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di Elhrion
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il pericolo nella notte ***
Capitolo 2: *** La decisione giusta ***
Capitolo 3: *** Mangia per non essere mangiato ***



Capitolo 1
*** Il pericolo nella notte ***


Due grandi occhi, profondi, nell’oscurità. Non molto lontani da me.
Non saprei dire di che colore sono, e non perché è buio.
Sembrano emanare luce propria, come le stelle. Mi guardano, sgranati, senza indicare un’espressione precisa. Famelici ma con uno spiraglio di… sofferenza? Non ne sono sicura.

Nell’aria risuona il tiepido brusio della boscaglia, interrotto solo dal respiro affannoso e pesante, provenire dalla parte di quelle iridi lucenti, fisse su di me ed immobili.
Potrei allontanarmi dalla creatura che ho davanti, ma dentro di me, l’istinto mi dice che sembra essere in difficoltà.

Decisi di avvicinarmi per capire meglio la situazione, anche se con un po’ di paura.  Mentre avanzo sento la terra umida sotto le zampe e un odore soffocante si insinua ad ogni mio respiro.
Seguo sempre quegli occhi, mi attraggono verso di se. Stranamente, la creatura a cui appartengono, si limita a sbattere le palpebre, senza cercare di attaccarmi o scappare.
Sarà una volpe come me? Sarebbe tanto bello quanto impossibile scoprire adesso un mio simile.
Avvicinandomi con cautela, iniziai a distinguere il pelo nero, che si confondeva con il buio della notte, e, arrivata a debita distanza, lo vidi:
Un lupo. Scuro come la cenere.
Un brivido di terrore mi vibrò dalla coda alle orecchie.
Feci per scappare, quando notai delle chiazze sparse sul suo corpo.
Con l’aiuto del bagliore della luna, capii che si trattava di sangue.
Abbassai lo sguardo e vidi un oggetto robusto color grigio come la pietra, una trappola che usano gli esseri umani per catturarci.
Stringeva l’intera zampa, conficcandosi nella sua carne con le punte taglienti.
Rimasi come bloccata.
Non sapevo cosa fare. Dovevo aiutarlo? O forse andarmene e lasciarlo al suo destino? Se togliessi quella morsa metallica farei una cosa giusta, ma… le conseguenze? Quel lupo potrebbe benissimo decidere di sfamarsi per ritrovare le forze. E la cena sarei io.
Indugiavo scrutandogli le pupille, più grandi di prima, data la distanza.
Alzò la testa e mi guardò con un’aria indescrivibile.. quasi altezzosa, ma al tempo stesso solenne.
“Non mi serve il tuo aiuto” – questo sembravano voler dire i suoi occhi.
Era il segnale che cercavo. Ma..qualcosa mi tratteneva.
Cercò di muoversi per liberarsi. Probabilmente stava provando ad arrivare al fermo che poteva sbloccare quella maledetta trappola.
Dallo sforzo ringhiò stringendo i denti e da sotto il mantello i muscoli si irrigidirono.
Un senso di malinconia mi pervase.

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Capitolo 2
*** La decisione giusta ***


Di sicuro prova molto dolore, ma non lo da tanto a vedere. O forse si trattiene. Conoscendo la razza dei lupi, la gerarchia che li comanda nei loro branchi e l’onore che difendono ad ogni costo, essere ferito ed intrappolato, colto nel mezzo della notte da una sua possibile preda… è un’umiliazione.
 
Smisi di pensare e mi avvicinai. Afferrai con la bocca il gancio metallico e cercai di rimuoverlo. Lo strattonavo, a destra e a sinistra, su e giù. Non si smuoveva.
Il lupo emise un lamento gutturale ed io alzai lo sguardo. Mi trafisse con gli occhi.
Nonostante fossi terrorizzata distolsi lo sguardo. Cercai di concentrarmi solo su quello che stavo facendo, la cosa giusta, liberare un animale come me, caduto in un tranello innaturale.
Decisi di riprovare a tirar via il gancio, sta volta facendo leva con tutte e quattro le zampe.
Misi da parte la paura e cercai di toglierlo con più forza, incastrandolo tra i denti.
Si sentì un rumore secco ed io venni spinta indietro per il contraccolpo. Avevo tolto il fermo ed il lupo si era liberato proprio in quel momento... dimenandosi per.. facilitarmi? No.. per facilitarsi.
Pensai di poter finalmente fuggire via da quella situazione vedendolo in quello stato.. non sarebbe stato capace di  rincorrermi con quella zampa lacerata.
Non ebbi il tempo di alzarmi che, con uno scatto, quel lupo mi fu addosso.
Ecco lo sapevo, non dovevo aiutarlo, ho preso la decisione sbagliata, e per giunta mi sono giocata la possibilità di scappare.
Poggiò ai lati le grosse zampe, di cui una sanguinante, provviste di affilati artigli bianchi e lucenti, e, stranamente rimase immobile, scrutandomi.
Guardai per un interminabile secondo il sangue che sgorgava dall’ampia ferita, terrorizzata. Emanava un odore forte e intenso che si insinuava nel mio respiro rendendolo pesante ed affannoso. Il lupo abbassò la testa e mi annusò.
Un lupo mangia solo quando ha fame ed ignora quando è sazio.
In questo caso non sarebbe valsa quella regola. Ora non lo governano più né fame, né istinto: solo l’orgoglio.
Restai immobile.
Ringhiò e digrignò i denti, mostrando con foga le zanne forti e affilate, intimorendomi.
Un lupo non potrebbe mai permettere un affronto del genere.
Una volpe, una preda, superiore a lui in quella situazione; Io ho avuto in mano la sua vita;
Mi ripagherà dell'amaro destino che gli ho privato, cancellando il mio.
 
