Fallen Angel: Il ritorno di Jack lo Squartatore

di Zeressa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due anni dopo (Prima Parte) ***
Capitolo 2: *** Due anni dopo (seconda parte) ***
Capitolo 3: *** I sogni son desideri ***
Capitolo 4: *** Allucinazioni - Prima parte ***
Capitolo 5: *** Allucinazioni - Seconda parte ***
Capitolo 6: *** Avviso ***
Capitolo 7: *** Crociate personali - Prima parte ***
Capitolo 8: *** Crociate personali - Seconda Parte ***
Capitolo 9: *** School and presentations ***
Capitolo 10: *** Indizzi (Prima parte) ***
Capitolo 11: *** Indizzi (Seconda Parte) ***
Capitolo 12: *** La verità ***
Capitolo 13: *** La profezia (Prima Parte) ***



Capitolo 1
*** Due anni dopo (Prima Parte) ***


Un continuo bussare sul coperchio della sua bara fece in modo che Maeko si svegliasse del tutto dal suo sonno senza riposo.  Delicatamente appoggiò i palmi delle mani sul coperchio della bara e lo alzò.
-          Walter, -, cominciò con voce assonnata, - che ore sono? Non è un tantino presto per iniziare a giocare? –
Il ragazzino era inginocchiato accanto alla bara con un sorriso stampato sulle labbra; nella mano destra teneva una sacca di sangue medico, che cominciò a sventolare sotto il naso della vampira.
-          Andiamo, oggi è la giornata perfetta per giocare e il sole non ti darà fastidio! –
La ragazza prese delicatamente la sacca che il bambino le porgeva  e si alzò dalla bara.
-          Fammi fare colazione e ti raggiungo. –
Vide Walter alzarsi ed uscire dalla sua stanza con il sorriso stampato sul volto. Sospirò sonoramente.
Si diresse verso ad una delle poltrone che arredavano la stanza e vi ci sedette con trasporto: davanti a lei c’era un tavolino con diversi bicchieri di cristallo: ne prese uno e ci versò dentro il sangue contenuto nella busta.
-          Ancora non ti sei abituata a dormire nella tua bara? –
Maeko girò la testa in direzione dove aveva udito la voce: vide Alucard trapassare la parete di mattoni. Aveva un ghigno stampato sul volto e portava i suoi soliti occhiali da sole: la cosa dava molto fastidio alla ragazza, poiché non riusciva mai a scorgere lo sguardo del padre.
-          Ho passato dieci anni vagabondando per il mondo, non ho avuto mai modo di dormire in una bara. Come pretendi che in due anni riesca ad abituarmi? –
Si girò e cominciò a portarsi il bicchiere alle labbra.
-          Se permetti questo lo prendo io. –
Una mano bianca apparve dal nulla ed allontanò il bicchiere dalla mano di Maeko: il vampiro apparve del tutto e, con un sorriso beffardo,  cominciò a bere il sangue che era destinato alla figlia. Maeko non si scompose e rimase a guardarlo.
-          Alucard posso farti una domanda? -, disse con serietà.
Alucard non rispose: si andò a sedere sulla poltrona che era affiancata a quella già occupata dalla ragazza.
-          Tu… Ricordi qualcosa della tua vita da umano? –
-          Ad esempio? -, chiese il vampiro.
-          I volti dei tuoi genitori. Ti ricordi come erano? –
Alucard si alzò e si diresse verso la porta.
-          Lasciati alle spalle il passato, ragazzina. I morti non tornano in vita dandoti le risposte che cerchi. –
Maeko si alzò dalla poltrona infuriata
-          Ti ho fatto un’altra domanda, dannazione! Perché devi rispondere alle domande con queste frasi del cavolo tutte le sante volte?! –
Il vampiro si girò lentamente verso la figlia e si levò gli occhiali dal volto.
-          Tu ricordi ancora il volto di Sakura? -, chiese serio.
Maeko non seppe cosa rispondere: quasi si vergognava a dirgli la verità. Si sentì la voce di Walter che chiamava Maeko provenire dai piani superiori. Così senza dire una parola la ragazza superò il vampiro e si diresse verso il suo giovane padrone.
La guardò scomparire lungo il buio corridoio e salire le scale che portavano fuori dai sotterranei.  Rientrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle e si diresse verso il piccolo tavolo che si trovava dietro le poltrone: sopra vi trovò un quaderno e diverse matite, per non parlare dell’enorme quantità di libri che la figlia leggeva in continuazione. Incuriosito aprì il quaderno:  era pieno zeppo di ritratti. Alcuni raffiguravano Andrè e Walter che giocavano insieme, altri solo Andrè o il figlio di Integra: si meravigliò di trovare anche la sua padrona tra i ritratti, magari insieme al marito e al figlio. Trovò raffigurata anche Seras.
Erano raffigurati tutti, nelle pose più inimmaginabili o in atti di vita quotidiana: Walter che rincorreva un pallone, Andrè con in mano un vassoio intento a servire il tè, Integra che si fumava tranquillamente un sigaro. Girò pagina e si sorprese nel vedersi raffigurato:  era in piedi davanti l’enorme finestra dell’ufficio di Integra, intento a guardare la luna. Nella pagina accanto invece era raffigurato in compagnia di Seras.
Si accorse che quello in realtà era una scena già vissuta: erano in procinto di partire per una missione, qualche settimana prima. Seras era felice e teneva in mano il suo fucile, anche se erano ormai undici anni che le ripeteva che non ne aveva più bisogno poiché era diventata una vampira a tutti gli effetti.
Continuò a sfogliare le pagine e tutte raccontavano un chiaro momento vissuto dalla ragazza: in quel quaderno erano raffigurati tutti loro, tranne che Maeko. Una volta finite le pagine occupate dai disegni Alucard si guardò intorno, in cerca di qualche altro quaderno: li trovò nello scaffale più alto della libreria. Erano veramente tanti. Si accorse che in fondo alla copertina c’era scritto il periodo in cui erano stati fatti i ritratti. Si sedette e cominciò a sfogliare uno dei primi quaderni che Maeko aveva iniziato a tenere da quando era arrivata. All’inizio trovò nuovamente i ritratti di Andrè e Walter, poi cominciarono ad apparire solo i suoi ritratti.
La cosa cominciava a dargli fastidio, poiché era da troppo tempo che non si vedeva raffigurato.
Passò l’intera mattinata a sfogliare i vecchi quaderni. Quando arrivò all’ultimo della pila, Alucard si sorprese di trovare scritto, al posto del periodo in cui erano stati fatti i disegni, una frase.
“Affinchè i ricordi non volino via.”
-          Interessante.-, disse ridendo.
Lo aprì e trovò come primo disegno il ritratto di una bambina: aveva i capelli lunghi fino alla vita e lo sguardo innocente: era vestita con degli stracci ed era evidente quanto fosse trascurata. Eppure sul suo viso si poteva leggere benissimo la felicità che in quel momento stava vivendo.
La riconobbe subito, senza difficoltà.
Era Maeko da bambina.
“Forse era il periodo quando Sakura non era ancora morta”,  pensò il vampiro.
Girò pagina e trovò il ritratto di un uomo: era vestito completamente di nero e indossava un mantello che lo copriva parzialmente; aveva una folta capigliatura rossa, accompagnata da una barba incolta. Nella pagina affianco era raffigurato, invece, con addosso molte armi di vario tipo: era circondato da alberi e in mano teneva un lungo pugnale. L’atmosfera era terribilmente tesa. In cima alla pagina Alucard vi lesse alcuni appunti: quella era stato il primo agguato compiuto con il suo Maestro.
Il vampiro storse il naso con disgusto e continuò a sfogliare il quaderno: trovò nuovamente per idverse pagine l’uomo in nero. Poi improvvisamente trovo continuamente una donna bionda, bellissima. Era Sakura.
Chiuse di scatto il quaderno, raccolse gli altri che si trovavano sul pavimento e li rimise al loro posto.
Poi come se non fosse stato nulla uscì dalla stanza.
Alucard sorrise tristemente mentre si avviava  verso lo studio di Integra.
Aveva capito quello che intendeva Maeko con quella domanda.
-          Ragazzina, stai dimenticando. Presto non ti rimarranno altro che ombre della tua vita passata. –
Detto questo aprì l’enorme porta specchio che lo divideva dalla zona della villa illuminata.

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Capitolo 2
*** Due anni dopo (seconda parte) ***


