Strainer.

di Somebodytolove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


-Cavolo Becks, ma una volta della tua vita potresti essere puntuale?!-
-Wow Becky, almeno il primo giorno di scuola..-
-Non mi chiamare cosí Charlie, sai che lo odio. Salite in macchina piuttosto.-
Due anonime ragazze salirono sull’auto dell’amica scambiandosi uno sguardo d’intesa. Dalla voce sbiascicata e l’insolita risatina infantile avevano intuito che la guidatrice aveva fumato e che le prime canne della mattina avevano giá fatto effetto.
-Non vorrei fare la solita ramanzina, ma ti sembra il caso di fumare il primo giorno di college?-
-Tranquilla Mischa non mi faranno mica un test antidroga! So controllarmi! Guarda, guido anche senza mani!- urló ridendo sommessamente.
-Smettila imbecille e rimetti le mani sul volante!-
-Scusa, scusa.. Volevo solo farti vedere...-
Il breve tratto di strada per arrivare al Portsmouth College fu percorso tra Charlie che canticchiava con aria sconnessa una cantilena e delle risatine civettuole di Rebecca . Neanche arrivate al parcheggio riservato alle matricole, Mischa sbatté forte la portiera procedendo spedita verso l’entrata del college senza aspettare le altre due.
-Si é alzata col piede sbagliato stamattina?- domandó sorniona Rebecca all’amica Charlie mentre chiudeva a chiave la macchina parcheggiata completamente storta.
-Sai che non le piace Becks.-
-Oh, ma che vada al diavolo. Neanche tre secondi e le passa.-
Senza aspettarsi una risposta rincorse l’amica (tanto non sarebbe mai entrata da sola) e insieme aspettarono che Charlie le raggiungesse, per poi fondersi nella mischia di studenti. Che il college abbia inizio.
 
-Charlie Foster.-
Rebecca vide Charlie sciogliere la mano affusolata dalla presa di Mischa alzandola al sentire chiamare il suo nome, per poi riintrecciarla a quella dell’amica stringendola forte.
-Speriamo che capitiamo tutte e tre insieme, altrimenti sará.. Sará.. Nauseante. Come il cibo!- sussurró in un soffio.
-E infine... Rebecca Walker e Mischa Jenkins, nella classe D3.-
Eccitate le tre raccolsero le loro borse da terra schiacciandosi il cinque per andare a procurarsi il loro orario.
-Avete visto quel Liam? Payne mi pare? Era davvero niente male penso proprio che...-
-Charlie.- affermó semplicemente Rebecca fermandosi davanti a lei. Stava trattenendo una risata guardando oltre la spalla dell’amica. Mischa seguí la traiettoria dello sguardo andando a finire su un ragazzo alto e muscoloso, con capelli e occhi castano chiaro e un dolcissimo sorriso.
-Voltati.- aggiunse visto che Charlie sembrava non arrivarci.
-Piacere sono Liam. E si, il cognome é Payne.- disse ironico porgendole la mano. Charlie rimase qualche secondo boccheggiando per poi stringere contenta la mano aprendosi in uno dei suoi sorrisi a 32 denti esclamando:
-Oh wow!-
Rebecca non mosse un muscolo, l’effetto della droga era ormai svanito da un po’ ed era tornata in se stessa, seria e composta. Passava la sguardo dall’uno all’altro con quella che appariva superioritá, ma chi la osservava bene scorgeva dietro due grandi occhi blu e un’aura enigmatica semplice e silenzioso apprezzamento verso la spontaneitá che lei non sapeva avere. Sembrava una gatta. Mischa invece cercó di sdrammatizzare presentandosi anch’essa mentre dava una gomitata a Charlie.
-Che abbiamo alla prima ora?- chiese Liam senza staccare gli occhi di dosso a Rebecca.
-Letteratura. Ci vediamo in classe!- pronunció Mischa prendendo a braccetto le compagne per dirigersi in un punto qualsiasi, pur di sfuggirgli.
