La ninfa di Lamos

di Vitya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shu ***
Capitolo 2: *** Ores ***
Capitolo 3: *** è questa la fine? ***



Capitolo 1
*** Shu ***


La ninfa di Lamos
Cap 1

Era una placida serata quella che stava passando Shu. Era, infatti, chiuso in casa a causa del maltempo e, non potendo uscire per girare per la città, la cosa più entusiasmante da fare era guardare la pioggia battente dal vetro della finestra.
-Shu, il nonno sta raccontando una storia e tua sorella, perché non lo ascolti anche tu?
-Mamma ho diciassette anni, non ascolto più le storie del nonno da quando ne avevo dieci!
-Scommetto che quella della ninfa di Lamos non l’hai mai sentita … - disse la madre sapendo che il figlio, curioso com’era, sarebbe andato ad ascoltare una storia che non conosceva.
-La ninfa di Lamos? Non esiste nessuna ninfa nel fiume!
-Perché non lo chiedi a tuo nonno, lui dice di averla anche vista … - dopo neanche tre secondi, Shu era già balzato in piedi e si era diretto nel salone dove, davanti al fuoco, il nonno stava raccontando la storia a sua sorella più piccola.
-Nonno ma è vero che esiste una ninfa nel Lamos? – chiese subito al nonno il quale, vedendo la curiosità nei suoi occhi, gli rispose.
-Certo che esiste, io l’ho vista! Siediti e ti racconterò tutto – e Shu non se lo fece ripetere due volte; si sedette per terra accanto alla sorellina e il nonno cominciò.
-Ero molto giovane, potevo avere tre anni più di te. Stavo andando al fiume Lamos per prendere dell’acqua per bere. Ovviamente andai nella parte destra del fiume, quella dove passa l’acqua, e puoi stare tranquillo che non troverai mai da nessun’altra parte dell’acqua così limpida.
-Perché sei andato nella parte destra? In quella sinistra cosa scorre? – chiese curiosa la sorellina di Shu che, essendo ancora una bambina, non poteva certo sapere il mistero del fiume.
-Non lo sai?  - le chiese il nonno – mi stupisce che non te l’ho raccontato: il fiume Lamos si divide in due rami prima di buttarsi nel mare; nel ramo destro scorre dell’acqua, limpida e fresca, nella parte sinistra diventa invece un fiume di lava.
-Come può scorrere lava? Da dove sgorga?
-Nessuno lo sa – rispose il nonno alla piccola – ma posso assicurarti che è così, io l’ho visto quel fiume di lava, però nessuno sa come finisce in mare né da dove sgorga.
-E come hai visto la ninfa di Lamos? – domandò curioso Shu.
- Ero andato a prendere dell’acqua, ma dopo averla presa, quando stavo per andare, ho visto comparire la ninfa: era davvero bellissima, così come tutte le divinità sono. Aveva dei lunghi capelli, lisci e blu come la notte, degli occhi a mandorla, profondi e blu. Mi chiese perché stavo prendendo dell’acqua da un fiume sacro e io le risposi che non sapevo certo quel fiume era consacrato, né che lì viveva una ninfa, altrimenti non sarei mai andato a disturbare una divinità …
-E lei? – chiese Shu curioso.
-Lei mi domandò a cosa mi servisse l’acqua; le dissi che dovevo dare da bere a un mio compagno che era fermo a casa malato, e la ninfa rispose che potevo tenerla perché era per una buona causa. Due giorni dopo il mio caro amico guarì dalla febbre alta che l’aveva tormentato da settimane, nemmeno il dottore riuscì a spiegarsi il perché, ma quando raccontai di aver visto la ninfa tutti capirono che era stata lei a guarirlo. Così il Lamos è divenuto un fiume sacro, e mai nessuno si sogna di oltraggiarlo. – Shu non ci riusciva a