Una luce diversa

di ire_ne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un bacio ***
Capitolo 2: *** vieni? ***
Capitolo 3: *** una casa! ***
Capitolo 4: *** il monopoli! ***
Capitolo 5: *** arrivederci! ***
Capitolo 6: *** non posso! ***
Capitolo 7: *** sorpresa ***
Capitolo 8: *** patiance ***
Capitolo 9: *** che sei tu per me ***



Capitolo 1
*** un bacio ***


Ancora una volta fu li seduto sul letto. Si massaggiò la gamba. Il dolore era incredibilmente forte, nessuno lo voleva capire. Lo credevano semplicemente un impasticcato. Per quello stesso motivo , la mattina prima aveva litigato con Wilson , primario di oncologia, tre matrimoni alle spalle.

Il suo unico e vero amico. L’unico che lo capiva veramente, non era preoccupato per quella piccola discussione. L’uomo non poteva stare troppo senza le sue battutine sarcastiche. Si divertiva a prenderlo in giro. Ormai da quando la moglie l’aveva lasciato erano tutti e due nella stessa condizione:

soli.

No non era vero. Solo lui era solo. Jimmy sapeva andare avanti, come avrebbe detto lui : sorridere alla vita! Sorrise. decise di alzarsi. Era inutile rimanere li. Si voleva rilassare un po’. Si vestì velocemente ed uscì di casa. Voleva andare in uno dei pochi posti che lo rilassavano. Un piccolo laghetto dietro l’ospedale. Lo conoscevano solo lui e Jimmy. Ma quanto si sbagliava su questo. Ora sfrecciava tra le auto come un furia mentre il dolore cresceva sempre di più.

H:cameron, che diavolo ci fai qui?

C:me lo chiedo anche io.

H:ma come non sai come mai sei qui?! Dovresti farti vedere da qualcuno.

eccolo di nuovo quel sarcasmo che non riusciva a tenere dentro.

Senza nemmeno ascoltarlo

C:che hai?

notò infatti che il diagnosta strofinava la mano sul jeans.

H:nulla tu piuttosto.. non è cosa da tutti i giorni trovarsi una bella donna in un posto così.

C:e come mai?

H:perché le belle donne vanno guardate bene alla luce. Qui non si vede un palmo da naso.

C:ci sono i lampioni che illuminano.

H:si ma il tuo viso non si vede bene.

L’immunologa arrossì come una sedicenne davanti al ragazzo che le piace.

C: non hai bisogno di vedermi il viso visto che quando mi parli non guardi in faccia.

Aveva ragione come sempre. Vista con la semplice luce di un lampione sembrava ancora più bella. Non perché non si vedesse bensì perché finalmente si era soffermato a guardare i suoi lineamenti, la sua pelle, le sue labbra. Erano belle come lei. Dolci, decise, sensuali. Come faceva a dire queste cose se non le aveva mai assaggiate prima?! Si bloccò a fissarle. Improvvisamente gli venne voglia di baciarla, di stringerla. Un brivido lo percosse.

La donna sentì intanto il disagio che cresceva, a causa dei suoi occhi puntati. Quella notte erano più profondi, più blu. Pieni di qualcosa, di un sentimento o di qualcosa di diverso. Non sapeva che fosse ma sperava in tutti i modi che fosse indirizzato a lei.

C:House.. – la sua voce uscì come un sussurro, un sussurro leggero.

H:che c’è – disse senza togliere lo sguardo dalle labbra di lei.

C:hai finito di fissarmi? Mi metti in imbarazzo così!

H:ma come prima ti adiri perché non ti guardo mai, e ora che ti do un minimo di attenzione te la prendi perché ti senti in imbarazzo?!

C:e che è strano..

H:posso farti una domanda?

C:se ti dicessi di no cambierebbe qualcosa?

H:mi consoci.

C:gia..

H:non senti anche tu il desiderio di baciarmi?

La donna spalancò gli occhi. Lui voleva baciarla?

C:c.c.come?

H:be si hai presente, attrazione fisica? Quelle cose li..

C:perché mi fai questa domanda?

H:perché ho voglia di baciarti ma non ci tengo a ricevere cinque dita in faccia.

C:ma tu non eri quello che non deve chiedere mai?

H:oggi volevo fare un eccezione

e così dicendo le mise le mani sui fianchi, ma lei rimase immobile. Le spostò allora i capelli che le coprivano un orecchio e le sussurrò.

H:se fai così non mi rendi niente più facile.

C:per quale motivo lo dovrei fare? Voglio prendermi una piccola vendetta.

L’uomo sorrise.

H:così ti voglio, decisa

e le passo una mano dietro la schiena iniziando ad accarezzarla. La sentì tremare, poi più niente. Forse lo voleva respingere.

H:non mi hai ancora risposto.

C:dopo quello che mi hai fatto in questi anni e suppongo continuerai a fare negli anni a venire, vuoi che ti baci?

H:sei sveglia anche a quest’ora vedo.

C:idiota.

H:perché?

C:ti sembrano domande da fare?

H:be credo di si ma..

il fiato gli fu spezzato dalle labbra di lei che si posavano sulle sue. Un bacio atteso e improvviso, lungo come non mai, dolce e passionale. Come le labbra dell’immunologa. Era come se l’era immaginato, solo un particolare cambiava. Questa volta lei era vera!

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Capitolo 2
*** vieni? ***


Ad un tratto si stacco da quelle labbra che l’avevano catturato.

 

H:vuoi stare qui tutta la notte?

 

Quella voce la risvegliò da un sogno che aveva vissuto ad occhi aperti. Lui era li davanti a lei e la fissava con un sorriso che non gli aveva mai visto prima .

 

C:veramente me ne vorrei tornare a casa. Sono stanca!

H:io ho un'altra idea che ne dici di venire a casa mia?

 

La sorprese,come tante volte aveva ormai fatto.

 

C:e cosa vorresti fare a casa tua ,scusa?

 

Fece un sorriso malizioso.

 

H:davvero vuoi comportarti così ingenuamente con me?

C:no House non capisco le tue intenzioni. Chiariscimi le idee.

 

La guardò, le mise una mano sotto il mento e riportò le labbra dell’immunologa sulle sue. Questa volta una carezza, un dolce sfiorarsi a vicenda.

 

H:voglio fare quelle cose che fanno gli adulti, i miei amici dicono che è una cosa divertente. – disse con voce da bambino.

 

Lei gli tirò un colpo sulla spalla.

 

C:sei un idiota.

H:è l’effetto che mi fanno le donne.

C:quindi non mi devo attribuire il merito.

H:no mi dispiace. Sono sensibile a tutto il genere femminile. Anche se tu hai un altro effetto su di me

 

e detto questo la prese per la vita e cercò di baciarla. Ma Cameron evitò le sue labbra.

 

C:dopo quello che mi hai detto vuoi che ti baci?

H:ti ho detto che hai un effetto su di me… non ti basta?

C:no! Voglio che mi dici perché mi hai baciata.

 

 Sapeva che non doveva farlo ma non riuscì a trattenersi, la curiosità ormai era cresciuta troppo, ma s’accorse solo dopo aver pronunciato le parole che questo avrebbe cambiato tutto. Quel momento, la loro vita.. tutto! Ma questa volta lui non si tirò indietro. Stupì la donna che aveva davanti e se stesso. Ma non voleva farla soffrire forse ci avrebbe ripensato, no, non questa volta, voleva provare, buttarsi a capofitto su di qualcosa. Assieme a lei.

 

H:perché ho sentito di farlo!

C:e da quando sei così impulsivo?

H:da sempre. Si insomma solo in quello che voglio io. E in questo gruppo di persone ci sei tu!

 

Lei sorrise, lui rispose a quel gesto e allungo la mano verso di lei. La prese.

 

C:andiamo a casa?

H:andiamo? Assieme? Oppure io a casa mia e tu a casa tua?

C:house..

H:cameron devi chiarire. Non sono tutti svegli come te.

C:detto da te ha un tono così sarcastico..

H:sembra davvero così? Eppure sono così serio.

C:smettila. Comunque per chiarire tu vieni a casa con me.

Il diagnosta sorrise.

H:e tu da quando sei così implicita?

C:da sempre, ma solo con chi voglio io!

H:bene! Allora andiamo.. ehi no.. perché a casa tua?

C:perché se no te ne torni a casa tua.. da solo!

H:ok sei stata chiarissima come sempre, solo che non capisco i..

C:House stai un po’ zitto.

H:Mi tratti come se fossi un bambino.
C:perché tu lo sei.

H:io ho la mia età sai.

C:gia l’aveva notato , ma ti comporti come un bambino, anzi nemmeno loro sono così.

H:così dolci?

C:tu sei tutto meno che dolce.

H:così adorabili e affascinanti?

C:vuoi che ti risponda?

H:no voglio che mi baci.

 

 Le prese il viso tra le mani e la baciò con passione e trasporto. Tutto attorno era avvolto da una dolce calma. Tranne loro due. I corpi erano pieni di passione ormai troppe volte tenuta dentro . Adesso erano li, solo loro due . Non c’erano pensieri che affollavano la mente rendendola pesante, solo la consapevolezza della presenza dell’altro. Quella consapevolezza che non si capisce con le parole ma coi piccoli gesti. Gesti trattenuti, gesti rubati, piccoli tocchi che diventano desiderio che ormai non si poteva trattenere.

