Non una ragazza qualunque

di pinkchampagne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La vera storia. ***
Capitolo 2: *** L'incontro. ***
Capitolo 3: *** Il ragazzo misterioso. ***
Capitolo 4: *** La verità. ***
Capitolo 5: *** Re Moreines. ***
Capitolo 6: *** Thalassan. ***
Capitolo 7: *** L'eroe. ***



Capitolo 1
*** La vera storia. ***


Questa è la mia storia,la storia di una ragazza. Una sedicenne che come tutte le altre,ha il sogno di vivere la propria vita immensamente. Assaggiando ogni tipo di dolore,sofferenza,ma anche gioia e felicità. E perché no,anche di amore.
Ho i capelli rossi naturali,folti e mossi,come le onde del mare aperto. Sono sincera,educata,ma anche un po' testarda (come dice la zia 'testarda come un mulo'),sono circondata da amici che mi vogliono bene e da una piccola famiglia.
Tutto questo vi porterà a dire che sono una ragazza comune,ma non è assolutamente vero. 
Da quando sono nata,porto con me un piccolo segreto,che poi tanto piccolo non è,un segreto che solo la mia famiglia conosce.
Non sono una ragazza qualsiasi,quando le mie gambe toccano,anche se per pochi spruzzi, l'acqua...mi trasformo in una sirena. Già,con tanto di coda e di branchie per respirare sott'acqua.
E' un segreto,come ho già riferito prima,che quasi nessuno conosce,solo mia zia. 
Vivo con lei da parecchio tempo,lei è la mia famiglia. 
I miei genitori sono morti come eroi durante una guerra per la protezione di Thalassan,il regno in cui vivevano. Thalassan era un luogo sereno,di pace,armonia e di musica celeste.
Il re che lo governava,si chiamava Coral,che per noi degli abissi significa corallo,ovvero potente. Era un uomo magnifico,da quello che mi racconta zia,ha fatto tanto per il proprio popolo,aveva molti amici,anche i regni vicini erano in simpatia con lui,un uomo amato e stimato,non aveva rivali,anzi,uno lo aveva. Colui che scatenò la immensa guerra che durò quasi un anno.
Essa scoppiò perché il re di Moreines,circa 17 anni fa,perse uno dei suoi tre figli,il più piccolo. Era molto in rivalità con Coral e pensava lo avesse catturato lui e tenuto in ostaggio per tutto quel tempo,ma non aveva il coraggio di discuterne tranquillamente. Volle passare subito ai fatti. Così gli dichiarò guerra.
Si dice che i miei genitori abbiano protetto il nostro re fino alla morte e che si siano sacrificati per difenderlo. 
Come disse zia Annie,fu una strage,una delle guerre più crude e discusse nella storia del mare. Alcuni pensano sia solo una leggenda,ma io so che non è così.
Quando penso ai miei genitori,non scendono lacrime,sono fiera di loro. Sono talmente fiera che mi sento importante solo al pensiero. Sono un esempio che devo seguire. 
Mi hanno insegnato che ognuno di noi deve combattere per i proprio diritti,bisogna vivere al massimo la propria giornata,come se fosse l'ultima. Si cade e ci si rialza subito.
Ora che ci penso non mi sono ancora presentata: piacere,sono Ariella,ma tutti mi chiamano Ariel,proprio come la sirenetta dei cartoni animati.
Zia dice che mi hanno chiamato così perché ero l'unica del regno ad avere i capelli rossi,come il colore dei coralli. E fu re Coral a decidere il nome. Era contento di avere una piccola nipote con i capelli rossi. Già,nipote. Re Coral è mio nonno,il papà di mia mamma,io e lui siamo gli unici ad avere i capelli così e infatti li ho ereditati da lui.
Nonno è ancora vivo,ma non posso andarlo a trovare,perché si dice che le guardie del regno di Moreines vogliano catturare l'unica erede al trono del regno di Thalassan.
E così mi trovo qui,a vivere sulla terraferma con zia Annie,la sorella di mia madre.
Zia Annie per me è come una mamma,mi vuole bene e io voglio bene a lei. Litighiamo spesso,ma credo sia normale. Litighiamo per cose inutili e piccole,ma dopo pochi minuti si fa subito la pace. Non ho animali domestici in casa,ho sempre desiderato un furetto,ma zia,purtroppo,è contraria. Dice che avere un furetto in casa è come ritrovarsi in una stanza piena di topi.
Non ho mai capito bene questa frase,ma credo si riferisca al fatto che lei odia da morire i topi e ogni tipo di roditore presente sulla terra.
Abitiamo in una piccola villa,con due camere,due bagni,una cucina,un salotto e un piccolo corridoio. La casa è a due piani,al piano di sopra ci stanno le camere con i bagni e di sotto la cucina con la sala e il corridoio.
Abbiamo anche un giardino dove zia,di solito,piace godersi il sole di questa fitta primavera,quasi estate.
Eh sì,siamo alla penultima settimana di scuola. Sta per finire e devo mettermi sotto a studiare se voglio passare l'anno senza debiti.
E' già il tredicesimo anno che passo in questa città e tutti mi fanno sempre la stessa domanda: "ma come mai odi tanto l'acqua?"
Sia alle elementari,che alle medie e ora anche al liceo,devo trovarmi le scuse più assurde per saltare le ore di piscina e le uscite con le amiche per andare al mare.
Mento a fin di bene,devo raccontare qualcosa,non posso di certo dire a tutti di essere una sirena.
Ho il certificato medico che dice che sono allergica al cloro e al salino,ciò significa che non posso ne andare in piscina,ne nuotare liberamente nel mare aperto.
Non è una scusa originale,ma ormai il copione lo so a memoria. Mi dispiace mentire così a tutti,mi sento in colpa,ma non posso farne a meno.
Essere una sirena può avere tanti lati positivi,ma la vita non è tutta rose e fiori. 
Ogni sera,dopo cena,devo raggiungere il mio bagno personale vicino alla mia stanza,riempire la vasca di acqua,prendere i sali da bagno che servono per rilassarsi e immergermi nei miei più proibiti pensieri. A volte mi addormento e mi risveglio la mattina seguente sempre nella vasca,con la coda naturalmente.
La mia coda non ha un colore preciso: è dorata,con le squame che brillano alla luce e le pinne invece sono sempre dorate,ma non luccicano,purtroppo.
I miei capelli rossi mentre sono in acqua diventano morbidi e sensibili,mentre quando rimango sulla terraferma sono crespi e hanno una forma al quanto strana,ma non importa.
Ogni volta che mi addormento nella vasca,sogno i miei genitori e mio nonno che mi obbligano a tornare negli abissi per salvarli,sarà un segno o sarà solo un avvertimento?

