Cherries or oysters di _ki_ (/viewuser.php?uid=69510)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Worried ***
Capitolo 2: *** Leggings - Make up ***
Capitolo 3: *** Solo ***
Capitolo 4: *** Tea Time ***
Capitolo 5: *** Slept Away ***
Capitolo 6: *** On Stage ***
Capitolo 1 *** Worried ***
Benvenuti,
signori e signore. Qui è _ki_, che riemerge dalle
lande desolate dell’Irlanda solo per pubblicare questa cosa
che è in
costruzione da qualcosa come un mese e che,
finalmente, quest’oggi vedrà
la luce.
Allora,
Cherries or oysters è una
raccolta di
flashfic, (quasi) tutte autoconclusive, sulla coppia Larry Stylinson
(perché ormai non riesco più a scrivere altro.
Shame on me) e sui loro
momenti di vita quotidiana. Ah già, sono anche
tutte OS scritte di notte.
Perché io di notte non dormo, scrivo u.u
Il
titolo nacque in una noiosa serata in cui io e la mia Beta
stavamo
riflettendo di cosa farcene di questa cagatella qui sotto. Cherries or
oysters
(e qui cito), perché "Most
of those who make
collections of verse or epigram are like men eating cherries or
oysters: they choose out the
best at first, and end by eating all" e quindi "Cherries
or
oysters", ciliegie o ostriche perché era la parte
importante. E perchè le ciliegie fanno estate.
Detto
questo, Worried è al mondo perché ad inizio
estate mi sono scottata le chiappe e ho passato due giorni con il
sedere all’aria
in cerca di qualcosa da fare. Sono 482 parole, ciliegine di mamma:3 Enjoy!
Worried
Niall
gli ha riso in faccia per mezz’ora. Zayn l’ha
guardato
con aria di superiorità, ostentando la sua carnagione
bronzea con un sorrisetto
bastardo tra le labbra. Liam è andato fuori di testa e i due
imbecilli
sopracitati hanno dovuto allontanarlo dal cellulare prima che chiamasse
il
Pronto Soccorso.
Louis,
in tutto questo, è rimasto a fissarlo con un
inquietante sguardo pensieroso -ed è una cosa parecchio
sorprendente perché,
beh, Louis stava pensando.
Poi,
quando Niall ha smesso di ridere e Liam di cercare di
soffiare a tradimento il cellulare dalle mani di Zayn, Louis si
è alzato dal
letto e ha intimato delicatamente a tutti di uscire dalla loro stanza
-e questa
è stata la seconda cosa parecchio strana, perché
normalmente li avrebbe buttati
fuori a calci senza tante cerimonie. Poi si è messo a
trafficare dentro alla
valigia.
«Che
fai?» gli ha chiesto Harry, disteso sul letto e con le
mani sul naso.
«Ti
cerco un doposole, visto che nessuno sembra averci
pensato».
Ora
sono seduti l’uno di fronte all’altro, a gambe
incrociate
sul letto. Louis ha le dita sporche della crema che gli sta spalmando
sul naso,
facendo attenzione a non graffiarlo con le unghie che non ha avuto
voglia di
tagliare.
«Mi
spieghi come hai fatto a scottarti solo...» normalmente
si sarebbe fermato per ridere. Adesso, invece, lo fa per arricciare le
labbra e
spostare un ricciolo con le dita sporche, lasciando tracce di bianco
tra il
castano. «... il naso?»
Harry
non risponde subito non perché ci deve pensare, ma
perché un po’ se ne vergogna.
«È l’unico punto in cui mi sono
dimenticato di
mettere la protezione».
Louis
fa una smorfia strana che Harry associa all’indecisione
tra ridere e prenderlo a schiaffi. Alla fine ride e Harry sa che lo
preferisce
così che imbronciato. Finisce di spalmargli la crema, si
pulisce scherzosamente
le dita sulla sua guancia e Harry per ripicca gli schiocca un bacio
all’angolo
della bocca.
