Devil May Cry

di ShunLi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il cristallo nero ***
Capitolo 2: *** Origini ***
Capitolo 3: *** Inferi ***
Capitolo 4: *** Vergil ***
Capitolo 5: *** Chaos ***



Capitolo 1
*** Il cristallo nero ***


Devil May Cry

 

Il cristallo nero

 

Il cristallo nero è una collana d’ombra, forgiata nel mondo dei demoni, affinché potesse dare forza e coraggio.

 

Dopo che i demoni divennero sempre più forti, salendo anche dei piani più profondi degli Inferi, il cristallo nero venne dimenticato, così come anche il suo potere.

Un demone però, che faceva da intermediario tra il suo mondo e quello degli umani, lo tenne con sé acquisendo così la capacità di camuffarsi come un normale essere umano.

Il nome di questo demone era Dante. Ogni cento anni scendeva nel mondo degli uomini per diffondere odio e disprezzo tra le persone già predisposte al male.

Il suo intento era dunque malvagio e il cristallo nero era diventato per lui un arma indispensabile.

 

Questo gioiello aveva una strana caratteristica: ogni qualvolta che lo si esponeva alla luce, questi non si illuminava, restando sempre nero come la pece. I materiali che furono usati per quel ciondolo era solo pura oscurità, ottenuta da una sorgente che esiste solo nel mondo demoniaco e la lega che rinchiudeva la gemma era di puro adamantio, un acciaio che si utilizzava anche nel mondo umano.

Si diceva inoltre che se veniva indossato da un essere umano poteva influenzare la sua natura, possedendolo totalmente. Chi riusciva a resistere, (cosa poco probabile) poteva usufruire dei poteri concessi dal monile, ma con un prezzo da pagare: la propria vita.

 

Comunque Dante, ancora una volta, scende nel mondo degli uomini per seminare il male tra gli esseri umani. Sembra però che qualcosa non vada per il verso giusto: il mondo degli umani è già corrotto, più di quanto Dante avesse immaginato; in fondo il demone fa la sua apparizione ogni secolo in quel mondo e il male sembra sia radicato sia nella società sia nel cuore degli uomini. Deluso da come sia cambiato il mondo pensando che il suo operato non serva più a nulla, Dante conosce una donna umana.

Questa giovane sembra diversa dagli altri esseri umani ed è la più bella tra le creature mai viste.

Certo, anche agli Inferi le femmine fanno la loro figura, ma Dante trova in quell’umana qualcosa che lo cattura in un modo così violento e devastante da rimanerne addirittura scosso e turbato.

Il nome della donna è Beatrix e Dante non può fare a meno di avvicinarla a sé.

 

Seguono così giorni interminabili di antica passione e gentilezza. Ma da parte di Dante.

Beatrix invece, saprà farsi desiderare e soprattutto farà da guida a Dante, come se in fondo sapesse che lui è un demone, facendogli conoscere quello che di bello è rimasto nel mondo degli umani.

Infine l’amore prenderà il sopravvento, non lasciando loro il tempo di capire perché sia capitato a loro, che appartengono a due mondi differenti. Metteranno atto al loro amore concependo un figlio, che nascerà poco dopo la chiamata degli Inferi, che sollecita Dante a tornarvi.

Beatrix però non vuole separarsi da Dante e cerca in tutti i modi di non lasciarlo andare.

Dante invece, le promette che prima o poi tornerà, e che farà di tutto per proteggere lei e il suo discendente. Come ultimo ricordo, Dante le lascia il pendente nero, che al tocco di Beatrix diventa bianco, perdendo così tutto il suo potenziale e le sue caratteristiche.

 

Passano 18 anni e il figlio di Dante, Sparda, è un bellissimo giovane che ricorda molto il demone che Beatrix ha amato.

Ha i capelli argentei e penetranti occhi di ghiaccio, un fisico atletico e una forza pari a quella di un demone, ma in realtà lo è per metà, nelle sue vene scorre sia sangue demoniaco che sangue umano.

Al collo porta sempre il monile che Dante ha donato a Beatrix, acquisendo nel tempo un colore bluastro. Sparda è molto affezionato alla madre, ma spesso aveva domandato com’era suo padre e se un giorno sarebbe tornato come gli era sempre stato detto.

