NCIS: In Futuro

di katyjolinar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** 1 ***


NCIS: In futuro

1

Ant era appena sbarcato all'aereoporto di Washington D.C., dopo un viaggio di parecchie ore da Gerusalemme, passando per lo scalo di Londra.

Era un giovane di 19 anni, capelli biondicci e occhi scuri, nato e cresciuto in Israele, il paese della madre, con cui era vissuto fino a quando aveva terminato le superiori ed aveva vinto una borsa di studio per l'Università di Washington. La madre era entusiasta della cosa, avendo vissuto in quella città per qualche anno, per lavoro, prima della sua nascita, e aveva fatto in modo che viaggiasse in prima classe; aveva anche contattato una sua vecchia amica, l'unica con cui aveva mantenuto un qualche tipo di dialogo da quando se ne era andata, perche gli trovasse un buon alloggio vicino al campus.

E quel pomeriggio, Ant stava aspettando proprio che l'amica della madre lo venisse a prelevare all'aereoporto, per accompagnarlo alla sua nuova casa, per cui si fiondò immediatamente in quella direzione, quando vide con la coda dell'occhio una donna con i capelli neri e lisci, truccata con tonalità scure, che teneva in mano un cartello con scritto "Anthony David".

Ant: "Abby Sciuto?" chiese, non appena le fu vicino. La donna lo fissò con gli occhi spalancati e la bocca aperta, come se avesse visto un fantasma. "Hey? Sei Abby?"

Abby: "Ah... sì, scusa... sei Anthony, vero?"

Ant: "In carne ed ossa, ma la mamma mi chiama Ant"

Abby: "Beh, ora capisco perchè ti ha dato quel nome... hai preso tutto? Mio marito è in macchina che ci aspetta, e sicuramente sarà scocciato... sai, l'ho lasciato da solo con le due piccole pesti..."

Il giovane abbozzò un sorriso, poi seguì Abby fuori dall'aereoporto. Arrivati davanti alla macchina, intravvide attraverso i finestrini un uomo sulla cinquantina che sembrava venisse tormentato da due ragazzine di circa 10 anni, in tutto identiche alla madre, e identiche anche tra loro.

Abby: "Kate, Ziva! lasciate in pace papà!"

Ant: "Ziva?" chiese, perplesso.

Abby: "Io e tua madre siamo sempre state buone amiche, è un piccolo tributo nei suoi confronti. Timothy, è arrivato il ragazzino di Ziva.

L'uomo si voltò verso di lui, per salutarlo, ma quando mise a fuoco il suo volto, rimase anche lui a bocca aperta.

Ant: "Che gli prende?" chiese, alla donna.

Timothy: "Nulla... è che sei identico a... non importa. Io sono Timothy McGee."

Dopo le presentazioni, salirono tutti in macchina, diretti prima alla casa dei McGee, per una cena veloce, prima di accompagnare il ragazzo a casa sua.

Durante la cena, Ant riuscì a conquistare le due gemelle, che gli facevano molte domande e osservazioni, a cui lui a volte non sapeva rispondere:

Ziva: "E' vero che in Israele in strada bisogna correre perchè piovono le bombe?"

Ant: "Beh, ormai si vive in pace, ora, anche se non era proprio così quando io ero piccolo..."

Kate: "Lo sai che tu sei uguale allo zio Tony? Solo che tu sei più bello e hai più capelli neri..."

Questa affermazione della ragazzina provocò imbarazzo nei genitori, e curiosità nel giovane.

Ant: "Zio Tony?"

Ziva: "Sì, il capo di mamma e papà."

Timothy: "Anthony Dinozzo. Tua madre non ti ha mai parlato di lui? Praticamente facevano coppia fissa, al lavoro."

Ant: "Qualche volta, e molto di sfuggita. Sembra che non ami molto parlare di lui, soprattutto con me."

Timothy: "Strano, perchè erano molto uniti, prima della morte di Gibbs..."

Abby: "Io invece non ci trovo nulla di strano. E' tipico di Ziva non parlare al figlio della persona con cui l'ha concepito."

CONTINUA...

Lo so, è una storia un po' strana... la sto scrivendo di getto, per cui non so quanti capitoli ci saranno, nè come finirà.

si accettano critiche e consigli, quindi recensite!

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Capitolo 2
*** 2 ***


NCIS: In futuro

2

Timothy: "Tony è suo padre?"

Ant: "Mio padre?"

Abby: "Ant, quando sei nato?"

Ant: "Il 4 Ottobre 2007, perchè?"

Abby: "Ziva è partita due giorni dopo il funerale di Gibbs, il 18 gennaio dello stesso anno, e da quello che ho capito, ha passato tutto il tempo dopo il funerale in compagnia di Tony. Fatti due conti e vedrai che sono circa 38 settimane prima della tua nascita. Tua madre non mi ha mai detto di chi sei figlio, ma sospettavo da tempo che il padre fosse lui, anche perchè mi ha chiesto di non dirgli nulla di te; erano solo sospetti, non avevo nulla per dimostrarlo, fino a oggi."

Ant: "Perchè?"

Timothy: "Ha ragione. Tu e Dinozzo siete due gocce d'acqua"

Ant: "Mamma mi ha sempre detto che mio padre era un bastardo patentato... non mi parlava molto di lui."

Abby: "Non capisco perchè ti abbia detto questo... probabilmente non voleva farti venire strane idee in testa, almeno finchè non fossi diventato maggiorenne. Comunque il fatto che ti abbia chiamato come lui vuol dire che provava qualcosa, e che non si sia pentita di averti fatto nascere. Ma ora è meglio se ti accompagnamo alla tua nuova casa."

Ant: "Ah, già! E' distante da qui?"

Timothy: "Non molto. Il campus è qui dietro l'angolo. A propposito, che lezioni seguirai?"

Timothy: "Mi sono iscritto a Scienze Motorie, ho sempre sognato di diventare insegnante di Educazione Fisica."

Il vino che McGee stava bevendo, gli andò improvvisamente di traverso.

Ant: "Tutto bene?"

Timothy: "Sei decisamente figlio di tuo padre: anche lui è laureato in Scienze Motorie."

Abby: "Manca solo che ci provi con le ragazze di mezzo campus e avremo la prova definitiva che sei un Anthony Dinozzo in miniatura!"

Ant: "Dipende da quanto sono attirate dagli stranieri ebrei..."

Abby: "Questa è proprio una battuta che farebbe Tony nei suoi anni d'oro! Peccato che invecchiando sia un po' cambiato."

Timothy: "Eh, già. Non è più il latinlover di una volta... è diventato quasi la reincarnazione di Gibbs."

Ant: "Gibbs? Il vostro capo precedente, quello che è morto prima del mio concepimento?"

Abby: "Sì. Per me è stato quasi come un padre."

Ant: "A volte lo diceva anche la mamma, quando parlava di lui. Diceva che è morto per salvarmi la vita, anche se, adesso non mi tornano i conti."

Abby: "Io so solo che si è messo tra i tuoi genitori e un proiettile, durante una missione. Ma per saperne di più dovresti chiedere a Ziva o a Tony. Ora andiamo, domani sarà una giornata intensa, per te, sicuramente."

Ant: "Eh, già. Devo sistemarmi la casa e devo andare a iscrivermi per le lezioni al college..."

Dopodicchè i due coniugi fecero vestire le due "tremende" gemelle e si diressero tutti e cinque all'alloggio di Anthony David.

CONTINUA...

Prima di tutto, grazie per le recensioni al primo capitolo!

Ah, volevo anche dirvi che nei prossimi capitoli potrebbero esserci dei piccoli spoiler sulla quarta stagione del telefilm.

ovviamente, recensite!

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Capitolo 3
*** 3 ***


ncis3

NCIS: In futuro

3

Ant era finalmente arrivato alla sua nuova casa.

Dopo che la famiglia McGee gli ebbe mostrato tutto e si fu congedata, decise che era arrivato il momento di chiamare la madre, nonostante fossero già le undici di sera, e quindi in Israele erano le sei del mattino; la mamma, se non era già sveglia, stava per alzarsi.

Prese il cellulare e compose il prefisso internazionale di Israele, seguito da quello di Nazareth, la città in cui era cresciuto, e infine digitò il numero di casa. Dopo un paio di squilli, sentì la voce famigliare di Ziva David.

Ziva: "Pronto?"

Ant: "Mamma? Sono io... Sono arrivato a Washington."

Ziva: "Ah. E Abby? E' con te?"

Ant: "No. Abby e Timothy sono andati via poco fa. Sono a casa mia."

Ziva: "Ho capito. Allora, come è andato il viaggio, tesoro?"

Ant: "Bene! C'è solo stato un piccolo ritardo allo scalo di Londra, per controlli, ma niente di chè. Però ho recuperato e sono riuscito ad arrivare a Washington in orario."

Ziva: "Ho capito. E Abby e Timothy come ti sono sembrati?"

Ant: "Sono stati molto disponibili. Ho anche cenato da loro; le gemelle sono delle piccole pesti!"

Ziva: "Immagino! Mi dicono sempre che sono la copia sputata della madre! E l'alloggio?"