credere; una ninfa abitava a pochi kilometri dalla sua città, e lui non ne sapeva niente. Almeno, fino a quel momento. Durante la notte il ragazzo dagli occhi viola continuò a domandarsi se fosse giusto disturbare una divinità, ma era davvero troppo curioso. Il giorno dopo c’era bel tempo, così uscì di casa la mattina per recarsi al fiume. Con sé aveva portato una borsa di cotone con dentro della frutta fresca e del pane appena sfornato, per poterli offrire alla ninfa. Dopo essere giunti al fiume, dopo una così lunga camminata, cercò la ninfa, ma non la trovò. Provò allora a chiamarla, ma non ottenne nessuna risposta. Continuando a camminare vide il punto esatto in cui il fiume si divideva in due rami. Shu rimase incantato ad osservare l’acqua diversi in due e diventare misteriosamente lava. Notando che il fiume non era molto largo riuscì, con balzo, a saltarlo e ad arrivare dal lato sinistro. Continuò a seguire il corso della lava quasi fino a riva; quando vide apparire all’orizzonte il mare, sentì una voce chiamarlo
-Straniero, non sai che il Lamos è un fiume sacro?! – chiese una voce con tono autoritario. Shu si voltò e davanti ai suoi occhi vide una creatura incredibilmente bella: aveva gli occhi grandi, arancioni e pieni di rabbia, i capelli lunghi, mossi e color rosso fuoco. La pelle leggermente abbronzata, le orecchie appuntite, il naso piccolo, le labbra rosee. Quella strana creatura, coperta solo da una tunica di seta arancione che partiva da metà coscia fino ad una spalla, sembrava non gradire affatto la sua presenza.
-Chi sei? – chiese quella creatura squadrandolo dalla testa ai piedi: fissò i suoi capelli scuri e i grandi occhi viola, si soffermò sul corpo magro e alto.
-M-mi chiamo Shu – rispose il ragazzo titubante –vo-voi siete …
-il tuk* del fiume Lamos. E per tua informazione non è un bene disturbare una divinità! Specie se la risvegli dal suo sonno! – gridò il tuk al ragazzo che lo guardava sbalordito. –Spero che tu abbia una valida motivazione per venire in un luogo sacro
-Veramente io … io vi ho portato delle offerte. – affermò subito Shu cercando di placare l’ira del dio.
-Delle offerte?
-Sì, frutta fresca e pane caldo, per voi. Spero che gradiate … - disse offrendo al dio il cibo portato.
-E perché siete qui? – chiese il dio, già più calmo, guardandolo ancora con occhio un po’ critico.
-Io … avevo sentito che nel fiume Lamos c’era una ninfa, così sono venuto per vederla. Poi, però, ho trovato il punto in cui il fiume si divide e, spinto dalla curiosità, ho iniziato a percorrerlo.
-gli uomini non dovrebbero mettere il naso negli affari divini – lo rimproverò il tuk, il quale, però, non sembrava avere pochi anni più di Shu. – Dove hai sentito questa storia?
-Me l’ha raccontata mio nonno, dice di aver visto la ninfa del fiume …
-Deve essere quell’uomo che decenni addietro vide mia sorella. Lei è la ninfa del fiume d’acqua, io il tuk del fiume di lava. – rispose il tuk afferrando una mela rossa e mordendola, constatando che quella frutta era davvero buona.
-Beh, direi che hai soddisfatto abbastanza la tua curiosità, che ci fai ancora qui?
-Posso sapere qual è il vostro nome? – domandò spaventato Shu.
-Perché dovrei dirvelo? – rispose brusco il dio. Allora Shu si alzò e fece per andarsene, ma dopo che si allontanò un po’ sentì una voce gridare
-Vieni domani … – Shu si voltò, ma dietro di lui non c’era più nessuno, né il dio né la sua offerta – se torni domani te lo dirò …
 
