La sfida

di semplicementeme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Nuova pagina 1

Capitolo I

Dopo l’episodio della radura e dopo la promessa che ne conseguì la situazione tra Kaori e Ryo era rimasta lo stesso ad un punto morto. Lo sweeper continuava come se nulla fosse, e Kaori era ormai demoralizzata e il senso di sconfitta l’accompagnava ogni giorno in modo sempre più devastante. Anche quella mattina, come tutte le volte, si recava alla stazione di Shinjuku. Niente, nessun incarico per i due sweeper, forse i criminali avevano deciso di andare in vacanza! Kaori tristemente tornò sui suoi passi. Prima però decise di passare a far visita alla sua cara Miki, l’unica che reputava amica nel suo mondo. Certo poteva contare anche su Eriko ma la stilista era troppo presa dalla sua carriera per perdere tempo con l’amica, e poi lei era al di fuori dell’ambiente e meno sapeva meglio era.

E Ryo? Altro bel problema. Era come se il partner avesse completamente rimosso dalla propria mente la promessa fatta il giorno del matrimonio dei loro più cari amici. Ma poi quelle parole erano davvero rivolte a lei? Era davvero così sicura d’essere lei la persona cui si riferiva Ryo quel giorno? Ormai tutte le sue certezze stavano iniziando a vacillare. Kaori si chiedeva se fosse davvero lei la persona cui si riferiva Ryo. “Io sopravvivrò e lo farò per la persona che amo!” erano queste le parole che rimbombavano nella testa di Kaori, e la domanda era sempre la testa “Ryo tu chi ami?”.

Kaori non si accorse di essere arrivata davanti al Cat’s Eye. Prima di entrare cercò di scrollarsi di dosso la malinconia che l’accompagnava quella mattina. Non voleva far preoccupare né Miki né Umiboozu. I loro due amici erano così felici nel loro nido d’amore, che non era proprio il caso di rovinare l’atmosfera serena che vi regnava. Con il sorriso sulle labbra entrò nel locale e prese posto di fronte il bancone come se nulla fosse. Non avrebbe rovinato la felicità della sua amica, questo mai.

- Buongiorno Miki! Oggi sei più bella del solito. Vedo che il matrimonio ti fa proprio bene! -

Kaori vedeva la sua amica radiosa e splendida come raramente era accaduto negli ultimi tempi. Il suo sguardo era luminoso ed emanava una felicità che era concessa solo a poche persone. Kaori invidiava un po’ l’amica, ma per nulla al mondo le avrebbe rivelato questi suoi pensieri. Di contro la barista vedeva l’amica diversa dal solito: meno solare, meno vitale. Che cosa accadeva a Kaori? E perché non si confidava più con lei? Tutta colpa di quel Saeba e del suo egoismo. Erano questi i pensieri di Miki.

Le due amiche rimasero un po’ a chiacchierare come facevano tutte le volte che Kaori passava al bar dei due ex-mercenari. Solo in tarda mattinata la sweeper tornò a casa. Lì l’aspettava l’uomo che amava ma che non ricambiava i suoi sentimenti.

Kaori arrivò al suo appartamento, luogo che divideva da circa sei anni con il socio. Mise le chiavi nella toppa e fece scattare la serratura. Entrò e ciò che vide la lasciò perplessa. Il socio era seduto sul divano e teneva in mano una busta aperta.

Ryo aveva percepito la presenza della socia ma aveva preferito far finta di nulla. Fece finta di interessarsi al contenuto della busta. Kaori negli ultimi tempi era diversa. Anche lui aveva notato il cambiamento della partner ed anche lui sapeva che la causa di tutto era sua, ma non poteva farci nulla. Si era già esposto contro il generale Croiz e non poteva rischiare ancora.

