The promise

di pescioletta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The choice ***
Capitolo 2: *** The first night ***
Capitolo 3: *** Witches ***
Capitolo 4: *** predators and pray ***
Capitolo 5: *** The hunter ***
Capitolo 6: *** Prison ***
Capitolo 7: *** Thanks... ***



Capitolo 1
*** The choice ***


The promise

Damon guardava fuori dalla finestra.

Pioveva.

Non una pioggia forte, ma un gocciolio lento, che rendeva grigia ogni cosa.

Vestiva di nero, un bicchiere di whiskey in mano e una manica ancora alzata, unica testimonianza di ciò che era accaduto.

Bevve l'ultimo sorso e poi si voltò verso l'armadio.
Aprì un'anta e svuotò un cassetto riponendo tutti i vestiti in ordine, sul pavimento. Sul fondo del mobile, quasi invisibile, stava un bottone. Damon lo azionò, ed improvvisamente un meccanismo nascosto mise in mostra la collezione d'armi dei Salvatore che apparvero in tutta la loro terribile bellezza.

Damon prese una sacca capiente e cominciò a riempirla.
Un coltello.
Un fucile.
Un paletto.
Diversi tipi di proiettili, una pistola, un pugnale, una balestra…

Poi scese in cantina e riempì lo spazio rimasto con numerose sacche di sangue.

Era pronto.

Ora mancava solo un'ultima cosa.

Prese in mano il cellulare e compose un numero.

Nove cifre, un tasto verde, la sua unica speranza.

*****

Elena guardava fuori dalla finestra. Suo fratello Jeremy era uscito e lei era sola in casa. Non che le creasse problemi, ma con quello che le era appena accaduto avrebbe infantilmente voluto che qualcuno le restasse accanto, qualcuno di umano.

Come spesso era accaduto in quelle ultime ore, il suo pensiero tornò a Stefan e gli occhi le si velarono di lacrime.

"Devi decidere tu cosa fare… è la tua vita. Ma sappi che se deciderai di compiere la transizione ti sarò sempre vicino. Affronteremo e supereremo questa cosa insieme. Se invece deciderai di lasciarti morire, allora spargerò le tue ceneri sulle cascate di Mystic Falls e poi vi unirò le mie.."

Lo aveva guardato, dal divano di casa Salvatore, senza capire realmente il significato di quelle parole. Poi, una luce di consapevolezza era apparsa nei suoi occhi e calde lacrime avevano iniziato a scorrerle sul volto.

"Non puoi chiedermi di sopravvivere, non avrei nulla per cui farlo.." aveva sussurrato Stefan e poi l'aveva baciata.

Un bacio dolce, lento, casto.

Un bacio disperato.

Poi era uscito dalla stanza e l'aveva lasciata sola, arginando l'uragano che era suo fratello e allontanandolo da casa mentre, ancora sconvolto, urlava ai quattro venti quanto insensati fossero i loro discorsi e che lui avrebbe fatto qualunque cosa pur di farla sopravvivere.

Pur di salvarla.

E allora Elena si era alzata.

Mentre sentiva la voce di Damon farsi più lontana e realizzava, lentamente, le conseguenze di quella folle notte, aveva preso la sacca di sangue e si era rivestita cominciando poi a correre velocemente verso casa.

Era rimasta impressionata per il poco tempo che aveva impiegato e aveva dovuto chiamare suo fratello per chiedergli di farla entrare.

Immediatamente, Jeremy aveva capito cosa fosse successo.

L'aveva abbracciata, l'aveva soccorsa, avevano parlato e poi l'aveva accompagnata in camera sua, chiedendole di aspettarlo mentre andava a cercare Stefan o Caroline.

Elena aveva capito che si trattava solo di una scusa per prendere una boccata d'aria e l'aveva lasciato andare.
Del resto, non doveva essere facile per Jeremy metabolizzare che sua sorella era morta per salvare il suo amico Matt.

Ed ora se ne stava lì, seduta sul cassettone sotto la finestra, con il suo diario stretto tra le mani e la sacca di sangue ancora piena vicino alle caviglie.

La testa le faceva sempre più male e sentiva il corpo che perdeva ogni minuto un po' della sua forza, ma non cedette.

Prese invece il cellulare e compose un numero.

Poi, si portò il telefonino all'orecchio e si mise in piedi, in attesa di una risposta.

*****

"Quanto tempo ci vorrà?"

"Non molto…"

Bonnie era in piedi davanti all'ex corpo di Klaus e salmodiava qualcosa. I segni delle bruciature inferte dal paletto erano ancora ben visibili, ma il corpo non era andato in cenere e non era neanche eccessivamente danneggiato.

Improvvisamente, il paletto di quercia bianca iniziò ad uscire piano piano dal torace dell'originario e si depositò a lato della bara.

Tyler si avvicinò alla strega.

"Perfetto… direi che ora possiamo passare alla fase due…" disse, in tono mellifluo.

Bonnie si voltò verso Klaus guardandolo fisso negli occhi.

"Terrai fede al nostro patto?" chiese

L'ibrido alzò due ditta in alto con l'espressione più innocente del mondo "parola di boy-scout" disse, sorridendo

"E adesso completiamo questo dannato rituale"

Mentre parlavano, il cellulare di Bonnie cominciò a squillare.

*****

Stefan stava seduto in riva al lago.

Una pietra rimbalzò veloce sulla superficie increspata dal vento.

Il vampiro sospirò e poi ne gettò un'altra e un'altra ancora.

Voleva lasciarla libera.

Una pietra.

Voleva che fosse lei a decidere.

Un'altra.

Voleva evitare di compiere lo stesso errore che aveva fatto tempo prima con suo fratello.

Una lacrima, solitaria, gli rigò la guancia.

Chinò la testa e la nascose in mezzo alle braccia.

Del resto, Elena non voleva diventare un vampiro.
Non lo aveva mai voluto, pensò… ricordando con una morsa che si stringeva intorno al petto, ogni singola espressione del suo volto di quella maledetta giornata in cui Demon le aveva fatto bere il suo sangue.

Eppure lui aveva bisogno di lei.

Mai come allora capiva suo fratello.

Avrebbe fatto di tutto per salvarla, anche costringerla a nutrirsi…

Ma non era giusto…

Prepotenti, le parole dette da suo fratello gli ritornarono a rimbombare nella testa.

"Non farlo, Stefan! Non permetterle di andarsene di nuovo. Non condannarla a morte un'altra volta!"

Damon.

Tanto tempo e le stesse recriminazioni: lui l'avrebbe salvata.

Non importava come, non importava il prezzo, non importava se l'avesse odiato per sempre perché aveva deciso lui al suo posto.

Si sarebbe fatto odiare da lei per l'eternità se ci fosse stato anche un unico modo.

E questo modo c'era.

Bastava che lei bevesse.

Ed ora… ora Stefan si chiedeva se avesse davvero fatto bene a lasciarle tutta quella libertà, a concederle tutta quella fiducia…

"Anche quando stavamo insieme, hai sempre rispettato le mie scelte…"

Eppure doveva…

Doveva perché…

Era l'unica cosa che gli era rimasta.

L'unico mattone sul quale ricostruire il loro rapporto.

Un'ultima pietra raggiunse le altre nel lago.

Ormai Elena doveva aver deciso.

E Stefan si sarebbe preso tutte le conseguenze e le responsabilità di quella decisione.

Si alzò in piedi.

Era tempo di tornare a casa.

Qualunque fosse stata la decisione di Elena, lui sarebbe stato al suo fianco e l'avrebbe cullata e protetta.

Fino alla fine.

*****

"Stai scherzando?!"

Il tono della strega era serissimo e Tyler si avvicinò di un passo.
Bonnie lo respinse indietro e si allontanò premendosi ancora più forte il telefono contro l'orecchio

"Sì… certo… arrivo subito…"

Klaus la guardò in attesa di una risposta.

"Abbiamo un problema…" disse semplicemnte Bonnie, ricacciando indietro le lacrime.

*****

Elena appoggiò il cellulare vicino alla sacca di sangue.

Non rispondeva. Era ovvio. Cosa mai si sarebbe potuta aspettare?

Sospirò fissando intensamente la sua camera. Imprimendo a fuoco ogni dettaglio nella sua mente, un ultimo ricordo di quella vita umana che non le apparteneva più.

Poi si alzò in piedi e si dovette aggrappare alla testiera del letto per non cadere.

La debolezza stava prendendo il sopravvento… ormai non le restava più molto tempo.

Allungò una mano per prendere il cellulare e comporre il numero di Stefan quando un verso acuto la fece sobbalzare e un corvo nero si posò sul suo davanzale.

Non aveva avuto bisogno di voltarsi per sapere che lui era lì.

"Damon…"

*****

Il bar era gremito di gente.

Christian Fell, nuovo membro del consiglio di Mystic Falls era seduto da diverso tempo ormai e sorseggiava con calma il suo bicchiere di vino bianco.

Aveva accettato di succedere al padre alla luce dei nuovi eventi che avevano sconvolto la cittadina ed era stato scelto per quel compito perché finalmente, aveva aveva avuto il coraggio che tanti prima di lui non avevano avuto.

"Cominciavo a pensare che non arrivassi più…"

La voce dell'uomo provocò un sorriso storto sul volto del nuovo arrivato.

"Non è educato far attendere chi ti offre una moltitudine di soldi…"

Sempre senza parlare, lo sconosciuto si sedette di fronte e chiamò il cameriere.

"Mi domando se lei è davvero abile come si dice in giro…" cominciò, ma non continuò la frase.

Lo sconosciuto aveva alzato il volto e ora fissava l'uomo come un predatore con la sua preda e, per un istante, Christian Fell non potè fare a meno di capire come mai non era mai stato chiamato fino a quel momento…

"Chiariamo subito una cosa, signor Fell" disse l'uomo "io sono quello che si chiama quando le cose vanno male e qui, a Mystic Falls, le cose vanno davvero, davvero, davvero molto male…"

*****

"Non hai ancora bevuto"

Non una domanda, una constatazione.

Elena abbassò il capo, senza voltarsi.

"Ho provato a chiamarti..."

"Già… ma pensavo che ci fosse santo Stefan a farti completare la transizione. Non credevo che faceste a gara per prendere le decisioni più stupide…"

Elena si voltò e Damon dovette afferrarla prima che cadesse a terra.

Era debole, non ci sarebbe voluto ancora molto prima che perdesse conoscenza.

La ragazza lo fissò per un lungo istante.

"Non completerò la trasformazione Damon"

Il vampiro roteò gli occhi e poi la fissò.

"Certo che lo farai, Elena…" disse, afferrando per lei la sacca di sangue "altrimenti come potrai vivere il tuo sogno d'amore pieno di stelle e unicorni con Mr. Moderazione?"

"Non voglio essere un vampiro…"

Damon la fissò.
"Andiamo, hai la possibilità di stare per sempre con la persona che ami" ogni parola che diceva era una pugnalata "e poi credimi se ti dico che avrai con te gli insegnanti migliori che si possano immaginare"

Appoggiò la sacca a terra e le scostò una ciocca di capelli dal volto.

"Non puoi fare questo a Stefan…" disse ancora, giocandosi una dopo l'altra tutte le carte che aveva nelle maniche.

Elena abbassò lo sguardo e poi lo rialzò fissandolo intensamente

"Volevo solo vederti un'ultima volta…" disse

No… no… no…

Non poteva parlare sul serio.

Non poteva lasciarglielo fare…

"Allora hai fatto di nuovo la scelta sbagliata, Elena" disse, serrando la mascella, poi di fronte allo sguardo interrogativo di Elena continuò "non avresti dovuto chiamare me perché io non ti lascerò morire"

"E cosa vorresti fare, obbligarmi?"

Gli occhi del vampiro brillarono un secondo, perdendosi nei suoi, e come sempre accadeva Elena ebbe l'impressione che le leggessero dentro, arrivando a capire ciò che neanche lei riusciva ad ammettere.

Lei voleva una ragione, una speranza.

E Damon gliel'avrebbe data.

"Non posso lasciarti morire. Forse ho trovato un modo…" disse, scegliendo bene le parole "c'è un'antica leggenda, un mito se così si può chiamare, che parla di un modo per convertire la trasformazione in vampiro ma mi serve tempo" sussurrò.

Elena sembrò rifletterci un attimo

"Bonnie non me ne ha mai parlato…" disse.

Per tutta risposta, Damon alzò gli occhi al cielo

"Ovvio, ultime notizie Elena, la tua amica non è la strega più potente che c'è in circolazione."

"E a chi ti saresti rivolto?"

"Cos'è, sei preoccupata forse?"

Elena abbassò lo sguardo e altrettanto fece Damon.

Sì, era preoccupata, non ci voleva un genio per capirlo…

Inclinò la testa di lato e cercò il suo sguardo

"Ehi…" sussurrò, prendendole il mento con due dita "andrà tutto bene…"

Alcune lacrime iniziarono a scenderle lente lungo il volto.

"Non sarò più io, Damon…" disse.

"Ti sbagli…" sussurrò il vampiro

"E se poi non riesco a controllarmi?"

"Hai Stefan, Caroline, Bonnie, tuo fratello Jeremy e anche quel pazzo di Matt che ti aiuteranno, vedrai che non ti accadrà niente…"

"Ma se dovessi…"

"Ascolta, Elena…" disse Damon, costringendola ad alzare lo sguardo intanto che si alzava "mettiti un paio di pantaloncini e raggiungimi domani alle cascate di Mystic Falls."

Elena abbassò lo sguardo e subito lui le prese il viso tra le mani e le posò un lieve bacio sulla fronte

Per poi svanire nel nulla.

"Elena…"

La ragazza alzò lo sguardo.

Stefan aveva gli occhi lucidi, le mani abbandonate lungo i fianchi.

"Aiutami…" disse solo lei, con un filo di voce.

*****

Damon era rimasto fuori dalla finestra il tempo necessario perché uno Stefan sconvolto aiutasse la sua futura eterna ragazza a completare la transizione.

Non appena Elena aveva attinto il primo sorso di sangue dalla sacca di A positivo del MF Hospital Damon era sceso dall'albero e si era diretto verso casa, certo che nemmeno suo fratello, troppo sconvolto per quanto stava accadendo, lo aveva sentito.

A due isolati di distanza la macchina nera giaceva a bordo strada con tutto il suo bagaglio a bordo.

"Cosa succederà quando Elena prenderà la sua decisione?"
"Sai come funzionano queste cose, Stefan. Farà una lista di pro e di contro e alla fine ci scaricherà entrambi."

"E se non succederà?"

Damon aveva sentito il cuore perdere un battito. Cosa stava cercando di dirgli Stefan? Cosa gli stava chiedendo?

"Allora sceglierà uno di noi…" rispose

"Beh, se sceglierà te, andrò via e vi lascerò essere felici senza dovervi preoccupare di me"

Eccolo… Damon lo guardò e lesse una serietà infinita nel suo sguardo. Cercò d'ignorare la domanda, sperando che capisse quanto fosse difficile per lui fargli quella promessa, perdere tutto, ancora una volta…

"E dopo 60 anni, torneremo ad essere fratelli e niente di tutto questo avrà importanza, vero?" chiese.

Stefan annuì, ma non bastava.

Continuò a guardare la strada, senza voltarsi, senza allentare la tensione che c'era tra loro.

Voleva quella risposta, la voleva più di ogni altra cosa al mondo.