«Liam
era terrorizzato» ridacchia poi Louis, mentre con una
mano inizia a giocare con i suoi capelli.
«Stupido.
Mi sono solo scottato un po’».
«Un
po’? Hai il naso più rosso di Rudolf».
«Forse
anche lei si era dimenticata di mettere la crema.
Anche se non penso ci sia così tanto sole in Finlandia... tu
che dici?»
Louis
strabuzza gli occhi, in quel modo un po’ esagerato che
sorprende sempre Harry, poi gli schiaffa una mano in fronte e sorride.
«Penso
che il sole ti abbia dato alla testa. Ora di dormire?»
«Certo
mammina».
Si
getta sotto le coperte ridacchiando e fa posto a Louis con
il viso raggiante. Sono in silenzio da un po’ quando Louis
gli sussurra: «La
prossima volta te la metto io, la crema».
Poi
gli soffia un bacio sulla fronte e Harry capisce che
quell’aria pensierosa che si è portato dietro un
po’ tutto il tempo gliela
vedrà addosso solo quando sarà preoccupato.
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Capitolo 2 *** Leggings - Make up ***
Leggings - 259 words
Un giorno Louis se ne venne fuori con la brillante idea di indossare dei leggings, decantando quanto fossero comodi e leggeri mentre Harry metteva in moto il cervello da sopra la tazza di tè. Andò in giro per casa tutta la mattina così. Harry quasi glielo leggeva negli occhi: «Tu puoi andare in giro nudo e farmi impazzire e io non posso mettermi dei semplicissimi leggings?»
Poi gli venne l’improvvisa voglia di spolverare, così si issò su una sedia e cominciò serenamente a pulire le mensole del salotto.
«Aaah! Sto per cadere!» strillò ad un tratto, mentre mulinava furiosamente le braccia e lo straccio sporco appresso ad esse. Harry, da bravo ragazzo qual’era, lo sostenne, immobilizzando la sedia un po’ traballante; solo che, a quel punto, si ritrovò faccia a faccia con il culo di Louis. Il sodo, perfetto culo di Louis fasciato divinamente dai leggings scuri. Ed erano passate da un po’ le dieci di mattina, quindi il suo cervello aveva ripreso a connettere abbastanza decentemente da fargli registrare ciò che lo circondava.
«Boo, ti spiacerebbe scendere un attimo?»
«Hm. Perché?»
Harry si prese il suo tempo per rispondere: studiò le gambe sottili del ragazzo, la linea perfettamente tonda del sedere (“Col compasso, queste chiappe sono state fatte col compasso”) e il volume del pacco che lasciava poco all’immaginazione.
«Voglio fare sesso».
Louis era in leggings per un suo capriccio ed Harry era nudo; c’era davvero da stupirsi che a quel punto Louis si girasse, gli scoppiasse a ridere in faccia e poi gli saltasse in braccio?
Make up - 258 words
Entrarono in casa sbattendosi la porta alle spalle. Harry cercò di centrare la ciotola in ingresso con il mazzo di chiavi, ma fallì miseramente mentre Louis gli sfilava la giacca dalle spalle.
Erano appena tornati da un’intervista con Sugarscape. Harry se ne era rimasto quasi tutto il tempo in braccio a Louis e il più grande aveva dovuto combattere per due ore la voglia pressante di infilargli una mano nei pantaloni.
«Bleah, sai di fondotinta!» si lamentò Harry dopo avergli morso il collo, arricciando il naso e tirando fuori la lingua. Louis si sporse per catturarla tra le sue labbra e levare quel sapore sgradevole e socchiuse gli occhi, troppo concentrato per rispondere.
«Dovresti pulirti un po’» continuò imperterrito Styles, mentre con le mani gli percorreva la schiena accaldata. Louis fece un sospiro, spingendolo indietro.
«Non che tu sia messo molto meglio, eh» sbottò mentre percorrevano la casa lasciandosi dietro la maglia a righe, la camicia bianca, le bretelle nere. Harry sghignazzò e Louis per ripicca gli morse una guancia gonfia.