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Capitolo 2
*** L'incontro. ***


Oggi è il quattro giugno,è un mercoledì e di solito in questo giorno zia Annie va a trovare una delle sue più grandi amiche che abita dall'altra parte della città. Si chiama Danielle,ha la sua stessa età ed è anche lei,come noi,una sirena che vive sulla terraferma.
Danielle,pero',è come se fosse una sirena in 'pensione',ha abbondonato il suo ruolo per condurre una vita normale,infatti è sposata con un comune uomo da ben 25 anni e ha due figli: Andrew e Caterina. Ormai sono grandi,hanno un lavoro fisso,una famiglia e viaggiano per l'Europa. 
Suo marito,Andy,è un ex poliziotto e vivono in una casa molto grande,forse troppo grande per due persone,ma non è questo l'importante. Si amano come dal primo giorno che si sono incontrati. 
Lui era un amante delle acque e viaggiava spesso per il mare,lei era una sirena giovane e si sono incontrati in una grotta,dove entrambi adoravano passarci il tempo. Si sono incontrati così. Danielle dice che è grazie al destino,io penso sia solo un caso. 
Sono una coppia perfetta,si amano alla follia e sono davvero belli insieme. 
Zia Annie so che li invidia,ma è molto contenta della loro storia d'amore.
Odia ammettere il fatto di essere stata innamorata solo una volta di un giovane ragazzo che,purtroppo,annegò durante una tremenda tempesta. E infatti mi raccomanda sempre di non innamorarmi seriamente come ha fatto lei,perché il dolore che si prova è insopportabile e porta al peggio.
Ma per me non c'è problema,in tanti anni che mi trovo qui,non mi sono mai innamorata di un ragazzo. Lo so,lo so,sono troppo giovane per innamorarmi,ma spero che prima o poi questo accada e che soprattutto mi innamori del ragazzo giusto a cui potrò confidare questo piccolo grande segreto.
Come ogni mattina la sveglia suona,mi alzo più assonnata che mai,sbadiglio e mi tiro su da letto. Mi dirigo verso il bagno,dove apro lentamente l'acqua e inizio a lavarmi.
Sono solo le 7 del mattino,ma il traffico è già assordante,corro in camera mia a farmi il letto e subito dopo scendo le scale,per salutare la zia e per fare colazione.
'Buongiorno piccola mia' grida la zia con in mano una tazza di caffè fumante,conla vestaglia e le pantofole ai piedi 'dormito bene? Ah,Ariel,ti ricordo che quando tornerai da scuola io non ci sarò,oggi vado a trovare Danielle e ci starò tutto il pomeriggio,tu...' la interrompo,prendendomi il latte e un biscotto dalla credenza 'io mi preparerò il pranzo,farò i compiti,cenerò e poi mi butterò in vasca' ripeto come ogni santo mercoledì,guardando la zia che sbuffa sorridendo. E' da anni che ogni mercoledì mi raccomanda cosa devo fare,ma oggi l'ho battuta sul tempo.
Mi dirigo verso la camera,dove occupo una buona parte del tempo a scegliere i vestiti da indossare la mattina stessa.
Sono le 7 e 45 e come ogni mattina sono in ritardo. Mi precipito giù dalle scale,prendo la cartella,le chiavi,saluto la zia e mi avvio velocemente verso la mia scuola,che non è molto lontata da dove abito.
Sfioro appena la scalinata che precede la scuola con il piede destro,che la campanella inizia a suonare per invitare gli alunni a recarsi immediatamente nelle proprie aule.
Arrivo in aula,mi siedo nel primo banco vuoto che trovo e aspetto che la professoressa Martinez inizi la sua lezione. 
Le ore passano e oggi,stranamente,anche veloci. Il tempo sembra velocizzarsi,la ricreazione inizia e finisce subito e le sei ore scolastiche passano come un ruscello tra le rocce.
Saluto David,Melissa e Sarah,i miei migliori amici a cui confido tutto,bè quasi tutto,ci diamo appuntamento per il pomeriggio e inizio a camminare verso casa,dove non mi avrebbe aspettato nessuno se non una marea di compiti per il giorno dopo.
La giornata era perfetta,neanche una nuvola in cielo,il vento soffiava limpido e non dava fastidio,mentre il sole era bello elevato in cielo.
Arrivo a casa,mi precipito dal frigorifero dove mi aspettava il riso freddo che zia aveva preparato la mattina stessa,prendo posate e tovagliolo e mi butto svogliatamente su quel soffice divano che rimpiva la sala. 
Dopo aver finito di mangiare,lavo il piatto nel lavandino,perché la lavastoviglie era gusta, e le posate e continuo a guardare un programma televisivo che mi aveva affascinata.
L'appuntamento era alle 16 ed erano solo le 14.30 quando il cielo tutto ad un tratto si è riempito di nuvole,il sole scomparve e la pioggia iniziò a dominare questo incubo.
I lampi e i tuoni erano gli unici sovrani del cielo,le linee telefoniche erano tutte occupate,la televisione si spense da sola e tutte le luci della città si esaurirono.
Cosa stava succedendo? Ero terrorizzata,ambulanze su ambulanze passavano ogni cinque minuti in questa cittadina. Presa dal panico salgo le scale e raggiungo il letto,dove avrei letto un buon libro per calmarmi,ma nulla da fare.
Questo tempo non cessò. Continuò fino alle 16 e 30,non sapevo più che fare.
Mi sdraiai sul letto,ma mi addormentai.
Lo stesso sogno mi tormentava ormai da settimane. Le voci di mamma e papà erano continue nella mia testa. E la mano del nonno era sempre più tesa verso di me,come per acchiapparmi durante il sogno e portarmi con lui negli abissi più profondi.
Ma ad un certo punto,qualcuno bussò alla porta. Bussò talmente forte da sentirlo anche fino al piano di sopra.
Mi misi a correre. Come se qualcuno mi inseguisse. Mi avvicino alla porta. La apro di scatto e...'ciao,scusa,sono rimasto chiuso fuori casa,non è che potresti ospitarmi?sono tutto bagnato' una voce maschile e una sagoma buia parsero ai miei occhi.
Era un ragazzo,avrà avuto si o no la mia età,alto e tutto bagnato.
'Certo,entra pure' gli faccio cenno di entrare 'piacere,io sono Ariel' lo guardo. 
'Philip' mi guarda,togliendosi la giacca, 'dove la metto?' mi domanda tenendo in mano quella specie di straccio bagnato.
'Dammi pure,la porto in bagno ad asciugare' gli prendo la giacca portandola a destinazione 'non ti ho mai visto qui' chiedo incuriosita 'sei nuovo?' lo raggiungo dopo pochi minuti,portandolo in cucina.
'Sì,mi sono trasferito stamattina qui nella casa affianco e mi sono dimenticato le chiavi attaccate alla porta..' ride sedendosi sulla sedia intorno al tavolo.
'Ah,sei un ragazzo furbo,allora' lo guardo,ridendo e scuotendo la testa 'bè' indago un po' sul suo conto 'non ci sono i tuoi genitori a casa?' mi siedo di fronte a lui,mettendo le braccia incrociate.
'Vuoi puntarmi una luce addosso e magari farmi l'interrogatorio,Ariel?' abbassa lo sguardo ridendo 'no,sono fuori città a recuperare gli ultimi scatoloni...hai qualcosa di caldo da bere?' mi guarda,voltandosi come per cercare qualcosa.
'Si,certo' mi alzo dalla sedia 'preferisci una tazza di cioccolata calda o un bicchierone di latte?' gli domando raggiungendo la cucina.
'Mi va bene un bicchiere di latte,grazie' grida dal tavolo per farsi sentire.
Arrivo in cucina,apro il frigo e prendo il cartone di latte e tolgo dalla lavastoviglie guasta una tazza nuova appena comprata.
Metto il latte sul fuoco e attendo,mentre Philip mi raggiunge chiedendomi 'i tuoi capelli...sono naturali?' è una domanda che nessuno mi ha mai fatto 'sì,certo' lo guardo con aria perplessa 'come mai?' gli domando incuriosita.
'Bè,non se ne trovano tante di ragazze con capelli di un colore rosso così...così corallo' mi osserva i capelli,toccandoli 'complimenti,sono molto belli' mi sorride.
Rimango incantata per il suo complimento e per il sorriso splendente,mentre non mi accorgo che la luce,da quando è arrivato Philip,era tornata.
Prendo il latte ormai caldo e lo verso nella tazza 'tieni,Philip' lo guardo arrossendo e abbassando lo sguardo.
'Grazie,piccola' mi dice,dirigendosi verso il tavola,prendendo in mano la tazza quasi bollente.
Mi aveva chiamata piccola. Nessuno lo aveva fatto finora,se non zia Annie. E mi suonava strano.
Sembra un ragazzo simpatico ed è pure molto bello,ma non devo farmi illusioni. 
Chiaccheriamo per molto tempo e mi racconta un po' di lui. Dice di venire da un luogo molto lontanto e di essere stato adottato da una famiglia che non poteva avere figli.
Mi sembra abbastanza credibile come storia,ma una cosa non mi convince: dice di provenire da una famiglia ricca e nobile,ma perché a questi punti abbandonarlo?
Forse rischiava la vita,oppure non volevano figli. Questo fatto mi stupisce. Ma non posso farci niente. 
'E' stato un piacere parlare con te,Ariel' mi guarda fisso negli occhi 'sei stata gentilissima' mi sorride sfiorandomi i capelli.
'Vieni quando vuoi,Philip,sei il benvenuto' lo guardo,arrossendo un poco.
Sorride e con aria svogliata mi chiede 'la giacca,posso prenderla domani? Se non ti crea problemi eh' mi guarda,accennando un sorriso.
'Certo,passa pure quando vuoi. Se non ci sono io in casa,c'è zia Annie.' sorrido,aggiustandomi la maglia.
'Allora perfetto,a domani piccola' si avvicina lentamente a me e mi schiocca un bacio sulla guancia.
Rimango come incantata davanti a quel meraviglioso ragazzo e davanti a quella porta chiusa che Philip si sbattè alle spalle.
Ero felice e confusa nello stesso istante. Non avevo aperto libro quel giorno e non ero preoccupata. Erano le 19. Dovevo cenare velocemente per poi andarmi a rilassare nella vasca da bagno.
Mi ero anche dimenticata dell'appuntamento,ma non importava,immagino che nessuno di noi abbia avuto il coraggio di fare un passo fuori casa con quel brutto tempo.
Ora il cielo è sereno e la luce è tornata. 
Mi era passata la fame e così,senza nemmeno aprire il frigorifero,mi avvio verso il bagno e come ogni sera riempio la vasca di acqua,prendo i sali e mi immergo.
Senza rendermene conto,mi addormento,mentre zia Annie rientra a casa.

