Quell'idiota del mio miglior amico!

di Myuzu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Dentifricio ***
Capitolo 3: *** Bugia ***
Capitolo 4: *** Orfana ***
Capitolo 5: *** Segreto ***
Capitolo 6: *** Schiuma ***
Capitolo 7: *** Fastidio ***
Capitolo 8: *** Abbraccio ***
Capitolo 9: *** Paura ***
Capitolo 10: *** Freddo ***
Capitolo 11: *** Ospedale ***
Capitolo 12: *** Solitudine ***
Capitolo 13: *** Sbagliato ***
Capitolo 14: *** Scuse ***
Capitolo 15: *** Febbre ***
Capitolo 16: *** Sognare ***
Capitolo 17: *** Cambiamenti ***
Capitolo 18: *** Inconscio ***
Capitolo 19: *** Confusione ***
Capitolo 20: *** Odio ***
Capitolo 21: *** Soffocare ***
Capitolo 22: *** Inferno ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


*PrOlOgO*


Yo! Mi chiamo Em e ho da poco compiuto 20 anni.
Voi penserete … E che noia! Eccone un’altra con la sua storia banale e noiosa!
Bé magari la mia storia non sarà interessante, ma a qualcuno potrebbe piacere; leggere un po’ di fatti degli altri, distrae dai propri e a volte fa bene.
Questa è la storia di me e del mio miglior amico. Quell’idiota del mio miglior amico! Ji Yong alias G-Dragon.
Chi è G-Dragon? Molti di voi risponderanno: è un cantante strafigo, leader dei Big Bang, modello, fashionista e chi più ne ha, più ne metta.
In realtà Ji Yong è un pigro, molesto, antipatico e scorbutico, goloso ragazzo i quali più oscuri segreti sono conosciuti probabilmente solo da me, la sua miglior amica. Ho attirato la vostra attenzione? Bene! Se si, scoprirete con me il vero volto di G-Dragon!
Pronti? Incominciamo!
Naaaah, sono stanca … Cominciamo domani …





NOTA DELL'AUTRICE:
logicamente i prossimi capitolo saranno più lunghi XD 
Fatemi sapere se vi ho minimamente incuriosito e se secondo voi vale la pena continuare :D 
Anche le critiche sono ben accette *^*
Baciiiiiiii

Myuzu

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Capitolo 2
*** Dentifricio ***


*DeNtIfRiCiO*




«Dov’è quell’idiota?» urlo scaraventando via il povero Daesung venuto ad aprirmi.
«Se ti riferisci a Ji Yong … sta dormendo …» rispose Yongbae sorseggiando il caffè.
«E ti pareva!» sbraito irrompendo nella stanza di GD. «Tu! Scansafatiche!» urlo strappandogli le coperte da dosso. Io sono l’unica al mondo che con la sua “finezza” riesce a svegliare quest’idiota di un idol di nome G-Dragon. E per questo e tanti altri motivi, lui mi odia o quasi.
«Che vuoi?» mi chiede sgarbato calandosi il cappello che ha in testa sugli occhi.
«Che voglio?! Che voglio mi chiede lui!» mi altero sembrando un’isterica. «Queste ti dicono qualcosa?» gli dico alzandogli davanti agli occhi le mie scarpe da tennis, quelle verde acqua che adoro, anzi adoravo!
GD alza leggermente la testa per poter vedere senza alzarsi il cappello. Trattiene a stento le risate. «No, cosa dovrebbero dirmi?» dice assonnato e fintamente disinteressato.
«Vorresti farmi credere che non sei stato tu a riempirle di dentifricio?!» urlo buttandogliele addosso. Lui accusa i colpi voltandosi dall’altro lato.
«Cos’è? Non dici nulla?» domando isterica.
In questo momento GD scoppia a ridere con la sua solita faccia tosta, facendomi innervosire ancora di più.
«Piccolo sorcio maculato!» gli salto addosso come faccio in pratica tutte le mattine e ci immergiamo in un concitato incontro di wrestling.
Cadiamo dal letto ed oggi vinco io: sono troppo arrabbiata per le scarpe per perdere! Seduta sulla sua schiena gli tengo con una mano la testa premuta contro il parquet e con l’altra le sue mani strette insieme dietro la schiena.
«Ahi! Ahi! Basta! Em! Mi arrendo!» dice con voce soffocata.
«Mi dispiace, ma non ti lascio! Anzi non mi dispiace per niente! Quelle erano le mie preferite e tu lo sapevi!» grido adirata, questa volta l’ha fatta grossa.
«Te le ricompro. Un paio identico. Ma ora lasciami, non mi sento più le braccia!» chiede implorante.
«Credi sul serio che basti?! E la parola magica?» stringo la presa attorno alle mani. GD sbuffa.
«Scusa …» sibila controvoglia.
«Non ho sentito.» ribatto avvicinandomi un po’ alla sua testa. In realtà ho sentito benissimo, ma in un modo o nell’altro devo fargliela pagare.
«Scusa! Mi dispiace! Ora scendi, sei pesante!» urla in risposta, mentre Top si affaccia nella stanza ridendo alla vista della scena.
«Idiota!» lascio la presa, ma prima di alzarmi gli do uno schiaffo dietro la testa.
«Ha vinto Em oggi, eh Ji Yong?» osserva ridendo Top che mi da il cinque soddisfatto.
«Zitto tu!» dice GD rimanendo steso per terra.
«Vuoi una mano?» gli domando chinandomi con sguardo presuntuoso. Mi fissa di rimando con occhi di fuoco.
«Non mi serve l’aiuto di un maschiaccio come te!» grugnisce prima di scattare in piedi. «Sul serio, Em, di questo passo non troverai mai un ragazzo …» dice massaggiandosi i polsi.
«E questo perché mai dovrebbe interessarti?» mi raddrizzo e metto le mani sui fianchi.
«Perché fino a quando non trovi uno straccio di ragazzo starai tutte le mattine qui a rompere le cosiddette!» mi punzecchia la fronte con l’indice sogghignando. Lo incenerisco con lo sguardo.
«Mi domando per quale motivo non usciate assieme voi due …» dice Top innocente.
«Impossibile!» diciamo in coro io e Ji Yong con aria schifata.
«Ok, fate finta che non abbia detto niente.» alza le mani Top in segno di resa, uscendo dalla stanza con un sospiro.
«Spostati nana devo andare a fare colazione!» mi ordina GD spintonandomi.
«E il per favore dov’è?!» ribatto seccata seguendolo.
«Non c’è bisogno di chiedere per favore a un maschiaccio come te!» sbotta lui e gli do un calcio nel didietro.
«Giorno pulce!» mi saluta Seungri con un sorriso assonnato.
«Giorno oppa!» ricambio contenta di vederlo.
Entrati in cucina GD occupa il suo solito posto pronto a mandare giù un’enorme fetta di pane ricoperta di crema al cioccolato, che gli prepara Yongbae tutte le mattine. Top sorseggia un succo all’arancia, contrariato.
«Big Seung Hyun oppa, mica sei ancora a dieta?» chiedo spalancando gli occhi.
«No, no. Non preoccuparti.» mi risponde imbarazzato Top.
«Ancora tu! Brutta bestiaccia!» urla all’improvviso GD sobbalzando.
«Non chiamarlo brutta bestiaccia!» lo rimprovero, prendendo il gatto tutto nero che si è appena strofinato contro le sue gambe.
«Ehi, Mr. Wingle!» lo saluta Daesung accarezzandogli la testa. Mr. Wingle miagola in risposta.
«Porta questa bestia fuori da qui!» mi ordina acido GD.
«No!» gli faccio la linguaccia. Mr. Wingle è il mio gatto, tutto nero, con un occhio azzurro e uno verde. Mi segue dappertutto da quando era solo poco più di una palla di pelo. GD non l’ha mai sopportato, gli fa paura con quegli occhi. Che idiota!
«Ah, Ji Yong, prima ha chiamato una certa Jasmine, ti cercava.» lo avverte Yongbae.
«Ah, si! Avevo un appuntamento con lei stanotte, ma me ne sono dimenticato.» risponde GD soffocando una risatina.
Praticamente ha tante amanti quanti capelli in testa, logicamente io non approvo, ma da buon’amica resto zitta e non interferisco nella sua vita sentimentale.
Perché resto al suo fianco dite? Bé siamo amici da tanto tempo e anche se non sembra ha anche lui i suoi lati positivi. Qualcuno …
«Yo! Ji, noi ci avviamo, fai in fretta a raggiungerci. Ci vediamo, Em.» mi saluta Top uscendo.
«Ciao ciao!» sorride Daesung prima di seguire il compagno.
«Non dimenticare i nuovi spartiti!» gli ricorda Yongbae, mentre mi saluta con un buffetto sulla guancia.
«Ciao pulce.» mi saluta Seungri avvicinando la guancia al mio volto. Gli stampo un bacio come tutte le mattine e se ne va.
«Ciao!» li saluto prima che chiudano la porta.
Quando rivolgo lo sguardo a GD, lui mi fissa preoccupato.
«Che c’è?» chiedo.
«Hai fatto colazione?» domanda.
«Si, certo che l’ho fatta.» mento accarezzando Mr. Wingle che festoso fa le fusa.
«Bugiarda.» scuote la testa e mi passa la scatola dei biscotti. «Non trascurarti, sei pallida ultimamente.» dice alzandosi diretto in bagno.
Non dico nulla, addento un biscotto nel silenzio della cucina. Ecco un motivo per cui gli rimango accanto: a suo modo, si prende cura di me.

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Capitolo 3
*** Bugia ***


*BuGiA*





Affretto il passo diretta verso l’uscita della struttura dove svolgo il mio corso d’arte. Ho ricevuto una chiamata da un agitato Seungri in cui mi diceva che GD non risponde al telefono e mi chiede di andare a controllare. Non credo ci sia da preoccuparsi, ma meglio essere previdenti.
«Em!» mi chiama una voce alle mie spalle. Mi volto.
«Juno!» la saluto. È  una ragazza che ho conosciuto  al corso. Ragazza carina e cortese, una persona piacevole con cui scambiare due chiacchiere.
«Dimentichi questo!» mi raggiunge con respiro affaticato e la mia stracolma agenda tra le mani.
«Oh, grazie!  Non saprei proprio come fare senza.» la ringrazio con un sorriso riconoscente. In realtà, più che un’agenda è un diario. Non so proprio cosa farei se qualcuno lo leggesse. C’è scritto di tutto, anche della mia amicizia con Ji Yong, che non è un segreto, ma ci sono particolari che è meglio tenere nascosti.
«Figurati. Ma dove stai andando così di fretta da dimenticartela?» mi chiede avendo intuito il valore dell’agenda per me.
«A casa di un amico. Non risponde al telefono e sono un po’ preoccupata.» spiego continuando a camminare. Juno mi affianca.
«Capito.» mi sorride. «Allora non ti trattengo, ci vediamo al corso.» mi saluta.
«Si, certo. E grazie ancora.» accelero il passo e prendo il pullman al volo.
Fortuna non c’è molta gente e nemmeno tanto traffico. In mezz’ora sono davanti casa dei Big Bang, pronta ad entrare e a sgridare quell’imbecille che non risponde al telefono.
Prendo un bel respiro e poggio l’indice sul campanello, ma prima che io possa bussare, la porta si apre e compare una donna dai capelli corti e vestito nero attillato. La borsetta a mano leopardata in tinta con le scarpe con tacco a spillo. Mi fissa e nel guardarmi, la sua aria soddisfatta si tramuta in un’espressione di sdegno. Mi scanso per farla passare, trattenendo il desiderio di prenderla a calci in quel sederino semi scoperto. Si allontana, mentre Ji Yong mi raggiunge alla porta.
«Lei è Jasmine?» chiedo continuando a fissare la schiena di quella donna.
«No, Lydia.» mi risponde lui tranquillo.
«Che puttana!» esclamo ripensando alla sua espressione.
«Tu dici?» chiede sarcastico il mio amico facendomi entrare.
«Non hai nulla di meglio da fare che perdere tempo con delle sgualdrine?!» lo rimprovero sedendomi al bancone della cucina su uno degli alti sgabelli che io adoro.
«In realtà non è proprio una sgualdrina, perché vedi, quelle si fanno pagare. Diciamo che io frequento delle amiche …» spiega prendendo del succo dal frigo. Sembra di buon umore.
«Mi stai mettendo al livello di quella?!» lo incenerisco con lo sguardo.
«No. Tu non sei mia amica. Tu sei Em. Em e basta.» lo dice con tanta serietà che mi fa credere che sia una cosa importante. Continuo a fissarlo senza dire nulla, fino a che sospiro e alzandomi sul poggia piedi dello sgabello, gli scippo il succo da mano per poi berlo io.
«Sgualdrina o no, è comunque riprovevole farlo con chiunque!» commento dopo aver bevuto.
«Io non sono chiunque! Io sono G-Dragon! E poi stai parlando esattamente come farebbe una vergine.» sogghigna perfido.
«Io non sono vergine!» mento imbarazzata.
«Si che lo sei, verginella!» sfotte lui riprendendosi il succo con fare giocoso. «E ci morirai vergine, se non cambi atteggiamento! E stile!» fissa la mia maglia grigia che è almeno 4 volte pià grande di me, alzando un sopracciglio. Lo ucciderei in quest’istante! «Verginella!»
«Stronzo!» urlo arrabbiata.
«Dai non prendertela Em, prima o poi troverai il povero disgraziato che ti prende, non preoccuparti.» mi accarezza la testa con la mano ed io gli caccio la lingua. Lo odio quando fa così. «Comunque, qual buon vento ti porta?» mi chiede alla ricerca di qualcosa da mangiare negli stipetti.
«Seungri. Mi ha chiamato preoccupato perché non rispondevi.» spiego cercando di calmarmi.
«Inutile ed ingenuo maknae. C’è un solo motivo per cui io non rispondo al telefono … sono in dolce compagnia.» si volta e mi fa l’occhiolino ed io fingo di vomitare.
Improvvisamente squilla il suo cellulare. Ji Yong lo afferra e fissa il display. Dopodiché invece di rispondere, infila il cellulare in tasca e continua a cercare qualcosa da mangiare.
«Non rispondi?» chiedo.
«No.» replica serio. Ogni traccia di buon umore sparita.
«Perché non rispondi? Chi è?» domando dubbiosa. Il cellulare smette di suonare.
«Nessuno.» ribatte secco. Il telefono ricomincia a squillare. Lui controlla di nuovo il display e rinfila di nuovo l’apparecchio in tasca.
«Ji si può sapere perché non rispondi?» insisto un po’ alterata. Questo comportamento non è da lui, né tanto meno l’espressione seria che ora ha in volto.
Il cellulare smette di suonare, per poi ricominciare poco dopo.
«Vuoi che me ne vada?» chiedo insicura e preoccupata.
«Forse è meglio …» risponde piano.
Prendo la mia borsa e l’agenda ed esco. Non mi allontano tanto però. Poggio l’orecchio alla porta chiusa dell’ingresso. Voglio sapere cosa diavolo sta succedendo!
«Sai che se non ti rispondo è perché non posso parlare, no?!» sento gridare Ji Yong all’apparecchio. «No, non stasera. Ho un impegno. I soldi te li ho già dati, non scherzare. Ok. A presto.» chiude la telefonata e lo sento avvicinarsi alla porta.
Mi allontano correndo e non mi fermo fino a quando non arrivo al parco lì vicino. Con il fiatone cerco il mio cellulare che è ha iniziato a suonare insistente. Lo trovo e rispondo.
«Pronto?»
«Em? Non era mia intenzione mandarti via così.» mi dice Ji Yong stranamente dispiaciuto.
«Ah … non preoccuparti.» dico mentre il mio cervello cerca di dare un significato alla conversazione che ho appena sentito. Lui resta in silenzio e così anch’io. «Ji? È  tutto ok?» chiedo dopo un po’.
«Si, certo. È tutto ok.» risponde, ma io so che è una bugia.

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Capitolo 4
*** Orfana ***


*OrFaNa*




Dal diario di Em:
 
Oggi Ji Yong ha ricevuto una strana telefonata a cui non ha voluto che io assistessi. Parlava di soldi e di un appuntamento. Sono preoccupata, non vorrei che si stesse cacciando in qualche guaio. Ma se ci fosse qualche problema me lo direbbe, no?
 
«Ri? Sono Em.» dico appena Seungri risponde al telefono.
«Ciao, Em. Allora? Tutto bene?» mi chiede il maknae preoccupato.
«Si … stava a casa in … dolce compagnia.» spiego un po’ imbarazzata.
«Dovevo immaginarmelo …» sospira. «Mi dispiace averti mandata lì. Spero che non ti sia trovata in qualche situazione imbarazzante.»
«No, no. Figurati. Oramai con Ji Yong sono abituata a queste cose.» lo sento ridere cristallino dall’altra parte dell’apparecchio. «Comunque …» faccio una pausa non sapendo come porre la domanda senza farlo preoccupare. «Sai se … Ji Yong ha fatto nuove amicizie ultimamente?» chiedo poi tutto d’un fiato.
«Nuove amicizie, dici? Mmm lasciami pensare …» fa una pausa in cui rimango sulle spine. «A parte la rossa Janessa e la platinata Caroline, nessuno.» ride di nuovo, ovviamente si sta riferendo alle nuove “amiche” di letto del mio caro amico.
«Ok … Va bene.» rido un po’ anch’io.
«Ma è successo qualcosa?» chiede poi.
«No, nulla. Non preoccuparti. Ora stacco, ci sentiamo più tardi.» affermo frettolosa.
«Bene, allora ci sentiamo pulce.» saluta Ri, prima di attaccare.
Sospiro per niente tranquilla. Quella telefonata mi ha insospettita troppo perché io possa avere sonni sereni. Metto il cellulare e la mia agenda in borsa e mi alzo dalla panchina su cui mi sono seduta per scrivere. È tardi, meglio che torni a casa.
 
«Zia? Sono a casa.» annuncio richiudendomi la porta alle spalle. Il momento di girarmi che me la ritrovo di faccia. «Zia! Quante volte ti ho detto di non spuntare così all’improvviso!?» la rimprovero. Ha il passo molto leggero e silenzioso, oserei dire da spia. Entra ed esce dalle stanze senza che io me ne accorga e più di una volta ho rischiato l’infarto per colpa sua!
«Scusa.» dice con la sua voce esile e gli occhi contornati dalle occhiaie. «Come è andata a scuola?» mi chiede mentre mi sfilo le scarpe. Giunge Mr. Wingle allegro a strofinarsi vicino le mie gambe.
«Bene. E a te come è andata la giornata?» domando guardandola. È inquieta: qualcosa non va. Ed io credo di sapere di cosa si tratta. «Ha chiamato papà?» chiedo seria. Lei annuisce piano. «Cosa ti ha detto?»
«Torna nel fine settimana.» risponde in un sibilo.
Non poteva darmi notizia peggiore. Da quando mia madre si è suicidata anni fa, mio padre non è stato più stabile. Quando sta casa torna spesso ubriaco la sera o con prostitute.Ha messo più volte le mani addosso a me e a mia zia, sua sorella che dopo il suicidio di mia madre è impazzita e non per modo di dire. Fortunatamente mio padre, nonostante i suoi squilibri, ha mantenuto il suo lavoro che lo tiene molto tempo fuori città. Ciò garantisce a me e a mia zia Jun, un tetto sulla testa, cibo, medicine e cure per lei e corso d’arte pagato per me. Ma questo non basta a compensare quello che ci fa passare nei pochi giorni in cui ritorna. In cuor mio, spero sempre che il giorno del ritorno non arrivi. Ho paura di quell’uomo. Uomo che ha smesso di essere mio padre nel momento in cui mia madre se n’è andata. È un po’ come se fossi orfana …
Do una carezza a mia zia che finalmente rilassa un po’ il volto.
«Hai preso le medicine?» chiedo gentile. Lei annuisce con un sorriso. La sorpasso e salgo in camera mia, depressa, seguita dal mio amato gatto. Non voglio vedere quell’uomo. Cosa diavolo torna a fare?!
Istintivamente prendo il cellulare dalla borsa e prima che io possa realizzare, ho già composto il numero di Ji Yong. Al secondo squillo risponde. Deve essere in attesa di qualche telefonata per aver il cellulare vicino…
«Dimenticato qualcosa, verginella?» chiede in tono scherzoso. È ritornato quello di sempre. Aspetta una mia reazione da ragazzina arrabbiata che non arriva. «Em? Tutto bene?» chiede un po’ preoccupato.
«Torna questo fine settimana.» dico semplicemente, tanto so che ha capito a chi mi riferisco. Lui sa tutto. È stato lui a tenermi stretta e a consolarmi al funerale di mia madre. È stato lui a mettermi i cerotti sulle ferite che mi faceva mio padre. È stato lui ad asciugarmi le lacrime e ad accogliermi in casa sua ogni qual volta scappavo di casa.
«Per quanto tempo resta?» chiede serio. Come predetto, ha capito.
«Non lo so. Ha parlato mia zia con lui.» replico apatica, mentre mi metto a sedere sul letto. Mr. Wingle si accoccola sulle mie gambe facendo le fusa.
«Vuoi venire un po’ qui?» domanda, mentre sento una voce femminile dire qualcosa.
«No, no. Sarai impegnato.» replico.
«Me ne libero subito.» afferma sicuro. La voce femminile si lamenta offesa, ma Ji Yong la zittisce. «Allora vieni?»
«Grazie, ma non ho voglia di uscire.» dico.
«Ok. Sto venendo io da te.» dichiara prima di attaccare il telefono senza salutare.
 
Dieci minuti dopo suona il campanello e scendo ad aprire. Ovviamente è Ji Yong. Ci guardiamo un attimo negli occhi, prima che lui mi attiri a sé in un abbraccio protettivo, denso di significato.

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Capitolo 5
*** Segreto ***


*SeGrEtO*




Apro gli occhi alla troppa luce che entra prepotente dalla finestra. Sono ancora abbracciata a Ji Yong che, preoccupato, è rimasto a dormire con me, “per assicurarsi che io non muoia disidratata per le lacrime” ha detto lui. Mr. Wingle raggomitolato sulla sua guancia, dorme tranquillo.
Mi scappa un risolino nel notare che l’espressione del mio amico non è cambiata da quando eravamo piccoli. Ricordo che dopo la morte di mia mamma, avevo spesso incubi e andavo a dormire da lui. Come è possibile che la sua faccia sia rimasta identica?
Alzandomi piano e senza far rumore, mi stiracchio. Stare con lui mi ha fatto bene. La sua presenza è il mio tranquillante.
Ora che sono rilassata e serena però, ricordo le mie povere scarpe che ho dovuto buttare via a causa di questo deficiente che le ha riempite di dentifricio. Eeeeh il mio cervello escogita vendetta!
In punta di piedi vado in cucina e prendo il barattolo del ketchup che sta per scadere dal frigo. Mi siedo all’ingresso e con molta calma e concentrazione, riempio le sue scarpe con la salsa rossa, sogghignando già all’idea di vedere la sua faccia. Una volta finito la mia opera d’arte, butto via la bottiglia vuota e mi preparo per andare al corso, chiusa in bagno.
Mia zia dorme ancora e sinceramente meglio così, ho notato che se dorme è più serena durante il giorno e meno propensa a stramberie.
«Maledetta bestiaccia! Proprio sulla mia pancia devi dormire!» le urla di Ji Yong si propagano per la casa.
Ok. Si è svegliato!
«Em! Tieni questo mostriciattolo lontano da me!» urla ancora dalla camera da letto.
«Non è un mostriciattolo. E poi lui è innamorato di te! Non vedi come ti segue dappertutto?» lo sfotto uscendo dal bagno con i capelli ancora bagnati.
«Questa è l’ultima volta che dormo qui!» lo dice sempre eppure, ogni volta che ho bisogno, è qui. Accanto a me.
«Nessuno ti ha chiamato.» gli caccio la lingua.
«Appunto! Mi chiedo cosa diavolo sono venuto a fare …» protesta sedendosi a tavola per fare colazione.
«Grazie.» lo ringrazio rivolta verso il piano cottura e dandogli le spalle. Non ho il coraggio di guardarlo in volto. “Grazie”, “mi dispiace”, “scusa” sono parole che io e lui ci diciamo difficilmente. Ci imbarazzano queste parole e dirle richiede un surplus di coraggio non indifferente. Colpa dell’orgoglio? Direi di si.
«Hai ancora gli slip con le fragole?! Cavolo! Tu si, che rimarrai zitella a vita!» dice per cambiare argomento.
«Hai visto di nuovo i miei slip?» urlo arrabbiata, voltandomi di scatto.
«No, ho buttato ad indovinare e … ci ho azzeccato … verginella!» afferma altezzoso.
«Idiota!» lo insulto rossa in viso. «Vattene!» ordino indicando la porta con il braccio teso.
«Cosa? E la colazione?» chiede contrariato.
«La fai al bar! Smamma!» ribatto arrabbiata.
«Agli ordini … verginella!» mi fa l’occhiolino prima di uscire dalla cucina, scansando per un pelo il cucchiaio di legno che gli ho buttato. La sua risata invade il corridoio.
Ridi, ridi. Infila le scarpe e poi vediamo chi è l’ultima a ridere!. Mi affaccio solo con la testa dalla cucina per osservare la scena. Come mi aspettavo si è seduto sullo scalino e sta per infilare insieme entrambe le scarpe senza sciogliere i lacci. Mi mordo il labbro inferiore in attesa.
«Ah? Cosa diavolo …? Em!» urla mentre gongolo. Ce l’ho fatta! Vendetta compiuta. «Em, maledizione! Hai idea di quanto costino queste scarpe?!»
«Non ho idea di cosa tu stia parlando.» faccio spallucce con aria innocente.
«Aspetta che ti prendo.» minaccia sfilandosi scarpe e calzini e correndo verso di me. Faccio una corsa verso la mia stanza e cerco di chiuderla ma la lui la blocca ed entra con facilità. L’ho fatto arrabbiare stavolta. Incomincia l’ennesimo incontro di wrestling e stavolta sembro non avere scampo.
«Ahi, Ji Yong! Fermo!» dico invano, mentre lui ride divertito, si sta vendicando anche lui. Ma come siamo infantili! Bambini. Questa è l’unica parola che ci può descivere.
Inizia  a suonare il suo telefono che, con abilità da ladra, riesco a sfilargli dalla tasca posteriore dei pantaloni e tenerlo lontano da lui perché non lo prenda.
«Dammelo, Em!» ordina cercando di prenderlo.
«Aaaah e perché dovrei? Vediamo un po’ chi è … Mmm Janessa, Caroline  o forse … come si chiamava? Ah si! Lydia!» scherzo ridendo e non permettendogli di prendere il telefono.
«Non rispondere!» dice quasi arrabbiato, ma la prendo come una sfida e guardandolo negli occhi premo il pulsante verde e avvicino l’apparecchio all’orecchio.
«Pronto?» dico con voce squillante. Ji Yong diventa blu.
«Chi è?» chiede una voce profonda maschile.
«Chi è lei, scusi?» domando confusa, non è nessuno degli altri membri, né il padre di Ji Yong né tanto meno il signor Yang o il manager. Ji Yong mi scippa il cellulare da mano e attacca la telefonata, furioso. Non l’ho mai visto così arrabbiato.
«Non osare mai più di toccare il mio telefono!» minaccia rabbioso. Lo fisso intimorita e senza sapere cosa dire. Lui esce veloce dalla mia stanza, prima di uscire da casa scalzo e senza dire più una parola. Resto incapace di agire. Da quando lo conosco non l’ho mai visto così ed ora sono sicura che qualcosa non va.
 
«Terra chiama Em!» Soo, mio compagno di corso, scuote la mano davanti i miei occhi.
«Dimmi …» sussurro rivenendo.
«Sei più tetra del solito oggi. È successo qualcosa?» chiede, come sempre gentile.
«Diciamo di si …» rispondo vaga, allungando ulteriormente le maniche della mia maglia extralarge che già penzolano di più di 5 centimetri.
«Vuoi parlarne?» mi domanda.
Soo ha un debole per me da più o meno un anno. Non che sia un cattivo ragazzo o brutto, anzi. Solo che in questo momento non ho voglia di iniziare una relazione e sapendo che lui vuole un rapporto stabile, lo tengo alla larga. Non voglio ferire nessuno, specialmente ragazzi gentili e premurosi che non lo meritano.
«No, non preoccuparti.» scuoto la testa con un sorriso.
«Mmm … a giudicare dalla faccia, hai litigato con qualcuno e ora ti senti in colpa … Se è così la soluzione è semplice, chiedi scusa. Se è un vero amico, tutto si risolve.» sorride convinto. Resto per un attimo perplessa: sono davvero così facile da leggere o è lui che ha un talento particolare?
«Ehm … si, credo sia una buona idea, grazie.» annuisco riconoscente.
«Figurati, quando vuoi … sono qui.» e so che non si riferisce solo per i consigli.
Non posso fare a meno di sentirmi in colpa, come non posso fare a meno di non provare quel genere di sentimento per lui.
 
Torta alla crema di pistacchio alla mano, busso alla porta sperando che Ji Yong non sia … come dire, “occupato”. Dopo un po’ apre la porta.
«Ah, sei tu! Aspettavo Clarissa.» dice con nonchalance. Sembra tornato alla normalità.
«Ho portato la torta al pistacchio.» inizio. «Volevo dirti che …»
«Nah, nah, nah!» mi mette un indice sulle labbra. «La torta è sufficiente, non dire nulla.» sorride.
«Davvero tutto ok?» chiedo dubbiosa.
«Ya! Avevo proprio voglia di crema al pistacchio! Peccato tu non possa mangiarla, arriva Clarissa.» afferma triste indicando la ragazza alta quasi due metri che sculettando si avvicina. Ah, tanto per la cronaca, un metro è solo di tacco! Tsk! Mi sento bassa! Bé in effetti lo sono, questo non significa  però che vado in giro con i trampoli! Se per questo non metto mai nessun genere di tacchi …
«Non c’è problema …» sorrido. «Solo … sei sicuro che vada tutto ok? Ma proprio tutto, tutto ok?» chiedo enfatizzando la parola “tutto”. Mi guarda con sguardo smarrito indeciso se dirmelo, poi abbozza un sorriso. Ha deciso di non dirmelo …
«Tutto ok.» risponde.
«Ok, allora. Ci vediamo.» mi allontano, scansando Clarissa e sperando che mi dirà tutto quando sarà pronto.
 
Dal diario di Em:
 
Ji Yong mi nasconde qualcosa, sono molto preoccupata. Mia madre diceva sempre che quando in una qualsiasi relazione interpersonale si iniziano ad avere segreti, qualcosa si rompe e una scheggia non può fare altro che ingrandirsi, non c’è colla che tenga … Ji Yong cosa mi nascondi?

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Capitolo 6
*** Schiuma ***


*ScHiUmA*



È da più di un’ora che cerco di finire questa dannato dipinto che mi hanno assegnato al corso d’arte, ma non ci riesco! Nella mia mente già incasinata compare e scompare la faccia arrabbiata di Ji Yong accompagnata dal suono di quella voce bassa che ho sentito al suo telefono.
«Basta! Ci rinuncio!» urlo scattando in piedi e afferrando il cellulare.
3 messaggi. Ho l’abitudine di mettere il profilo silenzioso mentre dipingo. Apro la cartella dei messaggi ricevuti con un sospiro rassegnato, purtroppo oggi mettere il silenzioso non è servito a nulla! Il primo è da parte di Juno che mi ricorda di finire la tavola per domani.  Me lo ricordo, me lo ricordo, dannazione! Il secondo è da parte di Ri che mi invita a cena da loro stasera. Dì la verità: vuoi farmi venire solo perché vuoi una mano a fare i piatti, vero? E l’ultimo avrei preferito non leggerlo ... è da parte di mio padre. Il nome “papà” che svetta sul display come se fosse tridimensionale, come se potesse uscire all’improvviso dallo schermo e ferirmi in pieno volto, risveglia in me il desiderio di scappare. Se prima ero già giù di morale, ora sono talmente tetra da far invidia a un cimitero. Con dita tremanti apro il messaggio e leggo la frase striminzita che mi appare affilata come una lama e fredda come il ghiaccio: “Arrivo stasera”. Due parole, nessun punto, nessun saluto, nessuna cortesia o affetto. Questo non è solo un messaggio, è un avvertimento e al tempo stesso una minaccia. L’avvertimento di preparargli la stanza e la cena e la minaccia di non dimenticarmi nulla e di essere puntuale.
Dopo qualche minuto che resto a fissare muta il mio cellulare, divenuto uccello del malaugurio, rispondo a Ri con un semplice “Ok”. Meglio evadere da casa stasera. Gli lascerò tutto pronto e metterò zia Jun a dormire prima del tempo. Così almeno stasera potrò evitare di incontrarlo …
Esco dalla mia stanza lasciando la tavola incompleta, so già che domani il professore mi rimprovererà, ma in questo momento nessuno che non sia mio padre mi fa paura. Entro praticamente volando nella sua stanza inutilizzata da quasi un anno e inizio a rassettare. Apro la finestra, spolvero, lavo, preparo il letto con le lenzuola e le coperte che preferisce al ritorno e sistemo l’armadio per accogliere le sue valigie in quello che spero sarà un breve soggiorno. Quando la stanza è perfettamente pulita e in ordine accendo un po’ d’incenso alla vaniglia, il suo preferito che io odio in quanto troppo dolce. Preparo una cena fredda e la sistemo sul tavolo, pronta per essere mangiata.
Mia zia Jun ha intuito dalla mia espressione tetra e i miei gesti meccanici che stasera mio padre ritornerà, così ha cenato da sola in un angolino del soggiorno senza dire una parola e ha preso prima i suoi tranquillanti preparandosi per dormire almeno due ore prima del solito. Le rimbocco le coperte come farebbe una madre affettuosa e le bacio leggera la fronte.
«Zia, ci vediamo domattina. Dormi e non ti succederà nulla, ok?» le carezzo i capelli ondulati. Lei annuisce a scatti con gli occhi socchiusi dal sonno. I tranquillanti fanno effetto in fretta …
Esco come una ladra da casa senza cambiarmi e il più velocemente possibile per evitare di incontrare mio padre di ritorno. Non trovarmi a casa per lui è normale, al suo ritorno non mi faccio mai trovare e lui sa bene perché. Quindi almeno su questo non ha mai controbattuto.
Nonostante l’aria frizzantina della sera a tranquillizzarmi e nonostante i miei vani tentativi di non sembrare una pazza scappata dal manicomio, non posso fare a meno di avere una faccia sconvolta quando mi presento alla porta di casa “Bang”.
«Ehi pulce! Cos’è quella faccia?» chiede Seungri venuto ad aprirmi con un grembiulone decorato con tante mucchette.
«Bé è la faccia che ho da quando sono nata se non te ne fossi accorto.» sbotto ironica allungando la mano e cedendogli la busta contenente il gelato che ho comprato nella gelateria qui sotto.
«Grazie, non dovevi.» sorride il maknae facendomi entrare.
«Em!» mi corre Daeung incontro per darmi il cinque. «Come andiamo?» mi chiede.
«Tutto bene.» mento con disinvoltura e un sorriso.
«Vieni vieni che il maknae ci ha preparato una cenetta con i fiocchi.» mi esorta Dae spingendomi per le spalle.
«Perché io non ho fatto niente?» piagnucola Yongbae brandendo un cucchiaio di legno con aria per niente minacciosa. Anche volendo, il suo volto angelico non potrebbe mai mostrare rabbia o cattiveria ma sono gentilezze e bontà, riflessi della sua anima.
«Buonasera, Em.» mi saluta galante Top mentre fa girare del vino con mano esperta nel bicchiere di vetro rosso. Sembra uno di quei gentiluomini britannici. Soffoco una risatina mentre scuoto la mano per salutarlo.
«Manca solo Ji Yong, ma dov’è?» chiede Seungri mettendo alcuni piatti in tavola.
«Non è mica con qualcuna?» domanda un po’ disgustato Daesung.
«No oggi è in astinenza.» sfotte Top senza staccare gli occhi dal bicchiere che ha in mano prima di bere un sorso.
«Eccolo!» avverte Yongbae con un sorrisetto divertito.
Mi volto a guardarlo entrare svogliato in cucina e non appena incrocia il mio sguardo s’incupisce. Dura una frazione di secondo il nostro contatto visivo eppure è bastato perché lui si rendesse conto che qualcosa non va.
«Dì un po’: è una nuova moda?» chiede con voce assonnata.
«Eh?» chiedo non capendo. Mi indica la maglia a rombi che indosso ed io piego il collo per osservarla. Per poco non divento viola dalla vergogna quando mi accorgo che sono ricoperta da pittura. Strisce verdi, azzurre, gialle e rosse ricoprono l’intera parte anteriore. Ecco perché mi fissavano tutti per strada! Vorrei sprofondare … «Stavo … stavo lavorando a una tavola …» rispondo imbarazzata e scuotendo la testa. L’arrivo di mio padre mi ha scombussolata fino a questo punto senza che io l’abbia nemmeno visto. Cominciamo bene!
«Lasciala stare Ji Yong! Lei è un’arista. È normale che capitino cose del genere.» mi difende Ri sedendosi a tavola. Mi accomodo accanto a lui cercando di non sentirmi a disagio per questa bella figura che ho fatto!
«Anch’io sono un’artista, ma non vado in giro in questo stato!» borbotta GD offensivo sedendosi anche lui. Lo guardo torva mentre prendo le bacchette.
«Hai ragione, tu vai in giro conciato molto peggio.» ribatto con aria altezzosa assaggiando la pietanza che i miei oppa hanno preparato.
«Tsk! Il mio, cara, si chiama stile! Esattamente quello che non sai nemmeno dove sta di casa.» sorride GD beffardo enfatizzando il “cara”.
«Il che rende ancora più grave la cosa! Mentre io solo per una volta non mi sono accorta delle macchie di pittura, tu volontariamente ti vesti da pagliaccio tutti i giorni!» lo addito per poi continuare a mangiare.
«Ma sentitela! Io un pagliaccio?! Ma ti vedi mai allo specchio? Perfino io alle volte dubito che tu sia femmina!» replica cattivo.
«Ah ah ah, Ji Yong! Ti piace sempre scherzare, eh?» ride sarcastico Daesung tappandogli la bocca con una mano. Per quanto riguarda me, gli dedico l’ultima occhiata incenerente della serata.
«Pulce! Assaggia questo. Ti assicuro che è buonissimo!» Seungri mi indica un piatto e ricomincio a mangiare. Sento un sospiro di Top e gli occhi preoccupati di Yongbae addosso, ma nonostante ciò l’aria si alleggerisce grazie alle chiacchiere allegre di Daesung e anche se io e Ji Yong non ci siamo guardati nemmeno una volta nel corso della cena, posso dire di essermi distratta dal pensiero “allarme papà a casa”.
 
«Fatti più in là!» ordino al maknae del gruppo, occupato a insaponare le stoviglie.
«Ma sto lavando!» protesta dandomi una spintarella con il sedere senza alzare le mani dal lavabo.
«Ed io ho bisogno dello spazio per sciacquare!» ribatto dandogli anch’io una spinta con il sedere non altrettanto leggera.
«Ahio!» si lamenta.
«Come sei delicato.» sbotto ridendo.
«Ti faccio vedere io chi è delicato!» dice spalmandomi della schiuma in faccia, resto per un secondo paralizzata a bocca aperta prima di rispondere al fuoco con una bella manata di schiuma dritta in faccia. La battaglia va avanti per un po’, tempo sufficiente a trasformare il pavimento della cucina in una scivolosissima trappola mortale.
«Ok. Ok. Credo che ora sia meglio smetterla.» dico tra le risate e stando attenta a dove metto i piedi.
«Ah, finalmente ridi, pulce.» esclama Ri con  un sorrisone e cercando di asciugarsi la fronte con la manica alzata fino al gomito della maglia azzurra. Sorrido un po’ in imbarazzo. Devo essere proprio un libro aperto per quelli che ho intorno ...
«Già …» dico soltanto, cercando di prendere uno strofinaccio per asciugare a terra.
«Aspetta ci penso io.» dice Seungri affrettandosi verso di me.
«No, non preocc- » nemmeno il tempo di finire la frase che scivola ed io con lui.
Mantengo gli occhi chiusi e non so bene cosa sia successo. Sono solo sicura di avere la schiena bagnata e un peso addosso. Apro gli occhi e mi ritrovo gli occhi sbarrati di Ri fissarmi. Sbatte ripetutamente le palpebre in quel tenerissimo tic che gli viene spesso e mi scappa una risata, seguita dalla sua.
«Se avete bisogno di privacy andate in camera.» sbuffa GD entrando improvvisamente in cucina. Al che Seungri scatta in piedi rischiando di scivolare di nuovo, sedere a terra.
«Sono scivolato …» spiega con aria di scuse il maknae.
«Cosa vuoi che me ne importi.» Ji Yong alza le spalle e prende una bibita dal frigo. Mi rialzo a fatica e mi rendo conto che sembro uscita da una lavatrice mal funzionante bagnata come sono e ancora sporca di pittura!
«Aish!» esclamo osservando il mio stato pietoso.
«Aspetta ti prendo qualcosa per cambiarti.» ride Seungri prima di allontanarsi.
«Grazie.» sorrido, mentre sparisce attraversando la porta della cucina.
«Come stai?» chiede GD.
«Bagnata …» rispondo sfilando la maglia a rombi e rimanendo in top.
«Non provi nessuna vergogna a spogliarti davanti un ragazzo?» chiede irritato.
«Ji, ci conosciamo da quando portavamo il pannolino! Perché mai dovrei vergognarmi di te?! E poi non c’è niente da vedere …» rispondo fissando la mia seconda scarsa.
«Bé lo vedo, ma sai in genere le ragazze si vergognano. Anche vergognarsi ti renderebbe più femminile, no?» dice poggiandosi schiena al muro e braccia incrociate a fissarmi. Ma poiché resto a fissarlo con faccia del tipo “Ma che cavolo dici?” lui sbuffa e continua: «Lascia stare. Sei un caso perso. Comunque intendevo dire come stai d’umore?»
«Oh …» esclamo, sapevo che se n’era accorto. «È a casa ora.» affermo riferendomi a mio padre.
«Capisco.» annuisce serio. «Vuoi dormire qui?» chiede poi.
«Hai dimenticato cos’è successo l’ultima volta?» domando con un sorrisetto amaro, reprimendo il ricordo degli occhi furiosi di mio padre mentre mi picchiava dandomi della puttana.
«Meglio di no.» concorda Ji Yong staccandosi dal muro. «Vestiti che ti accompagno.» conclude uscendo. Detto sinceramente non ho alcuna voglia di tornare a casa, sarei volentieri rimasta qui in compagnia delle offese di GD e del suo strano modo di proteggermi, ma sbuffando e controvoglia, inizio a prepararmi mentalmente ad incontrarlo.
 
Seduta in macchina al lato del passeggero aspetto in silenzio che la luce del soggiorno si spenga, segno che mio padre è andato a dormire.
«Ji, se vuoi tornare a casa, vai. Non ti preoccupare. Entro quando va a dormire.»
«Zitta! Sto scrivendo un messaggio importante!» mi zittisce mentre armeggia con il cellulare. So che è una scusa per restare con me finché può, ma mi dispiace sottrargli altre ore di sonno. Sospiro. Il tempo passa ma la luce resta accesa. «Sei ancora in tempo per venire a dormire da me.» mi ricorda senza abbandonare il cellulare con lo sguardo.
«Non ti preoccupare …» scuoto lieve la testa e in quel momento la luce del soggiorno si spegne. «Finalmente.» mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo mentre Ji Yong mi fissa con lieve apprensione. «Allora buonanotte.» sorrido scendendo dall’auto.
«Buonanotte.» ricambia placido.
«Ji?»
«Mmh?»
«Sai che puoi fidarti di me, vero?» chiedo affacciata al finestrino aperto. Mi fissa dubbioso probabilmente intuendo il motivo di questa mia domanda.
«Ovvio.» annuisce.
«E che ci sono sempre se ti serve una mano?» domando ancora guardandolo negli occhi.
«Non c’è bisogno di sentirsi in debito solo per un passaggio.» scherza per cambiare argomento. Rido un po’ al suo essere sfuggente alle domande scomode.
«Ji?»
«Sì?» sorride scherzoso.
«Ti voglio bene.» sorrido calorosa in modo che capisca che per lui ci sarò sempre e non solo a parole. Ci sarò nei momenti bui e nelle difficoltà perché lui per me, a modo suo, c’è sempre.
Mi allontano senza far caso a quale espressione avesse deciso di indossare e percorro il piccolo viale di casa mia. Apro la porta ed entro in punta di piedi nel silenzio inquietante di questa che non è casa mia fino a quando quell’uomo resta qui. Faccio qualche passo incerto evitando di accendere la luce. Sento miagolare Mr. Wingle mentre mi corre incontro. Un miagolio strano, diverso …
«Ti sembra questa l’ora di tornare a casa?» vuoto. È questa l’unica cosa che sento: vuoto. Lo stomaco è sprofondato in un baratro infinito. Le gambe mi tremano e il respiro si fa affannoso. La frase, il tono, l’aura che emana, il suo profumo forte, il non vederlo, tutto di lui mi mette in ansia e il mio istinto di sopravvivenza mi urla: scappa! 

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Capitolo 7
*** Fastidio ***


*FaStIdIo*


Vederla dormire con la testa sulle mie gambe mi ricorda di quando eravamo bambini e dormivo con la mia testa sulle sue. In realtà poggiavo il capo sulle sue gambe perché lei aveva la bellissima abitudine di carezzarmi i capelli e questo mi rassicurava. Mi rilassava tantissimo. Ogni volta che la sua mano scivolava fluida sui miei capelli, con essa scivolavano via preoccupazioni e problemi, per quanti problemi possa vere un bambino. Ha smesso di farlo più meno all’età di dodici anni, quando per la prima volta le tirai le lunghe trecce per farle dispetto. In genere portava sempre i capelli sciolti da bambina. Erano molto lunghi e lisci e confesso che avevo un debole per quei capelli. Un giorno però arrivò a scuola con due lunghe trecce ordinate e quando le chiesi il perché di quel cambiamento lei rispose che a YunPo, nostro compagno di scuola, piacevano le trecce. La possessività e la gelosia tipica dei bambini mi spinse a tirargliene una facendole sentire le stelle, così, all’improvviso. Da allora per ripicca, Em non mi ha mai più permesso di poggiare la testa sulle sue gambe, né tanto meno mi ha più carezzato i capelli. Vendicativa eh? Em è fatta così. Chi l’avrebbe mia detto che un giorno fosse stata lei a poggiare la testa sulle mie gambe! Sorridendo lieve ai ricordi, carezzo i suoi capelli arruffati non più tanto lunghi e guardo il volto livido. Mi cresce una rabbia tale che mi verrebbe da spaccare tutto. Come può esistere un padre tanto snaturato e crudele da picchiare a sangue la propria figlia, sangue del suo sangue? Di figlie come Em poi, non se ne vedono molte. Ha imparato cosa fosse la responsabilità di casa e famiglia ancora prima di scoprire che i bambini nascono certo sotto a un cavolo!
È così piccola… indifesa. Ed io non posso fare niente. Porto una mano alla bocca per reprimere un grugnito di rabbia. Mi mordo l’interno della guancia e con delicatezza le sollevo la testa dalle mie gambe per poggiarla su un cuscino, in modo che io possa alzarmi. La lascio dormire sul mio letto, raggomitolata nel plaid.
Esco e socchiudo la porta pensando a come possa farle cambiare idea e convincerla a lasciare quella casa e suo padre una volta per tutte.
«Ehi.» mi saluta Seungri vedendomi entrare in cucina.
«Ehi …» ripeto con un sospiro accomodandomi al tavolo.
«Em mangia con noi?» chiede il maknae girando il sugo con il mestolo e riversandone un po’ sul piano cottura.
«Non credo. Dorme.» rispondo massaggiandomi la fronte con entrambi i palmi delle mani.
«È … successo qualcosa?» domanda titubante Ri, voltandosi verso di me con la sua solita faccia da bimbo spaesato. Lo guardo negli occhi, triste e arrabbiato, ma mai per un millisecondo ho pensato di dirgli qualcosa. Nessuno degli altri conosce la famiglia di Em. Lei non vuole. Ed io rispetto le sue scelte. Non so fino a che punto riuscirò a rispettarle però …
«Nulla. La verginella è nottambula non lo sai? Non ha dormito ed ora è crollata.» replico distogliendo lo sguardo e concentrandolo su dei cracker che Seungri ha disposto in un piatto. Ne afferro uno senza appetito, tanto per fare qualcosa.
«Vuoi smetterla?» dice poi Ri scocciato, confondendomi.
«Di fare cosa?» chiedo alzando un sopracciglio.
«Di chiamarla così. Non è carino.» risponde infastidito e ritornando al sugo.
Resto per un attimo perplesso, prima di abbandonarmi ad una risata che trasuda tutto il mio fastidio.
«E perché mai non potrei chiamarla verginella, sentiamo.» ribatto incrociando le mani sul tavolo.
«Perché a lei da fastidio e sinceramente darebbe fastidio anche a me se qualcuno mi desse del vergine 24 ore su 24!» risponde ovvio, rimanendo di spalle. Seungri odia il contrasto diretto, specialmente con me. Perderebbe nell’esatto momento in cui i nostri sguardi si incrociassero. Lui lo sa, esattamente come lo so io, perciò resta di spalle, nel vano tentativo di vincere questo conflitto a parole.
«Ma tu non sei vergine.» sbotto sviandolo.
«Sì, è vero, ma se lo fossi mi darebbe fastidio.» replica un po’ meno sicuro.
«Non puoi saperlo dato che non lo sei e ad ogni modo …» mi alzo dal tavolo e mi avvicino, afferrandogli stretta la spalla con una mano. «Chiamarla pulce non è che sia poi un elogiativo, no? E comunque non credo sia affar tuo di come chiamo la mia miglior amica, non ti pare?» sorrido sghembo prima di uscire dalla cucina, lasciandolo da solo con il sugo e i cracker.
«Bro!» saluta con un sorriso Top, entrando in casa.
«Sei già qui …» osservo apatico.
«Em è qui?» chiede con faccia interrogativa.
«Perché dovrebbe essere qui?» dico innervosito. Sembra quasi che si siano messi d’accordo per farmi parlare di lei!
«Non c’è? E dire che ero sicuro!» sbuffa Top togliendosi la giacca bianca e beige.
«E cosa te lo faceva pensare?» domando scettico.
«Mr. Wingle.»
«Eh?» esclamo. Il solo nome di quella bestiaccia mi fa venire i brividi! Me la ritrovo sempre davanti all’improvviso, con quel suo pelo nero e i suoi occhi di colore diverso tra di loro. «Dove?»
«Dietro di te.» Top indica con l’indice un punto dietro di me con nonchalance.
Mi volto e il muso peloso di quel mostriciattolo è a pochi centimetri dal mio naso. Comodamente seduto sul mobile bianco mi fissa dannatamente pacifico e mi dedica un placido “miao”. Indietreggio per lo spavento di due passi.
«Maledetta bestiaccia! Da dove diavolo spunti fuori?» sbraito stizzito.
«Dalla finestra del bagno.» risponde Daesung, uscendo dal bagno spaventandomi anche lui.
«E tu quando sei tornato?» domando ricomponendomi. Non sono un fifone sia chiaro, ma questo gatto è capace di scombussolarmi completamente!
«Giusto dieci minuti fa!» sorride solare Daesung andando in cucina.
«Butta fuori questo coso!» ordino indicando il felino.
«Non ci penso proprio, è di casa oramai. E poi sai che senza Em, non se ne va.» spiega Daesung sporgendo solo con la testa dalla porta della cucina. Segue la risata roca di Top, ma Seungri non si sente. Probabilmente è ancora scosso per la nostra chiacchierata. Sospiro esasperato e volgo lo sguardo alla bestia.
«Tu non mi piaci. Questo è il mio territorio, quindi smamma!» ordino. Ma i suoi occhi intimidatori puntati su di me sembrano dire: “Zitto umano! Se non vuoi che ti trasformi in trippa per gatti!”
Rabbrividisco al pensiero e vado anch’io in cucina per pranzare
.
 

~*~*~*~*~

 
Schiudo gli occhi e pian piano mi ricordo di non essere nella mia stanza. Mi tiro su, puntando un braccio sul letto. Sbadiglio guardando in giro per la stanza alla ricerca di Ji Yong. Dove sarà finito quell’idiota?
Quando sento delle urla starnazzanti, lo individuo subito: è in cucina con Mr. Wingle. Ci metterei la mano sul fuoco!
Sorrido all’idea che certe cose non cambiano mai, poi mi alzo piano e mi stiracchio stando attenta alle parti del corpo doloranti. Indosso gli occhiali da sole e scelgo il mio sorriso migliore per andare dai ragazzi.
«Buongiorno!» li saluto allegra entrando in cucina. Qui c’è un Seungri intento a lavare i piatti, un Top che sorseggia il caffè e un Daesung che gioca con Mr. Wingle seduto sul divano mentre Ji Yong lo guarda di sbieco. Si voltano tutti all’unisono. Il fatto che io indossi gli occhiali da sole, come mi aspettavo, non desta in loro alcun dubbio o curiosità, sono abituati ad indossarli in luoghi chiusi, perciò non fanno domande. Per fortuna.
«’Giorno.» Top china il capo alzando verso di me la tazzina di caffè. Non capisco perché si ostini a sembrare un gentiluomo ultimamente … Che si stia preparando per il ruolo in un film?
«Em!» urla Daesung contento, lasciando Mr. Wingle che mi corre subito incontro. Lo prendo in braccio e lui comincia a fare le fusa immediatamente. Era preoccupato per me quasi quanto Ji Yong o forse anche di più … Gli carezzo la testa cercando di trasmettergli tutto il mio riconoscimento.
«Ciao pulce.» mi sorride Ri con le braccia fino ai gomiti immerse nell’acqua del lavabo. Povero maknae! Sempre a rassettare, pulire o cucinare. Lo sfruttano anche troppo, secondo me.
«Sei sveglia finalmente!» sbotta Ji Yong alzandosi in piedi. «Per colpa tua ho dovuto rimandare diversi appuntamenti. Questo mi ha molto seccato …» dice arrabbiato prima di scansarmi e tornare in camera.
«Sai quanto me ne frega dei tuoi “appuntamenti”!» ribatto arrabbiata e schifata alla sua idea di appuntamento. Perché deve sempre infangare questi suoi piccoli atti di gentilezza? Non lo sopporto!
«Pulce, hai fame?» chiede Seungri, attirando la mia attenzione.
«No, grazie. Non riesco mai a mangiare appena sveglia.» rispondo con un sorriso di scuse.
«Okay!» mi sorride comprensivo.
«YongBae?» chiedo non vedendolo.
«Ha pranzato fuori.» risponde Top studiando il fondo della tazzina, vuota da un pezzo.
«Oh …» riesco solo ad esclamare. È la prima volta che capita …
«Forse è uscito con una ragazza!» gongola Daesung dondolandosi sul sedere, gambe piegate al petto.
«Hyung? È di YongBae che stiamo parlando!» ribatte Ri reprimendo una risata divertita.
«Non essere cattivo, Ri. C’è sempre una prima volta! Potrebbe essere questa …» sorrido contenta all’idea che finalmente abbia trovato qualcuna.
«Io ne dubito.» replica Seungri sicuro.
«Anch’io.» conferma Top.
«Ripensandoci …» inizia Daesung.
«Non ti ci mettere anche tu!» lo accuso, così il piccolo D-Lite si ammutolisce tornando a ciondolare come una bambino. «Io credo sia possibile invece!» continuo convinta.
«Cosa credi sia possibile?» chiede YongBae, facendo il suo ingresso in cucina. Avvampo irreparabilmente. Avrà sentito qualcosa?
«Ehm … ehm … nulla.» balbetto mentre Top soffoca una risatina. Lo incenerisco con lo sguardo, ma non può vedere i miei occhi a causa degli occhiali scuri.
«Come mai con gli occhiali, Em?» chiede YongBae ingenuamente. Il cuore mi si blocca un secondo. Rimango a bocca dischiusa e le mani cominciano a sudare. Se prima ero rossa per l’imbarazzo ora sono pallida da fare invidia a un morto!
Ora che Taeyang mi ha posto la domanda, anche gli altri sono curiosi di sapere il motivo per cui indosso gli occhiali e tengono tutti gli occhi puntati su di me. Comunque, involontariamente peggioro le cose: G
gli occhiali da sole sul naso in casa sono sospetti, ma mai quanto lo sia il fatto che resto ferma e immobile incapace di rispondere ad una domanda tanto scema!
«Ehi, verginella!» sento la voce di Ji Yong chiamarmi dalla sua stanza. Non sono mai stata così contenta di sentire queste parole.
«Si?» chiedo uscendo dalla cucina e andando da lui. Non ho visto le facce che avevano prima che io uscissi, ma meglio così, sono già abbastanza sconvolta di mio.
«Ti squilla il cellulare.» sbuffa Ji appena entro in camera sua, indicandolo con un cenno del capo e ritornando alla posizione in cui era: stravaccato sul letto con braccia incrociate dietro la testa e occhi chiusi.
Afferro il cellulare titubante e solo quando sul display mi assicuro che non ci sia scritto “papà” ritorno normale (bé per quanto io lo possa essere, ovvio!).
«Pronto?» chiedo con voce serena.
«Ciao Em, sono Soo.» la voce del mio premuroso compagno di classe è come un tranquillante per me. È come un liquido caldo e confortevole che pian piano si diffonde dallo stomaco a tutto il resto del corpo. Un sorriso mi sboccia naturale sulle labbra.
«Ehi, Soo.» lo saluto calorosa. Sto dimostrando più trasporto e felicità di quanto dovrei, ma in questi momenti, quando mio padre è a casa, la sua umanità e apprensione nei miei confronti mi scalda il cuore e non riesco più a mantenere la giusta distanza. Rischio di farmi convincere dal desiderio di abbandonarmi alle sue attenzioni e gentilezze. Perché, in questi periodi, mi sembra sempre di essere in un luogo spaesato e freddo e Soo è puro calore capace di avvolgermi e farmi dimenticare tutto.

 

~*~*~*~*~

 
Il sorriso che le sboccia sulle labbra quando risponde al telefono, mi fa capire che certamente non è suo padre. Di questo sono più che sollevato. Quando pronuncia poi il nome Soo, resto un attimo alla ricerca nella mia mente di chi si possa trattare. Poi ricordo che tempo prima, Em mi ha parlato di un suo compagno di corso con questo nome, così mi rilasso nuovamente accavallando le gambe e pensando che devo assolutamente richiamare Caroline per assicurarmi che stasera si presenti.
«Tutto bene, non preoccuparti.» sento rispondere Em. «No, sto bene, sul serio. Penso che per qualche giorno non verrò al corso …» continua sedendosi ai piedi del mio letto e buttandosi con la schiena sul materasso. «No, davvero Soo. Sto bene.» il modo in cui pronuncia il nome Soo mi incuriosisce, apro un occhio e osservo il suo volto rilassato e il sorriso stranamente gioioso. «Grazie. Sì, se mi serve qualcosa ti chiamo, tranquillo. Per i compiti … ma non devi preoccuparti … » continua a parlare immersa nella sua aura di quasi felicità. Con l’occhio sinistro aperto, noto una palla di pelo nera salire sul letto e nonostante odi che quella bestiaccia entri in camera mia, sono troppo occupato ad analizzare i comportamenti della mia amica per poterla cacciare via. «Ok. Allora ci sentiamo presto. Grazie di esserti preoccupato. Ciao, Soo. Un bacio.» la vedo riattaccare e prendere Mr. Wingle tenendolo sotto le zampe e strapazzandolo come fa sempre quando è contenta.
«Un bacio?» chiedo schifato e mettendomi a sedere.
«Come?» domanda lei rivolgendomi lo sguardo.
«Da quando saluti dicendo “un bacio”?» chiedo ancora, fingendo un tono sdolcinato.
«Non rompere.» ride lei, lanciando in aria la bestia che le ricade sullo stomaco.
«A me non mi saluti mai dicendo “un bacio”, al massimo dici “a dopo, idiota!”» ribatto imitando la voce di uno scaricatore di porto.
«Non è vero!» ride finalmente rilassata.
«Cos’è? Cerchi di apparire un po’ più femminile, verginella?» le chiedo malizioso. In questo momento si arma di cuscino, inginocchiandosi sul letto.
«Ti ho detto. Mille volte. Di non chiamarmi. Verginella!» urla tra una cuscinata e l’altra. Rido divertito e senza reagire. Sta meglio e questa sua reazione ne è la conferma.
«Ok, ok, ok. Basta ora. E porta questa bestiaccia giù dal mio letto e fuori da casa mia!» ribatto indicando quel mostriciattolo nero.
«Non capisco proprio cos’hai contro di lui … Mr. Wingle ti ama.» sorride lei accarezzando quel ruffiano in stile “fusa 24/7”.
«Lo odio. Punto. Semplice, no?» rispondo con una faccia schifata.
«Soo lo adora …» replica lei sognante. Resto perplesso a guardarla sorridere come un ebete e carezzare il gatto distrattamente.
«Noooo, non mi dire …» affermo prima di scoppiare a ridere.
«Cosa?» chiede lei confusa.
«Ti sei innamorata di Soo.» dico indicandola e osservando la sua reazione. Resta per un attimo senza dire nulla, prima di scattare in piedi e diventare paonazza.
«Non è assolutamente vero!» risponde in fretta per evitare di balbettare. Rotolo sul letto con le mani sulla pancia dolorante per le troppe risate. «Smettila di ridere!» intima imbarazzata.
«Oddio, Em.» dico tra le risate. «Sei uno spasso. Finalmente la verginella ha trovato il suo cavaliere!»
«Non è il mio cavaliere …» sbuffa scocciata risedendosi a braccia incrociate.
«Ma ti piace.» la mia non è una domanda.
«No … cioè …» blatera confusa.
«Cioè?» la sprono avvicinandomi a lei con sguardo curioso.
«Cioè sì, ma non nel senso che pensi tu!» risponde quasi esplodendo.
«Ti piace sì o no?» insisto reprimendo le risate. Mi guarda e posso percepire il suo sguardo da dietro le lenti che mi scruta attento. Il viso ancora imporporato e le braccia ancora conserte.
«… sì …» sussurra timida, un secondo prima di coprirsi il volto con le mani, non curandosi di sporcare li occhiali.
La guardo con un sorriso in volto, ma è un sorriso strano, il mio. Forse vuoto. Non lo so. Un sorriso che non ho mai dedicato ad Em. Potrei definirlo … falso. In realtà questo suo sì mi fa molto piacere perché Em merita qualcuno che la ami e la protegga, ma … Non so. Provo come una punta crescente di fastidio. Ma quale motivo avrei per provare fastidio?