Ant: "Due camere, cucina e un bagno enorme! Senti, mamma..." decise di accennare anche alla conversazione su Tony "Abby e Timothy mi hanno anche detto di Gibbs e Tony..."

Ci fu un attimo di silenzio, come se la donna volesse scegliere bene le parole, prima di parlare.

Ziva: "Ah... cosa hanno detto?"

Ant: "Hanno detto che Tony è diventato una specie di reincarnazione di Gibbs e... Abby dice che... insomma, per caso sono figlio di Anthony Dinozzo?"

Altro silenzio, poi di nuovo Ziva parlò, ma cambiò argomento.

Ziva: "Tesoro mio, ma che ore sono lì da te?"

Ant: "Le undici di sera, perchè?"

Ziva: "Ti conviene andare a riposare: la sindrome del cambio di fuso orario è una cosa da non sottovalutare, e poi sbaglio o domani devi andare a visitare il campus?

Ant: "Ma io non sono stanco..."

Ziva: "Su, non fare il bambino e vai a riposare. E ricorda che ti voglio un mare di bene!"

Ant: "Anche io ti voglio bene, mamma. Ci sentiamo domani, allora..."

Ziva: "D'accordo, amore mio! Buon riposo."

La mattina seguente, dopo aver dormito pochissimo, a causa del cambiamento del fuso orario, Ant si preparò per il suo primo giorno di università. Poichè non era molto distante, ci poteva andare a piedi, e quindi, allo stesso tempo, poteva dare uno sguardo alla città in cui sarebbe vissuto almeno fino alla laurea.

Ma una giornata che sembrava iniziata bene, si rivelò peggiore del previsto: non appena varcò i cancelli dell'Università, vide una folla di studenti accalcati attorno a qualcosa, o qualcuno, sul prato vicino all'entrata della biblioteca universitaria. Si chiese cosa fosse, ma venne distratto dal suo cellulare, che aveva preso a squillare insistentemente.

Ant: "Pronto?"

Riconobbe subito la voce di Abby.

Abby: "Ant, sei già all'università?"

Ant: "Sì, perchè?"

Abby: "Di sicuro avrai già notato qualcosa di strano, comunque sembra che ci sia stata un'aggressione nei confronti di un altro studente del primo anno..."

Ant: "Ho visto che c'è un po' di casino... Comunque perchè mi hai chiamato? Per caso pensavi che avessero aggredito me?"

Abby: "No, volevo solo avvertirti che il ragazzo è figlio di un ufficiale dei Marines, quindi le indagini spettano a noi, quindi ti conviene sparire, se non vuoi fare una non so quanto gradita sorpresa a tuo padre..."

Ant: "Mh... capisco. Allora me ne torno a casa, per oggi. Senti, per semplice curiosità: puoi tenermi aggiornato sulle indagini, nei limiti del... come si chiama? segreto istruttorio?"

Abby: "Come vuoi. Ma ora ti conviene andartene: Tony, con Timothy e l'agente Reyez sranno al campus entro cinque minuti!"

Ant: "Reyez?"

Abby: "Un agente che si è unito al gruppo qualche anno fa... oggi doveva arrivarne anche uno nuovo, ma non è ancora in ufficio... Ma sbrigati ad andare a casa!"

Ant chiuse la telefonata e, rimessosi lo zaino in spalla, tornò al suo appartamento, proprio nel momento in cui il furgoncino dell'NCIS faceva il suo ingresso nel cortile dell'Università di Washington.

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Capitolo 4
*** 4 ***


NCIS: In futuro

4

Quella mattina, alla sede dell'NCIS sembrava una giornata di routine: c'erano soltanto da compilare i rapporti dell'ultimo caso risolto, e attendere l'arrivo del nuovo membro della squadra del Maggiore Anthony Dinozzo, che nessuno ancora aveva visto o sapeva chi poteva essere; si aveva solo un nome: agente Frost. E, cosa che avrebbe fatto andare in bestia il Maggiore Dinozzo se fosse stato già in ufficio, era in ritardo.

Timothy: "Tony andrà su tutte le furie, quando saprà che l'agente Frost è in ritardo il suo primo giorno di lavoro..." disse, mentre terminava di compilare il suo rapporto.

Un uomo di circa 30 anni era seduto a quella che, 20 anni prima, era la scrivania di Dinozzo, e anche lui stava compilando un verbale; si trattava dell'agente Reyez.

Reyez: "Ricordo ancora il mio primo giorno... il Maggiore ci ha quasi fatto una malattia per cinque minuti di ritardo..."

Abby: "Beh, preparati a un bel discorso sulla puntualità, perchè sta per arrivare, e non sembra dell'umore adatto ad ascoltare le giustificazioni del vostro nuovo collega." la donna li aveva raggiunti, con due bicchieri di caffè, per il marito e per il collega.

Timothy: "Grazie, tesoro. Cosa te lo fa pensare?"

Abby: "Quando l'ho incrociato all'entrata aveva in mano un bicchiere da un litro di caffè forte."

Timothy: "Frost è morto prima ancora di arrivare..."

Si zittirono tutti, quando la porta dell'ascensore si aprì e ne uscì un uomo sui 55 anni, coi capelli brizzolati che una volta dovevano essere biondo-castani, gli occhi verdi, un grosso bicchiere di caffè tra le mani e un'espressione severa dipinta in volto; era il Maggiore Tony Dinozzo.

Tony: "Scommetto che Frost non è ancora arrivato..." disse, vedendo la quarta scrivania vuota.

Reyez: "Ehm, no, Capo."

Tony: "15 minuti di ritardo. Ha battuto il tuo record, Reyez. Bene, allora verrà McGee al posto suo. Abbiamo un caso: il figlio di un Marine è stato aggredito davanti all'Università di Washington, in cui frequenta il primo anno."

Timothy: "Scusa, Tony, hai detto Università di Washington?"

Tony: "Sì, Pivello. Cos'è? Le gemelle ti hanno rimbambito il cervello con uno dei loro scherzi?"

Detto questo si diresse nuovamente all'ascensore, seguito da Reyez, mentre Timothy, prima di raggiungerli lanciò un'occhiata alla moglie, che non appena se ne furono andati, chiamò Ant per avvertirlo del loro arrivo.

Dieci minuti dopo, il furgoncino dell'NCIS guidato da McGee varcò i cancelli dell'Università. L'uomo alla guida vide, con la coda dell'occhio, Ant che si allontanava, e ringraziò mentalmente la moglie per aver evitato un disastro, avvertendo il ragazzo del loro arrivo.

I tre agenti, quindi, scesero dal furgone e si avvicinarono alla piccola folla. Dei paramedici arrivati un attimo prima stavano soccorrendo un giovane di circa 20 anni, con evidenti ferite da taglio sull'adome.

Tony mostrò il distintivo a un paramedico e gli chiese:

Tony: "Maggiore Dinozzo, NCIS. Siamo qui per indagare sull'aggressione. Il ragazzo è il figlio del Colonnello John Howlett, giusto?"

Paramedico: "Sì. E' James Howlett. Presenta ferite da taglio all'adome."

Tony: "In quale ospedale lo ricovererete? Mi serve la sua deposizione, quando sarà in grado di parlare."

Paramedico: "Alla Clinica Universitaria. Arrivederci, Maggiore."

I paramedici portarono via il giovane sulla barella, mentre Dinozzo si consultò con i suoi.

Tony: "Avete trovato qualcosa?"

Timothy: "Sì. Ci sono parecchi testimoni che affermano di aver visto il ragazzo uscire di corsa dal Dipartimento di Scienze Motorie, da quella parte" indicò un portone accanto alla biblioteca "e poi accasciarsi nel punto in cui l'abbiamo trovato."

Tony: "Reyez? E tu, hai scoperto qualcosa?"

Reyez: "Sono riuscito ad avere delle informazioni sulla vittima: Studente di Scienze Motorie al primo anno, è membro della squadra di atletica dell'Università e tra un paio di settimane avrebbe dovuto disputare una competizione contro la squadra di Harvard, che sarà ospite al campus."

Tony: "Non è molto, ma è già un inizio. Torniamo alla base, e giuro che se l'Agente Frost non c'è ancora chiedo al Direttore di declassarlo e mandarlo a pulire i gabinetti."

Nel frattempo, negli uffici dell'NCIS, Abby aspettava il ritorno della squadra, seduta alla scrivania del marito, e leggeva una rivista.

L'ascensore si aprì, e ne uscì di corsa una giovane donna con i capelli neri e gli occhi verdi.

...: "Oddio! Sono in ritardo astronomico... la macchina doveva proprio guastarsi il mio primo giorno di lavoro?" si rivolse quindi a Abby "Mi scusi, signora... sto cercando il Maggiore Dinozzo."

Abby: "Chi lo desidera?"

...: "Agente Speciale Jeannie Frost."

Abby: "Il famoso Agente Frost... lo sa che è in ritardo? Il Maggiore sarà molto seccato: arrivare in ritardo di..." guardò l'orologio alla parete "45 minuti il primo giorno di lavoro, è una cosa che Dinozzo non tollera."

