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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un piccolo imprevisto ***
Capitolo 2: *** Rule the World ***
Capitolo 3: *** I'm so Happy right Now ***
Capitolo 4: *** Una piccola Ohana Potteriana ***
Capitolo 5: *** non ci diremo mai 'addio' ***
Capitolo 6: *** First Christmas Together ***
Capitolo 7: *** una serata (im)perfetta ***
Capitolo 8: *** Preoccupazioni e James Potter per due ***
Capitolo 1 *** un piccolo imprevisto ***
hubnkpm
Un piccolo imprevisto
Blaine sentiva che
c’era qualcosa di
diverso. Kurt aveva qualcosa di diverso.
C’erano dei giorni in cui tutto era tranquillo, e la giornata
procedeva come da
routine: si svegliava sempre poco prima di suo marito,
perché Kurt era un vero
pigrone, e preparava la colazione per entrambi. Uscivano alla stessa
ora e,
dopo essersi augurati rispettivamente buona giornata, uno prendeva la
metro e
l’altro l’autobus per il loro rispettivi lavori.
Blaine, nonostante avesse solo
ventotto anni, insegnava ad una delle più prestigiose scuole
di Arte e
Spettacolo di New York, mentre Kurt faceva parte di una compagnia
teatrale di
Broadway molto famosa.
Suo marito rientrava prima e preparava uno dei suoi pranzi dietetici e
salutari
(per bilanciare le colazioni di Blaine ricche di zuccheri), stavano
insieme
tutto il pomeriggio, e poi uscivano di nuovo per i rispettivi lavori.
Cenavano
insieme e trascorrevano il dopocena all’insegna di effusioni
e carezze.
Ma da un po’ di tempo, c’erano giornate in cui
questo meraviglioso equilibrio
si spezzava, in qualche modo.
Tutto era iniziato quando Blaine un giorno si era svegliato e,tastando
la parte
di letto accanto a lui in cerca di suo marito, e era rimasto davvero
sorpreso di
non trovarlo.
Così era andato in giro per casa alla ricerca di suo marito,
e lo vide
prepararsi come una furia, quasi che temesse di arrivare in ritardo se
usciva
di casa più tardi delle sette del mattino. Cosa abbastanza
strana considerando
che il teatro non era molto lontano e che iniziavano a lavorare verso
le dieci.
Ancora intontito dal sonno, Blaine provò a chiedere
spiegazioni, e Kurt alzando
la voce di qualche ottava (chiaro segno che stesse mentendo) balbettò
qualche scusa, per poi uscire di corsa
dimenticandosi di augurargli buona giornata.
Essendo ancora molto intontito dal sonno, Blaine sorvolò su
quello strano
comportamento e si preparò con calma, come ogni mattina.
Più strano fu però, arrivare a casa per pranzo e
non sentire l’odore
inconsistente di tofu nell’aria. E quando Blaine
andò in cucina non trovò la
meravigliosa visione del suo compagno intento a cucinare qualcosa, ma
solo un
bigliettino sul tavolo che diceva “scusa
amore devo correre al lavoro, ordina qualcosa al Takeaway qui sotto.
Buon
pranzo. Ti amo, Kurt”.
E anche quello era strano visto che Kurt odiava quel Takeaway,
perché secondo
lui anche i muri del locale trasudavano dell’enorme
quantità di grasso che
contenevano i loro cibi.
Ma Blaine si disse che non c’era nulla di male in tutto
ciò e che ogni giornata
non poteva sempre essere uguale alle altre. probabilmente Rachel era
impazzita
dal nervoso per il nuovo spettacolo e stava tormentando Kurt.
Quella sera cenarono insieme, e Blaine pensò che le cose
stessero tornando al
loro posto, ma subito dopo Kurt andò a letto dichiarando di
essere stanco
morto, e privando Blaine della gioia delle loro coccole ed effusioni
romantiche.
Fu una giornata particolare a casa Anderson-Hummel, e purtroppo per
Blaine ne
susseguirono altre con frequenza.
Che cosa accadeva a
suo marito?
Questo era
l’interrogativo che
tormentava Blaine da giorni. Più volte aveva tentato di
affrontare l’argomento,
ma Kurt era sempre riuscito a sviarlo e distrarre il marito dai suoi
propositi.
Così Blaine, dopo circa due mesi che questa farsa andava
avanti, era ancora ad
un punto morto. Ne aveva parlato con Sebastian, che aveva proposto
subito la
drastica possibilità che lo tradisse con qualcuno. Ma Blaine
si fidava di Kurt,
e sapeva benissimo che non avrebbe mai fatto qualcosa del genere.
E così un dubbio s’insinuò nella sua
mente. Forse Kurt si era stancato di lui?
Forse era stufo di quella solita routine di tutti i giorni? Forse non
lo amava
più?
Il dubbio lo logorava, e i comportamenti strani dell’altro
non lo aiutavano di
certo a tranquillizzarsi.
Così un
giorno decise che non poteva
più andare così.
-Kurt fermati un attimo- chiese a suo marito, prima che uscisse per
andare a
lavoro. Blaine aveva capito che per affrontare il discorso doveva
prendere Kurt
in una di quelle giornate “normali”, se voleva
avere successo.
-amore, arriveremo in ritardo- gli disse dolcemente, con una piccola
nota di
rimprovero.
-non ci vorrà molto, vieni siediti con me- gli disse,
prendendolo per mano e
facendolo sedere sul divano accanto a lui. Era abbastanza nervoso, e
non sapeva
come sarebbe riuscito ad affrontare il discorso.
-Dobbiamo parlare- sentenziò poi, guardandolo seriamente.
Kurt diventò nervoso
iniziando a capire il perché di quella piccola
“riunione”.
-io.. credo che potremmo parlarne anche dopo, si sta facendo tardi!-
esclamò
con voce acuta, tentando di alzarsi. Ma Blaine lo prese per il polso,
costringendolo a fermarsi.
-non so neanche da dove cominciare…- mormorò il
riccio con tono affranto.
Kurt non disse nulla, ma piantò i suoi occhi azzurri sulla
figura di suo
marito, attendendo terrorizzato che parlasse.
-credo che dovresti fare in fretta, soffrirei molto di meno sai?-
mormorò alla
fine Blaine, senza guardarlo negli occhi.
-fare… che cosa?- chiese Kurt, confuso. Di che stava
parlando Blaine?
-lasciarmi no? A me sta bene…. Cioè no che non mi
sta bene visto che non riesco
a sopportare una cosa del genere, ma tu…- ma non
riuscì a continuare la frase
per reprimere un singhiozzo.
Kurt vedendo suo marito distrutto davanti a lui in quel modo, si
sentì davvero
male, e lo prese immediatamente tra le sue braccia.
-no no no! Blaine io non potrei mai lasciarti ok? Io ti amo
più di me stesso,
sei mio marito, l’amore della mia vita! Ti ricordi cosa ti
dicesti al liceo?
Sei tu l’uomo con cui voglio trascorrere la mia vita, e da
allora nulla è
cambiato!- gli disse tenendolo stretto tra le sue braccia.
E blaine si lasciò cadere in un pianto liberatorio.
-ti prego Blaine non fare così, mi distrugge vederti in
questo stato… come hai
potuto anche solo pensare che volessi privarmi della mia gioia
più grande?-
mormorò Kurt, accarezzandogli i ricci con una mano.
-ma tu.. eri così distante da un po’ di
tempo… ti comportavi in modo strano. Ho
pensato che ti fossi stancato di me- rispose, tenendo la testa poggiata
sulla
sua spalla.
E Kurt capì che cosa aveva combinato, e si sentì
un po’ stupido a non
avergliene parlato un po’ prima.
-vieni con me Blaine, c’è una cosa che devo farti
vedere- mormorò Kurt facendolo
alzare piano dal divano. Prese le chiavi di casa, e senza mollargli mai
la
mano, lo condusse fuori.
¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬
-Kurt,
perché siamo qui?- domandò
Blaine un po’ confuso.
-ti ricordi la
scatola piena di miei
vecchi giocattoli che papà mi aveva spedito?- gli rispose
aprendo la porta
dell’orfanotrofio.
-certo che me la ricordo, dentro c’era anche un pupazzo di
Harry Potter! E
allora?-
-bhè questo è l’orfanotrofio a cui
avevo donato tutti i miei vecchi giocattoli.
Era una visita normale no? Tutti donano giocattoli
all’orfanotrofio. Dopo
averli lasciati alla responsabile di turno
però….- disse camminando in uno dei
corridoi dell’istituto-… c’è
stato un piccolo imprevisto-
-che imprevisto?- domandò confuso, prima che un tornado di
ricci scuri si
avventasse su suo marito. Poteva avere 5 anni, più o meno.
-Kurt!- esclamò il piccolo felice, stringendo forte le gambe
del ragazzo. Kurt
gli accarezzò dolcemente i capelli. –Kyle! Come
stai?-
-benissimo! Ho finito la nostra astronave spaziale! Guarda, ho anche la
tuta da
astronauta!- esclamò il piccolo felice, indicando il vecchio
pigiama che
indossava, con motivi spaziali.
Il piccolo corse in una stanza adiacente, e la coppia si prese un
attimo prima
di seguirlo.
-è lui il tuo imprevisto?- domandò Blaine
sorridendogli.
-è solo che… non lo so. L’ho visto
mentre stavo uscendo, e mi sono avvicinato.
Ti somiglia un po’ sai?- mormorò arrossendo- non
solo per via dei capelli, ma
anche per la vitalità ed allegria. Sembra che le sue energie
non si esauriscano
mai!-
-perché non me ne hai parlato subito?-gli chiese Blaine.
-bhè non ne avevamo mai parlato… come
l’avresti presa se un giorno fossi
rientrato a casa e avessi detto “hey, voglio adottare un
bambino!”?- sbottò
Kurt.
-molto meglio di quanto tu possa immaginare fidati- gli rispose
dolcemente, per
poi entrare nella stanza.
C’erano moltissimi bambini che giocavano in gruppo in quella
stanza, ma si
poteva notare Kyle accanto a una grande scatola di cartone colorata,
che si
divertiva con quelli che erano i vecchi giocattoli di Kurt.
-mi hanno detto che sono i giocattoli che preferisce in assoluto, non
sa che
sono i miei- gli mormorò Kurt con face compiaciuto.
-perché non gioca con gli altri bambini?- gli chiese Blaine
confuso.
-mi ha detto che non si trova bene con gli altri, molti lo prendono in
giro per
le lentiggini- disse Kurt, storcendo la bocca.
-Kurt, Kurt! Vieni guarda, l’ho finita! Adesso possiamo
andare sulla luna!-
esclamò il piccolo Kyle, trascinando l’uomo verso
l’astronave.
-Kyle, ti ricordi del Blaine di cui ti ho parlato?- gli chiese Kurt,
sedendosi
accanto alla “navicella spaziale”, mentre il
piccolo ci entrava dentro.
-certo che me lo ricordo! Parli così tanto di lui!
È il tuo principe- esclamò
il piccolo, facendo venire un piccolo sorriso compiaciuto al diretto
interessato.
-allora te lo presento: Kyle, lui è Blaine-
esclamò Kurt, presentandoli. Kyle
gli sorrise e lo invitò a giocare, e il riccio
accettò con gioia.
Fu una mattinata passata solo a divertirsi col piccolo, e tra storie di
astronauti e viaggi sulla luna, Kurt si chiese chi tra i due riccioluti
fosse
il vero bambino.
-Kyle, posso farti una domanda?- chiese Blaine, dopo aver lanciato un
sorriso
enigmatico a Kurt.
Il piccolo annuì.
-che ne penseresti di avere due papà?- gli chiese
sorridendo, lasciando a bocca
aperta sia lui che il marito.
-due papà? Bhè io ho sempre desiderato un
papà…. Ma averne due sarebbe davvero
forte!- esclamò Kyle felice come non mai.
Angolo pazza:
ecco a voi il primo capitolo! Non mi dilungo molto. volevo chiedervi,
è il caso che la continui? oppure la lascio come oneshot?
perchè per ora è conclusa :/
Che ne pensate di Kurt e Blaine versione genitori? Personalmente li
trovo molto
carini :)
se potete lasciate un piccolo commentino, vi va? Grazie mille comunque
solo per
aver letto!
Baci Miky
|
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Capitolo 2 *** Rule the World ***
Rule the
World
Kurt si
rigirò nel letto per l’ennesima volta, cercando
una
posizione conciliante per il sonno.
Non riusciva a dormire, troppi pensieri gli affollavano la mente.
Era passato circa un mese e mezzo da quando aveva presentato il piccolo
Kyle a
Blaine, e le cose procedevano a gonfie vele. Suo marito si era
innamorato di
quel bambino esattamente come aveva fatto lui tempo prima.
Così la loro ruotine
quotidiana si era trasformata in un “cerchiamo di passare
più tempo possibile
con Kyle”: cercavano di combinare le pause lavorative per
andare insieme
all’orfanotrofio, lavoravano il doppio per avere
più tempo per uscire, e si
occupavano costantemente dell’adozione.
Era questo che non faceva dormire Kurt, l’adozione. Blaine,
testardo e
avventato com’era, aveva iniziato le pratiche necessarie il
giorno dopo che
aveva conosciuto Kyle, e Hummel aveva paura.
Paura che un giorno Blaine se ne sarebbe pentito, paura di non essere
un bravo
genitore, paura che fosse troppo presto, paura non essere abbastanza ne
per
accudire Kyle, ne per supportare Blaine.
Odiava essere così paranoico, ma era una caratteristica del
suo DNA e non
poteva farci nulla. E il panico continuava a tormentarlo tutti i
giorni,
rovinando qualche volta, i bei momenti passati con suo marito e il
piccolo.
Certo, il terrore non era mai stato forte come quella notte,
perché il giorno
dopo sarebbe stato speciale. Il giorno dopo era il suo compleanno.
Quel giorno era stato considerato sacro dal riccioluto che ora dormiva
accanto
a lui. Tutti gli anni organizzava qualcosa di speciale, solo loro due,
senza
lavoro, parenti o amici.
Diceva sempre che era una “giornata
importantissima”, e che dovevano celebrarla
al meglio, solo loro due.
