il fatto che Chris mi conosca e mi capisca così bene è irritante!
"Uffa! Mary e An stanno ancora dormendo. Ieri non le ho neanche viste, oggi sono al lavoro tutto il giorno e questa sera partono, mi sento in colpa..."
"Non ti preoccupare, gli ho raccontato del diario e sanno perchè ieri non siamo potute stare tutte e quattro insieme..." Una macchina nera si ferma con una sonora frenata davanti a noi e Tom scende dal posto del autista mentre io mi alzo aiutata da Chris e raggiungo saltellante la mia portiera.
"No!-lo fermo mentre si avvicina per aiutarmi ad entrare- almeno questo me lo lasci fare da sola!"
"Siamo di cattivo umore oggi..."
"Siamo in ritardo oggi..."
Chris ride "Sembrate una vecchia coppia di sposi!" io la fulmino con un occhiata assassina e giuro che se gli sguardi potessero uccidere in questo momento la mia migliore amica sarebbe stesa a terra morta
"Ok, scusa... Io vado. Divertitevi!"
Tom la saluta mentre io salgo in macchina e mi siedo incrociando le braccia al petto e sfoderando un musetto imbronciato. So che è da bambina, ma è più forte di me
"Cosa ti ho fatto?"
"Sei arrivato in ritardo..."
"E il vero motivo è..?"
"Ok, non sono arrabbiata per il ritardo... Ma perchè hai vinto..." ammetto
"Lo so, ma una scommessa è una scommessa, quindi inizia a raccontare"
Ora che sono costretta a parlarne mi sento stupida a non aver raccontato tutto subito. Ero una bambina quando avevo deciso di non farmi chiamare Rachel e quindi le ragioni che mi avevano spinta a farlo erano da bambina. Potrei sempre inventarmi una bugia. Mi volto e guardo Tom pensando a che cosa inventarmi. No, si merita la verità, lui è stato sincero con me.
"Il problema è che ora ti sarai fatto un infinità di filmini mentali su questo e quando ti racconterò la vera storia rimarrai deluso..."
"Sopravvivrò..."
"Ok. Allora: Rachel era il nome della cugina di mia mamma. Erano molto legate, avevano la stessa età e stavano sempre insieme. Non sapevo molto di lei, ma da come me ne parlava mia mamma era perfetta, era buona, gentile, generosa insomma tutte le qualità che puoi immaginare in una persona lei le aveva. Quando sono nata si sono messe d’accordo che mia mamma avrebbe chiamato me Rachel e lei avrebbe chiamato sua figlia Francesca, come mia mamma. Il punto è che Rachel non ha mai potuto avere una figlia perchè dopo quattro anni dalla mia nascita è morta. Io ero piccola e ho pochi ricordi di lei, ma mi è rimasto impresso il modo in cui mia mamma mi ha trattato nei due anni successivi al funerale. Non la incolpo per questo perchè lei si è scusata con me per tutto e dopo la depressione è stata un ottima madre, ma fino all' età di sei anni è difficile per una bambina sentirsi dire da sua mamma che tutto quello che fa, Rachel l' avrebbe fatto meglio, che non è degna di portare il suo nome, vedere la persona che dovrebbe proteggerti così debole e bisognosa di protezione, così indifesa e triste... Quindi ho deciso di farmi chiamare Corby per non sentirmi più sulle spalle il peso di una reputazione perfetta che sembrava io stessi rovinando. Anche quando mia mamma si è ripresa ho continuato a farmi chiamare così, io non sono Rachel e non voglio esserlo."
"Wow. Con tutta l' immaginazione di cui sono capace non sarei mai arrivato a... questo."
"Deluso?"
"No, direi più sorpreso. Insomma tua madre è stata-
"Mia madre è un ottima persona. La colpa è della depressione e per esteso della morte di Rachel. Quindi la colpa è sua, di Rachel."
"Tu non vuoi chiamarti Rachel perchè un altra persona con il tuo nome ha ferito tua madre?! Poi non credo che sia morta perchè lo voleva..."
"Mia mamma non me l' ha mai raccontato, ma quando avevo tredici anni mio papà mi ha spiegato come è morta... Era ubriaca fradicia e ha fatto un incidente, mia mamma la definiva perfetta, ma aveva un unico difetto, le piaceva bere, e questo l' ha uccisa. Certo che la incolpo, come posso perdonare una persona che ha fatto vivere mia mamma nell' oblio per più di due anni. Ancora oggi quando parliamo di lei, quando sente dire il suo nome, gli vengono le lacrime agli occhi e si chiude in se stessa. E comunque ti sei sbagliato, non è lei che aveva il mio nome, sono io che ho il suo."

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Capitolo 11
*** Sogni-prima parte ***