-Potevi anche risparmiartelo Cha, non sai mai tenere quella boccaccia chiusa.-
-É questa l’aula di letteratura.- si mise in mezzo Rebecca per non farle iniziare a discutere. Quando ci si mettevano erano due gran rompipalle e non aveva voglia di sentirle, specialmente Charlie. Quella ragazza era assurda. Se ne stava zitta e buona, con i suoi abbigliamenti eccentrici e il viso allucinato da strafatta, e le rare volte che parlava quando non era imbottita di pillole sembrava le avesse assunte lo stesso: come se vivesse in un mondo parallelo, diceva cose prive di alcun tipo di senso e la maggior parte delle persone la prendevano per pazza. Rebecca e Mischa a parte, che la conoscevano dall’asilo e avevano vissuto tutta la vita con lei. Mischa invece era la colonna portante del gruppo: famiglia rispettabile ed economicamente messa bene, voti alti a scuola, responsabile e sempre a mente lucida. Una specie di vigoroso spago che cuce inconcludentemente due lembi stracciati di un pezzo di stoffa.
Presi i tre posti all’ultima fila iniziarono ad entrare anche gli altri studenti, quelli che per i prossimi tre anni sarebbero stati loro compagni ogni mattina.
-Bella merda.- biasciscó a denti stretti.
-Hai detto qualcosa?- Charlie smise di rigirarsi tra le mani i suoi mille anelli rivolgendo l’attenzione sulla ragazza accanto a sé.
-No, niente Charlie.-
Non appena pronunció quelle parole, Liam varcó la soglia della porta.
-Guarda chi c’é.- ammiccó Rebecca verso la sua direzione con aria maliziosa e per le due ore di letteratura si godette lo sguardo di Liam addosso, che a sua volta veniva squadrato da capo a piedi da Charlie.


Ok, ok, lo so che fa abbastanza cacare come primo capitolo ma... Bhé eccolo qui, e spero vivamente che lo leggiate e magari anche che vi piaccia :D Per chi lo segue penso lo noterá subito, mi sono molto ispirata al telefilm inglese Skins per cui vado letteralmente fuori di testa, specialmente nell'interpretazione di due personaggi: Cassie (Charlie) e Effy (Becks). Mischa invece é un personaggio di mia mano ma la vedo simile a Jal. Vi prego, ho bisogno anche di una mini minimi recensione per sapere che nepensate, se la storia vi incuriosisce o altro perché davvero sono confusa riguardo questa nuova storia che ho intrapreso! In questo capitolo Zayn non c'é ancora, ma non disperate arriverá presto! Un bacio a tutte X

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Capitolo 2
*** 2 ***


Becks stava sgranocchiando delle patatine mentre guardava un telefilm a caso quando sentí il cellulare squillare dall’altra stanza. Alzandosi di peso e strusciando le ciabatte ai piedi per il corridoio si trascinó per rispondere poco prima che scattasse la segreteria.
-Che vuoi Mischa?- sputó sbadigliando.
-Becky, volevo dirti che stasera io e Charlie non usciamo, faremo una serata tranquilla a casa mia. Sei dei nostri?- la voce all’altra cornetta era in fibrillazione.