Non aveva mai, e
dico MAI, permesso a qualcun altro di partecipare a
quella festa con loro.
Per cui quando
Blaine gli aveva proposto di passare l’intera
giornata con Kyle, Kurt si era soffocato con l’acqua dalla
sorpresa.
E li la paura lo aveva investito più velocemente di una moto
a una corsa di
MotoGP.
Se Blaine stesse facendo tutto questo solo per far felice lui? E se in
realtà
cercasse di farsi piacere Kyle, solo per vedere suo marito felice?
Più di una volta Kurt lo aveva rimproverato
perché lo viziava fin troppo, ma
non era mai arrivato a certi livelli.
Il terrore che quella fosse la verità lo stava uccidendo, e
gli impediva di
prendere anche dieci minuti di sonno.
Adottare un bambino era una cosa seria, e non potevano farlo solo per
soddisfare uno dei desideri di Kurt.
Per colpa di
queste sue insicurezze, avrebbe di sicuro passato il
compleanno con delle occhiaie.
Ma fu proprio questo pensiero, che lo fece addormentare: Kurt Hummel
non
avrebbe mai passato il compleanno con delle borse scure sotto gli occhi.
La mattina dopo
si recarono all’orfanotrofio a prendere Kyle, come
da programma. Dove sarebbero andati dopo era un mistero sia per Hummel
che per
il piccolo, visto che Blaine non si era lasciato sfuggire nulla nemmeno
per
sbaglio.
Per cui, Kurt fu piacevolmente sorpreso di trovarsi davanti a Central
Park, e
di vedere suo marito che tirava fuori l’occorrente per un pic
nic dal
bagagliaio del taxi.
Forse qualcuno avrebbe trovato il tutto troppo banale, ma Kurt non
poteva
chiedere di meglio: da quando erano a New York erano stati pochissime
volte al
parco, per via dei vari impegni. Fare una pic nic li era una di quelle
cose che
si ripromettevano sempre di fare, ma che alla fine non facevano mai.
Con gran
dispiacere di Kurt ovviamente, che aveva inserito quella cosa nella
lista delle
“cose da fare a New York”.
-che bello, il
parco!- esclamò il piccolo Kyle tutto felice.
Aspettò
che Blaine pagasse il tassista, poi afferrò entrambi per
mano e li trascinò
dentro il parco, sotto i loro sguardi divertiti.
Dopo aver girato per una buona mezz’ora, visto che il
festeggiato non riusciva
a decidersi su dove potevano sistemarsi, Blaine poggiò la
roba sotto un grande
albero e stese la coperta che aveva comprato per l’occasione.
-posso andare a giocare?- disse il piccolo Kyle, indicando la riva di
un
piccolo stagno.
-certo piccolo, ma non allontanarti e stai attento- gli rispose Kurt
sorridendogli. Il bambino annuì e lanciò
un’occhiata sorridente a Blaine, che
gli strizzò un occhio.
In realtà aveva chiesto a Kyle di lasciarli un po’
soli durante la giornata.
Kurt si sedette sulla coperta, e Blaine
s’inginocchiò dietro di lui,
abbracciandolo.
-ti è piaciuta la sorpresa?- gli chiese con tono dolce. Kurt
prese la mano di
Blaine e la baciò.
-tantissimo. Ti amo- gli rispose.
E passarono la
giornata così, tra parole dolci, coccole, giochi, e risate.
Kurt era felice come non mai, ma quel tarlo della preoccupazione,
sebbene non
fosse uscito fuori, restava sempre annodato nella sua mente.
-I regaliii!- esclamò Kyle il pomeriggio.
-che regali? Non era questo il regalo?- chiese Kurt, guardando Blaine
stupito.
-no, questo era parte del regalo. Credevi di cavartela solo con una
giornata al
parco?- chiese Blaine, divertito.
-ma non ce n’era bisogno! A me il parco basta eccome!-
ribattè Kurt.
-prima il mio, prima il mio!- disse Kyle, saltellando.
Si avvicinò alla cesta del pic nic, e tirò fuori
un pacco di forma
rettangolare, impacchettato in malo modo.
-la carta l’ho messa io!- esclamò il piccolo,
orgoglioso.
-è bellissima!- disse Kurt, cercando di essere il
più convincente possibile. La
carta non copriva completamente il regalo, ma Kurt non
riuscì a indovinare cosa
fosse finchè non l’ebbe aperto.
-un album?!- esclamò sorpreso. Era blu, molto simile al
colore dei suoi occhi,
semplice ma bellissimo.
-si! Ci mettiamo tutte le foto di noi tre insieme!- esclamò
il piccolo,
entusiasta all’idea.
-il che potrebbe portarti a chiederti “come le faremo le
foto?”, per cui entra
in gioco il mio regalo- disse Blaine, mettendogli un pacco colorato in
grembo.
-non mi avrai mica…- sussurrò scartando
impaziente il regalo.
Una macchina fotografica. Una bellissima, meravigliosa e professionale
macchina
fotografica.
Senza pensarci un attimo saltò addosso e lo
abbracciò, ripetendo un milione di
volte “grazie” e “ti amo”.
La serata proseguì allegramente, con Kurt e Blaine che si
alternavano per
scattare foto.
Purtroppo verso le sette dovettero riportare Kyle
all’orfanotrofio, e infine
andarono a casa.
-passato una
bella giornata?- gli chiese Blaine, porgendogli la sua
tazza di the. Era seduto sul davanzale della finestra, e ammirava il
panorama
di New York illuminata durante la notte.
-bellissima- disse Kurt sospirando.
-che succede amore?- gli chiese Blaine, guardandolo con
serietà. Aveva capito
che Kurt aveva qualche preoccupazione per la testa, nonostante tutti i
tentativi di quest’ultimo di nasconderlo, ma aveva deciso di
aspettare il
momento più opportuno per affrontare l’argomento.
Certo non si aspettava una risposta chiara e diretta.
-ho paura- disse, guardandolo intensamente negli occhi. Attese che
Blaine
dicesse qualcosa e, visto che non fiatò, riprese a parlare.
-ho paura di quello che succederà. Ho paura di non farcela,
di non essere un
buon genitore. Ho paura che tu faccia tutto questo solo per rendermi
felice, e
non perché lo vuoi quanto me. Ho paura di come potrebbe
essere dura la vita di
Kyle, con due genitori gay. Ho paura di tutto Blaine, e mi sento anche
piuttosto stupido, perché so che sono delle sciocche paure,
ma non posso fare a
meno di provarle- concluse, abbassando lo sguardo.
Blaine gli prese la mano e la strinse tra le sue- non sono sciocche
paure,
Kurt. È normale essere terrorizzati, e credimi quando ti
dico che provo le
stesse cose. Ma devi sempre ricordarti una cosa Kurt: io sono qui con
te. Siamo
insieme in questa cosa, e sono sicurissimo che insieme ce la faremo.
Abbiamo affrontato
molte difficoltà nella vita, tesoro, e ce la siamo sempre
cavata. Finchè noi
siamo insieme, possiamo anche governare
il mondo- concluse.
Kurt gli sorrise, rincuorato. Blaine sapeva sempre cosa dire, e quando
dirla. Sapeva
come farlo sentire meglio, come consolarlo e aiutarlo.
-e questo ci porta alla parte finale della sorpresa. Non sapevo che
cosa ti
passasse per la testa, ma credo di non aver fatto la scelta
più azzeccata in
vita mia come adesso.- proseguì Blaine tirando fuori la sua
chitarra da dietro
il mobile.
Kurt spalancò la bocca sorpreso, non credeva che ci sarebbe
stato ancora dell’altro.
E quando Blaine
iniziò a strimpellare le prime note, Kurt riconobbe
subito la canzone e penso che si, non poteva fare una scelta
più azzeccata.
You light the skies, up above me
A star, so bright, you blind me,
Don't close your eyes Don't fade away,
Don't fade away don't fade away, Ohhhhhhhhh! Oh
Yeah you and me we can ride on a star
If you stay with me
boy
We can rule the world!
Yeah you and me we can light up the sky
If you stay by my side
We can rule the world!
Take That-
Rule the world
Blaine
canto per lui, dedicandogli ogni singola
parola, ogni nota, ogni emozione che poteva offrirgli.
E dentro di se pensava sempre che non sarebbe mai stato abbastanza. Che
il suo
Kurt meritava tutto il bene del mondo. Pensava che sarebbe stato un
padre
meraviglioso, che era abbastanza forte per affrontare qualunque cosa,
che Kyle
non avrebbe potuto trovare un papà migliore.
Quando Blaine terminò la canzone, Kurt si fece sfuggire una
lacrima di commozione.
Poggiò a terra la sua tazza, e abbracciò suo
marito.
-ti amo tantissimo. Sei la cosa migliore che potesse mai capitarmi-
sussurrò
contro il suo petto.
-te lo prometto Kurt. Qualunque cosa succederà, io ci
sarò sempre per te. Non ti
abbandonerò mai, e vedrai che ci riusciremo-
ANGOLO PAZZA
eccomi ritornata alla Daddy!Klaine!!!!
Da oneshot per un concorso, a long raccolta/storia.
Sinceramente, la storia non ha una linea precisa, più che
altro sono dei
piccoli momenti della vita di Kurt e Blaine da sposati. E ho deciso che
per
ogni capitolo ci sarà un disegno di muchacha10,
che ispirano tutta la storia.
Spero che il compleanno di Kurt vi sia piaciuto, e spero di aggiornare
presto
il prossimo capitolo.
Se tra di voi c’è qualcuno che segue la mia CrissColfer,
ne approfitto per
avvisare che visto che mia madre mi sta facendo lavorare, ho pochissimo
tempo
per scrivere il nuovo capitolo :(
Conoscete la canzone che ho messo? nel link li sopra c'è il
video con la traduzione, e ho pensato che per loro non esistesse
davvero canzone più azzeccata di questa.
Volevo chiedervi: la lunghezza dei capitoli vi va bene? sono poco
più di quattro pagine di Word, ma se per voi sono troppo
piccole, le posso allungare senza problemi :)
ODDIO sono nervosissima, ho proprio paura che questo capitolo non vi
piaccia
ç_ç
vi prego ditemi che ne pensate, ho proprio bisogno di un po’
d’autostima!
Comunque un enorme grazie a Betty97
sakuraelisa
e Ele05
per
essersi prese la briga di recensire lo scorso
capitolo *---*
Un milione di grazie anche alle 6 persone che hanno messo la storia tra
le
seguite, e le due che l’hanno messa tra i preferiti/ricordati.
Vado che muoio di sonno.
Mikaela
|
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Capitolo 3 *** I'm so Happy right Now ***
I’m so Happy
right Now
Finalmente, dopo
mille scartoffie, incontri con l’assistente sociale
e con Kyle, Kurt e Blaine riuscirono ad adottarlo.
Quel giorno, o meglio IL giorno, si presero entrambi una pausa dal
lavoro, e
quasi “corsero” all’orfanotrofio,
impazienti di portare il piccolo a casa.
Arrivarono circa un’ora prima e, non volendo disturbare
nessuno solo perché
erano così frettolosi, aspettarono fuori
dall’orfanotrofio camminando avanti e
indietro.
Passata
l’ora si tuffarono sull’entrata, e raggiunsero
velocemente
la camera di Kyle.
-Kurt! Blaine!- esclamò il piccolo felice.
-Kyle!- risposero i due, per poi andare ad abbracciarlo sorridenti.
-perché siete qui?- chiese lui, confuso. Di solito non
venivano la mattina
presto.
-siamo venuti a prenderti. Verrai a casa con noi, sei conten- ma Kurt
non aveva
nemmeno finito la frase che il piccolo aveva abbracciato entrambi.
-che bellooooo!- esclamò felice come non mai.
I coniugi lo strinsero forte tra le braccia, lanciandosi tra di loro
uno
sguardo di pura felicità.
Poi aiutarono Kyle a recuperare tutte le sue cose (non che fossero
tante, era
pur sempre un orfano), e Kyle quasi li trascinò fuori dalla
struttura, tanta
era la sua voglia di andarsene da quel posto orrendo.
E Kurt e Blaine poterono constatare che l’impazienza sarebbe
stata una
caratteristica di famiglia.
Arrivarono a
casa poco dopo. Kyle non aveva voluto salutare i suoi
compagni, che lo avevano preso sempre in giro, e così ci
avevano messo meno
tempo per arrivare.
-ecco Kyle, questa è casa nostra!- esclamò
Blaine, mentre Kurt apriva la porta.
I tre avevano passato spesso pomeriggi insieme al parco, al cinema o in
giro
per New York, ma non erano mai stati a casa loro, quindi Kyle andava li
per la
prima volta.
-Wow!-
esclamò il piccolo, spalancando gli occhietti, colpito.
La casa era semplice, non era grande e non aveva nulla di
esageratamente
sfarzoso, ma in confronto all’orfanotrofio doveva sembrargli
un appartamento di
lusso.
-fatti pure un giro- gli disse Kurt, accarezzandogli i capelli.
Il piccolo annuì, e poi si rivolse al suo inseparabile
pupazzo di Harry Potter
–andiamo Harry!- disse, prima di correre a esplorare il
soggiorno.
Intanto i neo Papà andarono a poggiare la roba di Kyle nella
sua nuova stanza,
che prima fungeva da studio per entrambi.
-sembra contento- mormorò Kurt, sorridendo.
-sembra che stia per volare dalla felicità!- lo corresse
Blaine, abbracciandolo
da dietro.
Kurt si beò di quel contatto e sospirò, godendosi
il momento.
Aveva un marito meraviglioso, in una casa fantastica, con un lavoro
bellissimo e
un figlio stupendo.
“Aspetta
un attimo… figlio?”
suonava ancora così strano dirlo.
-Blaine, lui è nostro figlio- disse Kurt, emozionato.
E suo marito spalancò gli occhi, colpito anche lui da quella
rivelazione.
Guardarono Kyle che correva intorno al tavolo della cucina ridendo,
immaginandosi chissà quale battaglia di lui e il suo piccolo
Harry.
-nostro figlio- ripetè,
per il gusto
di poterlo dire- suona davvero bene- disse, e fece girare suo marito
per dargli
un dolce bacio.