Jeannie: "Ehm... ho avuto un contrattempo con l'auto..."

Abby: "Non deve giustificarsi con me, si risparmi per dopo la lavata di capo del Maggiore." Vide aprirsi le porte dell'ascensore e uscirne fuori i tre uomini "Che sta uscendo dall'ascensore proprio ora."

Tony: "Allora, Abby. Chi è questa qui?"

Jeannie: "Agente Speciale Frost, Signore."

Tony: "Mh... sei in ritardo, lo sai?"

Jeannie: "Non capiterà più, Signore."

Tony: "Ringrazia il tuo Santo Protettore che ho cose più importanti da fare, e ti risparmio la predica sulla puntualità. Dalla sede centrale mi hanno inviato le tue referenze..." prese un fascicolo dalla sua scrivania "Jeannie Frost, 25 anni, nata il 5 luglio 2002 a Salem, NY. A 22 anni hai preso la laurea in Chimica Forense, e hai lavorato un anno presso il CSI di New York prima di passare ai Federali ed essere assegnata all'NCIS. Perfetto. Benvenuta nella mia squadra, Agente Frost." le strinse la mano "Questa volta lascio passare il suo ritardo, ma che non capiti più. I tuoi colleghi, Reyez e McGee ti spiegheranno le regole che dovrai seguire per continuare a far parte della mia squadra."

Detto questo, salì all'ufficio del Direttore per fare rapporto.

CONTINUA...

Lo so, i nomi non sono molto originali, ma perdonatemi...

Finalmente compare il caro vecchio Tony Dinozzo, che, come avrete letto, negli ultimi 20 anni, ha assunto il grado di Maggiore (un gradino sopra a Capitano e uno sotto a Tenente Colonnello) ed è diventato una specie di clone del defunto Gibbs.

Nel prossimo capitolo continuano le indagini, a cui parteciperà anche la nuova arrivata, Jeannie Frost.

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Capitolo 5
*** 5 ***


NCIS: In futuro

5

Jeannie: "Ma è sempre così?" chiese, non appena Dinozzo fu entrato nell'ascensore.

Timothy: "Solo quando qualcuno viola la regola n° 3 del manuale."

Jeannie: "Manuale? C'era da studiare un manuale?"

Abby: "No, è solo un insieme di regole prescritte dal caposquadra, e la regola n° 3 del Manuale di Anthony Dinozzo dice 'mai arrivare in ritardo il primo giorno di lavoro'."

Jeannie: "Oh, cavolo... e cosa succede in questo caso?"

Reyez: "Solitamente ti estromette dai casi importanti per due mesi e ti assegna il compito di rifornirlo di caffè forte, oltre a farti una lavata di capo che te la ricorderai negli anni a venire, cosa che a te ha in parte risparmiato, non so perchè."

Abby: "Si vede che in qualche piccola zona nascosta della sua anima è ancora presente il vecchio Tony, quello che io e Tim abbiamo conosciuto oltre 20 anni fa."

Jeannie: "Cosa vuol dire?"

Timothy: "20 anni fa era meno musone, più scherzoso e molto donnaiolo."

Abby: "Talmente donnaiolo che ci ha provato anche con un trasessuale, senza saperlo... ricordi quella volta, Timmy?"

Timothy: "Oddio... io e Kate lo abbiamo preso in giro per mesi! E' stato uno spasso!"

Abby: "E Ziva, quando l'ha saputo? Ricordi? Non la smetteva più di ridere!

Jeannie: "Non sapevo che all'NCIS si potessero prendere in giro i Capi in faccia a loro..."

Timothy: "Veramente a quel tempo non era lui il capo. E' salito di ruolo alla morte del vecchio caposquadra, circa 20 anni fa. E della squadra originale sono rimasto solo io, con mia moglie, che però è addetta al laboratorio."

Jeannie: "E gli altri che fine hanno fatto?"

Abby: "A parte Gibbs, il predecessore di Tony, c'era il nostro medico legale, Ducky, che è andato in pensione, poi c'era Kate..."

Timothy: "Che è stata uccisa circa 25 anni fa, e subito dopo è stata sostituita da Ziva, un'agente del Mossad prestata all'NCIS dai dirigenti israeliani."

Abby: "Ma è stata richiamata in patria subito dopo la morte di Gibbs. Comunque, tornando alle regole di Dinozzo, la n° 1, cioè la più importante è 'Mai parlare del passato', e io aggiungerei 'Soprattutto di quello del Maggiore Dinozzo', perchè se cominci a parlare di qualcosa che riguarda il suo passato diventa più scuro del solito."

Jeannie: "Ho capito. E le altre?"

Timothy: "Le altre le capirai lavorando con Tony. Ora vediamo di cominciare a lavorare sul caso Howlett."

Non aveva ancora terminato la frase che il telefono squillò. Reyez rispose.

Reyez: "Pronto?... mi dica, dottore... la ringrazio. Riferirò al mio superiore."

Chiuse la telefonata e riferì agli altri:

Reyez: "James Howlett è morto mezz'ora fa."

Tony: "Bene! Così ora non si tratta più di aggressione, ma di omicidio. Mettetevi al lavoro!"

L'uomo, tornato dal rapporto al Direttore, aveva ascoltato la conversazione al telefono di Reyez, e fu pronto ad impartire gli ordini.

Qualche sera dopo, Ant era a cena dai McGee, che gli spiegarono come stavano procedendo le indagini.

Timothy: "Siamo a un punto morto. Al campus ci sono talmente tante persone che chiunque potrebbe essere sospettato..."

Ant: "Avete provato a restringere il campo delle ricerche?"

Timothy: "Sì, ma la Facoltà di Scienze Motorie è comunque molto grande e comprende una marea di persone, dovresti saperlo bene. Comunque oltre questo non posso dirti altro, mi dispiace."

Ant: "Se volete potrei fare qualche ricerca... la mamma mi ha insegnato qualcosa del suo lavoro, quindi potrei esservi d'aiuto."

Abby: "Niente da fare! Conosciamo troppo bene i metodi di indagine che aveva tua madre 20 anni fa! Rischieresti di finire nei guai!"

Ant: "D'accordo, come volete... comunque la mia offerta di aiuto rimane sempre valida."

Il ragazzo sembrava un po' deluso della risposta dei due, e Abby lo notò, affrettandosi a rispondergli:

Abby: "Anthony, tesoro, il fatto è che vogliamo proteggere sia te che i tuoi genitori. Se si venisse a sapere in giro che gli Agenti Speciali Dinozzo e David in passato hanno avuto una relazione, con tanto di prova a carico -tu- sarebbero guai seri per tutti. Mi capisci, vero?"

Ant fece segno di sì.

Alla sera, quando il giovane se ne fu andato, i due coniugi si consultarono.

Abby: Speriamo che abbia capito che deve stare tranquillo per un po'..."

Timothy: "Più che altro, speriamo che la metà paterna di Ant non si faccia troppo tentare. Ti ricordo che Tony sarebbe capace di disobbedire agli ordini dei suoi superiori."

CONTINUA...

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Capitolo 6
*** 6 ***


NCIS: In futuro

6

Quella mattina, Tony era di un umore peggiore del solito. Appena arrivato in ufficio aveva mandato Jeannie a comprargli un bicchiere di caffè nero senza zucchero, e l'aveva ripresa, quando era tornata, perchè ci aveva messo troppo e il caffè si era raffreddato.

Tony: "Questa volta lascio passare, ma la prossima ti dico subito che farai meglio a non tornare, se sei così lenta. Allora, Pivello. Hai qualche cosa di nuovo sul caso Howlett?"

Timothy: "No, Capo. Continuiamo ad essere ad un punto morto."

Tony: "Beh, allora fatevi venire qualche idea, no?"

Abby: "Io un'idea ce l'avrei, ma non so se ti piacerà... perchè non te ne torni a casa e ti calmi un po'? Con un capo così teso la squadra non riesce a lavorare."

Tony: "Senti, Mrs. McGee, chiudi quella bocca, se non vuoi un reclamo disciplinare!"

Abby: "D'accordo." si avvicinò all'amico e gli sussurrò "Comunque stasera per cena faccio le lasagne all'italiana, e sei invitato anche tu, quindi vedi di farti passare l'incazzatura, se non vuoi che le bambine ti prendano di mira più del solito."

L'uomo si limitò a lanciarle un'occhiataccia e andò a sedersi alla sua scrivania, sorseggiando in silenzio il caffè e attendendo qualche risultato.

Quella sera Tony arrivò puntuale a casa McGee, portando in una mano una busta con due pensierini per le gemelle, e nell'altra mano una busta con una bottiglia di Barbera per Timothy e un mazzo di fiori per Abby.

Quando furono a tavola, Kate e Ziva continuarono a tormentare lo "zio" Tony, chiedendogli di raccontare loro alcune "avventure" sue e del papà, finchè non arrivarono al dolce: Abby aveva preparato il tiramisù, il dolce preferito dell'ospite.

Tony, prima di cominciare a mangiare, guardò il piatto, pensieroso, e parlò.

Tony: "E' anche il Suo dolce preferito..."