E allora Damon sospirò e si mise davanti al carnefice ancora una volta. Come quando aveva cercato ogni modo per rintracciare Stefan senza mettere in pericolo Elena, come quando aveva ucciso la madre di Bonnie, come quando aveva deciso di restare a Mystic Falls, come quando non aveva chiesto nulla dopo il loro ritorno da Denver, come adesso.

"E va bene…" aveva sospirato infine "se sceglie te anch'io… lascerò la città"


E così aveva fatto.

O avrebbe fatto, dopo aver salvato Elena era ovvio.

Del resto, era evidente che tra i due era lui quello bravo a escogitare piani.

"Alla buonora!"

"Hai quello che ti ho chiesto?"

"Hai fatto i compiti?"

"Se Elena non completerà la transizione sai benissimo che-"

"Non preoccuparti" disse lui mettendosi al volante "sarò da te fra quarantacinque minuti."

*****






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Capitolo 2
*** The first night ***


Eccomi di nuovo qui con il secondo capitolo di questa storia.
Ringrazio tanto le due persone che hanno recensito, mi avete dato la carica per scrivere ancora nonostante il poco tempo.
Ci vediamo in fondo!
Buona lettura!!


*****

La strada era lunga. Un grosso serpente d'asfalto che costeggiava campi, laghi e boschi.
Damon fermò la macchina in una radura.

Poi, aprì il baule e ne estrasse alcuni oggetti personali: un coltello, una pistola, un paio di fialette magiche.

Infilò tutto nella cintura e si avviò verso la casa che si ergeva spettrale nel bel mezzo del bosco.

"Entra pure, ti stavo aspettando…"

*****

Elena aveva dormito per ore, stretta nell'abbraccio di Stefan.

Bonnie, Caroline, Matt e Jeremy la attendevano di sotto, parlando seriamente tra loro.

Stefan aveva sentito tutto, ovviamente.

Caroline che piangeva in silenzio stringendosi a Matt.

Matt che cercava di consolarla come meglio poteva e tratteneva le lacrime al pensiero che Elena avesse scelto di sacrificarsi al suo posto.

Jeremy che si teneva la testa tra le mani e non voleva credere di aver contribuito a perdere l'ultimo membro della sua stessa famiglia e Bonnie, che parlava di come avrebbero potuto aiutare Elena ora che sarebbe stato tutto così diverso…

"Può un vampiro avere paura di rivedere i propri amici?"

Chiese improvvisamente Elena, gli occhi ancora chiusi, le braccia strette al suo torace nella medesima posizione.

Stefan annuì.

"Non ha senso…" continuò mettendosi di schiena e guardando il soffitto "mi sento cento volte più forte e mille volte più invulnerabile di prima eppure… ho paura… ho paura anche solo di guardarli negli occhi…"

"Prima o poi dovrai affrontarli, Elena…"

"Lo so…" disse lei, calma "ma non ora…"

Stefan si abbassò sul materasso vicino a lei, prendendole una mano.

"Dovremmo parlare…"

Elena annuì e Stefan le porse una sacca di sangue.

"Puoi anche nutrirti di questo a vita se vuoi, ma prima o poi dovrai avere di nuovo a che fare con le persone, dovrai sentire i loro cuori battere, il loro sangue pulsare nelle vene…"

Elena si rese conto solo in quel momento che i suoi occhi si erano bordati di rosso e un paio di denti erano diventati più lunghi del normale

"Non posso!" gridò alzandosi dal letto e scaraventando la sacca al di là della stanza. Stefan le si avvicinò.

Tremava.

"Va tutto bene…"

"No!" gridò Elena, talmente forte che riuscì a sentire i suoi amici di sotto zittirsi di colpo "Non va bene. Non va bene per niente!!"

"Calmati…"

"E come?!" esclamò lei. Le mani sul volto. La faccia mutata nella maschera della caccia

"Anche mentre cercavo di dormire, anche se sono a due piani di distanza, anche se sapevo che tu mi avresti fermato, non ho fatto altro che ascoltare i loro cuori battere. Per tutto questo tempo!"

"Elena… ascoltami…"

Stefan le prese le mani, ma lei lo respinse.

"Non ce la faccio più, Stefan! Non posso vivere così! Non posso avere paura di avvicinarmi a chiunque perché sono sicura che gli farò del male!"

"Imparerai a controllarti, Elena…"

"Fra quanto tempo?!" esclamò lei, continuando a tremare "e quante persone dovranno morire prima che riesca ad apprendere? Quante persone hai ucciso tu?!"

Stefan chinò il capo, cercando le parole per controbattere, ma Elena fu più veloce di lui.

"Sai cosa? Devo andare!" disse solo, voltandosi verso la finestra e sparendo nel buio della notte.

*****

"Ti avevo detto domani, ma evidentemente non riesci a starmi lontana…"

Al solo sentire la sua voce, Elena si sentì meglio.

Si voltò, sorridendo.

E il sorriso le morì sulle labbra non appena vide il volto del vampiro macchiato di sangue. La camicia, mezza aperta, era sporca e lacera e sul fianco sinistro spiccava un grosso taglio, probabilmente causato durante una lotta.

"Ma che diavolo…"

"Sto bene." La interruppe Damon, fermandola immediatamente "come ho già detto, non ti aspettavo per stasera. Ad ogni modo, mi do una sistemata e poi sono tutto tuo…" disse, passandole a fianco con fare ammiccante.

Senza ascoltarlo, Elena lo afferrò per un braccio, costringendolo a voltarsi.

"Che ti è successo? Chi ti ha fatto questo? Dobbiamo tornare a casa…" esclamò preoccupata, cercando con lo sguardo ulteriori ferite o segni che potessero farle credere che-

"Ehi…" la fermò Damon alzando le mani in segno di tregua

"Respira…" Elena si rese conto solo in quel momento di quanto la sua voce probabilmente fosse sembrata isterica

"Sono un vampiro, ricordi? E poi non è nulla che non avessi già messo in conto…"

"Cosa intendi dire?"

"Quello che ho detto." Rispose Damon senza risponderle "Passeremo dalla mia macchina e poi andremo verso le cascate… c'è una cosa che devo assolutamente farti vedere…" disse.

L'auto giaceva abbandonata a bordo strada, vicino a un grosso albero. Elena vi si appoggiò e cercò d'ignorare l'odore del sangue di cui erano impregnati i vestiti del suo amico.

"Allora, vuoi dirmi chi ti ha fatto questo?" chiese

"No" rispose Damon lanciandole una sacca di sangue e bevendone una lui stesso "ma credo che un goccio non possa che farti bene, scommetto che non ne hai più toccato da quando hai bevuto quelle poche sorsate insieme a Stefan… ma…"

Mentre parlava, Elena si era avvicinata a lui e gli aveva posato una mano sulla spalla.

Damon si voltò e si ritrovò la bocca della ragazza a tre millimetri dalla propria. Le mani gli accarezzavano il torace nudo, aprendo piano la camicia zuppa di sangue e facendola ricadere al suolo, la bocca era scesa verso il collo e lì aveva catturato una piccola stilla rossa che segnava perfettamente la linea dei muscoli.

Un istante dopo, risalì lenta verso la guancia e si fermò un meraviglioso secondo sul taglio ancora aperto vicino al sopracciglio, mentre le mani continuavano ad esplorare i suoi fianchi.

Con una forza che non credeva di possedere, Damon afferrò le mani di Elena e la allontanò dolcemente da sé…

"Damon… oddio… scusa… che cosa…" balbettò Elena confusa riacquistando il controllo di sé.

"Vedo che abbiamo un po' di strada da fare…" sussurrò invece il vampiro calmo "aspettami qui, torno fra un istante…"

*****

"L'hai trovata?"

Stefan entrò in casa e scosse la testa sedendosi sul divano.

Le era corso appresso non appena era uscita da casa, ma dopo pochi minuti ne aveva perso le tracce e aveva capito che più di ogni altra cosa, Elena non voleva essere ritrovata.

Non voleva essere riportata a casa.

"Bonnie devi localizzarla, ora." esclamò Caroline "e farle un anello del sole, così almeno se vorrà andare in giro da sola nel bosco non dovremo stare per forza in pena per lei fino all'alba…"

Bonnie si alzò, guardando Stefan e andò verso la cucina.

Intanto, Matt si alzò di scatto e andò verso la parete tirando un pugno fortissimo contro il muro.

"Matt!" "Ma che ti prende?!"

"Avrei dovuto esserci io al suo posto…" disse in un soffio, stringendo i denti

"Non avresti dovuto salvarmi… Non avresti dovuto salvarmi!" urlò, rivolto a Stefan.

"Matt, calmati…"

"Tu l'hai lasciata morire!" sussurrò

Stefan non si mosse, si limitò a fissarlo.

"Elena non voleva perdere altre persone a lei care e mi ha chiesto di-!"

"E guarda in cosa si è trasformata!"

Stefan fece un passo avanti, fronteggiandolo.

"L'alternativa sarebbe stata molto peggiore…" disse Stefan "Pensaci: Elena ne ha passate tante. Sopravvivere sapendo che il suo migliore amico era morto per salvarle la vita non avrebbe-"

"E allora era meglio lasciare morire lei?"

"Io non volevo che lei morisse!" gridò Stefan, al limite della sopportazione.

Matt arretrò.

"Non l'ho abbandonata…" sussurrò "ho solo pensato di avere ancora un po' di tempo… non ci ho messo più di un paio di secondi… avreste dovuto salvarvi entrambi…"

*****

La notte era magica.

Elena assaporò i profumi del bosco, lo scoscio regolare delle cascate.

Sentì, nell'acqua, i movimenti di un pesce che nuotava pigro e tra i rami, il lieve rumore di un gufo che si lisciava le penne.

Era incredibile quanti rumori, suoni, profumi riuscisse a sentire ora che era cambiata.

Da bambina, ricordava di essere rimasta molte volte sotto il portico a guardare le stelle, ma riusciva solamente a sentire alcuni grilli e, quand'era fortunata, a vedere un pipistrello.

Ma adesso…

"Scccch…"

Non l'aveva neppure sentito arrivare. Aveva sobbalzato non appena si era accorta che era dietro di lei, ma lui le aveva messo le mani sulle spalle e le aveva detto di tacere.

E così aveva fatto.

Lentamente, aveva sentito il corpo del vampiro passarle a fianco e fermarsi, a pochi metri da lei.

"prendimi…" sussurrò una voce nella sua mente ed Elena si stupì nel vedere solo una foglia muoversi al suo passaggio.

Immediatamente si mise a correre nella direzione dello spostamento d'aria e rimase stupita nel vedere che tutto, al suo passaggio, sembrava come congelato.

Improvvisamente, lo vide girare dietro un albero.

Senza pensare, lo rincorse e si ritrovò in una meravigliosa radura, uno spazio aperto circondato dal bosco.

Milioni di lucciole, spaventate dalla corsa del vampiro, si erano alzate in volo e ora illuminavano il campo con miliardi di lucine lampeggianti.

Elena rimase ferma qualche secondo a guardare quello spettacolo, pensando che probabilmente non l'avrebbe mai visto se fosse rimasta umana.

Poi, come risvegliatasi improvvisamente, ricordò di ciò che le aveva sussurrato il vampiro e si guardò intorno, cercandolo.

Damon non si vedeva da nessuna parte.

Avanzò di un paio di passi, cercando di capire dove fosse e, d'improvviso, qualcosa attirò la sua attenzione.

Non era un rumore, né una voce… era un profumo. Lo stesso profumo che aveva sentito sulla pelle per almeno due giorni dopo che era tornata da Denver…

Come un fulmine si scagliò verso quel profumo e lo trovò beatamente disteso sopra una roccia.

Guardava le stelle, uno stelo d'erba in bocca, gli occhi azzurri rivolti a quel magico soffitto.

Elena si avvicinò, impacciata.

"Damon… io…"

"Scchhh…" disse lui, facendole cenno di avvicinarsi.

Elena non sapeva cosa fare. Cosa voleva dimostrarle?

Si sdraiò sopra la roccia vicino a lui solo per il gusto di dirgli 'beh, e allora?' e invece si ritrovò ad ammirare lo spettacolo più bello che avesse mai visto.

Da quella particolare angolazione una luna enorme li guardava sorniona e almeno tre, no cinque costellazioni le facevano l'occhiolino nel buio magico della sera.

"Le vedi quelle sette stelle lì, vicine alla luna?" chiese improvvisamente Damon, indicando il cielo.

Elena annuì.

"Beh, sono le stelle della costellazione dell'unicorno, quasi invisibili ad occhio nudo…"

"Ma… io le vedo benissimo…"

Sussurrò Elena e quasi all'istante capì dove voleva andare a parare…

"Damon… so cosa volevi fare…" sospirò, sedendosi "so che i vampiri possono correre veloci, sentire i suoni, vedere le cose meglio degli esseri umani ma io non-"

"Davvero lo sai, Elena?" chiese Damon alzandosi sui gomiti.

Elena si voltò, alzando gli occhi al cielo

"Vi conosco da qualche anno, ormai… so che voi vampiri-"

"noi vampiri…"

Quel singolo cambio di lettera provocò a Elena un brivido freddo che le si diffuse per tutta la schiena.

"Elena…" disse Damon prendendole le mani e guardandola fissa negli occhi.

La ragazza era ancora in silenzio e fissava la roccia sotto di sé come fosse d'oro zecchino

"Volevo che stanotte non la passassi nella tua stanza con la paura di fare del male alle persone che ami…"

Improvvisamente, ciò da cui era scappata le ritornò alla mente come una pugnalata

"Come fai a…"

"E non volevo nemmeno che la sete o il desiderio del sangue fosse l'unica cosa che ti passasse per la testa in questo momento… magico…"

Effettivamente, era da un po' che non ci pensava…

"Non voglio che tu viva questi momenti come una condanna." disse ancora, cercando il suo sguardo "perché non è così. Ci sono così tante cose che puoi fare, così tanti posti che potresti visitare…" "Per ora l'unica cosa che voglio è-" "Lo so…" disse Damon, accarezzandole il dorso della mano "E non voglio mentirti, almeno per i primi tempi la voglia di sangue sarà tanta e difficile da controllare, ma posso insegnarti. Posso insegnarti a essere un vampiro senza reprimere costantemente la tua vera natura come fa Stefan. Posso insegnarti a soggiogare la gente, a divertirti fino a notte fonda, a ballare fino a svenire e a rimetterti in piedi un minuto dopo. Posso insegnarti a fare il giro del mondo e ritorno, tutto in un'unica notte, posso insegnarti tutto questo e molto altro ma per ora voglio soltanto che tu sappia che esiste molto di più nell'essere vampiri che la semplice sete di sangue che senti adesso… che non è tutto è violenza o disperazione e che ci sarà sempre un angolo, questo angolo, nel quale tu, Elena, donna, vampira, hai detto ce la posso fare "

Elena lo guardò, senza fiato.

Damon abbassò gli occhi.

C'era solo un'altra cosa che le doveva dire, poi sarebbe stata una sua scelta. Lui avrebbe comunque continuato a proteggerla e a vegliarla, almeno finchè non fosse stato certo che non aveva più bisogno di lui e allora se ne sarebbe andato, lasciandola con Stefan, con la sua vita, il suo amore.

"C'è una cosa però… che devi sapere…"

Disse a un tratto ed Elena strinse gli occhi, incitandolo a continuare.

"Stefan e io ci siamo fatti una promessa il giorno in cui Klaus è morto"
Cioè ieri… focalizzò mentalmente lei.

"Se tu avessi preso una decisione… se avessi scelto uno di noi, l'altro…"

No. Aspetta.

Non poteva dire questo.