Kurt gli sorrise, con gli occhi lucidi, lasciando sfuggire una lacrima
d’emozione. Poi sentì qualcosa aggrapparsi alla
sua giacca.
Guardò giù e si scontrò con gli occhi
nocciola scuro del piccolo Kyle, che lo
guardavano curioso.
-Kurt, perché piangi? Sei triste?- chiese preoccupato. Forse
non era più felice
di averlo li? Forse volevano riportarlo in orfanotrofio?
-no, non sono triste- gli disse, abbassandosi per guardarlo alla stessa
altezza
–sono solo felice- e gli sorrise, scacciando via ogni sua
preoccupazione.
-Vuoi vedere la tua camera?- gli chiese Blaine-
Il piccolo annuì ripetutamente, colpito dalla scoperta di
avere una camera
tutta per lui. Non ci sarebbe stato nessun Sal o Marc a prenderlo in
giro e
spaventarlo durante la notte, avrebbe avuto una stanza tutta per se!
Entrò
un po’ titubante. Non scorrazzò in giro per tutta
la camera,
come con le altre. anche se non sapeva il perché, voleva
osservare ogni piccolo
dettaglio, come che da un momento all’altro potesse sparire.
Toccò la scrivania, forse un po’ troppo alta per
lui, bianca e blu. Sfiorò i
pomelli tondi, la sedia, il cuscinetto colorato e i pochi libri che si
trovavano sopra.
Aprì uno dei cassetti, trovandolo vuoto.
-ci metterai le tue cose, anche gli altri cassetti sono vuoti- gli
disse
Blaine, dal ciglio della porta. Entrambi i papà aveva
tacitamente concordato
che era meglio restare fuori, e lasciare che Kyle studiasse bene la
stanza.
Quest’ultimo annuì solo, pensando che non aveva
così tanta roba da riempire
quei cassetti.
Passò all’armadio, molto simile alla scrivania
come stile. Era molto alto, e
Kyle aprì una delle ante curioso.
Trovò qualche vestito appeso, tra cui riconobbe il
farfallino Blu che gli aveva
regalato Blaine qualche tempo fa. Lo accarezzò con le sue
piccole dita, quasi
ad accertarsi che fosse reale, poi lo ripose nell’armadio e
chiuse l’anta.
Passò alla libreria, sempre dello stesso stile degli altri
mobili, quasi vuota.
Accarezzò un paio di copertine dei pochi libri che la
popolavano, e poi passò
oltre. Per ora i libri non erano il suo principale divertimento.
Osservò poi il tappeto circolare al centro della stanza,
accorgendosi solo in
quel momento della sua presenza, che aveva delle sfumature dal celeste,
al
viola fino all’azzurro e al blu, che si trovava sotto il
lampadario a forma di
aeroplano, che guardò con aria davvero colpita.
Poi, lasciandolo volutamente per ultimo, passò al letto.
Si trovava nell’angolo a sinistra. La testata era poggiata
sul muro accanto
alla finestra, di fronte a loro, mentre il lato più lungo si
poggiava sul muro
di sinistra.
Ai piedi del letto c’era un grande Baule, ma ciò
che colpì Kyle furono le
lenzuola del letto.
Ci mise un po’ per riconoscerlo, però doveva
essere per forza lui!
-Harry!?- esclamò sorpreso. Quello era proprio il suo
pupazzetto, anche se non
lo aveva riconosciuto subito. Era a cavallo di una scopa e allungava la
mano
verso una piccola sfera gialla con le ali.
-è stata un impresa riuscire a trovare quelle lenzuola! Ti
piacciono?- domandò
Blaine. In tutta risposta Kyle si tuffò sul letto,
allargando le braccia, come
che volesse abbracciarlo.
-è Bellissimo!- esclamò con la faccia sul
cuscino, che fece arrivare la sua
voce ovattata all’orecchio di Kurt e Blaine.
Però il forte brontolio dello stomaco non arrivò
alle loro orecchie altrettanto
silenzioso.
-mi sa che qualcuno qui ha fame…- disse Kurt sorridendo,
mentre Kyle levava la
testa dal cuscino e annuiva imbarazzato.
-d’accordo, io vado a preparare qualcosa da mangiare. Voi due
che ne dite di
sistemare la roba di Kyle?- continuò Kurt, uscendo dalla
stanza.
-vediamo un
po’ cosa ha preparato Kurt…- dsse Blaine aprendo
la
porta della cucina, seguito da Kyle.
Entrambi rimasero a bocca aperta. Il più grande
perché non credeva che avrebbe
mai visto suo marito cucinare qualcosa di diverso da cibi dietetici, il
più
piccolo perché semplicemente non aveva mai visto niente del
genere.
C’erano patatine fritte, hamburger, tacos e un immancabile
insalata, tutto in
quantità industriali.
Kurt ammetteva di aver un po’ esagerato con le porzioni, ma
l’emozione della
giornata e l’arrivo definitivo di Kyle nelle loro vite, gli
avevano fatto
prendere un po’ la mano.
Fortunatamente ricevette solo commenti entusiasti, soprattutto da parte
di
Kyle.
-è buonissimo!- oppure –fantastico!- o cose
simili. Perfino l’insalata era
stata di suo gradimento, cosa parecchio strana per un bambino.
Senza che il nuovo arrivato se ne accorgesse, Kurt e Blaine
continuavano a
guardarlo estasiati da ogni piccola cosa che faceva.
Un’espressione buffa, un
commento, o anche un piccolo sorriso erano soggetti a sguardi adoranti
o
sorrisi dolci.
A dispetto di
quanto pensassero, la giornata si rivelò davvero
stancante. Giocarono con Kyle tutto il giorno, andarono al parco giochi
per
tutto il pomeriggio, mangiarono una pizza, e infine guardarono un film
al
cinema.
Rientrati a casa, Kyle dormiva in braccio a Blaine con la testa
poggiata sulla
sua spalla.
Nonostante fossero entrambi distrutti, non si risparmiarono dal
lanciargli
un'altra occhiata adorante.
Andarono in camera sua, gli fecero indossare il pigiama nuovo, e lo
misero a
letto, con accanto il suo inseparabile pupazzetto.
Si diressero in camera loro e, dopo essersi cambiati, si tuffarono nel
letto.
Blaine si era appena accoccolato sul petto di Kurt, quando
sentì il materasso
abbassarsi dietro di lui, si voltò e vide nella
semi-oscurità il visino di
Kyle.
-che succede piccolo?- gli chiese assonnato, svegliando anche Kurt.
-posso… posso dormire con voi?- chiese piano il piccolo. Non
lo avrebbe mai
ammesso, ma era così abituato a dormire con gli altri
bambini che ritrovarsi in
una camera da solo, non lo faceva dormire.
I due coniugi si scambiarono un’occhiata, prima che Blaine
scostasse le coperte
e gli dicesse di coricarsi con loro.
Kurt
aprì gli piano gli occhi, sbattendoli ripetutamente. La
visuale
che gli si presentava, della sua stanza vista dal basso, non era quella
a cui
era abituato tutte le mattine.
Aveva il cuscino sotto la sua testa, però da che ricordasse,
il loro materasso
non era così duro, o così freddo.
Guardandosi meglio intorno si accorse che quello non era il suo letto.
Era il
pavimento.
provò ad alzarsi, ma senza successo. Qualcosa era
avvinghiata a lui, e non gli
permetteva di muoversi.
Girò la faccia, e trovò il volto di suo marito a
pochi centimetri dal suo. Sorrise.
Almeno qualcosa non era cambiato dai loro soliti risvegli mattutini.
Ma perché dormivano abbracciati sul pavimento?
Senza svegliare Blaine, cercò di alzarsi per controllare
cosa fosse successo. E,
riuscito finalmente a mettersi a sedere, si accorse che il loro letto
era
occupato da qualcun altro.
Ridacchiò piano alla vista del loro
figlio sdraiato
sul loro materasso,
con le coperte attorcigliate intorno alle gambe, le braccia aperte, e i
ricci
scompigliati.
Poi Kurt si
toccò i capelli, trovandoli scompigliati, sentì
un
tremendo dolore alla schiena e probabilmente aveva anche le occhiaie
per il
poco sonno. Guardò la stanza sparsa di cuscini e lenzuola,
il suo Figlio-da-un-Giorno che occupava il suo letto,
suo marito mezzo
avvinghiato ai suoi fianchi che dormiva ancora, e disse
-Sono
davvero felice in questo
momento-
ANGOLO AUTRICE
Mi scuso
tantissimo per il ritardo, ma i corsi estivi sono iniziati,
e mi hanno tolto un po’ di tempo :/
Anyway, che ne pensate? Vi piace la prima giornata che Kyle trascorre a
casa
Hummel-Anderson?
Spero proprio di si!
e la foto? Io la trovo semplicemente adorabile! Quindi un grazie
speciale a
Muchacha!
vorrei ringraziare Sakuraelisa per aver recensito lo scorso capitolo,
è stata molto gentile e mi ha fatto davvero piacere :)
Grazie mille anche 9 persone che hanno messo questa storia tra le
seguite *-*
alle 3 persone che l’hanno lasciata tra i preferiti *--*
e le 2 che l’hanno messa tra i ricordati *---*
Baci e al prossimo capitolo
Miky
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Capitolo 4 *** Una piccola Ohana Potteriana ***
Una
piccola Ohana Potteriana
Il primo periodo
non fu facile come avevano sperato. Perché
l’organizzare la giornata per andare un paio d’ore
a vedere Kyle in
orfanotrofio era completamente diverso dall’avere Kyle a
casa. Dovevi pensare a
svegliarlo, preparargli la scuola, prepararlo per l’asilo,
accompagnarlo,
andare a riprenderlo e trovare un modo per non lasciarlo da solo la
sera.
E tutto ciò si era davvero complicato. Kurt e Blaine erano
davvero occupati con
i loro rispettivi lavori, e vi erano degli impegni che non potevano
assolutamente
rimandare.
In più Kyle mostrava una grande avversione per
l’asilo, che non rendeva di
certo le cose più facili. Quando lo accompagnavano li e
facevano per andarsene,
il piccolo si metteva a piangere e non smetteva finchè non
tornavano indietro.
Solo quando il piccolo si distraeva con altri giocattoli, i suoi
papà
riuscivano ad andarsene, arrivando in ritardo al lavoro.
Il piccolo non poteva farci nulla. vedere tutti quei bambini li, senza
dei papà
o delle mamme che li accompagnavano, gli ricordava troppo
l’orfanotrofio.
Perché i genitori portavano i bambini li? Non potevano
tenerli con loro a casa?
Non gli volevano bene abbastanza da tenerli sempre con loro?
Non poteva dirlo con certezza, ma sapeva che se i genitori degli altri
bambini
non volevano bene ai loro figli, lo stesso non si poteva dire di Kurt e
Blaine.
Loro gli volevano un mondo di bene, e non si stancavano mai di
ripeterglielo.
Però aveva paura. E se un giorno lo avessero accompagnato e
poi non fossero
tornati a riprenderlo? Non voleva vivere all’asilo per sempre!
Per fortuna le cose non rimasero così per sempre. Kurt e
Blaine capirono perché
il loro piccolo si rifiutava di andare all’asilo, e
affrontarono il discorso,
usando uno dei suoi cartoni Disney preferiti.
-Kyle, ti va di fare un piccolo gioco?- chiese Blaine entrando nella
sua
stanza, con tempere di vari colori.
Il piccolo annuì, guardando rapito tutte le
varietà di colore tra le mani di
suo padre.
Kurt li raggiunse con qualche straccio che avrebbe usato per ripulire
il
disastro che sicuramente avrebbero
fatto.
-Forza campione, scegli un colore!- esclamò Blaine.
Kyle guardò un attimo le tempere, pensieroso. Alla fine
optò per un blu scuro.
Kurt a sua volta scelse un arancio-ambra, mentre Blaine prese un
azzurro.
-adesso guarda- Disse Blaine. Prese un piattino di plastica, ci mise il
colore
che aveva scelto e, una volta che il colore si era ben esteso, ci aveva
poggiato la mano.
Kurt cercò di trattenersi dal dire che dopo quello gli ci
sarebbero volute ore
per ripulire le sue mani da ogni macchia di colore, e fece altrettanto
con il
suo.
Poi Blaine prese un altro piattino, e ripetè
l’operazione con il colore di
Kyle.
Un po’ titubante Kyle mise la mano sul colore, ma sentendo la
sensazione della
tempera fredda e liquida sulla sua pelle, non potè che
sorridere.
-Adesso vieni qui- gli disse Kurt dolcemente. Si sistemarono accanto a
un pezzo
di parete bianca, dopo di che Blaine e Kurt premettero le loro mani sul
muro,
lasciando la loro impronta colorata.
-forza, fallo tu!- esclamò Blaine.
Il piccolo annuì e si avvicinò alla parete. Mise
la manina fra le impronte dei
suoi papà, e premette più forte che
potè.
Poi Kurt lo fece accomodare tra le sue gambe e mentre lo puliva con lo
straccio
che aveva preso prima, Blaine scriveva qualcosa sotto le loro impronte,
usando
l’indice sporco di vernice.
-cos’è quello?- chiese Kyle, indicando la parola
che non sapeva ancora leggere.
-c’è scritto Ohana- disse Blaine, sorridendogli -
sai che cosa significa?-
-Ohana significa famiglia, e famiglia….- iniziò
Kurt.
-significa che nessuno viene…- continuò Blaine.
-abbandonato, o dimenticato- concluse Kyle, sorridendo alla citazione
di Lilo e
Stitch.
-noi siamo una Ohana Kyle- gli spiegò Blaine.
-sai che vuol dire questo?- gli chiese Kurt.
-che non ci abbandoneremo mai?- chiese allora il figlio.
-esattamente- dissero i suoi papà in coro. Blaine si
avvicinò a loro, e li
strinse in un forte abbraccio, che sapeva di vernice e vestiti sporchi,
ma
soprattutto di Famiglia.
Da quel giorno
Kyle non pianse più quando i suoi genitori lo
lasciavano all’asilo.
Le cose si
sistemarono, Kurt e Blaine coordinarono i loro orari in
modo che a turno restassero a casa con Kyle la sera, mentre
l’asilo fu
cancellato dalla lista dei problemi.