«Ma sono bellissimo lo stesso, no?» Louis ruotò gli occhi mentre apriva la porta del bagno e ci spingeva dentro il più piccolo. Si prese un attimo per osservarlo, mentre questi sgambettava in boxer verso la doccia: capelli in disordine come al solito, collo già arrossato per le sue attenzioni, occhi limpidissimi. Sbuffò.
«Hai ragione cazzo» mormorò, quasi con tono rassegnato. Poi, facendo pressione sul petto, lo spinse dentro la doccia. Aveva resistito per due ore: era stato anche troppo bravo.
«Va bene, ora fammi un pompino».
Buongiorno signorine! Allora faccio le cose in fretta e in furia perchè sono da starbucks, il computer ha pochi minuti di autonomia e sto usando per la prima volta nella mia vita l'editor di EFP :O (per inciso, sono a Monaco e senza una connessione internet, per questo c'è tutto sto casino u.u)
La scorsa OS non piaciuta così tanto, ma era solo la prima, quindi non demordo :) Le due cose che avete visto qui sopra? Sono state scritte entrambe nella stessa notte e sono le due cazzate più colossali che abbia mai scritto! (no, ok, forse all'ottavo capitolo ho scritto una cazzata più grande, ma shh <3)
Cos'altro dovevo dire? D: Risponderò alle recensioni appena posso, ringrazio le due che hanno recensito, quelle che hanno aggiunto tra seguite/ricordate/preferite la mia storia e chi legge, ovviamente. Monaco è incredibilmente calda D:
Scappo, ok. Me lo date un parere su Leggings e Make up? ;)
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Capitolo 3 *** Solo ***
Buona serata a tutte, ciliegine di mamma! È passato qualcosa come più di un mese (OMG rettifico: DUE MESI D:) dal mio ultimo aggiornamento, lo so, probabilmente non ci sarà più nessuno a seguire questa piccola raccolta, ma va beh, le vacanze, i compiti per le vacanze e la scuola hanno chiamato, signori e signore :/
Quindi, eccomi qui, in ritardo ma qui comunque :) Giusto due precisazioni prima di lasciarvi a questa piccola flash.
Avete presente quei bellissimi momenti durante i concerti in cui Harry fa il suo assolo in WMYB e i ragazzi fanno i cretini?Ecco, girava una brillante teoria (di cui ora non ho la fonte. Se ce l’avessi la linkerei) secondo la quale si comportassero così per far andar via a Harry la paura dell’assolo (qualcuno si ricorda Red or Black? La famosa esibizione in cui Harry ha fatto schifo? Ecco) e farlo stare più tranquillo e spensierato. Questa teoria mi è piaciuta tantissimo. Tanto che è nata Solo.
Enjoy (e mi fanno piacere i pareri. Tutti, belli o brutti (ho fatto la rima muahahah. Me ne vado -.-))
_ki_
Solo
Gli spostò i capelli dalla fronte con un gesto secco, dolcissimo.
Gli puntò la fronte contro la sua quasi con violenza, fissandolo intensamente negli occhi lucidi.
«Smettila di agitarti» gli mormorò sulle labbra, con un’armonia tale nella voce da lasciarlo senza difese. Quando fece per ribattere, per allontanarsi, Louis se lo strinse ancora di più addosso, serissimo.
«Andrà tutto bene» gli ripeté, sussurrando, tenendo quelle intime rassicurazioni lontane da qualsiasi altro ascoltatore. Parlando piano, a labbra quasi serrate, come ogni conversazione che era loro e di nessun altro.
Gli passò le dita tra i capelli, lentamente, compiendo quell’unico gesto in grado di rassicurarlo. Poi aspettò paziente che Harry rilassasse i muscoli di tutto il corpo e chiudesse gli occhi. Solo quando, infine, il ragazzo s’inumidì le labbra screpolate e gli sospirò sulla pelle, allora sorrise.
«Sei uno stupido» lo rimproverò, tenendo quel tono dolce mentre affogava i polpastrelli tra i suoi capelli, precedentemente sistemati, ora disordinatissimi.