NOTA DELL'AUTRICE:
lettori e gente capitata qui per caso (?) come va? :) Spero tutto bene ... A me potrebbe andare meglio, ma non mi lamento. Cosa ne pensate di questo capitolo? Io sinceramente non so mai cosa pensare XD quindi lascio a voi i giudizi. Ad ogni modo, per chi non l'avesse capito, Soo è un personaggio importante che comparirà più volte in futuro o almeno secondo la mia idea originaria, poi non so se mi cade un asteroide in testa e non distinguo più fischi per fiaschi XD Vabbé è chiaro che sto un pochino da fuori oggi, perc
iò vi saluto prima di scrivere altre stronzate XD A presto e come sempre Grazie di <3 a tutti! :3
Kisses 

Myuzu

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Capitolo 8
*** Abbraccio ***


*AbBrAcCiO*





Ti voglio bene, mi ha detto. Bé anch’io gliene voglio anche se forse non lo sa. Dovrei dirglielo? Per me che sono G-Dragon i rapporti interpersonali, quelli veri, sono difficili da gestire. Il problema è che al contrario di quello che pensa la gente, non sono bravo ad esprimere quello che provo alle persone a cui tengo sul serio. Con Em sto bene proprio perché mi rende tutto più semplice. Non c’è bisogno di parlare con lei, mi capisce al volo come io capisco lei. Basta un gesto, uno sguardo e lei sa se qualcosa mi inquieta. Come per me basta una sua espressione diversa, il tono di voce un po’ più basso a farmi intuire che qualcosa non va come dovrebbe. Quando si tratta di Em tutti i miei problemi passano in secondo piano e credetemi se vi dico che di problemi ne ho un bel po’. Bel po’ di problemi che da mesi continuo a nascondere a tutti, ma che per quanto non si vedano, continuano a crescere in attesa di venire allo scoperto e rovinare tutto. Ma ora non ci penso. L’idea di Em che incontra quel mostro di suo padre mi invade la mente non lasciando spazio a nessun’altro pensiero.
Ora fuori casa sua, la vedo entrare con passo incerto. Avrei preferito che fosse rimasta da me. Mi prudono le mani, vorrei tanto scendere e urlarle di rientrare in macchina, ma non lo faccio. Sto fermo qui a guardarla, sperando che torni indietro, ma Em si richiude la porta alle spalle ed io giro la chiave nel cruscotto mettendo in moto. Allungo un braccio sul volante e con l’altro ingrano la marcia, ma il piede incerto sull’acceleratore non si muove. Lancio uno sguardo alla finestra del soggiorno: la luce è ancora spenta. Se è spenta dovrebbe essere tutto ok, no? Em sta bene, vero? Cazzo! La mia migliore amica è là dentro ed io non so come sta, né se ha bisogno di aiuto. Mi sento completamente inutile ...
La suoneria del mio cellulare mi fa trasalire. Sospiro chiudendo gli occhi e spegnendo il motore prima di recuperare quell’aggeggio. Guardo il display e deglutisco indeciso se rispondere o meno. Ma è inutile scappare o almeno, ora è troppo tardi.
«Che vuoi?» è quello che dico appena premuto il verde.
«Ehi ragazzino! Tieni a bada la lingua se non vuoi avere problemi!» mi risponde la voce roca che oramai conosco bene. La voce che tormenta i miei incubi e purtroppo anche la mia vita reale. La voce che tanto desidero sentire quanto odio percepire. La voce sinonimo della dipendenza dalla quale non riuscirò mai ad uscire.
«Che cosa vuoi?» ripeto con tono pacato e serrando la mascella.
«Ora va meglio … » sogghigna l’uomo dall’altro lato dell’apparecchio. «C’è una festa venerdì sera, sei dei nostri?» chiede. Vedendo che tardo a rispondere continua. «Per lo stesso prezzo, c’è una dose di roba nuova, dal Messico. Vieni, ti aspetto. Ti assicuro che non rimarrai deluso.» attacca la telefonata senza salutare. Scaravento il cellulare sul sediolino del passeggero che rimbalza sul tappetino, prima di sbattere la nuca contro il poggiatesta e imprecare a mezza voce.
«Merda!» ad occhi chiusi mi mordo il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. Con uno scatto metto in moto e mi allontano, quasi per paura che Em potesse riuscire e trovarmi in quello stato. Non voglio che mi veda così. Non dovrebbe mai vedermi così. Mai.
In pochi minuti sono nel parcheggio sotto casa. Devo aver corso parecchio … Lascio la macchina in diagonale occupando più di due stalli e chiudo le portiere con il telecomando automatico. Sbuffando e rimproverandomi per la mia debolezza, torno indietro per recuperare il cellulare dalla macchina per digitare il numero di Em. Voglio sapere se sta bene. Almeno questo … Fa che stia bene. Bussa. Faccio più di un respiro profondo per calmarmi e risultarle naturale, ma è inutile, non risponde. Che dorma già? No, non è da lei. Con il padre in casa è difficile che si addormenti così in fretta. Riprovo, ma non risponde. Provo una terza volta. Andiamo Em, rispondi! Ma non risponde ancora. Mi appoggio con la schiena alla macchina aspettando che passi qualche minuto. Probabilmente è in bagno … Nemmeno il tempo di pensarlo che la vibrazione del cellulare mi avverte dell’arrivo di un messaggio. Lo apro senza nemmeno leggere il mittente, tanto so che è lei. C’è solo scritto: “Sto bene”.
Lancio un urlo ed inizio a calciare con forza il copertone anteriore della macchina. Em non scriverebbe mai una cosa del genere in questo momento e per non rispondere al telefono la realtà può essere solo una: il padre è sveglio ed è stato lui a rispondere al messaggio.
«Figlio di puttana, cosa le stai facendo?!» mi copro la bocca con la mano libera cercando di calmarmi e non lasciarmi convincere dal desiderio di tornare indietro da lei. L’avrei già fatto se non fosse stata proprio Em a farmi promettere di non interferire mai tra lei e suo padre a meno che non fosse stata lei stessa a chiedermelo.
Do un ultimo calcio alla gomma, prima di voltarmi e dirigermi verso casa. Sfoglio rapido la rubrica del telefono e clicco un nome a caso.
«Ehi, ciao tesoro.» dico appena una voce smielata e assonnata risponde. «Perdona l’ora, ma non ho potuto fare a meno di chiamarti. Ho voglia di vederti. Ti va di venire da me?» devo distrarmi e anche se non ci riuscirò totalmente, almeno una sana scopata mi terrà occupato, permettendomi di tenere fede alla promessa che ho fatto ad Em, senza correre da lei e uccidere quel coglione di suo padre. Pensate che questo sia riprovevole? Sì, lo penso anch’io, ma pensate davvero che m’importi?
 

~*~*~*~*~

 
«Fammi capire Em, non hai finito la tavola che ho assegnato un mese fa?» domanda il professore arrabbiato nero. «Cavolo Em! È un mese! Si tratta di puntualità. Se non sei in grado di essere precisa, allora cosa diavolo vieni a fare a questo corso, eh? Se non sei interessata e vieni qui a perder tempo, allora meglio che tu te ne vada.»
«Mi perdoni professore, non si ripeterà.» mi scuso chinandomi leggermente.
«E togli questi occhiali da sole! Sei in classe, non al mare!» mi rimprovera alterato incurante della classe che ci osserva.
«Potrei tenerli professore, per favore?» chiedo implorante e chinandomi ancora una volta.
«Assolutamente no! Se vuoi stare nella mia classe dovrai toglierli!» afferma il professore mentre un mormorio di sottofondo inizia a diffondersi.
«Ok.» annuisco recuperando la mia borsa e dirigendomi verso l’uscita dopo un breve inchino di saluto.
«Cioè … ma scherzi, non è vero? Non ho mai visto tanta maleducazione in una sola ragazza! Vattene, vattene.» dice sdegnato il professore quasi a volermi sputare le parole addosso.
Umiliata, a capo chino, con un dolore al petto, esco dall’aula con gli occhi di tutti addosso. Piangere? Vorrei, ma non lo faccio. Affretto il passo sistemandomi il cappuccio in testa e salendo sul primo pullman che passa. Mi siedo su uno dei tanti sediolini liberi e abbandono la testa contro il finestrino. Gli enormi occhiali scuri fissi sul naso e le mani nascoste nelle maniche sempre troppo lunghe.
Scendo alla fermata più vicina casa Bang e la raggiungo a passo spedito, impaziente di vedere qualche faccia familiare. Busso al campanello, ma non risponde nessuno. Riprovo, ancora nulla. Poggio l’orecchio sulla porta, ma non si ode alcun rumore. Mi arrendo all’idea che non ci sia nessuno in casa e mi siedo con le ginocchia al petto sul pavimento, spalle poggiate alla porta.
Avrei dovuto chiamarlo prima di venire ... Ji Yong non è sempre in casa ed io lo so, eppure non ho pensato a chiamarlo. In realtà non ho pensato a nulla. La mia testa è completamente vuota da ieri sera. Dal momento in cui mio padre mi ha posto quella domanda, unica volta della serata in cui mi ha rivolto la parola, prima di iniziare a picchiarmi senza motivo apparente. Ed ho pianto. Tanto. Urlato no, per paura che potesse farmi ancora più male. Ma io non capisco … perché … perché deve farmi questo? Pensando alla serata precedente inizio a respirare a fatica. Le lacrime iniziano nuovamente a scendere e il mio corpo è scosso dai singhiozzi. Che cosa ho fatto per meritarmi tutto questo? Perché è tornato? Che cosa vuole da me?
Tra un singhiozzo e un altro credo di addormentarmi, non ho chiuso occhio stanotte e credo che non dormirò più tranquilla fino a quando non andrà via.
Vengo svegliata da un rumore di buste di plastica. Alzo lo sguardo e incontro quello del maknae che mi fissa con aria interrogativa.
«Pulce, sei tu! Scusami, non ti avevo riconosciuta così rannicchiata.» dice con un ampio sorriso. «Pensavo che una fan avesse scoperto il nostro indirizzo e si fosse accampata qui in attesa che tornassimo.» continua avvicinandosi, mentre mi alzo a fatica e mi spolvero il retro dei jeans. «Cercavi Ji Yong?» chiede poi passando la busta della spesa nella mano destra in quella sinistra insieme all’altra per poter aprire la porta. In questo momento penso di aiutarlo a portare queste buste dall’aria pesante, ma per qualche motivo il mio corpo non si muove. Cerco di allungare un braccio, ma l’unico risultato che ottengo è un fastidioso tic all’avambraccio che sembra non voler smettere. «Oggi è andato all’YG per lavoro. Finalmente, aggiungerei.» continua in assenza di una mia risposta. Entra in casa lasciandomi la porta aperta, chiaro invito ad entrare. «Non sei venuta stamattina, pulce. Mi stavo preoccupan- » si volta e vedendomi ferma all’entrata si scurisce in volto. «Stai bene, pulce?» mi chiede poggiando le buste sul pavimento e tornando da me. Allunga una mano verso il mio braccio, ma al contatto mi scanso e involontariamente inizio a tremare. «Pulce, cosa è successo?» mi chiede guardandomi. Non riesco a muovermi, né a rispondere. Ho solo di nuovo il forte di desiderio di scappare.
«Em!» la sua voce familiare mi raggiunge in un lampo, ridestandomi dalla paura crescente. «Per colpa tua stamattina non mi sono svegliato in tempo ed ho fatto tardi a lavoro!» si lamenta Ji Yong avvicinandosi a grandi passi. «Sei inaffidabile.» commenta una volta vicino. «Ah, ci sei anche tu, maknae.» aggiunge rivolgendo uno sguardo al povero Ri confuso e preoccupato. «Non startene lì impalato, ho fame!» dice prima di prendermi per le spalle e spingermi dentro casa verso camera sua.
«O-ok …» balbetta il maknae incerto.
Ji Yong mi spinge in camera sua e una volta entrato anche lui, chiude la porta a chiave. Ad accogliermi, il solito letto in disordine e una miriade di fogli di canzoni a metà sparsi sul pavimento. Ji mi supera e sfila le lenzuola dal letto accartocciandole e lasciandole ricadere a terra, tra i fogli. Sa che non mi piace sedermi tra le lenzuola in cui ha dormito qualcuna delle sue “amiche”.
Resto immobile mentre prende un plaid dall’armadio e lo stende sul materasso nudo. Mi sento così vuota che non riesco nemmeno a piangere. Sistemato il plaid Ji Yong si avvicina e mi cala il cappuccio della felpa. Mi toglie la borsa a tracolla lasciandola ricadere sul comodino basso e infine mi sfila delicatamente gli occhiali. Non riesco a guardarlo negli occhi mentre contempla il bel po’ che ha combinato mio padre con il mio viso. Lo vedo allungare una mano tremante verso di me prima di chiuderla stretta in un pugno. Non dice nulla, anche se so che vorrebbe dire tante cose. Vorrebbe riempire di insulti quell’uomo che mi ha fatto questo, vorrebbe consolarmi e dirmi che c’è lui con me e allo stesso tempo vorrebbe rimproverarmi di essere rimasta in quella casa e di lasciarmi fare tutto questo. Vorrebbe, ma non dice nulla. In compenso, mi abbraccia stretta e mi sfugge un gemito di dolore. Allenta un po’ la presa, ma non mi lascia e qui scoppio. Inizio a piangere come ho fatto infinite volte tra le sue braccia. Le uniche che mi conoscono, le uniche nella quale mi sento sicura. Ricambio l’abbraccio, afferrando la sua maglietta come per non farlo andare via. Si scosta un po’ e mi asciuga qualche lacrima attento a non premere lì dove la pelle è livida. Sfiora leggermente il mio volto trattenendo tutta l’ira e tutte quelle parole che vorrebbe dire e non dice per non farmi del male. Mi prende per mano e mi conduce sul letto dove si siede spalle al muro. Mi accomodo rannicchiata con la testa sulle sue gambe e lui mi avvolge il plaid addosso. Prende ad accarezzarmi i capelli e a canticchiare una vecchia ninna nanna che mi cantava spesso sua mamma per farmi tranquillizzare quando ero piccola. Mi lascio cullare dalla sua voce e dal suo calore che mi avvolge. Mi addormento poco dopo tra le lacrime … Lui è l’unico a rendere tutto un po’ meno orribile …




NOTA DELL'AUTRICE:
mmm ci sono un po' di brutte parole in questo capitolo ... onde evitare qualche lamentela, ho combiato il rating :D Allora, cosa ne pensate degli svolgimenti di questa Ff? A dire il vero questo capitolo mi fa cagare (perdonatemi il termine XD Ji Yong non è l'unico scurrile a quanto pare XD) ma spero di migliorare nei prossimi :) Grazie infinite a tutti coloro che leggono, recensiscono e mi supportano, grazie di <3! 
Kisses :3

Myuzu

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Capitolo 9
*** Paura ***


*PaUrA*



Seduto sul letto mi godo la terza sigaretta della serata. Lo so, dovrei smettere. Em me lo ripete fino allo stremo, ma, se non si era capito, non sono uno che ascolta molto le persone! Espiro il fumo rumorosamente, mentre mi giro verso la donna nuda stesa sul mio letto. Capelli tinti di rosa, bel culo e vita strettissima. Carina, ma niente di che. Dovrei selezionare meglio le mie amiche, ne va della mia reputazione!
Se soltanto Em fosse rimasta qui e non fosse tornata a casa sua da quel mostro che non si può assolutamente definire padre, io non avrei avuto bisogno di intrattenermi.
Spengo la sigaretta nel posacenere sul comodino e mi allungo per recuperare il cellulare. Fisso lo schermo assente. Starà bene?
Impedendo a qualsiasi ripensamento di farsi spazio nella mia mente, compongo il numero di Em e porto il telefono all’orecchio.
«Se ti servono i profilattici, vatteli a comprare da solo e non turbare la quiete altrui!» l’esclamazione di saluto che sceglie la mia miglior amica, mi rassicura. Ora so che sta bene e che il padre non è in casa. Trattengo una risata.
«Oh andiamo verginella! Per mezza volta che ti ho chiesto di farmi rifornimento, reagisci così? Capisco che tu sia imbarazzata, ma non mi sembra il caso di scaldarsi in questo modo. Di queste passo tutti sapranno che sei vergine.» replico malizioso e nascondendo il mio divertimento.
«Sta zitto, idiota! Solo un malato come te può chiamare la sua migliore amica e chiederle di fare un tale acquisto!» sbotta Em impegnata a trafficare con tazze e posate a giudicare dai rumori che sento.
«Che combini?» chiedo soffocando una risata al ricordo di lei sulla porta di casa mia che mi lanciava contro i pacchetti di preservativi, sbraitando come una pazza.
«Una cioccolata a mia zia …» risponde sospirando. Mi sboccia un sorriso sincero: Em è unica. Personalmente non ce la farei mai nella sua situazione. Né con suo padre, né tanto meno con sua zia. E invece lei si prende cura della sua famiglia senza mai lamentarsi. La ammiro … A volte confesso di invidiare la sua capacità di risolvere i problemi. Io non sono così. Cerco scappatoie, nascondigli. Voglio sempre staccare la spina e prendermi momenti di pausa senza realmente affrontare i problemi. Io li lascio accumularsi in un angolo e diventare sempre più imponenti e ingombranti, pronti per schiacciarmi da un momento all’altro. La invidio … «Ji? Ci sei ancora?» chiede alzando un po’ la voce.
«Sì sì, sono qui. Dicevi?» chiedo cercando di scacciare via certi pensieri.
«Ho detto: tu che stai facendo?» a giudicare dal tono un po’ adirato mi avrà posto la stessa domanda almeno cinque volte prima che io rinvenissi.
«Mah … niente di che … giochetti con delle amiche …» sogghigno immaginando la truce espressione che starà dipingendo il volto della mia casta miglior amica in questo momento.
«Pervertito schifoso.» commenta versando la cioccolata nelle tazze. Mi lascio scappare una risata divertita.
«Perché non ti unisci a noi? Potresti imparare molto e finalmente uscire dal tuo mondo fatto di castità ed unicorni!» le propongo sapendo già la risposta, ma ansioso di sentirla da lei con il suo adorabile temperamento.
«Uno: non osare mai più solo pensare di chiedermi una cosa simile! Due: cosa dovrei imparare, scusa? A fare la puttana? No, grazie, ho altre ambizioni nella vita! Tre: il mio mondo non è fatto di castità ed unicorni! E quattro: tanto per la cronaca, non mi piacciono nemmeno gli unicorni!» conclude adirata, lasciando ricadere qualcosa di pesante nel lavello.
«Oh scusami, Miss Non-mi-concedo-a-nessuno-sarò-vergine-forever!» sghignazzo e la tizia accanto a me si volta dall’altro lato infastidita, ma ancora addormentata.
«Vuoi chiudere il becco, razza di …» si interrompe all’improvviso e temo che sia tornato suo padre, resto col fiato sospeso. «Ji scusa un secondo, ho un’altra chiamata. Ti metto in attesa, ti dispiace?» chiede calma, facendomi rilassare.
«Tanto non ho nulla di meglio da fare …» rispondo osservando la schiena di questa donna, il cui nome non vuole proprio venirmi in mente.
«Ok, a tra poco.» mi saluta.
«Sbrigati!» le dico, poco prima che parte quell’odiosa musichetta per l’attesa.
Chissà chi l’ha chiamata, in genere non mi mette mai in attesa, sarà qualcosa d’importante immagino. Nel frattempo sfilo un’altra sigaretta dal pacchetto e l’accendo incurante dei buoni propositi per i miei polmoni. Ho come un presentimento. Un fastidio. Qualcosa che non riesco a capire, ma sono sicuro che non è nulla di buono.

 

~*~*~*~*~

 
Metto in attesa Ji e premo il tasto per rispondere.
«Pronto?»
«Em, sono di nuovo io.» risponde una voce timida.
«Soo! Ciao. Tutto bene? Dove sei?» domando contenta di sentirlo e porgendo una tazza di cioccolata calda fumante a mia zia.
«Sì, tutto bene.» dice un po’ più sicuro. «Sono a casa a completare una tavola. Ho fatto una pausa e mi sono chiesto cosa stessi facendo … tutto qua.» continua lievemente imbarazzato.
«Ho appena preparato una cioccolata calda a mia zia ed ora credo di mettermi a studiare un po’.» spiego iniziando a sciacquare le stoviglie sporche e mantenendo il cellulare costretto tra l’orecchio e la spalla.
«Capisco. Se ti va potrei venire da te e studiare insieme, che ne dici?» propone titubante Soo, al che resto un attimo senza parole. È la prima volta che è così audace! Non ha mai avuto il coraggio di chiedere di vederci. Da una parte sono molto contenta che abbia trovato il coraggio di chiedermelo. Dall’altra non voglio che lui nutri speranze nei miei confronti. «Em? Se … non vuoi … non fa nulla, non preoccuparti.»
«No, no, no. Non è che non voglio! È che ecco … vedi …» blatero incapace di inventare una scusa plausibile per non farlo venire qui in casa mia e per non vederci ora che ho il viso in questo stato. «Mio … padre è tornato da un viaggio di lavoro e … lui ci tiene a stare un po’ di tempo con me … » butto lì cercando di non vomitare per la cosa dall’abominevole assurdità che ho appena detto.
«Ah, capisco. Vabbé sarà per la prossima volta allora! Mi fa piacere che tu passi del tempo con tuo padre.» replica sincero, mi ha creduta. In fondo non ho detto una totale bugia, no? No, ti prego, ora ci mancano solo i sensi di colpa per aver mentito a Soo.
«Sì, infatti … Facciamo così, appena posso, ti chiamo io e ci incontriamo, ok?» propongo più entusiasta di quanto dovrei. Non ero io ad essermi ripromessa di non avvicinarmi a lui per non ferirlo? Non ero io che non volevo una relazione? Non ero io che mettevo le distanze? Ora perché mi sento così attratta dal piacevole calore che emana? Perché vorrei tanto essere con lui in questo momento? Perché sono un’egoista, ecco perché!
«Perfetto, allora! Aspetto una tua chiamata.» dice emozionato Soo e una stretta mi comprime il cuore.
«Ok … ciao, allora …» lo saluto un po’ meno sicura.
«Ciao, Em …» mi saluta contento. «Ah, Em! Un’ultima cosa.» aggiunge frettoloso.
«Dimmi …» replico dubbiosa.
«Lo sai che per qualsiasi problema sono qui per te, vero?» mi chiede e per un attimo vengo avvolta dal vuoto più totale. Un vuoto in cui galleggio e mi perdo, in cui non c’è nessun punto di riferimento. Come vorrei dirgli tutto e lasciare che i miei pesi vengano condivisi. Come vorrei alleggerirmi e perdermi nella sua calorosa gentilezza. Scuoto la testa e mi si imporporano le guance ad effetto ritardato.
«Grazie, Soo.» riesco solo a dire, prima di attaccare e prima di cedere a qualche mia egoista tentazione di trovare rifugio nella sua bontà.
Fisso il cellulare e sospiro rumorosamente.
«Cosa c’è, tesoro?» mi chiede mia zia dedicandomi uno sguardo da cucciola con tanto di labbra sporche di cioccolato.
«Nulla zia …» scuoto la testa sorridendole.
«Hai uno stormo di pensieri per la testa, bambina. Sarà meglio chiamare qualcuno ad addomesticare questo sciame …» bofonchia intingendo il ventesimo biscotto nella cioccolata. La guardo con tenerezza: non mostra per niente i suoi quarantatre anni. Sembra una bambina, una bambina bisognosa di cure ed attenzioni, le stesse che vorrei qualcuno dedicasse a me.
«Dubito che qualcuno riuscirebbe a mettere ordine qui dentro.» replico indicandomi la testa con l’indice. Alza lo sguardo dalla tazza per dedicarmi un’occhiata densa e carica di apprensione.
«Gli piaci. A te lui piace. Auguri e figli maschi. Non farti troppi problemi.» afferma ritornando ai suoi biscotti.
«E questo ora cosa c’entra, zia?» le chiedo divertita.
«Un biscotto freddo, immerso in una cioccolata calda per sciogliere i pensieri.» borbotta fissando il biscotto che tiene tra il pollice e l’indice fermo davanti agli occhi.
«Certo, come no, zia.» sorrido e scuoto un po’ la testa.
«Non stavi parlando con Mr. OdioMrWingle?» mi chiede assorta zia Jun.
«Oh, cavolo!» dico ricordandomi di Ji Yong all’improvviso. «Ji? Ci sei ancora?» chiedo sbattendomi un palmo della mano contro la fronte.
«Quanto altro tempo devo aspettare, eh verginella? Ti sembra bello far aspettare uno impegnato come me?!» sbraita l’idiota, alzando la voce.
«Non ti arrabbiare … mi sono dimenticata che eri sull’altra linea …» cerco di scusarmi ignorando completamente le risate soffocate di mia zia.
«Ti sei dimenticat … Di male in peggio!» urla perforandomi un timpano. «E sentiamo, con chi stavi parlando di tanto importante? E spera per te che sia davvero una persona importante se non vuoi che ti faccia il sedere a strisce la prossima volta che ti vedo!»
«Dì un po’, ti sembra il modo di rivolgerti alla tua miglior amica?» chiedo stizzita.
«Qualche problema?!» ribatte lui.
«Molti a dire il vero! Razza di idiota!» urlo a mia volta guadagnandomi un’occhiataccia di rimprovero da Mr.Wingle accorso a vedere il motivo del mio baccano.
«Verginella isterica …» mormora Ji Yong mentre resto in silenzio. Mi lascio sfuggire un sospiro, stringo un po’ la presa attorno il cellulare e mi siedo sul divano chiudendo gli occhi. Sospiro di nuovo. «Ahia … due sospiri di seguito … cosa c’è che non va, Em?» mi chiede finalmente serio e calmo il mio miglior amico. Sorrido amara a questa domanda.
«C’è che sono una stronza …» dico a mezza voce e per poco zia Jun non si strozza con un biscotto.

 

~*~*~*~*~

 
«Una stronza?» sbuffo una risatina cercando di non scoppiare sguaiatamente a ridere. So che Em ha qualcosa che non va e per quanto io possa esserle utile, voglio ascoltarla. «Se tu sei una stronza allora io sono la feccia degli stronzi residenti agli inferi!» cerco di strapparle un sorriso, ma la sua risatina leggera mi fa capire che sta ridendo solo per accontentarmi e non certo perché è sollevata. «Che è successo, Em?» le chiedo. Cazzo, è l’unica ragazza che riesce a farmi preoccupare così! Che nervi! Scemo io che non tronco completamente i contatti! Non ne traggo comunque alcun profitto!
«Niente, Ji …» sussurra.
«Oh andiamo, verginella! Sputa il rospo e piantala di fare la cocciuta preziosa! Con chi diavolo hai parlato?» le chiedo con la mia solita delicatezza. Se lei fosse una qualsiasi altra ragazza avrebbe attaccato il telefono con un insulto disgustato per poi scoppiare a piangere poco dopo. Ma Em mi conosce e sa che quel che dico e soprattutto il modo con cui lo dico sono solo il riflesso della mia preoccupazione per lei.
«Parlavo con Soo …» risponde rimanendo criptica. Ancora questo Soo? Deve essere proprio una cotta grave se la riduce in questo stato! Un momento, ha detto Soo? Lei mi ha fatto aspettare tutto quel tempo in attesa solo per parlare con un altro ragazzo? Bella cosa l’amicizia, eh?! Passa il primo stronzo che è un po’ più gentile e si dimentica di me! Davvero brava, Em complimenti!
JiYong, mantieni la calma … Em ha bisogno di essere ascoltata, non criticata … Ma giuro che questa me la paga! Non ora, ma prima o poi la paga!
«E …?» la incalzo e la sento sbuffare.
«Non lo so, Ji, mi sento tanto una stronza e sai perché? Perché lui è da tempo che mi fa una corte spietata ed io l’ho sempre ignorato! È da tempo che mi sta vicino senza mai chiedere nulla in cambio ed io non l’ho mai calcolato! Ed ora che mi sento più debole sto accettando le sue gentilezze, sono più propensa a stare accanto a lui! Ma io non voglio! Hai capito?! Non voglio! Perché lui vuole una ragazza seria con cui avere un rapporto stabile ed io non sono stabile! Assolutamente no! Non ho nulla di stabile. Sono lunatica, eccentrica ed allergica ai rapporti interpersonali stabili! Io gli voglio bene e mi piace, ma non voglio che soffra! Non lo merita! Lui è l’ultima persona a cui vorrei fare del male. Ma ora sto cedendo alla dannata tentazione di lasciarmi andare alle sue attenzione e gentilezze perché la verità è che mi sento sola Ji!» confessa tutto d’un fiato e per un attimo mi sorprendo di come Em sia stata in grado fino ad ora a trattenersi tutto questo dentro. Lei che è così piccola … Resto per un attimo perso a pensare all’ultima frase che mi ha detto “mi sento sola, Ji!”. Non avrei mai creduto che Em potesse sentirsi sola … in fondo ha me, no? Sono pur sempre il suo miglior amico … «Ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me …» continua un po’ più calma. Sento una fitta all’altezza del cuore. Non posso certo dire di prendermi cura di lei, anzi … «Qualcuno che accetti me, la mia situazione e mia zia. Qualcuno che non mi faccia soffrire …» dice triste e posso immaginare qualche lacrima solitaria solcarle le guance livide. Bé io la accetto, ma non accetto la sua situazione e confesso che più di una volta volevo convincere Em a spedire la zia in una struttura specializzata. Farla soffrire? Mi è capitato, non lo nego. Più meno ho cominciato a farla soffrire dalla prima tirata di trecce …
«Soo è perfetto allora, no?» le parole mi escono da bocca automaticamente, come se fossi un automa. Come se non fossi realmente io a pronunciarle. Un nastro registrato, freddo e insensibile. «Soo è gentile e premuroso e sono sicuro che capirà la tua situazione. Da come ne parli sono sicuro che non rifiuterà tua zia e sono altrettanto sicuro che ti sarà vicino in ogni occasione.» faccio una pausa in cui osservo la tizia accanto a me rivestita, avvicinarsi per salutarmi, ma la scaccio via con un brusco gesto della mano. Esce contrariata dalla stanza sbattendo la porta. «Se a te piace, non lo stai prendendo in giro. Ed è normale che non sei pronta per una relazione stabile, ma lo sarai con il tempo. Se ora lasci che Soo ti coccoli e si prendi cura di te, non sei una stronza, per niente, Em. Te l’assicuro io che di stronze e stronzi me ne intendo.» sorrido amaro e la sento sbuffare una risatina. «Non c’è niente di male nell’uscire con lui, davvero. Stai tranquilla e lasciati proteggere …» probabilmente, in tutta la mia vita, questo è l’unico discorso sensato e costruttivo che abbia mai fatto. Tuttavia non ne sono soddisfatto. È come se questo discorso si rivoltasse contro di me. La verità è che ho paura. Sì, paura. Paura che Em non abbia più bisogno di qualcuno con cui sfogarsi. Paura che non abbia più bisogno di un posto dove rifugiarsi. Paura che non abbia più bisogno di qualcuno che le faccia i dispetti per farla ridere e che le metta i cerotti sulle ferite. Paura che lei non abbia più bisogno di me … Perché più di ogni altra cosa, non sono mai stato io ad aiutare lei, bensì lei a tenere fuori dai guai me … O almeno fino a poco tempo fa …
Le voglio bene, voglio che stia bene, ma non voglio che qualcuno mi porti via il mio spiraglio di luce.
«Grazie di cuore, Ji. Penserò a quello che hai detto.» mi risponde riconoscente ed io so che ci penserà e tutt’un tratto mi pento di averle detto per una volta la cosa giusta. Cosa giusta che l’allontanerà da me …
Chiudo la chiamata senza salutarla e getto il cellulare sul letto. Mi stropiccio il volto con una mano. Se con lei che mi rompe le scatole 24/7 non sono in grado di stare fuori dai guai, se lei se ne andasse che cosa ne sarebbe di me?
Egoista dite? Sì, lo sono e anche tanto. Io non amo Em, le voglio bene, tutto qui. Ed ho bisogno di lei per non fare cazzate.
Il cellulare squilla e lo afferro con foga impaziente di sentire la sua voce isterica che mi rimprovera di averle attaccato il telefono in faccia senza salutarla. Ma le mie aspettative scemano nel constatare che non si tratta di lei, bensì di colui che sta diventando la mia rovina. Tuttavia, nonostante la consapevolezza del male che mi faccio ogni qual volta che rispondo a queste telefonate, ora che Em è un passo più lontana, non posso fare a meno di premere il tasto verde.
«Pronto?» chiedo inutilmente, già so di chi si tratta.
«Ehi GD, ti chiamavo per ricordarti di venerdì, ci sarai?» chiede la voce roca al telefono.
«Ovvio.» rispondo serio. «Non potrei mai mancare.» non ora che non ho nessuno che mi freni.
«Bravo ragazzo.» ride roco e un brivido mi attraversa la schiena. 



NOTA DELL'AUTRICE:
perché ho l'impressione che scrivo scrivo, ma alla fine non succede mai niente? Perché in effetti non succede mai niente! XD Cavolo! Dovrei quasi spicciarmi prima che i lettori si scoccino e mi mandino a quel paese XD Lo so, lo so ... ma nel prossimo capitolo la situazione dovrebbe cambiare di un bel po' ... Spero che avrete la pazienza di continuare a seguirmi :) Nel frattempo ringrazio di <3 tutti coloro che leggono e recensiscono *^*
Un bacione a tutti! :3

Myuzu

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Capitolo 10
*** Freddo ***


*FrEdDo*



Domenica. Bel giorno, sul serio, se non ci fosse mio padre, se mia zia non fosse in completa crisi e se Ji Yong si fosse fatto sentire almeno una volta! Non lo sento da giorni. Ma dove diavolo è finito?!
Apro piano la porta del bagno ed entro portando con me una fumante tazza di camomilla in cui ho sciolto una buona dose di tranquillante. Le crisi di mia zia sono rare, ma quando arrivano è difficile reprimerle. Mi avvicino lentamente alla sua figura esile rannicchiata nell’angolo del bagno, seduta sul freddo pavimento, volto nascosto dalle mani. Trattengo a stento le lacrime, l’ultima volta che l’ho vista in questo stato è stato al primo anniversario della morte di mia madre. Unico anniversario che le ho ricordato, appunto per evitarle tutto questo.
«Zia Jun?» la chiamo con voce dolce e rassicurante. Nonostante ciò nell’udire le mie parole sobbalza come se avesse appena percepito un rumore forte e spaventoso che all’improvviso ha scosso il suo silenzio protettivo. Alza di scatto la testa per trapassarmi con lo sguardo. Due occhi scuri, iniettati di sangue e contornati da occhiaie che mi fissano quasi assassini.
«Non ti avvicinare!» urla stringendosi ancora di più le braccia al petto e conficcandosi le unghie nelle gambe esili.
«Zia Jun. Va tutto bene. Lui non c’è … Se n’è andato.» sussurro riferendomi a mio padre, è inutile dire che la colpa dello stato di mia zia è proprio la sua. «Dai, zia. Vieni con me in soggiorno. Bevi qualcosa di caldo e mangia qualcosa di dolce. Ti vanno i biscotti alla vaniglia? Sono i tuoi preferiti, no?» cerco di persuaderla avvicinandomi sempre di più, a passo di formica.
«N … n … n … no!» scuote freneticamente la testa distogliendo lo sguardo da me e facendo rilassare i miei muscoli tesi per la soggezione causata dal suo sguardo.
«Non c’è nulla di cui aver paura, zia. Lui non c’è, sei al sicuro.» continuo avvicinandomi ancora. «Non restare sul pavimento, fa freddo …»
«Freddo … freddo …» inizia a ripetere una volta che si è paralizzata. «Fa freddo … fa sempre freddo. Sempre. Sempre freddo. Qui fa sempre freddo!» inizia ad urlare scattando in piedi. Faccio due passi indietro spaventata, questa volta non so proprio come rassicurarla. Nel suo stato attuale potrebbe anche uccidermi senza volerlo. «Freddo perché non c’è calore! Freddo perché è morta! È colpa sua! È colpa tua!» continua ad urlare iniziando a lanciarmi tutto quello che le capita a tiro: carta igienica, spazzolino del water, asciugamani, prima di passare ai panni sporchi contenuti nella cesta accanto a lei.
«Zia. Zia? Zia, calmati! Zia Jun! Sono io, sono Em, calmati ora!» le dico schivando come meglio posso i proiettili improvvisati. «Zia Jun!» alzo la voce anch’io e lei mi lancia addosso il coperchio della cesta a mo’ di frisbee. Coperchio che proprio non riesco a schivare e che mi rovescia la tazza di liquido bollente su un braccio nudo. Trattengo un urlo di dolore lasciando cadere la tazza per terra, che si frantuma nell’immediato impatto. Metto il braccio ustionato sotto l’acqua fredda. Per fortuna è quello sinistro, se fosse stato quello destro non sarei riuscita nemmeno a frequentare il corso d’arte. Già manco da una settimana …
Mia zia, calmata probabilmente dalla scena, si è rimessa a sedere sul pavimento e  mi fissa con aria smarrita. Fisso il braccio che inizia immediatamente ad imballarsi e con una smorfia trattengo l’imprecazione che preme per uscire sulla punta della lingua. Il dolore si irradia per tutto l’arto e a tratti mi gira la testa. Chiudo gli occhi serrando le labbra per assicurarmi che nel momento che mi girerò, mia zia vedrà un’espressione calma e per niente accusatoria. Mi volto piano verso di lei e le sorrido.
«Non preoccuparti, zia. È tutto a posto.» le dico gentile. Mi avvicino a lei schivando i cocci e attenta a non scivolare sul liquido versato sul pavimento. La afferro delicatamente per il braccio e l’aiuto ad alzarsi. Lei si lascia tirare su letteralmente aggrappandosi al braccio destro e fissando spaventata l’altro. «Sto bene, zia.» le dico cercando di essere il più convinta possibile. Mi guarda spaesata negli occhi prima di schiudere le labbra tremanti.
«Fa ancora freddo, vero?» mi chiede scuotendo piano la testa. «Niente porta calore … niente … sempre freddo. Sempre più freddo.» conclude amareggiata e abbassando lo sguardo sui suoi vecchi mocassini, una volta di un bel pervinca.
«Andiamo dentro … vieni … attenta a dove metti i piedi …» le dico conducendola fuori.
In realtà mia zia non ha detto stupidaggini. Si riferisce al nostro stato interiore. Siamo fredde, vuote. Avremmo bisogno di affetto e calore che non riusciamo a darci a vicenda. Le mie attenzioni da sole, per lei non bastano. Ed io di attenzioni non ne ricevo da nessuno. Mi rimbombano nella testa le parole di Ji: “Se a te piace, non lo stai prendendo in giro … non sei una stronza, per niente, Em.” Posso anche essere egoista, ma sto seriamente pensando di lasciarmi aiutare da Soo, dal suo calore e da quell’affetto che emana e che io non ho mai ricevuto da nessuno. Calore. Mi piacerebbe provarlo, almeno per un po’ …

 

~*~*~*~*~

 
Perché cavolo non esce da questa dannata stanza?! Sto iniziando a preoccuparmi … Em nemmeno si vede da giorni. Avranno litigato?
«Ji?» busso per l’ennesima volta alla porta della sua stanza. «Sei sveglio? Dai, apri questa porta!» busso più ritmicamente. «Apri!» urlo. Lo sento grugnire dall’altra parte della porta e avvicinarsi a passo strascicato.
«Che cazzo vuoi, Ri?» chiede con tono adirato spalancando la porta di scatto.
«Dì un po’, hai intenzione di stagionare chiuso qui dentro?! È da ieri mattina che ti sei barricato in camera e non sei uscito. Temevo fossi morto!» gli dico preoccupato e porgendogli una tazza di caffè.
«Abbassa la voce, che mi rimbomba tutto …» mormora stropicciandosi gli occhi.
«Ma hai bevuto?» domando sempre più in ansia per lui.
«E cosa avrei potuto mai bere chiuso in camera? L’acqua del water?» sbotta strappandomi la tazzina dalle mani.
«No … bé … cioè … sei uno straccio!» balbetto confuso. «Cosa hai fatto per ridurti così?»
«Ti ho detto di abbassare la voce …» sospira Ji Yong, iniziando a sorseggiare il caffè.
«Si può sapere cos’hai?» bisbiglio avvicinandomi a lui per farmi sentire. Mi lancia uno sguardo sbieco, prima di arricciare le labbra e rispondere.
«Diciamo che non ho dormito molto …» ritorna al suo caffè, poggiandosi con una spalla allo stipite della porta.
«Oh …» riesco solo ad esclamare rimanendo imbambolato, mentre mi supera diretto in cucina. «Ehi, Hyung!» lo richiamo seguendolo. «Hai sentito Em? È da martedì che non si vede … Sai se è tutto ok?»
«Chi se ne frega di quella verginella!» sbotta Ji sedendosi con aria stanca al tavolo.
«Non l’hai sentita? Sul serio?» sgrano gli occhi preoccupatissimo. «Avete litigato?» domando incerto accomodandomi accanto a lui.
«Se avessimo litigato sarebbe qui a lanciarmi contro qualcosa o a riempirmi le scarpe di dentifricio o meglio ancora a schiacciarmi con il suo peso piuma in un incontro di wrestling mattutino!» replica pacato intingendo svogliatamente un biscotto nel caffè.
«Dovresti chiamarla, non credi?» dico senza pensare.
«Perché mai dovrei chiamarla io?» chiede Ji scettico.
«Bé … è la tua miglior amica o no?» sbotto contrariato dalla sua domanda.
«Ri, il fatto che tu abbia una miglior amica, non significa che devi sentirla ogni giorno, ti pare?» ribatte mandando giù il biscotto con una smorfia.
«Ma … ma … ora è davvero da tanto che non vi sentite!» affermo sbattendo un pugno sul tavolo a questo suo strano comportamento.
«Sbaglio o ti ho già detto di non urlare?!» dice stizzito chiudendo gli occhi.
«Scusa …» mormoro. Segue un lungo attimo di silenzio in cui studia la sua tazza di caffè prima di svuotarla totalmente. Solo allora mi rendo conto che indossa gli stessi vestiti di venerdì sera quand’è uscito senza dire a nessuno dove fosse diretto. «Hyung … Da quanto tempo è che non ti cambi?» domando sbattendo le palpebre stranito: Ji Yong che non si cambia almeno tre volte al giorno non è Ji Yong! Che questo non sia il vero GD? Che il vero sia stato rapito dagli alieni? No, Ri, non dire assurdità! Mantieni la calma.
«Ah …» esclama Ji abbassando il collo verso la sua camicia verde sgualcita. «Vado a farmi una doccia …» conclude allontanandosi a passo strascicato e lasciando dietro di sé odore di alcool e fumo.
Resto un attimo a fissare la sua schiena fino a che non scompare nella sua stanza. C’è qualcosa che non va …
Sfilo il cellulare dalla tasca e premo il tasto di chiamata rapida. Il nome “Pulce” compare sullo schermo e dopo due squilli la voce di Em raggiunge le mie orecchie.
«Pulce? Ti dispiacerebbe venire?»

 

~*~*~*~*~

 
Sapere che Ri è preoccupato per Ji Yong, mi fa preoccupare doppiamente. Salendo le scale verso casa Bang, il cuore mi batte forte per la corsa appena fatta e un senso di ansia bussa al mio cervello ogni qual volta penso a mia zia, da sola, a casa, a dormire beata fino a che i tranquillanti hanno effetto. Spero solo che non si svegli quando io non ci sono o peggio: quando c’è lui a casa …
Busso e ad aprirmi un Ri piuttosto agitato mi dice: «Camera sua.»
Senza dire una parola gli sorrido e mi dirigo in camera di Ji Yong, decisa a capire cosa gli stia succedendo. Spalanco la porta con la mia solita grazia e quando lo ritrovo completamente nudo e bagnato, inutile dire che divento più rossa di un peperone.
«Copriti!» urlo tappandomi gli occhi con una mano. La sua risata si diffonde per la stanza.
«Oh andiamo, Em! Non fare la verginella!» ride ed io mi trattengo dal saltargli addosso e staccargli il collo, solo perché non oso rivederlo nudo.
«Cosa succede?» accorre Top preoccupato. «Ah, capisco.» ride giocoso. «La prima notte di nozze è sempre quella più spaventosa, ma non preoccuparti …» mi poggia una mano sulla spalla. «… la lunghezza non è importante.» mi sussurra prima di ridere ed essere colpito da qualche oggetto volante lanciato da GD.
«Ovvio che la tua è invidia!» ride il leader divertito, mentre Top scompare alle mie spalle.
«Hai messo qualcosa?» sbraito ancora con la mano sugli occhi.
«Sì, sì, tranquilla.» ride un po’ più piano stavolta.
«Sicuro? Ma sicuro sicuro?» chiedo incerta.
«Non temere non permetterei mai che la mia miglior amica morisse a tale gaudiosa vista.» sbotta orgoglioso.
«Ma sta zitto!» sbotto togliendo la mano e aprendo gli occhi. Me lo trovo a pochi centimetri dal mio volto con il suo accattivante sorriso sulle labbra, i capelli bagnati e uno sguardo di sfida. Sgrano leggermente gli occhi, non me l’aspettavo così vicino. Ammetto che ho perso un battito, ma sono sicuro che sia stato per la paura. Credo. No, no sicuro. Sarà stata la paura. Forse …
Scuoto leggermente la testa schiarendomi la voce e assicurandomi che si sia coperto. Bé se cingere la vita con un asciugamano significa coprirsi, allora si è coperto. Ma il petto nudo pieno di tatuaggi e i capelli bagnati non mi mettono esattamente a mio agio.
«Qual buon vento, verginella?» mi chiede con un sorriso.
«Ho bisogno di un motivo per venire a trovare il mio miglior amico?» chiedo entrando in camera e sedendomi sul davanzale della finestra, da sempre il mio posto.
«Non mi hai chiamato per dire che venivi.» replica, iniziando a frizionarsi i capelli con un altro asciugamano.
«E da quando ti chiamo prima di venire?» chiedo scettica, sfilandomi la tracolla e facendola ricadere con un tonfo sul pavimento.
«Mpf. Perché sei venuta, Em?» domanda guardandomi. Lo fisso dritto negli occhi come se volessi capire senza parole cosa c’è che non va.
«Ri è preoccupato per te …» confesso mentre lui sbuffa contrariato rivolgendo gli occhi altrove. «Ha detto che eri strano, che da giorni non ti cambiavi e che eri chiuso qui dentro da ieri mattina.»
«Non è la prima volta.» si giustifica bevendo un sorso d’acqua da una bottiglina.
«A dire il vero, sì. È la prima volta che non ti cambi per giorni o che ti chiudi in camera … da solo.» preciso scendendo dal davanzale e avvicinandomi. Richiude la bottiglina e la poggia sulla scrivania dedicandomi un’occhiata che vuole dire “e allora?”. «Non ti sembra arrivato il momento di dirmi cosa c’è che non va?» gli domando e per una frazione di secondo, l’ho visto. Un guizzo di paura attraversargli gli occhi. Le pupille gli si dilatano leggermente prima di tornare normali ed io mantengo il contatto visivo nel tentativo di cogliere ogni sfumatura della sua reazione. Ma non si scompone, sorride normalmente.
«Non c’è nulla che non va.» dice in un soffio, fa per scansarmi, ma gli afferro un braccio.
«So benissimo quanto te che non è vero. È già da tempo che qualcosa non va!» ribatto sicura e la sua espressione infastidita non è altro che la conferma di quello che sto dicendo.
«Em non c’è niente. Lasciami.» mi ordina strattonando il braccio.
«No.» rispondo stringendo la presa.
«Lasciami.» ripete.
«No no.» dico con un secco movimento del capo.
«Ho detto di lasciarmi.» inizia ad arrabbiarsi ed ad alzare la voce.
«Ed io ti ho detto di no. Non fino a quando non mi dirai la verità!» replico alzando la voce a mia volta.
«Conto fino a tre.» mi annuncia. «1 …»
«Ji, io so che qualcosa non va. Me lo dice la tua faccia!»
«2 …»
«Non puoi negarlo. So che hai bisogno di aiuto, ma se non mi dirai che è successo non potrò aiutarti!»
«… 3!» si libera dalla mia presa con un gesto violento del braccio che colpisce il mio sinistro ustionato. Non riesco a reprimere un urlo di dolore. Mi accascio sulle ginocchia, incapace di fare qualcosa per fermare il dolore straziante. «Em, non fare scene! Ti ho a mala pena sfiorata!» sbotta Ji Yong credendo che io stia scherzando. Quando poi vede le lacrime solcarmi il volto, si preoccupa e si inginocchia di fronte a me. «Em! Che hai fatto? Fa vedere!» mi alza piano la manica della felpa cercando di non farmi male e sbianca alla vista dell’ustione.
Il suo volto è una maschera di paura e di preoccupazione. Preoccupazione che si tramuta in rabbia crescente e straripante da tutti i pori.
«Chi è stato? È stato tuo padre?» chiede furioso fissandomi negli occhi. «Eh? È stato lui? Rispondi Em!» mi stringe il braccio destro in una solida presa.
La rabbia dipinta sul suo volto mi spaventa. Fa paura. La sua rabbia fa paura …
«No … non … è stato lui …» balbetto, incapace di distogliere lo sguardo da quelle pupille dilatate dalla rabbia e scure come la pece.
«Dì la verità!» urla e per un attimo indietreggio un po’ con il busto, quasi per paura che volesse colpirmi.
«Non è stato lui … è stata mia zia …» allenta un po’ la presa attorno al braccio destro e la sua rabbia scema pian piano. «È stato un incidente … non lo ha fatto a posta …» spiego. Al che GD sospira e si scompiglia i capelli bagnati con entrambi le mani.
«Sembra grave, Em.» dice piano e rivolgendomi lo sguardo ora triste. «Dovresti andare all’ospedale …» mi suggerisce.
Istintivamente scuoto la testa. Odio gli ospedali. Odio quell’odore di medicinali e sterilizzante. Odio quei letti che ospitano gente che potrebbe morire da un momento all’altro e lasciare un vuoto immenso nelle vite delle loro persone care, così come quello lasciato a me da mia madre

 

~*~*~*~*~

 
«Em non fare la bambina … è grave. Hai bisogno di cure.» le dico pur sapendo quanto odi gli ospedali. Li odia fin da quando era piccola …
«No, Ji, non ci vado …» scuote la testa asciugandosi le lacrime con la manica della felpa.
Deve farle davvero male per piangere così …Mi si stringe lo stomaco in una morsa guardarla in questo stato. Solo martedì era piena di lividi ed ora questo. Non avrà mai pace.
Sospiro e mi dirigo al bagno di camera mia.
«Il tempo che mi preparo e ti ci accompagno io.» le dico afferrando la prima biancheria che mi capita a tiro. Se fosse per lei si lascerebbe morire dissanguata pur di entrare in un ospedale.
Mi vesto in fretta e ritorno in camera dove mi tuffo alla ricerca di un cappello da mettermi per evitarmi la rogna di perder tempo a sistemarmi i capelli. Li asciugo di malo modo con il phon, cosa che non faccio mai, e infilo il berretto blu, mentre osservo Em con aria pensierosa poggiata al davanzale della finestra.
«Em …» sospiro avvicinandomi. «Ti assicuro che non ti mangiano.» le prendo il volto tra le mani per far sì che mi guardi. I nostri sguardi si allacciano e per un millisecondo dimentico cosa voglio dire. Quella roba che ho preso fa ancora effetto a quanto pare … o almeno credo si tratti di quella roba. «E se proprio vogliono mangiarti, farò di tutto per dissuaderli da questo suicidio!» rido e la sua risata leggera segue la mia poco dopo. Il suo volto sorridente tra le mani, gli occhi socchiusi, i denti bianchi che fanno capolino dalla bocca … Non ci avevo mai fatto caso, ma Em è bella. Una bellezza infantile, per niente sensuale e per niente sexy, ma una bellezza chiara, pura. Una bellezza cresciuta sotto il mio naso senza che io me ne accorgessi … Lascio la presa guardando altrove prima che la parte perversa di me, complice la roba che ho assunto venerdì sera, mi spingano a fare qualcosa di irreparabile di cui mi pentirei. Distrattamente, sempre spinto da uno strano desiderio, afferro casualmente la mano di Em. «Andiamo.» dico e lei, rabbuiata dall’idea di andare in ospedale, annuisce lasciandosi trascinare.
Usciamo dalla stanza e troviamo Seungri ad aspettare mangiandosi le unghie, cosa che sinceramente non gli ho mai visto fare.
«Che è successo? Ho sentito urlare, ma non sono intervenuto per evitare di diventare la classica sedia che negli incontri di wrestling viene sfracellata sulla testa di qualcuno!» dice tutto d’un fiato Ri, spiazzando completamente me ed Em che ad occhi leggermente spalancati lo guardiamo straniti e indecisi se ridere o consolarlo, dato la sua espressione terrorizzata.
«Non è successo niente Ri, tranquillo.» gli dico e lo vedo che osserva le nostre mani intrecciate. La sua espressione spaventata lascia spazio a un enorme punto interrogativo. Guarda Em che lo ricambia con un’occhiata da cucciola confusa, poi guarda me che ho una faccia del tipo “non pensare assurdità! Nemmeno tra diecimila anni!”
«Finalmente vi siete decisi! A quando le nozze?» chiede Top spuntando da chissà dove in vestaglia bordeaux e bicchiere di champagne in mano.
«Chiudi il becco.» sbuffo.
«Dove andate?» chiede il maknae malizioso.
«Lasciali andare, Ri. Hanno bisogno della loro privacy.» sogghigna Top prima di bere un sorso.
Li ignoro semplicemente e trascino Em alla porta che apro di scatto ritrovandomi davanti una persona di cui mi ero completamente scordato: Vanessa.
«Vanessa?!» esclamo mentre Em si affaccia per vedere di chi si tratti.
«Sì, tesoro. Tu chiami ed io arrivo.» dice facendomi l’occhiolino e scuotendo la lunga chioma ondulata. Em si lascia sfuggire un grugnito. So quanto non sopporti che io vada a letto con tutte queste … ehm … amiche.
«Vanessa … ho un tantino da fare ora … ti chiamo io, eh?» gli dico con un sorriso forzato mentre faccio per uscire.
«Ehi, ehi, ehi. Fermo, fermo. Cosa?» mi chiede Vanessa rispingendomi dentro con una mano sul mio petto. «Io sono arrivata subito, appena mi hai chiamato, perché dicevi che era urgente! Ed ora vengo qui e tu mi dici che devi fare da babysitter?!» gracchia guardando Em sdegnata.
E per un attimo, penso al motivo per cui ho chiamato Vanessa. L’ho chiamata proprio perché volevo distrarmi dai problemi. Volevo staccare la spina. Volevo smettere di essere dipendente da Em. Ed ora cosa faccio? Mi coinvolgo con Em ancora di più?! Ma sono demente o cosa?
Lascio la mano di Em e resto un secondo in silenzio prima di cingere la vita di Vanessa con il mio braccio e tirarla dentro sotto lo sguardo stupefatto di Ri e Top e lo sguardo ferito di Em. Sguardo che mi colpisce dritto al cuore. Perché proprio lo sguardo ferito, Em? Non farmi questo … Lo sto facendo per te. In modo che tu sia felice con qualcuno che sappia proteggerti.
«Vanessa ha ragione … sarebbe scortese da parte mia lasciarla da sola dopo che io stesso l’ho chiamata.» dico con un sorriso malizioso ed evitando di guardare Em negli occhi. Mi dirigo in camera.
«Non starai dicendo sul serio, spero!» sbotta Top perdendo la sua postura e il suo atteggiamento da gentiluomo a cui sta lavorando da settimane.
«Ji! Ma che dici?!» esclama il maknae inorridito. Em rimane in silenzio a guardarmi e soffoca un risatina nervosa.
«Pensavo mi accompagnassi …» dice con un filo di voce non nascondendo tutta l’amarezza che prova in questo momento.
«Puoi sempre chiedere a Soo, non credi?» chiedo lasciando trapelare gocce di veleno. Una rabbia e un rancore che non sarebbero dovuti uscire dalle mie labbra. Una cattiveria che sono sicuro, l’ha ferita nel profondo. Non era quello che volevo, ma se questo la spingerà verso la felicità e il calore che tanto desidera allora che mi odi pure. Anche se so, che sto vincendo il mio egoismo solo perché sono consapevole che lei non sarebbe mai in grado di odiarmi, non è nella sua natura. Em mi perdona sempre, lo so e questo non mi trattiene dal ferirla. Anzi è una garanzia, che per quanto io possa farle del male, lei non mi volterà mai le spalle. «Ora se permettete.» mi congedo e entro nella mia stanza con Vanessa già pronta ad aprire le danze.
«Che stronzo!» sento imprecare Top.
«Ma che …! Ma come …?! Ma … no! No e no! Cioè … questa è cattiveria pura!» balbetta Ri.
«Ci vediamo presto.» sento Em salutare normale, come se niente fosse successo.
«Pulce … io …» inizia Seungri non sapendo cosa dire.
«Aspetta, Em. Ti accompagno.» le dice Top ed ora sono un po’ più tranquillo. Mi fido del mio Hyung, Em con lui, sarà al sicuro.

 
 
Dal diario di Em:
 
Più dei colpi di mio padre, più dei lividi per tutto il corpo, più della bruciatura sul braccio, più del costante freddo che mi invade, Ji Yong che mi gira le spalle è stata la cosa più dolorosa che io abbia mai dovuto affrontare. Io non so perché l’abbia fatto, non ne ho idea … Probabilmente se ne capissi il motivo sentirei meno dolore. Quel che so per certo è che qualcosa non va ed io devo aiutarlo. Il fatto che qualcuno si butta da giù non significa che lo devi seguire a ruota no? Se Ji mi ha voltato le spalle, non significa che io non ci sarò quando avrà bisogno di me … farà male, certo, ma non quanto fa male il solo pensiero di allontanarmi da lui … L’unica fiammella che mi ha scaldato il cuore fino ad ora …

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Capitolo 11
*** Ospedale ***



*OsPeDaLe*



Il messaggio telefonico di Ji Yong “Ha un braccio ustionato. Portala all’ospedale.” mi ha messo davvero in allarme, così senza esitare, ingrano la marcia e sfreccio veloce per la città incurante del fatto che io non abbia la patente.
«Big Seung-Hyun oppa, dove stiamo andando? Portami a casa, per favore.» mi chiede Em guardandomi con i suoi soliti occhi da cucciola. So che vorrebbe piangere, ma non lo farebbe mai davanti a me. Come non lo farebbe davanti a nessuno che non sia Ji Yong. A proposito di quell’idiota di un leader: cosa diavolo gli è preso? Lasciare Em in questo modo per una di quelle galline starnazzanti e più assomiglianti a conigli per i loro istinti sessuali! Per quante cazzate abbia fatto fino ad ora, questa è la più riprovevole, stupida e bastarda. Em non merita di essere trattata così, né da lui né da nessuno. Basta guardarla per rendersi conto che conduce una vita difficile affrontando i disagi da sola, senza mai chiedere aiuto. La sua disponibilità e la sua bontà d’animo nascosta dietro i modi e lo stile un po’ da maschiaccio sono evidenti ai miei come agli occhi degli altri che la conoscono.
«Oppa?» mi richiama ancora.
«Sbaglio o hai bisogno di andare in un altro posto urgentemente prima?» butto lì senza distogliere gli occhi dalla strada. Se distogliessi l’attenzione dalla strada anche solo per un attimo, a questa velocità, sarebbe fatale.
«A dire il vero ho urgenza di tornare a casa più di ogni altra cosa.» risponde tranquilla e volgendo lo sguardo d’innanzi a sé. La sua pacata calma mi fa venire i brividi: abituato agli urletti isterici di Ri e ai rimproveri di un accigliato YongBae e uno spaventato Daesung, vedere qualcuno che non critica la mia guida alla Fast and furious e che soprattutto resta così calma, mi fa credere che la fine del mondo sia vicina!
«A me risulta che hai un braccio ridotto male …» sospiro lanciandole un’occhiata fugace.
«Niente di che … Ho provato di peggio …» replica stendendo i piedi davanti a sé. «… sto provando di peggio …» esala in un sussurro che non sfugge alle mie orecchie attente.
«Non so proprio cosa gli sia preso …» comincio provando qualcosa di molto simile alla rabbia. «Non si è mai comportato così.» continuo riferendomi a Ji Yong ovviamente.
Da quando conosco Ji Yong, conosco anche Em e da sempre loro litigano, si azzuffano, ridono insieme e si aiutano e mai nessuno ha mai osato intromettersi nel delicato e sottile legame che li unisce. Noi altri li prendiamo in giro certo, ma non ci siamo mai intromessi nei loro litigi, sia per paura di farci male, sia perché non è un nostro diritto entrare nelle loro discussioni. Ma stavolta avrei tanto voluto prendere a pugni Ji Yong, anche se non ero arrabbiato, ma l’avrei fatto per una sorta di giustizia nei confronti di Em.
«Sul serio, oppa, portami a casa, sto bene.» mi dice con un sorriso tirato.
«Ti porterò a casa dopo che mi sono assicurato che tu stia bene.» le rispondo svoltando senza diminuire la velocità. Ammetto che se continuo di questo passo non me la daranno mai la patente! Poco male, forse in questo modo potrò vivere un po’ in più!
«Ok …» la sento sbuffare per poi poggiare la testa contro il finestrino e chiudere gli occhi.
«Non ci pensare Em! Ji Yong è un cretino!» esclamo con più trasporto di quanto dovrei e finalmente le scappa una risata divertita.
«Seung-Hyun, non è da te quest’esclamazione! O almeno non lo è da parte del “te” degli ultimi tempi …» sogghigna aggiustandosi sul sedile.
«Diciamo che cercavo di mettermi in tiro …» sogghigno nascondendo il mio imbarazzo.
«A me sembravi tanto un vecchietto inglese a cui è rimasto solo il suo borioso rispetto delle regole. Non ti dona.» spiega lasciandomi un po’ interdetto.
«A no? E cosa mi dona, allora?» le domando con un sopracciglio alzato.
«A ognuno dona essere sé stesso. Dovresti provarci anche tu e lasciare le vesti del gentiluomo per i film.» dice sorridendo.
«Probabilmente mi offriranno un ruolo del genere, presto.» replico, forse sulla difensiva.
«Capito …» sorride ancora.
«Siamo arrivati.» le annuncio intravedendo l’enorme struttura dell’ospedale.
«Siamo arrivati …» ripete sospirando e dalla sua faccia capisco che questo è l’ultimo posto in cui vorrebbe essere.
 

 

~*~*~*~*~

 
 
Non voglio scendere dalla macchina. Non voglio essere qui. Perché non mi ha portata subito a casa?! Non voglio entrare in questo posto pregno dell’odore della morte e della solitudine.
Nel parcheggio dell’ospedale, resto seduta, ancora la cintura agganciata, a fissare il parabrezza. Top scende e notando che non mi sono mossa, viene ad aprirmi la portiera.
«Andiamo?» mi chiede gentile.
«Sai, oppa, io non bisogno di andare all’ospedale, sul serio. Sto bene.» dico cercando di risultare il più sincera possibile. È difficile mentire ad un attore, capisce subito quando menti, specialmente se lo fai male.
«Ma … pensavo ti fossi ustionata il  braccio …» replica incerto.
«Si tratta solo di una piccola scottatura, nulla di grave. Parlare di ustione è esagerato, decisamente.» spiego guardandolo negli occhi e cercando di convincerlo. Se c’era una possibilità su mille che Ji Yong mi convincesse ad entrare in ospedale, non c’è nemmeno una possibilità su un milione che ci possa riuscire qualcun altro.
«Sei sicura che non hai bisogno di cure?» chiede ancora, sinceramente preoccupato.
«Sì e scusami se ti ho fatto arrivare fino a qui …» mi scuso, a mia volta sincera.
«Ma già che siamo qui, perché non fare un controllo, no?» insiste e la voglia di slacciarmi la cintura e scappare via a gambe levate si impossessa di me.
«No, credimi, non è il caso …» scuoto la testa non sapendo più cosa dire.
«Ma …» comincia Top, ma viene interrotto da un’ambulanza in arrivo a sirene spiegate.
«Ci sarà sicuro un sacco da fare in ospedale, non mi va di far perdere tempo a dei dottori che potrebbero salvare delle vite a rischio.» dico cogliendo la palla al balzo, convincendo Seung-Hyun che annuendo un po’ contrariato richiude la mia portiera e sale in macchina. Mette in moto e facendo retromarcia esce dal parcheggio dell’ospedale.
Solo quando siamo lontani abbastanza da non riuscire più a vedere la struttura, tiro un sospiro di sollievo. Vittoria!
Nel esatto momento in cui credo di essere riuscita nel mio intento, il cellulare di Top inizia a squillare.
«Aish! Ho dimenticato di mettere il collegamento bluetooth!» sbuffa mettendo la freccia prima di accostare. Non avrà la patente, ma velocità a parte, si comporta da perfetto guidatore rispettoso delle regole della strada. Sorrido a questa mia assurda constatazione. «Pronto?» risponde portando il cellulare all’orecchio. «Che vuoi?» chiede brusco accigliandosi.
Uno strano presentimento si impossessa di me.
 