Venerdì 04 febbraio 2015- 12.30
"Tom, ti muovi?!"
"Un secondo e arrivo!"
Siamo al negozio e stiamo uscendo per la pausa pranzo. Tom sta diventando un bravo collega, è sveglio e sa come comportarsi con i clienti; è bello vedere con quanto impegno si stia dedicando al suo nuovo lavoro e osservarlo quando cerca di fare la persona seria è molto divertente. Oggi è riuscito a convincere una ragazzina a comprare un libro che sono sicura non aveva mai pensato, neanche lontanamente, di volere; il suo bell' aspetto è l' arma vincente con tutte le teenager in piena crisi ormonale.
"Tom, ma ci sei caduto nel gabinetto?" Dico sghignazzando. L' ho costretto a lavare il bagno (hi hi ^^)
"Sappi che è l' ultima volta che lo pulisco io!"
"Discuteremo di questo più avanti..."
"Finalmente!- dico quando spunta fuori con i guanti di gomma gialla, un secchio d' acqua e uno scopettone tra le mani- Ti manca il foulart in testa e poi sei uguale a Cenerentola." Lui fa un sorriso falsissimo
"Ma che simpatica..!"
"Lo so, grazie..." Mi giro verso la porta a vetri della biblioteca/libreria e trovo tre ragazze sorridenti che mi fissano.
"Ragazze!" Dico aprendo e tuffandomi tra le braccia delle mie amiche
Anmary:"Pic-Nic!" da dietro la schiena di Chris e Mary spuntano due sacchetti pieni di cibo e una coperta di lana
"Pic-Nic? E dove pensate di farlo?" chiedo
"Qui!" Rispondono all' unisono. Senza che me ne accorga al centro del negozio viene stesa la coperta sulla quale vengono appoggiati i cartoni della pizza e tre bottiglie di Coca-Cola.
"Tom, tu che pizza vuoi?" gli chiedo raggiungendo le mie amiche sedute per terra
"Oh, no... Non voglio disturbare...-
"Non disturbi niente..." interviene An
"Ehm, in realtà avevo già un appuntamento..."
"Ah, ok... Allora a dopo..?" gli chiedo
"Certo..." risponde subito per poi esitare, come se fosse indeciso sul dafarsi, apre la bocca per dire qualcosa, ma non dice niente, si limita a sorridere e se ne va.
Appoggio per terra il cartone della mia pizza, la piego in quattro e inizio a mangiarla.
An si avvicina con espressione indagatrice: "Con chi aveva un appuntamento?"
"Non ne ho idea..." Rispondo chiudendo i miei dubbi (Su cosa poi?) in un cassetto
"Secondo me l' ha detto solo perchè voleva lasciarci da sole, sa che è l' ultimo giorno che state qui..." Dice Chris
"Uffa, è l' ultimo giorno..." dico abbracciando Mary
Mary: "Possiamo sempre sentirci per telefono..."
"Non è la stessa cosa... Poi con le tariffe alle stelle sarà come prima, ci sentiremo solo una volta al mese..."
"No!!! Non voglio pensarci!" Si lamenta An
Mary: "Forse dovremmo rivederci..."
"Magari tra meno di sei mesi..." suggerisce Chris
"Magari potremmo fare uno dei nostri viaggi..." continuo io
Mary: "Magari in un posto poco caro..."
"Magari al mare." dice An
"Illuminazione!- grida Chris- L' amico di mia mamma ha ancora la casa a Miami!"
Da qui ci vuole poco per decidere i dettagli del viaggio. Nonostante una breve ( e quando dico breve intendo circa un' ora) discussione sul fatto che siamo andate a Miami già tre volte la mancanza di denaro non ci dà altra scelta. La prima settimana di Marzo nessuna di noi ha esami, chiederemo i vari permessi lavorativi e la disponibilità della casa.
"Potrebbe venire anche il tuo amico, Corby. E suo fratello." dice An
"Bhè, si. Potrei chiederglielo." Parli del diavolo... La porta si apre e entra Tom seguito da Bill, entrambi con un espressione radiante. Salutano continuando a sorridere e chiedo al mio collega il motivo della sua felicità
"Niente di particolare..."
Il suo sorriso rimane lì, tutto il tempo e continua a non darmi spiegazioni mentre parliamo anche con suo fratello della possibilità di andare in America insieme, possibilità che accolgono a braccia aperte.
"Contatterò su facebook i nostri amici di lì per informarli del grande ritorno." Dice An contenta. Dalla prima volta che siamo andate a Miami ha stretto un rapporto molto particolare con Lucas, il vicino di casa. Lui è stato gentile con noi fin dall' inizio e ci ha fatto conoscere Hannah ( che per sua disgrazia viene spesso paragonata ad Hannah Montana), Jody e Michael (gli eterni fidanzatini), Sota (Un ragazzo di origine giapponese) e altri.
"Di pure che avviserai Lucas del tuo ritorno..." scherza Mary (appunto...)
An: "Sento dell' invidia nella tua voce..."
"Si, sono davvero molto invidiosa..." La punzecchia Mary ironica. La discussione su Lucas (al quale vengono affibiati titoli quali 'il cocco di An' e 'Innamorato perso della sua bella(sempre An)' ) va avanti e coinvolgiamo anche i gemelli finchè il mio cellulare mi avverte che sono le due ed è ora di riaprire il negozio. Saluto le ragazze e Bill, che si offre di riaccompagnarle a casa in macchina.
Appena richiudo la porta di vetro alle mie spalle Tom mi soffoca in un abbraccio che ricambio volentieri dopo un attimo di esitazione
"Devo dirti una cosa..." dice senza sciogliere l' abbraccio
"Cosa?"
"Ti ricordi quando ti ho parlato del fatto che io e Bill abbiamo una band?-annuisco-bhè, il nostro bassista, Georg, è riuscito a contattare una casa discografica grazie ad alcune conoscenze e oggi a pranzo abbiamo incontrato un loro agente..."
"E?"
"Dobbiamo mandargli un demo e se gli piace... Bhè, incideremo un disco!"
"Cosa?! Non posso crederci! Questo è... Fantastico!" dico allontanandomi da lui per poterlo guardare negli occhi
"Lo è! Rachel, questo è un sogno!" Al sentir pronunciare quel nome il mio stomaco inizia a ballare la mazurca insieme al mio cuore e Tom se ne accorge.
"Oh... Scusa io... Corby, non volevo..."
"Non fa niente. Sbagliare è umano, giusto?" dico sedendomi sul divanetto
"Mi dispiace davvero. - Io scoppio a ridere- Ok, l' hai presa meglio di quanto pensassi..."
"Scusa, ma mi sono- prendo fiato per soffocare un’ altra risata- mi sono ricordata una cosa e non sono riuscita a restare seria..." Continuo a ridere incontrollata
"Bhè, quantomeno non te la sei presa troppo per la storia di... Si, insomma, hai capito..."
"Tom, puoi pronunciare il nome Rachel. Solo, non per indicare me." Faccio spallucce
"Ok, scusa ancora." Tom si siede di fianco a me con un braccio disteso sullo schienale e con il suo solito fare da orso
"Ehi, sono felice per te!" dico sorridendo restiamo qualche secondo in silenzio, come per dire mille cose che non si possono esprimere a parole e poi Tom decide di cambiare discorso: "Quindi avete una casa a Miami, continui a sorprendermi..."
"In realtà non è mia, anzi non è di nessuna di noi, ma di un amico della mamma di Chris che ci ha dato la possibilità di usufruirne dato che la figlia non lo fa..."
"Perchè proprio a voi?" Eh, sapessi... Il ricordo che rievoca questa domanda mi fa nascere un sorriso spontaneo, potrei passare ore a raccontare la sera in cui abbiamo conosciuto Giuseppe, ma è una storia troppo lunga, quindi mi faccio appello a tutte le mie capacità di sintesi
"All' inizio lo ha chiesto a Chris, poi conoscendoci è rimasto... Positivamente colpito da noi quattro quindi l' invito si è esteso a tutte..."
""Bhè, credo che chiunque vedendo voi quattro assieme resterebbe positivamente sorpreso..."
"Dovrebbe essere una presa per il culo?" chiedo a metà tra lo sconvolto e l' ironico
"No, solo... Siete delle ragazze... particolari..."
"Si, te lo concedo..."
"Sai che questa notte ti ho sognato..." dice con indifferenza
"Davvero?! E com' era il sogno?" chiedo sinceramente curiosa
"Non te lo dirò, neanche sotto tortura..."
"Per favore..." lo imploro assumendo un espressione di supplica invidiabile
"Niente da fare..."
"Ok, allora non saprai mai il sogno che ho fatto io su di te..." Non mi impegno neanche a far si che le mie parole suonino reali
"Non ci casco Corby..." (Come volevasi dimostrare...)

