Il Giubileo della Regina.

di Smilemore Cryless
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutto è iniziato.. ***
Capitolo 2: *** Le indagini. ***
Capitolo 3: *** Di nuovo in gabbia. ***
Capitolo 4: *** Il passato ritorna. ***



Capitolo 1
*** Come tutto è iniziato.. ***


Come tutto è iniziato..

{18 Luglio 1880} 

 
Il piccolo conte Phantomhive era in camera sua, disteso supino sul grande letto a baldaccchino, annoiato della solita melanconica solitudine che ormai padroneggiava la villa già da qualche giorno. Ciel era da solo, che si trastullava in attesa che accadesse qualcosa di interessante. La causa che ha tenuto i genitori lontani quel giorno era: un viaggio, improvviso, che i due avevano dovuto intraprendere per lavoro. Decise dopo quasi un quarto d'ora, di uscire dalla sua stanza per trovare qualche bel gioco che lo avrebbe intrattenuto per quel pomeriggio. Passeggiò con passo cadenzale, per i corridoi della maestosa villa, fino a che non si ritrovò dinnanzi alla stanza di Tanaka. Tanaka era il maggiordomo della Villa Phantomhive, e sin da quando era piccolo gli era stato vietato di entrare nelle stanze della servitù. Ma quel pomeriggio, dato che era molto annoiato ed era solo, si fece passare l'idea per mente di entrare in quella stanza. Poco dopo, così fece. Entrò, meravigliandosi di trovare una stanza molto piccola rispetto alle altre stanze della villa. C'era una scrivania in mogano, con un candelabro in ottone con delle candele ancora accese. «Strano.. »pensò «Tanaka, ha dimenticato le candele accese.» Comunque sia, decise di proseguire con il suo 'viaggio d'esplorazione' all'interno della stanza. Si avvicinò lentamente, alla scrivania, accorgendosi poco dopo di un cassetto rimasto aperto. «Forse non dovrei.. ma.. »disse con tono timoroso. «Proviamoci..» Aprì meglio il primo cassetto e faticosamente riuscì ad aprirlo, per poi accomodarsi sulla poltrona vicino alla scrivania. «Delle lettere!» affermò carico di meraviglia, prendendo la prima lettera che gli capitò sott'occhio. La lettera diceva esattamente così: «Al Cane Da Guardia della Regina D'Inghilterra.
Phantomhive Vincent.
 
Tra pochi giorni sarà presente un evento molto importante, il giubileo di Sua Maestà la Regina. Quest'ultima, attraverso alcuni dei suoi informatori, è venuta a conoscenza di un gruppo di estremisti che hanno intenzione di attentare alla sua vita. Sua eccellenza si è rivolta a Scotland Yard, ma dal momento che brancola nel buio, ha deciso di affidare al Cane da Guardia il caso di questo gruppo di estremisti. Speriamo in una vostra collaborazione, nell'alleviare le pene di Sua Maestà. Ricordandole anche il suo giuramento alla fedeltà della corona.
 
A dì 15 Giugno 1880.
 
La regina.»
 
Il giovane Phantomhive, rimase leggermente sconvolto dopo aver letto quella lettera. La ripose velocemente nel cassetto e guardò l'orologio. «Oh no.. sono quasi le sette del pomeriggio.. i miei arriveranno tra un po', sarà meglio tornare in camera.» Corse veloce verso le sue stanze, attaraversando i corridoi, imbattendosi poi in una persona. Sbatté forte il viso contro il petto di quest'ultima, scuotendo un attimo il capo, per poi guardare in viso la persona a cui aveva causalmente fatto male.
Spalancò gli occhi per la felicità non appena riconobbe, che quella persona era suo padre. «Padre!!» Si avventò tra le braccia del genitore, felice. «Ciel..» Cominciò il padre abbracciandolo amorevolmente «Quante volte ti ho detto che per i corridoi non si corre, eh?» scompigliò affettuosamente i capelli del figlio. «Chiedo venia, padre. Ma la mamma, è qui?» chiese con aria preoccupata «Sì, ma adesso è con un ospite. Sarà meglio che non la disturbi.»ammiccò con l'occhio destro per poi dirigersi silenzioso verso il suo studio. «Allora, io torno in camera mia!» ritornò in camera sua, felice, di quell'incontro. Il piccolo conte, passò il resto del pomeriggio rimuginando su quella lettera, steso ancora una volta sul suo letto. Era ora di cena, e il maggiordomo Tanaka, come suo solito venne ad avvertire il signorino. Quest'ultimo, cenò più silenzioso del solito, i genitori fecero caso a questo, ma non vollero chiedergli nulla per non essere invadenti. Così anche quella strana giornata, passò. Il conte si distese sul suo letto, dopo essere stato preparato per la notte, per poi chiudere gli occhi e lasciarsi cullare tra le dolci braccia di Morfeo.
 