 

~*~*~*~*~

 
 
La sua voce per telefono mi rende estremamente nervoso! Ma non stava facendo porcherie con quella lì?!
«Che vuoi?» chiedo infastidito dalla chiamata.
«Em è con te?» domanda Ji Yong dall’altro capo del telefono con voce pacata.
«È qui.» rispondo osservando con la coda dell’occhio Em che si fissa le punte delle scarpe.
«Dove siete?» chiede.
«Che ti frega?!» rispondo sgarbato e stranamente arrabbiato.
«Rispondi e basta Hyung.» replica placido GD.
«Diretti verso casa di Em.» rispondo sbuffando, non ho motivo per essere arrabbiato con lui. A me non ha fatto niente e quello che succede con Em non sono affari miei, o almeno non lo sono stati fino ad ora.
«L’hai portata all’ospedale?» chiede un po’ più interessato.
«Ha detto di non averne bisogno.» ribatto, ora calmo.
«Lo sapevo …» mormora a bassa voce. «Fa dietrofront e portala all’ospedale. Ora.»
«Cosa?» chiedo adirandomi di nuovo.
«Hai capito. Portala all’ospedale.» conferma.
«Non vuole.» ribatto.
«Ma deve. È messa male.» mi dice.
«Se sei così preoccupato perché diavolo non l’hai accompagnata tu, invece di chiuderti in camera con quella, scusa?» esplodo.
«Che cazzo c’entra ora questo?! Non sono preoccupato, ti sto solo dicendo di portarla in ospedale perché l’ustione è grave!» dice alzando la voce. «Se non mi credi, chiedile di mostrarti il braccio sinistro.»
«Non alzare la voce Ji, non è colpa mia se …» inizio a dire.
«Choi Seung-Hyun cazzo! Non perdere tempo e portala in quel cazzo d’ospedale!» urla perforandomi un timpano.
«Se non vuole entrare non posso costringerla!» mi giustifico, urlando a mia volta.
«Em ha paura degli ospedali! La lascerai morire perché a paura degli ospedali?» mi chiede adirato. Morire?Sta esagerando vero?
«Mo … mo … morire?!» balbetto, sgranando gli occhi e andando in panico.
«Bene! Allora portala in ospedale e muoviti.» ordina prima di riagganciare. Poso il cellulare e dedico un’occhiata preoccupata ad Em che mi guarda con aria confusa.
«Cambio di programma.» annuncio accendendo il motore e facendo un’inversione di marcia per niente sicura.
«Dove andiamo?» domanda lei allarmata più dalla direzione che stiamo prendendo che dalla velocità assurda a cui stiamo andando.
«In ospedale.» rispondo secco e ignorando tutto quello che dice a seguire.
«No, oppa, ti prego, non ne ho bisogno. Torna indietro.» dice implorante. «Ti prego, torna indietro, sto bene. Non dare retta a quell’idiota di Ji!» continua così fino a che, sempre con una delle mie manovre “iper sicure”, sgommo nel parcheggio dell’ospedale, spengo la macchina e scendo sbattendo la portiera. Apro la sua e la guardo arrabbiato. Non sono arrabbiato con lei, ma con quel cretino ipocrita che prima si comporta da peggior coglione del secolo e poi chiama tutto preoccupato facendomi sentire in colpa e un completo idiota.
«Scendi da sola?» le chiedo con voce fredda.
«Non voglio! Ho detto che in ospedale non ci vado!» urla, finalmente dicendo la verità. Non è che non ne ha bisogno, semplicemente non vuole andarci.
«Ok. Non mi dai scelta.» le slaccio la cintura e a forza la tiro fuori dall’auto stando attento a non toccarle il braccio.
«Cosa vuoi fare, oppa? Io non vengo!» protesta dimenandosi. Così senza pensarci due volte la sollevo, caricandomela su una spalla a mo’ di sacco di patate e per la prima volta mi rendo conto di quanto sia esile e piccola.
«Mettimi giù! Ora!» urla dimenandosi come un’anguilla, ma la tengo salda per la vita e oramai già siamo entrati, attirando l’attenzione di non poche persone.
«Cosa succede qui?» accorre un’infermiera sulla cinquantina.
«Ha un braccio ustionato, ma non vuole farsi controllare.» rispondo con difficoltà.
«Io sto bene, ho detto! Mettimi giù, maledizione!» sbraita Em.
«Oh …» esclama l’infermiera. «Prego, mi segua.» Seguo l’infermiera fino a una delle tante stanze. «Aspetti qui, il dottore arriverà immediatamente.»
«Grazie.» la ringrazio, mentre esce richiudendosi la porta alle spalle.
«Vuoi mettermi giù, ora?» chiede Em colpendomi la schiena con il pugno chiuso.
«Subito.» rispondo mettendola a sedere sul lettino.
«Grazie!» sbotta sarcastica, mentre mi dedica un’occhiata piena di collera. Guardandola così, non riesco a reprimere una risata. Capelli arruffati e in disordine, fronte aggrottata, labbra serrare e sguardo assassino: sembra proprio una piccola tigre arrabbiata. «Che cos’hai da ridere?» chiede adirata, tremando a pena e trattenendo le lacrime.
«Em …» mi inginocchio davanti a lei, mettendo le mani sulle sue ginocchia. «Ci sono io qui. Andrà tutto bene.» cerco di rassicurarla con un sorriso. So che lei vorrebbe solo piangere ora, come so che non lo farà. Non lo fa mai con chi non si fida completamente. «So che non sono Ji Yong, ma non lascerò che ti facciano del male, promesso.» Deglutisce prima di annuire piano. «Brava bambina.» sorrido e alzandomi le carezzo la testa. È strano di come la ragazza energetica e attiva, l’unica capace di svegliare quel pigro di Ji Yong tutte le mattine cimentandosi anche in concitati incontri corpo a corpo, ora mi sembri così fragile e indifesa. Così sola e impaurita …
Non so perché ma è in grado di risvegliare il mio lato protettivo …

 
 

~*~*~*~*~
 
 

Mi sento un verme. Sì, un verme! Perché dite? Perché chiedere in giro l’indirizzo della ragazza che mi piace per poi andare davanti casa sua senza dire niente, non mi sembra proprio una cosa carina da fare. Specialmente perché sembra che a lei non faccia piacere accogliere persone in casa.
Il punto è che non la vedo da giorni … Non è venuta al corso d’arte e nonostante l’abbia sentita per telefono non sono per niente tranquillo. Ho come il presentimento che le sia successo qualcosa ed io voglio assicurarmi che stia bene. Solo questo. Voglio solo sapere se sta bene. Vederla. Parlarle, magari.
Inspiro ed espiro piano per evitare di farmi prendere dal panico. Sono davanti porta di casa sua già da quindici minuti ormai, ma non ho avuto il coraggio di bussare. Cavolo, Soo, sei un fifone!
Attraverso velocemente il vialetto di casa sua e mi fermo sulla porta con il dito sul campanello. Andiamo! Ora o mai più.
Ma proprio quando sto per prendere coraggio, con un sospiro, lascio ricadere il braccio lungo il corpo. Cosa ci faccio qui?
Em è una ragazza straordinaria e ho una cotta per lei già da un bel po’. Tuttavia, nonostante le mie “attenzioni” per lei, non ha mai dimostrato interesse nei miei confronti, perché mai dovrebbe farlo ora? Ultimamente mi è sembrata più dolce, più legata a me e più propensa a starmi vicino, ma questo non significa che ricambi quello che provo. Sono un povero illuso …
Mi volto e nascondendo il mio lieve imbarazzo, esco dal vialetto, imboccando la strada verso casa.
«Soo?» la sua voce che chiama il mio nome, mi procura un brivido. Non so se è normale, ma solo lei riesce a farmi emozionare col solo pronunciare il mio nome. Mi volto piano e vedendola il mio cuore sussulta. È davvero da troppo tempo che non la vedo ed ora la gioia è troppo grande per poterla contenere. Un sorriso spunta automaticamente sulle mie labbra. «Cosa ci fai qui?» mi chiede atona.
«Io … ero di passaggio …» butto lì senza sapere cosa dire e, per la prima volta, impacciato davanti a lei. Annuisce piano con un sorriso triste, prima di abbassare lo sguardo. La osservo. C’è qualcosa che non va … Noto il braccio sinistro fasciato e non riesco a trattenere un’espressione di panico. «Em! Che ti è successo?» mi avvicino e lei mi fissa con aria smarrita.
«Oh niente … è solo una scottatura …» mormora a sguardo basso.
«Ma come …?» la domanda mi muore sulle labbra quando vedo enormi lacrime rigarle le guance. Sento lo stomaco sprofondare in un enorme baratro. Non l’ho mai vista piangere. Mai. Ed ora non so cosa fare. Come dovrei comportarmi? Posso permettermi di consolarla? Posso dirle parole di conforto? O non mi è concesso nemmeno questo?
«Scusami … giornata difficile.» dice sorridendo e asciugandosi le lacrime con le mani.
E a questo punto non m’importa più cosa sia giusto o cosa sbagliato, agisco d’istinto. La avvolgo in un abbraccio in cui cerco di trasmetterle tutto il mio sostegno e tutto il bene che le voglio. Con una mano accompagno la sua testa sul mio petto e al contrario di quello che pensavo, si lascia stringere e accarezzare. Ricomincia a piangere, più forte stavolta ed io la stringo delicatamente ancora un po’.
«Ci sono io con te.» le sussurro e sempre al contrario delle mie aspettative, ricambia l’abbraccio, aggrappandosi alla mia maglietta con entrambe le mani. Mi sta permettendo di consolarla, non mi sta allontanando come fa di solito. È qui e non vuole scappare, anzi è come se non volesse che io me ne vada, mi sta trattenendo. Io voglio proteggerla e spero che lei me lo permetta.
Non so se sto sognando, ma se è così non svegliatemi. 




NOTA DELL'AUTRICE:
mi fa così strano che ho aggiornato questi ultimi capitoli in così poco tempo che mi sto preoccupando O_o
Cosa si dice lettori e malcapitati? :) tutto bene? Spero che vada tutto bene a tutti e spero che il capitolo non sia dispiaciuto a nessuno, in caso contrario mi piacerebbe sentire le voste critiche :) Ringrazio tutti coloro che leggono e che recensiscono, un bacione affettuoso e soprattutto sincero! <3

Myuzu

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Capitolo 12
*** Solitudine ***


*SoLiTuDiNe*



«Lasciatelo dire da un amico … sei un coglione!» urlo trovando Ji Yong in cucina a mangiucchiare una fetta di pane. «Un coglione con i fiocchi!»
«Ciao anche a te, Hyung.» sorride beffardo lui, bevendo un sorso di quella che mi sembra una birra.
«Ciao un corno! La prossima volta che ti comporti così, ci finisci tu all’ospedale, siamo intesi?!» minaccio recuperando una bottiglia d’acqua dal frigo e sbattendo poi la porta di quest’ultimo con foga.
«Ah, il nostro Top è tornato.» osserva contento Daesung entrando in cucina ad assicurarsi che GD resti illeso dal mio attacco d’ira. Butto giù una sorsata d’acqua incurante del mal di testa che mi assale poco dopo a causa della temperatura del liquido.
«Come sta?» chiede Ji Yong stiracchiandosi sulla sedia, per niente scalfito dalla mia scartata.
«Chiamala e fattelo dire da lei!» sbotto arrabbiato.
«Ma chi come sta? Chi lei?» domanda Daesung stranito e cercando qualcosa nello stipetto in alto, quello in cui Seungri nasconde la nutella.
«E per quale motivo non puoi dirmelo tu?» domanda placido GD fissandomi negli occhi.
«Non mettermi in mezzo, sono cose tue e sue!» rispondo cercando di restarne fuori. Non che mi sia pesato accompagnare Em all’ospedale, per me nessun problema, ma non voglio che Ji Yong mi immischi in affari che non mi riguardano, specialmente quando inizia a fare la carogna.
«Sue di chi?» continua a chiedere curioso Dae, appollaiandosi su una sedia a sgranocchiare Dio solo sa quali schifezze.
«Bé, sei stato tu a metterti in mezzo, nell’esatto momento in cui hai cominciato questa sparata.» afferma GD volgendo l’attenzione al pane maciullato sul tavolo. Un sorriso sghembo sul volto.
«Cosa?» non capisco cosa vuole dire.
«Perché sei arrabbiato Hyung?» chiede poi Ji continuando a fissare il tavolo.
«Già, perché sei arrabbiato?» ripete Daesung, non capendo una mazza di quello che stiamo dicendo. E a questo punto me lo chiedo anch’io: perché sono arrabbiato? Non mi è mai interessato più di tanto del rapporto tra Em e Ji. Già in passato sono capitate situazioni simili e a me non è mai importato nulla. Quante volte Ji Yong ha dato buca ad Em perché aveva i suoi “appuntamenti” e me ne sono sempre infischiato. Ma ora? Perché ora m’importa? Forse perché conosco Em da anni. Forse perché la vedo tutte le mattine da quando abito qui. Forse perché non mi ha mai rifiutato un sorriso gentile nemmeno quando stava attraversando un periodo difficile. Forse perché negli ultimi tempi, la presenza di quella ragazza non era più scontata e quando lei non c’era, era tutto un po’ più triste. Forse perché nel mondo in cui lui e i suoi compagni vivevano, trovare persone sincere che ti trattano alla pari era quasi impossibile. E quindi se fino ad ora avevo considerato Em come un’amica di Ji Yong, ora, non so da quando però, comincio a ritenerla anche amica mia. E qui le cose cambiano e anche di tanto, perché ricordo come se fosse ieri la prima volta che la vidi …
 
"«Salve a tutti.» sorrise timida, scuotendo la mano nascosta dall’enorme manica della felpa verde menta. Gli occhi gonfi e rossi facevano intuire un lungo pianto appena concluso e la guancia rossa uno schiaffo in pieno volto o comunque un forte colpo.
«Ciao.» la salutai distogliendo lo sguardo. Non sapevo cosa pensare. Non conoscevo lei e non conoscevo bene nemmeno Ji Yong, in quel momento poteva benissimo essere stato lui la causa del dolore della ragazza.
«Questa è Em.» ce la presentò Ji dondolandosi sui piedi. «La vedrete spesso … è la mia sveglia personale!» sogghignò.
«Sta zitto, idiota!» esclamò la ragazza assestandogli un pugno sul braccio, al che GD lanciò un urlo.
«È la tua ragazza?» chiese curioso Seungri.
«No!» urlarono in coro Ji ed Em, spaventando a morte Ri e Daesung che continuava a nascondersi dietro di me. YongBae invece scoppiò in una fragorosa risata. Evidentemente conosceva già la situazione.
«Chi mai vorrebbe mettersi con un maschiaccio piatto e senza un minimo di sensualità come lei?!» sbottòGD sdegnato e convenni con lui che il modo di vestire e l’atteggiamento di lei non erano per niente femminili. Su quel “piatto” non potei assicurarmene, dato che la felpa era almeno di tre taglie più grande.
«Se è per questo, nessuno vorrebbe mettersi con un demente pervertito come te!» replicò Em, accigliata e probabilmente offesa.
«Zitta nana!» controbatté Ji Yonge cominciarono un animato battibecco, il primo dei tanti a cui ho assistito, che vide la ragazza vincitrice. Mi fu simpatica da subito, davvero. Al di là che non fosse femminile o attraente volevo essergli amico …
«Non mi piace.» disse poi all’improvviso Ji Yong, quando lei se ne fu andata, rimanendoci da soli in cucina.
«Cosa?» chiese timoroso Daesung.
«Che siate amichevoli con lei.» rispose. «Lei è mia amica, non c’è bisogno che voi sprechiate fiato o attenzioni per una ragazza che non è nemmeno una vostra conoscente.» spiegò e questo ci rimase tutti spiazzati, tranne YongBae che sicuramente sapeva il motivo do tale affermazione. Detto ciò GD uscì dalla cucina, lasciandoci il tempo di scambiarci qualche occhiata confusa e irritata tra di noi.
«Non fateci caso …» disse YongBae accorgendosi della nostra inquietudine. «Ji Yong è solo molto geloso delle sue “cose”.» aggiunse virgolettando con le dita la parola “cose”.
Ma quella spiegazione a me, come a Ri e Daesung, non fece cambiare idea: GD era uno stronzo! E dato che all’inizio era tutto un punto interrogativo per noi, anche la nostra permanenza all’YG, ce ne restammo zitti, precludendoci l’opportunità di diventare anche solo amici a quella stramba ragazzina che tutte le mattine piombava in casa nostra a svegliare l’insvegliabile Ji Yong."
 
In seguito a questo flashback, rinvengo e rivolgo lo sguardo a Ji Yong che ora mi fissa arcigno. Non sopporto più questa cosa. Le cose sono cambiate ora. Lui non ha alcun diritto di avanzare delle pretese su Em o di proibirmi di avvicinarmi a lei. E se prima sono stato così stupido da stare fermo a guardare come la trattasse, ora non mi sta più bene. I miei occhi in quelli di GD, pece nel castano scuro. C’è una battaglia in atto ed io non ho intenzione di perdere.
«Wow! C’è elettricità nell’aria!» esclama il maknae entrando. «Che succede?» chiede poi a Daesung che è l’unico che sembra averlo notato.
«Sssh!» lo zittisce Dae e Ri si avvicina per osservarci meglio.
«Che è successo?» chiede ancora in un bisbiglio il maknae.
«Ji voleva sapere come stava lei, ma Seung-Hyung ha detto di chiamare e di chiedere direttamente e quando Ji ha insistito, Top ha detto di non volersi immischiare nei loro affari, così Ji ha chiesto perché fosse arrabbiato.» farfuglia confuso Daesung in stile vecchietta pettegola.
«Oooooh» esclama Ri formando una “o” perfetta con le labbra. «Ma come sta chi? E affari loro di chi?» chiede dopo una decina di secondi non capendo nulla nemmeno lui.
Stanco di questa battaglia muta e non volendo dire alcuna parola, distolgo lo sguardo e mi allontano diretto in camera.
«Chiamala!» gli urlo prima di chiudermi definitivamente in camera.
Mi stendo sul letto a pancia in giù, con la testa immersa nei cuscini. Voglio bene a Ji e rispetto tutte le sue scelte e le sue decisioni, ma mi sono reso conto di volere bene anche ad Em e già da tempo. Mi scombino i capelli con le mani mentre inizio a rotolare come un forsennato sul letto.
«Merda!» esclamo e tanti bei saluti al gentiluomo Mr. Choi a cui stavo lavorando …

 

~*~*~*~*~

 
Chiamala, ha detto. È facile per lui parlare. Non è stato lui a voltare le spalle alla sua miglior amica nel momento del bisogno per una scopata. Chiamarla dopo averla fatta grossa non è una novità, ma stavolta è diverso. Non lo so, è come se il cellulare pesasse di più. Come se le parole non volessero uscire. Come se mi richiedesse più energie del solito.
Sbuffo. Andiamo Ji Yong, è di Em che si tratta, non di tua madre! Non hai motivo per sentirti in colpa. Ma in cuor mio so che avrei più di un motivo per sentirmi in colpa e il mio dito indugiante sul tasto verde, lo sa meglio del mio cervello a quanto pare.
Alla fine cedo e premo il pulsante. Tu … Tu … Tu
Perché diavolo ho paura che non risponda? E cosa peggiore: perché spero che non lo faccia? Cavolo! mi sto rincitrullendo!Nella mia testa c’è ipocrisia pura …
Non risponde. Riprovo. Ma continua a non rispondere. E questo vuol dire solo una cosa: l’ho combinata grossa stavolta. Mi colpisco la fronte con il palmo della mano e penso a quanto idiota io possa essere. Certe volte nemmeno mi riconosco, è come se mi perdessi e non riuscissi a ritrovare me stesso ed in genere è sempre Em a ritrovarmi e riportarmi a calci in culo dove dovrei essere. Sospiro girando lo sguardo verso il comodino, lì dove, dietro al mio cd Heartbreaker in bella vista, è nascosta l’unica fotografia decente di me ed Em insieme. L’unica copia. Nemmeno lei ce l’ha, probabilmente non sa nemmeno della sua esistenza. Sorrido schernendomi mentalmente per il solo aver pensato di prendere la foto pur di poter vedere il suo volto. Oddio! Quanta pateticità in un unico pensiero! Sto pensando a lei come se fosse l’unico motivo per cui io respiri … E forse non è del tutto falso.
Stanco di crogiolarmi nel senso di colpa e nelle mie aleggianti stronzate, esco dalla mia stanza diretto in bagno. Bagno occupato da un Seungri casalingo con tanto di guantoni di gomma e detergente in mano.
«Che cos’hai intenzione di fare?» mi chiede sospettoso e sulla difensiva.
«Dovrei andare in bagno.» rispondo ovvio tentando un passo avanti, ma il maknae mi si para davanti scuotendo un indice.
«Nah nah. Ho appena pulito.» replica fiero e con aria altezzosa.
«E dove dovrei farla, scusa?» sbotto con l’istinto di strangolarlo tanto per sfogare un po’ di tensione.
«Trattienila.» risponde con indifferenza.
«E fino a quando dovrei trattenerla?» domando scocciato, tanto per dargli corda.
«Mmm non lo so … un giorno o due.» afferma convinto.
«Levati di mezzo.» ordino cercando di entrare, ma Seungri inizia a spruzzarmi il detergente in volto e indietreggio di due passi. «Ma sei cretino?!»
«Mai quanto te!» mi caccia la lingua sospingendomi fuori dal bagno e richiudendosi la porta alle spalle. «Io ancora non posso pensare a quello che hai fatto ad Em. Ma ti sembra il modo?! Povera pulce.» inizia a blaterare ed io sospiro senza dire nulla. È mai possibile che tutti hanno voglia di parlare di lei?! «Cioè è la tua miglior amica e tu l’hai messa al secondo posto, dopo una scopata!» continuo ad ascoltare in silenzio. Avevo la speranza che andando in bagno smettessi di pensare a lei ed invece trovo l’idiota di turno che la nomina. «Con una sgualdrina poi!» confesso che mi sta crescendo il senso di colpa. «Sembrava così triste poco fa al telefono …»
«Come scusa?» chiedo interrompendo il fiume straripante di parole del makane.
«Cosa?» domanda perdendo il filo del discorso, infastidito.
«Cosa hai detto?» ripeto.
«Che l’hai messa al secondo posto dopo una scopata» ripete con la faccia da pesce lesso.
«No, dopo …» insisto.
«Una scopata con una sgualdrina!» dice ancora, ripetendo l’intonazione teatrale con cui l’ha detto prima.
«Ancora dopo.» sbuffo spazientito.
«Che era triste?» dice non capendo dove volevo arrivare.
«No! Tu hai detto al telefono! Poco fa! Hai parlato con lei al telefono! E a me non ha risposto!» dico alzando la voce. Anche se sapevo che non mi aveva risposto apposta, mi ero concesso il beneficio del dubbio, ma ora che so che ha ignorato la chiamata di proposito, mi sento quasi … offeso! Pur non avendone alcun diritto …
«E che ti aspettavi?!» esclama ovvio Ri. «Che venisse a chiederti scusa per essersene andata senza salutarti?!» sbotta innervosito e se non avesse ragione, l’avrei già strangolato per il modo con il quale si è rivolto a me.
Sbuffo seccato di essere rimproverato da quest’ottuso di Seungri e dimenticandomi completamente della mia urgenza di andare in bagno, mi allontano verso l’uscita. Prendo il giubbino al volo ed esco, lasciando la porta sbattere. Ma perché faccio solo casini?!

 

~*~*~*~*~

 
Ho ceduto. Io ho ceduto alla tentazione. Ho lasciato che Soo mi consolasse. Che mi abbracciasse. Che mi carezzasse. Oh porca …! Addio buoni propositi di non ferire le brave persone …
Mi sono sentita così persa, così sola, che le braccia di Soo erano un posto troppo invitante da rifiutare. Il calore che mi ha avvolto, la forza di quelle braccia gentili che mi sorreggevano, quell’ampio petto che ha accolto le mie lacrime, sono tutte cose nuove per me. L’affetto che Soo mi ha mostrato è un affetto possessivo, leggermente bramoso. Molto diverso dall’affetto che mi lega a Ji Yong. Quello di Soo è un sentimento straripante, desideroso di crescere e mostrarsi al mondo. Quello di Ji invece è un affetto latente, limitato, solo per noi. Ma perché diavolo penso a quell’idiota? Semplice, perché è la prima volta che mi sono sentita tradita da lui. Veramente tradita da lui. È la prima volta che mi ha lasciato completamente sola con i miei problemi, così anche se ora mi chiama, non mi va di rispondere. Non saprei cosa dirgli … Oppure potrei dire qualcosa di irreparabile e per quanto io sia ferita, non voglio rovinare il rapporto con lui.
«Sei circondata dallo smog, bambina. Inquini troppo.» dice zia Jun ridestandomi.
«Scusa, zia.» mormoro. So che con “smog” si riferisce ai miei pensieri.
«Il cellulare reclama la tua attenzione.» mi dice indicandomelo.
«Lo so …» sospiro.
«Non rispondere è da maleducati, mia cara. E tu non sei maleducata.» mi ammonisce lei con lo sguardo vispo. Dopo aver dormito sotto effetto dei tranquillanti è bella sveglia e attiva, sicuramente più di me.
Ignoro la sua osservazione e spengo il cellulare, seccata dall’insistenza di quell’idiota.
Mi alzo e inizio a cucinare qualcosa da mangiare, nonostante l’ora di pranzo sia passata già da un bel po’. Ho perso molto tempo in ospedale, ma è meglio non pensarci se non voglio farmi venire una crisi di panico. A proposito di crisi di panico, Seung-Hyun mi è stato accanto per tutto il tempo senza lasciarmi un attimo. Mi ha tenuta per mano, rassicurata e mi ha comprato anche le caramelle quando siamo usciti per premiarmi. In pratica sembrava un giovanissimo papà alle prese con una figlia capricciosa fin troppo cresciuta. Dovrei ringraziarlo … Un sorriso spontaneo mi illumina il volto, mentre taglio le zucchine a fette.
«Oh, eccolo l’angelo mio.» sorride mia zia affacciandosi per vedermi meglio in volto.
«Eh?» chiedo, non capendo.
«A chi pensava la mia donzella, eh?» mi chiede maliziosa. «Chi devo ringraziare per questo dono del cielo?» dono del cielo? Ah … intende il sorriso!
«Un … un mio amico.» balbetto prestando nuovamente l’attenzione alle zucchine.
«Solo amico? O è un amico del cuore?» domanda ancora.
«Cosa dici zia?!» la rimprovero scherzosa.
«Mi era sembrato!» sbotta lei stando allo scherzo.
Mentre continuo a cucinare ci penso su … Seung-Hyun è un bellisimo ragazzo, simpatico e gentile, ma non l’ho mai considerato un … ragazzo! Bé a dire il vero non ho mai considerato alcun ragazzo per il semplice fatto che fino ad ora non avevo bisogno di qualcuno che si prendesse cura di me, mi bastava Ji Yong … Ma ora, non so. Mi sento … fragile, sola. L’affetto di Ji Yong non basta più.
Metto a tavola e lascio che mia zia Jun mangi tutto, contenta. Poggio una guancia sul palmo aperto della mano e osservo la mia infantile zia mangiare di gusto come chissà quale prelibatezza sia. La vedo sporcarsi i bordi delle labbra, così le porgo un fazzoletto che lei prende con un sorriso riconoscente. Poi riprende a mangiare canticchiando. Per quanto sia difficile prendersi cura di lei, mia zia Jun è l’unica che sono sicura non mi lascerebbe né tradirebbe. E per quanti sforzi debba fare per aiutarla, non mi stancherò mai di prepararle da mangiare, prepararle tisane, darle medicine o correre da un dottore all’altro, perché so che lei per me lo farebbe.
Quando sento il campanello insistente, scatto in piedi automaticamente spaventando un po’ mia zia che però si ricompone subito e ritorna a mangiare tranquilla. Vado ad aprire e mi ritrovo un non poco sconvolto GD in canottiera bianca e giubba di jeans sbottonata con cappellino di lana calcato in testa e aria a dir poco incazzata.
«Ah … sei tu …» dico neutra non sapendo quale faccia indossare. Ad essere sincera non mi sarei mai aspettata di trovarmelo fuori casa.
«Tu!» mi punta il dito contro con fare minaccioso. «Chi ti credi di essere ad ignorare le mie telefonate e a spegnere il telefono, eh?» sbraita fissandomi accigliato. «Rispondi anche a quel cretino di un maknae e quando il tuo migliore amico ti chiama preoccupato per sapere come stai, non rispondi! Razza di … di …»
«Stai dicendo sul serio quello che stai dicendo?» mi chiedo meravigliata. Al che distoglie lo sguardo con un sonoro sbuffo e allunga verso di me il braccio sinistro che mantiene un sacchetto bianco. Inclino la testa scrutando il pacchetto come se potessi trapassarlo con lo sguardo e vederne in contenuto.
«Dolcetti al cocco.» mi dice fissando altrove con aria svogliata. Afferro timida il pacchetto e sono seriamente tentata di sbattergli la porta in faccia per il suo atteggiamento, ma desisto. «Posso entrare?» chiede distratto.
«Ji, cosa vuoi?» domando d’istinto. Ok, sì, mi ha portato i dolci delle scuse, ma stavolta non basta. Sa quanto io odi gli ospedali! E mi ha lasciata sola comunque, per stare con quella Vanessa più simile a una bambola di silicone che a un essere umano.
«Entrare!» sbotta ovvio guardandomi di nuovo.
«Em?» la voce di mia zia dalla cucina mi distrae. «Le zucchine volano …»
«Entra e chiudi la porta.» sbuffo a GD tornando di corsa in cucina. Sento Ji chiudere la porta piano e raggiungermi. Mi fermo sulla porta della cucina e osservo mia zia con lo sguardo rivolto verso il soffitto. «Zia, tutto bene?» le chiedo. «In che senso le zucchine volano?»
«Dovresti guardare in alto …» ride Ji. Alzo lo sguardo e noto le zucchine attaccate al soffitto.
«E quelle come ci sono arrivate lì?» domando guardando mia zia.
«L’ho detto che le zucchine volano.» mi sorride compiaciuta zia Jun, mentre Ji si sganascia. Mi lascio sfuggire un lungo sospiro.
«Ciao, zia Jun, da quanto non ci si vede.» la saluta Ji Yong alzando una mano.
«Oh, c’è anche l’imbecille!» esclama mia zia battendo le mani. Ji si adombra un po’ all’insulto, ma non risponde.
«Zia perché non vai a vedere un po’ di tv?» le dico e annuendo mi obbedisce lasciando la cucina.
Ji Yong fa come se fosse a casa sua e togliendosi la giubba si lascia cadere sulla sedia accanto al tavolo. Poggio il pacchetto sul tavolo e inizio a pulire il macello che ha combinato mia zia, lasciando per dopo il salvataggio delle zucchine perse nello spazio.
«Che ci fai qui?» domando senza reprimere la mia rabbia.
«Come stai?» mi chiede ignorando la domanda.
«Non mi risulta che t’importi.» ribatto seccata e poggiandomi con la schiena al piano cottura per poterlo vedere in volto.
«Come stai?» ripete atono senza guardarmi.
«Non ho intenzione di risponderti.» replico neutra.
«Eri con Top.» inizia a giustificarsi in seguito a un sospiro.
«E questo cosa c’entra?» chiedo stizzita. Davvero pensa che questo possa salvarlo dallo sgarro che mi ha fatto?
«Si è preso lui cura di te.» continua convinto, sempre senza guardarmi. Sono rari i momenti in cui è serio come ora, il che significa che è davvero pentito, ma ora sono troppo arrabbiata per perdonarlo. Ecco perché non rispondevo al telefono, ma dato che si è preso la briga di venire fino a qui …
«Sì, infatti e ha fatto anche più del dovuto. Ma lui non è te.» dico sicura e incrociando le braccia.
«Come stai, Em?» chiede ancora, chiudendo gli occhi.
«E se ti dicessi male?» sbotto staccandomi dal piano cottura e iniziando a fare su e giù per la cucina. «Se ti dicessi che sto male, ma non per il braccio. Tu cosa diresti?»
«Oh, andiamo Em. Non fare la bambina!» si alza e mi si para davanti, ma non mi guarda.
«Non si tratta di questo Ji, sai quanto odio gli ospedali!» affermo rabbrividendo al ricordo.
«Proprio per questo ho mandato Top con te.» continua a ripetere, ma sa perfettamente quanto me che questo non basta.
«Ma lui non è te! Era te che volevo! Il mio miglior amico …» urlo liberandomi da tutta la rabbia che mi opprime. «… ma a quanto pare il mio miglior amico ha preferito una sana e bella scopata a me.»
«Non è questo il punto …» scuote la testa non sapendo che pesci prendere.
«Ah no?» domando scettica, ma lui non dice più nulla. Si limita a fissare il vaso di fiori sul tavolo, incapace di dire altro. «Ji, esattamente, cosa sei venuto a fare qui?» gli richiedo.
«A vedere come stavi.» risponde piano, pentito, ma la mia rabbia è ancora qui.
«Bene, Ji. Sto benissimo. Mi sento solo tradita … perché pensavo che nonostante tutto, tu per me ci fossi nei momenti in cui non posso contare su nessuno. E non dire che c’era Top! Perché sai cosa intendo. Avevo bisogno del mio miglior amico e di nessun altro …» gli spiego con calma.
«Em … io …» comincia, ma viene interrotto dal telefono di casa che prende a squillare.
«Pronto?» chiedo alzando la cornetta.
«Ciao Em … sono Soo.» mi risponde Soo con voce timida.
«Ciao, Soo.» dico e il sorriso è automatico.
«Scusa se ti chiamo, ma volevo sapere come stavi …» farfuglia nervoso e preoccupato.
«Ora che hai chiamato, molto meglio.» dico e alzando lo sguardo, incontro quello ferito di Ji Yong, perché se fino ad ora era consapevole che era l’unico capace di farmi sentire meglio, ora vedeva il primato venirgli tolto da sotto al naso da uno spuntato da chissà dove all’improvviso. Posso sentire il rumore di qualcosa che si rompe tra di noi e se fino a qualche secondo fa volevo solo scagliare addosso a Ji Yong tutta la mia rabbia, ora ho solo voglia di attaccare la telefonata e abbracciare il mio amico. Ma invece non mi muovo e non dico più nulla, osservo GD voltarsi pieno di amarezza e andare via e mi assale la solitudine.  




NOTA DELL'AUTRICE:
ehilà! Tutto bene? Eccovi il capitolo, fa cagare? Sì, lo so, ma perdonatemi! XD A quanto pare le cose vanno molto a rilento, ma non so perché ogni volta che mi metto a scrivere invece di arrivare dritta al nocciolo, faccio un sacco di giri di parole, pardon! XD Spero che comunque il capitolo non vi sia dispiaciuto e che vi interessi sapere cosa succederà ... Perché vedete il padre di Em non se n'è andato ancora ... YongBae non compare per un motivo ... Soo sembra non voler mollare ... Top e Ri non sono più disposti a restare muti di fronte all'atteggiamento di Ji nei confronti della nostra protagonista ... il rapporto tra Em e GD non sarà più lo stesso e il nostro Ji Yong non ha più qualcuno a cui rivolgersi ad ogni evenienza ... Siete curiosi? Spero di sì, altrimenti faccio totalmente schifo come scrittrice XD Ora vi saluto! :D 
Bacioni :3


Myuzu

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Capitolo 13
*** Sbagliato ***


*SbAgLiAtO*



Esco dal viottolo a testa bassa con l’amaro in bocca. Avrei voluto darle un ultimo bacio, ma è tardi. Ho perso decisamente la cognizione del tempo e non è da me. Mi allontano a passo svelto accantonando il forte desiderio di tornare indietro e stringerla forte tra le mie braccia. Prendo il cellulare per distrarmi e trovo cinque chiamate perse: una di Seungri, probabilmente interessato a sapere se sarei tornato per pranzo e quattro di Ji Yong. Deve essere successo qualcosa per chiamarmi così insistentemente. In genere se chiama una volta è anche tanto! Si limita a mandare messaggi striminziti con l’ordine perentorio di correre all’YG o di andare da lui.
Per distrarmi e anche, seppur in minor parte, preoccupato per il mio amico, lo richiamo.
«YongBae, finalmente! Pensavo che ti avessero rapito gli alieni!» risponde dopo uno squillo appena accennato.
«Cosa è successo Ji?» chiedo con un sorriso sghembo sentendo la sua voce alterata. Deve essere successo qualcosa con Em e confesso che era da anni che non succedeva qualcosa con lei.
«Deve per forza succedere qualcosa per chiamare il mio miglior amico?» sbotta lui e non riesco a trattenere una risata mentre salgo in macchina e allaccio la cintura.
«Taglia corto, Ji. Cosa è successo?» gli domando guardandomi nello specchietto retrovisore e accorgendomi di una sbavatura di rossetto sulla guancia.
«Niente …» sussurra. Mi strofino con la mano per togliere il rossetto e mi accorgo di un segno più marcato, indelebile. Lì, sul collo, una macchia rossa. Cavolo!
«Cosa è successo con Em?» chiedo più dettagliatamente dedicandogli la giusta attenzione per non pensare al succhiotto in bella mostra sul mio collo.
«Cosa c’entra Em?!» sbraita innervosito.
«Bé Ji, ti conosco da anni e so che quattro telefonate non significa certo che ti andava di fare due chiacchiere!» mi stropiccio gli occhi con una mano, sentendomi già logorare dalla sua assenza … Ovviamente non parlo di Ji Yong.
«Ma non è vero! Cioè … Uff …» sbuffa rumoroso.
«Me lo dici cos’è successo?» gli ridomando per la terza volta cercando di prestargli la dovuta attenzione e non pensare continuamente a lei.
«L’ho fatta grossa stavolta …» mormora piano. Mai quanto me, penso.
«Cosa hai combinato?» chiedo rizzando le orecchie per sentirlo.
«Non l’ho accompagnata …» sussurra amareggiato. «Ho preferito una scopata …» aggiunge. «Una sana e bella scopata, aggiungerei.» borbotta infine quasi a giustificarsi.
«Non l’hai accompagnata dove?» domando, eludendo le ultime due affermazioni.
«All’ospedale.» replica atono.
«All’ospedale? Perché? Cosa le è successo? Sta bene?» lo tempesto di domande, preso da un moto d’ansia. Em odia gli ospedali e non ci va se non strettamente necessario e trascinata da qualcuno in grado di persuaderla, altrimenti detto, Ji Yong.
«Nulla di grave … credo. Una scottatura. Si è versata della camomilla addosso.» spiega con voce distaccata.
«Ed ora come sta?» chiedo un po’ più tranquillo.
«Bene … più o meno … cioè io credo stia bene, ma non so … forse sta male oppure sta bene. Oh, merda, Bae! Non mi confondere!» si arrovella da solo.
«Sta bene o sta male?» non riesco a capire i suoi farfugliamenti.
«Non ha voluto dirmelo …» piagnucola Ji per telefono e finalmente capisco qual è il problema. Em dice tutto a GD. Se Ji glielo chiedesse, gli direbbe pure quante volte è andata in bagno e quanti millilitri di urina ha fatto! Il fatto che Em si sia rifiutata di dire a GD come sta è chiaro segno che non è arrabbiata, ma furiosa e soprattutto ferita. Questo manda decisamente in tilt Ji Yong che ormai da anni, vede in Em l’unico modo per rimanere sé stesso senza lasciarsi troppo andare. La verità è che Ji Yong è talmente dipendente da Em, che è continuamente tormentato dalla paura di perderla e ingenuamente e inconsciamente le riserva un trattamento che invece l’allontana. Che stupido che è! Se avessi anch’io la possibilità come lui di tenermi stretta la donna con cui riesco ad essere me stesso, non perderei certo tempo con delle sgualdrine e farei immediatamente capire alla donna che amo che non la lascerei mai. Ji Yong non ha idea di quanto sia fortunato. E quando si renderà conto di amare Em, sarà troppo tardi. E lui sprofonderà … perché io so bene che senza di lei va allo sbaraglio, so che senza di lei combina cazzate. Come per esempio non tornare a casa a dormire e rientrare soltanto la mattina, strafatto di chissà che per poi barricarsi in camera. Sì, lo so. Sono l’unico a sapere che Ji Yong frequenta compagnie poco raccomandabili e che si lascia trasportare dal desiderio di staccare la spina … Perché non dico nulla? Perché da buon amico lascio che lui sbagli da solo e si accorga da solo dei suoi sbagli. Se gli dicessi di smettere, lui per ripicca lo farebbe di più. Come un bambino. Perché in fondo lui è ancora un bambino. Lo so io, come lo sa lui, come lo sa Em.
«Le hai chiesto scusa?» gli chiedo sorridendo al pensiero che anche Ji Yong non è insensibile a tutto.
«Le ho comprato i dolcetti delle scuse …» mormora con tono triste.
«Ma le hai detto scusa a parole?» insisto pur sapendo già la risposta.
«A che serve dirlo a parole?! Le ho portato i dolcetti, no? Basta e avanza!» sbotta lui innervosito.
«L’hai detto tu di averla fatta grossa, no?» lo stuzzico.
«Aish!» impreca e non riesco a trattenere una risata. «Che ti ridi?»
«Sei troppo orgoglioso, Ji. Basta chiedere scusa che risolvi tutti i tuoi problemi, ma sei troppo orgoglioso per farlo.» esprimo la mia sentenza ancora con il sorriso sulle labbra. «Ma poi, non ho ancora capito … conoscendoti non l’avresti mai mandata da sola all’ospedale. Perché stavolta sì?» chiedo sinceramente curioso. Si può dire tutto di GD, ma non che non ci tenga ad Em abbastanza da prendersi cura di lei.
«Io …» inizia, ma lascia in sospeso la frase e in cuor mio, so che sta lottando per capire lui stesso il motivo. « … non lo so.» sbuffa impercettibilmente.
«Ah, giusto. Tutto molto più chiaro.» scherzo. In realtà capisco quanto debba essere frustrato. «Pensaci dai, qual è il motivo che ti ha spinto a preferire una scopata alla tua miglior amica?» domando infierendo di proposito.
«Avevo appuntamento con Vanessa.» replica ovvio.
«Potevi dirle di avere un impegno importante, non credo che lei avesse avuto problemi a passare più tardi.» affermo con l’implacabile desiderio di prenderlo a schiaffi. Non concepisco proprio l’idea di andare con tante donne solo per il piacere fisico. Ma forse non sono nella posizione giusta per criticare …
«Ma sono stato io a chiederle di venire subito.» continua Ji seriamente pensando al motivo che l’ha spinto alla decisione di abbandonare Em. Perché proprio così deve essersi sentita Em: abbandonata.
«E perché questa urgenza?» continuo a chiedere tentando di decifrare il rompicapo di nome Ji Yong.
«Perché ero nervoso e volevo distrarmi.» risponde serio.
«In genere quando sei nervoso parli con Em, ora perché no?» osservo, iniziando impegnarmi sul serio a capirlo.
«Perché non volevo immischiarla nei miei problemi.» dice sincero. Una cosa molto matura se solo riuscisse ad essere coerente con quel che dice.
«E perché?» domando ancora. Comincio a sembrare l’uomo dei perché!
«Perché voglio sia felice.» risponde alterandosi un po’.
«E perché con te non può esserlo?»
«Perché io non sono in grado di proteggerla!» afferma quasi urlando.
«Allora ci hai pensato ad essere la “sua” persona?» chiedo, scegliendo il modo più enigmatico possibile. La “sua” persona? Cavolo! Ma che sono? Un oracolo forse?
«Cosa?» chiede stranito.
«Hai pensato di diventare per Em qualcosa di più?» cerco di spiegarmi meglio, sempre nel mio modo criptato. Come si vede che io e l’amore non andiamo d’accordo!
«Cosa? No, no, no! Non è questo il punto! Non potrei mai pensare una cosa del genere.» già, dimenticavo che sto parlando con un completo idiota! Deve essere ancora troppo presto per lui. Troppo presto per rendersi conto di provare qualcosa in più. O magari sono proprio io che ho sbagliato ad interpretare i suoi sentimenti. «Andiamo! Si tratta di Em. La conosco dalla culla.» è proprio per questo, testa di rapa che potresti provare qualcosa in più, no?! «Tra l’altro non è nemmeno il mio tipo …» davvero? Perché qual è il tuo tipo? Non lo sai nemmeno tu, anzi no, il tuo tipo non esiste!
«Vabbé … se lo dici tu.» mi limito a dire non esternando per niente i miei pensieri. Ne scaturirebbe solo una discussione interminabile, alla fine della quale passerei io per il cretino e lui l’indiscusso leader vincitore.
«Tu, invece, dove sei? Sei con noi a pranzo?» chiede improvvisamente ridestandomi dai miei pensieri
«Sì, sì, sto arrivando.» rispondo mettendo in moto l’auto.
«Dove sei stato fino ad ora, Bae?» domanda poi curioso.
«In giro.» dico semplicemente.
«Mmm … ricordati che conosco anche te dalla culla …» sospira piano.  «Per quanto io possa sembrare idiota, se ti serve qualcosa, potrei darti una mano se decidessi di confidarti con me.» conclude gentile rimanendomi senza parole. Dimentico che il mio amico GD quello con cui sono cresciuto e con cui ho condiviso perfino il sonno ha un lato gentile e premuroso che di tanto in tanto esce fuori.
«Lo so, grazie.» dico con un sorriso riconoscente e ingranando la marcia.
«Mmh. Allora a tra poco.» saluta.
«A tra poco.» confermo, pronto per attaccare.
«Ah, YongBae?» mi ferma giusto in tempo.
«Sì?»
«Guarda che ho già capito che si tratta di una donna.» dice con un po’ di malizia. Resto fermo senza dire niente. «Ciao ciao.» mi saluta divertito, attaccando finalmente la telefonata.
Una donna … Se si trattasse solo di una donna non avrei tutti questi problemi. Il punto è che io sono il classico ragazzo innamorato della donna sbagliata. Il che cambia di molto le cose. Ed io stesso non posso perdonarmi, ma quando si è innamorati non si distingue più ciò che giusto e ciò che sbagliato. Esiste solo la persona che amiamo e per me esiste solo lei: Hara.
Il cellulare vibra all’improvviso. Lo prendo e leggo il messaggio appena arrivato: “Mi manchi già … - Hara” E per quanto sia sbagliato, il mio cuore sta facendo i salti di gioia.
 

~*~*~*~*~

 
Forse è sbagliato. Forse no. Sta di fatto che se non vedo che sta bene con i miei occhi, non dormirò sonni tranquilli. La sua faccia terrorizzata all’ospedale e l’espressione triste quando l’ho lasciata a pochi passi da casa sua continuano a comparirmi davanti agli occhi facendomi salire moti di ansia e preoccupazione che non ho mai avuto prima. Così, armato di occhiali da sole, berretto e sciarpa leggera sto andando all’università dove Em frequenta il corso d’arte. Nessuno potrà fermarmi.
«Ehi, Seung-Hyun!» mi saluta Daesung allegro facendomi sobbalzare. «Dove vai?» chiede rattristatosi tutt’a un tratto.
«Ssssh!» lo zittisco coprendogli la bocca con una mano. «Non urlare!» farfuglio a bassa voce.
«Ma io non sto urlando!» ribatte ad alta voce appena lo lascio. Così gli ritappo la bocca.
«Vuoi stare zitto?!» lo ammonisco mentre mi fissa con aria confusa.
«Top! Che combinate?» mi chiede Ji Yong facendo capolino dalla sua stanza. Ecco, appunto, proprio quello che non volevo: farmi notare da GD! Stupido Daesung!
«Niente, Ji. Io e Daesung stiamo andando a prendere una boccata d’aria.» mi sforzo di sorridere, mentre Daesung riesce a liberarsi dalla mia presa inspirando così una bella boccata d’aria.
«Ah, buon’idea! Mi sa che mi aggrego a voi.» aggiunge uscendo dalla stanza.
«No!» urlo prima che possa fermarmi, chiudo gli occhi cercando una valida scusa per questa mia categorica risposta. Appena riapro gli occhi, incontro il suo sguardo ricco di rimprovero e di irritazione. Stiracchio le labbra in un mezzo sorriso.
«Daesung ha bisogno di confidarsi … con me.» butto lì mentre Daesung mi guarda di sbieco, ma resta zitto per mia fortuna. «Ha detto che ha bisogno di consigli e … mi ha chiesto se posso aiutarlo.»
«Consigli, eh? E su che cosa?» domanda sospettoso GD incrociando le braccia.
«Consigli su … su … sulle donne!» butto lì non riuscendo a trovare niente di meglio.
«Quando mai  io …» inizia a chiedere Daesung ma gli tappo di nuovo la bocca.
«Consigli sulle donne. E perché mai chiederebbe a te?» chiede Ji più che scettico.
«Bé perché …» cercando una scusa plausibile resto come un allocco prolungando la “è” assomigliando a un pessimo basso lirico. «Perché d’altronde sono l’unico ad essere stato con una ragazza per più di un mese!» aggiungo in fretta appena ricordo la pessima capacità di relazione di GD. A questa affermazione Ji fa un’espressione scocciata, ma ci casca. Si volta e si allontana senza aggiungere altro. Così trascinando con me Daesung ancora con la bocca tappata dalla mia mano, esco di casa diretto verso la macchina e lascio il mio amico malcapitato solo dopo averlo fatto sedere sul sedile del passeggero.
«Si può sapere che succede?» chiede quasi arrabbiato Daesung strofinandosi le labbra con il dorso della mano. «Hai mangiato di nuovo la cioccolata di Ri, vero? Le tue mani ti incriminano!» sbotta guardandomi di sbieco. Io lo ignoro e accendo l’auto, un po’ perché sono di fretta, un po’ perché non confesserò mai di aver mangiato la cioccolata del maknae! «Allora? Cosa è successo?» richiede, questa volta un po’ più calmo, mettendosi la cintura. «Deve essere qualcosa di grosso per spingere il grande Choi Seung-Hyun a rovinare la sua dieta mangiando la preziosa cioccolata dalla scorta segreta del povero maknae.» sogghigna sorridendo a 32 denti. Sospiro.
«Nulla di grave …» sbotto scocciato. È già la seconda cosa che mando al diavolo qualcosa a causa di quella ragazzina: l’impresa “Be a gentleman” e ora la dieta!
«E perché non volevi dirlo a Ji Yong?» domanda innocente il mio amico curioso. Perché altrimenti avrebbe ricominciato con le sue occhiate “non mischiarti in affari che non ti riguardano!” ed io gli avrei sbattuto affettuosamente la testa contro il muro.
«Nessun motivo in particolare …» mento girando bruscamente e quasi causando un attacco cardiaco a Daesung che comincia a urlare come una donnicciola in pericolo.
«Non correre, dannazione Hyung! Perché mi fai questo?!» piagnucola aggrappandosi al bracciolo della portiera. «Prima mi sequestri e poi cerchi di uccidermi!» impietosito della sua scenata degna di un premio nobel per il più cacasotto del secolo, rallento di diverse decine di km/h.
«Contento?» chiedo sentendomi autista di un camioncino di gelati tanto che vado piano.
«Grazie!» sbotta rilassandosi di nuovo sul sediolino. Cade il silenzio in macchina, così accendo la radio per evitare di addormentarmi. «Si può sapere almeno dove stiamo andando?» chiede poi Daesung.
«All’università.» rispondo vago.
«Università? A fare che?» chiede ritrovando il sorriso e la curiosità.
«A trovare una persona.»
«Una persona?» domanda sempre più curioso. «Ti sei innamorato di una studentessa universitaria? Eh, Hyung, ammettilo.» aggiunge poi dandomi delle piccole gomitate all’altezza dello stomaco.
«Ma che cavolo dici?!» la mia reazione decisamente esagerata, mi mette in agitazione … Perché ho reagito così? Dov’è finito il mio temperamento?
«Mamma mia, come sei teso! Rilassati, sono sicuro che chiunque essa sia ricambierà il tuo amore.» gongola il deficiente accanto a me e ringrazio il cielo di essere impegnato alla guida, sennò l’avrei strozzato.
Arriviamo all’università nel giro di pochi minuti, nonostante la velocità da lumaca a cui procedevamo. Parcheggio e più incappucciati di due rapinatori, scendiamo dalla macchina dirigendoci verso l’entrata. Ri mi ha detto che Em sarebbe uscita a quest’ora, ma non l’ho avvertita che sarei venuto. Ripensandoci non ho nemmeno il suo numero … Dovrei rimediare a questo. Ma cosa diavolo penso?!
«Allora Hyung? Com’è la fortunata?» chiede un Daesung saltellante e decisamente snervante.
«Non c’è nessuna! Sono venuto qui a vedere come sta Em!» scoppio all’improvviso pur di zittirlo. E Daesung si pietrifica.
«Em?» chiede. «Ti piace Em?!» come era ovvio, ha frainteso.
«No che non mi piace! Sono venuto a vedere solo come sta, dato che l’ho accompagnata all’ospedale.» spiego paziente.
«Ecco perché non hai voluto dire a Ji Yong dove andavamo!» annuisce assumendo l’aria del genio pensieroso che sta arrivando alla risoluzione del suo problema esistenziale.
«Daesung non fraintendere e non iniziare a costruire castelli per aria!» lo ammonisco.
«Innamorato dell’intoccabile migliore amica del leader, il povero Choi Seung-Hyun, disperato, per vedere la sua amata, deve sgattaiolare fuori casa senza farsi notare e incontrare la giovane di nascosto.» racconta Daesung con fare da raccontafavole.
«Nulla di tutto ciò! Voglio solo sapere come sta.» lo rimprovero, ma lui mi ignora completamente continuando a raccontare il suo filmino mentale con sempre più trasporto.
«Ma l’amore tra i due è così forte che insieme possono superare qualsiasi ostacolo! Come la distanza, la differenza tra loro, il non conoscere nulla dell’altro e soprattutto la gelosia del leader per le sue cose!»
«Vuoi piantarla?!» gli grido assestandogli un pugno in testa. «Punto numero uno: non sono innamorata di lei, sia chiaro! Punto numero due: non me ne frega un fico secco di quello che pensa Ji Yong. E punto numero tre: Em non è una “cosa”, ma una persona! Trattatela come tale!»
Daesung rimane allibito a fissarmi con le mani in testa quasi volesse fermare il dolore. Sostengo un po’ il suo sguardo, prima di voltarmi e continuare a camminare. Dopo poco, mi raggiunge in silenzio, silenzio che dura pochissimo dato che la sua voce seria raggiunge le mie orecchie stanche di sentirlo.
«Sai che Ji si arrabbierà, vero?» mi dice calmo.
«Perché mai dovrebbe arrabbiarsi?» fisso altrove per non dover guardare in faccia lui e la realtà.
«Perché secondo Ji Yong, Em, persona o cosa che sia, è di sua proprietà.» risponde non dicendomi nulla di nuovo.
«Non sto facendo nulla di male.» ribatto guardando fisso davanti a me.
«Lo so. Ma lui vedrà questa cosa come un’intromissione nelle sue cose e non gli piacerà.» continua il mio amico, stranamente saggio.
«Non mi intrometterei se lui si prendesse buona cura di lei.» mi giustifico accelerando il passo.
«E a te cosa importa che lui si prenda cura di lei?» mi chiede innocente, al che mi arresto per guardarlo in volto.
«Tu non sei preoccupato per lei?» domando quasi sdegnato all’idea di tanta insensibilità.
«No.» risponde netto. «Perché so che anche se Ji Yong non è il ragazzo migliore del mondo, vuole bene ad Em e, a suo modo, si prende cura di lei.»
«Il suo modo non è corretto.» affermo nascondendo a mala pena la rabbia. Ma perché sono arrabbiato?
«Ma dal momento che le sue cure sono abbastanza, a te cosa importa il modo?» domanda ancora ed io resto muto, non sapendo cosa rispondere. «Ammettilo, Hyung. Em ti piace e questo a Ji non piacerà.»
A Ji non piacerà? E perché mai non dovrebbe piacergli? Non è il suo ragazzo e non mi sembra abbia intenzione di giurare ad Em fedeltà eterna! Non riesce nemmeno a comportarsi da vero amico. L’ha lasciata da sola nel momento del bisogno. E ad aiutarla c’ero io. A rassicurarla e a tenerle la mano ero io. Non lui. Quale diritto avrebbe di dirmi che non posso avvicinarmi a lei? Con quale diritto può anche solo pensare che Em sia di sua proprietà? Se non vuole responsabilità e non la ama, che la lasci a qualcuno che possa proteggerla come si deve.
«Big Seung-Hyun oppa!» la sua voce giunge  alle mie orecchie come una melodiosa musica. Mi volto e incontro il suo sorriso rivolto a me. Il braccio fasciato steso lungo il fianco, mentre l’altro mantiene qualche libro. I capelli legati in una cipolla alta e disordinata e una macchia di pittura blu su una guancia. Vederla lì, a pochi metri, che sorride, che cammina, che respira, è sufficiente a farmi sentire meglio. E in un attimo il peso che avevo sul petto si è dissolto.
«Ciao Em.» sussurro, ma non sono sicuro che mi abbia sentito.
 

~*~*~*~*~

 
«Cosa ci fate qui?» ci chiede Em sorridente. Lo Hyung sembra rilassato ora, come se la vista della ragazza abbia sortito un effetto calmante. Come se nel solo vederla, i suoi pensieri sono volati via, lasciandolo leggero.
«Unnie!» urlo abbracciandola. «Siamo passati a salutarti.» le sorrido.
«Daesung …» mi grugnisce Top. «In realtà eravamo di passaggio.» mente disinvolto con un sorriso. «Come va il braccio?»
«Oh» esclama lei alzando il braccio fasciato e mostrandocelo. «Molto meglio, grazie. Non sento quasi più dolore.» ci dice con un sorriso.
Osservo Seung-Hyun mentre parla con lei chiedendole della macchia sulla guancia e noto nuove sfumature nel suo sorriso. È un sorriso più dolce, tenero. Non glielo avevo mai visto. Lei sorride e lui si sofferma sulle sue labbra. Lei si sistema una ciocca dietro l’orecchio e lui gli fissa la mano affusolata. Lei chiama il suo nome e lui la fissa negli occhi. Non l’aveva mai fatto prima …
Non so da cosa sia scattata questa cosa, ma da che io ricordi, da quando Ji Yong ce la presentòla prima volta, nessuno di noi ha mai provato nemmeno ad avvicinarsi a lei per evitare casini. Si erano stabilite delle regole silenziose, una sottile barriera tra noi e lei. Barriera che solo il maknae osava varcare di tanto in tanto e Ji glielo lasciava fare solo perché sapeva che Ri la vedeva, e la vede tuttora, solo come una sorella. Seungri non ha ancora quella malizia, conserva la sua dolce innocenza e per questo non si permetterebbe nemmeno di pensare soltanto a fare una mossa verso Em. Ma Top … con lui è tutto diverso. Fino ad ora non si è mai intromesso, mai. Nemmeno una volta. Ma oggi sta rompendo tutte le regole silenziose e tutte le barriere invisibili. Sta rompendo il tacito accordo con il nostro leader ed io non riesco ad afferrarne il motivo. È sbagliato. Non capisco perché ora. Io, Kang Daesung, non capisco, ma vorrei tanto sapere cosa passa per la testa del mio Hyung.
Un urlo e un tonfo mi distraggono dai miei rumorosi pensieri. Abbasso lo sguardo e noto una ragazza dai lunghi capelli scuri, caduta ai miei piedi. D’istinto mi chino ad aiutarla e prendendola delicatamente per un braccio, la rimetto in piedi.
«Tutto ok?» le chiedo.
«Sì … credo di sì, grazie.» risponde piano sollevando il volto.
Nell’esatto momento in cui i nostri sguardi si incrociano, io non ricordo più nulla. Né come mi chiamo. Né dove sono. Né cosa ci faccio qui. Tutto il mio cervello, anzi no, tutto me stesso è impegnato a contemplare la bellezza di questa ragazza. Il volto rotondo incorniciato dai lunghi capelli scuri, le labbra carnose di un rosa chiarissimo, gli occhi grandi e scuri, le guance piene e leggermente rosate. Non riesco a capire cosa mi stia succedendo, so solo che il cuore ha cominciato a battermi forte e le gambe tremano leggermente. La ragazza mi fissa negli occhi, l’unica mia parte visibile considerando sciarpa e cappello, e mi sorride. Un sorriso dolce, di gratitudine. Sorriso che è il colpo di grazia. La testa mi gira, credo di svenire e sverrei se non fosse per la mano di Top che inizia a scuotermi dal trance in cui sono caduto.
«Questa è Juno. Una mia compagna di corso.» la presenta Em ed è l’unica cosa che capisco, il suo nome.
«Juno …» sussurro. Lei mi sorride.
È mai possibile che ora io sappia cosa passi per la testa dello Hyung? Assurdo! Oppure no?Ma che mi succede?
 
