Settebello

di Sherlock Holmes
(/viewuser.php?uid=150592)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Training ***
Capitolo 2: *** Do you want know, now? ***
Capitolo 3: *** Genius are crazy ***



Capitolo 1
*** Training ***


Watson bussò alla porta della piccola taverna del quartiere italiano di Londra.
Da buon scommettitore, sapeva dove recarsi…
Sbuffai.
Eh, sì: mi aveva convinto a fargli da spalla… Giocandosi la carta dell’amicizia, of course
Avevamo trascorso gran parte del pomeriggio con il mazzo napoletano tra le dita…
 
- Holmes, ha il settebello?-
Lo avevo fissato, facendo tanto d’occhi.
Certo, mi aveva insegnato le regole base della “scopa”, che, da genio qual ero, avevo subito compreso… Ma aveva tralasciato tale terminologia!
Ricambiando il mio sguardo, aveva mormorato:- Il sette di ori…-
Avevo, dunque, schioccato le labbra.
- Non è la carta più importante?- rammentai.
- Sì.- aveva sussurrato, semplicemente.
Al che, avevo disteso le mie labbra in un sorriso.
- A rigor di logica, se ce l’avessi, glielo direi?-
Sospirò. - Beh … No, ma…-
- Allora, come pretende che io glielo riveli?-
-…ma ci stiamo allenando, Holmes. Quindi, dobbiamo coordinare le nostre mosse. E per farlo, devo conoscere le sue carte.- concluse. Con voce bassa, aveva poi aggiunto:- Holmes, stasera non saremo l’uno contro l’altro, ma insieme, contro Salvatore e Vito…-
Aprì le sue carte a ventaglio.
- Dobbiamo vincere, a qualsiasi costo.- mormorò.
Lo fissai attentamente.
- Quanti soldi ha scommesso su questa partita?-
Tirò su dal naso, senza guardarmi.
- Come ha fatto a capire che ho puntato del denaro sulla nostra vincita?-
- E’ apprensivo, dottore… Raramente lo è. Solo quando scommette, invero…-
- Lo sono anche quando la vedo tornare sanguinante dalle sue scampagnate notturne appresso ai criminali…-
Alzò lo sguardo.
“Si preoccupa per me… Da vero amico…”
Nascosi un sorriso.
- Non cambi discorso!- sbottai, iperbolando una stizza che, in realtà, non avevo.
- Io? Beh, lei non ha ancora risposto alla questione che avevo sollevato, Holmes… Ha o non ha il settebello?- ripetè.
- Se conoscesse la mia risposta, farebbe di tutto per ottenere tale carta e prevedrebbe, in parte, la mia strategia.-
Watson si era trattenuto dallo sbattere le carte sul tavolo.
- Non glielo dirò, dottore…- avevo cantilenato, sorridente.
- Non ha afferrato il punto, Holmes!-
- Oh, certo che l’ho afferrato, invece!- avevo esclamato – Ora non è stasera: siamo l’uno l’avversario dell’altro, qui. Dunque, non le rivelerò nulla.-
Feci “scopa” con il sette di ori.
- Vede, Watson? Ce lo avevo!-
Sospirò, alzando gli occhi al cielo.
- Le rode perdere, non è così?- gli domandai, sarcastico.
Ridacchiai.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Do you want know, now? ***


Ci fecero accomodare in una saletta di modeste dimensioni, illuminata solamente da una lampada a petrolio, che gettava cupi baluginii sui muri semiscrostati.
Uno dei due italiani mi indicò la sedia al suo fianco.
Presi posto, trovandomi ad essere, così, in diagonale rispetto a Watson.
Il più corpulento dei due iniziò a mescolare il mazzo con un’abilità di mani non indifferente.
Nove carte mi vennero consegnate, e quattro campeggiarono sul tavolo.
Le disposi correttamente, con una calma che agli tre giocatori parve esasperante.
Quando alzai la nuca, Watson tentò di attirare la mia attenzione con un’occhiata.
Arricciò la bocca nella mia direzione.
Inarcai un sopracciglio, fissandolo.
Sporse ulteriormente le labbra…
I suoi segnali erano patetici… Tanto da farmi sorridere.
- Cosa significa, Watson? Vuole baciarmi, per caso? Guardi che è fidanzato e che il sottoscritto ha una certa musa nel suo cuore!-
Sembrò incollerirsi.
Risi sommessamente.
Vito e Salvatore rimasero seri.
- Watson, non è più curioso di sapere se ho il settebello, ora?-
Sbiancò.
Doveva aver puntato una somma non indifferente…
I due italiani mi osservarono, attenti.
“Non sono loro i possessori…”
- Taccia, Holmes…- sibilò il mio compare.
“Quindi…”
- Beh… Ce l’ho io!- esclamai, fiero.
I due siculi si fissarono, con un mezzo sorriso.
Watson si passò una mano sul viso.
- Perché lo ha…- s’interruppe.
Fissò il suo mazzo.
Poi, me.
Sì, era Watson, il possessore del sette di ori… Non il sottoscritto…
E il mio caro socio lo aveva appena visto sbucare tra le sue altre carte, di minor valore.
“Finga indifferenza e sconfitta… Stia al gioco, Watson! Altrimenti, non rivedrà più i suoi soldi!”
Sorrisi.
Mi ringraziò con lo sguardo, iniziando a bluffare.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Genius are crazy ***


- Quaranta sterline guadagnate, Holmes!- esclamò, felice.
I due perdenti, truci, ci fissarono andare via.
- E’ un buon mentitore… Li ha ingannati alla perfezione…- si congratulò con me - Dio, quanto ho temuto!- aggiunse sottovoce.
- Non si fidava di me, per caso?-
- L’ho creduta un pazzo, per un istante…-
- Credevo mi pensasse pazzo da sempre…- sussurrai.
Poi, sorrisi.
- Nel genio dev’esserci un po’ di pazzia.- citò.
- Mi ha dato del genio?-
Mi posai la mano sul petto, con fare teatrale.
-Abbassi la cresta, Holmes…-
Lo fissai, scherzoso:- Ah, come vuole, mamma chioccia…-

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1139173