Maeko e Walter  rientrarono nella villa bagnati fradici. Ora capì perché il bambino aveva detto che il sole non le avrebbe dato fastidio: il cielo minacciava pioggia a non finire e loro si erano ritrovati nel ben mezzo di un forte acquazzone mentre giocavano.
Appena entrarono Andrè gli corse incontro con in mano diversi asciugamani e ne avvolse uno intorno a Walter cominciandolo ad asciugare.
-          La prossima volta giochiamo a scacchi. -, propose Maeko avvicinandosi alla finestra che dava sul giardino dove poco prima si trovavano.
-          Ma è noioso! –
Maeko non rispose e continuò a guardare la pioggia che cadeva. Andrè si avvicinò e le mise un asciugamano rosso sulla testa.
-          Grazie. –
Il maggiordomo le sorrise e guardò nella stessa direzione che poco prima osservava la ragazza.
-          Mi ricordo che dicevi che la pioggia era solo il pianto di qualche angelo rinnegato. –
-          Era quello che mia madre raccontava a me. -, rispose tristemente la vampira, - Quando pioveva stavo sempre alla finestra: rimanevo ore ed ore ipnotizzata dalle gocce che cadevano sul vetro improvvisato della nostra abitazione. A volte quando c’erano dei forti temporali correvo fuori e si ripeteva la stessa scena: rimanevo del tempo lunghissimo, seduta nel fango, sotto l’incessabile pioggia, con il rischio di essere colpita da un fulmine  o ammalarmi seriamente. –
-          Beh, di certo ora corri solo il rischio di essere fulminata. -, commentò il ragazzo biondo accennando un lieve sorriso rivolto all’amica.
Maeko sorrise a sua volta e tornò a guardare fuori. 
Per quanto ancora sarebbe riuscita a ricordarsi della sua infanzia? Per quanto ancora sarebbe riuscita a ricordarsi delle dolci ninna nanne che la madre le intonava prima di addormentarsi?
A fatica riusciva a ricordarsi il volto di Sakura e del Maestro. Quanto le rimaneva?
Per questo aveva deciso di disegnare  sia i ricordi più antichi, sia gli attimi di vita quotidiana. Per non dimenticare nulla.
Sospirò e si diresse verso  i piani superiori, in cerca di qualche cosa da fare, poiché, a quanto pare, Andrè era riuscito a convincere il bambino a studiare. Buon per lei, pensò: avrebbe passato un po’ di tempo in tranquillità. Salì le scale e si diresse verso la biblioteca.
O almeno era quello il suo pronostico per la mattinata.
-          Maeko! –
La voce di Seras arrivò dritta alle orecchie della ragazza.
-          Seras, anche tu sveglia a quest’ora del mattino? Speravo che almeno tu fossi riuscita a dormire. –
Guardò la vampira bionda raggiungerla per le scale velocemente. Nonostante le poche ore di sonno a disposizione aveva il suo solito sorriso stampato sul volto.
-          Integra ha bisogno di parlarci. -, disse velocemente Seras. – Alucard mi ha letteralmente buttato fuori dalla bara -, commentò con uno sbadiglio.
-          Sai già di cosa si tratta? -, chiese Maeko corrugando la fronte.
Se Integra chiamava tutti a rapporto, per di più nell’orario in cui loro dormivano, significava che era successo qualcosa di grosso.
Seras scosse la testa.
-          No.  –
Arrivarono davanti la porta dell’ufficio della Master e Maeko poggiò con delicatezza la mano chiusa in pungo e bussò; attesero qualche secondo prima di sentire la voce di Integra che le dava il permesso  di entrare nella stanza.
Alucard, come già sospettava, era lì, vicino alla sua Master. Naturalmente Integra era seduta dietro la scrivania, con in bocca uno dei suoi amati sigari cubani.
Ma come fa a fumare quella robaccia?”, pensò, cercando di trattenere una smorfia un po’ disgustata.
Integra la guardò e sorrise.
-          Vedo che Walter non ti ha dato pace nemmeno stamani. Purtroppo per te dovrai servirlo a lungo, cara Maeko. -, disse con un sorriso sadico sulle labbra.
-          Non lo nego. –, si limitò a rispondere la ragazza.
Spostò lo sguardo sul vampiro: per una volta lo trovò  tremendamente serio.
-          Vi ho fatto chiamare per informarvi della situazione attuale che alberga a Londra. –
Integra si alzò e si diresse verso le due vampire con passo lento e calmo.
-          Ci sono stati sette omicidi alquanto sospetti dall’inizio del mese scorso. La polizia sta cercando di tenere sotto controllo la situazione, con scarsi risultati: la popolazione è nel panico totale. Purtroppo non vogliono assegnarci il caso. –
-          E per quale motivo? -, chiese con fermezza Seras.
-          Non sanno ancora se si tratta di un pazzo psicopatico, oppure di un vampiro. Ma secondo loro sono, in qualsiasi caso, in grado di fronteggiare l’assassino. -, rispose subito dopo Alucard.
Maeko tirò fuori dalla tasca dei pantaloni  il suo pacchetto di sigarette e se ne mise una in bocca.
-          Perciò dobbiamo stare all’erta, nel caso si decidessero di lasciarci lavorare? –
Si accese velocemente la sigaretta e tornò a guardare Integra.
-          Esattamente. -, rispose lei.
Maeko sorrise e si girò, diretta verso la porta.
-          Sarà fatto. –
Poco prima che mettesse la mano sulla maniglia si girò nuovamente, come se si fosse dimenticata qualcosa.
-          Alucard mi devi la colazione. -, disse sarcasticamente.
-          Vedrò quel che posso fare. -, rispose con un ghigno sulle labbra il vampiro
Poi finalmente Maeko uscì, diretta verso la biblioteca, intenzionata a passare un po’ di tempo fra i suoi amati libri.



Note dell'autrice: Chiedo scusa per il capitolo corto, ma sono stata alquanto occupata.
Mi rifarò con in prossimo, ve lo prometto!
Zeressa

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Capitolo 3
*** I sogni son desideri ***


Si ritrovò sdraiata sotto una grossa quercia. Si alzò di scatto, turbata. Era successo tutto così in fretta: l’ultima cosa che si ricordava era il libro di “Romeo e Giulietta” che stava leggendo nella biblioteca della villa.
Come è possibile?”
Si mise una mano sul volto, come per levarsi da dosso quella stanchezza che provava. Rimase scioccata: era piccola, come quella di un bambino. Chinò la testa, per avere conferma della trasformazione: era di nuovo bambina. Indosso aveva un vestito leggero, fatto con degli avanzi di stoffa vecchi.  Cominciò a guardarsi intorno: si trovava su una collina e, ai piedi di esse, si trovava un piccolo stagno, circondato da erba alta. Per il resto c’era verde a non finire. Si beò di quella vista che si estendeva fino all’orizzonte.
Decise di vedere da vicino lo stagno. Magari ci si sarebbe tuffata, proprio come faceva da bambina.
Con calma si diresse verso la pozza d’acqua. Nell’aria aleggiava un forte senso di tranquillità, che difficilmente qualcuno poteva turbare.
Quando arrivò allo stagno sentì accanto a lei una presenza: si girò e vide affianco a lei un bambino vestito di bianco, con i capelli neri ondulati che sfioravano le spalle. Era terribilmente pallido, cosa che preoccupò la bambina.
-          Finalmente ti ho trovata. -, le disse semplicemente.
-          Chi sei? -, chiese Maeko, alzando un sopracciglio, assumendo così, oltre che un’aria incuriosita, anche un’espressione buffa.
-          Una persona che ti è più vicino di quanto non pensi. -
 

********

 
Alucard entrò nella biblioteca: sapeva che sua figlia era lì quando non aveva nulla da fare. Evitò di chiamarla ad alta voce, poiché era una persona molto irascibile se non lasciata in pace e  in rigoroso silenzio durante la lettura. La cercò tra i vari corridoi formati dalle numerose librerie, senza risultato.
Quelli erano tutti i libri che con immensa fatica Integra, aiutata dal marito, era riuscita a trovare e restaurare dopo la guerra contro il Millenium; tutti libri  che avevano segnato la vita della sua Master.
Si diresse, infine, verso i divanetti, sperando di trovarla. Sorpassò uno scaffale e i divani verdi entrarono nel suo campo visivo: su di uno era rivolta di spalle la ragazza, con la testa china.
Il vampiro sogghignò e si avvicinò a Maeko; in mano teneva una sacca di sangue medico.
Mi devi la colazione”, le aveva detto prima di andarsene.
Quando le arrivò dietro le posò delicatamente la mano sulla spalla, ma la ragazza non si mosse, come se non si fosse accorta di nulla.
Girò lungo il divano in modo di ritrovarsi davanti a Maeko, pensando che fosse troppo assorta nella lettura. Quando fu davanti alla vampira si accorse che il libro che stava leggendo era a terra, aperto. Si avvicinò alla figlia e si accorse che dormiva: probabilmente aveva risentito della mancanza di sonno dovuta alle sveglie poco opportune di Walter.
Era tesa, come se ci fosse qualcosa che in quel momento la turbava terribilmente.
Alucard la guardò per qualche secondo. Poi, con delicatezza, la prese in braccio, pronto a portarla nella sua bara.

********

 
-          Perché mi cercavi? -, domandò Maeko.
Il bambino si girò verso di lei: la guardava con un moto di tristezza negli occhi, di un rosso inquietante.
-          Diciamo che mi preoccupo per te. -, rispose semplicemente
Rimasero a lungo in silenzio a scrutarsi.
-          Vieni. -, le disse alla fine il bambino, indicando lo stagno.
La ragazza lo seguì e quando furono abbastanza vicini si specchiarono insieme: con enorme stupore, Maeko si accorse che erano due gocce d’acqua, fatta eccezione per i capelli, poiché quelli del bambino erano più corti.
-           Maeko, tu sai cosa vuol dire la parola “amare”? –
Maeko lo guardò tramite il riflesso: aveva un’espressione triste. Pensò ad una risposta adeguata.
-          Amare è voler bene ad una persona, ma in maniera più intensa. –
-          E tu hai mai amato qualcuno? –
Maeko rimase in silenzio: non sapeva cosa rispondere questa volta.
-          Qualcuno ti ha mai amato? –
Nuovamente l’altra rimase in silenzio. Il cielo si stava lentamente tingendo di rosso e il sole all’orizzonte stava tramontando.
-          Ho passato una vita intera a cercare vendetta, non ho mai avuto modo di innamorarmi di qualcuno. Ho voluto bene alla mamma, al Maestro, voglio bene ad Andrè ed a Walter…  Ma non mi sono mai innamorata di nessuno. –
-          Cosa succede se ti innamori? -, chiese allora il bambino.
Maeko scoppiò a ridere.
-          Posso solo dirti quello che mi hanno raccontato! –
-          Per me va bene lo stesso. –
La bambina si sistemò seduta sull’erba fresca e fece segno al bambino di avvicinarsi.
-          Quando ci si innamora si sente il cuore battere all’impazzata, - si toccò il petto, con delicatezza,  - non si riesce a formulare un pensiero senza mettere di mezzo la persona di cui ci si è innamorati, - poggiò il dito sulla tempia, - gli occhi brillano di una nuova luce, come quando ti passa per la testa un’idea fantastica. In pratica, nasce una luce che ti risplende dall’interno e mette in moto una parta oscura, e bellissima, del tuo corpo. –
Il bambino l’ascoltò rapito.
-          E tu hai mai visto qualcuno innamorarsi? –
-          Si. Tante persone. –
Il bambino si avvicinò e l’abbracciò. Maeko si accorse di essere tornata adulta.
-          Spero che tu ti possa innamorare della persona giusta. -, disse il bambino con dolcezza.
La ragazza lo abbracciò e gli accarezzò i capelli. Poi il bambino cominciò a scomparire lentamente, come se fosse stato risucchiato dal suo corpo.
-          Ti sarò sempre accanto. -
 
 
In quel momento si svegliò dentro la sua bara. Il coperchio era alzato e appoggiata sulla sua pancia trovò una busta con dentro il sangue per le trasfusioni.
Si alzò di scatto, giusto il tempo di vedere il cappotto rosso di Alucard attraversare la porta e poi richiuderla dietro di se.
 