Fu di nuovo lei a staccarsi da quella presa dolce. Subito lui fece un suono di disapprovazione.

 

C:andiamo, c’è freddo.

H:mmmh, no! Voglio rimanere qui. E poi ci penso io a scaldarti non ti preoccupare.

C:dai!

H:va bene, ma solo perché so quello che mi aspetta a casa tua.

C:sei troppo sicuro di te.

H:bene allora dimmi che facciamo. Mi legherai al letto in mutande con le tue manette e mi lascerai li da solo per tutta la notte?

C:esatto! Sono anni che sogno di farlo.

H:wow! Mi stupisci piccola crocerossina!

C:ci tento.

H:benissimo. Stiamo facendo passi avanti. Comunque dai prendiamo la moto. Facciamo prima.

C:no io vengo in macchina, tu mi segui. Anzi sai gia la strada.

H:perché non vuoi venire con me? Hai paura che  dei tuoi istinti sessuali dopo che ti appoggerai a me?

C:si esatto mi hai smascherata anche se in realtà la macchina mi servirà dopo ,naturalmente, averti legato al letto.

 

Sorrise. Come si sentiva bene con lei, era così.. non sapeva dare un aggettivo a quella ragazza, ma sapeva quello che ormai gli provocava dentro. Era bella, ormai gli rispondeva a tono, e lui adorava i battibecchi con le altre persone, ma aveva modo di averne solo con la Cuddy, Wilson infatti ormai lo lasciava perdere. Era forse contento di averla trovata li quella notte? Non si voleva rispondere, voleva solo viverla.

 

C:ti muovi? – disse lei ormai vicino alla macchina.

H:un po’ di rispetto per gli andicappati.

C:per i vecchi dirai?

H:ehi?!?

C:ho detto solo la verità.

 

Entrò in machina, accese il motore e partì lasciandolo li.

 

Ringarzio : EriMD e damagedlove per aver recensito! la ff ha gia qualche capitolo pronto ma posterò un poco alla volta. spero continuiate a recensire! un bacio. Ire

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Capitolo 3
*** una casa! ***


Deciso, prese la moto e in pochi minuti le era affianco. Lei lo notò. Era felice, sorrideva senza un motivo. Veramente un motivo lo aveva ed era lui, ma non doveva lasciar esprimere troppo le sue emozioni, anche se molto forti.

 

Si voltò un ultima volta a guardarla, la vedeva sorridere. Era sicuro che era grazie a lui che si sentiva in quel modo. Gli venne da sorridere. Doveva essere contagioso! La superò e svanì nel traffico.

 

H:ci hai impiegato una vita!

C:io non corro come te. Ci tengo alla mia esistenza.

H:e a quella degli altri vero?

C:esattamente. Da quanto sei qui?

H:come ho detto prima da una vita..

C:ok allora o sto parlando con un morto o tu hai 9vite come i gatti.

H:nove vite. Una volta ho provato a buttarmi da un cornicione come fanno loro ma il risultato è stata una gamba azzoppata.

 

Rise.

 

C:gia be non tutti i gatti sono capaci di cadere su quattro zampe.

H:ma io sono capace di fare tutto.

C:tu ne sei convinto ma non è vero. E chi ti sta attorno non te lo dice per non ferirti. Ma a me non importa più di tanto.

H:e inutile che menti. So che mi adori perché sono indistruttibile.

C:gia la tua gamba ne è una prova!

H:continuerai a prendermi in giro per molto?

C:fin quanto ne avrò voglia!

 

Intanto era arrivata davanti alla porta di casa sua. Lui la seguiva. Fortunatamente abitava al primo piano e non avrebbe dovuto fare scale. Prese la borsa e frugò dentro alla ricerca delle chiavi che sembravano essere sparite. Lui nel frattempo si guardava attorno un po’ spaesato. Era strano essere li. Ma la cosa non lo dispiaceva affatto.

 

H:non le trovi?

C:no! No aspetta

Un rumore di chiavi proveniente dalla borsa, la fece tranquillizzare.

 

H:paura di rimanere fuori vero?

C:si perché poi saremmo dovuti andare a casa tua e non avrei potuto utilizzare le mie manette. Ci tengo tanto!

H:sarebbe dispiaciuto anche a me.

C:ma se prima hai provato in ogni modo una scusa per non venire.

H:ogni modo mi sembra un esagerazione . Comunque questa cosa delle manette mi ha incuriosito.

C:ti incuriosiscono solo queste cose?

H:gia, se ci sei di mezzo tu poi.. Sai la Cuddy è diventata un po’ monotona in queste cose. Mi tratta come un pupazzo.

C:immagino, magari non la soddisfi abbastanza..

E fece un sorriso malizioso.

H:ne sei sicura? Provare per credere.

 

 La prese per i fianchi e iniziò a farle il solletico. Lei rideva come una matta.

 

C:house no, no dai ti prego. Soffro il solletico.

H:e per questo che te lo sto facendo.

C:ti prego, ti prego.

 

Vedendola così decise di bloccarsi. Ormai erano seduti sul divano. I capelli di lei tutti scompigliati. Quando si voltò a guardarla gli venne da ridere.

 

C:ti diverti a vedermi così.

H:si. Sei anche più bella. Un po’ più naturale. Non che prima non lo fossi. Ma quando ridi così sei splendida.

 

L’immunologa arrossì violentemente.

 

C:hai finito coi complimenti imbarazzanti?!

H:no voglio continuare tutta la notte.

C:ma hai visto che ore sono?

H:no e sinceramente non mi interessa più di tanto.

C:sono le tre e mezza di notte. House te ne devi andare. Non volgo arrivare tardi a lavoro domani.

H:ma io sono il capo.

C:non mi importa. adesso fuori.

 

E dicendo così lo spinse vicino alla porta.

 

H:ehi sei forte.

C:è facile spingere uno che non può usare una gamba.

H:grazie per avermelo fatto notare.

C:di nulla. Magari questo ti decide a farti andare via.

H:e invece no mi decide a farmi restare. Suvvia. Non succede nulla se dormiamo assieme. Senza fare niente prometto.- e mise la mano sul petto incrociando le altre due.

C:non ti credo tanto è inutile.

H:mi hai preso per un maiale pervertito?

C:no per un uomo, anche se ho i miei dubbi. E voi non riuscite a trattenere i vostri “istinti”.

H:veramente quelle siete voi donne.

C:ma cosa diavolo stai dicendo? Ah si cerchi di distrarmi così non ti posso buttare fuori da casa ma tanto è inutile.

H:sei ti che hai insistito perché venissi. E ora mi vuoi buttare fuori?

C:esatto. C’ hai impiegato un po’ a capirlo

H:fammi rimanere con te. – lo disse con voce supplicante che Cameron non riuscì a dirgli di no.

C:va bene. ma non provarci con me hai capito?

H:si mia padrona.

C:e smettila di fare l’idiota.

H:come tu vuole.

 

E lasciandolo parlare si diresse verso la camera da letto.

 

C:da che parte dormi del letto? – urlò dalla camera.

H:non fa differenza.

C:sei sicuro?

H:si! Tanto non dormiremo.

 

La donna si affacciò dalla porta e lo guardò male.

C:come?

H:scherzavo.

C:evita di scherzare o aspetto che ti togli i vestiti per buttarti fuori.

H:va bene. Allora vuoi che dorma nudo?

C:house!

 

H:era un no?!

C:no era un” o la smetti o dormi sul divano”!

H:e faresti dormire un povero zoppo sul divano? Immagini i dolori lancinanti che mi provocherebbe?

C:sarebbero la giusta punizione.

H:quanto sei sadica. Dai evitiamo di parlare e facciamo qualcosa di più produttivo. – disse mentre si toglieva la maglietta.

C:vai!

H:dove?

C:di la .

H:di la dove?

C:sul divano.

H:e perché mai?

C:ti avevo avvertito se continuavi ti avrei fatto dormire sul divano. E adesso vedi di muoverti!

H:ma sei cattiva.

C:mi porti tu ad esserlo.

H:credevo che fossi più dolce e meno acida sai?

C:credevi male. Comunque non ti sei ancora mosso. Il divano non verrà da te lo sai questo si?

H:mmmh strano eppure eravamo diventati amici.

C:da come li tutti tu gli amici capisco perché non viene e soprattutto perché fra poche ore ti troverò coricato in terra.

H:ti adoro quando mi tratti così.

 

La donna si fermò e lo guardò con un mezzo sorriso. Si poteva essere così?

 

C:tu sei pazzo.

H:di te!

C:e inutile che provi ad addolcirmi, non risolvi proprio nulla lo sai si?!

H:lo vedremo.

C:non mi sfidare.

H:perché?

C:sei tu quello che ci perde.

H:ma se non vedi l’ora di saltarmi addosso.

C:questo sei tu che lo credi. Io non l’ho mai detto.