Anche gli altri due divennero pensierosi, perchè avevano capito di chi stava parlando: Non poteva che essere una sola persona, poichè era il 20 gennaio, l'anniversario della partenza di Ziva, 21 anni prima.

Erano rare le occasioni in cui il Maggiore parlava del passato, e solitamente coincidevano con il periodo tra il 7 e il 20 gennaio, tra la morte di Gibbs e la partenza di Ziva.

Abby: "Ti manca?" chiese, dolcemente.

L'uomo rispose semplicemente abbassando gli occhi. Il suo orgoglio gli impediva di rispondere a parole a quella domanda.

Abby: "Perchè non le mandi una mail? Lo so che l'hai il suo indirizzo."

Tony: "20 anni fa abbiamo fatto un patto, subito dopo la sua partenza. E il patto era che non dovvamo più sentirci, altrimenti le nostre carriere lavorative ne avrebbero risentito."

Abby: "Quali carriere lavorative?" sbottò, battendo con forza i pugni sul tavolo "Pensi che non sappia cosa sia successo veramente? sei stato tu a troncare! Aveva ragione a definirti 'bastardo patentato'! E poi ti sei completamente disinteressato a lei... lo sai cosa è successo qualche tempo dopo la vostra rottura definitiva? E' stata costretta a licenziarsi, dopo che..." stava per continuare 'dopo che vostro figlio Anthony è nato', ma riuscì a bloccarsi in tempo, prima di combinare un disastro.

Dinozzo la guardò, sostenendo lo sguardo duro della donna con un altro sguardo altrettanto duro, e Timothy, che si sentiva preso in mezzo, decise di deviare la conversazione su un altro argomento.

Timothy: "Tony, riguardo al Caso Howlett, hai in mente qualcosa per riuscire a sbloccare la situazione delle indagini, visto che siamo a un punto morto?"

Tony: "Mi era venuta una mezza idea, ma ne parliamo domani con tutti presenti. Ora è meglio se vado." si alzò in piedi, poi, dopo aver dato un bacio a ciascuna gemella e aver salutato i genitori, se ne andò.

Il mattino seguente, quando arrivò in ufficio, con in mano il suo solito bicchiere di caffè, la sua squadra era già radunata.

Tony: "Perfetto, ci siete tutti." esordì "Non perdiamo tempo, vi spiego subito cosa ho in mente."

Reyez: "Dicci, Capo."

Tony: "Visto che non riusciamo a cavare un ragno dal buco, indagando dall'esterno, vediamo se riusciamo a fare qualcosa inserendo qualcuno all'interno."

Timothy: "Stai suggerendo di infiltrare qualcuno della squadra nell'Università? Impossibile, conoscono già tutte le nostre facce."

Tony: "No, non tutte."

I suoi occhi si posarono su Jeannie, e un sorriso sornione, tipico dei suoi "anni d'oro" gli si dipinse in volto.

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Capitolo 7
*** 7 ***


NCIS: In futuro

7

Jeannie si sentì tutti gli occhi puntati addosso.

Jeannie: "Io? Ma in che modo potrei infiltrarmi nell'università?"

Tony: "Ma è ovvio: come studentessa del primo anno di Scienze Motorie."

Abby & Jeannie: "COSA?"

Abby: "Ma come faremo a rendere la copertura credibile ad anno accademico in corso?"

Tony: "L'esperta di identità fittizie di copertura sei tu, ti lascio carta bianca. E, Frost, anche se hai 25 anni, credo che nessuno te ne darebbe più di 20, quindi la copertura potrebbe reggere."

Timothy e Abby si guardarono eloquentemente: uno dei due doveva avvertire Ant di restarsene calmo, per non compromettere la copertura e le indagini.

Tony: "Beh? Che avete voi due da guardarvi negli occhi? Non vi bastano i momenti di intimità? Avanti, Signora McGee, vai a lavorare sulla nuova identità dell'Agente Frost!"

Mezz'ora dopo, le due donne erano nel Laboratorio di Abby a discutere sulla copertura.

Abby: "Dobbiamo trovare un modo per giustificare il tuo ritardo sull'iscrizione alla Washington University..."

Jeannie: "E se fossi straniera? Magari inglese o australiana..."

Abby: "Ottima idea! Che ne pensi di australiana? Potresti esserti trasferita in America con la famiglia, così hai fatto una nuova iscrizione a Washington."

Jeannie: "D'accordo. Ora pensiamo al nome; magari uno semplice da ricordare, ma che non susciti troppi sospetti."

Abby: "Mh... manteniamo il nome di battesimo, quindi sarai Jeannie..." ci pensò su un attimo, ripetendosi il cognome della collega e il nome della vittima "Frost... Howlett... James Howlett... ma certo! Jeannie Grey!"

Timothy entrò nel laboratorio, e si avvicinò alla moglie e alla collega.

Timothy: "Allora? Elaborato qualcosa?"

Abby: "Sì, tesoro, e devo ringraziare te e la tua collezione di fumetti Marvel!"

Timothy: "Perchè?"

Abby: "Beh, pensa al nome della vittima: James Howlett. Chi ti ricorda?"

Timothy: "Howlett... Howlett... no, non mi dice niente."

Abby: "Ma come? James Howlett, il nome di nascita del più famoso X-Man: Wolverine!"

Timothy: "Ah, è vero. E questo cosa centra con il nome di copertura di Jeannie?"

Jeannie: "E' vero: neanche a farlo apposta, il mio nome ricorda quello di altre due eroine Marvel, Jean Grey ed Emma Frost!"

Abby: "E Pensavo proprio che potresti usare il primo nome. Grey è un cognome molto diffuso, e credo che soltanto quelli appassionati di fumetti ti faranno battute, quindi non penso che la copertura rischi di saltare."

Timothy: "L'ho sempre detto che ho sposato un genio!"

Abby: "Lo so, tesoro" si baciarono, poi lei continuò "Ricapitolando, tu sei Jeannie Grey, 20 anni, nata a Sidney. Hai frequentato per qualche mese l'università della tua città prima di trasferirti negli Stati Uniti con... gli zii... e iscriverti, di conseguenza a quella di Washington. Che ne pensate?"

Timothy: "Dico che è perfetta!"

Abby: "Ora pensiamo al look..."

La donna si alzò in piedi e si avvicinò a un armadio, in un angolo del laboratorio, contenente delle sue vecchie cose, tra cui dei vestiti che, nonostante risalissero a prima del suo matrimonio, erano ancora come nuovi.

Due ore più tardi, Abby Sciuto-McGee e Timothy McGee si presentarono davanti a Tony.

Tony: "Allora? Come stiamo andando? Avete sistemato la ragazzina?"

Timothy: "Capo, ti presentiamo la nuova studentessa della facoltà di Scienze Motorie: Jeannie Grey."

I due si aprirono a sipario, lasciando che Dinozzo potesse vedere la loro opera: avevano completamente trasformato la ragazza, rendendola quasi irriconoscibile. Era vestita con una gonna corta a quadri rossi, una camicetta bianca e un giubbotto rosa in pelle; ai piedi aveva un paio di vecchi anfibi scuri, sopra a un paio di calze bianche, lunghe fino a mezza coscia. I lunghi capelli scuri erano tirati su in una folta coda di cavallo, e il viso era truccato in modo da risaltare i luminosi occhi verdi.

Tony: "Wow!" fu l'unica cosa che riuscì a dire; poi si alzò e fece un giro attorno alla ragazza, per esaminarla meglio "Complimenti, Abby, questa volta hai superato te stessa! Non c'è copertura migliore del passare per una ragazza attraente e, credimi, Jeannie, combinata così potresti fare strage di uomini. Te lo dice uno che di donne belle se ne intende... non pensare che ci stia provando con te, Frost, cioè, Grey, non è così: potresti essere mia figlia, quindi puoi stare tranquilla."

Alla sera, McGee, dopo essersi messo d'accordo con la moglie, andò a trovare Ant a casa sua.

Il ragazzo stava studiando, mentre cenava con una pizza appena arrivata dalla pizzeria sotto casa, e gliene offrì una fetta, quando l'uomo fu entrato.

Ant: "Stavo studiando per l'esame... che ci fai qui? Altre novità sul caso Howlett?"

Timothy: "Sì, ma prima volevo chiederti se al campus hai mai fatto parola a qualcuno su chi sono i tuoi genitori."

Ant: "No, ho sempre detto che mia madre vive in Israele e che non ho mai conosciuto mio padre. Mamma mi ha insegnato a non fare parola con nessuno sul fatto che lei è un'ex agente del Mossad."

Timothy: "Perfetto, continua a mantenere questa versione, perchè i prossimi giorni infiltreremo un agente nella facoltà. Sarà un tuo compagno di corso, ma non posso dire altro, per non compromettere la sua copertura."

Ant: "Non puoi neanche farmi capire come riconoscerlo, così posso misurare meglio le parole, quando lo incrocerò e mi farà qualche domanda?"

Timothy: "Io non posso dirti altro, però posso darti questo da leggere, che potrebbe aiutarti."

