A life with you.

di horanatemyheart
(/viewuser.php?uid=211516)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** No Brittany, non sei innamorata di lui. ***
Capitolo 2: *** Bianca Neve. Si, è lei. ***
Capitolo 3: *** The BAN ***



Capitolo 1
*** No Brittany, non sei innamorata di lui. ***


- Brit, scendi da quel tavolo! Brit, il mestolo non è un microfono! Brit, dammi subito le mie scarpe! Brittany Mason, che diamine hai fatto alla tua faccia?! Ricordo ogni singola parola, ogni sguardo, ogni gesto.. ogni tuo gesto, mamma. Ricordo di quando iniziasti a piangere sentendomi cantare al mio primo ed ultimo saggio, te lo ricordi mamma? E ti ricordi di quando mi portasti a quel bellissimo spettacolo a Broadway, quando spendesti tutti i soldi dello stipendio per portarmi lì? Di quando andammo a prendere il gelato che ti rovesciai addosso mentre volteggiavo, atteggiandomi come una principessa con la mia nuova gonna a ruota? Eh, te lo ricordi? Ora, hai lasciato un vuoto incolmabile, non so più chi sono senza di te al mio fianco. Penso di non essere ancora pronta ad affrontare tutto da sola; sai come è fatta la vita, sempre piena di imprevisti, ostacoli.. come quando perdesti il lavoro tre anni fa, tanto che non potevamo più permetterci le mie lezioni di canto, ballo e recitazione. Come l’anno scorso, quando tornai a casa, aprii la porta e trovai il tuo corpo senza vita, in una posizione contorta, quasi innaturale, pallida in volto, tagli e ferite lungo il corpo, giacevi sui primi gradini delle scale. Perché così, mamma? Sono successe tante di quelle cose da quando ti sei addormentata. Papà è partito, ora è a New York, per lavoro. No mamma, non ti preoccupare.. non starà via per sempre, o almeno spero. Inoltre, penso di smettere con gli studi, ormai il necessario l’ho fatto. Devo solo cercare un lavoro che mi permetta di sopravvivere, concedermi qualche piccolo svago. Anche se fosse c’è papà che manda 700 sterline al mese, il che non è poco. In un certo senso sono felice che sia partito, almeno ora riusciremo a compensare lo stipendio che prendevi tu, ed anche ad avere qualcosina in più. “Piccola Donna”, ti ricordi di questo, vero? Non c’era un giorno in cui non me lo dicevi, stritolandomi tra le tue braccia, scompigliandomi i capelli con le dita, dondolandomi dolcemente, mormorando ninne nanne. Era così che mi addormentavi, ogni notte. Ora sento solo il vento tra gli alberi e qualche macchina che passa.. i miei sonni non sono più felici come quelli di una volta, mamma. Lo sai? Ripensando a queste parole, riesco sempre più a convincermi che io riuscirò a farcela, riuscirò ad andare avanti con, o senza aiuto.. devo. Per me e per te. Manterrò vivo il nostro sogno affinché si realizzi, te lo prometto. È il nostro piccolo segreto, il nostro patto d’acciaio. Sappi, mamma, che non ti deluderò mai. Lo giuro. - Rimango qualche istante seduta sulle ginocchia, che hanno iniziato a farmi male già da qualche minuto. Ero rimasta un’ ora e mezzo a parlare, a rimpiangere il passato, a far cadere le lacrime. Ecco l’ultima, la sento: scivola rapidamente sulle ciglia, riga la