"Passamele, passamele!" sento gridare Anmary dall' altro capo del telefono. Si, le nostre amiche sono tornate a casa e ci hanno telefonato dall' aeroporto di Malpensa. Mary partirà per Londra tra due giorni, ha approfittato delle ferie per far visita anche ai suoi genitori. In questo momento noi siamo sedute sui gradini in pietra di fronte al nostro portone rosso.
"Ok, calmati...- dice Mary rivolta a 'miss. agitazione'- Vi passo An altrimenti mi scuoia viva... Ci sentiamo quando torno in Inghilterra..." Prima di riuscire a dire un ' Ciao, ci sentiamo' Anmary ha già iniziato a raccontarci quello che vuole raccontarci, tipico...
"Voi non potete immaginare quello che ho sognato in aereo! Allora, ero in una stradina a Bergamo, quella di Città Alta con i negozi, solo che ero di fronte ad un posto che li non esiste e c'erano alcuni nostri amici tra i quali noto Stefano. Lui stava attaccando la spina della televisione e io corro verso di lui dicendogli di non farlo, ma prima che mi senta lo fa e muore fulminato, allora io gli dico 'Non morire, io ti amo'. Poi mi sono svegliata di soprassalto, ho anche picchiato la testa contro il finestrino dell' aereo. Cosa ne pensate?.."
I miei stati d' animo sono passati dall' interessato, allo stupito, per poi diventare sorpresa(al 'ti amo') e divertita ; ora sono senza parole. Anmary non aveva mai considerato molto Stefano e dall' indifferenza al amore, bhè, c'è una bella differenza!
"Non saprei An.- Mi precede Chris- Forse e solo un sogno, o forse no. Vedi cosa succede in questi giorni"
"Sono d’accordo" sostengo la teoria di Chris.
Mentre lei continua a parlare con An io mi distraggo notando un gattino nero che cammina per strada annusando quà e là. Sembra affamato così gli lancio un pezzo della crocchetta di pollo che sto mangiando, un po' mi dispiace darla via, ma la pietà per questo povero animale ha la meglio sul mio attaccamento al cibo. Lui si avvicina al pezzetto di carne, lo annusa un po' poi lo divora. Io sorrido mentre la voce di Chris rimbomba nella stradina vuota.
"Davvero?!- dice a An- No, non ci posso credere. Stavano così bene assieme... Va bè, se sai qualcosa di nuovo chiama, ci sentiamo comunque appena ci danno, se ci danno le ferie... Ok, ciao..." Chris rimette il telefono nella sua borsa mentre il gattino nero, finita la sua porzione di cibo, scompare dietro l' angolo.
"Cos' è successo di così incredibile?" chiedo
"Jody ha lasciato Michael perchè dice di essersi innamorata di un altro..." Inizialmente la notizia mi sorprende, ma infondo...
"Bhè, sono ufficialmente fidanzati da sempre, magari ha, che ne so, capito che stava con lui perchè era, in un certo senso obbligata dall' idea che lei stessa aveva di loro...- Però, che psicologa! Mi congratulo mentalmente con me stessa prima di spiegare bene a Chris ciò che intendo vedendo che lei non sembra essere d' accordo- Insomma, lei andava dietro a lui praticamente da quando sono nati, nella sua testa loro sono sempre stati fidanzati, si sarebbero sposati presto e magari avrebbero sfornato anche un paio di piccoli Jody e Michael, dico solo che forse si è accorta che non deve necessariamente essere così e ha deciso che è il caso di fare nuove esperienze per capire se quello che prova per Mike è davvero amore o solo una profonda amicizia tra due persone che si conoscono da tutta la vita..."
"A colazione hai mangiato il nostro vecchio libro di Scienze Sociali?" mi domanda Chris perplessa.
"Forse..." Ridiamo un po', quando veniamo illuminate dalla luce abbagliante di due fanali. La macchina nera si ferma proprio davanti a noi che riconoscendola ci alziamo dai gradini e apriamo la portiera posteriore accomodandoci all' interno dell' abitacolo.
"Ciao!" esclamano in coro Bill e Tom

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Capitolo 12
*** Sogni- seconda parte ***