Gli mise tra le mani un vecchio fumetto, intitolato Black Phoenix Saga, poi uscì di casa, lasciando Ant solo.

Il ragazzo lasciò stare lo studio e si sedette sul divano a leggere. Sfogliò il fumetto più volte, memorizzando ogni disegno, ogni battuta e ogni nome del volume, finchè non si addormentò sul divano.

CONTINUA...

Lo sapevo: la mia passione per il fumetto ha quasi preso il sopravvento...

Chi sia James Howlett lo sapete tutti, mentre il fumetto citato, Black Phoenix Saga, non è nient'altro che la Saga della Fenice Nera, ovvero parte della trama del film X-Men Conflitto finale.

Jean Grey, come sapete, è quella che riesce a fare fessi marito e amante (per chi non lo sa, in una versione del fumetto, Jean e Wolverine sono amanti, mentre lei è fidanzata, in procinto di sposarsi con quel cornuto di Ciclope), finchè entrambi si stufano e il marito le rende pan per focaccia, facendola cornuta con Emma Frost.

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Capitolo 8
*** 8 ***


NCIS: In futuro

Nota iniziale dell'autrice: i dialochi tra *...* sono i pensieri dei personaggi.

8

Durante i preparativi, Tony, forte della sua esperienza passata, diede molti consigli su come mantenere la copertura.

L'uomo ricordava molto bene le missioni in cui aveva fatto l'infiltrato, o in cui aveva dovuto assumere un'altra identità; ma quella che gli era rimasta più impressa era quando lui e Ziva si erano finti coniugi, assumendo l'identità dei due cadaveri di una coppia di delinquenti.

Ricordava ogni momento di quel periodo, da quando erano entrati nella suite dell'albergo, e avevano fatto finta di fare sesso, fino a quando li avevano rapiti e lui era stato pestato a sangue da dei tipi loschi.

Ricordava anche che aveva chiesto alla collega di fare sul serio sesso con lui, ma, ovviamente, l'aveva mandato in bianco.

Ma quando pensava a quel dialogo, non poteva fare a meno di andare, con la mente, al ricordo di quello che era successo qualche anno dopo, quando Gibbs si era preso una pallottola in petto, durante una retata, mettendosi tra loro due e un assassino che stava per colpirli con un colpo di fucile. Il loro capo era morto poche ore dopo, in sala operatoria, ma questo fatto aveva avvicinato di più i due, tra cui, già da parecchio, era scoccata la scintilla.

I giorni che ne erano seguiti erano diventati inseparabili, uno appoggiava l'altra, e si facevano forza a vicenda, fino alla sera dopo il funerale, quando, nella loro personale ricerca di affetto reciproco, avevano fatto l'amore per la prima volta, pur sapendo che due giorni dopo Ziva avrebbe dovuto partire per tornare al suo paese.

Dal momento della partenza della donna, Tony era diventato un altro: non era più scherzoso e solare come un tempo, ma sarcastico e cinico, un po' come il suo mentore, Leeroy Gethro Gibbs. Due mesi dopo, quando Ziva lo aveva chiamato per "dirgli una cosa importante", non l'aveva fatta parlare, e aveva cominciato un monologo sulla carriera e sul fatto che se continuavano a sentirsi avrebbe potuto influire negativamente sul loro avanzamento professionale, e che quindi era meglio che non si sentissero più. La donna troncò la conversazione, chiudendo la cornetta, e Tony non seppe mai quale fosse la cosa importante che lei voleva dirgli.

Dopo due giorni di preparativi, Jeannie fu pronta per la missione sotto copertura. Si vestì con uno dei vestiti che le aveva prestato Abby, prese lo zaino e si avviò fuori casa.

Controllò di avere preso il cellulare, che conteneva anche un piccolo dispositivo GPS per localizzarla, ma che serviva soprattutto per definire gli incontri con Dinozzo o qualcun altro della squadra per fare rapporto, perchè, per evitare che potessero scoprirla, non le era stata data nessuna cimice, nè microfoni nascosti.

Parcheggiò la macchina davanti al campus, prese zaino e libri e si incamminò all'interno del cortile. Cercò di sembrare il più possibile una ragazza che entrava per la prima volta nella Washington University, guardandosi attorno a bocca aperta, finchè non inciampò, scontrandosi contro qualcosa, o qualcuno; i libri le caddero dalle mani, e l'unica cosa che evitò di far cadere anche lei furono un paio di braccia muscolose che la sorressero.

Jeannie: "Scusa, non ti ho visto..." si giustificò, col ragazzo che prima aveva travolto, poi l'aveva sorretta, ed ora si era chinato per aiutarla a raccogliere i libri.

Il giovane alzò lo sguardo su di lei. Un paio di occhi neri profondi incrociarono i suoi e, guardandolo bene, quel viso aveva qualcosa di famigliare, ma non si preoccupò più di tanto di capire dove l'avesse già visto. Cercò di innescare una conversazione con lui, tanto per mantenere una certa linea, così iniziò a parlare.

Jeannie: "Scusa... mi ero distratta... sai, è la prima volta che entro in questa Università. Mi sono trasferita dall'Australia da poco e non conosco ancora bene Washington D.C.

...: "Non c'è problema, è capitato anche a me, qualche mese fa. Anche io non sono americano."

La ragazza lo aveva capito subito, non appena aveva cominciato a parlare: nonostante il suo aspetto fisico tipicamente occidentale, quasi sicuramente Latino (alto all'incirca un metro e ottantacinque, muscoloso al punto giusto e una folta capigliatura biondiccia e disordinata), il giovane che aveva davanti aveva un accento che ricordava quello degli arabi. Ma non si scompose, e decise di fare le presentazioni.

Jeannie: Beh, visto che ci siamo, io sono una nuova studente di Scienze Motorie. Mi chiamo Jeannie, Jeannie Grey."

...: Anthony David, ma puoi chiamarmi Ant."

Si strinsero la mano, poi lui azzardò:

Ant: "Vuoi che ti faccio fare un giro per la facoltà? Anche io sono del primo anno di Scienze Motorie."

Jeannie: "Grazie, molto volentieri."

Entrarono nello stabile, uno accanto all'altro.

Jeannie: *Questo sì che è un colpo di fortuna! Sono andata a inciampare proprio sulla persona giusta! Magari grazie al suo aiuto involontario, potrò rafforzare la mia copertura!*

Ant: *Caspita! Questa è fortuna vera! Se non ho interpretato male il messaggio criptato di Timothy, lei deve essere l'agente sotto copertura: ha lo stesso nome della protagonista del fumetto che mi aveva lasciato l'altro giorno!*

Jeannie: "Allora, Ant, hai detto che neanche tu sei americano... da come parli devi essere originario dell'Arabia, o giù di lì..."

Ant: "Israeliano."

Jeannie: "Caspita! Anche tu non scherzi con la distanza! E come mai sei venuto qui?"

Ant: "Ho vinto una borsa di studio per la Washington University, così sono partito."

Mentre chiacchierava con il giovane, la ragazza si guardava intorno, cercando qualche particolare che poteva risultare sospetto, negli atteggiamenti di studenti e docenti della facoltà. Ant aveva subito interpretato gli sguardi curiosi che lanciava a tutti coloro che li incrociavano come un'analisi comportamentale dei passanti, fatta sul momento; era capace anche lui a farlo, glielo aveva insegnato la madre, infatti lui era sempre in grado di capire se qualcuno mentiva o meno, sul momento, e il comportamento di Jeannie lo convinse ancora di più che lei fosse l'infiltrata dell'NCIS.

CONTINUA...

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Capitolo 9
*** 9 ***


NCIS: In futuro

9

Era sotto copertura da tre settimane, ma ancora non aveva scoperto nulla.

Jeannie non sapeva più come indagare, e alla fine decise di aspettare che la situazione evolvesse da sola: prima o poi qualcuno avrebbe fatto un passo falso, anche perchè i suoi colleghi, dall'esterno, continuavano a tenere sotto controllo il dipartimento di Scienze Motorie.

Unica nota positiva era l'amicizia che si era creata con quell'israeliano che aveva conosciuto il primo giorno. Era un ragazzo molto simpatico, e molto maturo per avere solo 20 anni; a sentirlo parlare, dai discorsi, gli avrebbe dato come minimo 25 anni, e giunse alla conclusione che, essendo cresciuto senza padre, era dovuto maturare in fretta, per poter badare alla madre.

Solo a volte Ant diventava insopportabile: quando tentava di fare il "galante", con lei o, soprattutto, con le altre studentesse. Quando succedeva, lei lo riportava sulla retta via in un modo che aveva copiato dal suo capo: con uno scappellotto dietro la nuca.

Ant: "Ma la finisci? Sembri mia madre, quando fai così!" disse, un giorno, che si era girato per guardare il fondoschiena a un'altra studente, mentre Jeannie parlava.

Jeannie: "Infatti a volte mi chiedo se ho a che fare con un ragazzo di 20 anni o un gagno di 15... davvero, sembri un adolescente in piena crisi ormonale!"

Ant: "Resta il fatto che sembra di trattare con mia madre. Bah! Io vado a mangiare, vieni anche tu?"

