I just need somebody to love...are you?

di strongfordrew
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 21: *** AVVISO ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22. ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23. ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24. ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25. ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26. ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28. ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30. ***
Capitolo 31: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31. ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32. ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33. ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34. ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35. ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36. ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37. ***
Capitolo 39: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 39. ***
Capitolo 41: *** Capitolo 40. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Odiavo mio padre.

Odiavo la mia vita.

Odiavo il fatto che fossi stata costretta a trasferirmi in questa cittadina del Canada.

E dove poi? Da mio cugino Ryan, dove probabilmente avrei rivisto i suoi due migliori amici.Uno dei quali non sopportavo.
Bieber.Tzè.
Persino il cognome sapeva di montato.
Chi era? Justin Bieber, il puttaniere di Stratford. Il tipico ragazzo che si può permettere tutto e tutte, e lo sa bene.
Un figo assurdo, lo ammetto.

Ma odiavo il suo carattere.
Odiavo il fatto che ogni estate che passavo da mio cugino, sperava di potermi avere ai suoi piedi. 
Sperava è il termine sbagliato. Ne era convinto.
E nonostante i miei continui "vaffanculo" e "fottiti" non faceva una piega.
Mi voleva nella sua stupidissima lista del cazzo, quella lista in cui c'erano i nomi di tutte le ragazze che si era fatto.
Tutte della serie "sono troppo bella, non mi toccare che mi consumi", ma pur sempre ragazze che aveva illuso.
Ecco, io no ero sicuramente quel genere di ragazza.

Chi sono? 
Piacere, Alexis Butler, nata a Stratford ma cresciuta a Los Angeles.
In questo momento sono sull'aereo, sto partendo verso la mia città natale.
Sto abbandonando la mia vita, i miei amici, la mia assolata e calda Los Angeles per andare a vivere da mio cugino Ryan.

Motivo? Mio padre è uno stronzo.
Per lui sono talmente ingestibile che non ci ha pensato due volte, dopo che si è risposato, a prendere la decisione di impacchettarmi e spedirmi dai miei zii.
Mia madre è morta, parecchi anni fa; lui è cambiato dal quel giorno, e anche io.
Non sono più la quindicenne timida e impacciata che si faceva mettere i piedi in testa da tutti.
Oh no, i tempi in cui ero vittima delle prese in giro dei compagni era finito già da un pezzo.
Ho diciasette anni, non mi faccio problemi a dire ciò che penso.

L'aereo era atterrato, cominciava la mia nuova vita.
Mentre mi facevo strada per prendere le valigie mi arrivò un messaggio.

"Ben tornata a casa splendore ;) Io, Ryan e Chaz ti aspettiamo fuori dall'aereoporto.Non vedo l'ora di vederti."

Bene, Bieber era partito già all'attacco.
Mi avviai verso l'uscita, e cercai con lo sguardo mio cugino e compagnia bella.
Appena li vidi sospirai, e li raggiunsi trascinando le mie due valigie dietro di me.

NOTE DELL'AUTRICE:
Salve a tutte Beliebers! *o*
Che dire, questo capitolo è solo l'introduzione, non vi preoccupate.
Spero che vi piaccia la protagonista, mi sono ispirata alla forza di noi Beliebers :D
Beh, conto in una vostra recensione, byeee.
Much love, swag baby_

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


"...forse si, è quel mio essere un po’ bastardo che, 
se ci penso è quello che che che che
ti piace di me..."


 
Quando mi fui avvicinata abbastanza,Ryan mi corse incontro e mi abbracciò, facendomi roteare.
Con mio cugino andavo d'accordo, solo che gli rompevo le palle.
Era divertente scocciarlo, almeno per me.
Poi sapeva che odiavo questo genere di smancerie, e ovviamente lui me lo faceva apposta.


"Eddai figlio di nessuno, scozzati!" Gli dissi ridendo.

"Oh, non dirmi che non vuoi un abbraccino dal tuo cuginetto eh Alexis?" Mi disse prendendomi le guance e strizzandomele, proprio come fanno quelle insopportabili vecchiette che non ti vedono da tanto tempo.

"Vaffanculo Ryan."

Appunto. 
Quella mia poca gioia che avevo manifestato nel rivederlo era andata a farsi fottere, insieme alla dignità di mio cugino che ora cercava di prendere le mie valigie con una sola mano.
Mi girai verso gli amici di Ryan.

Bieber era appoggiato alla sua Range Rover, le mani nelle tasche e il suo solito sorriso malizioso stampato sulla faccia.
Figo come sempre, pervertito come sempre.
Perché dico questo?
Semplicemente mi stava fissando tutto fuorché il viso.
E con tutto intendevo che era passato dal fissarmi le gambe, lasciate scoperte dagli shorts che indossavo, e il seno.
Va bene che ora avevo una terza, ma poteva benissimo trattenersi. 
Però ehy! Stavamo parlando di Bieber, la parola "trattenersi" non era inclusa nel suo vocabolario.

Chaz  invece mi sorrideva. Era gentile quel ragazzo, almeno lui! 
Mi stava simpatico, e mi divertivo a farlo esasperare.

"Scemo.Più scemo" Dissi indicando prima Chaz, poi Bieber.

Il primo scosse la testa divertito, mi scompigliò i capelli e andò ad aiutare quel coglione di mio cugino.
A quanto pare la sua mascolinità era andata a farsi una vacanza alle Hawaii insieme al suo cervello.

Bieber-sonosolofigoemelatiro- invece mi si avvicinò, si passò una mano tra i capelli e mi sorrise ammiccante.

"Allora bellezza-"

"Fottiti" Lo interruppi. Odiavo i nomignoli, e il solo fatto che lui me ne avesse dato uno mi faceva imbestialire.

"Ma che cazzo ho detto ora?"

"Non chiamarmi bellezza se ci tieni alla tua vita.Per te sono solo Butler, chiaro?"

Sbuffò, ma di malavoglia annuì.

Finalmente Chaz e Ryan riuscirono a caricare le mie valigie sulla Range Rover di Bieber, e partimmo verso casa dei miei zii.
Ero seduta nei sedile posteriore al centro, odiavo mettermi a sinistra o a destra.

Era un'abitudine che avevo sin da bambina.

Accanto a me c'era Chaz che rompeva le palle a Ryan, seduto accanto a Bieber che ovviamente guidava.
Guidava per modo di dire s'intende: mi stava guardando dallo specchietto da cinque minuti, e ogni tanto mi faceva l'occhiolino.

"Vuoi guardare la strada brutto idiota patentato?" Sbottai a un certo punto.

"Perché non vorrei morire prima che la mia ora sia giunta sai?

"Quanto sei noiosa, meno male che sei bella, altrimenti non so cosa ci vediamo noi ragazzi in te."

"Vaffanculo Bieber."

"Fine come sempre, vedo."

"Stronzo come sempre, vedo." Ribatteri con un sorrisetto bastardo.
Quei due coglioni di Chaz e mio cugino se la ridevano, io alzavo gli occhi al cielo.

Sarebbe stata mooolto dura la convivenza.


Note dell'autrice:
Ecco il primo capitolo vero e proprio, 
spero vi piaccia, davvero.
Forza Beliebers recensite, altrimenti rimango forever alone (?)
ahaha no, sul serio. Mi farebbe piacere vedere cosa ne pensate,
anche se si tratta di critiche. 
Accetto tutto.
Beh, al prossimo capitolo.
Much love, swag baby_

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


 
Arrivammo a casa di Ryan sani e salvi, anche se non riesco a capire come.
Sulla soglia della porta c'erano i miei zii.
Sorrisi alla loro vista: stavano abbracciati e mi salutavano con la mano.
Bieber parcheggiò nel vialetto, e scendemmo.
"Alexis, tesoro sei sempre più bella!" Mi disse zia appena mi avvicinai a loro.
Mio zio mi strinse forte a sè, poi mi diede un buffetto sulla guancia.
Feci una smorfia, e lui rise perché sapeva benissimo che odiavo le smancerie.
Con loro avevo un bellissimo rapporto, sapevano come ero fatta, e non cercavano di cambiarmi.
"Ma porca p..."
"RYAN!" Mia zia lo fulminò con lo sguardo, per poi sorridere a Bieber e a Chaz che si avvicinavano.
Quella mente bacata di mio cugino non riusciva  a prendere le mie valigie, e mentre cercava invano di farlo borbottava insulti e imprecazioni a non so chi.
Bieber mi lanciò uno sguardo, ammiccò e andò da Ryan.
"Forza amico, lascia fare a me" Prese le mie valigie senza tanto sforzo, ed entrò in casa.
"Signora Butler, dove le metto le valigie di sua nipote?" Chiese con sguardo innocente.
Borbottai un "lecchino" fra i denti, attenta a non farmi sentire da zia.
Lei sembrava lo adorasse! Tzè, patetico.
"Oh Justin, meno male che le hai prese tu. La camera di Alexis è la prima porta a sinistra, sali pure le scale e lasciale lì."

Mentre si avviava verso le scale, passo accantò a me e mi sussurrò.
"Tanto vale memorizzare dov'è la tua stanza no?" Ridacchiò e si sbrigò ad andare, evitando prontamente il mio calcio.
"Tesoro perché non vai anche tu? Così vedi la tua stanza. Intanto noi prepariamo il pranzo,poi vi chiamiamo. Ryan, Chaz, andate con Alexis."
Ma certo zia! Perché non andare con Bieber in camera mia?
Sono sicura che mi proporrà di giocare a scacchi sul mio letto, niente di particolare ovviamente. 
Alzai gli occhi al cielo, e andai nella mia nuova stanza.
Era carina, tutto sommato. 
Era...nel mio stile, sì. Penso che sia la descrizione esatta.

Il letto era matrimoniale, con il copriletto viola con decorazioni floreali blu. 
Accanto, sulla sinistra, vicino alla finestra, c'era un comodino bianco stile moderno.
Nella lato est della stanza vidi una scrivania, sopra la quale c'era una scatola, e una libreria.
L'armadio stava vicino alla finestra.
I mobili, tutti moderni, erano ancora da riempire con le mie cose ovviamente.
La mia nuova stanza mi piaceva, era spaziosa, ariosa, e non era occupata da cose futili.
"Allora cugina, te gusta la nuova stanza?"
"Devo ammettere che mi piace, mi rappresenta in qualche modo."
Una cosa che non avevo notato però, era Bieber comodamente sdraiato nel mio letto!
"No, una curiosità. Qualcuno ti ha dato il permesso di stravaccarti sul MIO letto per caso?"
Gli dissi furibonda.
"Si, devo prendere famigliarità con lui no? Prevedo che farò molte visitine a questa stanza d'ora in poi." Ed ecco di nuovo quel fottuto sorriso malizioso, che sembrava sfoderasse apposta per farmi uscire fuori dai gangheri.
"Prima cosa: il permesso non te l'ho dato io sicuramente, ma scommetto il tuo enorme ego.Seconda cosa..."
Sorrisi e continuai.
"SCENDI SUBITO DAL MIO LETTO SE NON VUOI CHE TI INFILI IL PALO DELLA LUCE SU PER IL CULO, CHIARO?
Molto fine per i miei standard devo dire.
Mi buttai sul letto, lo spinsi e "involontariamente" lo feci cadere sul pavimento.
Ryan e Chaz risero, lui si rialzò e mi fulminò con lo sguardo.
"Ehy miss-sonofinecomeunoscaricatorediporto- perché non apri quella scatola?" Mi disse Chaz.
Mi alzai da letto, presi la scatola dalla scrivania e sededomi sulla sedia cominciai ad aprirla.
Dentro ci trovai un pc nuovo di zecca, l'ultimo modello uscito della Apple.
Sgranai gli occhi, poi cominciai a ballare per la stanza.

"MA PORCO DI UN PROCIONE IN CALORE HO UN COMPUTER CON LA MELA, CAZZO CAZZO

Ci aggiunsi la mia happy dance e mi misi a saltellare.

"Ryan, io lo sapevo che tua cugina fosse pazza, ma non sarà il caso di internarla?" Disse Bieber impaurito.

"Vai con amore a fanculo Bieber, ti ho sentito.
Poi scesi le scale correndo, saltai sulla schiena di mio zio e urlai più forte.
Mia zia rise e disse:
"Dici che ha aperto il nostro regalo caro?"

"Penso proprio di si..." Rispose lui.
Scesi dalla sua schiena, prima che ci lasciasse le penne.
Poi corsi di nuovo in camera mia e mi buttai sul letto.
I ragazzi erano ancora lì, che mi guardavano come se fossi una psicopatica pronta ad ucciderli.

"Butler...sei sicura di stare bene?"

"Si Bieber, non preoccuparti; sto più che bene! E ora fuori dalla mia stanza, mi devo sistemare." Dissi spingendo tutti fuori.
Dalla valigia rossa tirai fuori tutti i miei vestiti e li sistemai in ordine dell'armadio; quando ebbi finito passai a riempire la libreria con tutti i miei libri che mi ero portata da Los Angeles: la saga di Harry Potter, la saga di Twilight, l'Ultima Canzone di Nicholas Sparks, poi i classici come i libri di Jane Austen.
I libri erano i miei migliori amici. 
 
A Los Angeles non avevo molti amici, qualche conoscente più che altro.
Le ragazze erano troppo...superficiali? 
Per i ragazzi ero solo l'ennesima ragazza da conquistare,illudere e lasciare.
I ragazzi che frequentavo io, se salutarsi la mattina e sedersi con loro a pranzo si può dire "frequentare", erano comuni mortali come me.
Erano come Chaz in un certo senso, ti facevano ridere e ti offrivano la loro compagnia, senza secondi fini.
Anche se non era un granché, mi mancavano già queste cose.
Non che non mi piacessero i miei zii, anzi. 
Solo che odiavo i cambiamenti.
 
Da una sacca blu che avevo portato con me in aereo, tirai fuori: le foto mie e della mamma, quelle di quando ero piccola, e quelle che avevamo scattato le estati precedenti.
C'eravamo io, Chaz e persino Bieber.
Beh, nelle foto con Bieber perlopiù eravamo stati immortalati mentre ci picchiavamo oppure mentre lui ci provava con me.
Ridacchiai vedendone una in cui gli avevo spettinato i capelli e si era messo a urlare come una donna.
Appena ebbi finito scesi giù, la cena era pronta.

Note dell'autrice:
Alluuuuuuuura che ve ne pare Beliebers?
Ho cercato di farlo più lungo, e ho dovuto faticare parecchio sapete?
Avevo l'idea in testa ma non riuscivo a metterla per iscritto.
Però, ta ta ta ce l'ho fatta u.u
Beh, spero vi piaccia ecco tutto.
Mi lasciate una recensione piccoooola piccooola?
Much love, swag baby_

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


 
 
Quando scesi in sala da pranzo trovai tutti già seduti a tavola, compresi Scemo e Più Scemo.

Mentre passavo in rassegna dei loro volti, pregai in silenzio che il mio posto non fosse vicino a quel maniaco di Bieber.
Mandai beatamente a quel paese la sfiga, che a quanto pare mi perseguitava, quando notai che era capitato proprio quello.
Mia zia mi aveva lasciato il posto tra Chaz e Bieber.
Bella mossa zia, davvero bella mossa!

Alzai il mento sprezzante quando quel coglione mi fece l'occhiolino, e mi sedetti di malavoglia a tavola.
"Grazie mille zia, quando progetterò il mio suicidio e farò il testamento, col cazzo che ti ringrazierò per il pc..."
Sussurrai mentre infilzavo con rabbia la forchetta nella pasta.
Bieber ridacchiò, Chaz strinse le labbra per non scoppiare a ridere, ma dallo sforzo divenne viola poverino.

Finita la pasta mio zio ci servì la carne.
I miei occhi brillarono alla vista delle salsicce e degli hamburger: presi due di ognuno, fregandomene altamente degli sguardi increduli di Ryan.
"Cugina, sai che se continui a mangiare così non ti servirà la ciambella al mare?"
"Cugino sai che non me ne può fregare un'emerito porcospino di quello che dici?"
 Gli dissi sorridendo amabile.
Il resto dei presenti sorrise e scosse la testa: i miei zii perché erano abituati alle mie uscite, Chaz pure, Bieber perché non era mai riuscito a capirmi fino in fondo.
Mentre mangiavo la carne, sentii la mano di Bieber sul mio ginocchio. 
Disegnava figure astratte con il pollice e l'indice.
"Piantala se ti servono tutte e cinque le dita della mano..." Gli dissi sottovoce.
Lui sorrise malizioso, e prese ad accarezzarmi la coscia. 
Grugnii irritata, ma lui non dava segno di voler smettere.
Anzi, salii sempre più su, fino ad arrivare al mio interno coscia.
Rabbrividii al suo tocco, e la cosa non mi piacque.
Gli presi la mano, e con un gesto secco gliela spostai, lanciandogli uno sguardo di fuoco.

"Riprovaci e sei morto, capito maniaco?"

Lui ridacchiò.
"Butler Butler, non puoi negare che ti è piaciuto." 

Lo liquidai con una mano, e tornai a mangiare la mia deliziosa salsiccia.
I nostri piccoli scambi di battute però, non erano passati inossarvati.
"Che confabulate voi due?" Ci chiese zio, sospettoso.
"Niente!" Dicemmo in coro.

"Oh caro, non lo vedi che sono così carini? Lasciali parlare in pace! Oh mi ricordano così tanto noi..." Disse mia zia con sguardo sognante.

"Ma voi siete tutti fuori! Noi non stiamo insieme!" Dissi incredula.

"Ma tesoro, non c'è niente di male a essere innamorati!" 

"NOI NON STIAMO INSIEME!" 

"Per adesso..." Sussurrò Bieber con quel sorrisetto arrogante.

"VUOI UN BEL CALCIO NELLE PALLE? SAI SONO CAPACE DI DARTELO ANCHE CON LA FORZA DEL PENSIERO!" Urlai.
Dopo questo "tranquillo" scambio di opinioni finimmo di mangiare.

"Tesoro, domani andiamo a fare shopping. Fra una settimana inizi la scuola e ti serve tutto l'occorrente."
Mi disse zia quando ci trasferimmo in salotto.
"Ma zia siamo a maggio, la scuola sta finendo!" Risposi scioccata.
Non aveva senso!
"Oh lo so, ma abbiamo pensato che sarebbe meglio che ti ambientassi subito, così il prossimo anno non avrai problemi, visto che sarà l'ultimo
delle superiori."

"Oh perfetto, assolutamente perfetto." Borbottai tra me e me.

"Guarda il lato positivo Alexis: starai in classe con noi, e notiziona più clamorosa di tutte parteciperai al ballo di fine anno!" 
Mi disse Ryan ridendo. 
Quanto mi veniva voglia di prenderlo al collo e tirlaglielo come normalmente si fa ad una gallina! Oppure cercare l'albero genealogico in giardino e tagliare il ramo con la sua faccia...si, sarebbero stati due piani geniali.
Dio, ma che cazzo sto dicendo? Questi tre coglioni mi stanno facendo rincitrullulire, come direbbe il gufo di Bambi.
Oh, bene. Ora parlo con me stessa stile cartoni animati.
"starai in classe con noi, e notiziona più clamorosa di tutte parteciperai al ballo di fine anno! Gne gne."
Ripetei con una voce da bambinetta.
Poi, tornando in me dissi:
"Dimmi dove lo vedi il lato positivo, perché io non ci arrivo."
Scoppiarono tutti a ridere, ma fortunatamente era arrivato il momento per i due coglioni amici di mio cugino senza cervello di andarsene.
Chaz mi salutò scompigliandomi i capelli, solito.
Un giorno o l'altro sarei entrata in camera sua stile ninja e gli avrei tagliato quella fottutissima mano!
Quando si alzò Bieber per andarsene, io mi avviai verso le scale. 
Non avevo certo intenzione di salutarlo, era proprio l'ultima cosa nella mia lista delle cose da fare in quel momento.

Ma, prima che potessi anche solo salire l'ultimo gradino, qualcuno mi prese per i fianchi e mi avvicinò a sè.
"Non si usa più salutare Butler?" Mi sussurrò Bieber all'orecchio.
"Sai che io saluto solo le persone che mi stanno simpatiche?" Dissi girandomi verso di lui, e ritrovandomi a 5 centimetri dal suo volto.
"Sai che non si risponde a una domanda con un'altra domanda?" Disse avvicinandosi.
"L'hai appena fatto idiota." Dopo avergli detto questo fingendo di volerlo baciare, mi liberai dalla sua stretta e andai in camera mia.

Ridacchiai, ricordando la sua faccia da pesce lesso mentre, ancora immobile, mi guardava salire le scale.
Forse sarebbe stata divertente questa situazione.
E con questa situazione intendevo me stessa che smerdavo in continuazione il ragazzo più figo di Stratford. 
Quando mi buttai sul letto sentii:
"NON E' FINITA QUI BELLEZZA!" E ciò significava che:
1) si era ripreso dal "momentaneo" rincoglionimento
2) non si sarebbe arreso
e 3) teneva davvero poco alla sua vita, visto che mi aveva chiamato di nuovo "bellezza"
Scossi la testa in modo rabbioso, e per calmarmi mi dedicai al mio nuovissimo pc.

Note dell'autrice:
Salve Belieber, lo so questo capitolo è un po' corto, non mi odiate però çç
Come vedete sono stata puntuale come sempre, e spero tanto che questo capitolo vi piaccia.
Beh, mi aspetto le vostre recensioni, anche se non vi piace.
Accetto tutto come sempre <3


Much love, swag baby_

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***



"Come le cose che non mi aspetto,come quel grazie che arriva dritto o quell’abbraccio che non smette mai di dare affetto; come il profumo di una sorpresa,di una speranza che si è accesa; qualsiasi posto insieme a te è sempre casa...."

La mia "carissima" sveglia mi svegliò per ricordarmi che il giorno dovevo iniziare la scuola.
Lo so, non è strano che un'americana abbia una canzone italiana come sveglia?
Beh, avevo una compagna di origini italiane a Los Angeles, e mi aveva fatto ascoltare le canzoni di una certa Laura Pausini.
L'unica che mi aveva complito era quella della mia sveglia.

Quell'aggeggio infernale stava continuando a suonare, e ciò non aiutava il mio sistema nervoso di prima mattina.
Così, presi un cuscino e lo lanciai sulla scrivania, facendo finalmente zittire quella che, sono sicura, sarebbe stata il mio incubo fino agli inizi di giugno.
Quando finalmente mi decisi ad alzarmi qualcosa di rumoroso entrò nella mia camera, e sempre quel qualcosa si lanciò su di me facendomi tornare a letto.
Era un qualcosa di molto pesante.
Ma sopratutto, era quello stramaledettissimo idiota di Ryan!

"Buongiorno cugina! Su sorgi e splendi, oggi si va a scuola!" Gridò saltando sul letto come un matto.

"Io, in caso non te ne fossi accorto, ed evidentemente è così, ero già sveglia coglione!"

Lo spinsi giù dal letto, e prendendolo per l'orecchio lo cacciai fuori dalla mia camera.
Soddisfatta dai suoi gemiti di dolore, andai in bagno a farmi una bella doccia.
E, come sempre, constatai che le riflessioni più lunghe sulla mia vita le facevo proprio lì.
Mi consolavo di non essere l'unica, a giudicare dai link di facebook.

Oggi era il mio primo giorno di scuola, e sicuramente sapevano tutti del mio arrivo.
Già me li immaginavo: i ragazzi più ricercati e le ragazze più popolari e snob eccitati all'idea che arrivasse finalmente una nuova alunna da squadrare dalla testa ai piedi, per poi trovare anche il più piccolo elemento che li permettesse di giudicarla e umiliarla.
Sapevo come andavano queste cose, perché le avevo provate sulla mia pelle.
Ma i tempi erano cambiati, io ero cambiata.
Avrebbero trovato pane per i loro denti, in caso ci avessero anche solo provato.

Uscii dalla doccia lentamente e poi, avvolta da un asciugamano, mi avvicinai all'armadio per scegliere i vestiti che avrei indossato.

Non mi facevo tanti problemi. Indossavo tutto, dai tacchi alti alle converse più usate che avevo.
Purché piacessero a me.
Quella mattina optai per dei jeans neri attillati, dei decoltè gialli non troppo alti, e una camicia a quadretti bianchi e gialli.
Zia per la scuola mi aveva preso una borsa molto bella, abbastanza grande da contenere libri e quaderni, ma allo stesso tempo comoda.
Ci misi dentro i libri, tre quaderni per gli appunti, l'astuccio delle penne e l'agenda.

Andai nel salotto a poggiare tutto, poi in cucina mi sedetti a fare colazione.

"Buongiorgio!"

Non badai molto a chi avevo vicino.
La mia attenzione era reclamata dal piatto di pancakes al cioccolato che avevo davanti.
Ero pronta a scommettere che i miei occhi fossero diventati a forma di cuore.
Io amavo i pancakes!
Infatti mi riempii la bocca di quella delizia, dimenticandomi delle buone maniere descritte dal Bon ton.

Ma quando sentii un colpo di tosse e parecchie risatine alzai lo sguardo e incontrai quello di Bieber che mi squadrava divertito.
Dalla sorpresa spalancai la bocca e i pancakes caddero di nuovo nel piatto.
"E tu che cacchio ci fai qui?" Dissi cercando di mantenere la calma.

"Sono venuto a prendervi" Rispose.E fece spallucce.

"E perché di grazia?"

"Hai una macchina?"

"No."

"Tuo cugino ce l'ha?"

"Ovviamente no, è un pericolo pubblico." Risposi ovvia.

"Ehy!" Esclamò Ryan.

"E dai ameba, lo sappiamo tutti che non sei un genio guidando."

"Ecco perché vi accompagno" Disse Bieber beffardo.

Scossi la testa, finii i miei pancakes e recuperai la mia borsa.
Salutammo mia zia, e ci avviammo alla macchina di Justin-sonofigoemenevanto-Bieber.
La scuola non era lontana da casa mia, quindi non ci mettemmo molto ad arrivare.

Una volta scesi dalla macchina, successe esattamente ciò che avevo immaginato.
Si voltarono tutti a guardarmi, classico.
Mi fissarono invadenti mentre mi avviavo verso la mia aula, e gli sguardi che ricevevo si potevano classificare in tante categorie.
C'erano quelli diffidenti o beffardi dell'elité scolastica maschile di Stratford, e dalla stessa persino sguardi maliziosi e d'apprezzamento.
Poi trovai quelli incoraggianti delle ragazze in un certo senso della fascia normale.
E infine, non potevano mancare, c'erano quelli sprezzanti di quelle che si credevano le padrone indiscusse della scuola, quando mi videro camminare al fianco di Bieber e Ryan.
Erano molto popolari, e soprattutto desiderati.
Per loro rappresentavo la nuova rivale da eliminare.
Sospirai e, facendomi coraggio, entrai nell'aula della lezione della prima ora.


Note dell'autrice:
Sciaooo beliebers belle (?)
Mi scuso perché il capitolo è corto çç ma spero lo stesso che vi piaccia.
Come sempre spero in una vostra recensione, anche se non vi piace la storia
Beh, much love
a presto <3

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


CAPITOLO 6.
 
Alla prima ora avevo lezione di inglese, e il professore si chiamava Smith. 
Con mio grande stupore non mi presentò alla classe, anzi. 
Si limitò a firmare il foglio che mi aveva dato la donna della segreteria, poi mi fece accomodare.
Mi stava simpatico quel professore, e non solo perché nella sua materia ero sempre stata la prima della classe, ma perché aveva percepito il mio nervosismo e aveva preferito non infierire.
"Può accomodarsi accanto alla signorina Kingston, per il tempo in cui starà qui quello sarà il suo posto."

Mi indicò il banco occupato da una ragazza bruna, con gli occhi verdi e dall'aria simpatica.
I capelli castani erano raccolti in una lunga treccia, e due ciuffi ribelli le incorniciavano il viso paffuto. 
Io a differenza di lei, non ero così bella.

I miei lunghi capelli neri boccolati non avevano niente di particolare, per non parlare dei miei occhi.
Erano grandi, si certo, e avevano una bella forma, ma il colore era dei più banali.
Un semplicissimo marrone cioccolato, niente di particolare.
Ero una bella ragazza, okay, ma non quanto lei.
Nella sua semplicità era bellissima.

Mi sedetti accanto a lei un po' impacciata, non avevo idea di come comportarmi.
Lei, invece, mi sorrise solidale e mi porse la mano.

"Io sono Victoire, piacere. Tu sei Alexis giusto? Che bel nome, davvero. ll mio è francese, un po' strano non trovi? Victoire, spero che non me l'abbiano dato in onore della vittoria di qualche squadra di calcio che i miei tifano."

Le strinsi la mano sorridendo.
Aveva parlato velocissimo e tantissimo ma, stranamente, la cosa non mi diede fastidio.
La sua voce non era stridula e melliflua come quella delle ochette che conoscevo a Los Angeles.
Amava parlare, ma non risultava affatto noiosa. 
"Si, sono Alexis. Comunque anche il tuo nome è bello, molto particolare." 
Le dissi ridendo.

Il professore richiamò l'attenzione della classe, per cui potei solo rivolgerle un sorriso e voltarmi ad ascoltarlo.
Prima però sentii lo sguardo di qualcuno addosso.
Mi voltai e vidi Bieber che mi fissava beffardo.
Mi fece l'occhiolino e mimò un "dopo facciamo i conti per ieri". 

Sbuffai e mi misi a seguire la lezione.

La letteratura inglese mi era sempre piaciuta, mia madre diceva che io ero portata per le lettere. Fin da piccola scrivevo storie fantastiche che a lei facevano sempre ridere.
Sorrisi malinconica ricordando le sere passate con lei, chiuse nella mia cameretta a scrivere racconti. 
Lo facevamo spesso, era il nostro passatempo preferito.
Poi se n'era andata, e con lei anche il mio desiderio di scrivere.

Sentii una lascrima scendere silenziosa sul mio viso, e la mano di Victoire accarezzare la mia.
Mi voltai verso di lei, che mi sorrideva.
Non mi chiese cos'avevo, aspettò solamente che mi riprendessi. 
Le ero grata di questo.
Era la prima ragazza che sembrava capirmi, che sembrava desiderasse davvero conoscermi.

La campanella segnò la fine della lezione di inglese,poi quella di trigonometria,biologia e infine educazione fisica.
Dopo essermi fatta una doccia e cambiata, raggiunsi il mio armadietto che,avevo scoperto prima,condividevo con Victoire.
Lei non era con me, era andata direttamente in mensa.
Io aspettavo Bieber e Ryan.
Aprii l'armadietto e misi i libri delle lezioni già fatte, in borsa invece infilai quelli delle due ore successive.

D'un tratto mi sentii prendere per i fianchi e,prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai incollata con la schiena all'armadietto.
Di fronte a me, con le forti e lunghe braccia che mi bloccavano in quella posizione, vi era un Bieber sorridente.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai.

"Che cazzo vuoi?"

Io e la mia solita finezza ci facemmo di nuovo sentire.
Finse di assumere un espressione pensierosa e disse:

"Mmh...vediamo, forse vendicarmi per ieri?" 

Cercai di spostarlo, ma inutile. Era troppo forte rispetto a me, e non avevo via d'uscita.
Sorrise malizioso e si fece più vicino al mio viso.

"Scommetto che se faccio così.." Mi lasciò una scia umida di piccoli baci sul collo, e io rabbrividii. 

"E così..." Mi mordicchiò piano l'orecchio. 
Io scossi la testa, non mi piaceva quella situazione.
Non mi piaceva la mia reazione a quella situazione. 
Non riuscivo a trovare le forza di spostarmi. 

"Ma perché cazzo ce l'avete tutti con lei?" 

La voce di Ryan mi salvò dai miei ormoni in subbuglio, e riuscì a far scozzare Bieber da me.
"Mi spiegate che cos'ha mia cugina di tanto speciale?" Disse mio cugino sbuffando.

"Grazie Ryan, sono felice di sembrarti un procione impagliato" 

"Amico, tua cugina è figa."

Rispose il coglione facendo spallucce, per poi lanciarmi uno sguardo ardente, che io ovviamente non ricambiai.
"Ma perché ora l'intera squadra di football se la vuole portare a letto mi domando!"
"Che cosa?" Gridammo io e Bieber contemporaneamente.
"Proprio così."
Bieber strinse i pugni così tanto da far spuntare le nocche.
Ridacchiai.
Era geloso marcio.

"Geloso Bieber?" 

"Io? AHAHAHA ovviamente no, ma nessuno oserà sfiorare una mia preda." 

"Una tua preda eh?" 
Un bel pugno nello stomaco non glielo tolse nessuno, e continuò a lamentarsi anche una volta entrati in mensa.

Al mio arrivo si girarono tutti, e ci furono anche parecchi fischi.
Guardai quegli idioti della squadra di football disgustata, invece il biondo affianco a me mi prese per un braccio e mi trascinò nel tavolo in cui Ryan e Chaz avevano occupato.
Victoire mi salutò con la mano dall'altra parte della mensa. Io ricambiai e sorrisi quando mi accorsi che era arrossita.
Che carina, mi ricordava tanto quella mia amica italiana a L.A.
Poi mi resi conto che era arrossita perché mio cugino, come mi aveva visto salutarla, aveva alzato lo sguardo su di lei e le aveva fatto l'occhiolino.
Le mimai un "dopo parliamo" ridacchiando.
Dopo aver sopportato le battutine maliziose di Bieber, e scostato la sua mano dalla mia gamba parecchie volte, la campanella suonò.

Presi la mia borsa e mi avviai a lezione di storia, dove trovai Victoire che mi aspettava in un banco nell'ultima fila.
Mi sedetti affianco a lei e iniziai l'interrogatorio.


Note dell'autrice:
Ciao a tutte ragazze, scusate sono un giorno in ritardo aggiornando ç_ç
I'm so sorry, ma spero che vi piaccia.
Aspetto una vostra recensione,
much love,
swag baby_

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


CAPITOLO 7.
 
"Punto primo" Iniziai aproffittando del fatto che la professoressa non era ancora arrivata.

"Come cazzo fa a piacerti mio cugino?" Chiesi scioccata. 

Victoire scosse la tessa sorridendo.

"E punto secondo: COME CAZZO FA A PIACERTI MIO CUGINO?" 

Lei mi tappò la bocca con la mano diventando bordeaux.

"Vuoi farlo sapere a tutto il mondo?" 

Scostai la sua mano ridacchiando, poi tornai seria.
"Da quando?" Le chiesi.
"Da quando cosa?"
"Da quando ti sei trasformata in un alieno che si è innamorato di mio cugino?!?" 
".ree...anni"
Lo disse così piano che non riuscì a capire.
"Come scusa?" 
"..rrsa. anni..."

"Victoire parla ad alta voce non ci capisco un emerito cazzo!" Eclamai sbuffando.

"Tre anni contenta?" 

La guardai scioccata, ma in quel momento arrivò la professoressa Brown, e non potei continuare a parlarle.
La lezione era molto noiosa, e la prof era pure anziana e non vedeva bene.
Così sfruttammo il nostro posto all'ultimo banco per scriverci bigliettini.
 
Minchia Vic sei innamorata di quell'ameba di mio cugino da tre anni? :O
Porco di un procione impagliato, e lui?
 
Le scrissi con la mia grafia ordinata e ghirigorosa. 
Lei mi rispose con una grafia altrettanto ordinata, ma molto semplice.
 
Ma l'hai visto? E' bellissimo *o*
Peccato che io sia talmente invisibile, che se mi trovassi nei guai a Hogwarts non avrei bisogno neanche del mantello dell'invisibilità di Harry! 
Lui non mi noterà mai! cwc
 
Mi sbatteri il quaderno in faccia, attirando gli sguardi curiosi di mio cugino e Bieber.
Il resto dei miei compagni mi guardò nello stesso modo in cui normalmente di guarda una con seri problemi mentali. 
Una di quelle ochette che,mi ricordai, aveva riso di me all'entrata di scuola, mi lanciò uno sguardo disgustato.
Io le alzai il dito medio con un sorriso, e lei spalancò la bocca indignata.

Rivolsi uno sguardo alla prof, giusto per farle vedere che stavo ascoltando. 
Poi come si girò a scrivere alla lavagna, tornai a scriverea a Victoire.
 
Sei una potterhead! Sai che in questo momento potrei sposarti? *o*
Ah, è vero. Tu sei innamorata di Ryan, tzè. 
Comunque ti aiuterò io a farti notare da lui ewe
 
Lei annuì e accartocciò il bigliettino, prese la mira e lo lanciò dritta nel cestino accanto alla porta.
Le diedi il cinque, poi ne presi uno io e lo lanciai nel cestino senza guardare.

Nel girarmi a guardare se avevo fatto centro, incontrai lo sguardo di Bieber.
Mi guardava con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite.
Pensavo che avesse capito che non ero come tutte le altre. 
Gli feci l'occhiolino e mi misi a scarabocchiare sul mio quaderno, pieno di appunti nonostante avessi anche cazzeggiato un pochino.
La campanellà suonò l'ultima ora: geografia.
 
La professoressa era sempre la stessa, per cui restammo nella stessa classe e cambiammo i libri.
Iniziò a spiegare in modo approfondito, poiché era di origini italiane, la geografia fisica e politica dell'Italia. Poi chiese:
"Qualcuno sa dirmi qualcosa in più sull'Italia?"
L'unica che alzò la mano fui io.

Mi era sempre piaciuta l'Italia, era un paese fantastico, se non si considerava la mentalità.
Ci ero stata un paio di volte con mio padre, quando era partito in viaggio per lavoro e mi aveva portata con sè.

"L'Italia annovera numerose tradizioni storiche e folcloristiche di vario genere,famose anche a livello internazionale, come il Palio di Siena. Oltre al Palio, manifestazioni caratteristiche sono il Carnevale di Venezia, quelli di Viareggio, di Ivrea e di Mamoiada (con i caratteristici Mamuthones) e i riti della settimana santa di alcuni comuni.
La cucina italiana è una delle più note e apprezzate nel mondo; inoltre conta su una vasta gamma di prodotti molto vari da zona a zona.
E poi come dimenticare la pasta e la pizza?"

Conclusi il mio discorso citando i miei due piatti preferiti.
La prof mi guardava e sorrideva, e così anche Ryan,Victoire e Justin.
Gli altri mi squadravano con sufficienza.

Un momento.

Fermi tutti, questa NON è una rapina, ma è una cosa che non va bene.

Non andava assolutamente bene.

Da quando dicevo, o pensavo, insomma ci siamo capiti, Justin e non Bieber?

Oh cazzo, non è che Ryan mi sta contagiando la sua tontite?

Pensai. 
Scossi la testa cercando di riordinare i miei pensieri, e ringrazia mentalmente la campanella.

Si tornava a casa finalmente. 

Salutai Victoire, dandole appuntamento allo Starbucks vicino a casa mia, per decidere che fare con quella storia di Ryan.
Che poi, io sapevo già cosa fare. 
Avrei trascinato Ryan allo Starbucks con me, e mi sarei portata a che Bieber dietro.
Ovviamente, non perché volevo passare del tempo con quel maniaco, ma perché in caso il mio piano avesse funzionato non volevo fare da terzo incomodo.

Presa com'ero dal progettare il mio piano malefico, con tanto di risata malvagia nella mia mente, non mi ero accorta che Bieber mi aveva preso per mano.

Quando me ne resi conto eravamo nel cortile della scuola, con gli sguardi di tutti puntati su di noi. 
Divincolai con forza la mia mano dalla sua, e partii a passo di marcia verso la sua macchina.
Lui, Ryan e Chaz erano dietro di me, attenti e certi che da un momento all'altro avrei fatto una delle mie sfuriate.
Salii sulla Range Rover, sul sedile anteriore questa volta.
Così, mi dissi, in caso avessi avuto la tentazione di ucciderlo ero più vicina e avevo un certo vantaggio.

Note dell'autrice:

Salve Beliebers! *o*
Allora che ve ne pare di questo capitolo? ewe
Sinceramente la mia parte preferita è il pezzo in cui Justin prende per mano Alexis u.u
Oggi non sto molto bene perché la mia possibilità di andare al concerto a Bologna è andata
a farsi fottere cwc
Il lato positivo è che domani o dopo mi arriva il box di Believe asdfghjhgfsda *w*
Beh, torniamo alla storia.
Spero che il capitolo ve gusti (?) 
A presto, baci xoxo
swag baby_

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


CAPITOLO 8.

"COSA CAZZO TI E' PASSATO PER LA MENTE QUANDO MI HAI PRESO PER MANO? POI, NON BASTAVANO LE TUE OCCHIATE MALIZIOSE DURANTE LE LEZIONI, ORA MI HAI ANCHE PRESA PER MANO NEL CORTILE DELLA SCUOLA!"

Gridai io apenna si sedettero tutti in macchina.
Bieber, calmo come sempre e con quel sorriso perennemente stampato sulla faccia, mi rispose mettendo in moto.

"Calma Butler, non agitarti."

Avevo gli occhi fuori dalle orbite.
Come accidenti facevo a non agitarmi dopo quello che aveva fatto?
Comunque, ricordandomi di quello che dovevo fare nel pomeriggio, feci dei respiri profondi e mi rivolsi direttamente a lui.

"Facciamo una cosa: io dimentico questo episodio okay?"

Lui annuì con sguardo sospettoso.
Era ovvio che non si sarebbe aspettato questo da me.
Ma lo fermai in tempo prima che si illudesse che l'avesse passata liscia.

"A una condizione: tu e Ryan venite con me da Starbucks questo pomeriggio."

"Perché di grazia?" Chiese mio cugino con tono scocciato.

"Tu zitto idiota, lo sto facendo per te. Ti piacerà vedrai."

"La cosa, visto che parte da te, mi spaventa non poco."

Tutti gli altri risero, e io mi unii a loro. In effetti, quando mi ci mettevo, sapevo essere piuttosto pericolosa.

"Comunque perché devo venire anche io?" Chiese Bieber.

"Lo capirai" Dissi sbuffando.
Non la conosceva la cosiddetta "faccia da poker?"

"Mmh...interessante. Ma che ci guadagno se vengo?" Disse lui con sguardo vagamente beffardo.


Non mi piaceva, avrebbe sicuramente trovato il modo di girare la situzione a suo favore.
E sicuramente aveva capito che, qualunque cosa avessi in mente, ci tenevo parecchio.
Era vero, ci tenevo. Non sapevo perché, ma volevo che Victoire fosse felice.
Mi ispirava fiducia, e mi stava simpatica.
Nonostante la conoscessi da nemmeno un giorno, avevo capito subito che era diversa dalle altre, che non mi avrebbe giudicato.
Durante quella mattinata di scuola avevamo parlato molto e avevo potuto notare alcuni aspetti del suo carattere che la rendevano estremamente fragile e insicura. Sentivo di avere una specie di istinto protettivo verso di lei.
Forse avevo finalmente trovato una vera amica.

"Che ne dici se ti cambio i connotati?" Dissi rivolgendomi a Bieber con un sorrisetto da scherno.

Lui ridacchiò.

"Sono sicuro che sarei ugualmente bello da morire se fossi una ragazza, ma per stasera mi accontenterò di portarti fuori a cena." E sorrise.

"Scordatelo, non verrò a cena con te." Dissi incrociando le braccia.

"Almeno un bacio?"

"No."

"Uno piccolo piccolo?"

"No, no, no e no."

"Ma non ti ho chiesto ancora niente!"


"Gli altri no erano per le altre domande che sicuramente mi avresti fatto."

"E va bene, farò quello che dici tu senza chiederti niente in cambio." Disse parcheggiando di fronte a casa mia.

Ryan scese ed entrò in casa, e l'avrei fatto anche io se non fosse stato per Bieber che mi tirò a sè per un braccio mentre cercavo di scendere.

"Comunque succederà presto.." Disse a pochi centimetri dal mio viso, poi mi diede un lungo bacio all'angolo della bocca.

Ero troppo sbalordita per poter insultarlo come di solito facevo, così, lentamente e cercando di non camminare come un pinguino ubriaco, scesi dall'auto ed entrai in casa.
Prima però mi voltai verso la strada e, mentre lui ripartiva, potevo vedere chiaramente un sorriso appena accennato sul suo viso.

Una volta entrata in casa mi appoggiai alla porta con la schiena e posai una mano sul cuore.
Batteva forte, quasi come le ali di un colibrì, e la cosa mi spaventò.
Sapevo che cosa poteva significare, e la cosa non mi piaceva.
Non ero innamorata di Bieber, ma non potevo negare di sentirmi attratta da lui. E non volevo.
Semplicemente perché sapevo perfettamente che poi sarei rimasta delusa.
Lui era il puttaniere della scuola, il ragazzo che si era portato a letto la maggior parte della popolazione femminile scolastica.
E lei sarebbe stata una di quelle ragazze.
Sarebbe stata sua una notte, poi l'avrebbe scaricata come aveva fatto con le altre.
Non voleva che succedesse, perché le era già capitato. A L.A troppe volte aveva perdonato il suo ragazzo e le sue scappattelle, si lasciava usare quando lui aveva bisogno di fare sesso.
Era stata ingenua, ma dopotutto aveva solo quindici anni.
Non sapeva ancora niente della vita.

L'estate scorsa lo aveva lasciato. Avevo imparato a farmi valere, e avevo capito che uno come lui non mi serviva a niente.
Ma non volevo che succedesse di nuovo.
Pranzai in silenzio con Ryan e gli zii.

Mi guardavano di tanto in tanto, e sembrava avessero capito che qualcosa non andava.
In quel momento gli ero estremamente grata che non mi avessero fatto domande.

"Ameba avvisa il tuo amichetto che alle quattro e mezza deve trovarsi qui.Poi andiamo al bar."

Avvisai mio cugino e salii in camera mia.
Mi misi a fare i pochi compiti che ci avevano assegnato, poi siccome erano quasi le quattro e dovevo ancora prepararmi, conservai tutto e iniziai a sistemarmi.
Mi lisciai i capelli, misi un vestito estivo color pesca con una fascia color panna sotto il seno che scendeva leggere fino all'altezza delle ginocchia, delle ballerine dello stesso colore, una borsa grande bianca e scesi di sotto dopo aver controllato che il trucco fosse apposto.