 

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Capitolo 2
*** Ores ***


Ecco a voi il secondo capitolo :D Grazie di cuore a tutti quelli che hanno recensito, mi ha fatto piacere sapere che vi sia piaciuta. Vi devo purtroppo dire che il prossimo sarà l'ultimo capitolo, quindi godetevi questi ultimi due post. Un bacio a tutti :*
una cosa molto importante che non ho scritto nel primo capitolo è che tutti i personaggi sono miei, e guai a chi me li tocca! Infine una piccola nota per farvi capire meglio la storia: un "tuk" altro non è che il corrispettivo maschile di una ninfa, in poche parole una divinità minore con poteri limitati.
Cap 2

Shu tornò a casa ancora elettrizzato dall’idea di aver visto una divinità: l’aveva vista, ci aveva parlato, era davanti a lui, ed era un ragazzo davvero bellissimo … certo, non l’aveva trattato nel migliore dei modi, ma che gli importava? Infondo aveva anche ragione ad essere arrabbiato con lui. Per tutta la sera Shu si rigirò fra le coperte pensando al bellissimo volto del Tuk, a quegli occhi arancioni che, ne era sicuro, dovevano essere bellissimi quando sorrideva.  Forse era solo una cosa da poco quella strana sensazione di calore che sentiva sul cuore, però era comunque bellissima. Si addormentò dopo un pò, sognando quella creatura e i suoi capelli rossi, che si muovevano come fiamme quando il tuk si muoveva. Il mattino dopo si svegliò ancora prima, per poter raggiungere in fretta il fiume. Shu era davvero indeciso su cosa portare al tuk come offerta, ma di certo non poteva presentarsi a mani vuote o l’avrebbe cacciato in malo modo, e non era una buona idea provocare l’ira divina. Dopo aver tanto pensato non trovò niente di abbastanza importante per soddisfarlo. Gli avrebbe portato un’altra volta frutta e pane, anche se non pensava fosse bene portare due volte la stessa offerta. Camminando per strada vide un cespuglio di rose selvatiche, non curate ma certamente molto belle. Forse erano un po’ banali, ma a tutti piacevano i fiori, anche agli dei. Shu ne strappò un paio ma, quando stava per andarsene, notò una rosa incredibilmente bella: grande, già sbocciata e arancione. Arancione, proprio come gli occhi del tuk. Senza pensarci due vote strappò anche quella, anche se era incastrata con un’altra rosa e per prenderla si graffio il braccio in vari punti. Senza badare alle ferite riprese il cammino e arrivò nel punto dove, il giorno prima, aveva incontrato quella splendida creatura. Lo trovò già lì, seduto di spalle su una roccia, che osservava il fiume di lava.
-Ieri sei arrivato prima – commentò subito il tuk.
-vi-vi chiedo scusa, non volevo farvi aspettare, è solo che durante il tragitto … - cercò di scusarsi Shu, ma venne bruscamente interrotto dal tuk
-le mie rose
-Cosa? – chiese stupito Shu.
-Se non sbaglio hai delle rose per me … dove sono? – rispose il tuk.
-Oh, sì certo, eccole – rispose titubante Shu porgendo il mazzo al tuk che finalmente si girò per guardare il ragazzo. Era ancora più bello di come se lo ricordasse.
-Sono bellissime …  - disse guardando il mazzo, per prendere poi la rosa arancione, la più bella. –Ti sei fatto molto male per prenderla?
-No, solo qualche graffio … - rispose il ragazzo.
-fammi vedere il braccio – ordinò autoritario il tuk posando a terra le rose. Shu si alzò la manica della maglietta per poi porgere il braccio alla divinità. Il tuk osservò i graffi e poi si passò sopra la mano, facendo rimarginare tutte le ferite.
-Ma … - mormorò Shu.
-Ma cosa? – chiese prepotente il tuk.
-come facevate a sapere delle rose e del braccio? – domandò un po’ spaventato il ragazzo.
-Voi umani non riuscite a guardare oltre le cose; anche osservando un fiume di lava noi divinità possiamo scoprire molte cose. – rispose il tuk guardando il fiume.
-Ores … - sussurrò dopo alcuni secondi di silenzio.
-Ores … cosa? – domandò sempre più confuso il ragazzo.