 

****

 
 
Aveva bevuto troppo, questo era poco ma sicuro. Era appena uscita dal pub con una sua amica; anzi, precisiamo, era l’amica che l’aveva trascinata fuori, visto la quantità di alcol che aveva bevuto.
-          Andiamo Mary, resisti un altro po’. . .-, cominciò a dire Sarah, ubriaca anche lei, ma più lucida della compagna.
Ma Mary sentì la sua voce lontana; barcollava paurosamente e non riusciva a capire nulla. Si chinò di lato, velocemente, lasciando per un momento la sua amica interdetta, e cominciò a vomitare: Sarah le tirò indietro i capelli e, dopo che l’amica si sentì meglio, l’aiutò a pulirsi.
Camminarono un po’ per i vicoli, sperando che Mary cominciasse a tornare un po’ lucida.
-          Sarah, ti ricordi dove abbia… -
Non fece in tempo a finire la frase che un altro conato di vomito la sopraffatte, chinandola di lato.
-          Ma guardale. Sarebbe questo il vostro divertimento? Bere alcolici fino a scoppiare? Penoso. –
Sarah si girò di scatto ma non vide nessuno intorno a loro. Terrorizzata si chinò su Mary.
-          L’hai sentito anche tu?! –
La ragazza con difficoltà si girò verso l’amica con aria confusa. In quel momento una risata innaturale giunse all’orecchie delle due giovani che, sconcertate, si guardarono per quei pochi secondi, con l’intento di capire se erano in pericolo o se erano diventate pazze entrambe. O, altra opzione, se il tutto era causato dall’alcool.
Scoppiarono a ridere entrambe.
Tutto si consumò in una manciata di secondi: una macchia rossa si catapultò su di loro con un fragoroso frastuono  e poco prima che Sarah se ne potesse rendere conto, Mary fu trafitta da una motosega. Urlò e cominciò a scappare per i vicoli, prendendoli alla rinfusa.
Cadde diverse volte per colpa dei tacchi alti e ben presto la sua fuga terminò in un vicolo cieco.
-          Non puoi scappare da uno Shinigami. –
La ragazza si girò di scatto: un uomo dai lunghi capelli rossi, vestito con un completo dello stesso colore, e in mano la motosega, sporca di sangue,  si stava avvicinando. Non riusciva a vederlo in viso, per la notevole mancanza di luce.
Si avvicinava lentamente, ogni tanto sogghignava.
-          Un’altra anima da aggiungere alla mia collezione –
Sarah lo guardava avanzare con le lacrime agli occhi. Si accucciò a terra, coprendosi la testa con le braccia; tremava terribilmente.
Non voglio morire”, si ripeteva mentalmente.
Quando l’uomo le fu davanti, le prese con forza un braccio e la strattonò, in modo da vederla in viso.
-          I tuoi capelli…  Non sei degna di tingerteli di rosso! Sono poche le persone che sono degne di vestire il rosso! –
Le diede un calcio e Sarah ricadde a terra sbattendo la testa, perdendo i sensi.
L’uomo le fu immediatamente sopra e accese la sua motosega.
Quando ebbe finito del corpo originale della ragazza non rimase quasi nulla: per tutto il vicolo c’era sangue e parti del corpo maciullato di Sarah.
L’uomo, finalmente soddisfatto, spense la sua amata arma e, con un salto al di fuori da ogni capacità umana, raggiunse il tetto del palazzo accanto.
La luce della luna illuminò l’uomo: aveva dei lunghissimi capelli rossi che gli arrivavano fino alla vita; vestiva un completo dell’epoca vittoriana, accompagnato da un cappotto rosso con dietro un grosso fiocco nero: probabilmente gli stava stretto, visto che lo indossava in maniera insolita, facendolo ricadere dietro le spalle e non lo indossava tutto su per le braccia; ai piedi portava un paio di scarpe con il tacco rosse, chiuse; i suoi occhi erano verdi, con qualche riflesso giallo, enormi, circondati da folte ciglia nere: erano coperti da un paio di occhiali da vista con la montatura rossa.
Ma la cosa più sorprendente era il suo sorriso, folle, stampato sul volto: i suoi denti erano aguzzi.
-          Trema Londra! Sono tornato! E questa volta nessun bamboccio con un demone per maggiordomo potrà fermarmi! –

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Capitolo 4
*** Allucinazioni - Prima parte ***


Maeko sospirò sonoramente: ancora non riusciva a capacitarsi per quale motivo aveva acconsentito di accompagnare Andrè in città per fare compere.  Era un miracolo se riusciva a tenersi in piedi, visto che c’era il rischio di ritrovarla a terra addormentata in qualsiasi momento.
E di certo uscire con il sole alto nel cielo non l’aiutava proprio.
Faceva paura: era terribilmente pallida, più di quanto lo fosse normalmente, e gli occhiali da sole non riuscivano a coprire in maniera adeguata le occhiaie livide.
Erano tre giorni che era in quello stato pietoso, addormentandosi ovunque si trovasse e facendo lo stesso sogno.
Non riusciva a capire perché tutto ciò: eppure dormiva abbastanza, visto che, con infinita pazienza, aveva spiegato la sua situazione al piccolo Walter, riuscendo nella sua impresa di dormire fino a prima che il sole iniziasse a calare. Ma continuava ad essere tremendamente stanca.
Andrè le aveva suggerito di parlarne con Alucard, ricevendo come risposta dall’amica: “Riesco benissimo a cavarmela da sola
-          Andrè cosa devi comprare di preciso? –
-          Integra ha detto che voleva qualcosa di esotico per cena, quindi ancora non lo so di preciso. -, si affrettò a dire il ragazzo biondo.
La ragazza sospirò sonoramente di nuovo: qualcosa, nella sua testa, le disse che ne avrebbero avuto per molto, moltissimo tempo.
Si fermò un attimo di fronte ad una vetrina di un negozio di strumenti musicali: a catturare la sua attenzione fu un bellissimo basso elettrico di un rosso fiammeggiante.
-          Mek cosa guardi? –
Ma la ragazza non lo sentì; era troppo occupata ad osservare lo strumento musicale, come se fosse stata iponotizzata da quest’ultimo.
-          Mek? –
Maeko si riscosse e si girò verso il suo amico. Sorrise mortificata.
-          Tu lo sai che quando vedo uno strumento rimango incantata. –
Mentre parlava sentì una presenza nell’aria, ma cercò di non farci caso. Il maggiordomo le sorrise a sua volta e con delicatezza le prese la mano e ricominciarono a camminare.
-          “Maeko”
La vampira si girò di scatto sentendosi chiamare, ma non trovò nessuno.
-          Andrè mi hai chiamato tu? -, chiese, guardandosi intorno, poco convinta.
Il maggiordomo si girò verso di lei con aria confusa
-          “Maeko”
Alla fine lo vide: era dall’altro lato della strada, che la guardava con tristezza. Era il bambino dei suoi sogni, ed era coperto di sangue. Continuò a chiamarla, a guardarla con immensa tristezza.
Maeko rimase all’inizio paralizzata: si levò gli occhiali e chiuse gli occhi, pensando che fosse solo un brutto scherzo dovuto alla stanchezza. Li riaprì: il bambino era sempre lì, che la chiamava.
Istintivamente lasciò la mano dell’amico e corse, rischiando di essere messa sotto dalle macchine, verso il ragazzino.
Sentì Andrè che urlava il suo nome, ma non si girò.
Il bambino vedendola arrivare cominciò a correre ed entrò in una via adiacente e Maeko cominciò ad inseguirlo.
*****
 
-          Alucard ti vedo alquanto preoccupato –
Integra osservava il vampiro che se ne stava impalato davanti il grosso finestrone del suo ufficio.
-          Hai detto bene Integra. Quella ragazzina mi sta creando non poche preoccupazioni. –
Il vampiro si girò verso la donna che se ne stava seduta placidamente dietro la sua scrivania; il suo volto era terribilmente serio e nei suoi occhi rossi si poteva leggere benissimo l’ira che cercava di reprimere.
-          Non è da te. -, si limitò a dire Integra, sollevando di poco i lati della bocca mostrando un sorriso scanzonatorio.
-          Non riesco a capirla: sta male, eppure non vuole ammetterlo; sa che io sono l’unico che potrebbe aiutarla, eppure si rifiuta di chiedere aiuto. Perché? –
Tornò a guardare il giardino, attendendo una risposta. Integra spense il sigaro nel posacenere e si alzò, dirigendosi verso il vampiro.
-          Perché è orgogliosa, proprio come te. –
La donna poggiò la mano sulla spalla di Alucard.
-          E poi. . Sta cominciando a perdere i suoi ricordi. Mi sembra che… -
-          Non ti starai mica innamorando? -, gli disse sorridendo maliziosamente.
Alucard si girò di scatto, con gli occhi che emanavano rabbia e, in men che non si dica, raggiunse la porta ed  uscì, sbattendosela dietro.
 
Ma Integra in quello sguardo era riuscita a scorgere un fondo di verità, lo sapeva perfettamente.
Ormai lo conosceva da oltre vent’anni: era troppo orgoglioso per ammettere qualcosa.
Tornò a sedersi e si accese l’ennesimo sigaro della giornata
-          Chi l’avrebbe detto…-
In quel momento suonò il telefono. Prontamente la donna rispose.
-          Integra? –
-          Andrè cosa è successo? –
-          Abbiamo trovato un… Ok, quel che resta di un cadavere. –
-          E allora? -, rispose stizzita la donna
-          Maeko sostiene che l’omicidio non può essere stato commesso da un umano. –
Integra rimase in silenzio, pensando che forse l’omicida era lo stesso delle volte scorse.
-          Dimmi dove vi trovate e arrivo. –
Prese nota dell’indirizzo e riattaccò. Mentre usciva dalla stanza sorrise: forse era la volta buona che quel mistero passasse tra le sue mani.
 