{12 Giugno 1887} 
 
Villa Phantomhive, era come suo solito, disturbata dai disastri dei tre servitori. Erano quasi le cinque del pomeriggio, e il conte del casato Phantomhive, era impegnato a sbrigare alcuni contratti e documenti riguardanti la Funtom Company. Sebastian, di lì a poco, sarebbe entrato nello studio del suo signorino per il tea di quel pomeriggio. Come ci si aspettava, non tardò ad arrivare col suo solito vassoio, solo che Ciel fu colpito da un importante particolare. Spalancò gli occhi, e si alzò di scatto dalla poltrona rossa posizionata dietro alla scrivania di legno pregiato. C'era una lettera della Regina, finalmente qualcosa che avrebbe dato un po' di vita a quel pomeriggio così noioso e monotono..
 
 
 
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Ed eccomi alla fine del primo capitolo di questa storia! ^^ Spero vi sia piaciuta! E' una storia che avevo in mente, già da diverso tempo.. così ho deciso di scriverla!! :) Se desiderate potete recensire, in modo da farmi sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo. Un primo ringraziamento va alle persone che leggeranno questa storia, ma sopratutto va ai miei amici che mi hanno convinta a pubblicarla. Beh.. detto questo, vi saluto! E ci rivedremo col prossimo capitolo! Un bacio, ciaoo! :33

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Capitolo 2
*** Le indagini. ***


Le indagini. 

Il maggiordomo si avvicinò elegante alla scrivania del proprio padrone, per poi porgergli la tazzina di tea e una fetta di torta.
 «Per questo pomeriggio, le è stato preparato dell’Earl Grey, accompagnato con una fetta di millefoglie ai frutti di bosco. » annunciò il maggiordomo pacatamente, accennando ad un sorriso «Ah.. l’è arrivata una lettera da parte di Sua Maestà la Regina. »
Il giovane conte si avvicinò al maggiordomo, per poi osservare la lettera.
«Beh? Cosa aspetti?» lo guardò negli occhi «Apri la lettera e leggila. » ordinò in modo breve e conciso.
«Come desidera. » Sebastian prese dal taschino destro un apri-lettere con una lama d’argento, e con un taglio veloce aprì la busta che accoglieva la lettera. L’aprì lentamente per poi leggerla ad alta voce:
«Al Cane da Guardia di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra.
 
Il 20 Giugno dell’anno 1887 si terrà un giubileo straordinario. Come accadde con il suo predecessore nel 1880, la vita della Regina va salvaguardata. Speriamo in una vostra collaborazione, nell'alleviare le pene di Sua Maestà. Ricordandole anche il suo giuramento alla fedeltà della corona.
 
A dì 14 Giugno 1887.
 
La Regina.»
 
 Sebastian ripiegò accuratamente la lettera per poi porgerla al proprio padrone, con aria interrogativa. «Se permette.. io avrei un dubbio. In che senso ‘come accadde con il suo predecessore’? »
Il conte si limitò a rivolgere uno sguardo fugace al maggiordomo, per poi appoggiarsi di schiena alla scrivania portando la mano sinistra sotto al mento. «Sebastian.. questa lettera ha qualcosa di familiare. Ho come l’impressione di aver già sentito da qualche parte quella data.. quell’anno.. » mormorò pensante, rigirando tra le mani la lettera. Passarono alcuni minuti, uno strano silenzio era sceso nello studio del conte. L’unico suono udibile era il ticchettio continuo di un orologio in quella stanza, poi nulla. «Ma certo..!» esclamò il Conte entusiasta, riponendo bruscamente la lettera sulla scrivania per poi avvicinarsi all’ultimo cassetto di quest’ultima. Si ricordò di una chiave che aveva nascosto sotto al mappamondo, la prese ed aprì il cassetto. Un forte tanfo riempì pian piano la stanza. Il conte prese una scatola abbastanza vecchia e insolita dal cassetto per poi poggiarla delicatamente sopra alla scrivania. Il maggiordomo rimase ad osservare lo strambo comportamento che il suo padroncino stava avendo. E quella scatola poi.. cosa nascondeva?
«Sebastian in questa scatola ci sono tutte le lettere da parte della Regina, per mio padre, il suo Cane da Guardia. Il mio predecessore, appunto. Tanaka le aveva conservate, e dopo il mio dodicesimo compleanno me le aveva consegnate. Lessi una lettera in particolare, che tutt’oggi mi è rimasta ancora impressa nella mente.. 1880.. » mormorò, mentre era intento a cercare tra tutte le lettere quella che voleva. Dopo aver svuotato quasi tutta la scatola dal suo contenuto, trovò la lettera e la porse al maggiordomo che la lesse.
 «Adesso sono chiare molte cose.. Beh.. Signorino, cos’ha intenzione di fare adesso? » chiese Sebastian accennando ad un altro dei suoi classici sorrisi.
«Alleviare le pene di Sua Maestà. Adesso è la Regina che ha la priorità.» Il Conte strappò via la benda per poi far illuminare il pentacolo che prese a colorarsi di un colore violaceo.
«Yes, my lord. » furono solo queste le parole, che scandite, risuonarono all’interno della stanza. Poi con eleganza e riverenza, il maggiordomo si portò la mano destra al cuore per poi inchinarsi profondamente.
 