-Se non sbaglio volevi sapere come mi chiamo … - poi Ores spostò il suo sguardo sul giovane; non riusciva a capire perché, ma era davvero carino. Sicuramente non era bello come una divinità; aveva avuto molti amanti in passato, indubbiamente più affascinanti di quel misero umano, ma forse era anche per quello che l’incuriosiva così tanto.  Di certo non ero il suo fisico mediocre ad attrarlo: ma allora cosa? Forse quella curiosità e quella timidezza un po’ infantile che trasparivano da quegli occhi, o anche il suo animo dotato di una semplicità ormai perduta anche fra gli dei. Oppure, era il suo modo di arrossire quando era osservato da lui. Sì, decisamente questo era quello che attirava Ores a quel giovane.
-Hai fame? – chiese.
-Ehm, un po’ … perché? – rispose Shu un po’ imbarazzato.
-Prendi la frutta – il ragazzo obbedì e uscì dalla sua borsa di cotone la frutta fresca, mentre il tuk si sedette accanto lui. Entrambi mangiarono e bevvero fino a saziarsi. Ancora il sole era alto in cielo, non dovevano essere che le due o forse le tre. Così si sdraiarono all’ombra di grosso albero e parlarono, come se si conoscessero da tanto. Shu raccontò a Ores della sua casa, della sua famiglia e dei suoi amici, cose che il dio sapeva già perché, la notte prima, aveva guardato nel fiume alcuni momenti della vita del ragazzo, ma comunque non volle interromperlo e rimase in silenzio ad ascoltare. Constatò che Shu era davvero curioso; gli fece molte domande sugli dei, sulle divinità, su quel mondo così lontano anche se non così distante dagli umani.
- Noi divinità viviamo vicino a voi perché capita spesso che prendiamo sotto le nostre cure alcuni umani gentili con noi. Anche se solo alcune divinità hanno accettato di stare accanto a voi mortali. – raccontò Ores.
-Perché solo alcune? – domandò curioso Shu.
-In origine noi divinità vivevamo tutte su un’isola: era bellissima, come un paradiso in terra. Poi però ci accorgemmo che oltre il mare vi erano delle terre abitate da alcuni uomini; sto parlando dei vostri più remoti antenati. Notando che alcuni erano in difficoltà, abbiamo deciso di aiutarli, così nacquero le prime città, e notando che gli umani erano riconoscenti con noi, pensammo di andare a vivere con loro. Ma alcuni dei pensarono che non era una cosa saggia, che anche le divinità potevano soffrire a causa degli umani e che bisognava ignorarli. Ma alcuni erano già strettamente legati agli umani e non vollero lasciarli. Così il nostro Grande Padre decise di effettuare una distinzione fra divinità minori e dei puri: alle divinità minori fu concesso di vivere a contatto con gli umani, mentre gli dei puri, avendo un potere troppo grande per rischiare di essere influenzati dagli uomini, furono segregati nell’isola, o in altri luoghi sacri, per voi umani difficilmente raggiungibili. Ti stupiresti se ti dicessi quanti dei ci sono sparsi il mondo …
-E tu sei triste d’aver lasciato la tua isola? – domandò un po’ preoccupato Shu.
-Se ne sentissi nostalgia ci tornerei, in effetti non è tanto male: lì ci sono molte meraviglie, e molti dei di bellissimo aspetto … ma non so se riuscirei ad allontanarmi da qui, ormai conosco gli abitanti di questo luogo da generazioni, anche se loro non sanno della mia presenza, ma conosco sempre persone nuove, con nuove storie e che mi trasmettono cose nuove. Prima di ieri io non sapevo della tua esistenza. – mormorò Ores.
-in effetti la mia non è certo una vita interessante come quella di grandi guerrieri o esploratori; non sono molto bello, né ho grandi abilità fisiche, sono … mediocre – mormorò un po’ sconsolato il giovane. Allora il dio, seduto di fronte a lui, gli prese il volto fra le mani, dicendogli
-Anche se il tuo corpo è mediocre, il tuo animo è unico; è limpido come quello di un bambino, e si può vedere benissimo guardandoti negli occhi. E non potrei essere più felice di vedere che il tuo cuore, ora, sta battendo forte come il mio, e lo sta facendo per me … - così gli sussurrò Ores, prima di baciarlo piano, come per paura che potesse rompere quel ragazzo.
Continuarono a vedersi il giorno dopo, e quello seguente e quello ancora dopo … Così, per un anno intero, in cui il loro amore cresceva dolce e delicato, così come quei baci che adoravano scambiarsi quando si vedevano. Niente fermò i loro incontri, né la pioggia né quando Shu si prese la febbre; allora fu Ores ad andare da lui, ad allontanarsi dal suo fiume che non aveva lasciato da decenni, per trovarlo di nascosto nella sua casa e guarirlo.
 