H:i gesti e il modo di comportarsi parlano da soli.

C:sia i gesti che il comportamento possono essere fraintesi. E ora a nanna.

 

Detto questo gli lanciò un cuscino ed una coperta.

 

C:dormi bene.

H:se fossi in un letto dormirei meglio.

C:se, se, se quanti se. Se tu fossi meno idiota adesso staresti dormendo su di un letto con una donna stupenda.

H:da dove nasce la sicurezza della tua bellezza?

C:dalle tue parole.

 

Colpito ed affondato. Si stava divertendo a stare così. Era piacevole la presenza della piccola Cameron, forse la doveva chiamare Allison. Infondo stavano prendendo una piccola parte di confidenza, quella parte che si dà solo a chi si tiene veramente. Sorrise ,di nuovo. Molte volte ormai l’aveva fatto quella sera. Ma non voleva farsi vedere da lei. Però quale strana ragione , forse , non lo sapeva nemmeno lei, però si era bloccato.

ecco qui il terzo capitolo: ringrazio EriMD, damagedlove e SHY per aver recensito anche questo capitolo! spero che vi sia piaciuto! un bacio Ire!

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Capitolo 4
*** il monopoli! ***


Passarono cinque, dieci , venti minuti. Non riusciva a dormire. Senti un rumore proveniente dalla camera da letto di lei. Era la sua voce. Stava .. piangendo. Senza pensarci due volte si alzò e si diresse nella camera. Si piangeva, ma dormiva nello stesso tempo stava facendo un brutto sogno. Decise di svegliarla non sopportava vederla così.

 

H:cameron, Cameron , Allison!

 

Ad un certo punto si svegliò di colpo e gli buttò le braccia al collo continuando a piangere.

 

C:perché? Perché? – disse singhiozzando.

 

House rimase immobile non sapeva bene che fare. Le accarezzò i capelli ma non disse nulla. Non voleva essere banale.

 

H:che è successo?

C:nulla!

H:non ne vuoi parlare proprio? Guarda che io non sono Wilson. Non andrò a raccontare tutto a chip e chop.

 

Sorrise leggermente. Era riuscito nel suo intento farla tranquillizzare un po’.

 

H:allora?

C:ho fatto un incubo.

H:me n’ero accorto.

C:gia, be oggi e l’anniversario di morte di mio marito.

 

Come uno schiaffo in pieno viso accolse quella notizia. Non se lo sarebbe mai aspettato. Chissà come si sentiva lei ad averlo in casa in quel momento. Pensò la cosa più logica da fare.

 

H:quando ti tranquillizzi io vado.

C:no.

H:ti sono solo di disturbo qui.

C:no ti prego non voglio stare sola come tutti gli anni. Voglio che resti. Ti voglio vicino a me.

H:ok – disse teneramente. La baciò delicatamente sulla fronte!

 

Si stesero sul letto. Lei lo abbracciò forte e lui la lasciò fare. Si sentiva in qualche modo in colpa per come l’aveva trattata poco prima. Infondo non aveva fatto nulla, ma quelle battutine, quelle frasi dette. Non ci voleva pensare. Doveva solo tranquillizzarla e farla sentire meglio.

 

H:vuoi un caffé?

C:no.

H:un te?

C:no.

H:ok magari preferiresti che me ne stia zitto?

C:no.

H:sono confuso.

C:voglio  stare solo come siamo adesso. Abbracciati. Veramente…

 

Detto questo si sollevò dalla posizione in cui era prima e lo scavalcò mettendosi  sopra di lui.

 

H:che fai?

 

Non gli lasciò il tempo di parlare che gli tappò la bocca con le sue labbra. Erano dolci come poco prima ma quel bacio era diverso. Era sofferto, fatto come per dimenticare, dimenticare momenti terribili che nessuno dovrebbe vivere , che invece lei si trovava a sopportare nella sua mente.

 

C:voglio fare l’amore con te.

H: apparte che l’erba voglio non esiste nemmeno nel giardino del re – sorrise – e poi non mi sembra il caso.

C:ma come prima ci provavi e ora perché sai che oggi è morto mio marito ti tiri indietro?

H:esattamente.

C:e potrei sapere il perché?

H:perché farlo con me sarebbe una cosa importante per te, e si anche per me, ma non voglio che ti ricordi questo momento bellissimo associandolo alla morte di tuo marito.

 

L’immunologa si formò e lo fissò con quegli occhi verdi che lo capivano. Dicevano la verità in quel momento, e tanto per cambiare, lui aveva ragione. Gli diede un bacio leggero sulla bocca.

 

C:non ho sonno tu?

H:un po’ ma recupero tutto dopo in ospedale. Che vuoi fare?

C:giocare a monopoli.

H:ok, be seriamente..

C:non stavo scherzando. Sono seria.

 

House spalancò gli occhi.

 

H:perché vuoi giocare a monopoli?si insomma sei con un medico bellissimo affascinante, e brillante.. e vuoi giocare a monopoli??? Si insomma monopoli.

C:lo hai ripetuto minimo 4 volte.

H:tre.

C:va be. Allora che ne dici?

H:odio il monopoli!

C:e perché? Cos’è l’unico gioco dove non vinci?

H:no. Sai che io sono invincibile. Ma non mi sembra molto divertente rimanere ore e ore su di un gioco che non ha senso di esistere.

C:dai House non farti pregare.

 

Il diagnosta le prese il braccio e la tirò a se. La baciò e le sussurrò all’orecchio:

 

H:solo se inizi a chiamarmi Greg.

 

Lo baciò.

 

C:va bene.. Greg.

H:ecco adesso si inizia a ragionare. Be dove lo nascondi il monopoli Allison?

C:Allison?

H:è il tuo nome no?!

C: si ma.. non ti ho dato il permesso di chiamarmi per nome.

H:ma come tu si e io no?

C:no io ti chiamo così per farti giocare a monopoli.. tu che mi dai in cambio?

H:un lecca-lecca.

C:non mi sembra uno scambio equo.

H:non vorrai una cena spero?!

C:nooo troppo banale.

H:e allora?!

C:dovrai fare le mie ore in ambulatorio!

H:cooooosa?

C:ber sai non concedo a tutti di chiamarmi per nome.

H:si ma l’ambulatorio è una tortura. E per quanto le dovrei fare scusa?

C:tre giorni.

H:va bene!

C:davvero?!

H:si.

C:ripetimelo.

H:… si!

C:no il mio nome.

 

L’uomo spostò i capelli dall’orecchio e le sussurrò:

 

H:Allison.

C:come mi piace quando lo dici tu.

H:be si la mia voce è molto bella.

C:be andiamo.

H:mi vuoi gia portare a far le ore in ambulatorio?

C:idiota, andiamo di là a giocare a monopoli.

H:non possiamo stare qui?

C:no. Mi concentro di più seduta.

H:ma se ci sono io nella stanza la tua concentrazione se ne andrà anche se stai appesa per i piedi.

C:che illuso.

H:è la verità. Non ti devi vergognare faccio questo effetto a molti anche a Chase.

C:ma mi spieghi che ti ha fatto quel povero ragazzo?

H:e tu spiegami perché lo difendi.

C:perché mi fa pena.

H:solo per questo.

C:certo per che altro?!

H:non lo so dimmelo tu.

C:la smetti di fare il geloso?

H:io non sono geloso.

C:si che lo sei.

H:non lo sono, non si può essere gelosi di quello li.

C:e perché?

H:perché è un ragazzino..

C:non è affatto vero.

H:ah no?? Ed è meglio di me?

C:a letto è bravo.

H:coooome scusa?

C:è la verità.

H:e secondo te io non sono bravo?!

C:non lo so. Non sono mai venuta a letto con te.

 

House si odiò mentalmente per quello che aveva detto prima riguardo a quel giorno. Ma mantenne la calma.

 

H:ne riparleremo…

C:non vedo l’ora. – e gli sorrise

H:be questo monopoli dove l’hai nascosto?

C:prima un bel po’ di gelato alla vaniglia..

H:non mi piace la vaniglia.

C:come sospettavo, e il cioccolato?

H:certo!

C:sei un bambino, non smetterò mai di pensarlo.

H:non è vero.

C:continua a pensarlo House..

 

Il diagnosta la fissò.

 

C:Greg.

H:molto meglio!

 

Si voltò e vide appoggiato allo scafale la scatola del gioco.

 

H:eccolo. Io faccio la banca.

C:e hai il coraggio di dire di non essere un bambino.

 

Gli diede un bacio sulla spalla e sparì nella cucina.

 

H:mi raccomando ne voglio tanto di cioccolato.

Allora prima di tutto ringrazio chi ha recensito: Giulia93 e piccy6! il continuo a domani! una bacio ! Ire!

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Capitolo 5
*** arrivederci! ***


Erano passate circa due ore.

 

H:è tardi.

C:lo dici perché sto vincendo.

H:hai barato.

C:non è vero.

H:invece si. ma come cavolo hai fatto a comprarti quasi tutto?

C:questo gioco mi è sempre piaciuto.

H:bella scusa.

C:non ti devi arrabbiare perché ti ho battuto.

H:non mi ha battuto.