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Capitolo 3
*** Il ragazzo misterioso. ***


La mattina seguente zia Annie mi sveglia,come suo solito, con una fischiettata accompagnata da un 'piccola mia,svegliati! La colazione è già in tavola. Sbrigati o farai tardi!'.
Alzandomi dal letto passo per lo specchio della mia camera: i miei capelli erano tutti arruffati e di un rosso molto più acceso del solito,la mia faccia molto sveglia (in senso ironico) mi accompagnava verso la porta del bagno,dove avrei fatto tutto il possibile per rendere il mio viso molto più accettabile.
Terminati i bisogni e altro,mi precipito giù in cucina dove mi aspettava la solita tazza piena di latte,accompagnata da una vasta scatola di cereali,i miei preferiti.
Dopo la colazione corro in camera a levarmi il pigiama e a prepararmi la cartella,tutto questo lo faccio in silenzio,non mi accorgo nemmeno di essere in ritardo,ma a ricordarmelo ci pensa la zia 'Ariella,sono le 7 e 40,ti conviene sbrigarti o questa volta non ti fanno entrare in classe!'. Presa dal panico mi dirigo verso la porta di casa,saluto zia ed esco con la cartella in mano e con un passo felino inizio a correre verso il viale della scuola.
Sono le 7 e 55,la campanella suona ed io,sempre con il solito passo,mi dirigo in classe,dove mi sarebbero aspettate 6 ore di noia mortale,ma durante la lezione non pensavo a quello che l'insegnante diceva,pensavo più che altro al misterioso ragazzo che ieri era apparso in casa mia. Chissà da dove viene,in che scuola andrà,quanti anni avrà.
Non posso dire di conoscere questo Philip,ma qualcosa di lui mi ha stregata,mi colpisce il suo fascino,il suo modo di parlare e il suo atteggiamento.
Le sei ore di noia volano come acqua buttata al vento,la ricreazione è suonata tre ore fa,ma il mio sguardo era assente e non mi ero nemmeno accorta che Melissa e Sarah non si erano presentate a scuola
Le lezioni sono finite e David si avvicina a me un po' incuriosito 'stamattina in classe ti ho vista un po'...persa,ecco,persa nei tuoi pensieri. Qualcosa ti turba,Ariel?' mi pareva preoccupato,ma lo tranquillizzo con un dolce sorriso,dicendogli 'David,no,stai tranquillo! Sono solo un po' stanca,ieri ho studiato fino a tardi e..' il mio sguardo si distoglie dall'innocente viso di David e si concentra su una sagoma familiare,quella che ieri pomeriggio si è inoltrata nella mia casa.
Era Philip,riconoscerei il suo sorriso tra mille. I miei occhi si illuminano e David mi guarda più incuriosito di prima 'Ariel..' mi richiama 'ariella,vuoi dirmi che ti prende?' il suo tono era come crudele 'David,scusa,devo..devo andare,a domani!'.
Inizio a correre verso Philip,il quale sentendo il rumore dei passi si volta verso di me 'Ariel,ciao!' sorride e si passa una mano sulla testa. Non so che dire,forse un ciao potrebbe servire 'ciao,philip' rispondo con voce timida,abbassando lo sguardo,diventando più rossa del colore dei miei capelli,mentre lui si avvicina lentamente a me 'Ariel' mi alza il viso 'ti dispiace se oggi vengo a prendermi la giacca che ho lasciato da te? Sai,non vorrei piovesse come ieri..' mi guarda accennando un piccolo sorriso.
'Si,si,si,vieni pure' tentenno,dando un senso di riservatezza 'vieni quando vuoi,io dovrei rimanere in casa tutto il giorno...Philip,ma che ci fai qui?' gli domando,naufragando nella sua privacy.
'Sempre il solito interrogatorio,quando la smetterai di investigare sul mio conto,eh,piccola?' sorride maliziosamente,prendendomi sotto braccio e camminando lungo il corridoio 'sono qui per attivare l'iscrizione per l'anno prossimo e per conoscere il preside' continua a tenermi sotto braccio arrivando fino all'uscita 'ora devo andare,è stato un piacere ritrovarti. A più tardi!'.
Lo saluto con la manina come una stupida,con gli occhi pieni di gioia ed il cuore che batte il più forte possibile. Cosa mi sta succedendo?
Cammino lentamente verso casa e ripenso alle sue parole,alla storia dell'adozione e dall'improvvisa visita a scuola,non so,ma c'è qualcosa di strano: il ragazzo misterioso colpisce ancora.
Arrivo a casa,zia aveva già preparato il pranzo. Un pranzo veloce,molto veloce,più veloce del solito. Zia Annie aveva l'aria di essere un po' stanca e con una voce molto smorta mi disse 'Ariel,vado a riposare,oggi non mi sento molto bene' mi preoccupa. Non le è mai successo così. Noi sirene,o ex sirene,abbiamo una difesa immunitaria incredibile e non ci ammaliamo mai,ma credo che la zia sia l'eccezione.
Lavo i piatti in modo da portare via lo sporco e poi accendo il computer per controllare su facebook se qualcuno mi avesse scritto o altro.
Ho una richiesta di amicizia e un messaggio. Strano,di solito nessuno mi scrive,anche perché su questo social network ci passo ben poco tempo.
La richiesta di amicizia era di Philip Russo e il messaggio anche.
I battiti del cuore sono velocissimi e inarrestabili,le mani mi tremano e il sorriso regna sul mio volto. 
'Chissà che cosa mi avrà scritto' ripenso fra me e me,in attesa del caricamento del messaggio: 