Ryan e Bieber erano accanto alla porta, che mi aspettavano.

"CIAO ZIAAA, CIAO ZIOOO"

Gridai verso la cucina, mentre spingevo fuori di casa quei due.
"Tesoro, siamo dietro di te non c'è bisogno che urli"

Mia zia spuntò all'improvviso dietro di me, e con lei mio zio, che disse:

"Alexis, credo che tu mi abbia spostato il timpano destro nell'orecchio sinistro."

"Fa niente zio, guarda il lato positivo: da un orecchio ci sentirai meglio e non sentirai la mancanza dell'altro."

Feci spallucce e corsi fuori casa verso la Range Rover nera di Bieber.
Mentre uscivo sentii la risata di mia zia e mio zio che diceva:

"Quella ragazza ci farà impazzire"

Note dell'autrice:

Salve beliebers belle, come va?
Oggi mi arriva il box di believe *o*
Okay, a voi non ve frega, ma volevo condividere la mia gioria con voi lo stesso xD
Beh, che ne pensate del capitolo?
Visto come Alexis comincia a vacillare? ewe
Aspetto i vostri commenti, un bacio.

much love, swag baby_

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


 
CAPITOLO 9.
 
L'appuntamento con Victoire era alle cinque.
Arrivammo allo Starbucks in anticipo, così cominciammo ad entrare.

Lei non aveva idea che ci fossero anche Ryan e Bieber, le avevo detto che ci saremmo incontrate per parlare un po' di mio cugino.
Nella mia testa risuonò la risata malvagia delle streghe cattive, soltanto che io le avevo mentito per una buona causa.

Trascinai i due nel tavolo più appartato del locale, e mandai un messaggio a Vic per avvertirla di raggiungerci lì.
I tavolini erano quadrati, così, per fare in modo che Vic fosse con mio cugino, tirai Bieber per un braccio e lo feci sedere accanto a me.
Lui sorrise e mi circondò le spalle con un braccio.

"Non illuderti Bieber, non sei seduto vicino a me perché ho intenzione di cedere al tuo fascino, togli subito quel braccio dalle mie spalle!" 

Il suo braccio non si mosse da lì, così mi liberai dalla sua presa con uno strattone e gli mandai un messaggio per spiegargli il mio piano.
Aggiunsi anche un bel "se mi tocchi di nuovo sei morto", in caso gli venisse in mente qualche altro scherzetto.

La porta dello Starbucks si aprì, e vidi entrare Victoire.
Mi sbracciai per farmi notare da lei, e quando riuscii nella mia impresa la vidi avvicinarsi a noi.
Spalancò gli occhi e diventò rossa come un peperone quando si accorse che c'era anche Ryan, poi si riscosse e si sedette nell'unico posto libero.

"Salve ragazzi!" Disse.

Ryan le sorrise e le porse la mano presentandosi.
Bieber fece la stessa cosa, solo che dopo si misi a giocare con un ciocca dei miei capelli.
Cercavo di trattenere la rabbia e i miei istinti omicidi verso di lui, per concentrarmi meglio sul mio progetto.
Dovetti fare uno sforzo per contenere anche i miei ormoni, che a quanto pareva avevano deciso di darmi il tormento quando lui si avvicinava a me.

Una cameriera molto carina ci raggiunse con un blocco per le ordinazioni in mano.

"Ciao ragazzi che volete ordinare?"

Chiese rivolgendosi solo a Bieber con un sorrisetto secondo lei seducente sulle labbra. 
Dal tono con cui l'aveva detto sembrava che intendesse: "ciao vuoi ordinare il menù panino+scopata da urlo?"
Strinsi i denti per non saltarle addosso e strapparle i capelli.
La cosa che però mi dava ancora più fastidio era che quel coglione ci stava pure!

"Per me un frullato al cioccolato e cocco grazie."
Disse lui facendole l'occhiolino.
Lei annuì e ridacchiò.

Le schioccai le dita davanti al naso, perché sembrava che si fosse dimenticata che c'erano altri tre clienti al tavolo.
"Io invece vorrei una cameriera professionale che sia educata con tutti i clienti e non si fili il primo figo che le si para davanti, poi anche per me un frullato al cioccolato e cocco grazie."
Dopo averla smerdata di brutto sorrisi amabile.
Gli altri dissero i loro ordini cercando di non scoppiare a ridere, ma dopo che quella ragazza se ne fu andata lanciandomi uno sguardo carico d'odio non resistettero più.

Ryan e Victoire si dovettero sostenere a vicenda per non cadere dalla sedia dalle troppe risate, Bieber diventò viola e rischiò di soffocare con la sua stessa saliva.
Quando si furono calmati tutti, assunsi un'espressione della serie "like a boss".
"Sei stata-"
Ryan fu bloccato da Victoire che disse tutto d'un fiato.:

"assolutamente fantastica. Insomma, io non sarei mai riuscita a dire una cosa del genere, ma tu ragazza! Cavolo sei assurda" 
 
Mio cugino la guardò con gli occhi che brillavano: finalmente aveva trovato una ragazza che parlava più di lui.
 
"Dove sei stata tutta la mia vita?" 

A quelle parole Vic, che aveva ripreso il suo colore naturale poco prima, si fece di nuovo bordeaux e sorrise imbarazzata.
Ryan fece per dirle qualcosa, ma quell'oca della cameriera arrivò con le nostre ordinazioni.
I due presero a bere i loro frullati in silenzio, lanciandosi ogni tanto qualche occhiata.

Capii che era giunto il momento di lasciarli soli, così presi il mio frullato , mi alzai e dissi:

"Credo che andrò un po' in giro a fare compere, Bieber vieni con me." 

"Ma io sto bevendo il mio frullato!" 

Sembrava un bambino alla quale avevano proibito di mangiare le caramelle.

"Vieni.con.me"

Scandii bene le parole e lo fulminai con lo sguardo per fargli capire di alzare il culo e uscire dal locale.
Sembrò capire perché prese il suo frullato e si lasciò trascinare da me fuori.
Ryan e Victoire sembrava che neanche si fossero accorti della nostra assenza, perché spiandoli dalla vetrata dello Starbucks li vedevo tutti impegnati a ridere e scherzare.

Io e Bieber prendemmo a camminare nel parco vicino bevendo i nostri frullati, e appena trovammo una panchina libera, che per mia sfortuna era anche parecchio isolata, ci sedemmo li.

"Allora..." Esordì lui a un certo punto.

"Quindi secondo te sono figo?" 

Sapevo a cosa si riferiva.

"Bieber, nonostante tu sia un rompi coglioni barra pervertito barra idiota patentato, io non sono così stupida da negare che sei un bel ragazzo."

Dissi io facendo spallucce.

"Ma non montarti la testa" Dissi puntandogli un dito contro.

Lui sorrise,poi parve pensare a qualcosa.
Pregai che non stesse pensando che fossi gelosa per quelle cose che avevo detto alla cameriera.
Non sarebbe stato affatto facile per me se l'avesse pensato, perché poi si sarebbe convinto ancora di più di potermi conquistare.

"Sei gelosa." 

Appunto. Ma perché cazzo la sfiga ce l'aveva con me?
Non bastava che Ryan mi avesse contagiato la coglionite? Ora anche questo!
No vi prego internatemi tanto sono pazza! O ancora meglio sotterratemi, voglio sparire!

"Certo Bieber, sono gelosissima!" Dissi sarcastica.

Lui scosse la testa divertito, ma non disse altro e continuò a sorseggiare il suo frullato.
Mi portai il mio bicchiere alle labbra e lo finii tutto d'un sorso.

"Ma quanto miseriaccia è lungo quel frullato? Io il mio l'ho finito!"

Ma dopo essermi girara nella sua direzione per dirglielo scoppiò a ridermi in faccia.
Io lo guardavo confusa, e più mi guardava più rideva.

Così cominciai a innervosirmi

"Posso sapere perché cazzo stai ridendo? Sai se fa ridere partecipo anche io alla tua risata!" Esclamai con tono irritato.

Solo allora cominciò a calmarsi, e quando le sue risate cessarono completamente si fece più vicino a me.
Si avvicinò fino a quando i nostri nasi non si sfiorarono.
Io lo guardavo attenta, con un'espressione che speravo dicesse "stai molto attento a quello che fai, ti stai spingendo troppo oltre".
La nostra vicinanza in quel momento, andava ben oltre i limiti che mi ero prefissata, ed era decisamente un miracolo che non fosse sdraiato per terra con il naso sanguinante a cause di un mio pugno.

"Sei sporca qui" Sussurrò indicando un punto sulla mia bocca, e il suo alito al cioccolato e cocco mi solleticò il viso.

In quel momento ero talmente incantata dai suoi occhi color caramello, che come una cogliona non seppi dire altro che:
"Hai un fazzoletto?" 
Mi maledissi mentalmente per la cazzata che mi era uscita, ma non riuscivo a muovermi da quella posizione.

Bieber sorrise e,facendosi ancora più vicino,disse:

"No, ma conosco un modo più efficace.."

Senza darmi il tempo di realizzare che stava succedendo, mi baciò.
Non era un bacio da potersi considerare casto, lo sapevo bene.
All'inizio restai immobile, troppo sconvolta per poter fare qualcosa.
Poi lui mise una mano sulla mia nuca, e una sul mio fianco; in quel modo ero praticamente appiccicata a lui.
I suoi tocchi mi rilassarono, e non chietemi perché, schiusi le labbra e ricambiai il bacio.
Sentii le sue labbra aprirsi in un sorriso mentre continuava a baciarmi.

Quando ci staccammo avevamo entrambi il fiatone.

Non sapevo che pensare.

Avevo appena baciato il ragazzo che per anni avevo odiato, con cui avevo litigato, e che probabilmente aveva come unico motivo quello di portarmi a letto, eppure non riuscivo a pentirmi di quello che avevo fatto.
E' sbagliato in ogni caso, non deve accadere mai più..."
Pensai mentre ci guardavamo negli occhi.

Aprii la bocca per parlare, ma prima che potessi farlo la voce di mio cugino mi anticipò.
 
"Va bene che ho detto a Vic che stavate insieme e che sareste usciti con noi domani, ma andiamo amico!
Puoi evitare di scoparti mia cugina in un luogo pubblico?"


Note dell'autrice:
Buon salve a tutte! <3
Per prima cosa scusate, ieri proprio non ce l'ho fatta ad aggiornare cwc
Chiedo umilmente perdono e spero che il capitolo vi piaccia.
Alluuura, che pensate succederà adesso tra i due? ewe

swag baby_

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


CAPITOLO 10.
 


"Che cosa hai detto a Vicoire?"
Gridai io.

Se prima avevo progettato di non parlare più a Justin e trasferirmi in Kenya sotto falsa identità, ora dovevo per forza trovare un'altra soluzione.

A differenza di me, che ero rossa sia dall'imbarazzo che dalla rabbia, lui se ne stava tranquillamente seduto sulla panchina, guardandomi con uno stup..stupido sorriso da ebete sulle labbra.

Non osavo girarmi nella sua direzione, non volevo che accadesse di nuovo quello di prima.
Volevo essere prima sicura che lui mi avesse baciato perché lo desiderava davvero, non perché voleva soltanto portarmi a letto.
Forse mi sarei convinta del tutto se avesse smesso di essere un puttaniere, ma non ci speravo troppo.
E di certo non mi illudevo.
Non  sarebbe cambiato per nessuno.
Così, per distrarmi, mi concentrai sull'enorme cazzata che aveva fatto Ryan.
 
Mi alzai dalla panchina e, con fare minaccioso, mi avvicinai a lui.

"Ti prego per la tua miserabile vita, dimmi che stai scherzando e che non hai detto che io e Bieber stiamo insieme..." Dissi.

Mio cugino mi guardò confuso.

Cogliona ti ha appena visto mentre mentre beatamente ti baciavi Justin! Pensai.

Ma ero troppo furiosa per ascoltare stupide vocine interiori che mi facevano la paternale.

"Beh, sì. E poi non mi sembra che ci siano problemi, se non vi avessi fermato sarei diventato zio fra nove
mesi!"


Lo fulminai con lo sguardo, mentre le mie guance andavano in fiamme.
Stupidamente mi controllai per essere certa di non assomigliare a una carbonella, e come una scema fui sollevata di avere tutte le parti del corpo intatte.
 
"Amico per me non c'è problema, anzi.." Disse Justin circondandomi la vita con un braccio.

Me lo scrollai di dosso e mi rivolsi a entrambi cercando di mantenere la voce ferma.

"Sappiate che lo faccio solo perché uno: se ti uccidessi Ryan, non so se gli zii farebbero festa o piangerebbero, e sincermente non voglio scoprirlo; due: voglio che Victoire sia felice.
Tutto chiaro Bieber?"

 
I due fecero una specie di saluto militare, poi insieme ci avviammo alla macchina.
Nel frattempo che borbottavo insulti contro chiunque mi passasse vicino, non mi accorsi di Bieber che si avvicinava.

"Comunque il frullato è molto più buono sulle tue labbra.."

Nell'istante in cui aveva pronunciato quelle parole nel mio orecchio m'immobilizzai, e improvvisamente sentii molto più caldo di prima.
Per mascherare la mia tensione barra imbarazzo totale, borbottai:
"Comunque il frullato è molto più buono sulle tue labbra..gne gne.."

Lo sentii ridere mentre salivamo in macchina, io invece misi il broncio e non dissi una parola finché non arrivammo a casa.
 
**
A casa non c'era nessuno, ed eravamo fortunati che domani non avevamo scuola, altrimenti pomeriggio a studiare.

Mi buttai letteralmente sul divano, occupando tutti i posti in caso qualcuno-senza fare nomi Bieber- volesse sedersi casualmente accanto a me.
"Allora che si fa per domani?" Chiesi a Ryan.

"Beh, state insieme no? Quindi vi dovete comportare come due fidanzati.
Ciò significa niente calci,pugni,posate che volano..."

Disse elencando sulle dita le regole.
"Ma smancerie da piccioncini, chiaro?"

"Cristallino.."
Risposi affondando la faccia sul cuscino.

Non riuscivo a credere di doverlo fare.
Perché non potevo più andare in Kenya?
Li sarebbe stato più facile in mezzo al nulla, dove nessuno mi conosceva.
Magari mi sarei presa un cane selvatico per cacciarmi la selvaggina e vivere da perfetta donna Sapiens Sapiens quale ero.
Oppure,ancora meglio, mi sarei tinta i capelli e trasferita in un paesino sperduto in montagna come Heidi.
La prospettiva di trasferirmi in Germania non mi dispiaceva.
Almeno con un accento diverso sarei stata introvabile.
 
"Non stai progettando una fuga con tanto di documenti falsi per non trovarti vero cuginetta?"
 
Ryan interruppe le mie macchinazioni con tanto di premonizione.
Ma che problemi aveva quel ragazzo? Ora leggeva anche nel pensiero come Edward Cullen?

Ora si scopre che può leggere i pensieri di tutti tranne quelli di Vic...Pensai.

Diedi voce ai miei pensieri con un semplice:

"Vaffanculo."

Se prima avevo cercato di fare la brava bambina educata, in quel momento la mia finezza andò al posto mio in Kenya.
Sentii chiaramente la risata di Justin molto vicino a me e quando tirai fuori il viso dal cuscino, lo trovai comodamente seduto sul bracciolo del mio divano, proprio accanto alla mia testa.

Prima di chiedere a mio cugino il luogo e l'orario dell'incontro, si girò verso di me e mi fece l'occhiolino.
Io mi diressi sbuffando in cucina.
Se pensava che mi sarei sciolta come neve al sole dopo un suo sorriso, si sbagliava di grosso.
Non sarebbe stato quel bacio a farmi cambiare idea su di lui.
A meno che non me ne avesse dato motivo.
Stavo al gioco dei fidanzatini soltanto per aiutare Victoire e Ryan, questo è quanto.

Però, mentre tornavo in cucina e mi sedevo accanto a Justin nel divano, lui mi risistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e io mi ritrovai a deglutire nervosa.
Cercai di fare finta di niente, ma pensai che,forse, stavo solo tentando di autoconvincermi.

Quel ragazzo mi tentava fin troppo.
E, pian piano, la situazione mi sarebbe sfuggita di mano.
Sapevo com’ero fatta, e non avrei resistito ancora per molto.


Note dell'autrice:

Buon salve ragazze! ** 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se fa un po' schifo perché oggi non avevo 
proprio nessuna idea çç
Cooomunque che ne pensate del casino che ha combinato Ryan?
Dite che Alexis si scioglierà un po'? ewe

baci, swag baby_

@xswaglondon on twittah
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


CAPITOLO 11.
 
Quella sera Justin sarebbe restato a dormire da noi, perché Pattie e i miei zii erano in viaggio per lavoro.
Quindi ero più tesa di una corda di violino.

Non sapevo se dovevo preoccuparmi che Justin dormisse nella stanza accanto alla mia o per il fatto che il giorno dopo ci saremmo dovuti comportare come una coppia di innamorati.
Cercai invano la sensazioe famigliare del disgusto che avvertivo fino a una settimana fa quando sapevo che dovevo uscire e c'era anche lui, ma ovviamente non la trovai.

Sembrava che  il mio cervello fosse stato resettato da quel bacio al parco.
 
Eravamo in salotto a guardare un film horror, circondati da pacchi di popcorn e patatine, con le luci spente per non rovinare l'atmosfera.
Decisamente meglio di una serata passata a guardare film romantici o strappalacrime che non facevano altro che trasmetterti depressione.
Nonostante avessi due cozze attaccate al braccio, Ryan perché aveva paura -ridicolo!- e Justin perché si stava divertendo a disegnarmi non so cosa, la serata procedeva bene.
Il film non si poteva di certo considerare spaventoso, ne avevo visto altri ben più paurosi.
Ma Ryan insisteva col dire che lo volevamo morto, quindi per rompergli le palle avevo voluto mettere per forza quello.

Notai che popcorn stavano per finire, mi scrollai le due sanguisughe di dosso e andai in cucina a prepararne altri.
Di me sicuramente non si poteva dire che non mangiavo.
Fortunatamente il mio metabolismo mi permetteva di mangiare quanto volevo senza ingrassare, il che era decisamente un lato positivo.

Misi la busta dei popcorn nel microonde, ma i tasti che regolavano il tempo e la temperatura ticchettavano pigri, quasi lo facessero di proposito.
Di quel passo mi sarei sicuramente persa le scene migliori -per modo di dire- del film.
Le mie mani tamburellavano nervose sul ripiano della cucina, mentre aspettavo di sentire il trillo del microonde che mi segnalava che i popcorn erano pronti.
 
Con la forza del pensiero forse riuscirei a cuocerli più velocemente...Pensai sbuffando.
 
Ero talmente presa a fissare con sguardo annoiato quell'aggeggio, che non mi accorsi della presenza di qualcuno dietro di me.
Solo quando, silenziosamente, delle mani coprirono e fermarono le mie, mi risvegliai da quello stato comatoso in cui ero caduta.

La sua voce, le sue parole appena accennate nel mio orecchio, sconvolsero i miei pensieri.

"Siamo un po' nervosi?"

No, in quel momento ero nel panico. Non avevo la più pallida idea di come comportarmi.
Se mi fossi girata verso di Justin, se l'avessi guardato negli occhi, quella poca lucidità che mi era rimasta sarebbe andata a farsi fottere.

E in quel momento, era l'ultima cosa di cui avevo bisogno.
 
"Abbastanza, questo microonde del cazzo mi farà perdere il film..." Dissi cercando di mantenere ferma la voce.

Justin ridacchiò poi, con la punta del naso, tracciò piano il profilo del mio collo fino alla mascella, facendomi rabbrividire. 
Ebbi l'impressione che le gambe mi si fossero trasformate in gelatina, perché dovetti aggrapparmi saldamente al ripiano per non cadere.
 
Fanculo a Bieber e ai miei fottuti ormoni...
 
Mi prese per i fianchi e mi fece girare, così che mi trovassi tra lui e il ripiano della cucina.
Era decisamente troppo, troppo vicino a me.
Posai le mani sul suo petto cercando di allontanarlo, ma niente. 
Ottenni l'esatto effetto contrario, ovvero i nostri corpi erano ormai attaccati.
Cercò di baciarmi le labbra, ma girai il viso di lato e mi riuscì solo a baciarmi la guancia.

"Io...mi dispiace, non posso..."
Dissi liberandomi dalla sua presa e avviandomi in salotto.

Mi prese per un polso, costringendomi a fermarmi.
"Ma prima..."

"Prima è stato un errore...sappiamo entrambi che lo è stato. E domani lo faremo solo per Ryan, niente sentimenti di mezzo."
Lo interruppi.

"Tu sei troppo condizionata dai pregiudizi, pensi che sia rimasto il puttaniere che ero l'anno scorso."
Disse Justin.

"Perché è la verità!" 

"No, e presto te ne accorgerai." E se ne andò in salotto.

Sentii il trillo del microonde, segno che i popcorn erano pronti.
"Grazie mille per il tempismo eh!" Borbottai versandoli con rabbia nella ciotola.

Tornai a sedermi sul divano, ma nell'altro. 
Così ero abbastanza lontano, e potevo fingere di non vedere gli sguardi che Justin mi lanciava dall'altra parte della stanza.

Finito il film diedi veloce la buonanotte e salii in camera mia.
Ryan e Justin andarono in quella di mio cugino ovviamente, proprio accanto alla mia.
Mi sfilai il vestito e indossai il pigiama di Victoria Secret che zia mi aveva regalato un paio di giorni prima.
Mi buttai a peso morto su letto e mi lasciai avvolgere dalle braccia di Morfeo.
 
**
Durante la notte venni svegliata dal cigolio della porta che si apriva, e da una sagoma famigliare che piano piano si avvicinava al mio letto.
Cercai di abituare i miei occhi al buio della stanza, ma solo quando i raggi della luna lo illuminarono riuscii a riconoscere Justin.
Mi chiesi mentalmente che accidenti ci faceva in camere mia a quell'ora, ma soprattutto perché mi avesse svegliato nel cuore della notte.
 
"Si può sapere che cazzo ci fai qui?" 

Dissi in tono lamentoso, ma con la mia rinomata finezza.

"Posso dormire con te?" Mi chiese sussurrando.

Anche nel buio che avvolgeva la stanza ero sicura che si fosse accorto di quanto spalancai gli occhi e di quanto la mia faccia ormai assomigliasse a un pomodoro maturo, molto maturo.
E non solo perché era in camera mia, ma perché indossava solo i boxer!
 
Magari adesso dalla finestra entra Edward Cullen che mi rapisce....Vi prego ditemi che non è davvero mezzo nudo....Pensai
 
"Cosa c'è Bieber, il film ti ha fatto avere gli incubi?"
Cercai di mascherare il mio imbarazzo cronico con la presa in giro.
 
"Peggio, tuo cugino russa come un trattore e parla nel sonno..." 

"Ma sei coglione? Scordatelo che ti faccia dormire nel mio letto! Oltretutto sei mezzo nudo!"
Quasi gridai dicendo l'ultima parte.

"Che c'è, forse ti innervosisco?" 
 
Ma perché doveva avere sempre quel tono malizioso, che cazzo!
 Dall'irritazione, e sperando che se ne andasse, gli lanciai un cuscino.
Che ovviamente lui schivò.

"Dai Butler, farò il bravo.." Disse quasi implorandomi.

Valutai le possibili opzioni, e alla fine giunsi alla conclusione che se gli avessi detto di no probabilmente lo avrebbe fatto lo stesso. 
Lo conoscevo abbastanza bene da poterlo immaginare infiltrarsi nel mio letto una volta addormentata.
Meglio saperlo nel mio letto con il mio consenso, che svegliarmi la mattina dopo con lui affianco e senza la più pallida idea di cosa ci facesse.

"Va bene, vieni pure.." Concessi allora.

"Ma ti avverto: se osi sfiorarmi ti strappo le palle a morsi e le do in pasto ai cani."

Lo sentii soffocare una risata e stendersi accanto a me, con la dovuta distanza di sicurezza.

"Notte Alexis..." 

Era la prima volta che mi chiamava con il mio nome, e non "dolcezza" o "splendore" oppure con il mio cognome.
Quel gesto, seppur insignificante, mi colpì, ma decisi di non dargli ulteriori soddisfazioni.

"Buonanotte Bieber."

Risposi con la mia solita freddezza, e sperai con tutto il cuore di addormentarmi il più presto possibile.

Note dell'autrice:
Buongiorgio beliebers <3
Per prima cosa chiedo umilmente perdono per non aver aggiornato ieri cwc
Scusate, ma ho avuto così tanti impegni che sono riuscita soltanto a scrivere il capitolo ma non a postarlo.
Comuuunque spero vi piaccia e che con questo mi sia fatta perdonare ewe
Much love, swag baby_


 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


CAPITOLO 12.
 
Un raggio di sole filtrato dalla finestra mi svegliò, ma io non aprii gli occhi.
Anzi, mi strinsi di più a quello che mi sembrava un cuscino.
Stretta in quell'abbraccio mi sentivo protetta, però quando si mosse realizzai che non abbracciavo un cuscino, ma il corpo di qualcuno.
Cercai di fare memoria della serata di ieri sera, e ricordai che Justin era venuto a dormire da me.
Mi irrigidii quando mi resi conto che era lui che mi stava abbracciando, pur essendo sollevata che fosse ancora addormentato.

Non osavo immaginare la figura che avrei fatto se lui si fosse svegliato in quel momento.

Aprii gli occhi ed esaminai la posizione alquanto compromettente in cui mi trovavo.
Avevo la testa posata nell'incavo del suo collo, la mano sinistra sul petto e le nostre gambe erano avvinghiate tra loro.
Lui mi stringeva a sè cingendomi la vita con un braccio e aveva la sua testa posata sulla mia.
Cercai di districare le gambe e allontanarmi, ma nel muovermi Justin mugugnò qualcosa e mi fece girare su un lato, in modo che avessi la schiena contro il suo petto.

"Tu resti qui." Borbottò. 

Nonostante la voce fosse roca, tipica di chi si è appena svegliato, aveva un tono deciso.
Non che mi dispiacesse stare in quella posizione, ma il mio stomaco non voleva saperne di stare zitto.
Continuava a brontolare, cosa che fece ridacchiare la cozza dietro di me.

"Fame?" 

"No, il mio stomaco ti sta insultando in balenese. Ovvio che ho fame!" 

Dissi liberandomi dal suo abbraccio e scendendo dal letto. 
Una volta in piedi alzai le braccia e mi stiracchiai, cercando di non pensare che non ero sola.

"Io...ehm...non mi ero accorto che eri...vestita così stanotte.." Mi disse Justin deglutendo e guardandomi da capo a piedi.

La mia vestaglia viola di Victoria Secret in effetti era un po' troppo corta, ma come potevo sapere io ieri che mi sarei ritrovata a dormire con lui?
Arrossii furiosamente e per non darlo a vedere mi rinchiusi in bagno con la scusa di darmi una rinfrescata.

Quando uscii lo trovai seduto sul bordo del letto, che mi guardava.
Io feci finta di niente e da un cassetto dell'armadio presi un paio di shorts e una canottiera bianca, poi posai tutto sulla scrivania, dandogli le spalle.
Una volta girata me lo ritrovai molto più vicino di quanto mi ricordassi.
E con molto più vicino intendevo che era davanti a me, a pochi centimetri di distanza.
Prima che potessi parlare, lui mi ricordò che giorno era.

"Sai che per oggi siamo fidanzati?" 

La sua espressione era impassibile, non faceva trasparire nessuna emozione. 
Ma sembrava quasi attenta, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa.

"Si, ma Bieber solo per oggi, quindi trattieniti." 
 
"Mi dispiace, non ce la faccio..."

Colmò velocemente la distanza che ci separava e io mi ritrovai a baciarlo, con parecchio trasporto.

E meno male che avevo avvertito lui di trattenersi! Pensai.
 
Mentre gli circondavo il collo con le braccia, lui mi sollevò e mi fece sedere sulla scrivania.
Presa da non so quale istinto, di cui sicuramente mi sarei pentita dopo, le mie gambe andarono a cingere il suo bacino, e mi ritrovai avvinghiata a lui.
Ogni tanto ci staccavamo per respirare, ma appena ripreso il fiato, cominciavamo da dove avevamo interrotto.
Non so per quanto tempo restammo lì, in quella posizione, ma quando Ryan fece irruzione in camera dovemmo per forza fermarci.
 
"Oh, bene. Vedo che vi state esercitando per stasera"  Disse tutto pimpante.

"Come cazzo fai a essere così allegro già dalla mattina?"
Gli chiesi staccandomi da Justin,evitando accuratamente di guardarlo, e scendendo in cucina.
I due mi seguirono a ruota e si sedettero a tavola mentre preparavo la colazione.
I miei zii sarebbero tornati questa sera, quindi cucinavo io.
 
"Beh, mi è sembrato che anche voi foste parecchio attivi prima..."Borbottò sottovoce.

"Vaffanculo Ryan, ti ho sentito." 
Lui alzò gli occhi al cielo e cominciò a mangiare i pancakes che gli misi nel piatto.
 
"Allora, a che ora dobbiamo uscire? Dove andiamo? Come mi devo vestire?"

"Butler respira o di questo passo morirai!" Mi disse Justin.
Io lo fulminai con lo sguardo e lui mi fece l'occhiolino.
Classico, non poteva mancare il suo sorrisetto.

"Andremo prima al parco verso le sette, poi alle otto andiamo in ristorante.
Ho già prenotato tutto. Un tavolo per quattro in veranda." 

Spiegò Ryan tutto compiaciuto del suo lavoro.
"Bene..preparatevi. Usciamo." Annunciai alzandomi da tavola.

"Perché?" 

"Devo andare a comprarmi un vestito per stasera. Prima ho controllato nell'armadio e non un cazzo di vestito elegante da
mettermi."
Sbuffai salendo le scale.
Sentii la testa di qualcuno che sbatteva sul tavolo.
Ryan, sicuro. Lui odiava lo shopping.
In effetti potevo risparmiarglielo, ma dopo quello che era successo in camera mia, l'ultima cosa che volevo era trovarmi di nuovo da sola con Justin.
 
Come sempre prendemmo la macchina di Justin e entrammo nel mio negozio preferito di abiti.
Blumarine, adoravo quella marca.
Inoltre, avevo ancora i soldi del mio compleanno messi da parte, per cui avevo buone possibilità di potermi permettere un vestito abbastanza bello.

Mentre io prendevo alcuni abiti da provare, Justin e Ryan si sedettero in due poltrone che stavano davanti al mio camerino.
Il primo che provai era giallo canarino, a pois bianchi, con la gonna a palloncino.
Uscii e mi guardai allo specchio.
Vidi Justin scuotere la testa.
Aveva ragione, era decisamente meglio appeso al manichino.

"Secondo me ti sta bene" 

Ovviamente mio cugino, pur di andarsene il più in fretta possibile, cercava di convincermi a prendere il primo abito che avevo provato.
Ridicolo, tanto gusto in fatto di moda non ne aveva lo stesso.

"Ma se sembro un cazzo di canarino obeso!" Dissi entrando in camerino e prendendo l'altro abito. 

Vestendomi sentii la risata di Justin e gli sbuffi annoiati di Ryan.
Il secondo abito era un tubino nero, molto semplice, monospalla.
Lo scartai subito e non uscii neanche per farlo vedere. Non mi piaceva come mi restava sui fianchi.
Presi quello che più di tutti mi aveva colpito e lo indossai.
Era un tubino azzurro caraibico, che mi arrivava fino a metà coscia, con un leggero scollo a cuore pieno di strass.
Uscii dal camerino e feci una giravolta per farmi ammirare da tutti i lati.
Ero sincermante contenta della mia scelta e vedendo lo sguardo da ebete con cui mi guardavano Ryan e Justin, sul mio viso comprave un sorrisetto soddisfatto.

"Beh, che ne dite?"
Chiesi provando anche un paio di scarpe col tacco blu e improvvisando una sfilata di moda.

"Cugina, lasciatelo dire. Ma se non avessi il mio stesso sangue potrei fare un pensierino su di te" Disse Ryan.

Risi e guardai Bieber. 
La sua espressione era talmente sorpresa che le sue labbra erano andate a formare una O, e non si accorse neanche che l'avevo fotografato.
Quando l'Iphone mi salvò l'immagine come icon del numero di Justin, gli schioccai due dita davanti agli occhi per farlo ridestare dallo stato comatoso in cui sembrava caduto.
 
"Sei....cazzo sei meravigliosa." Disse passandosi una mano tra i capelli.

Battei le mani felice e tornai in camerino per mettermi i miei vestiti.
Soddisfatta del vestito e delle scarpe andai alla casa e pagai tutto.
Tornammo a casa e pranzammo.
Io ero così eccitata che dopo aver mangiato mi chiusi in camera e misi lo stereo a tutto volume e improvvisai un concerto.
Per i miei pupazzi ovviamente.
Si, avevo ancora dei pupazzi di quando ero piccolina. Problemi?
Se mio cugino e Justin erano Peter Pan, eterni bambini, io ero Wendy.
Non negavo che mi guardassi ancora i classici Disney.
Si fecero le cinque, così mi andai a preparare.

Dopo essermi lavata i capelli, misi lo smalto blu notte sia nei piedi che nelle mani, mi truccai, infilai vestito e scarpe e, infine, mi lisciai i capelli.
Alle sette meno dieci stavo scendendo in salotto, pronta ad affrontare la serata.
Cercai di non pensare al fatto che io e Justin ci saremo dovuti comportare da fidanzati, e ciò comprendeva un discreto numero di effusioni in pubblico.
Decisamente troppo per i miei standard.
Ma convinsi me stessa a farlo per Victoire, anche se sapevo che la situazione mi piaceva.

Note dell'autrice:
Beeeeeeene beeeene, che dite?
Mi volete bene lo stesso anche se ho postato tardi? cwc
Spero di si, perché questo capitolo a me piace proprio, e spero sia lo stesso anche per voi. :'))

Much love, swag baby_

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


CAPITOLO 13.
 
ll piano era quello di andare in due diverse auto, io con Justin nella sua Range Rover e Victoire con Ryan nella macchina che gli aveva prestato Chaz, per permettere poi ai piccioncini,in caso volessero allontanarsi dal gruppo, di starsene in pace.

Una volta usciti di casa mi avviai verso la macchina e Justin, come un perfetto gentiluomo, mi tenne lo sportello aperto, poi salì anche lui. 
Se quel gesto mi sorprese, non lo diedi a vedere. 
Lo "scambio di opinioni" avuto stamattina, bastava e avanzava.
 
Ryan partì per primo davanti a noi, che lo seguimmo.
Justin guidava con la mano sinistra sul volante e la mano destra intrecciata alla mia, e sorrideva beato, come se quel semplice contatto fosse chissà cosa.
Non avevo protestato quando mi aveva preso la mano, perché sapevo che avrei dovuto farlo dopo, quindi tanto valeva abituarsi.
Ci fermammo davanti a casa di Vic, e vedemmo Ryan suonare il campanello.
 
La mia compagna di banco uscì un po' barcollante dall'emozione, e di certo i tacchi non l'aiutavano. 
Indossava un abito rosa sul corpetto e a balze azzurre fino a metà coscia, delle zeppe rosa a fiori bianchi e portava una pochette rosa, molto semplice.
Dopo aver abbassato il finestrino della macchina, la salutai sorridendo e le feci l'occhiolino quando mio cugino la baciò su una guancia.
Come Justin aveva fatto con me, anche Ryan aprì prima lo sportello a Vic poi andò a sedersi in macchina e avviare i motori.
Il parco che avevamo scelto era quello in cui io,Justin e Ryan andavamo da piccoli.
Era il nostro punto di ritrovo, oltre alle nostre case ovviamente, e avevamo anche un nascondiglio segreto dentro uno dei  tubi giganti in cui i bambini giocavano.
Dentro il nostro c'erano dei miei disegni e delle scritte che avevano fatto Ryan e Justin nel corso degli anni, e parlavano di tutto.
Ce n'era persino una di Bieber in cui mi chiedeva di uscire.
Sorrisi al ricordo.
Era il nostro periodo di tregua, eravamo amici in un certo senso.
E lui era molto meno sfacciato di adesso.
 
"Perché sorridi?" Mi chiese girandosi giusto il tempo di darmi una veloce occhiata e tornare con gli occhi sulla strada.
 
"Stavo pensando al nostro tubo gigante nel parco, ai miei disegni, alle vostre scritte...e al periodo in cui eravamo amici." 
 
"Ah sì, ricordi quando Ryan era rimasto incastrato dentro il tubo e dovemmo chiamare tuo zio per liberarlo?" 
Risi di gusto insieme a lui, ricordando come se fosse stato il giorno prima la scena.
 
"E quando quel ragazzo mi chiese di uscire e poi si scoprì che era fidanzato?"
 
"Oh sì. La faccia che fece la ragazza quando lo sentì chiedertelo fu impagabile!"
 
Era la prima volta dopo circa 3 anni che tornavo durante l'estate a Stratford, che ridevamo insieme senza prima litigare.
Mi sentii bene, come se fossi tornata la ragazzina di 14 anni che giocava dentro quel tubo gigante.
Forse era così anche per lui, perché rafforzò la stretta con la mia mano, e io ricambiai.

La stretta s'interruppe solo il tempo di scendere dalla macchina una volta arrivati al parco, poi le nostre dita tornarono a intrecciarsi.
Dopo tutto, per Victoire eravamo fidanzati.
Lei passeggiava con Ryan accanto  a noi, con l'aria imbarazzata di chi non sa cosa dire.
 
"Allora..." Esordì rivolgendosi a me. "Da quanto state insieme tu e Justin?"

Oh no. Non ci eravamo preparati per domande del genere.

Guardai Justin in preda al panico, ma lui non sembrava altrettanto nervoso.
Sorrise alla mia amica e mi circondò le spalle con un braccio.
"Una settimana."
 
"Da così poco? Sembra che vi conosciate da tantissimo tempo!" Disse meravigliata.

"Ci conosciamo da quando siamo nati, e lei ogni estate la passava qui, quindi eravamo come migliori amici.Poi il nostro rapporto è cambiato ed eccoci qui." 

Era incredibile come riuscisse a cavarsela anche in situazioni del genere, improvvisando e basta.
Come se fosse tutto già programmato nella sua mente.
Io annuii facendo un sorriso e sperai non si vedesse quanto fosse teso.
 
"Oooh sapete, io lo sapevo già che stavate insieme." Disse Vic con sguardo da saputella.
Ma che cazzo, noi non stavamo insieme!
Come faceva a dire che lo sapeva già?
La mia bocca di aprì a formare una O gigante.
Della serie: la mia mascella tocca terra, chiamate la ruspa per raccoglierla vi prego!

"Proprio così, si vede benissimo da come vi guardavate in classe,presi per mano nel giardino della scuola.Ryan mi ha solo dato la conferma di quello che già avevo immaginato."

A quel punto, anche Justin spalancò la bocca. 
Ci guardammo sbigottiti, poi sul suo viso comparvo un sorriso vagamente compiaciuto mentre io abbassai lo sguardo imbarazzata.
 
"Che carini vero Ryan?"
Nel dirlo la spalla di Vic si appoggiò a quella di mio cugino, che diventò rosso dall'imbarazzo.
"Ehm...si...proprio carini." Balbettò.

"Justin, lasciamoli soli.." Allungai il collo per sussurare all'orecchio di Justin.

Cazzo se era alto! 
Aspetta, sono io la nana della famiglia, non lui il gigante.

"Ragazzi noi andiamo a fare una passeggiata.."

Lui annuì e, tenendomi per mano, mi guidò finché non arrivammo vicino al nostro tubo.
Era rimasto esattamente come me lo ricordavo, tutto era come l'avevamo lasciato.
Con gli anni si era un po' scolorito, ma era uguale al tubo gigante viola dei miei ricordi.
Era in perfette condizioni, e a giudicare dal colore, per quanto brillante l'azzurro sbiadito potesse essere, era anche stato pulito.
Ci sedemmo sopra,con le mani ancora intrecciate e le gambe a penzoloni, e io per comodità mi sfilai quei trampoli infernali.
Restammo cinque minuti in silenzio. 
Di solito il silenzio mi rilassava, ma in quel momento avevo bisogno di qualcosa che mi facesse dimenticare il nervosismo.

"Secondo te ci sono ancora i disegni e le scritte?" 

Chiesi girandomi a guardarlo.

"Non ci resta che scoprirlo no?"

Tirandomi mi fece saltare giù dal tubo e mi trascinò all'interno.
Ecco, trovai l'unica cosa che era cambiata.
Non eravamo più bambini e ora eravamo appiccicati l'uno all'altro perché il tubo era stretto! 
Ma che cazzo, tutte a me?
Esaminammo le pareti del tubo e,sì, c'era ancora tutto.

"Ehi guarda qua!" Mi disse Justin sorridendo malizioso.

"Che cos...?" Mi bloccai quando vidi una mia scritta alquanto imbarazzante che mi avevano fatto fare per una scommessa.
 
Justin Bieber è un maledettissimo figo e vorrei uscire con lui.
 
Avevo perso la scommessa, così me lo fecero scrivere come pegno.
Poi lui aveva scritto:
Vuoi uscire con me?
 
E io avevo risposto con un grandissimo NO.
 
"La proposta è ancora valida sai?" 

"Ci stiamo comportando come fidanzati, non ti basta?" Dissi mentre guardavo altrove.
 
"No, perché questo è tutto finto. Io voglio un'uscita vera, solo noi due. Un'uscita a cui tu mi hai detto di sì quando te l'ho chiesto. Non voglio uscire con te solo per una cazzata sparata da Ryan." 

Scosse la testa sospirando, poi mi tirò fuori dal tubo. 
Ero piacevolmente sorpresa da quello che aveva detto, ma avevo paura a fidarmi.
Chi mi assicurava che non era tutta una tattica per portarmi a letto?
Lasciai la sua mano per mettermi di nuovo le scarpe.
Quando ebbi finito notai che lui si allontanava, così ripresi la sua mano e mi posizionai di fronte a lui.

"Tu davvero vuoi uscire con me?"

Mi guardò dritto negli occhi, sconvolgendo i miei pensieri, sospirò e appoggiò la sua fronte sulla mia.
"Si, come te lo devo far capire?"

"Perché?" Era una semplice domanda, eppure racchiudeva in sè tutto ciò che mi occorreva per potermi fidare di lui.

"Perché non sei come le altre. Tu non sei una di quelle perfettine che hanno paura di fare un movimento altrimenti si spezzano un'unghia, non ti preoccupi di ciò che la gente pensa di te.
Sei una rompicoglioni, una stronza, e parli come uno scaricatore di porto.."

Ma voleva convincermi a uscire con lui o mi voleva criticare?

"Che cazzo, se volevi insultarmi bastava dirlo prima. Vaffanculo Justin." 

Dissi furibonda e marciando nella direzione in cui mio cugino e Victoire si erano allontanati.
In un attimo mi fu accanto e mi fece girare su me stessa finchè non ritrovai con volto tra le sue mani.
"Che cazzo vuoi?" Dissi tra i denti.

"Non mi hai lasciato finire, altrimenti.."

"Altrimenti mi avresti detto anche che vuoi uscire con me solo per portarmi a letto? Non sprecare fiato quello lo so già." 

Non avevo previsto quelle lacrime che in quel momento cominciarono a rigarmi il viso.
Dalla morte di mia madre avevo promesso di non piangere più, eppure lui era riuscito a farmi rompere la promessa.
Delicatamente mi asciugò le lacrime con i pollici e mi guardò dolcemente con quegli occhi caramello.
"Altrimenti ti avrei detto che sono tutte cose che mi piacciono di te. E sia ben chiara una cosa, per me non sei una di quelle ragazze da una botta e via che mi facevo l'anno scorso, non voglio uscire con te solo per portarti a letto e poi lasciarti. Ti devi fidare di me, okay?"

Quando annuii e Justin mi baciò, sperai con tutto il cuore che per una volta non rimanessi delusa.
Lo abbracciai poggiando la testa sul suo petto, e lui mi strinse maggiormente a sè.
 
"Ragazzi!" Sentimmo la voce di Victoire, che vicino alle macchine si sbracciava per farsi notare da noi.
"Sono quasi le otto, dobbiamo andare in ristorante! Scozzatevi e venite!" Gridò Ryan battendo poi il cinque alla mia compagna.

Sorrisi vedendoli così felici e, abbracciata a Justin per la vita, li raggiungemmo ridendo perché Victoire continuava a ciarlare e Ryan la guardava imbambolato.
Chissà come sarebbe andato il resto della serata.


Note dell'autrice:
Buon salve beliebers *^*
Alluuuuura che ne dite di questo capitolo?
Ve gusta abbastanza? ewe
Ho cercato di smuovere un po' la situazione, non siete le sole che volete quei due insieme v.v
Spero di aver fatto un buon lavoro e che il capitolo vi sia piaciuto.
Much love, swag baby_


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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


CAPITOLO 14.
 
Quando scesi dalla macchina e guardai il ristorante urlai in strada e feci la mia happy dance.
Ryan e Justin avevano scelto il ristorante italiano di Stratford, e io amavo la cucina italiana.

"Sono una bimba fortunata, perché mangerò le lasagne, oh yeah!"

Okay, la mia happy dance l'avevo inventata a quattro anni, ma i sentimenti sono gli stessi.
La gente che passava mi guardava male e Victoire,rossa dalla vergogna, mi tirava per un braccio cercando di farmi smettere.

Ryan e Justin ridevano a crepapelle, sostenendosi a vicenda per non cadere dalle troppe risate.
Io continuavo a fare la mia danza, poi passo un ragazzo che vedendomi fischiò.

"Guarda un po' chi abbiamo, la novellina è anche più figa in abito da sera!" 

Girandomi per guardarlo male riconobbi che era il capitano della squadra di football della scuola.

"Gira al largo dalla mia ragazza coglione!" Disse Justin avanzando minaccioso.