Harry si limitò a scrollare le spalle, gli occhi ancora chiusi, un po’ strizzati, concentrato nel regolarizzare respiro e pensieri. Louis non sarebbe mai andato oltre la perfezione di una persona così piena di difetti come lo era Harry. Così accennò una risata, gli lasciò un bacio sulle labbra prima che Harry potesse accorgersi delle sue intenzioni e protestare che gli altri erano separati da loro solo da una porta dischiusa.
«Questa volta sarai bravissimo» lo rassicurò, ributtandogli con una carezza giocosa i ricci davanti alla fronte. «Se non lo sarai, ti farò ridere così tanto che te ne dimenticherai». E quella, con i loro sguardi che si incrociavano, divenne una promessa. |
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Capitolo 4 *** Tea Time ***
Ok.
Brrr. Questa cosa è stata scritta qualcosa come sette
mesi fa D: E il motivo per cui la pubblico ora non è certo
perché mi piaccia,
ma piuttosto perché sto cercando di portare a termine
qualcosa, e visto che Potrei
Amarti non collabora, almeno chiudiamo questa raccolta!
Gradirei
dei commenti, critiche, apprezzamenti, quello che
volete. Solo, è bello poter sapere cosa pensano gli altri.
Un bacio!
Tea
Time
«Dai,
non lo stai facendo davvero!»
«Smettila».
«Sul
serio Harry, sul serio. È un gesto
così...»
«Non
dirlo, non ti azzardare».
Uno
sbuffo divertito, il tentativo mal riuscito di trattenere
una risata.
«Ma
non te ne accorgi nemmeno! È così dolce Harold».
«Louis».
«Ok,
afferrato: ora smetto».
Un
sospiro di sollievo, delle labbra che si piegano
delicatamente sul bordo di una tazza di porcellana per sorseggiarne il
contenuto.
«Oddio!
L’hai fatto di nuovo! Avanti Hazza, non ci credo:
dimmi che l’hai fatto apposta. Non poi averlo fatto di
nuovo!»
«Davvero
Louis, sono tentato di lasciarti in bianco questa
notte».
Una
risposta ingoiata con occhi ridenti e un sorriso di
scuse. Finalmente, un attimo di silenzio.
«Oh, ti
prego, posso filmarti?»
«No».
«Non
è umanamente possibile
che tu lo faccia senza
rendertene conto. È una cosa così...
così... divertente».
«Louis,
ti avverto...»
«Avanti
Hazza, lo sappiamo entrambi che non mi lasceresti in
bianco per il semplice fatto che sei tu,
qui, quello che non riesce a farne a meno».
«Vaffanculo».
«Ti
amo anche io pasticcino».
Un
sospiro sconsolato, delle labbra che percorrono con
divertimento la pelle sensibile del collo.
«Dici
che abbiamo abbastanza tempo?»
«Non
saprei, dovrebbero arrivare tra mezz'ora».
«Zayn
è sempre in ritardo».
«E
poi Niall vorrà fermarsi a mangiare».
«Liam
non sa dirgli di no».
«Come
minimo arrivano tra un'ora. Forse un'ora e mezza».
«Vuoi
andare in camera da letto?»
«Te
ne esci con queste proposte indecenti,
Styles».
«Togliti
allora, voglio finire il mio tè».
«Dai,
lo sai che stav- Non
ci posso credere! L'hai
fatto
ancora! Oh Dio, dimmi che posso farti una foto Harry. Ti
prego».
«Scordatelo».
«Avanti
Haz. Ti faccio stare sopra».
«...
«Potrei
pensarci».
«Sì!
Lasciami cercare il cellulare. Era qui fino ad un
attimo fa, dove si è cacciato...»
«In
tasca Lou».
«Oh,
certo. Ecco: mettiti in posa».
«Non
capisco perché ti scandalizzi tanto. Insomma, non
è
così...»
«Oh,
lo è, fidati. Tu non hai idea di quanto gay sembri
così».