Il giorno dopo, le indagini partirono più spedite che mai. Il Conte era intenzionato a scovare una volta e per sempre questo gruppo insubordinato che voleva attentare, molto probabilmente anche quest’anno, alla vita di Sua Maestà. Passarono alcuni giorni e dopo un giro d’indagini a Londra, il maggiordomo e il Conte cominciarono a valutare tutti i riscontri ottenuti grazie agli interrogatori svoltisi nei borghi più poveri di Londra. Venne fuori un nome in particolare, Bryan Cristopher.
 
Il maggiordomo, bussò alla porta dello studio del suo signorino. Una volta ricevuto il permesso per entrare, si diresse verso il suo padrone per consegnargli i documenti di tutti gli interrogatori avvenuti e dei numerosi riscontri delle indagini. «Bocchan.. con le indagini che ho eseguito personalmente è venuto fuori il nome di Bryan Cristopher. E’ un uomo sulla cinquantina, livello sociale basso. Si presuppone faccia o abbia fatto parte di questo gruppo estremista. Ho tutti i recapiti necessari. » affermò deciso.
«Ottimo lavoro, Sebastian. Prepara una carrozza e andiamo a far visita a questa persona. » accennò ad un sorriso mefistofelico.
«Ai suoi ordini. » Il maggiordomo si inchinò per poi uscire, per preparare la carrozza al suo padrone, una volta controllati i cavalli tornò nello studio del Conte per avvisarlo che tutto era pronto per quel ‘viaggio’ a Londra.



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 Ehylà! Rieccomi con un nuovo capitolo di questa storia! Fatemi sapere se vi è piaciuto, eh! ;) Le recensioni sono sempre ben accette. <3 Ringrazio, ancora una volta, chi mi segue! *www* 
Alla prossima, con un nuovo capitolo. =^-^=

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Capitolo 3
*** Di nuovo in gabbia. ***


Capitolo 3.
Di nuovo in gabbia.