*****
 
Il bambino continuava a correre tra le varie vie, chiamandola, come per incitarla a continuare l’inseguimento.
Maeko strinse i denti: avrebbe voluto correre decisamente più veloce, ma essendo in pieno giorno e circondata dagli umani non poteva.
Inaspettatamente il ragazzino girò ed entrò in una vietta. La vampira non si perse d’animo e continuò a seguirlo; man mano che proseguivano si accorse che la zona in cui si trovavano era totalmente deserta. Rallentò un poco per guardarsi intorno: nonostante la città fosse stata interamente costruita dopo il bombardamento da parte del Millenium, lì tutto sembrava antico.
All’improvviso un odore dolce inebriò la ragazza: sangue.
-          “Maeko” -
Il bambino si era fermato davanti ad un vicolo e, lentamente, le fece cenno di avvicinarsi. Man mano che la vampira si avvicinava di più l’odore di sangue si faceva più forte.
-          Si può sapere chi sei? -, disse Maeko non appena gli fu davanti
Il bambino si limitò a indicare il vicolo; la ragazza seguì con lo sguardo la direzione indicata dal dito del piccolo e rimase poco più che scioccata: c’era sangue ovunque e resti di un corpo umano.
Istintivamente si mise una mano davanti alla bocca e indietreggiò.
-          Mek! –
Andrè raggiunse la vampira con il fiato mozzato: si piegò in avanti ansimando.
-          Si può sapere che diami… -
Alzò lo sguardo e vide anche lui il macabro spettacolo.
-          Andrè chiama immediatamente Integra e la polizia! -

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Capitolo 5
*** Allucinazioni - Seconda parte ***


Guardava dall’alto la polizia arrivare e recintare, prontamente, la zona.  Si era andata a rifugiare sul tetto della palazzina adiacente al vicolo, per non essere vista. Era persino arrivata Integra ed aveva appena intrapreso una discussione con l’ispettore che seguiva il caso, cercando forse di estrapolare informazioni o, cosa molto probabile, l’intero caso.
Una volta portato la ragazza nel vicolo, il bambino era scomparso senza lasciare tracce: l’aveva cercato nei dintorni, ma sembrava svanito nel nulla.
Sfinita, Maeko si sdraiò  sulla pavimentazione color mattone e rimase in ascolto delle voci che provenivano dal vicolo.
-          Il tuo pallore è innaturale persino per quelli come noi. –
Aprì di scatto gli occhi e si ritrovò Alucard sopra, che le sorrideva. No, non un sorriso benevolo: era uno dei suoi soliti sorrisi bastardi.
La ragazza si alzò in fretta, sistemandosi i vestiti.
-          Beh, io non sono come te o Seras…–
-          Tu non sei più un angelo, mettitelo in testa, Ragazzina. Sei diventata una creatura della notte, a tutti gli effetti. La perdita dei tuoi ricordi ne è la prova. –
La ragazza spostò lo sguardo, amareggiata.
-          Hai visto i quaderni, non è vero? –
-          Si. -, rispose il vampiro, - Ma c’è dell’altro che ti sta tormentando, giusto?-
Maeko non rispose e si spostò lentamente verso il centro della terrazza.
-          Qualunque sia il mio problema, non lo verrò a dire di certo a te. –
Alucard scosse lievemente la testa,con espressione delusa.
-          Quanto odio e rancore provi nei miei confronti, Maeko? –
-          Quello che basta per non fidarmi di te Vlad. –
Dopo di che scomparve nel nulla, non prima di aver visto il bambino del suo sogno scuotere la testa tristemente.
 

******

 
 
Li odio, dal primo all’ultimo. I giovani umani che oggi popolano Londra, si credono si essere il centro di tutto. Egocentrici, incoerenti. Si credono superori a tutto, perfino alla morte.  Mi fanno ribrezzo. È per questo che devono morire tutti.
Varcò l’enorme cancello di ferro insieme ad altri giovani. Era completamente irriconoscibile: i capelli da rossi erano diventati castani, corti, con un enorme frangia che copriva parzialmente l’occhio sinistro; al posto degli occhiali rossi ne portava un paio neri ed enormi.  Il rosso di certo non mancava nel suo abbigliamento: portava una maglietta rossa con una stampa di una chitarra elettrica nera, e un paio di scarpe da ginnastica cremisi.
Camminava pigramente nell’atrio della scuola, diretto alle classi del piano superiore, quando gli arrivò un pallone, lanciato violentemente, dietro la  testa.
Con la mano dietro la nuca, e un espressione falsa di dolore sul volto, si girò: un gruppetto di ragazzi se la stavano sghignazzando, davanti ai distributori di bevande. Riconobbe il ragazzo che, probabilmente, gli aveva lanciato il pallone: Tom Black. Frequentavano insieme il corso di Filosofia e di Inglese, e non gli andava a genio che prendesse dei buoni voti.
Grell si girò, riprendendo la direzione originaria, come se non fosse successo nulla: ma nella sua testa segnò il nome del ragazzo nella sua lista nera.
È per questo che devono morire tutti.


******
 

Erano tutti riuniti nell’ufficio di Integra: sulla scrivania c’erano numerosi fogli e le foto delle vittime, prima e dopo il delitto. Quasi tutti erano stati uccisi e successivamente fatti a pezzi.
Era da più di un’ora che se ne stavano lì, consultando i documenti, ed ad emettere sentenze e suggerimenti, senza ricavarne un ragno da un buco.
Maeko guardò pensierosa il pavimento : c’era qualcosa di stranamente familiare in quei delitti. Qualcosa che era avvenuto molto tempo prima. Ma cosa?
Si diede una forte botta alla tempia, sperando di farsi venire in mente qualche idea. E funzionò; alzò di scatto la testa e i suoi occhi rossi si illuminarono.
-          Perché non ci ho pensato prima?! –
Si diresse verso la scrivania e raccolse alcune foto. Seras, che era la più vicina, si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla, con aria ansiosa e preoccupata, più o meno la stessa espressione che avevano gli altri dopo averla vista reagire in quella maniera.
-          Jack the Ripper. -, disse mormorando.
-          Cosa? -, chiese avvicinandosi Integra.
Maeko si voltò, con un sorriso ambiguo sulle labbra; tirò fuori dalla tasca il suo mancabile pacchetto di sigarette e, come se nulla fosse, se l’accese una.
-          Prima hai detto che oggi quel poliziotto aveva paragonato l’assassino a  “Jack lo Squartatore”, e non aveva tutti i torti. L’assassino che stiamo cercando si sta comportando proprio come lui, e non mi stupirei se si trattasse di un seguace. Anzi, non mi stupirei affatto se si trattasse del vero Jack the Ripper.-
Gli altri rimasero in rigoroso silenzio. Persino il grosso vampiro l’ascoltava rapito.
La ragazza sorrise di nuovo.
-          Nell’epoca vittoriana, Londra ha conosciuto uno dei serial killer più spietati della storia: le sue vittime erano quasi tutte delle prostitute e sono state massacrate tutte nello stesso modo. Una volta morte le era stato asportato l’utero. –
-          Come fai a sapere queste cose? -, disse serio il vampiro in rosso, che aveva riacquistato il suo solito ghigno sul volto. Maeko lo guardo divertita.
-          Perché ho lavorato al suo caso. –
Nuovamente nella stanza scese un silenzio naturale. Maeko continuava a sorridere.
-          Perché hai aspettato solo adesso a dircelo?! -, urlò Integra. Nel suo sguardo si poteva leggere il furore  che provava nei confronti della ragazza.
Maeko tornò immediatamente seria.
-          Non posso ricordarmi ogni singolo particolare della mia vita vissuta. Ho quasi trecentottantanni, porta rispetto, Integra. – La donna rimase stupita dall’atteggiamento della vampira. Maeko tornò a sorridere.
-          Dunque, dove ero rimasta? Ah, si. C’è stato un breve periodo, esattamente in quel periodo, che ho collaborato con il Conte Ciel Phantomhive, che serviva la regina Vittoria: si occupava dei casi più oscuri e meschini e ,ben presto, fu apostrofato come “il cane della regina”. Anzi, chissà come se la sta spassando. – dopo quest’ultima frase, rise argentinamente. Poi cercò di tornare seria, mantenendo sul volto un sorriso beffardo. – Sta di fatto, che mi sono ritrovata fianco a fianco ad indagare con lui in prima persona, per quanto gli era possibile visto che era solo un moccioso, e il suo maggiordomo demoniaco. E alla fine si sono scontrati con Jack the Ripper in persona. –
-          Quindi tu sai chi è il killer! –
Integra si fiondò sulla ragazza e le strinse le mani intorno al collo. La sigaretta le cadde dalla bocca per adagiarsi sul pavimento in pietra, ancora accesa.
-          Tu sapevi tutto fin dall’inizio! Brutta bastarda! –
Cominciò a stringere le mani intorno al suo collo; Maeko continuava a sorridere: non poteva farle niente, era una semplice umana. Le grosse mani di Alucard si posarono intorno ai polsi della sua Master.
-          Integra, adesso basta. -. Il suo tono di voce era terribilmente serio.
-          Stai zitto servo! –
-          Lei non ti appartiene: può essere punita solo dal suo Master. Oppure posso occuparmene io. –
Sul suo volto apparve un ghigno perverso e, per un istante, Maeko sentì i brividi scenderle lungo la schiena. Lentamente la donna lasciò la presa; per fare un po’ di scena la vampira si sistemò il colletto della maglia, come per cercare aria.
-          Correte subito a conclusioni affrettate, voi umani. Ho detto che si sono scontrati. Io non ho mai conosciuto l’assassino. -. Con un gesto altezzoso tirò fuori nuovamente dalla tasca il pacchetto di sigarette e ne prese una: questa volta però non l’accese.
-          Posso solo dire una cosa. Jack the Ripper era in realtà uno Shinigami. –
-          E tu come fai a saperlo? -, replicò stizzita Integra.
-          Perché una volta che Ciel e Sebastian, il suo maggiordomo, hanno, diciamo, “sconfitto” il killer, mi hanno informato di questo piccolo particolare. Inoltre Sebastian era alquanto frustato, perché non era riuscito ad ucciderlo visto l’intervento tempestivo di un altro Shinigami, forse mandato dal Dipartimento. Subito dopo quell’episodio lasciai Londra per dirigermi in Italia, quindi non seppi più come andò a finire. –
-          Quindi Jack lo Squartatore non è morto. -, osservò il vampiro in rosso.
Maeko si sedette a terra e si accese la sigaretta che fino a quel momento aveva tenuto in mano.
-          Chi può dirlo. Di sicuro non è morto da quel periodo fino agli inizi del ‘900. –
-          Cos’è uno Shinigami? -. Le parole gli uscirono dalla bocca, come un sussurro.
Tutti si girarono verso il piccolo maggiordomo biondo, che fino a quel momento non aveva aperto bocca.
Maeko si rialzò, nuovamente sorridente.
-          A questo mondo esistono tre esseri che hanno a che vedere con le anime. I primi siamo noi angeli, i traghettatori di anime: le scortiamo nell’aldilà, nei tre mondi: L’inferno, il Purgatorio e il Paradiso. In cambio del traghettamento riceviamo uno dei ricordi che hanno segnato la vita dell’umano che viene scortato. –
-          Cosa che tu non potevi fare poiché eri per metà vampira. -, concluse Andrè.
Maeko non lo sentì e si apprestò a continuare con la spiegazione.
-          I secondi sono i demoni: sono creature disgustose, il quale scopo è mangiare le anime. Offrono i loro servigi agli umani, stipulando dei veri e propri contratti: le persone che si rivolgono a loro gran parte delle volte sono spinte da desiderio di vendetta. Man mano che il tempo passa le loro anime si macchiano di peccati, rendendole più appetibili ai demoni. Una volta che l’umano con il quale è stato stipulato il patto muore, il demone si prende il suo pagamento.
Diciamo che noi angeli non vediamo di buon occhio i demoni, visto che ci rubano le anime. E penso che sia la stessa cosa per loro.
Infine, ci sono gli Shinigami, chiamati comunemente “Dei della Morte”. Sono nati con lo scopo di mantenere l’equilibrio sulla Terra. È stato creato persino un Dipartimento che si occupava di “collezionare” alcune anime particolari, seguendo una precisa lista. Noi angeli ci siamo sempre riguardati dal non disturbarli, anche se era molto difficile, visto che non si conoscevano le anime segnate nella lista. –
-          E i demoni? -, domandò Seras.
-          I demoni sono i nemici giurati degli shinigami, fin da tempi antichi. Uno di loro si mangiò un’anima segnata sulla lista, creando il putiferio. Dall’ora sono sempre i guerra.
Comunque sia, ci sono alcuni Shinigami che si sono lasciati prendere la mano, e hanno cominciato ad uccidere persone che non erano scritte sulla lista. Proprio come successe a Jack the Ripper. Ma lì intervenì, oltre che Phantomhive, anche il Dipartimento degli Shinigami. Ma adesso, se si trattasse di uno di loro, avrebbe campo libero. –
-          Perché. –
Alucard si avvicinò alla ragazza: i suoi occhi erano accesi di una strana luce.
-          Perché il Dipartimento non esiste più. -