Lo stress iniziale fu sostituito alla gioia di avere un piccolo tornado
che
scorrazzava per la casa, mentre la stanchezza post-lavoro si cancellava
a ogni
sorriso o piccola risata del bambino.
E vennero quelle giornate cariche di spensieratezza e della gioia di
vivere in
una Ohana.
Giornate in cui Blaine scoprì a quali livelli suo figlio
fosse “acculturato”,
in particolare in una certa materia.
-che vuol dire
che non lo sa?- chiese Blaine scioccato.
-vuol dire esattamente quello che ho detto: non ha la più
pallida idea di chi
sia!- esclamò Kurt, divertito dalla reazione del marito a
quella scoperta.
-non è possibile, dorme con lui praticamente tutte le
notti!-
-certo, ma non sa mica la sua vita, morte e miracoli!-
ribattè l’altro.
-mio figlio deve conoscerlo! Che
razza di padre sarei altrimenti?-
-secondo me saresti comunque un ottimo padre, ma se non ci credi,
domandaglielo
tu stesso- lo incoraggiò Kurt.
Blaine non se lo fece ripetere, e fece venire Kyle in cucina, dove lui
stava
parlando con il marito, che puliva le stoviglie della cena.
-Kyle, piccolo, sai dirmi chi è Harry
Potter ?- domandò Blaine.
Il piccolo scosse la testa.
-dai piccolo, si che lo conosci- cercò di incoraggiarlo
Blaine.
Quello scosse ancora la testa e aggiunse- l’unico Harry che
conosco è lui-
disse indicando poi il suo pupazzetto, che teneva sempre tra le mani.
E allora Blaine esplose in mille congetture, imprecazioni, domande e
complessi
vari, dovuti a quella rivelazione.
Suo figlio non sapeva chi era il mago più famoso di tutto il
mondo. Lui, Blaine
Anderson, che si era spacciato per il più grande Potteriano
d’America, che anni
fa diceva a tutti che i suoi figli avrebbero ascoltato come storie solo
“le
fiabe di Beda il Bardo”, non aveva mai detto a suo figlio chi
fosse Harry
Potter.
-ma che razza di padre sono? Come ho mai potuto dimenticare una cosa
del
genere? Povero HP, abbandonato dal suo fan numero 1! No, non posso
definirmi un
Potteriano, non dopo quello che ho fatto! Come ho potuto dimenticare le
regole
del buon Fan di Harry Potter? Come…-
E mentre Blaine continuava con gli sproloqui, Kyle si
avvicinò a Kurt, senza
smettere di fissare il riccio.
-che cos’ha Blaine, Kurt?- gli chiese il piccolo, confuso.
-nulla tesoro. Blaine adora tantissimo questo personaggio, che poi
sarebbe
anche il pupazzetto che hai tra le mani, e…-
-FERMI TUTTI!- esclamò facendo un salto. Sia Kurt che Kyle
sobbalzarono dallo
spavento.- so io cosa dobbiamo fare! Kurt fai i pop-corn! Kyle prendi
una
coperta, io penserò ai DVD!- e detto questo fuggì
alla ricerca del suo
cofanetto con tutti i film di HP.
Gli altri due, un po’ scioccati, fecero come gli era stato
“ordinato”. Poco
dopo erano tutti e tre davanti alla tv, con i pop-corn, una coperta
gigante, e
i loro pigiami.
-Kurt, Blaine è diventato pazzo?- sussurrò il
piccolo all’orecchio del padre,
il quale ridacchiò divertito.
-penso proprio di si piccolo- rispose annuendo.
-Silenzio! Sta iniziando!- esclamò Blaine, per poi indicare
il televisore con
insistenza.
-vedi Kyle? Questa è l’influenza di zio Cooper!-
disse Kurt, facendo
ridacchiare il piccolo.
Ricordava perfettamente lo zio che qualche giorno prima era andato a
trovarli e
aveva la buffa mania di indicare ogni cosa che gli capitava a tiro.
Ma Blaine li zittì nuovamente, e i due si limitarono a
lanciarsi un’occhiata
complice prima di guardare il film.
-quel bambino
è proprio antipatico!- esclamò Kyle, indicando
Dudley.
-tranquillo piccolo, nessuno lo sopporta- lo rassicurò
Blaine, facendo una
smorfia.
-perché Harry riesce a parlare con i serpenti?- chiese,
guardando il bambino
alla tv che chiacchierava tranquillamente con il serpente dietro il
vetro.
-è un rettilofono- spiegò Blaine in gergo
Potteriano.
-Un cosa?- chiese il piccolo, confuso.
-è un mago, anche se non lo sa. Ed è speciale
perché non tutti i maghi parlano
con i serpenti- gli spiegò Kurt.
-guarda questa scena!- esclamò Blaine.
Il vetro del serpente era scomparso, e Dudley era caduto dentro
l’acqua.
Kyle iniziò a ridere di gusto.
Indicò la tv e disse- ben ti sta!- mentre Kurt
mormorò “l’influenza di zio
Cooper”.
-posso andare a
Hogwarts anzi che all’asilo?- chiese il bambino.
Kurt ridacchiò- non puoi Kyle, ci vanno i bambini di 11
anni!-
-allora posso andarci a 11 anni?- chiese lui.
-deve arrivarti la lettera…- iniziò Blaine,
cercando di desistere il figlio da
quel proposito. Non voleva che ci sarebbe rimasto male visto che non ci
sarebbe
mai andato-.. e deve essere un mago-
-un mago tipo con i giochi con le carte? E i conigli nel cilindro?-
chiese
ancora Kyle.
-una specie….- mormorò Kurt, incerto.
Kyle stette un attimo in silenzio, poi chiese
-a natale mi regalate una bacchetta?-
-Cos’è
un Troll?- domandò Kyle, dopo che Il professor Raptor era
entra entrato nella sala grande e lo aveva urlato.
-un troll è un mostro enorme e molto stupido,
però è anche forte- gli spiegò
Blaine.
-…ma da quella parte non ci sono i
bagni
delle ragazze?- chiese il ragazzino alla tv.
-oh no! Hermione! Era nei bagni! Devono salvarla!- esclamò
il piccolo Kyle,
preoccupato per la bambina.
-tranquillo Kyle, Harry risolverà la situazione, come al
solito- lo rassicurò
Kurt.
-Ron
è davvero coraggioso!- esclamò Kurt, mentre il
piccolo rosso
giocava con gli scacchi magici.
-hey! Guarda che è Harry ad andare contro Tu-Sai-Chi!-
ribattè Blaine, offeso.
-ma dai, Ron si è offerto spontaneamente! Mentre Harry
è stato praticamente
costretto!- ribattè Kurt.
-non è vero! Harry è un eroe!-
-Ron è meglio!-
-Harry!-
-Ron!-
-Harry!-
-Ron!-
-Hermione è davvero carina- disse Kyle, sospirando.
Kurt e Blaine si scambiarono un’occhiata e ridacchiarono
sommessamente. Il loro
figlioletto si era preso una cotta per Hermione Granger.
-è
finito! Forza tesori miei, andia…- ma Blaine si
bloccò,
accorgendosi che gli altri due non lo stavano ascoltando.
Era stato così preso dal film che nemmeno si era accorto che
Kurt si era
addormentato sulla sua spalla, e che Kyle sonnecchiava sulle sue gambe.
Li guardò entrambi e sorrise, i due uomini della sua vita.
Si, decisamente
aveva una bellissima Ohana.
Angolo Autrice
Mi scuso per
l’enorme ritardo, ma in questi giorni sono stata presa
da varie cose (che
non sto ad elencarvi
per non annoiarvi) ed è venuto male aggiornare prima di oggi.
Vi piace questo capitolo? Sinceramente l’idea
dell’Ohana mi è piaciuta molto,
ma quella Potteriana l’ho adorata.
Ho rivisto le immagini a mia disposizione, e ho notato che sono in
tutto 9
capitoli più un presuto epilogo.
Ho già selezionato tutte le immagini di Muchacha che volevo
nella ff, ma se voi
ne avete una in particolare che vorreste vedere, non esitate a dirmelo,
e io
vedrò di inserirla.
Però vi devo avvisare che probabilmente salterò
l’aggiornamento della prossima
settimana, perché parto per le vacanze e torno il
23…
quindi spero che mi diciate se il capitolo vi è piaciuto!
grazie mille per le recensioni meravigliose che mi lasciate, e grazie
anche ai
lettori silenziosi che continuano a seguirmi!
Baci
Miky
|
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Capitolo 5 *** non ci diremo mai 'addio' ***
Non ci
diremo mai “addio”
.
.
Una volta che la
famiglia si fu stabilizzata definitivamente, ci fu
una nuova novità per la casa Hummel-Anderson:
l’afflusso di gente.
Perché amici e parenti, incuriositi dai racconti dei
neo-genitori al telefono,
avevano approfittato delle acque calme per andare a trovare il piccolo
Kyle.
Cooper, stranamente, era stato tra i primi. Era in vacanza a New York con sua moglie Sara e il
figlio Matt, e si
era praticamente autoinvitato a casa loro. Voleva a tutti i costi che i
cugini
Anderson si conoscessero.
Era stata una buona idea: si erano divertiti, Matt e Kyle avevano
subito legato
(nonostante avessero circa 5 anni di differenza), e il piccolo era
rimasto
impressionato dalle tecniche di “recitazione” dello
zio Coop.
Dopo la maratona
Harry Potter (e solo dopo quella, perché nessuno
poteva interromperla) arrivarono zia Rachel e zio Finn, con Carole e
Burt.
-Kyle, vieni a salutare i nonni e gli zii!- esclamò Blaine,
dopo aver aperto la
porta alla famiglia Hummel-Hudson.
Al richiamo del genitore, il piccolo si era precipitato come un
terremoto alla
porta ma, notando degli sconosciuti, aveva fatto una rapida curva, per
finire
dritto dietro le gambe di Blaine.
-tesoro non nasconderti li dietro, i nonni non possono vederti- aveva
esclamato
Kurt, prima di avvicinarsi all’entrare e salutare tutti
calorosamente.
Ma il piccolo, tenendosi più stretto che mai Harry, non
accennava a voler
uscire dal suo nascondiglio, buttando qualche occhiata agli sconosciuti
davanti
alla porta. Il più alto gli ricordava molto
l’orsacchiotto gigante con cui
giocava spesso all’asilo, mentre la donna mora sembrava la
sua maestra di
disegno, solo con i capelli più lunghi e il naso
più grande.
Dietro di loro, due signori anziani lo guardavano sorridente. La
signora aveva
un viso molto dolce, mentre
l’uomo
nonostante il sorriso, aveva l’aria burbera e riservata.
Chi erano quelle persone? Dei cattivi, come il Signore Oscuro?
Inorridì al pensiero, e si arpionò alla gamba del
genitore, facendogli quasi
male.
-piano Kyle, così mi fai male!- rimproverò
scherzosamente Blaine.
Kyle guardò di nuovo il signore, incuriosito. Gli ricordava
qualcuno, in un
certo senso.
Lentamente si stasso dalla gamba di Blaine, mentre sei paia di occhi lo
osservavano, in attesa di una sua mossa.
Con non poca paura superò l’uomo e la donna, per
arrivare davanti al signore,
mentre tra le braccia teneva il suo Harry stretto stretto.
-io sono Kyle. Tu chi sei?- gli disse timidamente il bambino. Non
sapeva il
perché, ma di tutti gli sembrava quello più buono.
L’uomo, un po’ a fatica,
s’inginocchiò per guardarlo negli occhi, e gli
sorrise.
È
lo stesso
sorriso di Kurt. Pensò
il bambino stupito.
-io sono Burt, il papà di Kurt- gli rispose. Quando aveva
parlato al telefono
con il figlio, qualche giorno fa, gli aveva spiegato che Kyle non li
chiamava
Daddy o Papà, ma per nome.
Allora il piccolo riccio si voltò verso Kurt.
-tu hai un papà?- gli chiese stupito. Non gli aveva mai
sentito parlare di un
papà, prima d’ora.
-certo che ho un papà, piccolo!- gli disse, ridacchiando.
-dai entrate, non vorremo rimanere sulla porta tutto il giorno?- chiese
giocosamente Blaine.
E così si accomodarono in soggiorno.
Kyle si mise in disparte, per farli entrare, senza mai distogliere lo
sguardo
dalla figura di Burt.
-gli piaci- sussurrò Kurt all’orecchio del padre.
-scherzi? Di solito c’è un fan club per Carole,
mentre stanno alla larga da
me!- rimbeccò lui.
-Kyle è speciale. Guarda, non ha smesso di fissarti- e gli
indicò Kyle che li
osservava parlottare.
-Vieni qui Kyle, ho una cosa per te!- trillò Rachel,
facendolo sobbalzare.
Lanciò un’occhiata preoccupata a Blaine, che gli
sorrise –su Kyle, vai a vedere
cosa ti ha portato zia Rachel-
-ben venuto in famiglia piccolo- gli disse zio finn, dandogli una busta
con due
regali.
Kyle afferrò quello più largo e basso
–quello è da parte mia!- esclamò
eccitata
Rachel.
Dentro c’era una maglietta blu, con una stella gialla sul
petto.
-quello è il mio marchio- gli disse la zia, indicando la
stella.
Kyle, non sapendo bene che dire, mormorò un grazie, e
richiuse la scatola,
timido. Ovviamente Rachel rimase un po’ basita dal suo poco
entusiasmo, ma non
si fece abbattere.
-questo è da parte mia invece- disse Finn, dandogli
l’altra scatola.
Un pallone da calcio.
-sapevo che Kurt non avrebbe approvato nessun pallone da
Football…-
-quello sport è troppo violento, e lui è troppo
piccolo!- esclamò Kurt in sua
difesa.
-… per cui ho pensato a uno da calcio, che è
molto più sicuro come gioco-
concluse lo zio.
Kyle gli rivolse un sorriso raggiante, ma un’occhiata di Kurt
gli bastò per
capire che non era il momento giusto per giocare.
-il nostro è fuori dalla porta, dentro avrebbe sporcato-
spiegò Carole.
-su, vai a vedere!- lo esortò Burt, e Kyle non se lo fece
ripetere due volte.
Una bici. Fuori
dal suo portone c’era la bici più bella che avesse
mai visto.