Cap.11
Sogni-seconda parte
 
Sabato 05 febbraio- Ore 00.35
Ragiono un attimo su quello che mi ha appena chiesto il ragazzo biondo di fronte a me, ma con la mente annebbiata dall' alcool mi riesce piuttosto difficile ragionare
"Solo se poi mi offri qualcosa da bere!" grido cercando di sovrastare il rumore della musica. Il ragazzo biondo, che da quello che mi ha detto dovrebbe chiamarsi tipo Mike, Mark, Monk... Bhè, qualcosa del genere... mi accompagna fino alla pista ricolma di gente e iniziamo a ballare. Non fosse per il fatto che sono leggermente brilla, non avrei mai accettato una cosa del genere: a me non piace ballare, e non mi piacciono le discoteche, ma Giovedì scorso John ci ha invitato al suo compleanno che si tiene, appunto, adesso in questa piccola discoteca, DiscoTime dovrebbe essere il nome, ma non ne sono affatto sicura. Per non dover restare sole con i nostri 'simpaticissimi' compagni di università io e Chris abbiamo invitato Bill e Tom. A pensarci bene non so nemmeno dove siano Chris, Bill e Tom.
Smetto di ballare e muovo qualche passo per allontanarmi dalla gente cercando con lo sguardo i miei amici. Non mi accorgo che il mio compagno di danze mi riprende quasi subito trattenendomi per un braccio fino a che mi rigira con forza verso di lui. Ok, chi cazzo si crede di essere 'sto bambinetto montato?!?!
"Ascolta Monk, io-
"Mi chiamo Fred!"
"Ah, allora, ascolta Fred, io devo andare a cercare i miei amici..."
"No, io non credo che te ne andrai. Adesso tu torni a ballare con me e poi magari-
"Poi magari ti levi dai coglioni!"
Giusto! Ma chi è stato a parlare..? Monk (o Fred? va bè...) sparisce dalla mia vista e viene sostituito da una figura alta che somiglia vagamente ad un armadio. Mi avvicino alla suddetta figura per studiarla meglio
"Tom!- esclamo riconoscendolo- sai stavo pensando che assomigli ad un armadio!" dico ridendo
"Ascolta c' ero prima io qui, quindi mettiti in fila!" La voce di Monk mi arriva da lontano, non sono neanche certa che abbia parlato davvero, mentre Tom mi accompagna ad uno dei tanti divanetti bianchi dove mi siedo
"Grazie, io ti salvo la vita e tu mi paragoni ad un armadio.."
"No, intendo dire che questi vestiti extralarge ti fanno sembrare gigante! Poi tu sei già alto!" continuo a ridere mentre lui si mette comodo e porta alla bocca un bicchiere ricolmo di un interessante liquido rosino
"Posso un sorso?" chiedo allungando la mano
"No, sei già ubriaca! Ed io che ti credevo un' innocente ragazzina di vent' anni..."
"Ehi, ubriaca lo sarà qualcun' altro! Dammi quel bicchiere!" dico alzandomi in piedi per darmi una parvenza autoritaria, probabilmente non riuscendoci perchè prima di trovare stabilità barcollo un po'
"No!"
"Si!"
"NO!" Forse mi sarò dimenticata di dirglielo, ma è arrivato il momento di dimostrare a 'mr. fratello maggiore' che io, Corby Bruin, ottengo sempre quello che voglio! Sempre! Fisso quel dannato bicchiere cercando di afferrarlo, ma, non so se perchè io ho sbaglito mira o perchè il mio obbiettivo è stato spostato, lo manco inciampando sulle gambe di Tom e cadendoci sopra a pancia in giù. In sostanza mi ritrovo con le gambe per aria, il ventre sulle ginocchia del mio aguzzino e la pancia sul divanetto bianco.
"Ok, è ufficiale, sono estremamente imbarazzata!" dico non muovendomi di un centimetro. Questa frase non è del tutto vera, già il fatto che io sia riuscita a parlare ne è la dimostrazione
"Se ti alzassi forse smetteresti di essere imbarazzata!- dice Tom cercando di fingere una totale indifferenza-Oppure resta così, non mi dispiace affatto!"
"Sei un pervertito!"Descrizione: http://2.bp.blogspot.com/_0lPjPrxrMbA/TL7fb5Cyb5I/AAAAAAAAAfs/dEwExa90lgM/s320/15731_326122.jpg dico alzandomi e tirandogli uno dei miei micidiali pugni sulla spalla. Lui non si muove, non sembra lo abbia notato. Si gira ridendo "Non puoi pretendere che i tuoi pugni su di me abbiano lo stesso effetto che hanno su Chris..."
Io mi abbandono sul divanetto incrociando le braccia al petto
Tom si avvicina a me sorridente "Cosa posso fare per farti sentire meglio, piccola?" Falso!
"Primo, non chiamarmi piccola, secondo, io vorrei ancora quel coktail..."
Lui mi passa titubante il bicchiere ancora mezzo pieno e io afferro finalmento il mio tanto sospirato obbiettivo. Felice della vittoria mi gusto gongolante il primo premio.
"Dove sono Bill e Chris?" chiedo dopo il primo sorso
"Chris è andata in bagno e Bill è tornato in macchina a prendere il regalo che avete comprato al vostro amico perchè lei si è ricordata di averlo lasciato lì..."
"E quando tornano?"
"Scusa, ma io come faccio a sap-
"Ciao Corby!" Grida Chris apparendo improvvisamente di fianco a me.
 
"... E poi Gustav dice:' Scusate, ma devo andare in bagno...' !" Scoppiamo tutti a ridere sentendo il racconto di Bill di un viaggio assurdo che lui e suo fratello hanno fatto qualche anno fà con la loro band.
Chris: "Invece noi una volta, durante la gita di terza media, eravamo al telefono, in vivavoce, con un nostro compagno di classe che stava qualche camera più avanti e Anmary ad un certo punto dice
"Zitti tutti! Devo scoreggiare!" Diciamo in coro io e Chris. Ricominciamo a ridere incontrollati, cosa che succede quando il tuo cervello non ti assiste perchè affogato in un mare formato da un mix letale di vari coktail.
Senza sapere bene il perchè prendo in mano un pezzetto di carta strappandola dalla carta regalo che ricopriva fino a qualche ora fa uno dei regali di Jhon. Inizio a giocare con questo pezzetto di carta smettendo di ascoltare i discorsi dei miei tre amici. Noto una candela al centro del tavolino sul quale sono appoggiati i bicchieri vuoti che contenevano le nostre ultime ordinazioni e una bottiglietta d' acqua ancora piena. Avvicino alla fiamma della candela il foglio colorato e quest' ultimo prende fuoco. Sento sulle dita un calore che cresce costantemente. Sono consapevole del fatto che tra una manciata di secondi mi scotterò, ma non mi interessa. Continuo a guardare le fiamme che bruciano la carta riducendola a cenere e, quando ormai il fuoco ha inghiottito metà della piccola vittima cartacea passo il foglio a Chris avvicinandolo alla sua mano. Lei gli getta rapidamente uno sguardo per poi prenderlo e continuare il suo discorso con Bill su non so che cosa. Nel giro di qualche secondo però si accorge di cosa sta stringendo tra le dita e getta la carta infiammata a terra gridando. Anche io Bill e Tom gridiamo fino a che Chris riece ad aprire la bottiglietta d' acqua e a spegnere le fiamme.
"Tu sei completamente scema!" Dice Tom riferendosi a me.
"Se pensi che sia così scema perchè non mi hai fermato prima?!"
"Perchè... Non lo sò! Ma tu cosa volevi fare? Dare fuoco al locale?!"
"Non lo sò!" continuiamo a fissarci negli occhi rabbiosi mentre Chris e Bill raccolgono le ceneri da terra. Lo sguardo di Tom si addolcisce un po' "Forse è meglio se andiamo a casa... Sono già le quattro e mezza..." Annuisco. Forse non sò le ragioni che mi hanno spinto a bruciare un innocente foglio di carta, ma una delle ipotesi più plausibili è la noia.
 