C:House non ti sono rimasti soldi.

H:il mio nome è Greg.

C:scusa , me ne dimentico sempre.

H:adesso sono offeso. Per questo la vittoria passa a me.

C:scordatelo.

H:ok allora mi ritengo offeso.

C:fai come vuoi ma io non cedo la mia vincita.

 

House fece per alzarsi ma l’immunologa si alzò immediatamente e lo bloccò con le braccia.

 

H:che fai?!

C:te ne vuoi andare?

H:veramente volevo prendere un po’ di caffè? Ti dispiacerebbe se me ne andassi?

C:certo che mi dispiacerebbe. Dovrei rimanere qui da sola.

H:wow. Solo per questo?

C:hai altre idee?

H:perché sono bellissimo

 

Sembrava più un’affermazione. Forse lo era veramente. Sorrise.

 

C:ce n’è di meglio.

H:come Chase?

C:come Chase.

H:io sono più maturo.

C:ancora con questa storia. Comunque sei più vecchio non più maturo.

 

Il diagnosta si sollevò finalmente dalla sedia e la guardò negli occhi dalla sua altezza. Le prese la vita e la baciò prima dolcemente poi con più passione. Lei ricambiò quel bacio con la stessa passione. L’uomo la spinse un po’ indietro e la mise contro il divano che si trovava pochi centimetri da loro. Sollevò senza fatica il corpo di Cameron e lo poggiò sul bracciolo del divano bianco.

 

Scivolarono assieme.

 

C:che diavolo fai.

H:ti bacio. Credevo che l’avessi capito.

C:si ma..

H:sta tranquilla non ho intenzione di fare nulla anche se l’idea c’era.

 

Detto questo continuò a baciarla sul collo, sulle labbra, dove poteva. Sentiva i movimenti di lei sotto le sue dita che le passavano tra i capelli lunghi e morbidi che ormai erano sparsi per il divano, lasciati liberi.

 

Sospirò.

 

H:devo andare.

 

E detto questo si alzò da lei che era ancora coricata sul divano, rossa in viso e visibilmente divertita e eccitata allo stesso tempo.

 

C:dove?

H:a casa mia. Sono le cinque del mattino. Vorrei farmi una doccia e dormire qualche ora.

C:la puoi fare qui la doccia. E poi hai tutto il tempo per andare a cambiarti.

H:non mi sembra il caso.

C:perché?

 

Lui era in imbarazzo, non avrebbe mai ammesso che se rimaneva in quella casa non avrebbe più retto a quel viso, a quegli sguardi, a quel corpo. Dio quanto era bella.

 

H:perché tu ti devi preparare e io devo. Passare da Wilson.

 

Scusa patetica.

 

C:a fare cosa da Wilson alle 5 del mattino?

H:mi deve dare una cosa.

C:e non te la può dare in ospedale.

 

Dicendo questo si alzò dal divano e gli si mise davanti cercando di capire la verità nei suoi occhi azzurri.

 

H:non mi guardare così.

C:non ti sto guardando in nessun modo particolare.

H:si , come per capire cosa provo dentro. Ma adesso non provo nulla. Voglio solo andarmene a casa.

C:va bene.

H:me ne posso andare?

C:certo non sarò io a costringerti.

H:e non ti interessa sapere il perché?

C:mi hai appena dato le tue ragioni. Che vuoi che faccia che ti leghi al letto e ti torturi finché non parli?

H:no ma..

C:e poi l’hai detto tu stesso.. Tutti mentono.

H:mi vuoi spiegare perché questa cosa me la rinfacciano tutti?!

C:perché forse un po’ è vera.

H:gia.

C:allora ciao ci vediamo dopo.

 

La guardò di nuovo, intensamente, era.. delusa? No era normale, stranamente normale e la cosa gli dava fastidio.

 

H:non lo vuoi proprio sapere? Se vuoi te lo dico.

C:ti ho detto che non mi interessa.

 

Silenzio.

 

H:è perché sei bella.

C:come??

H:anzi no perché sei bellissima.

C:aspetta fammi capire te ne vuoi andare perché io sono bellissima?

H:esattamente, hai vinto un peluche.

C:Greg stai dicendo tante stupidaggini.

H:ma è la verità. Non posso stare in casa tua con te mezza nuda senza poter fare nulla con te. Io voglio fare l’amore con te!

 

Quell’affermazione la sorprese non poco.

 

C:be..

H:non parlare ti prego, mi sembro una sedicenne nel pieno di una tempesta ormonale e mi dà fastidio.

 

Gregory House in una sola frase aveva pregato qualcuno e aveva addirittura parlato di una sua debolezza. Non era cosa da tutti i giorni pensò Allison.

 

C:va bene vai. Dai ci vediamo dopo.

 

Gli mise le mani sul petto e lo baciò delicatamente.

 

H:grazie.

C:di nulla. Scusami tu.

H:l’unica tua colpa è di essere troppo sexy.

 

Sorrise e lo baciò di nuovo.

 

C:se mai mi denunciassero per omicidio dirò così al giudice.

H:chiamami quando accadrà, testimonierò per te.

C:ci si può fidare di te  su queste cose.

H:certo. In fondo mi faranno giurare.

C:terrai le mani incrociate dietro la schiena come hai fatto poco fa.

H:quando?

C:quando ti stavo cacciando di casa. Credevi di essere l’unico che nota i particolari?

H:..

C:sei senza parole vero?

H:come diavolo hai fatto a vederle?

C:non le ho viste..

H:no?!?

C:no me lo sono immaginata, e la tua reazione mi ha fatto capire che avevo ragione.

H:stai imparando troppi trucchetti stando con me signorina, e questa cosa mi piace davvero tanto.

 

L’immunologa gli porse la camicia e la giacca.

 

C:ciao.

 

L’uomo prese i due indumenti li indossò e si voltò a guardarla.

 

H:ciao piccola.

C:quanto sei dolce.

H:solo con chi voglio io.

C:gia e adesso vai.

 

Il diagnosta impresse un ultimo dolce bacio sulle labbra della sua “piccola Allison” ed uscì dalla porta. Si diresse velocemente in direzione della moto con una strana allegria addosso. E sapeva chi ne era la causa questa volta, una dolcissima e innamorata donna che si trovava dentro quell’uscio che pochi minuti prima aveva varcato. Accese il motore e partì rompendo il silenzio delicato della note che ormai si apprestava a morire

Allura oggi mi sento buona e ne posto un altro pezzo!

  • Mistral:vero hai ragione forse le cose corron un po' però sinceramente non vedo House e cam come una coppia molto normale! sai quando ho riletto la ff l'ho pensata nel tuo stesso modo. Ma infondo credo che sia meglio far svolgere i fatti all inizio e forse "accellerare un po' tutto invece di rimaere un po' con l'ansia di quello che accadrà!
  • Sere grazie per aver lasciato un commento anche qui sai che mi amolto piacere! gracias sei un tesoro!
  • damagedlove ecco fatto visto!? continuata subitissimo! spero che recensirai anche questo capitolo!

al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** non posso! ***


*DRIIIIIIIIIIIIIIIN*

 

Nessuna risposta.

 

H:muoviti!!

W:house?

H:acuto.

W:sono le cinque del mattino.

H:veramente sono le cinque e venti.

W:cosa vuoi?

H:L’ho baciata, anzi lei ha baciato me.

W:scusa la domanda ma chi ti ha baciato?

H:ma allora sei tonto.

W:perdonami se sono stato svegliato da un pazzo con il bastone.

H:mi sono stranamente sentito toccato.

W:fai bene. Mi vuoi rispondere?

H:Ti do due possibilità: Madre Teresa di Calcutta, Angelina Jolie..

W:la prima è morta e l’altra non va a baciare dottori in giro per il mondo.

H:dimentichi che io valgo molto.

W:sei venuto qui per farmi un indovinello???

H:no c’è una terza opzione.

W:House non ne ho voglia.

H:Allison Cameron.

 

Wilson all’iniziò non capì un po’ per la stanchezza un po’ per la rabbia che l’amico gli stava provocando. Poi spalancò gli occhi.

 

W:no spiegami, Cameron ti ha baciato?

H:è quello che ho detto.

W:e questa notizia non potevi dirmela a lavoro?

H:tu sei un pettegolo per eccellenza, dopo averla detto a te quando arriverò in ospedale lo sapranno tutti.

W:fuori di qui.
H:non sei il primo a dirmelo oggi lo sai?

W:non voglio sapere in quali condizioni “qualcuno” te l’ha detto.

H:non te le avrei raccontate.

W:no aspetta un attimo se lei ti ha baciato e tu a quest’ora sei qui vuol dire che è successo qualcosa.

H:gia ma te lo racconterò la prossima puntata.

W:mi ha buttato dal letto e poi non mi racconti i particolari più piccanti?? Questa è crudeltà!

H:vedila come vuoi. Peggio per te che mi ha trattato così.

W:house.

H:ciao Jimmino caro.

W:tanto scoprirò tutto.

H:non vedo l’ora.