"se ne sarebbe andato lasciando per sempre Mystic Falls"

No….

Elena scosse la testa piano, senza riuscire ad emettere una singola parola.

Anche Damon sceglieva con cura le lettere, prima di metterle in fila e pronunciare quelle frasi, quelle frasi che scavavano un solco profondo nel suo cuore man mano che le pronunciava, perché potevano essere le ultime che le rivolgeva.

"Non sono passate nemmeno 48 ore e ho già infranto la promessa, ma a mia discolpa devo dire che le cose non sono andate esattamente come immaginavamo… ad ogni modo" disse "voglio che tu sappia che per te ci sarò sempre… ma che non tornerò alla villa…"

"L'incantesimo…" sussurrò Elena

Damon annuì

"Continuerò a cercare, sono su una pista, ma come ti ho detto mi serve tempo" e una buona dose di fortuna, pensò.

"Ma… Come farò se avrò bisogno di te?" chiese in un sussurro e Damon non potè fare a meno di guardarla e di prenderle teneramente il volto tra le mani.

Avrebbe voluto dirle che lui ci sarebbe sempre stato, che avrebbero avuto tutto il tempo del mondo, che avrebbero passato la vita insieme, ma non poteva.

Lei aveva preso la sua decisione. Ora si trattava solo di metterla in pratica…

"Tutto ciò che posso insegnarti io te lo può insegnare anche Stefan, Elena… e non ho dubbi che lo farà…" disse, triste "ma volevo che sapessi che se avessi bisogno di un aiuto in più, se avessi bisogno di qualunque cosa, basterà che ti concentri e saprai dove trovarmi…"

Elena annuì, continuando a guardarlo negli occhi.

"Buonanotte, Elena…"

Un istante dopo, Damon era sparito.


*****

Stefan varcò la soglia della cucina e aprì lo sportello superiore del pensile a sinistra, dove aveva più volte visto Alaric nascondere i propri alcolici.

In quel momento un goccetto gli serviva davvero e poi, considerato che era morto - anche lui, gli ricordò una vocina nella sua mente - non gli sarebbe di certo dispiaciuto.

Alle sue spalle, Bonnie lo fissò posando il vassoio su cui aveva preparato qualche stuzzichino per supplire alla cena.

"Stafan…" disse, e il vampiro si voltò "dobbiamo parlare…"
*****


Ed eccoci qui... questo capitolo così fortemente Stelena/Delena mi serviva per far chiarezza su alcuni sentimenti che i personaggi stanno provando.
Ma la storia va avanti! Ed ecco che nel prossimo capitolo sapremo sia cosa è successo a Damon in quella casa e che cosa vuol dire Bonnie a Stefan...
oltre a qualcos'altro ;P
Alla prossima!!

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Capitolo 3
*** Witches ***


Ok, lo so che questo capitoletto è un po' corto ma mi rifarò la prossima volta, promesso!

Buona lettura!







*****






Stefan era appoggiato al tavolo della cucina, un bicchiere di sangue stretto in mano e lo sguardo perso nel vuoto.

"Dobbiamo parlare…"

Si era voltato, senza pensare esattamente a niente, la mente ancora impegnata con l'ultima conversazione avuta con Matt

"Dimmi Bonnie…"

"Non qui…" disse la strega ammiccando verso la sala da pranzo "ho bisogno di parlarti in privato…"


E così avevano fatto. Stefan e Bonnie erano usciti dalla porta sul retro mentre gli altri ancora parlavano di Elena, la trasformazione e tutto il resto, e si erano allontanati abbastanza da non essere sentiti.

Poi, Bonnie aveva sganciato la bomba.

E Stefan doveva ammettere che si trattava di una bomba bella grossa.

"Klaus è vivo…"

Stefan l'aveva guardata senza capire e lei aveva aggiunto

"era l'unico modo…"

E allora aveva capito. Aveva capito come mai non erano morti quella notte e perché fino a quel momento nessuno degli originari era venuto da loro per reclamare vendetta

"Chi altri lo sa?"

Bonnie aveva scosso la testa "Nessuno" disse "ma non ci vorrà molto prima che lo scoprano, voglio dire... Rebekah sa di non essere stata lei a creare la discendenza e prima o poi i fratelli si ritroveranno e faranno due più due…" poi aveva sospirato e lo aveva guardato negli occhi "c'è un'altra cosa…" e gli aveva raccontato tutto. Di come fosse venuta a conoscenza della linea di sangue, di come avesse deciso di fare migrare l'essenza di Klaus in un altro corpo per salvarli, in attesa di trovare una soluzione; di come avesse fatto a governare gli spiriti e di come avesse deciso di fare ala fine un patto con Klaus pur di dare a tutti loro una seconda chance; di come non potesse accettare di perdere sua madre una volta ancora e di come avesse agito alle spalle di Damon, fingendo di collaborare con lui e invece cercando un modo per restare da sola con il vampiro originario in modo da definire i particolari del suo piano.

E ora Klaus era intrappolato nel corpo di Tyler e Tyler non sarebbe mai più stato sé stesso a meno che Klaus non riprendesse possesso del suo corpo, ma per farlo…

"Bonnie, sai che non è possibile!!" Stefan era sbiancato quando la strega l'aveva messo al corrente su quanto occorreva per far tornare Tyler alla guida del suo corpo: una serie di erbe magiche, una notte di luna piena e come sempre

"il sangue della doppelganger…"

Stefan scosse la testa, credendo di aver capito male

"Bonnie… Elena è un vampiro…"

"Sì." confermò lei "Ecco, perché abbiamo un grosso problema…Klaus non se ne starà fermo a guardare…"

E ora se ne stava lì, a fissare il vuoto, mentre Bonnie era corsa a casa per cercare qualunque modo possibile per fermare Klaus. Lui, invece, attendeva il suo ritorno.

Erano quasi le cinque del mattino quando sentì un rumore di passi e un lieve scalpiccio davanti alla porta.

Stefan incrociò le braccia e una Elena insicura entrò nella sua casa fissandolo negli occhi.

"Ehi…"

"Ehi…" la salutò lui, senza però abbracciarla.

Sembrava ancora scossa, ma stava meglio notò Stefan. In qualunque posto fosse stata, ora era quasi la solita Elena

"Dove sei stata?" chiese

"In giro…" sorvolò la domanda lei, cominciando a frugare nella dispensa alla ricerca di qualcosa da mangiare.

"Sei stata fuori quasi tutta la notte…"

Elena annuì "Già…" disse "ma sono tornata prima dell'alba, non è questo che fanno tutti i bravi vampiri?"

Stefan le afferrò un polso e la guardò fisso negli occhi

"Non è una cosa su cui si può scherzare" disse "prendi."

E le infilò al dito un anello simile a quello di Caroline che Bonnie gli aveva dato prima di andarsene.

Elena abbassò lo sguardo.

"Mi diapiace…" disse solo, appoggiandosi al tavolo dove fino a pochi istanti prima era stato Stefan "ma non ce la facevo più a stare chiusa qui dentro…"

Stefan annuì, in silenzio.

"Sei andata a caccia?"

Elena lo fulminò con lo sguardo

"No!" esclamò, un po' offesa "credi davvero che potrei andarmene in giro di notte ad attentare al collo del primo sconosciuto che mi passa davanti?"

Stefan alzò le spalle "Beh, io l'ho fatto."

Elena lo guardò, spiazzata.

"Ascolta, Elena…" disse Stefan prendendole le mani e portandosi a un passo da lei "sei un vampiro adesso. Questo in poche parole significa che puoi avere un sacco di cose ma che hai anche un sacco di responsabilità…"

"Tipo?" chiese lei senza capire

"Puoi fare di tutto, puoi uccidere o salvare la gente, puoi andare dove vuoi e puoi fare… davvero quello che vuoi… ma hai anche un sacco di tempo davanti e un sacco di occasioni in più per fare cose di cui ti potresti pentire…"

Elena si morse un labbro.

Cose come incontrare il fratello che hai allontanato da Mystic Falls per stare con me? si chiese, ma non lo disse, certa che Stefan avrebbe trovato una qualche spiegazione e lei voleva avere una sua opinione in merito alla faccenda prima di sentire altri pareri.

"Cos'è successo in mia assenza?" chiese quindi, per nulla intimorita

Stefan sospirò.

Avrebbe voluto dirle di Klaus, di Tyler e il resto… ma proprio non se la sentiva di darle anche questa preoccupazione. Era la sua prima notte da vampira in fondo… Klaus avrebbe anche potuto attende qualche ora.

"A parte Caroline che dava di matto e Matt che le dava corda? Direi proprio niente… coraggio ora, andiamo a letto. Ogni vampiro che si rispetti dorme durante il giorno…"

Elena annuì e lo seguì di sopra.



*****



Damon aprì la porta della villa, rimanendo sorpreso che non ci fosse nessuno a controllarlo. Mise un piede al di là della soglia, certo che sarebbe stato rispedito indietro grazie al solito incantesimo che proteggeva le case dai vampiri, e invece con sua grande sorpresa non solo riuscì ad appoggiare il piede a terra ma entrò anche nella villa senza incontrare alcuna difficoltà.

Non mi piace… non mi piace per niente… pensò, mentre osservava con grande sorpresa i quadri d'autore appesi alle pareti, gli stucchi raffinati e le superfici in prezioso marmo rosa.

"Ti stavo aspettando…" disse improvvisamente una voce alle sue spalle

Damon si guardò attorno, non vedendo nulla.

"Ti sei sistemata proprio bene, non c'è che dire…" esclamò, certo che la strega potesse sentirlo, ovunque si fosse nascosta "ma dobbiamo parlare, quindi se per piacere…"

Non aveva ancora finito di pronunciare le ultime sillabe che un lieve fruscio lo fece voltare verso destra e una figura giovane, eterea, quasi impalpabile si presentò alla sua destra.

Aveva i capelli lunghi e bianchi, un viso delicato e due occhi azzurri come il cielo dopo una tempesta. Il vestito, candido anch'esso, volteggiava ad ogni suo movimento, così come un nastro, che portava legato attorno alla vita.

"Però…" esclamò Damon sorpreso "per avere 3000 anni direi che li porti bene…"

La strega sorrise, affabile.

"Anche tu non sei male, vampiro…" disse lei di rimando e in un attimo tutte le armi che Damon aveva addosso si materializzarono ai piedi della strega "ma non hai ancora imparato che non ci si presenta armati in casa di una signora…"

Damon la fissò alzando il sopracciglio.

"Ancora non mi hai detto perché ti aspettavi di vedermi qui…"

La donna divenne improvvisamente seria.

"Hai fatto visita a una mia amica di recente?" chiese.

Damon la fissò, stringendo lo sguardo.

"Sei proprio ben informata…" disse "ti ha chiamata lei o devo dedurre di non avere più un briciolo di privacy?"



*****



Alcune ore prima…



Esther vide la macchina di Damon accostare nel viale e poi lo seguì scendere dall'auto, aprire il baule e recuperare alcuni oggetti da una sacca ingombrante: un coltello, una pistola, un paio di fiale con un liquido colorato all'interno.

Con un lieve gesto della mano scacciò l'immagine dallo specchio fatato e scese al piano di sotto per accogliere il suo ospite.

"Credevo che avresti portato anche la nuova vampira…"

Damon alzò gli occhi sulla scala, incontrando lo sguardo dorato della strega.

"Elena è con mio fratello e sta completando la transizione" disse "come vedi, io ho rispettato la mia parte dell'accordo. Ora tocca a te: dove posso trovare la tua amica millenaria?"

Esther l'aveva fissato per un secondo e poi aveva chiesto alla servitù di lasciarli soli.

Ancora una volta, Damon si meravigliò di quanta naturalezza avesse quella donna nel comandare gli altri.

"Mio figlio Klaus è stato imprigionato nel corpo mortale di uno degli ibridi da lui stesso creati…" disse, cominciando a scendere le scale con aria regale "la conversione di Elena in umana gli darebbe il potere necessario non solo per tornare al comando del suo corpo, ma anche per ricominciare a creare l'esercito che gli permetterebbe di conquistare il mondo e di regnare come un re…"

Damon aveva annuito "sì, beh… fin qui è storia…" disse in tono sprezzante.

La stega gli si avvicinò

"Tuttavia…" disse "devo ammettere che la doppelganger è una creatura legata a doppio filo con la mia famiglia e non posso permettere che scompaia…"

Damon la fissò con aria di sufficienza

"E allora non permetterlo…"

La strega si voltò, ignorandolo.

"Sfortunatamente, ciò che cerchi non è a portata di mano…"

"Dimentichi che sono un vampiro…"

"Sì… " disse Esther sorridendo "E sinceramente posso farti una domanda?Che cosa te ne viene in tasca, Damon?"

A quelle parole Damon rimase fermo un istante, incapace di controbattere.

"Elena ti ha tradito, preferendo tuo fratello a te, esattamente come Kathrine" continuò Esther "Stefan ti ha addirittura detto di lasciare la città e non credo che Matt, Bonnie o Caroline saranno tanto dispiaciuti dalla tua scomparsa, quindi mi chiedo… che cosa te ne viene?"

"Questi sono affari che non ti riguardano!" soffiò Damon, stringendo i pugni "Avevi detto che potevi aiutarmi"

"Infatti…" disse Esther lasciando cadere l'argomento.

Con un cenno della mano, fece uscire una pergamena da un cassetto che la raggiunse fluttuando.

"Ho creato io la doppelganger Damon…" disse, appoggiando la carta ricoperta di strani simboli sul tavolo e fermandola con una candela "ho creato la discendenza di Elena e l'ho protetta fin'ora perché, finchè esiste anche solo un vampiro originario, la sua maledizione sia legata a doppio filo a quella di una ragazza umana il cui sangue, sottoposto ai giusti rituali, avrebbe potuto annullare l'incantesimo originario…"

Damon si avvicinò fissandola

"Stai per caso dicendo…?"

Esther si voltò

"Hai capito bene." disse "Posso usare il sangue della doppelganger per annullare il potere degli originari. Posso trasformarli…" "in vampiri normali…" concluse per lei Damon.

Esther annuì.

Damon era rimasto fermo a fissarla vicino al tavolo

"Questo metterebbe fine alla storia della discendenza…" sussurrò e la strega annuì di nuovo "e fermerebbe, almeno in parte, l'abominio che sta compiendo Klaus"

"Per te il vampirismo era un dono… una protezione contro la morte e la sofferenza della vita."

"Sì." Concluse per lui Esther "ma i miei figli hanno disonorato il potere che gli era stato concesso, trasformando tutto in violenza e terrore… ed è per questo che ho deciso di fermarli…"

Damon rimase per un attimo in silenzio, riflettendo su quanto gli era appena stato detto.

Quindi esisteva un modo per fermare Klaus, un modo che non comportasse la morte di tutti quelli che amava…

"Ti starai chiedendo come mai abbia abbandonato l'idea dell'arma finale…"

Damon si voltò, sentendo un crampo allo stomaco nel momento in cui Esther nominò il piano grazie al quale aveva perso l'unico amico degno di questo nome

"All'inizio pensavo che tutti i vampiri fossero corrotti" continuò lei "ma stando sulla terra mi sono resa conto che c'è ancora una speranza…"

"Quindi… ti saresti trasformata da Esther la mamma sanguinaria a Esther la crocerossina?"

La strega si voltò verso di lui, sorridendo

"No" disse "sto solo dicendo che nella storia non si è mai verificato un evento simile. Il mondo è retto sull'equilibrio delle parti, ogni incantesimo deve avere una via d'uscita, ogni evento un proprio ordine… la doppelganger deve essere umana e questo rende possibile accettare il tuo piano…"

"Quale onore…" esclamò Damon con un sorrisetto sghembo.