"Oh oh, Bieber si è già fatto al novellina" Esclamò beffardo quello stronzo.

"Senti Rick, il vaffanculo che ti ho detto a scuola non ti è bastato?" Dissi incrociando le braccia.
Justin si girò a guardarmi confuso.

"Prima che mi raggiungessi tu durante la pausa pranzo, mi ha palpato il culo passandomi affianco con i suoi amichetti." 

La sua espressione mutò da confusa a furiosa, mentre si rivolgeva a Rick con rabbia.

"Ascoltami bene ora, perché non lo ripeterò più. Non osare avvicinarti a lei, o parlarle, o toccarla senza il suo permesso altrimenti ti spezzo le ossa.

Detto questo mi prese per mano e mi trascinò dentro il ristorante, Ryan e Vic ci seguirono.
Ryan diede il nostro cognome alla maître, una donna sulla cinquantina che ci accompagnò al nostro tavolo.

"Sapete" Dissi mentre Justin mi spostava la sedia e mi aiutava a sedermi. "in questo momento potrei farvi una statua solo per avermi portato qui.

Loro ridacchiarono guardando il menù.
Io sapevo già cosa ordinare: lasagne e pasta alla carbonara, i miei preferiti!
Arrivò il cameriere.
Doveva avere più o meno la mia età, forse due anni più di me li aveva.

"Allora, che desiderate ordinare?" Chiese facendomi l'occhiolino.

Aveva uno strano accento, sicuramente era italiano.

"Per prima cosa che tu non ci provi con la mia ragazza, seconda cosa della pasta alla carbonara grazie."

Rispose Justin con un sorrisetto bastardo e circondandomi le spalle con un braccio.
Mi fece piacere che in qualche modo fosse geloso di me, nessuno lo era mai stato.
Il cameriere ci rimase di merda, non vi dico la faccia che fece. Impagabile.

"Anche per me della pasta alla carbonare, ma vorrei anche una porzione di lasagne. Grazie" Dissi trattendendomi dal ridere.

Ryan e Victoire ordinarono le stesse pietanze: spaghetti alla bolognese.
Erano rimasti piacevolmente sorpresi quando scoprirono di avere gli stessi gusti.
Si vedeva che erano cotti l'uno dell'altro, ma con la timidezza di Victoire e la lentezza di mio cugino dubitavo che si sarebbero messi insieme tanto presto.

"Fai poco il geloso tu eh?" Dissi a Justin ridendo.

Non resistetti, dovevo dirglielo.

"Ha parlato la signorina vorrei una cameriera professionale che sia educata con tutti i clienti e non si fili il primo figo che le si para davanti gne gne" Disse Ryan, che poi diede il cinque a Victoire.

Justin rise stringendomi a sè.
 
Girandomi a guardarlo misi un broncio adorabile, di quelli che facevo da piccola quando volevo ottenere qualcosa, e lui mi baciò sulle labbra.
Bingo, quanto ero furba?
Mi spuntò un sorriso soddisfatto, e non me lo tolsi neanche mentre mangiavo le mie lasagne.
Ryan e Victoire, con mia grande sorpresa, erano sempre più affiatati e non facevano altro che ridere a scherzare.
Io e Justin eravamo normali, ogni tanto ci guardavamo e sorridevamo, ma niente di eclatante.
Io ero ancora un po' riluttante alle smancerie, e avevo ancora paura.
Poi guardavo le nostre mani intrecciate sotto il tavolo e mi tranquillizzavo un poco.

Finito di mangiare la pasta e le lasagne, il cameriere ci chiese se volevamo il dessert, e quello scemo di Ryan rispose:

"No grazie, al dolce per le signorine ci pensiamo noi"

Insomma, una frase qualunque senza doppi sensi.
Vi lascio immaginare il colore della mia faccia e di quella di Vic.
Mentre i ragazzi pagavano il conto io e la mia compagna uscimmo fuori a braccetto e ci mettemmo a passeggiare.

"Sai, vi ci vedo bene insieme. Te e mio cugino, intendo." Le dissi sorridendo.

"Davvero? Perché ho l'impressione di piacergli, ma non ne sono tanto sicura.Insomma, io non sono la tipica ragazza della quale i ragazzi come Ryan e Justin si innamorano."

"Mi piacerebbe che tu non pensassi queste cose sai?" 

Come si dice: parli del diavolo e spuntano le corna.
Ryan e Justin ci raggiunsero ai parcheggi, e mentre mio cugino era impegnato a baciare Victoire per farle dimenticare i suoi dubbi, io e il mio "ragazzo" salimmo nella sua Range Rover.

"Stanno benissimo insieme. Sono l'esatto opposto, si completano." 

Affermai guardando la scena.

"Cioè l'esatto opposto? Parlano entrambi un casino!" Mi disse Justin facendomi sedere sopra di lui.

Coglione, ero schiacciata tra lui e il volante.

Mmmh...mica male, sto comoda. Pensai ridacchiando come una stupida.
 
"Beh lui è un idiota e lei no.Almeno me lo ripete apposto e non sarò costretta a bruciare il suo nome dal mio albero genealogico"

Rispodi facendo spallucce, per poi accocolarmi su di lui. 
Rise di gusto e mi baciò la testa.

"Sembriamo veramente fidanzati." Dicendo quello ebbi un flash.

Rick ci aveva visto insieme...Justin gli aveva detto di stare alla larga dalla sua ragazza.
Oh cazzo. Pensai.

"Te ne rendi conto che adesso siamo fidanzati anche per tutta la scuola?" Esclamai entrando in panico.

"Dovremmo fare finta anche lì" Gridai mettendomi le mani nei capelli.

Lui scosse la testa e sorrise, poi mi prese il viso tra le mani 

"Non dobbiamo per forza fingere Ali" Disse.

"Che cazzo stai dicendo?" 

"Ti sto chiedendo di essere la mia ragazza idiota!" Esclamò un secondo prima di baciarmi.

Ricambiai con entusiasmo, sentendo il mio cuore esplodere di gioia.
Sembrava tutto così perfetto!

"Lo prendo per un sì" Disse ridendo e facendomi tornare sul sedile del passeggero.

Tornammo a casa molto più entusiasti di quanto non lo fossimo mai stati.

Note dell'autrice:
Buon salve! Ecco il nuovo capitolo *^*
Spero vi piaccia anche se è cortino cwc

A presto, much love!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


CAPITOLO 15.
 
Ryan accompagnò Vic, io e Justin tornammo insieme a casa.

Appena arrivata corsi in camera mia, buttai le scarpe in un angolo,presi la mia vestagli e mi fiondai in bagno.
Non vedevo l'ora di mettermi qualcosa di più comodo e canticchiando cominciai a sfilarmi il vestito.

"Merda..." Borbottai irritata mentre, inutilmente, cercavo di abbassare la cerniera.

A quanto pare la signorina non voleva saperne, anzi mi sembrava che si fosse incastrata anche di più.

Sentii qualcuno che entrava in camera mia, e sperai ardentemente che non fosse un ladro ma Justin oppure Ryan.
Insomma qualcuno di fidato, per quanto mi potessi fidare di loro, che mi aiutasse a sfilarmi quel cazzo di vestito.

Uscii dal bagno e vidi Justin comodamento sdraiato sul mio letto,a petto nudo e in boxer, che cazzeggiava con il mio pc.
Deglutii pensando a quello che gli stavo per chiedere, ma mi feci coraggio e lo chiamai.

"Justin potresti, per favore, mettere il MIO computer con la mela sulla scrivania e aiutarmi con la cerniera del vestito? Credo si sia incastrata." 

Lui sorrise maliziosamente.
E te pareva che non capiva male! Pensai alzando gli occhi al cielo.

Ora se ne sarebbe sicuramente uscito con una proposta indecente,io avrei risposto con un bel vaffanculo e sarei tornata in bagno aspettando che muovesse il culo.

"Posso aiutarti anche a sfilarti il vestito se vuoi..." Bingo.

"Vaffanculo." Appunto.

Era in questi casi che si facevano sentire i miei poteri di veggente, oltre che la mia ormai famosa finezza.
Mentre lui rideva io me ne tornai in bagno, in attesa che si decidesse ad aiutarmi.

Sentii le sue mani che mi accarezzavano le spalle, per poi sfiorare la pelle bollente della mia schiena mentre mi apriva il vestito; io con le mani tenevo il corpetto per non far cadere completamente l'abito.
Mi girai verso di lui, mormorai "grazie" e lo baciai a stampo.

Feci per cacciarlo fuori dal bagno per cambiarmi, ma lui mi anticipò tuffandosi sulle mie labbra.
Ricambiai ovviamente, e dovetti indietreggiare fino a quando non mi ritrovai spalle al muro.
Immerse le dita nei miei capelli e io, presa da una frenesia assurda, inspiegabile fino a due giorni prima, mi aggrappai alle sue spalle lasciando cadere il vestito.
Rimasi in intimo, ma fu una fortuna che avessi deciso di mettere il reggiseno con le bretelle trasparenti anziché non mettermelo direttamente.
Abbandonò i miei capelli, mentre io cominciai a torturare i suoi, e prese a lasciarmi una scia umida di baci sul collo.
Era una lenta tortura a cui non avrei voluto mai sfuggire.
Era dura ammetterlo dopo aver odiato Justin per gli ultimi tre anni, ma rendeva tutto più giusto.
Più giusto per noi.
Non avevamo più il rapporto di prima, era vero.

Ma era diventato qualcosa di molto, molto meglio.

Justin riprese a baciarmi le labbra poi, sollevandomi per i glutei, mi portò in camera e mi stese sul letto.
Sapevo cosa stava per succedere, ne ero consapevole.
Ma mi rendevo anche conto che lo volevo.
La mia parte razionale mi diceva di non fidarmi ancora, che sarebbe potuta essere una trappola.
La mia parte irrazionale,che di solito predominava, vinse ancora
Mandai a quel paese la mia paura di essere usata mentre con le dita accarezzavo gli addorminali e la linea piatta del ventre.
Con la lingua tracciai il contorno delle sue labbra perfette, e lo sentii gemere.

"Non è giusto che soffra solo io però, mi stai facendo impazzire." Mormorò al mio orecchio.

Ridacchiai.
Riprese a torturarmi il collo,poi passò a baciarmi la pancia, lentamente.
Fu il mio turno di gemere, ma prima che potessimo fare altro sentimmo le urla di Ryan al piano di sotto.

"Ragazzi! Dove cazzo siete? Su dobbiamo festeggiare!"

Evidentemente con Victoire era andata più che bene.

"Ora lo ammazzo..." Disse Justin sbuffando.
Di certo non avevamo gradito l'interruzione.
Risi e con delicatezza lo scostai da sopra di me.
Dopo che mi fui messa la vestaglia e lui un paio di pantaloni, scendemmo di sotto da Ryan, trovandolo sopra il tavolino del soggiorno a ballare la mia happy dance.

"Sei un fottutissimo copione Ryan! Cazzo quella è la mia happy dance!" Gridai per sovrastare la sua canzoncina.

Con uno spintone lo feci cadere sul divano.
Lui rise come uno stupido mentre io continuavo a prenderlo a pugni sul petto.

"Cugina scozzati, sono troppo felice per buttarti giù!" 

Mi alzai imbronciata e mi rifugiai tra le braccia di Justin che fino a quel momento era rimasto seduto sulla poltrona a guardarci divertito.
Mi accolse di buon grado e rise vedendomi offesa.

"Cazzo ridi? Quel coglione mi ha rubato l'happy dance!" Dissi in tono lamentoso.

"Tanto lo sai che la tua è più bella..." Mi baciò sulle labbra stringendomi a sè.

"Ruffiano.." Borbottai.

Ridacchiò, poi entrambi guardammo mio cugino.

"Allora, com'è andata?" Chiesi sbuffando e guardandolo male.

"Benissimo, ci siamo baciati." Rispose tutto contento.

Io sorrisi alla vista. Insomma lo insultavo e gli rompevo le palle, ma era mio cugino e gli volevo bene.
Ero felice che lui e Victoire si fossero trovati.

"E poi?" Chiesi curiosa.

Lui mi guardò come se avesse paura di rispondere.
Lo incitai a rispondere, sperando che non avesse fatto qualche cazzata.

"E poi...basta.E' entrata in casa sua e io me ne sono andato."

Mi battei una mano sulla fronte, e persino Justin scosse la testa rassegnato.

"Vuoi dirmi che non le hai chiesto niente? Cioè, neanche un ci si vede domani o usciamo qualche altra volta?"
Domandai incredula.
Scosse la testa.

"Amico lasciatelo dire: sei irrecuperabile!" Disse Justin.

Io annuii.

"Sentimi bene: ti piace?" Chiesi a Ryan.

Perché se aveva intenzione di far soffire Victoire l'avrei castrato prima che potesse farlo.

"Ovvio che mi piace!" Mi rispose lui.Lo disse come se fosse una cosa scontata.

Ma avevo imparato che in amore non bisogna dare niente per scontato, mai.

"Allora vedi di muovere il culo e chiederle di uscire un'altra volta, altrimenti ti castro al posto suo." Dissi alzandomi e dirigendomi verso le scale.
Sia Justin che Ryan fecero una smorfia in risposta alla mia ultima affermazione.

"Ma voi due che mi raccontate invece?" Avevano rotto le palle con tutti questi sguardi maliziosi.

"Niente Ryan, sei troppo piccolo per capire queste cose. Quando sarai più grande, e capirai che devi farti un chilo di cazzi tuoi ogni tanto, forse te lo spiegherò." 

Ryan mi guardò malissimo e se ne andò a grandi passi in camera sua, facendo segno a Justin di seguirlo.
Quest'ultimo invece, se ne stava sdraiato sul pavimento, rotolandosi dalle risate.
Oh bene, ora sono anche un clown. Pensai.
Quando le sue risate si furono placate, riuscì finalmente ad alzarsi e mi raggiunse in cima alle scale.

"Prima o poi ti sposo..." Disse ridacchiando.

Sbuffai e alzai gli occhi al cielo.

"Certo, poi facciamo tanti bambini che avranno a loro volta tanti bambini e saremo dei vecchi decrepiti con un esercito di nipoti che fanno casino e mi sporcano la veranda quando giocano."

Dissi sarcastica entrando in camera e buttandomi a peso morto sul letto.
Justin si sdraiò accanto a me e prese il computer.
Si collegò a twitter e cominciò a cazzeggiare mentre mi abbracciava.
Io invece mi addormentai quasi subito tra le due braccia, cullata dalla sua voce che aveva cominciato a canticchiare quella che mi sembrava una sorte di ninna nanna.


Note dell'autrice:
Buongiorno beliebers! Alluuuuura mi scuso per non aver aggiornato ieri, 
ma ho avuto un casino di impegni.
Comunque ecco qua il capitolo! 
Spero tanto che vi piaccia *^*
Aspetto un vostro commento!
A presto, much love
swag baby_


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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


CAPITOLO 16.
 
Dalla torre di astronomia guardavo entusiasta la piovra gigante, impegnata nell'ardua impresa di strangolare Ryan.
Quest'ultimo si dimenava e urlava di aiutarlo ma io, non chiedetemi perché, ero ferma su quella torre a guardare la scena canticchiando non so cosa.
Sembravo in attesa di qualcuno, e lo aspettavo su uno sdraio mentre Madama Chips mi faceva un massaggio alla testa.
Ero talmente rilassata che ignoravo la vocina che sentivo che mi chiamava.
"Ali...Ali..." 
Arricciai il naso, infastidida da quella voce.

Poi, non so come, mi ritrovai sul mio letto.
Dovevo smetterla di leggermi quaranta volte i libri di Harry Potter, zia me lo diceva sempre.
Quando aprii gli occhi realizzai che era Justin che mi accarezzava i capelli e cercava di svegliarmi.
"Oh vaffanculo! Era solo un cazzo di sogno.." 
Esclamai affondando la faccia sul cuscino.
La mattina non ero decisamente docile, lo ammetto.

"Era così brutto?" Chiese Justin.

"No, era un bel sogno!" Mugugnai come una bambina.

"E perché sei incazzata?" Beh, ovvio che fosse confuso.

Non tutte si lamentano quando fanno un bel sogno, al massimo piangono istericamente se fanno un incubo oppure se è bello lo vanno a raccontare alle amiche fino a quando tutto il paese non lo sa.

"Perché mi sono svegliata!"

Esclamai tirando fuori la faccia dal cuscino e guardandolo.
Lui rise  e con un braccio mi attirò a sè.

"Buongiorno comunque..." Sussurrò prima di baciarmi prima dolcemente, poi sempre con maggiore trasporto.

"Buongiorno un cazzo, voglio rifare quel sogno" Mormorai sulle sue labbra.

"Ora me lo racconti.Doveva essere proprio bello se ti fa interrompere un mio bacio!" Disse lui scherzando.

"Sbruffone" Gli diedi una piccola spinta e gli descrissi il sogno.

"Ho sognato che la piovra gigante strangolava Ryan e Madama Chips mi massaggiava la testa" 
Inutile dire che rise fino alle lacrime.

Quando finalmente si stava calmando, sotto il mio sguardo impaziente, in camera entrò Ryan che saltellava tutto pimpante.
"Oh no.." Dissi scuotendo la testa.
Justin alla vista di mio cugino ricominciò a ridere, tanto che cadde dal letto e non si fermò.

"Ma che gli è preso? Ho qualcosa sul viso?" Chiese Ryan specchiandosi.

"No, solo la tua faccia.Forse è perché l'ha vista." Risposi facendo spallucce.

"No, solo la tua faccia gne gne. Quanto sei dolce cuginetta!" Disse lui facendomi la linguaccia e sedendosi sul mio letto.

Quell'idiota del mio ragazzo intanto stava ancora sul pavimento, e cercava di respirare in modo regolare.
"Tirati su coglione" Ridendo lo aiutai ad alzarsi e lo feci sedere con me su letto.

"Si può sapere perché accidenti ridevi così tanto?" Chiese mio cugino.

Io risi sotto i baffi mentre Justin glielo raccontava.
"Ma alla fine mi ha ucciso quella specie di mostro?"

"Non lo so, mi sono svegliata!" Mi lamentai.

"Che ne dite se facciamo colazione? Ho una fame!" Disse Justin massaggiandosi la pancia.

Si sentì un boato provenire dal mio stomaco.
"Si, forse è meglio di sì." Risposi.
Mi fiondai verso la porta e cominciai a correre.

"CHI ARRIVA ULTIMO E' UN PROCIONE IMPAGLIATO!" Gridai scendendo le scale.

"Non è valido sei partita prima!"  Sentii Justin urlare.

"Tanto tu lo sei comunque!" Risposi ridendo mentre loro mi raggiungevano in cucina.

"Come mi hai chiamato scusa?" Mi chiese Justin con sguardo minaccioso mentre si avvicinava a grandi passi.

Io feci il giro del tavolo, come per scappare, e gli risposi.

"Procione impagliato?"

"Corri. Adesso finché sei in tempo." 

Ci mettemmo a correre per tutta la casa, facemmo dal piano di sopra al piano di sotto senza che mi acchiappasse.
Va bene che lui era più forte di me, ma io ero senza dubbio più veloce.
Quando cominciai a convincermi che lo stavo stracciando, quella cazzo di sfiga che mi perseguitava da quando ero nata decise di farmi inciampare e cadere sul divano.

Nel giro di due secondi mi ritrovai Justin a cavalcioni su di me che mi guardava vittorioso.

"Bene, ora che ti ho preso devi dire: Justin Bieber è un maledettissimo figo e vorrei uscire con lui." Disse incrociando le braccia.

Questa scena l'avevo già vissuta, con la differenza che un paio d'anni fa lo dovevo scriver e non dire.

"Scordatelo, non lo dirò mai."

Si avvicinò pericolosamente alle mie labbra.

"Io dico che lo farai"

Scossi la testa, incapace di parlare dopo aver incontrato i suoi occhi, ora così vicino ai miei.
Mi baciò prima le labbra, poi passò al collo.

"Dillo.." Sussurrò di nuovo a un centimetro dalle mie labbra.

Chiusi gli occhi per impedirgli di convincermi e riuscii a dire un debole "vaffanculo".
Lui rise e mi baciò, poi scese da sopra di me offrendomi una mano.
Accettai l'aiuto un po' sorpresa.
Insomma quando mai Justin Bieber si arrendeva?
Mi tirò per la mano facendo scontrare i nostri corpi e mi baciò, con molto più trasporto di prima e ovviamente ricambiai.

"Che pallosi che siete, sempre appiccicati!" 

Come poteva mancare Ryan il coglione che interrompeva tutto?
Mi sfilai una ciabatta e gliela lanciai,poi sospirai e insieme a Justin andammo in cucina a mangiare.

Aprimmo la dispensa e scoprimmo che non c'era niente, inutile dire che andai di matto.

"Come cazzo è possibile che non ci sia niente? E io come cacchio faccio adesso?
Una ragazza come me ha bisogno di energie per stare dietro a due coglioni come voi! E adesso? Oh, morirò di fame me lo sento."

Dissi sconsolata mentre sbattevo ripetutamente la testa contro il frigo.

"Ehm cuginetta?" Disse Ryan mentre io continuavo a dire frasi sconnesse.

"Che cazzo vuoi?" Sbottai infastidita.
Guai a chi mi toglieva il cibo, diventavo una belva!

"Hai mai pensato che potremmo andare a fare la spesa?"  Ah.

Giusta osservazione, strano che l'avesse fatta Ryan.
I loro genitori tornavano stasera porca miseria!

"Andiamo veloci però, i vostri genitori arrivano stasera e noi non abbiamo neanche pulito la casa!" Esclamai.

Corremmo a lavarci e vestirci e un quarto d'ora dopo stavamo uscendo di casa.
Arrivammo al centro commerciale e ci armammo di carrello e lista della spesa.
Comprammo tutto quello che mia zia ci aveva raccomandato di prendere prima della partenza, ma ci aggiungemmo prodotti per pulire la casa e qualche caramella.
Tornammo a casa carichi di buste fin sopra la testa.

Dopo aver fatto colazione iniziammo a pulire suddividendoci la casa e i compiti.
"Allora io pulirò le camere e i bagni, Justin la cucina e Ryan il salotto." Dissi prendendo i prodotti.

Poi, con sguardo d'avvertimento, mi girai verso di loro.

"Niente cazzate, intesi?" Fecero il saluto militare, alzai gli occhi al cielo.

Non sarebbero mai cambiati, che parlavo a fare?
 
**
Mentre pulivo la doccia del mio bagno qualcuno mi abbracciò da dietro.
Io feci finta di niente, sapevo che ignorarlo lo avrebbe irritato, e rimasi impassibile a pulire la doccia anche mentre mi torturava il collo baciandolo.

"Si può sapere perché cazzo mi stai ignorando?" Esclamò facendomi girare verso di lui.

Mi venne un colpo di genio, così, mentre lo guardavo senza mostrare la minima emozione, presi il soffione della doccia, aprii l'acqua e glielo puntai contro.
Era completamente fradicio.
Ma non so se fosse per fortuna o per sfortuna, la sua t-shirt bianca gli aderì sul petto.
Nonostante fosse un figo anche completamente bagnato, non riuscii a non scoppiare a ridere vedendo la sua espressione, al contrario di altre che gli sarebbero saltate addosso.
Nel giro di 10 secondi sul suo viso comparvero varie emozioni, tutte facilmente individuabili.
Prima ci fu lo sgomento,poi la rabbia,la malizia, di nuovo la rabbia e infine assunse la tipica espressione di chi ha in mente qualcosa.

Senza che me ne accorgessi mi ritrovai dentro la doccia,inzuppata dal getto d'acqua ghiacciata, con Justin che mi baciava tenendomi incollata ad una delle pareti del box.
Sembrava proprio la scena di un film e da copione sarebbe finita con i due che continuavano quello che stavano facendo su un enorme letto matrimoniale.
Ma sfortunatamente per me non ero la protagonista di un film, infatti la porta del bagno si spalancò ed entrò Ryan con una scodella di popcorn in mano che ci guardava con la bocca spalancata.
Al contrario di me che lo guardavo rassegnata, Justin uscì dalla doccia e si mise a rincorrerlo urlandogli contro minacce di morte.

Ma perché tutte a me? Pensai alzando le braccia al cielo e andando ad asciugarmi.

Note dell'autrice:
Saaaaaaaalve beliebers, ecco il nuovo capitolo!
Spero che vi piaccia e mi scuso per il ritardo ma oggi c'è la festa di compleanno di mio cuginetto
quindi ho dovuto aiutare con i preparativi.
Mi aspetto i vostri commenti <3

A presto, swag baby:


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Capitolo 17
*** Capitolo 17. ***


 
CAPITOLO 17.
 
Era lunedì, e noi dovemmo tornare a scuola.
Se il ritorno dei miei zii mi aveva spaventata la sera prima, quella mattina ero nel panico.
No, non mi spaventava il fatto che sarebbe stato il mio secondo giorno di scuola.

Avevo un problema ben più grave.

Dovevo "solamente" andare a scuola mano nella mano con Justin, il mio ragazzo, che aveva avuto la brillantissima idea di sbandierare ai quattro venti la nostra relazione.
Se fossimo stati una coppia normalissima, entrare in classe presa per mano con il mio ragazzo non mi avrebbe preoccupato.
Ma noi non eravamo affatto una coppia normale.

Io ero la nuova arrivata, la novellina che esattamente come nei film faceva cadere ai suoi piedi il figone della scuola, il ragazzo conteso da tutta la popolazione femminile dell'istituto.
Lui era il più popolare, quello visto più come Dio sceso in Terra che come un qualsiasi alunno.

In effetti, se ci pensavo, la nostra relazione sapeva molto di High School Musical in una versione meno casta di Troy e Gabriella.

Scesi le scale vestita e truccata ma di pessimo umore, buttai la mia borsa sul divano e raggiunsi Justin e Ryan in cucina, tutti impegnati con la colazione.

"Buongiorno cugina!"
 
"Si come no..." Risposi addentando il toast che zia mi aveva messo nel piatto.
 
"Siamo un po' nervosi Ali?"

Chiese Justin ridendo sotto i baffi, che fortunatamente non aveva.
Lo fulminai con lo sguardo solo per avermi ricordato che la colpa del mio malumore era solo sua.
"Chissà perché vero?" Dissi quasi ringhiando.

La mamma di Ryan si sedette con noi a fare colazione.
"Perché sei di malumore tesoro?" Mi chiese mangiando le sue uova strapazzate.

"Perché questo stronzo, che purtroppo mi ritrovo ad avere come ragazzo, ha deciso di dire a tutti che stiamo insieme cazzo!" 

Esclamai indicando Justin, che rise controllando l'orologio e poi spalancò gli occhi.

"Bene, se partiamo adesso saremo gli ultimi ad arrivare e faremo la nostra entrata, ovviamente gli altri la vedranno a rallentatore come nei film!"

Si alzò dalla sedia e,salutando velocemente mia zia,ci trascinò con lui.
Salii in macchina peggio di un toro inferocito mentre Justin e Ryan se la ridevano.
Certo, non erano loro che sarebbero stati odiati e presi di mira da tutti.
Potevano stare tranquilli, tanto nel mirino c'ero io.
Non parlai, cercavo solo di farmi forza. 
Mi raccomandai di non andare nel pallone, di fare la brava e comportarmi come se stessi andando al patibolo. 
In fondo, che sarà mai...Mi dissi.

E poi avevo mio cugino e Justin che mi avrebbero sostenuto, di che mi preoccupavo?
 
**
Era propio ciò di cui mi preoccupavo.
Come la scena di un film andò tutto secondo copione, neanche un minimo particolare che mi ero immaginata mancò.

Justin mi aprì lo sportello della macchina e come fui scesa mi prese per mano.
Aveva ragione, eravamo gli ultimi.
Avevamo addosso gli sguardi di tutti e,come il mio primo giorno di scuola, non tutti erano come dire "entusiasti".
In quel caso il detto "se gli sguardi potessero uccidere" non era esattamente da prendere con le pinze.
Ero sicura che se in quel momento fossi stata da sola, le cheerleader e le ochette mi avrebbero come minimo messa al rogo, ma in qualche modo mi sentivo realizzata.
Insomma, io avevo quello che loro desideravano più di una borsa firmata ultimo modello.

Mi spuntò involontariamente un sorrisetto soddisfatto e strinsi più forte la mano di Justin.
Mi sentivo come una bambina che è riuscita ad ottenere il regalo di Natale prima della mezzanotte, era infantile e lo sapevo.
Ma non riuscivo lo stesso a non sentirmi in qualche modo felice.
Dopo anni di mediocrità, passati all'ombra delle mie "amiche", mi sentivo più forte.
Nessuno sarebbe riuscito a portarmi via la felicità.
Così, quando mi ritrovai il trio delle Barbie davanti, non mi scomposi più di tanto.
Stavano con le mani sui fianchi, nella tipica posizione di chi si crede superiore al resto.

La ragazza che stava al centro era la stessa che il mio primo giorno, all'entrata e durante la lezione di storia, aveva riso di me.
Si vedeva da come le altre due le stavano dietro che lei era il capo.

"Ma guarda un po', nuova conquista Justin?" 

Lo chiese con tono di scherno, quasi non ci credesse che uno come lui potesse volermi.
Beh, in effetti me l'ero chiesta parecchie volte, ma non ero più la quindicenne che si metteva problemi prima che essi si fossero presentati.
Schioccai la lingua rumososamente e la guardai annoiata.
Ryan e Justin sbuffarono, evidentemente non era la prima volta che faceva questo teatrino.

"Regina potresti toglierti dai piedi e lasciarci andare in classe?" Chiese Justin.

Regina? A me sapeva più di Ursula, non di Regina.
Me la immaginai con i tentacoli della Strega del Mare e scoprii che la versione originale non si distanziava molto dalla realtà.

"Ma Justin, lo sai benissimo che ti stancherai e tornerai da me..." 

Oh bene, ora sfoderava anche quel fottutissimo sorrisetto malizioso.

"Senti figlia illegittima di Satana, ti levi dai coglioni o ti faccio un altro lifting facciale con un bel ceffone?" 

I curiosi che avevano formato un cerchio intorno a noi per sentire meglio la conversazione risero alle mie parole, e io mi sentii ancora più realizzata.
Lei mi guardò indignata e se ne andò con il fumo che le usciva dalle orecchie, seguita dalle due ancelle.

Mi lasciai scappare un risolino mentre la guardavo andare via con la coda tra le gambe.

"E voi due chiudete la bocca che vi entrano le mosche!" Dissi divertita rivolgendomi a Justin e mio cugino.

"Ti ho già detto che prima o poi ti sposo?" 

Alzai gli occhi al cielo, e lo trascinai in classe.
Mi tirai dietro anche Ryan che ora era imbambolato guardando Victoire.
Justin, dopo avermi baciato velocemente sulle labbra, andò a sedersi con mio cugino al loro banco, mentre io andai da Vic.
Salutai quest'ultima con un sorriso mentre sistemavo i libri sul banco.

"Dio Ali, sei stata grande! Nessuno ha mai avuto il coraggio di parlare così a Regina Blue! E con nessuno intendo NESSUNO. Insomma ti rendi conto che adesso ti adoreranno tutti?
Sei stata fantastica, meravigliosa, stupenda, s-"

"Cazzo Vic prendi fiato!" La interruppi ridendo. 

Lei diventò rossa all'istante e si scusò. 
Poi la vidi guardare qualcosa dietro di me e, senza neanche girarmi, capii chi fosse.
"C'è qualcosa che vorresti dirmi?" Chiesi fingendo innocenza.

Vedere me innocente era come vedere un leone e un'antilope che si stringevano la zampa.

"Chi...io?" Balbettò indicando se stessa come se volesse far capire che non sapeva di che parlavo.

"No, mia bisnonna Vic!" Sbuffai. "Lo so che vi siete baciati eh!" 

Immagino che abbiate capito che il suo viso a quelle parole diventò di tutti i colori.
Un arcobaleno di tonalità le colorò le guance mentre ridacchiava imbarazzata.
"Okay, ci siamo baciati.." Disse.

"No, ma non mi dire!"

"Solo che..insomma, non mi ha chiesto altro...non credo di interessargli..."

"Credimi, Ryan sarà pure un idiota patentato, ma sono sicura che tu gli piaci. E anche tanto, fidati di me." Dissi.

Non potei continuare, perché entrò il professore di inglese che cominciò a spiegare.
 
Durante l'ora di educazione fisica, mentre facevano giri di corsa per riscaldarci, Regina mi affiancò secondo lei in modo casuale.
"Senti un po' novellina, Bieber è mio e tu non sei nessuno. Accettalo,lui ti sta solo usando."

Disse sorridendo maligna.

"Punto primo: Bieber non è tuo, e stai attenta come parli del mio ragazzo perché ti sgonfio l'air-bag. Punto secondo: io sarò anche la novellina, però non mi sembra che ti calcoli più di tanto.Punto terzo: lui non mi sta usando, e anche se lo stesse facendo non sono cazzi tuoi."

Aumentai la mia andatura e raggiunsi la professoressa, poi sentimmo la campanella suonare e ci congedò.
Andai nello spogliatoio femminile insieme a Vic e ci facemmo una bella doccia.
Raggiungemmo Ryan e Justin davanti all'entrata della mensa e ci avviammo a prendere il pranzo.
Guardai disgustata il mio piatto, ero sicura che avrei mangiato solo la pizza.
Ci sedemmo in un tavolo vuoto seguiti dagli sguardi curiosi del corpo studentesco.

Note dell'autrice:
Se vi chiedessi perdono in ginocchio mi perdonereste?
Lo so, non aggiorno da molto ma non è colpa mia cwc
Ho avuto tantissimi impegni e non avevo fantasia per scrivere il capitolo
Infatti, credo che questo faccia abbastanza pena ç_ç
Comunque incrocio le dita e invoco tutti i grandi artisti del passato sperando che vi piaccia.
So, attendo i vostri commenti.
A presto, baci
swag baby_


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Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***


CAPITOLO 18.
 
Dopo tre settimane la notizia che io e Justin stavamo insieme era di dominio pubblico, ma non eravamo più costretti a subirci gli sguardi dei ragazzi.
Si erano abituati a vederci mentre ci scambiavamo effusioni nel giardino della scuola o a incontrarci da Starbucks il pomeriggio.
Solo che c'era chi si arrendeva e chi no.
Regina continuava a renderci la vita impossibile, facendo di tutto per umiliarmi davanti a tutta la scuola.

Fino a quel momento non era riuscita granché bene con i suoi piani.

Un giorno mi aveva rovesciato una bibita sulla camicetta, di quelle bibite che producevano una macchia che poi non se ne andava più, io avevo risposto macchiandomi anche i pantaloni e lanciando una nuova moda.
Tutte le ragazze da allora indossavano magliette e perfino borse con macchie disegnate con le tempere o con le bombolette.
Era davvero ridicolo, ma almeno Regina se ne stava in un angolo del corridoio tutta imbronciata mentre squadrava da capo a piedi il risultato del suo tutt'altro che infallibile piano.
Quindi quella situazione comportava alcuni vantaggi, e quello era il mio preferito.
 
La scuola ovviamente aveva anche i suoi lati positivi.
Io e Vic eravamo sempre più unite, ormai potevo anche considerarla la mia migliore amica.
Facevamo di tutto insieme, a partire dagli scherzi a Ryan e sabotare Regina.
Ci divertivamo e stavamo bene nonostante fossimo l'opposto.
Avevamo legato anche con la ragazza di Chaz, che avevamo conosciuto la settimana dopo il mio arrivo a scuola.
Si chiamava Kim, aveva lunghi capelli rossi e grandi occhi verdi e faceva ginnastica artistica.
Bene, sembra che sto descrivendo Kim Possible... Pensai mentre aprivo il mio armadietto.
Justin era già andato in classe, ed era parecchio in ritardo, quindi gli avevo intimato di muovere il culo e correre se non voleva passare il pomeriggio in punizione.

Tornando alla ragazza di Chaz, comunque, mi era molto simpatica e parlava esattamente come me. 
Avere un altra ragazza barra scaricatore di porto nel gruppo ci dava un certo vantaggio sui ragazzi, e la cosa piaceva a tutte e tre.
Ryan, con mio grande disappunto, non si era ancora deciso a chiedere di uscire a Victoire.
Sentivo che la mia scarsa pazienza si stava esaurendo, e mio cugino sapeva benissimo che lo doveva fare prima che questo accadesse.
 
Presi i libri e i quaderni dal mio armadietto e li misi in borsa, poi chiudendolo vidi correre Victoire verso di me. 
Una volta che mi ebbe raggiunto si piegò e,appoggiandosi sulle ginoccia, cercò di riprendere fiato.
Aveva i capelli tutti scompigliati dalla corsa, il viso in fiamme, ma un gigantesco sorriso sulle labbra.
Per niente strano visto che si trattava di lei, ma sapevo benissimo perché quella mattina era così felice.

"Ryan mi ha chiesto di uscire!" Urlò con tutto il fiato che le era rimasto cominciando a saltellarmi intorno a mo' di cavalletta.

Ghignai e pensai alla sera prima, sapevo perfettamente cosa aveva spinto mio cugino a farsi avanti.
 
"Ora basta!"
Avevo esordito entrando in camera sua come un furia.
Lui, intento a giocare con la playstation non mi guardò neanche.
Marciai a grandi passi verso di lui e spensi la tv, guardandolo a braccia conserte.

"Si può sapere che ti prende?" Urlò dopo aver realizzato che gli avevo spento il suo amato videogioco.

"Ryan se non tiri fuori le palle e non inviti Victoire, sappi che l'aiuterò a fidanzarsi con il primo ragazzo che incontro domani mattina, e i miei criceti non hanno avuto 40 cuccioli solo perchè si sono accoppiati!" Esclamai senza peli sulla lingua.
Lui scosse la testa e si buttò sul letto.

"Stanne fuori Ali.."

Disse aprendo un rivista e cominciando a sfogliarla sperando che me ne andassi.  
Gliela strappai dalle mani e la buttai in un angolo della stanza.

"Non puoi continuare a farla soffrire, l'hai baciata cazzo!" Dissi furibonda.

"Sei tutta matta..."

"Ti ricordo che l'ultima volta che mi hai chiamato così il giorno dopo ti sei ritrovato con i capelli verdi, non sfidare la sorte cugino." 

Lui rabbrividì ricordando quell'episodio e mi guardò assottigliando gli occhi.
Ricambiai lo sguardo finchè si arrese buttando la testa all'indietro.

"Va bene, lo farò. Mi piace troppo per non farlo, non posso rimandare per sempre.Grazie cugina..."

Sorrisi a quelle parole, li amavo insieme.
Saltellai felice verso la mia stanza, quando sentii l'ultima cosa che in quel momento Ryan doveva dire.

"Ma sei matta comunque!" 
 
Quella mattina si era svegliato con i capelli rosa, inutile dire che le maledizioni che mi aveva lanciato le aveva sentite persino Justin da casa sua.
Victoire intanto continuava a saltellarmi intorno, e io ridevo vedendo la scena.

Suonò la campanella della prima ora proprio quando Kim ci raggiunse per andare in classe.
"Vic mi stai facendo venire il mal di mare, fermati per l'amor del cielo!" Disse guardandola, poi si rivolse a me.

"Si può sapere perché cazzo saltella come una cavalletta?" 

"Mio cugino le ha chiesto di uscire" Risposi facendo spallucce.

Lei spalancò gli occhi e abbracciò Victoire rischiando di soffocarla.
Ecco l'unica cosa che non avevamo in comune.
Parlava con uno scaricatore di porto, ma in momenti come questi si trasformava in puro miele.
Era talmente dolce che se ne mangiavi troppo di veniva il diabete.
Anche io avevo i miei momenti, ma sicuramente erano molto più rari di quelli di Kim.
"Quando uscite?" Chiesi a Victoire mentre entravamo in classe.

"Dopo domani"

Annuii distrattamente sedendomi al nostro banco.
Kim aveva raggiunto Chaz al secondo banco, povera sfigatella la chiamavo.
Se solo avesse provato a tirare fuori il cellulare il professore l'avrebbe sgamata all'istante.
 
Proprio mentre la prof di storia spiegava la Rivoluzione Francese, mi arrivò un messaggio.
Mi interruppi nel prendere appunti e lo lessi.
Sorrisi involontariamente mentre guardavo da parte di chi era.
 
From: Justin. 
 
Piccola oggi andiamo al cinema? E' da molto che non usciamo noi due da soli xx
 
In effetti non aveva tutti i torti, ultimamente uscivamo sempre in gruppo, non avevamo neanche un momento di intimità per noi due.
Gli risposi che mi andava bene e ripresi a seguire la lezione.
I miei pensieri poi andarono al ballo di fine anno.
Si sarebbe tenuto fra una settimana, e noi ancora non eravamo andate a comprare il vestito.
Io e Kim ovviamente saremmo andate con i nostri ragazzi, Victoire presumevo con Ryan, se solo si fosse dato una mossa.

Scrissi un biglietto a Vic per gli abiti, lei mi rispose che saremmo andate quel pomeriggio.
Mi andava bene, così avrei preso anche qualcosa da mettermi per uscire con Justin.

Una volta terminata la lezione lo dicemmo a Kim e lei esultò, adorava in modo assurdo lo shopping, io sperai che non si trasformasse in Kim Possible e mi trascinasse fino a Parigi per comprare il vestito.

Dopo le due ore di letteratura inglese, finite troppo presto per i miei gusti, mettemmo i nostri libri nell'armadietto e raggiungemmo Justin,Ryan e Chaz in mensa.
Baciai Justin sulle labbra e mi sedetti accanto a lui, poi addentai il panino che mi ero portata da casa.
Dopo tre settimane in questa scuola avevo imparato che erano 2 le regole fondamentali da seguire, e per adesso solo una era sensata:
1) Mai contraddire Regina Blue; tzè, già visto, già fatto.
2) Mai mangiare il cibo della mensa; questa era decisamente più facile da seguire.
Due miei compagni di classe erano stati una settimana a casa per intossicazione, quindi avevamo appurato che le dolci manine di mia zia erano molto più affidabili a prepararci il pranzo.
 
Tornammo a casa sfiniti dalle lezioni, non pranzai  neanche, e con questo ho detto tutto.
Mi trascinai in camera distrutta, poi mi buttai sul letto e presi il mio adorato pc.
Entrai su facebook e la prima cosa che attirò la mia attenzione fu la notizia che avevo sperato per un intero anno: sarebbe uscito Midnight Sun.
Cominciai a strillare e saltare sul letto, tanto che i miei zii e Ryan piombarono nella mia stanza spaventati a morte.

"MA CI CREDETE CHE ESCE ZIA STEPH HA DECISO DI PUBBLICARE MIDNIGHT SUN? CIOE' NON CI CREDO PORCOSPINO IN CALORE, PORCO CACTUS! AAAAAH"

Scossero tutti la testa rassegnati e mi lasciarono sclerare come meglio volevo.
Una volta che le mie gambe si furono stancate e diventarono molli a causa di tutti i salti,presi il mio iPhone e chiamai Justin.
"JUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUSTIN!" Urlai.
Sentii dei borbottii che non all'inizio non riuscii a decifrare, così continuai a gridare il suo nome.
Alla fine, grazie alla mia capacità di far diventare matto chiunque, riprese l'uso della parola e il suo tono divenne preoccupato.

"Amore che è successo, stai bene?" 

"ASSOLUTAMENTE SI! CAZZO ESCE MIDNIGHT SUN L'ANNO PROSSIMO TE NE RENDI CONTO??" Esclamai.
Poi realizzai quello che aveva detto prima, e il cuore cominciò a battermi in modo incontrollabile.

"Aspetta...come...come mi hai chiamato?" Balbettai.

"Amore.Che c'è di strano?" Mi rispose lui.

Era sempre così tranquillo nell'esprimere quello che provava, io non ero ancora riuscita a dirgli quanto fosse diventato importante per me.

"Due secondi..." Disse poi in tono dubbioso, poi esplose.

"MI STAI DICENDO CHE HAI INTERROTTO IL MIO SONNO POMERIDIANO PER DIRMI CHE DEVE USCIRE UN LIBRO L'ANNO PROSSIMO?!?" Urlò scandalizzato.

Io risi, quella frase mi aveva fatto sciogliere e, presa da non so quale coraggio, gli risposi velocemente prima di chiudere.

"Si, scusa amore sono troppo felice.A stasera, alle 8 passa a prendermi, ciao."

"Come mi hai ch-" Ma avevo già chiuso.
Ridacchiai immaginandomi la sua faccia sopresa, subito dopo però mi sbrigai a entrare in doccia per uscire con Kim e Victoire.

Note dell'autrice:
Okay....SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SE NON HO AGGIORNATO cwc
Ora mi menate,me lo sento çç
No, okay.
Sono una cogliona, lo so.
Avrei dovuto aggiornare prima e mi dispiace.
Però spero che con questo capitolo mi sia fatta perdonare *incrocialeditaesipreparaallabombacheesploderà* (?)
Iniziamo con le domande, alluuuuura.
Che ne dite di Kim? A me piace troppo come personaggio**
E dell'uscita tra Justin e Alexis?
Che succederà?
Lo scopriremo solo nel prossimo capito, leggere attentamente il capitolo sovrastante*voce da farmacista della pubblicità*
Beeene, mi dileguo.
Baci, spero vi piaccia *^*
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Capitolo 19
*** Capitolo 19. ***


 
CAPITOLO 19.
 
Alle quattro uscii con Vic e Kim, andammo in giro per i negozi ma sembrava che dei nostri vestiti non ci fosse neanche l'ombra.
Per Kim erano tutti troppo costosi,troppo semplici,troppo complicati o addirittura troppo rosa.
Non che mi dispiacesse il fatto che non mi avesse scelto un vestito rosa confetto, con cui probabilmente avrei fatto la figura di una gigantesca meringa tinta, ma cavolo, quella ragazza era complicata!
Victoire era un po' imbronciata perché gliene piaceva uno blu, ma Kim non le aveva permesso di prenderlo. 
Era troppo deprimente aveva detto.
Io d'altro canto ancora non avevo trovato un abito che mi rispecchiasse, che facesse esclamare gli spettatori nella mia testa in un coro di 'ooooh' appena l'avessi visto.
Si, ho degli spettatori nella mia testa con Miley Stewart, problemi?