-è mia?- chiese estasiato, agli adulti che lo avevano
raggiunto.
-certo piccolo, ti piace?- gli chiese Carole.
-è bellissima! Grazie…- Kyle rimase un attimo
perplesso. Come li doveva
chiamare? Blaine aveva detto che erano i suoi nonni -…
nonni!- concluse,
sperando che andasse bene chiamarli così.
Carole dovette girarsi un attimo per non far notare al piccolo la
lacrimuccia
di commozione che gli era sfuggita.
-allora… andiamo a provarla?- gli chiese Burt.
Kyle non aveva
mai usato una bici prima d’ora. All’orfanotrofio
solo
un paio erano decenti, e se prendevano sempre i più grandi.
Per cui si, aveva sempre desiderato una bici, ma non aveva idea di come
si
usasse.
Così era li, nel cortile interno del palazzo in cui abitava,
davanti alla sua
favolosa bici, senza sapere che fare.
Si voltò verso Kurt e Blaine, alla ricerca di un qualche
aiuto. Però fu Burt
quello che si mosse nella sua direzione.
-se vuoi posso aiutarti io- gli disse Burt, sorridendo.
Il piccolo annuì felice e si fece aiutare.
Una volta che gli fu spiegato come doveva fare, montò in
sella e iniziò a
pedalare, mentre burt lo teneva per il sellino.
dopo un paio di giri, Kyle volle provare senza aiuti, e
iniziò a girare da
solo. Ma fece una curva male e, perdendo l’equilibrio, si
ritrovò a terra.
Burt stava andando verso di lui preoccupato, ma i papà lo
precedettero.
-Kyle, stai bene- gli chiese Blaine, preoccupato, mentre Kurt si
inginocchiava
accanto a lui e controllava ogni possibile danno. Per fortuna aveva
solo una
piccola sbucciatura al ginocchio.
Il piccolo scosse la testa, un po’ confuso dalla caduta, poi
disse
-Wooow! Lo
facciamo un’altra volta?-
Per tutto il
resto della giornata Kyle non aveva mollato il Nonno
per un secondo.
Aveva pranzato accanto a lui, facendo cambiare il posto a tavola a
tutti, pur
di riuscirci. Lo aveva portato in camera sua e insieme avevano fatto
ogni tipo
di gioco che Kyle conosceva.
Gli aveva mostrato il suo fedele pupazzetto Harry, e gli aveva
raccontato la
storia di Harry Potter, anche se il nonno la conosceva già
grazie a suo figlio.
E infine si era seduto in grembo a lui e si faceva raccontare le storie
su Kurt
di quando era più piccolo, accanto a una povera Rachel
mortalmente offesa per
non essere stata considerata.
Kurt e Blaine erano parecchio sorpresi: di solito ci mettevano ore
prima di riuscire
a farlo parlare davanti a persone che aveva visto più di una
volta, figuriamoci
perfetti “sconosciuti”.
-dovremo andare, si sta facendo tardi- disse Finn, guardando
l’orologio.
-no!- aveva esclamato Kyle. Voleva restare ancora con il nonno.
-tesoro, devono andare- gli disse pazientemente Blaine.
-io resto con nonno- aveva insistito Kyle, aggrappandosi al braccio di
Burt.
Kurt si avvicinò e lo prese in braccio per permettere al
padre di alzarsi. Ma
Kyle iniziò a piagnucolare.
-voglio andare con nonno!-si lamentò, slanciandosi verso di
lui dalle mani del
padre.
Blaine si avvicinò al piccolo.
-il nonno è stanco e ha bisogno di dormire, ma poi andremo
noi a casa sua, non
ti preoccupare-
-davvero?- chiese Kyle al nonno, sfregandosi gli occhietti.
-certo Kyle. Il nonno ti aspetta, vieni quando vuoi- gli disse Burt
sorridendo.
Per fortuna il piccolo credette alle parole del nonno, e si
calmò.
Gli zii andarono via con i nonni, che avrebbero trascorso la notte da
loro
prima di ripartire per Lima.
Era stata una
delle giornate più belle che Kyle avesse mai
trascorso, almeno fino a quella sera.
Kyle era in camera sua, aveva già indossato il pigiama, e
stava giocando con il
suo Harry a lanciare incantesimi al pupazzo-squalo, quando
sentì delle voci
dalla camera dei genitori.
-Se non gli avesse regalato quella bici, non sarebbe caduto!- aveva
sentito
urlare Blaine.
Ma che stava succedendo?
-adesso è colpa di mio padre? Sei tu che dovevi fare
attenzione!- aveva
ribattuto kurt con lo stesso tono.
-stai dicendo che non sono un buon padre?-
-non ho detto questo, sei tu che travisi sempre tutto!-
-invece a me sembra il contrario!-
-pensala come vuoi!- disse Kurt, prima di uscire sbattendo la porta.
-bene!- gli urlò dietro Blaine.
Kyle era sotto le coperte, con le orecchie tappate, terrorizzato.
Kurt era seduto
sul divano del soggiorno, triste. Quasi dieci
secondi dopo la litigata con Blaine, si era pentito di quello che aveva
detto. Non
voleva giustificarsi, ma il lavoro lo stava pressando molto, e in quel
periodo
era sotto stress.
Non ricordava nemmeno come dalle coccole e carezze erano arrivati ad
urlarsi
contro.
Si sentiva in colpa, eppure il suo stupido orgoglio lo teneva
inchiodato sul
sofà da quasi un’ora.
Delle braccia lo cinsero da dietro.
-mi dispiace- sussurrò Blaine, poggiando la testa
nell’incavo del collo di suo
marito.
Kurt strinse le mani dell’altro –non hai nulla di
cui scusarti, è colpa mia,
scusa-
Blaine sorrise e lasciò un bacio leggero sul collo di Kurt.
-pace?-gli chiese, come un bambino piccolo.
-pace- confermò Kurt, per poi andare in camera da letto con
lui.
-vi volete
separare?- chiese Kyle sulla soglia della camera, con il
pupazzo tra le braccia.
Entrambi i suoi papà, che stavano per mettersi a letto,
guardavano la piccola figura
semi oscurata dall’ombra della stanza.
-vieni qui tesoro- gli disse Kurt, battendo la mano sul letto.
Kyle velocemente lo raggiunse e si sedette sul letto.
Un attimo dopo Kurt aveva la testa poggiata sulla spalla di Blaine, e
il
piccolo era seduto sulle gambe del riccio.
-ecco io e Blaine….- iniziò Kurt.
-…abbiamo litigato. Per una cosa che nessuno di noi due
neanche ricorda- spiegò
Blaine –capita che a volte che gli adulti litighino. Ma io e
Kurt non ci
lasceremo mai, capito?-
-perché no?- chiese Kyle sorridendo, un po’
rincuorato dalle parole del padre.
-perché io e Blaine ci amiamo. E non ci diremo mai
“addio”-
.
.
.
.
Angolo pazza
Eccomi tornata
dalle vacanze. Scusate il ritardo nell’aggiornare, ma
ho avuto un po’ di problemi di ispirazione. Spero che il
capitolo vi piaccia, perché
ha richiesto molte energie xD
Volevo dirvi che
a proposito di questa storia, ho pubblicato una
foto qui,
che è una specie di “spoiler” dei
prossimi capitoli. Dico spoiler perché
contiene tutte le immagini che userò in tutta la ff, anche i
capitoli futuri.
Mi farebbe davvero piacere se mi diceste quanto fa schifo da uno a
dieci xD non
me la cavo molto con le immagini, ma questa mi serviva, e
l’ho dovuta fare con
i miei mezzi, anche se sono un po’ mediocri xD
Comunque grazie
mille a tutti voi che continuate a sostenermi ed
andare avanti a seguire le mie storie, è grazie a voi se
continuo ad andare
avanti.
Bhè
vado adesso
Miky
p.s. ci sono un paio di
riferimenti alla serie, sapete dirmi quali?
;)
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Capitolo 6 *** First Christmas Together ***
First
Christmas Together
Ormai New York
era in pieno inverno. La città, con l’aggiunta
delle
luci natalizie era ancora più luminosa. Centinaia di Babbi
Natale per le strade
agitavano le loro campanelle e auguravano un buon Natale ai passanti,
mentre le
piazze e i centri commerciali erano allestiti di giganteschi alberi di
Natale.
Si sentiva quell’aria di amore e affetto, tutti sembravano
più buoni, perché
forse lo erano davvero.
I negozi di giocattoli erano pieni di bambini che ridevano e giocavano
tra gli
scaffali, mentre cori di chiesa si cimentavano in classici di natale
sotto i
gazebo di Central Park.
Le associazioni di beneficenza organizzavano attività,
spettacoli e progetti
per approfittare della bontà della gente, e donare un
po’ di felicità a chi era
più sfortunato.
Purtroppo però, secondo le previsioni, non sarebbe stato un
Natale nevoso ma,
anzi, uno dei più caldi di quegli ultimi anni.
Ovviamente anche
a casa Hummel-Anderson si sentiva lo spirito del
natale.
Blaine saltellava per la casa canticchiando, come faceva sempre in quel
periodo
dell’anno. Non c’era nulla che potesse intaccare la
sua felicità: nessun
disastro, esplosione, problema al lavoro o cataclisma che avrebbe
potuto
intaccare il suo sorriso.
-When Christmas Day is here
The most wonderful day of the year!
A jack in the box waits for children to shout,
"Wake up, don't you know that it's time to come out!"
When Christmas Day is here
The
most wonderful day of the year!-
canticchiò allegro, girando per il
salotto senza una meta precisa.
Poi
si avviò in cucina, per preparare la colazione, senza
smettere di cantare.
Mentre stava facendo il caffè, il piccolo di casa si
affacciò alla porta, con
gli occhi assonati e il piccolo Harry rigorosamente stretto tra le
braccia.
-che fai Blaine?- gli chiese, con la voce impastata dal sonno.
-preparo la colazione piccolo, tu perché non vai nel nostro
letto e svegli
Kurt? mangiamo li- Kyle, un po’ confuso, annuì e
uscì dalla stanza.
Di solito Kurt proibiva la colazione a letto, perché le
briciole avrebbero
sporcato tutte le lenzuola, il caffè avrebbe potuto
macchiare il suo pigiama, e
non avevano nemmeno il tempo, ciascuno preso dai propri impegni
giornalieri.
Quella mattina si sentiva strano. percepiva una fortissima emozione al
cuore
che lo rendeva allegro, senza sapere il perché.
Probabilmente l’allegria di
quei giorni dei suoi genitori l’aveva contagiato.
O forse riusciva a percepire l’allegria del Natale senza
rendersene conto.
Kyle aprì lentamente la porta della camera, senza nemmeno
bussare. Sapeva che
Kurt non l’avrebbe sentito, e quindi sarebbe stato inutile.
arrivato ai piedi del letto, buttò Harry sul materasso e si
arrampicò per
salirci anche lui.
Gattonò fino alla figura di suo padre stesa nel lato opposto
del letto, che gli
dava le spalle.
Poggiò la manina sulla spalla di Kurt e lo chiamò
–Kurt? Blaine vuole portarci
la colazione a letto- disse, con una nota di panico nella voce. Aveva
paura di
come avrebbe reagito alla notizia del pericolo
“macchie-di-caffè” che le sue
lenzuola stavano correndo.
-che bello!- mormorò con un sorriso allegro, ancora
mezz’addormentato.
Il piccolo spalancò gli occhi, sorpreso di non aver visto
l’ira funesta di Kurt
Hummel avventarsi su suo marito.
Kurt si girò, prese il piccolo tra le braccia, cercando di
trasmettergli tutta
la felicità e l’amore che provava in quel momento.
Funzionò perché Kyle, rincuorato da
quell’abbraccio, accantonò la
preoccupazione per lo strano comportamento dei suoi genitori.
-ecco la colazione- disse allegro
Blaine, entrando nella
stanza con un grande vassoio, pieno di cose da mangiare.
Caffè, latte, succo di frutta, brioche, biscotti e tre tazze
di porcellana
colorate. Per Blaine fu un vero miracolo di Natale arrivare fino al
letto senza
rovesciare nulla.
-Kurt, Blaine, posso chiedervi una cosa?- chiese il piccolo, afferrando
una
Brioche.
-certo Kyle, tutto quello che vuoi- disse Blaine, sorridendogli.
-perché siete così allegri?-
Entrambi risero davanti alla dolce innocenza di quella domanda.
-è Natale piccolo! Natale rende tutti più felici
del solito- rispose Kurt.
Kyle non aveva mai dato importanza al Natale. Non lo odiava ovviamente,
ma
all’orfanotrofio non nessuno gli aveva mai dato troppa
attenzione, quindi
nemmeno lui.
-tu come hai passato gli altri Natali, Kyle?- gli chiese Blaine
curioso, mentre
si sistemava meglio sul letto, con una tazza di caffè caldo
tra le mani.
-la signora Price ci faceva preparare l’albero
all’ingresso, con le palline e
le strisce colorate- raccontò il bambino –qualche
bambino appendeva delle
decorazioni per l’istituto, anche se erano davvero poche. E
poi facevamo gli
auguri a Gesù Bambino perché era nato-
-tutto qui?- chiese Blaine, un po’ deluso.
-si. Perché, c’è dell’altro?-
chiese il figlio.
-c’è tantissimo altro
! ci sono i
maglioncini con le renne fatte a mano, i regali da impacchettare, le
calze da
appendere, i dolcetti da comprare, la cena di natale da
preparare…e le canzoni!
Ci sono tantissime canzoni da cantare!- disse a raffica.
-si Blaine, credo che Kyle abbia capito- lo interruppe Kurt,divertito
dall’infinita riserva di energie del marito.
-tutto a Natale?- chiese il piccolo, sorpreso.
-certo, è questo a renderlo speciale!- gli spiegò
Blaine.
-ma il Natale non è solo questo- si aggiunse Kurt
–il Natale è il periodo dove
tutti sono più buoni e felici. È il periodo che
passi con la tua famiglia, a
giocare a Tombola, preparare dolci e guardarsi dei film alla tv davanti
a una
tazzona di cioccolata calda.