"Perciò ti dirò dove si trova colei che ti può aiutare, ma a una condizione…"

Il vampiro si rese conto solo in quel momento che parecchi dei servi della strega erano riapparsi vicino alle porte.

Automaticamente mise una mano sopra la pistola caricata a legno

"Dimostrami che sei degno di portare avanti questa causa…" disse, svanendo in un lampo di luce.

Un istante dopo tutti i servi della casa si erano fiondati addosso a Damon che aveva iniziato a ucciderli, uno per uno…




*****









NdA: bene... abbiamo fatto un po' di chiarezza e svelato alcuni piani dei nostri personaggi... oltre a che caspita ha fatto Damon all'inizio del capitolo 2. La situazione si fa intricata... speriamo di uscirne :) Alla prossima!!

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Capitolo 4
*** predators and pray ***


Ok, sono mancata per un po' e per farmi perdonare vi lascio un capitolo abbastanza lunghetto e ricco di novità… inutile dire che qualunque recensione, bella o brutta, mi fa sempre molto molto piacere!!

Buona lettura!!



******







******



Elena si stiracchiò sul letto. Aveva dormito un paio d'ore, non di più, ma le sembrava di aver riposato per dieci giorni.

"Quando si è un vampiro evidentemente non si ha bisogno di dormire tanto…" boffonchiò, notando solo in quel momento Stefan in piedi davanti alla finestra. Aveva addosso solo i jeans blu, fermi con un cintura, e le mostrava le spalle.

"Stefan…" lo chiamò lei, ma lui non diede segno di volersi voltare.

Elena si fermò un secondo a guardare quella schiena mermorea, quella pelle pallida, quei muscoli perfettamente delineati.

"Io lo amo, Damon…" ricordò una vocina pressante nella sua mente.

"Io e Stefan abbiamo fatto un patto…"

Improvvisamente sentì lo stomaco contrarsi e una lacrima formarsi nei suoi occhi…

"Dove sono le scorte di sangue?" chiese allora con tono pratico.

"In cantina" rispose lui, continuando a guardare fuori dalla finestra.

Elena sbuffò, alzandosi.

Poi, improvviso, le giunse alle orecchie quel suono…

Si voltò e, senza nemmeno rendersene conto era già di sotto, una mano sulla maniglia della porta.

Stefan era accanto a lei…

Si voltò.

Ma come ha fatto…? pensò, conoscendo già perfettamente la risposta.

Al di là della porta, Christian Fell attese pazientemente che l'uscio si aprisse e un giovane biondo a torso nudo lo salutasse.

"Signor Fell…"

"Signor Salvatore… posso entrare?" chiese, mostrando alcune carte

Stefan non disse una parola, stringendo le labbra, poi aprì la porta e gli fece un cenno d'invito.

Si guardò intorno.

Elena era sparita.



*****



"Caroline..?"

La ragazza si voltò.

Non è possibile…

"Tyler?!" lo riconobbe a bocca aperta, volandogli letteralmente tra le braccia e stringendolo come se al mondo non esistesse altro.

"Oh mio dio… pensavo… credevo… ma come è possibile…?" balbettò, continuando a toccarlo, quasi volesse accertarsi che fosse reale, che non fosse un fantasma.

"Va tutto bene…. Sono qui…" la tranquillizzò Tyler, baciandola con passione.

Caroline sorrise, felice.

"Pensavo di non rivederti mai più… pensavo che Klaus… ma com'è possibile?" ripetè senza riuscire a smettere di accarezzarlo, stingerlo, baciarlo. "Sono qui.. sono vivo… nient'altro ha importanza…"

Sussurrò lui, spingendola contro il muro e lasciandole una scia incandescente di baci lungo la bocca, il collo, il seno.

"Ti amo Tyler…" gemette lei, catturando per un istante solo il suo sguardo e chiudendo poi gli occhi, rapita da tutte le sensazioni che l'ibrido le stava regalando "Non so dirti quanto sono contenta che tu sia vivo…"



*****



Elena poteva sentire tutto. Stefan che apriva la porta. Il signor Fell che entrava, lasciava l'ombrello nell'ingresso, il cappotto sull'attaccapanni e faceva dodici, no tredici passi per arrivare al divano. Ora erano entrambi seduti in soggiorno e il signor Fell si era acceso una sigaretta.

"Questa casa è splendida, signor Salvatore" diceva Fell con noncuranza, come se stesse per ipotecarla "Appartiene alla mia famiglia da sempre" "Dal 1824 per l'esattezza" ricordò Christian Fell, con un sorriso appena accennato. Stefan annuì. Suo padre l'aveva comprata il giorno in cui si era sposato e poi loro erano cresciuti lì. Dopo la sua morte, la villa era passata in eredità di Salvatore in Salvatore, fino ad arrivare a suo cugino Zachary.

"E' proprio un peccato che la settimana prossima venga demolita…"

Elena trattenne il respiro.

Si concentrò ancora di più per sentire meglio.

"Come scusi?" chiese Stefan. Christian Fell sorrise, assaporando una boccata di fumo.

"Ecco…" disse, passando alcuni documenti nelle mani del vampiro "questi sono gli atti di proprietà della villa. E' inutile dire che l'eredità è un lascito che, per definizione, viene lasciato da una persona morente agli eredi *viventi*" disse, rimarcando quella parola "Non credo però che sia il caso di controllare se esiste ancora un membro vivente della vostra famiglia, dico bene signor Salvatore?"

Stefan si alzò in piedi.

"Se ne vada." disse, ma Fell evidentemente non aveva la minima intenzione di ascoltarlo

"Dal momento in cui è morto suo zio Zachary, la villa appartiene al comune di Mystic Falls e, per inciso, anche il vostro lascito a favore della signorina Gilbert non ha valore, dato che è stato firmato da due persone ufficialmente defunte"

"Le ho detto di andarsene." Esclamò Stefan, indicando la porta

"Altrimenti che fa? Mi morde?" chiese Fell, canzonandolo "Non è un segreto per nessuno che a Mystic Falls ci siano molti più vampiri di quanti la gente voglia ammettere, ma i tempi del regime permissivo della signora Lockwood e dello sceriffo Forbes sono finiti." Stefan fece per replicare, ma Christian fu più veloce di lui. Si alzò in piedi e gli spruzzò addosso un liquido vaporizzato con una bomboletta antiaggressione. Solo che quello non era esattamente peperoncino.

Elena scattò di sopra, i canini già lunghi, gli occhi già iniettati di sangue. Si lanciò addosso a Christian Fell, l'uomo che aveva appena aggredito Stefan, il suo Stefan… gli strappò di mano la bomboletta e poi gli affondò i canini nel collo.



*****



"Sei… ancora qui?" chiese Caroline a mezza voce.

Tyler si voltò alzando le sopracciglia.

"Volevo solo assicurarmi che tu non fossi solo un bel sogno…"

L'ibrido sorrise, accarezzandole una ciocca di capelli

Dal canto suo, Caroline sorrise a sua volta, chiuse gli occhi e si accoccolò meglio sopra la spalla del suo uomo.

La pelle dell'ibrido aveva un buon odore… anche se era… diverso…

Probabilmente aveva cambiato dopobarba, pensò, continuando a sorridere

La marca gliel'avrebbe chiesta più tardi…

Tyler era vivo.

Tyler era con lei.

Tyler era sopravvissuto a Klaus.

Non poteva esserci una giornata migliore di quella…

"Hai fame?" chiese l'ibrido con un sorriso.

Caroline annuì "Che domanda: sono un vampiro, noi abbiamo sempre fame…"

"Allora che ne dici se andiamo a farci uno spuntino?" chiese, sciogliendo la bionda dall'abbraccio con gesti misurati e guardandola negli occhi.

"Potremmo andare a Parigi…"

"Parigi?" chiese Caroline stupita

Tyler alzò le spalle "Ok, Londra, Madrid, Los Angeles… scegli tu, a me va bene qualunque cosa…"

Caroline scoppiò a ridere "Mi stai prendendo in giro" ma Tyler le si avvicinò baciandola dolcemente "il mondo non è Mystic Falls, Care…." sussurrò.

La bionda rimase ferma un secondo, come a volerci pensare.

"Non possiamo…" disse infine, alzando lo sguardo e incrociando i suoi occhi

"Elena ha bisogno di noi…"

"Saremo di ritorno prima di sera… e poi c'è Stefan con lei…"

"E' mia amica, Tyler…"

L'ibrido si alzò dal letto e si vestì lentamente.

"Non essere arrabbiato, ti prego. Partiremo per Parigi appena lei si sarà abituata alla sua nuova condizione, te lo prometto!"

Tyler si voltò e annuì. Serio.

Poi, aprì la porta e scese le scale.

"Ci vediamo più tardi…" sussurrò Caroline, certa che Tyler l'avesse comunque sentita.



*****



Damon alzò un sopracciglio mentre la strega gli girava intorno, osservandolo.

"Vedi qualcosa che ti piace?" chiese, malizioso.

La strega sorrise.

"In effetti, sì…" disse in tono ambiguo, continuando a camminare "vedo forza, coraggio, orgoglio… amore…" elencò, fermandosi alle sue spalle "ma vedo anche dolore, rabbia, oscurità… non sei pronto per il compito che mi chiedi di affrontare."

Damon sorrise, voltandosi "Peccato che io sia l'unico che possa farlo…"

La strega rimase per un attimo in silenzio, poi allungò la mano e un paio di oggetti si materializzarono nel suo palmo.

"La collana di Ayana…" elencò "il sangue del vampiro…" "Di Elena…" la corresse lui immediatamente, e la strega lo fissò con attenzione per poi tornare a guardare ciò che aveva tra le mani "Ma manca qualcosa…"

Damon sollevò le spalle

"Non crederai che sia così stupido da portarmi dietro tutto quanto…"

La strega lo fissò.

"Tu vuoi una garanzia?" chiese

All'espressione del vampiro la strega poggiò i due oggetti sul tavolo e si rivolse a Damon.

"Esther non avrebbe dovuto maledire i suoi figli" disse "Ayana l'aveva avvertita: la magia ha sempre delle conseguenze…"

"Esther mi ha detto che la maledizione di Klaus e della sua famiglia è legata al sangue di Elena"

"Questo non è esatto" disse la strega afferrando un libro "Per diventare vampiri i fratelli Mikelson hanno bevuto il sangue di una ragazza. Questo singolo fatto ha dato a quel sangue un potere eccezionale che si è tramandato di generazione in generazione…"

"Creando la stirpe delle doppelganger"

La strega annuì

"Il sangue della donna che ha reso immortali i vampiri ha il potere di invertire la trasformazione. Ma c'è dell'altro…" disse "Esther sapeva che uno dei suoi figli aveva una duplice natura. Convinta di proteggere gli altri e condannare Nicklaus, ha deciso che la maledizione del figlio fosse legata al sangue dell'unica umana che poteva costituire una minaccia per la sua famiglia…"

Damon spalancò gli occhi, stupito.

"Stai dicendo…?"

"Nel suo folle piano originario, Esther pensava che Klaus, spinto dalla voglia di completare la sua personale trasformazione, avrebbe ucciso la doppelganger e avrebbe di conseguenza liberato i suoi fratelli dal vincolo del suo sangue."

"Quando Esther li ha uniti ha usato il sangue di Elena…" ricollegò Damon "ma quindi… è andato tutto come doveva andare…"

La strega aprì il libro, sfiorando con delicatezza le pagine vecchie di migliaia di anni.

"Esther non avrebbe dovuto effettuare quella magia…" disse lei, improvvisamente seria "con il suo operato ha alterato il corso degli eventi e ha portato di fatto nel mondo una nuova genia di esseri, parassiti della specie umana, che si sono diffusi a macchia d'olio portando morte e distruzione ovunque andassero"

"Ok, questa parte la conosco bene" disse Damon insofferente "andiamo al punto dove mi dici come salvare Elena"

"Il punto non è come salvarla, Damon… il punto è come raggiungere l'equilibrio…"

"Ok. Non ti seguo più…"

La strega mostrò al vampiro un piccolo cartiglio, inciso su una pagina.

"Vedi, questo è il simbolo dell'equilibrio. Non è fatto solo di luce o solo di ombra. Perché il mondo possa esistere devono esserci entrambe…"

"Ora mi dirai che i vampiri sono l'ombra e le doppelganger la luce…"

"Qualcosa del genere…"

Damon strinse gli occhi, fissando il libro.

"Perché i vampiri esistano la doppelganger deve esistere…" disse lui.

La strega annuì

"Quando è morta Katherine il problema non si è posto perché c'era Elena…"

"Ma ora non è possibile cercare una scappatoia" concluse la strega "di qui le due strade che possiamo scegliere di percorrere: o distruggiamo per sempre la genia dei vampiri, come ha cercato di fare Esther, oppure riportiamo in vita la doppelganger e diamo a Klaus esattamente ciò che desidera…"

Poi, come a voler sottolineare quanto detto, guardò negli occhi Damon e aggiunse "il tempo che ci è concesso non è infinito. Possiamo riflettere fino alla prima notte di luna piena, poi i vampiri svaniranno dalla faccia della terra e tutto tornerà esattamente come avrebbe dovuto essere…"



*****



"Elena… Elena fermati… Elena…"

La vampira lo guardò e si staccò dal collo dell'uomo, ringhiando.

Stefan allungò una mano.

"Elena… Elena…" ripetè, quasi fosse un mantra "fermati… va tutto bene…" sussurrò "lascialo andare…"

La ragazza parve rianimarsi un istante, guardò in basso.

La ferita ancora pulsante, un sottile fiotto di sangue che usciva dal collo dell'uomo.

Si allontanò immediatamente da Christian Fell e rimase ansimante contro il muro, la bocca ancora grondante di sangue, le mani sporche dal suo ultimo pasto.

Il signor Fell giaceva a terra, ormai privo di sensi. Stefan si avvicinò a lei…

"Elena…" sussurrò "andrà tutto bene…" disse, ma lei lo guardava con gli occhi spalancati e un'espressione terrorizzata sul volto.

"L'ho ucciso…"

"No…" la fermò immediatamente Stefan.

Lei lo fissò, ancora più sconvolta.

"Ma avrei potuto. Lo volevo… io…"

"Elena…"

"Non riuscivo a fermarmi…"

"Elena…"

"Era una minaccia…"

"Elena…" la chiamò di nuovo lui, afferrandole le spalle.

Lei si divincolò con uno strattone

"Io lo volevo morto, Stefan…" esclamò, gli occhi velati di lacrime "e potevo farlo…"

Il biondo non fece nemmeno in tempo a dirle una parola che Elena era già sparita dalla sua vista.



*****



"Non ci posso credere!"

Klaus sbattè il pugno contro la roccia con violenza, creando un buco nella parete.

Bonnie continuò a fissarlo, senza scomporsi.

"Il fatto che Elena sia diventata un vampiro non dipende da me, Klaus" disse lei, senza vergogna "il patto era che ti facessi sopravvivere e che poi usassimo il sangue di Elena per riportarti nel tuo corpo"

L'ibrido si voltò verso la strega, afferrandola per la gola.

"Già…" disse "ma si dà il caso che non m'interessi tanto il piano quanto lo scopo finale. Ora vedi di trovare un modo per farmi riavere indietro la doppelganger o ti giuro che ucciderò chiunque tu abbia mai conosciuto… a cominciare da Caroline."