-Ma che palle che siete, é sempre la stessa storia!- 
Esclamó contrariata accendedosi una sigaretta. Non sentendo alcuna risposta, espiró il fumo e aggiunse con un sospiro: 
-E va bene, peró domani andiamo a ballare anche se é martedí.-
Il suo tono non ammetteva obiezioni e Mischa lo sapeva, quindi attese qualche secondo per rispondere ma poi si concesse ad un:
-Affare fatto.-
Becks chiuse cosí la chiamata, sapeva che Mischa non ci sarebbe rimasta male. Lei era cosí e le sue amiche lo accettavano, era questo che le piaceva cosí tanto di loro: non giudicavano, e apprezzavano chiunque per quello che era. Peró ancora non riusciva a spiegarsi perché fossero sue amiche, Mischa era semplicemente perfetta e Charlie troppo sensibile, lei invece era un semplice disastro; per tutti era una strafottente, spesso una troia ma troppo spesso una grandissima stronza (solo con chi se lo meritava, sosteneva lei), la femme fatale, dannata e irraggiungibile, senza emozioni; si comportava cosí anche con quelle che non avrebbe mai ammesso essere le sue due migliori amiche, a cui non sembrava importare e che continuavano ad essere dolci e comprensive con lei. Davvero non se lo spiegava. Tornó a stravaccarsi sul divano e finita la serie si preparó frettolosamente, probabilmente avrebbe passato un po’ di tempo a casa di Mischa e poi sarebbe uscita da sola, non aveva proprio voglia di rimanere a casa. Anfibi, calze a rete, pantaloncini cortissimi, fascia nera e maglietta trasparente con qualche borchia; trucco nero intorno ai suoi grandi occhi azzurri, un po’ di profumo e via, questo era il suo tipico vestiario. Mise portafoglio, portasigarette con dentro l’immancabile erba e altre cianfrusaglie varie in borsa e uscí di casa chiudendo a chiave la porta.
 
-Heeeyy Beckyyy!- gracchió Charlie accogliendola in casa, sicuramente non era sobria anche se non puzzava di alcool. Gettó le braccia attorno al suo collo appendendosi letteralmente e facendola quasi cadere, cosí Becks gliele scostó scocciata facendole un cenno della testa in segno di saluto. Si guardó intorno come se fosse la prima volta che era lí, anche se conosceva la casa di mischa come il palmo della sua mano.
-Mischa?- chiese voltandosi verso di lei con la sua solita aria seria e svogliata.
-É in terrazza.- ridacchió la bionda facendo cenno di seguirla.
Spinse le ante scorrevoli che davano sull’immensa terrazza della villa che dava su tutta la cittá e uscí insiprando la pungente aria autunnale. Sentí delle risate provenire da piú in fondo; non erano sole. Anche se era curiosa rimase qualche minuto appoggiata alla ringhiera arrugginita godendosi la vista che in realtá non era niente di che, ma a lei piaceva sempre guardare la sua Portsmouth. Si scostó una ciocca di capelli che le cadde davanti nel momento in cui si stava accendendo una sigaretta, ma l’accendino era scarico cosí stizzita lo buttó a terra.
-Chi é?- sentí l’inconfondibile voce di Mischa nel buio. 
Giró l’angolo della terrazza dove sospettava che il gruppetto di persone fosse seduto, e lo trovó lí, attorno al tavolo di vimini illuminato della famiglia Walker.
-Oh Becks, che fine avevi fatto? Accomodati.- 
Si avvicinó furtivamente al tavolo scrutando quegli sconosciuti senza rispondere all’amica; erano cinque ragazzi, tra cui riconobbe quel tale che stava in classe loro, Liam. Quando lo vide un sorrisetto compiaciuto apparve sul suo volto. Tutti gli occhi erano puntati su di lei, ma nessuno parlava; sapeva di fare quest’effetto sulle persone, il suo aspetto era la prima (e unica) cosa che saltava all’occhio e sapeva bene come usarlo. Era abituata ad avere tutti ai suoi piedi, comprese le femmine che più di invidia provavano semplice e quasi disperato desiderio di essere come lei. Liam ricambiò il sorriso che in realtà non era rivolto particolarmente a lui con fare impacciato, ma lei stava già squadrando gli altri quattro. Non si soffermò particolarmente su nessuno di loro, tranne l'ultimo. Fu questione di secondi, se non meno, ma a lei sembrò molto di più il tempo in cui il suo sguardo rimase incastrato a quello di un ragazzo seduto diritto di fronte a dove si trovava lei. Si liberò il più in fretta possibile da quello straniamento con grande difficoltà, il mondo attorno a lei sembrava