L'assassina e il seduttore

di Silvia Roberta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una deliziosa proposta ***
Capitolo 2: *** Un'ordinaria giornata ***
Capitolo 3: *** Lungo la via ***



Capitolo 1
*** Una deliziosa proposta ***


 
      Lo chiamavano filosofo per il suo intelletto fino;
allegro e giocondo come un arlecchino;
Lo chiamavano avventuriero ma non di fortuna;  
solo di belle donne da saziare sotto la luna.

La chiamavano furfante ed è quello che era;  
bellissima e letale come una chimera;
La chiamavano fantasma perché in fretta svaniva; 
veleno e pugnale erano la sua offensiva.   




Margarita detesta l’attesa. Per ogni cosa. Soprattutto quando si parla di attendere la propria morte. La verità è che non avrebbe dovuto trovarsi in quel maledetto ufficio quella sera.  Anzi, la verità è che avrebbe già dovuto essere defunta da circa mezza giornata.                                                                                      
È difficile immaginare come una donna nobile e temeraria del suo calibro possa contare le ore che la separano dal finire in una comodissima bara.                                 
'Sono felice che l’abbiano mandata da me con cosi poco preavviso’                                                                                               
Margarita osserva un uomo comparirle da dietro la schiena. Cammina con lo sguardo abbassato e si dirige prontamente verso la scrivania.                                                                                         
‘Felice? Addirittura?’  bofonchia lei, mentre lo vede accasciarsi sulla sedia e tamponarsi la fronte con un fazzoletto ricamato. ‘E che vuole da una povera sventurata come me il più prestigioso inquisitore di Venezia?’                                                               
Lui si blocca per un istante per poi darsi una leggera spinta in avanti ed intrecciare la mani sullo scrittoio.                                                                                                                           
‘Chiariamoci subito Duchessa, sappiamo tutti e due quanto le piacerebbe poter riavere il sua reputazione intatta e poter tornare in società a testa alta... Ma innanzitutto: prego si sieda.’                                                                     
La donna si lascia sfuggire una risatina di scherno.                                                                                           
‘Cosi mi mette in imbarazzo.’  Sussulta scherzosamente, accomodandosi anch’essa su una delle raffinate seggiole in legno, accarezzandosi il rosso abito ormai da tempo sgualcito. ‘Sappiamo entrambi, mio caro inquisitore, che questo è impossibile’                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         ‘Niente è impossibile per me. Come ha detto prima lei: sono il più prestigioso inquisitore di Venezia’ ribatte lui con una punta di esaltazione.
'Certo, mia cara, quello che ha fatto a suo marito è orribile ma-'
‘Non sono una stupida. Cosa vuole davvero da me?’ interrompe lei, recuperando a pieno la propria compostezza e afferrando con forza i braccioli della sedia. ‘Ne ho passate tante per capire che non mi ha fatto trascinare fin qui solo per commemorare le mie famose imprese in mia presenza'                                                             
‘Non ne dubito. È proprio per questo Duchessa che ho scelto lei.’ Le spiega l’uomo, lustrandosi degli eleganti guanti neri tra le dita con un non so che di solenne.                                                        
‘È una donna intelligente... e spietata. È perfetta per il lavoro che le voglio proporre’                                                                                   
‘Cosi mi lusinga.’ Replica lei con un sottile sorriso, sentendosi  adulata. ‘Di che sta parlando?’ Domanda ora incuriosita.                                                                                                  
L’uomo le lancia un’occhiata quasi maligna.                                   
Margarita corruga la fronte e scuote leggermente il capo, cercando di interpretare quell’ insolito sguardo.                                  
Lui lascia passare qualche secondo nel più totale silenzio per poi serenamente concludere:                                                                      

‘Lei lo conosce Giacomo Casanova?’   

 

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Capitolo 2
*** Un'ordinaria giornata ***


‘O questo o il patibolo’ fu la sanzione ;
 ‘Son senza una scelta!’ le urlò la ragione; 
begl'abiti e scintillanti gioielli ora dovrà indossare; 
per l’affascinante Casanova cosi poi incastrare. 


Tale è la pena ma non la sua morte; 
'è una fortuna per aver ucciso il consorte’;
Questo incarico ora dovrà completare; 
per cosi alla corte poi ben ritornare.

 

Le delicate labbra della giovane si scagliano contro le sue, mentre lentamente lui le sfila via il corpetto e lo lascia cadere con tranquillità sul pavimento.
Sente le dita della ragazza con forza intrecciarsi tra i rossicci capelli e i due respiri farsi affannati e confusi. 
Scivolano sul letto a baldacchino e lui inizia ad accarezzarle dolcemente il collo per poi afferrarle con decisione la vita. 
‘Casanova?..’ sospira lei in prenda al piacere.              
‘Cosa?’ domanda lui, lambendole con la labbra la pancia.                      
‘C’è una cosa che dovrebbe sapere..’ mormora poi la biondina quasi sconfortata.                                                                                                       
Il ragazzo non da segno del minimo interesse e fa scivolare le mani sulle vellutate gambe di lei.                                                                   
‘Aspetta Casanova...’ replica nuovamente, afferrandolo per una spalla.                                                                                                                                     
 ‘Cosa c’è?!’ domanda ora lui con tono seccato, arrestandosi definitivamente e fissandola in attesa di una risposta.                                                   
‘Sono promessa.’  Conclude lei subito dopo, con sorriso stentato.                                                                                                           
‘Ah.’ Sibila Giacomo, scrutando per una manciata di secondi la tappezzeria della parete con aria pensierosa.                                                                                             
‘E fa niente’ risponde infine, sollevando istintivamente le spalle ‘Tanto c’è ancora tempo prima che ti sposi’                               
‘è questo il problema.’  Contraddice immediatamente la ragazza, con quella cantilena acuta che inizia a dargli seriamente sui nervi.                                                                                           
‘Mi dovrei sposare in questo momento’ continua, abbassando di due toni l’intensità della voce  ‘Credo che i miei familiari.. e il mio promesso mi stiano cercando adesso’.                                                                            
‘Ah.’ Ripete Casanova ormai demoralizzato del tutto.                                 
La porta accanto a loro si spalanca producendo uno stridio clamoroso e un elegante omaccione dall’aria furente fa la sua entrata in scena.                                                                                                       