"Ariel,finalmente ti ho trovato. So che siamo solo a pochi passi e che ci siamo visti poco fa,ma volevo un po' parlare con te,mi sembri una ragazza con la testa sulle spalle e credo diventeremo ottimi amici. Che ne dici di vederci oggi alle 15,al parchetto dietro casa tua? Spero accetterai,ti aspetto su una delle panchine.
ps: ricordati la giacca."
Non ci posso credere,ho ottenuto un appuntamento da un ragazzo che mi interessa. Appuntamento,se si può chiamare così,o una semplice chiaccherata tra amici.
Forse è il termine giusto per persone che si conoscono (per modo di dire) da solo due giorni.
Corro in camera mia presa dall'ansia del quasi appuntamento e inizio a mettere in disordine il mio piccolo armadio,cercando qualcosa di decente da indossare la giornata stessa.
Ho trovato: siccome fa caldo,un paio di pantaloncini corti color jeans a vita alta e una canotta nera da mettere dentro ad essi,sarebbero perfetti.
Il look non è dei migliori,ma voglio risultare comoda e sicura di me.
Si sono fatte le 15 e,come sempre in ritardo,lascio un biglietto a zia sul frigo ed esco di casa,prendendo la giacca e le chiavi.
Non corro oltrepassata la porta,mi avvio verso l'immenso giardino costellato di panchine color cioccolato al latte e lui era lì,lo intravvedo la sua solita sagoma non troppo minuta e lo raggiungo,camminando a testa in giù. 
Sono una ragazza molto timida,anche se non sembra,faccio di tutto per non essere al centro dell'attenzione con persone che non conosco. Odio essere notata per i miei capelli rossi color corallo e per il mio fisico quasi perfetto. E' una delle caratteristiche di noi sirene avere un fisico quasi perfetto accompagnato da capelli lunghi,lunghi e folti.
Siamo faccia a faccia 'sei bellissima,Ariel' sorride accarezzandomi i capelli. Arrossisco e rispondo 'si,anche tu,come sempr...' non termino la frase.
'L'ho detto davvero?' ripenso tra me e me socchiudendo gli occhi.
Lui ride con aria riservata e quasi sotto i baffi 'non c'è niente da ridere' lo guardo rendendomi conto di aver detto una sciocchezza.
'No,piccola,è che sei impacciata,ma simpatica' impacciata,ha detto,boh,forse,ma è lui che mi fa sto effetto.
'Dai,sediamoci qui,ti voglio parlare un po'..' mi fa cenno di sedermi accanto a lui e con un gesto svelto allunga la mano dietro le mie spalle.
Che gesto affrettato.
Lo guardo con aria storta,lui capisce e si ripone alla stessa posizione di partenza 'sai quando hai un segreto che vorresti urlarlo ai quattro mari,ma ti è stato proibito parecchi anni fa?' abbassa lo sguardo verso il verde del prato.
Ripenso a questa frase più volte,ma non realizzo nulla 'sì...più o meno...ma perché questa domanda?' cerco di capire.
'Perché io con questo segreto mi sento in trappola. Come se qui non mi sentissi a mio agio,con persone quasi estranee. Scusa,Ariel per questo discorso,ma davvero,mi sembri una ragazza che sappia ascoltare e dare buoni consigli..'.
La sua voce si rattristisce,emanandomi un senso di dolore 'Philp,se è proibito da dire o confidare a qualcuno,non credi sia meglio scriverlo da qualche parte? Anche io ho un segreto molto raro e siccome sono nella tua stessa situazione,ho comprato una specie di diario,dove l'ho riportato più volte e ti fa anche riflettere.
Forse è un segreto importante o mortale,o altro,ma se non puoi dirlo,scrivilo,fidati di me,io faccio così.' Gli sorrido,alzandogli lentamente lo sguardo e guardandolo fisso negli occhi 'fidati,Philip. Fidati e ti sentirai meglio'. A queste parole Philip sorride e si avvicina lentamente al mio viso,sfiorandomi i capelli con il palmo della mano.
Il mio cuore batte sempre di più,i miei occhi sembrano lampioni che si accendono per illuminare la notte e il mio senso di orientamento piano piano svanisce.
Ora siamo solo noi due,in mezzo al nulla.
'Grazie Ariel,non so proprio come avrei fatto senza di te' mi schiocca un bacio sulla guancia destra,arrossisco e inizio a ridere inutilmente 'non devi ringraziarmi,tu hai un problema e io ti aiuto. E' questo che si fa tra amici,no?' lo guardo e lui annuisce sorridendo 'sei davvero fantastica,ma ora devo andare' si avvia verso il viale che lo avrebbe portato verso casa,quando realizzo di avere ancora con me la sua giacca e allora corro verso lui 'Philip,la giacca' lo guardo,dandogli un piccolo colpo sulla spalla, 'sei un angelo' mi sorride sfiorandomi la mano.
Lo vedo allontanarsi e pian piano svanire nel nulla. Io rimango lì,come una scema,nell'attesa di qualcuno che mi prendesse in braccio e mi riportasse a casa.
Mi siedo sulla stessa panchina e rifletto. Ripenso a quello che mi ha svelato ed è strano,ma siamo nella stessa identica situazione.
Bè,non proprio,il mio segreto forse è un po' più terribile. Se sono sicura al cento per cento che lui sia il vero amore,potrei riferigli questo segreto che mi appartiene da anni,che io sono una sirena,che vengo dagli abissi,che sono nipote del re Coral,ma non credo capirebbe.
Vivrò nel vuoto più totale se non mi lancio in qualche avventura. 
Ma prima di svelare il segreto,dovrei baciarlo.
Bè,credo di avere tutta una vita davanti per riflettere sulle mie decisioni e sulla mia vita,ma ora pensiamo a ritornare a casa,sono le 17 e zia sarà un po' preoccupata.