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Capitolo 3
*** è questa la fine? ***


Eccovi l'ultimo capitolo della storia :) ringrazio di cuore tutti quelli che hanno recensito, i vostri commenti mi hanno fatto molto piacere e spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento.
I personaggi sono assolutamente miei, quindi nessuno si azzardi a toccarli!!  

Cap 3

 Era notte fonda,solo Shu era sveglio e con lui c’era Ores che gli faceva compagnia. Sdraiati sul letto del malato, uno accanto all’altro, anche se ormai il ragazzo era guarito. Quella notte decisero di amarsi, e fu la cosa più bella che avessero mai provato. Il mattino dopo Shu fu ben felice di essere svegliato dal bacio di Ores, il quale però dovette fuggire per evitare di essere visto dai familiari del ragazzo.
-La febbre sembra essere sparita – commentò incredula la madre del giovane. Shu non poté non sorridere dentro il cuore, era stato il suo amore a salvarlo.
Anche se quel giorno non riuscì a uscire di casa, dal giorno dopo riprese le sue visite al tuk.
Quando un giorno, triste e inesorabile, arrivò il suo destino. Era sera e Shu stava cenando con la sua famiglia tutta riunita.
-Shu, ormai hai raggiunto la maggiore età e ti avvii verso i diciannove anni – iniziò il discorso il padre – io e tua madre riteniamo che sia ora che tu prenda moglie. – in quell’istante a Shu parve fermarsi il cuore.
-E chi dovrei sposare? – chiese in tono un po’ cinico.
-Ci sono molte ragazze in età da marito, alcune con ottime doti. – rispose la madre.
-Non voglio sposarmi – li stroncò subito il ragazzo.
-Lo sai che non puoi scegliere – disse autoritario il padre – che dovresti fare? Passare tutta la vita da solo? E non vorresti dare dei nipoti a me e a tua madre? – Shu si alzò da tavola disgustato. Uscì di casa e corse verso il fiume Lamos, lì c’era qualcuno che l’avrebbe capito. Quando arrivò Ores era già lì, seduto davanti al fiume di lava. Il ragazzo si sedette accanto a lui e rimase stupito nel vedere due lacrime rigargli le guancie. Le asciugò con le dita e gli diede un bacio sulle labbra morbide.
-Sai già tutto, vero? – il dio si limitò ad annuire. Ores lo abbracciò forte, donandogli il suo calore, entrambi piangevano sommessamente. Anche quella notte decisero di amarsi, e a proteggerli dal freddo v’era solo una coperta di finissima seta.
-sapevamo che sarebbe successo prima o poi … mormorò Ores.
-cosa possiamo fare? – gli domandò Shu.
-possiamo solo finirla qui. – disse in un sussurro il tuk non riuscendo a trattenere le lacrime.
-Che cosa? – Shu era sbalordito. Fece voltare il suo amato per poterlo guardare in faccia, e lo abbracciò forte.
-disonoreresti la tua famiglia se portassi a casa un uomo … - continuò il dio.
-tu non sei un semplice uomo
-sono comunque del sesso sbagliato – a quel punto cadde un triste silenzio.
-non ti ho mai raccontato – continuò il tuk – la triste fine che fece un amico dei miei genitori. Noi tutti siamo immortali e viviamo il passare delle ere senza essere scalfiti dal tempo. Poco tempo ci volle, e questo tuk s’innamorò di una giovane fanciulla, la quale ricambiò il suo sentimento. Ma noi tuk abbiamo un potere proporzionato al nostro elemento naturale; lui era la divinità di un laghetto, e non era abbastanza potente per donare alla sua amata la vita eterna. Così passarono gli anni, il tempo scorre inesorabile. Mi ha segnato moltissimo vederlo, lui, che poteva avere vent’anni, con una donna ormai anziana. Lui stesso sapeva che presto sarebbe morta, e anche curandola da ogni malattia avrebbe solo rimandato una condanna che sarebbe comunque arrivata. E un giorno arrivò … - Shu ormai non voleva sentire, ma sapeva che sarebbe successo anche a loro. –io non sono abbastanza potente per donarti la vita eterna; se fossi il dio di tutto il fiume avrei potuto, ma il mio potere è molto inferiore a questo, visto che il tratto di lava e piuttosto breve. Se avessi potuto, ti avrei già donato la vita eterna, senza pensarci due volte … - solo allora il tuk guardò negli occhi il suo amato. – Vattene via, torna al tuo villaggio, sposati, concepisci dei figli, vivi una vita felice. Ti giurò che farò tutto quello che è in mio potere per proteggere te e i tuoi discendenti.
-non puoi chiedermi questo – replicò il ragazzo.
-è la cosa migliore da fare … - sussurrò Ores accarezzandolo.
-non ti dimenticherò mai …
 