Lasciando perdere i vaneggi comunque, decidemmo di andare da Blumarine.
Finalmente! Cominciavo a chiedermi se avessi dovuto pregare Kim in aramaico per entrare in quel fottutissimo negozio.
Ero fiduciosa, volevo che il mio vestito fosse della mia marca preferita.
E neanche la versione  'matta per lo shopping' di Kim Possible mi avrebbe impedito di prenderlo. 

Me le trascinai all'interno del negozio e appena entrai mi sentii in paradiso.
Non mi piaceva andare in giro per i negozi, ma se mi parlavano di Blumarine ero disposta a uscire persino in pigiama.
Se c'era una stilista che amavo e una donna che mi ispirava era Anna Molinari.
Si vedeva che amavo l'Italia vero?
 
Cominciammo la ricerca degli abiti, e io mi scoprii entusiasta di tutti i modelli che portai in camerino.
Erano uno più bello dell'altro, di stili diversi,di diversi colori e di differenti tonalità.
Passavano dallo stile un po' rock da adolescente ribelle al raffinato per una cena di gala.
Dopotutto io appartenevo a un mix di stili.
Per primo provai un mini abito rosso con delle borchie sugli orli, molto simile a quello che Kristen Stewart indossò agli Mtv Movie Awards del 2011.
Mi piaceva come mi stava, decisamente, ma non mi convinceva.
Forse perché ai balli di fine anno ci si aspettano vestiti lunghi, da principessa, e io non mi ero mai sentita così.
Forse volevo semplicemente esserlo per una notte, uscire da quella bolla di ribellione e provare a essere felice, a sentirmi bella io e non gli altri.
Lo feci vedere a Kim e Victoire.
Kim era d'accordo con me, era più un abito da serata in discoteca che da ballo di fine anno.
A Vic era piaciuto molto, ma anche lei sosteneva che dovessi provare un modello un po' più elegante.
Quindi indossai un vestito arancione, lungo e aderente che terminava con una coda.
Era stato pensato per dare l'impressione che sull'indossatrice sembrasse da sirena, ma io sembravo solo un'aragosta gigante.
Stonava su di me e anche se a primo impatto l'avevo adorato, ora che lo indossavo avevo cambiato decisamente  idea.
Le ragazze la pensavano come me, per cui ci affrettammo a provare altri vestiti.
Anche loro si misero alla ricerca dell'abito perfetto, ma ci misero molto meno di me.

Finalmente, dopo due ore trascorse a provare e scartare vestiti trovai quello giusto.
L'avevo lasciato per ultimo, perché mi aveva colpito per primo e speravo con tutto il cuore di non essermi sbagliata. 
E fu così, l'adoravo e mi piaceva il modo in cui mi stava a pennello.
Per di più, era del colore preferito di Anna Molinari e il coniuge, colore dal quale la marca aveva preso il nome.
Era un vestito blu corallo con corpetto bustier,pietre preziose e gonna lunga a velo che terminava con uno spacco vertiginoso.

Quando uscii le ragazze rimasero a bocca aperta.
E quando Kim rimaneva con gli occhi sgranati e la bava alla bocca guardando un vestito, significava che era quello giusto.

"Si, è quello giusto." Dissi soddisfatta guardandomi allo specchio.

Pagammo e dopo esserci prese un gelato in centro tornammo ognuna a casa propria.
Io dovevo uscire con Justin, Kim con Ryan e Victoire aveva una cena con gli amici dei genitori.
Mi feci un bel bagno rilassante, mi asciugai i capelli e li lasciai boccolati come la natura me li aveva dati. 
Passai a mettermi lo smalto e a truccarmi poi indossai l'abito rosso con le borchie che avevo deciso comunque di prendere. 
Era nel mio stile e mi piaceva.
Alle otto meno dieci ero in salotto occupata ad allacciarmi i sandali.
Sentii il clacson suonare e mi affrettai a salutare zia e zio.

Salii in macchina,diedi un piccolo bacio a stampo a Justin e partimmo verso il cinema.
Mi sentivo strana quella sera, come se dovesse accadere qualcosa che non avevo ancora programmato.
Non era una brutta sensazione, anzi. 
Avevo notato che anche Justin era un po' strano, quasi nervoso.
Decisi di non dare troppo peso alle apparenze e  mi concentrai sulla scelta del film.

"Che film vediamo?" Mi chiese alla biglietteria.

All'inizio optai per un semplice horror, poi scelsi Biancaneve e il Cacciatore.
La mia Kristen era la protagonista, come potevo non vederlo?

"Biancaneve e il Cacciatore."

Risposi sorridendo e avviandomi a comprare da mangiare.
Quando lui mi raggiunse mi guardò strano.

"Avrei messo la mano sul fuoco convinto che avresti scelto un horror."

"In tal caso avresti perso la mano. Dicono che è un film molto bello, e poi c'è la mia Stew che fa Biancaneve, quindi." 

Feci spallucce e ordinai una porzione di popcorn al cioccolato gigante e due Coca Cole.
Ci erano capitati i posti migliori, l'ultima fila in alto, nella quale avremmo avuto una visione panoramica del film perfetta.
 
Durante lo spettacolo non feci altro che insultare a bassa voce il Cacciatore, elogiare Kristen e fare il tifo per William, il vecchio amico di Biancaneve.
Poi quando quest'ultimo non riuscì a risvegliarla con un bacio, e lo fece il Cacciatore, non sapevo più da che parte schierarmi e mi decisi a farmelo piacere.
Ci rimasi malissimo quando uccisero il cervo bianco, era bellissimo e maestoso.
 
Quando il film finì uscii dalla sala a passo di marcia, con Justin che ridacchiava mentre mi seguiva.

"Si può sapere perché sei arrabbiata?" 

Mi chiese fermandomi e abbracciandomi una volta che fui di fronte a lui.
Nascosi la faccia nel suo petto e borbottai infastidita che non avevano fatto vedere con chi si sposava Biancaneve. Lui rise di gusto, tzè. 
Io mi deprimevo e lui se la rideva...

"Lasciando perdere il film..." Mentre parlava mi fece sollevare il viso e appoggiò la sua fronte sulla mia. "Mia madre è fuori tutto il weekend, quindi ho la casa libera oggi e domani...insomma, vuoi venire a stare da me?

Lo chiedeva quasi non fosse sicuro della mia risposta, e in effetti io ero senza parole.
Cioè, mai da quando stavamo insieme c'eravamo ritrovati soli in casa.

"A casa tua?" Deglutii, poi sorrisi e feci segno di si.

All'iniziò ne fu un po' sorpreso, poi sorrise anche lui e mi baciò.
Salimmo in macchina, direzione casa Bieber.
Chiamai Ryan per avvertirlo che stavo da Justin e gli chiesi anche di dirlo a zio e zia.
 
Appena entrammo in casa mi tolsi subito le scarpe, mi dolevano troppo i piedi.

"Che ne dici se ordiniamo cinese e lo mangiamo in camera mia mentre ascoltiamo la musica?" Mi chiese sorridendo. 

Annuii e gli chiesi se poteva prestarmi qualcosa per la notte, non potevo di certo dormire con quel vestito!
Mentre ordinava il cibo mi disse di andare in camera sua e prendere quello che preferivo.
Aprii il suo armadio e la prima cosa che notai furono una ventina di modelli diversi di supra, e ridacchiai pensando a quanto era perfettino in queste cose.
Le aveva sistemate in ordine di colore, dalla tonalità più chiara a quella più scura.
Presi un maglia lunga che sarebbe dovuta appartenere al suo pigiama, ma sapevo benissimo che dormiva in boxer, per cui non ci sarebbe stato alcun problema.
Mi arrivava a malapena a metà coscia, ma non mi lamentavo.
Adoravo provocarlo, e quale modo migliore di vestirmi in quel modo?
Cercava sempre di trattenersi quando eravamo con gli amici e io indossavo magliette scollate o pantaloni aderenti, e non poteva rimediare perché non ci lasciavano mai in pace.
Quando finalmente potevamo stare soli saltava fuori Ryan che ci interrompeva o ci proponeva di guardare un film, oppure Kim ci trascinava in qualche discoteca all'ultimo momento.
Mentre andavo in bagno a darmi una sistemata sentii il campanello suonare, era arrivato il cibo cinese.

Uscii dal bagno quando Justin arrivò in camera e poggiò tutto sul letto.
Appena mi vide deglutì, poi sorrise malizioso mentre si avvicinava.
"Sai, quella maglietta sta molto meglio a te" Disse indicandola.

Ridacchiai e feci finta di vantarmi facendo spallucce.

"In effetti ogni cosa sta molto meglio a me, mangiamo?" 

Mi sedetti al centro dell'enorme letto matrimoniale e lo guardai ridacchiare mentre mi raggiungeva e prendeva la cena.

"Si signorina-sonotroppomodesta-Butler." 

Risi dandogli una leggera spinta scherzosa, e cominciai a mangiare.
La cucina cinese e quella italiana erano di gran lunga quelle che preferivo.
Justin aveva ordinato delle polpettine dolci di riso e pollo alle mandorle.
I miei preferiti, come faceva a saperlo?

"Hai ordinato i miei piatti cinesi preferiti" Osservai sorridendo.
Lui fece un'espressione compiaciuta mentre prendeva un'altra polpetta.

"Lo so, ho le mie fonti." Disse facendomi l'occhiolino.

Mangiammo,ridemmo e scherzammo sulle note di  With You, di Chris Brown.
 
Dopo aver ritirato i piatti, anche se non sapevo se posarli sul pavimento si potesse considerare ritirarli, notai che era un po' sporco all'angolo della bocca.
Mi avvicinai lentamente e lo baciai li sino a quando non fu di nuovo pulito.
"Devo chiamarti sbrodolino adesso?" Sussurrai sarcastica a un centimetro dalle sue labbra.

Non gli diedi il tempo di rispondere che mi ero fiondata a baciarlo, circondandogli il collo con le braccia.
All'inizio furono dei baci molto lenti e dolci, poi si trasformarono in qualcosa di più.

"Fermami o non risponderò più delle mie azioni" 

Sussurrò quando ci staccammo per riprendere fiato.
Totalmente inutile visto che avevamo i respiri irregolari e avevo l'impressione che potesse sentire il rumore del mio cuore che batteva.
Lo guardai negli occhi e affogai in un mare di caramello fuso.

"E se non volessi fermarti?" Risposi ancora senza fiato.

Ridacchiò e sorrise malizioso,riprese a baciarmi e mi fece distendere con delicatezza sotto di lui.

"Sei sicura?" Chiese mentre io affondavo le mani nei suoi capelli e lo avvicinavo a me.

Annuii sorridendo. Amavo Justin ed ero pronta ad appartenergli completamente.
Volevo sentirmi sua, dimenticarmi di tutte quelle persone che tentavano di separarci e sentirmi amata in tutti i sensi da lui.
Mi accarezzò delicatamente una guancia, poi mi bacio il collò e mi sfilò piano la maxi maglia.
Presto anche la sua t-shirt andò a finire sul pavimento e io tracciai con le dita le linee del suo petto,fino a scendere al ventre piatto.
Sospirò sulle mie labbra mentre lo baciavo, mentre io rabbrividii quando prese ad accarezzarmi piano dal ginocchio fino alla coscia.
In poco tempo tutti  i nostri indumenti si ritrovarono sparpagliati per la stanza, io mi sentii improvvisamente in imbarazzo e mi coprii il petto con le braccia.
Lui mi guardò dolcemente e mi baciò piano.

"Non coprirti, sei bellissima." Mi sussurrò.

Non essere codarda, l'hai voluto tu...Pensai cercando di farmi coraggio.

"Tu lo sei di più.." Dissi arrossendo, ma con voce decisa.

"Non sono d'accordo.." 
Riprendemmo da dove ci eravamo interrotti, non mi ero più tesa e mi lasciai andare completamente.
Perfino quando entrò in me fu estremamente delicato, quasi temesse che mi potessi rompere. Non ero una bambola di porcellana, ma mi lusingò il fatto che volesse andarci piano con me.
Lo facemmo ancora e ancora,fino a quando non crollò sfinito accanto a me e mi abbracciò,attirandomi piano verso di sè.

"Ti amo." Mi disse baciandomi.

"Ti amo anche io." 

Per la prima volta nella mia vita ero sicura di quello che stavo dicendo.
Lo sentii baciarmi, poi mi addormentai lasciandomi accogliere dalle braccia di Morfeo.

Note dell'autrice:
Ma buon salve bellezze! *^*
Okay, sicuramente anche questa volta mi menerete perché non ho aggiornato presto,
ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ne sia valsa la pena.
Non vedo l'ora di leggere che ne pensate di quest'uscita e di questa nottata, 
anche perché confesso che non avevo la più pallida idea di come descriverla.
Incrocio le dita sperando di aver fatto un buon lavoro c:
Beh, a presto *^*
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Capitolo 20
*** Capitolo 20. ***


CAPITOLO 20.
 
Le cose tra me e Justin andavano a gonfie vele, non potevo chiedere di meglio.
Dopo quella notte, la notte in cui ero diventata veramente sua, eravamo più uniti che mai.
Sembrava che niente potesse distruggere quella bolla di felicità che ci circondava.
Non avevo dimenticato niente e anche la mattina seguente, quando mi ero svegliata, ero perfettamente lucida e consapevole di ciò che era successo.
Il risveglio più bello di sempre, non riuscivo a pensare ad altro, se non alle sensazioni che avevo provato.
 
La prima cosa che avevo visto era il viso di Justin,a pochissima distanza dal mio che mi sorrideva dolcemente.
Io di rimando l'avevo baciato, ma mi ero ritratta subito perché mi era scappato uno sbadiglio.
Lui aveva ridacchiato.

"Comunque buongiorno amore..." Aveva sussurrato avvicinandomi a sè e stringendomi tra le due braccia.

Io mi ero accoccolata sul suo petto e avevo risposto con un "buongiorno" appena accennato.
Justin aveva iniziato ad accarezzarmi i capelli,poi mi disse una cosa che mi fece sciogliere completamente.

"Grazie per avermi permesso di amarti." 

Era una cosa quasi infantile, e per molti priva di significato.
In quel momento per me, invece, valeva più di un ti amo.
Era la prova che mi amava veramente, e non potei fare altro che sentirmi lusingata.

"No, grazie a te per avermi amata.Grazie per non esserti arreso, grazie per avermi fatto tua."

Ero sincera quando avevo detto quelle parole, e non me ne pentivo.
 
Sorrisi al ricordo mentre posavo i libri a casa, dopo essere tornata da scuola.
Salutai mia zia e mio zio, e insieme a Ryan mi sedetti a tavola.
Quando addentai la cotoletta alla milanese, però, subito mi venne la nausea e corsi in bagno a vomitare.
Erano un paio di giorni che stavo male, e non riuscivo a capire il perché.
Probabilmente mi ero beccata uno di quei virus intestinali allucinanti.

Mi costrinsi a scendere di nuovo in cucina, e dissi a mia zia che non mi sentivo tanto bene.
Lei mi ordinò di andarmene a letto, che ci avrebbe pensato lei.
Restai tutto il pomeriggio sdraiata in camera mia, con la testa che mi scoppiava e nausee continue.
I miei zii erano partiti dopo pranzo per lavoro, ma mi avevano assicurato che l'indomani sarebbero tornati.
Mi avevano lasciato il numero del medico e un beauty-case con le medicine per il mal di testa e le nausee.
Justin doveva aiutare la madre in casa, per cui rimasi sola con Ryan che ogni tanto veniva a controllarmi.
Anche a lui ultimamente andava tutto bene, ed era tutto merito di Victoire.
Si erano messi insieme tre giorni fa, ero così felice per loro!

Visto che non avevo alcuna voglia di starmene forever alone in camera mia chiamai Vic, per la gioia di mio cugino, e Kim che mi dissero che sarebbero arrivate nel giro di cinque minuti.
Nel frattempo le nausee mi diedero un po' di tregua e mi permisero di appisolarmi.
 
**
Sentii una mano che mi accarezzava il braccio, e una voce che mi chiamava.
Quando aprii gli occhi vidi le mie due amiche sedute accanto a me nel mio letto, che mi sorridevano comprensive.
Le salutai con un debole "ciao", le mie forze si stavano esaurendo.

"Allora malatina, che ti è successo?" Mi chiese Vic.

"Mi sono presa un fottutissimo virus intestinale del cazzo" Dissi sfuffando.

Anche se ero malata, rimanevo sempre Alexis Butler gente.
Loro risero, per nulla impressionate dalla mia scarsa finezza.
Ebbi un altro attacco di nausea, ma non feci in tempo a correre in bagno.
Fortunatamente mi ero fatta portare in camera un secchio da Ryan,altrimenti non so cosa tutto avrei preso.
Le ragazze mi tennero i capelli mentre io rimettevo la colazione di sedici anni fa e l'anima.

Quando finii chiesi loro di aiutarmi ad andare in bagno, avevo troppi capogiri.
Mi sciacquai la bocca e mi sedetti sul water tenendomi la testa fra le mani.

"Magari è il ciclo che ti sta per arrivare." Ipotizzò Kim.

Nell'esatto momento in cui pronunciò la parola "ciclo" il mio sguardo cadde prima sul calendario, in cui segnavo la data in cui mi arrivava e la data in cui mi passava, poi sul pacchetto di assorbenti posato sulla mensola di fronte a me.
Cazzo.
Contai velocemente i giorni tra me e me due,tre,quattro volte finché non mi convinsi che il mio ciclo era in ritardo.
Il mio ciclo era in ritardo di cinque giorni.
Cinque giorni fa avevo fatto l'amore con Justin.
Colpita in pieno da quella nuova scoperta, spalancai gli occhi, che nel frattempo si erano riempiti di lacrime, e guardai Victoire e Kim.
Loro si spaventarono e mi chiesero cos'avessi.

"Ragazze...cazzo...io...io penso di essere incinta" Riuscii a dire fra i singhiozzi.

Victoire mi guardava comprensiva e dolce, sapevo che nonostante pensasse che ero nei casini era felice per me.
Forse se fosse stata me, in quel momento avrebbe fatto i salti di gioia e se ne sarebbe fregata del fatto che fosse troppo presto.
Kim si era seduta per terra e borbottava imprecazioni varie.

"Cazzo che casino...merda e adesso?" Neanche lei si smentiva mai.

Victoire disse che andava a comprare un test di gravidanza, Kim restò con me.
I miei pensieri andarono a Justin, all'oscuro di tutto ciò che mi stava succedendo.
M'immaginai quello che avrebbe fatto una volta scoperto che ero incinta.
Mi avrebbe lasciato sicuramente.
Cominciai a piangere disperatamente tra le braccia di Kim.

"Mi lascerà Kim...sono fottuta cazzo...non ce la faccio senza di lui.." Gridai con quel poco di voce che mi era rimasto.

A quel punto mi prese il viso fra le mani, mi asciugò le lacrime e mi disse con voce ferma la fra che mi permise poi di alzarmi e sedermi sul letto esausta.

"Ali, lui non lo farà. Non ti lascerà nel caso tu fossi davvero incinta capito? Lui ti ama. Alza il culo dal water e siediti sul letto, aspetteremo Victoire e poi farai il test."

Un quarto d'ora dopo Victoire spalancò la porta di camera mia e la richiuse velocemente, mi porse il test e mi accompagnò in bagno.
Era sconvolta, non sapeva che dire a Ryan che appena l'aveva vista uscire di corsa di casa si era preoccupato.
Lo feci con il cuore che rischiava di balzarmi fuori dal petto.
Il risultato del test non era difficile da capire: una linea non ero incinta, due linee aspettavo un bambino da Justin.
Avevo una fottuta paura che Justin mi abbandonasse, che non volesse restare con me.
Furono i cinque minuti più lunghi della mia vita.

Una volta scaduti entrai in bagno e lo presi in mano tenendo gli occhi chiusi.
Le ragazze, dietro di me, fecero lo stesso trattendo il respiro.
Aspettai alcuni minuti, poi aprii gli occhi.
Me lo rigirai più volte fra le mani, lo guardai da tutte le angolazioni, ma il risultato non cambiava.
Le due lineette facevano bella mostra di sè dal minuscolo display.

Due linee.Due linee. Ero incinta.

Mi accasciai a terra, completamente in preda al panico.
Le ragazze mi abbracciarono e mi sussurrarono che sarebbe andato tutto bene.
Dopo dieci minuti esaurii le lacrime e mi decisi a scendere giù.
Mi sedetti sul divano,Vic e Kim con me, chiamai Justin e gli dissi di venire qui subito.
Vic fece sedere Ryan accanto a sè, spiegandogli che dovevo dire qualcosa di molto importante.
 
Una mezz'oretta dopo sentii contemporaneamente al campanello che suonava, il cuore che minacciava di smettere di battere.
Kim andò ad aprire e guidò Justin in salotto.
Mi guardò e preoccupato corse verso di me, toccandomi la fronte e il resto del viso.

"Che succede? Stai male? Sei pallida! Basta, ora prendo la macchina e andiamo in ospedale."

In un'altra situzione avrei riso della sua preouccupazione e l'avrei persino insultato perché poteva risultare assillante, ma non era il momento di ridere quello.

"Justin...è meglio che ti siedi. Non sono malata."
Dissi cercando di mantenere la voce ferma e ricacciando indietro le lacrime che combattevano per uscire di nuovo.
Non si sedette, rimase fermo davanti a me.

"Io....sono incinta."

Ryan,che era andato a prendere dell'acqua, entrò nell'esatto momento in cui pronunciai quelle parole e svenne.
Avrei voluto ridere,ma ero troppo occupata a studiare l'espressione sul viso di Justin per potermi lasciar andare a un attacco di risa.
Sulla sua faccia comparvero una serie di emozioni che potevo individuare facilmente.
All'inizio ci fu la sorpresa,la paura, poi il terrore, l'ultima non seppi leggerla però.
Ero talmente in ansia che scoppiai a piangere senza che l'avessi previsto.

"Mi lascerai vero?" Esclamai guardandolo negli occhi.

Lui scosse la testa,s'inginocchio davanti a me e sorrise.

"Secondo te ti lascerei dopo aver scoperto che aspettiamo un bambino?" 

Non riuscivo a crederci, ero sconvolta.
Spalancai la bocca, poi Justin me la richiuse e mi baciò.
Mi rilassai e lo abbracciai con tutta la forza che mi era rimasta.

Ryan nel frattempo si era ripreso e ci guardava con gli occhi fuori dalle orbite, la sua espressione fu talmente esilarante che mi permisi di ridere nonostante la situazione.

Justin allora mi prese in braccio e mi fece fare una giravolta, ridendo come un bambino.
Un bambino. Nel giro di nove mesi sarei diventata una madre.
Mi resi conto che avevamo solo 17 anni, come avremmo potuto crescere un bambino?
Vedendo la mia espressione preoccupata Justin mi posò sul divano, sembrava avesse capito cosa stavo pensando.

"Senti, lo so che siamo giovani. Ma ce la faremo, non ti lascerò sola capito? Studierò e mi troverò un lavoro, insieme cresceremo la nostra bambina."

"E se è un bambino?" Chiese Ryan.
Mio cugino aveva ripreso controllo delle sue "facoltà mentali" e ora ci osservava divertito.

"Zitto Ryan, sarà una bambina." Rispose il mio ragazzo asciugandomi le lacrime.

Risi sentendoli parlare così facilmente della mia nuova condizione.
Istintivamente entrambi guardammo la mia pancia piatta.
Presto si sarebbe gonfiata fino a farmi sembrare una mongolfiera.
Justin ci posò sopra una mano, e mi guardò sorridendo.
A quella vista non potei fare altro che sorridere anche io, non ero sola.

Mio figlio, o mia figlia, avrebbe avuto una madre e un padre.

In quel momento non mi preoccupava nemmeno il fatto che il giorno dopo avrei dovuto annunciare la grande notizia ai miei zii,i genitori di Justin e avvisare mio padre.
Anche se quest'ultimo dubitavo mi avrebbe risposto o, in caso lo avesse fatto, ne avrebbe gioito.

Note dell'autrice:
Ehm...bene...non so come accidenti iniziare.
Allora, no okay ricomincio.
Taaaaao beliebers! *^*
Ehm...ecco, ci risiamo. 
Questo capitolo è una sorpresa molto sorpresa per voi (?)
Scommetto che nessuno si aspettava che le cose si sarebbero evolute in questo modo.
Beh, devo dire che neanche io all'inizio ci avevo pensato.
Ma ora Alexis è incinta e Justin resterà con lei.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

Beh, aspetto i vostri commenti *w*
Un bacio,
swag baby_


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Capitolo 21
*** AVVISO ***


PROBABILMENTE DOPO QUESTA NOTIZIA TENTERETE DI MENARMI O DI UCCIDERMI,
MA VI ASSICURO CHE LA SITUAZIONE NON PIACE NEANCHE A ME.

ALLORA, IO DOMANI MATTINA PRESTO PARTO E VADO FINO AL 20 
A CASA DI MIA MADRINA PERCHE' E' DA UN ANNO CHE NON MI VEDE,
E DICIAMO CHE NON ABITA PROPRIO ACCANTO A ME.
PER CUI SAPPIATE CHE NON POTRO' AGGIORNARE FINO AL VENTI. cwc
SPERO DI POTERVI FAR TROVARE IL CAPITOLO PRONTO IL 21 
SAPPIATE CHE VI AMO LO STESSO E HO GIA' L'IDEA PRONTA, 
MI BASTERANNO UN PAIO D'ORE PER SCRIVERLA QUANDO TORNERO'.



A PRESTO, MUCH LOVE
swag baby_

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Capitolo 22
*** Capitolo 21. ***


CAPITOLO 21.
 
Seduta tra Justin e Ryan, aspettavo insieme a Victoire e Kim l'arrivo dei miei zii e dei genitori di Justin.
Avrei dovuto annunciare che aspettavo un bambino, e la cosa mi spaventava parecchio.
Ma via il dente via il dolore, prima lo facevo, prima potevo liberarmi di tutto questo casino.

Stringevo in una morsa stritolante la mano di Justin, completamente in preda al panico.
Lui ogni tanto gemeva di dolore, poi mi guardava la pancia e si stampava sulla faccia un sorrisino che avrei volentieri cancellato.
Non era il momento di gongolare per la gravidanza tutt'altro  che aspettata.
Victoire e Kim avevano insistito per restare, volevano restarmi accanto e sostenermi.
Non sapevo quanto ero grata loro per tutto quello che stavano facendo per me.
 
Sentii la porta di casa sbattere, sobbalzai e guardai i mieii zii,Pattie e Jeremy sedersi sul divano davanti a noi.
Ci guardarono preoccupati, e lo capivo.
La mia telefonata di emergenza, in cui chiedevo loro di raggiungerci subito a casa, doveva averli spaventati parecchio.

"Ragazzi che succede?" Ci chiese Pattie incoraggiandoci a parlare con un sorriso.

Guardai negli occhi ognuno dei presenti,poi mi voltai verso Justin, cercando sostegno con lo sguardo.
Lui mi baciò dolcemente la guancia e mi sussurrò "ci sono qua io".
Mi accorsi che tutti si aspettavano che IO dicessi qualcosa, per cui presi un bel respiro e dissi quelle due parole che mi fecero vedere la cosa più reale.
 
"Sono incinta." 
 
Sui visi dei miei zii,di Patty e di Jeremy si alternarono un arcobaleno di colori.
Passarono dal bianco cadaverico al rosa acceso,poi rosso,bordeaux fino a diventare livido e poi tornare alla tonalità originale.

Pattie si alzò dal divano,mi prese una mano facendomi alzare e mi abbracciò.
Mi lasciai andare a quell'abbraccio materno,desiderosa di sentire che lei era con me.
Si staccò piano e mi sorrise,tenendomi per le spalle.

"E' presto,questo è vero.Ma ci sono passata anche io, e sappi che sono qui per qualunque cosa vi serva." 

Diede uno schiaffetto a Justin scherzosamente,lui le baciò la guancia e,dopo essersi alzato per farlo,mi abbracciò guardando il resto della sua e della mia famiglia.
Mia zia scoppiò in lacrime mentre mi abbracciava e ripeteva "la mia nipotina" in continuazione.
Feci una smorfia,ma non feci niente per allontanarla.

Non era il momento di rifiutare abbracci,anzi.

Mio zio la seguì poco dopo,senza piangere ovviamente, ma scoccò un'occhiata di fuoco a Justin.

"Falla soffrire ragazzo, e te ne pentirai." Disse.

Justin annuì un po' spaventato dall'avvertimento.
Io ridacchiai e lui mi fece la linguaccia strappandomi l'ennesimo sorriso del giorno.
Ci rendemmo conto,però, che una persona in quella stanza non aveva ancora espresso il suo pensiero.
Jeremy stava seduto sul divano,pensieroso.
Ogni tanto guardava Pattie, che lo incoraggiava sorridendogli,poi spostava lo sguardo sul figlio. 

Dopo alcuni minuti,che a me sembrarono ore, si alzò e si mise di fronte a Justin.
 
"Non fare gli stessi errori che ho fatto io, okay? E non lasciartela scappare."
 
Padre e figlio si abbracciarono,Jeremy piangendo e Justin felice come non mai.
Delle piccole lacrime sgorgarono dai miei occhi, commossa da quella scena.
Io non avrei più avuto un momento del genere con mio padre.
Prima che arrivassero i miei zii e i genitori di Justin l'avevo chiamato, gli avevo raccontato tutto.
Lui mi aveva chiuso il telefono in faccia.
Non mi aspettavo che lo accettasse,ma avrei preferito che non mi escludesse così dalla sua vita.
Ma erano fatti suoi, non avrei rovinato la vita a mio figlio per colpa sua.
Quello era poco ma sicuro.
 
"Cugina...non per interrompere questo tuo slancio di dolcezza,ma lo sai che tra qualche mese non potrai più indossare i tuoi abitini blumarine? Perché sembrerai più una blu-balena"
 
"Vaffanculo Ryan, se non chiudi quella tua cazzo di bocca ti do un pugno, e poi vedremo chi è più gonfio tra noi due"
Ribatteri sorridendo amabile.
 
Se per la battuta di mio cugino tutti avevano scosso la testa, alla mia scoppiarono letteralmente a ridere.

"Che c'è? Sono incinta, non scema." Dissi facendo spallucce.

La sera dopo ci sarebbe stato il ballo, e io ci sarei andata.
La mia pancia era ancora piatta e potevo permettermi di indossare il mio vestito,di ballare con il mio ragazzo e di divertirmi con i miei amici.
Sarebbe stata l'ultima notte quella, poi sarei diventata una madre.

E io volevo dare al mio bambino una mamma che gli sarebbe stata accanto sempre e comunque,una mamma che gli avrebbe dato il bacio della buonanotte prima di andare a dormire.
Volevo aiutarlo durante l'adolescenza e poi guardarlo andarsene via per la sua strada.
Volevo dargli tutto quello che non avevo avuto io.

Pattie e mia zia si buttarono a capofitto in una conversazione che riguardava il nipotino in arrivo,Jeremy e mio zio le seguivano a stento tanto parlavano veloci.
Io e i ragazzi decidemmo di uscire, così Kim chiamò anche Chaz che sapeva già della mia nuova condizione.
 
Andammo al parco, ma non andammo sui nostri tubi.
Io mi sedetti sull'altalena e mi rivolsi a Justin.

"Mi spingi?" Chiesi facendo gli occhi da cucciolo.

Sembravo proprio una bambina con il proprio papà, e forse lo ero ancora un po' bambina.
Insomma, bastava pensare alla mia happy-dance e chiunque l'avrebbe detto.
Lui acconsentì sorridendo e cominciò a farmi dondolare,avanti e indietro.
Per la prima volta nella mia vita mi sentivo completa.
Avevo la consapevolezza che dentro di me c'era una creatura,in quel momento ancora minuscola, ma che nel giro di qualche mese sarebbe cresciuta e si sarebbe sentita.
Non sapevo perché, ma tutta la paura e il terrore iniziali erano scomparsi.
Forse perché avevo qualcuno su cui appoggiarmi, qualcuno che mi avrebbe sostenuto e aiutato.
Justin in prima fila.
 
"Però...altro che Regina Blue, fra nove mesi avremo un baby-Bieber tra noi!" Esclamò Ryan ridendo con Victoire.
 
"Ryan, ti ho detto di tacere.Sarà femmina, punto e basta." Disse Justin ringhiando.

Anche io,se mi immaginavo il parto, vedevo nascere una bambina.
Una bellissima bambina tale e quale al padre.
Sorrisi al pensiero che di li a poco avrei potuto vederla,anche se attraverso ecografia.
Ma sentivo sempre dire che la prima ecografia era quella più emozionante, non vedevo l'ora di poter vivere io stessa quel momento.

"E chi saresti tu? Sentiamo. Il ginecologo?" Lo sbeffeggiò mio cugino.

Allora il mio ragazzo mollò l'altalena e si buttò sopra Ryan,fingendo di prenderlo a botte.
E meno male che tra 9 mesi sarebbe diventato papà.
Non sapevo se aver paura più del parto o del fatto che il padre fosse Justin.
Scossi la testa, ma mi unii alle risate del gruppo guardando quei due coglioni rotolarsi sull'erba.

Note dell'autrice:
I'M BAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAACK 
YEEEEEAH GIRLS, Swag. (?)
Okay, non centrava un cazzo ma lo volevo dire.
Anyway come avrete capito sono tornata con il nuovo capitolo.
Okay, secondo me fa un po' schifo, non trovate? :/
Solo che sono molto stanca e non ero molto concentrata...cwc
In ogni caso, spero vi piaccia compresi gli errori e la monotonia.
Vi prometto che i prossimi saranno migliori.
Beh, aspetto le vostre asedrtghbnvdcsa recensioni  *^*

Lov u, swag baby_



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Capitolo 23
*** Capitolo 22. ***


CAPITOLO 22.
 
"Cugina sicura di riuscire a entrare nel vestito?" 
 
Sentii quell'ameba di mio cugino gridare dal salotto.
Idiota, ovvio che entravo nel vestito.
Non mi ero ancora trasformata in una mongolfiera vivente, ero solo di una settimana incinta.
Peccato che Ryan al posto del cervello avesse delle noccioline, altrimenti l'avrebbe capito e avrebbe evitato battute infelici come quella.
 
"Ryan tappati quella cazzo di bocca o ti infilo la colonna della villa della sig.Smith nel culo!"
Urlai incazzata come non mai.
 
Ero già nervosa di mio, ma se ci si metteva anche lui era un altro paio di maniche.
Mi feci aiutare da Kim a chiuedere la cerniera dell'abito, Vic intanto se la rideva.
Facile per lei sopportare le battute, era il suo ragazzo!
Scossi la testa e mi guardai allo specchio.
Non ero certo una topmodel, ma quella sera mi sentivo bella.
Anche Kim e Victoire erano pronte, così scendemmo in salotto dai nostri fidanzati.

Chaz e Ryan quasi svennero quando le videro scendere le scale, ridacchiai sotto i baffi che non avevo pensando alle loro facce.
Justin mi cinse la vita con un braccio e mi baciò a stampo.

"Sei bellissima." Mi disse guardandomi e sorridendomi dolcemente.

Storsi il naso, bellissima era esagerato, ma non replicai. Sapevo che odiava quando lo contraddivo dopo un suo complimento.

"Tu sei sempre figo." Risposi io facendo spallucce.

Non avevo problemi a dirlo, era la verità dopotutto.
Mi sentii soddisfatta pensando che fosse mio, solo e soltanto mio.
Come da tradizione ci mettemmo in posa per le foto pre-ballo.
Sorrisi forzatamente, odiavo essere fotografata.
Mia zia era un tormento poi, scattava una decina di foto al secondo e ci dava ordini sulle posizioni. 

Dopo aver passato dieci minuti immobile e con una paralisi facciale a forza di sorridere,deicisi che ne aveva abbastanza.
Presi per mano Justin,salutai i miei zii e trascinai tutti fuori.

"Ora basta, muovete il culo e andiamo." Dissi sbuffando mentre salivo in macchina.

Victoire annuì con energia, per una timida come lei non doveva essere stato facile stare al centro dell'attenzione con noi. 
Aveva un leggero colorito verdastro e sembrava stesse per svenire da un momento all'altro.
Kim invece sarebbe volentieri rimasta, al contrario di noi era molto fotogenica e lo sapeva bene. 
 
La palestra della scuola era stata trasformata in una vera e propria sala da ballo, con tanto di luci da discoteca.
Non ero mai stata a un ballo di fine anno.
Per svariati motivi che andavano dal non saper ballare al non essere mai stata invitata, fino a quel momento non sapevo cosa significasse andare alla grande serata.
La mia attenzione non fu certo attirata dalle ragazze che si scatenavano in pista o dalle coppiette che si scambiavano effusioni nei divanetti sparsi qua e là, ma dal banchetto.

Quando vidi i vassoi di dolci, i pacchetti di patatine e le torte mi si illuminarono gli occhi.
Sapevo che nella mia nuova condizione non potevo esagerare, ma il mio stomaco aveva una voglia pazzesca di cioccolato, così tirai Justin verso il primo tavolino e mi ci sedetti.
Battei le mani felice come una bambina quando vede il leccalecca nella calza della Befana, e guardai il mio ragazzo portarmi un bicchiere d'acqua e una bella fetta di torta al cioccolato.
Rise quando mi vide tenermi la pancia dopo che ebbi finito di mangiare, e mi fece alzare portandomi al centro della pista.
Partì un lento, ma io non avevo la minima intenzione di rendermi ridicola.
Scossi la testa e cercai di trascinarlo di nuovo ai tavolini.

"Ehm...io ho una voglia pazzesca di pasticcini, andiamo. Non vorrai che la bambina abbia una voglia di pasticcini ai frutti di bosco quando nascerà,vero?" Buttai fuori la prima scusa che mi era venuta in mente ed era piuttosto scadente.

Poba Ali, sei una cogliona. Voglia di frutti di bosco..ma quanto sei scema?

Mi maledissi mentalmente mentre ripensavo a quello che avevo detto.
Justin sollevò un sopracciglio, perplesso.
"Ali, la bambina non ha neanche la forma di un essere umano adesso. Cosa vuoi che gliene freghi dei pasticcini?

"Lasciami la mia dignità almeno..." Dissi a bassa voce e provando ancora a spostarlo.

"Che cosa scusa?" A quel punto anche lui aveva capito perché volessi tornare al tavolo.

"Lasciami la mia dignità almeno...

"Che cosa?"

"LASCIAMI LA MIA DIGNITA' CAZZO, NON SO BALLARE!" Gli urlai nell'orecchio stufa di quella muta presa in giro.

Rise, mi sollevò piano e mi fece salire sui suoi piedi. 
Mi aggrappai alle sue spalle quando cominciò a muoversi a ritmo della canzone.
"Oh bene, ci manca solo che adesso ti chieda di trasformarmi in una vampira e saremo i nuovi Edward Cullen e Bella Swan."Dissi ridacchiando insieme a lui.

Mentre ancora ballavamo osservai le persone intorno a me.
Incontrai gli sguardi sognanti di Vic e Kim,avvinghiate ai rispettivi fidanzati, e quello velenoso di Regina.
Ghignai soddisfatta mentre la guardavo osservarmi con invidia.
Lei si era dovuta accontentare di Rick, il capitano della squadra di football, che sembrava intenzionato a succhiarle la faccia piuttosto che a baciarla.
'Dio li fa e poi li accoppia' Proverbio più azzeccato non poteva esistere.
 
Dopo aver ballato più di una sposa il giorno del suo matrimonio, riuscii a convincere Justin a raggiungere il resto del gruppo ai tavoli.
Mi sedetti esausta, e mi sfilai quei trampoli per potermi massaggiare i piedi doloranti.
Kim aveva portato con sè la sua fotocamera professionale per scattarci foto, voleva creare un intero album al ballo e nessuno gliel'avrebbe impedito.
Così aveva detto quando, sconvolta, le avevo chiesto perché aveva un borsone con la fotocamera appresso.
Decisi di accontentarla e posare per le foto.
Dopotutto, le possibilità che l'anno successivo avrei partecipato al ballo scolastico era molto scarse.
Feci facce stupissime facendo ridere tutti, e Kim riuscì persino a immortalarmi mentre tiravo un gamberetto in faccia a Ryan.
Ehi, non era colpa mia se mi aveva chiamata "gommone in fase di riempimento"!
Non osavo immaginare cosa tutto avrei combinato a mio cugino quando gli sbalzi d'umore causati dalla gravidanza avrebbero raddoppiato la mia acidità.
Qualunque cosa avrei fatto, mi convinsi, avrei avuto ragione.

Trascorremmo il resto della serata fuori, in giardino, a rincorrerci e guardare le stelle.
Quella serata rientrava decisamente nella top ten delle mie preferite, che avevo trascorso tutte qui.
Incredibile come nel giro di un mese avevo cambiato opinione su Stratford.
Non l'amavo, badate bene, ma guardando Justin non riuscivo a pentirmi di essermi lasciata convincere da mio padre a vivere qui.

Mi sedetti in braccio a lui, appoggiato al tronco dell'albero, e lo baciai su una guancia.
Lui mi sorrise e mi abbracciò.
No, non ero pentita.


Note dell'autrice:
Lalalalalalalalalala visto che ho aggiornato presto questa volta? *^*
Lalalalalalla e visto che siamo 27 milioni di Beliebers su Twittah? 
Swaaaaag!
 Okay, sto cominciando a dirlo alla cazzo come Biebah,
ma mi sento troppo realizzata quindi niente, swag v.v
Anyway spero che il capitolo vi piaccia e vi ringrazio come sempre delle recensioni.
A presto, swag baby_


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Capitolo 24
*** Capitolo 23. ***


CAPITOLO 23.

   
Tre mesi dopo.

    
"Justin, Justin.."
Cercai di svegliarlo dandogli dei colpetti sulla spalla, ma lui niente, non si svegliava.
Continuava a dormire come un angelo mentre mi cingeva le spalle con un braccio e aveva una mano posata sulla mia pancia gonfia.
Beh, non si poteva ancora chiamare pancione, era ancora piccola ma già si notava.
Dopo che avevamo scoperto della mia gravidanza, e l'avevamo annunciata a tutti i parenti, i miei zii con i suoi genitori ci avevano comprato una casetta poco distante da dove abitavano loro, così c’eravamo trasferiti.
Lo stavo svegliando perché avevo una voglia matta di gelato alla fragola, e non sarebbe stato di certo il suo sonno pesante a impedirmi di mangiarlo.

Provai a pizziccargli il braccio, tirargli i capelli e morderlo.
Niente, nada, nothing.
Quando il gioco si fa duro, le donne incinte cominciano a giocare.
 
"JUSTIN CAZZO SVEGLIATI HO VOGLIA DI GELATO ALLA FRAGOLAA!"
Gridai con tutto il fiato che avevo in corpo nel suo orecchio.

Dallo spavento si alzò di scatto, inciampò nel lenzuolo e cadde sul pavimento.
 
"CHE COSA? LO GIURO NON HO MESSO INCINTA NESSUNO!" Urlò guardandosi intorno.

Scoppiai a ridere rumorosamente e finii per andarmi di traverso la saliva.
Lui intanto mi guardava sbuffando poiché si era reso conto che erano le quattro del mattino,aveva fatto una figura di merda e io stavo ridendo di lui.
 
"Si può sapere perché mi hai svegliato? Con questo spavento ho perso dieci anni di vita!"
Disse scocciato e stringendo le labbra per evitare di ridere pure lui.
Cercai di riprendere il fiato e di dire due parole in croce per rispondergli.
 
"Punto primo: hai messo incinta a me, coglione." Risposi ridacchiando.
"Punto secondo: ho voglia di gelato alla fragola, me lo vai a prendere?"

Mi guardò scandalizzato dalla richiesta e scosse la testa come se non ci credesse.

Prese a camminare avanti e indietro per la stanza, poi si fermò di fronte al letto e mi guardò come se avesse avuto un'illuminazione.
 
"Okay, ho capito: questo è un incubo; non sono le quattro del mattino, tu non mi stai chiedendo di uscire a prenderti il gelato alla fragola ed io fra cinque minuti mi sveglierò abbracciato a te che dormi tranquilla."
 
Dopo aver affermato la sua "grande scoperta" prese a darsi piccoli schiaffetti da solo ripetendo "forza Justin,svegliati".
Io lo guardavo allibita. 

E lui doveva diventare padre fra 6 mesi?

Forse, mi dissi, avrei potuto rompergli un vaso in testa, fargli perdere la memoria e maneggiarlo come cavolo mi pareva.
Almeno così avrebbe smesso di essere idiota e picchiarsi.
 
Mi alzai dal letto e mi posizionai di fronte a lui guardandolo negli occhi.
Misi su quel broncio che facevo sempre da bambina, quello cui è davvero impossibile resistere.

"Sono sveglio vero?" Mi chiese con una faccia rassegnata.

Avete presente il Re Leone? La scena in cui Simba e Nala chiedono a Sarabi se possono andare alla pozza dell'acqua, sorridono e dicono in coro "per favoooooore"?
Feci esattamente quello.
Sfoderai il miglior sorriso presente nel mio repertorio e dissi: "Per favooooooore!"
Poi, giusto per dargli un motivo in meno per dirmi di no, gli morsi le labbra.
Ero pienamente consapevole di sfruttare il suo punto debole a mio vantaggio, ma avevo una voglia matta di quel gelato.

"E va bene, vado. Ma solo perché sei tu." Disse, infine, con faccia da martire.

Si vestì, mi diede un bacio e andò a comprare il gelato.
Ridacchiai mentre mi sedevo sul letto, con la schiena appoggiata alla tastiera.
Avevo scoperto una nuova arma di persuasione, era una buona notizia.
 