‘Angelica?! Ma che diavolo..?!’                                                                        
Casanova lancia un’occhiata perplessa alla ragazza per poi voltarsi verso l’uomo ancora immobile sulla soglia.                             
‘Salve.’  Pronuncia Giacomo con allegria, vedendo il suo volto diventare di uno strano colore violaceo. ‘emh..sento che c’è della tensione nell’aria...’continua, mentre con una mano afferra le proprie vesti sul fondo del letto.                                      
‘Quindi.. penso... sia meglio..’  Le parole iniziano ad essere scandite sempre più lentamente fino ad arrestarsi.                                                                                                       
L’uomo sembra fuori di se. Non lo smette di fissare un secondo e il suo labbro superiore trema, lasciando mostrare i grossi denti quasi come arma di terrore.                                                            
‘Si. Penso sia meglio...’ ripete Giacomo, nell’attimo in cui l’afflitto promesso abbassa la mano alla cinghia e sfiora un’arma che il giovane immagina si tratti di un fioretto.                     
‘DARSELA A GAMBE!!’ Grida, rotolandosi giù dal baldacchino con cosi tanto stile da congratularsi con se stesso.
Si dirige rapido verso la finestra lasciandosi alle spalle i singhiozzi della disperata biondina e le imprecazioni del bestione.                                                                                                       
Ringrazia nuovamente Venezia per le sue belle e limpide acque, che gli hanno salvato la vita una cinquantina di volte.  Chiude gli occhi e si copre il viso con le braccia.                                             

 'Addio Madame!'

 
 
 

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Capitolo 3
*** Lungo la via ***


‘ti amo ’  sussurrò il duca prima della fine;
e così morì una delle tante pedine;
il viso dolce potrà anche incantare;
ma mai nessuno lei riuscirà ad amare.     
Fin troppo credule è la sua storia;
Di amanti e mariti ha gran lunga memoria;
ora è difficile ricominciare; 
Ma non resta nient’altro da fare.


 

Venezia. Per molti non è altro che una comunissima città, fatta di acqua, mattoni e giovani, facili donne.
Un gondoliere cessa per un istante di remare, rimanendo sconcertato dal fascino della bella Margarita, la quale, sulla carreggiata di destra, al lato del naviglio, lo oltrepassa svelta, senza dargli il piacere di essere considerato da lei.
Per altri è qualcosa di magico, di affascinante. 
Può capitare, infatti, di incrociare dei bambini accovacciati sui margini dei canali, oppure in punta di piedi saldati ai corrimani dei ponti, che si affacciano per cercare di scorgere, sul fondale , il famoso corpo della povera e  infelice Elisabetta. Storiella assai macabra ‘e assai banale’.

E per altri ancora, invece, che cos’è Venezia? 
Il sole appare d’un tratto da dietro il tetto di una delle abitazioni  abbagliando per un istante la vista a Margarita.
 'Per me Venezia è affari’                                                                                  
Niente è cambiato da quel giorno. Le strade, la gente, l’aria che si respira: tutto è come se lo ricordava. 
Mentre si immerge nel tumulto del mercato settimanale, una ragazza la rallenta per offrirle  una rosa.
‘Un ducato per questa rosa rossa.’ Sussurra con voce soffocata, inchinandosi e abbassando la testa; probabilmente intimorita dalla reazione. 
'é morbida..e fresca’  insiste quasi tremante. E, questa volta, le parole si avvertono appena, tra l’ulteriore vociare della folla.
Margarita sorride e la invita ad alzarsi. Afferra elegantemente lo stelo del fiore con la punta delle dita e se lo avvicina al viso.
‘Oh. Hai proprio ragione. È fresca e ha un buon profumo.’  conferma  con dolcezza, accarezzando un petalo.
La giovane protende le mani speranzosa. 
Margarita la osserva per una manciata di secondi, poi le fa segno con l’indice di attendere. Si sfila via gli orecchini d’oro, con tranquillità, senza fare caso allo stupore della ragazza, che spalanca bocca e occhi, abbassando lentamente le mani. 
‘Tieni. Credo che questi basteranno’ conclude con un tono privo di ironia. 
La giovane li afferra e rifà velocemente un altro inchino. 
‘Lei è un angelo’ mormora per poi correre via. 
Margarita rimane ad osservare, pensierosa, la sagoma della giovane allontanarsi fino a scomparire dietro un gruppo di signorotti ben vestiti.
‘Un angelo.’ Ripete tra se e se, dirigendosi verso gli argini, ai fianchi della strada.
L’acqua scintilla al sole, quasi come diamanti.
Esamina passivamente  la propria gemella riflessa.
I suoi abiti sono strappati e i suoi boccoli dorati rovinati, eppure il suo volto non è per niente sciupato e sembra conservare perfettamente  le stesse qualità di pochi mesi prima.
Gli occhi grigiastri di Margarita incrociano quelli della copia. Si sorride amaramente, per poi gettare il fiore in acqua distorcendo cosi la propria immagine.
‘Mia cara’  bisbiglia, mentre la rosa si frammenta in tanti petali scarlatti, che svaniscono sotto il passaggio di una gondola.         

‘Io sono il diavolo’.
 

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