La casa è silenziosa, comprensibile, mio fratello è fuori con i suoi amici. Scendo le scale con attenzione, cercando di non fare alcun rumore per non svegliare mio papà che si è da poco appisolato sul divano. Supero silenziosa la tavola da pranzo, il divano, la polt... Mio papà si alza dalla poltrona con il suo solito sguardo assente, gira la testa verso di me, ma non mi vede, non riesce, come se fosse ceco, anche se i dottori dicono che non lo è.
"Papà, io esco..." Dico sperando ancora una volta in un suo segno che mi faccia capire che ha recepito il messaggio, che gli importa qualcosa di me
"Joanne?" Delusione. Come sempre
"No papà, sono Mary..." dico tenendo la testa bassa
"Oh..." sospira lui sedendosi sulla poltrona e tornando nel suo stato di trance.
Esco finalmente da casa e mi richiudo la porta alle spalle come per chiudere dentro anche tutti i problemi.
 
Mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte. La stanza è buia. Allungo una mano verso il comodino, ma non trovo nessun comodino. Mi siedo con le gambe icrociate e cerco a tentoni il muro sul fianco destro del mio letto, solo che il letto sembra sia diventato molto più grande. La mia mano si muove, sempre a tentoni, cercando la fine del materasso ma invece che muro trova qualcosa di più morbido, più caldo. Ci metto qualche secondo a realizzare cosa sia e qualche altro secondo per riprendermi dallo shock e iniziare ad urlare.
"Zitta! Così svegli tutto il vicinato!" Mi zittisco di colpo mentre una forte luce mi abbaglia. Mi ci vuole un attimo per abbituare gli occhi e riuscire a vedere qualcosa
"Tom, come..? Cosa..? Io...?" Un orribile dubbio si insinua nella mia testa. No. Non è possibile che io... I mie occhi scorrono veloci da una parte all' altra della stanza
"Stai calma. Dimmi qual' è l' ultima cosa che ricordi..." Prendo un respiro profondo e cerco di concentrarmi
"Di essere salita sulla tua macchina con te, Chris e Bill..." Ricordo piuttosto confuso, ma è decisamente l' ultima cosa che sono sicura di aver fatto
"Ok. Allora, tu e Chris vi siete addormentate in macchina. Vi ho portato fino a casa vostra, ma non c'è stato verso di farvi svegliare, così abbiamo deciso di portarvi qui."
"Cosa?! Come... Come vi è saltato in mente? Se siete riusciti a portarci da voi, potevate anche lasciarci a casa, farci scendere di peso dalla macchina e ti assicuro che ci saremmo svegliate..."
"Infatti ci abbiamo provato, vi siete un po' riprese e tu hai detto di cercare le chiavi nella tua borsa, ma non le abbiamo trovate, neanche nella borsa di Chris così lei ha suggerito di portarvi da noi e tu ha detto'Non sarebbe la prima volta che dormiamo a casa vostra'."
"Nego con tutta me stessa di aver detto una cosa del genere, neanche me lo ricordo..."
"Ascolta, le cose stanno così. Ora, se non ti dispiace, sono le sei di mattina e io vorrei dormire!" Si ri infila sotto il piumone e spegne la luce. Mi sdraio anch' io di nuovo, ma mi nasce spontanea una domanda
"Perchè non mi hai fatto dormire sul divano?"
"Che razza di padrone di casa sarei? Chris dorme nella camera di Bill, Bill sul divano e per me e te non c' era nessun posto oltre a camera mia."
"Avresti potuto far dormire insieme me e Chris..."
"Corby, non eri l' unica ubriaca 'sta notte, ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente... Dormi..!"
"Uffa!"
"Buona notte..." Resto un attimo in silenzio, cercando di fargli capire che non ho alcuna intenzione di addormentarmi.
Nessuna reazione dalla mia destra.
"Buona notte..." Rispondo infine. Fisso il buio davanti a me. No, non c' è proprio verso di dormire... Inizio a giocare con una ciocca di capelli e mi rigiraro nel letto una, due, tre volte.
"Tom..." lo sento mugugnare qualcosa che mi faccio sembrare un invito a continuare, anche se più probabilmente è un' imprecazione
"...Ho sognato di nuovo Mary..."
Lui si sistema meglio il cuscino e con voce impastata dal sonno sussurra un "Racconta..." che riesco appena a percepire
"Non c'è molto da raccontare questa volta. Volevo... Voleva uscire di casa e ha visto suo padre, ma lui l' ha scambiata per una certa Joanne... Credo che ci sia rimasta molto male e che non sia la prima volta che lui non le presta la minima attenzione..."
"Una volta ho sognache Mary raccontava a Sten che sua madre era morta perchè la sua nascita aveva aggravato molto la sua salute e che da quando era successo suo padre aveva iniziato a trovare sostegno nel alcool e con il tempo aveva smesso di pensare a tutti se non a sua moglie, Joanne..."
"Quindi Joanne è la madre di Mary..? Poverina, chissà come ha sofferto..." Mi nasce spontanea una risatina
"Perchè ridi?" Mi chiede Tom
"è incredibile... Parliamo di questi sogni come se fossero veri..."
"Forse lo sono..." Torno seria ascoltando le parole di Tom
"Tu vuoi sapere se lo sono?"
"Si."
"Come fai ad esserne così sicuro?"
"Perchè ci ho pensato molto. è da quando abito qui che faccio questi sogni, e mi piacerebbe davvero sapere se sono totalmente pazzo, o solo un po'..."
"Hai ragione...- Devo farlo, per Tom, ma anche per me, anche se questa cosa mi spaventa... Ok, mi terrorizza, ma lo devo fare. Le poche informazioni che mi ha dato internet non sono sufficenti.-Andiamo a prendere il diario..? Se c'è?"
 