- Ryo sono rientrata. Cosa leggi con tanta attenzione? Non mi sembra una della tue riviste “culturali”. –

Lo sweeper scrollò le spalle. Kaori capì che il socio non era dell’umore adatto per intavolare una conversazione. Decise di lasciar stare e di dedicarsi alla preparazione del pranzo. Intanto Ryo si alzò e scese al poligono senza degnare Kaori di una sola parola. La donna sospirò rumorosamente, ultimamente tra lei ed il socio il dialogo era pari a zero. Kaori iniziava a domandarsi se Ryo era stanco di lei. Rimasta sola nella stanza Kaori prese tra le mani la lettera che Ryo leggeva con tanta attenzione, l’aprì per conoscerne il contenuto.

Ti aspetto al molo 18

Stanotte a mezzanotte.

Da solo. La nostra sarà

Una sfida senza appello.

Sii puntuale e cerca di

Non deludermi Ryo Saeba.

Tua Dark Lady.

Il biglietto era stato scritto al computer, probabilmente per non lasciare possibili tracce. La donna era stata furba. A parte il nome non aveva dato nulla di sé. Kaori rimise il foglio nella busta e con passo deciso si diresse al poligono dal socio.

- Ryo cosa faremo? Accetteremo? –

La voce di Kaori era ferme e decisa. Lei doveva sapere, anche lei era City Hunter e prima tutti se ne rendevano conto meglio era.

- Non hai letto vuole Ryo Saeba. –

Il tono di Ryo era freddo e distaccato, come se davanti a sé non ci fosse la donna che amava ma una sconosciuta.

- Cosa vuoi dire? Andrai da solo? Io sono la tua socia, lo hai dimenticato? Dove vai tu vado anch’io. Siamo una coppia, che tu lo voglia o no. –

L’ultima frase era stata pronunciata con maggior vigore. Ryo doveva capire che poteva contare sempre su Kaori. Lei non lo avrebbe abbandonato mai, sarebbe stata disposta a sacrificare la sua vita pur di salvare il suo socio.

- Kaori tu stanne fuori. Si tratta di Ryo Saeba. E in ogni caso non credo che andrò. Ed adesso se non dispiace vado a fare un giro. Mi sono stancato a stare ad ascoltarti. –

Kaori era shockata, mai il socio aveva utilizzato un tono così denigratorio con lei. L’uomo la oltrepassò e salì le scale. Dopo pochi minuti Kaori sentì il rumore della porta chiudersi con forza. Era rimasta sola in casa. Ryo era sparito e chissà quando sarebbe tornato.

In preda alla rabbia impugnò una delle pistole che si trovavano al poligono ed iniziò a sparare alle sagome di cartone. Le lacrime le impedivano di prendere la mira ma ciò nonostante sparò lo stesso. Non andò poi così male, fece tre centri perfetti e altre due volte colpì il bersaglio in punti critici ma non vitali. L’ultimo colpo aveva centrato proprio in mezzo la testa del finto bersaglio. Le lezioni di Mick avevano raggiunto il loro scopo, se solo Ryo si fosse fidato maggiormente di lei. Kaori decise di non proseguire nei suoi allenamenti, aveva un mal di testa tremendo e continuando a sparare non sarebbe passato di certo.

Rimise tutto a posto e preparò qualcosa per il socio nel caso fosse tornato a casa prima del previsto e avesse avuto fame. Lei preferì fare un bagno caldo, dopo avrebbe chiamato ad Eriko avvisandola della sua visita, non voleva angustiarsi più di tanto a causa di Ryo, peggio per lui. Lei era stanca di soffrire.