quasi scomparso e non le piaceva. Puntò gli occhi su una sedia vuota accanto a Mischa, ma senza dar conto di nessuno dei presenti che continuava tacente ad osservarla si proiettò verso il puffo che usava sempre quando era lì, lasciandocisi cadere sopra. Gli altri inzialmente storditi tornarono a parlare del più e del meno, era sempre così: tutti rimaneva ammaliati da lei ma nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi. Becks li osservava da lontano, Charlie aveva i suoi cinque minuti dopo le miliardi di pillole che prendeva, mentre Mischa scherzava gioiosamente con i cinque ragazzi di cui deteneva la totale attenzione, completamente sobria. Dal puffo che si trovava un po' distante dal tavolino inquadrò meglio ognuno di loro: Liam, che le lanciava sguardi furtivi in continuazione, un ragazzo riccio e con gli occhi verdi, muscoloso e dalla risata facile, un biondino che non si staccava dalla scodella di pop corn, un altro castano con gli occhi azzurri e l'ultimo... Che non aveva il audacia di guardare, il fatto che lo volesse così tanto la bloccava. Aveva impressi nella mente quei due occhi color grandi dal taglio orientale, limpidi e infantili, color nocciola. Sembravano racchiudere tutto quello che Becks non aveva mai osato desiderare. Non sapeva com'era fatto per il resto il ragazzo, non lo aveva guardato, o forse si ma quegli occhi avevano rimosso il resto. In particolar modo non aveva intenzione di guardarlo, anche se si sentiva trapassare da capo a piedi con uno sguardo e non era quello di Liam, con cui invece giocava guardandolo provocantemente mentre lo coglieva a fare lo stesso. In tutto quello non si accorse di avere ancora la sigaretta spenta in mano, ma le venne in mente un'idea migliore. Posò la sigaretta facendo a cambio con una canna che si era fatta a casa prima, si divertiva a rollarle quando non aveva niente da fare, ma si ricordò dell'accendino buttato per terra qualche metro più in là. Si scocciava di andarlo a prendere e di certo non lo avrebbe chiesto ai ragazzi seduti intorno al tavolo, quindi senza neanche sapere il perché visto che non avrebbe fruttato molto iniziò a frugare nella borsa mentre teneva la canna tra le labbra carnose, sperando magari di trovarci uno dei tanti accendini persi e mai trovati. Improvvisamente sentì del calore e vide una fiamma dilagarsi rendendo l'estremità della "sigaretta" di un rosso intenso. Alzò lo sguardo e rimase spiazzata nel vedere quei due occhi talmente vicini ai suoi che la scrutavano con insistenza e senza pudore. Becks si ritrovò per un attimo in uno stato di sgomento  totale, in cui non seppe reagire a nulla; tutto quello che fece fu ricambiare lo sguardo, ma non lo fece nella sua solita maniera: gli diede una delle sue occhiate più spoglie, più sincere che aveva, lasciando trasparire in un lampo tutta la realtà che viveva dentro di lei, e che era lei stessa. Era nuda. Una cosa che non si era mai permessa di fare con nessuno, e appena se ne rese conto cambiò immediatamente volto: riuscì a riimpadronirsi dei suoi occhi, rendendoli nuovamente varchi invalicabili a chiunque, e la sua faccia da maschera di sbigottimento tornò ad essere austera e composta. Per dimostrare più a se stessa che a lui che non era successo nulla e che aveva il pieno controllo di sè, tirò enigmaticamente in su gli angoli della bocca attorno cui sorsero varie piccolle fossette a mo' di ringraziamento. Lui si accese una sigaretta senza ricambiare, poi tirò un altro puffo accanto al suo e ci si buttò letteralmente sopra. Rimasero in silenzo per un po', e quando Becks arrivò a metà canna la porse al ragazzo. Ecco, brava la cogliona, seconda disattenzione della serata. Da quando condivideva la sua roba, e in particolar modo QUELLA roba, specialmente con uno sconosciuto? Lui la accettò come se gli fosse dovuta e all'ultimo tiro poggiò quello che ormai era solo un filtro sulle labbra della ragazza, che inspirò profondamente tenendo dentro i polmoni. Il contatto e la pressione delle dita del ragazzo sulle sue labbra la inebriavano, ma probabilmente era solo quello che si era fumata che stava facendo il dovuto effetto, niente di che. Ce ne vollero altre tre prima che iniziassero seriamente a sentire gli effetti, e all'altro tavolo ormai anche gli altri avevano bevuto qualche birra di troppo: il biondino e Liam si erano alzati e ballavano una specie di danza senza capo nè coda, mentre Mischa (eggià, addirittura lei) e gli altri tre se la spassavano allegramente prendendoli in giro mentre gli facevano un video. All'improvviso qualcosa di morbido si appoggiò blandamente vicino all'orecchio di Becks che si sentì sussurrare:
-Perché non ce ne andiamo da qui?-
Rimase qualche secondo paralizzata al sentire il respiro caldo cadere sul suo collo, prima di raccogliere la borsa da terra e camminare verso l'uscita senza voltarsi. Sapeva l'avrebbe seguita, e non stava aspettando altro.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Becks aprì con difficoltà gli occhi, impreparati dall'invadente luce del sole che filtrava tra le tapparelle non del tutto abbassate. Rimase un po' di tempo immobile nel letto, poi si rigirò un paio di volte e infine provò ad alzarsi. La testa le scoppiava e aveva un buco nello stomaco, ma quel che la premeva di più in quel momento era la sua gola secca: aveva bisogno di acqua, subito. Si catapultò Verso la cucina scolandosi quasi mezza bottiglia d'acqua, era sicura di non aver mai avuto tanta sete in vita sua. Ora che era più lucida di mente, andò in bagno accendendosi una sigaretta. Quel che vide non le piacque particolarmente: era mezza svestita, senza fascia e con la maglietta strappata, i capelli arruffati e il trucco nero colato fin sotto le guance. Sospirando si sedette sulla vasca da bagno mettendosi le mani nei capelli, poi di scatto afferrò una salviettina e incominciò a struccarsi rapidamente. Una volta finito si riguardò allo specchio; aveva gli occhi arrossati dagli struccanti incorniciati da due occhiaia profonde. Decise che quel giorno avrebbe provato a non truccarsi. Con un altro sospiro si legò i capelli in una disordinata cipolla e si accese una sigaretta, sedendosi sul divano. Incominciò a pensare alla serata precedente, non era stata male: prima era andata da Mischa, poi si era fatta qualche canna, in seguito aveva lasciato le amiche per andare al 77, un baretto molto frequentato di Portsmouth, con.. Oh beh, che importava, uno valeva l'altro. Improvvisamente però ebbe un blocco: per quanto si sforzasse infatti, non riusciva proprio a ricordarsi come si era svolta il resto della serata, le venivano in mente immagini a flash di lei che ballava con quel tale, o degli innumerevoli cicchetti che buttava giù come succo di frutta, ma soprattutto non riusciva a spiegarsi com'era finita in casa sua. E perché non avesse più metà dei suoi vestiti, ma quello era più plausibile, probabilmente si era scopata il mulatto dell'altra sera.. Uno dei tanti. Ma il suo flusso di pensieri fu interrotto da un'unico ben più importante:
-MERDA MERDA MERDA!LA SCUOLA!!"
Agitata buttò la cicca per  terra per dirigersi in camera sua, accendendo il cellulare; aveva cinque chiamate perse di Mischa e tre di Charlie, una di un numero sconosciuto. Diede una rapida occhiata all'orario constatando che a mezzogiorno era ormai inutile tentare di entrare a scuola simulando un'innocente ritardo, quindi decise di prendersela comoda andando in cucina per una tazza di cereali. Si avviò in salotto pregustando i cereali che avrebbe mangiato visto lo stomaco che reclamava disperatamente cibo, ma si fermò a qualche passo dal tavolo per poi tornare indietro e poggiarvici la tazza sopra. La sua attenzione era rivolta su un oggetto inusuale collocato nel centro tavola: una busta marroncina con sopra il logo dello Starbucks, e accanto le sue chiavi di casa. Becks la osservò sospettosa, per poi prenderla, annusarla ed aprirla; dentro vi trovò un cappuccino e un muffin al cioccolato ancora caldi. Impietrita passò lo sguardo un paio di volte dai cereali che ormai si stavano ammosciando e la busta che teneva ancora in mano, inebriata dal profumo che emanavano il cappuccino e il muffin. Risoluta andò a buttare la tazza nel lavandino per poi concentrarsi più felice che mai sull'inaspettata sorpresa che non poteva farla più contenta. Dopo essersi strafogata per bene con la tv accesa si fumò un'altra sigaretta, poi decise di chiamare Mischa e Charlie che erano ormai uscite da scuola.. Magari loro sapevano qualcosa della sua nottata.