«Beh,
potrebbe dipendere dal fatto che lo sono, no?»
«Macché,
non c'entra. E' proprio il gesto in sé. Un atto che
dimostra inconfutabilmente la tua assoluta natura... -Ehi, hai appena
ammesso
di essere gay?»
«No.
Quando?»
«Adesso,
giusto un secondo fa».
«Figurati.
Te lo sei immaginato».
«Aw,
Harreh! L'ho sempre detto io che la storia dell'essere
bisessuale era tutta una grande cazzata!»
«Louis!
Smettila, spostati, non... Ok, aspetta, non ti
spostare.
«E
non fare quella faccia da coglione».
«Che
finezza».
«Lo
sei. Oh.
Ok Louis, penso sia ora di mantenere le tue promesse».
«Quali
promesse?»
«La
foto ce l'hai. Ora togliti i pantaloni.
«...E
smettila di fare quello stupido sorriso».
«Ma
sei così bello Harold!»
«Oh,
avanti: non è affatto da gay bere il
tè».
«No,
infatti. Ma è come lo
bevi: con il mignolo alzato, come
una perfetta donnina. Insomma, è così... Aw! Sei
così finocchio Harry!»
«Louis:
vaffanculo».
«Ehi,
a me piacciono i finocchi. Sono freschi, fanno un bel
rumore quando li mordi».
«...
«Oh,
Gesù. Fottiti Boo Bear».
«No,
che gusto c'è: fottimi tu».
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Capitolo 5 *** Slept Away ***
Riassunto:
tutte le coppie litigano. Anche
Louis e Harry. Soprattutto Louis e Harry.
Slept
Away
Oggi
non è tornato a casa. L’aveva intuito attraverso
gli
occhi bruciati dal sonno ieri sera, prima di crollare tra i cuscini del
divano;
ne ha la conferma adesso, dal materasso perfettamente avvolto nelle
lenzuola e
dall’assenza del suo profumo nell’aria.
La
prima sensazione che gli stordisce la mente è il panico;
non la delusione dovuta al fatto di essersi svegliato e non averlo
potuto
abbracciare, non la preoccupazione che sia da qualcun altro. Puro,
graffiante
panico che gli sia successo qualcosa; che stia male.
E
allora prende il cellulare. Quasi si arrabbia quando trova
un messaggio non letto da parte di Liam. Vorrebbe ignorarlo e
preoccuparsi di
fare quella chiamata, ma il suo nome letto nell’anteprima del
messaggio gli fa
cambiare idea.
“Harry
è ubriaco. Non riesco a portarlo da te, dorme qui”.
Allora
tira un sospiro di sollievo. Non è interessato a
capire dove questo “qui” sia, né il
motivo per cui Liam non sia riuscito a
portarlo a casa. Si lascia andare più sereno allo schienale
del divano e si fa
cullare nuovamente dal sonno.
Si
sveglia più tardi con il cigolio della porta nelle
orecchie. Si alza di scatto e si fionda nell’ingresso e lui
è lì, la giacca
beige in mano e i capelli disordinati come sempre.
«Sei
tornato» gli dice Louis mentre lo scruta in ogni
particolare per assicurarsi che stia bene davvero.
E lui gli fa un
sorriso di scuse.
«Infatti»
assicura, lasciando cadere la giacca per terra e
chiudendo la porta con uno schiocco soffocato. E a Louis non interessa
che la
sera prima abbiano litigato, che dovrebbe essere arrabbiato con lui per
il modo
in cui lo ha trattato per un suo stupido sbaglio, che gli avesse
espressamente
chiesto di non farsi più vedere. È solo
felicissimo che sia tornato lo stesso,
senza ascoltarlo -come sempre- e può solo lasciarsi andare
ad un sorriso
bellissimo e sporgersi per baciarlo.
Non
te
ne andare mai più,
gli dice attraverso quel bacio, senza parole
-perché dirlo ad alta voce non sarebbe da lui-, solo con i
loro corpi che si
sfiorano, i respiri che si fondono, come sanno comunicare unicamente
tra loro.