Mezz'ora dopo, eccolo entrare in stanza da letto con due cucchiaini e una vaschetta di gelato alla fragola in mano.
Gli sorrisi riconoscente quando me lo porse e cominciai a mangiarlo con un'espressione da ebete stampata sulla faccia.
Lui si sedette di fronte a me e prese a osservarmi la pancia.
 
"Ehi piccolina, sai che non vedo l'ora di vederti? Se sarai maschio però non scalciare solo perché ti ho chiamato piccolina, non ne ho colpa se non sappiamo ancora cosa sei. In ogni caso, sono sicurissimo che dentro questo pancino ci sia una femminuccia, quindi ricomincio."

Parlava accarezzandomi la pancia, come se dentro il bambino/la bambina lo potesse sentire e lo capisse.
Era una visione sconcertante e allo stesso tempo dolcissima.

"Ehm..Justin.."

"Silenzio, sto parlando con mia figlia-" M'interruppe lui sempre con lo sguardo fisso sul mio venrte. "Stavo dicendo...ah, si! Non vediamo l'ora di vederti, sai? Ora ti darò delle piccole istruzioni su come devi comportarti con la mamma: non scalciare e fai sempre la brava, altrimenti se la prende con me."

Gli diedi un pugno sul braccio ridendo e sbuffando, per mascherare l'esasperazione.
Il gelato era finito, per cui, visto che non aveva la minima intenzione di tornare al letto, preso com'era dal fare discorsi assurdi alla mia pancia, ascoltai il mio ragazzo parlare finché non mi addormentai.
Mi svegliai verso le nove del mattino, trovando un biglietto di Justin sul letto.
 

Amore sono uscito con Ryan a cercare un lavoretto, dice che anche lui vuole unirsi al "lato oscuro" di noi giovani impegnati.
Tornerò prima che tu te ne accorga, ti amo.

 
Sorrisi mentre lo leggevo, e continuai a farlo anche quando scesi in cucina per fare colazione.
Le nausee mi erano passate il mese scorso, quindi mangiavo liberamente tutti i cibi, tranne quelli che il dottore mi aveva proibito ovviamente.
Mi preparai un frullato pesca e banana e mangiai una piccola ciambella, poi mi sdraiai sul divano e accesi la tv.
Non badai molto al canale che avevo messo, anche perché mi riaddormentai dopo cinque minuti.
Dormivo spesso a causa della gravidanza, ma non mi lamentavo.
Amavo dormire, per cui non c'erano problemi.

Venni svegliata dal rumore della porta di casa che si apriva e lasciava entrare Justin,mio cugino e Vic e Kim con Chaz.
Mi salutarono tutti con un sorriso.
La mia migliore amica e il mio ragazzo si sedetto accanto a me, la prima a sinistra e il secondo a destra, Kim e Chaz nel divano di fronte e Ryan nella poltrona.
 
"Allora, che avete fatto tutta la mattina?" Chiesi mentre Justin mi accarezzava i capelli.

"Io ero con il tuo ragazzo, ma questo già lo sai." Rispose mio cugino.

"Io e Vic eravamo dalla parrucchiera, ci ha accompagnate Chaz." Disse Kim mettendo in bella mostra le exstension fucsia che aveva nei capelli.
 Victoire, invece, si era tagliata i capelli in un delizioso caschetto biondo da cui spuntavano alcune ciocche viola.

"Vi siete guardate gli orsetti del cuore prima di andarci? Siete tutte colorate." Dissi ridacchiando.

Loro scoppiarono a ridere e dissero "forse".

Poi ero io quella che guardava i cartoni- Pensai incredibilmente divertita.

Note dell'autrice:

Ma buonsalve mie care *^*
Chi è che ha pubblicato il capitolo in tempo? IO!
E chi si sente incredibilmente realizzata? Sempre IO v.v
Anyway spero che il capitolo vi piaccia, mi aspetto i vostri commenti *^*
Ah, secondo voi sarà una femminuccia o un maschietto? ewe
A presto, swag baby_
Much love xx


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Capitolo 25
*** Capitolo 24. ***


CAPITOLO 24.
 
Ero alla sedicesima settimana di gravidanza e stava andando tutto liscio.
Il mio peso ovviamente era aumentato poiché mangiavo di più, e la stanchezza cominciava a farsi sentire perché cuore e polmoni dovevano lavorare di più.

Quella settimana avevo appuntamento dalla ginecologa, avrei fatto l'ecografia che mi avrebbe permesso di scoprire il sesso del nascituro.
La curiosità di tutti era alle stelle e le scommesse erano già partite.
Ryan,Chaz e Kim avevano scommesso che sarebbe stato un maschietto.
Contro di loro c'eravamo io,Justin,Victoire e i futuri nonni.
I miei zii e i genitori di Justin volevano ad ogni costo una femminuccia perché "dei maschi ne abbiamo abbastanza, viva le donne!", avevano detto.
Gli unici che non sembravano interessati più di tanto se fosse stato maschio o femmina erano la sorellina e il fratellino del mio ragazzo.
Loro erano ancora tutti impegnati a cercare di capire come avesse fatto il pupo del fratello ad entrare nella mia pancia.
Ricordo ancora il panico quando ci chiesero come facevano i grandi a fare i bambini.
 
Jazzy e Jaxon erano seduti a gambe incrociate sul pavimento,davanti a me e Justin, e guardavano con pensierosi la mia pancia.
All'inizio nessuno si era preoccupato più di tanto di cosa li passasse per la mente, così avevamo continuato a guardare la tv.
A un certo punto Jazzy si era alzata e, dopo essersi infilata tra le mie gambe, aveva posato delicatamente le manine sul mio ventre gonfio.
Aveva arricciato il naso facendo una smorfia dolcissima,poi si era girata verso Justin e l'aveva guardato dritto negli occhi.
 
"Bibo come fanno i grandi a fare i bambini?"
 
Quella domanda così innocente, ma allo stesso tempo parecchio difficile, fece sputare il succo di frutta a Justin che in quel momento beveva.
Io m'imposi di non ridere, curiosa com'ero dal sentire come avrebbe fatto a tirarsi fuori da quel casino.
 
"Ehm...allora...si,certo...ehm..." Balbettò in preda al panico.
Mi guardò implorandomi aiuto, mentre ancora la sorellina era in attesa di una risposta.
Io gli feci la linguaccia  e gli intimai di trovare una spiegazione che non interrompesse la crescita alla bambina.
 
"Beh, Jazzy.E' piuttosto difficile da spiegare...allora,quando due persone si amano tanto e decidono di volere un bambino, si chiama la cicogna. La cicogna, quando la mamma è pronta porta il bambino e lo mette nella culla." Disse tuto soddisfatto della spiegazione.
Io mi sbattei la mano sulla fronte, non ci credevo che avesse detto una cosa tanto ridicola.
Jazzy intanto lo guardava perplessa.
 
"No, non ci credo. Perché se due bambini nascono nello stesso giorno, come fa la cicogna a portarli entrambi? Sono troppo pesanti." Ribattè.
A quel punto decisi di intervenire io, così la presi in braccio e cercai di spiegarglielo nel modo più semplice possibile.
 
"Vedi Jazzy, per fare un bambino ci vuole taaanto lavoro. Hai presente la torta al cioccolato?"
Lei annuì e sorrise, io continuai provando anche a farglielo immaginare.
 
"Fare un bambino è la stessa cosa: quando una mamma e un papà si vogliono tanto bene, preparano una ricetta speciale..."
Lei m'interruppe spalancando la bocca.
 
"Poi me la dai Ali? Così lo faccio vedere alle mie amichette." 
Annuii sorridendo divertita e le baciai una guancia.
 
"Dicevo? Ah si. Si prende una ciotola,un cucchiaio e si mischiano i vari ingredienti: un pezzettino della mamma, un pezzettino del papà, un po' di zucchero e del cioccolato.Infine si aggiunge la cosa più importante, l'amore.
Ci vuole tanto tanto amore tesoro, altrimenti il pupo crescerà male e piangerà."
 
Jazzy mi guardava affascinata, come se avesse scoperto la cosa più bella del mondo.
Le baciai di nuovo una guancia e la misi a terra,spingendola verso il tavolino.
 
"Ora vai a disegnare con Jaxon, su. Io preparo i biscotti." Dissi prendendo per mano Justin.

I bambini urlarono di felicità e ballarono la mia happy dance, io mi unii a loro.
Avevo una grande voglia di biscotti al cioccolato e cocco.

"Sei stata bravissima, ti amo." Mi disse Justin una volta arrivati in cucina.

"Ti amo anche io." Risposi abbracciandolo.
 
 
Due notti prima dell'appuntamento dalla ginecologa, mi svegliai con lo stomaco che mi brontolava.
Scesi in cucina cercando di non fare rumore, aprii la dispensa e presi dei cereali.
Me li versai in una ciotola e iniziai a mangiarli così, senza latte.
Adoravo mangiarli quando erano ancora croccanti, li gustavo di più.
Dopo dieci minuti sentii dei passi scendere le scale poi, dalla porta della cucina, spuntò un Justin parecchio assonnato che mi guardava divertito.
Io invece assunsi la tipica espressione colpevole di chi è appena stato beccato a fare qualcosa di sbagliato, con la differenza che io stavo solamente mangiando cereali ai frutti di bosco alle due del mattino.
 
"Avevo fame." Mi giustificai sorridendo imbarazzata.
Lui ridacchiò e si sedette accanto a me con in mano un cucchiaino.
 
"Immaginavo.Dividiamo?" Disse ridacchiando.
Io annuii, sollevata che non avesse detto che tutto questo mangiare poteva fare male alla bambina.
Tra l'altro, non avevamo ancora scelto il nome da darle, o da dargli.
 
"Stavo pensando...non abbiamo ancora scelto dei nomi sai?" 
 
Justin s'illuminò all'improvviso, corse su in camera e tornò in cucina con due fogli e due penne in mano.
Su un foglio scrisse "in caso fosse maschio" e sull'altro "in caso fosse femmina.".
Nel secondo aggiunse anche "ps: sarà femmina."
Ma trovarmi un fidanzato normale era troppo brutta come prospettiva?
 
"Allora-" Esordii mettendo i fogli davanti a noi. "Scriviamo tutti i nomi maschili che ci piacciono e ne scegliamo uno, la stessa cosa per quelli femminili."
Annuii e cominciai a pensare.
 
"Nicholas." Il primo che mi venne in mente fu quello.
Mi era sempre piaciuto, e poi avevo un debole per Nick Jonas io. Ma lasciamo stare questo particolare insignificante.
 
"Carino, mi piace. Io propongo...Drew, come il mio secondo nome.
 
"Oh, amo quel nome!" Dissi io segnandoli entrambi sul foglio. 
 
"Ovvio, è il mio nome." Ribattè lui.
 
Gli diedi un pugno amichevole sul braccio,sbilanciandolo un poco dalla sedia.
Ridacchiò e fece altri due nomi.
 
"Liam e Nathan." 
 
Scrissi anche quelli, poi misi il foglio dei nomi da maschietto da parte e presi quello "in caso fosse femmina".
"Io amo Ginevra,Rosalie,Kristen e Lea." Dissi con faccia pensierosa.
 
"A me piacciono molto Roxanne e Ginevra.
 
Scrissi tutti i nomi, ma misi in evidenza Ginevra e Roxanne.
Mi piacevano molto entrambi, ma non sapevo proprio quale scegliere in quel momento.
 
"Facciamo una cosa-" Proposi sedendomi in braccio a lui. "Tu scegli il nome per la femminuccia e io quello per il maschietto."
 
"Perfetto. Femmina: Roxanne." Disse sorridendo,poi mi fece alzare e mi guidò in camera da letto.
Io meditai tra i vari nomi e alla fine mi decisi.
 
"Perfetto. Maschietto: Nathan."
 
** 
Due giorni dopo.
 
Era finalmente arrivato il grande giorno, the big day.
Era mercoledì e avremmo scoperto se sarebbe nata Roxanne o se sarebbe nato Nathan.
Chi poteva mai saperlo, magari il ginecologo diceva femminuccia e il giorno del parto sarebbe stato maschietto. Avevo sentito parlare di parecchi casi come questi, ma speravo vivamente che non sarebbe stato il mio.
Ad accompagnare me e Justin sarebbero venuti solo i nostri rispettivi migliori amici, ovvero Vic per me e Ryan per lui.
Nessuno sapeva della visita, volevamo annunciarlo quella sera a cena tutti insieme.
 
Dopo aver aspettato in sala d'attesa circa un quarto d'ora, arrivò un'infermiera che ci scortò dalla mia ginecologa.
La dottoressa Wight era una donna sulla quarantina, bassa e dall'aria simpatica.
Me l'aveva consigliata mia zia, era una sua amica e la conosceva bene.
 
"Eccovi qua ragazzi, pronti per la grande rivelazione?" Ci chiese sorridendo, eccitata pure lei dal scoprirlo.
Annuimmo, così lei mi fece sdraiare sul letto,mi spalmò il liquido sul ventre e cominciò l'ecografia.
All'iniziò ci fu solo silenzio,poi si sentì il battito del cuore e riuscimmo a vedere anche il nostro bambino.

Mi scese una lacrima quando la ginecologa disse: "E' una femminuccia, sana e che diventerà davvero una bellissima bambina."
Strinsi forte la mano di Justin e scoppiai a piangere, non era tutta opera degli ormoni in subbuglio.
Ero io, emozionata da quella visione.

Improvvisamente non sentii niente, oltre al battito del cuore di Roxanne, e non vidi niente, oltre che la mia bambina in quello schermo del computer.
Non riuscivo a capacitarmi che sarebbe stata mia.
Che sarebbe stata nostra, mi corressi baciando Justin sulle labbra.
Anche lui piangeva, anche se cercava di asciugarsi le lacrime senza farsi vedere.
 
Tornammo a casa e annunciammo la notizia.
Ci furono salti di gioia da parte dei nonni e di Vic che si unì a loro, e un coro deluso di "nooo, abbiamo perso la scommessa" da parte di Ryan,Kim e Chaz.
Trascorremmo la serata ridendo,scherzando e parlando della gravidanza, di come avremmo affrontato la coda e argomenti simili.
Per il momento non mi preoccupavo di quanto avrei sofferto, mi limitavo a rigirarmi la foto dell'ecografia tra le mani e ad ammirarla, estasiata.
 
Note dell'autrice:

Lalalalalalla ho pianto scrivendo questo capitolo, mi sono commossa io stessa çç
Ah, quasi dimenticavo: Saaaaalve ragazze *^*
Si, okai. Non badate ai miei scleri, oggi sono parecchio esaltata  e non so perché.
Cooomunque ecco qua il nuovo capitolo, e che dire?
Spero che il nome che ho scelto per la bambina vi piaccia,
a me piace molto
 *^*
Beh, a presto, incrocio le dita.
Taaao, swag baby_



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Capitolo 26
*** Capitolo 25. ***


CAPITOLO 25.
 
Ero al settimo mese, la gravidanza andava alla grande e la bambina era più scatenata che mai.
Per farla calmare, in modo che non scalciasse e mi facesse male, mettevo dei cuffioni sulla pancia e accendevo l'iPod.
La musica sembrava avere un effetto calmante sia su la piccola dentro la mia pancia che su di me,soprattutto se mettevo Bella's Lullaby.
Ogni volta che Roxanne scalciava, e vi assicuro che tirava calci particolarmente energici, e la canzone la calmava ringraziavo mentalmente i compositori di quella melodia.
 
Quella mattina però, mia figlia non voleva proprio saperne della musica, e si muoveva in continuazione. 
Non sapevo che fare per farla calmare, e non dormivo da due giorni.
 
"Amore sono a casa!" Sentii Justin urlare dal salotto e gli ormoni s'impossessarono di me.
Improvvisamente avevo voglia di prenderlo a calci, era colpa sua se soffrivo così tanto.
 
"Justin Drew Bieber!" Urlai incazzata.
Sapeva bene che quando lo chiamavo con il nome completo significava :"Allarme rosso, sto per morire, meglio pronunciare le mie ultime preghiere."
Ma sapeva anche che non era colpa mia se gli sbalzi d'umore si facevano sentire spesso.
Negli ultimi mesi, poverino, gliene avevo fatto passare di tremende.
Fortunatamente mi capiva e cercava di tranquillizzarmi come meglio poteva, anche se ero più acida e stronza del solito.
 
Lo vidi entrare in cucina e guardarmi preoccupato.
Io avanzai a passo di marcia verso di lui e lo guardai malissimo, poi feci una smorfia di dolore.
La bambina aveva scalciato di nuovo, e la cosa non mi fece piacere.
 
"Che succede?" Chiese mentre poggiava la giacca sulla sedia.
 
"Succede che voglio ucciderti." Dissi irritata.
Justin sorrise e ridacchiò, guardandomi comprensivo.
 
"E perché mai?"
 
"Perché la signorina qui-" Risposi indicando il mio pancione con il dito "da calci, e fa parecchio male. Non mi fa dormire, ed è soltanto colpa tua! Se mi rimetterai di nuovo incinta sappi che sarà l'ultima volta che vedrai la luce del Sole."
 
Quando ebbi finito di parlare posò una mano destra sulla mia guancia e la sinistra sul pancione.
Al suo tocco non sentii più niente, la calma più totale.
Succedeva sempre, appena Justin toccava la pancia la bambina si calmava e smetteva di scalciare.
Scoppiai a piangere, mi sentivo uno schifo ogni volta che lo trattavo così.
Perché sapevo che non si meritava tutte quelle scenate, eppure i miei sbalzi d'umore e gli ormoni erano più forti di me.
 
"Scusa, non volevo trattarti così..." Singhiozzai con il viso poggiato sul suo petto."Sono una stupida, perdonami."
 
"Non preoccuparti" Mi rispose lui mentre mi accarezzava dolcemente i capelli."Però se proprio vuoi uccidermi, sii buona e aspetta almeno che nasca. Vorrei vedere mia figlia almeno una volta."
 
Risi,malgrado fossi ancora arrabbiata con me stessa, e lo guardai negli occhi.
Era incredibile quanto quel mare di caramello fuso avesse il potere di farmi dimenticare tutto, le preoccupazioni, le ansie e i problemi scomparivano quando vi affogavo dentro.
Lo baciai con più trasporto del solito, ma dovetti interrompere il bacio poiché mi era venuta voglia di pancakes.
 
"Ho voglia di pancakes, mi aiuti a prepararli?" Chiesi sorridendo un po' infantile.
Justin ridacchiò e, prendendomi per mano, cominciammo a prendere tutti gli ingredienti.
Mi sorprendeva sempre di più il fatto che nonostante lavorasse con mio zio, trovasse sempre del tempo per me e per gli amici.
Era una cosa fantastica che s'impegnasse tanto per la nostra famiglia.
Io, quando la pancia non era ancora così grande, avevo lavorato per un periodo nella pasticceria vicino a casa.
Adoravo cucinare i dolci, così mia zia aveva chiesto di assumermi alla proprietaria, una sua grande amica, e vi ero restata fino a un mese prima.
Peccato, amavo lavorare in quel posto.

Ogni giorno ero immersa in un mix di profumi che mi rilassava enormemente.
C'era l'odore del cioccolato fuso, dell'impasto per i cupcakes e le ciambelle, della vaniglia e della cannella.
Potevo sbizzarrirmi con la fantasia e decorare le torte e i cupcakes come più ritenevo giusto.
Era bellissimo, perché nessuno ti diceva cosa fare.
Ti assegnavano un compito e tu lo gestivi come volevi, niente suggerimenti ma nemmeno consigli.
 
Ora che non potevo più lavorare mi annoiavo un po' da sola, così ero costretta a inventarmi passatempi.
Avevo scoperto che ero abbastanza brava a disegnare e me la cavavo con la fotografia.
Purtroppo per me, le foto al pancione non riuscivo a farmele sempre, così Vic e Kim si divertivano a fare l'album della mia gravidanza.
Da quando avevo scoperto che ero incinta avevano scattato un sacco di foto e ogni mese confrontavano la pancia per vedere i progressi.
Segnavano quando si era ingrandita nel collage del confronto tra due foto e lo incollavano nell'album.
Era divertente vedere quanto sembravamo bambine, ma mi distraeva e amavo passare del tempo con le mie due migliori amiche.
 
Io e Justin, dopo la battaglia con la farina e il lancio delle uova, eravamo finalmente riusciti a cucinare i pancakes, così li mettemmo in forno aspettando che cuocessero.
Nel frattempo io mi sdraiai sul divano e, senza accorgermene, mi addormentai.
 
"Ali...Ali...svegliati amore..." 

Ignorai quella voce angelica, nonostante volessi disperatamente darle retta, e continuai il mio dormiveglia.

"Pancakes."

Al suono di quella parola spalancai gli occhi, ma li richiusi subito dopo per colpa della luce.
Cercai di abituarli sbattendo piano le palpebre, e finii per ritrovarmi il viso di Justin di fronte al mio.

"Ti sei addormentata sul divano, ma i pancakes sono pronti e ho pensato di svegliarti per mangiarli insieme a me."
Mi disse sorridendo.

Lo baciai in segno di ringraziamento e andai con lui in cucina.
Ci gustammo quella delizia facendoci le coccole, poi andammo in salotto e lo pregai di guardare con me il primo film della saga di Harry Potter.
Lui acconsentì di buon grado e preparò persino i popcorn.
 
Dopo Harry Potter e la Pietra Filosofale, lo costrinsi a guardare Breaking Dawn.
Era il mio film preferito, non potevo non vederlo.
Lui mi accontentò di malavoglia, Edward non gli stava molto simpatico,diceva che quando lo vedevo non avevo occhi che per lui. 
Gelosone!
L'ultimo film della saga non l'aveva ancora visto, e sinceramente avevo un po' paura di come avrebbe reagito vedendo la scena del parto.
Man mano che il film andava avanti pregavo mentalmente che non si sarebbe talmente traumatizzato da lasciarmi sola in sala parto quando sarebbe toccato a me.
Forse non era stata una grande idea decidere di guardare Breaking Dawn a due mesi dalla nascita di Roxanne. 
Mi resi conto solo in quel momento della mossa azzardata che avevo fatto e mi diedi della stupida da sola.
 
Alla fine del film, restai un po' zitta studiando il suo viso.
Era leggermente verdastro e sembrava che stesse per vomitare entro pochi minuti.
Gli sventolai una mano davanti al viso, sperando che non fosse caduto in coma vegetativo e io non me ne fossi accorta.
Si girò piano a guardarmi,poi buttò la testa all'indietro.
 
"Okay, ricordami di non guardare mai più questo film, ti prego. Se ci tieni alla mia salute psichica, ricordamelo."
 
"Quindi assisterai lo stesso al parto vero?" Chiesi ridendo, ma allo stesso tempo un po' preoccupata. 
Insomma, chi mi garantiva che non fosse spaventato a morte e stesse solo fingendo?
 
"Ovviamente, soltanto che ti porterò in ospedale due settimane prima, così sarò sicuro che non partorirai in casa e sarai al sicuro controllata dai medici."
 
Risi divertita e lo abbracciai.
Lui ricambiò, poi posò la testa sul mio pancione e attese.
Per un paio di minuti non si sentii niente, poi avvertii un certo dolorino.
La bimba si muoveva, e parecchio anche.
Chiesi a Justin di passarmi l'ipod e le cuffie e appena accesi la musica ci fu solo calma.
Ridacchiai molto più sollevata e pensai che sapevo benissimo da chi aveva preso.
 
"Sai.." Dissi a Justin." Sono convinta che sarà uguale a te."
 
"Intendi dire che sarà bellissima?"
 
"Intendo dire che mi farà passare le pene dell'inferno, idiota!" Esclamai dandogli un colpetto sul petto. Perché doveva essere così scemo nei momenti più seri?


Note dell'autrice:
MUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH SONO TORNATA LALALALALA
SI, LO SO. SONO IN UN RITARDO TREMENDO.
MAAA, VI ASSICURO CHE HO UNA GIUSTIFICAZIONE PIU' CHE VALIDA.
ALLORA, MIA MADRE HA DECISO DI LASCIARE VODAFONE E PASSARE A FASTWEB,
NON CHIEDETEMI PERCHE', QUINDI IN ATTESA CHE MI ARRIVASSE IL MODEM
SONO RIMASTA SENZA LINEA PER QUANTO?
CINQUE GIORNI.CINQUE GIORNI SENZA INTERNET
ECCO PERCHE' NON HO POTUTO AGGIORNARE.
MI DISPIACE UN SACCO cwc
IN OGNI CASO NE HO APPROFITTATO E HO SCRITTO IL NUOVO CAPITOLO *^*
SPERO TANTO CHE VI PIACCIA <3
CHIEDO UMILMENTE PERDONO, PLEAAASE *occhi da cucciolo*

BEH, A PRESTO.
Much love, swag baby


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Capitolo 27
*** Capitolo 26. ***


CAPITOLO 26.
 
Negli Stati Uniti il Baby Shower è la festa tradizionale con cui si accoglie la futura nascita di un bambino.
Durante questa festa i genitori ricevono regali dagli invitati che saranno utili per il bambino, come vestitini,
passeggini,
pannolini, etc.
Durante il baby shower, oltre all'apertura dei regali, vengono organizzati giochi tematici di vario tipo, come indovinare la nascita o il sesso del nascituro, indovinare la misura della circonferenza del pancione, giochi da tavola e di società. 
 
Il baby shower era esattamente ciò che mi aspettava il giorno dopo.
Kim e Victoire l'avevano organizzato a casa mia, invitando alcune mie colleghe della pasticcerie, le mie zie e i miei zii e ovviamente i genitori di Justin e le cugine.
Era una buona occazione per cominciare a raccogliere il materiale primario per la bambina, impossibile rimandare quel dato di fatto a solo un mese dalla nascita.
Infatti quella mattina io,Justin e le altre coppiette avevamo deciso di andare un po' in giro per i negozi.
Dovevo ancora prendermi le cose che mi sarebbero servite in ospedale, pannolini e tutine per la bambina.
Non potevo più rimandare ormai.
 
In quel momento mi trovavo nel negozio di intimo, per vedere se avevano vestaglie che avrei potuto indossare in ospedale.
Mi sentii chiamare da Kim mentre chiedevo alla commessa informazioni.
Forse aveva trovato qualcosa che faceva al caso mio.
Raggiunsi Kim, che come al suo solito era nel reparto che io chiamavo "perversione time", e la guardai spazientita.
 
"Kim la commessa ha trovato delle vestaglie che potrei usare in ospedale, che cazzo vuoi?"
 
"Perché non prendi anche questa? Potrebbe servirti dopo." Mi disse lei con sguardo malizioso.
Automaticamente guardai che aveva in mano e scossi la testa.
Mai e dico mai avrei indossato quella cosa, neanche sotto tortura.
Era un completino intimo in raso nero, molto, troppo mini per i miei gusti.
 
"Scordatelo Kim, non lo indosserò mai." Affermai incrociando le braccia al petto

Sfortunatamente un braccio mi circondò le spalle e una voce troppo famigliare mi giunse vicinissima.
Avrei preferito che il mio ragazzo andasse a giocare con gli amichetti a quel punto.
Pregai che non avesse sentito niente della conversazione ma,soprattutto, che non avesse fatto caso a ciò che teneva in mano la mia amica.
 
"Che cosa non indosserai mai?" 
 
Appunto. Perché tutto a me? Che avevo fatto di male a questo mondo crudele che decideva di punirmi con situazioni del genere? Insomma, la vittima qui ero io.
Avevo un padre stronzo, un cugino deficiente, un'amica perversa, il mio ragazzo mi aveva messo incinta, stavo per partorire e la sfiga mi perseguitava.
Mi avrebbero dovuto fare santa, non punire accidenti!
Santa Alexis, suonava bene nella mia testa.
Ma, c'era sempre questo cazzo di ma, a quanto pare non suonava bene a Madre Natura.
 
"Ehm niente..." Dissi vaga, cercando di trascinare Justin dalla commessa."Amore vieni? La signorina ha trovato delle vestaglie adatte a me..."
 
"E questo cos'è?" Chiese sorridendo mentre prendeva il completino dalle mani di Kim e lo sollevava per osservarlo meglio.

Oh no.
 
Poba Ali, poba. Non dovevi andare da Kim, dovevi restare a cercare quelle maledettissime vestaglie da vecchia, non dare retta a lei. Pensai, e già che c'ero m'insultai mentalmente.
 
"So cosa stai pensando Justin-" Dissi puntandogli un dito contro. "quindi,dimenticalo."
 
"Ma daaaai amore, perché non lo prendi?" Mi chiese facendo gli occhi da cucciolo.
Eh no bello, gli occhi da cucciolo con me non funzionano.

Sono io che li faccio, e sono sempre io quella che vinco.
 
"Non mi vedrai mai con quel coso addosso." Proclamai prendendolo per mano, poi andai dalla commessa di prima e mi pagai le vestaglie.
Raggiungemmo gli altri in strada e ci avviammo al negozio di vestiti per neonati.
 
"Sai che forse fai bene?" 
 
Mi fermai di botto in mezzo alla strada, sorpresa dalla sua risposta.
Justin che non approffitava della situazione per fare il pervertito? Impossibile.
Non ci avrei creduto neanche se fosse entrato Edward Cullen dalla mia finestra cercando di convincermi.
Guardai il suo viso pensieroso trasformarsi in malizioso e capii che di li a poco ne avrebbe sparata una delle sue.
 
"Infatti ti preferisco senza niente."

Appunto. Mi avrebbero eletto 'veggente dell'anno' prima o poi.
Gli diedi una spinta e lo feci scontrare con Ryan, che a sua volta spinse Vic che andò a finire su Kim e quest'ultima cadde su Chaz.
Alla fine erano tutti spalmati sul marciapiede, tranne me e il mio pancione che ce la stavamo ridendo alla grande.
Ridevo così tanto che la bambina aveva cominciato a scalciare, sicuramente l'avevo svegliata poverina.
Mi tenni, letteralmente, la pancia mentre stringevo le labbra per il dolore.
Cavolo se era forte! Provai a fare dei respiri profondi, cercando di calmarmi e di calmare di conseguenza anchela bambina.

Justin e il resto del gruppo mi si avvicinarono preoccupati.
Feci segno di stare bene solo quando non avvertii più dolore.
 
"Tutto apposto, si è calmata." Dissi sorridendo un po' forzata.
 
"Sicura?" Mi chiese Justin accarezzandomi il pancione. 
Al suo tocco non sentii più niente, la bambina si era calmata. Come sempre quando avvertiva la mano di Justin.
Sorrisi pensando che sarebbe stato un  papà perfetto, la nostra bimba già lo amava.

Note dell'autrice:

Tatatataaaaaaaaaaaaaaaa ecco il nuovo capitolo *^*
Avrei dovuto postare ieri, ma sono stata tutto il giorno fuori di casa,
quindi non ho potuto fare niente cc
Anyway spero tanto che questo capitolo vi piaccia, 
e sono curiosa di leggere che ne pensate del baby shower 

Mi era sembrata carina come idea, vediamo cosa ne pensate voi!
Beh, a presto, vi amo 
swag baby_



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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


CAPITOLO 27.
 
"Amore sai dove ho messo il mio libro di storia? Devo ripassare assolutamente!" 
Sentii gridare dal piano di sopra.

Cercai di ricordare dove l'avevo visto l'ultima volta in modo da poterglielo dire.
Se non mi sbagliavo l'altro giorno l'avevo visto sul mio comodino, quando spinta dalla curiosità e dalla mia nostalgia della scuola gli avevo dato un'occhiata.
 
"Credo che sia sopra il mio comodino!" Risposi seduta sul divano a guardare la tv.
 
Justin, che aveva ripreso la scuola tramite i corsi serali, domani aveva gli esami e si sarebbe diplomato. Si era impegnato tanto per raggiungere il diploma nonostante la gravidanza, ed ero fiera di lui per questo.
Ryan,Chaz,Vic e Kim invece frequentavano il liceo normale e, per diplomarsi, avrebbero dovuto aspettare a giugno.
Eravamo ormai a Marzo, il 23 per l'esattezza, e io ero arrivata al limite.

Ero quasi entrata nel nono mese, quindi il grande giorno era vicino.
La mia ginecologa aveva previsto la data del parto verso la fine di Marzo, così mi ero già preparata il borsone e tutto il resto in caso fosse nata prima.
Le possibilità che la bimba avesse fretta e nascesse prima non mi sorprendeva più di tanto, conoscendo i calci che mi dava dalla mattina alla sera.
Comunque la dottoressa Wight mi aveva assicurato che non sarebbe successo secondi i suoi calcoli, quindi ero un po' più tranquilla.
Non avevo sinceramente idea di come avrei affrontato il giorno del parto, le emozioni che avrei provato e soprattutto il dolore.
 
"Amore ho finito di ripassare, vado." 

Abbracciai Justin con forza, per quanto il pancione mi permettesse di farlo, e lo baciai sulle labbra augurandogli buona fortuna.
Ci teneva tanto a diplomarsi ed era la sua grande occasione, ero sicura che ce l'avrebbe fatta.
 
Tick Tock.Tick Tock.
 
Erano passate già tre ore, ma le lancette dell'orologio appeso di fronte a me scorrevano lente, quasi volessero farlo apposta per infastidirmi.
Justin non mi aveva mandato nessuna novità, neanche un messaggino per dirmi che stava andando tutto bene, di non preoccuparmi.
Pensai che molto probabilmente stavano ancora facendo gli scritti e poi sarebbero passati agli orali, quindi andai in cucina e mi preparai qualcosa per pranzo.
Non avevo molta voglia di cucinare a causa dell'ansia, ma la fame mi costrinse a prendere un pacco di pasta e cucinarmi un paio di spaghetti al sugo.
 
Tanto per passare il tempo chiamai Vic al cellulare, sperando fosse già uscita da scuola.
Almeno lei, con la sua parlantina sempre pronta, mi avrebbe distratto un po'.
Dopo tre squilli, sentii la sua voce squillante dall'altro capo del telefono.
 
"Ciao Ali come stai? La bambina scalcia, quando è previsto il grande giorno?"
 
Prima o poi le avrei tolto il vizio di farmi 3456789765432 domande contemporaneamente...forse prima poi che prima.
 
"Ciao Vic, felice delle tue quattrocentro domande tutte insieme.Comunque si, la bimba scalcia parecchio, ma il grande giorno è previsto a fine Marzo." Risposi ridacchiando e accarezzandomi il pancione.
 
"Oh che bello, nascerà nello stesso mese del padre, non è una coincidenza magnifica? Che combini?"
 
Mi sedetti sul divano prendendo l'ipod, poi misi le cuffie sulla pancia. 
Almeno Roxanne mi avrebbe dato un po' di tregua.
 
"Ho appena finito di mangiare un piatto di spaghetti al sugo, adesso sono sdraiata sul divano. Ho un'ansia tremenda per Justin, chissà come stanno andando gli esami."
 
"Stai tranquilla, andrà benissimo. L'ultima volta che l'abbiamo interrogato in geografia sapeva più del libro, quindi fidati di me."
 
"Già, forse hai ragione tu Vic, ora vado a disegnare. Ci sentiamo, ti voglio bene."
 
"Anche io Ali, dai un bacio al pancione. Domani interrogazione di scienze, corro a studiare vah, ciao!"
 
Chiusi la telefonata sorridendo,poi presi il mio blocco da disegno e cominciai il mio lavoro.
 
Tre ore dopo.
 
Sentii la porta aprirsi e dei passi veloci raggiungermi in salotto.
Mi alzai di scatto vedendo Justin avanzare verso di me e lo guardai in attesa.
Lui all'iniziò fece una faccia dispiaciuta, che mi fece crollare il mondo a terra.
 
"Amore mi dispiace, non ce l'ho fatta....A NON SUPERARE GLI ESAMI! SONO DIPLOMATO!"
 
Per un momento pensai davvero che stesse scherzando poi mi baciò e urlò dalla gioia così mi aggiunsi anche io.
Ci sedemmo nel divano e mi feci raccontare per filo e per segno come erano andati, cosa avevano detto i professori e come si era sentito.
Mi disse che in media aveva preso il massimo dei voti e i professori gli avevano fatto anche i complimenti.
Ero così fiera di lui! Aveva faticato tanto, se lo meritava.

Mi addormentai sul divano cullata dal suono della sua voce, sperando di sentirla anche durante il sonno.

Note dell'autrice:

Buon salveeeeee a tutte uu
Allur, il gran giorno è vicino ee
E io, sinceramente, non vedo l'ora che nasca la piccola! 
Sono ansiosa come se dovesse succedere veramente, forse perché questa storia la sento MIA
dalla prima riga all'ultimo punto.
Di certo non finirà con l'arrivo di Roxanne, anzi.
Ci saranno molte sorprese dietro l'angolo ewe
Anyway incrocio le dita e spero che vi piaccia anche questo capitolo uu
Tao tao, swag baby_


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Capitolo 29
*** Capitolo 28. ***


 
CAPITOLO 28.
 
Mi svegliai molto agitata, con un filo di sudore sulla fronte e con dei forti dolori alla pancia.
Mi misi seduta poggiando la schiena alla tastiera del letto, posai ntrambe le mani sul pancione e strinsi i denti per il dolore.
Provai a respirare regolarmente con la tecnica che la dottoressa mi aveva insegnato in caso di contrazioni prima della data prevista.
Era il 26 marzo, e quella non era decisamente la data prevista.
 
Dopo un'ora i dolori erano sempre più forti, tanto che mi sedetti sul pavimento tenendomi la pancia.

"Amore di mamma, se fai così non mi aiuti." Sussurrai quando sentii la bambina scalciare più forte. Non era possibile che fosse già arrivato il momento, provai a convincermi.

Ma dopo un'altra mezz'ora di dolori allucinanti mi alzai dal pavimento e scossi piano Justin cercando di svegliarlo.

"Sappi che non mi alzo per comprarti i muffin alla fragola..." Mugugnò insonnolito.
 
"MA CHE ME FREGA DEI MUFFIN ALLA FRAGOLA? STO PER PARTORIRE CAZZO, ALZATI!" Gridai dandogli uno strattone per poi prendere il mio borsone e i documenti.
Lui si alzò di scatto dal letto e prese a fare avanti e indietro per la camera con le mani nei capelli.

"Merda, e adesso che facciamo?" 
 
Lo guardai scioccata dopo avergli passato i vestiti per cambiarsi.
"MI PRENDI PER IL CULO? PRENDI LE CHIAVI DELLA MACCHINA E PORTAMI IN OSPEDALE IDIOTA!" 
 
"Giusto..." Balbettò lui infilandosi i vestiti, tra cui la camicia alla rovescia e le scarpe in fretta e furia.
Prese le chiavi della macchina e insieme a me scese le scale il più velocemente possibile.
Guardai la casa prima che Justin chiudesse la porta e mi sentii improvvisamente terrorizzata.

Sto andando a partorire...oh porcospino- Pensai con le mani sulla faccia.
 
Durante il viaggio le contrazioni erano sempre della stessà intensità e ciò non aiutava.
Justin chiamò al cellulare i suoi genitori e i miei zii, mentre io avvertii Victoire e Kim.
Poco prima di arrivare in ospedale sentii qualcosa di caldo e appiccicoso che mi colava sulle gambe. Mi guardai impaurita e mi scoprii tutta bagnata.
 
"MI SI SONO ROTTE LE ACQUE, CAVOLO ACCELLERA!" Urlai in preda al panico.
 
Entrai in ospedale con Justin che mi sosteneva pe la vita e urlava a squarciagola aiuto.
 
"LA MIA RAGAZZA STA PARTORENDO, UN DOTTORE PRESTO! AIUTOOO!"
 
Avrei voluto pregarlo di risparmiarmi una figura di merda almeno il giorno della nascita di nostra figlia e avvertire con calma l'infermiera del bancone 'ASSISTENZA' davanti a noi, ma forti contrazioni m'impedirono di parlare. 
Riuscii solo a farmi scendere una lacrima mentre guardavo implorante il mio ragazzo.
Mi accarezzò la guancia con sguardo preoccupato e con un fazzoletto mi asciugò un po' di sudore dalla fronte.
 
All'improvviso mi sentii prendere per un braccio da un'infermiera, molto delicata aggiungerei, e sedere su una sedia a rotelle.
Mi trasportarono per due piani su quel rottame, poi mi ritrovai sdraiata su un lettino in sala operatoria.
Intorno a me, una decina di dottori si mettevano la mascherina e si preparavano.
Mi aprirono le gambe per posizionarmi all'uscita della bambina e mi chiesero di spingere.
Stringevo con forza la mano di Justin, anche lui in camice e maschera, che mi accarezzava i capelli e mi sussurrava che sarebbe andato tutto bene.
 
Spingevo e urlavo dal dolore, con i capelli appiccicati alla fronte.
"Forza signorina spinga più forte! Non spinge abbastanza!" Mi disse il dottore un po' infastidito.
Ma che ne sapeva lui del dolore che stavo provando in quel momento? Ma che faccia tosta!
 
"MI DICA ANCORA CHE NON STO SPINGENDO ABBASTANZA E LE DO UN CALCIO NELLE PALLE CAPITO?" Urlai incazzata.

Il dottore alzò gli occhi al cielo, come per fare finta di non aver sentito niente.
Se in quel momento non fossi stata impegnata a partorire, probabilmente gli avrei già cambiato i connotati.
Cercai di spingere più forte, ma il dolore aumentava e mi ritrovai il viso bagnato dalle lacrime.
 
"Justin.." Lo chiamai faticando un poco a parlare mentre piangevo. "ti prego non lasciarmi!"
Lui mi sorrise e cominciò a cantare, non avevo idea che fosse così bravo.
Quando avrebbe smesso di sorprendermi?
 
 
Oh no, oh no, oh
They say that hate has been sent
So let loose the talk of love 
Before they outlaw the kiss
Baby give me one last hug 
There’s a dream that I’ve been chasing
Want so badly for it to be reality
And when you hold my hand then I understand
That it’s meant to be
‘Cause baby when you’re with me
It’s like an angel came by (oh) And took me to heaven
‘Cause when I stare in your eyes
It couldn’t be better
Let the music blast We gon’ do our dance
Bring the doubters on They don’t matter at all
‘Cause this life’s too long And this love’s too strong
So baby, know for sure That I’ll never let you go
I got my favorite girl
 
Mentre lo ascoltavo cantarmi quella canzone meravigliosa e continuvano a spingere, non riuscivo più a capire se le lacrime erano di dolore o di gioia. Pensai che probabilmente in quel momento non mi stavo neanche accorgendo del dolore, talmente ero impressionata e affascinata dalla sua voce.
Se mi avessero detto un anno fa che Justin era così speciale, con ogni probabilità avrei riso.
E ogni giorno che passavo accanto a lui mi soprendevo del fatto che da un odio com'era il mio potesse essere nato un amore così grande.
 
Not feeling no pain, no fear Don’t have a care in the world
Why would I when you are here? There’s a moment I’ve been chasing
And I finally caught it out on this floor (this floor, this floor)
Baby, there’s no hestitation
No reservation
By taking a chance and more
Oh no, because
It’s like an angel came by And took me to heaven
‘Cause when I stare in your eyes
It couldn’t be better Let the music blast
We gon’ do our dance Bring the doubters on
They don’t matter at all
‘Cause this life’s too long And this love’s too strong
So baby, know for sure That I’ll never let you go
It’s like an angel came by
And took me to heaven
 
Strinsi più forte la sua mano e, con parecchia fatica, feci un piccolo sorriso.
 
‘Cause when I stare in your eyes
It couldn’t be better
Take my hand (take my hand)
Let’s just dance (let’s just dance)
Watch my feet (watch my feet)
Follow me (follow me)
Don’t be scared (don’t be scared)
Girl, I’m here (girl I’m here)
If you didn’t know, (if you didn’t know) this is love
Let the music blast We gon’ do our dance
Bring the doubters on They don’t matter at all
(Oh baby)
‘Cause this life’s too long And this love’s too strong
So baby, know for sure That I’ll never let you go
So don’t fear
Don’t you worry ’bout a thing
I am here, right here
(I’ll never let you go)
Don’t shed a tear
Whenever you need me I’ll be here
I’ll never let you go
Oh no, oh no, oh
I’ll never let you go
Oh no, oh no, oh
 
Terminò la canzone sussurrando nel mio orecchio "I’ll never let you go" e baciandomi la guancia. Dio, quanto l'amavo.
Era un amore che avrebbe potuto benissimo uccidermi prima o poi.

"L'hai...l'hai scritta tu?" Chiesi facendo dei respiri profondi.

Lui annuì sorridendo dolcemente mentre riprendeva ad accarezzarmi i capelli.

"Tre giorni fa, mentre dormivi sul divano. Ho tirato fuori la mia vecchia chitarra e ho cominciato a strimpellare. Più ti guardavo più mi sentivo ispirato. Così ho cominciato a scrivere ed ecco com'è nata la canzone."
 
Cercai di allungarmi per baciarlo, ma un dolore allucinante mi mozzò il respiro.
Urlai per la fatica di spingere, poi sentii solo la sensazione di venire svuotata dall'interno e mi accasciai sul lettino, sfinita.
Chiusi gli occhi, ma mi costrinsi a riaprirli quando un pianto di neonato invase la sala parto.
Voltai lo sguardo verso Justin e vidi che teneva un fagottino rosa in braccio, all'interno del quale qualcuno di molto piccolo emetteva versetti strani.
I suoi occhi erano illuminati di una luce che interpretai come venerazione, e capii che quella che teneva tra le sue braccia era nostra figlia.

Solo quando me la ritrovai così vicino da poterla toccare realizzai che era veramente mia figlia. Tenerla in braccio, seppur con l'aiuto di Justin visto che ero ancora troppo debole, me la fece vedere più reale.
Era proprio bella, bella davvero.
Aveva gli occhi scuri ma sapevo e speravo che nel giro di qualche giorno di sarebbero schiariti e diventando caramello come quelli del papà, e dalla testolina spuntava qualche peluria bionda; però aveva il mio sorriso e il mio naso e mi sentii sempre più sorpresa mentre studiavo ogni particolare del suo dolce visino.

"Sei...sei bellissima." Sussurrai accarezzandole una guancia.

"Ed è tutta nostra." Mi disse Justin baciandomi le labbra.
 