 
 
Dal diario di Em:
 
Oggi  Big Seung-Hyung e Daesung sono venuti a trovarmi all’università. È stata una piacevole sorpresa, non me lo sarei mai aspettato, davvero. Seung-Hyung è stato gentilissimo, sembrava preoccupato per me, spero si sia rassicurato almeno un po’. Daesung invece sembrava molto strano … Era pensieroso ed è stato tutto il tempo a fissarci parlare. Poi quando è arrivata Juno, sembrava che cadesse dalle nuvole. Non ha spiccicato parola e quando se ne sono andati, Seung-Hyung ha dovuto letteralmente trascinarlo via.
Soo mi ha chiamata anche oggi. Tre volte. Non mi da fastidio, anzi. Potrei abituarmici … ma non so. Ho davvero voglia di stare con qualcuno e lui sarebbe perfetto. Voglio qualcuno con cui sentirmi al sicuro, qualcuno che mi ami e che sia sempre sincero. Soo lo sarebbe. È davvero tanto sbagliato come penso provare a stare con lui come una coppia? Sarei davvero una stronza se ci provassi? Uff! Che confusione! Sta di fatto che ho davvero bisogno di qualcuno …
PS: quell’idiota di Ji mi manca un casino! Lo odio! Perché deve fare l’orgoglioso anche in situazioni simili?! >_<



NOTA DELL'AUTRICE:
ciao a tutti! Sappiate che questo capitolo doveva venire decisamente più lungo, ma considerando che ci stavo mettendo più tempo del previsto, ho deciso di iniziare a pubblicare questo pezzo e il resto lo pubblico appena finisco di scriverlo. Spero che sia piaciuto e chiedo scusa se le cose vanno a rilento, ma mi sono ritrovata con talmente tante cose da far succedere che non so come gestirmi! XD mamma mia, sono un'incapace! Grazie di cuore a tutti coloro che seguono questa storia  e a coloro che recensiscono :D Grazie!
Un bacione :3

Myuzu

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Capitolo 14
*** Scuse ***


*ScUsE*



Svegliarsi con la consapevolezza di dover fare qualcosa d’importante. Svegliarsi con il sospetto che qualcosa non va. Svegliarsi con il presentimento che sarà una giornata di merda. Svegliarsi con la schiena e i piedi gelidi. Svegliarsi e chiedersi: dove cazzo è il mio letto?!
Mi metto a sedere puntellando le braccia dietro di me e guardandomi in giro confuso. Poi mi rendo conto che Eleonor, durante la notte, mi ha “delicatamente” scaraventato giù dal letto e così mi rendo conto di aver dormito tutta la notte in mutande, sul pavimento freddo, senza coperta! Un’altra amica da depennare! E di corsa anche!
Mi tiro su a fatica e raggiungo la porta della mia stanza con il solo desiderio di nutrirmi di quel sacro nettare che porta il nome di caffeina. Nell’esatto momento che apro la porta però, vengo travolto da un vortice di cuori, fiori e arcobaleni e quando mi accorgo che provengono da un infantile Daesung dall’aura super felice, mi domando se io stia ancora dormendo.
«Oh! My leader!» mi saluta con un sorriso più ampio del solito, se è possibile. «Buongiorno! Gradisci un caffè, un the, una tazza di latte?» mi domanda solare, spostandosi da un piede all’altro. «Visto che bella giornata?! Che bella giornata, vero? Davvero una bellissima giornata! C’è tanto calore nell’aria …» gongola.
Senza aprire bocca, lancio uno sguardo alla finestra dalla quale non entra nemmeno un filo di luce, nonostante a quest’ora il sole dovrebbe essere alto. Poi scorgo mille goccioline picchiettare contro il vetro.
«Daesung?» lo chiamo stanco e massaggiandomi il collo intirizzito con un mano.
«Sììììì?» chiede con gli occhi scintillanti.
«Hai sbattuto la testa per caso?» domando sinceramente preoccupato. È più rincitrullito del solito!
«No. Perché?» chiede innocente.
«Niente, lascia stare …» sbadiglio dirigendomi in cucina alla ricerca di un po’ di normalità. Quando poi entro in cucina e scorgo Seungri seduto a testa in giù sul divano a braccia conserte, Top con una guancia poggiata sul tavolo, occhiaie scure e l’aria di uno che non dorme da giorni e una catasta di piatti sporchi nel lavandino, l’unica cosa normale è l’assenza di Taeyang che ultimamente torna solo per lavorare e dormire.
«Che è successo?» sbuffo cercando con lo sguardo la caffettiera.
«Nnh …» mormora Top senza nemmeno aprire gli occhi.
«Cosa dovrebbe essere successo?» chiede il maknae che pian piano sta assumendo un colorito preoccupante.
«Alzati o perderai i pochi neuroni che ti ritrovi!» gli dico scostando una sedia bruscamente e sedendomi al tavolo.
«Ah ah ah, divertente!» sbotta Seungri mettendosi a sedere normalmente.
«Perché tutto questo disordine?» chiedo in un sospiro, abbandonando la testa tra le mani. Ho dormito uno schifo …
«Sciopero.» risponde Ri, semplicemente.
«Cosa?» domando scettico dedicandogli un’occhiata interrogativa.
«Sono in sciopero!» ripete incrociando le braccia di nuovo con aria accigliata. «Non vi sembra che ultimamente mi state sfruttando un po’ troppo?» chiede poi, supponente.
«Oh andiamo, Ri! E a te non sembra di essere ridicolo? Insomma, soltanto ora ci pensi?!» ribatto per niente in vena di discutere con lui sul suo ruolo nel gruppo.
«A dire il vero ci ho sempre pensato! E molte cose le faccio con piacere, ma il fatto che io sia il maknae non vi autorizza a trattarmi come uno straccio! In più non mi dite mai nulla!» protesta Seungri sbattendo i piedi per terra come un bambino capriccioso.
«E sentiamo, per quale motivo sostieni che ti stiamo trattando uno straccio? E cos’è che non ti diciamo?» domando facendo ricorso a tutta la mia pazienza.
«Tanto per cominciare, mi da fastidio il modo con cui vi rivolgete a me! Poi nessuno mi aiuta mai con le faccende di casa. Seung-Hyun non mette mai in ordine la sua stanza, Daesung lascia la sua biancheria dappertutto, Taeyang non c’è mai e quindi a dare una mano nemmeno a pensarci e tu! Oltre a fare tutti tuoi comodi, mi mandi pure a fare commissioni imbarazzanti! Dico! Ma come ti salta in mente mandarmi a comprare i preservativi in pieno giorno?!» scoppia il maknae avanzando le sue ragioni.
«Bé … Em non era disponibile …» mormoro senza farmi sentire.
«Poi è vero che non mi dite mai nulla! Per esempio: dove va Taeyang tutte le volte che esce? E cosa fa? Dov’è Em? Come sta? Che le è successo veramente al braccio? Perché Daesung sembra un bambino rincitrullito da ieri? Perché sembra che a Top gli sia morto il gatto? E tu perché sei ancora in mutande?» continua a sbraitare ed io cerco di reprimere la voglia di strozzarlo con un bel sospiro.
«Tanto per cominciare …» dico alzandomi e avvicinandomi al frigo alla ricerca di qualcosa di commestibile. «… nemmeno io ho la più pallida idea di quello che sia successo a questi due! Tanto meno so la destinazione o gli affari di YongBae. Per quanto riguarda Em, non ne ho la minima idea! Quindi chiamala se vuoi sapere qualcosa.» apro il frigo e noto che il maknae sta facendo uno sciopero con i fiocchi dato che non ha fatto nemmeno la spesa. «Per quanto riguarda il fatto che io sia in mutande … devo spiegartelo sul serio?» gli domando con un ghigno lasciando sbattere la porta del frigo, mentre Ri arrossisce un po’ imbarazzato. «E infine per le faccende di casa … organizza dei turni. Così ti aiutiamo a fare qualcosa …» concludo e il maknae prende a sorridere come se avesse appena vinto un oscar. Trattiene un urlo di gioia ed io annaspo tra gli stipetti in cerca di qualcosa da mangiare. Opto per dei biscotti con gocce di cioccolato. Non sono i miei preferiti, ma riempiranno comunque lo stomaco.  «Comunque …» continuo risedendomi e Daesung accorre a sedersi anche lui. «… che succede a voi due?» domando indicando Top e Daesung grattandomi una guancia, prima di addentare un biscotto.
«Nnnh …» mormora Top, ancora in stato di coma. Potrei anche iniziare a preoccuparmi … Seungri si siede anche lui al tavolo per ascoltare.
«Non è successo niente …» gongola Daesung assomigliando sempre più ad una ragazzina innamorata.
«Muoviti!» gli ordino dandogli uno schiaffo dietro la nuca che lo lascia indifferente, ma che fa sobbalzare Ri.
«Ieri …» comincia ridendo sotto i baffi. «Ho conosciuto …» continua a sbattere piano le ciglia e se tempo due secondi non smette, gli assesto un pugno in pieno volto, parola di leader. «Una ragazza!» sospira e il maknae prende a sorridere come un idiota, contento per il nostro amico.
«Pensi che ce la farai a raccontarci tutto entro la fine della giornata?» gli chiedo buttando giù un altro biscotto.
«Lei è davvero stupenda …» sospira ancora Daesung ignorando la mia domanda. «Il volto tondo … Le labbra chiare … i capelli scuri …» un altro sospiro. «Non ho mai visto ragazza così bella e dal sorriso così gentile!» lo so, lo sento, sta per sciogliersi in un brodo di giuggiole ed io per affogare in una pozza di vomito!
«Come si chiama?» chiede emozionato Seungri. Daesung sospira e sono davvero tentato di colpirlo. Quante moine per una semplice ragazza!
«Juno.» lo pronuncia con così tanto zucchero che mi sento venire il diabete. «Non è un nome dolcissimo? Sembra il nome di un angelo … Lei sembra un angelo!» dice probabilmente sentendosi Shakespeare tanto dal trasporto con cui ci sta confidando questo fatto.
Non riuscendo più a tollerare un granello di zucchero in più, abbandono biscotti e confidenze di Daesung, alzandomi e pronto per uscire ignorando del tutto lo hyung in stato comatoso. In un certo senso ce l’ho un po’ con lui …
«E dove l’hai conosciuta?» domanda ancora Ri mentre esco dalla cucina.
«All’università di Em.» risponde Daesung ed io mi arresto all’improvviso. Faccio due passi indietro e rientro in cucina a passo lento. Come un predatore che ha messo gli occhi sull’ignara preda.
«E cosa ci facevi all’università di Em?» chiedo, questa volta interessato.
«Ah, eravamo lì perché lo hyung voleva …» comincia giocondo Daesung, ma il finora-in-coma-Top scatta in piedi tappandogli la bocca con la mano e fulminandolo con gli occhi ora spalancati e a dir poco spaventosi.
«Lo hyung voleva?» domando avvicinandomi sempre lentamente, sotto lo sguardo di un Seungri preoccupato per lo svolgimento della conversazione.
«Volevo infornarmi su dei corsi.» risponde Top senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Daesung. «Vero, Daesung?» e il povero Dae annuisce con ancora la mano di Top ad imprigionargli parole e fiato.
«Ah davvero? E i famosi consigli sulle donne che gli dovevi dare?» chiedo rivolto a Top incrociando la braccia. «Erano una scusa, immagino …» mi rispondo da solo, mentre lo hyung lascia Daesung e ritorna a sedere, senza guardarmi un solo secondo. «E per quale motivo tenermi allo scuro della tua improvvisa voglia di studiare?» domando scettico, avvicinandomi ancora e puntando le braccia sul tavolo, fissando Top in attesa di una risposta. «E perché mai io non potevo venire a prendere una boccata d’aria con voi, all’università, alla ricerca di informazioni su dei corsi?»
«Mi avresti preso in giro …» butta lì Top, non sapendo cosa inventare.
«Oh e perché mai? Diciamo meglio che non ti avrei creduto, considerando la tua scarsa compatibilità con libri, quaderni, studio e tutto ciò che ha a che fare con la parola scuola!» ribatto, lasciando trapelare la mia rabbia per le bugie rifilatemi. «Seung-Hyun cosa ci facevate all’università di Em?» pongo la domanda chiara e diretta, senza lasciare via di fuga. Ed ora Top alza lentamente lo sguardo tagliente verso di me fino ad incontrare i miei occhi. E se non fossi abituato a queste occhiate dello hyung, probabilmente starei già battendo in ritirata, ma a queste occhiate, come a lui e ai suoi modi, sono abituato e come leader ho imparato anche a gestirli.
«Volevo vedere come stava.» risponde pacato a mo’ di sfida. Mi si alza in automatico un sopracciglio, segno dell’enorme fastidio che sto provando.
«E perché mai? Non è mica amica tua.» ribatto con il presentimento che questa volta le cose non finiranno bene.
«Certo che lo è.» replica e le mani iniziano a formicolarmi. Eppure credevo di aver messo le cose in chiaro, già dalla prima volta che gliela presentai …
«E da quando?» domando cercando di mantenere la calma.
«Da abbastanza tempo per non subirmi una paternale inutile da te!» risponde alzandosi e superandomi, probabilmente diretto in camera. Ma se lui non ha nulla da aggiungere, io ho delle cose da chiarirgli. Mi volto di scatto e lo fermo afferrandolo per un polso.
«Dovresti sapere che è maleducazione andarsene mentre stai parlando con qualcuno.» dico stiracchiando un sorriso di scherno.
«Ma io non ho più nulla da dire.» replica voltandosi e riversandomi addosso tutto il suo astio con una sola occhiata.
«Forse, ma io non ho finito.» ribatto non lasciando la presa.
«E cosa vorresti dirmi? Stai lontano da Em, forse?» chiede scrollandosi la mia mano dal polso con gesto secco.
«E anche se fosse?» gli domando avvicinandomi un po’.
«Non ne hai alcun diritto, Ji.» risponde sprezzante.
«Hyung … perché non ci sediamo e non ne parliamo con calma?» propone titubante il solito Daesung pacifico, ma nessuno di noi due gli da ascolto.
«Pensavo di essere stato chiaro su questo fatto, Em è mia amica. Non amica vostra.» puntualizzo alzando un po’ la voce.
«Per la gente normale, fare amicizia con una persona che vedi tutti i giorni è inevitabile.» spiega Top, saccente.
«Per la gente normale, evitare una persona è a dir poco semplice.» dico imitando il suo tono di voce
«Em non è facile da evitare … non mi è indifferente.» confessa distogliendo lo sguardo.
«Con questo cosa vorresti dire?» domando innervosito.
«Ji Yong, calmati.» mi suggerisce Seungri, avvicinatosi non so quando.
«Che dovresti smetterla di fare il geloso, perché non ne hai alcun diritto dato che non sai comportarti nemmeno da buon amico!» Top alza la voce e ritorna a fissarmi negli occhi.
«E chi ti ha detto che non sono un buon amico?» domando estremamente seccato da questa sua affermazione.
«Abbandonarla per una scopata è un’azione da buon amico?» chiede dopo una risata sarcastica.
«Avevo i miei motivi.» rispondo, nascondendo il fatto che mi sto arrampicando sugli specchi.
«Motivi non sufficienti!» urla Top. Ri e Daesung sobbalzano, ma restano muti. «E in ogni caso, non mi importa dei tuoi motivi, m’importa che tu l’abbia ferita.» continua.
«Credi sul serio che avendola accompagnata mezza volta all’ospedale, puoi ritenerti suo amico?» gli chiedo abbassando il tono di voce. «Seung-Hyun, tu non sai niente di lei, niente.» affermo in risposta alla sua perplessità.
«Io potrei anche non sapere niente di lei, ma con il tempo posso conoscerla. Ma se tu dopo tutto questo tempo, non l’hai capita, non la capirai mai.» ribatte amaro dopo qualche secondo di silenzio.
«Che cosa vorresti dire?» domando alzando di nuovo la voce. Daesung si para davanti a Top facendolo indietreggiare, mentre Ri mi trattiene per un braccio.
«Ehi, ehi, ehi! Che succede qui?» entra YongBae di corsa in cucina, completamente inzuppato dalla pioggia. «Stiamo calmi.» intima.
«Lasciami!» ordina Top a Daesung divincolandosi.
«Hyung, dove vai?» chiede Seungri, preoccupato.
«A fare due passi!» urla, prima di uscire sbattendo la porta.
«Ma piove!» cerca di avvertirlo YongBae, ma si è già allontanato.
Stringo i pugni e non riesco a trattenere una smorfia di rabbia. Con uno strattone mi libero dalla presa di Ri ed esco dalla cucina incontrando Eleonor in corridoio.
«Ji Yong? Perché non sei tornato subito?» chiede lei insonnolita.
«Va al diavolo tu!» impreco dirigendomi in camera mia.
«Ma che modi!» replica, mentre sbatto la porta di camera mia e chiudo a chiave.
Non ho mai avuto quest’urgenza di vedere Em. Mai avuto quest’urgenza di chiedere scusa. Con questa discussione con Top, è come se Em si fosse allontanata ulteriormente da me. Mai come ora ho sentito la sua mancanza. Do un calcio alla scrivania, preso dall’ira. È vero, mi manca Em ed ora la vorrei qui con me. Tuttavia, solo nella mia stanza, senza un goccio di alcool, troppo pieno di orgoglio per poterla chiamare, la tentazione è tanta, troppa. La voglia di aprire il cassetto e farmi una dose è inarrestabile. Tutto quello che voglio ora è staccare la spina.

 

~*~*~*~*~

 
Ecco. Perfetto. Grandioso. Stupendo. Demente! Ecco cosa sono un demente! Almeno la macchina potevo prenderla con tutta questa pioggia, no? E invece no! Pur di non rientrare a prendere le chiavi della macchina, ho preferito andare sotto questo diluvio! E senza nemmeno accorgermene ho imboccato la strada per casa di Em … Ma cosa sto facendo? Mi sto mettendo sul serio contro Ji Yong?
«Aish!» impreco ad alta voce. «Questa è la terza cosa che mi scombussola! Maledizione!»
Troppo lontano da casa mia per tornare, troppo fradicio per entrare in qualsiasi negozio e troppo vicino casa di Em per non passare a vedere come sta, attraverso il vialetto di casa sua correndo, rifugiandomi sotto la tettoia. Senza pensarci due volte, busso al campanello. Nemmeno due secondi dopo, sono alla ricerca di un buco per saltarci dentro e non uscirne mai più! Ho davvero bussato? L’ho fatto davvero? Ed ora cosa cavolo le dico? Ero di passaggio e così ho pensato: Ehi perché non sporcare un po’ casa di Em con questa fresca e profumata pioggia?!
Sto pensando seriamente a fare dietrofront, ma nell’esatto momento in cui mi volto, sento la porta aprirsi. Mi rigiro piano e mi trovo faccia a faccia con una signora dai capelli ondulati e l’aria sorpresa.
«S-salve! Cercavo Em.» dico con un tone di voce abbastanza alto per superare il rumore della pioggia.
«Em mi dice sempre di non fare entrare gli sconosciuti.» mormora la donna stringendosi nella giacchettina di lana. «Ci conosciamo?» mi chiede.
«Bé … no. Sono un amico di Em …» rispondo titubante e immediatamente capisco quello che voleva dire Ji Yong: “Seung-Hyun, tu non sai niente di lei, niente.” No, non so niente. Non sapevo nemmeno che Em abitasse con una donna con problemi. Perché per quanto non bisogna giudicare dalle apparenze e per quanto una donna possa sembrare infantile, scorgo negli occhi di questa donna una paura e un’infantilità non normali. «Oh … Mr. Wingle.» lo chiamo vedendolo comparire ai piedi della donna.
«Conosci Mr. Wingle?» mi chiede la signora rasserenata e con un sorriso in volto.
«S-sì …» annuisco con un sorriso timido. Non so come comportarmi in queste situazioni.
«Se sei amico di Mr. Wingle, sei il benvenuto!» esclama. «Vieni, vieni.» azzarda due passetti incerti verso di me, prima di afferrare il mio braccio fradicio e tirarmi dentro. Non riuscendo a dire niente, mi ritrovo in casa di Em ad allagare la casa con i miei vestiti zuppi. «Ti va una tazza di the? O preferisci dei croccantini?» sorride cordiale la donna.
«Croccantini?» chiedo prima di soffocare una risatina capendo il collegamento che ha fatto: se sono amico di Mr. Wingle, mi devono piacere i croccantini! Ha la sua logica …
Nonostante l’invito, non me la sento di entrare e di bagnare tutta casa, così me ne sto fermo e immobile all’ingresso guardandomi attorno.
«Non vieni?» mi chiede la signora, affacciandosi dalla cucina.
«Ehm … ecco io …» balbetto allargando un po’ le braccia per farle notare che sono un tantino bagnato.
«Oooh capisco …» annuisce piano. «Ti vergogni perché sei vestito da pagliaccio.» sospira. «Capisco, non deve essere facile andare in giro con quei mocassini enormi, i pantaloni a quadretti, il giubbino verde vomito e con quella faccia poi!» sospira ancora. Io resto praticamente senza parole. Oltre ad aver frainteso, mi ha appena detto che ho i piedi troppo grandi, che non ho gusto nel vestirmi e che ho la faccia da pagliaccio. Grande. Quanti complimenti in un sol colpo! «Non preoccuparti, ti porto un po’ di latte caldo lì.» sorride soddisfatta e un attimo dopo la sento trafficare con pentole e tazze.
È sicuro lasciare che prepari qualcosa? Non lo so, ma è come se mi sentissi in colpa …. E se si fa male? Oddio che faccio? Entro, sporco casa ma mi assicuro che la donna stia bene  o resto qui a corrodermi dalla preoccupazione? Cavalo! Choi Seung-Hyun, in che razza di situazione vai a ficcarti?!
«Zia? Sono tornata!» la sua voce alla mie spalle è in grado di distendere tutti i miei nervi. Mi volto e vederla avvolta in un impermeabile verde con occhi e zampe da rana mi fa avvampare. Il motivo? Chiedetelo al mio cervello! «Oh!» esclama vedendomi.
«Ciao … » la saluto piano, alzando una mano gocciolante.
«Em!» la saluta la donna raggiungendoci. «Un amico di Mr. Wingle è venuto a trovarci!» sorride contenta, indicandomi.
Em la guarda un attimo, prima di sorriderle calorosa.
«Zia Jun, anche se è amico di Mr. Wingle non avresti dovuto aprire la porta, lo sai, vero?» la riprende gentile.
«Hai ragione.» si rattrista quella che ho scoperto essere la zia di Em.
«Per questa volta, dato che è amico di Mr. Wingle,» Em mi fa l’occhiolino ed io resto immobile come un baccalà. «non fa nulla. Tieni, porta queste in cucina.» conclude cedendo alla zia le buste della spesa. E la zia, tutta contenta, prende le buste piene di prodotti e sparisce di nuovo nella cucina. «Così, hai conosciuto mia zia …» dice Em piano, sfilandosi l’impermeabile.
«Em … mi dispiace … so che non sarei dovuto venire, è solo che …» inizio a giustificarmi, immaginando un suo imbarazzo. Ma quando mi fissa, non c’è traccia di imbarazzo, ma solo di confusione.
«Non c’è motivo di scusarsi.» mi sorride. «Vieni, ti do dei vestiti asciutti.» mi dice facendomi segno di seguirla e, dopo qualche secondo che resto fermo senza dire una parola, la seguo, cercando di fare meno danni possibile.
Dieci minuti dopo, sono seduto nel bagno di Em, con dei vestiti asciutti addosso (credo siano di suo padre) mentre lei mi asciuga pazientemente i capelli con il phon. Le ho detto che non ce n’era bisogno, ma lei ha insistito e così eccomi qua: rosso in viso e gli occhi spalancati nella mia classica espressione spaesata, mentre Em passa le sue piccole mani fra i miei capelli per poterli asciugare meglio. Dire che mi sento in soggezione è poco!
«Ecco fatto.» afferma spegnendo il phon. «Non sarà una pettinatura da urlo, ma almeno sono asciutti.» sorride uscendo dal bagno. «Vieni a bere qualcosa di caldo.» mi invita ed io la seguo. Mi sento tanto un bambinone impacciato ed imbranato. Mi fa segno di sedermi e mi porge una fumante tazza di quella che sembra cioccolata calda. La prendo e resto a fissarla per un attimo indeciso. Io non dovrei mangiare cioccolata o almeno in teoria … «Oppa, non mi dire che stai a dieta che ti picchio! E lo sai che lo faccio.» mi minaccia porgendo un’altra tazza alla zia, impegnata a formare una torre di biscotti.
«Non è che sto a dieta … è solo che …» cerco una scusa, ma al solo odore di questa diabolica tentazione in tazza, il mio stomaco protesta con rumorosi mormorii che penso la zia abbia sentito, dato che continua a ridacchiare mentre mi fissa divertita. «Ok. Grazie.» mi arrendo ringraziandola e iniziando a sorseggiare.
«Calma gli ardori giovanotto!» mi riprende zia Jun. «Con la lava non si scherza. Non friggere la tua biforcuta.»
«Che tradotto significa: bevi piano che la cioccolata calda potrebbe scottarti la lingua.» traduce Em sedendosi accanto a me. «Zia, sbaglio o tra poco comincia il tuo anime preferito?» le dice calma.
«È ver che è tardi! E sì che no!» borbotta la zia senza senso, sparendo nell’altra stanza con cioccolata e biscotti.
«È simpatica …» affermo sincero e sulle labbra di Em sboccia un sorriso riconoscente, così per evitare di strozzarmi volgo lo sguardo altrove.
Quando poi con la coda dell’occhio noto che è impegnata a sorseggiare la cioccolata, le dedico qualche occhiata più lunga per studiarla … I capelli sono legati in modo disordinato, come sempre. Indossa una maglia che come al solito è almeno due volte più grande di lei. Questa volta è di un bel rosa antico e non odora della pittura che usa per le sue tavole, bensì di mughetto, probabilmente il sapone per la lavatrice. Le mani piccole e affusolate fanno capolino dalle maniche e portano timidamente la tazza alle labbra. È così diversa dalla Em attiva e vivace che travolge Ji Yong quasi tutte le mattine. Non riesco a concepire come una ragazza possa essere così forte e così debole allo stesso momento, per me è impossibile … O almeno lo era.
«Cosa c’è?» chiede poi notando che la stavo guardando.
«No … nulla …» sorrido, ritornando a sorseggiare dalla tazza.
«Oppa, cosa è successo?» domanda poi poco dopo.
«Eh?» in che senso cosa è successo?
«Mi fa molto piacere che tu sia venuto qui. Ma non è da te. E non è da te nemmeno camminare per strada sotto il diluvio universale.» osserva, indicando con un cenno del capo la finestra della cucina.
«Non … non è successo nulla.» affermo scuotendo piano la testa.
«Oh, andiamo.» mi da una leggera gomitata sul braccio. «A me puoi dirlo …» fa una pausa in cui io non rispondo. «Problemi con le ragazze?» chiede ed io per poco non mi strozzo con il sorso di cioccolata.
«No, no, assolutamente.» scuoto mani e testa e mi accorgo che sta facendo di tutto pur di non scoppiarmi a ridere in faccia.
«Allora cosa c’è che non va?» mi chiede dolcemente. La Em che conosco io o meglio che credevo di conoscere, non è dolce. Ed il fatto che io la stia riscoprendo diversa, non lo so, è come se … Come se la voglia di conoscerla meglio crescesse.
«Diciamo che … ho avuto una discussione con Ji Yong …» ammetto, scrutando il suo volto in attesa della sua reazione.
«Mmh … Ji Yong, eh?» dice annuendo piano, prima di fare una smorfia indecifrabile. «Non devi dare retta a quell’idiota!» esclama all’improvviso sbattendo una mano sul tavolo. «Stupido emerito idiota voltafaccia! Cretino, insensibile, insulso essere che non merita nemmeno la tua attenzione! Ignoralo! Non badare a quello che dice! Idiota più idiota del capo degli idioti!»
E se prima sono rimasto allibito del repentino cambio di atteggiamento, ora mi ritrovo a ridere di gusto vedendola come una piccola tigre con il pelo arruffato e il musetto sporco di cioccolata calda.
«Hai … hai …» cerco di dire tra le risate. «… qualcosa …» e le indico le labbra e lei più rossa di un pomodoro si copre la bocca con le mani alla ricerca convulsa di un fazzoletto per pulirsi.
E vederla ridere sommessamente, imbarazzata, mi ha fatto rendere conto di quanto io sia ammaliato da tanta naturalezza.
Il suo cellulare squilla improvvisamente, scuotendomi dai miei pensieri. La vedo fissare lo schermo con aria contrariata, prima di rispondere con tono adirato.
«Che vuoi?» le sopracciglia aggrottate e la faccia contratta in un’espressione di rabbia, proprio come una piccola tigre che vuole apparire minacciosa … Riprendo a sorseggiare la cioccolata reprimendo il sorrisetto melenso spuntatomi chissà per quale motivo. «Come?» chiede Em preoccupata. La sua voce addolcita e l’espressione arrabbiata sfumata in una maschera di apprensione. «Ok, Ji non ti muovere, sono subito da te.» afferma attaccando. Ji? Cioè Ji Yong? Stava parlando con lui? «Oppa, Ji Yong ha la febbre alta, mi ha chiesto di andare da lui. Vieni con me?» mi chiede e non riesco a reprimere un’espressione confusa prima di annuire. Lei mi dedica un sorriso veloce, prima di correre dalla zia a farle tutte le raccomandazioni.
Provo come un dolore all’altezza del petto. Una forte fitta … La brutta consapevolezza di aver perso ancor prima di mettermi in gioco si impossessa di me e mi fa sorridere amaro. Non c’è partita. Non con Ji Yong, l’amico d’infanzia che con il suo modo grossolano e insensibile si è preso cura di lei per tutto questo tempo. Ho perso di già?

 

~*~*~*~*~

 
È strano. Mi sta evitando? Oppure no? No, no, perché devo essere così paranoico?! Il fatto che Em non risponda, nonostante la stia chiamando da un’ora non significa che mi sta evitando … Forse sono troppo assillante, sì decisamente lo sono! Ora basta chiamarla, sarà impegnata. Proverò più tardi, sì. Più tardi risponderà.
«Soo?» la voce roca di mio padre mi distoglie dai miei pensieri.
«Sì papà?» rispondo nascondendo il cellulare in tasca.
«Volevo presentarti un mio collega di lavoro. Ti presento Shin SooWon. »
«Salve.» mi saluta cortese l’uomo dagli zigomi marcati e la pelle stranamente abbronzata.
«Salve, è un piacere fare la sua conoscenza.» mi inchino cortese, prima di stringergli la mano.
«Io e SooWon stiamo lavorando ad un progetto insieme, sarà spesso nostro ospite.» spiega mio padre con il sorrisone che gli vedo di rado.
«Sarà un piacere.» replico, sorridendo a mia volta.
«Che ragazzo educato, mio caro Eunri. Davvero un ragazzo educato.» si complimenta l’uomo facendo gongolare mio padre.
«Papà? Mamma ti cerca.» compare mia sorella gemella, Hyora.
«Eccola qui, la mia principessa. Vieni, vieni, presentati.» la invita mio padre e lei timida si avvicina.
«È un vero piacere fare la sua conoscenza. Mi chiamo Park Hyora.» si inchina mia sorella educata come sempre.
«E per me è un vero onore.» sorride Shin SooWon chinando il capo. Sembra un uomo a modo, molto gentile. Davvero una brava persona.
«Sbaglio Eunri o anche tu hai una figlia?» gli chiede mio padre con la sua solita voce roca.
«Oh sì. Ha la stessa età dei tuoi figli. Si chiama Em.» risponde SooWon con un sorriso.
«Come scusi?» chiedo senza riuscire a trattenermi.
«Mia figlia. Si chiama Em.» ripete l’uomo paziente.
«Frequenta per caso un corso d’arte?» domando troppo curioso.
«Soo! Non essere invadente!» mi rimprovera mio padre.
«Ma no, Eunri. Che invadente! È solo curioso.» ride l’uomo. «Sì, frequenta un corso d’arte, la conosci forse?»
Eccome se la conosco! Quante probabilità ci sono che il padre della ragazza per cui ti sei invaghito sia il collega di vostro padre? Bé non lo so. Sta di fatto che mi sento particolarmente fortunato ed ora più determinato.

 

~*~*~*~*~

 
La testa mi gira. La stanza gira. Gira tutto. E non per la dose. Quella non sono nemmeno riuscita a trovarla. Ma è per la febbre. Dannata febbre e dannata Eleonor per avermi fatto dormire sul pavimento. Ora ho preso freddo e domani ho pure la giornata piena di lavoro. Però l’ho chiamata. La febbre mi ha spinto a chiamarla e per un certo verso, sono contento di essere malato. Sapevo che se le avessi detto di avere la febbre sarebbe corsa immediatamente qui. Em è così. Quando ho bisogno, lei c’è ed io ora mi sento un totale infame a non averla aiutata nel momento del bisogno.
Tossisco e mi stringo nelle coperte per fermare gli insistenti brividi che mi percorrono la schiena. Non ho avuto nemmeno la forza di vestirmi, a malapena sono riuscito ad aprire la porta e mandare via Eleonor.
Ed ora sono in attesa. Il mio corpo è in attesa. La mia mente è in attesa. Il mio cuore è in attesa. E anche la mia anima. Sì anche quella. La mia anima non vede l’ora di vederla e di chiederle scusa. Così quando la vedo entrare di corsa nella mia stanza sfilandosi la sciarpa e sedersi sul bordo del letto fissandomi con aria preoccupata, l’unica cosa che vorrei fare e abbracciarla stretta e non lasciarla più. Ma sarà di sicuro la febbre a farmi avere questi pensieri … Nel frattempo però, la febbre mi aiuta nella cosa più difficile che io abbia mai fatto. Allungo una mano e afferrandole il colletto della maglietta umido di pioggia, la attiro a me, fino a pochi centimetri dal mio volto.
«Scusa.» sussurro e il suo volto bellissimo e sorpreso, conferma che mi ha sentito, è l’ultima cosa che vedo, prima di addormentarmi.




NOTA DELL'AUTRICE:
annyeong :D tutto bene? Cosa si dice? Innanzitutto chiedo scusa per il ritardo ... Ho avuto qualche impegno in più ultimamente (strano ma vero XD) così aggiorno con un po' di ritardo ... Spero che il capitolo sia piaciuto :) anche se come al solito non mi convince :-/ ... Ringrazio tutti coloro che leggono, che recensiscono e che mi seguono :') Grazie infinite, mi rendete felice <3 E in più (non lo faccio mai, ma dovrei farlo in ogni singolo capitolo XD) mi scuso per tutti gli errori (o meglio orrori) che commetto XD Grazie ancora *^*
Kisses and hugs :3

Myuzu 

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Capitolo 15
*** Febbre ***


*FeBbRe*



Idiota. Idiota. Idiota! Come si fa a farsi buttare giù dal letto e dormire tutta la notte sul pavimento, per di più in mutande, buscandosi tra l’altro anche la febbre alta, eh? Solo un idiota come lui potrebbe fare una cosa simile! Ed a quest’idiota è bastato alzare la cornetta, bisbigliare sommessamente qualche parola per telefono per farmi accorrere qui ad aiutarlo. Perché la verità è che quest’idiota è il mio miglior amico e per lui farei questo ed altro. E perché infondo sono un po’ idiota anch’io …
«Em?» mi chiama con voce impastata.
«Sono qui.» gli rispondo versando dell’acqua in un bicchiere.
«Avvicinati. Non ti vedo …» sussurra.
«Ji, hai solo la febbre, non stai mica morendo!» sbotto avvicinandomi con il bicchiere in mano e lui si lascia sfuggire una risatina mantenendo gli occhi chiusi. «Tieni, bevi un po’ d’acqua.» gli porgo il bicchiere e lui, senza aprire gli occhi, alza una mano verso di me.
«Non ci vedo …» ripete a bassa voce muovendo il braccio a destra e sinistra.
«Apri gli occhi, demente.» lo ammonisco e nello stesso momento mi afferra per un braccio tirandomi verso di sé. Inevitabilmente gli verso tutta l’acqua addosso. «Ma sei cretino?!»
Lui apre gli occhi ridendo, incurante del fatto che gli ho appena fatto il bagno. Mi fissa divertito mentre mi trattiene per il gomito.
«Non sono cretino, sono solo malato.» sogghigna non lasciando la presa.
«Sì, malato di mente!» ribatto cercando di alzarmi, ma non mi lascia ed io comincio a sentirmi in imbarazzo. Volti vicini, occhi negli occhi, la mia mano sul suo petto. La febbre deve proprio annebbiargli la mente, eh! «Se mi lasci, ti aiuto a cambiarti la maglia del pigiama …» sospiro cercando nuovamente di alzarmi.
«Ma io non ti voglio lasciare.» sorride infantile.
«Ji, non fare il bambino e fammi alzare!» gli dico iniziando a perdere la pazienza.
«Ma mi sei mancata.» si lagna e mi rendo conto che la febbre deve essere davvero troppo alta.
«Non credo proprio.» affermo, alzandomi e sfuggendo bruscamente alla sua presa.
«Invece sì!» ribatte muovendo i piedi sotto le coperte. Ok, la fase bambinone capriccioso è cominciata!
«Non mi sembrava che ti importasse di me …» replico amara chinandomi per cercare una maglia del pigiama nel cassetto.
«Invece m’importa tanto tanto.» dice con il suo modo bambinesco di sporgere il labbro.
«Vieni, togliti questa maglia bagnata.» mi avvicino e lo aiuto a sfilarsela. Nell’esatto momento che gliela tolgo, i capelli già scombinati gli ricadono davanti agli occhi, facendolo assomigliare ad un cucciolo di barboncino, mi scappa un risolino prima di allungare una mano per sistemarglieli almeno un po’.
«Ma … io non avevo una maglia …» si ricorda fissandosi il petto ora nudo.
«Appunto, razza di cretino! Hai la febbre e nemmeno ti vesti!» lo rimprovero cercando di disciplinare i suoi capelli.
«Me l’hai messa tu?» mi chiede con un filo di voce.
«E no?! È stato il fantasma formaggino!» ribatto sarcastica accanendomi sui suoi capelli. Al ché prende la mia mano con la sua e se la porta sulla guancia. I miei occhi, fino ad ora concentrati sul suo groviglio di capelli, ricadono nei suoi.
«Grazie …» sussurra con un sorriso leggero e il mio cuore mi fa un brutto scherzo. Sussulta. Come un singhiozzo. Improvviso. Inaspettato. Il battito accelera lievemente e mi si imporporano le guance. Reazione che va pian piano degenerando quando Ji stringe la presa sulla mia mano e si volta leggermente per annusarla.
Presa alla sprovvista, sfilo la mia mano dalla sua presa e scatto in piedi buttandogli la maglia asciutta addosso.
«Vestiti!» gli ordino, prima di uscire in corridoio e richiudermi la porta alle spalle.
Ha la febbre … si comporta così solo per la febbre …

 

~*~*~*~*~

 
Ho la febbre, ma questo non mi giustifica. No, per niente. Il mio trattenerla un po’ troppo, il mio studiarle il fondoschiena quando si è chinata a cercare il pigiama nel cassetto, il mio prenderle la mano e portarmela sul volto, il mio annusarle la mano chiaro segno di un desiderio che va ben oltre il solo abbracciarla. Cosa mi sta succedendo? È di Em che si tratta. Em! La mia miglior amica Em! Non è una delle amiche. Lei è l’amica! Non posso proprio permettermi nemmeno lontanamente di pensare a lei in quel senso.
Mi colpisco entrambe le guance con i palmi aperti delle mani nella speranza di rinvenire almeno un po’. Mi infilo la maglia e mi risistemo buono buono sotto le coperte in attesa che ritorni nella speranza di non fare nulla di idiota come mio solito.
Quando riapre la porta con un vassoio tra le mani, la fisso mentre si avvicina con passo incerto. Devo averla messa in imbarazzo …
«Ecco. Mangia qualcosa …» mi dice poggiandomi il vassoio sulle gambe non appena mi sistemo a sedere. Il mio sguardo vaga dalla tazza di latte fumante ai vari tipi di biscotti che Em ha sistemato in un piatto per me.
«Mmh.» annuisco senza dire altro, quasi per paura che se aprissi bocca potrebbe uscire qualcosa che non dovrebbe.
Inizio a sgranocchiare qualche biscotto a caso senza convinzione e, nonostante tutti i miei sforzi, i miei occhi schizzano sulla sua figura esile ora occupata a leggere un libro. I capelli sono legati in modo disordinato, come sempre. Questa volta sono raccolti con una matita nuova, blu e sono tenuti un po’ più alti, giusto quel tanto che le lascia scoperto il collo morbido. Lo sguardo concerntrato sulle pagine, un po’ di matita nera sbavata sotto gli occhi, probabilmente reduce della sera prima. Il naso piccolo in perfetta armonia con il volto delicato. I denti bianchi ora intenti a torturare il labbro inferiore. Le mani piccole e affusolate che mantengono il libro pesante. La vita stretta sotto la maglia rosa antico molto più grande di lei. Il seno quasi inesistente. L’addome che fa su e giù per il respiro. Cavolo! con il mio cervello vedo anche quello che gli occhi non possono vedere, adesso?!
Il mio sguardo ritorna al volto. I denti ancora intenti a torturare il labbro, ora rosso …
«Vuoi smetterla?» mi sfugge e lei si volta confusa.
«Di fare cosa?» domanda lei fissandomi.
«Di provocarmi!» no, cazzo! Non è questo che volevo dire!
«Come?» chiede sempre più confusa.
«Lascia stare.» approfitto della sua confusione per lasciare il vassoio sul letto e trovare rifugio in bagno.
Kwon Ji Yong, quella non è una donna da scopare o da toccare o da possedere per una notte, è Em. La tua miglior amica, quindi cancella ogni mostruosa idea dalla tua mente perversa, sono stato chiaro?
Apro il rubinetto e, senza nemmeno pensare di avere la febbre, mi butto dell’acqua gelida in volto. Alzo lo sguardo allo specchio e scorgo il mio riflesso confuso. È la febbre … è solo la febbre …
«Ji? Tutto bene?» le sento chiedere mentre bussa leggera alla porta del bagno.
«S-sì … sto uscendo …» balbetto, asciugandomi il viso e aprendo la porta. Ed eccola, rivestita di preoccupazione che mi fissa con gli occhi leggermente sgranati.
«Tutto ok?» nemmeno il tempo di chiedermelo che le cado letteralmente addosso. Sono privo di forze e non ho potuto evitarlo. Indietreggia un po’ afferrandomi e cercando di sorreggermi come meglio. «Ji! Attento!» mi sistema un braccio sulle sue spalle esili e con tutte le sue forze mi trascina fuori dal bagno. «Meglio che chiami un dottore …» mormora riluttante all’idea. Per quanto possa odiare medici e ospedali per me farebbe questo ed altro.
Abbandonato letteralmente sulle sue spalle, mi lascio inebriare dal suo profumo fruttato. Non l’avevo mai notato, forse troppo occupato a percepire quei profumi troppo forti delle altre. Il suo è diverso, è delicato. Piacevole.
Raggiungiamo la  mia stanza con molto fatica dato la mia scarsa collaborazione. Quando mi scosta il braccio per farmi sedere sul letto, agisco d’istinto e racimolo le mie poche forze per stringerla in un abbraccio. Non voglio separarmi da questo profumo, non voglio separarmi da lei.
«Ji?» mi chiama titubante cercando di allontanarmi delicatamente con le mani.
«Non mandarmi via …» le sussurro in un orecchio. Non sono io a parlare o meglio credo di non essere io …
«Ok …» replica sorprendendomi e stringo un po’ la presa, sempre più convinto che forse non è la febbre a parlare.

 

~*~*~*~*~

 
È passato troppo tempo. Decisamente troppo. Insomma sono chiusi nella stanza di Ji Yong da ore. E so che non dovrebbe importarmene, ma non riesco a stare fermo. Guardo l’orologio: le sette e trentacinque di sera … Em ha saltato pure il pranzo per stare con quel cretino! Non riesco a non pensare a quei due, da soli, chiusi in camera …
«Hyung, tutto bene?» mi chiede il maknae preoccupato. Non gli rispondo e nemmeno lo guardo. Se solo provassi a muovermi, so che il mio corpo automaticamente andrebbe nella stanza di GD per assicurarsi che Em stia bene e che soprattutto non stia succedendo nulla tra di loro. «Che gli prende?» domanda poi a Daesung.
«Aaah! L’amore …» sospira gongolante Daesung e mi lascio sfuggire un grugnito. Alzo di nuovo lo sguardo all’orologio per la centesima volta in questo pomeriggio, prima di scattare in piedi facendo rovesciare la sedia.
«Troppo tempo!» esclamo prima di volare nella stanza di Ji e spalancare la porta. Mi immobilizzo davanti alla scena … Em ride di gusto stesa sul pavimento a pancia all’aria, mentre Mr. Wingle sfida placidamente con lo sguardo Ji Yong stando comodamente appollaiato sul suo stomaco.
«Em hai due secondi per spedire fuori questo mostriciattolo!» minaccia GD arrabbiato ed Em in tutta risposta continua a ridere, incurante delle parole dell’amico.
Ed io che pensavo stessero facendo chissà che cosa!Rido della mia stupidità tra me e me, prima di entrare nella stanza e richiudermi la porta alle spalle.
«Grande e grosso come sei e poi hai paura di un tenero gattino … non essere patetico, Ji!» esclamo attirando la loro attenzione.
«Ciao, oppa!» mi saluta Em, sistemandosi a sedere a gambe incrociate.
«Che vuoi hyung?» domanda sgarbato GD dedicandomi un’occhiataccia.
«Assicurarmi …» che tu non stessi facendo nulla di perverso alla piccola Em! «che tu stia bene.» concludo con un ghigno e chiamando Mr. Wingle che subito mi si avvicina, lasciandosi carezzare e prendere in braccio.
«Stavo benissimo, prima che venissi tu.» sbotta cattivo Ji Yong, al che Em gli rivolge un’espressione interrogativa.
«Mpf! È bastato un piccolo litigio fra noi a farti salire la febbre?» domando, mentre lascio scendere Mr. Wingle sul pavimento. «Come sei fragile!» lo schernisco.
«Non è stato il litigio, bensì il sopportare la tua faccia tutti i santi giorni.» replica placido.
«Avete litigato?» chiede Em all’improvviso, carezzando distrattamente il curioso gatto. «Perché?»
«Non sono affari che ti riguardano.» le risponde secco GD.
«Dal momento che avete ripreso a litigare davanti a me, direi che sì, sono affari che mi riguardano.» ribatte Em per niente scossa da quella risposta.
«Allora a questo punto, devo chiederti di uscire per non assistere.» continua Ji con un falso sorriso di cortesia.
«Da quando abbiamo segreti, Ji?» domanda lei mal celando il suo fastidio. E la mancata risposta di Ji Yong mi spinge a studiare il volto del mio amico e ciò che vedo mi sorprende non poco: è come se soffrisse, come se quello che ha detto Em lo avesse colpito e affondato. «Vado a prepararti qualcosa da mangiare.» sospira Em alzandosi e uscendo dalla stanza non triste, bensì delusa e consapevole di aver colpito nel segno.
«Perché non ammetti che ti piace e la fai finita?!» gli dico letteralmente esplodendo una volta che Em ha chiuso la porta. «Così eviterai che lei fraintenda e rimanga delusa da te …» gli sto davvero dando un consiglio? Certo che sono coglione sul serio!
«Ammettere cosa?» chiede rinvenendo dal suo trance.
«Che ti piace!» ripeto, evidentemente la febbre gli ha rallentato l’unico neurone che si ritrova.
«A me non piace Em!» replica quasi inorridendo. Ma è ottuso o cosa?
«Senti Ji, valla a raccontare a qualcun altro questa bella favoletta che ti sei inventato per mantenere la tua maschera del perfetto puttaniere che non prova sentimenti per nessuno!» gli urlo arrabbiato e lui mi fissa confuso per qualche secondo.
«A me non piace Em …» ripete, questa volta molto più piano e volgendo lo sguardo davanti a sé. «È solo questa febbre che mi confonde …» bofonchia scompigliandosi i capelli. «Non mi era mai capitato di pensare ad Em in quel senso …»
«Quale senso?» chiedo spiazzato. Allora il rischio c’era! Avevo ragione!
«Nel senso … Dai, hyung! Hai capito quale senso!» sbotta per la prima volta imbarazzato parlando di questo genere di argomenti.
«Hai pensato ad Em in quel senso?» domando per avere la conferma di quello che ho sentito e pian piano il mio volto assomiglia sempre più a quello di un procione incazzato nero pronto a divorare l’umano che gli ha scippato il cibo.
«Sì …» sibila. «Ma solo per un attimo!» si giustifica più con sé stesso che con me. «Ed è solo colpa di questa stramaledettissima febbre!» sbuffa sbattendo la testa contro la sbarra del letto. Resto immobile cercando di pensare che per quanto Ji non abbia alcun diritto di avere certi pensieri su Em, io non ho nessunissimo diritto per essere geloso di lei. Pur di mantenere la calma, mi volto dando le spalle a Ji e mi mordo un mio pugno chiuso evitando al fiume in piena di imprecazione di uscire dalla mia bocca colma di veleno. Da quando sono così preso da Em? Da quando mi preoccupo così tanto per lei? Da quando? «Ma lei non mi piace. Em è Em. Solo Em. È solo la mia migliore amica.» conclude GD e, girandomi, osservo la sincerità sul suo volto.
A questo punto però, non riesco a fermare una domanda che preme per uscire già da qualche giorno.
«Se non ti piace … allora perché non mi permetti di avvicinarmi a lei?» ecco, il guaio è fatto. Tanto vale continuare … «Perché fai il geloso quando si tratta di lei? Perché non vuoi che io la conosca meglio? Perché ti ostini a tenerla lontana da tutti? Se non ti piace, perché ti comporti così, eh?» domando alzando sempre più il tono di voce, ma lui non risponde. Resta fermo a fissarmi, probabilmente alla ricerca di una risposta dentro di sé oppure indeciso se condividere con me la verità o no. «Perché?» urlo.
«Perché rimarrei da solo!» urla a sua volta, sorprendendomi. «Mi lascerà da solo … Non appena troverà la persona adatta a lei, qualcuno in grado di difenderla, di amarla e di proteggerla, non avrà più bisogno di me. E mi lascerà solo …» l’espressione d’immensa tristezza che gli dipinge il volto mi fa sentire un verme per il solo aver pensato di avvicinarmi a lei. «Quando troverà il suo qualcuno, non avrà più tempo per me. Come ti sentiresti se stessi in procinto per perdere una, se non l’unica cosa, che ti tiene in vita? Em mi dà affetto, calore, comprensione anche quando non li merito. Senza di lei è tutto scuro e orrendo. Non voglio rimanere da solo, hyung. Ed io so che tu saresti la persona perfetta per lei, proprio per questo egoisticamente non ti permetto di avvicinarti, perché tu accorceresti ancora di più il tempo in cui Em rimanga con me.»
A quest’ultima frase, resto immobile e senza dire nulla. Non ho mai visto Ji Yong in queste condizioni e non parlo della febbre, no. Parlo della sconfinata tristezza che emana la sua espressione sofferente e il suo tono di voce prossimo al pianto. Io, Choi Seung-Hyun, sarei capace di ferire così tanto uno dei miei migliori amici solo per raggiungere la ragazza che mi piace?
«Eccomi!» dice la voce squillante di Em, mentre apre a fatica la porta, portando il secondo vassoio della giornata.
«Finalmente, verginella! Muoio di fame.» la accoglie Ji Yong sorridendo. Ogni traccia di tristezza sparita. Ogni residuo di confusione dal loro scambio di battute prima che Em uscisse, svanito. Ogni incertezza e desiderio perfettamente nascosti dietro quel sorriso che seppur falso, convincerebbe anche sua madre. A volte penso che Ji Yong sia un attore definitivamente migliore di me …
«Mangia tutto e spicciati che stai facendo preoccupare tutti.» gli ordina Em porgendogli il vassoio. «E non trovare scuse! Febbre o no, domani si lavora! Non manca molto al prossimo concerto.» conclude rimproverandolo.
«Ok.» sbuffa lui, prendendo le bacchette svogliato. «Ma io non ce la faccio a mangiare da solo … mi imbocchi tu?» le chiede con gli occhioni da cucciolo, ma Em non ci casca e gli da una sonora sberla dietro la testa.
«Mangia, che stai meglio di me!» ribatte sicura, sorridendo all’espressione di dolore assunta da GD.
E davanti a questa scena, per l’ennesima volta, sento come se Em fosse irraggiungibile e come se mi fosse preclusa fin dall’inizio l’opportunità di stare con lei.

 

~*~*~*~*~

 
Non so cosa sia successo tra questi due zucconi. Sta di fatto che ora Seung-Hyun sembra talmente triste e colpevole che mi verrebbe voglia di coccolarlo e rassicurarlo. Ji Yong invece è tornato l’idiota di sempre e a giudicare da come mangia, direi che anche la febbre è scesa. I medicinali hanno fatto effetto e per mia fortuna non ho dovuto chiamare un dottore.
«Oppa, tutto ok?» chiedo a Top, preoccupata.
«Come?» chiede scuotendo piano la testa. Ji lo fissa neutro, continuando a mangiare.
«Va tutto bene? Hai una faccia.» gli dico avvicinandomi.
«Tutto bene.» abbozza un sorriso. «Meglio che vada anch’io a mangiare.» dice alzando un pollice verso la porta alle sue spalle.
«Ah, sì. Seungri ha detto che è pronto tra cinque minuti.» lo informo e lui sorridendo si volta, pronto per uscire.
All’improvviso il mio cellulare squilla e vengo invasa da un orrendo presentimento. Fisso la mia borsa abbandonata ai piedi del letto, prima di chinarmi pianissimo per recuperare il telefono dal taschino interno sotto lo sguardo di Ji e Seung-Hyun. Il primo intento a mangiare, il secondo già con la mano sulla maniglia. Recupero l’apparecchio e, scorgendo il nome sullo schermo, sussulto. Ji Yong si fa serio e Top resta immobile probabilmente non capendo il motivo della mia reazione. Rispondo portando con mano tremante il cellulare all’orecchio, combattendo contro il desiderio di attaccare la chiamata, distruggere l’apparecchio e scomparire per sempre dalla vista di quell’uomo che mi ostino a chiamare padre.
«P- pronto?» balbetto.
«Sbaglio o dovresti essere a casa a quest’ora?» la voce di mio padre non è che una sferzata di aria gelida che mi lambisce il corpo tremante. «Ti do cinque minuti.» dice prima di attaccare e sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, pronte per straripare insieme alla paura che si è impossessata di me già al primo squillo del telefono.
Volgo lo sguardo a Ji Yong in cerca di un muto e disperato aiuto. Lui ha già capito, è già in piedi di fronte a me pronto a sorreggermi. Ma per quanto protettivo possa essere, non potrà mai difendermi dall’ira di mio padre. Devo tornare a casa ed ho solo cinque minuti. 





NOTA DELL'AUTRICE:
heilà! Che si dice su efp? Tutto bene? Mi auguro di sì :) Innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma ho i miei motivi che forse un giorno vi spiegher
ò (avevo un piano che purtroppo non è andato a buon fine TT____TT ma nulla a che vedere con la storia XD, vabbé ignoratemi, vaneggio, come sempre!) e scusatemi anche se questo capitolo è un po' più breve degli altri ... :) Spero che comunque sia piaciuto e che se qualcuno avesse qualche critica da avanzarmi si senta libero di farla :D Ad ogni modo vorrei fare una cosa che fino ad ora non ho mai fatto ... premettendo che l'esito finale e di conseguenza la coppia finale di questa Ff è già decisa nella mia testa, voi quale coppia preferite: EmXGD, EmXTop o EmXSoo? Se a qualcuno fa piacere rispondermi, mi farebbe piacere anche sapere il perché :) è solo una mia curiosità, tutto quello che direte non influenzerà in alcun modo lo svolgiemento della storia in quanto è già tutto scritto nella mia mente :D Grazie come sempre a tutti coloro che semplicemente leggono questa storia, a tutti coloro che recensiscono e a tutti coloro che mi supportano :'D Grazieeeee! <3 <3 <3 
Kisses and hugs :3

Myuzu

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Capitolo 16
*** Sognare ***


*SoGnArE*




«Hyung, accompagnala!»ordina Ji a Top, mentre mi sostiene per un braccio.
«Ma perché, che è successo?»chiede Top confuso, avvicinandosi.
«Niente. Deve tornare a casa. Accompagnala e non fare domande!»gli ordina Ji Yong. Io non riesco ancora a muovermi e assisto alla scena in silenzio, spaurita. 
«Domande ne faccio eccome! Se non mi dite che succede, io non vado da nessuna parte, né tanto meno Em si muove di qui.»si ribella Top accigliandosi.
«Non sono affari che ti riguardano, Seung-Hyun. Semplicemente, accompagnala!»gli ripete Ji, alterandosi.
«Em sembra spaesata e impaurita e fino a quando non saprò il motivo, nessuno si muove da questa stanza!»afferma Seung-Hyun alzando la voce. Vedo Ji sporgersi verso Top con l'intenzione di colpirlo, al ché mi metto in mezzo per dividerli.
«Oppa ...»mi rivolgo a Seung-Hyun seria e a tratti tremante. Lui mi fissa con un misto di ansia e preoccupazione. «Ti prego, accompagnami a casa.»lo imploro con lo sguardo languido.
Nemmeno due minuti più tardi, stiamo sfrecciando per strada con la macchina di YongBae verso casa mia. Mi mangiucchio le unghie fissando il parabrezza e noto che Seung-Hyun mi lancia qualche occhiata preoccupata, guidando con una mano mentre con l'altra si sorregge il capo.
Arriviamo dopo quella che mi sembra un'eternità. Top si ferma con una sgommata davanti casa mia e mi slaccio la cintura di sicurezza, spalancando la portiera. 
«Grazie.»gli dico fuggendo con un sorriso triste, prima di sbattere la portiera e correre verso la porta di casa. Non so se mi abbia o meno sentito, sta di fatto che la sua espressione triste è un ulteriore dolore a quello che già mi affligge.
Prendo le chiavi di casa ed entro, cosciente che i cinque minuti sono passati già da un po’, tremo al pensiero di quello che potrà farmi mio padre e inutilmente cerco nella mia testa giustificazione alla mia assenza che lui nemmeno ascolterà. Entro e filo in soggiorno, dove in genere mi aspetta seduto alla poltrona e sguardo malvagio, ma stavolta, la prima cosa che vedo, non è la sua aura maligna che mi assale, bensì Soo intento a giocare a carte con mia zia Jun che concentrata non distoglie lo sguardo dal ragazzo.
Resto un attimo interdetta, chiedendomi se sono tornata a casa mia o se sono entrata in un universo parallelo oppure se sono svenuta ancora prima di entrare in casa e questo è tutto un sogno.
«Ehi!» mi saluta Soo appena mi nota con un mega sorriso e scuotendo la mano con le carte. «Aaaaah! Jun! Non mi veda le carte!» si lamenta accorgendosene.
«Ciao …» sussurro, non capendo cosa sta succedendo.
«Angelo mio.» mi sorride zia Jun. «Questo mingherlino vorrebbe battermi a carte … Pfff!» scoppia a ridere e Soo la fissa con sguardo di sfida.
«Ci riuscirò prima o poi!» promette Soo sorridendo.
«No, no, no. Non puoi.» zia scuote l’indice davanti il naso del mio amico e sorrido al fatto che sia così rilassata con qualcuno che non sia io.
«E invece sì! Perché mi avete fatto una promessa.» ribatte sottovoce Soo nel tentativo di non farsi sentire.
«Quale promessa?» chiedo sinceramente curiosa. Al ché Soo arrossisce un po’, mentre zia Jun ridacchia sotto i baffi.
«Gli ho promesso che se vincerà, gli concederò la tua mano.» sogghigna mia zia ed io quasi non mi strozzo con la saliva, mentre Soo è diventato paonazzo.
«Ma zia! Come ti vengono queste cose?!» la ammonisco.
«Signorinella, lingua a freno!» mi riprende con cipiglio severo. «Io son signora e non potrei mai avanzare tale scommessa! È stato il mingherlino qui.» lo indica con fare accusatorio e questa volta sono io ad arrossire.
Fortuna, o sfortuna, non so ancora bene, entra mio padre intento a chiacchierare e ridere con un uomo che non mi sembra di aver mai visto.
«Em? Sei tornata.» sorride mio padre e mi vengono i brividi a questa scena. È così bravo che avrebbe potuto fare tranquillamente l’attore. Nonostante la dolcezza che permeava la frase sembrasse autentica, io mi accorgo che c’è dietro un’infinita rabbia per non avermi trovata a casa. Rabbrividisco ancora.
«Ciao … papà …» vomito la seconda parola cercando di sembrare il meno disgustata possibile.
«Ti presento un mio collega di lavoro, Park Eunri che, volere della sorte, è il padre del tuo amico Soo.» annuncia mio padre presentando l’uomo.
«Salve. Mi chiamo Em, è un piacere.» sorrido lievemente, mentre mi inchino.
«Il piacere è tutto mio.» mi risponde il padre di Soo con voce bassa e roca. Una voce che mi è familiare, chissà dove l’ho sentita.
«Signor Park …» lo chiamo raddrizzandomi.
«Ti prego, chiamami Eunri.» mi interrompe con un sorrisone che vorrebbe essere rassicurante. Io lo trovo quasi raccapricciante … ma d’altronde, cosa potrei mai aspettarmi dalle persone che frequenta mio padre?
«Eunri … le va di restare a cena da noi?» gli propongo e con la coda dell’occhio noto la soddisfazione di mio padre. Per fortuna, ho indovinato quello che voleva. In realtà ho avanzato questa richiesta per allontanare il più possibile da me la punizione di mio padre, mentre il suo motivo di trattenere il collega a cena mi è sconosciuto, ma poco importa.
«Ne sarei onorato, cara Em.» risponde Eunri e, forse sarà solo perché sono io ad essere paranoica, ma dietro quel “cara” c’è qualcosa che mi incute timore se non paura …
Sorrido e mi dirigo in cucina a preparare qualcosa da mangiare e soprattutto per allontanarmi da quei due uomini che insieme formano l’incubo perfetto.

 

~*~*~*~*~
 

«Ora tu mi dici perché diavolo Em era tanto sconvolta!» ordino a Ji Yong non appena entro in camera sua.
«Non sono affari tuoi, hyung.» replica placido, rimanendo steso sotto le coperte a fissare il display del cellulare.
«Dato che mi avete coinvolto, sono anche affari miei!» ribatto arrabbiato e ripensando all’espressione di terrore che Em aveva quando l’ho lasciata fuori casa.
«Chiedilo a lei.» ribatte senza distogliere lo sguardo dal telefono.
«Ji, io non ti ho mai preso a pugni nonostante avessi voluto più di una volta, perché ti rispetto come leader e come persona, ma ti assicuro che mi stai provocando più del solito. Dimmi perché Em era in quello stato …» dico tutto d’un fiato cercando di mantenere la calma.
«Seung-Hyun non posso dirtelo.» si limita a dire.
«Perché?» chiedo esasperato.
«Perché lei mi ha fatto promettere di non dire nulla a nessuno …» spiega lui, amaro.
«Ah … e ora la rispetti? La rispetti solo quando ti fa comodo, eh?» alzo un po’ la voce e in tutta risposta si gira nel letto dandomi le spalle.
«Hyung, non mi va di litigare … di nuovo …» sbadiglia.
«A me invece sembra di sì! Me lo dici che cos’ha Em?» insisto, ma lui non risponde e continua a darmi le spalle. Mi sta dando davvero sui nervi! Cavolo, perché non me lo dice?! «Avevo capito che non ti importava nulla di lei … e che eri un egoista a isolarla dagli altri anche se ha bisogno di qualcuno che l’aiuti, ma sei decisamente peggio di quel che mi aspettavo.» confesso amareggiato e aprendo la porta per uscire. «Pensavo che almeno un po’ le volessi bene.»
«Tu non sai niente!» urla all’improvviso Ji e voltandomi, noto che è sceso dal letto ed è a pochi passi da me. «Non hai la minima idea di cosa significa sapere la tua miglior amica in difficoltà senza poter fare nulla! Non hai idea dell’odio verso me stesso per averle promesso di non aiutarla a meno che non sia lei a chiedermelo! Non hai idea di quanta rabbia e rancore si provi nel sapere che mentre tu stai a casa al sicuro lei è picchiata in continuazione dal padre senza motivo. Non ti immagini nemmeno cosa si prova a vedere la persona a cui tieni di più al mondo soffrire, lottare da sola, prendersi cura di una zia malata, sentire la mancanza di una madre che l’ha abbandonata suicidandosi e sopravvivere a un padre che non può nemmeno definirsi tale!» scoppia e attraverso il suo sguardo, riesco anch’io a percepire tutta l’angoscia, il dolore e la frustrazione che deve tormentarlo quando Em non è con lui.
«Perché non l’aiutiamo?» chiedo incapace di dire altro dopo un minuto di silenzio.
«Perché ho promesso di non fare niente a meno che non sia lei a chiedere il mio aiuto …» sospira stanco, strofinandosi il volto con le mani.
«Ma è per il suo bene! Se non mantieni la promessa per il suo bene non credo che …» inizio cercando di convincerlo a prendere una macchina, catapultarci da lei, sequestrarla dai problemi e portarla in salvo, come Batman e Robin.
«A differenza di quello che credi, io rispetto Em e rispetto le nostre promesse.» mi dice fissandomi negli occhi e credo che non sia mai stato sincero come ora. Tanta sincerità, da parte sua poi, mi spiazza.
Restiamo un attimo a fissarci e mi sento come il pivello di turno che non ha capito niente della vita ed è ha sfidato l’anziano esperto, con l’arroganza di saperne di più. Vorrei sprofondare. Da quando sono così presuntuoso e convinto di conoscere Em meglio di Ji Yong?
Il suono del suo cellulare mi salva dall’oblio in cui sto sprofondando. Ji controlla il display e legge il messaggio. Il volto contratto si distende piano piano e con un sospiro mi mostra il cellulare. Il messaggio è da parte di Em: Ji, ho ospiti “graditissimi” per cena. Ora sono ai fornelli :3 Nessuna burrasca all’orizzonte per ora XD Buonanotte e riguardati, idiota! Ci sentiamo domattina e sì! Questa è una minaccia!!! :P
Mi scappa un risolino, poi torno serio pensando a quel “per ora”. Sospiro e sospira anche Ji Yong buttando il cellulare sul letto.
«Puoi raccontarmi meglio di Em, di suo padre e dei suoi problemi?» gli chiedo e lui mi fissa con aria stanca prima di cedere ed annuire.
«Ci vuole una birra …» mormora e così dicendo ci dirigiamo in cucina.
Mezz’ora dopo o giù di lì, so vita, morte e miracoli della ragazza di nome Shin Em, che è entrata così silenziosamente nella mia vita, diventando a mia insaputa sempre più importante e scombussolando tutto ciò che per me prima era fondamentale.
«Che casino …» sibilo bevendo un sorso della terza birra.
«Già …» conferma Ji, imitandomi.
«Non possiamo proprio fare niente?» domando con l’umiltà di chi ha appena appreso di conoscere solo la punta dell’iceberg.
«Se trovi un modo per aiutarla … fammi un fischio.» sorride dandomi una pacca sulla spalla e uscendo con la birra ancora stretta in mano.
Lo fisso mentre si allontana e mi sento in un certo senso più vicino a lui. Ora capisco l’1% in più dei suoi sentimenti che lo attanagliano quando si chiude in camera da solo o che lo spingono a buttarsi tra le braccia di donne sconosciute che non torneranno e non chiederanno mai nulla in cambio.
Sospiro.
«Siamo rimasti solo noi due …» mormoro alla bottiglia di birra. Ecco perché amo l’alcol: è l’unico che ti è sempre accanto nei momenti di sconforto.

 

~*~*~*~*~

 
Scoprire che Em ha una zia con qualche problema, mi ha fatto finire di rincitrullire se è possibile. Se prima la trovavo una brava ragazza, ora la trovo fantastica! È straordinario come una sola ragazza possa occuparsi della casa, della zia malata, del corso d’arte, degli amici e di un padre assente. Sono estasiato! E devo dire che sono rimasto estasiato anche dalla sua cucina. È bravissima.
«Posso … darti una mano?» le chiedo piano avvicinandomi al lavabo.
«No, no, non preoccuparti.» mi sorride cordiale, iniziando a insaponare i piatti.
«Dai, in due facciamo prima.» affermo tirandomi le maniche fino ai gomiti e avvicinandomi, pronto per sciacquare le stoviglie.
«Grazie.» sorride riconoscente ed inevitabilmente arrossisco. Si può essere più prevedibili? «I nostri padri?» chiede, mentre si concentra sui bicchieri che sta lavando.
«Sono a fumare di là.» rispondo afferrando i bicchieri che mi porge per sciacquarli.
«Mmh.» annuisce continuando nella sua operazione.
«Tua zia è simpatica …» azzardo per tentare di fare conversazione. «Non volevi che venissi qui a causa sua?» chiedo innocente.
«No, no! Assolutamente!» schizza all’improvviso facendomi trasalire. «Non è lei il problema!» afferma, prima di ricomporsi e ricominciare a lavare.
«Ah, ok … scusa …» mi scuso mortificato per aver detto qualcosa che non dovevo.
«No … scusami tu … è che non voglio che tu creda che mi vergogno di lei, perché non è assolutamente così.» spiega mortificata a sua volta.
«Tranquilla, so che non sei così.» dico sincero e con mio stupore le si imporporano le guance. «Tuo padre mi sembra una brava persona.» dico convinto, ma lei si arresta di colpo e credo di aver fatto l’ennesima gaffe. «N- non è così?» chiedo.
«Sì …» dice dopo un po’ con un sorriso tirato, il viso di nuovo pallido e bianco. Cala di nuovo il silenzio, disturbato solo dal tintinnare delle stoviglie e lo scrosciare dell’acqua del rubinetto.
«E …» cerco rapidamente qualche argomento per fare conversazione e mi sento più imbranato che mai. Perché deve essere così difficile?! « … dove eri prima? Cioè prima di tornare a casa …»
«A casa di un amico …» risponde con nonchalance. «Ji Yong.»
«Ji Yong? Quel Ji Yong?» le domando un po’ stranito.
«Mh-mmh.» annuisce con un sorriso appena accennato.
«Allora è vero che siete amici …» dico più a me stesso che a lei, mentre un enorme e indistruttibile senso di inferiorità si impossessa di me … Insomma, lei conosce G-Dragon! Non ho speranze …
«Dire amici è riduttivo.» sogghigna lei e mi sembra che mi abbia appena dato una pugnalata ben assestata al cuore.
«Ah sì?» chiedo, cercando di non far notare il nodo formatosi alla gola.
«Siamo qualcosa di più che semplici amici.» mi confessa ed ora sento come una miriade di spade trafiggermi per tutto il corpo da parte a parte.
«Ah …» esclamo annuendo piano e girandomi dall’altra parte nel caso mi dovesse scappare qualche dannata lacrima.
«Noi siamo …» no, ti prego non dirlo! Non uccidermi! «… come due fratelli.» conclude e mi sento come e perdessi 500 chili da dosso in un sol colpo. Tutta l’angoscia e l’ansia scomparsi. Fiuuuh, avrò perso tipo dieci anni di vita!
«Capisco.» sorrido sereno. «E come mai sei andata da lui?» chiedo ora spinto da curiosità.
«Ha la febbre e così sono andato a vedere come stava.» replica semplicemente. Se io fossi malato, faresti lo stesso per me? Vorrei tanto chiederle.
«Ahia!» esclamo sentendo un dolore lancinante al dito.
«Cosa hai fatto?» mi chiede preoccupata, mentre mi accorgo di essermi tagliato con un coltello dato che ero assorto a guardare lei.
«Niente, è solo un taglietto.» rispondo, trattenendo una smorfia di dolore.
«Taglietto o no, deve bruciare molto.» dice preoccupata esaminandomi il dito tenendo la mia mano tra le sue. Mi perdo un secondo ad osservare il suo volto delicato e i capelli in disordine dimenticando dove sono e perfino il dolore. Chissà che sapore hanno le sue labbra … e chissà se qualcuno le ha già assaporate … «Vieni, siediti. Prendo un cerotto. Torno subito.» mi dice schizzando fuori dalla cucina ed io ringrazio che non sia rimasta un secondo in più qui a trattenermi le mani, sennò non so cosa avrei fatto.
Il desiderio fisico di lei non è mai stato così forte, ma comunque non è forte quanto il desiderio di avere il suo amore solo per me. Il taglio sembra fare più male ora che lei non c’è, il sangue sembra aumentare, la testa girare alla vista del liquido rosso. Ma basta il suo solo ingresso in cucina, a farmi sentire meglio.
«Ecco.» annuncia, prendendo di nuovo la mia mano e avvolgedomi il dito in un cerotto. La sua delicatezza mi sorprende ancora una volta, ma non mi sorprende certo quanto il gesto che fa poco dopo: porta la mia mano alle labbra e da un leggero bacio sul cerotto, lì dove mi sono tagliato. E non riesco nemmeno ad arrossire, perché sono completamente perso nella bellezza assurda di questa scena, divorato dal desiderio di stringerla in un abbraccio e di rubarle il primo di una lunga serie di baci.
Di colpo arrossisce, lasciando la mia mano e nascondendo le sue dietro la schiena facendo due passi indietro.
«Oddio! Sc- scusami … è l’abitudine! Lo faccio sempre con mia zia, altrimenti non la smette di lagnarsi per il dolore. Io … ho agito senza pensare …» si giustifica chiaramente imbarazzata.
Mi alzo e mi avvicino di un passo, pronto per afferrarla, ma il mio buon senso mi limita e le afferro solo una mano.
«Non fa nulla …» le rispondo e la guardo negli occhi, mentre il mio corpo inevitabilmente e inconsciamente si avvicina a lei. A quelle labbra che tanto desidero.
«Guardali, non sono carini?» la voce roca di mio padre mi fa sobbalzare e per la prima volta da molto tempo lo maledico. Cavolo! non potevano aspettare un altro po’ per tornare?!
Lascio la mano di Em e sorrido imbarazzato, incapace di voltarmi a vedere la sua reazione.
«Sì, Eunri. Davvero carini.» conferma il padre di Em.
«Sembrano una coppia di neosposini.» continua mio padre.
«Dai, papà!» borbotto, imbarazzato già abbastanza.
«Bé non sarebbe una cattiva idea.» replica il signor Shin e questa volta rimango sorpreso e totalmente incredulo. Ma dice sul serio?Sto sognando per caso?
Mi volto verso Em e la sua espressione spaventata mi destabilizza. Primo perché significa che sa che il padre e serio. Secondo perché deduco che non è tanto entusiasta all’idea. Terzo perché bé … parlare di matrimonio è un po’ prematuro anche per me.