 

La giornata passò rapidamente. Non accadde nulla di insolito. Lui era sempre uguale, ma questo non fece innervosire Cameron ne le fece dimenticare quello che era successo la notte prima. Sembravano una coppia sposata da sempre, ma c’era quella passione , quella che solo pochi hanno e possono provare. Era felice.

 

Anche il diagnosta era felice di quel strano cambiamento che stava prendendo la sua vita solitaria. Quella notte era stata la più bella e la più speciale della sua vita. Si era divertito a giocare a monopoli con lei anche se era stato battuto come mai prima , a se stesso doveva ammetterlo. Incrociò le mani sul petto e cercò di recuperare le ore di sonno che gli erano state teneramente strappate via da una bellissima donna.

 

Una fitta. Quelle c’erano sempre però. Ingoiò del vicodin e riprese a dormire.

 

*Buuum*

 

House si svegliò di scatto.

 

C:oddio scusami tanto.

H:ma che diavolo è successo??? Un bombardamento aereo? Hitler è tornato?

C:è stata colpa mia mi sono cadute le cartelle in terra. Mi dispiace.

H:non ti preoccupare. Apparte il fatto che hai rovinato il mio sogno con madre Teresa e Angelina Jolie.

C:che sogno strano.

H:gia se sapessi la posizione preferita della Jolie..

C:non voglio sapere quella di madre Teresa.

H:non te l’avrei detta. È un segreto tra me e lei.

C:sono felice di sentirlo.

H:vai via?

C:si appoggio queste cartelle me ne torno a casa.

 

Sperava che lui le chiedesse di poterla accompagnare. Ma non accadde.

 

H:benissimo. Buona notte allora.

 

Sorrise forzatamente.

 

C:anche a te.

Poggiò le cartelle sul tavolo, si tolse il camice , prese il cappotto e si diresse verso l’uscita.

 

H:Giulietta!!!!! – aspettò – ehi Giulietta non vorrai lasciare il tuo Romeo al freddo e al gelo.

 

Cameron sentendo la sua voce andò velocemente verso la porta di ingresso e l’aprì velocemente.

 

C:greg che ci fai qui a quest’ora si può sapere.

H:è mezza notte.

C:gia me ne sono accorta da sola.

 

Era nervosa. Forse aveva fatto male.

 

H:ok be.. me ne vado?

C:non sarebbe una cattiva idea.

 

Il diagnosta rimase un po’ spiazzato da quella risposta. Non se l’aspettava.

 

H:be ok allora ciao.

C:che diavolo volevi a quest’ora?

H:siccome era passata la mezza notte pensavo..

C:pensavi di venire qui e farti una sana scopata?!?

 

House rimase di stucco ma che l’era preso?

 

H:io veramente..

 

Non fece in tempo a parlare che la ragazza gli era tra le braccia e lo baciava con passione. Non riusciva a capirla ma nemmeno a trattenersi da quelle labbra che lo chiedevano con avidità.

 

H:sicura di stare bene?

 

Intanto erano entrati dentro casa continuando a baciarsi.

 

C:non posso venire a letto con te.

H:e perché mi baci così..

C:non posso avere voglia di baciarti?

H:non ho detto questo e che non capisco che ti è preso.

C:nulla. Sto male va bene!?

H:ok ok. Scusami , Sei troppo suscettibile. Posso sapere almeno che hai?

C:niente che ti interessi.

H:se stai male tutto mi interessa.

 

Poi ad un certo punto l’uomo si fermò a pensare. Certo era tutto chiarissimo. Gli sbalzi d’umore in quel modo erano attribuibili in un solo modo ad una donna.

 

H:ooh..

C:che significa quella parola.

H:nulla.

C:non è vero.

H:invece si.

C:no.

H:se vuoi possiamo continuare così tutta la sera.

C:io me ne vado a dormire. Se vuoi rimanere muoviti se no la porta è quella.

 

H:che gentile che sei questa sera.

C:grazie, adesso muoviti.

H:non ho mai detto che sarei rimasto qui.

 

La ragazza si fermò a guardarlo. Il diagnosta resse il suo sguardo. Poi si tolse il cappotto.

 

H:va bene.

C:bravo!

H:una domanda.

C:che vuoi?

H:di solito dormi nuda?

C:si solo quando sono da sola, ma se c’è un uomo evito.

H:io non mi offendo, ne mi vergogno.

C:nemmeno io ma sai non vorrei vederti sbavare.

H:sicura di te!

C:gia. Hai gia cenato?

H:veramente no.

C:bene fatti un panino o quello che vuoi, il frigo è pieno di qualsiasi cosa.

H:sapevi che sarei venuto qui a ripulirlo?

C:immaginavo qualcosa del genere. Io me ne vado a dormire, mi fa male la schiena.

H:arrivo subito,ripulisco il frigo e arrivo.

 

L’immunologa entro nella camera da letto ma non chiuse la porta.

 

Si voltò e aprì il frigo, c’era davvero di tutto li dentro. Prese del prosciutto e una birra . Poi andò alla ricerca del pane. All’improvviso la donna sbucò dalla camera.

 

C:se cerchi il pane è nel cassettone sotto la cucina.

H:ahhh..

 

L’uomo gridò appena.

 

H:si può sapere da dove diavolo ne sei uscita?

C:da camera mia.

H:ma non stavi andando a dormire?

C:ti dà fastidio che sia venuta qui?!? Me ne posso tranquillamente andare, non ti preoccupare.

 

Fece per andarsene ma il diagnosta la trattenne per un braccio.

 

H:dai che scherzavo.

 

La fermò e le passò un braccio dietro la schiena. Le liberò il viso dai capelli che lo coprivano, era un po’ pallida, forse dai dolori  ma pur sempre bella. Le accarezzò una guancia col pollice mentre la fissava dritta negli occhi.

 

H:ciao piccola.

 

Allison arrossì. Sorrise timidamente. Ogni volta la sorprendeva.

 

C:ciao.

 

Disse con un filo di voce.

 

H:andiamo a dormire?

C:ma non hai nemmeno mangiato.

H:non importa.

 

Stavano sussurrando. Il battito della donna aumentò sentendolo sempre più vicino.

 

C:sei sicuro?

H:certo, e poi sono stanco. Voglio proprio dormire con una bella donna.

C:be allora hai sbagliato casa.

H:non credo proprio.

 

La tirò di nuovo a se e la baciò con passione. Le sue labbra erano le stesse della notte prima , ma gli erano mancate, davvero. Stava bene. Avrebbe voluto prenderla in braccio e portarla in camera da letto. Ma non poteva, peccato.

 

C:Greg

H:dimmi.

C:…

H:ehi ci sei?

 

Ma cosa gli voleva dire?! Che l’amava? No, non poteva fare questo a se stessa, non poteva lasciarsi andare. Infondo non era diventata una cosa seria.. aspettare, doveva solo aspettare.

 

C:si senti.. – e adesso? –andiamo a dormire si o no?! Sono sfinita e domani ho il doppio turno in ambulatorio!

H:no, mi dispiace ti sbagli di grosso.

C:come?

H:non devi farne di ambulatorio.

C:e come mai?

H:be ricordi?! Lo devo fare io per tre giorni!

 

Cameron pensò un attimo, aveva ragione, se n’era pure scordata.

 

C:giusto.. Be allora?! Andiamo a dormire lo stesso. Anche se non devo fare più l’ambulatorio non vuol dire che non sia stanca.

H:ok ok.. anche oggi devo dormire sul divano?

C:possibile, secondo come ti comporti.

H:forse sarà meglio chiudere la bocca prima di dire qualcosa di sbagliato.

 

Sorrise. Lei si volto a guardarlo. Rispose a quel gesto.

 

C:gia.. forse è meglio.


Come sempre ringrazio chi ha recensito chi bene e chi amle :)

  • SHY:sono contenta che ti sia piaciuto questo capitolo! Spero continuerai a leggere!
  • damagedlove:gracias anche a te, ti ringrazio molto per la recensione e vedo che ti è piaciuta tutta la ff e che la segui dall'inizio! spero di non deluderti coi prossimi capitoli!
  • cassandra14:be che dire.. ti ringrazio per la recensione e spero che le true idee mi facciano migliorare nella prossima ff che scriverò, spero che quando la finirò mi farai sapere che ne pensi visto che hai letto solo metà! :)
  • Vorrei ancora ringraziare Sere che anche se non ha recensito mi tirata su di morale! grazie ciccina mia!!!

Al prossimo capitolo (che arriverà ,credo, prima di sta sera) un bacio Ire!

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Capitolo 7
*** sorpresa ***


Passò una settimana. Le cose tra i due rimasero stabili. House non andò più a trovarla, ne lei si preoccupò di cercarlo. Non voleva forzare le cose, ma temeva che in questo modo sarebbero rimasti sempre Cameron e House e non più Allison e Greg.

 

Erano ormai le otto di sera quando uscì dalle porte scorrevoli dell’ospedale. Era stanca, quella sera sarebbe tornata a casa , avrebbe ordinato una pizza e guardato un film in dvd. Salì in macchina e senza nemmeno pensare accese il motore e partì.

 

Arrivò sotto casa sua in meno di venti minuti, c’era poco traffico. Scese dalla macchina pesantemente e senza notare che le luci di casa sua erano accese salì i pochi gradini che portavano al portone principale.