Nel tardo pomeriggio uscì da casa. Ryo non era ancora tornato, forse era in giro per cercare notizie della donna misteriosa che lo aveva sfidato. Lasciò un biglietto in cui lo informava della cena da scaldare in forno, ed aggiungeva che lei per quella sera avrebbe dormito da Eriko. Ryo rientrò un paio di minuti dopo che la socia aveva lasciato l’appartamento, avrebbe potuto fermarla ma aveva visto lo sguardo triste di Kaori, meglio lasciarla andare. Rientrato in casa un tepore piacevole lo invase. Era bello sentire il profumo della socia aleggiare per casa, cosa avrebbe fatto se lei avesse deciso di abbandonarlo? Lesse il bigliettino e sorrise, nonostante i loro litigi Kaori continuava a prendersi cura di lui. Si lasciò andare sul divano e si addormentò. Dopo un lasso di tempo imprecisato, l’uomo fu svegliato dallo squillare insistente del telefono. Imprecando contro tutto e contro tutti si alzò e con voce imperiosa rispose:

- Pronto? Chi rompe a quest’ora? –

La voce ancora impastata dal sonno ma i sensi all’erta. Dall’altro capo del telefono la voce preoccupata di Eriko lo fece svegliare del tutto.

- Ryo, sono Eriko. Kaori è ancora a casa? Doveva essere qui già da un pezzo ma ancora nulla. Cosa le hai fatto? Oggi al telefono aveva una voce triste. Se ti prendo… -

L’uomo non diede alla stilista modo di concludere le sue minacce, aveva riattaccato immediatamente non appena aveva capito che la socia poteva trovarsi in qualche guaio. Un solo pensiero nella sua testa “Quella pazza non può essere andata al molo al posto mio.” In preda all’agitazione uscì di corsa ma proprio sotto casa un bambino lo bloccò e gli consegno un’altra busta come quella della mattina. Ryo l’aprì e la sua espressione si incupì parecchio quando giunse al punto.

Temendo che tu non prendessi

Troppo sul serio il mio invito

Ho deciso di prendere la tua socia

Come garanzia. Cerca di essere

Puntuale e non le accadrà nulla.

Altrimenti avrai un altro cadavere

Sulla coscienza. Ti aspetto

Saeba e non fare scherzi.

Kaori era ostaggio di una pazza che non sapeva contro chi stava giocando. Ryo stracciò il bigliettino e deciso come non mai si recò al molo. Se quella donna aveva deciso di morire lui non l’avrebbe fermata. Aveva commesso un grosso errore mettendosi contro Ryo Saeba. Kaori era la persona più importante della sua vita. No, Kaori era la sua vita e per nulla al mondo avrebbe permesso a qualcuno di farle del male. Soprattutto ad una donna che era da poco in giro e di cui nessuno aveva sentito parlare. Chi era questa Dark Lady e perché aveva sfidato proprio lui?

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II

Era mezzanotte in punto quando Ryo arrivò al molo 18. La luna quella sera non era presente ad illuminare il volto preoccupato dello sweeper. Preoccupato perché non conosceva il proprio avversario, ma soprattutto perché la socia era prigioniera di quella pazza. Già, perché solo una pazza poteva sperare di sfidare Ryo Saeba e tornarsene a casa come se nulla fosse.

Silenziosamente Ryo entrò all’interno del capannone abbandonato unica struttura presente sul luogo dell’appuntamento. L’edificio era abbandonato ed il suo interno completamente vuoto. I finestroni posti in alto erano stati chiusi con dei cartoni, così, neanche il chiarore delle stelle poteva illuminare quel luogo.

Cautamente lo sweeper fece qualche passo all’interno del magazzino e giunto quasi al centro una voce alle sue spalle lo fece girare.

- Saeba sapevo che saresti venuto. Mi spiace deluderti ma il nostro scontro avverrà fuori e non dentro questo magazzino. Non sono così vigliacca da cercare dei nascondigli. Ed adesso seguimi. –

Ryo era stupito. Quella donna era riuscita ad arrivare alle sue spalle senza che lui avvertisse la sua presenza. Doveva stare molto attento, quella era un osso duro. Un gran bell’osso duro.

La donna era completamente fasciata in una tuta nera. Questo equipaggiamento lasciava ben poco all’immaginazione. Il seno della donna era molto prosperoso, il sedere sodo. Le gambe lunghe e toniche, ciò dimostrava che la donna dedicava molto tempo alla cura del proprio corpo. Il viso era nascosto da un passamontagna nero. Si intravedevano solo gli occhi. Penetranti. Freddi. Coscienti di ciò che da lì a breve sarebbe accaduto.