 

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Capitolo 4
*** La verità. ***


Rientro in casa,mi dirigo verso la cucina e sopra il frigo trovo un biglietto di zia Annie: 'tesoro,Danielle non sta bene e mi ha chiesto se potevo passare due giorni a casa sua. Volevo dirtelo di persona,ma non sapevo dove trovarti,in questi giorni comportati bene e ti raccomando di mangiare sano,non ordinare troppe pizze. Ci vediamo tra due giorni,ciao amore!'.
Bene,fantastico,altri due giorni da sola. Corro in sala a prendere il telefono per chiamare Melissa e Sarah,le quali stamattina non si erano presentate a scuola ed è strano da parte loro,perché farebbero di tutto per presentarsi alle lezioni,anche con 40 di febbre! 
Il telefono non da nessun segno di vita,non squilla. Presa dalla preoccupazione accendo il computer e cerco di connettermi al social network per vedere se erano connesse,ma nulla: i loro profili erano stati cancellati.
Inizio a camminare avanti e indietro per il corridoio che mi sembrava infinito,con il telefono in mano,nell'attesa che David mi risponda 'pronto?' risponde dopo una decina di squilli 'David,David,sono Ariel! Devo parlarti urgentemente!' risposi velocemente con un tono allarmante 'Ariel,che ti succede?' mi domanda preoccupato 'Melissa e Sarah,non riesco a rintracciarle,il telefono di casa è staccato,si sono cancellate da facebook,non so più che fare!' non risponde per una decina di secondi  'Ariella,io mi chiedo se a volte ci sei o sei sulle nuvole,te ne rendi conto di quello che stai dicendo? E' da un mese che Melissa e Sarah parlano del viaggio in Italia per andare a trovare i loro nonni' tiro un sospiro di sollievo 'ah,me ne ero dimenticata..' mi siedo sul divano allungando le gambe sul tavolino 'Ariel,io non riesco a capirti. A lezione sei assente,non ti accorgi dell'assenza delle gemelle,non ti accorgi di me e per di più ti dimentichi del mio compleanno. O cambi,o ci devi lasciare stare.' a quelle parole il mio cuore si ferma. Il tempo si ferma e gli occhi si gonfiano a tal punto da ritrovarmi le guance bagnate dalle lacrime e senza esitare gli chiudo il telefono in faccia,lanciandolo sulla poltrona.
Quanto vorrei urlare a tutti quello che sento. Quanto vorrei avere una mamma e un papà per sfogarmi,per ottenere un abbraccio,una carezza,un sengo di fiducia e coraggio. Ma niente.
E ora mi ritrovo qui,sdraiata sul divano a piangere come una bambina,ripensando alle parole che David mi aveva detto,al mio comportamento immaturo e al mio carattere infedele.
Questa non è la vera Ariel. La vera Ariel combatte,non piange. 
Ad un certo punto qualcuno bussa alla porta. Sono così spensierata che mi dirigo verso la porta senza pensare a chi potrebbe essere. La apro lentamente,i miei occhi sempre più gonfi e stracolmi di lacrime,non mi permettono di mettere a fuoco l'immagine che avevo davanti. 
'Ariel,che ti succede?' riconosco quella voce,era Philip e il mio cuore inizia a palpitare all'impazzata 'Ariel,che diavolo è successo? Stai male? Perché piangi? Raccontami tutto' si avvicina sempre di più a me scrollandomi,chiudendo la porta e dirigendomi verso il divano,dove mi ha fatto sedere 'Philip..' cerco di guardarlo,asciugandomi le lacrime 'non voglio annoiarti con i miei problemi' tiro su il naso,passandomi la mano destra sul viso 'Ma sei scema? Tu non mi annoieresti e poi devo ricambiare il favore di oggi. Tu mi hai fatto sentire qualcuno. E mi è servito parlare con te..' lo guardo,mentre tira fuori il suo fazzoletto pulito e mi asciuga le lacrime 'Phil,quello che ho fatto oggi non l'ho fatto per essere ricambiata,ma perché non potevo vederti così. Eri triste e il tuo sorriso non c'era. Il tuo sorriso è qualcosa di magnifico...ops,scusa,l'ho detto davvero?..' cosa mi è preso? Perché gliel'ho detto! Che casino!
'Ariel,tu sei la ragazza più bella e più splendente che io abbia mai conosciuto' il cuore mi batte forte,non riesco a ragionare,ne a formulare una frase di senso compiuto e rimango lì,immobile 'Ariel,io senza di te non sare nessuno' si avvicina sempre di più,accarezzandomi il viso e sfiorandomi le labbra con le sue,non ci capisco più niente. 
'Questa è una cosa che non mi è permessa di fare,ma non riesco a trattenermi' si avvicina a tal punto di baciarmi. Il bacio più bello che io abbia mai dato,essendo anche il primo. Aprivo e chiudevo gli occhi per vedere il suo sguardo e le sue braccia che mi sfioravano le spalle.
No,non può essere. Ci siamo appena baciati. Ora devo dirgli tutta la verità,tutto il mio segreto,tutto....'Ariel' si stacca dalle mie labbra con aria perplessa 'io...non posso' mi guarda,abbassando lo sguardo 'tu mi piaci e anche tanto,ma ho fatto l'errore più grande della mia vita,ti sto rovinando l'esistenza in questo modo..' si alza di scatto dal divano e io con lui 'Philip,aspetta. Io ti devo dire una cosa..una cosa che ti cambierà tutto...io...io sono una sir...' mi blocco improvvisamente,sento le gambe cedere,sto svenendo.
'Ariel!' sento la sua voce allontanarsi,intravvedo la sua sagoma e il suo continuo muoversi per rianimarmi,ma nulla da fare,gli occhi mi si chiudono.
Mi ritrovo sul letto di zia Annie,sconvolta e conun fazzoletto bagnato sulla fronte,era quello di Philip. Mi volto e lo trovo sdraiato affianco a me,si era addormentato. 
Non ricordo nulla,tranne del bacio e del segreto quasi svelato. Scendo in cucina a preparare due tazze di cioccolata calda,facendo meno rumore possibile.
Mi siedo sulla sedia aspettando che Philip si svegli.
E' l'ora di cena,chiamo la mamma di Philip e le chiedo se può fermarsi a cenare qui,così non sospetterà di nulla,intanto sento su dalle camere da letto,un rumore,così mi avvio e trovo Philip seduto sul letto privo di sorriso 'Ariel,cosa mi stavi dicendo un paio di ore fa,prima di svenire?' lo guardo con aria turbata e mi siedo al suo fianco 'non credo ti farà piacere ascoltare quello che sto per dirti,ma devo per forza...Philip,io sono una sirena' chiudo gli occhi,aspettando una sua risponda o uno schiamazzo come per prendermi in giro,ma niente.
'Sei...sei una sirena?' mi guarda,prendendomi il viso tra le mani 'No,dimmi che stai scherzando' si alza in piedi,vagando per la stanza 'Ariel,ti prego' si agita sempre di più 'Philip,mi dispiace ma è la verità' inizia a ridere 'con tutte le ragazze al mondo,dovevo innamorarmi proprio di te? Di una sirena?' abbasso lo sguardo,forse era meglio non dirglielo 'mi..mi dispiace' scende una piccola lacrima dai miei occhi 'Ariel,non è questo il fatto...è che anche io sono un tritone...' il cuore si ferma per una seconda volta,i miei occhi raggiungono la massima estensione 'un tritone? tu,un tritone? Io una sirena,tu un tritone,wow,Philip,cosa..oh mio dio,bè,aspetta...non è una tragedia...' lui mi guarda e inizia a ridere 'ed ecco che perde il senso del discorso...no,non è affatto una tragedia,anzi! Il fatto è che è così talmente strano...io Ariel,sono innamorato di te,non mi importa,potevi anche essere un riccio di mare,ti avrei accettata comunque' le sue parole mi addolciscono e rimango sempre più immobile 'Philip,anche io sono innamorata di te,lo ammetto..' abbasso lo sguardo e mi metto i capelli dietro le orecchie 'io comunque sono del regno di Moreines..e tu?'.
Re Moreines? Quel re Moreines? No,non può essere vero. L'acerrimo nemico di re Coral,colui che uccise i miei genitori. 
Perché la mia vita deve essere sempre così complicata,perché?