Non
me
ne vado,
gli rispondono le sue labbra. Ed è l’unica
risposta che gli
serve sentire.
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Capitolo 6 *** On Stage ***
On
stage
Sono
fuggiti da Paul mentre Niall lo distraeva, agitato solo
per finta da degli strani rumori nell’armadio della sua
camera d’albergo.
Hanno
preso l’autobus e hanno sbagliato fermata, poi sono
riusciti a fermare un taxi («Tutto merito dei tuoi ricci,
pasticcino») e hanno
prosciugato il portafogli di Louis. Poi sono arrivati e
l’arena -e il palco-
pullulava di addetti alla preparazione del concerto di questa sera.
Harry,
mentre Louis gonfia il petto e si riempie d’aria i
polmoni, sa già cosa sta per dire, così solo
«Pago a tutti-» riesce ad urlare
il suo ragazzo, prima che venga fermato dalla mano larga e calda del
più
piccolo sulle labbra.
«Faccio
io» assicura, poi sgambetta giù dal palco e blocca
per un braccio il primo tipo che sembra facilmente infinocchiabile.
«Ti
do cento sterline se fai uscire tutti da qui» gli
bisbiglia con nonchalance, tirando fuori il portafogli di pelle scura.
Po si
succhia il labbro inferiore, si corregge: «Cento
dollari».
Quando
torna sul palco Louis lo guarda con il broncio di un
bambino a cui il papà ha preso le caramelle sbagliate ma
che, non lo vuole
dire, gli piacciono ancora di più.
«In
effetti così è più veloce»
è ciò che ammette alla fine,
con quel suo sorriso ad occhi socchiusi che fa impazzire chiunque.
«E
più economico che pagarli tutti».
Louis
ridacchia e gli avvolge il collo con le braccia,
alzandosi in punta di piedi per far sfregare i loro nasi.
«Allora,
siamo venuti qua per...?»
Sono
venuti nell’arena della città in cui albergheranno
poche
notti, sul palco che li vedrà cantare stasera, per fare
sesso. Louis lo sa, ma
gli piace sentire il tono un po’ traballante con cui Harry lo
dirà, magari
arrossendo sulle guance perché solo l’idea di
farlo qui, dove tra poche ore ci
saranno orde di ragazzine ignare di tutto, gli manda il cervello in
fibrillazione.
Ed
è esattamente quello che Harry fa, e Louis gli mormora una
risata sulle sue labbra calde e lo bacia quasi come ricompensa.
«Non
pensi che sia un po’ squallido farlo per terra, dove ci
passano tutti...?» domanda poi arricciando il naso,
bellissimo.
«C’è
sempre il divano».
Loui
sembra un attimo destabilizzato dall’idea, con la bocca
schiusa e gli occhi brillanti, ma si riprende in fretta e in pochi
minuti, tra
le risate e il sacrificio del piede sinistro di Harry, riescono a
portare il
divano proprio al centro del palco, dove sarà questa sera
quando canteranno Gotta
be you guardandosi negli occhi.
Ai
più potrà sembrare scomodo, forse un
po’ piccolo, ma per
loro, che hanno imparato a vivere negli spazi più ristretti,
è perfetto. Fanno
l’amore così, sulla stoffa verde e rossa di un
divano che ha assistito alle
loro conversazioni più profonde, con la platea deserta a
fare da muta
spettatrice di quest’amplesso perfetto.
Ed
è proprio ad essa che Harry rivolge lo sguardo, il mondo
in subbuglio per il modo in cui Louis lo sovrasta con il suo corpo
bollente.
Sbatte le ciglia, la vista annebbiata, accenna un gemito e sente le
dita di
Louis spostargli un riccio sudato dalla tempia.
Guarda
le sedie vuote e “Un giorno lo saprete”
pensa,
giusto prima di venire, seguito da Louis, su quel divano rosso e verde
in quel
palco che tra poche ore li vedrà di nuovo smentire.
“Lo
giuro”.
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