guancia e bacia le labbra. Il suo sapore salato mi piace. Poggio la bocca sulla sua foto. Non mi importa di germi, batteri.. la malattia che ho da un anno, è imparagonabile a questi. Lascio scorrere le dita sull’incisione “18.09.1960 – 07.05.2009”. - Ti voglio bene, mamma. - sussurro. Mi alzo e calciando il grigio brecciolino, così monotono, e con lo sguardo rivolto al terreno, dirigo le mie gambe addormentate verso l’uscita del cimitero. Mi fermo subito dopo di aver realizzato di essere di fronte alla colonnina che separa la strada da quel luogo cupo e triste. Decido di aspettare sul muretto in pietra: mi siedo ed inizio a far ciondolare le gambe nell’aria, con la mente altrove, in chissà quale mondo. In lontananza sento dei passi avvicinarsi, il brecciolino che si sposta ad ognuno, facendo lo stesso rumore dei pop-corn cotti in padella. Spero che sia lui, non riesco più a stare qui. La figura si siede vicino a me, anche le sue gambe iniziano a ciondolare. Lascio passare qualche attimo. - Nali, possiamo andare a casa? - chiedo mormorando. - Certo signorina. - mi volge un accenno di sorriso. - Quando decidiamo di mettere un bell’apparecchio? - la butto sullo scherzo; l’atmosfera è troppo tesa. - Oh, ma stai zitta! - brontola, dandomi una forte spallata. - Ah! - mi butto a terra fingendo di essermi fatta male. Fortunatamente siamo sulla striscia di erba che noi chiamiamo ‘pratone’ e non corro il rischio di farmi davvero male. - Brit, ti ho fatto male? - Si, ci è cascato veramente. Lo vedo piegarsi sulle ginocchia vicino a me, con un’aria fin troppo preoccupata. Sono proprio una brava attrice. Non rispondo; mi limito ad emettere piccoli lamenti e a tenermi la mano salda sulla spalla. Le risate sono troppo dure da nascondere.. possibile che credeva sempre in tutto? - Santo cielo, davvero credevi di avermi fatto male? - chiedo scoppiando, con i crampi allo stomaco per il troppo ridere. Lo prendo per le braccia e mi aiuta ad alzarmi. Mi sistemo i vestiti e cerco di cacciare via qualche filo di erba rimasto intrappolato nella mia maglietta. Alzo lo sguardo, ma i suoi occhi mi catturano, facendomi provare un brivido che mi percorre il corpo. No Brittany, non sei innamorata di lui. - Hai freddo? - chiede. - No, no.. non ti preoccupare. - Siamo ormai sulla via di casa. - Ancora con il rimorso, eh? - gli domando. - Già. - abbassa lo sguardo, cercando di nascondere il rossore che è apparso sui suoi zigomi. Quando avevamo circa dieci anni, per dispetto, mi diede una spinta e mi fece cadere. La botta fu tale che mi ruppe un braccio.. ecco perché ora ha sempre paura di toccarmi un po’ più forte, oppure di darmi una semplice e debole spinta. - La nave è attraccata al porto, miss! - è il suo modo di dirmi che siamo arrivati. Mi apre il cancello. – mamma avrà sicuramente preparato. - Mi fermo davanti alla porta, poggio le dita sul campanello, che un secondo dopo inizia a suonare con il suo ‘dlin-dlon’. Nel frattempo, lascio che i miei occhi leggano il cartellino al di sopra del pulsante: ‘HORAN’.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Bianca Neve. Si, è lei. ***