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Capitolo 6
*** Avviso ***


Chiedo scusa per l'enorme attesa che sto creando, ma ho problemi con il pc, anzi, diciamo pure che è passato a miglior vita! (infatti sono connessa con il pc di una mia amica).
Mi dispiace moltissimo Ragazzi/ragazze. Appena avrò la possibilità pubblicherò un nuovo capitolo pieno di emozioni (spero).
A presto (e scusatemi ancora), Zeressa

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Capitolo 7
*** Crociate personali - Prima parte ***


- Perchè proprio io? -
La voce adirata di Maeko poteva essere udita facilmente in ogni angolo dell'enorme villa.
Integra la guardava, con un sorriso beffardo stampato sul volto, mentre spegneva il sigaro nel posa cenere, raffinatamente decorato, posto davanti ad essa.
- Semplice: sei l'unica che conosci di più il nemico. E anche perchè in questo momento non saresti per niente utile per Walter, E perciò gli ho chiesto di ordirarti di partecipare a questa missione.-
In quel momento la vampira si calmò un po', quello che le bastava per assimilare la notizia e partire nuovamente con la sua personale crociata contro Integra.
- E allora fammi andare con Seras, o Andrè!-, urlò, quasi disperata.
- Andrè mi serve qui, e Seras è impegnata in un'altra missione. Niente da fare, ormai ho deciso ed è già tutto pronto. Domani mattina vi recherete nella scuola che le vittime frequentavano. -
- E come pensi di far passare Alucard come studente dell'ultimo anno?! -
In quel momento il vampiro si materealizzò dal pavimento, proprio dietro alla giovane vampira, che sembrava non essersi accorta di nulla. Stranamente non portava ne il cappello, ne gli occhiali, che lo accompagnavano durante il giorno, proteggendolo, anche se inutilmente visto che non gli recava alcun danno, dalla luce del sole.
Con un rapido gesto afferrò violentemente i polsi di Maeko e la tirò verso di se, appoggiando la testa nell'incavo della spalla della giovane, nascondendosi tra i lunghi capelli neri di lei: respirò a fondo il suo odore, il suo profumo, come per inebriarsi, per non dimenticarlo facilmente.
Se Maeko fosse stata ancora del tutto viva, probabilemte il suo cuore avrebbe perso un colpo: lei pensò momentaneamente per lo spavento. Ma in realtà, lei lo sapeva, che i veri motivi erano ben diversi: nessuno aveva mai osato tanto,
Alucard le lasciò i polsi e posò le mani sui finachi della ragazza, senza alzare la testa.
Maeko dovette correggersi nuovamente: nessuno l'aveva mai toccata senza la sua volontà. E non riuscì a capire se la cosa le dava fastidio, oppure se ne era spaventata: era pur sempre Alucard, l'essere che aveva odiato per molto tempo, e che l'aveva resa un mostro.
Il vampiro finalmente alzò la testa in direzione della sua Master e sul suo volto si stampò un ghigno feroce.
- Cosa vuoi che sia ringiovanire di qualche anno per infiltrarsi in un liceo. -
Lasciò la figlia e indietreggiò un poco. Nel momento in cui la ragazza si girò rimase di stucco: il vampiro sembrava decisamente più giovane!
Del trentenne apparente che era prima erano rimasti i lineamenti marcati, i capelli neri arruffati e gli occhi cremisi; per il resto era un perfetto diottenne.
- Sai, una sera di queste potremmo andare a berci qualcosa non ti pare? -, disse mentre si avvicinò nuovamente verso Maeko.
Anche la voce era lievemente cambiata.
La ragazza sorrise di sbiego.
- Sai, ora che ti vedo così penso di essere diventata lesb.... -
Non fece in tempo a finire la frase che si accasciò a terra, priva di sensi, sotto lo sguardo sbigottito di Integra e uno lievemente preoccupato di Alucard.



Note dell'autrice: ce l'ho fatta!!!! Nonostane il pc rotto, nonostante tutto.
Ok si è solo una piccola parte, ma cercate di capirmi! Senza pc, avendo a disposizione un micro pc che fa letteralmente schifio (per non essere volgari)
*si rifugia in un angoletto invocando perdono*
- PERDONOOOOOOOOOOOOO -
*singhiozza a non finire. si riprende un po' tirando fuori dalla tasca un fazzoletto enorme*
Ok, appena avrò la possibilità scriverò il capitolo nuovo gente!
E scusatemi ancora per gli innumerevoli disagi.

Zeressa

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Capitolo 8
*** Crociate personali - Seconda Parte ***


Note dell'autrice: Chiedo perdono per il ritardo mostruoso!
Ma finalmente mi hanno riparato il pc!
*tira una manciata di coriandoli*
EVVIVA!
Ora nessuno potrà fermarmi! MUAHUAHUAHAUHAAU
Zeressa





-          Non dovete preoccuparvi per Mek, ha avuto un semplice attacco di stanchezza. Sarà in grado di svolgere i compiti da lei assegnati –
Andrè stava versando il the per Integra che, con espressione seria, continuava a guardare il vuoto di fronte a se, con le mani congiunte.
-          I vampiri non provano stanchezza. -, rispose freddamente.
-          Dimenticate che Maeko non è un semplice vampiro. È un caso più unico che raro: nata dall’odio più profondo, è nata già per metà vampira. Alucard l’ha solo completata.
Ma lei è rimasta in parte anche un angelo. –
-          Un angelo dannato-, disse sarcasticamente la donna.
In quel momento irruppe nello studio, con aria agitata, il piccolo Walter.
-          Mamma perché non posso vedere Maeko? –
Integra si alzò e si diresse verso il bambino per prenderlo poi in braccio e stampargli un bacio sulla guancia.
-          Lasciala riposare. -, gli disse semplicemente.
-          Ma devo vederla! Devo dargli una cosa prima che se ne vada! –
Solo in quel momento il maggiordomo si accorse che in mano il bambino teneva un pacchetto infiocchettato.
-          Vorrà dire che gli consegnerai questa cosa quando torna. –
Walter sbuffò e la madre lo rimise a terra.
-          E ora torna a studiare. –
Lentamente il piccolo si diresse verso l’uscita, con l’aria a pezzi.
Poco prima che chiudesse la porta Andrè lo sentì udire qualcosa, che lo lasciò sbigottito.
-          “E se Maeko non tornasse?” –
Fu un attimo e nella testa del maggiordomo apparve quello che non avrebbe mai voluto vedere.

****

Era da più di due anni che non aveva una visione. Non ne era preparato a riceverne una del genere.
Si recò velocemente nella stanza della sua amica.
Fa che non è troppo tardi!
Spalancò violentemente la porta della stanza e, dopo aver accurato che non ci fosse nessuno, si diresse a passo veloce verso la bara che giaceva sul pavimento in mezzo la stanza.
Prese un profondo respiro: forse Mek l’avrebbe odiato per quello che stava per fare, ma non aveva altra scelta. Con un rapido gesto tirò su il coperchio della bara, trattenendo il fiato.
Era vuota.
-          Ma dove… -
-          Stai cercando qualcosa, Angelo? –
Andrè si girò di scatto verso l’entrata, appena sentì la voce di Alucard. Il vampiro chiuse dietro di se, con un gesto secco, la porta.
-          Dov’è lei?! –
-          In un posto dove potrà riposare tranquilla. –
Bastardo
Come se avesse letto il pensiero del maggiordomo, Alucard sorrise beffardo e si avvicinò al ragazzo biondo.
-          So cosa vuoi farle! Non ti è già bastato rubargli la sua vita per quasi quattrocento anni? Non ti basta aver preso con la forza il suo sangue e la sua libertà?! Sta soffrendo a causa tua! –
Alucard si fermò e il suo volto tornò serio, adirato.
Rapidamente tirò il ragazzo per il colletto fino a portarlo davanti al suo viso, alzandolo da terra di qualche centimetro
-          Non metterti contro di me, Andrè! Lei mi appartiene! È sempre stata mia e non permetterò che un moccioso come te mi metta i bastoni tra le ruote! –
-          Lei non è tua! Non è una Draculina legata a te come lo era Seras! –
Il vampiro mollò la presa e il maggiordomo finì a terra.
 