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Capitolo 2
*** Origini ***


“Non temere, Sparda. Tuo padre non mi ha mai promesso nulla, ma sono sicura che terrà fede a ciò che ha detto.” Beatrix lo diceva sempre, con la speranza che gli illuminava lo sguardo.

Sparda conduceva una vita normale; andava a scuola, usciva con gli amici e frequentava le ragazze, perché era popolare per il suo aspetto seducente. Nonostante fosse desiderato dalle ragazze, Sparda non aveva ancora sfiorato o baciato una ragazza. Nessuna dell’altro sesso lo aveva attirato maggiormente, non avendo ancora trovato qualcosa che lo attirasse.

Era all’ultimo anno scolastico e non brillava certo come studente modello, ma sapeva cavarsela.

Le uniche cose che gli interessavano davvero erano le arti marziali e andare in giro, anche per pomeriggi interi, facendo a volte preoccupare la madre.

 

In molti gli avevano chiesto perché portava al collo quel misterioso monile, che non si addiceva proprio al suo aspetto. Appena gli facevano quell’irritante domanda, il suo sguardo diveniva una vera e propria arma, capace di zittire chiunque. E ci riusciva, nessuno aveva più il coraggio di ribattere o di fare di nuovo la stessa domanda. Non voleva che nessuno sapesse il perché, il perché quel gioiello era diventato così importante.

Ma voleva scoprire la verità.

 

Beatrix non aveva mai detto al figlio che suo padre era un demone e che il cristallo era l’unica cosa che aveva di lui. Nessuna foto confermava la sua esistenza. Solo il ricordo sbiadito dell’uomo che aveva sempre amato era dentro la mente e il cuore di Beatrix e Sparda non poteva immaginarlo…

 

Così, un giorno, Sparda decise di dire a sua madre che sarebbe andato alla ricerca del padre.

Beatrix non se lo sarebbe mai aspettato. Non voleva perdere anche lui, il dolore a quel punto sarebbe divenuto insopportabile.

Spaventata, ma consapevole del fatto che non avrebbe fermato il figlio nella sua ricerca, gli disse che Dante non era altri che un demone, e che lui era il risultato di un unione proibita, un mezzo-demone.

Sparda, non sembrava esserne sconvolto. Sapeva di essere diverso dagli altri, ma a volte non ne trovava la spiegazione logica.

Temerario come il padre, ma anche sensibile nei confronti della madre, Sparda fugge di casa nel bel mezzo della notte, per non vedere il viso sofferente di Beatrix che gli chiede di non partire.

 

Inizia così un viaggio per la ricerca delle sue origini.

Un viaggio che lo metterà a dura prova, incontrando persone alquanto normali, ma che poi si riveleranno per quelle che sono in realtà, dei demoni assetati di sangue.

Nel corso della sua avventura, Sparda scoprirà che un gruppo di demoni, che si fanno chiamare gli “Others”, sono alla ricerca del cristallo nero. Una volta che scoprono che lo possiede proprio Sparda, il gruppo non si farà scrupoli a braccarlo in ogni situazione, cercando sempre di ottenere quel maledetto gioiello. Ma Sparda, diventato sempre più forte, forse anche grazie al monile, che da blu è diventato rosso, riuscirà a sconfiggerli in ogni caso.

Quando poi è costretto ad ucciderli, viene a sapere dall’ultimo di questi che per salire nel mondo degli umani utilizzavano una Creatura, nata per un unico scopo: aprire e chiudere i varchi per entrambi i mondi a chiunque volesse passare, senza fare distinzione alcuna.

 

La caccia alla Creatura si rivelò più difficile del previsto: il fatto che non aveva nome, (come se si volesse nascondere) portò Sparda a pensare che forse non l’avrebbe mai trovata.

E invece, in una notte senza stelle, in un luogo anonimo dimenticato da tutti, la individuò.

Sparda si fermò ad osservarla: era di una bellezza mozzafiato, le ricordava molto la madre con i lunghi capelli corvini e un viso piccolo come quello delle bambole.

Quando Sparda si presentò alla Creatura, quest’ultima ne fu sorpresa: il viso del ragazzo le ricordò Dante e rimase davvero sconcertata quando scoprì che non era il demone a cui aveva aperto il passaggio per l’ultima volta, ma il figlio che chiedeva di potervi accedere.