 

C:buonasera Gorge.

G:sera signorina Cameron. E buona fortuna.

 

Che voleva dire? Non ci pensò più di tanto ne si girò a chiedere spiegazioni, infondo il Sig. George era portiere di quel palazzo da più di vent’anni ed era anche piuttosto anziano. Arrivata davanti alla sua porta la vide socchiusa. 

 

L’aprì lentamente ma non entrò diede solo una sbirciatina. Quello che vide la sorprese non poco: Gregory House in grembiule, camicia e cravatta che apparecchiava il tavolo. Le scappò una risatina.

 

H:sai che è maleducazione fissare le persone?

 

Disse senza nemmeno voltarsi.

 

Sentendosi scoperta l’immunologa aprì la porta d’ingresso.

 

C:hai ragione, ma sai com’è uno torna a casa e la vede aperta non sa che pensare.

H:gia be.. ti piaccio? E fece come una giravolta su se stesso , per quanto la gamba gli permettesse.

C:sei bellissimo.

H:che scontata che sei, io sono sempre bellissimo, dimmi qualcosa che non so..

C:che ti amo..

 

Le uscì così, naturale. Ma sconvolse non quanto lui, che cerco di essere però più “House” possibile.

 

H:anche questo lo so gia.. mmmmh fammi pensare..

C:sei un idiota!

H:be sono cose che mi ha gia detto più fantasia..

C:coooome? Io ti dico che ti amo e tu che fai? Mi dici “lo so gia” – disse imitando la voce del diagnosta.

H:ehi ehi, calmati. Stavo scherzando.

C:non stavi scherzando.

H:ma che credi che sia rimato impassibile?

C:non ne ho idea ma sicuramente lo sembravi.

H:non mi conosci per niente allora.

 

La discussione stava prendendo una brutta piega.

 

C:scusa.

H:e di che cosa?

C:di averti detto quelle cose. Non avrei dovuto.

H:ti stai pentendo del fatto di avermi detto ti amo?

C:no quello mai.

H:bene allora accetto le tue scuse.

C:non cambierai mai vero?

H:devi ancora conoscermi.

C:ci proverò.

H:ho avuto paura.

C:e di che?!

H:di rovinare la nostra bellissima “cenetta e sorpresa”.

C:che sorpresa è?!

H:sapessi..

C:dimmelo..

H:no, prima mangiamo.

C:ma sono curiosa..

H:shhh. a proposito , visto che dobbiamo cenare a lume di candela e io sono tutto in tiro perché non vai a cambiarti?

C:ma non ho niente.

H:sicura?

C:che hai fatto?

H:nulla, di cui mi potrei pentire almeno.

 

Cameron si diresse velocemente in camera da letto e vide un vestito verde smeraldo appoggiato con cura sul letto. Aveva una piccola fascia sull’addome e cadeva libero fino al ginocchi. Era incantevole.

 

C:é..é stupendo.

H:be ci voleva qualcosa di stupendo su una donna stupenda per una serata stupenda giusto?

C:grazie.

H:l’ho fatto più per me. Ma se ci tieni a ringraziarmi.

C:mi fai cambiare?

H:a tranquilla non mi disturbi.

C:fuori.

H:va bene va bene.

 

Dopo pochi minuti uscì dalla camera e lo vide seduto sul divano, sorseggiando del vino rosso e leggendo una rivista medica che doveva aver trovato sul tavolino.

 

C:come sto?

 

L’uomo si voltò e rimase incantato. Era davvero bella.

 

H:ceniamo?

 

La cena passò velocemente, parlarono, scherzarono come se fossero una coppia da una vita. Ma non era così, non potevano nemmeno definirsi una coppia vera e propria, nessuno dei due aveva accennato a niente.

 

C:adesso voglio la sorpresa.

H:calma. Prima ci guardiamo un film e digeriamo per bene.

C:che film?

H:non so. Pensavo ad un classico.

C:tipo?

H:romeo e Giulietta.

C:stai scherzando?

H:ehi guarda che Leo in questo film è un gran figo.

 

L’immunologa rise.

 

C:idiota. E poi almeno fammi vedere il vero classico di quel film.

H:in videoteca c’era solo questo.

C:mi accontenterò.

H:benissimo. Allora buona visione.

 

Erano seduti vicinissimi su quel divano. Il braccio di lui passò velocemente sulla spalla di lei che non oppose resistenza e si lasciò andare. Guardarono il film in silenzio senza rovinare quell’atmosfera magica e dolce che si era creata.

 

 


eccume qui di nuovo! allora prima di tutto vorrei dire che dopo questo cpitolo ce n'è uno solo pronto ma credo di poter finire l'ultimo entro domani, ispirazione permettendo naturalmente! :) come sempre ringrazio tutti voi

  • damagedlove:che recensisce come sempre :) grazie ancora una volta, spero ti piaccia!
  • piccy6:grazie per i complimenti.
  • giulia93:non ti preocuipare se non recensisci tutto l'importante che ti piaccia e che continui a leggere no?!?

un bcaio a tutti! a domani Ire!

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Capitolo 8
*** patiance ***


Erano seduti vicinissimi su quel divano. Il braccio di lui passò velocemente sulla spalla di lei che non oppose resistenza e si lasciò andare. Guardarono il film in silenzio senza rovinare quell’atmosfera magica e dolce che si era creata.

 

 

Dopo circa due ore il film era finito, nessuno dei due si era addormentato. Il braccio di lui era ancora sulla sua spalla e le accarezzava teneramente i capelli. Profumavano di vaniglia! E quel vestito faceva intravedere le gambe rannicchiate sul divano. Sorrise. Certo che era bella. Guardò l’orologio.

 

10 e mezza.

 

H:e adesso viene la sorpresa, forse più per me che per te. Ma in qualsiasi caso sarò contento. – glielo sussurrò all’orecchio.

C:che cos’è posso saperlo?

H:no .A proposito mettiti questo.

 

Si alzò è prese un foulard dalla tasca dei pantaloni.

 

C:quello è mio!

H:gia be, l’ho trovato mentre frugavo nel cassetto delle mutandine.

C:chissà perché non sono stupita, anche se quello si trovava nell’armadio.

H:be mentre lo cercavo..

C:comunque non lo voglio mettere.

H:perché?

C:che vuoi farmi?

H:sapessi…!

C:non me lo metto.

 

Il diagnosta si avvicinò. La fece alzare dal divano e le prese i fianchi tra le mani.

 

H:dai.. – lo disse con voce tremendamente sensuale che l’immunologa rabbrividì.

C:mi prometti che non farai nulla di strano.

H:ti sembro il tipo? – e mentre lo diceva le legò il fazzoletto sopra gli occhi.

 

H:vieni!

 

Le prese la mano e la portò , anche se zoppicando, in bagno. Era una stanza davvero grande. C’era vasca stile inglese , il pavimento era di una tonalità calda sul rosa. Su una parete si trovava un grande specchio  che rifletteva tutti i loro movimenti. Il diagnosta lasciò la sua mano quando l’aveva posizionata proprio al centro della camera.

 

C:ehi dove vai?

H:sono qui non ti preoccupare.

 

Un’ansia l’assalì all’improvviso. “e se..” no no. Non si doveva pensare, in fondo lui era Gregory House, l’uomo dai milioni di dollari.

 

H:ehi piccola, che ne dici di togliere questa cosa che ti copre gli occhi?

C:fosse stato per me non l’avrei nemmeno messa.

H:gia ma non sarebbe più stata una sorpresa.

C:odio le sorprese.

H:.. ah..

 

Rimase un attimo spiazzato. Avrebbe giurato che Allison era una ragazza che le adorava. Di nuovo quel “se” che gli stava invadendo i pensieri.

 

H:magari questa è diversa. Aspetta un attimo solo.

 

Si spostò da lei, ancora bendata, e accese timidamente lo stereo.

 

*speriamo bene* pensò.

 

Le leggere note di una canzone rimbombarono nella stanza.

 

 

Just have a little patience,
Still hurting from a love I lost,
I’m feeling your frustration,

 

 

C:Greg.. ma cosa..

H:sssh. Vieni qui .

 

I’m feeling your frustration,

but in any minute all the pain will stop,

 

L’abbracciò da dietro baciandole lentamente tra la spalla e il collo, facendole il solletico. Con un gesto delicato fece scendere velocemente la cerniera lampo del vestito. Tremò.

 

C:che fai?

 

Il diagnosta le posò un dito sulla bocca per farla tacere. Le sfilò le brettelline facendo cadere l’indumento sul pavimento e scoprendo un favoloso completino intimo in pizzo. Il cuore di tutti e due accelerò di colpo. Lei arrossì violentemente al tocco di lui. Per la prima volta era quasi completamente nuda davanti all’uomo che amava e non poteva guardarlo negli occhi. La cosa l’innervosiva tremendamente.

 

 

just hold me close inside your arms tonight,
don’t be to hard on my emotion

 

 

H:adesso ti dovrò togliere la benda magica.

C:che ha di magico?