 

~*~*~*~*~

 
Con un altro movimento del bacino, divento di nuovo tutt’uno con lei. Lei che la desidero ogni giorno di più.
«Hara …» sussurro il suo nome, mentre lei si lascia sfuggire un gemito. Essere una sola cosa con la donna che si ama e una cosa di inspiegabile, ineguagliabile. È come sognare …
La bacio ancora piano, lasciando che sia lei ad intensificare il bacio, senza mai forzarla. È lei che sceglie, lei che decide. Mai imporsi in amore, mai. Anche nel peccato, si pecca insieme e noi stiamo peccando insieme. Qui in questa stanza matrimoniale, culla di questa famiglia, in questo letto e tra queste lenzuola, testimoni del tradimento della passione, io ed Hara diventiamo tutt’uno e ci amiamo come solo due amanti clandestini possono fare.
Le spinte aumentano d’intensità sotto la richiesta silenziosa di lei. Osservo i suoi capelli lunghi e ondulati sparsi in disordine sul cuscino e la osservo in tutta la sua bellezza.
Come può una cosa sbagliata farti sentire così bene? Come si può stare bene con la consapevolezza di causare problemi ad altri? Come si può mirare alla propria felicità non curandosi di quella altrui? Io non me ne sarei mai ritenuto capace, non fino a quando non l’ho conosciuta. Con il suo arrivo, ogni certezza, ogni regola, ogni pilastro sono stati distrutti lasciando spazio solo all’immenso amore che ci lega.
Con un colpo d’anca la situazione cambia ed è lei sopra di me ora, lei che con al sua imponente beltà si dà da fare su di me facendomi sentire bene ed importante. Siamo quasi al culmine entrambi, quando accade ciò che temevamo …
«Mamma? Sono a casa.» la voce della figlia di Hara, attraversa i corridoi raggiungendoci e colpendoci in pieno volto. Fisso Hara in viso e scruto l’immenso terrore che si è impossessato dei suoi occhi prossimi alle lacrime. Ci dividiamo e lei scende a chiudere la porta a chiave, tremando per la paura di essere scoperta. In un attimo la raggiungo per rassicurarla, so che va proprio in panico in queste situazioni. «Mamma? Sei qui?» chiede la voce della figlia sempre più vicina.
«Cosa facciamo ora, YongBae? Cosa facciamo?» inizia a chiedermi con un filo di voce e gli occhi lucidi.
«Hara, calma, mantieni la calma.» le dico sotto voce.
«Come faccio a calmarmi?! C’è mia figlia qui fuori! Mia figlia capisci! Sai questo cosa potrebbe provocarle, eh?» ribatte agitata iniziando a piangere.
«Hara …» le prendo il volto tra le mani e la costringo a guardami. «Guardami.» le ordino e dopo un po’ mi rivolge lo sguardo. «Ti fidi di me?» le chiedo. Lei annuisce, ancora con il viso tra le mie mani. «Andrà tutto bene. Non ci scoprirà.» le sorrido. Non oggi almeno …
«Mamma?» chiama ancora la ragazza bussando alla porta.
«Dille che ti stai facendo la doccia.» suggerisco ad Hara, ringraziando di tutto cuore che ci sia il bagno in stanza.
«Sto … sto facendo la doccia, amore.» alza un po’ la voce per farsi sentire.
«Allora ci sei.» afferma sollevata la ragazza. «Tutto a posto?» chiede.
«S- sì … sto per uscire. Dammi un minuto.» dice ancora Hara, cercando di farsi forza.
«Ok.» risponde la figlia allontanandosi.
«Ora, ascoltami bene.» le dico tenendola per le spalle nude. «Fai una doccia veloce, vestiti e convinci tua figlia a uscire con una scusa. Una qualunque. Non ha importanza quale.» le spiego mentre mi fissa attenta. «Aspetterò che usciate e poi uscirò dalla porta sul retro come le altre volte, ok?»
«Ok …» annuisce dirigendosi in bagno, mentre io inizio a rassettare la stanza, eliminando ogni traccia del nostro segreto incontro.
Un quarto d’ora più tardi, Hara è pronta per procedere con il piano ed io sono pronto per evadere senza lasciare tracce.
«Allora hai capito?» le chiedo ancora in un sussurro.
«Sì …» sorride e si volta verso la porta, pronta per uscire.
Le afferro un polso costringendola a voltarsi per darle l’ultimo bacio della serata. Quello per salutarci, il quale ricordo dovrà sostenermi fino al nostro prossimo incontro.
«Ti amo.» le sussurro.
«Anch’io.» replica arrossendo un po’. «Ti chiamo io.» conclude prima di uscire, lasciandomi solo al buio e nella vergogna del peccato.
Guardando la stanza, ora vuota e in ordine, non posso che inorridire al pensiero di essere uno sfascia famiglie. È per l’amore, dico io. Ma l’amore può davvero giustificare tutto questo?
 

~*~*~*~*~
 

In punta di piedi attraverso il corridoio cercando di non essere visto da nessuno. Raggiungo la camera del maknae e sgattaiolo dentro, furtivo come un gatto. Una volta dentro, scorgo la figura di Ri stesa a pancia in giù sul letto, gambe in movimento alterno, cuffie nelle orecchie e rivista alla mano. Per farmi notare, mi avvicino e gli tocco una spalla, ma nonostante la lievità del tocco, sobbalza comunque.
«Hyung! Cosa diavolo ci fai qui?» urla spaventato.
«Sssssh!» lo zittisco. «Fa piano!»
Mi fissa con faccino interrogativo, mentre inizia a sbattere le palpebre in quel tic che tutti definiscono adorabile. Io lo definisco snervante!
«Cosa vuoi?» borbotta mettendosi a sedere a gambe incrociate sul letto e broncio da panda.
«Un favore.» ammetto.
«Un favore? Choi Seung-Hyun che vuole un favore da me?» domanda sbigottito sgranando gli occhi.
«Sì … mi servirebbe il numero di Em.» confesso tutto d’un fiato per evitare ripensamenti.
«Il numero di pulce? E perché mai?» chiede Seungri sempre più sorpreso.
«Devo dirle una cosa …» butto lì vago.
«E perché non lo chiedi a Ji?» domanda il maknae volendosi levare dagli impicci.
«Sai che farebbe un mucchio di storie e poi alla fine non me lo darebbe!» sbotto ovvio.
«E giustamente vuoi scaricare il suo mucchio di storie a me, eh? Mi ucciderà se scopre che te l’ho dato io!» piagnucola Ri rabbrividendo al pensiero del leader arrabbiato.
«Non gli dirò che me l’hai dato tu nemmeno sotto tortura.» gli dico con voce solenne. «Promesso.»
«Mmm …» mormora studiandomi dubbioso. «Ok. Dammi il tuo cellulare.»
Faccio come dice e in un secondo mi salva il numero di Em in rubrica.
«Grazie.» lo ringrazio uscendo.
«Hyung … Ji si arrabbierà molto, lo sai?» mi chiede il maknae pronto per risistemarsi le cuffie.
«Lo so.» sorrido amaro.
«Devi essere proprio cotto se sei pronto a correre il rischio.» sogghigna Ri prima di immergersi di nuovo nella sua rivista.
Chiudo la porta ignorando l’ultima frase del maknae e fissando il cellulare con soddisfazione, pronto a ritornare in camera. Appena entro, chiudo la porta a chiave e faccio un volo sul letto. Fisso l’orologio: le due di notte. Sarà sveglia? Anche se non credo sia ancora in piedi e incurante del fatto che potrei svegliarla, cedo alla tentazione irrefrenabile di sentire la sua voce e così premo il tasto di chiamata.
Porto il cellulare all’orecchio, pronto per sentire la segreteria, ma non squilla nemmeno tre volte che la voce dolce di Em risuona nell’apparecchio, facendomi sentire un attimo spaesato e totalmente imbranato.
«Pronto?» chiede e sono davvero tentato ad attaccare la telefonata senza dire una parola, come un adolescente alle prese con il primo amore. Che patetico! «Pronto?» richiede un po’più forte.
«E- Em, sono io.» rispondo facendomi coraggio.
«Oppa Seung-Hyun?» domanda sorpresa.
«Sì, io. Scusami l’ora …» blatero non sapendo cosa dire e sbattendomi una mano in faccia. Non mi sarei mai aspettato che rispondesse!
«No figurati, ero sveglia comunque.» replica gentile. «Tutto bene?» domanda.
«Sì, sì … a dire il vero ti ho chiamato per sapere come stavi …» riesco a dire.
«Oh …» esclama sorpresa. «Meglio. Grazie per il pensiero.» risponde sincera e posso immaginare il suo sorriso dolce e ampio.
«Figurati …» ribatto in imbarazzo. «Come … come mai ancora sveglia?» chiedo dopo qualche secondo di silenzio.
«Non riesco a dormire …» mi confessa con un sospiro e mi vieni in mente quello che mi ha raccontato Ji: Em non dorme notti tranquille fino a quando il padre rimane a casa.
«Capisco …» mormoro triste per non poterla aiutare. «Bé … questo è il mio numero perciò … nel caso ti servisse qualcosa, sai dove trovarmi.» riesco a dirle dopo un surplus di fatica non indifferente.
«Grazie, sei davvero molto gentile, oppa.» mi ringrazia.
«Allora buonanotte.» la saluto controvoglia, ma rendendomi conto che non è certo un buon orario per chiacchierare del più e del meno.
«Sogni d’oro.» mi augura prima di attaccare e portandomi il cellulare al cuore mi auto convinco che sì, dopo aver sentito la sua voce al telefono, farò senz’altro sogni d’oro stanotte.


NOTA DELL'AUTRICE:
gente, salve a tutti! O sarebbe opportuno dire, notte a tutti, data l'ora XD Non riesco nemmeno a scrivere delle note decenti tanto dal sonno, quindi mi limito a scusarmi tantissimo per  il ritardo nell'aggiornare e il ritardo nel rispondere alle recensioni. Dovrei rispondere a tutte domani :) Nel frattempo ringrazio di cuore qui tutti coloro che leggono in silenzio, coloro che recensiscono, coloro che mi supportano e coloro che aggiungono la mia fic nella sezione seguite/preferite/ricordate :D Grazie davvero di cuore! 
PS: perdonatemi gli eventuali (anzi ci sono sicuro XD) errori... 
Kisses and hugs :3

Myuzu

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Capitolo 17
*** Cambiamenti ***


*CaMbIaMeNtI*



Lascio scivolare la mano lungo la schiena dell’amica di turno … Le sbottono con mano abile il reggiseno e mi lascio sfuggire un ghigno di piacere al pensiero di quello che sta per succedere. Già pronto per unirmi a lei e godere del suo bel corpo morbido e caldo, lascio che con le sue piccole mani mi sbottoni i jeans con un gesto timido. Una timidezza strana e fuori luogo, considerando il tipo di amiche che mi porto a letto, ma poco importa ora. Continuo a baciarla ad occhi chiusi, facendomi trasportare dall’istinto e dagli ormoni in fibrillazione. Mi stacco da lei per un millisecondo, giusto il tempo di sfilarmi la maglia e quando la mia testa si libera dalla maglietta, resto spiazzato da quello o meglio dalla ragazza, che ho davanti. Il viso delicato, i capelli non troppo lunghi, sguardo da cucciola e labbra rosate che conosco bene, ma che non ho mai osato toccare …
«Em?!» esclamo all’improvviso ritraendomi a sedere sul suo corpo quasi nudo.
Resto un secondo a fissare il suo fisico magro e la sua pelle chiara, intrisi di una sensualità che non le appartiene. Nel suo sguardo una scintilla di desiderio, anch’esso estraneo alla sua esile figura. Ma questo volto, questi occhi, queste labbra, non c’è dubbio, è Em! Che cazzo ho combinato?!Il cuore mi batte all’impazzata nel petto, l’angoscia e la consapevolezza di aver rovinato tutto mi invade e mi fa sprofondare in un abisso oscuro e di agonia. Una sorta d’inferno dove anche il mio unico raggio di sole mi viene tolto. E la colpa è solo mia. Come ho potuto cedere alla tentazione di avere il suo corpo? Come ho potuto?!Possederla una sola volta per poi dirle addio … Non era questo quello che volevo, non con lei. Non con Em. Sento come una forza opprimente comprimermi la cassa toracica. L’ho persa … nell’esatto momento in cui ho posato le mie labbra sulle sue, l’ho persa. Ho lacerato il sottile equilibrio che c’era tra di noi. Equilibrio che non potrà più ristabilirsi ed io dovrò dirle addio. Per sempre. Sono un coglione che pensa con i propri genitali anziché con il suo cervello! Sono solo un coglione. E vorrei piangere, sul serio. Vorrei piangere, ma so che è inutile. Piangere non mi restituirà la mia amica Em, non aggiusterà quello che ho appena rovinato.
La guardo fissarmi con i suoi occhi languidi e curiosi e per la seconda volta mi rendo conto di quanto sia bella. Il cuore continua a martellare, l’angoscia ad opprimermi e il rimorso a offuscarmi il cervello. Ma lei  la vedo bene, oh sì che la vedo bene. Dischiudo le labbra ricordandomi improvvisamente di essere nella situazione più assurda della mia vita. Em non mi avrebbe mai permesso di arrivare fino a questo punto, la mia Em non avrebbe permesso che io la intaccassi con le mie sporche mani. Eppure lei è qui di fronte ai miei occhi ed ora alza una mano verso il mio viso per accarezzarlo. Si mette a sedere sfilando le gambe sotto di me e mi bacia leggera le labbra.
Vi è mai capitato di cadere da un punto abbastanza alto? C’è un momento nella caduta in cui il tempo si ferma e lascia spazio ai tuoi pensieri. È un secondo, forse meno, in cui l’universo sembra bloccarsi per darti la possibilità di un ultimo pensiero. Ora sto provando la stessa situazione. Le sue labbra morbide adagiate sulle mie in un delicato tocco … l’universo si è come fermato. A cosa sto pensando io? Ora che ho rovinato già tutto, tanto vale godermi il momento. Com’è che diceva Orazio? Ah sì, carpe diem …
Infilo una mano tra i suoi capelli e l’attiro a me senza darle via di scampo e lei sembra gradire. Con la lingua le solletico il labbro inferiore prima di dare inizio alle danze nella sua bocca. Non mi sarei mai aspettato che fosse così brava … In genere le verginelle sono totalmente inesperte! Ma tanto meglio per me.
Ancora prima di rendermene conto, Em è sopra di me e senza abbandonare le mie labbra, inizia a massaggiare la mia erezione e qui mi preoccupo … Da quando è così audace?A tratti mi spaventa …
Quando l’eccitazione inizia ad arrivare alle stelle sento un rumore fastidiosissimo che vorrei sopprimere all’istante. Un rumore che mi fa capire tutto …
 
Mi sveglio di soprassalto ricoperto di sudore con la sveglia che suona insistente, in attesa che qualcuno la spenga. La sveglia non l’ho mai sentita prima d’ora, in genere la spegne sempre Em … Ma cavolo?! Proprio oggi doveva riuscire a svegliarmi? Non potevo sentirla alla fine del sogno?! Oddio! Lo sto pensando davvero? Ma cosa diavolo mi succede?!
Mi metto a sedere, strofinandomi il volto con le mani. Scotto ancora. Deve essere stata tutta colpa della febbre … Anche il sogno, è solo frutto della febbre … Un dolore piacevole in basso, mi spinge a scostare le coperte. Merda! Come sospettavo, il sogno ha avuto effetti collaterali.
«Aish!» esclamo grattandomi la testa.
«Ji?» mi chiama Em entrando e non sono mai stato così seccato e angosciato nel sentire la sua voce. Mi ricopro di scatto con le coperte, lasciando scoperti solo gli occhi, mentre lei entra con la sua solita irruenza.
«Ah! Sei sveglio!» esclama sorpresa. «Come stai?» mi chiede richiudendo la porta una volta entrata. No! Non chiuderla! «Passata la febbre?» domanda ancora avvicinandosi. Non avvicinarti! «Tutto bene?»  chiede ancora allungando una mano verso di me. Non toccarmi. «Sembri pallido …» osserva lei, mentre strizzo gli occhi e mi giro dandole le spalle e allontanando la fronte dalla sua mano.
«Sto bene! Vattene! Ho sonno!» le dico brusco nel tentativo di allontanarla, ma conoscendola, questo servirà a ben poco.
«Ma sentilo quest’idiota! Io sono preoccupata per lui e lui mi parla così!» sbotta acida.
«Non c’è bisogno di essere preoccupati … ho solo un po’ di febbre …» mormoro addolcendomi un po’, sperando con tutte le mie forze che se ne vada.
«Ieri stavi per morire ed ora hai solo un po’ di febbre?» chiede scettica. «Comunque non ci provare, Ji! Oggi devi lavorare. Esci dal letto.»
«No.» rispondo netto.
«Come?» domanda credendo di non aver capito. «Ji, esci da questo letto.»
«No.»
«Ti do 3 secondi.» mi dice ed io so che sta per strapparmi le coperte da dosso, quindi le afferro e le tengo con tutte le mie forze. «1 … 2 …»
Come al solito non arriva nemmeno al tre che parte “il tiro alle coperte” e come al solito lei, che è in piedi, è avvantaggiata. Infatti, vince, lasciandomi scoperto e con il mio amichetto intrappolato dai boxer ben in vista.
Non appena Em lo vede, sbarra gli occhi allibita, lasciando cadere le coperte per terra.
«Ji … ma che … ma che schifo!» urla prima di uscire dalla stanza urlando. «Pervertito!»
«La prossima volta mi stai a sentire e te ne vai come ti dico!» ribatto urlando per farmi sentire, ma so che a quest’ora si è già rifugiata in cucina, lontano dalla mia perversione.
Sospiro al pensiero che Em non penserebbe mai e poi mai di essere la causa della felicità del mio amichetto. Non lo sospetta minimamente ed è molto meglio così. Ma comunque …cosa diavolo mi succede? Possibile che la febbre stia causando tutto ciò? E se non si trattasse della febbre? Cosa mi sta succedendo? E come dovrò comportarmi?
«Cazzo …» sibilo tra i denti ricadendo con un tonfo con la testa sul cuscino. Mi sa che sono nei casini …

 

~*~*~*~*~

 
Ho sentito delle urla. Urla di Em. Guardo l’orologio: le 7 e 25. Ok, tutto normale …
Mi metto a sedere sbadigliando e sorrido al pensiero che quella pulce è un ciclone la mattina. È l’unica che riesce a svegliare Ji Yong e all’occorrenza sveglia anche noi o meglio, inevitabilmente sveglia chi è ancora fra le braccia di Morfeo. Cerco a tentoni gli occhiali dal comodino e li indosso, prima di trascinarmi giù dal letto e raggiungere la cucina.
«Giorno pulce.» la saluto entrando in cucina e scorgendola furente e rossa in viso, accanto a un Top fin troppo preoccupato.
«Buongiorno Ri.» ricambia il sorriso cercando di sfumare la sua rabbia, al ché mi avvicino con la guancia ben in vista per ricevere il solito bacio mattutino. Ma stamattina invece di sentire il tocco delicato delle sue labbra, vengo spinto di malo modo da una manona dalla delicatezza di un elefante. Chiaramente non si tratta della mano di Em, bensì di quella di Top che con malagrazia mi spintona via dall’esile Em in procinto di darmi il solito buongiorno.
Em ed io ci voltiamo a fissarlo increduli e Seung-Hyun per un attimo si vede perso non sapendo cosa dire. Fortuna per lui, giunge Daesung con a seguito un corteo di uccellini cinguettanti, cuori, arcobaleni e piccoli Doraemon che distribuiscono frecce di cupido.
«Buongiorno a tutti miei cari.» sospira mandando un bacio e stavolta le nostre occhiate incredule sono rivolte a lui. «Non trovate che questa sia una mattinata meravigliosa?» domanda, avvicinandosi quasi fluttuando a noi e porgendo una margherita presa chissà da dove ad Em che la prende sorpresa. Top sembra sul punto di scoppiare e il desiderio di strapparle il fiore di mano è scritto a caratteri cubitali sul volto contratto in una smorfia di fastidio.
«Buongiorno oppa, grazie.» Em è la prima a salutarlo.
«Giorno …» alzo una mano io, mentre Top si limita ad un grugnito sommesso a cui Daesung sembra non far caso.
«Per quale motivo, mia cara, hai lasciato la tua soave voce risuonare con tanto gaudio per la casa?» domanda Daesung prendendole una mano. Seung-Hyun inizia a fissare prima lui, poi le mani in cagnesco.
«Daesung? Ti prego, parla come mangi!» sbotto spazientito e reprimendo uno sbadiglio.
«Se ti riferisci alle urla, è perché Ji è un fottuto pervertito!» replica Em ancora rossa in viso.
«Perché? Cos’ha fatto?» chiede Top fumando quasi dalla rabbia.
«Oh, mia cara Em. Per quale infausto motivo dici ciò? Il suo è solo un modo di esprimere il suo amore crescente e straripante che idiota com’è, non è in grado di esprimere e …» blatera Daesung con fare sognante, mentre Em lo fissa confusa, indecisa se picchiarlo o chiamare un manicomio.
«Ma quale amore e amore!» sbotta Seung-Hyun dividendo le mani dei due, sotto lo sguardo confuso di Daesung.
«Appunto, Daesung. Che blateri?! Era solo segno che non scopo da troppo tempo.» spiega Ji Yong, facendo il suo ingresso in cucina con un maglione a collo alto e i capelli scombinati.
«Fai schifo!» esclama Em fissandolo rabbiosa. E non ci sarebbe nulla di strano in tutto ciò se non mi rendessi conto che c’è un piccolo particolare che stona con la nostra solita normalità: Ji Yong evita il contatto visivo con Em. E mentre continuano a parlare, lui non la guarda nemmeno una volta, quando in genere la sfida con lo sguardo, con la solita malizia che permea dai sui occhi. Qualcosa è cambiato …
«Daesung?» chiama Taeyang raggiungendoci in cucina. «Smettila di cogliere le margherite dai vasi della vicina o non la smetterà di sbraitare!»
«Bé in realtà quelle soavi urla provenivano dalla piccola Em.» cinguetta Daesung, sbattendo le ciglia piano e risultando convinto delle sue parole.
«Soavi urla? Io direi snervanti gracidii!» lo corregge Ji versandosi del caffè.
«Mai snervanti quanto la tua voce lagnosa.» sbotta Top sorprendendo non poco me e Taeyang con quest’affermazione. Ji in risposta sbuffa una risatina prima di parlare.
«O quanto i tuoi raptus di gelosia immotivati.» Ji fissa negli occhi Seung-Hyun con un sorriso di sfida.
«No, fanciulli! Non litigate per codeste sciocchezzuole!» interviene Daesung e a questo punto non reggo più, gli assesto un pugno in testa. «Ahio!» si lamenta, senza perdere però il suo sorriso demente.
«Una gabbia di matti …» sospira Taeyang iniziando a mangiucchiare qualcosa di indefinito.
«Hai preso le medicine?» chiede Em a Ji di punto in bianco, sotto lo sguardo attento di Top e quello demente di Daesung.
«Sì le ho prese …» risponde placido Ji sempre senza guardarla.
«Hai messo una maglietta sotto il maglione?» chiede ancora la ragazza, come sempre apprensiva.
«Sì, sì …» risponde sbuffando scocciato Ji.
«Misurato la febbre?» domanda ancora Em.
«Em, smettila di fare la mammina! Sto bene, non rompere!» ribatte Ji, con la sua solita educazione da scimpanzé.
«Fa vedere.» ribatte Em alzandosi sulle punte per toccare con la mano la fronte del leader. Ma Ji gliela scosta bruscamente, non lasciandosi nemmeno sfiorare.
A questa scena a dir poco anomala, tutti noi rimaniamo perplessi: Taeyang resta con un biscotto a mezz’aria fissando Ji ad occhi sbarrati; Daesung perde la sua aura da ebete in love; io lo guardo al di sopra delle lenti, pensando di aver visto male; Em lo guarda ferita, mentre ritorna con i piedi ben piantati a terra e si porta la mano, ora chiusa a pugno, verso l’addome; Seung-Hyun fissa prima sorpreso la scena, poi colpisce con non poca forza Ji Yong dietro la testa, facendogli vedere le stelle.
«Ma sei cretino?! Che cazzo vuoi?» urla GD toccandosi la nuca dolorante.
«Ti sembra il modo, Ji? È preoccupata per te e tu la tratti così?» domanda Top con un’espressione di sdegno. Noi altri osserviamo in silenzio. «Sei proprio un coglione.» afferma poi amareggiato.
«Seung-Hyun, lascia stare.» interviene Em con un sorriso, dato la mancata risposta di Ji Yong. «Dimenticavo che a Ji piace essere toccato solo da donne corpose e mutande al posto delle gonne.» sbotta prima di allontanarsi e sedersi al tavolo con Taeyang per mangiare qualcosina.
Cala il silenzio. Un silenzio pesante che trasuda tutta la tensione accumulata. Ji è come assorto nei suoi pensieri, mentre Top è un mix di preoccupazione per Em e rabbia malcelata per Ji. Taeyang ricomincia a mangiare senza convinzione, deluso dal comportamento dell’amico. Interviene Daesung a rilassare gli animi:
«Ehi Em! Domani vai al corso?» chiede all’improvviso con voce allegra e alleggerendo un po’ la tensione.
«Sì, perché?» domanda lei rubando la tazza di caffè dalle mani di Ji, ristabilendo così il clima di socievole litigiosità di tutte le mattine.
«Posso venire con te?» chiede implorante Daesung, congiungendo le mani e strizzando gli occhi. «Tipregotipregotipregotipregotiprego!» implora con un sorrisone a trentadue denti che fa sorridere Em.
«Dì la verità, vuoi vedere Juno, eh?» domanda retorico Taeyang, sorridendo divertito anche lui.
«Non dire il suo nome!» urla Top, ma è troppo tardi. Daesung ha di nuovo gli occhi a cuore e arcobaleni e unicorni che gli volano intorno. «Troppo tardi …» sospira poi Seung-Hyun coprendosi con la mano il volto e lasciando ciondolare la testa.
«Juno … oh! Che nome soave il suo! Ma mai più bello del suo viso rotondo e i capelli lisci come seta!» comincia Daesung in una sorta di poesia smielata. Oddio, salvatemi!
«Ok, ok, ho capito. Vieni con me al corso domani.» lo interrompe Em ridendo per non piangere a tale manifestazione d’amore. «Ma basta con i monologhi alla Romeo e Giulietta
«Ok. Sì. Muto. Come un pesce.» annuisce Daesung fingendo di chiudersi la bocca a mo’ di cerniera.
La colazione riprende normalmente, come se nulla fosse successo, o quasi … Ji Yong resta un po’ più in disparte del solito e parla solo se interpellato; Seung-Hyun cerca di comportarsi normalmente ma la sua tensione è tangibile; Taeyang è e non è con noi, a tratti assorto dai suoi oscuri pensieri; Daesung, nei suoi vaneggiamenti da uomo colpito da un fulmine a ciel sereno di nome Juno, lascia comunque trapelare qualche occhiata di preoccupazione verso il leader e la ragazza. Ed Em … bé pulce è sempre stata brava a nascondere i suoi sentimenti e anche quando sta per morire dentro, mantiene il sorriso. Tuttavia oggi, riesco anch’io ad intravedere la sua ferita dietro quella facciata di gentilezza che dedica a tutti.
Volete un resoconto alla Victory su questa faccenda? Eccovi accontentati! Partiamo con il caso più semplice: Daesung. È talmente cotto che gli si potrebbe rivelare che Juno è un uomo e lui l’accetterebbe comunque! A mio parere è irrecuperabile. Taeyang. Nessuno sa dove va e cosa fa, ma per me si è ficcato in qualcosa di grosso. Spero per lui che non sia grave … Seung-Hyun è in fase “voglio la mia libertà” contro il leader e quindi sembra interessato ad Em. Non riesco però a capire se sia davvero interessato a lei o lo fa solo per far indispettire Ji Yong. Chissà … Em è strana. Sembra più stanca e sfibrata del solito, ma è inutile chiederle il motivo, tanto non lo dirà mai. Infine GD … lui sì che mi preoccupa. Al di là del suo tenore di vita che non è mai stato, come dire, stabile, c’è qualcosa di strano che lo affligge. Qualcosa che a quanto pare è collegato ad Em … ma non vorrei azzardare ipotesi errate, così per il momento mi astengo. Ed io, povero maknae, sono spettatore di tutta questa situazione incapace di fare qualcosa per aiutarli. Mi sento inutile … Forse dovrei iniziare ad indagare un po’ di più su di loro, magari potrei trovare un modo per dare loro una mano.
Ah, mi sa che oggi all’YG non saremo capaci di fare un tubo, tra uno innamorato, uno teso, l’altro misterioso e un leader afflitto, i rimproveri voleranno. E come sempre, verrò coinvolto anch’io! Uffa!

 

~*~*~*~*~

 
Odio ammetterlo, ma mi ha fatto male. Il suo rifiuto mi ha ferita. Non mi ha mai negato un contatto fisico, mai. Anzi, sono sempre stata io ad allontanarmi da lui quando avevo l’impressione che il contatto andasse oltre l’amicizia. Ma questa volta potrei dire di essermi sentita quasi morire.
«Il grigio non ti dona.» afferma zia Jun comparendo all’improvviso come sempre e facendomi trasalire. Con un sospiro, rinuncio a rammentarle che non deve comparire così e chino il capo ad osservare la maglia blu che cade morbida sui jeans chiari. Intuisco così che con “grigio” non si riferisse ai miei vestiti, ma al mio umore. «Sei uscita presto stamattina.» aggiunge sedendosi sulla poltrona più vicina. «Dovevi forse far sorgere il sole?» mi chiese innocente, così le sorrido.
«No, zia. Quello non è compito mio …» sorrido. Per fortuna aggiungerei! «Diciamo piuttosto che dovevo svegliare un caprone.» spiego chiudendo il libro, tanto so già che non riuscirò a studiare nemmeno stamattina.
«Oh …» annuisce seria. «I caproni sono difficili da svegliare.»
«Già …» ammetto.
«E ci sei riuscita?» mi chiede.
«Sì.»
«E allora perché tutto questo grigiore? Ti ha investito forse un temporale?» domanda mia zia preoccupata.
«Non ha voluto che lo toccassi. Si lascia toccare da tutti, ma questa volta non si è lasciato toccare da me …» le spiego ignorando io stessa il motivo per cui glielo stia dicendo. Evidentemente questa cosa mi ha talmente scossa che sento il bisogno pressante di dirlo a qualcuno.
«E questo ti ha reso grigia?» chiede zia Jun, completamente immersa nella conversazione.
«Sì …» sibilo.
«Deve proprio essere il tuo caprone preferito, se questo è bastato a renderti così grigia …» osserva pensierosa mia zia, lasciandomi interdetta. Ji Yong non è il mio caprone preferito! Oh meglio, sì, lo è, ma non nel senso a cui allude mia zia! Un momento … lei non allude proprio a niente! Sono io che mi sto costruendo castelli per aria! Qualcuno fermi il mio cervello confuso! «E quando ritorna Mingherlino?» domanda interrompendo il flusso dei miei pensieri.
«Chi?»
«Mingherlino! Quello con cui ho scommesso la tua mano.» precisa zia Jun con un sorriso furbo.
«Oh … Soo. Non lo so.» rispondo.
«Dovrebbe venire più spesso. Con lui sei come la sera.» mi dice sorridendo.
«Come la sera?» domando non capendo.
«Sì … placida e serena … come la sera.» spiega, per la prima volta da tanto tempo in modo non criptato.
«Serena, dici?» sorrido tra me e me, pensando al calore che Soo emana e che vuole a forza trasmettermi con la sua gentilezza.
«E l’amico di Mr. Wingle? Lui quando viene?» domanda poi zia Jun, evidentemente interessata a parlare della mia pseudo vita sentimentale.
«Seung-Hyun è … molto impegnato.» replico e questa non è di certo una bugia.
«Con lui sei un pulcino azzurro.» descrive sognante e non riesco a reprimere una risata.
«Un pulcino azzurro?» deve aver visto qualche cartone animato prima di venire a parlare con me.
«Sì, ti senti protetta come un pulcino dalla mamma e sei azzurra perché felice e allegra.» continua mia zia e mi sembra stranamente lucida.
«La sera … un pulcino azzurro …» ripeto tra me e me con un sorriso. Mi piacerebbe essere la sera, ma anche il pulcino azzurro è carino. Ma cosa sto blaterando?!
«E il caprone?»
«Come?» domando, sperando di aver capito male.
«Il caprone non viene più a casa?» sorride zia Jun e mi si chiude il cuore in una morsa, mentre la fisso ad occhi sbarrati. Non può aver capito che il caprone è Ji, no? «Quell’imbecille non riesce proprio a capire quando qualcuno gli vuole bene … Prendi Mr. Wingle  per esempio, lo ama e vuole sempre stare con lui, ma lui lo caccia via in continuazione … Non capisce nulla. Non si sa rapportare con coloro che lo amano …» continua ed ora ho la conferma che sì, aveva capito di chi stavo parlando.
«Zia … se con Soo sono la sera e con Seung-Hyun sono un pulcino azzurro, con il caprone chi sono?» le domando curiosa di sentire la sua risposta.
«Te stessa.» risponde lieve sorridendomi. «La meravigliosa, dolce e multicolore Em che solo pochi conoscono davvero.» mi accarezza il volto, mentre resto senza parole. «Oh! È l’ora degli anime della mattina!» sobbalza all’improvviso, alzandosi e ritrovando la sua infantilità. «Volo, corro, annego, arrivo! Anime! Ah!» corre verso la sua stanza e per poco non inciampa nei suoi stessi piedi, rimanendomi sola a pensare a quello di cui abbiamo appena parlato.
Sera, pulcino azzurro, me stessa …
Riuscire ad essere se stessi non è una cosa in cui tutti riescono. Molti non ne hanno nemmeno la possibilità, non hanno qualcuno con cui esserlo. Io sono fortunata a riuscire ad essere me stessa con Ji Yong, ma essere me stessa “Em” significa continuare a lottare da sola in questa vita estenuante e deludente. Nonostante io sia giovane, sono stanca di combattere ed essere da sola. Ora come ora, preferirei essere la serena sera oppure ancora meglio il protetto e felice pulcino azzurro.




NOTA DELL'AUTRICE:
salve popolo di efp! XD Eccomi qui con un obbrobrioso capitolo, più corto degli altri, ma a minore distanza dall'ultimo. Spero abbiate apprezzato :) in caso contrario mi piacerebbe ricevere le vostre critiche, consigli o anche rimproveri se li merito XD Ovviamente oltre alle cose brutte, mi fa piacere sapere anche se vi è piaciuto o cosa avete preferito :D Ringrazio sempre tutti di leggere questa umile Ff e ringrazio in particolare coloro che hanno la pazienza di recensire <3 Vi lovvo tutti! *^* Infine chiedo perdono per eventuali errori grammaticali, lessicali o qualunque essi siano XD Spero a presto :3
Kisses and love <3 

Myuzu

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Capitolo 18
*** Inconscio ***


*InCoNsCiO*



-Oggi non possiamo vederci. Ho un impegno con mia figlia. Ti chiamo appena posso. Ti amo, Hara.-
Il solo pensiero che oggi non la vedrò mi fa sentire ancora più stanco di quanto io in realtà già sia. Qui, chiuso in questa sala prove con gli altri, mi sento soffocare. L’unico posto in cui ora starei bene è tra le sue braccia o semplicemente accanto a lei a chiacchierare del più e del meno davanti ad un buon caffè. Ed invece sono qui a prendere rimproveri su rimproveri scaturiti per una volta, non dall’imbranato Top, bensì dall’estremamente distratto GD. Mi è già capitato vederlo distratto, ma in questo momento sta per raggiungere i massimi storici! Che abbia dimenticato tutta la sua coordinazione a casa? Perfino Top balla meglio di lui! Mi piacerebbe proprio sapere cosa gli passa per la testa …
«Aish! Facciamo una pausa!» urla l’istruttore scomparendo dalla sala, diretto verso un’uscita di emergenza per poter bearsi il velenoso fumo di una sigaretta e sono sicuro che considerando l’incazzatura attuale, di sigarette ne fumerà almeno tre prima di tornare!
«Sapevo che se la sarebbe presa anche con me …» sospira il makane steso a terra a stella, mentre Daesung e Seung-Hyun fanno rifornimento d’acqua.
Mi avvicino a Ji Yong steso anche lui sul pavimento. Il torace fa su e giù in affannosi respiri, mentre un braccio gli copre gli occhi lasciando scoperta solo la bocca contratta in una smorfia.
«Brutta giornata?» chiedo, sedendomi a gambe incrociate accanto a lui.
«YongBae non è il momento …» mormora, restando nella stessa posizione.
«A quanto pare, con te non è mai il momento.» osservo neutro.
«Prova a prendere un appuntamento.» mi suggerisce con un sorriso sghembo. «Dovrei avere un buco libero una di queste notti.»
«Non ci tengo ad essere una delle tue puttanelle.» scherzo ridendo e lui ride con me, senza scoprirsi gli occhi. «Allora?» chiedo.
«Allora cosa?» domanda lui, tornando serio.
«Di cosa vogliamo parlare per primo: del motivo per cui stai facendo egregiamente schifo o dell’episodio di stamattina?» spiego, aspettando che inizi a parlare da solo come suo solito quando si sfoga con me.
«Sto facendo schifo perché ho la febbre ed ho sonno e non capisco di che episodio parli.» risponde placido.
«Ji, lavoriamo qui da anni e ti assicuro che più di una volta stavi quasi per morire per la febbre troppo alta o altro, ma ti sei sempre esibito perfettamente. Quindi vai a raccontare questa commovente palla a qualcuno che non ti conosca come le sue tasche!» gli dico inasprendo un po’ la voce. Lui continua ad ignorarmi con il suo silenzio assillante. «Cosa è successo con Em che ti ha ridotto in questo stato?»
«Non è successo niente …» mormora piano.
«Ji, perché devo strapparti le parole di bocca con la pinza!?» sbotto innervosendomi.
«Nessuno ti ha detto di farlo.» replica istigandomi.
«Sto cercando di aiutarti …» sospiro.
«Nessuno te l’ha chiesto.» ribatte ancora atono.
«Ji Yong! Sei proprio un ingrato!» lo accuso incredulo.
«YongBae …» pronuncia il mio nome con serietà mai vista da lui, prima di alzare il braccio e fissarmi di sbieco senza muoversi dalla posizione supina in cui sta. «Anche tu dovresti dirmi un sacco di cose e anch’io vorrei aiutarti. Ma tu non vuoi dirmi niente.» spiega piano. Io ascolto in silenzio. «Tuttavia non ti costringo, né mi procuro delle pinze per strapparti le parole di bocca.» conclude chiudendo gli occhi e adagiando nuovamente il braccio su di essi.
Segue un attimo di silenzio in cui penso ad Hara e all’immenso amore che provo per lei. Se raccontassi la mia situazione a Ji Yong, mi capirebbe? Mi appoggerebbe o mi accuserebbe di essere uno sfascia famiglie quale realmente sono? Sarebbe dalla mia parte o gli farei talmente ribrezzo da non rivolgermi più la parola? D’altronde il mio è un amore profondo, per quanto possa essere sbagliato, è autentico. Ji Yong è in grado di comprendere un sentimento del genere? Non credo. È troppo presto perché si renda conto che anche lui è travolto da un sentimento simile. Di conseguenza, non potrebbe mai capire.
«Sarà anche vero che io non ti dico nulla …» ricomincio rasserenato. È bastato pensarla un attimo per farmi sentire meglio. «Ma la mia situazione non ha risvolti catastroficamente negativi sul nostro lavoro.» questa è una vera e propria frecciatina nei suo confronti, che lui incassa senza dire niente e cominciando a pensare ad arrendersi e confidarsi con me.
Sospira e con uno slancio delle gambe si mette a sedere di fronte a me, gambe incrociate e sguardo serio e confabulatorio.
«Ok …» sbuffa. «Ma non dirlo a nessuno.» dice a bassa voce, avvicinandosi un pochino.
«Ho mai detto qualcosa?» chiedo retorico e lui annuisce con un sorriso, sicuro che non lo tradirei mai. E vi assicuro che su questo ci può scommettere la vita! «Allora cosa è successo con Em?» gli richiedo e il suo sguardo inizia a vagare per la sala senza sapere dove soffermarsi. I lineamenti del suo viso contratti in una lieve smorfia di imbarazzo.
«In realtà … non è successo proprio nulla …» inizia e resto perplesso, così lui continua. «Più che altro mi ha scombussolato un sogno che ho fatto stanotte o meglio stamattina.»
«Oh …» esclamo annuendo. «Che sogno hai fatto?»
«Bé ecco … come dire …» prende tempo ed io lo fisso per sollecitarlo a muoversi. «Ero in camera mia ed ero in procinto di … sai … cioè …»
«In procinto di?» chiedo non capendo minimamente il motivo del suo imbarazzo.
«Di … di farlo! Ecco! Stavo per farlo con una.» racconta con la faccia di uno che sta sudando sette camicie.
«E da quando ti imbarazza questa cosa?» domando scettico.
«Non è che m’imbarazza … è che …» si blocca di nuovo, le sue guance leggermente arrossate e i denti a torturare le unghie già troppo corte. E capisco.
«Oh.Mio.Dio.» esclamo ad occhi sbarrati. «Hai sognato di andare a letto con Em?» domando e la sua faccia da pesce lesso con tanto di colorito violaceo e occhi sbarrati mi urla: “Sì!” «Oh, cavolo Ji! Non mi aspettavo che la tua perversione arrivasse a tanto. Dai! È di Em che stiamo parlando. La casta, dolce e pura Em! Se fai sogni erotici anche su di lei, sei un pervertito da ricovero.»
«Ssssh! Non urlare, maledizione!» mi zittisce agitandosi. «Non è andata proprio così!»
«Ah no? Perché?» domando sogghignando.
«Perché non l’abbiamo fatto. Cioè mi sono svegliato …» spiega e noto che sembra piuttosto dispiaciuto di ciò.
«E volevi anche aspettare di fartela prima di svegliarti, eh? Che pervertito!» lo rimprovero, non riuscendo a trattenermi dal ridere.
«Non ho detto questo, assolutamente!» cerca di dire, rosso in viso.
«Non l’hai detto ma l’hai pensato. E non mentire.» colpito e affondato! Continuo a ridere incapace di fermarmi.
«Comunque non è che io volevo stare con Em. Cioè … all’inizio del sogno, non sapevo chi fosse la ragazza. Pensavo fosse una delle tante quindi non mi sono applicato più di tanto.» riprende, guardando altrove e ignorando le mie risa. «Quando poi ho aperto gli occhi e mi sono accorto che era lei, mi sono pentito! Ti giuro! Non volevo che succedesse una cosa del genere. Non sapevo cosa fare. Se ne stava lì ferma, mezza nuda …»
«L’hai vista nuda?» gli chiedo. Sta grave se l’ha sognata nuda!
«No, mezza nuda.» precisa con un mormorio.
«E com’è mezza nuda?» domando malizioso, per stuzzicarlo.
«Belliss- … Ma YongBae! Che cazzo di domande mi fai?!» arrossisce ancora e mi chiedo come faccia ad essere tanto idiota da non rendersi conto che è innamorato di lei.
«Bé, era a scopo informativo.» dico cercando di darmi un contegno con le risate.
«Comunque io mi sono pentito e sono rimasto fermo come uno stoccafisso a fissarla.» continua a raccontare fissandosi le unghie mangiucchiate. «Era Em, sicuro. Ma era diversa, più sensuale, più provocante.»
«Più sexy?» ipotizzo.
«Eh, sì, quello.» conferma imbarazzato.
«Poi?» lo incito a continuare.
«Mentre pensavo a cosa fare, lei si alza e mi bacia» continua sbarrando lievemente gli occhi. «Rimango spiazzato e non so cosa pensare. Poi alla fine penso che dato che il guaio l’ho fatto, tanto vale godermelo!» spiega con l’aria di uno che ha tutte le ragioni dalla sua. «E così comincio a baciarla e … e …»
«E?» lo sollecito curioso di sentire il resto.
«Lei era … wow! Mai visto una verginella tanto capace!» esclama estasiato come se tale cosa fosse successa davvero. «Si sistema su di me e comincia a … a toccarmi e quando stavo per cominciare a sentire le stelle …» alza le spalle con un’espressione contenta. «Ecco che suona quella stramaledetta sveglia!» impreca sgonfiandosi e con lui anche la sua contentezza.
«Capisco …» annuisco piano studiando il suo volto: la sua delusione è tangibile. Avrebbe voluto finire il sogno, anzi, oserei dire che avrebbe voluto che il sogno fosse vero.
«Era così … vero. Così reale, che …» balbetta cercando di farsi capire.
«Che?» lo esorto, incapace di starmene zitto. In questo momento, vorrei solo prenderlo a sberle per la sua ottusità! Come fa a non rendersi conto di provare qualcosa per lei?!
«Che mi sono emozionato … capisci?» sussurra ancora più piano.
«Emozionato?» faccio una pausa assumendo un’espressione dubbiosa. «Ah!» esclamo battendo le mani. «Hai avuto un’erezione!» lo addito.
«Urla un po’ più forte che nella sala insonorizzata al piano superiore non ti hanno sentito!» sbotta GD incavolato, alzandosi e allontanandosi da me.
«Dai, Ji! Non ho mica urlato!» replico raggiungendolo. «Perciò Em era arrabbiata. Ha scorto la tua … come dire … felicità e ti ha preso per un maialino. Quale sei d’altronde!» sogghigno. Ora mi è tutto chiaro. «Deve esserti proprio piaciuto per averti causato una tale reazione …» osservo annuendo serio.
«Eh?! No, no. Per niente.» nega nervoso prendendo una bottiglina d’acqua. «E poi era solo un sogno. Non significa niente.»
Lo scruto con cipiglio serio mentre sorseggia un po’ d’acqua dalla bottiglia e il mio desiderio di prenderlo a pugni è sempre più forte.
«Se è stato solo un sogno, allora perché non hai guardato Em nemmeno una volta negli occhi stamattina?» gli chiedo e lui mette giù la bottiglina, dedicandomi l’espressione più confusa che abbia mai dipinto il suo volto. «Perché non le hai permesso di toccarti? Perché hai scacciato via la sua mano in quel modo?» insisto fissandolo negli occhi. «Pensaci bene, Ji. Se fosse stato solo un sogno, ora come ora, l’avresti raccontato ad Em e vi stareste facendo quattro risate sopra. Ma stavolta è diverso, vero?» la sua espressione confusa si tramuta in una stupita, mista ad un lieve timore. «Renditi conto che questo sogno è un messaggio dal tuo inconscio.» gli dico dandogli una pacca sulla spalla e allontanandomi.
Io quel che dovevo dirgli, l’ho detto, ora tocca a lui capire di provare qualcosa in più per Em. A mio parere è sulla buona strada e il sogno dovrebbe aprirgli gli occhi. Tuttavia, considerando la sua idiozia crescente, non sono sicuro che capirà. Piuttosto, sono dell’idea che scapperà, come ha sempre fatto. E temo che correrà nell’unica soluzione che lui conosce: staccare la spina, nel modo più sbagliato di farlo …
«YongBae?» mi chiama scuotendomi dai miei ombrosi pensieri e mi volto verso di lui. «Quale sarebbe questo messaggio?» chiede e mi rallegro all’idea che questo sia già un bel gran passo avanti. Sta ammettendo che la situazione è diversa. Con questa domanda, dimostra di aver capito che qualcosa è cambiato e di voler sapere cosa sta succedendo. Magari questa volta non scapperà …
«Che Em non ti è poi così indifferente.» mi limito a rispondergli e con un sorriso gentile e un’alzata di spalle, mi allontano definitivamente lasciandolo ai suoi grattacapi e ai suoi perché, sperando che non si faccia guidare dalla sua codardia e paura di amare davvero.

 

~*~*~*~*~

 
Passare tutta la giornata a fare pulizie, pensando che sarebbe meglio studiare visto l’esame imminente e non riuscire quindi a concentrarsi su nulla è esattamente quello che ho fatto oggi. Saròstata più o meno un’ora a lavare lo stesso pavimento del bagno, che a fine pulizia mi sembra più che lucido, consumato. Sono talmente scossa e disorientata che non capisco più nulla. Ho il disperato e pulsante bisogno di trovare qualcuno che mi possa distrarre. Dato che Ji mi ha rifiutato un minimo e insulso contatto, probabilmente presto o tardi, non vorrà più essere il mio porto sicuro. Non vorrà più essere il mio consolatore. Probabilmente si è stufato di me, delle mie pesanti critiche, dei miei insignificanti consigli, della mia presenza e di tutti i problemi che mi porto con me. Probabilmente si è stancato di consolarmi, di ascoltarmi, di accudirmi nel suo modo assurdo e particolare di farlo. Prima o poi, mi sbatterà le porte in faccia lasciandomi annegare da sola, nella mia pozza di disperazione e nei miei problemi. E non gliene farò una colpa. Perché so perfettamente di essere io stessa un problema, di essere un peso. Come lo ero per mia madre …
Crack! Distratta dai miei pensieri, mi è scivolato un bicchiere di mano, frantumandosi sul pavimento. Abbasso lo sguardo e fisso i pezzi sparsi per tutta la cucina, mentre inizio a piangere silenziosa, senza un apparente perché. Basta! Devo distrarmi.
Prendo il cellulare e se per sentirmi meglio chiamo sempre Ji Yong, ora che è proprio lui il motivo del mio malumore, chi chiamo? Opto per la prima persona che mi viene in mente e mi pento della mia scelta non appena sento il primo squillo nel telefono. Ma ora è tardi. Anche se attaccassi ora, troverebbe comunque la mia chiamata e sarebbe ancora più imbarazzante. Ma perché ho scelto lui? Tra le varie persone cui avrei potuto telefonare, perché proprio lui? Il cuore inizia a battermi forte nel petto, mentre una strana ansia si impossessa di me. Se non risponde è meglio, ma poi troverà la mia chiamata e mi richiamerà e sarà ancora più imbarazzante! Quindi meglio che risponde ora, gli dirò che ho sbagliato numero e che quindi ne ho semplicemente approfittato per salutarlo, tutto qui. Sì, sì può andare.
Ma purtroppo per i miei malefici piani, non risponde e mi sento la persona più ipocrita del mondo dato che mi sento rilassata per non dover affrontare la chiamata e allo stesso tempo scocciata dal fatto che non mi abbia risposto. Cavolo! ma che mi prende? Per quale motivo dovrei essere infastidita?
Sbuffo arrendendomi alla mia confusione e decidendo di pulire il pavimento dai frammenti del bicchiere, prima che mia zia possa venire e farsi male. Nel momento in cui mi chino, il telefono squilla e mi immobilizzo per un secondo, prima di catapultarmi sul cellulare, emozionata quanto un bambino piccolo che scorge i regali sotto l’albero di Natale! E leggendo il suo nome, il mio cuore si arresta un millisecondo, per poi ricominciare la sua corsa. Nella mia più totale confusione, rispondo.
«Pronto?» chiedo tremolante, pur sapendo che si tratta di lui.
«Ciao Em, mi hai chiamato?» la voce bassa di Seung-Hyun è puro calore che mi attraversa le vene. E mi sboccia un sorriso timido di fronte alla nota di preoccupazione che giunge alle mie orecchie.
«Sì …» sussurro incapace di dire altro.
«Scusami se non ti ho risposto, stavo provando. È successo qualcosa?» chiede ansioso.
«No, nulla. Ho solo rotto un bicchiere …» ma che cavolo dico?! Mi colpisco la fronte con il palmo aperto.
«Rotto un bicchiere? Ti sei fatta male? Hai bisogno di aiuto?» domanda apprensivo.
«No, no, non è per questo che ho chiamato. È solo che …» blatero non sapendo cosa dire o come rimediare a quello che ho detto.
«Dimmi Em.» mi invoglia gentile.
«Nulla, sul serio. Non so nemmeno io perché ho chiamato. In bocca al lupo per le prove, ciao.» affermo più che imbarazzata, pronta per attaccare.
«No, Em, aspetta!» mi ferma alzando la voce, così mi blocco.
«Non … non voglio rubarti tempo …» sussurro mortificata.
«Come stai?» mi chiede, ignorando la mia affermazione. Resto in silenzio. Infondo ho chiamato proprio per questo, no? Per parlare con qualcuno. Ma posso parlarne con lui? «A me puoi dirlo, Em.» aggiunge ed io sospiro, scegliendo di confidarmi con lui.
«Sto bene … più o meno … più meno che più.» borbotto raggomitolandomi su una sedia e mangiucchiandomi l’unghia dell’indice.
«Dì la verità.» mi invita gentile.
«Sto uno schifo.» ammetto serrando la mascella per non ricominciare a piangere.
«Ora va meglio.» ride lievemente di fronte alla mia sincerità.
«Già.» rido anch’io piano, mi sento già leggermente meglio. «Il punto è che non me lo sarei mai aspettato da lui. Cioè! Io mi preoccupo per lui e lui si comporta così! Non è la prima volta, ma oggi era diverso.» inizio a spiegare, di nuovo le lacrime agli occhi. «Nel suo gesto c’era una freddezza che non mi aveva mai riservato … nemmeno quando litighiamo è così freddo e distaccato.» faccio una pausa. «Non capisco cosa gli ho fatto …» mi lascio sfuggire un singhiozzo. Mi sento una stupida bambina patetica. Come posso piangere per una cosa del genere?! Sono proprio una bambina.
«Em, tu non hai fatto nulla. È lui che ha qualche problema! Dovresti vederlo: non ha azzeccato nemmeno un passo!» mi consola Seung-Hyun sicuro. «Ti giuro, non mi sono mai sentito così un perfetto ballerino! Se lui ballasse sempre così, io potrei andare a fare i balletti all’opera!»
Scoppio a ridere all’idea del rapper Top in calzamaglia a saltellare sulle punte su un palco. E lui ride con me. La sua risata è rassicurante, è calorosa, mi fa stare bene. La sua risata mi piace.
«Grazie.» gli dico sincera, cercando di trasmettergli tutta la mia gratitudine.
«Quando vuoi …» mi dice gentile e segue un attimo di silenzio, prima che la voce di Daesung risuonasse nel cellulare, chiamandolo a gran voce. «Em, scusami, ma devo andare.» si scusa mortificato. «Devo tornare alle prove …» aggiunge annoiato.
«Non ti preoccupare, anzi, scusami per averti interrotto.» gli dico pronta per salutarlo.
«Non lo dire nemmeno! Sono contento di averti sentito, davvero. Chiama pure quando vuoi!» dice tutto d’un fiato e sorrido automaticamente.
«Ok. Grazie ancora.» replico timida.
«Di nulla.» risponde piano, con voce dolce.
Attacco la telefonata e resto a fissare il cellulare con aria assorta e un sorriso ebete in volto.
«Cosa vedono i miei occhi!» la voce di mia zia che entra in cucina all’improvviso mi fa trasalire. «Sbaglio o è un grazioso pulcino azzurro?» sogghigna coprendosi le labbra sorridenti con una mano.
Le sorrido ignorando come possa aver capito che parlavo con Seung-Hyun.
Non è poi così male essere un pulcino azzurro.
 

~*~*~*~*~

 
Sono stanchissimo, ma nonostante ciò, mi rialzo sotto invito dell’istruttore, tornato dopo la sua dose di nicotina e di speranza che Ji Yong abbia ritrovato la sua coordinazione.
«Hyung, dov’è Top?» chiedo a Daesung.
«Sta parlando al cellulare di là.» risponde lui gongolante.
«Con chi?» domando curioso.
«Oh, mio dolce maknae,» dice Daesung circondandomi le spalle con un braccio «con chi potrebbe mai parlare?» domanda retorico guardando con occhi smielati un punto indefinito del soffitto.
«Ed io che ne so.» rispondo cercando di divincolarmi dal suo abbraccio.
«Ma con la sua amata, no?» replica Daesung, ovvio.
«Perché? Seung-Hyun ha un’amata?» domanda sinceramente curioso Taeyang.
«Si direbbe di sì. Non vedete tutti quei cuori e uccellini canterini che gli girano intorno mentre parla al telefono?» sogghigna Daesung, suscitando la gioiosa risata di Tae e la mia irritazione.
«No. Non vedo nulla.» sbotto scrollandomi il suo braccio dalle spalle. «Perché non c’è nulla! È nella tua testa che ci sono uccellini canterini e solo Dio sa cos’altro!»
«Ma andiamo Ri!» comincia Daesung congiungendo le mani con fare teatrale. «Apri anche tu le porte all’amore!» sorride come un ebete aprendo le braccia verso di me.
«Dae, lascia stare il maknae e va a chiamare Seung-Hyun, dobbiamo ricominciare.» afferma Taeyang sorridendo e dando un pacca sulla spalle del gaio Daesung, convincendolo così ad allontanarsi salvandosi dal mio istinto omicida.
Quando ritornano in sala, Seung-Hyun ha un sorriso a trentadue denti stampato in volto e sembra ebete quasi quanto Daesung che lo precede di qualche passo.
«Sei di buon umore, hyung?» domanda sorridente YongBae.
«Ahà!» annuisce Top, mettendosi in posizione per la coreografia.
«E come mai?» chiedo io curioso.
«Te l’ho detto! Parlava con la sua amata!» sbotta Daesung con aria saccente.
«Non è la mia amata!» replica Top sulla difensiva, zittendo Dae che mette il broncio. Ma dura poco, dato che ricomincia a girare in tondo come se volesse afferrare farfalle immaginarie.
«Allora con chi parlavi?» insiste Taeyang molleggiando sulle gambe, pronto per ricominciare.
«Con un’amica.» ribatte pronto, Seung-Hyun.
«Solo un’amica?» chiedo io sogghignando.
«Solo un’amica.» conferma lui.
«Scommetto che sarà la solita tipa, arrampicatrice sociale, che ti ha affascinato con la palla del “solo amici” e che ti spalmerà su di un letto quanto prima, solo per diventare la ragazza di Top e di conseguenza famosa.» sbotta Ji Yong con un sorriso cattivo, ma al contrario di quello che noi altri ci aspettiamo, Top resta neutrale, anzi, sorride calmo.
«A dire il vero,» comincia a ribattere «parlavo con Em.» afferma e vi sposso assicurare, parola di panda, che non ho mai visto una tale espressione sul volto di GD: un misto di sorpresa, rabbia, delusione, paura e rancore. Il tutto, insieme, somiglia quasi all’odio. E rabbrividisco alla pacatezza di Seung-Hyun e al suo sorriso calmo mentre continua a fissare Ji negli occhi. «A quanto pare, un coglione l’ha ferita molto stamattina ed aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno. Sono così contento che si fidi di me fino a questo punto.» conclude Top, soddisfatto.
Ji Yong sbuffa una risatina amara senza dire nulla, ma tutto di lui mi dice che è arrabbiato e che vorrebbe strappare a morsi il collo dello hyung. L’unico motivo per cui non lo farà è perché sa di aver ferito Em e non vuole peggiorare la situazione.
Mentre le prove ricominciano, ripenso a quello che è successo: Seung-Hyun ha acquistato punti nella sua conquista alla libertà, ma non mi è ancora chiaro se Em gli piaccia davvero o no. E Ji … bé per una volta, sembra anche lui umano. Finalmente conosco il suo punto debole. Il suo punto debole si chiama Em.