«Bene Sebastian, andiamo. » ordinò frettoloso il Conte. Poco dopo, il maggiordomo, si preoccupò di sistemare il proprio padrone per l’uscita. Prese il bastone preferito del conte e si avviò, con lui, nell’atrio. Arrivati nel grande atrio della villa, aprì la porta inchinandosi rispettosamente al suo signorino, intento ad uscire. Infine, uscì anche lui richiudendosi la porta alle spalle. Ciò che li attendeva fuori era una semplice carrozza con quattro cavalli purosangue, già sistemati per la partenza. Entrambi si avvicinarono alla carrozza, il maggiordomo aiutò il proprio padrone a salire. Poco dopo salì anche quest’ultimo, sui posti anteriori, per guidare i cavalli fino a destinazione. Il giovane conte appoggiò con fare annoiato e allo stesso tempo preoccupato, per ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, la mano sotto al mento che languidamente sostenne il viso del conte. Il viaggio fu lungo e tortuoso, ma dopo qualche ora arrivarono finalmente a destinazione. La carrozza si arrestò e il maggiordomo, che fece da cocchiere, scese per aprire lo sportello all’aristocratico. Lo spettacolo che si presentò dinnanzi ai loro occhi fu uno solo: un grande palazzo, dei borghi più poveri di Londra, si stagliava come un mostro che attendeva la propria preda. Era malcurato e abbandonato, a dir poco, orribile. Era caratterizzato da circa tre piani ed affacciava su di un vicolo popolato, per lo più, da persone di malaffare. Di certo un posto non adatto a una persona di un certo livello, qual’era il conte. Il giovane rimase ad osservare il palazzo per qualche minuto, come se fosse caduto in uno stato di trance. Il maggiordomo poggiò una mano sulla spalla destra del ragazzo, il quale scosse la testa come per riprendersi.
«Va tutto bene, Bocchan..? » domandò notevolmente preoccupato il maggiordomo, a causa dello strano comportamento tenuto dal proprio padrone qualche secondo prima.
«Sì, certo. Che domande.. » mormorò precedendo il maggiordomo, distrattamente.
«Bocchan.. non è meglio che entri prima io, per lei? Sa per precauzione è meglio così.. »consigliò al proprio padrone con una nota evidente di preoccupazione.
«Va bene, fa pure. » con tono decisamente basso, diede il permesso al maggiordomo di precederlo. Quest’ultimo aprì il piccolo portone che li divideva dall’entrata. Un forte odore di chiuso, pervase ancor di più l’ambiente.
«Okay.. qui è sicuro, al momento, Bocchan. Prego, entri pure.» Il maggiordomo fece per girarsi, ma fu troppo tardi. Notò, appunto, che il suo padrone era scomparso. Con aria preoccupata si affacciò all’esterno del portoncino per vedere dove mai si fosse cacciato, ma niente. Lui non c’era. Gli toccava continuare la perlustrazione in quel palazzo, se voleva capirci qualcosa. Avrebbe ritrovato dopo il suo signorino scomparso.
Salì velocemente la rampa di scale, una volta arrivato, bussò ad una vecchia porta che portava il nome di “Cristopher”.  
 
{Cosa stava accadendo intanto al giovane Conte..?}
 
Il piccolo Conte si risvegliò con un forte mal di testa, scosse quest’ultima per riprendersi. Cos’era accaduto? Perché si trovava lì? Cercò di fare mente locale, per ricordare ciò che era successo qualche istante prima. Qualcuno, alle sue spalle, lo aveva allontanato da Sebastian. Ricordò che gli aveva posizionato velocemente sulla bocca un fazzoletto imbevuto di cloroformio, che lo aveva addormentato all’istante.. senza dargli modo, di chiedere aiuto a Sebastian. Un moto di rabbia si face largo, non appena capì la realtà in cui si trovava. Era stato rapito. –Dannato..!- Cercò di pronunciare tali parole, ma senza riuscirci. Constatò che lo avevano imbavagliato. Cercò di muoversi, e, ironia della sorte, si ritrovò con mani e piedi legati da una corda. Era buio, sicuramente lo avevano anche bendato. Provò a divincolarsi, per poter sciogliere il nodo di quella corda, ma niente. Il buio gli impediva di capire dove fosse effettivamente. Continuò a sfregare i polsi cercando, inutilmente, di sciogliere la corda. Anche se già conosceva la risposta, continuò così. Trattenne a fatica i gemiti di dolore causati dallo sfregamento, ad un certo punto si fermò rassegnato. Decise infine di puntare sul suo unico senso ancora intatto, il suo udito. Sentì un nitrito continuo di cavalli, ed una frusta. Probabilmente si trovava in una carrozza. Provò a muoversi spingendosi verso destra e verso sinistra, tastando ciò che era l’ambiente circostante. Constatò, di ritrovarsi in una gabbia. Furioso continuò a dimenarsi, come un pazzo. –Come se servisse a qualcosa poi.. – pensò rassegnato e stanco di tutta quella situazione. Improvvisamente tutte le immagini di quel mese riaffiorarono nella sua mente. L’incendio.. i suoi genitori.. i soprusi.. la gabbia.. e Sebastian. Già, dov’era adesso lui? Si sentì, improvvisamente, solo e abbandonato a se stesso come quel maledetto mese. Caldi lacrime presero a scendere dai suoi occhi rigandogli il volto, il giovane conte si morse il labbro inferiore cercando di trattenerle senza alcun risultato. Leccò amaramente la prima lacrima che arrivò all’angolo destro delle sue labbra, poi si fece forza e pensò che questa volta lui non era solo come un tempo. A soccorrerlo sarebbe venuto Sebastian, quando l’avrebbe ritenuto più opportuno. Per il momento doveva fidarsi. Intanto cercò di riprendersi analizzando un po’ la situazione e si disse.. –E va bene..- pensò. -Se questo è il gioco a cui vogliono giocare, giochiamo.-