H:be ti ha portato in un posto da favola con il tuo principe azzurro.

 

 

Cause I, need time,
My heart is numb has no feeling

 

House le tolse lentamente ciò che le copriva gli occhi color smeraldo. Allison gli chiuse un attimo poi li riaprì per adattarsi alla fiocca luce che si trovava dentro la stanza. Era tutto perfetto e l’aveva fatto per lei. Alcune lacrime di felicità scesero sulle sue guance. Si sentiva davvero in una favola, in un suo sogno, quel sogno che aveva tenuto nascosto anche a se stessa. Davanti a se si trovò il bagno illuminato, quello dove entrava ogni giorno quello che non avrebbe mai creduto potesse diventare fonte di tanta felicità e stupore, solo di candele profumate da ogni parte, la vasca che emanava del vapore , chiaramente piena d’acqua e.. petali di rose rosse, quelle che preferiva. Sorrise. Era tutto dannatamente romantico. Tutto il contrario di lui. Forse si sbagliava di grosso su quello.

 

So while I’m still healing
Just try, and have a little patience

 

 

C:è..è favoloso.

H:che ti avevo detto?!

 

Cameron si voltò e lo abbracciò. Lo strinse forte a se. Poi si distanziò e poggiò le sue labbra umide su quelle di lui leggermente secche. Gli morsicò il labbro inferiore e fece scivolare la sua lingua nella bocca di lui che l’accolse con piacere. Le accarezzò la schiena bianca e liscia.

 

I really wanna start over again
I know you wanna be my salvation

 

H:ti va di farci il bagno?

C:mmh.. forse..

H:daai, ne ho proprio bisogno non credi?

C:gia, forse anche io.

 

Sorrise.

 

The one I can always depend
I’ll try to be strong, believe me I’m trying to move on
Its complicated to understand me,

 

 

La spinse un po’ indietro riprendendo a baciarla, con passione e trasporto, finché non furono praticamente attaccati alla vasca. Le mani di lui, esperte, percorsero tutto il corpo accarezzandola ,studiandola e  respirando il suo profumo, mentre lei gli toglieva la cravatta e lentamente sbottonava la camicia che ben presto cadde in terra.

 

Cause I, need time,
My heart is numb has no feeling

 

 

House la sollevò in maniera sorprendente per le sue condizioni e riuscì ad immergerla nella vasca mentre rideva.

 

C:hei guarda che ho ancora tutto addosso.

H:be tutto mi sembra un parolone. 

 

 

 

So while I’m still healing
Just try, and have a little patience yeah
Have a little patience yeah.

 

 

E così dicendo la baciò di nuovo sulle labbra. Si distanziò un attimo e si tolse i pantaloni, rimanendo solo in boxer per poi mettersi accanto a lei dentro la vasca. La baciò sul collo scendendo poi sul petto e tra i seni. Si mise poi sopra lei che aprì le gambe per farlo stare più comodo, lui accettò l’invito e con una velocità impressionante le sfilò il reggiseno completamente bagnato che fini sul pavimento come la camicia di lui.

 

 

Cause the scares run so deep,
its been hard but I have to believe

 

L’accarezzò dalla schiena fino a passare la mano sulla coscia della donna e trasportandola dietro di se come in un abbraccio.

Intanto le gli accarezzava la cicatrice, era davvero grande, ora poteva solo immaginare il dolore che provava. Le venne da piangere, ma non poteva, in fondo era tra le sue braccia.

 

have a little patience
have a little patience

 

 

Il diagnosta non si accorse di nulla era troppo occupato a baciarla ovunque riuscisse. L’era mancata. Dopo quella notte in cui non aveva potuto averla e in quelle successive il suo corpo, le sue labbra erano diventate un tormento. Avrebbe voluto prenderla tra le braccia quando la vedeva in laboratorio, quando parlava con Chase avrebbe voluto prenderlo e spaccargli la faccia. Era diventata un ossessione. Non sapeva più farne a  meno e dopo quella notte nulla sarebbe stato uguale. Ma che diavolo gli importava del domani quando era li, con la donna dei suoi pensieri, e si perché no, magari quella della sua vita.

 

Cause I, need time,
My heart is numb has no feeling

 

Le cinse la vita con le mani quando si accorse della presenza digli slip . Glieli sfilò lentamente, con calma non come aveva fatto poco prima con il reggiseno. Non voleva aver fretta. Infondo avevano tutta la notte. Appena ebbe finito riprese a baciarla, questa volta sulla fronte, sul naso sulle orecchie per tornare alla bocca. L’unì con quella di lei in un altro bacio, questo dolce, non come gli altri. Un bacio che dava senso a quella notte, a quei tre anni di attesa, a quell’amore.

 

So while I’m still healing
Just try, and have a little patience

 

No non era amore e nemmeno attrazione fisica, era qualcosa di più. Qualcosa che non si può spiegare con le parole. Solo chi è stato innamorato veramente poteva capire quello che accadeva in quella stanza, in quei due corpi che si sono cercati a lungo e che ora si stavano per unire in un abbraccio senza fine.

 

 

Have a little patience

 

 

Le storie precedenti, il dolore provato in quegli anni, con certi addii, volute o non non avevano senso paragonate a questo. Paragonate alla passione, all’infinito. Di una cosa erano certi, non sarebbe finita!

 

My heart is numb has no feeling

 

E come un battito d’ali, uno sbatter di ciglia lui entrò a far parte di lei. Della sua ossessione del suo dolore , della suo amore, della sua immunologa, della sua donna, o semplicemente di Allison.

 

So while I’m still healing

 

Sospirò, adesso lui si muoveva sopra di lei, il suo capo, l’uomo da milioni di dollari, quello per cui aveva pianto tante volte, quello che la faceva sorridere con le sue battute, quello che le aveva rubato le chiavi di casa programmando una cena e una sorpresa solo per lei, il suo Greg. Sorrise mentre si lasciava amare e mentre amava.

 

Just try, and have a little patience


ecco qui l'ultimo capitolo pronto! Allora la canzone è patiance dei take that! penso che descriva perfettamente questa coppia. ringrazio naturalmente

  • damagedlove:grazie anche per il commento di questo capitolo!
  • SHY:grazie anche a te sono contenta che ti sia piaciuta
  • giulia93:visto non ti ho fatto aspettare troppo no?! :)

al prossimo capitolo che credo sarà l'ultimo! un bacio Ire

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Capitolo 9
*** che sei tu per me ***


Ben due anni erano passati da quando l’aveva baciata. Due anni magnifici, in ospedale non era cambiato nulla, lui era il capo, lei l’assistente. Lavoravano, chi più , chi meno, con una professionalità che forse non avevano nemmeno prima.

Poi arrivavano a casa, facevano l’amore e poi ognuno a casa sua. Non si erano imposti nulla, solo di vivere la giornata.

Lei era naturalmente innamorata, ma ormai non lo diceva più.

 Lui invece non glielo aveva mai detto. Non credeva possibile poter esprimere tutto quello che provava quando era tra le sue braccia con due semplici e inutili parole. Ma si ,ne era innamorato, anzi qualcosa di più, qualcosa di immenso, di indescrivibile.

 

Era stanco, ormai erano gia le otto di sera ma non aveva voglia di rientrare a casa, lei avrebbe dovuto fare il turno di notte e non riusciva ad addormentarsi senza i suoi baci e le sue carezze. Forse il loro rapporto stava diventando monotono, insomma, non erano nemmeno sposati ma gia facevano tutto quello che fanno gli anziani, quelli che stanno assieme da una vita.

Lui non credeva nel matrimonio, era una stupidaggine ai suoi occhi, se due persone si amano

davvero non hanno bisogno di promettersi cose che, nella maggior parte dei casi vengono infrante.

 

Wilson ne era la prova vivente.

 

Se lui avesse creduto al matrimonio avrebbe sposato Stacy, gia Stacy, era tanto che non ci pensava. Quella era la donna della sua vita fino a qualche anno prima e invece tutto è andato in fumo, tutte le aspettative, tutti quei “ti amo” detti perché pensati veramente, i gesti, le carezze, le giornate passate a condividere sogni ,pensieri.

 

Tutto questo con Cameron non l’aveva mai fatto, perché aveva ancora paura di rivivere tutte quelle sensazioni piacevoli che gli portarono solo tanto, troppo dolore, ma questa volta se fosse accaduto di nuovo, avrebbe gettato la spugna. Gia, per evitare tutto aveva rinunciato a questo, facendo soffrire lei, che cercava di non darlo a vedere solo per restare con l’uomo dei suoi sogni, con l’uomo di cui era innamorata.

 

Voleva cambiare, voleva gettarsi a capofitto su questa relazione, e l’aveva capito solo dopo 2 anni .

Scosse la testa e sorrise. Era stato stupido, stupido come non mai. Se avrebbe continuato così forse, anzi sicuramente l’avrebbe persa magari a causa di un ragazzino come Chase. Scosse la testa. No, no lei non era una persona di quel genere, avrebbe sofferto in silenzio come stava facendo. E non doveva succedere. Prese  il bastone ed uscì dal suo studio.