*****

Elena aveva corso per miglia, forse aveva attraversato interi stati senza curarsi di dove stesse andando, e del resto non era semplice tenere il conto delle miglia percorse quando tutto intorno a te, mentre ti muovi, sembra imbalsamato.

Si fermò stremata, al centro di una radura.

Il suo stomaco brontolava. Voleva sangue.

Accanto a lei, un coniglio svanì nella boscaglia. Stava per inseguirlo quando sentì distintamente il rumore di un motore e di alcuni passi in mezzo a una strada.

"Dannazione, non può essersi fermata!" imprecò una voce in lontananza.

Senza neanche accorgersene, si ritrovò alle spalle del ragazzo, un giovane alto e biondo, occhiali da sole e camicia aperta, che sembrava molto indaffarato a guardare nel cofano per capire cosa non andasse nel motore… ma Elena non lo vedeva neanche. L'unica cosa che riusciva a sentire era il rumore forte e costante del cuore del ragazzo che, come una pompa, spandeva ovunque quel liquido tanto agognato.

Aprì la bocca, in un ghigno famelico, quando un'ombra le passò davanti e le tagliò la strada.

Un attimo dopo. Il ragazzo non c'era più.



*****



La stanza d'ospedale era bianca e asettica, priva di qualunque soprammobile che non fosse una fiala di farmaco o un macchinario di primo soccorso.

Christian Fell si alzò lentamente, cercando di reprimere i continui giramenti di testa.

"Le hanno dato del sangue di vampiro, le conviene stare qui per le prossime 48 ore…"

L'uomo si voltò. Alla sua destra, l'individuo che si faceva chiamare Connor stava fumando, appoggiato a una parete.

"Lei non potrebbe fumare…" cercò di dire, ma la risata dell'uomo in quel momento gli fece capire che tutto ciò non aveva importanza.

Chinò quindi la testa e deglutì, piano.

"Il suo piano poteva costarmi la pelle…" disse.

Connor sorrise.

"Era un rischio che mi sentivo di correre…"

Christian Fell si voltò di nuovo verso l'uomo che ormai aveva raggiunto la porta.

"Almeno ha trovato quel che voleva?" chiese, alla larga schiena coperta da un lungo soprabito di pelle nera, unica parte di lui che vedesse.

"Sì" disse lui prima di sparire "direi proprio di sì…"



*****



"Potevi anche dirmi che mi stavi spiando…"

Damon alzò le spalle con noncuranza ed Elena si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, abbassando lo sguardo.

"Grazie comunque…" disse

Damon le sorrise "Non c'è di che…" disse prima di voltarsi.

La ragazza gli corse dietro.

"Ehi… ho detto che mi dispiace Damon…"

Lui non si fermò, alzando nuovamente le spalle "Non mi devi nessuna scusa, Elena…"

"Sì, invece!" esclamò lei afferrandolo per un braccio e costringendolo a voltarsi

"Avrei potuto ucciderlo…"

Damon la fissò, mettendo l'indice sul mento "Mmmm…"

"Che c'è?" chiese Elena, per nulla a suo agio.

Per tutta risposta Damon la squadrò ancora meglio.

"Ti ho chiesto che cosa c'è?"

"Non avete ancora affrontato la questione con Stefan, vero Elena?" chiese.

La vampira lo guardò, aggrottando la fronte "Che questione dovevamo affrontare, scusa?"

"Il controllo…" disse semplicemente Damon, continuando a fissarla "sai, quella cosa che ti avrebbe permesso di non ammazzare quel tizio un minuto fa…"

Elena abbassò lo sguardo

"Ci… stiamo lavorando…" disse

Damon annuì. Poi si voltò e fece un cenno in direzione della boscaglia.

Immediatamente il ragazzo biondo fece la sua comparsa in mezzo agli alberi.

Elena indietreggiò.

"Damon… io…"

Il vampiro lo prese per una spalla.

"Che cosa vedi, Elena?" chiese. La ragazza lo guardava terrorizzata, indietreggiando sempre di più.

Anche il ragazzo la guardava, ma non sembrava avere nessuna paura.

"Damon…"

"Rispondi alla domanda."

Elena rimase ferma un istante, poi alzò lo sguardo verso il ragazzo e come prima sentì il suo cuore battere, la carotide pompare, il sangue… quel delizioso sangue, spargersi in giro ovunque... nelle sue vene…

"Ti ho chiesto… che cosa vedi?" chiese di nuovo Damon, frapponendosi tra lei e il ragazzo. Elena lo guardò un istante, cercando di scansarlo, ma lui l'afferrò per le spalle

"Sono più vecchio di te Elena, non ti conviene contrastarmi perciò dimmi" disse, fermo "che cosa vedi, Elena?"

"Una preda!" esclamò la ragazza ringhiando piano.

"Guarda meglio…"

Elena non sapeva a che gioco stesse giocando, ma sapeva che voleva quel sangue e che lo voleva a qualsiasi costo. Si divincolò nella presa di Damon ma lui la tenne ferma. Allora calciò, imprecò, tentò di morderlo e alla fine, stremata, si accasciò al suolo appoggiando la fronte contro la sua spalla.

"Non ce la faccio…" sussurrò, piano.

Damon deglutì, cercando di nuovo il suo sguardo.

"Cosa vedi, Elena?" chiese di nuovo.

"Perché è così importante?"

"Rispondimi e basta… cosa vedi?"

La ragazza alzò il volto sudato e lo fissò in quello del giovane che se ne stava fermo, impassibile, evidentemente ammaliato.

"Un ragazzo…" disse "alto, biondo…"

"Bravissima, continua…" la incitò lui, accarezzandole una spalla

"E' rimasto a piedi con la macchina e… a giudicare dai muscoli probabilmente fa culturismo…" disse piano con un sorriso. Damon la lasciò. "Non capisco perché vuoi sapere queste cose…" stava ancora parlando che il ragazzo le si materializzò praticamente davanti allo sguardo.

Stremata, Elena non disse niente, limitandosi a guardarlo.

"Mi dispiace per quello che ti ho fatto passare…" disse "prendi un autobus e fermati alla prima stazione di servizio dove potrai far riparare la tua auto"

"E scordati di queste ultime due ore…" aggiunse Damon, prima che il ragazzo riprendesse la sua strada.

Damon la fissò, catturando il suo sguardo.

"Ehi… tutto bene?" chiese.

Elena scosse il capo.

"Perché… perché mi hai fatto queste domande?" chiese.

Damon sospirò.

"Perché, Elena, ciò che vedrai d'ora in poi sarà la differenza tra uccidere come uno squartatore e avere il controllo dei tuoi nuovi poteri…" disse.

Elena lo guardò iniziando a capire

"Quel ragazzo… non era una semplice sacca di sangue. Una parte di te lo sa perfettamente ed è questa parte che ti può permettere di vivere come un vampiro invece di limitarti a sopravvivere come un qualsiasi banale parassita"

Elena sorrise.

"I vampiri non vivono, Damon" disse, abbandonandosi contro un albero.

Lui la guardò con un sorrisetto malizioso

"Già, ma tante cose le fanno molto meglio dei vivi…"

"Ah davvero?" lo punzecchiò lei

"Certo…" le rispose lui, alzandosi.

Era il suo modo di dire grazie, lo sapeva, per questo sorrideva e continuava a sorridere, felice di averle regalato qualcosa per cui ringraziarlo

"Ma non sei ancora pronta per quella lezione…"

"E' questo quello che stiamo facendo Damon?" chiese Elena alzandosi a sua volta e continuando a sorridere "Mi dai lezioni?"

Il vampiro si voltò.

"Come, quando e dove desidera Mademoiselle…" sussurrò baciandole la mano, prima di svanire in un soffio di vento.



*****



Allora… che ne pensate? (chiede nascondendosi dietro il computer)

Per il prossimo capitolo cercherò di non farvi attendere così tanto…

Un bacio!!



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Capitolo 5
*** The hunter ***


The Hunter





Damon era appoggiato alla balconata dell'hotel, un bicchiere in mano, la camicia aperta, i jeans retti dall'immancabile cintura a cui si agganciavano alcuni passanti che il vampiro aveva appena comprato.
"Li usano nell'esercito, ci puoi appendere una granata…" aveva detto il commesso, ma non era questo quello che il vampiro aveva in mente. Paletti di legno, pugnali di tutti i tipi, una semi automatica, bombolette alla verbena e persino un po' di acqua santa. Quando aveva disfatto la valigia, la sua camera d'albergo era diventata una piccola armeria e del resto, era proprio questo il motivo che lo aveva spinto ad affittarla: non poteva andarsene. Con tutto quello che stava accadendo non avrebbe potuto lasciare la città, ma non poteva nemmeno tornare alla villa o farsi vedere a cuor leggero da Stefan.
Una promessa è una promessa…
Gli ricordò una vocina nella sua mente. E, mai come in quel momento, Damon desiderò di non averla fatta.
" se sceglie te anch'io… lascerò la città…"
Maledizione!
Forse avrebbe fatto meglio ad andarsene davvero, a rinunciare a tutto e a tutti. Del resto che cosa aveva da guadagnare restando? La flebile speranza che Elena cambiasse idea? Che lo… amasse? Elena aveva preso la sua decisione. In punto di morte, aveva preferito tornare da Stefan piuttosto che tornare da lui. Piuttosto che dirgli addio. Aveva affidato quell'ultima conversazione a un cellulare, anche se sapeva che probabilmente non l'avrebbe più rivisto, e gli aveva sbattuto in faccia la verità, ancora una volta.
"Io lo amo…"
Erano passate solo poche ore dall'incontro tra il vampiro e la strega millenaria eppure a Damon sembrava già trascorsa un'eternità.
Guardò il calendario appeso alla parete.
25 luglio…
Solo pochi giorni all'inizio della luna piena…
Due, per l'esattezza…
Due giorni…
Due soli, brevi, insignificanti giorni prima che i vampiri scomparissero completamente dalla storia o che Elena tornasse umana e venisse nuovamente minacciata da Klaus.
Che fare?
Se Elena fosse tornata umana, come avrebbero potuto fermare Klaus?!
E, anche se fossero scomparsi tutti, cosa gli assicurava che Elena sarebbe stata bene? Che non sarebbe morta ad esempio nell'incidente di Wichery Bridge o che, magari, non si sarebbe messa con un maniaco che l'avrebbe uccisa al ballo della scuola?
Ruotò leggermente il polso, fissando il liquido che creava un piccolo vortice dentro il bicchiere.
Doveva esserci una terza opzione…
Mentre pensava, il cellulare squillò.
Era Caroline.

*****

"Allora, ancora nessuna notizia?"
Bonnie guardò l'amica inarcando un sopracciglio.
Caroline sospirò.
"Non mi stavi neanche ascoltando, vero?"
La mora rimase interdetta per un attimo, poi assunse un'aria colpevole "A dire la verità, ci stavo provando… non mi sento molto a mio agio a sentiti parlare delle tue notti con Tyler…"
La bionda alzò gli occhi al cielo
"Andiamo, Bonnie, siamo amiche. Una volta lo facevamo sempre…"
"Una volta non ero single…"
Caroline si morse le labbra.
"Ok" disse "quindi… Elena?"
"Elena…" confermò Bonnie tornando a guardare la strada.
"Beh, non ne so molto." Cominciò Care alzando le spalle "Ho provato ad andare da lei, qualche volta, ma non vuole vedere nessuno così ieri ho chiamato Damon, dice che ancora non riesce a controllarsi. Ovviamente da tutta la colpa a Stefan…"
"Forse non avrebbe dovuto trasformarsi…"
La bionda si bloccò in mezzo alla strada.
"Ok, aspetta un attimo… chi sei tu e cosa ne hai fatto di Bonnie?"
La strega si voltò, ricambiando lo sguardo. Quella conversazione non prometteva niente di buono e sapeva per esperienza che quando Caroline si proponeva di fare il terzo grado a qualcuno, la strada migliore era risponderle.
"Non non sei sorpresa che Damon sappia di Elena?!"
La strega alzò le spalle. "Ero sicura che prima o dopo l'avrebbe chiamato… non condivido la sua scelta, ma dopo lo scorso anno…"
"E dici che preferiresti saperla morta?!"
Bonnie diventò ancora più seria di prima. Che gioco stava giocando? Stava mentendo a rischio tutti i suoi amici, e stava mentendo a Caroline sull'identità del suo ragazzo. Klaus l'aveva portata a questo! Eppure non poteva fare altro… Le serviva tempo, e le servivano informazioni…
"Dico solo che avrebbe dovuto pensarci bene… non è semplice essere un vampiro come Stefan… cosa faremo se non ci riuscirà a controllarsi?"
Caroline le passò di fianco, superandola.
"Ce la farà" disse, visibilmente alterata "non ho dubbi al riguardo." e svoltò a destra.
Bonnie lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
Poi, sospirando, cominciò a camminare verso dove aveva visto voltare l'amica.
Un urlo agghiacciante la congelò dove si trovava.

*****

Stefan aprì la porta della cantina.
"Ne abbiamo anche di sopra, non serve che tu ti nasconda…"
Elena alzò lo sguardo, la bocca ancora sporca di sangue e le mani strette intorno alla busta piena di sangue di maiale.
La lasciò cadere vicino a molte altre.
Stefan aggrottò lo sguardo.
Ai piedi della ragazza, decine di sacchetti vuoti testimoniavano il suo ultimo pasto.
"Stefan… scusa…" disse lei colpevole, cercando di pulirsi.
Il biondo le fu subito accanto.
"Il sangue animale non è sostanzioso come quello umano, Elena. Capisco che tu abbia fame, ma non puoi lasciarti vincere dalla fame o essa ti dominerà…"
La ragazza annuì.
"Ora rilassati… d'accordo?"
"D'accordo…" annuì di nuovo Elena, chiudendo gli occhi e concentrandosi sul tocco forte delle mani di Stefan e sui piccoli esercizi di respirazione che insieme avevano provato decine di volte.
Rimase così, le mani nelle mani e la fronte appoggiata contro quella di Stefan per un lungo istante…
"Va meglio ora?" chiese infine il vampiro.
Elena annuì.
"Bene… torniamo di sopra allora…"
"E' solo che mi sento così debole…" sussurrò fissando negli occhi il suo compagno. Stefan le prese il volto tra le mani.
"Lo so…" disse "ma passerà…"
Erano ancora in quella posizione, quando il campanello suonò.