Mi rivolsi al dottore facendo un piccolo sorriso, di certo non ero stata tanto gentile con lui.
"Mi scusi dottore, non volevo essere così scontrosa." Mi scusai.
 
"Si figuri, me ne sono capitate di peggiori." Ridacchiò lui.
 
Io e Justin guardammo insieme quella meravigliosa creatura che giaceva tranquilla nelle mie braccia, ora con gli occhi chiusi e un'espressione di completa beatitudine sul viso.

 Ecco la piccola Roxanne, notato il ciuccio viola? ewe


Note dell'autrice:

Tralalalalalala sono tornata *^*
Alluuuuuuura che ne dite del gran giorno?
E' come ve lo aspettavate? Vi ha fatto schifo?
Ditemi tutto, sono curiosa uu
Anyway incrocio le dita e spero che vi piaccia, è sicuramente uno dei miei capitoli preferiti 
Much love, swag baby
_


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Capitolo 30
*** Capitolo 30. ***


 
CAPITOLO 30.
 
"Justin continua a cantare dai, così ti riprendo!" Gli dissi mentre lui giocava seduto sul pavimnto con Roxanne, immersa in una marea di cuscini e peluches.

"Dai Ali, non registrarmi." Sbuffò sorridendo a nostra figlia.

Ormai aveva quasi dieci mesi ed era sempre più dolce e bella, ma più di "dadapuuu" non diceva.
In compenso era molto perspicace e intelligente, capiva subito le emozioni  delle persone intorno a lei.
Justin cominciò a canticchiare una melodia che nemmeno io conoscevo e Roxy prese ad osservarlo incantata, con quegli occhi così simili a quelli del papà, poi battè le mani ridacchiando tutta contenta.
Il mio ragazzo la prese in braccio e continuò a cantare.
Ha scritto una nuova canzone!- Pensai affascinata mentre lo riprendevo.
 
"You're my special little lady, the one that makes me crazy. Of all the girls I've ever known it's you, its you my favorite, my favorite, my favorite, my favorite girl, my favorite girl..."
 
Mi scese una lacrime vedendolo cantare quelle parole, non potevo desiderare un padre migliore per mia figlia.
Ripresi la scena fino alla fine, non mi sarei mai dimenticata di quel momento.
Era uno di quelli che ti rimanevano ben impressi nella mente, ma che bisognavano essere immortalati per essere sicura di averli veramente vissuti.
Justin sarebbe stato perfetto come cantante, mi dissi.
Forse prima o poi sarei riuscita a convincerlo a fare qualche provino o a postare i video in cui cantava sul web.
Aveva un talento incredibile, perché sprecarlo?
Finito di registrare andai da lui e presi la bimba con me, era l'ora della pappa per lei.
 
Dopo averle dato da mangiare salimmo in camera e l'addormentai, in modo da poter andare a lavoro tranquilla.
Justin,che aveva la giornata libera, sarebbe rimasto con lei.
Probabilmente avrebbe chiamato anche Ryan e Chaz per fargli compagnia e aiutarlo.
Una volta aperto l'armadio mi liberai dei jeans e della maglietta, ma prima che potessi infilarmi la divisa da lavoro qualcun me la strappò di mano e la lanciò in un angolo della stanza, poi mi prese per i fianchi.
 
"Justin non ho tempo di giocare..." Dissi debolmente, mentre lui mi baciava piano il collo.
 
"Nemmeno per giocare con me?"

Velocemente mi giò, in modo che mi trovassi di fronte a lui e mi baciò con trasporto.
Risposi al bacio con molto più entusiasmo del dovuto, considerando che avevo soltanto tre quarti d'ora per prepararmi e andare a lavoro.
Facendo attenzione a non fare rumore, mi prese in braccio e mi trasportò fino alla camera degli ospiti.
Non feci in tempo neanche a realizzare di essere sdraiata sul letto matrimoniale, che lui fu sopra di me.
Continuava a baciarmi ogni centimetro di pelle che riuscivaa a raggiungere da quella posizione, e io non mi opposi.
Anzi,, una volta che i miei fottuti ormoni da adolescente ebbero deciso di tornare dalla loro vacanza alle Hawaii, gli sfilai la camicia e pian piano anche i pantaloni.
 
Poi, ricordandomi della bambina nella stanza accanto e del mio turno in pasticceria, cercai di tornare in me e respingerlo con delicatezza.

"Ti prego, così non mi aiuti.." Dissi mentre lui mi torturava il lobo dell'orecchio con i denti.

"Chi ha mai detto di volerlo fare? Ti desidero Ali, finora mi sono trattenuto solo perché la bambina non ci da un attimo di tregua."

A quelle parole mi sciolsi e assecondai le sue intenzioni, mandando a fanculo la parte razionale di me.
Potevo ancora permettermi di vivere la mia storia d'amore come tutte le ragazze della mia età no? Roxy dormiva e in un modo o nell'altro avrei trovato il tempo di prepararmi per il mio turno di lavoro.
Quella volta, grazie al cielo, ci ricordammo di usare le precauzioni.
Nostra figlia non era di certo un errore, e non mi sarei mai pentita della decisione che avevo preso nove mesi fa di tenerla.
Ma avevamo pur sempre diciotto anni,un lavoro e già una bimba da accudire.
Un altro bebè non faceva proprio al caso nostro.
 
"Devo prepararmi..." Dissi cercando di alzarmi dal letto. 
Le braccia forti di Justin,però, m'impedirono di muovermi e lo sentii mugugnare al mio orecchio.
"Uffi, dai non andare..."

"Resterei, molto, molto volentieri, ma ho ancora cento cupcakes da decorare per la festa di compleanno della nipote della proprietaria."

"Okay...però dammi un altro bacio!" Disse malizioso.

Sbuffai, ma mio malgrado ridacchio e avvicinai il mio viso al suo per dargli un fugace bacio a stampo.
Fu il suo turno di sbuffare, roteando pure gli occhi spazientito.
"Intendevo un bacio vero, non uno dei quelli che si danno i bambini all'asilo."

"Strano perché in questo momento sembri proprio un bambino dell'asilo in cerca di attenzioni." Risposi ghignando.

Si fece più vicino e, quando fu a pochi millimetri dalle mie labbra, ricomparve il sorrisetto strafottente che l'aveva sempre contraddistinto.

"Non è colpa mia se la maestra è troppo sexy, sai: bambino si, ma scemo no."

Lo spinsi via ridendo,poi alzai gli occhi al cielo e mi alzai dal letto.

"Vado a vestirmi vah, prima di venire accusata di aver sedotto un povero, piccolo, innocente bambino."

Tornai nella nostra camera da letto e, facendo meno rumore possibile per non svegliare Roxanne, andai in bagno a prepararmi.
 
Quando scesi in salotto,vestita e profumata, vidi Justin sul divano.
Intorno a lui fogli con spartiti e versi di canzoni, accanto c'era la sua vecchia chitarra.
Lo salutai con un bacio,presi le chiavi e aprii la porta.
Prima di chiuderla alle mie spalle, però, tornai indietro.
"Amore, pensavo che sarebbe una cosa bella pubblicare un video in cui canti su youtube. Così tutti potrebbero sentire quanto sei bravo!" Dissi mordendomi il labbro, in attesa di una sua risposta che speravo sarebbe stata positiva.

"Lo farò soltanto quanto tu,si proprio tu mia cara, ti deciderai a mandare la bozza del tuo libro ad una casa editrice."
Lo guardai con gli occhi fuori dalle orbite. Come faceva a sapere del mio libro?
Non ne avevo parlando con nessuno, escludendo Vic e Kim.
Anticipò la mia domanda sorridendo soddisfatto.
"Vic non sa tenere un segreto tanto a lungo, meno che mai se sta parlando con il suo Ryan."
Bene, ora leggeva pure nel pensiero.
Ma dov'ero finita, in Twilight o in un universo parallelo dove tutti erano contro di me?
Lo guardai male e incazzata nera persino con Victoire, andai a lavoro con il fumo che mi usciva dalle orecchie.
Non avrei mandato quella stupidissima bozza a nessuna casa editrice. 
Dopo la morte di mia madre avevo accartocciato per sempre il mio sogno di scrivere un libro.
Non mi sembrava giusto realizzare il sogno di entrambe senza di lei, lo sentivo quasi come un tradimento nei suoi confronti.
E poi sicuramente non sarebbe piaciuto, non ero di certo una professionista io.
Sforzandomi di non pensare al libro, impiegai tutte le mie energie nel decorare i cupcakes.

Era il mio primo compito verametne importante, non volevo deludere né la proprietaria né la nipotina.
Savannah doveva compiere sei anni ed era una bambina deliziosa. Ogni volta che veniva in pasticceria era capace di restare ore ore a guardarci cucinare dolci, forse da grande avrebbe seguito le orme della zia.
In ogni caso era dolcissima e io volevo che i suoi cupcakes fossero perfetti.
Così svuotai la mente e m'impegnai al massimo.


Note dell'autrice:
Lalalalaaaaaaaaaaaaa ciao Beliebers *^*
Che ne dite di questo nuovo capitolo? 
A me piace molto perché ho cercato di risaltare il rapporto padre-figlia 
tra Justin e Roxanne, e il talento per il canto del nostro Biebah u.u

Ma, io sono l'autrice e non la lettrice, per cui devo sperare soltanto che piaccia a voi.
A presto e un bacio, la vostra swag baby_


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Capitolo 31
*** Capitolo 29 ***


CAPITOLO 29.
 
Ero sdraiata sul lettino della mia camera, accanto a me c'era la culla della bambina.
Roxanne dormiva tranquilla, ignara di tutto il trambusto che c'era al di fuori della porta.
Sicura che entro pochi minuti sarebbero entrati i miei parenti, quelli di Justin e i nostri amici, mi sedetti cercando di sistemarmi almeno i capelli.
 
Come previsto, poco dopo, il viso sorridente di Justin fece capolino dalla porta, a seguirlo  gli sguardi del resto della comitiva.
Il mio ragazzo mi raggiunse e mi baciò la fronte, poi prese in braccio la bambina,che si era svegliata in quel momento, lasciandomi agli abbracci dei miei zii.
L'espressione di entrambi era piena di commozione, mentre guardavano prima me,poi Justin con nostra figlia.

"Non sai quanto ti vogliamo bene." Mi disse zia abbracciandomi piano.

Gli sorrisi riconoscente e ringraziai mio zio per lo splendido mazzolino di fiori che mi aveva portato. 
Dopo di loro Pattie mi baciò il naso, con il viso rigato dalle lacrime. 
Prima che potesse allontanarsi per andare dal figlio, l'attirai piano a me e l'abbracciai.
Ero tanto affezionata a quella donna, che per prima mi aveva sostenuto.
Ricambiò l'abbraccio con delicatezza,poi andò da Justin.
 
Subito venni travolta da Victoire e Kim e dalle loro urla isteriche.

"Cavolo Ali, la bambina è uguale a Justin! Però ha il tuo nasino alla francese, è bellissima. Oh mamma mia, sono diventata zia. Non ci posso credere, questi mesi sono passati così in fretta!" 

Nel frattempo che Victoire blaterava eccitata più di me, Kim mi abbracciò stretta e mi fece i complimenti per Roxanne.
Chaz e Ryan, dopo avermi fatto gli auguri, si misero a parlare con Justin che mi aveva dato la bambina.
Vedere quella che io consideravo la mia famiglia riunita intorno a me per sostenermi, era una visione meravigliosa.
Mi scappò una lacrima vedendo anche Jeremy e Pattie che si abbracciavano commossi.
Non avrei mai pensato di trovare delle persone così stupende, non avrei mai creduto che potessero far parte della mia vita.
Eppure, dopo tutto questo, probabilmente non mi avrebbe più sopreso niente.
Le emozioni che avevo provato nell'arco di un anno, da quando mi ero trasferita a Stratford, fino a oggi erano incredibili.
E chissà cosa mi avrebbe riservato ancora il destino.
Guardando mia figlia però, impegnata com'era a tirarmi una ciocca di capelli, non continuai a pensarci.
Avevo una famiglia stupenda,un ragazzo che mi amava e una bambina meravigliosa.
Mi bastava, mi bastava per sempre.
 
**
 
Il pianto di Roxanne ci svegliò nel bel mezzo della notte, costringendomi ad alzarmi e prenderla in braccio per farla smettere.
Presi a cullarla,mentre Justin cantava la canzone che aveva scritto lui stesso, e lei si addormentò di nuovo.
Era sempre così, da tre mesi a questa parte.
La notte si svegliava piangendo, io la cullavo, Justin cantava  e lei richiudeva gli occhi come se niente fosse. Sembrava quasi che le piacessero quei momenti.
Anche a noi piacevano, solo che avremmo preferito che accadessero durante il giorno.
Tornai nel letto, accoccolandomi sul petto del mio ragazzo, e sospirai.

"Che c'è?" Mi chiese lui, mentre mi accarezzava i capelli.
 
"Mi canti di nuovo la canzone? Così mi addormento anche io..." Sorridendo lo baciai sulle labbra, poi chiusi gli occhi e come una bambina mi lasciai rilassare dalla sua voce.
Forse se smetteva di mordermi il collo, magari sarei riuscita anche a dormire.
 
"Se fai così mi svegli però..." Mugugnai lasciando che un brivido mi attraversasse il corpo e che il mio cuore prendesse  a battere più velocemente del solito.

Forse Justin lo sentì, perché cominciò a ridacchiare.
Era consapevole dell'effetto che mi faceva, ma lo ero anche io e sapevo sfruttare i suoi punti deboli.
Gli morsi piano le labbra, tracciandone il contorno con la lingua, e infilai una mano tra i suoi capelli,scompigliandoglieli.

"La smetti per favore? Mi stai facendo impazzire.." Sussurrò al mio orecchio.

Ghignai soddisfatta,poi mi girai dall'altro lato in modo che la mia schiena poggiasse sul suo petto.

"Lo so, ma anche tu stai facendo impazzire me.Quindi canta, e lasciami dormire." 

Ricominciò a cantare piano la canzone e,come avevo previsto, le giro di pochi minuti mi addormentai.
Anche nel sonno, continuai a percepire il calore del corpo di Justin contro il mio, il suo respiro sulla mia pelle e le sue mani che mi stringevano a sè.
 
Quella sensazione meravigliosa di protezione e calore non mi abbandonò neanche la mattina dopo, quando mi svegliai per preparare la colazione.
La bambina era già sveglia, ma stava in silenzio nella culla osservando affascinata lo scaccia incubi che le aveva regalato Victoire.
La presi in braccio, facendo attenzione a come la prendevo, e scesi giù in cucina.
Dopo aver allattato Roxanne la misi nella carrozzina e preparai il caffè.

Mi sentii prendere per i fianchi da Justin - avrei riconosciuto quella stretta tra mille- poi mi ritrovai schiacciata tra il bancone e il suo corpo.

"Buon compleanno amore mio..." Mi sussurrò prima di baciarmi con trasporto.

Buon compleanno? Era già il 23 Giugno? 
Incredibile quanto in fretta passasse il tempo.
Ero passata da essere una diciasettenne incinta a una madre diciotenne? Wow.
Ricambiai il bacio stringendolo maggiormente a me, poi lo ringraziai abbracciandolo dolcemente.
Facemmo colazione sdraiati sul divano a farci le coccole, approfittando del fatto che Roxanne dormisse beata nella carrozzina.
Non avrei potuto chiedere di meglio in quel momento.

Note dell'autrice:

Taaaao splendori asdfghj *^*
Shi, lo so avrei dovuto postare ieri, ma tra le ripetizioni di matematica e le commissioni
non ho fatto in tempo a fare niente.
Anyway spero che questo capitolo non vi deluda, a me non mi convince :/
Ho così tante idee in testa che certe volte non riesco a gestirle.
Much love, swag baby_


@xswaglondon.

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Capitolo 32
*** Capitolo 31. ***


CAPITOLO 31.
 
Drew è il tipico ragazzo ribelle fino al midollo, che non segue le regole di nessuno,invidiato da tutti e desiderato da tutte. E ogni ragazza che per una notte si ritrova nel suo letto, sa perfettamente che la mattina seguente tornerà tutto come prima.
Niente promesse, solo una botta e via. 
Ma c'è una ragazza, una sola, che lui non oserà mai ferire. 
E' la sua migliore amica,la sua protetta. La persona che lo completa e lo toglie sempre fuori dai guai. Ariel è il suo esatto contrario: lei il bianco,lui il nero; lei il giorno, lui la notte.
E se lui era l'icona della malizia, lei rappresentava invece l'innocenza.
Ariel verrà lasciata dal suo ragazzo, Drew l'aiuterà a farlo ingelosire.
In un sfida cominciata per gioco, tra gelosie,dolori e incomprensioni lei lo insegnerà ad amare e lui a lasciarsi andare, ad abbandonare quella maschera immacolata che lei si ostina a portare. Perché l'amore è più forte della costante esigenza che abbiamo di essere perfetti.
L'amore è imperfetto, non ci sarà mai qualcosa che andrà bene per sempre.
 
Quella trama sarebbe rimasta sempre lì, così come le 400 pagine di storia che avevo scritto.
Chiusi il pc, chiudendo per sempre anche l'argomento "libro di Alexis". 
Non avrei mai fatto pubblicare quel libro, era mio e di mia madre.
Non ero assolutamente pronta a condividerlo con il mondo, non ce la facevo.
In compenso, quel giorno avrei convinto Justin a postare i suoi video. 
Volente o nolente l'avrebbe fatto, altrimenti ci avrei pensato io.
Lui avrebbe realizzato il suo sogno, non avrei permesso a nessuno, nemmeno a lui stesso, di gettarlo nel cestino come una pallina di carta.
Aveva la possibilità di far vedere al mondo chi era, e lo avrebbe fatto.

Dovevamo incontrarci a casa di Victoire, avevo organizzato una piccola riunione per discutere della questione.
Cercando di non svegliarla, sollevai Roxy dalla culla e la misi nel passeggino, poi uscii di casa e mi avviai verso quella della mia migliore amica.
Se Justin non fosse stato ancora a lavoro, in macchina ci avrei messo molto di meno.
Ma era piacevole passeggiare con mia figlia che dormiva beata, e la musica nelle orecchie.
 
Dopo un buon quarto d'ora di camminata, arrivai a casa di Victoire.
Mio cugino mi aprì la porta sorridendo e,facendo attenzione alla bambina, sollevò il passeggino in modo che potessi farla entrare in casa.
In salotto c'erano Vic e Kim che guardavano vecchie fotografie,Chaz e Ryan che giocavano ai videogames e infine io, che mi sedetti accanto alle ragazze.

"Allora cuginetta, di cosa ci devi parlare?"

"Ve lo dirò appena arriva Justin, riguarda lui non me." 

Il pianto di Roxanne interruppe la conversazione, e mi costrinse a prenderla in braccio facendo avanti e indietro per addormentarla.

Rinunciai nell'impresa quando qualcuno suonò, non ci sarei mai riuscita con tutto quel chiacchericcio di sottofondo.
Chaz andò ad aprire e ritornò insieme a Justin, sorridente come sempre.
Sicuramente era passato a casa prima di venire qui, perché non indossava la tuta da lavoro.

"Scusate il ritardo, mi sono fatto una bella doccia prima di venire qui." Disse scompigliandosi i capelli.
Poi, vedendo me e Roxy, s'illuminò e ci venne incontro.
Mi diede un veloce bacio a stampo e prese la bimba in braccio; si sedette sulla poltrona e la fece sedere sulle sue gambe.
Per un attimo mi persi in quella visione, poi tornai in me e iniziai a parlare.
"Allora, ho organizzato questa piccola riunione per parlare di una cosa molto importate.." 
 
"Sei di nuovo incinta? Dimmelo prima che inizi a bere la bibita, ti prego." 
 
"Cugino non farti male da solo pensando, quindi stai zitto e ascolta." Dissi sbuffando nella sua direzione.
Justin intanto rideva sotto i baffi e faceva le pernacchie con Roxanne.
A volte mi chiedevo chi era il neonato e chi l'adulto.
"La cosa molto importante riguarda Justin e il suo incompresibile rifiuto a pubblicare i video in cui canta su youtube." Mentre parlavo lo vidi alzare gli occhi al cielo, mentre il resto dei presenti mi guardava attentamente.
"Io dico che è una grandissima cazzata, cioè è bravo, cantare è il suo sogno e lui non vuole fare niente? Non penso proprio." 
Incrociai le braccia al petto, sfidandoli con lo sguardo a contraddirmi.
 
"Non posterò nessun video, arrenditi Ali."
Justin mise Roxanne sul pavimento, sostenendola con i piedi in modo da non farla cadere.

"Ma perché? E' il tuo sogno, non puoi buttarlo così, come se niente fosse!" Esclamai.

"Amico, Ali ha ragione. Ti ricordi i concerti improvvisati che facevi in camera mia quando non c'erano i miei?" Disse Ryan mangiando delle patatine.

"Si, Justin me li ricordo anche io. E l'altro giorno, quando hai cantato  'you got it bad' di Usher? Magnifico."

Intervenne anche Chaz scambiandosi un cinque con mio cugino.
Kim ci guardava perplessa, poi sorrise e prese la mini telecamera dalla mia borsa.
 
"Justin mi canti qualcosa? Dai, non ti ho mai sentito io." 
Di nascosto, aproffittando del fatto che Justin fosse troppo impegnato a prendere di nuovo in braccio la bambina, cominciò a registrare.
 
"If I was your boyfriend, never let you go ;keep you on my arms girl, you'd never be alone ; I can be a gentleman, anything you want 
If I was your boyfriend, I'd never let you go, I'd never let you go.."
 
Roxy sorrise e battè le mani, mugugnando qualche "daaa daa" ogni tanto.
Quando finì di cantare, lo guardai seria e presi un bel respiro.
 
"Azzardati a cantarla ad un'altra ragazza, e giuro che ti faccio un culo più grande di quello di Niki Minaj. Chiaro?" 
Scoppiarono tutti a ridere, io brontolai irritata tra me e me.

Avevo trovato un lato negativo in caso fosse diventato famoso: avrebbe avuto un sacco di belle ragazze disponibili, fama, successo. Che ne sarebbe stato di me?
La piccola vocina di Roxanne, poi, fermò il tempo e lo spazio.
 
"Pa..papà." Lo disse guardando Justin con una rughetta di concentrazione sulla fronte.
Scoppiai a piangere e a ridere contemporaneamente, invece lui restò immobile a fissarla.
Nostra figlia gli restituì lo sguardo, con un sorrisetto appena accennato sulle labbra.
Roxanne, la mia bambina, aveva appena detto la sua prima parolina.
Era passato così tanto tempo da quando era ancora dentro la mia pancia?

Dopo cinque minuti di attesa snervante, Justin sembrò tornare in sè.
Gli scese perfino una lacrime mentre sollevava in aria Roxanne e la faceva volteggiare.
"Hai detto la tua prima parolina, brava amore di papà!" Disse sorridendo emozionato.
 
"Vedi Justin, persino la bambina vuole che posti i tuoi video.Gli piace la tua voce." Disse Kim riponendo la telecamera all'interno della mia borsa.
Incrociai le dita e lo guardai in attesa di una sua risposta.
Ancora con Roxanne in braccio, ci fissò per un paio di minuti, poi sospirò.

"Va bene, posterò i video.Tanto non mi contatterà mai nessuno."
 
"Mai dire mai, caro mio.Te lo dico per esperienza personale." Dissi mettendo Roxanne nel passeggino e prendendo la borsa. "Guarda me: un anno fa dissi che non sarei mai uscita con te,che non ti avrei mai baciato..."
 
"E invece ci hai persino fatto un bambino con lui!" Mi unii alla risata generale, poi io e Justin salutammo tutti e tornammo a casa.
La prima cosa che feci fu quella di caricare tutti i video che avevo girato su Internet, speravo davvero che almeno lui riuscisse a realizzare il suo sogno 
 
**
Un mese dopo.
 
Io, Justin e Roxanne eravamo in cucina a mangiare, quando squillò il telefono.
Dato che stavo dando da mangiare alla bimba, feci segno al mio ragazzo di rispondere lui.
 
"Pronto? Si, sono io. Chi è lei?" Guardai nella sua direzione piuttosto perplessa, ero convinta che avesse chiamato mia zia. Mi aveva detto che doveva parlarmi di una cosa per la festa di compleanno di Roxanne...
 
"Come dice? Veramente? Oh Dio..c-certo, si le farò sapere." Chiuse la chiamata bianco come un fantasma.
Si passò una mano tra i capelli con gli occhi fuori dalle orbite.
 
"Amore, stai bene? Chi era al telefono?"
 
"Un certo Scooter Braun: ha visto i miei video su youtube."

Note dell'autrice:
Traalalalalalal *corre felice sui prati*
Buon salve a tutte beliebers! *^*
Mi sono fissata con sta faccina ahaha *^*
Anyway ecco il nuovo capitolo, spero che vi piaccia <3
Non mi trattengo perché _drewsmuffin mi ha minacciato che se non avessi postato
entro mezz'ora mi avrebbe menato,quindi ciao ciao u.u
Baci, swag baby_


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Capitolo 33
*** Capitolo 32. ***


CAPITOLO 32.
 
5 mesi dopo.
 
"Jazzy porti Roxy da Ali per favore? Grazie tesoro!" Dissi a Jazmine mentre rifacevo il letto.

La sorellina del mio ragazzo prese Roxanne, che ormai già passeggiava per la casa,per la mano e la portò in camera.
La ringraziai con un bacio sulla guancia, poi cambiai il pannolino alla bimba.
Quel giorno Jeremy mi aveva chiesto il favore di tenergli Jazzy e io avevo acconsentito molto volentieri: adoravo quella bambina, era tale e quale al fratello.
Poi da quando Justin stava in studio di registrazione a lavorare sul suo album, mi ritrovavo spesso sola e non sapevo come ingannare il tempo.
Eh già, dopo che Justin e Scooter si erano incontrati avevano subito cominciato a parlare di incidere le canzoni che aveva scritto e di comporne altre.
All'inizio non mi fidavo tanto di quell'uomo, ma quando aveva detto che sarebbe riuscito ad aiutare Justin mi aveva convinto.
L'aveva portato in tantissime radio a cantare le canzoni e aveva avuto un successo immediato.
Ora tutte le ragazzine aspettavano l'uscita del suo album, ma la fan numero uno rimanevo io.
Ero semplicemente fiera di lui e di tutto l'impegno che stava dimostrando, si vedeva che amava quello che faceva. 
Lavorare con Scooter e il resto della crew gli faceva bene, ora la nostra famiglia si era allargata.
Roxanne si era ambientata molto bene con i nuovi amici del papà, andava di buon grado con tutti.
In particolare adorava Mama Jan, la vocal coach, e Ryan Good.
Quando andavamo a trovare Justin in studio, Ryan la faceva sempre divertire con facce buffe,poi Mama Jan lo sgridava e la prendeva con sè.
Anche io mi ero affezionata un po' a tutti, si vedeva che tenevano a Justin quanto me.
 
Dopo aver fatto il letto presi Roxanne e, insieme a Jazzy, scendemmo in cucina a preparare i biscotti al cioccolato.Preparai l'impasto e li misi in forno. 
Mentre aspettavamo che cuocessero squillò il mio cellulare. 
Prima di rispondere mandai Jazzy e Roxy a giocare sul tappeto, poi ripresi il cellulare in mano.
 
"Pronto?" 
 
"Parlo con la signorina Butler?" La voce sconosciuta di una donna risultò molto professionale dall'altro capo del telefono.
Sperai che non fosse una di quelle offerte straordinarie di qualche nuovo elettrodometisco di ultima generazione, ne avevo abbastanza. Nell'ultimo mese mi avevano chiamato già quattro volte e tutte e quattro le volte avevo specificato che non ero interessata.
 
"Si, sono io. Con chi parlo?" 
 
"Salve, chiamo dalla casa editrice Macmillan."  Casa editrice? Perché una casa editrice aveva il mio numero? Chi gliel'aveva dato? Ma soprattutto: perché mi stava chiamando?
Non avevo inviato la bozza a nessuno, era ancora al sicuro nel mio pc. 

"La chiamo per informarla che abbiamo letto il suo libro, è fantastico e vorremo parlare con lei per un'eventuale pubblicazione. Le abbiamo inviato un' email con tutti gli indirizzi che le servono e l'orario dell'appuntamento."
 
"Ora...orario dell'ap-appuntamento?" Balbettai sconvolta.
 
"Certamente, nella sua email ci aveva chiesto di prenderle un appuntamento in caso ci fosse piaciuto."
 Se non avevo mandatio io nè l'email nè la bozza, chi era stato?
Mentre la signora aspettava una mia risposa, io mi scervellavo cercando di capire chi potesse averlo fatto al posto mio. Poi mi tornò in mente una conversazione di 6 mesi fa con Justin.
 
"Amore, pensavo che sarebbe una cosa bella pubblicare un video in cui canti su youtube. Così tutti potrebbero sentire quanto sei bravo!"
 
"Lo farò soltanto quanto tu,si proprio tu mia cara, ti deciderai a mandare la bozza del tuo libro ad una casa editrice."
 
A quel punto, tutti i pezzi mancanti del puzzle si sistemarono e capii. 
Il mio pc non aveva password quindi Justin era entrato,aveva trovato il mio libro e l'aveva spedito spacciandosi per me.
Poteva benissimo considerarsi morto e sepolto, l'avrei ucciso e poi resuscitato.
Poi l'avrei ucciso di nuovo e resuscitato,ucciso e resuscitato finché di lui non ne sarebbe rimasta nemmeno una briciola.
Oppure l'avrei sepolto vivo in un'isola sconosciuta al resto del mondo.
Si, ero una genia. Inutile negarlo.
 
"Signorina c'è ancora?" Ero talmente presa dal progettare la morte del mio ragazzo, che mi ero completamente scordata della signora dall'altro capo del telefono.
 
"Si, si ci sono."
 
"Allora ci vediamo mercoledì alle 17.00?" 
 
"Ehm si, a presto." 
 
Chiusi la chiamata e pensai che ero davvero fortunata che per adesso Justin registrasse a Toronto, fra poco avrebbe recitato le sue ultime preghiere 
Lasciai Jazzy e Roxanne da mia zia, poi mi feci prestare la macchina e partii dritta verso Toronto. Poco me ne importava delle due ore di viaggio.
Lui non aveva il diritto di mandare quella bozza alla casa editrice, ero io quella che doveva decidere.
E la mia decisione l'avevo presa già da tempo, perché non l'aveva rispettata?
 
**
 
Entrai come una furia in studio, mandando a fanculo chiunque cercasse di non farmi entrare e fulminando le segretarie tutte trucco e niente arrosto che mi squadravano da capo a piedi.
Una, più svestita che vestita, mi sbarrò la strada prima che potessi entrare in quella, cui ero sicura, fosse la sala di registrazione di Justin.
 Mi fissò con aria superficiale per un due minuti buoni.
 
"Chiunque sia lei, non può entrare. Justin è impegnato in questo momento." Disse ghignando e poggiandomi una mano sulla spalla.
Ridussi gli occhi a due fessure e guardai disgustata la sua mano, come se fosse l'insetto più orripilante presente sulla Terra.

"Si da il caso che io sia la fidanzata di Justin, che sia incazzata nera e che se non toglie subito quella cosa dalla mia spalla io gliela stia per strappare a morsi. Non so se le conviene." 

Alle mie parole spalancò gli occhi incredula. Forse non si aspettava che osassi parlare così? 
 
"E tu saresti la sua fidanzata? Ma per favore." Disse spostandosi con uno sbuffo teatrale il ciuffo dalla fronte.
La scostai di malo modo e spalancai la porta.
Al mio passaggio si aprì un varco che mi portò direttamente da Justin, intento a leggere degli spartiti.
Quando mi vide sorrise, ma quando vide il fumo uscire dalle mie orecchie e il mio dito puntato contro di lui deglutii e mi guardò impaurito.
 
"Cc-ciao amore come va?" Balbettò mentre si alzava e si nascondeva dietro Scooter.
Quest'ultimo non sapeva se ridere vedendo la paura di Justin o essere anche lui spaventato dal mio sguardo furioso.
 
"Non.chiamarmi.amore." Scandii bene le parole avvicinandomi piano a loro.
Più io avanzavo, più loro indietreggiavano. 
Se non fossi stata così accecata dalla rabbia, forse avrei trovato quella situazione divertente.
Ma in quel momento non pensavo sicuramente alla ridicolaggine della scena.
 
"Te lo chiederò con molta calma ora...COME CAZZO DI E' VENUTO IN MENTE DI MANDARE QUELLA BOZZA ALLA CASA EDITRICE EH? NON TI E' NEANCHE PASSATO PER L'ANTICAMERA DEL CERVELLO CHE IO NON VOLESSI?" Gridai come un pazza.
E meno male che glielo dovevo chiedere con calma! Non riuscivo a credere che mi avesse fatto quello.
 
"Senti so che ti sembra che io non abbia rispettato quello che mi avevi detto, ma-"
 
"E' ESATTAMENTE QUELLO CHE E', NON CHE MI SEMBRA!" 
 
"Ascolta tu mi hai permesso di realizzare il mio sogno, se non fosse stato per te non sarei di certo qui a registrare le canzoni per il mio primo album e-"
 
"Non mettere in mezzo la storia che ti ho aiutato, non mi rammolisci sai! Ora ti prendo e ti infilo il microfono su per il -" Non riuscii a finire la mia minaccia che Ryan spuntò dietro di me e mi tappò la bocca.

Gliela morsi, ma lui dopo aver urlato mi tappò di nuovo la bocca e si premurò anche di farmi immobilizzare da Kenny.
Una volta finito tutto questo avrei sgonfiato Kenny e avrei gonfiato Ryan con un bel po' di pugni, oh si che l'avrei fatto.
Justin, aproffittando della mia incapacità di muovermi e parlare, si avvicinò a me anche se a distanza di sicurezza.
 
"Tu mi hai aiutato a realizzare il mio sogno, non hai permesso che io lo gettassi via. Bene, io non voglio che tu faccia l'errore che avrei fatto io se non ci fossi stata tu. Quindi ora, Kenny e Ryan ti terranno ferma, io registrerò la nuova canzone e tu l'ascolterai per bene, chiaro?"
 
Lo guardai male, ma poi pensai che se volevo togliermi dai piedi i miei nuovi baby-sitter avrei dovuto obbedire, così alzai gli occhi al cielo e annuii di malavoglia.
Kenny mi fece girare verso Justin, che era entrato nella stanza per incidere e ora stava iniziando a cantare.
Come avrebbe potuto convincermi una canzone a far pubblicare il mio libro?
 
"Believe, believe, believe 
 
I don’t know how I got here 
I knew it wouldn’t be easy 
But your faith in me was so clear 
It didn’t matter how many times I got knocked on the floor 
But you knew one day I would be standing tall 
Just look at me now 
 
Mentre lo sentivo cantare quelle parole meravigliose i miei muscoli si rilassarono, Kenny mi lasciò andare e Ryan tolse la mano dalla mia bocca.
La rabbia che avevo provato sino a quel momento sparì, e venne sostituita dalla commozione.
 
 
Cause everything starts from something 
But something would be nothing 
Nothing if your heart didn’t dream with me 
Where would I be, if you didn’t believe 
Believe… 
 
Si, io lo avevo aiutato. Ma non era merito mio se ora stava per avere un successo mondiale, era suo il merito.
Era lui che stava lavorando sodo per il suo sogno.
 
 
There were days when out you spoken, you know 
There were night when I was doubting myself 
But your kept my heart from falling 
It didn’t matter how many times I got knocked on the floor 
But you knew one day I would be standing tall 
Just look at us now 
 
Cause everything starts from something 
But something would be nothing 
Nothing if your heart didn’t dream with me 
Where would I be, if you didn’t believe 
 
Più andava avanti con la canzone, più il mio viso veniva bagnato dalle lacrime.
Io non credevo di avere la stessa forza che aveva lui, non credevo di essere capace di credere così tanto in quello che facevo.
Per troppo tempo mi ero tenuta tutto dentro, per troppo tempo avevo recitato la parte di quella forte. Quella maschera di indifferenza che mi ero costruita dopo la morte della mamma, pian piano si stava sgretolando e io non potevo fermare quel processo.
Non ne avevo più la forza.
 
Where would I be, if you, if you 
If you didn’t believe 
Would you know, how I feel 
Touch the sky, if you didn’t believe 
Believe, believe 
 
It didn’t matter how many times I got knocked on the floor 
You knew one day I would be standing tall 
Just look at us now 
 
Cause everything starts from something 
But something would be nothing 
Nothing if your heart didn’t dream with me 
 
Cause everything starts from something 
But something would be nothing 
Nothing if your heart didn’t dream with me 
Where would I be, if you didn’t believe 
 
Justin mi sorrise dolcemente e capii che la canzone stava per terminare.
Era bellissima, ma non so se ce l'avrei fatta da sola.
Senza la mamma che mi affiancava, il sogno che ho avuto da quando ero bambina mi sembrava impossibile da realizzare. 
 
Where would I be, if you 
If you didn’t believe 
Would you know, how I feel 
Touch the sky, if you didn’t believe 
Believe, believe 
 
Where would I be, if you didn’t believe
 
Una volta terminato di cantare, uscì fuori dalla stanza e mi venne incontro.
Mi buttai tra le sue braccia, piangendo sia dalla gioia che dall'indecisione.
Mi prese il viso tra le mani, con i pollici asciugò le mie lacrime, poi mi baciò piano sulle labbra.
 
"Ali, tua madre è vero, non c'è più. Ma è sempre con te, dentro il tuo cuore. Sono sicuro che lei non vorrebbe vederti buttare via tutto il tuo lavoro e il tuo sogno e sono convinto che sia orgogliosa della donna che sei diventata." Mi disse mentre mi abbracciava e mi accarezzava i capelli.
Appoggiai una guancia sul suo petto e chiundendo gli occhi sospirai al suo tocco.

"Lo so, ma non ce la faccio da sola." Sussurai sfinita.

"Non sei da sola, io crederò in te come tu hai creduto in me. Poi c'è nostra figlia, secondo te se non fosse che ancora non capisce cosa è un sogno ti avrebbe permesso ti accartocciare il tuo? No, non lo permetto io e non lo permetterebbe neanche lei."

Sollevai il viso per guardarlo bene negli occhi e mi persi, come sempre, nel profondo dei suoi caramello, quegli occhi che mi avevano fatto innamorare.

"Quindi che dovrei fare secondo te?"
 
"Andare a quell'appuntamento, far vedere che il tuo libro vale e farlo pubblicare. Vivi il tuo sogno.
Mi voltai verso il resto della mia nuova famiglia e vidi i sorrisi incoraggianti che tutti mi stavano rivolgendo. Possibile che tutti tranne me credessero in quel libro?
 
Forse, stupida, dovresti provare e vedere come va- Disse una vocina dentro di me.
 
"Va bene, andrò a quell'appuntamento. Ma non vi garantisco che accetterò." Dissi dopo un paio di minuti, poi tornai ad accoccolarmi tra le braccia di Justin.

Note dell'autrice:

Buongiorno bellissime *^*
Ecco qui il nuovo capitolo! 
Molte mi avevano chiesto di far spedire la bozza ad Alexis: io avevo risposto
che per lei non sarebbe stato facile e che bisognava aspettare le due decisioni.
Ma, siccome sappiamo che Ali è troppo testarda, come vedete ci ha pensato Justin
a mandare il libro alla casa editrice.
E mi sono ispirata a "Believe", una delle mie canzoni preferite di Biebah uu
Per cui spero vi piaccia, swag baby_


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Capitolo 34
*** Capitolo 33. ***


CAPITOLO 33.
 
Dietro le quinte del "The Ellen DeGeneres Show" guardavo Justin esibirsi con Boyfriend.
Con me, Roxy batteva le manine contenta di rivedere il suo papà.
Erano tre mesi che non ci vedevamo, e ci era mancato tanto: tra la promozione del suo album viaggiava sempre, mentre io ero impegnata con la promozione del mio libro e viaggiavo altrettanto.
Lui non sapeva che eravamo presenti, infatti avevo organizzato una sopresa con Ellen e ci eravamo nascoste dietro le quinte in attesa di entrare in scena.
Non vedevo l'ora di abbracciarlo, di stringerlo a me e di sentirmi di nuovo protetta tra le due braccia. 
Nonostante avessimo ormai quasi vent'anni e fossimo genitori, tra di noi era ancora come se ci fossimo appena fidanzati. Avevamo ancora il bisogno di passare del tempo solo noi due, sdraiati sul letto a farci le coccole e a parlare di tutto, anche delle cose più insignificanti.
Come due adolescenti alla prima cotta, a volte c'era persino dell'imbarazzo.
Ma bastava che ci guardassimo negli occhi per capire che non ci sarebbe dovuto essere.
 
L'esibizione era finita, ciò significava che fra poco saremo entrate in scena noi.
Justin, con i suoi immancabili pantaloni sotto il culo,la maglia lunga e la giacca con scritto "Boyfriend", andò a sedersi accanto ad Ellen che gli sorrise.
Adoravo Ellen, era l'unica, oltre me, capace di prenderlo in giro e imbarazzarlo tanto.
Anche se era la prima volta che partecipava allo show, Justin aveva già incontrato Ellen e mi aveva raccontato delle sue battute, poi me l'aveva anche presentata.
 
"Allora Justin.." Esordì la conduttrice." Sai che prima o poi quei pantaloni riesco a farteli tirare su vero?" 
 
Il pubblicò rise, mentre le Beliebers (così si facevano chiamare le sue fan) urlavano e protestavano.
A quanto pare a loro non dispiaceva affatto quella sua abitudine.
Alzai gli occhi al cielo, pensando un po' irritata e un po' divertita, che il mio ragazzo non faceva effetto solo su di me e mi ritrovavo a doverlo dividere con milioni di adolescenti sparse in tutto il mondo.
Justin si unì alle risate, poi si fece l'occhiolino alle ragazze in prima fila e si alzò, sollevandosi i pantaloni.
Alzai gli occhi al cielo, ma non fui più di tanto impressionata dalle risatine di quelle beliebers.
Mi ci sarei dovuta abituare e poi, d'altronde, anche io ero così quando alla premiere di Eclipse a Los Angeles avevo fatto la foto con Robert Pattinson.
Quindi, non potevo fare la predica a loro più di tanto.
 
"Anche se alla mia ragazza non dispiace, l'ho fatto per te Ellen, sappilo." Disse sbuffando divertito mentre si sedeva di nuovo.
 
"Conoscendo Alexis,non ti conviene parlare in questi termini di lei. Ogni tua parola e ogni tuo gesto potrebbe essere usato contro di te."
 
Justin probabilmente si ricordò delle mie sfuriate, perché rabbrividì e annuì in direzione di Ellen.
Quest'ultima, insieme al pubblico, ridacchiò.
 
"A proposito di Roxanne, come stanno lei e la bambina?" 
 
Justin sorrise dolcemente sentendo nominare nostra figlia, chissà se gli mancavo pure io.
 
"Ho sentito la mia ragazza proprio stamattina, era contenta di viaggiare per la promozione del suo libro. Il suo sogno di sta realizzando, finalmente. Mi ha detto che la bambina ogni tanto mi chiama e che gli manco molto, ma sta bene." Disse.
 
"Come si chiama tua figlia? Da quando non vedi la tua famiglia?" 
 
"Mia figlia si chiama Roxanne, ha due anni. Sono circa tre mesi che non vedo lei e la mia ragazza, mi mancano molto." 
 
Quando Justin terminò la frase, Ellen sorrise furba. Guardò il mio ragazzo con una faccia da poker, cercando di nascondergli tutto il suo divertimento.
 
"A questo proposito, ho una sorpresa per te. La vuoi vedere?" Disse guardando verso di noi.

Io mi nascosi, invece l'assistente di Ellen prese Roxanne per la manina e la guidò verso la telecamera principale, in modo che Justin potesse accorgersi della sua presenza.
Le mise il microfono davanti alla bocuccia e mia figlia, sorridedo verso il mio ragazzo allungò le manine e disse:

"Papà!"

Appena la vide Justin s'illuminò e sorrise, poi dalla poltrona allungò le braccia e la invitò a raggiungerlo.
Roxy non se lo fece ripetere due volte e corse da lui, che la prese al volo e la sollevò in aria.
Poi, la fece sedere sulle sue gambe e le diede un bacio sulla guancia.

"Ciao principessa! Ma quanto sei cresciuta, stai diventando una signorina eh."
 
Dal pubblico si sentì un: "Awwwww" e delle risatine quando mia figlia, imbarazzata da tutti quegli sguardi su di lei, si nasconse tra le braccia del papà, arrampicandosi in stile koala.
Ellen sorrise e le diede un buffetto sulla testa, poi uno schiaffetto sul collo a Justin, tutto impegnato a guardare dietro le quinte in cerca di non so cosa.
Il mio ragazzo sbuffò, poi si liberò dalla presa stritolatrice di Roxy e la fece sedere bene.
Le mise il microfono davanti alla bocca e disse:"Tesoro, di ciao a Ellen"

La bambina,con una vocina piccola piccola,disse "Tao Ellen", poi tornò a nascondere il visino nell'incavo del collo di Justin.
Ridacchiai pensando che, appena avesse preso confidenza con l'ambiente, ne avrebbe combinato di tutti i colori. Quando ero incinta non avevo sbagliato dicendo che sarebbe stata tale e quale al padre e allo zio: alle conferenze stampa alle quali avevo partecipato, si era mangiata l'intero buffet e mentre mi facevano domande si era nascosta sotto i tavolini.
Due ore dopo, quando l'avevo ritrovata, mi era saltata in braccio e aveva urlato "hai vinto" perché pensava che stessimo giocando a nascondino.
 
"...Immagino che ti manchi anche la tua ragazza vero?" Ellen e la sua domanda a Justin mi riportarono alla realtà. 

Lui sorrise e annuì con la testa, poi sospirò e disse:" Troppo." "
Come una stupida ragazzina alle prese con il suo primo amore, sorrisi anche io e arrossii.
L'effetto che aveva su di me, non avrebbe mai smesso di sorprendermi.