Jeannie: "Ti raggiungo dopo, prima devo fare una cosa."

Ant: "Che cosa? Si può sapere?"

Jeannie: "Ti fai i cazzi tuoi, una volta tanto?"

Ant: "Siamo incazzati, eh? Cos'è? Siamo nel periodo?"

Jeannie: "Senti, Anthony, se vuoi arrivare a fine semestre fai meno battutacce!"

Ant: "Quante storie per una domandina innocente..." si avvicinò di più alla ragazza e le parlò all'orecchio "Però quando ti arrabbi diventi così sexy..." ricevette un altro scappellotto "Ok, ho capito l'antifona: oggi non è aria. Ci vediamo dopo, Fenice."

La giovane allungò la mano per dargli un terzo scappellotto, ma lui si stava già allontanando, quindi si limitò ad urlargli:

Jeannie: "Io mi chiamo Jeannie Grey, razza di deficente!"

Il ragazzo sorrise. Gli piaceva farla arrabbiare; nonostante sapesse che gli stava raccontando un sacco di balle, era contento di aver legato con lei; forse l'amicizia creatasi tra loro era l'unica cosa genuina del loro rapporto, perchè era consapevole che anche lui non le stava dicendo tutta la verità, come, ad esempio, il fatto che fosse figlio del suo capo, e non se ne preoccupò più di tanto, perchè Jeannie non aveva mai dato segno di aver riconosciuto i suoi lineamenti. Ma la prima cosa che l'aveva portato a legare con lei era il fatto che, grazie al linguaggio del corpo di Jeannie, riusciva a capire a che punto era con le indagini. E il suo comportamento, nell'ultima mezzora poteva significare che aveva scoperto qualcosa e voleva indagare più a fondo, senza lui tra i piedi.

Appena girato l'angolo si fermò e sbirciò indietro: ora sembrava seguire qualcuno; venti metri più avanti riconobbe la sagoma dell'allenatore della squadra di atletica, e lo seguì anche lui, facendo un'altra strada.

Non appena Ant non fu più nel suo campo visivo, Jeannie si guardò attorno, cercando nel via-vai di persone nel parco dell'università. Cercava il signor Turner, l'allenatore della squadra di atletica, che negli ultimi giorni sembrava più agitato del solito, soprattutto quando c'erano Dinozzo, Reyez o McGee nei paragi.

Lo vide, e sembrava andare di fretta, in direzione dell'orto botanico, vicino al muro di cinta del campus. Lo seguì mantenendo la distanza, poi vide che stava arrivando qualcun altro, e riconobbe il signor Johnson, l'allenatore della squadra di basket dell'Università di Washington. I due stavano discutendo animatamente, e lei voleva avvicinarsi ulteriormente per ascoltare la discussione, ma qualcosa la trattenne: un braccio robusto la bloccò per la vita, mentre una mano si posava sulla sua bocca, impedendole di emettere alcun suono.

Si girò per vedere in volto chi le stesse impedendo di avvicinarsi ai due e si trovò davanti a un Ant dall'espressione piuttosto seria, che le faceva segno di restare in silenzio e di seguirla. Lei obbedì e lo seguì verso il capanno degli attrezzi, a una decina di metri di distanza dai due allenatori.

Ant si fermò dietro un angolo e attese che arrivasse anche Jeannie, poi parlò, a bassa voce:

Ant: "Da qui puoi sentire quello che si dicono, e puoi anche vederli senza essere notata."

Jeannie: "Ma come hai fatto a...?"

Ant: "Shh!" le mise un dito sulle labbra, poi le fece di nuovo segno di ascoltare.

Turner e Johnson sembravano ormai al termine della loro conversazione.

Turner: "Credimi, Johnson, secondo me quelli sospettano qualcosa!"

Johnson: "Quelli sono Federali, sospettano di tutti, ma sono ancora in alto mare."

Turner: "Cosa te lo fa credere?"

Johnson: "Non sanno ancora come muoversi, anche se sono passati mesi da quando Howlett è morto. Se non riescono a trovare l'assassino del tuo atleta, figurati se riescono a scoprire il nostro piano per migliorare le prestazioni dei ragazzi... stai tranquillo, amico, non ci scopriranno."

Detto questo, si allontanò, dirigendosi proprio nella direzione del capanno. Vedendolo avvicinarsi, Ant e Jeannie si guardarono, chiedendosi mentalmente cosa fare per non essere scoperti ad origliare. Contemporaneamente ebbero la stessa idea: Jeannie gli prese la mano e gliela strinse, mentre Ant si spostava rapidamente di fronte a lei; poi, quando l'uomo era a pochi metri da loro due, con delle mosse veloci si abbracciarono e cominciarono a baciarsi con talmente tanta foga che Johnson, quando li notò, li scambiò per due innamorati in cerca di intimità e non sembrò sospettare di loro.

Continuarono la scena per qualche minuto, finchè non furono certi che anche Turner se ne fosse andato, poi finalmente smisero di baciarsi, pur restando abbracciati a guardarsi negli occhi, in silenzio.

Ant: "Ehm... scusa per il bacio... è stata la prima cosa che mi è venuta in mente, quando l'ho visto avvicinarsi."

Jeannie: "Scuse accettate."

Ant: "Sai cosa sembrava? E' stato come in quella scena di Codice Swordfish, quando Hugh Jackman e Halle Berry discutono nel bagno, e per non destare sospetti, quando entra il tizio lei gli salta addosso, baciandolo."

Jeannie: "L'ho visto anche io quel film: mia mamma era una patita di Hugh Jackman. Altrimenti perchè credi che mi abbia chiamato Jeannie? X-Men era il suo film preferito, quando sono nata io, e approfittando del fatto che di cognome faceva Grey, ha deciso di chiamarmi così."

Ant però ormai era stufo di sentirsi raccontare balle da lei, soprattutto dopo che l'aveva aiutata ad ascoltare i discorsi di quei due e a non far saltare la sua copertura, quindi le disse, serio:

Ant: "La smetti di raccontarmi cazzate? L'ho capito da parecchio che sei un agente sotto copertura!"

CONTINUA...

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Capitolo 10
*** 10 ***


NCIS: In futuro

10

Jeannie era spiazzata; In quelle tre settimane era sempre stata molto attenta a non lasciar trasparire nulla sulla sua identità reale, eppure Ant l'aveva capito. Si chiese se si fosse tradita in qualche modo.

Jeannie: "Ma cosa stai dicendo, Ant?"

Ant: "Sto dicendo che ero al corrente del fatto che c'era un agente sotto copertura nel campus, e che so che sei tu."

Jeannie: "Ne sei al corrente? Quindi vuol dire che la mia copertura è saltata..."

Ant: "No, o almeno non penso. Io sapevo che c'era un infiltrato perchè me l'ha detto uno degli agenti che lavorano al caso Howlett. E te la sei cavata anche bene nella parte: se non avessi ricevuto qualche indizio sull'identità dell'infiltrato ti avrei potuta benissimo scambiare per una vera studente."

A queste parole, lei capì che anche Ant aveva qualcosa da nascondere.

Jeannie: "Ma tu chi sei veramente?"

Ant: "Vedo che hai capito che pure io ti ho nascosto qualcosa. Allora ti propongo un patto: io ti dico la verità su chi sono e ti aiuto a mantenere la copertura e tu mi consenti di partecipare alle indagini, ovviamente all'insaputa dei tuoi colleghi."

Jeannie: "Questo è un ricatto bello e buono!"

Ant: "Preferisci continuare a lavorare da sola? Guarda che se è così io non ti coprirò più."

Jeannie: "Sei davvero uno stronzo, lo sai? Ok, accetto."

Ant: "Io direi che sono un bastardo patentato. D'altronde scorre sangue Dinozzo nelle mie vene..."

La ragazza sgranò gli occhi: finalmente aveva riconosciuto i suoi lineamenti.

Jeannie: "Tu sei...? Sei il figlio del mio capo? Ma che razza di bastardo! Sapeva che avrei potuto incontrarti e ti ha chiesto di non rivelare la tua identità. Dovevo immaginarlo: quando ti ho visto ho avuto un deja-vù, ma non ti ho riconosciuto subito come un probabile parente del Maggiore."

Ant: "Veramente mio padre non sa neanche che esisto: io sono il frutto della breve avventura che ha avuto con la sua ex collega Ziva David, prima della sua partenza. Le uniche persone che sanno chi sono in realtà sono Abby e Timothy McGee."

Jeannie: "Ah... quindi sono stati loro a chiederti di non rivelarmi la tua identità. E magari ti hanno anche chiesto di aiutarmi nelle indagini..."

Ant: "No, in realtà mi hanno solo chiesto di non rivelarti nulla su di me, tranne piccoli particolari vaghi, per non insospettirti più di tanto. Per quanto riguarda le indagini, ho agito su mia iniziativa personale, in realtà loro mi hanno chiesto di restarne fuori, per quanto mi fosse possibile..."

Jeannie: "Mentre tu ti ci sei buttato a pesce... ma lo sai che potrebbe essere pericoloso?"