 

Era seduta in diagnostica e si massaggiava le tempie. Ormai erano le 4 e il suo turno era appena terminato, Un dolce mal di testa l’aveva catturata, sarà la stanchezza , pensò. Si intristì pensando che doveva tornare a casa da sola. Li non ci sarebbe stato nessuno ad accoglierla con un bacio e una tazza di cafè sussurrandole “ti amo” all’orecchio. Sospirò. Chissà dov’è e che sta facendo Greg. Gia lui ormai era diventato il suo chiodo fisso. Non dormiva la notte senza sapere se stava bene. Dio come lo amava. Ma lui non aveva mai provato a dirlo, nemmeno un piccolo segno. Era adorabile si, questo era vero, sapeva che non l’avrebbe sentite presto quelle parole, forse mai.

Non voleva pensarci sarebbe tornata a casa a riposare e poi magari fra qualche ora l’avrebbe chiamato. Magari, sicuramente era la parola più appropriata.

Chissà se le avrebbe mai chiesto di sposarlo. Ci pensava ormai da tempo ma non sapeva darsi una risposta adeguata. Lui era imprevedibile, insomma non riusciva a dirle un semplice “ti amo” non poteva pretendere un passo avanti così grande. Aspettare con pazienza. Ecco cosa avrebbe fatto.

Senza continuare coi suoi pensieri prese il cappotto e lasciò lo studio velocemente.

 

 

Arrivò a casa e lo trovò li seduto sui gradini del portone principale. Un senso di felicità la percorse , infondo in due anni non l’aveva mai fatto, apparte qualche eccezione. Sorrise. Si avvicinò a lui con un passo lento ma deciso. Era curiosa di sapere che voleva e come mai era li.

 

C:ciao!

H:ciao, ce ne hai messo di tempo.

C:sono uscita dall’ospedale alle 4.

H:gia e sono e mezza, saresti dovuta essere qui dieci minuti fa.

C:che fai mi cronometri?

H:no ero solo preoccupato.

 

Lo guardò negli occhi. Effettivamente aveva un espressione strana, ma non era preoccupazione più che altro nervosismo, cosa strana considerato il soggetto. Si avvicinò ancora a lui e posò le sue labbra in modo delicato su quelle del diagnosta che la prese per la vita e lo avvicinò a se.

 

H:se credi che sia venuto fin qui per accontentarmi di un bacetto ti sbagli di grosso.

C:mmh e che vuoi?!

H:non lo so dimmelo tu..

C:non sono nella tua testa Greg.. ma posso immaginare.

 

Un sorrise bellissimo e malizioso si dipinse sul volto dell’immunologa. Infondo era piacevole stare con quell’uomo. Era diverso da tutti e a differenza di quello che si poteva credere infinitamente romantico e dolce quando voleva.

 

H:immagini bene allora.

 

La baciò di nuovo. Le sue labbra dolci erano diventate ormai una dipendenza per lui, che nemmeno il vicodin era riuscito a creare nel suo corpo. Quando stava con lei , quando l’abbracciava semplicemente provava sensazioni diverse ma tutte stranamente piacevoli.

 

C:entriamo in casa che ne dici?

H:no voglio stare qui fuori.

 

Questa volta le sue labbra le sfiorarono il collo. Lì dove la facevano impazzire, dove ogni qualvolta che la sfiorava la sentiva tremare di piacere.

 

C:dai.. Non fare il bambino anche oggi.

H:ok mamma.

C:mi paragoni a tua madre?

H:oh certo che no, mia madre non ha quel fondoschiena e soprattutto non farei mai quelle cose che faccio con te. Mi hai capito no?!

C:be si perde molto.

H:be si lo so che sono molto bravo.

C:ora non esageriamo.

H:lo so che ti piace..

C:allora vieni o no?

H:certo, senti prima ti devo dare una cosa.

 

Cameron si voltò e vide che frugava nervosamente nella tasca del giubbotto. Aveva una strana espressione in volto. Un brivido scese lungo la schiena. E se.. no non ci doveva fantasticare troppo sopra. Ci sarebbe rimasta malissimo. Respira Ally, continuava a ripetersi, respira.

 

C:che fai?

H:cerco questo.

 

E tirò fuori una scatoletta nera. Cameron si sentì svenire, non poteva credere ai suoi occhi. Quella era la scatoletta di un anello, un anello con il quale gli avrebbe chiesto di sposarlo? Non capiva più nulla troppe domande che esigevano una risposta immediata per la sua sanità mentale.

 

C:H.H.H.. House non riesco a capirti.

H:be si insomma questa è una scatoletta e dentro c’è una cosa per te.

 

Cameron allungò il braccio per prendere il “misterioso dono” cercando con tutta se stessa di non credere ai suoi occhi, Guardò l’oggetto e poi lui con occhi dolci e pieni di speranza. Tremando leggermente aprì quel piccolo scrigno mostrando.. una chiave!

Allison spalancò gli occhi, non capiva. Forse era solo uno scherzo, un inutile, stupido scherzo che per un attimo l’aveva fatta sognare, l’aveva portata a toccare il cielo con un dito per la felicità, uno scherzo di cattivo gusto.

 

C:questo è uno scherzo House?!

H:come mai mi chiami House?1 lo fai solo quando siamo a lavoro e quando sei adirata. Io, io credevo di farti piacere.

C:farmi piacere regalandomi una stupida chiave? Chiunque avrebbe creduto che li dentro c’era.. c’era.

 

Ma non riuscì a continuare perché le lacrime scesero calde dai suoi begli occhi smeraldo andando ben presto a naufragare sulle guance arrossate dal freddo e dalla rabbia.

 

H:c’era un anello?

 

Continuò lui. Era terrorizzato, credeva di farla felice dandogli un regalo del genere. Infondo erano la chiave di casa sua , la chiave per l’inizio di una convivenza con la donna che amava, la chiave di tutto il loro nuovo mondo, della loro nuova vita, la chiave di Greg e Allison e non più House e Cameron. Ma riuscì a tenere un contegno, sembrava freddo ma lei sapeva che era preoccupato. Infondo l’aveva rifiutato, non era vero, lei non aveva ancora detto nulla. Aspettò. Ma come poteva pretendere una reazione diversa dopo questo?! Ma infondo lui che aveva fatto?! Nulla. Respirò profondamente.

 

C:che significava?

H:nulla.

C:dimmelo!

H:non credo sia il caso.

C:ti prego, voglio capire.

 

Lo disse con quella voce. Quella alla quale non si può mai dire di no. La voce che lui adorava terribilmente e della quale non poteva fare a meno.

 

H:be insomma, io.. volevo.. con quella.. chiederti di venire a vivere con me.

 

Lo disse tutto d’un fiato ma non la guardò negli occhi, fissava il pavimento, era completamente in imbarazzo, non sapeva come uscire da quella situazione di tensione che si era creata fra di loro.

 

C:come?

 

Il cuore iniziò a galoppare nel petto dell’immunologa. Che voleva dire con quello. Insomma non la voleva sposare, ma voleva vivere con lei.

 

H:io, io non credo nel matrimonio, non penso che due persone debbano stare assieme tutta la vita perché si sono promessi amore eterno in una chiesa, in un comune o ovunque tu voglia. Io penso che se due persone si amano, davvero, non hanno bisogno di prometterselo, lo sanno gia. È come una verità, di quelle che non si dicono ma si sa che ci sono. Non so come spiegartelo Allison però io voglio passare tutta la mia vita con te.

C:Greg io.. io ti amo!

 

House sorrise, forse per la prima volta nella sue vita era un sorrise carico di gioia, paura, amore. Tutte cose che aveva tenuto dentro di se e che in quei due anni era riuscito a liberare poco a poco grazie a lei, la donna che aveva davanti, lei quella che l’aveva fatto rinascere, lei quella che ora gli aveva stregato corpo e anima.

 

H:credo che questa sarà una delle poche volte che lo sentirai uscire dalla mia bocca ma, anche io ti amo, ti amo come nessuno credo abbia mai fatto, ti amo solo perché esisti, ti amo perché mi hai fatto rinascere.

 

L’immunologa gli si buttò tra le braccia, piangeva. Non era stata così felice da tempo, troppo tempo. Finalmente lui, l’uomo dei suoi sogni e dei suoi incubi la voleva con se sempre. Sorrise asciugandosi le lacrime con la mano. Non sarebbe stato di certo l‘ultimo sorriso che avrebbe avuto con lui. Sospirò.

 

C:entriamo in casa?

H:e poi facciamo quelle cose che sai fare solo tu?!

C:Greg!

H:sai che adoro il tuo caffé?

C:si.

H:e adoro anche te.

 

Lo baciò sulle labbra dolcemente.

 

Gia quello era l’inizio!


Be che dire ringarzio tutti quelli che hanno recensito chi tutti chi solo pochi capitoli! grazie siete stati molto gentili!

grazie a :damagedlove che ha commentato tutto, giulia93 sono contenta che ti sia piaciuta la canzone!!!piccy6:che anche se l'aveva gia letta ha commentato lo stesso e ad amy. grazie davvero (mi sento un po' alla notte degli oscar)

alla prossima! una bacio Ire

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