Ellen si girò ridacchiando verso il mio nascondiglio, facendo segno all'assistente di farmi avvicinare un poco.
Seguii le indicazioni dell'assistente e mi avvicinai, stanto attenta a non farmi vedere da Justin, che in quel momento faceva il solletico a Roxy.
 
"Immagino che la bimba l'abbia portata mia madre. Ali mi ha detto che oggi aveva una conferenza stampa a New York." Disse Justin. 
Sperando di non essermi sbagliata, avvertii una certa nota malinconica nella sua voce.
Possibile che gli fossi mancata tanto quanto lui era mancato a me?
 
"Mmh...vediamo con chi è venuta la tua principessa. L'accompagnatrice misteriosa può svelarsi" Ecco il segnale. 
Facendo dei respiri profondi, uscii fuori dal mio nascondiglio ed entrai in studio. 

Appena mi vide Justin prese Roxanne e la fece sedere sul divanetto, poi si alzò e mi venne incontro.
Gli sorrisi e mi buttai letteralmente fra le sue braccia.
Dopo avermi stretta a sè, mi prese il viso tra le mani e mi baciò con trasporto.
Questa volta dal pubblico si levò un coro di "oooooh" e risatine varie.
Ricambiai quel bacio con tutto l'amore che provavo verso di lui, aggrappandomi saldamente alle sue spalle per non perdere l'equilibrio.
Appoggiò la sua fronte sulla mia, sorrise e chiuse gli occhi.
 
"Dio, quanto mi sei mancata..."
 
Gli passai una mano tra i capelli e inspirai il suo profumo, lui non aveva neanche idea di quanto era mancato a me.
Quando ci staccammo, mi prese per mano e mi fece sedere tra lui e Roxanne sul divano, circondandomi le spalle con un braccio.
Nostra figlia, evidentemente gelosa di tutte quelle attenzioni che il papà mi stava riservando, gli prese la mano e mi fece una linguaccia. Beh, ovviamente non era mancato solamente a me.
Lo cercava sempre,avevano un rapporto splendido.
 
"La principessa di papà è gelosa, eheheh." Disse Ellen ridendo.
Io e Justin ci unimmo alle risate e, insieme, ci abbassammo per dare un bacio sulla guancia a Roxanne che sorrise contenta.
 
"Allora Ali, la settimana prossima esce il tuo libro giusto? Love is louder." Mi chiese Ellen prendendolo in mano e mostrandolo al pubblico.
Io annuii e lo guardai bene. Davvero quello che teneva in mano era il mio libro?
Ancora non ci credevo che il mio sogno si stesse realizzando.
 
"Si, oddio non riesco a crederci." Risposi.
 
"Emozionata?" 
 
"Parecchio. Mi sento come se stessi sulle montagne russe, non mi sono ancora abituata."
 
"Da dove nasce questa tua passione per la scrittura?"
 
"Beh,quando ero piccola io e mia madre ci chiudevamo ore e ore nella mia cameretta a scrivere, ci inventavamo di tutto. Il nostro sogno era quello di pubblicare un libro, e prima che lei se ne andasse avevamo promesso che un giorno si sarebbe realizzato." 

Riportare alla mente tutti quei pomeriggi passati insieme a lei, sdraiate sul tappeto della mia camera, circondate da fogli e penne, mentre viaggiavamo con la fantasia, non fu così doloroso come le altre volte.
Forse perché stavo mantenendo la promessa, perché vivevo il nostro sogno.
Con lei. Come mi aveva detto Justin, lei era dentro di me e mi accompagnava, sempre.
Il mio ragazzo mi sorrise dolcemente e aumentò la presa sulle mie spalle.
Mi era mancata la sua stretta protettiva, mi era mancato tutto di lui.
 
Una volta finito il nostro tempo da Ellen, la salutammo e andammo in un albergo vicino.
Appena entrati nella camera, Justin prese me e Roxanne e ci buttò sul letto matrimoniale.
Iniziò a farci il solletico, ma solo dopo che urlai "PIETA' TI PREGO" ci lasciò andare.
Roxy,per paura di un altro attacco, scese piano dal letto e si mise a giocare sul tappeto.
Io e Justin, invece, restammo sdraiati a farci le coccole.

Note dell'autrice:

Saaaaaalve tesori *^*
Come vedete, ecco il nuovo capitolo della storia.
Che ne pensate della riconciliazione dei piccioncini?
Io ci soffrivo troppo a lasciarli separati per troppo tempo çç
Quiiiindi eccoli alle prese con quella pazza di Ellen <3
Purtroppo ho una brutta notizia: domani io ricomincio la scuola,
quindi non vi posso garantire che aggiornerò regolarmente.
Comunque vi posso assicurare che non abbandonerò questa storia, ci tengo troppo.
Per ciò spero che anche voi non vi scorderete di me e continuerete a seguirla nonostante
il fatto che non sarò regolare nel postare i nuovi capitoli.
Vi amo, a presto xx


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Capitolo 35
*** Capitolo 34. ***


CAPITOLO 34.
 
"Justin..." Mugugnai accoccolata sul sul petto, mentre lui mi accarezzava i capelli.

Roxanne si era appena addormentata nell'altra camera della nostra stanza d'albergo, così io e il mio ragazzo ne avevamo approfittato per sdraiarci nel letto matrimoniale e stare un da soli. 

"Mmh...si?" Rispose lui un po' distratto dato che in quel momento era troppo occupato mordicchiarmi l'orecchio e
baciarmi il collo. 

Avrei tanto voluto ricambiare le coccole, ma ero preoccupata di come avremmo fatto con la bambina una volta che lui fosse partito per il tour. 
Per noi non mi preoccupavo, non sarebbero state delle tappe in città sparse per il mondo a farci dimenticare del nostro rapporto. Avevamo superato cose ben più serie.
Ero in pensiero per la bambina, perché non volevo che soffrisse troppo la nostalgia del padre o ne sentisse troppo la mancanza.
Per esperienza personale, sapevo quanto poteva essere doloroso per la bambina non vedere la figura paterna per mesi.
Mio papà era sempre a lavoro, rientrava solo la notte quando io dormivo e le uniche rare volte in cui riuscivo a incontrarlo erano i giorni liberi, più o meno una volta al mese quindi.
Solo quando la mamma morì si fece spostare i turni in modo da potermi seguire in casa.
Che poi, seguire è una parola grossa.
Provvedeva a lasciarmi i soldi da dare alla governante per fare la spesa, comprarmi i vestiti e l'occorrente per la scuola.
Niente di più.
Mai era venuto con me a fare una passeggiata al parco o al mare, mai mi aveva chiesto come andavo a scuola o si era interessato dei rapporti che avevo con i miei compagni.
Non volevo che succedesse a mia figlia la stessa cosa che avevo passato io quando ero piccola, me l'avevo ripromesso.
"Stavo pensando...come faremo con la bambina quando tu andrai in tour?" Dissi alzando il viso e guardandolo negli occhi.
Lui allora mise le braccia dietro la testa e il viso rivolto verso il soffitto.

"Ci ho pensato anche io..." 
 
"Justin, io non voglio che Roxanne viva la stessa situzione che ho vissuto io quando ero bambina. Non le farebbe bene crescere senza di te, io so come ci si sente.." Sussurrai.
 
"Non ho intenzione di non essere un papà presente, non farei mai quell'errore. E non voglio perdermi niente che riguardi mia figlia." 

A quelle parole saltai sul letto e mi misi a cavalcioni su di lui, baciandolo sulle labbra con trasporto. Lui ricambiò con altrettanto entusiamo,facendomi stendere sotto di lui.
Mi bloccò i polsi sopra la testa,per poi intrecciare le sue mani con le mie e baciarmi il collo.
Poggiò la sua fronte sulla mia,sciolse le nostre mani in modo da potermi sfilare piano i vestiti e accarezzarmi i fianchi.
Gli tolsi la camicia con un po' più di impazienza, dopo tre mesi senza di lui faticavo a resistergli.
Presto anche la biancheria venne lanciata in un punto indefinito della camera, e sinceramente non ci badai molto.
Volevo soltanto concentrarmi su Justin, volevo pensare solo a noi.
Quando entrò in me fu come la prima volta, le emozioni che mi faceva provare non cambiavano mai.
Mi fece sentire ancora una volta amata, protetta e libera.
In quel momento non chiedevo di meglio.
 
"Sai, ho avuto un idea..." Sussurrò nel mio orecchio dopo avermi fatta girare in modo da poggiare la schiena sul suo petto.

"Che idea?" Chiesi voltando il viso verso di lui e sorridendo vedendolo così vicino a me.

Lui mi baciò il naso e ridacchiò guardandomi mentre lo arricciavo.
Non sapevo il motivo, ma ogni volta che mi toccavano il naso mi veniva da arricciarlo.

"Pensavo che potrei portarvi in tour con me, sempre se il cd venderà bene e ne farò uno." Disse pensieroso e un po' preoccupato.

"Ovvio che farai successo, che cazzate dici! Comunque davvero ci porteresti con te?" 
Gli occhi mi si fecero a cuoricino pensando a me ,Justin e Roxanne in giro per il mondo.

"Certo che si! Come farei a stare mesi senza due delle donne più importanti della mia vita?" Rispose come se fosse una cosa scontata.

Da tempo avevo imparato che non si da mai niente per scontato, ma Justin era così.
Dimostrava tutto l'amore che provava verso le persone alla quale teneva in quel modo, senza nemmeno rendersene conto.
Per questo non capiva quanto fosse importante per noi.
Coprendomi con il lenzuolo mi misi a saltellare come una bambina in giro per la stanza, mentre Justin si rivestiva e mi guardava divertito.
Una volta che ebbe finito di rivestirsi, mi prese in braccio come se fossi una sposa e mi fece roteare,poi mi buttò sul letto e iniziò a farmi il solletico.

"Justin smettila cazzo!" Gridai mentre lui rideva a crepapelle e continuava quella tortura."Dai così sveglierai la bambina!" 

Lui ridacchiò ma non smise, così io urlai più forte.

"Meno male che la bambina la sveglio io, attenzione!" Disse sedendosi sul letto e smettendo di farmi il solletico.

Io mi posizionai su di lui e lo presi a pugni sul petto ma, una volta che lui riuscì a bloccarmi i polsi e baciarmi a tradimento, feci la linguaccia e andai a farmi una doccia.
Nel frattempo Roxanne si era svegliata, comprensibile visto tutti il casino che avevo fatto, e corse dritta tra le braccia del papà.

Li sentivo ridere e giocare insieme dal bagno e sorrisi, immergendomi nella vasca, quando lo sentii cantare e incoraggiarla a ballare con lui.
Che bella famiglia che avevo, e chi l'avrebbe mai immaginato!
Tornando indietro a due anni fa, se mi avessero detto che sarei finita con Justin,che avrei fatto una figlia con lui e che sarei riuscita a pubblicare il mio libro, probabilmente sarei scoppiata a ridere o avrei malmenato chi lo aveva detto.
Ero fatta così, non credevo a una cosa finché non la vedevo.
 
Quando uscii dal bagno, pulita  e profumata trovai Justin e Roxanne sdraiati sul lettone,tutti impegnati a disegnare chissà che cosa.
Mi sedetti sul letto e li guardai all'opera.
Sperai che Roxy non sporcasse le lenzuola con la tempera, o sarebbero stati guai grossi.
Invece all'improvviso il suo sguardo si fece furbetto, e io lo conoscevo bene dato che era uguale a quello del papà, infilò entrambe le mani nel vasetto delle tempere e si girò verso Justin sorridendo.
Lui ricambiò, ma prima che potesse capire che stava per succedere, Roxanne si buttò sopra di lui e gli spalmò tutto il viola sulla faccia.
Poi si dedicò ai capelli e, se prima Justin aveva soltanto spalancato la bocca dallo stupore, questa volta strillò come una femminuccia e si accese della stessa luce che aveva illuminato nostra figlia prima.
Prese il barattolo dove vi era tempera rossa e ci infilò una mano fino in fondo, la tirò fuori e si mise a rincorrere Roxanne per tutta la stanza.
Io, ovviamente, stavo riprendendo tutto mentre ridevo.
Erano incredibilmente simili quei due, e non parlo solo di aspetto fisico.
Avevano entrambi il cervello di un bambino di due anni.
Quando ebbero finito la lotta, che fortunatamente non aveva interessato in alcun modo i mobili ma solo loro due, portai Roxanne in bagno a la lavai.
Quel pomeriggio saremmo andati tutti a fare una passeggiata sulla spiaggia.
Come mi era mancata la mia calda Los Angeles, peccato che non praticamente non conoscessi nessuno.
Forse sarei potuta andare a trovare la mia amica italiana, ci avrei fatto un pensierino.
Magari prima l'avrei avvertita però.
Peccato che con noi non fossero partiti anche Vic e Ryan, mi mancavano tanto quei due.
E Roxy mi chiede sempre dove sono lo zio Ryan e la zia Vic, ha un rapporto molto stretto con entrambi. Anche perché sono rispettivamente la sua madrina e il suo padrino, quindi sono legati anche in quel senso.
 
Preparammo Roxanne e uscimmo con la Ragne Rover di Justin, inseguiti dagli immancabili paparazzi. Da quando era uscito il suo album non lo lasciavano in pace.
A lui non dava fastidio e nemmeno a me, soltanto che ci irritava il fatto che in alcune foto comparisse anche la bambina.
Cercai di non badarci e di godermi il viaggio e la gita insieme alle due persone più importanti della mia vita, senza preoccuparmi per una volta di quello che sarebbe successo il giorno seguente.
 
 
Note dell'autrice:

Ciaaaau a tutte bellisssime *^*
Allora, ho postato il capitolo  oggi perché come sapete è riniziata la scuola
quindi solo ieri sono riuscita a scriverlo e oggi a postarlo cc
Comprenderò naturalmente anche i vostri impegni, 
non pretendo che recensiate sempre quindi <3
State tranquille e impegnatevi a scuola uu
Beh, spero vi piaccia! 


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Capitolo 36
*** Capitolo 35. ***


CAPITOLO 35.
 
Stavo camminando mano nella mano con Justin sulla spiaggia -mentre Roxanne, a pochi metri da noi, raccoglieva le conchiglie- quando mi squillò il cellulare.
Lo presi dalla tasca interna della borsa e lessi il numero.

"Jus..Justin, guarda chi mi chiama!" Balbettai facendogli vedere lo schermo del cellulare.

Con la luminosità al massimo, la scritta "Papà" e una foto mia e sua scattata quando ero piccola fecero bella mostra di sè.
Appena vide chi mi chiamava Justin serrò la mascella, lasciò la mia mano e chiuse i pugni talmente tanto che spuntarono le nocche.

"Che cosa vuole da te?" Chiese quasi ringhiando.

Presi il cellulare e scossi la testa, troppo scioccata da quella chiamata per rispondere.
Intanto la mia suoneria aveva attirato l'attenzione di Roxanne, che era corsa tra le braccia del papà e guardava curiosa lo schermo.
Prendendo un bel respiro, accettai la chiamata e mi portai l'Iphone all'orecchio.
La voce di mio padre mi sembrò incredibilmente cambiata, ma soprattutto stanca.

"Ciao Ali..." 

Mandando giù il groppo che avevo alla gola, risposi con freddezza.
Non gli avevo ancora perdonato il fatto di avermi abbandonata, di non aver accettato mia figlia e di non essermi restata accanto.
Avrei accettato che lo facesse soltanto per Roxanne, volevo solo che facesse parte della sua vita.
I problemi che c'erano tra me e lui, non dovevano riguardare la bambina.
Era pur sempre suo nonno, non gli avrei mai tolto il diritto di vederla.
Ma lui si era rifiutato, come sempre aveva pensato a sè stesso.
Sicuramente quella strega della figlia della suo nuova moglie lo impegnava parecchio.
Maya, così si chiamava la mia sorellastra, era 19 anni di pura malvagità.
Prima che mio padre mi spedisse dai miei zii avevo diviso la mia casa con lei per ben due anni, non era stato un bel periodo per me.
Lei era la tipica ragazza barbie che pretende tutto e tutti, io ero la sorellastra invisibile.
Cercava sempre di umiliarmi e quando finalmente un ragazzo cominciava ad interessarsi a me, lei lo ammaliava con i suoi occhioni azzurri e io rimanevo ovviamente sola.
"Ciao papà..." 
 
"Come stai? Ho sentito che la prossima settimana esce il tuo primo libro.." Disse, per poi venire interrotto da un brutto colpo di tosse.
 
"Io sto benissimo, si il mio libro esce lunedì prossimo." 
 
"Senti...e che mi dici della bambina?" A quella domanda il mio sguardo si spostò automaticamente su Roxanne e sorrisi tristemente. Adesso mi chiedeva della bambina?
Dopo due anni mi chiedeva come stava sua nipote? Non sapeva nemmeno il suo nome.
 
"Si chiama Roxanne, e si sta benissimo." Dissi. 
 
"Ali, senti io ho bisogno di parlarti e di vederti. Ma non solo te, anche tua figlia e se vorrà voglio conoscere anche Justin. Ti prego, ho bisogno di parlarti, potrebbe essere l'ultima volta."

Spalancai gli occhi, che intendeva che poteva essere l'ultima volta che ci saremmo parlati?
 
"C-che intendi?" Chiesi quasi avendo paura della risposta.
 
"Vieni a casa il più presto possibile, e ti spiegherò tutto." Dopo un ultimo colpo di tosse chiuse la chiamata, lasciandomi con un milione di domande in testa e una sensazione tanto spiacevole da non riuscire nemmeno a descriverla
Mi sedetti su uno scoglio li vicino, Justin mi seguì prendendo per mano Roxy.

"Che succede?" Mi chiese circondandomi le spalle con un braccio e baciandomi una tempia.

Guardai altrove per evitare che mi leggesse la preoccupazione negli occhi.

"Vuole parlarci, e vuole conoscere Roxanne." Sussurrai.

Lo sentii stringermi maggiormente a sè e sospirare, chissà cosa ne pensava.
"
E' il nonno, non posso impedirgli di vederla, anche se per due anni non ha mostrato il minimo interesse.Ed è tuo padre...nonostante quello che ha fatto penso che dovresti dargli un'altra possibilità."

Mi voltai verso di lui, osservando attenta il suo volto. 
Non c'era traccia di tensione nei tratti, ma negli occhi vi leggevo la stessa preoccupazione che sentivo io, era evidente che avesse sentito l'ultima parte della conversazione.
Lo abbracciai, appoggiando la testa sul suo petto e lasciandomi accarezzare i capelli.
Sospirai, poi mi voltai verso mia figlia, che ci guardava sorridendo e ignara di tutti i problemi che la circondavano.

"Stasera andiamo a trovare il nonno, ti va tesoro?" Cercai di sorridere, ma il meglio che riuscii a tirare fuori fu una smorfia poco convincente persino per lei.

"Da nonno Jeremy?" Chiese sorridendo.
Scossi la testa e pensai a come avrei potuto spiegarglielo senza entrare nei dettagli.

"No, andiamo a trovare nonno Liam, il mio papà.

La presi in braccio e insieme a Justin tornai in albergo a prepararci.
 
 
Due ore dopo aver preparato Roxanne e fatto una conferenza stampa, mi trovavo davanti alla porta della casa di mio padre.
Prima di suonare il campanello presi un bel respiro, strinsi la mano di Justin e mi feci coraggio.  
Non ero sicura al cento per cento di essere pronta per la notizia che mio padre doveva darmi, ero molto preoccupata e temevo che non mi sarebbe piaciuta.
Justin cercava di tranquillizzarmi e di essere tranquillo pure lui in presenza di Roxanne, non dovevamo coinvolgere i nostri problemi nella sua vita.
Mi stampai un espressione rilassata, che si trasformò in fredda quando vidi la mia matrigna invitarci ad entrare con un distaccato cenno della testa verso le scale.
Andai al piano di sopra seguita da Justin e Roxanne, in direzione di quella che speravo fosse rimasta la stanza da letto di mio padre.
Aprii la porta delicatamente, cercando di non fare rumore ed entrai in silenzio.

Quello che vidi non fu decisamente quello che mi aspettavo, ma quello che più temevo.
Mio padre, con il viso stanco che appariva più invecchiato di quanto in realtà non fosse, era sdraiato al centro del letto matrimoniale, in cui una volta lo avevo visto abbracciare mia madre e darle il buongiorno, e mi sorrideva forzatamente.
Sentii Justin spingermi delicatamente verso mio padre, incoraggiandomi ad avviccinarmi maggiormente, mentre lui restava in disparte con Roxanne.
Mi costrinsi a trattenere le lacrime e a sedermi sulla poltrona accanto al letto, spingendola più vicino in modo da poterlo vedere bene in faccia.
Quando mio padre si voltò a guardarmi, mi parve che stesse facendo il triplo dello sforzo che avrebbe fatto due anni fa, quando ancora abitavo con lui.
Se non fossi stata certa che quella era la casa in cui avevo vissuto per 17 anni, in cui ero cresciuta, in cui avevo sofferto, in cui ero sicura che ci viveva mio padre, probabilmente non l'avrei riconosciuto.
I suoi occhi, così uguali ai miei, mi guardavano spenti e privi di quella luce che un tempo aveva fatto innamorare mia madre.
Dov'era finito quell'uomo? Mi sembrava di non averlo mai conosciuto, e forse era così.
In mia presenza non aveva mai lasciato trapelare quel suo lato bambinesco che mia madre mi raccontava avesse sempre avuto.

"Ciao Ali...come sei bella..." Sussurrò.

Sorrisi tristemente, pensando che quella era la prima volta che ricevevo un complimento da parte sua.

"Ciao papà, grazie..." Dissi cercando di sorridergli.

"Posso vederla?" Cercò con lo sguardo Roxanne, nascosta e attaccata ad una gamba di Justin.
Lui la spinse verso di me ed io, per invitarla a raggiungermi, allungai un mano e le sorrisi.
Fece qualche passetto timido in avanti, poi corse e si buttò tra le mie braccia.
La feci sedere sulle mie ginocchia e lei prese ad osservare curiosa e un po' corrucciata la figura di mio padre.
Justin allora si avvicinò a noi e si posizionò dietro la poltrona in cui ero seduta; non riuscii però a decifrare la sua espressione, ero troppo occupata a osservare quella di mio padre.
Quest'ultimo guardava la bambina, poi alternava tra me e Justin e sorrideva di tanto in tanto.

"E' uguale al papà, ma il nasino è il tuo." Disse ridacchiando. "Sono pronto a scommettere che arriccia il naso quando glielo toccano nello stesso modo in cui fai tu."

Spalancai gli occhi, sorpresa dal fatto che lui conoscesse quel mio piccolo vizio.

"Come fai a sapere che arriccio il naso?" 

Lui scosse la testa sorridendo e chiudendo gli occhi; un colpo ti tosse interruppe la pace che regnava fino a quel momento, poi le cedette di nuovo il posto.

"Da piccola eri allergica ai peluches: io e tua mamma cercavamo sempre di nasconderli e portarli via dalla tua cameretta, ma tu ti arrabbiavi perché non volevi buttarli e trovavi comunque un modo per riportarli sul tuo letto."
Sorrisi ricordando la mia infanzia, quella parte felice della mia infanzia perlomeno.

"Già, mi ricordo che un giorno ti tirai un pancake in faccia perché mi avevi preso Capitan Coccole, poi ero scoppiata a piangere perché volevo mangiare il pancake." Dissi ridendo.

Justin e mio padre, seppure con un notevole sforzo, si unirono a me.
Non mi aspettavo che si ricordasse quel particolare, ma mi fece piacere rendermi conto che forse qualcosa di me sapeva.

"Stavi tutto il giorno abbracciata a quel peluche, ma siccome eri allergica starnutivi sempre e poi arricciavi il naso. Con la crescita l'allergia ti è scomparsa, ma quel tuo adorabile vizio è rimasto comunque."

Lo vidi osservare con più attenzione il visetto di Roxanne, per poi sorridere tristemente.

"E c'è anche Dominique nei suoi riccioli."

Accarezzai i capelli di mia figlia, biondi come quelli del padre e ricci come quelli di mia madre, lasciandomi sfuggire una lacrima, che cadde sulla mia gonna.
Justin da dietro mi accarezzò la schiena, cercando di consolarmi, mentre la bambina si girò verso di me e con le sue manine me l'asciugò.
La ringraziai con un bacio sulla guancia e tornai a guardare mio padre.

"Che ti è successo papà? Perché stai ancora con Miriam? Ho visto la casa, non è rimasto più niente degli oggetti personali della mamma, i quadri che aveva appeso, niente di niente.
L'arredamento sembra uscito da una di quelle ville delle star di Hollywood. Ti ha sempre sfruttato, e continua a farlo. Perché non reagisci?" Gli chiesi quasi implorante.

Lui guardò Justin e Roxanne preoccupato, e capimmo che dovevamo tenere quella conversazione in privato.
Feci segno a Justin di lasciarmi sola con lui e di prendere anche Roxanne.
Prima di andare mi baciò sulle labbra e mi sussurrò che in caso ne avessi avuto bisogno lo avrei trovato fuori.
Lo ringraziai con lo sguardo, felice di avere qualcuno che mi avrebbe aiutato in caso fossi crollata.
Una volta chiusa la porta della camera da letto mio padre mi disse l'ultima cosa che volevo sentire.
Avrei preferito morire io, uccidermi da sola pur di non sentire quelle parole.
Essere trafitta da mille aghi in tutto il corpo, probabilmente avrebbe fatto meno male.

"Mi hanno diagnosticato un tumore ai polmoni, e il cancro. I dottori dicono che mi resta un mese, non di più."


Note dell'autrice:
Salve tesori miei, mi siete mancate *^*
Non sapete tutti gli impegni che ho avuto questa settimana, neanche ve li immaginate!
La scuola mi ha già riempito di compiti: ho una relazione sul pensiero di Manzoni 
da ritoccare e studiare,una relazione di geografia da terminare e versioni di latino
da tradurre. Quindi, come vedete non è stato affatto facile scrivere per me cc
Comunque stavo pensando un paio di giorni fa, che prima o poi questa storia dovrà finire, no?
Beh, io non sono ancora pronta ad abbandonarla.
Cioè, non ho intenzione di chiuderla qui, come se fosse una dei miei tanti temi d'italiano.
Per cui mi serviva qualche idea che mi permetesse di allungarla, ed eccoci qui.
Lo so che è un capitolo triste, e purtroppo lo sarà anche il prossimo.
Ma non ho potuto fare altro, mi dispiace
La figura del padre di Alexis l'avete incontrata all'inizio, quindi prima o poi sarebbe tornata.
Anche se in questo caso non in uno dei modi più felici.
In ogni caso, so che ci sono pochi dialoghi qui, ma spero che questo capitolo vi piaccia lo stesso.
Quindi, a preto. Vi amo *^*

Ah, quasi dimenticavo. Come avrete sicuramente notato, ho cambiato nickname.
Quello che avevo prima non mi piaceva tanto, questo invece è decisamente migliore.
Baci, Lovemelikeyoudo_

@xswaglondon on twitah.

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Capitolo 37
*** Capitolo 36. ***


CAPITOLO 36.
 
"Mi hanno diagnosticato un tumore ai polmoni, e il cancro. I dottori dicono che mi resta un mese, non di più."
 
Non so se mi fece più male ciò che mi aveva detto oppure il fatto di averlo scoperto troppo tardi.
Avrei potuto fare qualcosa, qualunque.
Forse sarei riuscita anche a perdonarlo, a passare più tempo con lui.
Avrei potuto fare lunghe passeggiate al parco, raccontargli di me, di Justin, di nostra figlia.
Avrei potuto recuperare parte del tempo perduto.
Avrei potuto raccontargli le mie giornate durante e dopo la gravidanza, di come mi ero sentita quando mi aveva chiuso il telefono in faccia.
Forse, saremmo potuti tornare ad essere padre e figlia, e non due perfetti sconosciuti.
Perché non mi aveva chiamato prima? Non volevo guardarlo morire, non ero pronta a lasciarlo andare. Era l'unica persona che mi rimaneva della mia prima famiglia, nonostante tutti ciò che aveva combinato.
 
"Perché me l'hai detto adesso? Perché ti guardassi morire?" Chiesi combattendo e perdendo contro le lacrime che bagnarono il viso.
Lasciai andare la sua mano, mi alzai da quella poltrona e mi sentii improvvisamente intrappolata da quelle quattro mura. Diedi un pugno al muro, probabilmente rompendomi la mano a giudicare dal rumore di ossa che si spezzavano che avvertii.
Uscii da quella stanza, chiusi la porta alle mie spalle e mi lasciai andare contro il muro di fronte, singhiozzando.
Sentii una manina che mi accarezzava i capelli, e il pianto silenzioso di mia figlia, che soffriva con me.

"Mamma perché piangi?" Mi chiese tirando su con il naso.

Non risposi, la attirai a me e l'abbracciai stretta, come se fosse la mia ancora di salvezza.
Lei ricambiò, e nascose il viso tra i miei capelli, bagnandoli con le sue lacrime.
Allora le presi il viso tra le mani e, con i pollici, spazzai via quelle piccole goccioline d'acqua.

"Non piangere tesoro, almeno tu non piangere.." Sussurrai.

Poi vidi Justin sedersi sul pavimento accanto a me, cingermi le spalle con un braccio e baciarmi una tempia.

"Mi distruggi così..." Sussurrò nel mio orecchio.

Quando vide che non riuscivo a smettere di piangere si alzò, aprì la porta della camera da letto di mio padre ed entrò, chiudendola poi alle sue spalle.
Nel frattempo scesi in cucina con la bambina, non volevo sentire quello che si dicevano.
Aprii il freezer, cercando del ghiaccio.
Avvolsi una decina di cubetti intorno a uno straccio e li posai sulle nocche della mano sinistra.
Sentii immediatamente meno dolore, anche se quello, in confronto a quello che sentivo dentro al cuore, era niente.
 
"Guarda un po' chi si rivede..." Disse una voce fin troppo famigliare dietro di me.
Lana, la mia sorellastra, mi squadrò dalla testa ai piedi con un ghigno di scherno stampato sul viso.
Nelle sue mani, due buste piene di vestiti firmati, facevano bella mostra di sè e contribuivano soltanto ad accrescere l'odio che avevo sempre provato verso di lei.
La malattia di mio padre, la sua incapacità di reagire, nemmeno il mio ritorno le aveva impedito di continuare a sfruttare la situazione di agio in cui si trovava mio padre.
Una persona così, poteva farmi solo pena.
 
"Lana, il dispiacere di rivederti è tutto mio." Dissi tra i denti.

Cercando di trattenermi avevo stretto il pugno sinistro, procurandomi un ulteriore frattura alle nocche sicuramente. Feci una smorfia di dolore e lei ridacchiò.
Da dietro la mia gamba spuntò la testolina riccioluta di Roxanne che guardava male Lana dal basso. 
 
"Wow, ti sei data da fare con il tuo primo fidanzatino eh?" 
 
"Non sono affari tuoi, e ora togliti dai piedi." Dissi prendendo per mano mia figlia e salendo ancora una volta le scale.
Mi sarei presa cura di mio padre, non l'avrei lasciato nelle mani di quelle due approfittatrici.
 
"Perché andarmene tesoro? Voglio fare la conoscenza del papà di questa adorabile bambina, chissà che anche lui non preferisca me a te." 
 
Scesi le scale di corsa e mi piazzai a cinque centimetri dalla sua faccia.
"Stai lontano dal mio ragazzo, da mia figlia e da mio padre. Avete due giorni per sparire da questa casa, non costringermi a buttarti fuori a calci in culo."
 
"Non puoi cacciarmi da casa mia!" Disse lei con sguardo di sfida.
Io sorrisi, mio padre era malato, ma non scemo.
Con un po' di fortuna sarei riuscita a convincerlo a divorziare.
 
"Staremo a vedere Lana, non sono più la ragazza che hai conosciuto tu."
 
Mi voltai, colpendola in faccia con la mia lunga treccia, e salii di nuovo le scale.
Entrai in camera di mio padre, che parlava con Justin. 
Appena mi videro interruppero la conversazione, facendomi dei sorrisi incoraggianti.
Dopo la reazione che avevo avuto poco prima, forse non me li meritavo neppure, ma c'era in gioco la felicità della mia famiglia e dovevo essere forte.
Feci segno a Justin di prendere Roxanne, attaccata con una mano alla mia gonna, e mi avvicinai al letto.
Mi sdraiai accanto a mio padre, guardando il soffitto.
 
"Scusa per come mi sono comportata..." Sussurrai.
Lui mi prese una mano e me la strinse, ricambiai la stretta cercando di trasmettere n po' di coraggio almeno a lui.
Come avrei voluto che ci fosse la mamma, lei avrebbe saputo sicuramente come gestire quella situazione. Perché mi avevano portato via proprio mia madre?
 
"No tesoro, perdonami tu, non sono stato mai un buon padre per te. No, lasciami finire..." Quando vide che stavo per parlare, m'interruppe. "Sai, ho parlato con Justin. Quel ragazzo ha 20 anni, eppure sa già che vuol dire lavorare, sa già cosa significa amare qualcuno tanto da stare male. Ma soprattutto, sa cosa significa essere padre. Io non l'ho mai saputo Ali, e mai lo saprò. Quando è morta Dominique sono stato un codardo, ci stavo talmente male che non ho avuto il coraggio di restarti accanto. Ti guardavo, guardavo il tuo carattere, la luce che ti illuminava gli occhi e vedevo la donna che avevo amato dal primo istante in cui avevo incrociato il suo sguardo."

Mio malgrado, mi ritrovai a sorridere. Assomigliavo davvero alla mamma?

"Non riuscivo ad accettare l'idea che non ci fosse più...e non riesco ad accettarla neanche adesso, ma non mi resta molto tempo. Non ti chiedo di dimenticare tutto il male che ti ho fatto, e non ti chiedo nemmeno di starmi accanto. Solo, ti prego, perdonami."
Scoppiai a piangere e, come una bambina, lo abbracciai, sperando di sentire quel calore, quell'affetto paterno che mi era mancato per anni.
 
"Mi prenderò cura di te papà, ma devi aiutarmi. Devi chiedere il divorzio, non puoi continuare a farti sfruttare da quelle due." Dissi, pregando che mi ascoltasse.
 
"Lo so...credo che l'avrei fatto comunque, prima di morire." 
 
Sorrisi tristemente, pensando al poco tempo che mi rimaneva da trascorrere con lui.
Faceva male, faceva troppo male rendersi conto che tutto quello che avevo sognato fin da bambina se ne stava andando.
 
**
 
Lasciai mio padre dormire in pace, era troppo stanco per continuare a parlare; non volevo che si sforzasse più del dovuto.
Scesi in cucina, ma quello che vidi non era quello che mi aspettavo.
Avvinghiata a Justin, che cercava in tutti i modi di respingerla, c'era Lana.
Sorridendo batteri le mani, facendola staccare dal mio ragazzo e ghignare vedendo le lacrime che mi rigavano il viso.
Vedevo il dispiacere negli occhi di Justin, ma non capivo perché. Non era colpa sua, non ero arrabbiata con lui.
Anzi, vedere i suoi vani tentativi di respingere la mia sorellastra mi faceva piacere.
Mi rendevo conto che era unico, non avrei mai trovato un ragazzo come lui. Mai.

"Sai, mi fai davvero pena Lana..." Dissi avvicinandomi a lei. "Non hai mai saputo accontentarti di quello che avevi, mai. Non hai mai saputo cosa significa avere un ragazzo che ti ama per come sei dentro anziché per come sei fuori. Io, a differenza di te, lo so.
Ed è proprio quel ragazzo che prima hai baciato davanti ai miei occhi. Non hai notato che ti respingeva?"

Guardò Justin, sperando che fosse rimasto incantato da lei e che la difendesse.
Non successe niente del genere. Il mio ragazzo, il padre di mia figlia, le girò le spalle e venne verso di me.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Ricambiai con trasporto, per fargli capire che non ce l'avevo con lui.
"Ti amo, mi dispiace che tu abbia visto la scena di prima.." Sussurrò abbracciandomi.
Mi strinsi a lui e scossi la testa. 

"Credimi, io no. Mi ha fatto capire quanto ti amo, non ce l'avrei fatta ad affrontare tutta questa situazione senza di te. Grazie."

Mi staccai malvolentieri dal suo abbraccio, e mi voltai verso Lana.
 
"Avete due giorni per andarvene, mio padre domani chiede il divorzio. Avverti anche tua madre, non sia mai che si dimentichi qualche protesi facciale in giro per casa mia."

Note dell'autrice:

Ciaaaaaaaaaaaao amorei miei *^*
Scusatemi tanto, la scuola mi ha riempito di compiti e non ce l'ho fatta a postare.
Per favore, perdonatemi anche per la tristezza di questo capitolo.
Spero davvero però, che vi piaccia comunque.
Ah, prima di lasciarvi e salutarvi, vi chiedo un piccolo favore.
Ho postato il prologo di una mia nuova ff, sempre su Justin,
e mi piacerebbe davvero davvero tanto sapere cosa ne pensate.
A differenza di quello che molti possono pensare, senza di voi non avrei scritto questa storia.
Quindi niente, spero vi piaccia anche quella.
Much love, Lovemelikeyoudo_


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Capitolo 38
*** Capitolo 37. ***


 
CAPITOLO 37.
 
Erano passate tre settimane, Lana e la mia matrigna erano andate via da casa mia, le pratiche per il divorzio procedevano bene, la parlantina di mia figlia aumentava e si divertiva un sacco a Los Angeles. Victoire e Ryan mi avevano raggiunto, stavano nell'albergo vicino a casa, e ogni tanto la portavano in giro per permettermi di stare dietro alle faccende di casa.
Solo mio padre peggiorava, e io non potevo fare niente per alleviare il suo dolore.
Lo guardavo impotente mentre stava sdraiato in quel letto, lo soccorrevo quando uno di quei brutti attacchi di tosse gli faceva sputare sangue, lo vedevo morire con i miei occhi.
Andavo avanti solo per Justin e per mia figlia, che ormai si era abituata a dormire con il nonno dopo pranzo, a giocare ai mimi con lui, a ballare le canzoni del papà mentre il nonno la guardava sorridendo e applaudiva.
Cosa le avrei detto quando il tempo sarebbe scaduto? 
Cosa le avrei detto quando avremmo preso un aereo per tornare in Canada?
Cos'avrei fatto quando mi avrebbe chiesto dov'era nonno Liam?
Come le avrei spiegato che mio padre non c'era più, che non avrebbe più potuto guardare i suoi spettacoli, che non avrebbe potuto vederla crescere?

A una settimana dalla data di scadenza, tutte le domande che mi frullavano in testa non avevano una risposta. La sera, quando la bimba e mio padre ormai dormivano, io e Justin, che aveva spostato le date del tour per starmi vicino, ci sdraiavamo sul divano e ci capitava di parlarne.
Ma anche lui, come me, non aveva idea di come avremmo affrontato l'argomento.
Come si poteva spiegare a una bambina di quasi tre anni che il nonno era morto?
Non lo sapevamo.
Ne avevo parlato anche con Pattie, quella donna mi era sempre stata d'aiuto, era una suocera e una donna fantastica. Aveva detto che al momento opportuno avrei dovuto parlare con il cuore, far capire alla bambina che non era un addio, ma un arrivederci.
Dovevo spiegarle il nonno non avrebbe più sofferto, che in quel momento, dovunque egli fosse, era felice.
Dovevo essere forte, fingermi tranquilla per il bene di mia figlia.
E speravo, nonostante sapessi benissimo che non sarebbe stato facile, di riuscirci.
Con Justin, io e lui insieme, ci saremmo riusciti. Avremmo superato anche quel momento, ma insieme.
Roxanne aveva bisogno di noi, e noi di lei.
 
Dopo aver portato il pranzo a mio padre e averlo aiutato a mangiare, scesi in cucina e mi sedetti a tavola con Justin, Victoire, Ryan e Roxanne.
Mi guardarono tutti con sguardo comprensivo e premuroso, mentre cercavo di far scendere giù il pezzo di carne che avevo nel piatto. Non mangiavo tanto, stavo dimagrendo a vista d'occhio.
Justin mi lanciò uno sguardo carico di tristezza e preoccupazione, e vedendolo così non potei fare altro che finire tutto quello che mi ritrovavo nel piatto.
Era la prima volta che mangiavo così tanto da quando ero tornata a Los Angeles.
Mi sorrisero tutti, in particolare il mio ragazzo.
Non potrei fare a meno di ricambiare, sorridendo sinceramente.
Pulii il visino di Roxanne impiastricciato di purè con una salvietta, poi la feci scendere dalla sedia e la lasciai andare a giocare in salotto.
Victoire e Ryan andarono con lei e accesero la tv, guardandola a vista d'occhio.
Io e Justin restammo soli in cucina, avvolti da un religioso silenzio che fortunatamente fu spezzato da lui. Io non avrei trovato le parole.

"Non sai quanto sia felice che tu abbia ripreso a mangiare normalmente, davvero non immagini mi sia preoccupato vedendoti in quelle condizioni." Mi disse abbracciandomi e facendomi appoggiare al bancone.
Affondai il viso nel suo petto, lasciando che mi accarezzasse i capelli e sentendomi veramente a casa. 
Con un dito mi sollevò il viso tendendomi per il mento, in modo che lo guardassi negli occhi.
Mi persi in quegli occhi caramello che mi avevano fatto innamorare, mentre i miei si riempivano di lacrime.
Justin me le asciugò con i pollici e mi  baciò sulle labbra, sorridendo quando mi sentì ricambiare.
Da quanto tempo non avevamo un momento come quello?
Mi strinsi a lui il più possibile, desiderandolo con ogni centimetro della mia pelle.
Mi sollevò per i fianchi, facendomi sedere sopra il bancone e sistemandosi tra le mie gambe, che avvolsi intorno all sua vita.
Mentre era impegnato a baciarmi il collo io infilai le dita nei suoi capelli, scompigliandoli più di quanto già non fossero, poi lo tirai indietro e mi fiondai sulle sue labbra.

"Ehm, ehm..." Un colpo di tosse, proveniente da un Ryan sghignazzante appoggiato allo stipite della porta, ci fece separare bruscamente.
Io sospirai, sollevata che non fosse stata Roxanne a vederci in quegli atteggiamenti.
Justin invece strinse i pugni e fulminò con lo sguardo mio cugino.

"Non vorrai ricominciare con le tue interruzioni vero? Le ho sopportate abbastanza quando ancora non stavamo insieme, figurati se adesso che lo siamo te la faccio passare liscia." Disse, aiutandomi a scendere dal bancone.

Li lasciai in cucina mentre ancora discutevano e andai a sedermi accanto alla mia migliore amica. Victoire, che teneva in braccio Roxy e guardava la tv con lei, si girò per sorridermi e rise ascoltando quei due coglioni che si prendevano a botte come due bambini.
"Non cambieranno mai..." Sospirò divertita. Io sorrisi, non volevo che cambiassero.
Almeno noi dovevamo restare così, avevamo ancora tempo per fare i vecchi decrepiti.
 
** 
Una settimana dopo.
 
"Justin ti prego chiama i soccorsi!" Gridai dalla camera da letto, mentre tentavo di asciugare il viso di mio padre, esausto e sporco di sangue.
Continuava a perderne, ancora e ancora e io non avevo idea di cosa fare.
Lo feci sdraiare, ma la situazione non faceva altro che peggiorare.
Un attacco violento di tosse lo invase di nuovo, e le lenzuola preferite di mia madre diventarono cremisi.
Piangendo gli passai un panno bagnato sul viso e pregai che i soccorsi arrivassero presto.
Accanto a me, Justin faceva avanti e indietro per la camera, dicendo per telefono a mio cugino di intrattenere la bambina al parco quanto più potesse.

Dieci minuti dopo suonarono il campanello e Justin di precipitò di sotto.
Sentii i passi dei medici salire velocemente le scale, pesanti e rumorosi come non mi erano mai sembrati. Mi alzai dal pavimento sul quale mi ero accasciata, e senza forze aprii la porta.
Gli infermieri portarono una barella accanto al letto e, aiutati dal medico, sollevarono mio padre posandolo su di essa.
Presi tutti i documenti che sapevo mi sarebbero serviti, la mia borsa e il cellulare e accompagnai i presenti al piano di sotto.
Mentre salivo all'interno dell'ambulanza, in modo da poter stare vicino a mio padre, Justin mi avvisò che ci avrebbe seguito con la macchina.
Non ebbi la forza di rispondergli, riuscii soltanto a fissare il viso di mio padre, coperto dalla mascherina dell'ossigeno.
Piansi per tutto il viaggio da casa mia all'ospedale, pregando che il momento di salutarlo non fosse ancora arrivato. Che fosse un normale attacco di tosse.
Sapevo benissimo che non era così, ma non potevo fare a meno di sperarci.
Venti minuti dopo mi ritrovai seduta nel corridoio della "Sala Rianimazione", singhiozzando sul petto del mio ragazzo che mi stringeva a sé, cercando di consolarmi come poteva.
Con una mano stringevo la sua maglietta, con l'altra mi aggrappavo alle sue spalle.
L'unico membro che mi rimaneva della mia prima famiglia se ne stava andando e io non potevo fare altro che stare a guardare, come avevo fatto per tutte quelle settimane.
Per un mese lo avevo osservato perdere quei pochi capelli che gli erano rimasti, invecchiare prima del previsto, spegnersi giorno dopo giorno in attesa che arrivasse la sua ora.
Lo avevo visto sorridere per la prima volta dopo tanto tempo, guardando me che pettinavo Roxanne e le raccontavo le fiabe prima che si addormentasse accanto a lui o vedendo la piccola che cantava insieme al padre le canzoni del suo album.
Lo avevo visto guardare fuori dalla finestra, assorto in chissà quali pensieri.
 
Sentii la voce di Justin nel mio orecchio, che mi cantava Be Alright cercando di farmi forza.
Mi ripromisi che prima o poi lo avrei ringraziato abbastanza per tutto quello che faceva per me, non era possibile che fosse sempre lui ad aiutare me e non il contrario.
 