Cap.12
Dal diario di Mary Robkins
 
Sabato 12 ottobre 1957
Caro diario,
Scusa se non ti ho scritto questo mese, ma ho avuto un sacco di compiti!
Oggi è l' anniversario della mamma, così io e James siamo andati al cimitero. Abbiamo portato i fiori. Siamo andati a comprarli questa mattina sotto consiglio di Bigitte, la nostra tata. All' inizio avevamo chiesto a papà quali erano i fiori preferiti della mamma, ma lui come al solito non parla con nessuno, parla solo da solo. James dice che fa così perchè è triste e malato, ma la mia amica Angela dice che sua mamma le ha detto che mio papà è strano, ma io non le credo. Anche se per questo a Angela è stato vietato di venire a trovarmi a casa e questa cosa è bruttissima perchè purtroppo Brigitte non mi lascia mai andare a casa delle mie amiche e Angela è la mia migliore amica del cuore! Ora possiamo vederci solo a scuola, uffa! A proposito, ieri a scuola ho preso un bel voto in matematica e per festeggiare James e Brigitte mi hanno preparato il mio piatto preferito: le lasagne!
Prometto di scrivere più spesso,
Mary
 
Giovedì 23 maggio 1963
Caro diario,
Oggi io e Angela abbiamo litigato. Questa volta però non è come le altre, sono proprio furiosa con lei! Ora ti spiego: questo weekend Susy l' ha invitata ad andare due giorni al mare con lei e la sua famiglia, (ovviamente senza invitare me perchè Susy mi odia! E io odio lei dopotutto...), e indovina!? Angela ha accettato senza parlarmene, anche se mi aveva già promesso che saremmo andate a fare shopping insieme! Già, e poi ha avuto anche il coraggio di cancellare il nostro appuntamento con una scusa! Mi ha detto che avrebbe dovuto aiutare sua zia ad imbiancare casa e non poteva proprio rimandare.
Io ho scoperto tutto oggi a mensa. Stavamo chiacchierando normalmente quando Jessica, ingnara del fatto che io non sapessi niente e soprattutto che non fossi stata invitata, ha datto ad Angela "Allora, quanti costumi pensi di portarti questo weekend?"
Quando ho chiesto spiegazioni alla mia amica mi ha detto che i suoi avevano già preso accordi con i genitori di Susy e non mi aveva parlato di tutta questa faccenda per non ferirmi! Altro che ferita! Questa è stata una pugnalata al cuore, un colpo mortale! Non puoi immaginare, caro diario, quanto io abbia urlato, mi ha sentita tutta Amburgo!
Sono talmente arrabbiata che quando Angela ha cercato di parlarmi all' uscita ho tirato dritto verso casa senza degnarla di uno sguardo. Non posso credere che mi abbia fatto una cosa del genere, non è da lei. Fino a qualche tempo fa, quando Susy odiava anche lei e lei odiava Susy, non avrebbe mai accettato un invito di quella strega. Ma ora Susy si è messa in testa di far colpo sul fratello di Angela e ha iniziato a riempire quest' ultima di attenzioni e Angela si è lasciata abbindolare come una sciocca. Ok, Susy è la ragazza più popolare della scuola e farebbe piacere a chiunque poter uscire con la sua compagnia, ma non a me e Angela, noi l' abbiamo sempre odiata. Ora che ho perso anche Angela che amici mi restano?
Non credo potrò mai perdonarla per questo, anche se l' idea di non poter più condividere i miei segreti con lei, andare per negozi insieme, essere sempre io e Angela contro tutti, mi spaventa...
Mary
 
Venerdì 24 maggio 1963
Caro diario,
oggi, come sai, Angela partiva per il mare con Susy. Dopo essere tornata da scuola e non averle rivolto la parola per tutto il giorno sono tornata a casa e ho cercato di non pensarci. Solo che qui a casa la situazione sta diventando impossibile. James torna tutte le sere ubriaco, papà è inesistente, come al solito, e Brigitte scarica su di me le sue frustrazioni. Così ho deciso di uscire per fare un giro in centro e, appena aperta la porta di casa, indovina chi ho visto... Angela. Era rimasta tutto il pomeriggio ad aspettarmi perchè, dopo la litigata di ieri aveva diciso di non partire. Sono estremamente felice di questo! Non so come descriverti l' importanza che ha per me l' amicizia di Angie. Ora devo scappare, mi sto preparando per uscire (non serve che ti dica con chi...)
Mary
 
Sabato 19 Luglio 1967
Caro diario,
è notte, circa l' una, ma avevo assolutamente bisogno di parlarti di una cosa-
 
 
06 Febbraio 2015-07.15
Chiudo il diario di Mary e lo sistemo sul comodino. Resto per un po' a fissarne la copertina scura, quasi a cercare di convincere me stessa che, si, Mary esiste davvero. Come posso crederci? Tutto quello che sta succedendo è al di là di qualsiasi spiegazione logica, di qualsiasi cosa possa essere considerata reale. Mary non può esistere, grida la parte del mio cervello che è ancora connessa con il mondo reale. Ma le prove sono qui, davanti ai miei occhi. Non posso ignorarle come ho fatto con il sito internet, non posso fingere che non esistano come ho fatto con i miei sogni. Non possso voltarmi dall' altra parte e scappare da questa presenza inquietante, perchè mi seguirebbe. Mary è dentro di me, non c'è confine tra lei e la mia mente, lei e i miei pensieri, lei e i miei desideri. Credo di stare sudando freddo, ma è come se avessi perso il contatto con il mio corpo, ci siamo solo la mia mente e la prova palese dell' esistenza di Mary. Di tutto quello che ho letto non ho capito molto, ero troppo impegnata ad osservare la calligrafia della persona che, forse seduta sulla scrivania sulla quale sono seduta anch' io ora, scriveva quelle pagine. Dovrei rileggere il tutto per capire bene la storia di Mary. Riprendo in mano il diario, ma questo mi viene strappato via
"Basta." dice Tom con un espressione seria che non ho mai visto prima in lui.
"Dammelo! Voglio rileggerlo!"
"Corby, basta! Sei seduta qui da ore, hai bisogno di dormire, e ne ho bisogno anch' io..."
"Devo dirlo a Chris" Mi alzo velocemente, attraverso a grandi passi la stanza e apro la porta sulla soglia della quale vengo però fermata dalla stretta forte di Tom.
"Corby!"
"..." abbasso lo sguardo
"Ehi, guardami..."
Incontro nuovamente i suoi occhi. Siamo fermi sulla soglia della porta, io indosso una maglia di Tom, mentre lui ha solo un paio di pantaloni della tuta, mi ritrovo a pensare che, vista da fuori, per chi non conosce i fatti, deve sembrare una situazione ridicola
"Scusa..."
"Per cosa?"
"Perchè non so come comportarmi..."
"Corby, non lo so neanche io..."
Restiamo fermi, come i due perfetti idioti che siamo. Fermi a guardarci per capire che è impossibile capire, che non è il momento, non ora.
Un turbinio di emozioni indefinibili mi squotono e mi stringono il cuore in una morsa d' acciaio. Abbraccio Tom e scoppio a piangere. Perchè? Non lo so.
Restiamo abbracciati per un po', io a piangere e lui a tentare di consolarmi, senza riuscirci. Tra le braccia di Tom mi sento al sicuro, protetta dal resto del mondo, lontana dai problemi.
"E tu, come ti senti?" chiedo dopo qualche minuto
"Io?"
"Si, tu. Anche tu sei... Coinvolto..."
"Ah. Bhè, non so cosa pensare... Non mi interessa."
"Come può non interessarti? Sogni una persona morta cinquant' anni fa, ricordi quello che ha fatto come se lo vivessi in prima persona, e non ti interessa?!"
Tom è come circondato da un muro, un muro che gli permette di celare le sue fragilità agli occhi degli altri, ma sono decisa a distruggerlo, voglio oltrepassare quel maledetto muro!
"Mettiamo che, forse,io...-si lascia sfuggire un sospiro-io... io non... non sò..."
Se devo essere io a fare il primo passo...
"Io ho paura di tutta questa cosa, mi terrorizza!"
"Forse anche io..." Ok, per oggi mi basta aver aperto una breccia nel muro...