 

Iniziarono così a parlare, più che altro un susseguirsi di botta e risposta, ma a Sparda non interessava intrattenersi con la Creatura, voleva solo incontrare suo padre e doveva assolutamente passare. La Creatura non gli diede vita facile; infatti lo trattenne per alcuni giorni solo per combattere, alla Creatura piaceva divertirsi così. Sparda, irritato, costrinse alla Creatura ad aprirgli il passaggio, minacciandola anche con la forza.

La Creatura, delusa e seccata, ci rinunciò e aprì il varco per il mondo demoniaco. Gli augurò buona fortuna, ma non era necessario: lui era il figlio di Dante, se la sarebbe cavata alla grande.

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Capitolo 3
*** Inferi ***


Il mondo degli Inferi era un luogo oscuro e subdolo.

Ogni genere di mostro e demone veniva confinato in un luogo qualunque, lontano dagli occhi di tutti, per scontare la loro pena e le loro urla strazianti si propagavano per i vani piani degli Inferi, dando l’impressione di essere in un precipizio senza fine, dove la tua presenza sembrava nulla, in confronto a ciò che accadeva nel fondo.

Poteva essere ancora più terribile? Sparda era pronto per tutto ciò?

Il ragazzo era deciso, ma impaurito da tutto ciò che gli circondava.

Era tutto buio, l’unica fonte di luce era una pallida luna.

Il panorama era desolante: pochi alberi con rami secchi che serpeggiavano verso il cielo, neri, senza vita.

Carcasse di animali morti o demoni massacrati dopo epici scontri, armi abbandonate e sangue. Molto sangue.

Sentieri costeggiati dal color carminio, a volte secco, a volte fresco… In che luogo era mai giunto?

Non sarebbe stato meglio incontrare subito papà? Pensò Sparda un po’ seccato.

 

Il giovane non si perse d’animo e continuò a camminare lungo l’unico sentiero che gli veniva dato da quello strano mondo. Prima o poi sarebbe arrivato da qualche parte, oppure Dante avrebbe sentito la sua presenza e sarebbe apparso al suo cospetto. Ma nessuna delle due possibilità si avverarono, perciò Sparda continuò a camminare per un tempo che gli sembrò interminabile, per non dire addirittura infinito.

L’unica cosa che ostruiva il suo passaggio erano demoni di scarso valore, che andavano cercando il monile per acquisire potere.

Ma che cosa aveva di così speciale quel gioiello?

Era solo un ricordo, vi era affezionato quanto sua madre, ma si dovette ricredere quando lo guardò: era diventato nero, come la prima volta che era stato forgiato, un nero soffocante e affascinante. Quando Sparda si chiese cosa stesse succedendo, alle sue spalle, una voce molto simile alla sua, ma più matura disse:

“Quest’aura… Era da tempo che non la sentivo.”

Sparda si girò. Davanti a sé vi era presente la figura di un uomo, vestito con un insolito cappotto rosso, lungo fino ai piedi, un aspetto giovanile, occhi di ghiaccio e capelli argentei che ribelli gli ricadevano sul viso.

Sparda sentì un acuta sensazione di timore, ma anche un moto di istinto e ragione che gli diceva di non preoccuparsi, perché non avrebbe corso nessun pericolo.

Inoltre il suo istinto demoniaco gli confermò anche quello che stava tumultuosamente pensando: quel demone dinanzi a lui era suo padre…

 

Dante osservò il giovane, rivedendo in lui qualcosa che lo assomigliava in modo impressionante.

“Sei cresciuto, figlio mio.”

Dante lo riconobbe subito. Fu sorpreso dall’espressione del figlio, si vedeva chiaramente che non sapeva che fare. Allora Dante immaginò che Beatrix fosse stata prudente a non dirgli nulla delle sue origini. Al solo pensiero sogghignò.

“Quella femmina…”

Ma presto la sua espressione si fece seria, quando vide al collo del figlio il cristallo nero.

Dante si avvicinò al figlio con una velocità impressionante, che a Sparda sembrò che il tempo si fosse fermato. Dante guardò ancora una volta il viso del ragazzo, sfiorandolo con una mano, dicendogli quanto somigliava a Beatrix.

 

A quelle parole Sparda cacciò la mano di Dante e il suo sguardo si fece minaccioso, ribattendo a sua volta che era un bastardo di padre, perché aveva promesso alla sua amata di tornare, per proteggere lei e il suo discendente, cosa che non aveva fatto.