Il Natale ti fa sentire speciale. Non senti la piccola emozione qui-
disse
Kurt, indicando il cuore con il dito – che ti fa stare bene?
Che ti rende
felice senza motivo?-
Kyle ripensò a quella strana emozione di felicità
che stava provando quei
giorni –è il Natale a farlo?-
-esatto. La vera magia del natale sta nel far sentire magico te
stesso.- gli
svelò Kurt.
Kyle sorrise- mi piace il Natale!- esclamò, facendo
sorridere ancora di più i
genitori.
Col Natale ormai alle porte,
c’erano un mucchio di
regali da comprare, da preparare i biscotti, decorare la casa, inviare
cartoline di auguri, e altre cose. In più era il primo
Natale con Kyle, e
doveva essere tutto perfetto.
Per questo Kurt e Blaine avevano pensato che la cosa migliore fosse
dividersi i
compiti. Fu strano per entrambi pensare di organizzare le cose senza il
supporto dell’altro, ma erano entrambi d’accordo
sul fatto che doveva essere il
miglior Natale che avessero mai passato.
Così Kurt si preparò per uscire a comprare i
regali, mentre Blaine sarebbe
rimasto con Kyle a casa e avrebbe messo le decorazioni.
-quello è il nostro
albero?- chiese Kyle, indicando l’abete
in mezzo al soggiorno che Blaine aveva appena piazzato. Era seduto nel
tappeto
del salotto, e stava giocando con il suo immancabile pupazzetto.
-esatto. Però non so dove metterlo… di solito
è Kurt quello che mi consiglia
dove sta meglio- disse più a se stesso che al figlio. Se
aveva problemi anche
solo con l’albero, come avrebbe fatto a sistemare il resto?
-puoi lasciarlo li- gli consigliò Kyle, scrollando le
spalle.
-qua non va bene, è in mezzo alla stanza- gli aveva spiegato
Blaine, storcendo
un poco il naso –pazienza, prima penseremo a decorarlo e poi
a dove metterlo-
Detto ciò prese la scatola delle decorazioni- su Kyle, vieni
a darmi una mano-
Il piccolo si alzò e, infilando Harry in una delle tasche
della felpa, andò dal
padre.
Iniziarono a decorare l’albero, ma senza il buon gusto e i
consigli di Kurt,
uscì un vero pasticcio.
-dai, non è così… male-
provò a dire Blaine, guardando quello strano mix di
striscioni e palline colorate che sembrava essere il risultato
dell’esplosione
di un negozio di decorazioni natalizie.
-a me piace, è… colorato- disse Kyle, ammirando
il suo lavoro.
Blaine invece non era per niente soddisfatto. Gli sembrava
così… brutto.
non è lo stesso senza Kurt. Con li
suo
aiuto sarebbe stato perfetto
pensò
Blaine, amareggiato.
-a Kurt non piacerà, è venuto male-
mormorò infatti.
Kyle guardò Blaine seduto nel divano con la testa tra le
mani, senza sapere che
fare.
Blaine era triste. Che poteva fare? Si! Doveva dargli il suo Harry. Il
suo
pupazzo era forte e coraggioso, e sicuramente lo avrebbe aiutato.
Frugò nella sua tasca, senza successo. Dov’era
finito Harry?
Allarmato fece il giro del salotto,
cercandolo. E quando
lo vide appeso per uno dei rami dell’albero, con il braccino
mezzo scucito,
cacciò un urlo.
-Kyle, che succede?- chiese Blaine preoccupato, accorrendo subito verso
di lui.
Il bambino indicò Harry impigliato tra i rami, e Blaine si
affrettò a prenderlo,
facendo attenzione a non peggiorare la situazione.
Ma quando Kyle vide il giocattolo con il braccio mezzo staccato tra le
mani del
padre, iniziò a piangere.
-no, no, Kyle! Non piangere piccolo- lo supplicò Blaine,
prendendolo tra le
braccia- tranquillo, va tutto bene-
Ma il piccolo pianse ancora più forte –no, Kyle,
non fare così- gli disse. Lo
prese in braccio, e cercò di consolarlo, stringendolo forte
e sussurrandogli
parole rassicuranti, mentre lui continuava a piangere.
-Kyle, è di Harry Potter che stiamo parlando! Lo stesso
Harry che ha affrontato
il troll nei Bagni e ha salvato Hermione! Ha affrontato pericoli
peggiori di
questo!- gli disse Blaine. A quelle parole, Kyle parve calmarsi un
po’, e
Blaine continuò –Harry è il mago
più coraggioso del mondo, vedrai che supererà
anche questa-
In quel momento si sentì la porta di casa aprirsi, e poco
dopo Kurt si affacciò
con un’espressione triste. Poi notò Kyle in
braccio a Blaine con qualche
lacrima che gli rigava le guance.
-che è successo?- chiese allarmato, catapultandosi accanto a
Kyle e Blaine.
Quest’ultimo indicò il pupazzo sul divano con un
cenno della testa, e Kurt capì
al volo.
-Kyle, Blaine ti ha parlato del filo e l’ago magico?- chiese
Kurt, con un
piccolo sorriso.
Poco dopo, Kurt era seduto nella
poltrona che ricuciva
il braccio del pupazzo, mentre Kyle era appeso al bracciolo e cercava
di
rassicurare il giocattolo con frasi tipo “tranquillo Harry,
hai superato
pericoli peggiori di questo”.
-immagino che ti stia chiedendo cosa è successo
all’albero…- iniziò Blaine.
-esattamente come tu che ti chiederai che fine hanno fatto i regali che
avrei
dovuto comprare…- ribattè Kurt, con un piccolo
sorriso- senza le tue brillanti
idee non ho trovato nulla, ed è stato noioso girare per i
negozi da solo- gli
spiegò.
Era strano che Kurt non riuscisse a trovare un regalo adatto, lui era
un mago
in queste cose. La verità era che la mancanza di Blaine era
così tangibile che
lo distraeva perfino dai suoi amati acquisti.
-abbiamo provato a decorare l’albero, ma ci mancava il tuo
tocco- disse allora
il marito. Blaine era sempre stato bravo con i colori e le decorazioni
natalizie, ma la mancanza del marito che lo guardava divertito mentre
decorava
l’albero, si era fatta sentire.
Kurt finì la cucitura del braccino di Harry, che sembrava
tornato come nuovo, e
lo porse a Kyle.
Il bambino sorrise raggiante, abbracciò forte Kurt, e poi
iniziò a far volare
Harry per la stanza- visto Harry? Sei guarito!- disse felicissimo.
I genitori si scambiarono un’occhiata tra loro, che
sicuramente pensavano la
stessa cosa.
-abbiamo pensato così tanto a rendere questo natale
perfetto…- iniziò Kurt.
-… che ci siamo dimenticati che la cosa più
importante era stare insieme-
concluse Blaine.
Il marito si alzò e lo abbracciò –che
stupidi- mormorò sulla spalla del marito.
-già- concordò Blaine, facendo un mezzo sorriso.
Poi guardarono Kyle affacciato alla finestra del soggiorno, e lo
sentirono dire
–guarda Harry, è un vero peccato: fuori non
nevica- con un pizzico di
tristezza.
A Kurt balenò un pensiero in testa, sorrise a Blaine
–andiamo a prendere gli
scatoloni dal ripostiglio, ho un’idea- per poi lasciargli un
dolcissimo bacio
sulle labbra.
Blaine annuì –credo di aver capito- e sorrise.
Kyle guardava ancora dalla finestra
quando sentì Blaine
canticchiare
Oh the weather outside is frightful,
But the fire is so delightful,
And since we’ve no place to go,
inizialmente non
ci fece caso. Insomma, lui cantava praticamente
sempre. Ma
quando sentì
Let
It Snow! Let It Snow! Let It Snow!
E vide delle
piccole palline bianche cadergli davanti agli occhi,
spalancò
la bocca meravigliato. Sembrava neve, dentro casa.
Kyle raccolse una di quelle piccole palline bianche cadute sul balcone
interno,
mentre Kurt prese a cantare
It doesn’t show signs of stopping,
And I’ve bought some corn for popping,
The lights are turned way down low,
Let It Snow! Let It Snow!
Let It Snow!
E
un’altra “nevicata” di palline gli cadde
sopra. Ma non era neve,
anche se lo sembrava terribilmente.
Il piccolo sorrise, sembrava proprio che nevicasse.
alzò lo sguardo, e fu sorpreso di vedere i suoi genitori con
due scatoloni di
quelle palline bianche.
When we finally kiss goodnight,
How I’ll hate going out in the storm!
But if you’ll really hold me tight,
All the way home I’ll be warm.
Cantarono i
genitori in coro. Kyle rise un po’, per la
felicità.
Blaine gli prese una mano, e senza smettere di cantare, lo
portò al centro
della stanza, mentre Kurt continuava a tirare quei pallini bianchi su
di loro.
The fire is slowly dying,
And, my dear, we’re still good-bying,
Cantò
Kurt, mentre Blaine faceva fare delle giravolte a Kyle,
facendolo ridere.
But as long as you love me so,
fu il turno di
Blaine, prima tutti e tre cantassero il ritornello
Let It Snow! Let It Snow! Let
It Snow!
E proseguirono
così per tutta la canzone, ballando in mezzo al
salotto, tirando le palline di polistirolo, molto simili alla neve, e
cantando.
Oh the weather outside is frightful,
But the fire is so delightful,
And since we’ve no place to go,
Let
It
Snow! Let It Snow! Let It Snow!
It doesn’t show signs of stopping,
And I’ve bought some corn for popping,
The lights are turned way down low,
Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!
When we finally kiss goodnight,
How I’ll hate going out in the storm!
But if you’ll really hold me tight,
All the way home I’ll be warm.
The fire is slowly dying,
And, my dear, we’re still good-bying,
But as long as you love me so,
Let It Snow! Let It Snow! Let
It Snow!
Poche ore dopo,
Kurt e Blaine, esausti, dormivano accoccolati sul
divano, con i sorrisi stampati in faccia.
Forse avevano combinato un pasticcio, tra i regali, l’albero
e il pupazzo
Harry, ma Kyle si era divertito con la “finta
neve”, ed era tutto ciò che gli
bastava per renderli felici.
Il piccolo li
guardò sorridendo, per poi sistemarsi sulle loro
gambe, sperando di non svegliarli. Fece leva soprattutto su Kurt, che
aveva il
sonno pesante, e alla fine era seduto sulle loro gambe, appoggiato alla
spalla
di Kurt, che a sua volta aveva la testa poggiata sulla spalla di Blaine.
Poco prima di chiudere gli occhi, Kyle si rivolse a Harry e disse
-ho i genitori
migliori del mondo, hanno fatto nevicare dentro
casa!-
Angolo pazza
Eccomi tornata!
Scusate il ritardo, ma avevo scelto l’immagine per questo
capitolo, senza avere
la minima ispirazione. Per fortuna il buon zio Ryan me l’ha
fatta venire con la
sua bellissima box scene *--*
quindi…
BUON NATALE FANDOOOOM!
si, faccio parte delle fangirl che hanno festeggiato il natale ad
agosto, e ne
vado fiera u.u
E per quanto riguarda il titolo, fatti e riferimenti alla Box Scene non
sono
puramente casuali ;)
spero davvero che vi sia piaciuto! Personalmente sono molto soddisfatta
(evento
più unico che raro) e spero di non aver deluso nessuno.
c’è da aggiungere che il duetto Klaine di natale
che preferisco è “baby it’s
cold outside” ma credo che sia leggermente inappropriato per un
bambino xD
devo scappare, perché secondo mio padre io mi sto preparando
per uscire LOL
E vi avviso
già che purtroppo non sono sicura di quando
aggiornerò,
perché adesso sono in vacanza (è un miracolo che
abbia scritto questo capitolo)
e l’esame di latino si avvicina sempre di più :(
Comunque grazie
a tutti voi che continuate a sostenermi, nonostante
io sia evidentemente pazza e disastrata!
grazie mille
Miky
p.s. sto facendo un concorso
su fb, vi andrebbe di mettere mi piace
qui?
Scusate il disturbo, e grazie comunque ^^
|
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Capitolo 7 *** una serata (im)perfetta ***
Prima
di iniziare, vi
consiglio di passare da Ele05
e Betty97.
Personalmente
adoro le loro storie, e sono sicura che piacerebbero anche a voi ;)
.
.
Una
cena (im)perfetta
.
.
.
.
-sta sera
è perfetto!- confermò l’uomo al
telefono.
-allora a stasera!- trillò Kurt, felice - e salutami Nick!-
aggiunse prima di
chiudere la chiamata.
Kyle ormai era a con loro da 8 mesi, badare a lui portava via molto
tempo. non
che Kurt e Blaine non fossero felici di occuparsene, ma la loro vita
sociale
era diminuita visibilmente.
-allora, che hanno detto?- chiese Blaine entrando in cucina, carico di
aspettative.
Per questo avevano deciso di contattare i loro vecchi amici della
Dalton, che
avevano trascurato per le loro responsabilità da genitori.
Sebastian e Thad erano in vacanza in Messico, David e la sua ragazza
avevano
una conferenza quella settimana, Trent era troppo preso dalla sua
pasticceria,
Wes aveva una settimana piena di udienze a cui doveva fare da giudice,
e alla
fine la scelta era solo una.
-Nick e Jeff verranno - gli annunciò allegro Kurt.
Tra loro quattro c’era un legame speciale. I
“Niff” (come li chiamavano
scherzosamente al liceo) erano sempre stati molto vicini a Kurt e
Blaine: li avevano
consigliati, spalleggiati, aiutati, e soprattutto erano stati i primi a
vedere
che bella coppia sarebbero stati insieme.
Ed era stato proprio quando si univano per aiutare i due ragazzi nel
loro
rapporto, che era nato qualcosa anche tra Nick e Jeff.
E quando Kurt e Blaine lo avevano capito, si erano adoperati per
ricambiare
tutto ciò che avevano fatto per loro.
Si, tra quei quattro c’era uno speciale rapporto di amicizia,
che nessuno
poteva intaccare, nemmeno dei mesi di lontananza.
Blaine sospirò felice- che bello, sono così
contento di vederli!- esclamò lui,
abbracciando il marito.
Tuttavia, la loro lontananza non era dovuta solo al figlio di Blaine e
Kurt, ma
anche alla piccola Sterling-Duvall.