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Ed ecco il terzo capitolo di questa fanfiction. *ww* Cosa accadrà a Ciel, adesso? E Sebastian, perché ha deciso di proseguire le indagini senza andare prima a soccorrere il suo Bocchan? Tutto nel prossimo capitolo! <3 *----* Fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo, con una recensione. :3 <3 Un ringraziamento speciale va alle persone che hanno recensito la mia storia. Grazie mille! <3 *^^^* E un altro ringraziamento va sempre alle persone che mi seguono, e che leggono le mie storie. Grazie di cuore, a tutti! */////*

Alla prossima, con un nuovo capitolo! Baciii! :3 <3

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Capitolo 4
*** Il passato ritorna. ***


Il passato ritorna.


{Cosa stava facendo Sebastian?}
 
Il maggiordomo bussò alla vecchia porta, attendendo qualcuno che lo aprisse. Attese per qualche minuto dopo di che, non ricevendo alcuna risposta dall'interno, provò comunque ad aprirla. Era stranamente aperta. Con uno scatto secco e un cigolio alquanto inquietante aprì la porta, si affacciò all'interno per controllare se nella stanza fosse presente qualcuno. Nessuno, non un'anima viva. Entrò richiudendo la porta alle sue spalle. Non appena superò la soglia della porta, partì un proiettile. Sebastian si limitò a schivarlo semplicemente. Notò che era partito dalla sua destra. Si avvicinò al grande armadio da dove era partito il proiettile e vi si accostò notando, con suo grande stupore, che dentro vi era nascosto un uomo. Aprì velocemente l'anta dell'armadio, prendendo di peso l'uomo nascosto al suo interno. Quest'ultimo, armato di una revolver calibro sei, ringhiò al maggiordomo.
«Ha ancora intenzione di giocare signor Cristopher?» domandò con nonchalance il maggiordomo, intento ad allontanare da lui quella pistola gettandola lontano.
«Chi sei?! Cosa vuoi da me??!» Chiese con tono nervoso e preoccupato al tempo stesso, divincolandosi in modo infantile. 
«Sono il maggiordomo del casato Phantomhive, le dice qualcosa?» Lo guardò divertito attendendo una sua reazione, la quale non si fece attendere.
«Phantomhive?! COSA VOLETE DA ME, DI NUOVO?? HO CHIUSO COL PASSATO.» Urlò. Era sicuramente sull'orlo una crisi di nervi, ma il maggiordomo fece finta di niente e lo lasciò andare facendolo cadere rovinosamente a terra. 
«Su si dia un po' di contegno.. Com'è che si dice? Chi non muore si rivede.» commentò sarcastico il maggiordomo avvicinandosi a lui, ormai, intento a indietreggiare per terra. «Cominci col spiegarmi cosa successe, o meglio, cosa lei e il suo gruppo avevate intenzione di fare nel giugno dell'anno 1880.» ordinò secco Sebastian. Quella situazione lo stava irritando, non aveva tempo da perdere..
«Nel 1880.. i miei due figli e mia moglie furono uccisi, ed io avevo perso il mio unico lavoro. Ero sul punto di farla finita, quando un giorno venne un uomo a propormi di far parte di un'organizzazione. Questa organizzazione aveva in programma di assassinare la Regina il giorno del suo giubileo. Cos'avevo da perdere? Nulla. E così decisi di farne parte. Saremmo diventati tutti ricchi, e ce ne saremmo andati tutti via da questo paese.. poi..» si fermò per un attimo, come se cacciare quelle parole gli costasse una fatica. A Sebastian dette fastidio quel comportamento così puerile, aveva voglia di ucciderlo e di andare a soccorrere il suo Bocchan ma aveva bisogno di quelle informazioni per poterlo recuperare. Quindi rimase ad osservarlo, finché l'uomo non trovò le parole per andare avanti.
«Poi..» riprese «Il conte del casato Phantomhive ci scovò quattro giorni prima della data stabilita per l'attentato, e uccise tutti i membri dell'organizzazione.. io mi pentii subito della scelta che avevo intrapreso di fronte al giovane conte.. il quale, mi salvò lasciandomi in vita con la possibilità di nascondermi.. qualche anno più tardi sentii che l'organizzazione stava riprendendo vita sotto forma di una setta, con un nuovo capo Adam Benedict. Mi riproposero di rientrare a far parte come membro anziano, ma io rifiutai.. più avanti ancora, scoprii dell'incendio che ci fu in villa Phantomhive.. un disastro.. » mormorò le ultime due parole «Sapevo che erano stati loro, ma decisi di rimanere nell'ombra.. capii da una conversazione che ebbi con un membro di quella setta, che avevano rapito il primogenito della famiglia Phantomhive e poi più niente..» Il maggiordomo non si stupì per niente, immaginava che quell'organizzazione aveva qualcosa in comune con la setta che aveva torturato il suo padroncino. «Mi dica.. sa dove si nasconde attualmente la setta? Se risponderà a questa semplice domanda, la lascerò in vita.» affermò il maggiordomo, sorridendo falsamente. 
«Certo.. so dove si nascondono attualmente, ma non so dove si trovi Adam.. posso portarti nel luogo esatto.» Affermò l'uomo alzandosi da terra, dirigendosi verso la pistola. Il maggiordomo, fu più svelto e la raccolse nascondendola nella tasca destra interna del suo frac. «Questa la tengo io.» disse serio, avviandosi verso la porta. Una volta usciti, si diressero verso la carrozza. L'uomo salì su quest'ultima, stupendosi e guardandosi attorno meravigliato. Il maggiordomo, si mise a sedere sui posti anteriori della carrozza e fece partire veloce i cavalli verso la direzione indicatagli dall'uomo. 
 