 

 

“Quante volte ho girato per la città per cercare un volto familiare, solo per vedere se esistevi, se fra i mille volti che incontravo potevo vederti, ma non c’eri.

Non sai quante volte ho avuto bisogno di un padre, per tante cose, forse per mille cose, ma lo faceva la mamma al posto tuo e io ti odiavo, ti odiavo sempre di più! E adesso ti odio! Ti odio, ti odio, TI ODIO!!! Bastardo… Ti odio…”

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Capitolo 4
*** Vergil ***


Sparda non finì la frase, fermato dai singhiozzi che cercava di trattenere, mentre le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi.

A quella vista Dante provò sdegno e una pena indescrivibile.

Sdegno perché quello che aveva davanti non era suo figlio, l’orgoglioso figlio che aveva visto crescere in tutti quei diciotto anni, ma solo un Debole.

Pena perché quel viso disperato somigliava a quello di Beatrix quando la vide l’ultima volta, con un fagottino bianco nelle braccia, che lo pregava di non andare via.

A quel pensiero avvicinò Sparda a sé, stringendolo in un abbracciò molto forte, autorevole ma anche carico di scuse e di affetto.

 

“Perdonami”.

 

Quella parola per Sparda fu sufficiente per far dissolvere 18 anni d’assenza e 18 anni di vane speranze.

Quando si divisero, dante riprese ad osservare il figlio e poi il monile, che ora aveva assunto un colorito bluastro, quando prima sembrava nero.

Se lo era forse sognato?

Quando chiese del gioiello a Sparda, quest’ultimo disse immediatamente di sì e disse anche che altri demoni avevano cercato di impossessarsene.

Ma adesso non importava più il ciondolo, adesso tutto quello che Sparda voleva è che Dante facesse ritorno a casa. Ma Dante sembrava non volesse muoversi. Accortosi dello strano comportamento del padre, Sparda sentì un brivido gelido percorrergli la schiena; l’atmosfera si fece soffocante, qualcosa di pericoloso stava per accadere.

Prima che Sparda potesse essere coinvolto, Dante lo morse tra il collo e la spalla, affondando in lui i suoi canini. Sparda urlò di dolore, cercando di resistere a quella fastidiosa sensazione di sottomissione. Quando Dante finì, sul collo di Sparda apparve un simbolo, che poteva essere scambiato per un normale tatuaggio.

 

 

Con la voce ridotta ad un sibilo, Dante spiegò al figlio che quello che gli aveva impresso non era solo un legame, ma racchiudeva anche il potere di raggiungere gli Inferi, senza rivolgersi alla Creatura.

Detto questo, Dante mandò via il figlio, facendolo sparire.

 

Dante si sedette su un trono malconcio, come se nulla fosse accaduto.

Dalla penombra delle colonne che si stagliavano alte nel loro lugubre spazio, circondando tutta la stanza, Dante potè intravedere la figura di suo fratello Vergil. Solo allora quest’ultimo uscì allo scoperto.

 

Vergil, il fratello più piccolo di Dante, era la sua controparte malvagia. Se Dante prima prodigava per il male e invece oggi proteggeva da lontano due creature umane, Vergil era malvagio, calmo e distaccato, al punto di apparire crudele e gelido. Anche Vergil aveva acquisito in parte il potere di trasformarsi in un umano e il suo aspetto era affascinante, come il fratello maggiore.

I due non andavano molto d’accordo; l’odio verso Dante era radicato fin da quando Vergil era piccolo, perché era il più forte, era il preferito dal loro padre e Vergil era rimasto sempre nell’ombra, nell’ombra di suo fratello.

 

Vergil disse al fratello che aveva sentito l’aura del cristallo nero, pensando ormai che era scomparso.

Dante, evitando l’argomento, disse al fratello “Non si saluta più, fratellino?”

Vergil, irritato, continuò a provocarlo: “Mi avevi detto che l’avevi perso nel mondo degli umani.”

“E così è stato, Vergil.”

“Non mi raccontare balle!” Urlò Vergil.

“Cosa vuoi, Vergil?” Domandò Dante, seccato.

Vergil tirò impugnò la sua katana e si lanciò furiosamente su Dante, gridando:

“VOGLIO IL CRISTALLO!!!”