 

~*~*~*~*~

 
Davanti alla porta di casa Bang, ciondolo sui piedi avanti ed indietro incapace di restare ferma. Dovrebbero arrivare tra poco, spero non facciano troppo tardi. Fisso Mr. Wingle davanti a me che mi fissa tranquillo e come faccio tutte le volte che sono in attesa, inizio a contare le finestre del vicinato.
«Ehilà pulce!» mi saluta Ri raggiungendomi di corsa.
«Ciao Ri.» lo ricambio con un sorriso.
«Cosa ci fai qui?» chiede con una strana espressione. Preoccupata, forse.
«Vi va una cena messicana?» chiedo alzando le pesanti buste e facendole ciondolare.
«Ci hai portato la cena, grazie!» sorride riconoscente, poco prima che il disagio torni a trapelare dal suo volto.
«Ri, è successo qualcosa?» gli domando.
«Cosa? No, no … cosa doveva succedere?» borbotta e capisco che è una bugia.
«Buonasera, cara figlia del sole!» mi saluta Daesung arrivando, seguito da Taeyang e Top.
«Ciao a tutti.» li saluto e mi alzo sulle punte per poter scorgere Ji Yong in fondo al vialetto che si avvicina a passo lento.
«Mmm, messicano?» chiede Taeyang annusando l’aria e afferrando le buste affamato.
«Sì, sì! È messicano!» conferma un eccitato Daesung che mi fa scappare un risolino.
«Tutto bene?» mi domanda Seung-Hyun, mentre Ri apre la porta, facendo entrare tutti.
«Sì, grazie …» rispondo timida, abbassando lo sguardo.
«Possibile che sei sempre qui a rompere le palle?!» borbotta Ji Yong una volta vicino, prima di superarmi e dirigersi in camera sua. Il tutto senza guardarmi nemmeno una volta. Mi lascio sfuggire un sospiro.
«Ignoralo.» mi suggerisce Top con un sorriso. Sorrido a mia volta senza convinzione.
«Venite a mangiare o si fredda.» ci chiama YongBae, così andiamo in cucina.
Qui si riversano famelici sulla cena e così ne approfitto per recuperare la porzione di Ji Yong e sgattaiolare in camera sua. Entro senza bussare e lo trovo steso a stella sul letto, faccia immersa nelle coperte.
«Chiunque tu sia, vattene se non vuoi morire!» minaccia Ji con la voce soffocata dalle coperte.
«Una bella accoglienza come sempre …» sbuffo io, richiudendo la porta e avvicinandomi.
«Non ti hanno insegnato a bussare?» mi chiede scocciato.
«E a te non hanno insegnato che l’ospite è sacro?» ribatto portando le mani ai fianchi.
«Che vuoi, Em?» domanda brusco.
«Alzati!» ordino, dandogli un colpetto sul un fianco. «Muoviti!» alzo un po’ la voce assestandogli un colpo più forte. Sbuffando obbedisce e si mette a sedere sul letto, rivolgendomi lo sguardo stanco. «Prendi.» gli dico con voce più dolce e porgendogli le medicine con la bottiglina d’acqua. «Tanto so già che non l’hai presa ancora e meno male che te l’ho lasciata sulla scrivania con un foglietto con gli orari!» sbotto. Fissa la compressa sul mio palmo aperto, prima di afferrarla controvoglia e buttarla giù con l’aiuto di un po’d’acqua. «Ed ora mangia.» gli lascio tra le mani la vaschetta con la sua porzione di cena. Ji la fissa contrariato, ma poi comincia a mangiare in silenzio. «Ah, ti ho portato anche questo.» gli dico infilandogli un cappello di lana in testa.
«Em, ne ho a migliaia di cappelli.» ribatte lui, alzandoselo dagli occhi.
«Ma questo è il classico cappello della nonna! Non ce n’è un altro più caldo di questo.» replico sorridendogli e lui si lascia sfuggire una risatina.
«Mi sa tanto della storia del bacio sulla ferita che fa passare il dolore.» afferma scettico.
«A volte basta credere.» dico sedendomi alla scrivania. «Non voglio litigare con te.» confesso a mezza voce, tanto so che mi sente comunque. «Mi fa male pensare che non posso chiamarti perché abbiamo litigato. Se non ho te, chi mi resta?»
«Seng-Hyun a quanto pare …» risponde amaro.
«Non è la stessa cosa e lo sai.» dico triste. Lui non risponde, così continuo. «Stavolta, non so davvero cosa ti ho fatto … se me lo dicessi, magari potrei rimediare.»
Lui si alza piano, posando la vaschetta mezza vuota sul comodino, mi si avvicina e mi arruffa i capelli in modo giocoso.
«Perché non hai fatto nulla.» mi sorride ed io lo fisso interrogativa. «Sfida all’ultimo sangue alla playstation?» mi propone e a queste parole mi si illuminano gli occhi. Ne ho proprio voglia.
«Accetto la sfida!» affermo sfidandolo con lo sguardo.
«Dammi il tempo di una doccia veloce e sono da te.» conclude allontanandosi.
«Oooookaaaay!» rispondo.
Sono felicissima! Non so quale sia il motivo per cui si sia comportato in quel modo stamattina, ma il fatto che lui abbia voglia di stare con me mi rasserena. Sarà anche egoistico da parte mia, ma io ho bisogno di Ji. Lui mi fa stare bene, anche se il più delle volte lo strozzerei, ma d’altronde tutti i migliori amici sono così, no?

 

~*~*~*~*~

 
Esco dalla doccia più veloce che abbia fatto in tutta la mia vita. Le parole di Top nella sala prove mi hanno spinto a fare pace con Em il prima possibile e da una parte ne sono estremamente contento, ma dall’altra … Dall’altra penso alla chiacchierata tra me e YongBae. “Che Em non ti è poi così indifferente”, ha detto lui. Ma cosa intendeva dire? Ovvio che non mi è indifferente, è la mia migliore amica! E se si riferisce in ambito sessuale, mi dispiace dissentire, ma no! Em non mi interessa. Insomma, a chi mai piacerebbe una ragazza piatta, scialba e per niente sexy? Su! Non siamo ridicoli.
Il punto è che il sogno l’ho fatto e questo ha condizionato il mio comportamento per tutta la giornata, sia con Em che a lavoro. Forse YongBae ha ragione, forse provo davvero qualcosa. Ma cazzo dici, Ji? Stiamo parlando di Em!
Mi friziono i capelli con l’asciugamano, quasi a volermi lavare via i pensieri, prima di guardarmi allo specchio e fissare il mio riflesso.
«Solo un sogno. È stato solo un sogno. Em è la tua miglior amica, nulla di più né di meno. Niente fantasie strane o perverse su di lei. Lei è off-limits! Niente più sogni strani. Em è Em. Punto.» mi dico allo specchio con un’espressione seria. Al ché sorrido soddisfatto della ramanzina fatta a me stesso e mi asciugo per bene per uscire psicologicamente preparato dal bagno.
«Eccomi.» dico entrando in camera.
«Finalmente! Ci hai messo una vita.» si lamenta Em.
La scorgo di spalle, stesa sul letto a pancia in giù, occhi fissi alla televisione e gambe che si muovono a ritmo alternato. Nulla di strano fino a che non noto le sue spalle nude e qui mi viene il panico. Dov’è quella magnifica ed enorme maglia blu anti-stupro che aveva fino ad un attimo fa, eh? Osservando bene, mi accorgo che è in top, la maglia è abbandonata sulla sedia della scrivania. Ma che? Mi vuole provocare? Ma a che diavolo penso?! Malato! Sono un malato!
«Hai caldo?» chiedo volgendo lo sguardo altrove.
«Sì.» risponde voltandosi con occhioni infantili. Faccio un respiro profondo. L’ho vista anche in costume e biancheria intima, quindi non c’è nulla di strano. Basta restare calmo. Mi avvicino al letto e mi siedo accanto a lei.
«Cosa stai vedendo?» le domando guardando lo schermo.
«Il meteo. Domani piove di nuovo.» risponde calma
«Capisco …» annuisco e il mio occhio cade di nuovo sulle sue spalle scoperte, ora vicinissime. Senza nemmeno accorgermene mi avvicino alla sua spalla con le labbra. Sembrano così lisce e morbide. Mi domando quale sia il loro sapore … E se le do un piccolo morsetto? Solo uno cosa potrà mai fare … No, Ji! Controllati! Ricorda: è Em, la tua intoccabile migliore amica.
Mi tiro un po’ indietro, facendo un altro respiro profondo e qui sbaglio: il suo profumo leggero m’investe. No, il profumo no! Mi mordo il labbro inferiore cercando con tutto me stesso di alzarmi o almeno di allontanarmi, ma non ci riesco. Cedo. Un morso cosa potrà mai causare?
«Ahia! Ma sei scemo?!» urla schizzando a sedere il secondo dopo che le ho morso piano una spalla o almeno credo di aver fatto piano.
«Tu non mi davi retta!» mi giustifico buttando una palla che sembra funzionare, evitandomi così questioni imbarazzanti.
La sera passa con me che tengo le distanze, lei che mi straccia alla playstation e gli altri che si preoccupano per le mie grida disumane quando Em con la sua delicatezza stava per rompermi un braccio.
A notte inoltrata, mi ritrovo in cucina, da solo con la consapevolezze che sì, cazzo! Em mi attrae. E mi sento un completo coglione a sentirmi attratto da una come lei. Ma purtroppo è così ed io non so che fare. Vorrei starle vicino e proteggerla come ho sempre fatto, aiutarla e sorreggerla. Ma se io stesso costituisca un pericolo per lei, quando le sto vicino, allora le cose non vanno più bene. Non posso permettermi di sbagliare, non con lei. Lei è troppo speciale perché io possa ferirla senza ritegno. Non lo merita.
E quindi mi sa che dovrò fare l’unica cosa che non avrei mai voluto fare: trovarle un buon ragazzo che la difenda e che la ami, ma che mi permetta comunque di vederla e frequentarla senza assurde gelosie. Ed ho già il perfetto candidato.
«Cosa stai facendo Choi Seung-Hyun?» chiedo quando entra nella cucina buia.
«Ji Yong, porca miseria! Hai intenzione di uccidermi?!» urla spaventato e accendendo la luce. Stringo gli occhi per abituarmici. «Che ci fai ancora in piedi?»
«Potrei farti la stessa domanda.» ribatto tranquillo.
«Ho sete.» risponde prendendo una bottiglia dal frigo e cominciando a bere.
«Ho sognato di fare sesso con Em.» butto lì di punto in bianco e Top per poco non si affoga con l’acqua, che sputa allagando il pavimento.
«Tu che cosa?» chiede allargando gli occhi, sperando di aver capito male.
«Hai capito bene.» affermo senza guardarlo.
«E cosa … oh mio Dio, Ji! Tu sei un malato cronico! Anche con Em?» mi chiede schifato asciugandosi le labbra con il dorso della mano. Gli rispondo con un’alzata di spalle. «Cosa vorresti dirmi con questo?» chiede poi grattandosi la testa.
«Prenditi cura di lei.» dico semplicemente.
«Cosa?» chiede sorpreso e sempre più convinto di stare ancora dormendo.
«Em ti piace, no? Stai con lei, proteggila, difendila, falla stare bene.» spiego alzandomi dal divano e dirigendomi verso l’uscita.
«Non capisco … perché tutto d’un tratto?» domanda seriamente confuso.
«Perché avevi ragione. Non sono in grado di proteggerla, ma solo di ferirla e lei non lo merita. Merita uno come te, che non la fa soffrire e che sa come custodirla.» replico restando di spalle.
«Mi stai dando campo libero con lei?» chiede ancora.
«No. Non ti sto dando campo libero con lei.» mi volto e lo fisso negli occhi. «Te la sto affidando. Non ferirla o giuro che ti ammazzo.» concludo con un sorrisetto cattivo uscendo dalla cucina e sentendomi tanto il padre apprensivo che concede la figlia al futuro marito.
Mentre mi reco in camera, cresce in me la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta per lei. Seung-Hyun sarà il fidanzato perfetto e presto Em non avrà più bisogno di me.
Ed io invece? Io ho bisogno di lei, avrò sempre bisogno di lei … Ma non posso essere egoista, non con Em. Non con la mia miglior amica. Io me la caverò da solo, senza nessuno. Starò bene.
Prendo il cellulare e cerco in rubrica il nome del mio incubo. Nonostante l’ora, so che mi risponderà. Lui risponde sempre.
«Ciao, Ji Yong. Da quanto tempo …» mi saluta con la sua voce roca.
«Mi serve una dose. Dimmi dove e quando.» gli dico saltando i convenevoli.
«Ecco perché ti adoro: sei un ragazzo che va dritto al sodo.» sogghigna e vengo attraversato da numerosi brividi lungo la schiena. «Ti chiamo io domani. Buonanotte, mio caro.»
Senza salutare attacco la telefonata e mi butto sul letto, con l’unico desiderio di dormire. Spero di non sognare nulla stanotte.
Mi infilo sotto le coperte con una strana sensazione di vuoto. Sento come se avessi appena perso qualcosa, qualcosa d’importante. Una parte di me. 







NOTA DELL'AUTRICE: 
ed eccomi che con mega ritardo arrivo ad aggiornare :S perdonatemi, ma è stato un periodaccio. Ma te un periodo buono mai, eh? direte ed io vi rispondo: no, purtroppo per me no XD Spero solo che questo capitolo piaccia, anche perché ci sono dei dettagli importanti. A me, come sempre, il capitolo non convince, mi sembra frettoloso e non vorrei aver saltato o non approfondito a sufficienza qualche parte importante. Posso dirvi che il dialogo finale Top/GD verrà ripreso nel prossimo capitolo e si dovrebbe vedere meglio il punto di vista dei due. Speriamo che io riesca a scrivere decentemente e sopratutto in fretta >_< Davvero, chiedo ancora scusa per il ritardo e per gli errori che certamente troverete. In più chiedo scusa per i titoli orrendi, ma, stupida quale sono, mi sono ostinata a scegliere titoli di una sola parola e vi assicuro che non è semplice XD Vabbé concludo questo monologo ringraziando tutti coloro che leggono, recensiscono, mi seguono e mi supportano! Un grazie dal profondo del cuore <3 :D Spero di sentirvi presto! *^*
Bacioniii <3

Myuzu

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Capitolo 19
*** Confusione ***


*CoNfUsIoNe*



«Ji Yong?» la voce di Em mi raggiunge nei miei sogni ed io spero con tutto il cuore che non sia già mattina. «Ji Yong, svegliati! È giorno e devi lavorare.» la sua voce dolce e allo stesso tempo autoritaria mi costringe ad aprire gli occhi.
«Sono sveglio …» brontolo per niente convincente. Ho passato la peggiore notte insonne della mia vita, girandomi e rigirandomi nel letto, tormentato dai più strani pensieri rivolti alla dannata ragazza ora piegata su di me, con una mano sulla mia fronte per controllare la mia temperatura.
«Non devi solo svegliarti. Devi alzarti.» precisa lei sorridendo e un piccolo brivido indesiderato mi percorre la schiena, promemoria del dibattito interiore tenutosi stanotte nella mia povera afflitta mente.
«Cinque minuti e mi alzo …» mormoro fissandola ad occhi socchiusi alla ricerca del motivo per il quale io possa essere attratto da una tale ragazza. Insomma, perché proprio ora?! La conosco da anni e non è che sia diventata più attraente o quant’altro! È sempre la solita vecchia Em. La verginella un po’ scialba, dal cuore d’oro, incapace di smuovere gli ormoni maschili a causa della sua bambinesca ingenuità.
«La febbre sembra passata, ma sei ancora un po’ pallido.» afferma lei, assorta, mordendosi l’interno della guancia. E anche questo gesto così casuale, così normale, mi appare come provocante o irrimediabilmente dolce. C’è qualcosa di lei che prima non avevo notato o che semplicemente non volevo notare, che mi attrae e non poco, ma non capisco ancora quale.
«Sto bene.» sussurro fissando i suoi occhi apprensivi. Allungo una mano verso il suo volto e le sfioro le occhiaie appena accennate. «Non hai dormito?» le chiedo a bassa voce.
«Zia Jun ha avuto gli incubi stanotte …» si limita a rispondere. So cosa intende, è capitato più di una volta che la zia avesse crisi a causa di qualche incubo.
Mentre con il pollice continuo a carezzare l’occhiaia sinistra, lei allunga una mano verso di me e fa lo stesso.
«A quanto pare anche tu non hai dormito.» afferma sogghignando.
«No …» sibilo. Perché mi sta toccando? Cioè, è vero, l’ha sempre fatto, ma ora è una tortura! La sua mano che mi sfiora delicata il volto e la sua vicinanza infieriscono sulla mia situazione. Accrescono il mio desiderio del suo corpo, desiderio che dovrebbe invece essere messo a tacere. E subito!
«Come mai?» mi domanda preoccupata. «Ne vuoi parlare?»
E cosa potrei mai dirti? Che non riesco a dormire perché incapace di capacitarmi di essere fisicamente attratto dalla mia migliore amica, cioè tu?!Non potrei mai. Non permetterò che una cosa del genere succeda. Voglio che tu rimanga per sempre accanto a me. E farò in modo che tu mi basti come amica.
«Nulla di che.» rispondo alzandomi dal letto senza più guardarla.
«Sai che se hai bisogno sono qui, vero?» domanda fissandomi con i suoi occhi languidi e mai come ora, mi sono sembrati così belli.
«Sì, lo so …» rispondo con un sorriso andando in bagno, ma dubito che direbbe lo stesso se sapesse che genere di bisogno ho. Io voglio lei. Il suo corpo ancora inviolato. Voglio avere il piacere di diventare tutt’uno con lei. È perverso … ma è così.
Richiudo la porta del bagno alle mie spalle e fisso il mio riflesso spaventato allo specchio. Non posso credere che io pensi delle cose del genere. La cosa mi spaventa. Il desiderio di difenderla da tutto e tutti è passato in secondo piano, dopo il desiderio di averla tutta per me, almeno per una notte. Ed io non sono in grado di fare il bravo ragazzo, fidanzato con una sola brava ragazza. A me piace essere libero, fare quello che voglio senza vincoli né costrizioni. Se voglio farmi una perché mi attizza, voglio essere libero di farlo. Non voglio legami, non legami di questo genere. Il tipo di rapporto tra me ed Em, fino ad ora, era perfetto. La nostra amicizia era basata sul “dare senza chiedere nulla in cambio” e confesso che lei mi ha sempre dato molto, ricevendo poco o nulla da me. Ma le stava bene così, come le sta tutt’ora bene. È a me che non sta bene più … e il mio volere di più rischia di rompere il sottile equilibrio tra noi. Dovrei smettere di vederla per un po’ … Sì, devo smettere di vederla, almeno il tempo necessario per far sì che questa cosa assurda passi. So che Seung-Hyun si prenderà buona cura di lei, non ho di che preoccuparmi.
Con un sospiro esco dalla stanza, diretto in cucina per la colazione. Purtroppo la cucina non riesco nemmeno a raggiungerla, che vengo sequestrato da due braccia forti e impacciate.
«Hyung! Che cazzo ti prende!?» domando a Top, non appena mi lascia libera la bocca e di conseguenza libero di respirare.
«Io … niente! Ho bisogno di parlare con te.» risponde Seung-Hyun, confuso.
«Non possiamo parlare dopo la colazione? Ho fame.» dico cercando di allontanarmi, ma con uno strattone mi riporta di nuovo davanti a lui, faccia a faccia.
«No. Ora.» replica con un’espressione indecifrabile.
«Che sia una cosa veloce allora. Che vuoi?» gli domando sbadigliando.
«Dicevi sul serio stanotte?» domanda e resto per un secondo perplesso, non ricordando a cosa si riferisse. «Sul fatto di Em … che mi lasci campo libero …» aggiunge titubante lui, così allargo leggermente gli occhi ricordando la nostra conversazione.
Ho la possibilità di rimangiarmi tutto. Ho la possibilità di tenermi Em tutta per me. Ho la dannata, maledettamente allettante opportunità di rimangiarmi quello che ho detto, facendo in modo che la mia migliore amica Em rimanga inviolata e pura. Tutta per me. Possibilità che per quanto allettante, va contro quello che è il mio principio: proteggerla ad ogni costo, anche da me stesso se necessario.
«Ovvio che dicevo sul serio.» vomito le parole cercando di non strozzarmi, perché per quanto il buon senso sia forte, gli istinti e il mio corpo in genere hanno sempre la meglio. «Em è la mia migliore amica e il suo futuro mi preoccupa.» butto lì cercando di non far scoprire la mia scomoda situazione. «Non è molto attraente ed è alquanto ingenua, potrebbe accadere che qualche malintenzionato si approfitti di lei …» come me ad esempio! «Così ho pensato: chi meglio di Seung-Hyun sarà in grado di prendersi cura di lei?» chiedo retorico e l’espressione sbalordita di Top mi farebbe sbellicare dalle risate se non fosse che sto concentrando tutte le mie forze a non pensare ad Em tra le sue braccia, per evitare di uccidere il mio compagno.
«Oh …» esclama annuendo stranito. «E cos’era la storia del sogno?» aggiunge poco dopo facendo bloccare il mio povero cuore.
«S- s- sogno?» balbetto strabuzzando gli occhi.
«Sì, del sogno di te … ed Em … in … quel genere di situazione … oh andiamo hai capito!» sbotta Seung-Hyun arrossendo per l’imbarazzo.
«Non so di cosa tu stia parlando.» replico recuperando tutta la mia pacatezza e così dicendo mi allontano per evitare altre domande indiscrete.
È per Em. Lo sto facendo per lei e per il suo bene. Ce la posso fare!
Entro in cucina dopo un bel respiro e trovo tutti seduti al tavolo intenti a fare colazione, chi con la tazza di Doraemon e cuori che gli girano intorno, chi pensieroso e perso nei suoi tenebrosi pensieri, chi a lamentarsi della sua cioccolata sparita e chi che dannatamente sorseggia il cappuccino sporcandosi il labbro superiore.
«Pulce, guardati! Sembri una bambina.» sogghigna Ri, distraendosi per un attimo dalla sua cioccolata.
«Che tenera!» sospira Daesung con un sorriso ebete.
«Cos’ho?» domanda stranita Em.
«Un bel paio di baffi al cappuccino.» sorride Taeyang indicandole le labbra.
«Oh, scusate.» ride lei e porca-miseria-ti-pareva-che-non-doveva-succedere-proprio-a-me inizia a leccarsi  le labbra con la lingua evitando di usare il fazzoletto. E no! Questo è troppo!
«Non ho fame. Ci vediamo all’YG.» dico veloce, uscendo dalla cucina e poi dalla casa senza assicurami nemmeno che abbiano sentito. Non m’importa, possono darmi anche per disperso. L’importante è che io mi allontani da Em, ora divenuta mia tentazione e mia tortura. Maledetta verginella!

 

~*~*~*~*~

 
Ancora non riesco a credere alle parole che Ji mi ha ripetuto. Mi ha dato davvero campo libero con Em? Cioè posso davvero chiederle di uscire, andare a casa sua e conoscerla meglio? Non ci credo. Non avrei mai creduto possibile una cosa del genere. A detta di GD, Em è sempre stata solo e soltanto sua. Perché ora si comporta così? Cosa è cambiato? E soprattutto cos’era la storia del sogno?
«Aish! Non ci capisco più nulla!» mi scompiglio i capelli con un gesto di nervosismo e mi dirigo in cucina giusto in tempo per vedere Ji Yong uscire in fretta di casa. Cosa gli sarà successo? «Qualcuno sa cosa gli è preso?» domando entrando in cucina.
«A chi?» mi chiede Taeyang.
«A Ji Yong.»
«Non l’abbiamo proprio visto.» replica con indifferenza il maknae, sembra piuttosto crucciato stamattina.
«Non è ancora venuto a fare colazione.» conferma Taeyang ritornando alla sua tazza di caffè.
«Bé non credo farà colazione, dato che 5 secondi fa è uscito di casa.» commento sedendomi al tavolo, mentre Em mi versa silenziosa una tazza di latte e me la porge con espressione lievemente preoccupata.
«C’è qualcosa che lo cruccia …» mormora lei fissando il vuoto.
«Oh povero ragazzo!» esclama Daesung facendoci sobbalzare tutti. «Se solo si abbandonasse alle meraviglie dell’amore, sono sicuro che si sentirebbe meglio.»
«Daesung, please, stay quiete!» gli dice Taeyang con fare paterno.
«Qui quello crucciato sono io!» interviene il maknae all’improvviso, attirando l’attenzione. «In questa casa c’è un ladro di cioccolata ed io devo scoprire chi è!»
A quest’affermazione mi sento irreparabilmente invaso da un senso di disagio. Spalanco lievemente gli occhi e spero che il calore che sento non mi imporpori le guance. Sono stato io a mangiare la sua cioccolata senza dirgli nulla, quando, essendo molto confuso per Em, mi sono sfogato strafogandomi.
«Andiamo Ri! Non essere ridicolo. Chi mai mangerebbe la tua cioccolata?» ribatte Taeyang, alzandosi per posare la tazza nel lavandino.
«Io non sono ridicolo! Qualcuno ha mangiato il mio cioccolato senza il mio permesso. Oh!» piagnucola il maknae ed io cerco di scomparire diventando tutt’uno con la sedia.
«Io so chi ha preso la cioccolata dalla tua scorta.» confessa di punto in bianco Daesung sgranando leggermente gli occhi. Ci voltiamo noi tutti verso di lui ed io vorrei tanto ammutolirlo con la forza dello sguardo, ma non sta guardando me, fissa un punto indefinito del soffitto.
«Davvero?! E chi è stato?» domanda Ri scattando in piedi.
«È stato …» comincia e mi irrigidisco incapace di proferire parola. «… quel mattacchione di Cupido!» a tale confessione Seungri per poco non sbatte con la fronte sul tavolo, Taeyang ed Em scoppiano a ridere rilassati ed io mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo. «Ultimamente è sempre qui in questa casa. Ha detto che deve sistemare molte cose, che l’amore è tanto qui, ma mal organizzato.» spiega convinto di quello che sta dicendo.
«Come puoi essere tanto rincitrullito mi chiedo, eh?!» sbraita il maknae sbuffando e uscendo dalla cucina.
«Sarà meglio prepararci.» afferma YongBae. «Su andiamo, Mr. Parlo-con-Cupido.» sogghigna, prendendo Daesung per la maglia e trascinandolo fuori, rimanendo così me ed Em da soli.
«Addirittura Cupido …» sibila Em prima di scoppiare a ridere. Una risata spensierata e cristallina. Di quelle sincere e infantili che ti fanno sentire leggero. Il mio sorriso spunta automatico e non riesco a distogliere lo sguardo da lei. Così piccola e indifesa … non sarà troppo piccola per me? Oh cazzo! Non ci avevo pensato. E se ritiene che io sia troppo vecchio per lei? E se non gli piaccio? Se mi vede solo come uno strano zietto rincitrullito?
Inizio ad annaspare nei miei pensieri senza senso fino a quando la osservo che con naturalezza si sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio, prima di cominciare a sparecchiare la tavola scuotendo la testa, divertita. E a quel sorriso post-risata spensierata, il mio cuore si riscalda, anzi ad essere precisi prende letteralmente fuoco, così come la mia faccia.
«Oppa, non ti senti bene?» mi chiede, notando il mio rossore improvviso.
«No, no, sto bene. Ho solo un po’ caldo …» dico cercando di essere credibile.
«E ci credo! Con tutte le maglie che ti sei messo, mi sembra il minimo.» osserva divertita.
«Già …» sbuffo una risatina, rilassato dalla sua ingenuità e spontaneità.
«Oppa … per caso Ji Yong ti ha detto cosa lo turba?» domanda ritornando seria e preoccupata.
«Cosa lo turba?» ripeto, non perché non abbia sentito, bensì perché non so cosa risponderle.
«Sì. Sembra strano. In genere ne parla con me, ma questa volta non ha voluto dirmi niente.» spiega risedendosi accanto a me. «A dire il vero è già da un po’ che non si confida con me e non sarebbe un problema se sapessi che si apre con qualcun altro. L’importante è che non rimanga da solo. Quando è solo tende a fare cazzate e si sente perso.» continua assorta, mentre rimango fisso a studiare i suo tratti morbidi e il profilo delicato. «Sembra triste e non so perché …»
Davanti alla sua espressione triste non riesco a non alzare una mano verso di lei e a scompigliarle i capelli in modo giocoso, gesto che la fa rimanere perplessa.
«Non preoccuparti, sta bene. Dagli solo un altro po’ di tempo, sono sicuro che si confiderà appena se la sentirà. Si vede che ha bisogno di parlare con la sua migliore amica, è solo questione di tempo.» cerco di consolarla e la sua espressione perplessa si tramuta in un sorriso riconoscente.
«Grazie, oppa.» sussurra arrossendo lievemente e diventando ancora più bella.
«Em …» la chiamo ed ora è troppo tardi per tirarmi indietro dato che mi fissa con faccia interrogativa. «Ecco … Daesung oggi vorrebbe venire al corso d’arte per vedere la tua amica ed io mi domandavo …» coraggio Seung-Hyun, puoi farcela! «Mi domandavo se ti facesse piacere se venissi anch’io …» ok, l’ho detto! Respira cazzo, Seung-Hyun o diventi color porpora e lei penserà che stai morendo!
«Certo che mi farebbe piacere!» risponde lei allegra. «Finiamo alle 4.» ha detto che le fa piacere … le fa piacere! «Se vi va c’è un bar lì vicino, fa degli ottimi frappé ed è abbastanza appartato.» continua ed io posso vedere le stelle. Mi sta invitando a prendere un frappé con lei! Lei a me! Oh, cazzo, sento il cervello fondersi. «In realtà ci vanno poche persone a causa del proprietario, sembra un uomo burbero e cattivo. Spaventa con la sua voce e la sua barba.» spiega, ma non sto prestando granché attenzione, in quanto sono perso nei suoi occhi languidi. «Ma la verità è che lui è una persona buonissima e anche un ottimo consigliere.» ora osservo le sue labbra rosee e mi domando quale sapore possano avere. Oddio, sto diventando un malato alla Ji Yong! «Un po’ ti somiglia … All’apparenza duro, ma poi un uomo dolce e tenero di cuore.» dice e questa volta mi soffermo sull’incavo del suo collo, dove intravedo un segno violaceo. Strizzo un po’ gli occhi per vedere meglio e prima che potessi pensare di fermarmi mi avvicino per vedere meglio.
«È un livido questo?» chiedo interrompendola e lei si tira leggermente indietro in soggezione.
«C- credo di sì.» balbetta aggiustandosi la maglia in modo da coprirlo.
«Inutile chiedere come te lo sia fatto …» sospiro lasciando trapelare la mia rabbia e lei rimane a fissarmi sbalordita con gli occhi spalancati.
«Te l’ha detto Ji Yong?» domanda Em quasi impaurita capendo che io sono a conoscenza della situazione ed io mi mordo la lingua. Non avrei dovuto farle capire che Ji Yong mi ha parlato della sua famiglia e dei suoi problemi. Merda! Maledetta boccaccia!
«Em … per qualsiasi problema, mi farebbe piacere che tu mi chiamassi.» cambio argomento, lasciando uscire le parole che tanto premono sulla mia lingua. «A qualsiasi ora, in qualsiasi momento, per qualsiasi motivo, mi piacerebbe che tu facessi affidamento su di me.» non posso credere di stare dicendo queste cose. Cose che stanno colpendo piacevolmente Em o almeno credo piacevolmente. «Ci sono per te Em.» concludo sfiorandole la mano con la mia e lei mi fissa con un espressione spaurita.
«Grazie …» sorride, iniziando a piangere. Oddio, piange! Perché piange? Sono stato io? Cosa faccio ora? Cosa? «Scusami è che … sono contenta di quello che hai detto …» singhiozza asciugandosi come meglio può il volto con la manica della felpa.
Vederla così, in lacrime, piccola e indifesa, tremolante e spaurita, un piccolo pulcino, mi spinge a fare una cosa di cui non mi sarei mai reputato capace: l’abbraccio. Un abbraccio protettivo e caloroso. Lei, così esile e tremolante, si avvinghia alla mia felpa inzuppandola di lacrime. Non si ritrae, non mi allontana ed io posso dire di essere la persona più felice del mondo in questo momento.

 

~*~*~*~*~

 
Ok. Spiare e origliare è sbagliato, lo so. Ma non stavo proprio spiando, ero solo di passaggio e ho intravisto un non poco contento Top abbracciare una piccola ed indifesa Em in lacrime. Una scena dalla tenerezza assurda, non ho mai visto tanto trasporto sul volto dello hyung e il suo modo di abbracciarla, protettivo e caloroso, trasuda un sentimento molto simile all’amore. Intenerito dalla scena, mi allontano in punta di piedi verso l’uscita, gongolando come un cretino per quello che ho appena visto. Che carini sono! L’amore è davvero una cosa meravigliosa … Sospiro.
Ma poi mi arresto all’improvviso: un momento YongBae! Questo non va bene e no che non va bene! cavolo!
Non ci avevo pensato, ma questo improvviso esporsi di Seung-Hyun potrebbe sia giovare alla presa coscienza di Ji dei suoi sentimenti, suscitando la sua gelosia, come potrebbe anche danneggiarla e sapete perché? Semplice, se Em si avvicina a Top, inevitabilmente si allontana da Ji e Ji per consolarsi si butterà nella droga e nella più completa depressione e confusione. Conclusione di tutto ciò? Ji Yong non capirà mai di essere innamorato di Em e continuerà a fare il coglione per tutta la vita fino a quando quella roba non metterà un punto fermo alla sua esistenza. Cavolo, Seung-Hyun! Proprio ora dovevi immischiarti?!
Fuori casa mi appoggio allo stipite della porta torturandomi le mani e aspetto che gli altri mi raggiungano, dovrebbero arrivare tra pochi minuti. E infatti …
«Non perdonerò mai chi ha mangiato la mia cioccolata!» annuncia un imbronciato Ri uscendo per primo.
«Non si può non perdonare Cupido!» ribatte ebete Daesung subito dietro il maknae.
«Facciamo così, Ri: ho ancora un’oretta prima del corso all’università, passo al supermercato e ti faccio il pieno di cioccolata. Contento?» dice Em sorridendo, gli occhi ancora lucidi.
«Grazie, pulce! Tu sì che sei gentile!» cinguetta Seungri abbracciandola stretta e facendole fare una giravolta prima di metterla a terra. Il tutto sotto lo sguardo torvo di Top che esce per ultimo e chiude la porta a chiave. «Bene! allora ti accompagniamo al supermercato che è di strada.» annuncia prendendo Em per mano e trascinandosela via di corsa verso la macchina.
«Aspettatemi!» urla Daesung, inseguendoli.
«Che bisogno c’era di prenderla per mano!?» sento mormorare Top tra i denti, ma faccio finta di non aver sentito.
«Hyung? Ti va di parlare due minuti?» gli chiedo e lui mi fissa come se si fosse appena accorto della mia presenza.
«Certo, YongBae. Dimmi tutto.» mi sorride.
«Cosa succede tra te ed Em?» domando a bruciapelo e lui inizia a fissarmi con faccia sorpresa.
«Come?» chiede, sicuro di aver capito male.
«Tra te ed Em … vi ho visti prima in cucina, abbracciati e così mi sono chiesto se ci fosse qualcosa tra di voi.» spiego con calma, rendendomi conto che Seung-Hyun diventa più lento di un bradipo quando si parla di ragazze.
«Q- q- qualcosa tra di noi?» diventa rosso porpora e sono sicuro che se potesse, si nasconderebbe nella prima fossa in cui si imbatterebbe. Non capisco perché si facciano tutti questi problemi! L’amore è una cosa bella, sempre! Loro che potrebbero urlarlo ai quattro venti, non lo fanno e si lasciano frenare da inutili paure e vergogne. Io che vorrei urlare a tutto il mondo di amare Hara, non posso farlo per ovvi motivi. Che ingiustizia!
«Insomma, si è capito che Em ti piace, ma quello che voglio sapere è: state insieme? State uscendo? Oh, andiamo hyung! Parla, maledizione! Non sei più un ragazzino alle prese con la prima cottarella.» lo riprendo, mentre il suo volto assume svariate sfumature tra il rosso e il viola. «State uscendo?» ripeto.
«N- non ancora.» balbetta a disagio, voltandosi dall’altro lato.
«Mmmh.» annuisco scrutandolo. «Questo significa che uscirete …» continuo e lui fa “sì” piano con la testa. «Ji Yong lo sa?» non posso fare a meno di chiederlo. Per quanto io possa essere contento che Seung-Hyun esca con una ragazza dopo tutto questo tempo, sono di più preoccupato per le sorti del mio miglior amico.
«Sì, lo sa.» sospira lui, lasciando trapelare il suo disappunto e la sua confusione.
«E cosa ti ha detto?» chiedo d’un fiato. Non posso credere che Ji sia tanto ottuso e cretino.
«È stato proprio lui a darmi il via libera …» risponde lui infilando le mani nelle tasche della giacca.
«Come?» domando sbalordito.
«Sapeva che Em mi stava a cuore e all’inizio si è opposto con tutte le sue forze, intimandomi di starle alla larga. E sinceramente dopo aver sentito che senza di lei si sentiva solo, non avevo intenzione di farmi avanti con Em.» inizia a raccontare.  «Ma poi stanotte l’ho trovato in cucina e di punto in bianco ha detto …»
«Cosa ha detto?» lo canzono, spinto dalla curiosità.
«Che me l’affida. Mi ha detto di prendermi cura di lei e che se l’avessi fatta soffrire, mi avrebbe ucciso.» conclude facendo spallucce.
«Ti ha detto proprio così?» ma cosa diavolo gli salta in mente a quel cretino decerebrato!?
«Sì …» annuisce sincero.
«E tu ne hai approfittato.» affermo con una nota ingiustamente accusatoria nella voce.
«Bé … sì.» confessa lui, di nuovo rosso in viso.
«Allora, buon per te!» gli do una pacca sulla spalla sorridendogli. Sono felice che Seung-Hyun esca con qualcuna e non c’è ragazza più sincera di Em. Il problema è solo uno ora: cosa combinerà Ji Yong?
Nemmeno il tempo di raggiungere l’YG che sono alla disperata ricerca di quell’idiota, ma so già dove trovarlo. Nella piccola sala di registrazioni, quella inutilizzata da anni, sempre piena di polvere. Lì si sente al sicuro e vi si rifugia ogni qual volta ha dei dubbi.
«Tana per Ji Yong.» affermo aprendo la porta e lui, sdraiato sul divano, gambe accavallate e braccia dietro la testa, apre appena un occhio per vedere chi fosse entrato, prima di richiuderlo e ritornare a sonnecchiare.
«Buongiorno anche a te Bae.» sussurra sorridendo.
«Come mai qui?» gli chiedo, sedendomi sulla sedia girevole.
«Ho sonno, non ho dormito molto.» risponde.
«Fatto qualche altro bel sogno?» sogghigno.
«Mpf! Non essere ridicolo.» e c’è amarezza in questa affermazione. Tanta, tanta amarezza. «E tu invece? Perché qui? È già ora per le prove?»
«No.» rispondo semplicemente, prima di iniziare a girare un po’ sulla sedia in modo irrequieto. «Top ed Em escono insieme, lo sapevi?» dico dopo qualche minuto e posso notare il suo torace arrestarsi per qualche secondo prima di ricominciare a muoversi su e giù per il respiro.
«E allora?» domanda mantenendo gli occhi chiusi.
«Pensavo ti importasse.» replico neutro.
«Perché dovrebbe?» chiede, fingendosi disinteressato.
«Bé perché rompi sempre l’anima sul fatto che Em è la tua miglior amica e che nessuno deve toccarla ed ora permetti che esca con Seung-Hyun? Non so, mi sembra strano.» confesso scrutando l’espressione sul suo volto teso.
«Em è libera di fare quello che vuole.» le sue parole rimbombano quasi colme di disprezzo. Come se quello che ha appena detto fosse un insulto alla sua persona.
«Non mi sembra che fino ad ora tu abbia rispettato la sua libertà.» ribatto. Non ho alcuna intenzione di arrendermi, lo sto facendo per aiutarlo.
«Le cose sono cambiate.» ammette con un lieve sospiro.
«Che cosa è cambiato?» domando, ma non risponde, così insisto. «Quello che provi per Em, forse?»
«YongBae, per favore, non sono in vena!» replica scattando in piedi e fuggendo verso la porta.
«Tu non sei mai in vena, Ji.» alzo la voce alzandomi in piedi e lui si arresta.
«E allora? Che t’importa!» sputa acido voltandosi.
«M’importa perché sei il mio migliore amico! E non vedo perché tu stia dando a qualcun altro la ragazza che ami.» esplodo e la sua espressione, un misto di rabbia e fastidio, mi spaventa.
«La raga- la ragazza che amo? Ma Bae! Sei fuso o cosa? Io non la amo!» dice dopo un po’, arrabbiato.
«Oh sì invece e non capisco perché continui ad ostinarti a dire che non è vero.» insisto, cercando di non lasciarmi intimorire dalla sua truce espressione.
«Mi ostino perché non è vero! Non la amo, voglio solo farmela!» confessa esasperato aprendo le braccia.
«Sei sicuro che è solo quello?» gli chiedo fissandolo.
«Sì.» annuisce convinto e la voglia di ucciderlo, fino ad ora nascosta in me, sale man mano in superficie.
«E allora perché non te la sei fatta?» gli chiedo innervosito dalla sua testardaggine.
«Non tentarmi …» ghigna losco.
«Ji, vuoi aprirli quei dannati occhi?! Davvero non capisci?» gli dico crucciandomi, sono arrivato all’esasperazione anch’io. «Non ti sei fatto Em ed ora la stai allontanando perché non vuoi farle del male. Allo stesso tempo non vuoi capacitarti di amarla perché hai paura.»
«Paura? Paura di cosa?» urla letteralmente urtato, colto il suo punto dolente.
«Di amare. Hai paura di essere innamorato perché hai paura di essere ferito.» spiego cercando di abbassare la voce e di calmarmi.
«Bae ma di che cazzo parli?! Io non ho paura di un bel niente e non amo Em! Ho fatto solo uno stupido sogno in cui stavo per farmela! E questo significa solo che sono attratto da lei, nulla di più!» ribatte lui non abbassando la voce. «Smettetela di zuccherare tutto con l’”amore”! L’amore non esiste. È solo un illusione per voi poveri stupidi.»
«Non pensavo fossi tanto idiota …» scuoto la testa amareggiato, arrendendomi al fatto che forse Ji non capirà mai quel che prova per Em e di conseguenza non conoscerà mai il vero amore.
«Il vero idiota qui sei tu. A parlare d’amore senza averlo nemmeno mai provato.» conclude uscendo dalla saletta e sbattendo con forza la porta dietro di sé.
«Sì, che l’ho provato, coglione!» sussurro a me stesso, ferito dalle sue parole. «E fa ancora più male di quello che stai provando ora …» sibilo, lasciandomi ricadere sulla sedia con un sonoro sbuffo.
A questo punto non so cosa fare. Ho cercato in tutti modi di aiutarlo, ma non c’è stato verso. È solo uno stupido ottuso idiota che non capirà mai una cicca sull’amore ed io sono stanco di essere respinto da lui con tale freddezza. Che se la veda da solo, io ho fatto quel che potevo e a mio modesto parere, Em starà diecimila volte meglio con uno come Seung-Hyun che con quello scapestrato di Ji Yong. Quindi, ora come ora, posso dirmi fuori dal caso GDxEm e dedicarmi finalmente alla mia situazione con Hara che, detto in sincerità, non è delle migliori.

 

~*~*~*~*~

 
«Hai davvero una figlia graziosa. Com’è che si chiama … Em, giusto?» mi chiede Eunri facendo girare il suo drink prima di sorseggiarlo.
«Sì, si chiama Em.» confermo facendo un tiro dal sigaro. «Il tuo ragazzo sembra esserne attratto, mi sbaglio?» domando, osservandolo con attenzione. Forse, dopo tanto tempo, quell’inutile cretina di mia figlia  servirà a qualcosa.
«Già … Soo ha buon gusto e mi sembra contento di stare con lei.» ride roco e contagia anche me.
«Bé, nemmeno ad Em dispiace il tuo ragazzo. L’ho vista molto … molto rilassata con lui.» dico servendomi un altro po’ di cognac.
«Lo penso anch’io.» conferma annuendo. «In fondo, mio caro SooWon, l’idea del matrimonio non era male …» sogghigna guardandomi sbieco.
«Infatti io non stavo scherzando.» reggo il suo sguardo con la convinzione che quella disgraziata mi porterà finalmente qualcosa di buono.
«Perfetto, allora. I nostri affari ne gioveranno tantissimo.» ricomincia a ridere e lo seguo.
«Ci vuole un brindisi, allora.» sorrido versandogli altro liquore nel bicchiere.
«Ai nostri pargoli, futuri sposi.» annuncia facendo tintinnare il suo bicchiere contro il mio.
«Agli sposi.» sorrido, prima di buttare giù l’intero contenuto del bicchiere. Tutto andrà secondo i miei piani. Em sposerà Soo e i miei affari si uniranno a quelli di Eunri. A breve, avremo la Corea ai nostri piedi.
Un leggero bussare interrompe i nostri festeggiamenti e i miei sogni ad occhi aperti.
«Avanti.» urla seccato Eunri, così la porta si apre e ne fa capolino una donna dai tratti occidentali con una generosa scollatura. «Oh, sei tu.» sorride sornione. «Vieni, entra, entra.» la invita con un gesto frettoloso della mano. «Hai portato una tua amica come ti ho chiesto?»
«A dire il vero, ne ho portate due.» sorride maliziosa la ragazza, mentre altre due belle figliole fanno il loro ingresso, sfoggiando gambe lunghe e minigonne cortissime.
«Lo sai che ti adoro?» sorride macabro Eunri, afferrandola con forza per la vita prima di baciarla avidamente. «SooWon, scegli quella che vuoi, offro io. Le mie ragazze qui, sanno intrattenere molto bene.»
«Allora non faccio complimenti.» sogghigno vedendo le due sventole avvicinarsi sensuali a me e sentendo premere già nei pantaloni. Grazie figlia, finalmente mi porti qualcosa di buono.

 

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Dal diario di Em …
 
Cavolo, cavolo, cavolo! Oggi per la prima volta mi sono sentita un pulcino azzurro. Sì, un pulcino. E ancora sì, azzurro. Seung-Hyun mi ha abbracciata, credo che Ji gli abbia raccontato della mia situazione familiare. Quel ratto traditore ed ipocrita! Giuro che appena lo vedo lo sgozzo! Razza d’idiota! E meno male che mi aveva promesso di non dire nulla a nessuno :’(  
Comunque non è quello il punto … il punto è che io sono stata tra le braccia di Big Seung-Hyun oppa e sono stata bene. Mi sono sentita protetta e al sicuro e confesso, anche se con imbarazzo >.<, che non avrei voluto che sciogliesse quell’abbraccio. Profumava di buono. Un profumo rassicurante di quelli che ti penetrano e non ti abbandonano più. Restano impressi nella mente finché vivi. E sarei voluta rimanere ancora un po’ a bearmi del suo profumo tra le sue braccia … Oggi verrà qui all’università con Daesung e confesso che non vedo l’ora! :D Non mi è ancora chiaro quello che mi sta succedendo, ma di una cosa sono sicura: stare con Seung-Hyun mi fa bene e questo mi basta.
 
PS: Ji Yong sei un ratto morto! Bocca larga idiota dei miei stivali! O_#




NOTA DELL'AUTRICE:
gente! salve a tutti se ci siete ancora XD Un mega SCUSA  a caretteri cubitali lampeggianti per il ritardissimo, ma spero mi perdonerete dato che sono stata a Londra XD Lo so, non è una scusante, ma sono stata talmente rincitrullita che non ho pensato a nient'altro fino a ieri O_O lo so, sto grave! 
Ma sono tornata (-_-" poveri voi!) e spero di ritornare ad un minimo di regolarità negli aggiornamenti almeno XD Nel frattempo, mi scuso per il titolo senza senso e per gli eventuali errori. Un grazie di cuore a tutti di leggere la mia Ff, di essere così pazienti con me, di supportarmi e un grazie speciale a chi ha la pazienza di recensire <3 Un bacione a tutti, spero il capitolo vi sia piaciuto e che mi farete sapere i vostri pareri, positivi o negativi che siano :D Byeeeeeeeee 

Myuzu

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Capitolo 20
*** Odio ***


*OdIo*



«Hyung! Sbrigati o non arriveremo mai per le quattro!» urlo chiamando Seung-Hyun che sta perdendo più tempo del solito. Io non sto più nella pelle! E lui invece perde tempo a scegliere quale camicia indossare. E dico: cavolo! Ripeto: cavolo! «Andiamo hyung! Non posso permettermi di fare aspettare la mia adorata Giulietta!»
«Arrivo, arrivo. Un momento! Che fretta hai?!» mi dice scendendo le scale a due e due, rischiando così di cadere.
«L’amore mi chiama! Non posso farlo aspettare.» volteggio all’ingresso nel mio giubbino marrone lisciandomi i jeans chiari.
«Daesung … credo che a te serva un consulto con un bravo psicologo …» sospira lui, infilandosi la giacca.
«Ho già uno psicologo …» comincio io, guardandolo radioso. «… porta il pannolino, ha un paio d’ali e distribuisce amore … Cupido!» batto le mani e inizio a canticchiare uscendo dalla porta d’ingresso, ignorando le imprecazioni a mezza voce dello hyung. «Sbrigatiiiiiiii!» urlo mettendo le mani a mo’ di megafono.
«Se non stai zitto, giuro che ti sgozzo!» mi minaccia sistemandosi cappello e sciarpa.
«Dove state andando?» chiede YongBae, arrivando alle mie spalle seguito dal nostro leader dall’aria annoiata.
«All’università.» gongolo, ciondolando sui piedi. Osservo Ji Yong: mani nelle tasche anteriori dei jeans, occhiali da sole scuri, sguardo basso e cappuccio alzato in testa da cui si intravede uno strano cappello di lana che non gli ho mai visto prima. «Da Em e Juno!» aggiungo sorridendo. Ji Yong calcia un sassolino, fingendosi indifferente. Ma io so che lui è vittima dell’amore, esattamente come me. Mi domando perché gli altri si facciano tutti questi problemi ad esprimere i loro sentimenti. Se un sentimento è puro, non c’è nulla di sbagliato. Nulla da nascondere. Ma mi tengo questo pensiero per me, già mi ritengono un pazzo da manicomio! Se dicessi una cosa del genere, mi lincerebbero, Ji Yong per primo!
«Quindi oggi rivedi la tua bella, eh, Daesung?» sogghigna Taeyang, dandomi una pacca sulla spalla, mentre io arrossisco lievemente. «Stendila, mi raccomando!» mi fa l’occhiolino.
«Yay!» esclamo prima di tirare Seung-Hyun per la manica, invitandolo ad andare.
«Sì, sì … ora andiamo!» brontola Top, scrollandosi la mia mano dal braccio.
«A dopoooooo!» saluto gli altri contendo scuotendo una mano e correndo verso la macchina.
«Hyung?» la voce placida del leader ci fa arrestare. Anche se penso si stia riferendo a Seung-Hyun, mi volto anch’io e noto che lo hyung grande gli dedica un’occhiata curiosa. «Salutami Em.» dice e dopo un secondo di silenzio, Top annuisce.
Ci allontaniamo verso la macchina dove mi metto alla guida, voglio arrivare sano e salvo dalla principessa dei miei sogni.
Nonostante la contentezza nel rivederla, mi sento … confuso. Il nostro leader o meglio le sue parole mi hanno scombussolato. Ha davvero detto: salutami Em? Non riesco a capire … Quale motivo avrebbe di chiedere a Seung-Hyun di salutargli la sua migliore amica? E sottolineo sua, come ha sempre ribadito.
Metto in moto mentre Top resta in silenzio e si rilassa sul sediolino.
«Hyung …» lo richiamo senza distogliere lo sguardo dalla strada.
«Mh?» mi rivolge lo sguardo annoiato.
«Ji Yong ha per caso litigato con Em?» ipotizzo.
«Non credo …» risponde.
«Per caso è successo qualcosa tra te ed Em?» domando avanzando un’altra ipotesi.
«No.» dice serio fissando davanti a sé.
«Perché ti ha detto di salutargli Em?» chiedo ancora, sinceramente curioso. Non riesco proprio a capire.
«Non lo so.» replica semplicemente, volgendo lo sguardo fuori al finestrino.
«Come non lo sai?» la domanda mi esce fuori stridula, quasi isterica, mi sta di certo nascondendo qualcosa. Ma io, Kang Daesung, apprendista di Cupido, scoprirò di cosa si tratta, ad ogni costo!
«Non lo so.» ripete atono.
«Tu ed Em state uscendo?» chiedo senza peli sulla lingua.
«N- no!» balbetta lui e qualcosa mi dice che sta decisamente mentendo. Sì, sì, è proprio Cupido che me lo sta dicendo. Inizia l’operazione: smascheriamo lo hyung con la forza dell’amore!
«E allora non c’è motivo che tu venga con me.» dico all’improvviso, arrestando la macchina accanto al marciapiedi. «Scendi.» gli ordino serio. Probabilmente torno così serio per la prima volta da quando ho incontrato Juno, ma questi sono dettagli. Al cuor non si comanda. Daesung! Non distrarti!
«Daesung … non essere ridicolo.» sbotta lui rivolgendomi lo sguardo stanco.
«Ok, ok. Ti riaccompagno a casa.» ribatto deciso, mettendo la freccia per fare inversione.
«Ma smettila!» urla quasi arrabbiato.
«Bé avrai di sicuro di meglio da fare, no? Se non devi vedere Em …» spiego io ovvio.
«Ma io voglio venire.» mormora accigliandosi.
«Perché?» chiedo fissandolo in volto.
«Perché … perché … voglio passare un po’ di tempo con il mio dongsang preferito.» sorride falso, guardandomi negli occhi. Come può mentire così al suo migliore amico?!
«Non ti voglio! Sei d’intralcio» sbotto in risposta incrociando le braccia, offeso per la bugia rifilatami.
«Come d’intralcio?!» afferma quasi scandalizzato spalancando gli occhi e dedicandomi una delle sue espressioni allibite. «Ti giuro che ti starò il più lontano possibile, parola di hyung!» promette alzando la mano sinistra e poggiando l’altra sul cuore, proprio come un bambino. Non posso non farmi sfuggire un sorriso a questa scena. Il grande Choi Seung-Hyun che per amore o per un sentimento simile, si riduce a fare promesse come un bambino delle elementari. Che tenerezza! Ah, che forza che è l’amore! Ma Daesung! Mantieni la concentrazione!
«Non è questo il punto! Non posso portare con me un bugiardo, Juno potrebbe sentirsi offesa dalla presenza di uno che mente perfino al suo miglior amico.» dico con aria altezzosa.
«Ma io non ti sto mentendo.» si lagna.
«Bugia.» affermo secco.
«Voglio solo passare del tempo con te.» continua a mentire.
«Altra bugia.» dico serissimo.
«Ma è la verità ti dico. Em non c’entra nulla …» borbotta.
«Ma che razza di inguaribile bugiardo!» lo accuso fissandolo sorpreso dal suo accanimento nel nascondere quello che prova. «Basta! Ho deciso: ti accompagno a casa.» metto di nuovo le mani sul volante e faccio per accelerare.
«No, aspetta, fermo!» mi blocca un braccio ed io mi volto piano verso di lui con aria di sufficienza. «Ok, ok, voglio venire per vedere Em.» ammette imbarazzato ed io sorrido soddisfatto di me. «Ma non è che mi piaccia …»
«Casa, Top sta arrivando!» urlo accelerando.
«Ok, ok, va bene! Mi piace, ok? Em mi piace. L’ho detto ora, contento?» mi blocca di nuovo e a questa strampalata confessione, scoppio in una fragorosa risata, mentre lui mi fissa imbronciato.
«Ecco una buona ragione per sbrigarci!» annuncio gioioso ingranando la marcia e facendo una partenza fin troppo pericolosa. Ma sono tranquillo, ho Cupido dalla mia, che mi protegge. O almeno spero …
 
«Le 4 e un minuto. Tempismo perfetto.» gongolo soddisfatto scendendo dalla macchina.
«E poi ti lamenti della mia guida … Dì un po’, ti sei visto tu?» domanda una volta chiusa la portiera Seung-Hyun, mantenendosi una mano sullo stomaco.
«La mia è una guida sicura.» replico incrociando altezzosamente le braccia.
«E se ti dicessi che sto per vomitare?» mi domanda con il volto verdastro.
«Ti direi che è per l’emozione di rivedere la tua bella!»  sogghigno dandogli una gomitata allo stomaco.
«Ma sta zitto!» impreca, rosso per l’imbarazzo facendomi ridere gaiamente. Non capisco davvero cosa ci sia di male nel amare qualcuno … Eppure lo hyung è solo uno dei tanti a farsi questi problemi. Amare è così bello! Chissà cosa c’è nelle loro teste vuote. «Dov’è che dobbiamo aspettare?» domanda poco dopo in mancanza di un mio responso.
«Em ha detto sul retro accanto alla panchina sotto l’albero …» spiego mentre saltello allegramente facendo oscillare le braccia alternatamente.
«Sembra tanto l’inizio di un romanzo …» bofonchia Seung-Hyun scocciato, immergendo le mani nelle tasche della giacca.
«Oh, sì! Lo sarà! L’inizio di due bellissime storie d’amore!» confermo, voltandomi verso di lui senza smettere di saltellare. Non importa se non vedo dove vado, c’è Cupido che mi guida! O meglio, è il mio cuore la mia guida!
«Tu sei fuso, amico mio.» sorride lo hyung divertito.
«Pensi sia quella la panchina?» chiedo indicandola appena la scorgo.
«Bé, è l’unica sotto un albero.» conferma lui ovvio.
«Facciamo a chi arriva prima?» gli chiedo con gli occhi che brillano. «1,2, via!» urlo entusiasta, sperando che oltre all’amore si sia risvegliato anche la voglia di movimento del mio hyung.
«E tu sei davvero convinto che io corra?!» esclama. Ma nonostante quello che ha appena detto, Seung-Hyun inizia a correre sul serio. E qui mi preoccupo … Se vi dicessi che mi ha battuto in velocità vi mentirei, ma potete avere la mia parola, il mio cuore innamorato ne è testimone, che ha sfoggiato una velocità che non gli ho mai visto prima.
«Oh, hyung! Il tuo cuore ti ha messo le ali!» grido contento osservandolo mentre si lascia cadere di peso sulla panchina.
«Quando hai finito di sparare cazzate, me lo fai sapere.» sbuffa lui respirando a fatica. Mi accomodo anch’io e non posso fare a meno di osservare con occhi orgogliosi il mio hyung che nel frattempo butta la testa indietro e chiude gli occhi provando a regolarizzare il respiro.
«Bello, vero?» chiedo di punto in bianco.
«Cosa?» domanda lui sempre ad occhi chiusi.
«Essere innamorati.» rispondo.
«Daesung …» sospira. «… io non sono innamorato.» replica, aprendo gli occhi e dedicandomi un’occhiata annoiata.
«Hyung!» il richiamo di Em in lontananza lo mette sull’attenti e scatta a sedere composto. «Ciao!» saluta lei, urlando per farsi sentire.
«Oh … io direi di sì invece.» sogghigno, ribattendo alla sua ultima affermazione e la sua espressione ebete, forse perfino più ebete della mia, è la conferma di quello che dico. «Ciao anche a te, figlia del sole!» urlo per salutare Em, scattando in piedi e sbracciandomi fino a che non ci raggiunge con una mano sul petto e il fiatone.
«Scusate il ritardo …» si scusa.
«Ma se sei puntualissima!» rispondo io, mentre Seung-Hyun resta in silenzio alzandosi piano dalla panchina.
«Juno ci aspetta al bar. Andiamo?» chiede Em entusiasta fissando prima me e poi lo hyung.
«Ovvio!» esclamo alzando un pugno in aria, prima di prendere Em a braccetto e incamminarmi con lei.
Ora quel testardo di Seung-Hyun passa in secondo piano, sto per vedere la mia bella: Juno. Comincio a sentire le farfalle nello stomaco ancor prima di vederla …  E se non le piacessi? E se facessi figuracce? E se pensa che io sia brutto? Oh my gosh! Cupido, help me!