-Becks, ci hai fatta preoccupare! Dove sei?-
-A casa.- 
Sputò con la voce impastata. Aveva l'umore più basso di quanto si aspettava, e la testa aveva ricominciato a pulsare più forte di prima. Era fissa con la mente a quel che non riusciva a ricordare, e se una cosa per lei era straziante, quella lo era sicuramente.
-Come stai? Perché non vieni fuori al college, penso usciremo tutti a pranzo fuori.-
Magari un po' d'aria non le avrebbe fatto male.
-Va be... Aspetta, tutti? Tutti chi?-
-Io, Charlie e i ragazzi! Ti ricordi, quelli di ieri sera?-
Le chiese con tono ovvio. Becks emise qualche verso di lamento ma in fondo in fondo non le dispiaceva tanto uscire anche con quei cinque ragazzi, quindi si mise d'accordo con l'amica che li avrebbe raggiunti una mezz'oretta dopo al locale dove avrebbero mangiato.
 
-Alla buon'ora Becks!- 
-Vieni siediti, c'è un posto libero lì.-
Ironia della sorte, Liam le indicò l'unica sedia non occupata, situata accanto a quella di Zayn. Fece un cenno di saluto al tavolo col capo per poi accasciarsi in fin di vita sulla sedia. Non aveva camminato neanche dieci minuti ma sembrava avesse corso chilometri, non aveva molto fiato e le poche forze che aveva quella mattina l'avevano definitvamente abbandonata. Tra le animate chiacchiere dei sette anche lei mise qualche parola ogni tanto, ma necessitando di nicotina e di stare qualche minuto sola uscì per fumarsi una sigaretta in piena tranquillità, sedendosi sul muretto di fronte all'entrata. Neanche il tempo di accenderla, che già vide uscire Zayn. Sbuffò sommessamente constatando con fastidio che era diretto proprio verso di lei.
-Non entri? Stanno prendendo le ordinazioni.-
Becks non rispose, si limitò ad alzare la sigaretta accesa in segno che era occupata e non aveva intenzione di entrare.
-Posso dire io per te cosa prendi?-
Oh, stava diventando irritante.
-Ho mangiato da poco abbondantemente.-
Gli rispose secca con lo sguardo basso. Non aveva il coraggio di guardarlo, meglio non provare neanche a scoprire cos'erano quelle strane sensazioni appena lui le si avvicinava, le parlava o semplicemente la guardava.
-Ok.- disse di rimando, freddo -Spero ti sia piaciuta la colazione di Starbucks, era ancora calda vero?-
Sbigottita alzò gli occhi verso di lui, giusto in tempo per vederlo fare l'occhiolino e fare dietrofront, sparendo dietro la porta del locale. Quindi era stato lui.. Avrebbe dovuto aspettarselo. E non avrebbe mai dovuto mangiare quel muffin, era una cosa troppo intima per potergli permettere di farlo. Ok, avranno anche fatto sesso, ma nessuno dei due aveva la fede al dito. Una volta finita la sigaretta tornò dentro, e il resto del tempo passò fra uno scherzo e una risata tranne che per Becks, che anche se cercava di prestare attenzione ai discorsi che si svolgevano intorno al tavolo, non faceva che sentirsi intrappolata dal pensiero che Zayn fosse a pochi centimetri da lei, se avesse voluto avrebbe potuto toccarlo, parlargli, guardarlo, ma non fece nulla di tutto ciò. Inutile dire, però, che si accorse benissimo di quanto entrambi cercassero continuamente un impercettibile contatto fisico, semplicemente per sapere che l'una era davvero lì, accanto all'altro.