- E dimmi non è da vigliacchi rapire la mia socia? –

La donna al sentire quelle accuse non fece una piega. Proseguì il suo cammino. Solo una volta arrivati alla fine del molo si voltò nuovamente verso Ryo e ricominciò a parlare.

- Non preoccuparti per lei. Sta bene. La potrai rivedere alla fine del nostro duello. Non ho intenzione di ucciderti, voglio solo dimostrare chi è il migliore. -

Ryo intanto cercava di mantenere il suo autocontrollo. Sapeva di conoscere quella donna, ma non riusciva a ricordare dove l’aveva incontrata. Sapeva di conoscerla, ma il dove e quando gli sfuggiva.

- Sei una pazza. Sai almeno chi è in realtà Ryo Saeba? –

Meglio perdere tempo e cercare di distrarla così da poter studiare una strategia. Non conosceva la sua avversaria mentre lei sembrava conoscere praticamente tutto di lui.

- City Hunter con me non funzionano questi giochetti. Rivedrai la tua socia alla fine della sfida. Sempre se rimarrai in vita. Ed adesso basta. Credo di averti dato abbastanza tempo per studiare me ed il mio modo di agire. Sei pronto per il nostro duello? –

Così dicendo la donna tirò fuori la sua pistola, una Colt 357 Magnum Lawman MK III con canna da 2,5''. Lo sweeper rimase sconcertato. Quella pistola l’avrebbe riconosciuta tra mille, era la stessa di Maki, quella era la pistola di Makimura. Come faceva quella donna ad esserne in possesso se quella pistola era custodita da Kaori? Kaori! La sua socia doveva essere andata ad affrontare quella donna ed alla fine era stata catturata. Ecco come era entrata in possesso dell’arma.

- Esatto Saeba. La tua socia era venuta per regolare i conti al posto tuo. Coraggiosa la ragazza! Non sono ancora riuscita a capire come abbia fatto a risalire a me, ma di certo è stata più furba di te. Sarà un piacere piegare il grande City Hunter con la pistola della sua socia. Non lo credi anche tu? –

Adesso Ryo era proprio senza parole. Quella donna prevedeva tutte le sue mosse. Sapeva a cosa pensava e come anticiparlo. Era in svantaggio, come poteva controbattere se il suo nemico conosceva le sue mosse? Era inutile continuare così, era meglio mettere le carte in tavola.

- Vedo che sai molto di me. Deve essere da molto che studi me ed il mio modo di agire. Se hai rapito Kaori era perché sapevi che sarei corso immediatamente per salvarla. Tu non vuoi farle del male, giusto? Allora perché non la liberi? Chi sei in realtà Dark Lady? –

La voce di Ryo era decisa, forte, determinata. E tutto ciò lo si leggeva nei suoi occhi. Nell’espressione del suo viso. Lo sweeper non aveva perso neanche per un secondo la sua concentrazione. Non si era fatto distrarre dalle curve dell’avversaria. In mente un unico obiettivo: salvare Kaori. Di contro gli occhi della donna che gli stava di fronte erano tristi. Somigliavano tanto a quelli di Kaori ma non avevano la stessa luminosità, la stessa gioia di vivere. Ryo non vi leggeva l’amore che aveva visto negli occhi della socia. Chi era quella donna? Perché era così decisa a battersi con lui?

- Allora Dark Lady posso sapere perché sei così decisa a batterti con me? Io di solito non amo battermi con le belle donne come te, quindi lascia andare Kaori e dimentichiamo tutto. –

Un colpo partì dalla Colt 357 Magnum e sfiorò la guancia dello sweeper. Ryo rimase impassibile ad osservare la donna con il braccio ancora teso. Gli occhi della Dark Lady si riempirono di lacrime che non lasciò cadere. La rabbia si poteva percepire nel silenzio di quel molo. Nel silenzio carico di mille significati.