Perché anche loro avevano una figlia, fatta nascere 5 anni
prima grazie
all’aiuto di Katie, donna che si era offerta di tenere in
grembo la loro figlia
per nove mesi.
Purtroppo Angie (così si chiamava la bambina), soffriva
d’asma. Non era una
forma grave, ma in quei mesi aveva avuto molti attacchi, e i genitori
superprotettivi la tenevano sotto costante sorveglianza, rinunciando
alle loro
abituali uscite con gli amici.
-a
chi lo dici!- esclamò allegro –dobbiamo fare la
spesa, mancano
solo poche ore, e non so ancora che preparare!-
-certo tesoro- ridacchiò Blaine, vedendo che Kurt era
già andato in modalità
“prepariamo una cena perfetta”.
-andiamo a fare la spesa?- esclamò Kyle, affacciandosi in
cucina.
Kurt e Blaine lo guardarono, sorpresi per la milionesima volta
dall’udito
incredibile del piccolo.
.
-quelle!-
disse Kyle, indicando una pila di mele rosse, gialle e
verdi.
-tesoro abbiamo già delle mele a casa- gli fece notare
Blaine- e non le hai
nemmeno volute mangiare sta mattina!-
-ma queste sono belle!- protestò il piccolo afferrandone una
rossa e una gialla.
-Kyle, rimettile a posto, non ci servono- gli disse Kurt, mentre il
piccolo
sbuffava e le poggiava insieme alle altre.
Una delle cose che avevano scoperto in quei mesi di convivenza, era la
felicità
che provava Kyle quando andavano a fare la spesa.
Di solito i bambini non amavano molto i supermercati: non potevano
correre con
i carrelli, prendere le loro caramelle preferite, o giocare in generale.
Ma questo non valeva per Kyle: lui vedeva la spesa come un gioco.
Inizialmente Kurt e Blaine avevano apprezzato molto quel lato del loro
figlioletto, finchè non avevano realizzato quanto fosse
più un “male” che un
bene: stavano chiusi dentro quelle quattro mura il doppio del tempo, e
stando
sempre dietro al figlio, si stancavano moltissimo.
Avevano tentato di nascondere al figlio quando andavano a fare la
spesa, ma non
sapevano come, Kyle riusciva sempre a beccarli.
-questo!- trillo Kyle, prendendo una scatola di caffè
azzurra.
-Kyle, rimettila a posto, non ci serve il caffè!- gli disse
Blaine.
-ma è un bel colore…- obbiettò il
piccolo.
-niente ma. Tesoro rimettila apposto, da bravo- gli disse pazientemente
Kurt.
Si avviarono verso la zona dei surgelati, con Kyle che li seguiva a
testa
bassa. C’erano così tante cose colorate in quel
posto, perché Kurt e Blaine non
volevano che lui le prendesse?
Diede un’occhiata veloce in giro, poi un reparto in
particolare catturò la sua
attenzione, così decise di avvicinarsi.
Nello scaffale davanti a lui c’erano ogni sorta di matita,
pennarello,
pastello, gessetto e tempera colorata.
Fu abbagliato dalla bellezza di quei colori. Tanto che rimase li a
fissarli,
studiarli, prendendone uno di tanto i tanto e confrontandolo con un
altro.
Alla fine decise di prendere la grande scatola con 24 pastelli,
sperando che
Kurt e Blaine glieli lasciassero comprare.
Si voltò a destra, ma non li vide. Guardò a
sinistra, ma non erano nemmeno li.
Il piccolo sentì una spiacevole sensazione allo stomaco, e
uscì dalla corsia
per cercarli dove li aveva lasciati prima, ma non c’erano.
Dov’erano Kurt e Blaine? Lo avevano lasciato li
perché aveva fatto il bambino
cattivo?
Si guardò intorno, sperando di incrociare gli occhi azzurri
di Kurt, o la
chioma ribelle di Blaine, ma non vide nessuno.
Allora iniziò a piangere. Era solo, Kurt e Blaine non erano
li, e lui era un
bambino cattivo perché continuava a prendere le cose dagli
scaffali anche se
loro non volevano.
Dopo non sapeva quanto, sentì qualcuno prenderlo tra le
braccia e stringerlo
forte. Per un attimo ebbe paura, perché con gli occhi
annebbiati dal pianto non
riusciva a capire chi fosse, e lui voleva solo Kurt e Blaine.
-Kyle- disse Kurt rincuorato, tenendolo tra le sue braccia. E fu allora
che il
piccolo si rilassò, e si strinse forte a collo del suo
papà, piangendo più
forte.
-shhh, piccolo ci sono io adesso, non piangere- gli disse Kurt- Blaine,
l’ho
trovato, è qui- si rivolse poi a suo marito, che gli
andò subito in contro.
Kurt, sollevò Kyle da terra, e Blaine si affiancò
a loro, tirando un sospiro
sollevato.
-Kyle, non devi allontanarti in quel modo, senza avvisare- lo
rimproverò con
tono severo, Blaine-quante volte te lo abbiamo detto? ci hai fatto
spaventare
tantissimo. Non farlo più-
E Kyle annuì, piangendo più forte, dispiaciuto.
Fu allora che Blaine lo prese
tra le sue braccia, cullandolo dolcemente.
-va tutto bene, Kyle. Ma non farlo più-
.
Arrivati
a casa, Kyle si fiondò in camera per usare i pastelli che
gli avevano comprato i suoi papà, mentre Kurt preparava la
cena.
Blaine fece per aiutarlo, ma il mal di testa, che aveva da quella
mattina, che
era aumentato, lo fece desistere dal proposito.
-tesoro, va tutto bene?- gli chiese Kurt preoccupato, mentre riponeva
la spesa
nelle mensole della cucina.
-certo, ho solo un po’ di mal di testa, meglio che vada a
sdraiarmi- mormorò
massaggiandosi le tempie.
-quando ti è venuto?- gli chiese Kurt.
-sta mattina…-
-e perché non mi hai detto nulla? e se è qualcosa
di grave? Se hai la febbre?
Dovrò chiamare il med…- staparlò Kurt.
-non è nulla, calmati- gli disse Blaine, afferrando le sue
mani, che
gesticolavano senza controllo- adesso mi sdraio un po’ e
vedrai che mi passa-
mormorò, dandogli un bacio sulla guancia.
-
Quando
sentì il campanello suonare, Kyle diede per scontato che o
Kurt o Blaine andassero ad aprire la porta. Ma quando il campanello
suonò una
seconda volta, decise di uscire dalla sua cameretta e andare lui stesso.
I suoi genitori gli avevano detto un milione di volte di non aprire a
degli
sconosciuti, per cui chiese a voce alta chi fossero.
-Siamo Nick, Jeff e Angie- disse la persona dietro la porta, e il
piccolo si
affrettò ad aprire. Kurt lo aveva avvisato che sarebbero
arrivati.
-buonasera- esclamò l’uomo alto e biondo alla
porta, sorridendogli- tu sei
Kyle, dico bene?-
Il bambino si limitò ad annuire, timido. Si
spostò per farli entrare, poi
chiuse la porta.
-dove sono i tuoi papà?- chiese l’altro uomo,
più basso e con i capelli scuri.
Kyle non sapeva che rispondere, quindi fece per andare a cercarli, ma
Kurt
entrò nel salotto, salutando calorosamente Nick e Jeff.
-tesoro- chiamò poi suo figlio- perché non vai in
cameretta a giocare con
Angie?-
-okay…- mormorò timidamente.
Jeff accompagnò i due in camera e, dopo aver lasciato un
bacio tra i capelli
della figlia, li lasciò soli.
Entrambi i bambini erano in imbarazzo, ma Kyle ebbe la geniale idea di
proporle
di usare i suoi nuovi pastelli. Così poco dopo erano seduti
sul tappeto con dei
fogli davanti e stavano disegnando.
Angie aveva appena finito di disegnare la sua principessa preferita,
che buttò
un occhio sul disegno di Kyle.
Il bambino aveva disegnato tre persone, due più grandi e una
più piccola.
-cosa hai disegnato?- chiese Angie, indicando le tre figure.
-questa è la mia famiglia- gli spiegò Kyle-
questo sono io. Questo è Kurt,
mentre lui è Blaine-.
-chi sono Kurt e Blaine?- chiese la piccola, confusa.
-i miei genitori- disse Kyle, con ovvietà.
-e perché li chiami “Kurt” e
“Blaine”?- chiese allora la piccola.
-perché è il loro nome- rispose Kyle. tutte
quelle domande iniziavano ad
irritarlo.
-ma io i miei li chiamo “papà” e
“daddy”! perché tu non li chiami
così?-
Kyle fece per rispondere, ma si bloccò, perché
non sapeva che dire. Lui non
aveva mai pensato di chiamarli “papà”.
Sapeva che loro lo erano, ma non ne
aveva mai sentito il bisogno. Erano sempre stati “Kurt e
Blaine” per lui. Aveva
notato all’asilo i bambini che chiamavano i loro genitori
“mamma” o “papà”, ma
non gli aveva dato peso.
-non lo so- rispose infine.
.
-ti
avevo detto che ti sarebbe venuta la febbre- lo rimproverò
dolcemente
Kurt, accarezzandogli i capelli. Blaine era sdraiato a letto in uno
stato
pietoso: sudava freddo, aveva delle orribili occhiaie e scottava
più di un
termosifone.
-nono sono messo così male- cercò di
rassicurarlo, ma dopo tossì, peggiorando
la situazione.
-certo, come no- disse Kurt- ho anche lasciato Nick e Jeff in salotto-
riflettè
poi.
-allora devi andare da loro!- gli disse Blaine, preoccupato.
-non posso, hai bisogno di me adesso- ribattè Kurt risoluto.
Non avrebbe
lasciato suo marito in quelle condizioni per nulla al mondo.
-ma Jeff e Nick…-
-sono degli amici meravigliosi e capiranno che questa è
un’emergenza-
E alla fine Blaine si arrese e si fece aiutare da Kurt. Gli
misurò la temperatura,
gli sbottonò la camicia per farlo respirare meglio, e gli
diede una tisana per rilassarlo.
-oggi ci ha fatto prendere un colpo…- iniziò
Blaine.
-già, quando mi sono voltato dietro e non c’era,
è stato…-
-orribile- concluse Blaine per lui.
-è pensare che fino a pochi mesi fa nemmeno lo conoscevamo,
adesso non potremo
vivere senza di lui-
-non riuscirei mai ad immaginare la nostra vita senza quel piccoletto
che gira
per casa-
-anche se ti ha pasticciato tutta la ricerca che avevi fatto la scorsa
settimana?- gli domandò Kurt divertito.
-certo. Anche se ha rotto uno dei tuoi vasi preferiti con la palla, due
settimane fa?- domandò Blaine rimando.
-anche se avesse rotto tutti i miei vasi preferiti-.
Jeff
socchiuse la porta leggermente, e tornò in salotto.
-allora?- gli chiese Nick, alzandosi dal divano.
-come ai tempi del liceo: spruzzano arcobaleni e cuoricini da tutti i
pori- gli
rispose il marito sorridendo.
-quindi: Blaine ha al febbre, la cena non è nemmeno avviata,
sono le 10 e a
momenti ci assaliranno due bambini super affamati. Che propone signor
Sterling?-
-tagliamo la corda?- chiese teatralmente, fingendo di avviarsi verso la
porta.
-pizza e minestra per Blaine?-
-come farei se non ci fossi tu con i tuoi piani diabolici*?-
.
.
.
.
*Dulia
(che leggerà solo questo pezzo) mi ha capito perfettamente xD
ANGOLO
MIKY
I’m
back! :D
avevo avvisato che non sapevo quando avrei riaggiornato, ma non riesco
a non
CHIEDERE SCUSA per averci messo tanto q.q
a chiunque di voi interessi ho passato l’esame di latino con
un bellissimo
sette :D a voi come è andato il rientro?
veniamo al capitolo. Di cui sono abbastanza soddisfatta. Spero che vi
sia
piaciuto.
Questa volta ho voluto parlare un po’ più di Kyle
e farvelo conoscere meglio :)
ricordate beni questi aspetti della sua personalità,
perché li ritroveremo in
futuro u.u
non so se tra di voi c’è qualche fan della Niff,
ma è una coppia che personalmente
adoro :) e per chi non li conosce, spero comunque che vi siano piaciuti.
che mi dite della conversazione tra Angie e Kyle? voglio sapere che ne
pensate,
su!
Bhè
adesso vado. Grazie mille per chi è passato a leggere, ma
sopratutto grazie a voi anime buone che spendete un po' del vosto tempo
per dirmi che ne pensate, lo apprezzo davvero molto <3
Miky
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Capitolo 8 *** Preoccupazioni e James Potter per due ***
Preoccupazioni
e James Potter per due
Kurt era appena arrivato al teatro
per le prove, quando il
suo telefono squillò, controllò il display, ma
non era un numero che conosceva.
Immaginando che qualcuno avesse sbagliato, rispose.
-Pronto?-
-lei è il signor Hummel? Chiamo dalla scuola di suo figlio-
disse la voce di
una donna dall’altra parte del telefono.
-è successo qualcosa? Kyle si è sentito male?-
chiese Kurt preoccupato.
-no sta bene, però ha avuto un problema con un suo compagno
di classe, sarebbe
meglio che venisse a scuola-
-arrivo-
Non si premurò nemmeno di avvisare che avrebbe fatto tardi
alle prove: si
fiondò sul primo taxi disponibile e stette tutto il viaggio
ripetendo
all’autista di darsi una mossa.
Kurt lo sapeva che sarebbe successo prima o poi. New York era cambiata,
ma gli
omofobi c’erano ancora. Cosa gli aveva fatto credere che gli
altri compagni di
Kyle lo avrebbero lasciato in pace?
Nella sua mente si manifestavano tutti gli scenari possibili ed
immaginabili di
quello che era successo.
“tu
sei quello strano!
Quello con due papà!”
“io non sono strano, lascia stare Kurt e Blaine”
“Kurt,
io sono un
bambino strano? Perché non ho una mamma?”
“tesoro, tu sei normalissimo, non c’è
nulla che non vada in te”
“io
non sono strano,
lasciatemi in pace!”