Ant: "A 10 anni sono scampato a un attentato suicida a Betlemme, ricavandone solo qualche cicatrice. Ti sembra meno pericoloso che andare in giro ad origliare quello che dicono due persone che, per quanto ne sappiamo, possono essere sospettate di aggressione e omicidio volontario?"

Jeannie: "Ma è diverso... io sono stata addestrata per certi incarichi, tu invece..."

Ant: "Io sono cresciuto nella guerra civile Israelo-Palestinese. Non ti sembra un addestramento più che sufficiente? E poi mia madre è un ex agente del Mossad, e mi ha insegnato molte cose del suo lavoro. Adesso mantieni il patto e consentimi di aiutarti nelle indagini."

Jeannie sospirò, rassegnata, poi parlò:

Jeannie: "Ok. Io in realtà non mi chiamo Jeannie Grey, ma Jeannie Frost. Ho 25 anni, non 20, e in realtà sono già laureata, ma non in Scienze Motorie, ma in Chimica Forense, e grazie a questa specializzazione, sono riuscita a entrare nel CSI di New York, e da lì sono passata, pochi mesi fa, all'NCIS. Per quanto riguarda le indagini, quello che so io al momento, lo sai anche tu. In poche parole sono ancora in alto mare."

Ant: "Non direi: Ora sappiamo che quei due sono immischiati in qualcosa di losco, e dato che uno di loro era l'allenatore della vittima, potrebbe essere collegato all'omicidio."

Jeannie: "Sì, ma come facciamo a collegare le due cose?"

Ant: "Continuando ad indagare."

Jeannie: "Beh, questo è ovvio, ma da dove iniziamo?"

Ant: "Sei tu il poliziotto. Fatti venire in mente qualcosa, non posso mica dirti tutto io."

Jeannie: "Allora, prima di tutto, cerchiamo di comportarci da studenti modello. Non per me, che una laurea ce l'ho già, ma per te, che stai studiando per prenderla."

Ant: "D'accordo. Però ora sembri mia madre... quando ero piccolo mi diceva sempre 'Se non studi non farai mai strada nella vita!'."

Jeannie: "Santa donna, tua madre..."

Detto questo si avviarono verso le aule per la lezione del pomeriggio.

Finite le lezioni, uscirono dall'università, e decisero che, per poter radunare le idee, dovevano incontrarsi da qualche parte, optando per l'appartamento di uno dei due, una volta da uno e una volta dall'altra, anche per far credere che studiavano insieme e evitare che qualcuno sospettasse.

Quella sera venne estratta a sorte la casa di Ant, quindi il giorno dopo sarebbe toccato a Jeannie offrire la casa.

Entrati nell'appartamento, Jeannie buttò lo zaino sulla poltrona, accanto a quello di Ant e, dopo aver preso un blocchetto e una penna, si sedette sul divano, di fianco al ragazzo.

Scrisse tutto quello che sapeva e che aveva scoperto in quelle tre settimane riguardo al caso, poi, dopo averlo fatto vedere al giovane, disse:

Jeannie: "Ora che abbiamo radunato le idee, dobbiamo decidere come agire. E finora tu sei stato molto utile nella mia copertura. Dobbuamo mantenere questo andamento."

Ant: "A questo ci ero arrivato anche io. Ma come facciamo?"

Jeannie: "Come abbiamo sempre fatto, anche se involontariamente: restando uniti."

Ant: "Ok, ma tu la devi smettere di tirarmi scappellotti a raffica..."

Jeannie: "Tu non lo sai, ma tuo padre fa lo stesso con me."

Ant: "Ma guarda... ora usi pure i 'metodi Dinozzo'..."

Jeannie: "Ah, e un'altra cosa: prima di fare qualcosa, tipo baciarmi, avvertimi!"

Ant: "Che strano... oggi ho avuto l'impressione che tu fossi d'accordo..."

Il tono di Ant era un po' canzonatorio, e Jeannie lo colse immediatamente.

Jeannie: "Oggi ci mancava poco che venissimo scoperti, è per questo che ci sono stata."

Ant: "Ah, ho capito. E se ti avvertissi adesso che sto per baciarti, cosa succederebbe?"

Jeannie restò in silenzio e lo guardò in faccia: gli occhi di Ant non lasciavano trasparire nulla, quindi non capì se stesse scherzando o meno, finchè non si trovò di nuovo coinvolta in un bacio.

La risposta fu quasi automatica: mentre lui la abbracciava attorno alla vita, lei gli circondava il collo con le braccia, socchiudendo le labbra e permettendo alla lingua di Ant di cercare la sua, rendendo il bacio più profondo e passionale.

Le labbra si staccarono e si allontanarono di qualche centimetro, quel tanto che bastava per potersi guardare negli occhi. Jeannie parlò:

Jeannie: "Perchè...?"

Ant: "Conosci una copertura migliore per passare inosservati, pur restando uniti, del passare per una coppia?"

Jeannie, seria, fece no con la testa, poi ridusse di nuovo lo spazio tra le loro bocche, fino ad annullarlo. Ant, questa volta, senza interrompere il bacio, la spinse delicatamente, facendola stendere sul divano, e mettendosi sopra di lei.

CONTINUA...

Lo sapevo: prima o poi il mio lato romantico avrebbe preso il sopravvento!

Mi perdonate?

Come sempre: recensite please!!!!

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Capitolo 11
*** 11 ***


NCIS: In futuro

11

PIRURI... PIRURI...

Era mattina. Lo squillo insistente del cellulare di Jeannie costrinse i due ragazzi a svegliarsi.

Jeannie: "Pronto?..." rispose, un po' assonnata.

Timothy: "Dove sei finita? Dovevi essere qui mezzora fa per il rapporto settimanale." la voce dall'altra parte era alterata.

Jeannie: "Ma che ore sono?"

Ant guardò controvoglia la sveglia, e rispose:

Ant: "Sono le 10."

Jeannie si alzò di scatto, poi cominciò a raccogliere i suoi vestiti, sparsi per terra assieme a quelli di Ant.

Jeannie: "Oddio... scusa... di' allo 'zio'che sto arrivando..."

Timothy: "Ah, ho capito, non sei sola. Ok, cercheremo di coprirti in qualche modo, ma tu vedi di sbrigarti: lo sai come è fatto Dinozzo."

La giovane chiuse la telefonata e cominciò a vestirsi.

Ant: "Lo 'zio'?"

Jeannie: "E' un codice che ho concordato con il resto della squadra per quando non sono sola."

Si alzò anche Ant, raccolse i suoi jeans e li indossò.

Jeannie: "Io vado. Ci aggiorniamo a stasera, ok?"

Ant: "Ok. Sperando che non finisca come ieri sera."

Jeannie: "Ah, già... riguardo a ieri sera, dopo quello che è successo, sei sicuro di voler continuare ad indagare, con me?"

Ant: "Sì, e poi, come ho detto, quella è la nostra copertura." prese dal tavolino all'entrata il vecchio fumetto e glielo porse "Restituisci questo a Timothy. Ovviamente se c'è mio padre o Reyez nei paragi, non dire apertamente che te l'ho dato io."

Jeannie: "Ma in questo modo saprà che mi stai aiutando."

Ant: "E' meglio se è al corrente del fatto che sai chi sono, non si sa mai..."

Jeannie: "Ho capito. Io vado, ci vediamo stasera."

Stava per uscire di casa, quando Ant la trattenne per un braccio, attirandola a sè e coinvolgendola nell'ennesimo bacio dalla sera precedente.

Jeannie: "Tu vuoi proprio che arrivi in ritardo?" chiese, abbracciandolo e rispondendo al bacio "Lo sai che tuo padre mi frigge se non vado a fare rapporto entro dieci minuti?"

Ant: "Volevo solo essere sicuro che stessi entrando nella parte..." rispose, sorridendo "Ok, allora è meglio se vai. Mi raccomando, fai avere il messaggio a Timothy."

La ragazza uscì di casa e si diresse di corsa verso la sede dell'NCIS, pensando anche alla notte passata. Infatti, dopo il primo bacio che si erano scambiati, ne erano seguiti altri e, alla fine, si erano ritrovati sul letto a far l'amore.

Jeannie: *La situazione mi è sfuggita di mano... avrei dovuto fermarmi prima. E poi... cavolo! Ant è il figlio del mio capo, anche se il Maggiore non sa neanche di averne uno, ma prima o poi lo scoprirà, perchè Abby e Timothy non potranno mantenere il segreto a lungo, e neanche io, se vado avanti così mi sarà molto difficile non farmi scappare una parola. Chissà come la prenderebbe, anche sapendo di quello che è successo tra me e lui... Anthony ha 20 anni, cinque meno di me, magari potrebbe non approvare e, per evitare che ci ricadessimo, potrebbe fare pressione per trasferirmi. Ma secondo me l'età non conta, perchè lui è molto maturo per la sua età... ed è anche un bel ragazzo... e quelle cicatrici che ha sul busto lo rendono molto affascinante, anche se non c'è nulla di affascinante nel modo in cui se le è procurate...*

Immersa nei suoi pensieri, finalmente arrivò in ufficio. Erano già tutti riuniti, e Tony sembrava molto contrariato per il suo ritardo.