Dante si scansò verso destra evitando il fendente del fratello e impugnata la sua alabarda, cominciò a colpire il fratello. Vergil parò tutti i colpi, cercando anche di colpire Dante a sorpresa. Ma Dante lo anticipava, sventando ogni suo attacco improvviso.

Quando poi arrivarono al culmine, Vergil disse: “Allora… Chi possiede quel ciondolo?”

“Non ti riguarda, Vergil!” disse Dante, a denti stretti.

“Non lo avrà per caso tuo figlio?”

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Capitolo 5
*** Chaos ***


A quella domanda Dante colpì il fratello con l’impugnatura dell’alabarda in pieno viso, scaraventandolo su una delle colonne, distruggendola.

Vista la reazione del fratello, Vergil si alzò in piedi. Si pulì il viso e con un ghigno sparì nel nulla.

“Maledizione!” Disse Dante fra sé.

 

Sparda si risvegliò di soprassalto , ansimante e intontito.

Era buio e non riusciva a capire dove fosse.

Lo capì soltanto quando sentì accanto a sé un aura familiare. “Mamma?”

“Sparda!” Beatrix lo avvolse nel suo caldo abbraccio, piangendo e singhiozzando, dicendo al figlio quanto era preoccupata per lui.

Sparda la ammonì, dicendo che era tornato a casa solo per merito del padre e Beatrix, meravigliata, lo obbliga a dirgli tutto quello che è accaduto.

Così madre e figlio passarono tutta la notte a parlare di come Sparda sia riuscito a raggiungere il padre dopo molte difficoltà. Beatrix non poteva essere che felice, non solo il figlio era tornato a casa, ma aveva anche conosciuto Dante.

Le fece vedere anche uno strano tatuaggio che gli aveva impresso sul collo. Appena Beatrix lo vide, si ricordò che una volta…

 

“Cosa, mamma?”

“L’ha fatto anche a me.”

 

Beatrix si alzò la maglia per scoprire il fianco destro. Il segno era uguale a quello di Sparda.

 

“Saremo legati per sempre… Così mi aveva detto.”

 

Nel frattempo, Vergil, attraversò il passaggio della Creatura.

Quando lo vide, la Creatura si meravigliò parecchio. Il fratello di Dante non era mai salito nel mondo degli umani. Ma non gli disse nulla. Sapeva quanto fosse lunatico e irritabile, ma si ritrovò ugualmente la spada puntata alla gola. Vergil voleva sapere chi era entrato prima che lui uscisse.

La Creatura non poteva dire nulla: era come una deformazione professionale, non diceva mai chi entrava e chi usciva.

“Se non lo vuoi dire, morirai.” Disse Vergil, girando la katana.

“Anche se non te lo dicessi, non scoprirai mai chi è entrato prima di te.”

“Dimmelo.” Ordinò Vergil , con rabbia furiosa

“Ha un legame di sangue con te.”

“STRONZATE!!”

 

Vergil con un taglio netto, sgozzò la Creatura.

Quest’ultima si accasciò a terra e il sigillo delle Porte si spezzò: adesso che la Creatura era morta, il mondo degli umani sarebbe stato invaso dal chaos.

Vergil si allontanò, sparendo nel nulla.

 

Una settimana dopo che Sparda tornò a casa, finì definitivamente la scuola, facendo felice Beatrix

Stranamente, durante la cerimonia dei diplomi, Sparda sentì che c’era qualcosa di strano. Per un attimo, gli sembrò che dei demoni saltellassero da destra verso sinistra, per tutta la sala. Ma si tranquillizzò quando vide suo padre poggiato a uno dei pilastri della sala.

Sparda scese dal palco e si avvicinò alla madre.

“Vieni!” Sparda gli fece segno di seguirlo.

Molta gente però cominciò ad andare controcorrente e Beatrix si sentì soffocare. Cercò di allungare la mano per raggiungere Sparda, ma un'altra la tirò a sé, in una stretta forte ma familiare.

Beatrix non vide bene chi era finchè non alzò il viso.

“Sei più bella di quanto ricordi…”

“Da…Dante…”

Si abbracciarono intimamente, come se volessero unirsi, per non perdersi di nuovo.

“Stavolta non ti lascerò più.” Disse Dante.

Beatrix non disse nulla, era senza parole.

 

I tre tornarono a casa, felici perché erano di nuovo insieme.

Ma Sparda continuò ad avere quella strana sensazione che lo portò a verificare di persona.