*****

"Venite prego, da questa parte…"
Il secondino scortò i due ragazzi fino a una cella; poi, aperta la porta disse "avete dieci minuti…"
La donna bionda si alzò immediatamente, mentre la mora sembrò molto più sorpresa dalla loro visita.
"Jeremy… Matt…" li salutò Liz abbracciandoli "come state?"
"Bene…" disse Jeremy, guardando la signora Lockwwod ancora seduta sulla sua brandina
"Come mai vi hanno messo dentro? Di che cosa siete accusate?"
"Occultamento e protezione di esseri sovrannaturali" rispose per lei Carol "avete notizie di Tyler?"
Matt scosse la testa.
"So che è vivo e che è da qualche parte con Caroline, ma non sappiamo altro…"
"Meglio…" esclamò lo sceriffo "In questo momento meno sapete e meglio sarà per tutti voi."
Jeremy guardò Matt senza capire, Carol Lockwood continuò per la sua amica.
"Dopo che Alaric Salzmann ha detto a tutti che ci sono alcuni vampiri e licantropi in città, il Consiglio dei Fondatori ha indetto una serie di riunioni speciali" "A cui voi non siete state invitate.." completò per lei Jeremy . Carol annuì e Liz continuò, fissando Matt "Mettere in prigione noi è solo il primo passo. In passato il Consiglio si è già trovato a combattere contro i vampiri e i suoi metodi sono sempre stati molto più… drastici" "Sono sicura che prenderanno seri provvedimenti…" "Come mettere la verbena nell'acquedotto?" chiese Matt, ricordando la discussione avuta con Caroline il quinto anno "No, peggio." disse Carol con gli occhi pieni di paura "come chiamare il Distruttore…"

*****

Stefan aveva aperto la porta e una Bonnie terrorizzata si era fiondata in casa chiedendo aiuto. Elena ascoltava tutto dal piano di sotto. Non era servito dirlo, Stefan aveva capito perfettamente che per lei sarebbe stato troppo e così era andato lui di sopra. Dallo scantinato il rumore delle parole era attutito ma perfettamente udibile.
Bonnie chiedeva aiuto per Caroline.
Caroline era stata rapita.
Senza aspettare un singolo istante, Elena si fiondò di sopra, pronta ad aiutare l'amica in pericolo e subito si pentì di averlo fatto. Si voltò. Il suo volto era mutato senza che lei nemmeno se ne rendesse conto e ora Bonnie la fissava come se volesse trafiggerle la schiena con lo sguardo.
Elena si concentrò su tutto ciò che le aveva insegnato Stefan: la respirazione, la calma, il desiderio… si toccò le labbra e provò un moto di terrore quando sentì che i canini erano ancora lì, che non stava funzionando. Per un istante si lasciò prendere dal panico. Fin'ora aveva fatto centinaia di prove davanti alle sacche di sangue e presto o tardi si era sempre calmata… ma stare lì, con un essere umano a due passi… era difficilissimo già resistere all'impulso di correrle addosso…
"Elena…" chiamò Stefan e la vampira potè vedere distintamente, anche se erano dietro di lei, lo sguardo preoccupato che Bonnie gli aveva rivolto. Si concentrò ed improvvisamente si ricordò che non era la prima volta che stava a distanza così ravvicinata con un essere umano.
D'istinto, ripetè nella mente la domanda che le aveva fatto Damon, nel bosco
."Che cosa vedi?"
"Una preda…"
"Guarda meglio…"

Elena si concentrò, cercando di non pensare al sangue che pompava nelle sue vene, al battito del suo cuore, all'istinto irrefrenabile della caccia.
Lei è la mia amica Bonnie… noi siamo amiche dalle elementari… le piace fare shopping… il suo colore preferito è il verde… adora i gatti…
Sotto le sue dita, i canini si ritrassero e la pelle del viso ritornò morbida e vellutata.
Si voltò.
Stefan la guardava con un misto di approvazione e di orgoglio sul volto.
Elena sorrise di rimando, incontrando anche lo sguardo della strega.
Non poteva dirgli che non era il suo, il metodo che aveva funzionato.

*****

"Eravamo qui… poi l'ho sentita gridare…" spiegava Bonnie, mentre Elena e Stefan avanzavano nel vicolo, guardando dappertutto "Ho già provato con la localizzazione ma non funziona…"
"Forse s'intende di arti magiche anche lui…?"
"Aspetta… avete sentito?"
Elena si era fermata nel vicolo, immobile.
Dopo un secondo, un lamento strozzato giunse anche alle orecchie di Stefan.
"E' qua sotto…" esclamò, correndo per qualche metro, alzando un tombino e scoprendo una Caroline devastata, appesa per le braccia con delle catene nel lungo tunnel che portava alle fogne.
La bionda alzò la testa, cercando di trattenere le lacrime.
"Andate via!" gridò.
Solo allora Elena si rese conto che aveva le gambe immerse nell'acqua e che alcuni fiori le galleggiavano attorno.
Verbena… pensò, ma non fece in tempo a fare niente, perché il seguito della frase di Caroline venne attutita da uno sparo.
"Scappate!! E' una trappola!!!"



Spazio autrice: Lo so, lo so che questo capitolo è molto corto ma ho avuto davvero pochissimo tempo per scrivere. Spero che vi sia comunque piaciuto e che vi ritroverò qui a leggere la seconda parte… un bacione e un grazie infinito a tutti coloro che recensiscono, mi danno veramente la forza per andare avanti!! Grazie!!

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Capitolo 6
*** Prison ***


Lo ammetto: è passato un sacco di tempo dall'ultima volta che ho aggiornato.
Spero che qualcuno segua ancora la storia… e spero che questo capitolo piaccia.
Voglio ringraziare anticipatamente tutti coloro che leggeranno questo capitolo e ancor di più coloro che lo commmenteranno ;P
Buona lettura!


PRISON





Aprì gli occhi piano, cercando di abituarsi all'oscurità.

Una stanza buia…

Odore di sangue…

Debolezza…

La sua mente registrò immediatamente tutto ciò che le era dato di comprendere prima di guardarsi intorno e constatare che Caroline aveva ragione.

Era una trappola.

Attorno a lei Stefan, Bonnie, sua madre Abby e alcune altre persone non meglio identificate erano legati lungo una parete privi di sensi.

Cercò di chiamarli, inutilmente.

Era sola.

Cercò di nuovo di chiamare Stefan, muovendo appena la mano incatenata e fu allora che lo sentì, piccolo ma letale… qualcuno le aveva infilato un ago nel braccio e, esattamente come aveva fatto Klaus, le stava prelevando tutto il sangue.

Preoccupata, si rivolse allora a Bonnie, accorgendosi solo in quel momento che anche lei era collegata a una flebo e che in realtà… lo erano tutti.

Ecco da dove proveniva quel forte odore…

eppure…

non capiva…

Qualcuno stava facendo scorta di sangue di vampiro, sangue di strega, sangue d'ibrido, sangue di licantropo… ma perché?

"Perché tra due giorni non esisterete più…" rispose una voce roca alle sue spalle.

Elena cercò di voltarsi.

"Come…?" chiese, con un fil di voce

"Ho fatto a sopraffare tutta questa brava gente?" chiese, sprezzante l'uomo, rigirando un pugnale tra le mani "Tanto esercizio fisico e un po' d'aiuto da parte del volenteroso papà di Caroline."

"Bill…" ricordò Elena, con un moto d'orrore al ricordo di quando era venuto in città.

All'improvviso, l'uomo sparì dalla sua visuale e poi le s'inginocchiò davanti.
Era sulla trentina, di colore, con una maglia nera leggera a collo alto e un giubbotto militare.
Armeggiò con alcune cose e lentamente, cambiò la sacca.

"Che cosa ne vuoi fare?"

L'uomo scoppiò in una fragorosa risata.

"Venderlo, mi pare ovvio!" rispose poi, tornando a guardarla "tra due giorni, questo nettare varrà tanto oro quanto pesa… e forse anche qualcosa di più!"

Elena sgranò gli occhi

"Ma non farti venire strane idee." continuò lui "Tu sarai l'ultima a morire. Il sangue della doppelganger vale almeno il triplo del loro e io non ho nessuna voglia di sprecarne neanche una goccia."

"Non sono più la doppelganger…" cercò di dire Elena, ma l'uomo la interruppe subito.

"No, sei anche meglio!" esclamò "Tra 48 ore, sarai il vampiro più famoso della storia! Ma non preoccupartene: è del tutto inutile. Ah… ed è anche inutile che cerchi di svegliare i tuoi amici, sono troppo deboli anche solo per sentirti." aggiunge poi, quasi in risposta allo sguardo di Elena "Tu hai ripreso i sensi solo perché io ti ho nutrita. E poi… tu mi servi per far venire qua lui…"
Elena scosse la testa, frastornata

"Lui…?" chiese, cercando di sfruttare quella situazione a suo vantaggio. Se non poteva muoversi, almeno forse poteva avere qualche informazione.

Come se le avesse letto nel pensiero l'uomo le s'inginocchiò di nuovo davanti e le accarezzò una guancia.

"Ti conviene riposare, piccola Elena... come ti ho già detto, la tua breve vita da vampira non durerà per molto…"

"Due giorni? Cosa accadrà tra due giorni?"

L'uomo si rialzò in piedi.
"Tutti i vampiri del mondo scompariranno, e non solo dal presente: dai secoli, dalla storia. Il mondo prenderà la via che avrebbe dovuto prendere centinaia di anni fa, grazie all'assenza di tutti questi mostri."

"Klaus?" chiese. L'uomo scoppiò di nuovo a ridere.
"No, al contrario, Klaus sarebbe molto felice se non fosse così. Scomparirà con voi. Tutti scompariranno e sai perché? Perché tu sei morta senza un erede." Sussurrò, arrivandole a due centimetri dalla faccia.

"Cosa?" sussurrò lei

"Buffo no?" esclamò l'uomo, tornando a sovrastarla "Nessuno sa niente tranne me e, da quanto mi è stato riferito, il maggiore dei Salvatore…"

"Damon…"

"Già, Damon. Ed è proprio per lui che ti tengo viva."

Elena strattonò le catene, cercando di nuovo di liberarsi "Non te lo permetterò!" gridò, ma la sua minaccia fece soltanto sorridere l'uomo.

"Guarda il quadro generale, Elena…" disse "non te ne rendi conto? La stirpe dei vampiri è condannata. Tu, stai morendo, loro stanno morendo, e tutto questo perché tu l'hai condannata. Stefan l'ha condannata, scegliendo di salvare Matt. Se avessi studiato, avresti saputo che il sangue della doppelganger è legato a doppio filo a quello dei vampiri originali. Esther l'ha fatto. La strega originaria. Senza di loro, tutti i vampiri scompariranno dalla faccia della terra e i licantropi prenderanno il potere."

Elena lo fissò inorridita.

"Se io muoio…"

"Se la dopelganger muore, i vampiri originari muoiono. Un'antica profezia, non so come funzioni… quel che conta è che alla prossima luna piena la storia verrà riscritta. Completamente."

E fu allora, nel lampo di gioia che vide passare negli occhi dell'uomo, nel suo sguardo ambrato, nella sua forza sovrumana che Elena capì…

"Tu… sei uno di loro…" sussurrò.

Il moro le rivolse un altro sorriso.

Ora tornava tutto. L'odio, le informazioni, la gioia di vivere quel momento… persino perché stessero aspettando Damon…

"Credete di essere migliori di loro? Che la terra sarebbe un luogo migliore?" esclamò

"Noi licantropi siamo come una famiglia. I vampiri combattono le loro stupide guerre personali mentre noi ci difendiamo l'un l'altro, ed è sempre stato così." rispose con calma

"Tu no." esclamò Elena fissandolo "nella stanza ci sono anche dei licantropi, cosa mi dici adesso della tua idea di famiglia?!"
L'uomo si voltò verso alcuni ragazzi svenuti, alzando le spalle.

"Loro?" chiese indicandoli "futuri ibridi di Klaus. Si sono venduti a lui nella speranza di diventare più forti, immortali. Sono loro che hanno rinnegato il clan, non io. E poi, non credo che tu sia così tanto diversa da me…" disse l'uomo, avvicinandosi "se sei così sicura che i vampiri siano degni di esistere, perché rifiuti anche solo l'idea di essere come loro?"

Elena abbassò la testa.

"Io non ho mai pensato-"

"Andiamo!" disse l'uomo allargando le braccia "Chi credi di prendere in giro? E' sotto gli occhi di tutti. Scommetto che stai con il giovane Salvatore solo perché rinnega la sua natura. Quante volte avrai chiesto ad un vampiro di essere più umano? Quante volte avrai cercato di sovrapporre la loro immagine all'uomo che erano? Tutti questi vampiri, che tu consideri tuoi amici, tu stessa, il tuo ragazzo… non state facendo altro che rifiutare quello che siete. Tu ti credevi migliore, perché… eri umana. Ma la vita è un filo così sottile, Elena… non ci vuole niente per spezzarlo… forse sarebbe dovuto avvenire più avanti… forse avresti preferito che fosse qualcun altro a farlo, ma è proprio questo il bello" disse, avvicinandosi ad un soffio dal suo viso "non siamo noi a scegliere…"

Disgustata, Elena gli sputò in faccia.

"Mi fai vomitare!" gridò lei, al limite della sopportazione.

L'uomo si limitò a sorridere, rialzandosi lentamente. Si deterse lo sputo con una manica della giacca e cominciò a cambiare un'altra sacca di sangue.
Il colorito di Stefan si faceva sempre più pallido e Abby aveva già assunto una leggera sfumatura di grigio. Ma era per Bonnie che Elena era più preoccupata: lei non si sarebbe ripresa ingurgitando semplicemente qualche sorso di sangue umano…

"L'altro Salvatore sta cercando un rituale per farti ritornare umana" disse improvvisamente l'uomo, senza guardarla "è patetico, non credi? Vorrebbe ridarti quello che hai perso, anche se sa che ormai hai scelto suo fratello. Ma anche così, cosa ci vorrà perché tu muoia di nuovo, in un altro incidente magari, magari senza il sangue di un vampiro in corpo? Ad ogni modo, sarebbe decisamente seccante se ci riuscisse e quindi, ho deciso che lo ucciderò."

Elena rimase per un attimo a bocca aperta.

L'immagine di Damon sul letto di morte le si presentò prepotente davanti agli occhi.
Aveva davvero creduto di perderlo allora…
e ne era stata terrorizzata.

Proprio come adesso.

"Vedo che sei rimasta senza parole…"

Elena ricacciò le lacrime in gola e si voltò verso l'uomo.
Improvvisamente, tutti i pezzi del puzzle erano andati a posto.

Ora sapeva come, dove e perché…

Le rimaneva sola la cosa più importante: come uscire da lì…

"Anche voi licantropi uccidete. Non credere che non sappia come perdete il controllo durante la luna piena. E quei pochi licantropi che conosco considerano la loro natura una maledizione."

"Già…" disse l'uomo, per nulla impressionato "ma, come ti dicevo prima, siamo una famiglia… di quanti attacchi hai sentito parlare?" chiese "e di quanti morti per attacchi di animali si è scritto invece? Noi sappiamo gestire le nostre teste calde mentre i vampiri non fanno altro che uccidere, uccidere e uccidere... e spesso noi licantropi veniamo accusati per i loro reati. Questa storia deve finire!" esclamò "E non lascerò che nessuno si metta in mezzo! L'unica cosa che avete di buono, sono le vostre capacità di guarigione…"

"E quindi tu hai deciso di prendere la palla al balzo, non è vero?" lo rimbeccò Elena, sporgendosi in avanti "morti tutti i vampiri tu sei il solo che ne può vendere il sangue come medicina miracolosa e diventare ricco. E già che ci sei ti procuri anche un po' di sangue di licantropo per uccidere chi per sbaglio dovesse morire con la tua medicina in corpo e, visto che sei previdente, anche un po' di sangue di ibrido, casomai qualcuno volesse ripagarti con la tua stessa moneta…"

"Vedo che hai capito tutto alla perfezione…"

"Ma c'è una cosa che non hai tenuto in considerazione…"

"Ah sì? E quale?"

"Me…" disse una voce acuta alle sue spalle.

Il pugno lo fece sbattere contro la parete.

Connor si voltò.

Tyler stava davanti a lui. Caroline alle sue spalle liberava Bonnie e poi dava qualcosa a Stefan. Una sacca di sangue. Un dardo sfrecciò in direzione della bionda, mettendola ko. Stefan riuscì a malapena a riaprire gli occhi e guardare Elena.

"Tu e le tue stupide armi alla verbena!" esclamò Tyler prima di colpirlo nuovamente sul volto.