- Buona sera! - è la voce di Maura che proviene dalla sala pranzo.
- Ciao Mau! - la saluto con un abbraccio, non appena poggia la ciotola dell’insalata su una tavola ben assortita.
Volevo bene a tutti in quella famiglia: Bobby, Maura, Greg, Niall, a Goldy e Fisherman, i pesciolini rossi che gli avevo regalato per non so cosa, alla buca delle lettere ed al lampadario. A tutto.
- Sta sera c’è una sorpresa! - ci avvisa Maura indossando uno dei suoi più bei sorrisi.
- Ma anche due! - se ne esce Bobby, entrando nella sala. Corro ad abbracciarlo, è una persona d’oro.. un padre. I genitori di Niall c’erano sempre stati, sia prima, che dopo la morte di mamma. In questo periodo che papà è partito, mi sono particolarmente vicino, moralmente ed economicamente. Grazie a loro non mi manca mai niente.
Casa Horan è una seconda famiglia.
Mi siedo comodamente sul divano, intenta a cambiare canale, cercando qualcosa di interessante. Boom, un film.
Dopo qualche istante vedo una chioma bionda adagiarsi sulle mie gambe, inizio a giocare con qualche ciocca.. il mio passatempo preferito.
- Ho fame. Ma cosa stiamo aspettando? La tavola è già pronta! Se tra cinque minuti mia madre non chiama per cenare, giuro che ribalto il tavolo e vado in un ristorante! - brontola Niall.
- Sempre il solito te, eh? Pazienza 0,1 %. Povera chi ti si sposa, francamente. Suvvia, non hai quattro anni.. esagerato che sei! –
Porta lo sguardo in su, verso di me.. mi rivolge un bellissimo sorriso. Come se i suoi sorrisi non fossero mai belli. Brittany, diamine, smettila di fare queste considerazioni.. stupide considerazioni.
Ritorna a fissare lo schermo, che ormai per me è solo una scatola che proietta immagini colorate. Brittany, svegliati.
- Brittany? - mi sento chiamare, ma il suono è ovattato, quasi impercettibile.
- Ehi, Brit? - la voce si fa mano a mano più forte.
- Brittany, ma ci sei o ci fai? - lo sento come un urlo.
Sussulto.
Inizio a darmi pacche sul viso.
- Scusa un attimo. - mi alzo di scatto, facendo quasi cadere Niall. Corro in bagno.
Apro l’acqua, fredda.. più fredda che mai. Con gesti veloci mi bagno la faccia.
Cosa ti sta succedendo, eh Brit? Il biondo dal sorriso dolce, dolce ma che può uccidere, ti sta lentamente abbattendo? Sei innamorata, eh Brittany? Confessalo.. ti sei persa nel suo sguardo, non è vero? È dalla terza media che hai queste reazioni. Sei innamorata.
NO, Brittany. Non sei innamorata. Mi asciugo e torno in salotto. Niall mi sorride, quasi per confortarmi, come se avesse capito che qualcosa non va. Chiudo gli occhi, ho paura di guardarlo.
Si avvicina, mi abbraccia. Sto per sciogliermi.
- Keep calm, Brit.. keep calm. - mi sussurro.
- Cosa? - domanda.
- Niente Nali, va tutto bene. - mento spudoratamente.
Vorrei bloccare il tempo, fermare per un attimo la vita, mettere in pausa, vivere questo momento per sempre, tra le sue braccia.. eppure, sono consapevole che, facendo così, metterei in atto solo un suicidio.
- Ancora con questo Nali Hory? - ridacchia.
- Ovvio, io ti chiamerò sempre così. - mi stringe più forte.
Okay, mi vuole morta. Mi odia così tanto?
- Va bene, ma ti do il permesso di usarlo solo quando siamo io e te.. è imbarazzante. - Alzo lo sguardo.. fin quando i miei occhi non trovano due macchie di azzurro.
Sono in un mondo parallelo tra le sue braccia.
A riportarmi nella realtà è il campanello che suona, insistentemente.
- Ma dovete far fare tutto a me in questa casa? Non ci vuole tanto ad aprire una porta. - borbotta Maura, facendo passi piccoli ma veloci.
- Hai sentito qualcosa tu? - chiede Niall.
- Niente. - rispondo.
Né io, né il biondo avevamo sentito niente, eppure il citofono aveva suonato, più e più volte. Cosa significa questo?
- Oh Dio, tesoro! Da quanto tempo.. Tom, che bello rivedervi! - esclama Maura, abbracciando qualcuno.
Lascia entrare una donna e un uomo. Non so, ma hanno un che di familiare.
- Uh, dimenticavo! Niall, Brit? Oggi avete tre sorprese! -
Lascia entrare una terza persona, ma è molto più giovane degli altri due.
Capelli neri corvino, lunghi, lucidi, lisci, che cadono sulla schiena come una cascata; pelle candida, bianca come il latte; labbra dipinte di un forte rosso; occhi ghiaccio, di quelli che risaltano subito in un complesso così, occhi che potresti guardare all’infinito senza mai stancarti.
Lei ha moltissimo di familiare, i suoi ricordi vagano verso le elementari.
Bianca Neve. Si, è lei.
- Alice? Ali? Bianca Neve? – mormoro, facendomi comunque sentire. Continuo a fissarla.
Mi sorride.
Corro, corro con tutta la forza nelle mie gambe e l’abbraccio, soffocandola. Scende qualche lacrima.
Niall guarda la scena da lontano, con un sorriso bagnato dalle lacrime.
Cede anche lui, che viene ad unirsi all’abbraccio.. creando un magico momento di amore e ricordi. Ho sentito per troppo tempo la sua mancanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** The BAN ***