Across the ocean, across the sea 
Startin' to forget the way you look at me now 
Over the mountains, across the sky 
Need to see your face and need to look in your eyes 
Through the storm and, through the clouds 
Bumps on the road and upside down now 
I know it's hard baby, to sleep at night 
Don't you worry 
 
Cause Everything's gonna be alright, ai-ai-ai-aight 
Be alright, ai-ai-ai-aight 
Through your sorrow, 
Through the fights 
Don't you worry, 
Cause everything's gonna be alright
 
Mi strinsi più forte a lui, piangendo tutte le lacrime che avevo in corpo.
Mi beai della voce di Justin, riponendo tutte le mie speranze in lei e nell'amore che provavo verso di lui. Anche se, ovviamente, con le condizioni in cui era mio padre, dubitavo che anche il migliore dei medici avrebbe potuto riportarmi indietro nel tempo.
La porta davanti a noi si spalancò, io scattai in piedi e osservai il medico venirmi incontro.
Bastò l'espressione del viso per capire cos'era successo.

"Mi dispiace signorina...non abbiamo potuto fare niente."

Tornai a sedermi sulla sedia, con il viso basso e le mani che lo coprivano.
Sentii le braccia del mio ragazzo che mi stringevano, che mi accarezzavano la schiena e che mi sollevavano per poi posarmi sopra di lui.
"Ciao anche a voi lacrime, era da molto che non ci vedevamo vero?" Pensai inzuppando la camicia di Justin.
 
"Mi dispiace papà, vorrei che tu fossi qui."
Il mio ultimo pensiero andò a lui quella notte, sdraiata sul letto a fissare il soffitto, ripercorrendo con la mente quegli ultimi giorni e immaginandomi quelli che avrei trascorso con lui se solo la malattia non me l'avesse portato via.

Note dell'autrice:
Salve splendori miei, si sono tornataaaa *^*
Non sapete quanto mi siete mancate, mamma mia.
Comunque, swaaaaaaaaaaaaaaaag.
Diamo inizio alla Bieber Week con il nuovo capitolo.
Siamo al trentasettesimo ci credete? Mi sembra ieri che postai il prologo.
Aiuto, stiamo per arrivare alla fine ragazze. 
Sinceramente non sono pronta per niente, non so voi çç
Anyway spero che questo capitolo vi piaccia, anche se è parecchio deprimente.
Un bacio, Lovemelikeyoudo_


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Capitolo 39
*** Capitolo 38 ***


CAPITOLO 38.
 
Erano passati 4 mesi dalla morte di mio padre, anche se la sua mancanza si faceva sentire.
Ogni volta che vedevo Justin giocare con nostra figlia rivedevo mio padre giocare con me, quando ancora ero piccola e la mamma era ancora viva.
Quattro mesi da quel giorno mi erano serviti per riprendere la mia vita, la vita che stavo costruendo con Justin e Roxanne.
Eravamo tornati quasi subito nella nostra casetta a Stratford, mi volevo lasciare alle spalle Los Angeles e tutti i brutti ricordi che tornavano a galla nella mia città in cui ero cresciuta.
Justin aveva cominciato il suo tour, e io l'avevo seguito con Roxanne.
Viaggiare così tanto non sembrava disturbarla, sapevo che era felice di stare con il papà.
Durante le prove per lo spettacolo, io e lei visitavamo la città in cui si sarebbe tenuto il concerto, la sera, quando il mio ragazzo si esibiva, stavamo dietro le quinte.
Le piaceva guardare il padre mentre cantava e ballava, ed era gelosa quando le beliebers lo abbracciavano o lo baciavano sulla guancia durante un M&G.
Era molto protettiva con Justin, quei due avevano un rapporto stupendo, e io non potevo che esserne felice.
Il mio libro, con mio grande stupore, aveva venduto più di 5,3 milioni di copie in tutto il mondo, arrivando alla pari con "50 sfumature di grigio". Quando la casa editrice mi aveva informato del record, avevo sollevato lo sguardo verso il cielo.
Avevo sorriso pensando che in quel libro ci fosse mia madre, lei che più di tutti mi aveva ispirato.
Justin, che ne era a conoscenza ancora prima della signora McMillan, al mio risveglio mi aveva fatto trovare un mazzo di 50 rose rosse e la sera mi aveva portato a cena in ristorante.
Ero felice del successo del mio libro, perché non l'avevo scritto da sola e soprattutto non avrei mai potuto ringraziare abbastanza Justin per avermi spinto a provarci.
 
Sdraiata sul letto del tour-bus, leggevo una favola a Roxanne, in attesa che si addormentasse. Verso la fine della storia, sbattè le palpebre e la sua boccuccia si aprì prima per formare una perfetta O, poi si chiuse insieme ai suoi occhioni.
Le accarezzai i capelli, poi mi alzai per prenderla in braccio e la stesi nel suo lettino, proprio accanto al letto matrimoniale.
Proprio in quel momento la porta si spalancò lasciando entrare un sorridente Justin, e per poco non svegliò mia figlia, che fortunatamente mugugnò soltanto e si girò nella parte opposta a quella iniziale.
"Ma dico, sei coglione? L'ho appena addormentata!" Sibilai sottovoce dandogli un pugno sul petto. Lui mi prese in braccio e mi fece girare in tondo a mo' di principessa, ridendo felice come non mai. Okay che quel concerto era stato un successo, come gli altri del resto, ma mi pareva più eccitato del solito.
"Si può sapere che ti prende?"
Fece per urlare qualcosa, ma lo fulminai con lo sguardo così mi prese per mano e mi portò nella cucina, dove riunita c'era l'intera crew che ci guardava sorridente.
"MI HANNO NOMINATO IN SEI CATEGORIE AI TEEN CHOICE AWARDS!" Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. Povere corde vocali, chissà quanto soffrivano.
In ogni caso mi fiondai su di lui, lo baciai e risi orgogliosa del suo successo.
"Sono così contenta per te!" Dissi interrompendo l'abbraccio stile koala.
"Ma non è il solo ad aver raggiunto i Teen Choice Awards!" Pattie mi si avvicinò sorridendo e mi circondò le spalle con un braccio.
Mi portai le mani alla bocca, sperando che fosse veramente ciò che stavo pensando.
"Non ditemi che Midnight Sun è stato nominato come Miglior libro nonostante sia appena uscito!" Esclamai emozionata portandomi le mani alla bocca.
Ryan Good, ormai diventato un fratello maggiore per me e Justin, si sbattè una mano sulla fronte, Kenny rise talmente tanto da doversi tenere al ripiano della cucina, Pattie scosse la testa divertita mentre Justin mi guardava sconcertato.
Scostò il braccio della madre e appoggiò le mani sulle mie spalle, guardandomi attentamente.

"Resetta il tuo cervello e ascoltami: sei stata nominata ai Teen Choice Awards, cioè, il tuo libro è stato nominato.” A quelle parole mi portai ancora una volta le mani alla bocca, poi le abbassai.
“Porca troia…” Sussurrai. Mettendomi questa volta le mani nei capelli, e appoggiandomi alla credenza.

Tutti scoppiarono a ridere e vennero a congratularsi. Percepivo delle braccia che mi stringevano, ma la mia mente ormai era andata in tilt.
Pensavo alle sere passate a scrivere, quando ero incinta, dopo che la bambina era nata, quando nessuno mi poteva vedere. Pensavo alle ore trascorse davanti al mio pc, io, la mia fantasia, e i consigli che mi dava mia madre.
Pensavo ai pomeriggi trascorsi guardando fuori la finestra, disegnando, osservando le coppie che si scambiavano effusioni al parco, in cerca dell’ispirazione giusta.
E poi pensavo a Justin; lui che mi aveva fatto il regalo più bello che una donna possa ricevere, lui che con la sua musica, con la sua presenza, con l’amore che mi dimostrava ogni giorno, più di tutti mi aveva spinto a provarci e a non buttare via il mio sogno.
Calde lacrime cominciarono a rigare il mio viso, lacrime di gioia e orgoglio.
Justin mi sorrise dolcemente e spalancò le braccia, che mi accolsero facendomi sentire a casa.
Con una mano strinsi la sua canottiera, con l’altra risalii la sua nuca e la immersi nei suoi capelli.
Mi strinse a sé ancora un attimo, poi mi prese per mano, mi prese l’occhiolino e salutò la crew.
Sempre tenendomi per mano, mi trascinò letteralmente nell’altra camera da letto, che fortunatamente non usava nessuno. La porta si chiuse alle nostre spalle con un colpo secco, causato dal leggero calcio di Justin. Ma non ce ne preoccupammo molto, presi com’eravamo dalla nostra bolla personale, fatta dal desiderio che avevamo represso in quelle settimane. Torturai i suoi capelli, scompigliandoli più di quanto non fossero già, mentre lui scendeva a baciarmi il collo.
Lo tirai per la maglia, avvicinandolo di più a me, facendo combaciare i nostri corpi. Lo guardai negli occhi e vi lessi le stesse emozioni che stavo provando io, la stessa voglia di approfondire quel contatto.
Mi stese con delicatezza sul letto, mi accarezzò la guancia e mi baciò con trasporto.
Li tolsi la canottiera con le mani che mi tremavano, lui fece lo stesso con la mia camicetta.
Presto anche gli ultimi pezzi di stoffa rimasti andarono a finire in un punto indefinito della stanza, permettendoci di amarci in ogni senso.
Solo Justin era stato capace di farmi provare quelle sensazioni, anche solo con un piccolo gesto: bastava che mi guardasse o che mi sfiorasse la mano distrattamente, che mi ritrovavo ad arrossire come una ragazzina alle prime cotte.
Si accasciò su di me, facendo aderire completamente il suo corpo con il mio.
Mi baciò la fronte, poi si sdraiò accanto a me e mi circondò con le braccia, facendomi poggiare la testa sul suo petto e accarezzando il mio fianco.
“Quando sono i Teen Choice Awards?” Chiesi mentre Justin copriva entrambi con il lenzuolo.
Mi girai su un fianco, poggiando la testa sulla mano, aspettando la sua risposta. Controllò il suo calendario nel cellulare, poi sorridendo disse che sarebbero stati tra un mese.
Sorrisi anch’io, orgogliosa di entrambi, ed entusiasta del fatto che, finalmente, la nostra vita avesse ripreso un po’ di colore e vivacità.
 
 
Felice come una bambina davanti ai regali il giorno di Natale, osservavo il mio riflesso allo specchio e stentavo a crederci a quello che vedevo.
L’abito bustier in chiffon di seta, color tortora, impreziosito da cristalli appena sopra l’ampio spacco, si adattava perfettamente alle curve del mio corpo. Sembravo veramente aggraziata, mi sentivo davvero bene con quell’abito. Era semplice, ma veramente stupendo, non ne volevo uno troppo appariscente.
E quello mi era sembrato perfetto quando ero andata a comprarlo insieme a Pattie.
Pensando allo shopping non potei fare a meno di sentire un moto di nostalgia per le mie migliori amiche, che probabilmente in quel momento stavano studiando per l’università.
Quanto mi mancava fare shopping con loro, anche se erano terribilmente esuberanti quando si trattava di fare shopping. Ma volevo loro un mondo di bene, erano le uniche che mi avevano accettato veramente, quando mi ero trasferita da Los Angeles.
Avrei voluto che quella sera mi avessero visto, avrei voluto condividere con loro quel momento così importante per la mia vita.
Mi sistemai per l’ultima volta i capelli, che per l’occasione avevo fatto ricci, e sospirai, chiudendo gli occhi per calmarmi. Due mani si posarono sulle mie spalle, rilassandole, e delle labbra, che avrei riconosciuto tra mille, mi diedero un bacio sui capelli.
Sei bellissima.” Vedevo il viso sorridente di Justin riflesso sullo specchio, un suo braccio che mi cingeva la vita e i suoi occhi caramello che mi guardavano.
Mi girai in modo da trovarmi di fronte a lui, e sorrisi contenta.
“Tu sei figo come sempre.” Feci spallucce e lo trascinai in cucina, dove Pattie e Roxanne facevano un puzzle insieme. Quella sera la bambina sarebbe venuta con noi, volevo assolutamente che partecipasse.
Appena ci vide si alzò in piedi e corse dal papà, che la prese in braccio e la guardò sorridendo.
Indossava un semplice abitino bianco, con la gonna in tulle e una fascia sulla vita che terminava con un fiocco e richiamava il colore del mio vestito.
“Mamma sembri una principessa!” Disse Roxanne guardandomi e battendo le mani.
“Grazie tesoro, sei bellissima.” Le schioccai un bacio sulla guancia e le sistemai i boccoli, che le ricadevano dolcemente sulle spalle. Salutammo Pattie e salimmo sulla limousine, che ci avrebbe portato al red carpet dell’evento.
Ero un po’ agitata, dovevo ammetterlo. Quella sera sarebbe stata la prima volta che partecipavo a un evento di così grande importanza, e non avevo idea di come comportarmi.
“Andrà tutto bene, devi solo sorridere ed essere te stessa.” Ecco che Justin tornava a sembrarmi Edward Cullen. Come faceva a capire così bene come mi sentivo? Era magnifico. E la cosa più straordinaria è che era tutto mio. Nessuno sarebbe riuscito a portarlo via da me. Non avrei permesso che qualcuno lo allontanasse, lo amavo troppo. “Solo, non dire parolacce. Non credo che lo apprezzerebbero.” Risi, pensando che si, era meglio se mi fossi controllata.
Non sarebbe stato un grandissimo esordio per me, avrei dovuto mordermi la lingua ogni qual volta che avessi sentito che stato per sparare qualche cavolata, e pensare molte volte prima di parlare.
Circa dieci minuti dopo arrivammo al red carpet dei Teen Choice Awards, che si tenevano al Gibson Amphitheatre di Los Ang
Justin scese dall’auto, accolto dalle urla di migliaia di fan scatenate e, da perfetto cavaliere, aprì lo sportello della macchina dal quale uscimmo prima io, poi Roxanne.
Alla mia vista alcune Beliebers sorrisero, vi erano anche ragazze con il mio libro in mano, altre, come avevo immaginato, non sembravano altrettanto contente del mio arrivo.
Quando invece videro Roxanne, per niente impaurita dalle loro urla, che sorrideva e salutava con una manina, si levò un coro di “ooooohwn”.
Attraversammo il Red Carpet sorridenti e anche un po’ agitati, fermandoci ogni qualche metro per fare le foto. Justin mi circondava la vita con un braccio, con l’altro invece teneva in braccio Roxy, che pareva divertirsi un mondo stando al centro dell’attenzione.
Firmammo un sacco di autografi, io sui libri delle mie fans, Justin sui cd delle beliebers, e facemmo anche tante foto con loro. Volevo che le mie fans si sentissero come avrei desiderato sentirmi io incontrando la mia scrittrice preferita. Mi piaceva vederle sorridere e piangere mentre scrivevo una semplice firma su un pezzo di carta, era soddisfacente rendersi conto che la loro felicità deriva da un mio minuscolo e insignificante gesto.
Dopo varie interviste per i telegiornali locali e le riviste, arrivammo all’ingresso del Gibson Amphitheatre, eccitati all’idea che lo spettacolo stesse per cominciare.
Salutai Ellen che si faceva aggiustare il microfono e, con molto imbarazzo, anche  Kristen Stewart, il mio idolo, che quell’anno presentava i Teen Choice Awards. Si avvicinò timida a noi, ci sorrise e poi si piegò sulle ginocchia per arrivare all’altezza di mia figlia.
“Ciao tesoro, sembri una principessa, sai?” Le disse prendendola in braccio. Mi morsi la lingua per evitare di fare esclamazioni poco consone alla situazione, anche se Kristen probabilmente mi avrebbe capito. Roxanne rispose con un semplice grazie, ma prese a giocherellare con i capelli dell’attrice, che ridacchiò per niente infastidita.
“Alexis, ho letto il tuo libro e volevo dirti che è bellissimo.” A quelle parole sorrisi ed emozionata mi asciugai, prima che mi rovinasse il trucco, una piccola lacrima. “Sapete …” Continuò Kristen, sistemando il cerchietto di Roxanne. “Penso che chiederò di poterla portare con me sul palco, così mi aiuterà a presentare, sono un po’ nervosa e penso che Roxy mi potrebbe aiutare.”
“Come fai a sapere il suo nome?” Chiese Justin sorpreso tanto quanto me.
“Dovete sapere che sono una grandissima fan di entrambi, quindi so molte cosa su voi due ragazzi”
Assurdo. Fino a qualche giorno fa, ero collegata a internet cercando notizie su di lei, sui suoi prossimi film, le sue foto da salvarmi nel cellulare. E ora? Ora lei, il mio idolo, la donna che ammiravo di più, dopo mia madre, diceva che sapeva molte cose su di me. Se in quel momento fossi stata sola, probabilmente non mi sarei limitata a lanciare un gridolino di sorpresa e ad abbracciarla.
Kristen chiese se poteva tenere Roxanne con lei sul palco, e nessuno ebbe da obiettare, chiese alla piccola se volesse farle compagnia e lei accetto di buon grado. Si vedeva che quella meravigliosa donna piaceva anche a lei. Ci salutarono e vennero condotte nel backstage, in attesa della loro comparsa sul palco. Una ragazza invece, scortò me e Justin ai nostri posti. Casualmente, ci saremmo seduti uno accanto all’altra. Era un sollievo, avrei avuto bisogno del suo sostegno. Mi dispiaceva già per la sua mano, chissà quante volte gliel’avrei stritolata.
Justin mi presentò parecchi personaggi famosi che conosceva, e che per giunta ammiravo molto.
Demi Lovato, Selena Gomez, Miley Cyrus e persino Niki Minaj. Tutte si comportarono davvero bene con me: erano bellissime, gentili e simpatiche. Neanche una loro frase suonava detta da una popstar mondiale, erano semplicemente loro stesse.
Lo spettacolo cominciò, Kristen e Roxanne apparvero avvolte da una nuvola di fumo colorato e dagli applausi del pubblico.
“Buonasera a tutti , sono davvero onorata di presentare i Teen Awards di quest’anno.” Cominciò Kristen, prendendo in braccio mia figlia, che intanto osservava curiosa il pubblico. “E guardate chi c’è con me: la piccola Roxanne Bieber. Ditemi, non è adorabile?”
Io e Justin ci guardammo e sorridemmo, quella bambina era nostra, l’avevamo creata noi.
Kristen presentò Demi Lovato, che avrebbe eseguito l’esibizione di apertura con “Give you heart a break”. Fu spettacolare, quella ragazza aveva una forza incredibile.
Poi dopo il Best New, arrivò il momento del Best Male fo the Year, categoria in cui era nominato Justin. Partì il video delle nomination, poi Kristen prese in mano la busta, sorrise e guardò il pubblico.
Strinsi la mano di Justin, chiusi gli occhi e sperai con tutto il cuore che vincesse lui.
“And the Best Male of the Year is….JUSTIN BIEBER!” Aprii gli occhi, mi alzai in piedi e mi girai verso il mio ragazzo, che mi prese il viso tra le mani e mi baciò davanti a tutti.
Interruppe il bacio sorridendo e tra gli applausi del pubblico, salì sul palco a ritirare il premio, che gli venne consegnato da Roxanne. Diede un buffetto sui capelli a nostra figlia, abbracciò Kristen e si rivolse ai presenti.

“Questo è in assoluto il primo premio che ricevo, sono grato alle mie beliebers per tutto quello che fino adesso hanno fatto per me. Non è un mio successo, è nostro. Perché è grazie a loro se sono arrivato fin qui. Ma vorrei ringraziare una persona speciale, la mia ragazza. Alexis è la persona che mi ha ispirato quando scrivevo le canzoni e quando le cantavo, è la persona che prima di tutti mi ha spinto a vivere il mio sogno. Senza di lei, senza la sua determinazione, non starei qui su questo palco. Ti amo Alexis, grazie.”

Mentre il pubblico, Kristen e Roxanne applaudivano, io mi asciugavo il viso dalle lacrime. Non mi aspettavo un discorso del genere, non immaginavo che avrebbe detto quelle parole soltanto per me. Io non mi consideravo così importante per lui. Cioè, non pensavo che quello che avevo fatto fosse stato così significativo per la sua carriera. Semplicemente, non volevo che buttasse all’aria tutti i suoi sogni.
Ed è quello che poi, anche lui aveva fatto con me.
Quando tornò a sedersi accanto a me, mi prese la mano e si voltò per sorridermi; io, invece, lo baciai a stampo e ricambiai la stretta. Volevo fargli capire che lo ringraziavo per le sue parole, anche se in quel momento non avevo la possibilità di farlo come volevo.
Per il resto della serata, Roxanne affiancò Kristen nella consegna dei premi, l’accompagnò nei vari cambi d’abito e giocò persino con le figlie di Ellen, che salirono sul palco quando la madre vinse il premio come miglior show televisivo. Justin vinse anche nel resto delle categorie in cui era nominato, con mio grande orgoglio.
A fine serata, aspettavo in preda alla più totale preoccupazione, che annunciassero il vincitore della categoria “Best Book Of The Year”: il mio libro era in gara con altri di scrittori ben più esperti e famosi di me, ero fermamente convinta che non avrei vinto.
Ma d’altronde, ero felice anche solo per essere stata nominata. Il mio obiettivo non era quello di vincere, perché non sarebbe stato sempre così. Sapevo benissimo che per una ragazza della mia età, sconosciuta al mondo e con nessuna esperienza di scrittura alle sue spalle, era già un’emozione incredibile aver partecipato.
Così, quando vidi Kristen prendere la busta e aprirla, cercai di rilassarmi.
Justin mi strinse la mano e aumentò la presa del suo braccio sulle mie spalle, cercando di confortarmi.
“And the winner for the “Best Book Of The Year is….”

Note dell'autrice:

And the Best Book Of The Year is....SIETE STATE TROLLATE 
TROLOLOLOLO NON VE LO DICO U.U
Okay, so che mi starete già odiando per vari motivi.

Primo perché non aggiungo da un botto di tempo, e mi scuso davvero tanto.
Alcune mie lettrici lo sanno, sono piena di compiti.

Spero che questo capitolo vi piaccia, e che mi perdoniate.
Volevo dirvi che ho una nuova fanfiction: se vi va passate e recensite please? *u*
Ve ne sarei davvero grata. Poi, se avete bisogno di chiedermi qualcosa mi trovate su twittah:
sono @xswaglondon, ditemi chi siete e ricambio il follow.
Beh, mi dileguo.
Baci, Lovemelikeyoudo_

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Capitolo 40
*** Capitolo 39. ***


CAPITOLO 39.
 

“And the winner for the “Best Book Of The Year is….Alexis Butler!”
 
A quelle parole strabuzzai gli occhi e spalancai la bocca. Senza nemmeno accorgermene mi ritrovai in piedi,stretta nelle braccia di Justin, che mi gridava qualcosa per sovrastare le urla e gli applausi del pubblico. Io non sentivo niente. Guardavo Kristen,poi Justin e, infine, alzai gli occhi al cielo. Mi lasciai scappare una lacrima, che venne raccolta da un bacio di Justin, che mi spinse verso il palco.

“Coraggio tesoro, vieni sul palco che devo premiarti!” Disse Kristen tenendo la manina di Roxanne.

Presi un respiro profondo e,stando attenta a non inciampare, mi feci strada tra il pubblico,lasciandomi abbracciare da Miley e Demi e salendo gli scalini per raggiungere mia figlia e la mia attrice preferita.
Diedi un bacio sulla guancia a Roxanne, abbracciai Kristen e presi tra le mani il premio.
Lo guardai con gli occhi che brillavano, poi rivolsi il mio sguardo al pubblico e cominciai a parlare.
 
“Non so davvero cosa dire, posso solo ringraziarvi, tutti quanti. Ringrazio i miei lettori, che mi hanno portato fin qui, i miei zii per il loro supporto, mia figlia e la casa editrice. Ma, soprattutto, ringrazio il mio ragazzo. Justin, non hai idea di quanto tu mi abbia aiutato in questo periodo. Ti ringrazio per tutto l’amore che mi dai ogni giorno, per avermi accompagnato in questo viaggio e per non avermi permesso di abbandonare il mio sogno. Grazie, ti amo.”
 
Mentre mi asciugavo una lacrima e sorridevo al pubblico che mi applaudiva, notai che Justin non era al nostro posto. Assunsi una faccia stranita e mi voltai verso Kristen, chiedendo silenziosamente spiegazioni. Lei mi fece l’occhiolino e si rivolse a tutti.
 
“La nostra neo vincitrice ha appena notato che un certo Justin Bieber non è al suo posto. Alexis, goditi lo spettacolo.”

 
All’improvviso, tutto intorno a me sparì nel buio. Non vedevo Roxy, Kristen e nemmeno il pubblico.
L’unica luce era quella di un faro puntato su di me. Nel giro di pochi minuti partì una musica sconosciuta, l’intero teatro s’illuminò e sentii quella voce, quella voce che avrei riconosciuto ovunque.
 
 

Love me like you do 
Love me like you do 
Like you do 
Hold me tight and don't let go 

 
 
Justin, con dei jeans neri e una giacca dorata sopra la t-shirt bianca, cominciò a ballare e a cantare quella nuova canzone, guardandomi e sorridendomi. Come se ci fossimo solo noi due sopra quel palco.

 
What am I to do 
When you love me like you do? 
Like you do 
Hold me tight and don't let go 

Baby, baby, baby 
Teach me, teach me, teach me 
Show me, show me, show me 
The way to your heart


 
Come facevo a mostrargli la strada per il mio cuore, se lui me l’aveva rubato quando io l’avevo rinchiuso in una cassaforte? Forse, lui, lo sapeva mille volte più di me come arrivarci, era stato l’unico.
 

Oh, my baby, baby 
I'm begging, lady, lady 
Put me in the middle 
That's right where I'ma start 

I like how your eyes complementing your hair 
The way that them jeans fit is making me stare 
Promise, I'll be here forever, I swear 
(Our bodies touching while you) 

Dio, come faceva a creare canzoni così meravigliose? Meravigliose e con un non so che di malizioso.
Le parole sembravano irradiare passione, desiderio ma, in particolare, amore. Era quello che ci teneva uniti. Ed era solo grazie a lui che stavamo insieme. Probabilmente, se mi avesse lasciato perdere fin dall’inizio, non sarei qua e non starei vivendo quella meravigliosa vita con lui.
 
 

Baby, baby, baby 
Let me, let me, let me 
Let me, love me, love me 
Be all you desire 

Pretty baby, baby 
I'm begging lady, lady 
Take me to the top now 
And I'll take you higher 

    

I like how your eyes complementing your hair 
The way that them jeans fit is making me stare 
Promise, I'll be here forever, I swear 
(Kissing on your neck while you)     

 
Okay, quella canzone era molto più di quanto mi sarei mai aspettata. Era indescrivibile, sul serio.
Lo guardavo affascinata mentre ballava e cantava girandomi intorno, sfiorandomi e provocandomi la pelle d’oca con la sua vicinanza e la sua voce. Come faceva? Come riusciva a farmi provare tutte quelle sensazioni con un solo sguardo,con una sola carezza, con un solo sorriso? Più volte aveva promesso che sarebbe stato sempre al mio fianco: non mi aveva mai deluso. Quella promessa la manteneva ogni giorno, con piccoli o grandi gesti come quello.
 
 
 

Love me like you do
Love me like you do Like you do
Hold me tight and don't let go
What am I to do
When you love me like you do?
Like you do
Hold me tight and don't let go
Alright, ok
Right there,
that way 'Cause when you love me,
I can feelit When your heart beats, I can hear it

Be glad,
don't say a word
Don't say no, girl, I'm all yours
Love me like you do but let me go first
Listen to these words right here

 
Non dire no a cosa? Gli avrei detto si sempre, per qualunque cosa. Non potevo negargli quello desiderava. Faceva tanto per me, forse anche troppo. Gli avrei detto si quella sera e quella dopo, e quella dopo ancora. Per sempre.
Terminò la canzone continuando a guardarmi negli occhi, fece il passo finale del ballo, poi si avvicinò a me. Mi sorrise, io ricambiai. Poi fece qualcosa che non mi sarei mai aspettata. Non quella sera, non in quella occasione. Vidi Kristen farmi l’occhiolino, il mio cuore iniziò a battere tanto veloce che mi venne la paura che tutti in quel grande edificio lo stessero sentendo.
Quando Justin s’inginocchiò davanti a me, senza smettere mai di sorridere, mi si fermò il respiro. Lo vidi trafficare nella tasca interna della giacca e prendere una scatolina in raso blu della Tiffany & Co, che mi fece spalancare gli occhi. Mi diventarono lucidi e cominciarono a pizzicare quando la aprì ed ebbi la possibilità di ammirare uno splendido solitario in platino e diamante. Era splendido, molto più di quanto avessi potuto mai immaginare. Una piccola lacrima di gioia mi rigò la guancia.
 
“Alexis Lea Butler, prometto di amarti, di proteggerti e di starti vicino per sempre, vuoi sposarmi?”

A quel punto, il mio viso era completamente bagnato dalle lacrime e mi ritrovai a ringraziare quei meravigliosi trucchi resistenti all’acqua che Victoire mi aveva regalato per Natale.
Mi persi in quegli occhi che mi avevano fatto innamorare e all’interno vidi il mio futuro scorrere come un film: vedevo un abito bianco, sentivo le campane suonare e il pianto di un bambino, osservavo i miei figli crescere e farsi una loro vita, diventare genitori e me e Justin con i capelli bianchi, seduti in veranda, innamorati come lo eravamo adesso, guardare i nipotini che giocano.
Justin mi fissava, in attesa di una mia risposta. Tuttavia, non ero in grado di dare una risposta a voce.
Feci un piccolo segno di assenso con la testa, troppo emozionata e incredula per parlare. Sorrise, il pubblico applaudì mentre mi gettavo tra le sue braccia e mi baciava, con non aveva fatto mai. Mi asciugò le lacrime con i pollici.
“Cazzo, mi sposo …” Sussurrai. Justin scoppiò a ridere e mi prese in braccio, facendomi roteare come una principessa. Kristen si avvicinò con Roxanne, ci diede le congratulazioni e ci scortò ai nostri posti, approfittando dell’esibizione finale di Usher.
Finito lo show, tornammo in albergo. Chiesi a Pattie il favore di addormentare Roxanne, poi mi buttai sul letto, ancora in abito da sera, con un sorriso da ebete sulle labbra. Sollevai la mano sinistra e osservai con gli occhi che mi brillavano quel piccolo anello di fidanzamento, nell’anulare, li dove sarebbe rimasto per sempre. Qualcuno intrecciò le sue dita con le mie, attirandomi a se.
Strinsi Justin in un abbraccio stritolatore, ma non lo sentii lamentarsi. Anzi, ricambiò con molto più trasporto, accarezzandomi i capelli.

“A quando le nozze?” Chiesi poi, sfilandomi il vestito e infilandomi la camicia da notte. Mi prese per i fianchi da dietro,appoggiando la testa sulla mia spalla e baciandomi il collo.
“Fosse per me, ti sposerei anche stanotte.” Ridacchiai, prendendolo per mano e facendolo sdraiare accanto a me sul letto.
“Non avrai un po’ troppa fretta?”

“Amore, voglio che tutti sappiano che sei mia, in ogni senso.”

“E io voglio essere tua, in ogni senso.”
 
“Meglio così. Alexis Bieber, mi piace come suona.”




Note dell'autrice:
E così ci siamo...39esimo capitolo.
Mi sembra ieri che ho pubblicato il primo e non sapevo nemmeno se avrei ricevuto qualche recensione.
So che si avvicina il finale, manca solo un capitolo e poi ci sarà il prologo, ma sappiate che per me, non è una fine.
Ho conosciuto persone stupende, che mi hanno sostenuto fino alla fine, anche quando sono mancata per lunghi periodi, come sta succedendo ultimamente. Ho davvero tanti impegni, ma non ho mai trascurato questa storia.
Sarà per è stata la mia prima fanfiction su Justin, sarà perché ormai fa parte di me.
Non potrò mai dimenticarla. Come non posso dimenticare di ringraziare voi.
Grazie mille a chi mi segue, a chi ha sempre recensito, e grazie mille anche a chi ha solamente letto.
Grazie di tutto, mi scuso per il ritardo.
Se volete contattarmi su twitter, sono @xswaglondon.
Vi voglio bene, Lovemelikeyoudo_

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Capitolo 41
*** Capitolo 40. ***


 
CAPITOLO 40.
 
“Victoire! Mi stai stringendo troppo!” La mia adorabile migliore amica, che stava studiando da stilista, mesi prima si era presa l’incarico di disegnare e realizzare il mio vestito da sposa. E, a poche ore dalla cerimonia, si stava impegnando a soffocarmi con il corpetto. Amavo il mio abito da sposa.
Victoire aveva creato un abito in chiffon azzurro, con drappeggio sul fianco sinistro e con una plissettatura che partiva da un piccolo gioiello rettangolare in vita fino a tutta la lunghezza della gonna, che terminava in un piccolo strascico. Le spalline erano sottili e lo scollo leggermente a cuore.
Ero molto soddisfatta anche di quelli che avrebbero indossato Victoire e Kim, le mie due damigelle e quello di Roxanne che, invece, avrebbe aperto il mio ingresso gettando i petali di rose al mio passaggio.
Kim aveva scelto un abito in chiffon blu notte, con il taglio a trapezio e la scollatura a cuore che scendeva naturale sulla vita, senza spalline e con alcuni rivestimenti rigidi sul corpetto.
Quello di Victoire, al contrario, era in raso e dello stesso azzurro del mio vestito, ma come quello di Kim era senza spalline e con dei rivestimenti rigidi sul corpetto. Sotto il seno vi era un nastro bianco che terminava al centro in un fiocchetto molto delicato. Entrambi erano lunghi alle ginocchia.
“Scusami Ali, due minuti e posso terminare l’acconciatura.” Alzai gli occhi al cielo e sorrisi, invece, a Roxy che in quel momento era tutta impegnata a fare giravolte sfruttando l’ampiezza del suo vestito. Si guardava allo specchio facendo smorfie buffe, quelle da diva che Justin le insegnava per giocare alle sfilate di moda. Era dolcissima e mi ricordava sempre di più lui.
Il suo abito, regalatole da nonna Pattie, era in raso e tulle bianco e sul petto erano applicate delle pietre leggermente azzurrine. Due mesi fa io e Justin avevamo comprato una villa a Los Angeles, per via dei nostri impegni di lavoro che richiedevano la nostra presenza la, e avevamo deciso di celebrare il matrimonio in giardino, così i pochi amici intimi che erano venuti ci aspettavano là. Sia io che Justin volevamo un matrimonio semplice e intimo. Gli invitati erano i nostri amici, la sua famiglia e la crew.
Non più di 60 persone.
“Ecco qua, sei fantastica.” Mi guardai allo specchio e per poco non scoppiai a piangere. Mi sentivo … una sposa. Abbracciai Victoire e Kim, poi in camera entrò Pattie. Mi osservò con gli occhi lucidi per un po’, poi mi strinse a sé, come fosse mia madre. L’assenza fisica di mia mamma si notava, ma la sua presenza nel mio cuore si faceva sentire come mai prima di allora. L’avrei voluta con me ma il passato non si poteva cantare e Pattie mi voleva bene come una figlia, e questo mi bastava.
“Ti voglio bene tesoro, sei bellissima.” Si asciugò una lacrima, allontanandosi da me per porgermi il mazzolino di fiori.
“Grazie Pattie, ti voglio bene anch’io.”
“Ora forza, mio figlio ti aspetta in giardino.”
Feci un respiro profondo, improvvisamente nervosa. E se avesse detto no? E se, al momento di pronunciare le promesse, avesse cambiato idea? Mi sedetti sulla poltrona accanto al nostro letto e posai entrambe le mani sul viso. Sentii le prime note della marcia nuziale e il panico aumentò.
“Mi tremano le gambe, non ce la faccio a camminare.”
Kim fece per dire qualcosa ma l’entrata di mio zio, che mi avrebbe accompagnato da Justin, la precedette.
“Dolcezza, è ora di entrare in scena.” Vedendo che non mi muovevo Victoire s’inginocchiò davanti a me e posò le mani ai lati del mio viso.

“Sentimi bene Alexis Lea Butler. Non ho impiegato due mesi per realizzarti un abito degno di Cenerentola solo per vederti seduta qui a piagnucolare. Che ne è stato della mia migliore amica? Ti sei rammolita per caso?
Assottigliai gli occhi, fulminandola con lo sguardo. Tutto, ma quello no.
“Vedo che ci siamo intese. Justin ti ama, e tu lo sai. Ora alza quel tuo dannato sedere e vai a sposarti.”

Le parole della mia migliore amica mi diedero la giusta carica per alzarmi e raggiungere mio zio, che mi prese sotto braccio. Scendemmo in salotto. Pattie diede le istruzioni a Roxanne e la mise davanti a me, poi uscì in giardino salutandoci con sorriso d’incoraggiamento.
Victoire e Kim erano dietro di me. Sentii le battute della mia entrata e mi preparai.
Roxanne uscì per prima e, dopo circa cinque secondi, partimmo io e mio zio. Una volta in giardino mi ritrovai lo sguardo di ogni invitato addosso. Prima, però, la mia attenzione fu catturata dalle decorazioni. Alla mia sinistra vidi i tendoni sotto i quali vi erano sistemati i tavoli per gli invitati. Sopra di essi vi erano sparsi dei cuoricini da tavolo color tiffany e al centro vi erano dei vasi trasparenti pieni di acqua, nella quale erano immerse pietre d’acqua dolce.
Incontrai gli sguardi sorridenti della crew, quelli commossi di Pattie e Jeremy, sorrisi a Kristen e Robert nei penultimi posti, e vidi le manine di Jazzie e Jaxon che mi salutavano dai primi. Feci loro l’occhiolino e con un sorriso salutai il testimone del mio ragazzo, Chaz, e il mio, Ryan.
Infine, i miei occhi incontrarono quelli di Justin. Era bellissimo, come sempre. Si vedeva che era felice ma sapevo che lui pensava di essere il vincitore della lotteria. Per me, la vincitrice ero io. Ero io la fortunata che stava per sposarlo; ero io la fortunata che stava con lui da ben tre anni; ero io la fortunata ad aver avuto una bimba meravigliosa da lui. Non il contrario. Lui era convinto di non meritarmi, lo diceva spesso. Tuttavia, l’unica definizione con cui riuscivo a descrivermi era: sua. Senza di lui, dopo la morte di mio padre, non sarei ancora qui. Era solo il fatto di essere sua che mi aveva salvato. Solo con l’aggettivo “sua” mi sentivo completa.
Zio, come da tradizione, posò la mia mano su quella di Justin ed entrambi ci voltammo verso il pastore. Con la coda dell’occhio lo vidi sorridere e quel sorriso divenne il mio. Dopo la messa generale, arrivò il momento di scambiarci gli anelli.
“Io,Justin, prendo te, Alexis, come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.” Quella promessa la rinnovava ogni singolo giorno, con gesti piccoli e grandi che mi dimostravano quanto eravamo uniti.

“Io, Alexis,prendo te,Justin, come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.” Nell’infilargli l’anello al dito mi tremò la mano dall’emozione. Il pastore ci fece sedere e continuò la celebrazione.
Dieci minuti dopo, giunti alla conclusione, arrivò anche il momento delle promesse solenni.

“Justin vuoi accogliere Alexis come tua sposa nel Signore, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e di onorarla tutti i giorni della tua vita?” Lo guardai negli occhi e, con gran sollievo, al loro interno lessi le stesse emozioni che provavo io, lo stesso amore che ci aveva tenuti insieme fino a quel momento.
“Lo voglio.” Nel dirlo mi asciugò una lacrima che, prima che me ne potessi accorgere, aveva bagnato il mio viso emozionato. Il pastore allora si rivolse a me.
“Alexis vuoi accogliere Justin come tuo sposo nel Signore, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e di onorarlo tutti i giorni della tua vita?”
“Lo voglio.” Pronunciai quelle parole con tutto l’amore che provavo verso di lui.
“Vi dichiaro marito e moglie. Justin, puoi baciare la sposa.” Come fece mia madre al suo matrimonio, non aspettai nemmeno la fine della frase che mi ero già catapultata sulle labbra di Justin, scatenando le risate dei presenti e lo sguardo a metà tra l’esasperato e il divertito del pastore.

Prima di sederci ai tavoli ci fu il tradizionale lancio del bouquet e, con grande divertimento di tutti e con un classico svenimento di mio cugino Ryan, fu Victoire a prenderlo al volo. La mia migliore amica, che in un primo momento era arrossita, si affrettò a rianimare il suo ragazzo e poi si avviò fingendo tranquillità al tavolo assegnato. Dopo aver mangiato, io e Justin aprimmo le danze.
“Mi concede l’onore signorina?” Mi chiese inchinandosi e facendomi l’occhiolino.
“Certo, signore.” Imitai una riverenza e mi lasciai trascinare da quello che ormai potevo definire mio marito, al centro della pista. Fortunatamente partì un lento, con il quale avevo fatto pratica al ballo di fine anno, perché i balli movimentati non erano il mio forte. A poco a poco anche le altre coppie si unirono e cominciarono a danzare intorno a noi. Scooter e la fidanzata, Ryan con Victoire, Kim e Chaz, Jeremy e la moglie, Kristen e Robert, mio zio con mia zia e persino Jazzy e Jaxon. Roxanne era seduta sulle ginocchia di Pattie e giocava con Kenny.
“Ehi amico, stai monopolizzando la sposa.” Ryan richiese un ballo con me e Justin, un po’ controvoglia, fu costretto ad allontanarsi da me e cercarsi una compagna. Incredibilmente, Roxanne con un balzo scese dalle ginocchia di Pattie e raggiunse il papà che trovò la sua nuova ballerina.
Era una scena dolcissima vederli ballare insieme, così feci segno al fotografo di riprendere e fotografare tutto. Volevo che quel momento durasse per sempre.

Dopo aver ballato fino allo sfinimento, ci sedemmo di nuovo ai tavoli e qualcuno salì sul palco allestito per l’occasione, per fare un discorso. Il primo a parlare fu Ryan che raccontò diverse mie scenate durante la gravidanza, le minacce di morte di Justin quando ci interrompeva nei nostri momenti intimi, e ci ringraziò per avergli fatto incontrare Victoire e per avergli dato una nipotina come Roxanne. Non sembrava, ma con mio cugino avevo un rapporto molto speciale, uno di quelli che nessuno avrebbe mai potuto spezzare. Poi fu il turno di Kim, Chaz, di una Victoire imbarazzata come suo solito e, infine, fu il turno di Justin.

“Non ho mai fatto un discorso così importante ad Alexis, forse perché sono sempre stato più bravo a cantarle quello che sentivo piuttosto che dirglielo chiaramente, o forse perché semplicemente avevo paura di sbagliare le parole. Oggi, però, non canterò. Te lo dirò chiaro e tondo, perché ti meriti sincerità. Tu non sai cosa ho pensato la prima volta che ti ho incontrato. Eri così piccola, con quelle lunghe trecce e le lentiggini sul nasino. Eppure, nonostante sembrassi dolce e educata, già da piccola eri incredibilmente prepotente. Siamo cresciuti e tu, pian piano, sei diventata una ragazza. Quando sei tornata a Stratford mi odiavi, mi odiavi con tutta te stessa. Mi hai insultato, mi hai anche picchiato a dir la verità, mi hai detto così tante volte no che per un momento ho pensato di lasciarti andare. Ho iniziato a fare lo stupido, nella speranza che tu mi notassi. Ma continuavi a rifiutarmi e più lo facevi, più m’innamoravo di te. Sei entrata nella mia vita senza che entrambi ce ne accorgessimo, mi hai dato una bimba fantastica e senza di te non avrei mai realizzato il mio sogno. Quindi, in conclusione, voglio ringraziarti per tutto quello che fai per me ogni giorno. Ti amavo, ti amo, ti amerò. Per sempre.”

Era il discorso più bello che qualcuno avesse mai fatto per me. Mi alzai dalla sedia e lo raggiunsi sul palco, poi lasciai che mi accogliesse tra le sue braccia e ascoltai gli applausi degli invitati intorno a noi.
Il mio matrimonio è stato più di quello che avevo mai sognato. Molto più di quello che penso di meritare, allora e oggi. Non è cambiato niente.
 
Quando gli invitati tornarono negli alberghi, che avevamo pagato noi per permettere loro di partecipare al matrimonio, Justin mise a letto Roxanne che, esausta, era crollata addormentata tra le braccia di Victoire. Poi, con mia grande sorpresa, mi prese in braccio e, come da tradizione, mi portò così fino alla nostra camera da letto. Mi sfilò delicatamente l’abito di dosso e io feci lo stesso con il suo smoking. La nostra prima notte di nozze fu anche più straordinaria della prima volta in cui facemmo l’amore. Nell’aria sentivamo la consapevolezza di appartenerci l’un l’altro sotto ogni aspetto.
“Ti amo, signora Bieber.”
“Ti amo anche io.” 


Vestito Alexis.

Note dell'autrice.

Okay, questo capitolo non solo è il penultimo, ci ho messo due ore per scriverlo, solo per voi,
ma è scritto anche da schifo. Cioè, la conclusione fa proprio pena per me cc
Cazzo, proprio oggi dovevo finire la fanstasia? Vaffanciull proprio.
Babbeh, lasciatemi nella mia disperazione post pubblicazioe e ditemi che ne pensate.
Vi è piaciuto almeno il matrimonio? Ditemi si please çç 
Spero tanto che nonostante il ritardo nel postare, non vi siate dimenticate di me cc
Purtroppo, il prossimo capitolo sarà l'ultimo, già.
Non sono pronta ad abbandonare la storia, uff çç
Spero solo che la mia storia vi abbia emozionato tanto quanto ha emozionato me scriverla.
Per qualunque cosa mi trovate su twittah, sono @xdrewspancake, o via dm.
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto e recensito.
Vi amo, Lovemelikeyoudo_

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