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Capitolo 13
*** Prima tappa: Londra- parte 1 ***


01 Marzo 2015-04:00
Aeroporto di Amburgo. Gate 12. Destinazione: London, Stanset.
Sono troppo stanca anche per rendermene conto... Oggi la sveglia è suonata a mezza notte. La mia fantastica programmazione per questa partenza prevedeva:
-Cena a casa Kaulitz (eravamo state invitate dai ragazzi per brindare alla partenza)
-A letto non più tardi delle 10.00
-Sveglia a mezzanotte
-Pronti per l' una, ora in cui sarebbero passati Bill e Tom a prendere noi e le nostre valige
-Viaggio di mezz' ora in macchina per arrivare all' aeroporto
-Lì avremmo incontrato Georg e Gustav che, arrivati con la loro macchina, avrebbero portato a casa quella di Bill.
Il problema con le programmazioni è questo: alla fine non va mai come vorremmo!
Ieri sera, come programmato, siamo andati a villa Robkins per gustarci una favolosa cenetta cucinata personalmente da Tom (Spaghetti con il suo sugo speciale) nella quale non ero assolutamente fiduciosa, ma che mi sono sorpresa ad apprezzare, e dopo la cena c' è stato il brindisi, solo che al brindisi è seguito un altro brindisi, poi un altro e un altro ancora; finchè dopo aver brindato a Miami, al mare, ai pesci e alle talpe senza pelo, abbiamo finito con l' addormentarci tutti su quello che ormai è il mio divano bianco. A mezza notte ci siamo svegliati al suono del mio cellulare e ci siamo resi conto dell' accaduto. A quel punto Bill e Tom hanno dovuto prepararsi in fretta e furia, così come abbiamo dovuto fare io e Chris quando i ragazzi ci hanno accompagnato a casa nostra a prendere le valige.
Come se non basasse all' aeroporto è andato tutto malissimo: Georg e Gustav erano in ritardo, quando siamo arrivati al Check-in, rigorosamente circa 2 secondi prima della chiusura, Chris credeva di aver perso la carta d' identità e Tom i biglietti.
Nonostante alla fine sìano riusciti a rintracciare tutto, io mi trovo all' alba, in un aeroporto, senza essermi fatta la doccia e talmente nervosa che non riesco neanche a trovare un aggettivo per descrivere la mattinata di merda che abbiamo avuto. Bill è nervoso come me e io e lui siamo seduti al gate in attesa che Tom e Chris tornino con le nostre colazioni.
"Odio quando niente va come avevo previsto!" Sbotta improvvisamente Bill
"Mi hai letto nel pensiero, amico!"
"Allora siamo d' accordo, amica!"
"Ok, ora possiamo smettere di chiamarci amici, fa troppo buttafuori. Anzi peggio, fa troppo Tom!"
Lui ride "Va bene, ma hai iniziato tu!"
"Mea culpa, lo ammetto!" Rido anch' io e noto quattro cartoni fumanti arrivare a ore 12.
"Vedo che vi siete calmati" dice Tom porgendomi il caffè
"Vedo che ti sei dimenticato lo zucchero..."
"Eccolo" Chris mi passa due bustine di zucchero e Tom fa spallucce
"Perchè sei così cattiva con me. Io che ti ho portato questo caffè con tanto amore..."
"Non è il momento per fare dell' ironia Tom!"
"Non è che ti devono venire le tue cose?" domanda Chris con una vocina ingenua
Io la fulmino con lo sguardo...
"Forse hai ragione... è solo che... Forse dovremmo seriamente smettere di bere..." Tutti si voltano verso di me inorriditi
"Ok, è una cazzata... Scusate"
-Volo Amburgo-Miami in arrivo al gate 12-
Annuncia la voce meccanica dagli altoparlanti dell' aeroporto. Io e Bill ci alziamo e tutti e 4 assieme ci imbarchiamo.
Nel giro di qualche minuto siamo sull' aereo
"Allora, abbiamo la fila 18 e 19, posti A e B" dichiara Tom leggendo i biglietti. Raggiungiamo le file e
"Io vicino al finestrino!" diciamo in coro io e Chris mentre a velocità supersonica ci fondiamo sui posti A rispettivamente delle file 19 e 18. Tom si siede di fianco a me e Bill a lei.
Ora posso rilassarmi. Volare mi fa sempre quest' effetto. Essere sopra tutto, sopra tutti, mi da una rassicurante sensazione di calma e questo è un bene, soprattutto nei viaggi lunghi, ma non è questo il caso.
La decisione di fermarci una notte a Londra è stata presa quando, prenotando il volo per Miami, abbiamo trovato come più economico quello con scalo in Inghilterra. Fortunatamente non dovremmo pagare costi aggiuntivi per albergo eccetera dato che mio zio vive lì da ormai molti anni. Inoltre incontreremo Mary che vive al campus dell' università e Anmary, che partirà tra circa quattro ore da Bergamo, così potremo affrontare parte del viaggio assieme.
"Cosa ne pensi di Georg e Gustav?" chiede improvvisamente Tom mentre una hostess è intenta a spiegare il funzionamento delle mascherine per l' ossigeno
"Sono... Bhè, io me li aspettavo diversi..."
"In che senso?" aggrotta le sopracciglia
"Non fraintendere, per i due minuti in cui li ho visti mi sono sembrati simpatici, ma anche molto diversi da te e Bill..."
"Sai..." Attimo di silenzio. Cos' è vuole creare suspance?!
"Cosa?"
"No, volevo solo dire che ho pensato la stessa cosa vedendo Mary ed Anmary..."
"Oh, ok..." Silenzio imbarazzante, silenzio imbarazzante, silenzio imbarazzante
"Ti và una cicca?" chiedo per mettergli fine
"Si, grazie..."
"Speravo dicessi di no..."
"Perchè?" è confuso. Comprensibile
"La verità è che non ho nessuna cicca...Solo che una volta ho letto un libro, non ricordo il titolo, e c' era scritto che se, in una conversazione, passano più di otto secondi di silenzio... Bhè, non ricordo esattamente cosa succede, ma non mi piaceva..."
"Tu sei strana..."
"E tu non sei originale. Non hai idea di quante persone me l' abbiano già detto..."
"Se è così, non ti ha mai sfiorato il dubbio che abbiano ragione?"
Ci penso un attimo, o meglio, fingo di pensaci un attimo
"No."