I suoi occhi vibravano, ardevano tormentati, irradiati di una luce propria nella notte cupa.
Ad un tratto un enigmatico fragore irruppe nel silenzio della boscaglia.
Alcuni uccelli volarono verso il nero cielo e si sentirono versi di creature in lontananza.
Uno sparo. Gli esseri che avevano posizionato quell’insidia metallica erano ancora presenti. Il lupo non si mosse.
Mi guardò in silenzio, con sguardo severo. Senza avvertire apparente dolore all'arto lesionato sprofondò confondendosi nel buio.
I suoi occhi si dileguarono poco a poco nell’oscurità e tutto finì.

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Capitolo 3
*** Mangia per non essere mangiato ***


Qual è la regola delle creature umane? Di certo non ‘mangia per non essere mangiato’..
Sopraggiungono avidamente e.. come mai uccidono altri esseri viventi, se poi non è per mangiarli?
Per quale motivo hanno sterminato.. la mia famiglia?

Rimasi con il fiato sospeso ancora per un attimo.
Di cosa dovevo preoccuparmi, adesso? Degli esseri umani che si stavano avvicinando, o di rischiare ancora la vita per qualche altro inaspettato incontro? Quel lupo non poteva essersi dileguato così.

So di trovarmi in un posto che non mi appartiene.
Un lupo non esce allo scoperto se non è con un branco al seguito. Allora perché?
Perché era solo, intrappolato in quell’inferno? Gli altri suoi compagni avrebbero dovuto aiutarlo.
Che siano fuggiti tutti per via della presenza degli umani?
 
Una cosa era comunque sicura, dovevo andarmene subito da lì.

Cercai di alzarmi, con le zampe ancora impregnate di rosso scuro.
Avevo il dorso dolorante per via del contraccolpo e in bocca il sapore ferroso del sangue.
Come prima cosa decisi di levarmi di dosso l’odore di quel lupo.
Andai in una pozzanghera formatasi giorni prima e cercai di levarmi il sangue come potevo, stando attenta a non bagnarmi troppo, per poi così non tremare dal freddo.
Adesso non mi restava che trovare un posto riparato e lontano da possibili pericoli per passare la notte.
..Ma dove?
Tastai con le zampe il terreno, per trovare un posto adatto dove scavare una fossa, quando ne trovai una già pronta.. ma era la tana di un coniglio. L’animaletto fiutò, uscì ed appena mi vide rintanò con uno scatto, tremando per esser stato così vicino ad un suo predatore.
Almeno adesso sapevo di non avere più quell’odore. La fragranza che avevo ora poteva sembrare un misto tra olezzo di fango ed erba bagnata.
Proseguendo sempre e comunque con cautela, trovai un grande tronco cavo, accatastato tra i sassi ed il terreno. Decisi che per quella notte sarebbe stato il posto abbastanza indiscreto che stavo cercando.
Inoltrandomi più vicino, vidi delle bacche viola dall’apparenza appetitosa. Ne staccai 3 con la zampa, aiutandomi col muso e le portai in bocca fino al mio nuovo nascondiglio. Entrai con un balzo dentro il tronco tramite la fessura in superficie, fortunatamente abbastanza grande per me.
Annusai i dintorni e cercai una posizione comoda in cui mettermi, quindi mi accovacciai coprendomi con la coda e mangiai da subito una delle 3 bacche. Le rimanenti le avrei lasciate come cibo di scorta.

Cercai di immaginarmi l’odore dei miei fratelli, il loro calore accanto, per quel poco che ne potessi ricordare e malinconicamente mi addormentai.

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