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Capitolo 5
*** Re Moreines. ***


Philip mi guardava così convinto e deciso, che il mio sguardo non si distolse dal suo.
Non potevo ancora credere che lui provenisse dal regno di Moreines, un regno così malvagio, spento, privo di colori e soprattutto di gioia.
'Ariel, perché non mi rispondi?' mi domanda Philip 'ho capito...forse...' borbotta una frase che non riesco a intuire, 'Philip, io sono nipote di Re Coral, il tuo amato Moreines distrusse senza pena e senza peccato i miei genitori!' tutto mi uscì dalla bocca così velocemente, che a malapena presi un piccolo respiro.
Philip rimase lì, immobile, con occhi alla massima ampiezza e con la bocca semi spalancata 'non...non ci credo' abbassa lo sguardo, come se si sentisse in colpa per un gesto improvviso 'mio padre davvero fece questo?' si alzò e sbattè una mano contro la parete colorata e fredda, mentre io rimasi senza parola.
Re Moreines in realtà era suo padre? Ciò significa che Philip era il figlio scomparso? La causa della morte dei miei genitori? Non oso pensarci.
'Ariella, io sono il..' non riesce a terminare la frase, che il mio intuito sulla continuazione del suo discorso fu alla sua pari 'Tu sei il figlio perduto di Moreines, non è così?' lo guardai, con aria triste e dolorosa, mentre lui stava lì, con delle piccole lacrime lungo le guance rosse e un poco paffute, con le mani fra la testa e i piedi che picchiettavano sul duro pavimento 'Ariel' tira su lo sguardo, nascondendo quel senso di dolore e angoscia che lo tormentavano 'lasciami spiegare tutta la storia' cerco di continuare il discorso, intervallando le parole con piccoli singhiozzi 'mia madre era metà umana e metà sirena, mio padre era il sovrano del regno, quando si incontrarono, si innamorarono perdutamente, si sposarono e pochi anni dopo ebbero me...mio padre la picchiava, quasi tutte le notti, sentirla piangere era un continuo colpo al cuore. Lei, dopo pochi anni dalla mia nascita, decise di improvvisare la sua morte. Era molto amica con le guardie, le quali dissero a tutti del piano che la regina messe in atto. Erano tutti a conoscenza del fatto che mamma in realtà non era morta, tutti tranne mio padre. Quando lo venne a scoprire, setacciò tutti regni e la trovò. La fece uccidere. Sua sorella per vendetta mi rapì e mi portò con lei, qui, sulla terra. Mi raccontò tutto quando compì i 7 anni, ma non mi disse di nessuna guerra e di nessun morto. Ormai il mare è una parte di me già dimenticata' alle sue parole, mi venne spontaneo alzarmi e dirigermi verso di lui. Lo abbracciai per dei minuti, le mie lacrime bagnarono la sua maglietta nera. 
'Ariel, davvero, non sapevo della morte dei tuoi genitori, io..' lo interruppi, puntando il mio tremante verso il suo sguardo.
'Philip, io so cosa dobbiamo fare' lo guardai convinta 'noi dobbiamo vendicare tua madre e i miei genitori, dobbiamo dire a tutti la verità, dire che tu sei vivo, dire che ci amiamo e che vogliamo stare insieme. La nostra felicità sarà sovrana dei regni. Dobbiamo mettere fine a queste lotte continue.'
Sembravo convincente e sicura di me, quando invece ero dubbiosa e paurosa.
Avevo paura, paura che Philip non accettasse e paura di rimanere sola.
'Ci sto' Philip mi disse, stringendomi la mano 'ce la dobbiamo fare. Dobbiamo mettere a rischio le nostre vite, per fermare la guerra' gli sorrisi e lo baciai sulle sue labbra morbide, subito dopo mi sentii in imbarazzo, ma il suo sorriso stampato su quel viso innocuo, mi rese ancora più felice di quanto non fossi all'idea della nostra nuova missione.
'Zia Annie non dovrebbe tornare, stanotte quando il sole sarà calato, ci trasformeremo e nuoteremo insieme fino al mio regno. Dobbiamo raggiungere prima mio nonno, raccontargli tutto e aspettare' Philip mi guarda con un dubbio 'e..se non dovesse essere d'accordo?' mi guardò, storcendo lo sguardo.
'Philip' lo guardai, accennando un sorriso 'è mio nonno, capirà'.
I nostri visi erano tesi, ma allo stesso tempo rilassati. Non aspettavamo altro che ritornare negli abissi, nel luogo in cui eravamo nati.

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Capitolo 6
*** Thalassan. ***