-          Ti sbagli! Il nostro legame è ancora più profondo. Ma tu non puoi capire. . .-
Alucard si girò, dando le spalle al ragazzo che nel frattempo si era rialzalto.
-          Ti do nuovamente questo consiglio: non metterti contro di me. –
Dopo di che si diresse verso la porta ed uscì lasciando l’angelo da solo in mezzo la stanza.
Rimase immobile per qualche secondo, poi sul viso si stampò un lieve sorriso. Mise la mano nella tasca interna del gilè e ne tirò fuori una croce d’argento.
“Credi di farmi paura, ma anche io ho qualche asso nella manica.”

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Capitolo 9
*** School and presentations ***


Scesero dall’autobus e si incamminarono lungo la via che l’avrebbe portati alla scuola. Se li si guardava sembravano due gemelli: dai lineamenti marcati alla pelle pallida. Erano due gocce d’acqua.
Maeko diete un’occhiata con la coda dell’occhio al padre: proprio non riusciva a vederlo sotto quella sembianza; ringiovanito di oltre dieci anni, portava una felpa nera, come i pantaloni. Non potevano mancare però i suoi occhiali rossi.
Sembrava estremamente tranquillo, al contrario della figlia, tremendamente nervosa, un po’ per la stanchezza e un po’ per la preoccupazione: dopotutto non aveva mai frequentato una scuola.
Si sentiva imbarazzata.
-          L’altro giorno hai detto che il Dipartimento degli Shinignami non esiste più. Cosa è successo di preciso? –
La ragazza voltò la testa verso il vampiro.
-          Come mai ti interessa? –
-          Tu racconta. Poi se ne ho voglia ti racconto qualcosa pure io. –
Maeko tornò a guardare la strada, mormorando un flebile “ok”. Tirò fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette e se ne accese una.
-          Devi fumare proprio ora? –
-          Sono nervosa e al momento posso solo fumare per calmarmi un po’! -, rispose con rabbia la ragazza.
Alucard si abbassò sulla punta del naso gli occhiali e guardò la vampira con intensità.
-          Lo sai che quando ti arrabbi …-
-          NO! Non lo dire! -, interruppe Maeko. – Insomma, volevi sapere o no che fine a fatto il Dipartimento? –
Il vampiro si riaggiustò gli occhiali, annuendo.
-          Durante la Seconda Guerra Mondiale, molti Shinigami hanno approfittato del fatto che fosse scoppiata proprio la guerra per uccidere e tenersi per se molte anime. Un certo Will, che era a capo di una divisione, non accettò questa cosa, che andava oltre le leggi severe imposte dal Dipartimento; fece presente la cosa ad una specie di… Una specie di Giuria, composta dagli Shinigami più saggi, che cominciarono a punire severamente tutti coloro che infrangevano le regole.
Purtroppo però i disertori erano troppi e ben presto nacque una sanguinosa guerra tra loro e i pochi Shinigami rimasti a servizio del Dipartimento: questa guerra è stata la causa del veloce decima mento degli shinigami, e finì il giorno che la Biblioteca, contenente le informazioni raccolte tramite le anime colte dal Dipartimento, fu distrutta. Da quel giorno gli Shinigami hanno cominciato ad agire per conto proprio, creandosi collezioni private di anime di persone illustri: a volte si scannano tra loro per l’anima di un famoso attore e di un vecchio generale. –
Quando finì di raccontare erano arrivati davanti al grosso cancello di ferro battuto circondato da molti giovani.
-          Sei ancora nervosa? –, domandò Alucard sorridendo maliziosamente.
-          Abbastanza. -, si limitò a rispondere l’altra.
Il vampiro fece un leggero inchino e mormorò qualcosa che all’orecchie della ragazza risultò come un “dopo di lei”. Velocemente lo superò e si diresse verso l’enorme entrata in vetro, sperando di non combinare più guai di quanto si era immaginata.
Mentre passava per il vialetto sentì diversi fischi di approvazione provenire da diversi ragazzi che la guardavano con insistenza.
“ Non perdere la calma, altrimenti potresti ucciderli tutti seduta stante. E tu non vuoi mandare la missione a puttane, vero?”, si ripeteva mentalmente, cercando di ignorarli.
I fischi cessarono subito dopo che Alucard tornò di fianco alla ragazza. Sorrise ferocemente e guardò la figlia, che in quel momento avrebbe voluto scomparire.
-          Cosa faresti senza di me. –
-          Probabilmente una vita migliore. –
-          Probabilmente. -,gli fece eco il vampiro, continuando a sorridere., - voglio proprio vedere se passerai una vita migliore nelle prossime sei ore. –
In quel momento suonò la campana per l’inizio delle lezioni e i due vampiri si divisero per frequentare i vari corsi che le vittime frequentavano.
-          Ricordati che mi devi un racconto. -, disse Maeko prima di scomparire lungo le scale.
Alucard guardò la direzione dove la figlia era scomparsa e un ghigno apparve sul volto.
Ti voglio, non c’è niente da fare. Chiunque oserà anche solo rivolgerti uno sguardo di troppo sarà costretto a soffrire atrocemente.”
 

*****
 

Quando entrò nella classe di Filosofia non se ne rese subito conto della ragazza solitaria seduta accanto al suo posto. Il chiacchiericcio confusionario dei ragazzi e delle ragazze era, però, concentrato su di lei.
-          Ma l’hai vista? Secondo me non ha mai visto una lampada abbronzante … -, disse a bassa voce una ragazza bionda che si trovava vicino la porta.
-          Che sfigata! Porta pure gli occhiali da sole in classe! -, le fece eco l’amica.
In quel momento la nuova arrivata si alzò e si diresse verso le  due pettegole.
-          Secondo me siete voi le più sfigate. Parlate male di una persona stando nella stessa stanza con lei, senza preoccuparvi se vi sente. Non vi preoccupate se le cose che dite possano ferirla, non vi preoccupate del passato di questa persona. Aprite quelle luride boccacce solo per far uscire fiato. –
Sorrideva e non sembrava per niente turbata da quello che avevano detto le ragazze. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un rotolo di nastro adesivo.
-          Mi sembra più che dovuto tapparvi quella bocca. Sapete, non vorrei che entrino delle mosche. –
Una mano si strinse sul polso della vampira, bloccandola. Maeko si girò di scatto, infastidita. Davanti a se trovò un ragazzo dai capelli castani, con la frangia che ricadeva morbidamente sull’occhio sinistro; l’altro occhio, di un verde intenso, con qualche striatura di giallo, era protetto dalla lente degli occhiali da vista neri che portava. Le sorrideva dolcemente.
-          Credimi è meglio non sprecarlo con quelle due. Non ne sono degne. –
Maeko sorrise a sua volta, rimettendo dentro la tasca il nastro isolante.
-          Credo che tu abbia ragione. –
Detto questo si girò e tornò al  suo posto; il ragazzo la seguì e una volta arrivato al suo banco prese la sedia e si mise accanto alla vampira.
-          Benvenuta alla  Stoker High School. Chiedo perdono per il mancato benvenuto da parte di questi cafoni e cafone, ma si sa, l’invidia è una brutta bestia, sopratutto di fronte a tanta bellezza. -
Maeko si sentì per un momento lusingata da quelle parole.
Il ragazzo in quel momento si alzò di scatto, lasciando per un secondo la ragazza confusa.
-          Che sbadato, non mi sono nemmeno presentato. -, prese velocemente la mano della ragazza e vi posò la bocca.
L’ultima volta che un uomo mi ha fatto una cosa del genere è stato cent’anni fa”, pensò la vampira divertita.
-          Il mio nome è Grell Sutcliffe. Lieto di esserle d’aiuto Madame –
-          Mmmmm.. Mi sono sempre piaciuti i tipi all’antica. -, disse con un sorriso lieve sulle labbra. Con fare elegante si levò gli occhiali da sole e mise in mostra i suoi occhi vermigli e li posò sul ragazzo.
-          Il mio nome è Maeko. -

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Capitolo 10
*** Indizzi (Prima parte) ***


Note dell'autrice: Cari lettori chiedo perdono per il ritardo e per il capitolo corto ma, purtroppo, d'ora in avanti sarò super - iper- mega impegnata tra scuola, preparazione di video e preparazioni di diversi cosplay in prossimità del Romics.
Se mai qualcuno sarù presente sia il 29 che il 30 settembre al Romics io ci sarò xD