Guardò fuori dalla finestra e i demoni, esseri alati o striscianti quali erano, stavano invadendo il mondo umano.

Si sentì raggelare il sangue.

“Sparda, che cos’hai?” Gli domandò Beatrix.

“Demoni…”

“Come?”

“Tutti i demoni degli Inferi sono qui.”

 

Dante non credette alle parole del figlio e guardò anche lui.

Milioni di demoni stavano assaltando il mondo umano. Non poteva credere ai suoi occhi. Palazzi distrutti, gente impaurita che scappava, esseri umani che venivano morsi, assaltando altra gente innocente…

Dante fece un sommo balzo dalla finestra e sulla schiena apparvero delle ali, come quelle dei pipistrelli, neri come la pece e prima di gettarsi nella lotta disse a Sparda di proteggere Beatrix.

Sparda portò sua madre al sicuro e tornando dal padre un orda inferocita di demoni lo assalì.

Per fortuna era un mezzo-demone.

Dal nulla fece apparire una spada, con la quale con un sol fendente fece sparire i demoni.

All’improvviso il cristallo nero reagì in un modo che Sparda non si aspettò: il monile assorbiva l’energia negativa che i demoni rilasciavano.

“Eppure negli Inferi non lo aveva fatto…” Pensò Sparda.

Raggiunto Dante, Sparda cominciò ad uccidere altri demoni.

I due avevano decimato la maggior parte degli esseri malvagi. Ma Sparda più ne uccideva, più il cristallo nero ne assorbiva il potere.

Ad un certo punto un nuovo gruppo di demoni apparve dal nulla, pronti per assalire Sparda, che aveva il cristallo nero. Dante si parò davanti ai demoni, uccidendoli mentre proteggeva il figlio.

Ma Sparda non reagiva; sentiva dentro di sé una forza nuova che non riusciva a controllare. Aveva il voltastomaco e tremava, come non aveva mai fatto in vita sua…

“Dante…” Sparda chiamò il padre.

“Aiutami con questi demoni, Sparda!” Ormai Dante non c’è la faceva più.

“Non ci riesco…”

 

Il cuore cominciò a fare dei battiti anormali, i suoi occhi erano senza espressioni, vuoti. Quando non si mosse più, Dante lo notò e cominciò a chiamarlo.

“Sparda! SPARDA!!”

 

“Vai via…” Sibilò il ragazzo a Dante.

“Cosa?”

“Allontanati. Ci penserò io qui…”

“Non dire stronzate! Aiutami piuttosto!”

“VAI VIA!!!” Urlò Sparda, con una voce che Dante non seppe più riconoscere.

Sparda, che prima era piegato a terra, si rialzò. Un aura nuova lo stava circondando, era davvero suo figlio quello che aveva davanti? Pensò Dante.

 

Dopo aver ucciso l’ennesimo demone, Dante spiegò le sue ali e se ne andò.

 

Raggiunse Beatrix che con un bastone stava cacciando  dei demoni striscianti.

“Via, schifosi esseri!”

Quando all’improvviso Beatrix vide che i demoni stavano bruciando, Beatrix si girò. Dante l’aveva aiutata.

“Me la sarei cavata da sola!” Disse la donna irritata.

“Mpf! Proprio l’esempio di una donna coraggiosa!” Disse Dante, prendendola in giro e afferrando in mano il bastone che Beatrix impugnava.

“Dov’è Sparda?” Domandò Beatrix.

Dante si girò verso la finestra insieme a Beatrix e guardarono il figlio in un epica impresa.

 

Sparda venne avvolto da un aura sempre più forte. Il cristallo nero continuava ad assorbire sempre più energia e i demoni che gli stavano attorno si avvicinarono sempre di più, dando l’impressione che stessero per inghiottirlo nella loro trappola, quando poi accadde l’incredibile: tutti i demoni, che come impazziti si muovevano intorno a Sparda, si fermarono.

In un grande boato e in uno spostamento d’aria spaventoso, i demoni si allontanarono da Sparda, imprigionati in una sfera creata da Sparda stesso.

Quando Sparda risultò visibile agli occhi dei genitori, quest’ultimi non lo riconobbero più: aveva un aspetto minaccioso, avvolto da vestiti che Beatrix non aveva mai visto, i capelli ritti in testa e gli occhi, come due rubini brillanti, che chiedevano solo sangue.

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