 
-Zayn, ti devo parlare.-
Appena usciti dal ristorante Becks prese coraggio e tirò la manica della giacca del ragazzo per farlo rallentare, facendo anche lei qualche passo in più in avanti per raggiungerlo. Liam e Niall, che stavano parlando con lui, gli diedero un'occhiata storta ma lui fece segno con la mano di raggiungere gli altri che erano più avanti. Camminarono per un po' in silenzio, nessuno dei due si decideva a dire qualcosa, e Becks più che impegnarsi di accocchiare delle parole che insieme avrebbero avuto un senso compiuto non faceva altro che pensare a che figura della stupida stava facendo. Poi Zayn si fermò nel bel mezzo della strada. Quando Becks se ne accorse si fermò anche lei, voltandosi a guardarlo qualche metro più avanti con sguardo interrogativo. Lui la guardò con quegli occhi così limpidi e infantili, che lei avrebbe voluto mandare a fanculo il mondo e correre tra le sue braccia, ma rimase dov'era.
-non abbiamo fatto sesso.-
Enunciò lui strozzando una risata. Becks sussultò, ma all'esterno si mostrò impassibile. Si avvicinò a lui fino a rimanergli ad un palmo di distanza dal viso, sussurrando:
-Ah no?-
-No.-
Disse lui prontamente di rimando, allontanandosi un po'. 
-Se vuoi ti racconto la serata...-
Riprese a camminare e lei gli andò dietro, senza rispondere. Ormai avevano perso il gruppo che stava molto più avanti.
-Niente di che. Siamo andati al 77, abbiamo ballato, ci hai provato ma io ti ho rifiutata, poi verso le tre e mezza stavi talmente male che ti ho accompagnata a casa. Lì ti sei praticamente spogliata davanti a me, ma io ti ho messa a letto e me ne sono andato prendendomi le tue chiavi, portandoti poi la colazione prima di andare al college. Contenta?-
Questa fu la volta di Becks di fermarsi. Aveva sentito bene? Gli aveva fatto quelle avances, e aveva pure rifiutato? Ma era stupido per caso? Indignata lo guardò di sbieco, cercando di mettere da parte almeno per qualche secondo l'idolatria che stava nutrendo nei suoi confronti in quel momento.
-Cioè... Mi hai rifiutata? E mi hai portato la colazione? Ma sei sano di mente o le canne ti hanno bruciato i neuroni?-
Lui cercò di velare un sorriso al sentire quelle parole, per poi riprendere a camminare velocemente, di nuovo affiancato da lei che non riusciva a tenergli il passo.
-Sto benissimo, sei tu che dovresti darti una calmata. Avresti dovuto vederti, ieri sera...- disse guardando dritto davanti a sè -E poi non mi approfitto delle ragazze ubriache.-
-Quel che faccio da ubriaca lo faccio anche da sobria.- Becks stava inziando ad arrabbiarsi -E per tua informazione, non ti ringrazierò e non mi butterò ai tuoi piedi per quel che hai fatto. Non è un gesto di galanteria sai, e non mi interessano neanche fiori e cioccolatini.-
Zayn si voltò di scatto verso Rebecca, che non aspettandosi una mossa del genere si fermò di colpo. Sentì vibrare il telefono, probabilmente era Mischa, ma Zayn si stava avvicinando sempre più al suo viso e lei non avrebbe interrotto per nulla al mondo quel momento. Sentiva il suo respiro caldo sulla bocca e sul mento che le procurava una morsa allo stomaco indicibile, aveva i nervi a fior di pelle e il sangue le ribolliva nelle vene.
-Mi fai impazzire.-
Le soffiò sulle labbra, prima di riallontanarsi e prenderla per mano, intrecciando le dita tra le sue.

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