Zeressa





-          Trovato qualcosa? –
-          Come pretendi di scovare qualche indizio se siamo qui dentro da meno di qualche ora?! –
Maeko si girò verso il ragazzo che le si era appena seduto accanto con aria stizzita.
Alucard, al contrario, la guardò divertito mentre tirava fuori dallo zaino un quadernetto.
-          Sei peggio di una donna con il ciclo.-
-          Forse perché sono una donna? -, disse sarcasticamente la figlia.
-          Si, ma senza ciclo. -. Le tirò il quaderno che aveva in mano e, una volta che la ragazza lo prese, lo indicò seriamente. – Al contrario di te, io ho trovato qualche sospettato. –
Maeko si affrettò ad aprire il quaderno e ne rimase alquanto scioccata
-          Alucard non puoi sospettare di tutta la scuola! –
Tutte le pagine erano piene di nomi, scritti con una calligrafia elegante, ma allo stesso tempo piccola e fitta.
Il vampiro non smise di sorridere.
-          Sono tutte persone sospette. –
-                      Non. Puoi. Sospettare. Dell’intera. Scuola! -, disse Maeko a denti stretti, emettendo una specie di sibilo.
In quel momento si avvicinò a loro un ragazzo, ma la vampira non gli diede peso, al contrario di Alucard che si voltò subito,con un ghigno stampato sul volto. Stranamente quella missione, l’atteggiamento della figlia nei suoi confronti, il fatto che non sapessero comportarsi a contatto con quei giovani, insomma tutta quella situazione, lo divertiva.
-                      Abbiamo visite. -, si limitò a mormorare divertito.
-                      Non immaginavo che avessi un gemello. –
La ragazza chiuse istintivamente il quaderno e, assumendo l’aria di chi cade dalle nuvole, si girò verso il ragazzo che le aveva rivolto la parola.
-          Purtroppo.-, mentì la ragazza, usando un tono disgustato, -  Anche tu segui la lezione di Inglese, quindi. -, disse infine assumendo  un sorriso.
Grell velocemente si sedette accanto la ragazza e cominciò a raccontarle più o meno della  classe, della professoressa acida di Inglese e del programma, ignorando totalmente il vampiro e concentrandosi solo sulla ragazza. Maeko stava in silenzio e ascoltava interessata il discorso del ragazzo occhialuto, cosa che Alucard non riusciva a capire: quel ragazzo parlava troppo velocemente, con un tono sgraziato, terribilmente fastidioso. E poi, abituato quasi sempre ad agire, piuttosto che parlare, stava decisamente esagerando per i suoi gusti.
-          Ragazzo, parli troppo. –
Grell rimase un attimo in silenzio e scrutò il vampiro con aria infastidita. Poi come se non fosse accaduto nulla, tornò a chiacchierare peggio di prima.
In quel momento sia Alucard che Maeko avvertirono qualcosa di insolito intorno a loro, una sensazione che entrambi conoscevano bene, ed era accompagnato dall’odore inconfondibile di sangue e morte.

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Capitolo 11
*** Indizzi (Seconda Parte) ***


Note dell'autrice:  Dopo un secolo sono riuscita a scrivere.... Si lo so, è corto come capitolo, qualcuno di voi mi aveva chiesto di allungarli, ma cercate di capirmi!
Tra la scuola, le verifiche (ce ne sono state troppe credetemi!), interrogazioni, i preparativi per il Romics (poi se riuscirò posterò qualche foto) e altri cavoli non ho trovato il tempo per scrivere! ç_ç
Spero di riuscire a scrivere presto.
Zeressa
.



Apparve dal nulla, accompagnato dal dolce inebriante odore  di sangue che stava velocemente impregnando l’aria.
Il bambino alzò lievemente lo sguardo in direzione della vampira e, con sguardo supplichevole, la chiamò.
Poi subito dopo si sentì un urlo di donna provenire dal piano di sotto e il bambino velocemente uscì dalla classe.
Con altrettanta velocità, come se fosse stato un gesto incondizionato, Maeko si alzò, saltò il banco dove poco prima era seduta, atterrando davanti a due ragazze che urlarono per lo spavento e si gettò all’inseguimento, lasciando sbigottito Grell che le stava parlando.
Alucard, al contrario, si alzò con calma e si incamminò con un ghigno stampato in volto.
-          Ci sarà da divertirsi. –
La vampira si precipitò per le scale e, a chiunque passava accanto, appariva come un fulmine nero.
“Questa volta non mi scappi moccioso.”
Il bambino cominciò a rallentare subito dopo aver svoltato in un corridoio. Maeko capì che doveva essere successo qualcosa, visto l’enorme calca di ragazzi e ragazze che bloccava il passaggio. In men che non si dica il ragazzino sparì tra la folla e l’angelo lo inseguì, dando spintoni alla gente che la ostacolava, fino ad arrivare davanti ad una porta spalancata, dove il bambino velocemente si intrufolò.
Maeko si tappò velocemente naso e bocca: lì l’odore di sangue era decisamente più forte rispetto al piano superiore.
-          Ragazzina, non stare in mezzo. Intralci la strada. –
Non fece il tempo di voltarsi che Alucard la sorpassò ed entrò nella stanza tranquillamente. La vampira lo imitò velocemente.
Era una sorta di magazzino: vecchi banchi abbandonati ovunque, scope, detersivi, c’erano persino degli schedari malmessi. C’era poca luce, ma riuscì a riconoscere la figura di un ragazzo accasciato a terra.
-          È lui? -, chiese guardando Alucard inginocchiarsi per osservare da vicino il corpo senza vita.
-          A quanto pare. -, si affrettò a dire spostando lo sguardo sulla ragazza, con un ghigno stampato sul volto. – Ma non è morto da poco. –
Maeko si avvicinò alla pozza di sangue che si disegnava intorno al cadavere del ragazzo e si inginocchiò: con il dito ne raccolse una piccola quantità e se la portò alla bocca.
-          Hai ragione. Direi da non più di due giorni: il sangue è alquanto aspro e si sta coagulizzando. Si era sentito un urlo prima. -, commentò infine.
-          Probabilmente qualche ragazza è entrata qui dentro, ha trovato il cadavere, ha urlato facendo venire qui tutto l’istituto e si è sentita male, costringendo così qualche professore a portarla via. –
La ragazza si girò e notò che il vampiro sorrideva ambiguamente.
-          Non mi dire che hai letto il pensiero di qualcuno che si trova qui fuori! -, disse indignata.
-          Chi può dirlo. -, disse solamente Alucard mentre si alzava.
 
*******
 
Grell si affrettò a mescolarsi tra i ragazzi che accalcavano l’ingresso dello sgabuzzino, nel tentativo di scorgere qualcosa.
Appena vide i due gemelli uscire dalla stanza, seri in volto, sorrise: ascoltò in silenzio la ragazza comunicare quello che era successo e di non allarmarsi troppo; aggiunse inoltre che presto sarebbe arrivata la polizia e subito dopo il ragazzo accanto a lei la portò via, strattonandola in malo modo.
Rimasi lì per qualche altro minuto aspettando che la calca di ragazzi e ragazze cominciasse a scomparire, poi tornò nell’aula di inglese: una volta entrato prese lo zaino e seguì gli altri ragazzi verso l’uscita; cercava con lo sguardo di individuare la nuova arrivata, senza successo.
-          Ma dove si è cacciata? -, disse mentre guardava sconcertato tutte le persone che, velocemente, si dirigevano verso il cancello.
-          È inutile che la cerchi: sono scappati. –
Grell si girò e dietro di lui trovò un bambino, di quattro anni massimo, vestito tutto di bianco: era terribilmente pallido e i suoi occhi erano rossi.
Appena lo vide dovette meravigliarsi, come era successo in mattinata, dell’incredibile somiglianza con la ragazza.
Il bambino guardò con freddezza il ragazzo davanti a lui.
-          Dobbiamo sbrigarci: non so per quanto posso ancora varcare il portale per giungere qui. -, disse spostando lo sguardo dal ragazzo verso il cancello dietro di lui.
-          Stai tranquillo: questo è stato l’ultimo omicidio.  Ormai abbiamo la sua attenzione ed è questo che conta. -, disse sorridendo. – Di anime ne ho quante ne voglio, anche se quella di Black stonerà parecchio tra la mia collezione. –, confessò perplesso il ragazzo, mentre si avviavano verso il cancello nero.
-          Abbia pazienza e potrai disfarti delle anime di quei poveri disgraziati. E sarà una tua vecchia conoscenza a farlo. –
Grell si girò nuovamente verso il bambino che, seriamente,  l’ osservava. Poi, come se fosse stato colpito da un fulmine, cambiò espressione.
-          Hikaru, ma non avevi detto di avere solo lei come gemella? -, chiese confuso
Il bambino si fermò un attimo, guardando con stranezza il compagno.
-          Infatti. –
-          E allora perché Maeko era accompagnata da un ragazzo identico a voi due?! -. Grell era talmente confuso che invece di dirla normalmente la frase aveva urlato: la gente cominciò a girarsi e su ogni volto era dipinta un’espressione negativa nei suoi riguardi.
Nessuno aveva visto il ragazzino: per loro c’era solo uno studente che parlava, e urlava, da solo.
-          Umani. -, sussurrò lo shinigami.
Il bambino sorrise e scomparì.

 

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Capitolo 12
*** La verità ***


Note dell'autrice: Ecco finalmente un nuovo capitolo!
Ringrazio di cuore Liquid King per tutte le recensioni che mi lascia e per aver inserito Maeko nella sua Fan fiction!
Ringrazio Xyle e Suigintou per aver inserito la storia tra le preferite e, naturalmente, tutte le persone che la leggono e la seguono!!!
A presto,
Zeressa







-          E quindi avete trovato un altro cadavere…-
 
Andrè stava tranquillamente finendo i preparativi per la cena. La vampira lo guardava muoversi con agilità tra i fornelli della cucina; gli aveva raccontato quello che era successo in mattinata, mentre si beveva il sangue racchiuso in una delle sacche per uso medico, come se fosse stato un succo di frutta.
 
Se ne stava seduta sul tavolo, con le gambe a penzoloni, mentre il francese faceva avanti e indietro per la cucina.
 
-          La cosa strana  che al contrario delle altre vittime il suo corpo non è stato fatto a pezzi. È stato trapassato da parte a parte con un’arma abbastanza grande, visto l’enorme ferita sul torace. -, disse con noncuranza.
 
-          Una mannaia?-, propose il maggiordomo, voltandosi verso di la ragazza mentre si puliva le mani con un tovagliolo bianco.
 
-          No. Assomiglia di più ad una motosega. -, commentò scendendo dal tavolo con un lieve balzo.
Si stiracchiò le braccia e si diresse verso la porta con aria stanca.
-          Dove vai?-
 
Si voltò verso il biondino.
 
Erano passati tanti anni dal loro arrivo in Inghilterra eppure il suo accento francese non era scomparso.

-          A dormire. -, disse con naturalezza. Tornò di nuovo sui suoi passi, con un sorriso, e, senza aspettare una contro risposta di Andrè, uscì.
 

********


Ancora una volta si ritrovava sotto i rami protettivi della grossa quercia, come nei sogni precedenti. Ormai si era abituata: non appena si coricava nella sua scomoda bara cadeva in quel sonno per niente ristoratore, ritrovandosi sotto quella quercia che ormai conosceva bene.
 