Sono le 19, zia Annie ha telefonato per dire che prolungherà la sua visita da Danielle di tre giorni, il piano stava funzionando a meraviglia, anche se avevo timore che tutto non andasse come previsto. Non mi sentivo tanto in pace con me stessa, forse per il fatto che dovevo tenere nascosta questa fuga a mia zia, ma mi terrorizzava di più il fatto di ritornare negli abissi e speravo con tutta me stessa che nonno Coral accettasse la nostra decisione. Philip è tornato a casa circa un'oretta fa, era molto ansioso e agitato, continuava a mordersi quelle piccole dita di quella sua calda mano e a fissare nel vuoto più totale. Mentre io sono qui, sdraiata sul letto a pancia in giù, a fissare l'immenso poster che rappresenta l'oceano immenso con all'orizzonte dei piccoli delfini che nuotano felici, inconsapevoli delle guerre marine, delle continue battaglie che sovrastano le nostre innocenti acque. Non avevo pensieri per le lezioni scolastiche che il giorno dopo sarebbero continuate regolarmente. Non avevo intenzione di pensarci, il mio obbiettivo non era concludere la scuola sulla terra, ma di continuare a vivere nel posto in cui sono nata e vissuta fin dall'inizio, anche se solo con il pensiero. Io e Philip abbiamo anche deciso di fidanzarci ufficialmente, facendoci dare la benedizione da Re Coral, se mai avesse accettato.                                                                         Dovete sapere che negli abissi non c'è scandalo se qualche sirena si sposa prima dei diciott'anni, io ne ho sedici, Philip diciassette, quasi diciotto. Tra sirene e tritoni c'è un legame fuori dal normale, quando si sa di essere innamorati perdutamente uno dell'altro, lo si può intuire anche dopo pochi giorni, se non ore. Io ammetto di essere perdutamente innamorata di Philip e da quello che mi ha fatto capire, anche lui lo è. Alle 21 siamo d'accordo di trovarci fuori dal molo, pronti a ritornare a casa, ad immergerci nelle acque più profonde degli abissi. Ho lo stomaco chiuso, mi sento piena, anche se non ho toccato cibo, ma solo all'idea di rituffarmi nell'acqua marina dopo così tanto tempo, mi fa venire i cavallucci allo stomaco. Ho voglia di riabbracciare nonno, di dirgli quanto mi è mancato e soprattutto di rivedere con occhi nuovi, il regno che mi appartiene. Essendo l'unica erede al trono, se mai nonno dovesse morire, sarei io ad essere eletta regina di Thalassan. Devo ammettere che Regina Ariel di Thalassan suona bene, anzi, benissimo! Tutto questo succederà se nonno accetterà tutto questo.
Sono le 21. Mi alzo di scatto dal letto e mi dirigo il più veloce possibile dalla porta di casa, dove mi sarebbe aspettata la mia unica e intraprendente avventura insieme a Philip.         'Ah, ce l'hai fatta finalmente!' Phil era già fuori ad aspettarmi 'Temevo non ti presentassi' mi guarda ridacchiando 'sono appena le nove!' rispondo, scrutandolo 'Phil, ma...la maglietta?' Era a torso nudo 'Ariel, se ben ricordi dobbiamo andare in acqua, i vestiti non servono!' A questa cosa non ci avevo pensato 'ciò significa che..' mi guarda con aria maliziosa, dandomi un colpetto sul braccio 'Ariel, dai, scherzavo, puoi fidarti di me, anrò dall'altra parte del molo a tuffarmi, così non ci vediamo a vicenda!'. Le sue parole mi rallegrarono e mi diedero un senso di fiducia 'Si, perfetto, ci sto. Pero' non si può neanche sbirciare, sappilo!' lo  guardo direndo, incamminandomi al suo passo verso il molo che ci aspettava solo dietro l'angolo.   Mi prese per mano. Mi guardò innocentemente e accennò un sorriso 'andrà tutto bene, principessa' amavo il modo in cui mi diceva principessa 'siamo arrivati, io sto qui, tu vai pure laggiù, giuro che non sbircio!' lo lasciai all'inizio del molo, le stelle erano già in posizione nel cielo, andai fino alla fine del molo, dove c'era una piccola scaletta, mi ci misi sopra e mi levai piano piano i vestiti, anche l'intimo. Ero sicura che Philip non sarebbe venuto e infatti fu così. Ancora non potevo crederci. Ero ormai nuda, ero ancora sulla scaletta, misì un piede nell'acqua, il cuore mi battè forte, sentivo già le branchie attraversarmi il corpo e le pinne con la coda spuntarono in pochi secondi. Uno strato di squame mi coprì il seno. Mi inoltrai nel mare e feci delle giravolte nell'acqua, come se fosse la prima volta che ci entravo. Philip mi guardava come se non mi conoscesse, il suo sguardo era concentrato sulla mia enorme e colorata coda che era più lucente che mai! Lui è bellissimo. I capelli biondi, diventarono dorati la sua coda era di un verde smeraldo, lucente e magnifica. Ci scrutammo piano piano 'sei divina, Ariel' mi guardava sfiorandomi le braccia 'dai, andiamo, prima arriviamo, prima ci leviamo questo peso' lo guardai e insieme iniziammo a nuotare, la nostra velocità era soprannaturale, ricordavamo ogni minimo movimento, ogni minimo respiro, tutto senza alcuno sforzo. La strada era lunga, ma i delfini ci accompagnarono per un lungo pezzo, abbiamo incontrato due squali, scampati, divertimento al massimo. Avevamo dimenticato quello che stavamo per fare. Ad un certo punto, una luce apparve all'orizzonte, un castello dorato, enorme, pieno di conchiglie e di coralli. Tritoni e sirene che vagano per la strada sabbiosa, nuotando allegramente. Sirene che non avevo mai visto, tritoni con i loro piccoli che giocavano nel parco del palazzo e una grossa porta sempre dorata sulla facciata. 'Forse dovremo entrare' mi disse Philip, sorridendo e stringendomi la mano.                                        Il mio cuore batteva all'impazzata, non voleva fermarsi, sentivo freddo, i brividi mi percorrevano lungo il corpo e le pinne tremavano come bicchieri durante un terremoto.