“si che lo sei. Vattene, non vogliamo bambini come te
intorno”
E Kurt la
sentì di
nuovo. Il suono degli armadietti che cozzavano contro la schiena. Le
risate dei
suoi compagni. Gli insulti scritti nei bagni. Le gocce di granita
ghiacciata
sulla pelle.
Ma questa volta faceva più male. Perché ci vide
suo figlio al suo posto, e non
poteva sopportarlo.
-mi scusi? Siamo arrivati!- lo
riscosse un po’ scocciato il
tassista. Lo faceva correre come un pazzo per poi tempo quando erano
arrivati.
Kurt ancora un po’ scosso dai suoi pensieri, pagò
il tassista e si diresse
all’entrata della scuola. I corridoi erano tranquilli, non si
vedevano bambini
scatenati correre da qualche parte, ma lui si sentiva comunque inquieto.
Chiese le indicazioni alle bidelle, non ricordandosi bene dove fosse la
segreteria, e praticamente corse per i corridoi della scuola.
Svoltò l’angolo e lo vide: il suo bambino, seduto
nella panchina davanti alla
segreteria, con la testa poggiata sulle mani.
Kurt si avvicinò ancora più velocemente, Kyle lo
notò e gli andò incontro.
-Kurt!-
-piccolo, cos’è successo?- chiese Kurt chinandosi per guardare il piccolo
negli occhi. Iniziò a
controllarlo, guardando se avesse qualche taglio o segno di un litigio.
Kyle abbassò lo sguardo e non disse nulla, facendo
preoccupare ancora di più
suo padre.
-lei è il signor Hummel?- chiese una voce alle sue spalle.
Kurt si voltò e incrociò lo sguardo con una donna
sulla quarantina dai capelli
corvini.
-abbiamo parlato al telefono, giusto?- chiese Kurt, riconoscendo la
voce.
-esatto, sono la maestra Anne. Potrebbe seguirmi? Dovremmo parlare in
privato-
fece la donna, indicando un’aula che doveva essere libera.
Kurt annuì e si affrettò a seguirla, prendendo il
figlio per mano.
-oggi Kyle ha avuto un problema con
un suo compagnetto, durante l’ora di disegno-
-che gli ha fatto?- chiese Kurt, preparandosi mentalmente un
discorsetto da
dire ai genitori del bambino: non poteva lasciare che un bambinetto
qualunque
maltrattasse suo figlio.
-no Mr. Hummel. Non è stato Harry a cominciare, dico bene
Kyle?- chiese Anne.
Il bambino abbassò nuovamente lo sguardo, mordendosi il
labbrino inferiore. Suo
padre era abbastanza confuso. Insomma Kyle era un bambino dolcissimo,
non
avrebbe mai fatto nulla del genere.
-è sicura? Perché Kyle è un bambino
tranquillo- lo difese su padre.
-ed è uno dei motivi per cui l’ho chiamata. Certe
litigate possono capitare tra
bambini, ma Kyle è uno dei studenti più calmi che
ho, per questo quando ha
morso Harry sono rimas…-
-lui ha fatto, CHE COSA?!- chiese con la voce sempre più
acuta.
-ehm, si signor Hummel, ed ecc…-
-Kyle perché lo hai fatto?- chiese, interrompendo nuovamente
la povera
insegnante.
Il bambino farfugliò qualcosa di indefinito, diventando
rosso dall’imbarazzo.
-Harry gli ha preso due pastelli dal suo astuccio e non glieli voleva
restituire-
spiegò la donna.
Kurt trattenne un sospiro di sollievo: almeno non l’aveva
fatto senza un
motivo.
-capisco… senta mio marito lavorava di meno oggi e dovrebbe
tornare a casa tra
poco, va bene se porto mio figlio a casa? Credo che dovremmo fargli un
bel
discorsetto-
-non si preoccupi, faccia pure- disse la donna con un sorriso, mentre
li
accompagnava verso l’uscita.
Quando arrivarono alla porta Kurt le strinse la mano, e
sollecitò suo figlio a
salutare.
-a domani, maestra- disse il bambino.
˜-˜
-l’ha morso?- chiese
Blaine, a voce più alta di quella che
stavano usando fino a pochi secondi prima.
-shhh!- gli intimò il marito, mettendogli un indice sulle
labbra –anche se
siamo in camera, può sentirci dal salotto-
-non ci credo, andiamo è Kyle! Lo stesso Kyle che si fa
problemi a mordere una
coscia di pollo perché ha paura di fargli male!-
-anche io ero rimasto un po’ stupito. Non tanto
perché abbia litigato, quanto
per il morso. Ma adesso andiamo, dobbiamo parlargli-
Blaine annuì, e silenziosamente andarono in salotto.
Kyle era seduto sul divano, nella stessa posizione in cui Kurt
l’aveva trovato
sulla panchina a scuola.
-allora Kyle, non hai nulla da dirci?- chiese Blaine, incrociando le
braccia al
petto. Lui e Kurt si misero davanti al divano, per guardarlo bene.
-Harry è cattivo- disse il piccolo, a sua discolpa.
- Kyle quando qualche bambino ti infastidisce, non puoi morderlo!-
disse
Blaine.
-ma mi aveva rubato i pastelli!-
-non è un buon motivo per comportarsi così- fece
Kurt, guardandolo severamente.
–domani devi chiedere scusa a Harry-
-non voglio, è cattivo!- si ribellò Kyle.
-non che non lo è. E adesso dammi i tuoi pastelli- fece Kurt.
Kyle confuso andò a prendere i suoi pastelli dallo zainetto
e li diede al
padre.
-bene, sono confiscati finché non chiederai scusa a Harry-
disse Blaine.
-ma mi servono!- disse il bambino, disperato.
-niente ma, signorino. Hai sbagliato e devi chiedere scusa-
Kyle li guardò male, e si diresse verso camera sua battendo
forte i piedi sul
parquet.
Kurt e Blaine faticarono moltissimo a
trattenere le risate
davanti a quella scena. Perché nonostante la discussione,
Kyle era davvero
buffissimo.
Dopo pranzo, mentre Kyle si era
nuovamente rintanato in
camera sua, Kurt e Blaine erano sdraiati sul loro letto, chiacchierando
tra una
coccola e l’altra.
-di la verità, ti sei spaventato quando hanno chiamato da
scuola?- gli chiese
ad un certo punto Blaine. Aveva la testa poggiata sul petto del marito,
e
tracciava delle linee immaginarie sulla sua magliett.
-mi conosci così bene?- chiese l’altro,
ridacchiando un po’ per il nervoso.
-non saprei signor Hummel, ci conosciamo dal terzo anno di liceo, vedi
un po’-
gli rispose, facendolo ridere- però non hai risposto alla
mia domanda-
-avevo paura che fosse a causa nostra…- mormorò
Kurt, accarezzando i ricci dell’altro.
-che lo avessero preso di mira perché ha due
papà? Kurt, i tempi sono cambiati,
New Yo…-
-è cambiata, lo so- lo interruppe bruscamente Kurt- e so che
questa è una delle
città al mondo che supporta i diritti dei gay come quelli
degli etero, ma…-
-niente ma Kurt. Kyle è al sicuro, noi siamo al sicuro. Ti
capisco, perché anche
per me difficile
dimenticare i tempi del
liceo, ma dobbiamo essere positivi e avere fiducia-
Il marito gli diede un dolce bacio sulle labbra- hai ragione. Cambiamo
argomento:
secondo te a che gli servivano i pastelli?- chiese riferendosi a Kyle.
-non ne ho la più pallida idea-
Intanto Kyle guardava i suoi disegni
con aria insoddisfatta.
Era importante finirli, ma non voleva chiedere scusa ad Harry. Cosa
avrebbe
dovuto fare?
˜-˜
Kurt non
fu l’unico ad avere il terrore dell’omofobia che
poteva
girare a New York. Agli inizi di maggio, toccò a Blaine
ricordare l’orribile
sensazione di paura che aveva abbandonato al liceo.
Kyle si
era deciso a perdonare Harry e, dopo avergli chiesto scusa
davanti alla maestra che avrebbe riferito tutto ai suoi
papà, aveva riavuto i suoi
amati pastelli.
Quello che non si aspettava nessuno era
l’amicizia nata tra di loro. Si,
dopo che Kyle gli aveva chiesto scusa, i due bambini si erano
avvicinati, fino
a diventare una coppia inseparabile.
Ed anche per questo Kyle era così nervoso in quei giorni.
-Kurt, è pronto il mio costume?- chiese per
l’ennesima volta il bambino,
guardando il pezzo di stoffa che il padre stava cucendo.
-tesoro, chiedermelo ogni 5
minuti non
mi farà andare più veloce- disse ridacchiando.
-ma sarà bello, vero? È il compleanno di Harry!-
-lo so tesoro, non ti preoccupare. Sarà il miglior costume
di Harry Potter
della storia- gli assicurò, facendogli
l’occhiolino.
Blaine, che stava mettendo a posto la cucina, chiese- mi ripetete
com’è
possibile che Kyle abbia trovato un bambino che si chiama
“Harry” fissato con
Harry Potter quanto lui?-
-puro caso- fece Kurt.
-magia- rispose Kyle.
Blaine sorrise, riponendo la tovaglia nel cassetto. Poi prese la busta
posata
sul tavolo della cucina, e la guardò con aria preoccupata.
Era l’invito alla festa di compleanno d Harry a tema Harry
Potter, dove ai
bambini era richiesto di vestirsi a tema e ai genitori di interpretare
la parte
di James e Lily Potter.
L’invito non aveva allarmato Kurt, che dopo aver letto
“e le mamme si vestiranno
da Lily” aveva detto “oh bhe, ci sarà un
James in più e una Lily in meno”,
ridendoci sopra.
Blaine non era dello stesso avviso. Perché, e dio non lo
sapeva nemmeno lui il
motivo, aveva paura. Che avrebbero pensato gli altri bambini vedendo
che c’erano
due James, e nessuna Lily? Che avrebbero detto i genitori di Harry? e
Kyle?
Si portava questi dubbi da quando
avevano ricevuto l’invito
e, nonostante Kurt avesse intuito qualcosa, era deciso a non svelarli.
Entrò in soggiorno e rivolse ancora una volta la stessa
domanda a suo marito-
ma dobbiamo proprio andarci?-
-come mai siete così ripetitivi voi due?- chiese Kurt
divertito- in ogni caso
non credevo che il giorno in cui non ti volessi mascherare da Harry
Potter
sarebbe arrivato sul serio!-
-ma io voglio mascherarmi!- rispose, risentito dall’accusa-
solo che non ho
voglia di stare li, parlare con gli altri genitori e fare il simpatico
con
tutti-
-Anderson, da quando sei così asociale? Su dai, ci
divertiremo!- chiuse il
discorso Kurt, con un enorme sorriso stampato in faccia.
E allora Blaine si arrese all’evidenza che non avrebbe potuto
scamparla quella
volta.
I giorni volarono, e
arrivò il giorno della festa di Harry.
Kyle aveva un bellissimo costume di Harry Potter con tanto di cicatrice
e
occhiali tondi, Blaine aveva i suoi occhiali da vista e una bellissima
divisa
da giocatore di Quidditch, mentre Kurt aveva optato per una giacca
rosso/gialla
con una spilla a forma di gufo e una sciarpa in tinta.
Nonostante l’orgoglio che provava per il suo costume, Blaine
non riusciva a
togliersi dalla testa il pensiero di quello che sarebbe potuto accadere.
Cercò di non darlo a vedere, quindi trascinò suo
marito e suo figlio verso l’entrata
della casa, con un sorriso a trentadue denti.
la casa aveva un piccolo giardinetto sul davanti, addobbato con
palloncini e
decorazioni a tema e delle lanterne che illuminavano la strada verso il
giardino di dietro, che era decisamente più grande.
La famiglia seguì la scia delle lanterne, finendo nel vivo
della festa: bambini
vestiti da maghetti che scorrazzavano da tutte le parti, genitori che
chiacchieravano vicino ad un tavolo con la roba da mangiare
(rigorosamente
vestiti da James e Lily), e infine il festeggiato vestito da Harry
Potter che
gli andò incontro stringendo una bacchetta
“magica” tra le mani.
-Kyle, sei arrivato!- esclamò felice il bambino. Poi
guardò le figure dietro il
suo amico, e spalancò gli occhi scioccato.
Non fiatava, continuando a fissarli, e Blaine iniziò a
sentirsi a disagio. Lo sapeva
che non era stata una buona idea, che stupido che era stato! Era ovvio
che li
guardasse in modo strano perché erano due papà!
Il bambino si riprese dal suo stato
di trans, ma continuò a
guardarli meravigliati –i vostri costumi sono bellissimi!-
esclamò.
Blaine rimase così sorpreso dal motivo per cui Harry li
stava fissando, che
liberò tutta la sua tensione con una grandissima risata.
Kurt e Kyle lo guardarono straniti, ma non dissero nulla.
Intanto Harry aveva raggiunto sua sorella minore - Nicole guarda, ho un
amico fichissimo!
Lui ha due James, e i loro vestiti sono fantastici!-
Quello fu uno dei momenti in cui Kyle
si sentì davvero
orgoglioso di avere dei papà come i suoi.
Miky’s corner
Sono tornata con questo benedetto
capitolo! Non è stato
facile finirlo, visto che dopo che mi si è rotto il pc
l’ho dovuto riscrivere
da capo -.-‘’
bando alle ciance, vi piace? Spero di si, ne sono relativamente
soddisfatta. Volevo
questo capitolo per un motivo preciso: una
speranza per un futuro migliore. Perché io spero
davvero che la generazione
futura come quella in cui si trova Kyle possa vivere in un mondo con
molti meno
omofobi di quanti ce ne siano ora. Ho notato che molte daddy!klaine
inseriscono
i problemi con gente omofoba nella storia, e sicuramente saranno
più
realistiche della mia, ma ripeto:
rappresenta la mia speranza di vivere in un futuro
migliore di questo.
Nulla, voglio ringraziare Betty97 che
mi ha recensito lo
scorso capitolo, e continua a seguirmi. E grazie a tutti voi che
seguite la
storia, siete degli amori!
Alla prossima
miky
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