Così Shu si sposò: prese in moglie una giovane della sua città, di ottima famiglia, la quale era innamorata di lui. Aveva i capelli rossi e gli occhi gialli, molti la consideravano assai più bella del marito, ma non era certo paragonabile alla bellezza divina di Ores. Con lei, Shu ebbe due figli, cresciuti forti e belli, i quali potevano dire tranquillamente di vivere un’infanzia felice. Ma per quanto quella famiglia sembrasse perfetta, nel cuore di Shu il volto di Ores era ancora impresso. Ormai erano passati sette anni, Shu ne aveva venticinque, i suoi figli uno sei e uno quattro.
Un giorno qualunque, Shu stava camminando per i boschi che sette anni prima percorreva ogni giorno: stava cercando dei frutti freschi. Non si accorse di niente, ma si ritrovò accanto al fiume di lava; riuscì a vedere Ores in lontananza. Neanche il dio sapeva della sua visita: era opera del destino.  Shu si avvicinò al dio che stava facendo il bagno nel fiume. Ores lo guardò attentamente, riconoscendo subito il giovane amato: aveva i capelli più lunghi e il corpo più muscoloso, ma aveva ancora gli occhi limpidi come quelli di un bambino. E non riuscirono a opporsi al destino, si baciarono e si amarono, non potevano controllare il loro amore.
-non saresti dovuto venire – commentò Ores – ora come farò a lasciarti andare una seconda volta?
-non mi lasciare, io ti amo ancora come sette anni fa …
-ti prego, non facciamo un’altra volta il discorso del nostro addio – mormorò con voce flebile il dio, ormai prossimo alla lacrime.
-sei stato tu a curare mio figlio dalla febbre che lo ha quasi ucciso un anno fa? – chiese Shu, Ores annuì.
-Ti avevo promesso che avrei vegliato su di te e sui tuoi discendenti … Hai due bellissimi bambini.
-spesso mi chiedo come sarebbe stato se io e te avessimo avuto dei figli … - ammise l’uomo.
-non devi tormentarti il cuore con domande inutili …
-Ores, perché non mi hai mai raccontato la storia di Niko e Lut? – al sentire i due nomi, Ores iniziò a piangere – Niko e Lut erano due giovani amanti, una ninfa e un uomo mortale. Per non essere divisi dal tempo i sue si uccisero per rincontrarsi nell’aldilà. – continuò Shu.
-Ho pregato moltissimo perché tu non venissi mai a sapere questa storia. Avevo in mente di uccidermi per incontrarti nell’aldilà quando tu saresti morto: volevo che tu avessi una vita felice. – Shu allora prese un pugnale dalla sua casacca e lo puntò verso il suo petto.
-uccidimi … - sussurrò a Ores.
-e non pensi a tua moglie? E i tuoi figli? Lei ti ama …
-sì, ma il suo amore non è paragonabile al nostro: è bella, intelligente e abbiamo una ricca dote; i nostri figli sono gentili ed educati, sono sicuro che presto troverà qualcuno che l’ama veramente e che si prenderà cura dei miei figli …
- Ti amo – gli sussurrò nell’orecchio Ores prima di trascinarlo nel fiume e infilarsi il pugnale nel petto.
Per amore, ecco per cosa gli dei diventano mortali
 

Fine




 

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