Ancora non riesco a capacitarmi del fatto che lei è qui, davanti a me, non a 10000 km di distanza, ma a 10000 millimetri.
- Cosa ci fai qui? – le chiedo.
- Sorpresa! Torno ad abitare qui! – mi risponde con un sorriso a 32 denti.
- Ma, non capisco.. avevi detto che saresti rimasta lì per sempre. – Niall è alquanto confuso.
- Si, ma ora hanno proposto a papà di tornare qui.. così abbiamo subito accettato. – ci informa.
Guardo Jeff e Judy (i genitori di Alice) che ci osservano con un sorriso, sollevati da fatto che tutto è tornato a sei anni prima, prima ancora che si trasferirono a Baltimora.
- Scusate se disturbo, ma sarebbe pronta la cena.. – ci esorta Maura.
Ci mettiamo a sedere, parlando di cosa ci fossimo persi durante tutti questi anni.
- E non puoi capire che risate! Ehi, come stanno Cara e Aaron? – mi chiede gentilmente Ali.
Una lacrima mi scende e sento la mano di Niall stringere la mia sotto il tavolo, è calda e rassicurante. Gli rivolgo un debole sorriso. Faccio un grande respiro ed inizio:
- Beh, papà si è dovuto trasferire a New York per lavoro, purtroppo non si sa ancora quando e se tornerà. In quanto a mamma... ecco, lei è.. è morta. – dico buttando tutto in un soffio. Poi riprendo – ero tornata a casa dopo la scuola, Niall mi aveva appena lasciato davanti la porta. La chiamai più volte, ma non sentii niente, così incominciai a cercarla, fin quando non la trovai per terra, piena di graffi e lividi. Era caduta probabilmente dalle scale, scivolando su un gradino, poiché vidi una miriade di panni buttati a terra che magari erano raccolti in una pila che le impedivano la visuale. - ho lo sguardo sul pollo che non avevo ancora toccato.
Ali si morde un labbro, fa una smorfia, come per trattenere le lacrime e si getta su di me.
- Mi dispiace tanto Brit, non volevo.. scusa. Perdonami, mi dispiace.. – continua a sussurrarmi.
Lascio la presa di Niall, che mi ha fatto sudare la mano e ricambio l’abbraccio di Alice.
- Non preoccuparti, non è colpa tua.. non lo sapevi neanche. – la rassicuro.
Altri “mi dispiace”, questa volta provengono dai JJ (così chiamiamo i genitori di Ali). Judy mi abbraccia, scoppiando in lacrime. Tra Maura, lei e mia madre, come anche nei padri, c’era sempre stato un legame particolare. Tutti erano zii di tutti, come in un paese. Anche Jeff inizia a lacrimare. Questo sconvolge tutti, non lo avevamo mai visto piangere. È sempre stato considerato il più uomo degli uomini, la roccia della comitiva. Non riesco proprio a vederlo in questa situazione, così corro ad abbracciarlo. Mi sorride.
- Ti ricordi di quando eri piccola, che quando mi abbracciavi sprofondavi la testa nel pancione? – mi chiede.
- Come posso dimenticare il tuo cocomero mai digerito? – rispondo sorridendo.
Il momento di tristezza è finalmente passato, grazie alla sdrammatizzazione di Jeff. Ora ci ritroviamo a mangiare, ricordando i momenti divertenti insieme.
Dopodiché ci riuniamo tutti intorno al televisore, poiché Bobby aveva preparato per l’occasione, un filmino con vari video che aveva trovato nella sua vecchia videocamera.
Incominciamo tutti a ridere non appena appare la scena in cui Niall, correva, tutto deciso, pronto a placcare Jeff, finché, arrivato alla meta, sbatte di faccia sul suo ‘cocomero’ e cade per terra, poi si alza e inizia a rincorrerlo per tutto il quartiere.Oppure quando io, mentre Ali faceva una foto con una bambina, le gettai l’acqua appena presa dalla fontanella, proprio dentro la maglietta a causa di un nostro litigio. Ero molto pestifera da piccola e ancora non riesco a capire come mai i miei due migliori amici siano ancora qui con me.
Il video durò circa un’ora e mezzo.
- The best video ever. - concludo asciugandomi le lacrime per il troppo ridere.
- Già, grazie papà! – dice Niall correndo dal padre per regalargli uno dei suoi magnifici abbracci.
- Si, grazie Bobby! – conclude Ali.
- Oh, avrete ancora da ringraziarci.. – ci informa Judy, tirando fuori dalla sua bosa quello che appare, a prima vista, un album.
- Per voi! – sorride.
THE BAN.
L’incisione sulla copertina.
Così ci chiamiamo noi tre, “The BAN”. È partito tutto anni e anni fa. Eravamo piccoli, quattro anni massimo, a capodanno. Un fuoco d’artificio scoppiò e noi, all’unisono urlammo: BAN. Era il nostro modo di dire BOOM. Il caso ha voluto che le nostre iniziali, unite, formassero proprio la parola BAN. Da quel momento i genitori, ipotizzarono che eravamo già destinati a stare insieme e, sinceramente, è quello che crediamo tuttora.
Abbracciamo con tanta forza i JJ, Bobby e Maura, poi, saliamo su in camera di Niall, mettendoci nella nostra solita posizione a triangolo, sul tappeto.
- Noi andiamo a fare una passeggiata, siamo qui vicino, quando volete, raggiungeteci. – ci urlano dal piano di sotto.
Non appena la porta si chiude, Nali apre l’album, rilegato con la massima cura. Conteneva di tutto, foto, inviti a feste, pezzi di carta, tutto ciò che apparteneva alla nostra vita, alla nostra amicizia. Una pagina bianca, colorata solo da una scritta:

“Avete passato ogni attimo della vostra vita in questa casa (ed è vero, casa Horan è sempre stato il punto di riferimento, per tutti), e ognuno di voi avrà sicuramente un posto che è significativo, per qualunque motivo. Cercatelo e i vostri sogni, diverranno realtà.”

Esitiamo, cos’hanno intenzione di dirci con questo?
- Idee? – dice Alice.
Alzo le spalle. Poi indico Niall con in mento. Scrolla la testa.
Improvvisamente, mentre vedo Ali alzarsi, mi viene in mente il luogo. Evidentemente anche il biondo ha intuito.
Siamo tutti in piedi, uno di fronte all’atro.
LA FINESTRA DEL PIANTO.
Così la chiamo. Ogni volta che ho bisogno di piangere, mi rifugio in soffitta, sul ripiano della finestra. Nessuno andava mai in soffitta.
Attaccata al manico c’era una busta da lettere. La apro, dentro c’è un pacchetto di carta, sottile, come a racchiudere un’altra lettera e un foglio piegato. Apro direttamente il foglio.

“ Sorpresa di tutto ciò, vero? Beh, è comprensibile... ma nessuno di voi si è ricordato che giorno è oggi, vero? E no, Brit, non ci stiamo riferendo alla morte di tua madre. Cerca di ricordare, un venerdì pomeriggio, soleggiato per quanto possa essere strano qui, a Mullingar. Niente? Vediamo se ti diciamo parco giochi. Ci sei arrivata, no? Per tagliare: vi siete conosciuti, tu, Alice e Niall.
Ora, siete tutti sedicenni, grandi abbastanza per iniziare a fare qualcosa di nuovo, a realizzare i vostri sogni. Ecco perché, in ognuna delle vostre lettere, abbiamo messo qualcosa che darà una svolta al vostro futuro.
Con affetto,
Aaron, Bobby, Jeff, Maura, Judy e… Cara.”

Inizio a piangere, pensando a quel giorno, a tutti loro, la mia famiglia, a mia madre, che avrebbe voluto il meglio per me, che ha contribuito, anche solo con il pensiero a questa lettera. Mi asciugo le guance e gli occhi.
Dopodiché apro l’altra busta.
Un modulo per un provino, un provino per un film.
Una carta che indicava che io, Ali e Niall possediamo una villa a Londra.
Un sorriso mi si stampa sulla faccia ed inizio ad urlare, urlare con quanto fiato ho, urlare per far sentire al mondo intero che io ero felice, che i miei sogni si stavano realizzando.
Sento un altro urlo provenire da sotto, probabilmente Ali, nella camera da letto di Bobby e Maura. La raggiungo correndo.
La ritrovo sdraiata sul letto, che sbatte i pugni sul materasso, piangendo ed urlando dalla gioia.
All’improvviso entra Niall, con una faccia alquanto preoccupata.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1161133