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Capitolo 7
*** L'eroe. ***


Strinsi la mano di Philip, il quale mi guardava sorridendomi e rassicurandomi. Ci avvicinammo a quell'ampissimo portone che luccicava come mille squame messe assieme. 'Ho paura' sussurrai a Philip, il quale mi abbracciò 'Ariel, non devi avere paura. Sei a casa ora' la parola casa mi tranquillizzò, Phil aveva proprio ragione, ero finalmente nella mia vera casa, Thalassan era il luogo più bello in cui ero mai stata. Avevo qualche vago ricordo, ma era proprio come zia Annie mi descrisse. Bussammo alla porta, in realtà bussò Philip, io ero presa dal panico. Dopo pochi secondi, due guardie ci aprirono questo blocco d'oro.                    'Voi sareste?' Ci guardavano con aria severa, non sapevo i loro nomi, ma presi coraggio, feci un passo avanti e risposi 'Sono Ariella, la nipote di Re Coral' i due mi guardarono seri, ma dopo poco, mi accolsero con una risata colossale 'Ahahah' non volevano smettere 'La nipote di re Coral, eh?' mi arrabbiai, mi sceserò delle lacrime, ma purtroppo nel mare si potevano vedere solo i miei grandi occhi che pian piano diventavano rossi, mi alzai i capelli dal collo e feci vedere una voglia reale, una voglia che i discendenti del regno potevano averla, li guardai negli occhi 'Ora mi credete?' urlai squartandoli con lo sguardo 'Oh mio Dio' esclamò la guardia più robusta 'è proprio la principessina' si inginocchiarono esclamando 'Lei non sa quanto si dispiace, principessa, non potevamo sapere' li interruppi 'si, siete perdonati' li guardai, riprendendo a sorridere 'siete così gentili da portarci da mio nonn...emh, da re Coral?' mi atteggiai come una vera principessa 'avremo onore di vederlo, io e il mio ragazzo' Philip mi diede un colpetto sul braccio, guardandomi con aria perplessa con la coda dell'occhio 'ma certo principessa' ritornarono seri 'seguiteci'.                                                           Il palazzo era immenso, aveva solo una grande facciata esteriore, ma all'interno era tutto all'aperto, una lunga via circondata da enormi costoloni e da numerosi cavallucci marini come mini guardie, portavano al trono del Re. Rimasi immobile davanti alla fine della via. Vidi una lunga barba rossa e dei capelli non troppo lunghi che scendevano a picco sulle spalle. Era il nonno. Iniziai a respirare lentamente, mentre le guardie annunciarono il mio arrivo.                                                                                                                                                                      'Mia nipote? No, non è assolutamente imposs...' sposto l'elmo della guardia e mi osservò più attentamente 'Ariella..no, non mi sembra vero..Ariella!' Si alzò di scatto, nuotando il più velocemente verso di noi 'Ariella,, nipotina mia!' I suoi occhi erano lucidi, enormi e gonfi, segni di lacrime in arrivo 'Ariella, non posso crederci!' mi abbracciò, accarezzandomi i capelli 'nonno, oh nonno' sussurrai, emozionata e presa dalla felicità di riabbracciare dopo tutti questi anni, una delle persone più importanti della mia vita 'nonno, mi sei mancato da morire!' continuai ad abbracciarlo, sfiorandogli quel folti capelli rossi come i coralli.              Era sempre uguale, da quel poco che mi ricordo. Nonno Coral era un tritone molto attaccato alla famiglia, amavo il suo modo di fare, sempre disponibile, un tritone fantastico, non commetteva mai errori e chiedeva scusa inutilmente. Il suo regno è tutto per lui. La felicità deve regnare tra il suo popolo, è la cosa che di più lo rende felice.                                                  'Ariella' si stacca lentamente, tenendomi le braccia 'cosa ci fai qui? Non dovresti stare qui, sei in pericolo e..' sposta lo sguardo verso Philip 'chi è questo tritoncello?' accenna un sorriso, avvicinandosi a lui e abbracciandolo 'ciao, figliolo, io sono re Coral, il nonno di Ariel! Ah, credo tu l'abbia capito, eheh' inizia a ridacchiare fra se e se, tenendoci entrambi per le spalle 'Ariel, vuoi dirmi chi è questo giovane?' mi guarda accarezzandosi la sua immensa barba 'nonno' lo guardo fisso negli occhi 'forse è meglio che ti siedi..' abbasso lo sguardo, indicando il suo trono 'qualcosa non va..?' domandò andandosi a sedere e mandando via le guardie 'Nonno, c'è una cosa che io e Philip vorremo dirti..ecco, noi..' si alzò di scatto dal trono 'voi vi sposate! Non è così? Finalmente, volevate farmi una sorpresa eh! Quanto sono contento!' io e Philip ci guardiamo con aria stravagante, incrociando gli sguardi 'Qui dobbiamo preparare un bel banchetto, annunceremo tutto stasera e insieme fisseremo la data del matrimonio! Oh, nipotina mia, mi hai dato una gioia immensa. Guardie! Guardie! Guardiee!' Era preso dall'entusiasmo, non riusciva a stare fermo, continuava ad agitare quelle braccia muscolose che tenevamo in mano quel possente tridente, rischiando più di una volta di lanciarlo in aria 'Nonno, Philip è il figlio perduto di Re Moreines!' fermai la sua frenesia. Spalancò gli occhi e si sedette sul trono 'il..il figlio del demonio! Guardie, arrestate...' lo fermai, prima che potesse pronunciare quella parola 'nonno no! Io lo amo! Fammi spiegare tutto, ti scongiuro!' andai a piangere sulla sua coda color blu notte, singhiozzando, mentre lui mi accarezzò i capelli. Philip rimase immobile al suo posto, non aprendo bocca 'Ariel, dimmi cosa sta succedendo, per la barba di Poseidone!' lo guardai, alzandomi, rimandendo a galla 'ho conosciuto Philip sulla terra, il rapporto che c'è tra di noi è soprannaturale, siamo innamorati uno dell'altro, mi ha raccontato tutta la storia...sua zia lo portò sulla terra per vendicarsi...Moreines ha ucciso sua moglie, ovvero la madre di Philip!' il Re rimase immobile, impassibile, sussurrando 'io..io non lo sapevo' si alzò e abbracciò Philip 'giovane, io non sapevo. Ma io non posso aiutarti, o almeno, non so cosa fare!' Philip alzò lo sguardo guardandolo negli occhi più profondi 'Re Coral, io e sua nipote vogliamo porre fine a tutte queste guerre. Mia zia e la zia di Ariel non sanno niente della nostra fuga, non sanno del nostro fidanzamento e non sanno del nostro piano. Vogliamo sposarci, sì, ma prima voglio parlare con mio padre. Lui ci teneva a me, rivedermi dopo tutti questi anni lo farà riflettere, gli racconterò la realtà e..' mi avvicinai a Philip, gli strinsi la mano e gli misi una mano sulla spalla 'e lo farò venire qui, per scusarsi, è una promessa Re Coral' il suo sguardo era convinto e fiero di sé 'Figliolo, potrebbe ucciderti Re Moreines, non ha pietà con nessuno. Ha ucciso tua madre, non hai paura che..' lo interrompe, abbassando lo sguardo 'morirò, sì, ma almeno morirò come eroe, morirò per un motivo, morirò per salvare il suo regno e la ragazza che amo con tutto me stesso'. Spalancai gli occhi, osservando il nulla. Non voglio che Philip muoia, non voglio. Non voglio perdere un'altra parte di me 'No, Philip. Se devi morire, moriremo insieme. Di perdere un'altra parte della mia vita, proprio no voglio' continuai ad osservare il nulla, lasciando i miei capelli volteggiare nelle acque 'Ariel, non te lo permetterò' continuò Philip, prendendomi il viso tra le mani 'Io non permetterò che tu muoia per un problema mio' urlò come per farsi sentire da qualcuno che non voleva ascoltare le sue parole, mentre Coral si rimise a sedere, rimanendo paralizzato davanti a quel giovane ragazzo, disposto a morire per sua nipote e per il suo regno 'Io non permetterò una cosa simile. Ragazzo, tu sei degno di essere sovrano del mio regno. Marito di mia nipote. Mio erede. Andrai da re Moreines, ma non andrai da solo. Le mie guardie ti accompagnerammo, purtroppo a me non è permesso, ma se ti dovesse succedere qualcosa, giuro che..' una guardia intervenne 'Re Coral, la cena è servita' se ne andò, lasciando una scia di bolle dietro di sè 'Coraggio ragazzi, andiamo a mangiare, farò sistemare una camera per voi e poi domani Philip partirà, con affianco delle mie guardie' Philip si inchinò al suo cospetto 'Io la ringrazio di cuore, re Coral, ma mio padre riconoscerà le sue guardie e..' intervenne il tritone 'Ti lasceranno all'entrata del regno, non davanti al castello, puoi starne certo. Mi fido di te, andrà tutto per il meglio e ora andiamo a mangiare, che la mia pancia ha bisogno di qualcosa da mangiare.                                                                          Ci avviammo verso la sala principale dove ci aspettava una cena niente male, ma lo sguardo di Philip era sempre più spento, ma convinto.                                                                                         -Ho fiducia in lui e in tutto quello che fa, lui è la mia vita, non vorrei mai perderlo per nessun motivo al mondo- riflettei tra me e me, assaggiando delle prelibatezze davanti ai miei occhi, prendendo un piatto di cristallo.

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