 

Il volo è breve e tranquillo, ho dormito per quasi tutto il tempo, come Chris e Bill. Tom dice di non essere riuscito a chiudere occhio. Dalla sua faccia si potrebbe dire che abbia visto un fantasma, ma quando glielo faccio notare mi liquida con un "Sono solo stanco..." che ovviamente non è la verità.
All' aeroporto di Stanset abbiamo preso un taxi che ci ha portati dritti a casa di mio zio Andrea dove siamo stati calorosamente accolti e dove abbiamo avuto il tempo di lasciare le valige e farci una doccia. Purtroppo mio zio se n' è andato quasi subito perchè doveva lavorare così restiamo soli nella casa che è tutto meno quello che mi sarei aspettata: è molto spaziosa, ha tre stanze da letto e un terrazzo enorme, arredata in modo semplice e moderno, ma non pacchiano. Finita la doccia mi sdraio su quello che questa notte sarà il letto mio e di Chris.
"Chris si è fiondata in bagno a velocità supersonica e si è chiusa dentro." sentenzia Tom sdraiandosi di fianco a me
"Bhè, fino a prova contraria, per far la doccia si va in bagno..."
"Si, ma avevamo deciso che questo sarebbe stato il mio turno..."
"Avevamo deciso o avevi deciso?"
"Comunque Chris mi ha fregato il posto, quindi..."
"Ho voglia di caffè..."
"Dovresti smettere di berne così tanto, per questo sei nervosa..."
"Hai presente che ogni uomo è fatto circa del 65% d' acqua?"
"Si..."
"Bhè, io sono 10% acqua e 55% caffè, senza non potrei sopravvivere..."
Mi alzo e esco teatralmente dalla stanza per andare a prepararmi una tazza dell' unico liquido per il quale venderei l' anima al diavolo.

 

L' università di Mary non ha niente a che vedere con la nostra. è più grande, più antica e decisamente più frequentata. I ragazzi non indossano l' uniforme, ma è come se lo facessero; sono vestiti tutti in modo serio, ho visto solo due maglioncini colorati e una felpa, per il resto i colori predominanti sono il grigio, il blu e il marrone e l' aria della gente che ci passa di fianco mi fa dubitare che qui abbiano mai sentito parlare di felicità.
"Certo che ad Auschwitz si divertivano di più..." osserva Bill
"Wow, questo posto fa davvero paura..." continuo io
Scrutiamo tra la marea di volti grigi fino ad individuarne uno più allegro, più colorato e decisamente più famigliare: Mary.
Le corriamo in contro e la salutiamo rumorosamente, come nostro solito, lei sembra sinceramente felice, ma mi accorgo che ha anche qualcosa di strano. Prima che i ragazzi ci raggiungano le abbiamo già fatto tremila domande che liquida con un "Ne parliamo davanti ad una tazza di tè?"
Ovviamente noi accettiamo e ci lasciamo fare strada da lei verso la sua stanza che scopriamo essere in perfetto stile Mary: Poster di città appesi alle pareti, un paio di foto, qualche peluches e una scrivania sommersa dai libri. Mentre prepara il tè incomincia a metterci al corrente delle novità: "Allora: scuola tutto bene, lavoro anche, ma la mia compagna di stanza non ha ancora rivelato la sua seconda personalità..."
"Seconda personalità?" Chiede Chris
"Si, sono convinta che sotto la sua maschera da perfetta studentessa e da ragazzina ingenua e gentile ci sia una specie di serial killer..."
"Wow, è avvincente... Continua!" dico io
"Sono la sua quinta compagna di stanza in un anno... Non so ancora il perchè, ma tutte le altre ragazze l' hanno mandata via..."
"Stai attenta a non farti uccidere mentre dormi..."
"Dormirò con un occhio aperto allora..."
Ci mettiamo a ridere e continuiamo per una buona oretta a fare ipotesi sulla serial-student-killer e a parlare del più e del meno, fino a quando Mary interrompe il discorso" Scusate ragazze, ma vi andrebbe di fare un giro? Solo noi, da sole intendo..." dice. Sul momento non capisco bene il perchè, ma preferisco non indagare, infondo la mia curiosità sarà presto soddisfatta; così lasciamo Bill e Tom nella stanza di Mary con un "Torniamo subito..." e iniziamo a girare nel parco del campus.
"Finalmente una zona un po' meno triste qui dentro!" esclamo
"Si, effettivamente a prima vista questo posto non fa buona impressione, ma ci si abitua..."
"Quindi, di cosa volevi parlarci?" domanda impaziente Chris
Mary si inscurisce, abbassa lo sguardo, riflette un attimo su cosa dire e:"Sono incinta!"

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