{Cosa stava facendo il Conte?}
 
La carrozza si fermò bruscamente facendo perdere, ancora una volta, l'equilibrio già instabile all'interno della gabbia al Conte. Ciel cercò di capire il perchè di quell'arresto improvviso della corsa dei cavalli, ma non riusciva a percepire bene i suoni. C'era solo un brusio di voci, poi niente. Improvvisamente per qualche secondo tutto tacque, subito dopo si sentì il rumore di una chiave aprire un lucchetto per poi aprire la porticina della gabbia. Qualcuno lo prese in malo modo per i polsi, per poi afferrarlo e prenderlo bruscamente in braccio. Il piccolo Conte fece come si era promesso di fare, non opporre alcuna resistenza. Dopo un pò, si accorse del vento fresco che gli accarezzava dolcemente le guance e del sole riscaldargli tiepidamente la pelle. Quel contatto con l'esterno lo fece star bene, fu come prendere una boccata d'aria dopo essere stati in apnea per lungo tempo. Quando capì che lo avevano tirato fuori dalla gabbia, tornò lucido. Lo ripoggiarono a terra, con modi sempre poco garbati. Tirandolo poi per i polsi, con una fune. 
«Andiamo!! Muoviti!» disse scorbutico, l'uomo che lo aveva tirato dalla gabbia. 
Il Conte camminò contro voglia guidato solamente da quella corda. -Maledizione.. sono ancora bendato.. non riesco bene a capire dove mi trovo..-. pensò amareggiato. 
Dopo aver camminato per qualche minuto, capì di aver cambiato luogo. Era più freddo e umido.. sembrava come un sotterraneo..
Poco dopo, lo fermarono togliendogli la benda e le corde ai polsi. La prima cosa che fece fu strofinarsi per un po' gli occhi, vedeva annebbiato e non riusciva a mettere a fuoco l'immagine dell'uomo che aveva davanti. Abbassando lo sguardo si massaggiò i polsi per il dolore causatogli dalla corda, non appena riacquistò la vista alzò il volto verso l'uomo. Appena riconobbe gli abiti e la maschera che aveva indosso lo sconosciuto, spalancò gli occhi. Non si sarebbe mai aspettato di rivederli. 

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Il quarto capitolo di questa storia.. woah! Chi l'avrebbe mai detto? Sono contentissima di tutte le persone che mi seguono e che recensiscono le mie storie. Grazie mille! <3 Beh.. questa è la fine di questa fanfiction.. Ho deciso di chiuderla, come completa, per mancanza di tempo libero per scrivere. Sarebbe dovuta finire diversamente, ma è andata così.. >< Fatemi sapere cosa pensate di questi quattro capitoli di questa storia, con una recensione. *ww* 
Ringrazio, ancora una volta, tutti! E chissà.. potrebbe anche esserci un probabile continuo, se noto che la storia vi è piaciuta.. ;) <3 Non appena avrò un po' di tempo. :)

Alla prossima, con una nuova storia. ;) <3

Byeee! *-*

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