- Saeba piantala. Io non sono la tua socia che puoi maltrattare come e quando hai voglia. Hai capito? Ed adesso tira fuori la tua pistola e facciamola finita. Sono stanca di aspettare. -

Ryo era sconcertato. Solo Kaori era in grado di tenergli testa in quel modo. Chi era quella donna che l’aveva tanto con lui? E perché poi.

- Dark Lady te lo ripeterò per l’ultima volta. Libera Kaori! –

La donna rise, in modo tetro, sinistro.

- Saeba la tua domanda è un’altra. Perché sono così arrabbiata con te? È così vero? Allora lo vuoi sapere? –

La donna era rimasta ferma di fronte a Ryo. Le lacrime non c’erano più. Nei suoi occhi si poteva leggere una forza nuova. Forse dettata dalla disperazione. Fece un passo in avanti e si avvicinò di più a Ryo. I due erano a pochi passi l’uno dall’altra.

Improvvisamente la donna scattò in avanti e cercò di colpire Ryo con una potente ginocchiata allo stomaco ma il suo tentativo andò a vuoto. Ryo aveva parato, con poca difficoltà, il colpo con l’avambraccio, così facendo spinse la donna in dietro, moderando la forza, non voleva farle del male. Ma questa inaspettatamente resistette al colpo e contrattaccò calciando le caviglie dello sweeper che cadde a terra. Adesso la donna lo sovrastava. Pistola in mano, puntata alla fronte dello sweeper.

- Allora adesso sei deciso o no? Accetterai la mia sfida o no? Rispondi dannazione. –

La donna stava iniziando a perdere la pazienza e Ryo non mancò di farglielo notare. Per tutta risposta questa si mise a ridere e sparò un altro colpo, stavolta colpì il braccio di striscio.

- Dolcezza se continui così resterai senza munizioni e poi cosa farai? Ti ripeto: sei troppo bella per morire. –

La donna sorrise. Ryo lo capì dagli occhi. Cambiarono espressione, quasi si addolcirono. Poi lei riprese a parlare.

- Sai potrei anche crederti. Sul fatto che sono una bella donna. Peccato che non è così. Adesso per favore alzati ed iniziamo questo duello. Sono stanca di giocare. Io ho fatto perdere la pazienza a te e tu hai fatto lo stesso con me. Siamo pari. Adesso però facciamo sul serio va bene Saeba? –

Il suo sguardo si fece nuovamente serio. La dolcezza di poco prima aveva lasciato il posto alla fermezza. La donna allungò la mano verso Ryo per aiutarlo ad alzarsi, ma questi inaspettatamente la prese e spinse la donna verso di sé. Adesso era Ryo a sovrastare la donna. Questa, dopo l’iniziale stupore, con un’abile mossa riuscì a svincolarsi dalla stretta di Ryo ed a mettersi di nuovo nella posizione di difesa. Aveva abbassato la tensione e Saeba ne aveva approfittato. Non avrebbe commesso altri errori.

- Adesso basta giocare mia cara Dark Lady. Ti ho dato una possibilità ma a quanto pare tu non l’hai voluta accettare. A quanto pare dovremo proprio affrontarci. –

Così dicendo lo sweeper tirò fuori dalla fondina, nascosta dalla giacca che indossava, la sua fedele e la puntò contro la donna che gli stava di fronte. Prima di sparare un’ultima domanda:

- Allora Dark Lady perché mi odi così tanto? –

La donna non rispose subito. Parve rifletterci per un attimo poi rispose:

- Lancerò in aria questa monetina, quando arriverà in mare spareremo. E comunque io non ti odio. –

La donna lasciò andare la moneta in aria. Pochi secondi e tutto sarebbe finito. Prima che la moneta potesse toccare il pelo dell’acqua la donna aggiunse in un sussurro, che solo lei poteva avvertire, “Io ti amo Ryo”. Poi due spari nell’oscurità del porto…