Connor si asciugò il sangue che gli colava dalle labbra e tirò fuori un piccolo telecomando.

"Addio ragazzo…" disse solo, prima che un'enorme gabbia cadesse dall'alto intrappolando l'ibrido.
Elena si voltò a destra e a sinistra terrorizzata. Davanti a lei, Caroline veniva legata e sedata come tutti gli altri, mentre un piccolo ago le veniva infilato nel braccio.

"Ecco… così va bene…" sussurrava Connor imbavagliando la bionda.

Stefan era scappato, portando con sé la sacca di sangue, sicuramente per cercare aiuto e trovare un angolo per riprendere le forze, mentre Tyler continuava a prendere a pugni la gabbia con il solo risultato di avere ormai tutte le mani e le braccia ustionate.

"E' protetta con un incantesimo potente, nemmeno se tu fossi Klaus in persona riusciresti ad uscire…"

L'ibrido lo guardò con un ghigno storto

"Hai proprio pensato a tutto, eh?" chiese.

L'uomo sorrise.

"Mi piace avere il vantaggio della conoscenza…"

*****

Dannazione…

Mentre correva Damon non riusciva a togliersi dalla testa le poche parole che l'avevano sorpreso e fatto uscire di corsa da casa.

"Aiuto… Damon… Presto… Hanno Elena…"

Poi, il silenzio più totale.

Aveva ascoltato, aveva corso, aveva usato tutti i suoi sensi da vampiro per rintracciare un qualsiasi indizio, ma niente. La mente affinata di Bonnie era riuscita a mandargli quell'inutile messaggio e poi si era spenta, dissolta, svarita nel nulla. Esattamente come suo fratello. Esattamente come tutti i suoi 'amici'.

E allora Damon aveva fatto l'unica cosa che gli era venuta in mente: era andato da lei.

*****

"Come osi presentarti di nuovo al mio cospetto?"

"Taglia coi preamboli strega. Qualcuno ha preso Elena."

"Beh…" sembrò riflettere la figura vestita di bianco "almeno ora non dovrai scegliere…"

Il vampiro fece uno scatto avanti e la inchiodò al muro.

"Non sono venuto qui per giocare. La piccola Bennet mi ha mandato un messaggio, una specie di telegramma mentale e non l'avrebbe mai fatto se non fosse stata a sua volta in pericolo. Hanno lei, hanno mio fratello, lo sceriffo, il sindaco, in pratica tutti, perciò fammi pure scoppiare la testa se vuoi, ma dimmi dove posso trovarli o Bonnie non sarà l'unica strega a morire oggi!"

La donna sembrò riflettere un secondo, poi indicò il tavolo e il vampiro la lasciò andare.

Salmodiando qualcosa in latino, afferrò la mano del vampiro e v'incise un profondo taglio. Il sangue si concentrò tutto in un unico punto sulla cartina della città.

"Grazie…" disse Damon sparendo alla velocità della luce.

Doveva fare presto. Doveva salvarla…

*****

Il seminterrato era umido e buio, ma nessuna delle due cose rappresentava un problema per Damon. Le pareti e il pavimento completamente cosparsi di verbena invece… quel tizio doveva avere una piantagione privata…

"Ecco… così va bene…" sentì dire, mentre scivolava silenzioso accanto alla porta.

Da lì poteva vedere chiaramente Bonnie legata, un ago infilato nel braccio, una sacca che si stava lentamente riempiendo. Li sta dissanguando? Pensò. Poi vide Tyler bloccato al centro della stanza, le mani e ogni parte del corpo visibilmente ustionati e poi vide Elena, stesa sul pavimento. Lei non aveva nulla, se non un grosso taglio sulla fronte. Probabilmente il rapitore aveva deciso di metterla semplicemente fuori gioco…
Non riusciva a vedere altro, ma avvertiva l'odore degli ibridi e una ciocca di capelli biondi, probabilmente Caroline. Erano troppi e quel pazzoide doveva aver sicuramente messo in conto un attacco frontale.

"Non riuscirai a tenerci qui! La fine del mondo è tra due giorni? Scommetto quello che vuoi che ce ne saremo già andati tutti entro domani!"

Elena… beh, almeno lei stava bene… e forse aveva una possibilità…

Si concentrò e sperò che funzionasse…

All'improvviso, una mano gli afferrò il braccio.

*****

Le catene erano robuste e il sangue che continuava a sgorgare nel tubicino di silicone trasparente la rendeva più debole ogni secondo che passava.
Vedeva Connor aggirarsi tra i suoi ostaggi, controllando lo stato delle sacche di sangue, come un improbabile infermiere e si accorse che sul pavimento, vicino alla porta, c'erano alcune sacche vuote provenienti dal General Medical Hospital, probabilmente quelle con cui lo squilibrato l'aveva nutrita.

All'improvviso, sentì una voce sussurrare dentro la sua testa.

Elena… riesci a sentirmi?

Damon…

****

La vide stupirsi un attimo e poi ritornare seria e benedì il legame che condividevano grazie al sangue che l'aveva trasformata. Ora che era debole, era semplice per lui entrare nei suoi pensieri quel tanto che bastava per riuscire a dialogare…

Si concentrò di nuovo, cercando di mandarle un messaggio.

*****

Sbattè le palpebre perplessa e, quando le riaprì, erano sotto il portico di casa sua.
L'aria era fresca e sapeva di fiori e un sole tiepido le scaldava la pelle abbronzata.
Abbronzata?
Si guardò la mano spaesata, alla ricerca dell'anello che le aveva fatto Bonnie.
Nulla… non c'era! Eppure non stava andando a fuoco…

"Qui non ti servirà."

La voce che pronunciò quelle parole l'avrebbe riconosciuta tra mille.

Si voltò, abbracciandolo forte.

"Oddio, Damon, stai bene?" chiese.

Il vampiro annuì.

"Jeremy?"

"E' con me, ma non abbiamo molto tempo…."

"Lo so…" disse Elena.

Se all'improvviso si trovava sotto il portico di casa sua senza anello e sotto il sole ci poteva essere una sola spiegazione.

"Sai cosa sto facendo?" chiese, Damon in un sussurro. Elena era una ragazza sveglia.

"Sì" rispose infatti la giovane vampira.

"Ma ti prego, devi stare attento: quell'uomo è un licantropo ed è anche molto astuto."

"Tu stai bene?"

"Sì." Rispose Elena, senza tradire una certa agitazione. "mi ha tenuta in vita perché voleva te. "

Damon alzò un sopracciglio.

"Ha detto che sa tutto sulla profezia e che i vampiri scompariranno dai secoli perché sono morta senza un'erede. Dice che sei il solo a saperlo oltre a lui e mi sta usando come esca per ucciderti."

A quelle parole Damon aprì la bocca chiudendola subito dopo.

"Lasciami qui. Non mi ucciderà prima di domani, lasciami con lui e cerca un modo per-"

"Non se ne parla nemmeno!"

Lo sguardo di Damon era furente.

Elena smise subito di insistere: non avevano molto tempo e sapeva che quando Damon Salvatore aveva quello sguardo, non c'era modo per farlo tornare sui suoi passi.

"E allora cosa pensi di fare?"

"Credo di potervi portare tutti fuori, ma ho bisogno che tu lo distragga."

"Cosa vuoi che faccia?"

"Siete in troppi, dovrò portarvi fuori poco alla volta, ma libererò prima te, così che tu possa difenderti"

"Come? Come posso distrarlo Damon?"

"Inventati quello che vuoi… Ricordati che sei un vampiro adesso… e lui è un licantropo, ciò significa che senza luna piena ha molti meno poteri"


Elena annuì.

Un istante dopo era di nuovo nel seminterrato. Sbattè le palpebre e sentì qualcosa caderle in mano: la chiave delle manette.

*****

Andiamo Elena…

Fermo nel suo angolo, Damon osserva con ansia la ragazza che si liberava i polsi. In men che non si dica, la chiave era nuovamente nelle sue mani, ma Elena non si era mossa di un centimetro. Ringraziò il cielo che i licantropi non avessero i sensi sviluppati come quelli dei vampiri e che il tizio in mezzo alla stanza non facesse eccezione, e face cenno a Jeremy di andare di sopra.

"Ho fame…" la sentì dire.

Subito Connor andò da lei. Evidentemente voleva che fosse in forma, nonostante la trasfusione, e questo gli dava un enorme vantaggio.

"Hai sete?" chiese

Elena annuì.

"Non siamo mica al Grand Hotel…"

"Ma più sangue io mangerò e più tu potrai cavarmene e i tuoi guadagni saliranno alle stelle"

L'uomo sembrò pensarci su un attimo, poi si convinse. Afferrò una sacca di sangue e protese la cannuccia verso la ragazza.

Era il momento.

Come un fulmine, Damon iniziò a trascinare fuori Caroline, Bonnie, Abby e Carol. Poi, Liz e qualche sacca di sangue. Li distese sul prato, tornando subito dentro, mentre Jeremy si occupava di nutrirli.

Il tutto non durò che un paio di secondi.

Stefan si era appena alzato quando sentì Damon che lo afferrava per un braccio e lo faceva voltare su sé stesso.

"Sei troppo debole. Fa in modo che riescano a scappare, a lei ci penso io." disse e, senza dargli la possibilità di replicare, svanì per le scale.

Quando tornò dentro, Elena si stava ancora nutrendo, succhiando lentamente dalla lunga cannuccia che Connor usava per restare fuori portata.

C'è ancora Tyler… pensò ma come diavolo faccio ad aprire quella grata…?! mentre malediceva in cuor suo Elena, che non l'avrebbe mai perdonato per aver abbandonato al suo destino un suo amico, senza contare le ire della bionda Caroline, sentì un dolore acuto alla testa e senza neanche accorgersene si ritrovò sdraiato su un fianco.

Connor era in piedi di fronte a lui, con una balestra puntata tra le mani, e lo guardava sorridendo.

"Ti stavo aspettando…" disse.

Immediatamente Damon gli sferrò un calcio ben assestato e fece finire il cacciatore al tappeto.

Con nonchalance si rialzò, sorridendo, e puntò la balestra contro Elena.

"Vuoi che la uccida ora?" chiese

Damon fece un passo avanti

"No no…" disse Connor, estraendo una seconda balestra "e non farti illusioni, sono abbastanza allenato da uccidervi entrambi prima che possiate farmi del male"

Damon stava ancora ragionando su come risolvere la questione quando Elena con un balzo atterrò il licantropo. Lo disarmò velocemente e poi guardò Damon e la gabbia dov'era imprigionato Tyler.

"Apri la gabbia!" gridò, rifilando a Connor un pugno in faccia "Ce ne dobbiamo andare di qui!"

Un altro pugno. Connor rideva. Un altro calcio. Si rialzava. Una ginocchiata

"Ancora un istante… fatto!" gridò il vampiro, azionando il macchinario. Come la leva sciolse l'incantesimo, Tyler aprì le sbarre e si diresse verso il più vecchio dei Salvatore.

"Questo è per esserti messo contro di me!" esclamò, e gli mollò un pugno in faccia. Poi, senza degnare di uno sguardo né Elena né il cacciatore, lasciò la grotta.

"Ma tu guarda che ingrato…" esclamò Damon, asciugandosi un rivolo di sangue dal labbro. Elena intanto continuava a combattere contro Connor. Damon la raggiunse in un istante.

Se c'èera una cosa che, suo malgrado, Damon Salvatore avrebbe dovuto ammettere, era che quel licantropo con le armi ci sapeva fare. Non che avesse combattuto contro molti licantropi, anzi se si escludeva Mason l'elenco si riduceva a Tyler, però la lotta iniziava davvero a rivelarsi stancante. Elena aveva iniziato a perdere colpi e lui continuava a riceverne, nonostante cercasse in ogni modo di darne.

"Questa lotta mi sta stancando…" esclamò Connor, estraendo un paletto.

"Sapessi a me…" disse Elena, voltandosi e torcendogli il braccio dietro la schiena. Ce l'aveva fatta, aveva immobilizzato Connor, avrebbe avuto una frazione di secondo per ucciderlo e…

"Finiscilo!" esclamò il vampiro, ma Elena scosse la testa, lasciandolo andare.

"Ma che cazzo ti è preso?!" gridò il vampiro, continuando a combattere.
Ma Elena sembrava non ascoltarlo. Era immobile, paralizzata quasi.

Avrebbe potuto ucciderlo…

"Andiamo via…" sussurrò poco dopo rialzando lo sguardo, ma l'espressione terrorizzata sul volto sanguinante di Damon la fece tacere.

Tyler era scappato e nella stanza restavano solo loro due e Connor e, se Damon era davanti a lei allora Connor…

"Non muovere un muscolo o la uccido!"

"Calma…" sussurrò il vampiro, cercando di riflettere, per quanto la balestra puntata contro Elena gli permettesse di fare.

Che cosa poteva inventarsi adesso? Cosa poteva fare?

"Posa il pugnale e la lascio andare…" esclamò Connor, caricando il colpo.

Damon guardò Elena per un istante

e poi mise a terra il coltello.

Come a rallentatore, Elena vide gli occhi di Damon che la guardavano pieni di mille frasi non dette, la lama che cadeva lenta a terra e, quasi istantaneamente, il dardo della balestra che partiva nella sua direzione.

"Damon, no!" gridò.

Ma la freccia, sorda alle sue parole, si conficcò comunque nel petto del vampiro.

Damon cadde a terra ed Elena rimase a bocca aperta, non riuscendo nemmeno a pensare.

*****

Damon… Damon oddio… oddio Damon…

Continuava soltanto a pensare quando un leggero rumore la fece voltare.

Nella balestra era stato incoccato un secondo dardo, che era pronto a partire nella sua direzione.

Senza nemmeno accorgersene, Elena era sull'uomo e lo stava massacrando di botte.

Il sangue si unì alle lacrime, mentre il licantropo smetteva di gridare, completamente abbattuto da quella furia scatenata. Non si fermò nemmeno quando smise di difendersi, nemmeno quando smise di respirare, neppure quando, con un rapido gesto, lo prosciugò di tutto il sangue che aveva ancora in corpo e gli spezzò il collo.

Non sentiva più nulla, Elena.

Nulla.

Se non il dolore.

All'improvviso, un piccolo lamento alla sua destra richiamò la sua attenzione.

Si bloccò, come respirando insieme a quel piccolo suono.

Poi, lentamente, si voltò.

Steso su un fianco, con la freccia che ancora gli usciva dal cuore, Damon Salvatore la stava chiamando, cercando di usare le poche forze che gli erano rimaste.

In un attimo, Elena fu al suo fianco.

"Damon…" sussurrò, piangendo. Non riusciva a capacitarsi di star rivivendo quel momento…

Il vampiro aprì gli occhi, debolmente.

"A-aiutami…" disse solo e fu allora che Elena si risvegliò. Fissò Connor, che giaceva ormai senza vita in una pozza di sangue e poi la balestra, abbandonata in un angolo della stanza e la freccia, conficcata al centro del petto di Damon.

Un po' troppo al centro, per fortuna.

Un po' troppo vicino allo sterno per avere effettivamente trapassato il cuore.

Una lacrima le rigò sottile la guancia, seguita da molte altre.

Mentre piangeva, Elena afferrò con delicatezza la freccia che sporgeva dal corpo di Damon e la spezzò. Poi, con un unico gesto fluido, sfilò il pezzo rimasto e lo gettò lontano.

Dopo qualche secondo gli porgeva una sacca di sangue, raccolta tra le tante che Connor aveva accatastato nel suo borsone e lo aiutava ad uscire.