 

~*~*~*~*~

 
Seduta al tavolino aspetto Em, ansiosa di conoscere i suoi amici. Ad essere sincera non pensavo ne avesse, è sempre così riservata e chiusa, scostante. Nonostante l’abbia sempre ritenuta una ragazza dal cuore d’oro, mi rendo conto che a primo impatto sembra scontrosa o un completo maschiaccio, ma non lo è. Proprio per questo, approfondire l’amicizia con lei non può farmi altro che piacere. Mi domando solo chi siano questi suoi amici …
«Juno!» la voce di Em mi scuote dai miei pensieri. Alzo lo sguardo e incontro il suo sorriso. Trovo che se sorridesse di più avrebbe più successo con l’altro sesso, magari dovrei dirglielo oppure dovrei farmi gli affari miei …
Dietro di lei scorgo due ragazzi tutti imbacuccati. Uno ha solo gli occhi scoperti e si nasconde timido dietro la piccola figura di Em e l’altro, del quale si scorge solo il naso tra occhiali da sole e sciarpa, li segue a passo strascicato. Oddio, Em ha per amici una coppia di rapinatori di banche! O forse peggio: assassini! O ancora peggio: esponenti della criminalità organizzata reincarnazione dei primi figli del diavolo stesso! Ma Juno, che cavolo dici! Da oggi, niente più polizieschi o film horror! Scuoto la testa, sorpresa dalla mia stessa scemenza.
«Eccoti!» sorrido disinvolta, cacciando via i miei assurdi pensieri.
«Hai aspettato molto?» mi chiede lei togliendosi la sciarpa.
«No, no, sono appena arrivata.» scuoto piano la testa continuando a sorridere, mentre sento i piccoli occhi del ragazzo dietro di lei scrutarmi. Ok, ora sono in soggezione.
«Meno male.» sorride Em a sua volta. «Juno, ti presento due miei amici …» comincia lei scansandosi e tirando avanti quello che si nascondeva dietro di lei. Aguzzo gli occhi per osservarlo meglio. Mi è familiare …
«Ah!» esclamo battendo le mani. «Tu sei il ragazzo che l’altra volta mi ha aiutato ad alzarmi!» esclamo ricordando i suoi piccoli occhi e lui, o meglio la piccola parte visibile di lui, diventa color rosso pomodoro.
«Sì, sì, è lo stesso.» conferma Em gioiosa. «Il suo nome è Kang Daesung.» lo presenta ed io allungo una mano verso di lui per stringere la sua.
«Piacere, il mio nome è Kim Juno.» lui avvicina la sua mano alla mia e la stringe timidamente abbassando leggermente il capo. Sorrido, cercando di non dar troppo peso al fatto che la sua mano sia un po’ sudaticcia, ma d’altronde, conciato in quel modo in un posto chiuso non può far altro che sudare!
«Invece, lui è Choi Seung-Hyun.» mi presenta l’altro che si avvicina, facendo un breve e rispettoso inchino. Un po’ perché lui mantiene le mani in tasca, un po’ perché la mia è ancora stretta da questo strambo e timido ragazzo, non ci stringiamo la mano.
«Il piacere è mio.» sorrido anche all’altro, prima che mi viene un tuffo al cuore improvviso … Aspetta, aspetta, aspetta … aspetta un nanosecondo! Ci sono voci, voci fondate e testimoniate, che Em sia amica di un certo Kwon Ji Yong, meglio conosciuto con il nome d’arte G-Dragon, leader del famoso gruppo Big Bang. Ed oggi la stessa Em si presenta qui, con due amici, imbacuccati peggio dei rapinatori, i quali nomi corrispondono ad altri due membri del gruppo. Ma è solo una coincidenza, vero? Non è possibile che mi ritrovo ad un bar con due celebrità di fama internazionale, no? Em me l’avrebbe detto, vero? Oh, diamine, una persona normale me l’avrebbe detto.
Mi volto verso Em con una faccia tra il disperato e il sorpreso e il suo sorrisino divertito mi fa ricordare che, bé, Em non è tanto normale! Mi rivolto piano verso il ragazzo che continua a stringermi la mano e lo fisso negli occhi piccoli e sorridenti, uguali a quelli di D-Lite, membro del gruppo.
«T-tu sei … D-Daesung?» la mia voce tremolante esce come un sibilo appena udibile. Ed è l’unica cosa che riesco a dire, prima di svenire …

 

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«Grazie per averci permesso di usare questa stanza, ajusshi (* modo confidenziale per chiamare un uomo anziano, letteralmente “zio”).» ringrazio il proprietario del bar, che con le sue sopracciglia color perla come i capelli, non abbandona mai la sua espressione accigliata.
«Datele dell’acqua!» ci ordina con la sua voce roca. «Ah, le donne! Svenimento facile e isterie continue!» brontola prima di uscire dalla stanza tossendo.
«Simpatico …» commenta sarcastico Seung-Hyun, fissando la porta dalla quale è appena uscito.
«È un po’ burbero, ma è un brav’uomo.» replico con un sorriso.
«Oh mio! Oh mio! Aiutiamola! Cosa posso fare? Cosa posso fare? Em! Cosa posso fare?» mi chiede Daesung andando in escandescenza e camminando in tondo come impazzito.
«Inizia con lo stare zitto.» gli suggerisce Seung-Hyun calmo.
«Ma … ma … ma … io devo salvarla!» esclama l’altro, battendosi un pugno sul petto e guadagnandosi un ceffone dietro la testa dall’amico.
«Non sta mica morendo!» aggiunge poi Top, cercando di stare calmo.
«Daesung, sta calmo. Ok? È solo svenuta per l’emozione …» spiego calma, osservando Juno stesa sul divanetto. «Tra poco si riprenderà, non è nulla di grave.»
«Ok. Ok. Ok.» Daesung fa un bel respiro profondo, prima di annuire e sedersi gambe incrociate sul pavimento e viso rivolto a quello addormentato della mia amica. «Vorrà dire che rimarrò qui, nella trepidante attesa che si svegli! A nessuno mai permetterò di avvicinarsi a tale bellezza e so di esser forte, poiché c’è Cupido dalla mia!» annuncia con fare teatrale. Seung-Hyun ed io ci scambiamo un’occhiata confusa e a tratti preoccupata. «Orsù andate! Godetevi una bevanda calda senza di me. Se mi volete sono qui, a far la guardia a cotanta bellezza! Non mi serve nient’altro che guardare lei.»
«Ok, allora a dopo, eh.» afferma Seung-Hyun afferrandomi per un polso e tirandomi verso l’uscita.
«Aspetta. Sicuro che non vuoi nulla?» chiedo a Daesung, preoccupata. Insomma, è vero che non è nulla di grave, ma Juno è comunque svenuta!
«Sicurissimo!» conferma lui.
«Resti qui allora?» domando ancora.
«Nessuno sarà in grado di smuovermi, sono una montagna!» dice con fare fiero.
«Ok … allora noi siamo di là … per qualsiasi cosa, chiamaci.» gli sorrido.
«Non mi servirà niente! Agli uomini non serve nulla.» afferma fiero, così mi lascio trascinare dalla delicata presa di Seung-Hyun.
«A dopo …» lo saluto.
«Em!» prima che io uscissi completamente però, Daesung mi chiama, così gli rivolgo nuovamente lo sguardo. «Ma comunque se mi potessi portare una cioccolata calda con una bella cialda con panna, ne sarei contento. Grazie!» mi dice con voce bambinesca e sorrisone a trentadue denti e non posso fare a meno di ridere, mentre Seung-Hyun si copre scoraggiato il volto con una mano.
«Arrivano subito.» gli dico tra le risate, uscendo definitivamente.
«È un caso perso.» sospira oppa Seung-Hyun.
«Io lo trovo tenero.» commento sincera. «Guardandolo mi fa credere davvero che l’amore sia una cosa meravigliosa.» dico più tra me e me che a lui.
«Bé forse non sarà meravigliosa, ma è comunque una cosa che vale la pena provare.» replica Seung-Hyun e lo fisso un attimo dubbiosa, mentre ci accomodiamo al bancone su due sgabelli alti vicini.
«Oppa, sei mai stato innamorato?» chiedo senza malizia, curiosa di sapere come possa affermare una frase del genere.
«Cos-  … io che?» arrossisce subito agitandosi e per sbaglio urta con il braccio un contenitore per lo zucchero riversandolo tutto sul ripiano. «Aish!» esclama osservando il bel po’ che ha combinato.
«Tu!» appare il proprietario del bar che lo addita con fare minaccioso, ma chi lo conosce sa che è la sua faccia ad essere sempre così. «Razza di elefante, quale sciagura ti ha mai portato da me?» sbraita andando dietro al bancone per armarsi di strofinaccio e pulire.
«Oh, andiamo ajusshi! Non l’ha mica fatto apposta.» dico ridendo sotto i baffi.
«Baggianate! Apposta o non apposta, ha fatto un macello! Aish! Screanzato!» inizia a pulire imbronciato, prima di gettare lo strofinaccio nel lavandino e poggiare un gomito sul bancone proprio di fronte a Seung-Hyun. «Dì un po’, tu, il tuo nome?» gli chiede fissandolo burbero negli occhi.
«Choi Seung-Hyun.» si presenta chinando leggermente il capo. A questa scena mi scappa un risolino.
«Mmm …» mugugna l’altro. «Chang Dae-Ho, per te master Chang.»
«Ma- master?» balbetta Seung-Hyun confuso.
«Qualche problema?» domanda Dae-Ho.
«No, no, nessuno, master Chang.» risponde subito oppa Seung-Hyun ed io continuo a ridere sotto i baffi.
«Ora va meglio.» afferma l’altro mettendosi dritto e volgendosi verso di me. «Occhi limpidi, cuore puro. Ha la delicatezza di un elefante è vero, ma non è un cattivo ragazzo. Non sei poi così sprovveduta, ragazzina.» mi dice serio e posso sentire Seung-Hyun mormorare qualcosa nel sentire la parola “elefante”.
«Ajusshi! Non mi chiami ragazzina. Le ho già detto e ripetuto che mi chiamo Em.» ribatto, fintamente offesa.
«Zitta, ragazzina. Già è tanto che ti lasci chiamarmi ajusshi!» sbotta alzando un po’ la voce. «Allora, cosa vi porto? Non potete restare qui senza ordinare.»
«Vorrei un caffè e una delle sue brioche al cioccolato, grazie.» rispondo sapendo già cosa voglio.
«E tu, elefante anoressico, cosa prendi?» chiede a Seung-Hyun.
«Un ca- caffè … grazie.» chiede lui, chinando ancora il capo in segno di rispetto.
«Solo un caffè?» il signor Chang sgrana gli occhi, assomigliando sempre più ad uno psicopatico. «E tu vieni al bar solo per prender un caffè?! Muovi quel tuo bel culo fuori da qui, se non vuoi altro.»
«Un caffè e … una graffa.» si corregge il mio oppa fissando l’altro intimorito.
«Ora ragioniamo.» replica Dae-Ho prendendo appunti sul suo block notes. «E per lo stralunato di là?»
«Una cioccolata e una cialda con panna.» rispondo io tranquilla.
«Quello sì che sa andare al bar, non come certi elefanti anoressici di mia conoscenza.» afferma infine ajusshi, apprestandosi a preparare l’ordine.
«Grazie, ajusshi.» lo ringrazio in anticipo mentre lo sento mormorare qualcosa.
«È sempre così?» mi chiede in un sussurro Seung-Hyun avvicinandosi un po’ senza farsi vedere.
«Il più delle volte.» affermo ridendo e lui scoppia a ridere con me.
Dopo qualche minuto, torna con le ordinazioni e ci scruta col solito cipiglio, prima di scomparire nella stanza dove sono Daesung e Juno lasciandosi dietro profumo di cioccolata e cialda.
Addento la mia brioche avidamente e solo dopo un po’ mi accorgo che Seung-Hyun scruta con sguardo accusatorio la povera graffa che giace inerme nel piatto.
«Non credo che riuscirai a farla sparire con la forza dello sguardo.» commento attirando la sua attenzione. Sorride sghembo. «Ancora a dieta?»
«Qualcosa del genere.» risponde lui amaro.
«Per una volta non succede nulla, dai.» lo invoglio. Non sarà certo una graffa a rovinargli la forma!
«Bé non è che questo sia il primo sgarro alla dieta …» confessa colpevole.
«Ah, no?» chiedo sorpresa, in genere è puntualissimo.
«Già da un po’ di tempo mangio cose che non dovrei …» afferma sofferente. Piccolo! Mi fa quasi pena … perché deve sopportare tutto questo?! Se io non potessi mangiare tutto quello che voglio probabilmente impazzirei!
«Oh!» esclamo schioccando le dita. «Allora sei tu il ladro di cioccolata in casa Bang!» sorrido nel vederlo agitarsi di nuovo e per poco rovesciare la tazza di caffè.
«Sssh!» mi tappa la bocca e a questo contatto inaspettato smetto di ridere, rendendomi per la prima volta conto della nostra pericolosa vicinanza. I nostri due corpi sono naturalmente protesi l’uno verso l’altro e  la distanza tra i nostri due volti e minore di due palmi. Un piacevole disagio si insinua dentro di me. I suoi occhi scuri, ora leggermene dilatati, rendendo il suo volto estremamente buffo, mi trafiggono rendendomi difficili anche le azioni più semplici, come respirare. Lo stomaco si è contratto in una morsa e nonostante lui stia parlando, non riesco a sentirlo. Le sue labbra si muovono, ma nessun suono raggiunge le mie orecchie. Cosa mi sta succedendo? Mi sento come se stessi affogando, tuttavia non mi va di essere salvata …
Un lontano e fastidioso rumore mi raggiunge ovattato, come se io fossi in una bolla divisa da tutto il resto. Seung-Hyun toglie la mano dalla mia bocca e indica la mia borsa.
«Em?» mi chiama e risentire la sua voce così all’improvviso mi fa trasalire.
«Sì?» domando confusa.
«Il tuo cellulare.» risponde.
«Ah, sì!» lo strano e ovattato rumore è il mio cellulare, lo recupero e rispondo. «Pronto?»
«Astronave alfa? Qui è l’astronave zia, mi ricevete? Passo!» mormora zia Jun a bassa voce.
«Zia Jun?»
«No, no! Qui astronave zia! Mi ricevete?» ripete.
«Sì, sì, ti ricevo astronave zia. Qui astronave alfa.» sto al gioco e Seung-Hyun inizia a guardarmi con aria divertita.
«Bene! Qui un buco nero si è impossessato della base e parla di inghiottire anche te, astronave alfa! Vuole che tu ti arrenda e che ti aggreghi ad un’astronave nemica anche se io non la considero nemica ma questo il buco nero non può farlo perché va contro il principio di libertà delle navicelle spaziali!» mi spiega mia zia tutto d’un fiato ed io stavolta ci ho capito ben poco.
«Astronave zia, non ho capito.» affermo e Seung-Hyun sbuffa una risata, mentre il  signor Chang ritorna e mi osserva cupo. «Chi è il buco nero?» chiedo, ma nemmeno il tempo di chiederlo che sento la voce di mio padre chiamarla e mi viene un tuffo al cuore. Cosa ci fa a casa a quest’ora?
«SOS! Emergenza! Codice rosso! Siamo stati scoperti! Ripeto, siamo stati scoperti! L’astronave zia vi porge i più sentiti addii galattici, passo e chiudo!» dice mia zia attaccando la telefonata e rimanendomi perplessa.
Mi volto verso Seung-Hyun che mi guarda curioso.
«Scusami … scusami, ma devo andare, salutami gli altri!» dico lasciando in fretta delle banconote sul bancone e uscendo dal bar senza nemmeno salutare.
Mio padre è a casa e mia zia è sveglia, da sola con lui. In preda al panico inizio a correre e prendo l’autobus al volo, ignorando del tutto Seung-Hyun che chiama a gran voce il mio nome.

 

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Il fatto che è svenuta è una cosa buona o cattiva? Nhé Cupido? Perché non rispondi mai quando ho bisogno di te?! Capisco che sei silenzioso come l’amore che si insinua, ma una risposta ogni tanto la vorrei …
Butto giù un altro sorso di cioccolata, tanto per digerire meglio la cialda, stipata nel mio stomaco già da un po’. Ancora a gambe incrociate, poggio i gomiti su di esse e il volto tra le mani, per contemplare meglio la ragazza dei miei sogni.
Ripensandoci non avrei mai creduto che proprio io potessi prendermi una cotta tanto forte a prima vista. Non sono uno che dà tanta importanza all’aspetto fisico … ma stavolta sono stato come folgorato da questa ragazza, dal suo sorriso, dal suo volto tondo, dalla gentilezza straripante dai suoi occhi. Non si tratta solo di aspetto fisico, si tratta di feeling, un feeling tra le nostre anime. Perché nell’attimo in cui i nostri sguardi si sono incontrati per la prima volta, ho potuto vedere la sua anima, bella e pura. E me ne sono innamorato. Perdutamente.
«You’re like cotton candy, my heart melts …» inizio a canticchiare la mia canzone, oscillando la testa a destra e a sinistra sui palmi delle mani. «Just looking at your fluffy face makes me melt. What if I blow and you fly away, what if I touch you and you melt. I’m so disappointed when you disappear with the blink of an eye. You’re like cotton candy, you melt on my lips. Should I fly away with you, our lips gently touching …» questa canzone sembra fatta apposta per lei, così dolce e capace di farmi sciogliere.
La vedo strizzare leggermente gli occhi e voltarsi piano.
«Oh, my princess, sei sveglia?» domando, mettendomi sulle ginocchia e avvicinandomi ancora un po’ al suo volto.
Apre piano gli occhi e i nostri sguardi si incontrano. Sbatte piano le palpebre due o tre volte per mettere a fuoco poco prima di schizzare a sedere, lasciandosi scappare un urlo. Urlo che mi spaventa a morte, facendomi ritrarre e così cadere sedere a terra.
Restiamo per un attimo così, impauriti a fissarci senza dire nulla. Cosa dovrei fare? Sono in procinto di avere un infarto! Non pensavo che il mio cuore potesse battere così forte.
Mentre mi osserva, Juno inclina leggermente la testa di un lato, prima di farsi pensierosa e scendere carponi sul pavimento. Mi si avvicina e quando è a pochi centimetri mi pizzica entrambe le guance con forza.
«Ahi, ahi, ahi, ahia!» mi lamento, così mi lascia con aria soddisfatta. Si sistema sulle ginocchia e mi sorride. Un sorriso bellissimo, dolce come miele che si riversa sul mio cuore scalpitante, assopendolo lentamente.
«Canta ancora.» mi dice con la sua voce angelica e gli occhi vispi.
«Eh?» chiedo sorpreso, sistemandomi a sedere.
«Potresti cantare ancora, per me?» mi domanda ed io a questa gentile e tanto dolce richiesta non posso che acconsentire, ricominciando a cantare. La vedo chiudere gli occhi e sorridere gioiosa, sentendo la mia voce e il mio cuore ricomincia a martellare. Vengo sommerso da una sensazione bellissima, di appagamento, di felicità. Cantare per gli altri lo faccio sempre, ma cantare per la persona che t’interessa … wow, è tutta un’altra cosa! Vedere che effetto fa su di lei e vedere che lei è contenta di sentire la tua voce è probabilmente la sensazione più bella che io abbia mai provato. «Sei bravissimo!» esclama battendo le mani e riaprendo gli occhi non appena finisco di cantare. Al ché arrossisco e mi strofino la nuca con una mano, preso dall’imbarazzo. «Da vicino, la tua voce è ancora più bella.» sorride entusiasta.
«Mai bella quanto te.» mi lascio sfuggire e il vivo rossore che le illumina il viso mi fa perdere un battito.
Se questo non è amore a prima vista, allora cos’è?

 
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Divorato dalla preoccupazione, è questo il mio stato attuale. È corsa via senza dire nulla, avrei potuto accompagnarla almeno. Rientro nel bar strascicando il mio umore nero sotto le suole delle scarpe, calpestandolo e sgualcendolo ulteriormente. Perché quando credo di avvicinarmi a lei succede sempre qualcosa che la fa allontanare? E peggio ancora: è successo qualcosa a casa? A sua zia forse? C’entra suo padre?
Mi sento così irreparabilmente impotente che mi verrebbe voglia di picchiarmi. Mi abbandono sullo sgabello di prima e afferro la graffa dandole un morso che la dimezza.
«Abbiamo capito chi è la cura dell’elefante anoressico, eh?!» borbotta master Chang, asciugando un bicchiere.
«Io non ho proprio idea di come faccia!» esplodo all’improvviso ancora a bocca piena.
«Chi?» chiede l’uomo, passando ad un altro bicchiere, per niente sorpreso dalla mia affermazione di certo non a bassa voce.
«Ji Yong! Come fa a vederla soffrire così e nonostante ciò restare zitto e non fare nulla? Eh? Come diamine fa?» mi spiego meglio, coprendomi la bocca con la mano per evitare di sputacchiare pezzi di grafaf sul bancone pulito.
«Evidentemente la ragazzina non vuole che il decerebrato faccia qualcosa.» si limita a rispondere con la sua voce roca e minacciosa.
«Ok, ma io non capisco, sul serio! Se tu vedessi una persona a cui vuoi bene che cammina su di un filo rischiando continuamente di cadere in un burrone, tu non la salveresti? Non faresti di tutto per farla scendere prima che sia troppo tardi?» domando esasperato, rischiando per l’ennesima volta di rovesciare quella dannata tazza di caffè.
«Vedi mio caro elefante Choi …» comincia l’uomo con lo sguardo rivolto al soffitto. «… se si vuole davvero bene una persona, la si rispetta. Si rispettano le sue scelte e con esse i rischi che comportano. Rifletti. Cos’è più importante: che tu sia tranquillo sapendola al sicuro o che lei faccia quello che si sente di fare, quello che le dice il suo cuore?» mi domanda ed io resto fermo a fissarlo senza sapere cosa dire. «Quella ragazzina è più forte ti quanto t’immagini … e probabilmente quel decerebrato ama più di quanto dimostra la sua ragazzina. Ma forse io sono solo un vecchio brontolone che non vuole saperne di andare in pensione e tu un povero imbecille che se non si muove a sloggiare verrà cacciato fuori a suon di bastonate.»
Guardo master Chang allontanarsi e non sapendo come controbattere, affogo la mia amarezza nella graffa, ingozzandomi come non mai. Ci sono ancora tante cose che non so e che non capisco, ma mai come ora voglio imparare e spero sia proprio Em ad insegnarmele. E poi che significa quel “sua ragazzina”?! Em non è mica di Ji Yong?! Vecchio pazzo da ricovero!

 

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Apro la porta di casa in fretta e mi catapulto in soggiorno dove trovo mia zia che tranquilla guarda la televisione. Possibile che mi sia immaginata la voce di mio padre? Io l’ho sentita, ne sono certa. Tuttavia, la calma di mia zia mi incuriosisce. Mi avvicino piano e le carezzo dolce la testa.
«Ehi, astronave zia! Scampato pericolo?» le chiedo sorridendo, ma nell’attimo in cui si volta, vengo investita da due pupille nere dilatate ed espressione vuota. «Zia Jun?» nonostante io la chiami e parli con lei, non reagisce come dovrebbe, anzi non reagisce affatto. È come se fosse in trance. Il tremore lieve delle sue mani mi svela il tutto … «Che cosa le hai dato?» chiedo a mio padre non appena lo sento mettere piede in soggiorno.
«Qualche tranquillante preso dalla credenza, non ricordo bene quale.» risponde atono, versandosi del brandy in un bicchiere massiccio.
«Quanto gliene hai dato?» domando ancora, preoccupata per mia zia. Mi rivolgo nuovamente verso di lei, scoccandole le dita davanti agli occhi, ma non reagisce.
«Qualche compressa …» sospira poggiandosi alla scrivania e bevendo un sorso.
«Quante?» insisto e mi sorprendo io stessa del coraggio che ho a rivolgermi a lui con tale insistenza.
«Tre o quattro … o magari erano cinque … non ricordo esattamente.» sogghigna continuando a bere. Gli dedico un’occhiata di puro disprezzo, prima di afferrare la cornetta del telefono e comporre il numero del medico che oramai conosco a memoria. L’unico medico con il quale riesco ad avere una conversazione senza l’irreparabile desiderio di correre a nascondermi. L’uomo che segue mia zia e che mi ha insegnato a vivere con lei e a proteggerla.
«Pronto?» la voce della segretaria mi fa temere che il dottore non ci sia, ma provo comunque.
«C’è il dottor Jeong, per caso?» chiedo iniziando a mordermi il labbro nervosamente e a battere un piede a terra.
«Sì, è appena arrivato, un secondo che glielo passo.» risponde la donna, gentile.
«Grazie infinite.» sorrido nervosa, come se potesse vedermi.
«Non farne un dramma, non muore mica per una compressa in più.» sbotta mio padre, riempiendosi di nuovo il bicchiere.
«Il dottor Jeong all’apparecchio, prego.» il medico risponde e mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo.
«Salve dottore, sono Em.»
«Ancora problemi con sua zia?» mi chiede l’uomo, cortese.
«Quanta confidenza. Quando ti presenti, devi usare il tuo cognome, razza di sgualdrina.» mi rimprovera mio padre con disprezzo e in cuor mio spero che il dottore non lo senta.
«Bé sì … ha assunto una dose eccessiva di tranquillante.» dico semplicemente, evitando dettagli.
«Quanto eccessiva?» domanda lui.
«Non lo so.» rispondo sincera.
«Quale tipo di tranquillante?»
«Non lo so.» ripeto esasperata.
«Che cretina sei, è questa a cui sta pensando ora il dottore.» sogghigna mio padre malignamente.
«Em, come fa a non saperlo?» mi domanda il medico con una nota di rimprovero nella voce.
«Non gliel’ho dato io.» affermo velocemente, il respiro corto. Non so cosa inventarmi.
«Attenta a quel che dici, figlia cara.» mi avverte mio padre, riempiendo quel “cara” con tutto il veleno che ha in corpo.
«E chi gliel’ha dato?» chiede insistente il dottor Jeong.
« … è stato …» deglutisco non sapendo cosa dire. «L’ha preso da sola dalla credenza. Credevo non sapesse dove fosse ed invece ha scoperto il posto.» dico poi, veloce.
«Brava la mia bugiarda, degna figlia di tua madre.» ghigna mio padre tra i denti, scaraventando il bicchiere ai miei piedi, mancandomi per un soffio. Il bicchiere, come ovvio, si frantuma fragorosamente.
«Cos’è stato?» domanda il dottore preoccupato, mentre mio padre raccoglie una delle schegge più grandi.
«Nulla, mi scusi. Ho … ho rotto un bicchiere.» rispondo, cercando di non cominciare a piangere. Sento il cuore in gola, salito su per la paura.
«Ma che sbadata!» commenta mio padre con un ghigno, facendomi un taglio con il pezzo di vetro sullo zigomo destro. Taglio che inizia immediatamente a sanguinare e bruciare.
«Stia attenta a non farsi male! Mi dia tempo un quarto d’ora e sono da sua zia.» mi avverte il medico. Stringo i denti nel tentativo di non lasciarmi sfuggire nessun gemito di dolore.
«Gr- grazie dottore.» balbetto prima di riagganciare, tremolante e timorosa di quello che potrebbe farmi mio padre da un momento all’altro.
«Fatti medicare anche quello … è un brutto taglio, sai?» inizia a ridere lui, allontanandosi. Per fortuna, aggiungerei. «Tesoro, hai impegni per domenica? Sì, bè, non m’importa, cancellali. Abbiamo un appuntamento o meglio, tu hai un appuntamento» mi avverte lui recuperando la lunga giacca in pelle dall’appendiabiti. «Un appuntamento con il tuo futuro marito, contenta?» continua voltandosi verso di me e dedicandomi un sorriso glaciale. Futuro … cosa? «Non è che tu abbia molta scelta: o sei contenta o sei contenta.» ride poi sguaiatamente, mentre inizio a sentirmi mancare le gambe. «Su, su, cos’è quella faccia? Sei fortunata cara. Infondo Soo è un bel ragazzo, non trovi?» cosa? Soo? Ha detto Soo? Quindi avevo ragione, non scherzava … Vi prego svegliatemi! Se questo è un incubo, svegliatemi! Ora! «A più tardi, cuore di papà. E non lasciarti nemmeno attraversare dall’idea che tu possa opporti.» conclude mandandomi un bacio e uscendo di casa sbattendo la porta.
La voglia di piangere si impadronisce di me fulminea e mi ritrovo ginocchia sul pavimento, sui frantumi del bicchiere, incurante che mi feriscano, mentre le mie spalle sono smosse da violenti singhiozzi.
Non gli basta quello che mi ha fatto fino ad ora, no. Lui vuole torturarmi, vuole distruggermi! Vuole vedermi soffrire per il resto della mia miserabile vita. Mi vuole logorare piano in modo che io possa agonizzare sotto la pressione di questo dolore che non andrà mai via.
Cerco di alzarmi, di smettere di piangere e di farmi forza, a breve arriverà il medico ed io devo stare bene e rimanere cosciente. Devo farlo per mia zia, almeno per lei. Ma non posso riuscirci, non da sola.
Afferro il cellulare e, dimentica del fatto che io sia arrabbiata con lui, digito il suo numero pregando con tutta me stessa che risponda.
«Em?» la voce di Ji Yong mi avvolge e mi sembra che un filo di ossigeno riesca finalmente a raggiungere i miei polmoni assiderati.
«Ji …» lo chiamo tra  i singhiozzi. Non riesco a fermarmi, non riesco a trattenere le lacrime, non riesco ad ingoiare l’amaro sapore dell’odio e del dolore.
«Stai piangendo? Em cosa è successo? Dove sei?» mi domanda allarmandosi.
«Ji … ti prego … vieni qui.» riesco solo a dire.
«Qui dove, Em? Em! Dove sei?» chiede sempre più agitato.
«A … a casa …»
«Cosa è successo?» mi chiede.
«Non ce la faccio più, Ji … aiutami …» sono le ultime cose che riesco a dire, prima di scoppiare in un pianto convulso che non riesco a fermare.
«Sto arrivando!» e queste sono le ultime sue parole prima di riagganciare, le uniche in grado di farmi resistere ancora un po’.

 

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Non l’ho mai vista così. Mai. Da quando la conosco, Em non è mai stata così distrutta. Appena entrato in casa sua, ho trovato il pavimento del soggiorno ricoperto da frantumi di vetro, zia Jun in completo trance e Em percossa da singhiozzi tanto violenti da non permetterle nemmeno di respirare. In più, un profondo graffio sotto l’occhio, volto, collo e felpa ricoperti di sangue e le ginocchia bucherellate dal vetro.
È arrivato il dottore di zia Jun e ci ha rassicurati dicendoci che la quantità di tranquillanti assunta non causerà danni gravi o permanenti. Probabilmente dormirà più del dovuto, ma niente di grave. Il medico ha disinfettato il graffio di Em senza chiedere nulla, nonostante sul suo volto ci fossero impressi i suoi dubbi e le sue domande, dopodiché se n’è andato, lasciando a me le raccomandazioni. A me poi! Che non so nemmeno la differenza tra una compressa e una supposta!
Sta di fatto che ho ripulito in fretta il soggiorno come meglio ho potuto e ho aiutato Em a mettere a letto la zia. Ora Em è gambe al petto e schiena contro il muro, seduta sul letto impegnata ad ignorare alla bella e meglio me e Mr. Winglie.
«Come va?» le chiedo entrando in camera sua e porgendole un bicchiere d’acqua e zucchero. Lei continua a fissare il vuoto senza muoversi, così con un sospiro, lascio il bicchiere sulla scrivania, prima di sedermi sulla sedia davanti a lei. «Em? Mi senti?» le chiedo, ma lei continua ad ignorarmi. Non riuscirò mai ad abituarmi a questo senso di impotenza ed inutilità. Non riuscirò mai a non soffrire vedendola in questo stato. A volte mi chiedo come io sia capace di resistere senza fare nulla … «Vuoi che me ne vada?» le domando e finalmente mi volge lo sguardo. Due occhi ricchi di rabbia, odio e lacrime.
«Perché hai detto a Seung-Hyun di mio padre?» inizia a chiedere di punto in bianco con voce colma di astio. «Perché gli hai raccontato della mia famiglia?» domanda alzando la voce, sempre più arrabbiata. I suoi occhi arrossati mi fissano accusatori e in cuor mio so che mi sta facendo queste domande pur di non pensare a quello che è appena successo, ma io non so come comportami. «Perché non rispondi, eh? Perché? Non sai nemmeno mantenere una promessa … che razza di amico sei?!» urla scattando in piedi e ricominciando a piangere.
«Em … puoi fidarti di Seung-Hyun … sono sicuro che …» comincio a dire giustificandomi.
«Questo non c’entra niente, Ji! Il punto è che mi hai tradita!» dice continuando a piangere ed io non so come consolarla. Mi alzo in piedi, ma lei fa un passo indietro continuando a riversarmi addosso la sua rabbia. «Mi hai tradita. Hai rotto la promessa che mi avevi fatto. Non posso fidarmi nemmeno di te! Non posso fidarmi di nessuno. Nessuno!» urla ancora, colpendomi con i pugni chiusi sul petto. «Esci. Vattene. Non voglio vederti mai più!» grida cercando di spingermi fuori dalla sua stanza.
«Em … Em, calmati! Non ti ho tradita, puoi fidarti di me, lo sai.» cerco di rassicurarla e di scansare i suoi colpi.
«No, no! Non posso fidarmi di nessuno!» ripete continuando a colpirmi con tutta la forza che ha in corpo. «Vattene! Ti odio. Io ti odio!» mi grida fissandomi negli occhi e ad essere sinceri non avrei mai creduto che facesse così male sentirsi dire “ti odio”.
E per un attimo resto impassibile a tutti i suoi colpi senza fare nulla. Non sento più nemmeno le sue urla e penso sul serio di andarmene … tanto lei mi odia.
Non pensavo facesse così male …
«Em, ora basta. Fermati!» urlo, riprendendomi e afferrandole i polsi con forza. La fisso negli occhi e cerco di farla calmare. «Va tutto bene, Em. Ci sono qui io … calmati.» sento che non si oppone più alla mia presa, ma continua a piangere senza freni.
«Ti odio … odio tutti … tutti …» mormora sempre più a bassa voce, stanca e sconfitta. La stringo in un abbraccio, mentre continua a singhiozzare contro il mio petto dolorante per i troppi colpi.
«Mi odierai da domani … per ora lascia che io stia qui con te.» le sussurro carezzandole i capelli disordinati. Lei annuisce e si lascia coccolare come una bambina impaurita, continuano a piangere fiumi di lacrime che non si prosciugheranno certo per ora.
La paura di perdere la zia , l’aggressività del padre, il senso di impotenza per non poter aiutare la persona a cui vuole bene, è stato troppo per lei. Troppo tutto insieme. Non regge più questa situazione … Ho paura per lei, ho paura che possa cedere, che possa fare qualcosa di sciocco. Ho paura di perdere la mia Em. Ho paura come non l’ho mai avuta …





NOTA DELL'AUTRICE:
ed ecco che dopo tipo 30 anni giungo ad aggiornare nella speranza che non vi siate dimenticati di me e che vi interessi ancora sapere cosa succede a questa povera disgraziata di Em. Questo capitolo è pallosamente chilometrico, strano, scritto male, mentre è troppo zuccheroso e a tratti fa vomitare, poi arriva la parte TotalDepressionModeOn O.o cioè in pratica, mi fa schifo :D yeeeeeeeah! Come molti sanno o hanno avuto l'occasione di notare, non sono per niente al mio massimo -_-" Ad essere sincera, sono in totale crisi e fino a ieri (e non è una bugia!) non ero riuscita a scrivere nulla che potesse almeno lontanamente passare per decente. Questo capitolo è il frutto di questa giornata . . . Spero che a qualcuno piaccia XD Ad ogni modo, vi lascio con l'augurio di un prossimo capitolo migliore e ringraziando tutti i lettori, chi amorevolmente mi rencensisce <3 e chi mi supporta sempre e continua a credere in me :') grazie di <3, siete voi la mia forza! Spero di non aver deluso nessuno ... :'( Un bacione affettuoso e riconoscente ...

la vostra triste e per niente ispirata Myuzu

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Capitolo 21
*** Soffocare ***


*SoFfOcArE*



Apro gli occhi lentamente, cercando di ignorare l’amaro sapore che impasta la mia bocca. Alzo la testa è mi ritrovo il volto di Ji Yong dormiente a pochi centimetri, sono ancora avvolta nel suo abbraccio e il suo respiro caldo mi carezza il viso umido. Quanto avrò pianto? Tutta la notte? Probabile … Capisco che è giorno dalla luce che filtra dalle tendine e nonostante sappia che sia ora di alzarmi, non ne ho alcuna voglia. Non appena mi alzerò, dovrò ricominciare la mia estenuante lotta contro il mondo e sinceramente non ce la faccio più … Le braccia e il petto di Ji sono senza ombra di dubbio, un luogo più accogliente e confortevole. Il più piano possibile, circondo con le braccia la vita di Ji in un abbraccio silenzioso, avvicinandomi ancora di più a lui, affondando così il volto nella sua maglietta sgualcita. Lo sento muoversi leggermente e temo di averlo svegliato, ma lui stringe un po’ la presa attorno a me e poggia una guancia sulla mia testa. Sembra che dormi ancora …
Richiudo gli occhi e mi godo il suono del suo battito regolare. Inspiro il suo profumo e mi lascio invadere da questo senso di tranquillità, a me nuovo. È strano di come qui io mi senta in un mondo completamente diverso, nuovo, calmo. Un mondo in cui non ho paura, non vado di fretta, non ho cose da aggiustare o persone da curare, nessuno contro cui combattere, nessuno da cui scappare. Qui sto bene. E se rimanessi sempre così? Nhè Ji? Ti dispiacerebbe se rimanessimo sempre così? Mi abbracceresti così per tutta la vita proteggendomi dal resto del mondo? 
Ma cosa vado a pensare?!Ji Yong non ha tempo per me e anche se l’avesse non lo sprecherebbe così, specialmente dopo che gli ho urlato di odiarlo. Cosa non vera, ovvio. Ma sono sicura che non deve essere stato per niente bello sentirselo dire e, conoscendolo, si sarà sicuramente sentito ferito. Stringo un po’ più la presa attorno al suo corpo afferrandogli la maglietta con forza. Non voglio che se ne vada, non voglio che mi odi. Io gli voglio bene, come a nessun altro. Non voglio che si allontani da me, ho bisogno di lui.
 

~*~*~*~*~

 
Sento qualcosa tirarmi la maglia, ma basta schiudere un occhio per rendermi conto che si tratta solo di Em, stretta a me in un abbraccio. Le sue braccia esili attorno alla mia vita emanano un calore piacevole e confortante. Mi lascio inebriare dal profumo dei suoi capelli e stringo un po’ la presa attorno al suo gracile corpo. È dimagrita ancora … è talmente piccola che ho l’impressione che possa scomparire da un momento all’altro sotto il mio sguardo, senza che io possa fare nulla. Nonostante abbia smesso di piangere già da un po’, qualche singhiozzo la scuote di tanto in tanto e posso sentire il suo respiro farsi leggermente affannato, come se una continua paura l’attanagliasse e non le lasciasse nemmeno il tempo di respirare.
Eppure, così, in questa posizione, mi rendo realmente conto di quanto io le voglia bene davvero. Se fosse stata una qualsiasi altra ragazza, non ci avrei impiegato molto a saltarle addosso impiegando la notte in modo ben diverso. Ma con Em … è diverso. Mi sento diverso. Nonostante mi sia riscoperto attratto da lei (anche se ancora io stesso stento a crederci!) il suo stare bene viene prima della mia felicità e del mio appagamento fisico. E sinceramente è una cosa alquanto straordinaria, considerando il mio egoismo straripante! Accanto a lei mi sento una persona migliore e al solo pensiero di perderla mi sento come sprofondare in un burrone senza fine. Tuttavia, non posso che sentirmi oppresso dalla paura di essere odiato da lei … So che ieri era solo arrabbiata e spaventata, ma se lo pensasse davvero? Se mi odiasse davvero, io cosa farei? Non sono pronto a vivere una vita senza Em. Non sarò mai pronto per una vita senza lei, mai. Allora perché voglio che lei si allontani? Perché voglio che frequenti Seung-Hyun? Perché non riesco ad amarla come tutti i normali ragazzi fanno con le ragazze a cui tengono? Perché?
Forse perché ho smesso già da un po’ a credere nell’amore, più o meno dal mio primo cuore spezzato anni fa e forse perché quindi non voglio abbassare Em ad un sentimento così volubile come l’amore. L’amicizia, a mio parere, è più autentica e duratura. Gli amici si perdonano quasi sempre, gli amanti quasi mai … Ma questo è un mio pensiero. Probabilmente sbagliato, come la metà delle cose a cui penso. Em è mia amica, la mia migliore amica e voglio che sia felice, ma so che con me non potrà mai esserlo. È per questo che l’allontano, per non farla soffrire. Allora cos’è questo enorme fastidio che provo nel pensarla tra le braccia di un altro? Cos’è questo senso di appagamento che provo nell’essere io qui con lei, nell’essere stato chiamato per primo tra tutti? Perché mi sento così  bene nel solo starle abbracciata così? Perché con lei basta sempre così poco perché io sia felice?
Stringo ancora di più l’abbraccio, lasciando che le nostre gambe s’intreccino. Non è un gesto di desiderio o di voglia di percepire il suo corpo, bensì una reazione alla paura di perderla. Stretti così, ho la sensazione che non possa andare da nessuna parte, che possa restare con me per sempre. Di una sola cosa mi pento: i suoi piedi gelati contro i miei caldi o almeno lo erano fino a qualche secondo fa!

 

~*~*~*~*~

 
Sono preoccupato, molto preoccupato. Sono un povero panda preoccupato per il suo leader, che ieri è uscito di corsa di casa senza dire dove andasse e quando e se sarebbe tornato. Ora è mattina e lui non è qui. Dov’è’? E se gli fosse successo qualcosa? L’ho chiamato più volte, ma ha il cellulare spento. Come può uscire di corsa si casa senza dire nulla e spegnere il cellulare facendo preoccupare tutti? Eh? Come può? Ma d’altronde, osservandomi in giro, l’unico preoccupato qui sono io.
«Dico, nessuno è preoccupato per Ji Yong?» esplodo all’improvviso, attirando la svagata attenzione di un tormentato per oscuri motivi Taeyang e un perso nel mondo delle favole Daesung. Top mi ignora apertamente, torturandosi le mani e fissando il cellulare con ansia tangibile.
«Perché mai dovremmo essere preoccupati, oh piccolo panda?» mi chiede gioviale il rimbambito Daesung, sorridendo come un ebete al pezzo di carta su cui è scritto il numero di Juno.
«Forse perché non è tornato stanotte, non risponde al telefono e non abbiamo la più pallida idea di dove sia ora?» domando ovvio, allargando braccia e occhi.
«Non è mica la prima volta …» sbotta Taeyang. «Lascia che faccia quello che vuole, non merita la tua preoccupazione.»
«Lo hyung ha ragione.» asserisce Daesung annuendo. «Ji Yong sta spesso fuori senza avvertire, quindi perché perder tempo a preoccuparsi quando si può pensare all’amore che ci circonda, eh?» domanda con gli occhi che gli brillano.
«Tu ti sei rincitrullito …» replico pacato. «Completamente.» continuo e lui mi fissa con un sorriso demente.
«Ma io ho il numero della mia bella e tu no e tu no!» canticchia, sventolando contento il fogliettino. Sospiro scuotendo la testa, prima di rivolgermi a Seung-Hyun.
«Hyung, tu non sei preoccupato?» gli domando, ma lui continua ad ignorarmi, tamburellando le dita sul bracciolo del divano. «Hyung?» lo richiamo, ma ancora nulla. «Choi Seung-Hyun?» riprovo alzando la voce e questa volta si gira lentamente verso di me, dedicandomi un’occhiata a dir poco truce che mi fa rabbrividire e pentire di aver insistito. «N- non sei anche t-tu preoccupato per Ji Yong?» balbetto facendo un passo indietro. Insomma! Gli sembra giusto dedicare un’occhiataccia del genere a un povero maknae panda come me?! Nessuno mi capisce …
«E perché mai dovrei essere preoccupato per quel cretino?! È adulto e vaccinato, sa badare a sé stesso!» sbotta adirato Top. È nervoso chissà per quale motivo, ma questo non l’autorizza a riversare la sua rabbia su di me.
«Aspetti la chiamata di qualcuno?» azzardo notando che non distoglie lo sguardo dal display del cellulare.
«Fatti miei.» grugnisce tra i denti senza guardarmi. Odioso di uno hyung! Se fosse donna, metterei la mano sul fuoco che avesse le sue cose!
«Cosa hai bevuto a colazione? Veleno?» borbotto tra me e me a bassa voce, ma lui mi sente ugualmente e mi dedica un’altra occhiata omicida, così decido di restare zitto e sedermi accanto a YongBae, di fronte a Daesung. «Quando avete appuntamento?» chiedo a Daesung per cambiare argomento.
«Appuntamento?» domanda sorpreso Daesung. «Non ce l’abbiamo ancora un appuntamento.» risponde mantenendo il suo sorriso ebete. Al ché lo fisso dubbioso.
«E cosa aspetti a chiamarla?» chiedo ovvio.
«Eh?!» urla Daesung inorridendo e indietreggiando, poggiandosi così allo schienale della sedia. «Maknae dei miei stivali! Dovresti stare più attento alle lezioni di Cupido! Non si chiama subito dopo aver avuto il numero, sembrerei maleducato e invadente. Bisogna aspettare almeno 36 ore, prima di chiamarla!» spiega sicuro e fiero e giuro che per un attimo ho intravisto un esserino alato che, svolazzando sulla sua spalla sinistra, annuiva rigoroso. In compagnia di Daesung, sto rincitrullendo anch’io, sicuro. Ah, povero me!
Mentre mi lascio sfuggire l’ennesimo sospiro della mattinata, vedo Taeyang alzarsi dalla sedia e allontanarsi.
«Dove vai hyung?» domando disorientato.
«Esco.» risponde semplicemente.
«E dove vai?» chiedo curioso.
«Un po’ qui, un po’ là.» replica vago, infilando il giubbino e il cappello.
«Non puoi essere più preciso? Insomma, perché tutti questi segreti? Credevo che noi fossimo come fratelli!» affermo sicuro, alzandomi in piedi e fissandolo con la speranza che almeno lui mi renda più partecipe della sua vita. Non lo so perché, ma ho l’impressione che pian piano ci stiamo allontanando. Non è più come una volta che sapevamo tutto per filo e per segno degli altri. Non è più come prima che Ji Yong controllava che tutti noi ci comportassimo come si deve e mettessimo l’anima nel lavoro. Non è più come prima che in questa casa si respirava aria di fratellanza e armonia. Prima i problemi si affrontavano tutti assieme, ora ognuno sta affrontando i propri problemi, sconosciuti agli altri, con le sue sole forze e con scarsi risultati. Tutto questo non mi va! Rivoglio i miei fratelloni indietro! Rivoglio tutto com’era prima.
«Oh, andiamo Ri!» interviene Daesung. «Lascia che vada dalla sua Giulietta.»
«Giulietta? Taeyang ha una Giuliet-… cioè volevo dire: ha una ragazza?!» domando sbalordito, sentendomi messo da parte. Perché io non lo sapevo?
«Non ho nessuna ragazza, Ri. Ignoralo. Daesung vede amore dovunque perché ha gli occhi ricoperti di cuori!» sbotta, buttandola sullo scherzo, YongBae.
Ma non mi convince. Oramai non credo più a nulla. Perché mi tengono sempre all’oscuro di tutto? Non si fidano di me? Perché sono sempre l’ultima ruota del carro? Sono stufo di questa situazione! Perché a nessun altro interessa che ci stiamo allontanando? Mi sento soffocare. Mi sento inutile e soprattutto mi sento solo.
«Allora ci vediamo dopo.» ci saluta Taeyang recandosi verso l’uscita ed io non riesco nemmeno più a chiedergli se torna per pranzo. Resto fermo e in silenzio, mentre Daesung lo saluta affettuosamente come sempre. Non riesco davvero a capire come possa essere sempre così solare e gioioso, è stupido forse? Come fa a non accorgersi che tutta questa situazione non va?
Il cellulare di Top squilla all’improvviso attirando la mia attenzione. Nemmeno uno squillo che Seung-Hyun ha già afferrato il cellulare con foga e sta leggendo il messaggio con aria preoccupata e ansiosa. Appena ha finito di leggere il messaggio, si lascia sfuggire un sorriso amaro che lascia trapelare il suo fastidio e il suo senso di sconfitta. Getta con gesto secco il telefono sul divano, prima di alzarsi dal divano stiracchiandosi e sospirando.
«Ecco svelato dov’è il tuo adorato leader.» dice avvicinandosi e afferrandomi una spalla. «Tranquillo, è da Em.» continua stringendo la presa. «È stato tutta la notte da Em.» conclude con una smorfia disgustata prima di allontanarsi, dare un pugno allo stipite della porta e uscire di casa anche lui senza salutare. Oramai cha a Top piace Em è chiaro come il sole, ma questa sua gelosia nei confronti del leader non ci voleva proprio.
«Sei ancora convinto che l’amore sia una cosa bella?» chiedo scettico a Daesung che ora mi fissa con un sorriso comprensivo, ogni traccia di idiozia scomparsa.
«Risponderai tu stesso a questa domanda, quando avrai l’occasione di provarlo.» e sorridendo esce dalla cucina andando nella sua camera e lasciandomi come uno stoccafisso.
Per me l’amore fa schifo e niente e nessuno mi farà cambiare idea! Punto e basta. Dal panda è tutto, passo e chiudo!
 

~*~*~*~*~

 
Una ragazza … Non so se posso definire Hara così. Innanzitutto non è proprio una ragazza, ma una donna. E poi, non so … A lei farebbe piacere essere la mia consorte?
Facendo roteare le chiavi dell’auto su un dito, entro nel bar di periferia dove ci incontriamo sempre per fare due chiacchiere. È molto appartato e lontano da occhi indiscreti, il caffè è ottimo e c’è una bella atmosfera. In più non è molto frequentato, quindi è perfetto per noi in fuga dal mondo.
Non appena entro, la intravedo già seduta al nostro tavolo, mentre si sistema nervosamente una ciocca dietro l’orecchio. Com’è possibile che ogni volta che la vedo sia sempre più bella? Emana luce attorno a sé, una luce calda che mi scalda il cuore e l’anima. Mi avvicino cauto e in silenzio, senza farmi vedere. Una volta vicino, le copro gli occhi con le mani e la sento sobbalzare leggermente.
«Indovina chi sono …» le sussurro in un orecchio e la vedo sorridere felice, felice di vedermi. E questo non è che un meraviglioso regalo! Riuscire a far contenta la tua donna con la tua sola presenza, probabilmente è una delle cose che tutti desiderano.
«Mmm … non saprei … sei forse il cameriere?» scherza lei sorridendo appena, non riuscendo a restare seria.
«Oh, sì. È arrivato il suo ordine di baci.» replico togliendo le mani e alzandole il mento con un dito per poterla baciare con passione. Le nostre lingue si incontrano subito dopo un bacetto di saluto e ammetto che mi ritraggo con fatica, reprimendo l’istinto di stringerla e non lasciarla mai più. «Hai fatto colazione?» le chiedo accomodandomi di fronte a lei.
«Non ancora, aspettavo te.» mi sorride e non posso fare a meno di sorriderle a mia volta. È così bella, così pura nonostante tutto. Alzo una mano per richiamare l’attenzione dell’anziana proprietaria, unica testimone di queste nostre fughe, dalla realtà che ci divide, in questo bar, divenuto il nostro piccolo mondo. «Mi scusi, può portarci il solito?» le chiedo gentilmente e la signora con un sorriso materno annuisce, apprestandosi a preparare l’ordine.
«Ti vedo stanco.» afferma Hara, sempre accorta e con un’espressione triste. «Ti stai allenando un sacco, vero?» mi chiede.
«Abbastanza, ma non più del solito.» le sorrido per rassicurarla, ma mi rendo conto che sono poco credibile.
«Bae, cosa è successo? A me puoi parlarne …» mi dice afferrandomi delicatamente una mano. Resto a fissarla, a guardare i suoi lineamenti gentili che conosco a memoria, poi mi volto verso le nostre mani intrecciate e inizio a carezzare la sua con la mai libera. «Se … se hai ripensamenti riguardo noi … lo sai che per me non è un problema … cioè …» azzarda lei nervosa e in un attimo i miei occhi sgranati sono riversi nei suoi languidi. La mia è un’espressione di terrore. Al solo pensiero di perderla mi sento soffocare, lei è l’unica con cui sto bene, l’unica con la quale mi sento me stesso. Senza di lei, sono perso.
«Non pensarlo nemmeno! Non potrei mai avere ripensamenti su di noi, lo sai.» le rispondo serio e stringendo la sua mano tra le mie.
«Lo so … è solo che …» inizia illustrandomi le sue paure, come tante altre volte ha già fatto. «Se ci scoprissero, io …»
«Non ci scopriranno.» replico sicuro non slacciando il mio sguardo dal suo.
«Sì, ma … se ci scoprissero, il mio matrimonio finirebbe, ma non è questa gran perdita, dato che non c’è mai stato un vero e proprio matrimonio. Ma a te … potrebbe comportare grossi problemi alla tua carriera. Sarebbe un dannoso scandalo per te e per i tuoi amici. Ed io non voglio … non voglio che a causa mia …» continua agitata scuotendo lievemente la testa.
«Hara, ascoltami.» la richiamo e lei resta in silenzio, mordendosi il labbro inferiore per trattenere le lacrime imminenti. «Innanzitutto io e te siamo una coppia, giusto?» lei annuisce convinta. «Quindi tutto ciò che abbiamo fatto, l’abbiamo fatto insieme. Nell’eventualità che ci scoprissero la colpa sarà di entrambi, più mia che tua, considerando che sono stato io a dichiararmi per primo fregandomene del fatto che tu fossi sposata e con una figlia quasi della mia età. E poi …» faccio una pausa in cui addolcisco i miei lineamenti, fino ad ora contratti dalla paura che lei decidesse di mettere un punto fermo alla nostra storia. «Io ti amo. E tu? Tu mi ami, Hara?» le chiedo.
«Ovvio che ti amo.» replica con convinzione.
«Allora dobbiamo solo stare tranquilli, se ci amiamo, una divisione porterebbe solo dolore e nient’altro. Ci autodistruggeremmo con le nostre mani.» le spiego e posso vederla rilassarsi lievemente e annuire con un sorriso.
In questo momento il nostro ordine arriva e noi sciogliamo le nostre mani per permettere alla signora di posizionare tazze e croissant sul tavolo. Ringrazio la buona donna con un cenno del capo e poi rivolgo nuovamente lo sguardo a lei, che mi fissa a sua volta amorevolmente.
«Comunque … Sono solo un po’ pensieroso, tutto qui.» le dico con un altro sorriso.
«Come mai?» mi domanda, versando un bustina di zucchero nel caffè.
«Ho avuto una discussione con il mio migliore amico …» replico triste.
«Ji Yong? E perché mai?» mi chiede sorpresa e preoccupata.
«Perché è un imbecille.» rispondo sbuffando una risatina.
«Non dire così, è pur sempre il tuo migliore amico.» mi ammonisce Hara, girando il caffè con il cucchiaino.
«Migliore amico o no, rimane sempre un imbecille.» sospiro addentando il cornetto.
«E sentiamo, quale sarebbe il motivo di tale affermazione?» mi chiede lei iniziando a sorseggiare il caffè.
«Non capisce un fico secco!» esclamo convinto.
«Di cosa?» chiede lei continuando a bere la bevanda calda.
«Dell’amore …» replico lasciandomi attraversare per un momento dall’idea che io non sia proprio perfetto in questo campo. Ma almeno sono sincero verso me stesso e i miei sentimenti!
«Perché pensi questo?» mi domanda Hara facendo il suo solito piccolo broncio dalla dolcezza mozzafiato.
«Perché non si rende conto di amare la sua migliore amica e l’ha consegnata ad un altro ragazzo!» spiego io con trasporto. Non posso ancora pensarci! Come può dare il via libera a Seung-Hyun?!
«Consegnata? Non è mica un pacco!» ribatte Hara accigliandosi leggermente, odia le persone maschiliste che trattano le donne come meri oggetti. E ovviamente sono d’accordo con lei, ma è proprio questo che ha fatto Ji Yong: l’ha consegnata.
«Sì, lo so, scusa …» mi scuso abbassando lo sguardo.
«Comunque, come fai ad essere sicuro che lui la ama?» mi domanda ancora, tornando calma.
«Perché sono il suo migliore amico, lo conosco e so le cose prima che lui se ne renda conto. Il punto è che questa volta non ha tutto il tempo che vuole per capire quello che prova, potrebbe perderla. E non oso immaginare come si sentirà quando si renderà conto di amarla e di averla allontanata lui stesso.» le spiego serio e sinceramente dispiaciuto. Ji non merita di soffrire. E non lo dico perché è il mio migliore amico, bensì perché è la verità. È un ragazzo di cuore che a suo modo aiuta gli altri e inoltre penso che tutti noi abbiamo diritto all’amore, no? L’uomo è fatto per amare.
«Capisco … Le tue intenzioni sono sempre molto nobili, Bae.» sorride lei e posso vedere che è fiera di me.  «Ma io penso che debba rendersene conto da solo. Soltanto da solo potrà rendersi conto se realmente la ama o no. E poi, sai come si dice? Non sai quello che hai fino a quando non lo perdi.» mi spiega il suo punto di vista guardandomi negli occhi e continuando a sorridere. Al ché, confuso dal suo angelico sorriso, non so come controbattere. «Ma non è detto che poi non sarai capace di riconquistarlo.» sorride ancora con occhiata complice e mi sorrido anch’io a quest’osservazione. Non credo sia così semplice, ma d’altronde mi sono tirato fuori da questa storia, quindi perché crucciarmi, no?
All’improvviso il cellulare di Hara prende a squillare. Lei lo recupera dalla borsa guardandomi con imbarazzo, in genere quando usciamo insieme lo spegne, ma per lasciarlo acceso, so cha ha i suoi buoni motivi, perciò le sorrido incoraggiante.
«Perdonami, è che manco da casa da ieri pomeriggio con la scusa del lavoro e non vede mia figlia da ieri mattina.» si scusa imbarazzata.
«È lei?» le chiedo gentile e Hara annuisce. «Allora, cosa aspetti?! Rispondi.» le dico incoraggiandola, lei mi sorride grata e risponde, mentre io continuo a mangiucchiare il mio cornetto.
«Pronto? Ciao, tesoro. Tutto bene?» Hara risponde e si illumina udendo la voce della figlia. Per quanto sua figlia sia stata il classico errore, arrivato quando lei era solo sedicenne e con un ragazzo che più sbagliato non si poteva, lei rimane l’unica prima vera gioia della sua vita. Hara mi ha rivelato più volte, che nonostante l’inferno che ha passato con l’uomo che ha sposato solo perché padre della figlia, rifarebbe tutto com’è, proprio perché lei, la sua unica figlia, è il suo tesoro più grande ed ha ammesso senza cattiveria alcuna che sua figlia viene anche prima di me. E mi va bene così, è naturale che una madre pensi prima alla propria figlia. Anzi, ogni volta che lei mi rammenta l’importanza del suo tesoro, penso di amarla sempre di più. «Davvero? Un appuntamento? Brava la mia figliuola!» la sento elogiare la sua ragazza che a quanto pare è uscita con qualcuno. Hara ha la soddisfazione scritta a chiare lettere sul suo volto sorridente. Soddisfazione che però scema pian piano in un’espressione di stupore mista a paura. «C- chi hai conosciuto?» chiede Hara tremante. «Hai conosciuto D- Daesung dei Big Bang?»
E a queste parole sento il mio cuore sprofondare in un baratro nero. Com’è possibile? Quante probabilità ci sono che la figlia della donna che amo clandestinamente, sia la ragazza di cui Daesung si è invaghito? Quante? Non è possibile … ditemi che non è vero …
«Oh … ehm … è fantastico Juno. Sono contentissima per te, tesoro.» mente Hara, non sapendo cos’altro dire e fissandomi nuovamente negli occhi.
I nostri sguardi sono allacciati, mentre la paura ci avvolge e inizia a corroderci piano piano …

 

~*~*~*~*~

 
In cucina sto scaldando il latte in un pentolino dopo aver controllato per tipo la trentesima volta se mia zia respirasse. Perché sì, ho la fottuta paura che non si risvegli più, nonostante il medico mi abbia più volte rassicurata che non c’è il rischio e che l’unica conseguenza dell’assunzione di quei tranquillanti è che dormirà un po’ in più.  Tuttavia non riesco a stare tranquilla …
Per fortuna mio padre non è tornato a casa stanotte e non tornerà prima di oggi pomeriggio in quanto è andato a lavoro e in più oggi aveva parecchie riunioni importanti. Non riesco ancora a credere a quello cha ha fatto, avrebbe potuto ucciderla! Non si è mai spinto così oltre. Non capisco perché prendersela anche con sua sorella e in questo modo così feroce. Cosa gli abbiamo fatto? Io che cosa gli ho fatto? Zia Jun cosa gli ha mai fatto? Non riesco a spiegarmelo e più ci penso più mi sento scoppiare la testa. Ho mandato un messaggio a Seung-Hyun per scusarmi di essere scappata in quel modo e per rassicurarlo che Ji Yong è qui con me. Ma ad essere sincera non ricordo nemmeno quello che gli ho scritto, tanto che sono distratta.
«Mmm burro a colazione, wow!» esclama sarcastico Ji Yong, facendo il suo ingresso in cucina e spaventandomi.
«Come?» gli chiedo disorientata.
«Il latte.» afferma indicandomi il pentolino. Mi volto a fissarlo e noto che si è formato uno spesso strato di latte solidificato sulla superficie.  Mi affretto a togliere il pentolino dal fuoco e mi scotto con la maniglia. «Attenta!» mi dice allarmato ed io mi strofino il volto con le mani rendendomi conto che non sono per niente in me.
«Scusami …» sibilo poggiandomi con la schiena al piano della cucina. «Ti va un po’ di spremuta? Almeno non c’è il rischio che prenda fuoco …» cerco di scherzare allontanandomi e aprendo il frigo. Inizio a cercare con lo sguardo sugli scomparti, ma non trovo la spremuta. Do un’occhiata alla portiera del frigo, ma non riesco ancora a trovarla. «Dove l’avrò messa …?» mormoro tra me e me. E in questo momento, vedo il braccio di Ji allungarsi sulla mia spalla e prendere la caraffa di spremuta che è proprio davanti a me, in bella vista. «Ah … grazie …» lo ringrazio, prendendogliela da mano e versando un po’ del contenuto in due bicchieri alti. Gliene porgo uno senza nemmeno guardarlo, sono stranamente a disagio. Dopo avergli detto di odiarlo pensavo se ne sarebbe andato, ne ero sicura perché gliel’ho letto negli occhi. Ma è rimasto. Tutta la notte a consolarmi, a carezzarmi, ad essere la mia forza e il mio sostegno. Ed ora … non so … è come se fossi imbarazzata. Come se ne avessi approfittato troppo, come se avessi preso da lui più gentilezza e disponibilità di quanto si conceda ad un’amica.
«Zia Jun?» mi chiede all’improvviso, attirando la mia attenzione.
«Dorme …» sospiro, aprendo uno stipetto e alzandomi sulle punte alla ricerca di qualcosa di solido, biscotti, brioche o quant’altro. Ma il mio cervello è come se fosse completamente vuoto, osservo i prodotti che mi capitano a tiro senza vederli realmente. Fisso le etichette, ma non riesco a capire di cosa si tratti.
Così Ji Yong compare di nuovo alle mie spalle e senza alcuna difficoltà, prende dalle mie mani quello che poi scopro essere un pacco di biscotti e un paio di brioche alla marmellata dallo stipetto, prima di richiuderne l’anta. Ritorno con i piedi per terra, voltandomi, mentre lui sistema il tutto sul tavolo.
«Sono alquanto inutile stamattina …» sorrido amara, spingendo indietro le lacrime. Possibile che non siano ancora finite? Odio mostrarmi così debole!
«Inutile lo sei sempre.» scherza Ji, avvicinandosi e prendendomi per le spalle. Lo guardo negli occhi, mentre lui studia con lo sguardo il taglio sullo zigomo. Lo sfiora leggermente con un pollice prima di imprecare un “bastardo” tra i denti. Sobbalzo leggermente al suo tocco, brucia ancora molto e dubito che andrà via in fretta. «Em …» mi chiama ed ora i nostri occhi sguardi sono allacciati. Perdo un battito e mi chiedo il perché … Ci siamo fissati, scrutati, guardati negli occhi tante volte. Perché il mio cuore sussulta proprio ora? Sarà perché sono più debole e stranita del solito, sarà perché non sono per niente in me. Sarà perché ho bisogno di contatto, di aiuto. Sarà perché ho un’improvvisa, strana, ingiustificata voglia di lui, ma lo abbraccio. Così, all’improvviso. Gli circondo la vita con le braccia e poggio una guancia sul suo petto.
«Grazie …» sussurro, ricominciando a piangere silenziosa e lui, dopo un attimo di lecito smarrimento, ricambia l’abbraccio, carezzandomi i capelli.
«È tutto a posto, Em. Tua zia si sveglierà più forte di prima e di nuovo pronta a farti scervellare con i suoi strambi modi. Tuo padre prima o poi se ne andrà di nuovo e comunque ci sono io con te.» mi dice, prima di darmi un bacio sui capelli e stringere un po’ in più la presa. “Ci sono io con te” ha detto e mai parole mi sono sembrate così dolci e amorevoli. È di questo che ho bisogno, qualcuno che stia con me e mi aiuti ad affrontare questa vita ingiusta e difficile. Le sue braccia, il suo profumo, la sua voce, il suo petto, lui. Ji Yong è il ragazzo che voglio accanto a me. Per sempre. Ora lo so: è lui che voglio.

 

~*~*~*~*~

 
Sono uscito di casa, come al solito senza prendere le chiavi della macchina e dopo aver passato l’intera giornata a nascondermi in questo dannato ristorante e aver svuotato mezza cucina, posso ritenere la mia dieta solo un lontano ricordo.
«Desidera altro?» mi domanda il cameriere, avvicinandosi al tavolo.
«No, grazie. Mi porti il conto.» gli rispondo. Cosa vuole? Che diventi una mongolfiera? Mi pare di aver già giovato molto l’economia di questo ristorante.
«Ecco a voi, signor Choi.» ritorna il cameriere, insieme al conto.
Pago ed esco subito dopo essermi incappucciato per bene. Guardo l’orologio: le sei. Cioè, sono stato sette ore in un ristorante?! Oddio! Questa volta mi sono superato. A cosa avrò mai pensato poi, da solo, lì seduto per sette ore? Perché di certo non ho solo mangiato!  Ovvio. Ma la risposta è altrettanto ovvia: ho pensato ad Em, a come sarei voluto essere con lei in quel momento, a come mi sono sentito bruciare di gelosia al pensiero che Ji Yong fosse stato con lei tutta la notte e fosse ancora con lei. E l’unica cosa che sono stato capace di fare è stato barricarmi in un ristorante e ingozzarmi come un maiale!
Ed ora? Ora cosa faccio? Torno a casa e rischio di spaccare la faccia a Ji Yong che per una volta si è comportato da buon amico? Vado in palestra ad uccidermi di esercizi nel vano tentativo di affogare i sensi di colpa? O vado da lei? Vado da lei e che le dico? Sono passato perché mi rodeva il fatto che tu abbia chiamato Ji Yong e che lui ti abbia consolato tutta la notte, mentre hai lasciato me al bar scappando senza dire niente e mandandomi solo uno sconclusionato messaggio in cui dicevi che eri con lui?! Sì, certo e poi addio per sempre Em. No, no, se vado da lei, devo essere in grado di ascoltarla e di aiutarla. Sì, farò così!
E senza rendermene conto, ho imboccato già la strada verso casa di Em. E non è la prima volta che mi capita … ma cos’è quella ragazza? Una calamita?!
Appena raggiungo il suo cancello, la vedo uscire fuori con la spazzatura, indossa una camicia larga il triplo di lei, jeans stretti e scuri e i capelli sciolti e in disordine. Mi avvicino piano e con un sorriso stampato in volto, quando scorgo un profondo taglio sotto l’occhio dall’aria ancora fresca. Affretto il passo e, spaventandola, la afferro per le spalle.
«Cosa ti è successo?» le chiedo, non riuscendo a nascondere la mia preoccupazione. È un taglio molto profondo.
«Seung-Hyun …» pronuncia il mio nome debolmente e i suoi occhi gonfi, segno di un lungo pianto, mi fissano spaventati. Allento la presa sulle sue spalle, rendendomi conto della mia reazione alquanto esagerata.  «Cosa ci fai qui?» mi chiede flebile ed io non ricordo più nulla, se non il forte desiderio si rapirla e rinchiuderla in una campana di vetro dove nessuno potrà mai farle del male.
«Ero … preoccupato per te …» le rispondo lasciandola e sfiorando piano il graffio con un dito. Ma al minimo contatto si lascia sfuggire una smorfia di dolore, così desisto. «Che cosa è successo, Em?» le chiedo con voce implorante e lei, con i suoi occhi grandi e umidi, continua a fissarmi per poi sorridere lievemente.
«Dato che sai della mia situazione, mi sembra ingiusto non dirti tutto.» dice piano, avvicinandosi al muretto fuori casa sua e sedendoci sopra. «Ce li hai cinque minuti?» mi domanda con un sorriso forzato, indicandomi con una mano di sedermi accanto a lei.
«Tutto il tempo che vuoi.» le rispondo sedendole accanto.
E così mi racconta per filo e per segno quello che è successo. I troppi tranquillanti dati alla zia, la sua preoccupazione, l’inaspettata malvagità del padre, il bicchiere rotto, il graffio procuratole dal padre con una scheggia, l’arrivo di Ji Yong e poi del medico, lo pseudo litigio con Ji e il loro dormire insieme tutta la notte. Ji Yong se n’è andato nel pomeriggio a causa di un impegno urgente all’YG.
Dopo tutto questo racconto, mi sento profondamente inutile. Ma d’altronde, anche se fossi stato qui con lei, cosa avrei potuto fare? Uccidere il padre a padellate? Non male come idea …
«E questo è tutto.» conclude fissandosi le punte delle scarpe. È imbarazzata, è chiaro, ma non dovrebbe. Lei è solo una vittima di tutto ciò e dovrebbe allontanarsi il prima possibile da questo padre malato e innaturale. Il suo è stato quasi un tentato omicidio! E se un giorno desse qualcosa ad Em? Se un giorno oltre a metterle le mani addosso le facesse qualcos’altro? Se un giorno tentasse perfino di ucciderla? Io non posso permettere che una cosa del genere accada. Decisamente non posso! Mi volto verso di lei e le prendo le mani, lei mi fissa sorpresa.
«Em, da oggi in poi verrai a vivere da noi. Tu e tua zia insieme verrete a vivere da noi.» annuncio sicuro, incurante del fatto che io non abito da solo, bensì con quattro coinquilini.
«Cosa?» domanda lei stranita.
«Non puoi vivere più in questa casa, non con tuo padre che si comporta in questo modo. Da domani … anzi, no. Entra dentro, fa le valige e andiamocene, ora.» le dico sicuro, non la lascerò qui un minuto di più.
«Seung-Hyun, io … apprezzo il tuo aiuto, ma … non posso …» risponde incerta, cercando di liberare le sue mani dalla mia salda presa.
«Sì che puoi! Non c’è nessun problema, sono sicuro che tua zia Jun si adatterà in fretta alla nuova casa.» continuo entusiasta all’idea di vivere sotto il suo stesso tetto, dove posso sorvegliarla e proteggerla, ma soprattutto tenerla lontana da quel mostro di suo padre.
«No, Seung-Hyun, non posso. Non è così semplice … ti prego.» si libera dalla presa e si alza in piedi, mettendo la distanza di due passi tra di noi.
«Ma, Em … non puoi continuare a vivere qui!» alzo leggermente la voce, alzandomi e avvicinandomi di un passo.
«Seung-Hyun, ti prego. Io ti ringrazio di esserti preoccupato per me, ma non insistere. Se mi vuoi bene, non insistere.» mi dice lei fissandomi con aria triste e per un attimo mi rendo conto di quello che intende dire Ji Yong. Lui dice sempre che le ha promesso di non intervenire ad aiutarla a meno che non sia lei a chiederlo ed io, fino a qualche minuto fa, mi chiedevo come ci riuscisse a stare fermo senza far niente. Ma dopo aver visto la faccia di Em, dopo aver visto i suoi occhi languidi e imploranti, capisco che non si può essere egoisti con lei. Non si può. Nemmeno per il suo bene. Non si può farle fare quello che decidiamo noi, ma si può solo rispettare le sue scelte, osservarla da lontano e intervenire solo semmai lei chiami il nostro nome. Tuttavia, non riesco a stare senza far nulla.
«Em … ti prego anch’io … lasciati proteggere.» la imploro. Mi sento quasi soffocare all’idea che lei non si lasci aiutare … «Proprio perché ti vogliamo bene, ti vogliamo proteggere da tuo padre.» le spiego con calma.
«Mi dispiace … io non mi muovo di qui.» afferma testarda ed intuisco che deve esserci un motivo ben più valido dell’attaccamento che ha per la casa in cui vive, ma in questo momento il motivo passa in secondo piano, subito dopo al desiderio di prenderla di peso, come quella volta fuori all’ospedale, e portarmela via con me.
«Perché sei così testarda? Perché ti lasci fare del male?» inizio sul serio ad innervosirmi, perché si comporta così? Le piace per caso essere trattata in questo modo truce?
«Seung-Hyun, non insistere, per favore.» continua a ripetere esasperata.
«No, no Em! Io insisto eccome!» esclamo avvicinandomi ancora e accorciando la distanza tra noi. «Non starò fermo in un angolo a guardare la ragazza a cui tengo di più al mondo essere maltrattata in questo modo! Io ci tengo a te, Em.» mi avvicino ancora e le prendo il volto tra le mani, mentre lei mi fissa spaesata. «Più di quanto tu creda …» sussurro ed ora, a questa distanza, in questa situazione, lei con le labbra dischiuse e gli occhi lucidi, non riesco a reprimere l’istinto di farla mia almeno per l’attimo di un bacio. L’attiro a me e le poggio delicatamente le mia labbra sulle sue. Em viene attraversata da un tremito, ma al contrario di quello che mi aspettavo, non mi respinge. Resta immobile, al ché mi prendo la libertà di approfondire questo bacio che potrebbe essere l’unico contatto che avrò con lei. Ora che la cazzata l’ho fatta, meglio farla come si deve. Con la lingua le carezzo il labbro inferiore, quasi a chiederle il permesso ad entrare. Dischiuse le sue labbra, lascio che la mia lingua entri e che esplori un po’ alla ricerca della sua, che timida resta ferma lì, senza sapere dove nascondersi. Ripensandoci, probabilmente questo è il vero primo bacio di Em e a questa constatazione quasi mi emoziono di essere il primo e al tempo stesso mi sento in dovere di fare un buon lavoro. Carezzo la sua lingua con la mia, prima di invitarla ad una sorta di danza a cui lei pian piano, comincia a partecipare. Ed ora che sto avendo questo primo contatto con lei, posso dire che, bé, dubito fortemente che la lascerò andare così facilmente.