Al suo risveglio provò una forte fitta in corrispondenza della spalla destra. Perché era ancora viva? Perché Ryo non l’aveva uccisa? E soprattutto cosa ci faceva in camera sua? Come c’era arrivata. Poi spostò lo sguardo al bordo del letto e lì trovò due occhi neri come la notte che la fissavano in modo minaccioso. “Era meglio morire!” pensò la giovane donna. Appena Ryo si accorse che questa era completamente padrona dei proprio sensi iniziò a parlare. La voce bassa, ma molto triste.

- Vuoi spiegarmi cosa ti è saltato in testa? Perché volevi farti ammazzare? Dimmi che cosa vuol dire tutta questa pagliacciata? Dammi una risposta adesso prima che perda completamene la ragione. –

La donna sospirò. Non si era certo preparata un discorso da fare alla fine del duello. Poi però ripensò alla lettera che aveva scritto al socio prima di uscire da casa. Prima che tutta quella storia iniziasse.

Caro Ryo,

Quando leggerai questa lettera io probabilmente sarò morta, o moribonda in un letto d’ospedale. Ti chiedo di non angustiarti più di tanto, se ho deciso di morire per mano tua ci sarà un perché.

So della promessa fatta a Hideyuki il giorno in cui è morto e so anche che tu, nel bene e nel male, hai sempre mantenuto fede alla parola data. Ma purtroppo facendo così hai soffocato quello che erano le mie ambizioni. Mi hai impedito di crescere, di compiere le mie scelte. Non maledirti se sono morta. Ho deciso di agire così per farti capire che se solo tu… se solo ti fossi fidato un po’ più delle mie capacità, tutto sarebbe andato diversamente.

Posso accettare che tu non ricambi i miei sentimenti, che tu non sia innamorato di me. Ma non accetto il tuo modo di volermi bene perché so, anche se come una sorella, che tu mi hai voluto bene. Ryo sono una donna ed anch’io ho il diritto di compiere le mie scelte.

Ti chiedo scusa per le innumerevoli volte in cui sei corso in mio soccorso e per tutte le volte che sei rimasto ferito a causa mia.

Ti chiedo scusa per aver male interpretato le tue parole il giorno del matrimonio di Miki e Umiboozu.

Ryo io ti amo e questo è il solo modo che conosco per dimostrarti il mio amore. Ti prego di continuare la tua vita, e ti prego lotta anche per me.

Ti amo

Tua, per sempre, Kaori

Quando lo sweeper finì di leggere la lettera guardò la socia in viso, lei fissava un punto indefinito, non aveva il coraggio di incrociare lo sguardo del socio. Avvertiva la sua rabbia, forse anche delusione. Ma Kaori non era pentita. Adesso Ryo conosceva le sue qualità e forse era un bene che lei fosse rimasta in vita.

L’uomo invece si sentiva distrutto. Aveva quasi ucciso l’unica donna che avesse mai amato. Se non avesse percepito le flebili parole di Kaori, quel “ti amo” tanto invocato, a quest’ora starebbe piangendo lacrime amare sulla sua tomba. Ma come si poteva essere tanto stupidi. Sfidarlo per dimostrargli il proprio amore. E a che pro? E se sarebbe morta cosa ne sarebbe stato di lui? Perché erano arrivato a tanto. Perché non riusciva a dirle che l’amava e che era solo per il suo sorriso che continuava a vivere. Certo che le parole di quella radura erano rivolte a lei, e a chi altrimenti? Ma forse con il suo comportamento l’aveva confusa. Solo adesso si spiegava lo sguardo triste della socia nell’ultimo periodo. Lei aveva deciso, si sarebbe sacrificata per dimostrargli il suo amore.

In preda all’ira, al dolore ed alla confusione lasciò la stanza. La socia, intanto, guardava ancora fuori dalla finestra.