Eppure quella volta il panorama era diverso.
 
 Il vento si alzò all’improvviso e le foglie verdi cominciarono velocemente a cadere a terra, rinsecchendosi al contatto con l’erba, gialla e arida.
 
Il cielo era rosso, ma incuteva timore.
 
Maeko aprì le enormi ali nere e fece apparire la spada di Sakura, pronta a difendersi dalla presenza demoniaca che avvertì nell’aria.
 
Si incamminò verso il piccolo stagno, che intravedeva dall’alto della collinetta: man mano che si avvicinava, però, si accorse che l’acqua non era più limpida, bensì era diventata nera, come se fosse petrolio.
 
Che cosa era successo a quel piccolo paradiso che l’aspettava ogni volta che chiudeva gli occhi?
 

********


Grell si era appena abbandonato su un divano di quella piccolo appartamento,  vicino al St. James Park: era lievemente stanco dopo la passeggiata che aveva fatto in questo splendido parco, ormai un’abitudine.
 
Gli piaceva andarsene a spasso, immerso nel verde e nella tranquillità: certo, rispetto a quasi 150 anni prima Londra era cambiata, insieme alla sua popolazione e il suo aspetto, e quindi il parco non godeva della tranquillità di un tempo, eppure a Grell continuava a piacergli. Lo calmava.
 
Ma quella sera nemmeno la sua passeggiata abituale riusciva a toglierli dalla testa gli occhi rossi della ragazza.
 
Prese tra le dita una delle sue lunghe ciocche rosse e cominciò a giocherellarci. Non riusciva a spiegarsi la voglia di rivedere quella ragazza.
 
Non ci riusciva.
 
Si disse perché doveva aiutare Hikaru e lei era l’anello più importante per il rituale; eppure sapeva che stava solo mentendo a se stesso.
 
Non si sentiva così da quando aveva visto per la prima volta quel dannato e stupendo demone che gli aveva in qualche modo, misteriosamente, rubato il cuore.
 
Eppure…
 
Si alzò di scatto, adirato.
 
Eppure sapeva che ormai quegli occhi rossi come due rubini gli avevano trafitto il cuore.
 

********


Lo vide apparire dal nulla, a pochi passi da lei, e la guardava con profonda tristezza. Il vento cominciò ad ululare più forte, scompigliando i lunghi capelli neri della vampira. Lentamente il bambino si avvicinò a Maeko, porgendogli la mano: sul suo viso si andò a disegnare un sorriso sforzato.
 
-          Maeko non ho più tempo. . . –
 
La vampira con uno schiaffo allontanò la mano, adirata. Il bambino rimase per un secondo imbambolato: di sicuro non si aspettava una reazione del genere dalla vampira.
 
-          Sono stanca! Io voglio sapere chi sei e che cosa vuoi da me! –
Velocemente Maeko puntò la spada contro il petto del piccoletto, che rimase immobile al suo posto: non sorrideva più e nuovamente la tristezza si impadronì del suo piccolo volto infantile.
 
-          Maeko non so per quanto ancora potrò apparire nei tuoi sogni. Ascoltami è importante. –
-          Me ne frego altamente! –
Il piccolo sospirò e si girò, dando le spalle alla vampira.
 
-          Credimi non volevo arrivare a tanto. . . –
In quel momento la spada cominciò a sgretolarsi e Maeko lanciò un urlo di dolore e meraviglia: su i suoi palmi si erano formati dei profondi tagli.
Con dolore vide distruggersi l’unico ricordo materiale che le era rimasto di sua madre.
 
Velocemente si inginocchiò per raccogliere l’elsa a forma di drago e il rubino, l’uniche cose che si erano salvate dallo sgretolamento: il rubino se ne stava in cima alla montagnetta di polvere argentata , fiero.
Ben presto lacrime cremisi cominciarono a solcare le guance terribilmente pallide della ragazza.
 
-          Che cosa hai fatto! –
-          Il giusto indispensabile per farti ragionare. –
 
Voleva picchiarlo, ucciderlo, squartarlo, nutrirsi del suo sangue e fare sua l’anima di quel dannato bambino. Ma non riusciva a muoversi: qualcosa di oscuro la costringeva a restare immobile, indifesa.
 
Il vento continuava a soffiare violento.
Il paesaggio sembrava cominciare a scomparire: tutto intorno ai due sembrava rendersi nero.
 
-          Basta! Sto impazzendo per colpa tua! Continui ad apparire dal nulla, mi continui a torturare mi guardi come se fossi la tua sciagura!
TU SEI LA MIA SCIAGURA! Non so chi sei e…-
 
Il bambino, finalmente, si girò verso Maeko che, nel frattempo, per la disperazione, si stava  tenendo con entrambe le mani la testa, come se potesse scoppiare da un momento all’altro.
 
-          Tu lo sai chi sono, solo che non puoi ricordarlo.-, disse con un sospiro, -  Non ti ho mai guardata come una sciagura, ma sapere di averti così vicina, dopo secoli di reclusione, sapere che tu sei libera e io no, mi fa sentire inutile, solo e terribilmente triste. –
-           
Maeko alzò lo sguardo: il bambino la osservava con durezza e serietà, tant’è che i suoi occhi rossi sembravano due rubini.
 
Si sentì improvvisamente terrorizzata dal ragazzino che lentamente avanzava verso di lei.
 
-          Chi sei? -, chiese con voce tremante
 
Il bambino si fermò ad un passo dall’angelo e tornò a sorridere.
 
-          Io sono Hikaru, tuo fratello. –

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Capitolo 13
*** La profezia (Prima Parte) ***


Si svegliò di soprassalto, andando a sbattere violentemente la testa contro il coperchio della bara, procurandosi un profondo taglio che velocemente si rimarginò, lasciando solo come testimonianza una striatura rossa di sangue.

 I suoi occhi cremisi erano sbarrati dal terrore e le lacrime non tardarono ad arrivare.

Si sentiva male. Terribilmente male:  fitte di dolore la trapassavano ovunque, facendole stringere i denti per non urlare.

Ripensò al sogno.

Un fratello. Lei aveva un fratello di cui aveva ignorato per tutta la vita l’esistenza.

Una nuova lacrima rossa le macchiò il volto.

Perché sua madre non glie ne aveva mai parlato?

Perché non si ricordava di lui?!

Sentì improvvisamente la schiena bruciarle, proprio lì dove la lunga cicatrice grigiastra si era andata a disegnare molti secoli prima: le percorreva tutta la schiena, in maniera irregolare, e sulle spalle si andavano a creare tante altre piccole cicatrici, come i rami di un albero spoglio che si innalzano al cielo.
Quella cicatrice che lei stessa ignorava il modo in cui se l’era procurata.

Con l’avambraccio scansò il coperchio della sua bara e velocemente uscì,  poiché il bruciore lungo la schiena era diventato veramente insopportabile.

Solo in quel momento Maeko si accorse che  tra le mani stringeva convulsamente ancora il grosso rubino e l’elsa, ormai inutile, della sua spada.

****

-          Non avrai esagerato? Da quel che so era molto affezionata alla sua spada. –
-          Era la spada di mia madre, non credere che non sia dispiaciuto. Purtroppo era l’unico modo per farla ragionare. –
Grell e il piccolo Hikaru vagavano per le vie quasi del tutto deserte della città.
Lo shinigami era in tenuta standard, vestito tutto orgoglioso con il suo amato rosso: i suoi capelli erano liberi da quella odiata parrucca e allegramente venivano scompigliati dalla leggera brezza mattutina.

-          Ti ricordo che era indispensabile distruggere quell’arma. -, disse infine il bambino con calma.

Il rosso mugugnò qualcosa con aria seria. Dopo qualche metro si fermò davanti ad un’insegna nera: sembrava alquanto scadente e recitava a caratteri semplici e cubitali “UNDERTAKER”

-          Siamo arrivati. -, disse mentre si avvicinava alla porta laccata di nero.

-          Mi hai portato in un’impresa funebre?! -, si lamentò Hikaru.

Lo shinigami si girò verso il bambino e sorrise, mettendo in mostra i denti aguzzi.

-          Aspetta e vedrai. –

Detto questo entrò nel lugubre locale.

*****

Si levò la maglia nera e cominciò a tastarsi la cicatrice, cercando di capire cosa le procurasse tutto quel bruciore anomalo.

Erano le sei del mattino, di sicuro Andrè già stava lavorando per le stanze dell’enorme villa;  eppure si convinse mentalmente che avrebbe potuto cavarsela da sola.

Di sicuro non avrebbe mai chiesto aiuto al vampiro in rosso, ne era certa.

“Perché sento che allora me ne pentirò?”, si chiese mentalmente. Si avviò verso la credenza e, dopo aver passato il dito lungo diversi barattoli di creme e boccette di unguenti dai colori strani e bizzarri, si fermò, con aria convinta, su una ampolla, sicura che le sarebbe stata utile: il liquido al suo interno era di un verde militare cupo e pareva essere molto untuoso.

Maeko sospirò:  si era sempre chiesta se quelle sottospecie di intrugli funzionavano ancora su di lei.

Dopotutto ora era una Non – morta.

-          Certo, prima non mi aiutavano un granché. . . Le preparavo principalmente per gli altri. -

In effetti non ne aveva mai eccessivamente avuto bisogno: se si feriva gravemente, in pericolo di morte per qualunque umano, lei in meno di due giorni  grazie alla sua capacità rigenerativa  era pronta a massacrare il bastardo che aveva inferito sul suo corpo.

Prese tra le lunghe dita pallide la piccola ampolla e con aria sicura le tolse il tappo di sughero che la sigillava.

Si pentì amaramente di quello che aveva appena fatto: una volta tolto il sigillo un odore nauseabondo impregnò l’aria, dandole il voltastomaco.
Si dovette sedette sulla sua bara per non svenire dalla cosiddetta puzza.

-          Se questo è l’odore non immagino il sapore! -, disse tappandosi il naso.

Con che coraggio poteva bere quella schifezza che lei stessa aveva preparato?

All’improvviso due mani gelide si posarono violentemente sulle sue spalle nude, facendole strappare un piccolo urlo per lo spavento
.

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