 

~*~*~*~*~

 
Guardo l’orologio: le sei. È già così tardi?! Maledizione! Nonostante sia stato con Em tutta la notte e fino a poche ore fa, sento il bisogno di tornare da lei e starle vicino. Non l’ho mai vista così disorientata, né così fragile e bisognosa d’aiuto. Non mi ha mai abbracciato in quel modo, mai. I suoi sono sempre stati abbracci da amici, o abbracci infantili, da bambina. Ma quello di stamattina è stato un abbraccio desiderato, bramoso, che nascondeva qualcosa in più. Ed ora, chiuso nell’ascensore, imprecando perché vada più veloce, mi rendo conto che mi comporto in questo modo bizzarro solo quando si tratta di Em. Da un po’ di tempo, il suo solo nome è in grado di far fare le capriole al mio stomaco. Il suo pensiero mi fa sorridere, la sua presenza rilassare ed emozionare allo stesso tempo. È un’emozione difficile da descrivere, che non ho mai provato. Che fa stare bene, ma allo stesso tempo mi fa crucciare di non essere con lei, di non poterla sempre stringere, di non poterla difendere da tutto. E se YongBae avesse ragione? E se io fossi innamorato di Em già da tempo? Se il mio corpo l’avesse capito ancor prima della mia mente? Voglio bene ad Em, lei è una parte di me, ma la desidero anche. È vero che è solo da pochi giorni, ma il desiderio di lei, del suo piccolo e per niente accattivante corpo, cresce in me ogni qual volta che la vedo. E cos’è l’amore se non un’amicizia con aggiunta di attrazione fisica e passione?
Io questo non lo so. Sta di fatto che in questo momento manderei tutto all’aria, carriera inclusa, pur di starle accanto e sostenerla.
Finalmente queste dannate porte dell’ascensore si aprono ed io esco di corsa, impaziente di rivederla, di riabbracciarla e magari di dirle che sì, qualcosa è cambiato. Io sono cambiato. Che forse il sentimento chiamato amore sembra meno patetico se vissuto insieme a lei.
«Ji Yong? Dove vai?» una voce mi richiama, arrestando la mia corsa. Mi volto e incontro lo sguardo curioso di YongBae.
«Vado da Em.» gli sorrido contento e lui mi fissa ancora senza capire. «Sai Bae, forse ti devo delle scuse …» incomincio sincero, saltellando da un piede ad un altro, impaziente di tornare alla mia maratona.
«Delle scuse? Tu a me?» domanda scettico e incredulo, probabilmente credendo che le sue orecchie gli stiano giocando un brutto scherzo.
«Bé sì, io ammetto quando sbaglio. Forse avevi ragione tu …» gli dico lasciandolo un po’ in suspense. «Forse amo davvero Em.» affermo con nonchalance e con sorriso spontaneo. «Ma … Sssh! Meglio non dirlo a nessuno,» suggerisco mettendomi l’indice di fronte alle labbra. «Ciao!» lo saluto ricominciando a correre non beandomi abbastanza della sua espressione sbalordita  e stupefatta.
Salto in macchina e metto in moto, ora ogni minuto lontano da lei mi sembra tempo perso. Non lo so cosa abbia scaturito questo cambiamento in me, forse il rendermi conto che mi sento una persona migliore in sua compagnia. O forse perché mi sono reso conto che siamo entrambi migliori quando stiamo assieme. Siamo felici e ci aiutiamo l’un l’altro. E se prima forse avevo paura che lei non mi potesse mai considerare come uomo, il suo abbraccio e il suo modo imbarazzato di fare mi hanno spinto a credere che forse non è impossibile per me e lei stare assieme, o no? E sul fatto che io la ami … non so, è presto per dirlo. Ma la gelosia, la voglia di lei, l’anteporre i suoi desideri ai miei sono buone basi e poi … Sbaglio o sono giorni che non chiamo nessuna mia amica? Potrei anche smettere di chiamarle se solo fosse Em a chiedermelo. E a questa constatazione, sono sempre più convinto che il mio amico YongBae aveva ragione fin dall’inizio.
Sono finalmente quasi arrivato e fuori casa sua intravedo due figure in piedi una di fronte all’altra. Mi avvicino ancora con la macchina e sono sempre più sicuro che quella di spalle è Em. L’altro non riesco ancora bene a capire chi sia, spero solo che non sia suo padre. Nemmeno il tempo di pensarlo che succede una cosa che mi fa ghiacciare il sangue nelle vene. Inchiodo all’improvviso e la macchina i arresta spegnendosi. Mi sento quasi soffocare … L’altra figura, che altri non è che Seung-Hyun, si è avvicinato e la sta baciando. Top sta baciando Em. La mia Em. E lo sta facendo perché io gli ho permesso di farlo, sono stato io a dargli il via libera, io a togliermi da mezzo. Io a dare forfait e rinunciare a lei. Ma non avrei mai creduto che il mio caro hyung avesse fatto così presto …
Ti prego Em, staccati! Adesso! Ti prego allontanati da lui urlando, schiaffeggialo, prendilo a calci, puoi anche non fargli niente, ma staccati! Non baciarlo … non baciare lui …
Inizio a vedere rosso. Quel bacio, quel fottuto bacio che si stanno dando non è per niente casto e puro e l’idea che il primo bacio di Em sia stato rubato da Top mi fa salire il sangue al cervello. Ma quello che mi fa più soffrire è il fatto che Em non si stacchi … E pensare che credevo potesse esserci qualcosa tra me e lei … Pensare che credevo che lei avesse cambiato modo di vedermi … che illuso! Che stupido! Che razza di idiota!
Scoppio a ridere, una risata nervosa e ricca di rancore. Che se ne vadano al diavolo tutti e due! A me non importa … è colpa mia che ho iniziato a farmi strane e strampalate idee. È soltanto colpa mia che mi sono reso debole, cadendo in una stupida trappola. Metto in moto e facendo retromarcia mi allontano verso casa. Ora che Em ha trovato il suo principe, che non si sogni mai più di chiamarmi. Sono stanco di essere preso per i fondelli. Stanco di essere ferito anche da lei. Non credo di meritare tutto questo … o forse sì? Sta di fatto che tutto questo fa male …
Arrivo al parcheggio di casa in pochi minuti, lascio la macchina e corro di sopra. Non vedo l’ora di barricarmi in camera, chiamare qualcuna e farmi una sana scopata. Quelle sì che non deludono mai! Non c’è nulla dietro, nulla di nascosto, nulla che può feriti.
Ma prima di chiamare qualche mia amica, compongo il numero che conosco ormai a memoria e, quando la solita voce roca mi risponde, sento un brivido di piacere all’idea che dopo tanto tempo potrò sballarmi di nuovo.
«Allora? Sono pronte queste dosi o no?» chiedo agitato, recuperando le chiavi dalla tasca e armeggiando con la serratura della porta di casa.
«Calma, ragazzino. Non mi sono dimenticato di te. Ci vediamo domani, solito posto e solita ora.» replica l’uomo, soffocando una risata.
«Portami doppia dose, ho bisogno di non pensare a niente.» ribatto.
«Agli ordini, Mr. G.» sogghigna l’uomo prima di riagganciare.
Apro la porta e filo dritto in camera, non curandomi se ci sia o meno qualcuno in casa.

 

~*~*~*~*~

 
Ho sentito bene? Ha detto … ha detto dosi?! Il mio leader … Kwon Ji Yong si droga? Ho sentito male, vero? Vi prego ditemi di sì …
«Ri?» Daesung mi chiama all’improvviso, facendomi sobbalzare.
«E- eh? C- che vuoi?» balbetto ancora sconvolto da quello che ho sentito.
«È tornato Ji Yong?» domanda curioso.
«Perché c- che vuoi da lui? Non ha fatto niente!» replico sulla difensiva, iper nervoso.
«Non ho detto che ha fatto qualcosa … volevo solo sapere se è tornato …» dice Daesung, facendomi il broncio per come gli ho risposto e tornandosene in soggiorno.
Inizio a torturarmi le mani. Come vorrei non aver sentito la sua conversazione …Come vorrei non sapere questa cosa estremamente grave. Ed ora io cosa dovrei fare? Ne dovrei parlare con gli altri o dovrei far finta di nulla? Devo dire a Ji che lo so o devo starmene zitto? Come posso aiutarlo? Io sono solo un povero maknae! Ecco che mi sento di nuovo soffocare.







NOTA DELL'AUTRICE:
salve a tutti! Eccomi che arrivo ad aggiornare sempre ad orari improponibili e con  ritardo esasperante XD Spero mi perdonerete...
Che dire di questo capitolo a parte che non mi soddisfa? Bé che sono successe un bel po' di cose e alcuni passaggi (come il cambiamento di pensiero di GD) mi sono sembrati troppo veloci e sconclusionati :( chiedo scusa per questo. Chiedo anche scusa per gli errori grammaticali o lessicali che avete di certo trovato, ma nonostante io rilegga prima di pubblicare, me ne sfugge sempre qualcuno >.< Ringrazio di cuore coloro che mi seguono e recensiscono :D grazie di cuore! Ringrazio anche coloro che leggono soltanto e coloro che hanno aggiunto questa storia tra le preferite/seguite/ricordate. Grazie a tutti di cuore e spero mi facciate sapere quello che pensae di questo capitolo lungo e per niente soddisfacente per me :-/ Spero a prestoooo <3
Kisses and hugs

Myuzu

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Capitolo 22
*** Inferno ***


*InFeRnO*




Torno dentro casa con la testa leggera e lo sguardo assente. Richiudo la porta piano, senza far rumore, come se avessi paura che il minimo suono possa scuotermi da questo stato pacifico in cui sono caduta. Porto le dita a sfiorarmi le labbra piano. Il suo sapore è ancora qui. È permeato nelle mie labbra e non se ne andrà tanto facilmente … Posso sentire ancora la sua lingua umida sfiorare delicatamente la mia senza mai essere autoritaria. Questa sua delicatezza, questo suo chiedere permesso senza impormi nulla, mi ha convinto a … cedere. Che non è stato proprio un cedere, cioè … c’è stato un momento in cui anch’io ho voluto baciarlo, un momento in cui ho ricambiato il bacio. Un momento in cui ho messo a tacere quella vocina che urlava dentro di me: “è sbagliato! Non farlo!”
Perché proprio qualche ora prima avevo deciso che se fossi mai stata con qualcuno, quel qualcuno sarebbe stato Ji Yong. E poi … e poi cosa ho combinato? Ho baciato Seung-Hyun. Io ho baciato Seung-Hyun …
«Ho baciato … Seung-Hyun …» sussurro, arrossendo violentemente prima di piegarmi di scatto sulle ginocchia e coprirmi il volto con le mani. Il mio primo bacio, con Seung-Hyun …
Cosa ho fatto …?!Non riesco a capire quello che provo. Io non capisco … Ero convinta di volere Ji Yong e poi mi lascio baciare da Seung-Hyun. Ma che razza di … di ipocrita! Oh, mio Dio … Non ci capisco più nulla … Io voglio Ji, giusto? Allora perché? Perché? Perché l’ho fatto?  
Mi sento come se avessi appena tradito Ji Yong quando a lui probabilmente non importa un fico secco di me e del mio primo bacio.
Cosa devo fare?Non so nemmeno più quello che penso. Non so più quello che provo. Non so più chi sono … Fino a poco tempo fa non avrei mai e poi mai permesso a un ragazzo di baciarmi, né tanto meno sarei arrivata alla malsana idea di volere Ji Yong al mio fianco come qualcosa di più di un amico.
Sono confusa, molto confusa, troppo. Non capisco … tutto questo mi è estraneo.Mi sento come la prima volta in bicicletta: insicura, timorosa, ma allo stesso tempo entusiasta e attraversata da un brivido piacevole che mi spinge a continuare a pedalare, traballante, pronta per cadere. E se cadessi? Io mi rialzerei? Non lo so, non so più niente. Ma cosa diavolo c’entrano ora le biciclette e le cadute?! Em, resta lucida!
In questo momento, so solo che ho bisogno di parlare con Ji Yong. Ora.
Mi rialzo ancora con la testa leggera e uno stormo di pterodattili nello stomaco e afferro il cellulare. Premo il tasto di chiamata rapida per chiamare Ji Yong e porto il telefono all’orecchio, mentre mi mangiucchio un’unghia già troppo corta. Bussa, bussa, ma non risponde. E anche se voglio credere con tutto il cuore che sia ancora all’YG,un brutto presentimento accompagnato da una fitta dolorosa al cuore mi affligge. Ti prego … per una volta … solo per questa volta, fa che il mio sesto senso si sbagli. Fa che sta solo dormendo e non in compagnia di qualcuna. Ti prego, solo questa volta … fa che io abbia torto a dubitare di lui.
Provo a richiamarlo. Ancora una volta. E ancora una volta. Ma non risponde …
«Ji, ti prego rispondi.» sussurro tra me e me. «Rispondi, rispondi, rispondi. Ti prego …» non so il motivo, forse mi sento persa o confusa, o perché ho il terribile bisogno di parlare con lui. Ho bisogno di capire se quello di cui mi ero convinta qualche ora fa è la verità o meno. Perché io ero convinta di volere Ji Yong … Se sentissi la sua voce, magari tornerei ad esserne sicura. Oppure no … Mi salgono le lacrime agli occhi. Da quando sono così piagnucolona? Non lo so … So solo che voglio parlare con lui.
Così quando non sento più il bussare del telefono dopo soltanto il secondo squillo della quinta telefonata, sento lo stomaco leggero e un sorriso mi spunta sulle labbra.
«Ji Yong?» chiamo speranzosa.
«Mi spiace cara, ma Ji Yong al momento non è reperibile.» la voce squillante di una donna mi colpisce in pieno petto. Lo sapevo … Il mio sesto senso aveva ragione ancora una volta. Quando si tratta di Ji, ho sempre ragione … purtroppo. Un sorrisino amaro mi spunta a questa constatazione. Com’è che si dice? Conoscere come le proprie tasche … Già, lo conosco come le mie tasche …«Perché non provi tra … mai e poi mai? Magari ti risponde. Ciao, tesoro.» continua la voce, lasciandosi sfuggire una risatina che mi innervosisce non poco.
E come un idiota, mi ritrovo a piangere sorridendo amara al fatto che non mi sento più tanto in colpa per aver baciato Seung-Hyun. Come volevasi dimostrare, a Ji Yong non importa molto di me …
 

~*~*~*~*~

 
«Come mi hai chiamata?»
Come l’ho chiamata?Non lo so. Sono troppo preso dal momento e dal mio amichetto a lavoro dentro di lei per ricordare anche le stronzate che dico per invogliarla a darmi di più.
«Che importa?!» le rispondo continuando a spingere e tappandole la bocca con un bacio. Ma lei mi allontana brusca e non nascondo la mia confusione.
«Ji Yong! Fermo! Come. Mi. Hai. Chiamata?» richiede la ragazza nuda sotto di me, scandendo bene le parole che formano la domanda.
«Come ti ho chiamata?» ripeto io con uno sbuffo, intuendo che se non faccio in fretta a ricordarmi il suo nome, posso mettere la parola fine alla mia serata fatta di sesso e postumi della droga.
«Mi hai chiamata Em!» replica l’altra rendendo esplicita la sua rabbia crescente.
Em. L’ho chiamata Em. Tra tutte le sgualdrine che mi porto a letto, la dose che mi sono fatto ieri sera mi ha portato alla mente l’unico nome che desidero ardentemente dimenticare. Coglione di un cervello. Stronza di una bocca larga! Bastardo di un cuore idiota!
«No che non ti ho chiamata Em!» dico dopo quelli che a me sembrano pochi secondi. «Insomma, come se non lo sapessi che ti chiami Virginia.» sorrido e il ceffone in pieno volto che ricevo è chiaro segno che “Btz!” la risposta è errata! Non si chiama Virginia. Ritenta, sarai più fortunato.
«Sei addirittura peggio di quanto pensassi!» mi urla lei offesa, rivestendosi.
Resto a guardarla scoppiando in una risata divertita. Non posso non ridere. Non riesco a fermarmi. Tutto ciò è semplicemente ridicolo. Mi è già capitato di non ricordare i nomi di quelle che mi porto a letto, ma in un modo o nell’altro sono riuscito a cavarmela o a ricordare all’ultimo millisecondo il nome. E invece … Stavolta è stato diverso. Insomma Ji Yong, sono passati già tre giorni! Non puoi davvero ancora pensare a quello stupido bacio. Non puoi sul serio pensare ancora che tu possa essere innamorato di Em. Davvero, non puoi pensarlo sul serio. Tu non ami nessuno. E in più avevi ragione, come al solito: l’amore è solo una fregatura.
Ancora ridendo, osservo la tizia senza nome uscire dalla mia stanza sbattendo la porta dopo avermi dedicato un bel dito medio con tanto di “stronzo” detto tra i denti e poi mi addormento, ancora troppo fatto per capire realmente qualcosa e sempre troppo stanco per alzarmi. Che mi lascino pure marcire in questa stanza … non abbiamo bisogno di nessuno, vero Ji Yong? Giusto Ji Yong! “Ci” bastiamo!
 
La testa pulsa e sento il vomito premere sulla bocca dello stomaco, segno che no, non sto più dormendo e che sì, tra due secondi schizzerò in piedi sbattendo a terra nel tentativo di correre in bagno evitando così di allagare la mia stanza con liquidi dagli odori per niente gradevoli. Ma quando apro gli occhi, vedo il suo volto e penso che devo essere morto e questo deve essere l’inferno, perché è una tortura vederla sapendo che non potrò mai averla … Un inferno sì, ma piacevole … il suo profumo è piacevole … lei è piacevole.
«Che cazzo vuoi, Em?» sputo acido, richiudendo gli occhi e reprimendo gli istinti poco puri suggeritomi dal mal di testa e dalla droga ancora in circolo.
«Vai all’YG dicendomi che saresti tornato presto, chiamo e fai rispondere alla tua sgualdrina dicendo che sei impegnato e poi sparisci per tre giorni. Bé direi che se non fossi preoccupata, sarei la peggior miglior amica dell’universo, non trovi?» mi dice lei, china su di me. Non è per niente cosciente dell’effetto che mi fa, vero? Perché se lo fosse direi che è proprio una bastarda!
«Vattene Em o ti vomito addosso.» le dico piano e non è una bugia, sto per vomitare.
«Se pensi di liberarti di me così facilmente, ti sbagl- » nemmeno il tempo che lei finisca la frase, che le sto vomitando su gambe e scarpe e lei, cretina, resta immobile lasciandomi fare. Non che io l’abbia fatto apposta, è ovvio che se avessi avuto la forza di alzarmi l’avrei evitata. Oppure no? Diciamo pure che forse se qui c’è un bastardo, quello sono io.
«Direi che mi sta bene per non essere venuta prima che ti riducessi così …» sospira lei paziente, mentre comincia a massaggiarmi la schiena. Perché fa così? Dovrebbe odiarmi o perlomeno essere arrabbiata dato che le ho appena vomitato bellamente addosso. Invece lei cosa fa? Si rimprovera per non essere venuta prima. Infondo si tratta sempre di Em. È sempre lei. Sempre Em. E l’inferno comincia a far male …
Finito di vomitare mi ristendo a letto ad occhi chiusi, mentre sento Em muoversi per stanza, probabilmente intenta a pulire il macello che ho appena combinato.
«Ma quanta roba hai bevuto, eh?» mi chiede lei triste. Non c’è rimprovero nella sua voce, solo un’immensa tristezza con un pizzico di senso di colpa.
«Non ricordo … due o forse tre bottiglie …» borbotto mantenendomi lo stomaco con le mani, al solo pensiero dell’alcol mi ritorna la voglia di vomitare.
«Dì la verità.» mi rimprovera ora, ma per la bugia.
«Okay, okay … erano cinque.» sorrido ebete, mantenendo gli occhi chiusi.
«E quale sarebbe la causa di questa ubriacatura?» domanda lei curiosa.
«Tu …» sussurro e il tempo per un attimo si ferma. Silenzio. Ha sentito? Ed ora cosa le dico? Mi confesso? Ma a che cazzo penso?! Si è baciata con Seung-Hyun. È lui che vuole, non me. Non il rompiballe, puttaniere, drogato, vecchio amico Ji Yong. Ma il bello, avvenente, protettivo e affidabile Choi Seung-Hyun.
Ma quando sento il rumore dello sciacquone del mio bagno, tiro un sospiro di sollievo. Non può avermi sentito se era in bagno. Apro un occhio, rilassato all’idea che non debba gettarmi in assurde spiegazioni senza capo né coda pur di non dirle la verità ed apro un occhio per vederla ritornare dal bagno a passo lento.
Quando però scorgo le sue gambe nude, mi si blocca la circolazione e credo di sfiorare l’infarto. Ma cosa diavolo sta facendo in mutande in camera mia?! Serro di nuovo l’occhio, stringendo la presa sul mio stomaco nel tentativo di reprimere gli strani pensieri balenatomi in mente.
«Non aprire gli occhi Ji …» mi dice aprendo il mio armadio. Troppo tardi … «Prendo in prestito degli short …» continua poi, lanciandosi alla ricerca di qualcosa da mettere. E per un attimo credo che, cazzo! Non avrei mai pensato che Em si togliesse i pantaloni con tanta nonchalance nella mia stanza. Insomma, non è da lei! Poi però …
«Em … hai chiuso la porta a chiave?» le chiedo sapendo già la risposta. Non girerebbe mai in mutande se io non fossi costretto a letto ad occhi chiusi e lei avesse la certezza assoluta che nessuno irrompa in camera mia.
«Sì, perché?» risponde lei immersa nella ricerca di qualcosa di pulito da mettere. Un ghigno malizioso si espande sul mio volto.
Avete presente quando il gatto ha messo in trappola il piccolo topolino e sa che sta per divorarselo indisturbato? Mi sono sempre chiesto perché spesso quel gatto impieghi sempre troppo tempo per papparselo quel topino … ma ora credo di aver capito. La sensazione che si prova è una cosa indescrivibile. Hai la certezza di avere la tua preda in pugno. Anche se corresse non potrebbe andare o nascondersi da nessuna parte. Sei tu a condurre i giochi. Tu il vincitore indiscusso. Fermo ad osservare la tua preda terrorizzata che mai e poi mai potrà scapparti. Sento già il piacere di sfiorare il suo corpo con le mie mani. Sento già il sapore delle sue labbra mentre con la mia lingua esperta le purifico dall’impronta del bacio di Seung-Hyun. Sento già di possederla. Sento già che mi appartiene. Basta tapparle la bocca … Chi verrà a cercarla? Nessuno. Tra qualche minuto gli altri usciranno per le prove e sanno che a quest’ora sono occupato, quindi non mi disturberanno. La porta è chiusa a chiave … L’inferno non è mai stato così allettante.
Piano, silenziosamente, in punta di piedi, mi alzo dal letto e le vado dietro senza farmi vedere né sentire. Il suo profumo mi inebria. Ho la vista annebbiata, la testa mi pulsa e lo stomaco mi fa ancora male. Ma passa tutto in secondo piano. Da quando sento così forte il desiderio di lei da avere questi pensieri perversi? Cioè pensieri perversi ne ho sempre, ma mai su di lei.
Faccio un altro passo verso Em. Il suo collo è irreparabilmente vicino.

Un passo Ji Yong. Solo uno ed Em potrà essere tua.

 
Epoi? Poi cosa farai? Pensi sul serio che lei e gli altri ti perdoneranno per averla toccata? O per averla ferita in qualche modo? Sei davvero convinto che lei ti perdonerebbe anche questo? E tu ti perdonerai?
 

Ma che ti frega Ji Yong?! Puoi averla, no? Fattela e falla finita con questa sdolcinata falsa sull’amore e cazzate varie. Secondo me devi solo fartela. Dopo non ci penserai più, credimi. Fidati di me.

 
Ji Yong, smettila! È la droga, è la droga che ti fa pensare queste cose! Tu non vuoi farle del male. È Em! La tua migliore amica. Non saresti mai capace di farle del male, dammi ascolto. Ti prego, Ji Yong. Non fare niente di cui ti pentiresti di certo.
 
C’è un conflitto nella mia testa … Non ricordo nemmeno più cosa sia la lucidità. Voglio solo che la smettano tutti di parlare nella mia testa. Basta … basta. Basta!
«Ji Yong? Posso prendere gli short di jeans?» chiede Em voltandosi, prima di urlare scoprendomi proprio dietro di lei e lasciando cadere i pantaloni sul pavimento per lo spavento. «M- ma c- cosa fai?» mi domanda impaurita. «Mi hai fatto quasi prendere un infarto!» urla con le lacrime agli occhi. E mi domando che faccia io abbia ora, dato che Em non abbandona la sua faccia terrorizzata. Resta ferma, tesa, impaurita, con un piede nell’armadio. Ed io devo decidere a chi dare ascolto. Farmela e perderla per sempre o comportarmi da persona civile e averla come migliore amica?
Chiudo per un attimo gli occhi ed inspiro. Sono terribilmente confuso e per niente lucido e il mio amichetto qui giù, interrotto così bruscamente poco fa, reclama attenzioni …
Ok. Ok, ho deciso. Riapro gli occhi lentamente e un sorriso sghembo e cattivo dipinge il mio volto.
«Em …» pronuncio il suo nome con lentezza studiata e so per certo che è stata attraversata da un brivido, il ché mi attizza. « … è mai possibile che alla tua età metti ancora gli slip con i pulcini?! Cioè sei ridicola!» le dico scoppiando a ridere e finalmente lei si rilassa, giusto un millisecondo, prima di arrossire come un pomodoro ed iniziare a fumare di rabbia.
«Ti avevo detto di non guardare!» mi grida, entrando nell’armadio e chiudendo le ante.
«Alla tua età dovresti indossare biancheria sexy, provocante! Da chi li hai presi quegli slip? Una bambina di cinque anni?» continuo a ridere e nel profondo ringrazio di cuore quegli slip così infantili da acquietare anche i pensieri più impuri e turbolenti. Se indossasse biancheria diversa da questa, probabilmente ora saremmo già sul letto a darci da fare. O meglio, io mi starei dando da fare, mentre lei … Come reagirebbe Em ad una cosa del genere? Ora non voglio nemmeno pensarci … La mia testa partorirebbe solo idee contorte e senza senso.
«Smettila! E chiudi gli occhi! Non guardare, cretino!» urla nascosta nell’armadio ed io continuo a ridere. Una risata finta. Nervosa. Rido nel tentativo di rilassarmi, di tornare lucido in fretta, di allontanare il prima possibile l’effetto della droga rimasto anche troppo a lungo. Ho scelto di averla per sempre come amica, la scelta giusta. Quella più civile e naturale. Ma sarò in grado di mantenerla? Non lo so …
 

Mio caro Ji Yong, benvenuto all’inferno. Che coglione!

 
Sta zitto! Em è importante per te, hai fatto la cosa giusta.
 

Non potrai mai averla così, idiota.

.
L’avrai come amica.
 

Non ti basterà e lo sai.

.
Te lo farai bastare.
 

Non ci riuscirai …

 
Sì, che ci riuscirà!
 

Invece no e lo sai anche tu!

 
Bé … forse è vero …
 

Merda! Sono fottuto!

Non poter avere una cosa che desideri, non fa che fartela desiderare sempre di più …
 

~*~*~*~*~

 
Apro gli occhi e … Buongiorno mondo! Choi Seung-Hyun ti saluta!
Il risveglio non è mai stato così piacevole come in questi ultimi giorni. Mi sveglio di buon umore e allegro all’idea di poter trascorrere un’altra giornata sulla stessa Terra, nello stesso paese, nella stessa città in cui vive Em. Siamo vicini e non solo fisicamente. Sento come se io avessi fatto un passo importante verso di lei, come se il suo permettermi di baciarla fosse stato un tacito “sì” alla mia tacita richiesta “vuoi stare con me, conoscere la mia famiglia, essere mia moglie, avere dei figli con me e vivere insieme tutta la vita finché morte non ci separi?”
Ok, ok … ora non esageriamo! Non credo che ad una proposta del genere lei avrebbe risposto con un “sì” netto e preciso. Comunque, sento come se fossi un passo più vicino a lei e non potrei essere più contento.
Mi alzo e apro le tende, lasciando che il sole invada la mia stanza, chiedendomi come sia possibile che io odiassi così tanto questi caldi raggi carezzarmi il volto appena sveglio. Tutto mi appare diverso, migliore. Sento che Daesung non ha poi tutti i torti …
Mentre mi crogiolo nel calore mattutino del sole, un urlo mi riporta bruscamente alla realtà. Un urlo che non potrei mai confondere. Una voce inconfondibile che da un po’ di tempo a questa parte popola i miei sogni di notte e i miei pensieri di giorno. Em.
Cado dalla nuvoletta di zucchero su cui stavo vagando accompagnato da cuori ed unicorni e mi catapulto di corsa nella stanza di Ji Yong, da cui proveniva l’urlo. Mi blocco un secondo con la mano sulla maniglia, mentre strani pensieri mi attraversano: perché ha urlato? Sono davvero sicuro di voler vedere quello che sta succedendo in questa stanza?
Ma a cosa penso?! E di Em che stiamo parlando!Le sue urla volevano significare solo una cosa: “aiuto”. Ed io sono qui per salvarla. Prendo coraggio e scegliendo una delle mie espressioni più accigliate, cerco di aprire la porta. Ma non si apre, così cerco invano di forzare la maniglia, fino a che non si apre all’improvviso. Ma dalla facilità con cui si apre, deduco che non sia stato io ad aprirla, infatti mi ritrovo faccia a terra.
«Ehilà, hyung!» mi saluta Ji Yong sbuffando una risata divertita. Ovviamente è stato lui il disgraziato che ha aperto la porta.
Mi alzo aiutandomi con le braccia e quello che vedo mi lascia alquanto allibito: Em in slip che resta ferma immobile con un’espressione terrorizzata.
E tutto ciò a cui penso bé, è … censurato! Divento subito paonazzo e scatto in piedi come una molla, prima che lei percuoti nuovamente la casa con uno dei suoi urli disumani. D’istinto mi copro le orecchie, mentre non riesco a distogliere lo sguardo da lei che si nasconde in fretta nell’armadio di Ji Yong.
Ancora con le mani sulle orecchie e la guance color porpora, sbatto le palpebre lentamente osservando il punto dove fino a poco fa c’era lei, non riuscendo ancora a credere a quello che ho visto.
«Andiamo Em, non fare la bambina.» dice Ji Yong massaggiandosi l’orecchio destro con la mano. «Seung-Hyun ed io ti aspettiamo fuori, rivestiti in fretta.» conclude e cingendomi le spalle con un suo braccio, mi sospinge fuori, mentre io resto ancora apatico e con le palpebre che sbattono piano ad intervalli regolari.
Ji Yong chiude la porta ed io penso che se questo fosse un anime, a quest’ora starei già sanguinando dal naso, allagando la casa. Ho visto Em in slip. Io … ho visto Em … in slip. Un sorriso ebete mi spunta in volto, così mi schiaffeggio da solo nel tentativo di far scomparire i pensieri perversi apparsi nella mia mente. Quando poi mi accorgo di essere osservato da un divertito Ji Yong, torno serio. Ma solo per qualche secondo, il tempo sufficiente a chiedermi: cosa ci faceva Em in slip in camera di Ji Yong? Mi volto verso il leader con sguardo truce e istinto assassino scritto a caratteri cubitali in volto e la sua risatina di scherno mi fa innervosire ancora di più. Ma quando sto per aprire bocca per avvertirlo di correre e cercare di mettersi in salvo dalla mia ira, lui mi anticipa.
«Non fraintendere. Le ho solo vomitato addosso ed ora si sta cambiando. Tutto qui.» sorride stranamente triste, prima di sedersi sul pavimento, spalle al muro e gambe al petto. «Pensava che io stessi dormendo e quando ha realizzato che io l’ho vista, ha dato di matto ed ha deciso di deliziarci con le sue doti canore.» scherza per poi poggiare la fronte sulle ginocchia. «Tranquillo, ok?» mi chiede con voce soffocata.
E non posso fare a meno di provare pena per lui, perché è visibilmente distrutto. Non solo fisicamente a causa dei quintali di alcol che si sarà certamente bevuto in questi giorni, ma anche distrutto emotivamente, come se qualcosa l’avesse ferito. Così tutta la rabbia per lui sparisce in un soffio.
«Le hai sul serio vomitato addosso?» chiedo divertito e schifato nello stesso momento.
«Ahà.» annuisce.
«Che schifo!» commento sedendomi accanto a lui.
«Già …» sussurra in un soffio.
Cala il silenzio. Un silenzio scomodo, in cui sono a disagio. Mi sento in dovere di chiedergli come sta, ma sono frenato da chissà quale paura. Sospiro.
«Mi domando …» comincia Ji Yong all’improvviso, prima di voltarsi con un sorriso malizioso verso di me. «Da quando i tuoi standard sono scesi così in basso? Insomma, dopo Chanel, che già solo il nome spiega tutto di quella ragazza, ora stai dietro ad una con i pulcini sugli slip?! Cioè, è assurdo!» scoppia a ridere. Ed io impiego un po’ a capire cosa vuole dire, poi rido anch’io, conscio che fino a poco fa non  avrei mai nemmeno lontanamente pensato che potesse piacermi una come Em.
Ridiamo insieme come abbiamo fatto spesso in passato. Ridiamo per l’assurdità della cosa. Lui ride. Io rido. Ridiamo insieme.
«Decisamente assurdo …» dice lui tra le risate. «… è assurdo di come le cose cambino inspiegabilmente. Smetti di capire cosa vuoi. Smetti di capire cosa provi. Smetti di capire chi sei …» continua a ridere. Ma ora non ride più con me. La sua è una risata amara e capisco che non sono più io il fulcro del discorso. «È frustrante … troppo frustrante.» restiamo in silenzio mentre lui fissa davanti a sé, perso in non so quali pensieri e percepisco la sua frustrazione. Voglio chiedergli perché. Perché sta così? Ma nell’attimo in cui prendo coraggio, Em esce dalla stanza spalancando la porta e si allontana imbarazzatissima senza nemmeno guardarci.
«Va a parlarle o ci terrà il muso per più di un mese.» dice Ji Yong alzandosi e spolverandosi i boxer lunghi. «E poi non mi restituirà più i miei short. Quindi muoviti, va da lei.»
Resto completamente intontito, mentre lui entra nella sua stanza e sta per chiudere la porta, di conseguenza chiudendomi fuori dai suoi pensieri e dal suo mondo solitario che si sta pian piano costruendo. Allora finalmente reagisco, scattando in piedi e bloccando la porta con un piede. Al ché Ji Yong mi dedica un’occhiata confusa.
«Ma tu, Ji Yong, come stai?» gli chiedo e la sua espressione confusa si scioglie in un sorriso leggermente zuccheroso, molto diverso dai suoi soliti.
«Se lei sta bene, sto bene anch’io …» e dedicandomi un’ultima occhiata, chiude la porta lasciandomi fuori.
Mi sento un completo verme … Mi sento come se stessi privando uno dei miei migliori amici il suo raggio di sole. Ma non riesco a rinunciare, non ora. Ora voglio stare con lei e come amico, mi assicurerò che Em non abbandoni mai Ji Yong. Ci prederemo cura del leader insieme. Saremo come una famiglia.
Te lo prometto, Ji Yong. Em resterà per sempre al tuo fianco. Come amica, ovviamente.
 

~*~*~*~*~

 
Mi sembra di essere appena sprofondato nei profondi baratri dell’inferno. Mai e poi mai mi sarei immaginato che la fantomatica ragazza per cui Daesung ha perso la testa fosse niente di meno che la figlia di Hara. E l’unica domanda che continua a pulsare nella mia testa è: perché? Perché tutto questo sta succedendo a me? Non bastava essermi innamorato di una donna già sposata e con una figlia quasi mia coetanea? Non bastava doverci vedere di nascosto, stare attenti a non farci scoprire e stare sempre con l’ansia che tutto potesse finire da un momento all’altro? Non bastava?
A quanto pare no. A quanto pare Dio mi sta punendo per questo amore sbagliato, gettandomi in quest’inferno oscuro e gelido, senza fine.
Ho pensato a lungo ad una soluzione. Tutta la notte sveglio a pensare, a torturarmi, a pormi quesiti senza risposta ed ad ideare soluzioni improponibili. È da tre giorni che non dormo. Ma l’unico risultato ottenuto, è il terribile mal di testa che ora mi martella e un’incredibile stanchezza che non se ne andrà prima di almeno dieci sane ore di sonno continue e indisturbate. Cosa alquanto improbabile dato che tra massimo un’ora dovrò essere a saltare e ballare nella sala prove dell’YG. E anche se avessi il tempo, non riuscirei a dormire comunque …
L’unica idea almeno lontanamente plausibile, balenatami in testa, per risolvere questa scomodissima situazione è stata quella di dissuadere Daesung dall’uscire con quella ragazza … e benché la cosa sembri impossibile, potrei riuscirci sfruttando la fiducia che lui ha in me. Ma subito dopo aver solo pensato a questa cosa, mi sono rimproverato sentendomi sempre più uno schifo … Non posso fare questo a Daesung. Non potrei farlo a nessuno se è per questo, ma proprio a Daesung non potrei mai. Preferirei morire pur di non ferirlo, perché proprio lui non merita di soffrire. È un ragazzo buono, tutto sorrisi e gentilezza. Non sa nemmeno cosa significhi la parola cattiveria. Ed io mi vergogno di aver solo pensato di rovinare il suo amore nascente per tutelare il mio, che forse non dovrebbe nemmeno esistere …
«Buongiorno!» mi sorride radioso Daesung entrando in cucina. Alzo lo sguardo stanco verso di lui e mi sforzo di sorridergli. Perché non è colpa sua. Se qui c’è un colpevole, quello sono io. Se devo prendermela con qualcuno, devo prendermela con me stesso e con nessun altro.
«Giorno …» rispondo, dando libero sfogo a uno sbadiglio.
«Che brutta cera hai, hyung … Dormito male?» chiede assumendo un’espressione triste.
«Diciamo che non ho dormito affatto.» confesso sorridendo lievemente.
«Oh … e come mai? Problemi con la tua Giulietta?» domanda tornando a sorridere e, guardandolo, non posso fare altro che provare invidia per la sua spensieratezza. Perché a lui è spettato solo il lato bello dell’amore, quello che non conosce il dolore della separazione e della mancanza. O almeno per ora, non l’ha provato ancora. «Non temere hyung! I dissapori tra amanti sono necessari ad approfondire la forza dell’amore! E comunque se vuoi ti presto Cupido!» sorride giocondo, per poi recuperare una tazza e riempirla con del succo d’arancia.
«Mpf … Daesung, quante volte ti devo dire che non ho una Giulietta?!» rispondo scherzando e lui si volta un attimo per fissarmi negli occhi, serio.
«Oh, sì.» dice poi sorridendo e cercando nella credenza i suoi biscotti di Doraemon.
«Cosa?» chiedo confuso.
«Sì, che ce l’hai.» afferma convinto.
«Ti ho detto di no.» insisto, cercando di ridere per sembrare divertito.
«Hyung, non sta bene mentire.» mi rimprovera in tono lagnoso ed io resto in silenzio ad osservarlo mentre si siede accanto a me al tavolo. «Io lo vedo. Tutto il tuo amore …» dice sorridendomi. «È proprio qui: nei tuoi occhi.» conclude prima di cominciare a mangiare, canticchiando chissà quale canzone. E non posso che sentirmi sempre più uno schifo per aver solo pensato di privarlo di tale gioia, di questo suo sorriso che se in genere illumina, da quando ha incontrato quella ragazza risplende e acceca.
Sorrido anch’io, amaro ma determinato. Ci deve essere un modo. E se non c’è lo troverò io. Un modo per stare insieme io ed Hara e per non ferire il mio amico Daesung.
«Ehi, Ri! Buongiorno anche a te!» urla all’improvviso Daesung alla vista del maknae che entra trascinandosi in cucina.
Seungri, che fino ad ora sembrava non essersi accorto della nostra presenza, alza una mano in segno di saluto verso di noi, prima di spostare una sedia dal tavolo ed abbandonarsi su quest’ultima come un sacco di patate.
«Sbaglio o sei più pandoso del solito?» chiede innocentemente Daesung, ovviamente riferendosi alle sue occhiaie ancora più marcate del normale. Al ché il maknae grugnisce qualcosa di incomprensibile prima di sbattere la fronte sul tavolo. Evidentemente non sono l’unico che non riesce a dormire …
«Puoi tornare a dormire un altro po’, se proprio non ce la fai … Parlerò io con il trainer per te.» gli dico, intenerito dalla scena. Mi piange il cuore a vedere il nostro piccolo maknae in questo stato.
«Nnnh …» mugugna. «Ora … in piedi … già …» dice mangiandosi le parole. «Pulce … agitata … isterica …» continua il suo monologo sommesso e spezzato, ma non ci vuole molto a capire che Seungri è stato svegliato dalle urla di Em, che lui affettuosamente chiama “Pulce”.
«Aaaaaah, è tutto chiaro!» afferma Daesung battendo le mani. «Ma … come ci sono finite le pulci nel tuo letto?» chiede poi confuso e Seungri alza la testa lentamente per dedicargli uno sguardo che vuole essere truce, ma risulta solo stanco e  spento.
«Daesung, con Pulce intende Em.» spiego io paziente, trattenendomi dal ridere, mentre la fronte di Ri ritorna sul ripiano liscio del tavolo.
«Aaaaaaaaah!» esclama Daesung ritornando contento alla sua colazione.
Proprio in questo momento entra Em in cucina. La cosa che mi salta subito all’occhio è l’assurdo rossore del suo viso, chiaro segno di imbarazzo. Gonfiando le guance e incrociando le braccia, raggiunge la cucina e vi si poggia con la schiena, rivolgendo così il volto verso di noi. La seconda cosa che noto è un Seung-Hyun altrettanto imbarazzato che entra come un cagnolino bastonato con la coda tra le gambe che va a chiedere scusa con lo sguardo alla padrona arrabbiata. E la terza cosa è … sono gli short di Ji Yong quelli?
«Buongiorno …» sbuffa Em, evitando lo sguardo di Top che cerca di attirare silenziosamente la sua attenzione.
«Buongiorno, figlia del sole!» la saluta con enfasi Daesung.
«Buongiorno.» le sorrido, osservando la scena.
«Nnnh …» mugugna Seungri rimanendo con la testa poggiata sul tavolo.
«Em … ti assicuro che non ho visto niente …» afferma Seung-Hyun cercando di non farsi sentire da noi altri. Ma noi, da bravi coinquilini pronti ad aiutare, o meglio infierire, siamo tutti orecchi per scoprire cosa sia successo e quale sia il motivo delle grida canore di Em, causa del risveglio di molti.
A questa frase Em, volta piano il viso verso Top e gli dedica un’occhiata talmente truce che rabbrividisco anch’io. E per la prima volta da quando lo conosco, vedo Seung-Hyun intimidito da qualcuno che non sia sua madre. Resta fermo a fissarla con gli occhi spalancati e l’indescrivibile desiderio di scappare da quell’occhiataccia stampata in volto.
«Cosa è successo?» domando, cercando di camuffare il mio divertimento in preoccupazione.
«Mha, niente …» risponde Ji Yong facendo il suo ingresso in cucina con andatura svogliata ed espressione annoiata. «Abbiamo solo visto le sue mutande.» sorride sornione, indicando Em con il pollice.
Seungri alza si scatto la testa dal tavolo e rivolge gli occhi sbarrati a Ji Yong, Daesung lascia cadere il biscotto sul tavolo e fissa Seung-Hyun ed Em. Io guardo tutti uno ad uno e scorgo Top sbiancare, Em diventare ancora più rossa e Ji Yong pronto per sganasciarsi dalle risate.
«Cosa?» diciamo in coro io, Ri e Daesung. Ma nessuno dei tre risponde dato che Ji è troppo occupato a ridere e gli altri due si sono rinchiusi nel mutismo.
«C- cosa s-significa visto le sue m- m- …  vabbé quello!» sbotta Ri d’un tratto sveglio arrossendo, anche lui.
«Non ti emozionare piccolo maknae, perché se proprio vuoi saperlo …» risponde Ji Yong smettendo per un attimo di ridere e avvicinandosi all’orecchio di Seungri. «… Em porta gli slip con i pulcini.» dice ricominciando a ridere e qui anche Seung-Hyun si scompone e si volta cercando di trattenere una risata. Cosa che fa innervosire ancora di più Em che, la vedo, è pronta per esplodere.
«Che tenera!» commenta Daesung sincero, mentre anche io e Ri scoppiamo a ridere.
«Andiamo Pulce, non te la prendere …» dice Ri avvicinandosi a lei, ma Em fissaa il pavimento stringendo i pugni e gradualmente riprende il suo colorito normale, prima di partire all’attacco.
 

~*~*~*~*~

 
Da quanto tempo è? Da quanto tempo non “facciamo a botte”, io e Ji Yong? È talmente tanto tempo che non lo ricordo. Troppi giorni … O almeno per me sono troppi.
Quindi ora, anche se non dovrei, sono felice che abbia visto i miei slip. Ne sono felice perché mi ha dato un pretesto per gettarci nuovamente in un nostro tipico incontro di wrestling. E per quanto sia stata una cosa dall’imbarazzo immenso, ringrazio che sia accaduto. Ora, seduta sulla sua schiena sul pavimento della cucina e stringendogli i polsi, mi sento rinvigorita. Mi sento di nuovo avvolta dalla nostra solida e vera amicizia. La consapevolezza che la nostra amicizia è sempre qui e che non smetterà mai di esistere è arrivata come una ventata di aria fresca a spazzare via tutti quei pensieri che mi hanno adombrata in questi giorni. Ero confusa, lo sono ancora, ma ora sono di nuovo sicura che Ji Yong è mio amico, il mio migliore amico. E questo nostro legame non c’entra assolutamente niente con quello che è successo con Seung-Hyun. Sono due cose diverse, separate l’una dall’altra e il fatto che loro due siano amici non influisce assolutamente sulle mie scelte.
Voglio bene a Ji Yong, è una delle persone che amo di più al mondo. Ma non è nulla di più. Per un attimo, un attimo in cui sono stata debole, ho confuso questo sentimento con qualcosa più simile all’amore, ma mi sbagliavo. O almeno, mi piace pensare che mi sbagliavo … La verità è che sto cercando di autoconvincermi di ciò per evitare di perderlo completamente. Se devo scegliere tra un “Ji Yong amico” e un “nessun Ji Yong” … preferisco averlo come amico. Per ora sto bene così … Devo convincermi  che sto bene così. Per me, per lui e anche per Seung-Hyun …
«Ok, ok! Em ora basta! Alzati o vomito di nuovo.» si lamenta Ji Yong sotto di me, scuotendomi dai miei pensieri.
Mi rialzo aiutata da Seung-Hyun che, quasi infastidito, mi ha alzata di peso rimettendomi in piedi.
«Ben ti sta!» affermo facendogli la linguaccia e gli altri scoppiano a ridere, mentre Ji Yong si rialza a fatica, ridendo anche lui. Ma stavolta ride con me e non di me. Il che mi aiuta nella mia opera di autoconvincimento che è meglio accontentarsi della sola amicizia.
«Ed io che mi preoccupavo che fossi dimagrita e che non stessi mangiando … pesi un accidente!» sbotta Ji, massaggiandosi la schiena. Metto il broncio e incrocio le braccia, offesa.
«Ah! A proposito di mangiare …» interviene Daesung all’improvviso. «Domani ho … ho … io ho …»
«Hai cosa?» domanda Seungri, spazientito.
«Ho un …» temporeggia Daesung, nervoso.
«Hai un?» lo sollecita Taeyang.
«Io ho un …» dice Daesung, ora rosso in viso. Io lo fisso curiosa.
«Hai un che, Daesung?» urla alterato Top, facendomi sobbalzare leggermente.
«Io domani ho un appuntamento con Juno finalmente le ho chiesto di uscire e le ho detto se voleva venire a mangiare qualcosa con me e lei ha detto di sì e quindi io sono iper super mega contentissimo ma sono un po’ nervoso perciò mi chiedevo se anche Em e Seung-Hyun potessero venire con me domani per favore grazie.» dice Daesung tutto d’un fiato e solo qualche secondo dopo che ha finito di parlare riesco ad immagazzinare il messaggio. Finalmente ha chiesto a Juno di uscire! Ne sono contenta. Juno non era più nella pelle di ricevere sue notizie.
«Finalmente ti sei deciso!» esclama Seungri contento.
«E per dire una cosa del genere tutto sto tempo ti ci vuole?!» lo rimprovera Ji Yong, prima di dargli una pacca amichevole su una spalla.
YongBae resta stranamente silenzioso e si adombra un pochino. Lo osservo nel vano tentativo di capire il motivo, ma poi lui sorride e si complimenta con Daesung e penso di essermi sbagliata. Ma sembrava così triste … Me lo sono immaginata?
«Allora? Venite anche voi?» chiede Daesung speranzoso, attirando la mia attenzione.
«Bé, per me nessun problema. Domani che giorno è?» chiedo sorridendo davanti alla sua bambinesca felicità.
«Domenica.» risponde Seungri ed il mio sorriso si spegne all’immediata sensazione che io domani debba fare qualcosa. Cosa dovevo fare domenica?
 

«Tesoro, hai impegni per domenica? Sì, bè, non m’importa, cancellali. Abbiamo un appuntamento o meglio, tu hai un appuntamento.
Un appuntamento con il tuo futuro marito, contenta?
Non è che tu abbia molta scelta: o sei contenta o sei contenta.
Su, su, cos’è quella faccia? Sei fortunata cara. Infondo Soo è un bel ragazzo, non trovi?
A più tardi, cuore di papà. E non lasciarti nemmeno attraversare dall’idea che tu possa opporti.»
 

Vengo attraversata da un brivido che mi ghiaccia il sangue nelle vene … Me n’ero completamente dimenticata. In questi giorni  sono stata così preoccupata per mia zia che non ho pensato ad altro. In più quando non pensavo a mia zia, pensavo a Ji Yong e a Seung-Hyun e a quello che provo e … Oddio … Mi ero dimenticata di quello che mi ha detto mio padre. Domani ho appuntamento con … Soo.
Alzo gli occhi e noto che gli altri mi fissano preoccupati per la mia stramba reazione. Ji mi fissa preoccupatissimo, ha già capito che qualcosa non va, al ché cerco di sorridere.
«Oh … ehm … io … mi dispiace tanto Daesung. Ma domani ho un altro impegno.» rispondo triste.
«Oh, fiuuh! Solo questo?!» afferma Daesung guardandomi. «Dalla faccia che hai fatto pensavo fosse successo qualcosa di grave …» sospira ora, rilassato. «Non ti preoccupare Em! Io ho sempre Cupido che mi accompagna e mi sostiene! Non avrò problemi, tranquilla.» alza il pollice facendomi l’OK e dedicandomi un occhiolino ed io forzo un sorriso.
«Ok … io ora devo andare. Ci vediamo.» saluto frettolosa, spinta dal desiderio appena nato di scappare da qui.
Senza aspettare che mi rispondano e senza badare alle loro espressioni, mi dirigo in fretta alla porta d’ingresso. A pochi centimetri da questa, vengo bloccata da una mano attorno al braccio che mi costringe a voltarmi. Ji Yong.
«Cosa è successo?» domanda, guardandomi negli occhi.
«N- niente, tranquillo. Tutto ok.» mento, fissando la sua mano attorno al mio braccio. La sua pelle a contatto con la mia brucia. Lasciami … non trattenermi …
«Bugiarda.» risponde  in un sussurro.
«Ji … è la verità, non è successo niente.» dico con maggiore convinzione, come per convincere anche me.
«Bugiarda.» ripete con sorriso triste. Sembra sofferente. Non guardarmi con questi occhi, Ji. Potrei illudermi di nuovo. Mi confondi … Smettila di confondermi!
«Ji, è tutto ok, davvero. E anche se fosse successo qualcosa, non ti riguarderebbe.»aqueste mie stesse parole mi immobilizzo e mi mordo la lingua. L’ho detto sul serio? Come ho potuto dire una frase del genere che può essere facilmente fraintesa?
E infatti dallo sguardo ferito di Ji Yong, so che l’ha fraintesa. Lascia la presa attorno al mio braccio e non riesco a trovare le parole per aggiustare il guaio che ho appena fatto, quindi resto immobile e muta con il solo desiderio di sprofondare.
«Hai ragione …» abbassa la testa. «Non riguarda me.» mi dedica un’ultima occhiata, non più ferita, ma risentita. Non guardarmi così … hai frainteso, Ji … Intendevo dire che stavolta non puoi fare nulla per me. «Se hai problemi, chiama Seung-Hyun.» conclude con un ghigno. Ed è come se un missile avesse appena affondato il mio cuore giù all’inferno.
Si volta diretto di nuovo in cucina ed io esco dalla casa con la consapevolezza che l’ago della mia bilancia pende sempre più inevitabilmente verso “nessun Ji Yong”. Inizio a piangere. Perché non va nulla per il verso giusto?
 

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Inferno. Il tema della tela da portare lunedì è l’inferno. Un tema molto allegro direi … Ma d’altronde, sono dell’umore perfetto per dipingere anime in pena, diavoli e fiamme. Non vedo Em da un po’ ed è come se fossi in fiamme anch’io. Fiamme d’inquietudine e di paura mi divorano. E uso quest’ansia e quest’angoscia per dipingere questa tela astratta dai colori scuri e ardenti. Canalizzo i miei sentimenti, nella speranza di non essere consumato da quello che io stesso provo.
«Bello.» commenta mio padre con la sua voce roca, arrivando alle mie spalle e spaventandomi. «Tormentato. Tetro. Mi piace.»
«Grazie …» rispondo sorpreso. È raro che mio padre mi faccia qualche complimento. «Il tema è l’inferno.»
«Tema interessante.» asserisce lui, sedendosi sulla poltrona poco distante da me.
«Non direi …» replico, facendo distrattamente un’altra pennellata sulla tela.
«Ti sta venendo piuttosto bene per non essere interessato al soggetto.» commenta, accavallando le gambe e allentandosi la cravatta.
«Diciamo che sono un po’ giù di morale …» rispondo vago. «Come è andata a lavoro?» chiedo per cambiare argomento.
«Potrebbe andare meglio.» replica, anche lui vago.
«Sembri stanco.» osservo, continuando a dipingere.
«Lo sono.» conferma, prima che cadi uno dei soliti silenzi che riempiono l’aria quando io e mio padre siamo da soli nella stessa stanza. «Proprio perché sono stanco ho pensato di rilassarmi un po’ domani.» continua all’improvviso, sorprendendomi per la seconda volta oggi.
«Fai bene.» annuisco, senza distogliere lo sguardo dalla tela.
«Vado a pranzo con un mio collega.» spiega ed io continuo ad annuire, ascoltandolo distrattamente. «E tu verrai con me.» continuo ad annuire fino a che mi arresto di colpo e mi volto verso di lui allibito. Ha detto che vado con lui? Eh? Perché?
«Cosa?» mi lascio sfuggire, prestandogli finalmente attenzione.
«Domani verrai anche tu con me.» conferma sorridendo sghembo. «Il mio collega con cui andremo a pranzo è Shin SooWon.» ha detto Shin SooWon? Ma è il padre di Em! Ok, ora ha la mia totale attenzione! «Verrà anche sua figlia Em, quindi dovrai esserci anche tu.» si alza dalla poltrona e con passo lento e stanco si dirige verso la porta. «Vestiti bene, domani è un giorno importante. Si discuterà di affari.» ride e la sua risata roca, che ho sempre odiato, è presagio di nulla di buono.
Mi rivolto verso la tela e, sentendo mio padre ridere mentre si allontana, penso che sembri il paradiso in confronto a tale macabro suono …
 

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Ho sonno. Molto sonno. Troppo sonno. Non dormire non fa per me. I panda dormono, sempre. Ed io ho bisogno di dormire. Ma voi riuscireste a dormire sapendo che il vostro caro e adorato leader si droga di chissà cosa e voi foste l’unica persona a saperlo e non sapeste come comportarvi? Bé se sì, beati voi! Perché io non ci riesco proprio …
E non sapendo come comportarmi o se dirlo a qualcuno, ho deciso che voglio assicurarmi che quello che ho sentito sia vero. Così eccomi qui! Impermeabile lungo, cappello e occhiali scuri con tanto di sciarpona, alla guida di una macchina a vetri scuri noleggiata per evitare di essere scoperto da Vip o qualcuno dei Big Bang.
Aspetto nel parcheggio che Ji Yong scenda. Ha detto che doveva uscire questa sera e sono sicuro che prenderà la sua macchina. È già da un po’ che aspetto e sinceramente rischio di addormentarmi sul volante da un momento all’altro. Ma devo resistere! Devo farlo per lui, per i Big Bang e per le nostre fan! I’m Victory! Nessuno potrà fermarmi. Bé qualcuno ci sarebbe … Morfeo è molto allettante quando ci si mette … come vorrei stare nel letto ora … al caldo … sotto il piumone … con i  miei panda di peluche … ho così sonno … tanto sonno … ma ho forse chiuso gli occhi? Bé sì … ma non sto dormendo, no, li sto solo lasciando riposare … giusto un po’ … il tempo di prendere quella barretta di cioccolato gigante che vola tra le nuvole dritta davanti a me … Un momento! La cioccolata non vola!
Apro gli occhi di scatto e mi schiaffeggio per rimanere sveglio. Non. Devo. Prendere. Sonno. Per. Nessun. Motivo.
«Andiamo Seungri! Puoi farcela! Devi! Questa è una missione che solo V.I. può portare a termine! Quindi non abbatterti, resta sveglio …» mentre mi faccio questo monologo per rimanere sveglio, noto la macchina di Ji Yong passare davanti alla mia, pronta per uscire dal parcheggio. «Ahà!» esclamo sobbalzando.
Prendo le chiavi per infilarle nel cruscotto, ma sono così agitato e assonnato che non centro la serratura e mi cadono le chiavi sul tappetino. Mi chino a prenderle e sbatto con la testa sul clacson facendo un baccano. Dopo un po’ riesco a mettere finalmente in moto e parto. Per fortuna c’è traffico, così riesco ancora a vedere la macchina del leader.
«Ti ho in pugno Kwon Ji Yong.»
Accendo la radio e metto “Fantastic Baby” nel tentativo di restare sveglio e inizio a cantare a squarciagola.
«Dance! Uuuhuh! I wanna dan- dan- dan- dan- dance, Detective Panda!»
Dopo una buona mezz’ora di pedinamento a suon di musica, Ji Yong entra in una strada di periferia ed ora non c’è nessun’altra macchina che mi nasconde, così mantengo la dovuta distanza per evitare che sospetti qualcosa.
Dopo un’altra mezz’ora abbondante o poco più, finalmente si ferma e parcheggia fuori ad un bar. Parcheggio anch’io, ma resto in macchina. Mi tolgo gli occhiali e aguzzo la vista per osservare ogni suo movimento. Ecco che la portiera si apre e che scende dalla macchina. Ma … gasp! Non è Ji Yong! È YongBae. Cosa diavolo fa con la macchina del leader?
Mi affloscio sul sediolino, distrutto e sfibrato. Tutta questa fatica per niente. Per tutto questo tempo stavo seguendo YongBae … Mastico un’imprecazione tra i denti e sospiro. Sto per rimettere in moto e ritornarmene a casa a dormire prima che Bae mi scopra e mi faccia domande scomode. Ma proprio mentre sto per ripartire, vedo una donna sotto la quarantina che gli si avvicina. Che sia una Vip “matura”?
Rispengo la macchina e resto a guardare.
YongBae la guarda e ride. Sembra che la conosca. Che sia una sua amica? O una parente? Ora le si avvicina. Oddio … le ha messo le mani in vita! E lei le braccia al collo! Oddio! Si guardano! E si sorridono … e … oh cazzo! Si stanno … baciando? Cazzo! YongBae e una signora di quasi quarant’anni … si stanno … baciando?! Era una lingua quella?! Cazzo! Ok … ditemi che sto dormendo … perché se non è un sogno, questo è l’inferno!





NOTE DELL'AUTRICE:
annyeong! :D spero vivamente che non vi siate dimenticati di me e della mia storia ... Inzio con il dire che sono terribilmente spiacente di aggiornare con questo immenso ritardo. Chiedo scusa dal profondo del cuore, mi odio per avervi fatto aspettare così tanto :'( ma da quando ho iniziato a lavorare non riesco ancora ad organizzarmi e nonstante avessi molte idee per completare questa storia, mi è mancato il tempo e la pazienza, prosciugati da quel decerebrato del mio titolare che si diverte a rompermi l'anima 24/7! O.o 
Tornando a noi, spero che non vi siate dimenticate della storia >.< con questo mio ritardo, dimenticarsela sarebbe normale. Tuttavia confido che ve la ricordiate e che possiate continuare a seguirmi nonostante la mia imperdonabile discontinuità :( 
Mi dispiace anche di postarvi questo capitolo indecente ... dopo tutto il tempo che avete aspettato avrei dovuto almeno pubblicare un capitolo da oscar per farmi perdonare ed invece è uscito questo obbrobrio T^T chiedo perdono! Mi auguro che a qualcuno sia piaciuto ... 
Ora vi saluto che sono le 2 e 30 e domani devo alzarmi presto :'S Ciao a tutti e grazie a chi mi segue ancora, chi legge, recensisce, mi supporta e a chi mi sopporta XD Grazie di cuore! <3 Spero di risentirvi al più presto, magari con un nuovo capitolo, migliore di questo e con qualche colpo di scena in più ;) e nella  speranza che non sia tra un altro mese XD Bacioniiiiiiiiii *^* 
*si dilegua*

Myuzu

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