*****

"Che spettacolo orrendo…" fu il solo commento dell'uomo seduto sulla una panca, mentre lo guardava ricomporsi.

Connor alzò il volto ancora sfigurato su Bill, mettendosi a posto il naso.

"Ero così vicino… me li sono lasciati sfuggire!" recriminò l'uomo mettendosi a posto con un sonoro crack la spalla lussata "La prossima volta…"

"Non ci sarà una prossima volta, Connor" disse Bill Forbes, sistemandosi la giacca "grazie alla tua goffaggine, entro due giorni Elena Gilbert tornerà umana dando nuova vita agli originali e la profezia diventerà solo un mucchio di carta straccia…"

"Cosa pensi di fare?" chiese quindi Connor, fissando con intenzione le varie sacche di sangue.

"Semplice" disse Bill "la uccideremo fintanto che sarà umana."




*****

NdA: allora, che ne dite??? Vi ho fatto prendere un colpo eh? Ma per fortuna è tutto a posto… più o meno… ora bisognerà vedere come i nostri ragazzi affronteranno questa nuova minaccia. Voi che ne dite? E Elena, riuscirà finalmente a lasciarsi andare con Damon ora che gli ha salvato la vita?
Alla prossima!!!

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Capitolo 7
*** Thanks... ***


Ok scusate il ritardo ma ultimamente tra un terribile blocco da pagina bianca e l'inizio della nuova serie mi era proprio passata l'ispirazione. Parlo al passato perché fortunatamente per il momento sembra tornata. Grazie a chi ha letto lo scorso capitolo e a tutti coloro che leggeranno questo!
Ci vediamo in fondo. Buona lettura!!! :)

*****
Thanks…



*****

Damon si appoggiò a un albero, guardandosi attorno.

"Credo che possiamo fermarci…" sussurrò, scostando appena la mano dal petto, laddove il paletto era entrato e, stranamente, aveva lasciato un profondo foro.

Elena scosse la testa, impaurita.

"No… non so… non credo…" balbettò

"L'hai ucciso, Elena." La contraddisse il vampiro senza mezzi termini, rimarcando quella spietata parola "E' morto. Non ci farà più alcun male."

Elena rimase in silenzio, mentre Damon si sedeva e riacquistava le forze. Dannazione, quella ferita stentava a sanarsi. Merito probabilmente della verbena che quel maniaco aveva sparso dappertutto. Si guardò di nuovo il petto, notando che stava ancora sanguinando, e rivolse la testa all'indietro. Aveva veramente creduto di morire, nella caverna. Sapeva cosa avrebbe significato far cadere il pugnale, l'aveva capito subito. In fondo, se Connor voleva far avverare la profezia, era lui quello che gli serviva morto, non Elena, non Stefan, lui. Se Damon non fosse riuscito a raccontare a nessuno ciò che aveva scoperto il suo piano avrebbe funzionato, e Damon sapeva che averlo di fronte disarmato era un'opportunità che Connor non si sarebbe lasciato scappare. Eppure, non aveva potuto… Quando l'aveva vista persa, con quella balestra puntata addosso, Damon aveva capito che sarebbe bastato un secondo per perderla per sempre. Con la speranza che la neo-vampira riuscisse comunque a scappare e a raccontare tutto a suo fratello, aveva lasciato quindi cadere la lama e nemmeno un secondo dopo, aveva sentito il legno della freccia forargli il petto.

E allora lei aveva fatto ciò che non si sarebbe mai aspettato di vederla fare… la scena che si era consumata dentro il sotterraneo era presente alla sua mente come se fosse accaduto solo qualche secondo prima. Elena che perdeva il controllo, che dilaniava la carne di quell'essere, che sopraffatta dalla furia per il gesto del cacciatore, prosciugava il suo corpo fino all'ultima goccia. E poi, finalmente, aveva sentito la sua voce che la chiamava. L'aveva chiamata anche prima, ma non era servito. Elena era accecata dalla collera, mentre ora… ora correva verso di lui e gli prestava soccorso, con gli occhi pieni di lacrime alla vista di dove quella maledetta freccia l'aveva colpito.
E allora, proprio come sul suo letto, Damon l'aveva sentita irrimediabilmente sua.

"Cosa faremo?!" La voce di Elena lo distolse dai suoi pensieri. Aveva i capelli sul volto e si torturava la manica del maglione.

La guardò preoccupato: gli era suonata lontana, quasi atona.

La giovane invece non riusciva nemmeno ad alzare lo sguardo e fissava un punto imprecisato tra le fronde.

"Innanzitutto, ci libereremo del corpo…" disse, come se fosse un fatto assolutamente privo d'importanza "poi andremo da Stefan e vi spiegherò le nostre prossime mosse."

A quelle parole, Elena scattò verso di lui come una molla, le lacrime ancora presenti negli occhi.

"Devi proprio essere così insensibile?!" chiese, avvicinandosi con il volto mutato "Io non volevo ucciderlo… io… mi ero fermata!" gridò.

Tremava e Damon si alzò in piedi, avvicinandosi, ma lei lo cacciò via.

"Stai lontano da me!" esclamò "Tu… tu c'eri mentre io… è stata tutta colpa tua! Perché non mi hai avvisata che eri ancora vivo? Perché non mi hai fermata? Che cosa faremo adesso? Perché non mi hai fermata…" ripetè, singhiozzando forte.

Damon accolse quel corpo tremante tra le braccia, aspettando che si calmasse. La strinse forte, bloccandole le braccia quando cercava di allontanarlo e ascoltando le sue recriminazioni senza nemmeno ribattere. Accolse le sue lacrime, i suoi pugni, le sue male parole.

E poi, quando infine tacque, le prese il volto tra le mani e le sussurrò "Grazie…"

*****

"Io vado a cercarli!"

A casa di Elena, Stefan era tutto fuorchè calmo. Suo fratello e la donna della sua vita erano rimasti alla caverna e ora in lui combattevano due istinti opposti: l'uno che gli diceva di andare a prenderla, l'altro che lo obbligava a restare lì e a dare ascolto al fratello.

In fondo, anche se sbagliava spesso i modi, Damon aveva quasi sempre ragione.

Ma adesso che tutti erano a casa sani e salvi poteva andare a controllare, vero?!

Stava per afferrare la maniglia della porta, intenzionato ad uscire, quando la porta si aprì da sola e Tyler lo salutò con un sorriso.

"Connnor è temporaneamente fuori gioco" Disse, spiazzando Stefan "Ma credo che noi due dovremmo fare due chiacchiere…"

*****

"Tieni… bevi ti farà star meglio…"

Bonnie riaprì gli occhi lentamente, guardando il volto di Caroline.

"E'… è…" sussurrò, non riuscendo ad articolare la frase.

"E' caffè" rispose Caroline allungando la tazza "Stefan ti ha dato il suo sangue prima e ora ti faccio da guardia del corpo per le prossime ore…"

Bonnie si guardò intorno spaesata. La testa le scoppiava e le gambe le facevano un male incredibile. Non riusciva a tenere nemmeno gli occhi aperti ma una cosa l'aveva sentita bene.

"Perché?" chiese quindi, cercando di mettersi seduta.

Caroline abbassò le testa.

"Connor ci ha rapite… ti ha preso molto sangue e lo stesso ha fatto con me, anche se non ne so il motivo, ma io sono un vampiro, quindi mi basta mangiare per riprendermi da una cosa del genere…"

"Già…" disse Bonnie riuscendo finalmente ad alzarsi ed afferrando la tazza di caffè fumante "Connor… il nuovo cacciatore di vampiri arrivato in città. Ricordo che ne stavo giusto parlando con lo sceriffo… scusa… con tua madre prima che qualcuno mi desse una bella botta in testa…"

Caroline si fece più vicina, stringendo le labbra.

"Lo so…" disse indicando il letto accanto a quello di Bonnie "Stefan ha curato anche lei… ma non capisco perché abbia voluto tirarla in mezzo… voglio dire, lei è soltanto un'umana…"

*****

"Dobbiamo parlare…"

Il tono di Klaus era più quello di una minaccia che quello di una chiacchierata tra amici.

"Io e te non dobbiamo parlare proprio di niente!" esclamò infatti Stefan colto sul vivo.

"Ah no?" chiese Klaus, falsamente stupito "credevo t'interessasse che la tua attuale ragazza non morisse… cioè, sai quello che intendo…"

"Che diavolo sei venuto a fare qui?!" chiese Stafan in un ringhio

"Voglio solo parlare con la tua strega" rispose Klaus senza badarvi

"Lei è fuori dai giochi adesso!"

"Già…" disse il vampiro abbassando lo sguardo "ma non credo che nemmeno lei voglia vedere la sua amica e tutti noi morire e purtroppo, non abbiamo molto tempo perciò, perché non mi lasci fare due chiacchiere innocenti con Bonnie e non vai a recuperare tuo fratello così quando torni facciamo una bella riunioncina di famiglia mmh?"

Gli occhi di Stefan bruciavano, se avesse potuto l'avrebbe incenerito volentieri con lo sguardo.

"Ah… e già che ci sei…" continuò Klaus, già diretto al piano di sopra dove aveva visto il vampiro rivolgere lo sguardo "porta qui anche la tua nuova vampira, sempre che tuo fratello l'abbia lasciata ancora presentabile…"

*****

Elena spalancò gli occhi, interdetta.

Gli aveva gridato di tutto, gli aveva recriminato qualunque cosa, si era sfogata con lui per colpe che non erano neanche lontanamente sue e lo aveva preso a calci, pugni, e male parole. Gli aveva inzuppato la maglietta di lacrime e lo aveva di nuovo accusato di essere la causa della sua folle azione e dei sentimenti che provava e lui, per tutta risposta, lui le diceva… grazie…?

Si staccò di mala voglia da quelle braccia accoglienti e lo guardò fisso negli occhi.

Damon stava in silenzio, fissandola a sua volta.

"Mi hai salvato la vita…" disse dopo un poco, vedendo che lei se ne stava immobile senza riuscire a parlare "avevi deciso di lasciarlo andare, ma quando sono stato in pericolo hai deciso di fare l'unica cosa che poteva salvarmi e per questo ti ringrazio" sussurrò, accarezzandole una lunga ciocca di capelli

"Quello che ho fatto… è sbagliato…" si disse ad alta voce insicura, continuando a fissarlo negli occhi. Damon sorrise. Era sempre così con Elena, i loro confronti, i loro scontri, le loro unioni… erano come imprigionate in una sottilissima campana di cristallo. Una bolla di sapone. Un universo parallelo in cui il tempo si fermava e loro due erano le uniche cose importanti. Ma come tutte le cose eccessivamente delicate, bastava un nulla per spezzarle, eppure erano così… perfette… , "No…" le disse continuando a fissarla "se credi che ne sia valsa la pena."
Elena distolse lo sguardo.
"Ehi…" la richiamò lui "guardami… Quell'uomo stava per uccidere tutti i tuoi amici, compreso Stefan. Se tu non lo avessi fermato, ora noi staremmo scappando e nessuno sarebbe più al sicuro e stiamo parlando della tua famiglia, del tuo paese…."

"Adesso capisco…" disse Elena, interrompendolo. Uno sguardo diverso ora. Il momento magico si era spezzato, eppure la sua voce era la stessa, solo lo sguardo era diverso. Sicuro, non più spaventato, consapevole.

Damon si rabbuiò. Che cosa voleva dire? Stava per tirare di nuovo in ballo Stefan e i sentimenti che provava per lui nella sua storia tutta cuori e unicorni? O forse aveva forse preso un'altra delle sue decisione altruistiche?Un'altra di quelle idee che, chissà perché, avevano quasi sempre come conseguenza il loro provvisorio allontanamento… perché lui non l'avrebbe lasciata. Mai.

Che cosa capiva?

"Ti ho sempre dato contro… ma hai sempre avuto ragione tu…" disse lei d'un fiato, spiazzandolo.

Ok, ora Damon stava seriamente valutando l'ipotesi che il sangue di Connor fosse drogato.

La fissò spaesato ed Elena approfondì l'argomento.

"Ho sempre pensato in termini di giusto e sbagliato. Non mi sono mai soffermata su cosa fosse necessario…" Damon inclinò un poco la testa… ora aveva capito dove voleva andare a parare…

"Io non faccio il bene, Elena…" disse, in un sussurro, ricordando le stesse parole, in un altro tempo.
"Sì, ma alla fine della giornata, spesso sei tu quello che dobbiamo ringraziare per essere ancora tutti interi…"

Damon scosse la testa, accarezzandole una guancia, ma Elena non sembrava intenzionata a smettere.

"Io e Stefan abbiamo parlato a lungo su come dovrei nutrirmi adesso che sono un vampiro" disse, prendendogli una mano "ma nessuna delle sue soluzioni hanno funzionato e sai perché? Perché negano quello che sono diventata. Stiamo cercando delle false soluzioni a un vero problema, Damon… e ala fine, la cosa che mi ha salvato dal non dissanguare Bonnie è stata proprio la tua 'lezione'…"

Damon sorrise.

"Piacere di essere stato utile…" sussurrò, con un sorriso storto

"Insegnami"

La domanda di Elena arrivò immediata, decisa e sicura come solo la domanda o meglio l'ordine di una Petrova poteva essere. Elena non conosceva affatto i suoi poteri, si ritrovò a pensare Damon, e non stava pensando a quelli vampirici. Quella richiesta, così sincera, così aperta, era quanto di più bello potesse chiedergli.

Ma prima c'era una questione da chiarire:

"E come pensi di fare con Stefan?" chiese

Non aveva rifiutato, era già un inizio. Per la prima volta, Elena si trovava meglio a parlare con lui che non con suo fratello. La bocca era piegata in un sorriso aperto e anche le mani indugiavano nelle sue, come se non vi fosse stato altro posto migliore di quello dove stare.

"Dovrà accettarlo" disse risoluta e Damon sentì il cuore balzargli nel petto. Nessuna promessa l'avrebbe più tenuto lontano da Mystic Falls… nessuna scelta. Ora era tutto di nuovo in gioco, poteva sentirlo… "e poi dovremo parlare con Bonnie, per capire come mettere fine a questa storia della discendenza…"

"Per questo hai ragione, ci serve Bonnie, ma io ho già la risposta che cerchiamo…" disse Damon, con un'inconfondibile luce negli occhi "dobbiamo solo sperare che la streghetta abbia ereditato un po' di magia potente dai suoi antenati… ma ancora non capisco una cosa: se sai che potrai ritornare umana, allora come mai vuoi imparare ad essere un vampiro?" chiese

Elena rimase un solo secondo a pensare, mentre a Damon passavano nella mente almeno dieci scenari, uno peggiore dell'altro, con cui poteva rispondergli.

"Devo essere pronta" disse infine, lasciando che una lacrima le rotolasse giù per la guancia "Il ragazzo di Lexi aveva ragione: non si può amare in eterno, a meno di non vivere in eterno…"

Dietro le fronde di un salice, Stefan strinse le labbra.

I giochi non erano finiti… non ancora.

*****

NdA: ok, come vi è sembrato? In questo capitolo ho trascurato un po' gli altri personaggi a favore di Damon ed Elena ma era importante che si parlassero e poi gli altri torneranno presto. In fondo, abbiamo lasciato Stefan dietro un albero, Connor con Bill e (cosa più allarmante) Klaus con Caroline e Bonnie ;P
Ringrazio pubblicamente chiuque voglia lasciare un commento e chiunque legge/leggerà questa storia!!!
Alla prossima!!! :)

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