Dopo quasi un’ora qualcuno lo raggiunse in terrazza. Era lei. Perché quel giorno non aveva riconosciuto il suo passo. Perché non aveva riconosciuto il suo profumo. Perché non aveva riconosciuto la sua voce? Era strano porsi simili domande ma la natura pratica dell’uomo andava ben oltre la logica.

- Come hai fatto a nascondermi la tua presenza? E soprattutto come hai fatto a tenermi nascosta la tua identità? La tua voce era diversa? Come hai fatto? Kaori ti rendi conto che potevo ucciderti? Cosa avrei fatto dopo? Cosa? -

La donna non rispondeva, guardava l’orizzonte. Forse era in cerca di qualche spiegazione. Forse. Ma lei sapeva la verità. Si era allenata duramente. Quando il socio andava di notte in giro per i locali del quartiere lei si allenava al poligono, ore ed ore. A volte talmente tanto che le braccia le facevano male. Aveva imparato piano piano, da sola. Aveva visto all’opera il socio, Miki, Mick. Ed un tempo passato anche il suo amato fratello. Non occorreva poi molto ad imparare. E poi Mick per un po’ le aveva dato qualche ripetizione. Ricordava ancora i bagni nell’alcool per nascondere l’odore della polvere da sparo dal suo corpo, dai suoi capelli, dai suoi abiti.

Per il corpo a corpo aveva chiesto aiuto a Miki e a Saeko. Le due donne furono disponibili con lei. Nel giro di tre mesi aveva appreso tutto ciò che le serviva, poi aveva fatto pratica in una palestra vicino casa. A Ryo aveva detto che si recava lì per l’aerobica ma in realtà lei era lì per le arti marziali.

Erano stati dei grossi sacrifici ma era felice del risultato finale. Una volta era riuscita a stendere Ryo, e poi lo aveva colpito di striscio ad una guancia proprio dove aveva mirato lei. Ma tutto ciò poteva essere evitato se l’uomo avesse avuto fiducia in lei. Se solo si fosse fidato. La rabbia aumentò nel suo esile corpo già provato dalla ferita alla spalla, e così senza riflettere rispose alla domanda dello sweeper.

- Se fossi morta avresti avuto un problema in meno. –

Le sue parole furono dure e pungenti. Non voleva che le cose andassero in quella maniera ma ormai era inutile ritrattare. Che figura avrebbe fatto con il partner?

- Credi davvero di essere solo un problema per me? –

Le parole dell’uomo erano piene di tristezza, arrivavano diritte al suo cuore. Ma il suo cuore ormai era chiuso. Non avrebbe mai creduto all’ennesima promessa. Era stanca di soffrire. Lui non aveva recepito il suo messaggio. Lui non l’amava.

- Io non credo più nulla. –

Così dicendo fece per rientrare. Ma le braccia dell’uomo glielo impedirono. Non capì come ma si ritrovò a baciare le labbra che aveva sognato per tante e tante notti. La sua mente le gridava di lasciare quel corpo caldo, ma il suo cuore la implorava di amarlo. Si staccarono.

Fu lei la prima a rompere il silenzio tanto imbarazzante che si era venuto a creare.

- Non preoccuparti. Interpreterò questo bacio nel modo giusto. -

Così dicendo tornò verso l’appartamento, ma a fermarla questa volta furono le parole del socio.

- Kaori io ti amo ma non riesco a dimostrarlo come tu vorresti. Perdonami, ma è questo il mio modo di amare. –

La donna sorrise e tornò dentro casa con una nuova certezza: anche lui l’amava.

Lo so come finale è un po’ banale, ma vi prego perdonatemi. Dalla mia mente malata non è uscito niente di decedente. L’idea mi è venuta stanotte mentre cercavo di prendere sonno. Doveva nascerà come una one-shot ma alla fine ho deciso di dividerla in due capitoli così da rendere meno pesante la lettura.

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