Tony: "Ce ne hai messo di tempo, signorina! Dove eri finita?"

Jeannie: "Scusa, ma ho passato la notte fuori casa e ho perso la cognizione del tempo."

Tony: "Ah, e cosa facevi? Si può sapere?"

Jeannie: "Mantenevo la copertura che mi avete creato, andandomi a divertire in giro con degli amici che la signorina Grey si è fatta all'Università"

La risposta, data in modo secco, sembrò soddisfare Dinozzo, il quale chiese:

Tony: "Mh... Allora? Il tuo rapporto?"

Jeannie: "Solo qualche indizio: ieri ho ascoltato un dialogo tra l'allenatore della vittima e quello della squadra di basket. Parlavano di un 'piano per migliorare le prestazioni dei ragazzi'. Sembrava qualcosa di losco, anche perchè prima di parlare si sono spostati in una zona del campus poco frequentata."

Tony: "Un piano per migliorare le prestazioni dei ragazzi, hai detto? Non può trattarsi altro che di Doping. Però l'aggressione a James Howlett potrebbe essere collegata. Brava, però continua ad indagare: queste sono solo prove indiziarie, non dimostrano nulla."

Tony la congedò e andò all'ufficio del Direttore, per fare rapporto. Quando Jeannie fu sicura che se ne fosse andato, tirò fuori dalla borsa il fumetto e lo porse a McGee. Poichè era presente anche Reyez, disse:

Jeannie: "Grazie per avermelo prestato, Tim. Mi è stato molto utile."

L'uomo non capì cosa volesse dire, finchè non riconobbe la copertina. A quel punto alzò gli occhi su di lei, fece un cenno alla moglie e poi tutti e tre si spostarono in un angolo, lontano da orecchi indiscreti, soprattutto da quelli della loro squadra.

Timothy: "Come l'hai avuto questo fumetto?"

Jeannie: "Come vuoi che l'abbia avuto? Me l'ha dato Ant, stamattina, quando stavo uscendo da casa sua, chiedendomi di restituirtelo."

Abby: "E tu che ci facevi a casa sua?"

Jeannie: "L'intenzione era di scambiarci informazioni, ma in realtà ci siamo anche 'scambiati fluidi corporei'..."

Timothy: "COSA?" disse, ad alta voce, poi, resosi conto che il tono era troppo alto, abbassò il volume e continuò "tu e Ant avete fatto sesso?"

Jeannie: "Sì."

Timothy era davvero arrabbiato, questa volta.

Timothy: "Ma io ti...! Lo sai che appena Tony verrà a conoscenza dell'esistenza di Ant -e lo verrà a sapere, prima o poi, perchè non è stupido- tu potresti passare dei guai, per averlo coinvolto nelle indagini?"

Abby: "Andiamo, Tim. E' inutile fasciarsi la testa adesso..." Timothy si allontanò, andandosi a sedere alla sua scrivania, e Abby chiese alla ragazza "Jeannie, sei sicura di voler continuare con la copertura? Ti avverto che un coinvolgimento sentimentale, in questi casi, potrebbe risultare pericoloso."

Jeannie: "Io non sono coinvolta sentimentalmente con Ant. E poi ti assicuro che starò attenta."

Abby: "Va bene. Mi raccomando, non voglio che succeda come per i genitori di Ant. A proposito, quando lo vedi dagli un bacio da parte mia, visto che non lo sento da due settimane."

Jeannie: "Sarà fatto. Ci vediamo la prossima settimana."

La giovane, quindi, si incamminò verso gli ascensori e andò verso casa di Ant, che la stava aspettando per sapere le novità.

CONTINUA...

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Capitolo 12
*** 12 ***


NCIS: In futuro

12

Jeannie bussò alla porta dell'appartamento di Ant, il quale, quando le aprì, era appena uscito dalla doccia, e indossava soltanto un asciugamano, annodato attorno alla vita.

Jeannie: "Ant! Ti sembra il modo di presentarti, questo?" chiese, riferendosi a quello che aveva addosso.

Ant: "Perchè? Ti faccio arrossire? Oppure ti fanno senso le mie cicatrici?"

Infatti Ant aveva alcune piccole cicatrici sull'adome, e un'altra un po' più grossa sotto il braccio, risalenti a 10 anni prima, quando, mentre aspettava il bus per andare alla scuola ebraica, dall'altra parte di Betlemme, un kamikaze si era fatto esplodere, e il bambino era stato gravemente ferito. Rimasto in stato di semi-incoscienza per qualche giorno, a volte gli era parso di sentire la voce di sua madre che pregava, dicendo "Ti prego, mio Signore, non prenderti anche mio figlio... non ti basta avermi tolto mia madre e mia sorella? Ti prego non togliermi anche lui... è l'unica cosa buona che ha fatto suo padre per me...". Per fortuna le preghiere di Ziva furono esaudite, e il piccolo Anthony crebbe e diventò un bel ragazzo sano e forte.

Jeannie: "No, è che non è bello andare in giro con addosso solo un asciugamano, quando hai ospiti in casa..."

Ant: "Quante storie... tanto mi hai visto anche vestito di meno, e non ti sei mica lamentata, anzi, sembrava che ti piacesse."

Jeannie: "Bah, meglio piantarla lì, altrimenti ci andiamo a infilare in discorsi contorti. Sono appena uscita dall'NCIS. Tony ha detto che devo continuare a tenere gli occhi aperti, perchè quello che abbiamo sono solo prove indiziarie."

Il ragazzo si avvicinò e, prendendola per la vita e guardandola negli occhi, le disse:

Ant: "Beh, ma mica devi farlo oggi, che non ci sono lezioni all'Università. Lunedì ne parleremo, non puoi pensare al lavoro anche nei weekend, soprattutto perchè la tua copertura prevede riposo, al sabato e alla domenica."

Jeannie gli abbracciò le spalle, avvicinando il viso a quello di Ant.

Jeannie: "Ma lo sai che non mi piace restarmene con le mani in mano."

Ant: "Beh, io qualcosa da farti fare ce lo avrei..." disse, con un sorriso malizioso.

La ragazza si alzò sulle punte e le loro labbra si unirono in un lungo bacio.

Due ore dopo, in camera da letto, Ant e Jeannie riposavano abbracciati.

Jeannie: "Ant, posso chiederti una cosa?"

Ant: "Mh...?"

Jeannie: "Perchè non vuoi che tuo padre sappia di te?"

Ant: "Non è che non voglio che sappia di me... è che rispetto il volere di mia madre. Non mi ha mai spiegato perchè, ma sembra che dopo il mio concepimento Tony abbia fatto qualcosa a mamma, che l'ha portata a decidere di non dirmi nulla di lui e non dire a lui di me."

Jeannie: "Sei molto legato a tua madre, vedo..."

Ant: "Beh, immagina la situazione: quando è tornata a casa lei non sapeva di essere incinta, e quando l'ha scoperto, mio nonno, che a quel tempo dirigeva ancora il Mossad, e con cui mia madre non era in buoni rapporti, l'ha prima costretta a licenziarsi, e poi l'ha definitivamente diseredata e cacciata dalla famiglia."

Jeannie: "Ma perchè? Si trattava di sua figlia e suo nipote."

Ant: "Devi capire che per una donna ebrea, rimanere incinta al di fuori del matrimonio è un grande disonore, come lo è per i mussulmani. E un bambino che viene concepito al di fuori del matrimonio è considerato peggio di un animale, soprattutto nella mia famiglia, anche se mio nonno era pieno di amanti e di figli al di fuori del matrimonio. Mamma ha dovuto fare i salti mortali, dopo la mia nascita, per far sì che io, nonostante fossi un 'bastardo', potessi avere una vita il più possibile normale. Io le sono grato per questo, e quindi sono molto legato a lei."

Jeannie: "Sai una cosa, Ant? Secondo me tua madre ha fatto un ottimo lavoro, con te."

Ant: "In che senso?"

Jeannie: "Nel senso che, nonostante quella maschera da dongiovanni rompiscatole, secondo me, in realtà sei un ragazzo serio e molto dolce."

Gli occhi neri del ragazzo la fissarono, con un'espressione curiosa e divertita.

Ant: "Hey, Agente Frost! Non ti sarai mica presa una cotta per il sottoscritto?" chiese, scherzoso.

Jeannie: "Ma che stai dicendo? Non è affatto vero!"

Ant: "Però sei attratta da me, ammettilo. Altrimenti non ti saresti lasciata andare tanto da accettare di far l'amore con me. Se fosse stata solo una questione di copertura, ci saremmo limitati a baciarci in pubblico, al campus..."

Jeannie: "Lo stesso vale per te, ragazzino!"

Ant: "Non mi chiamare 'ragazzino', Jean! Il fatto che io sia più giovane di te non significa che sia meno maturo, e te l'ho dimostrato! Ok, lo ammetto, sono attratto da te... ma, per tua informazione, non fa per me avere una ragazza fissa. Abby dice che è merito dei cromosomi ereditati da Tony."

Jeannie: "Tu sei molto diverso da tuo padre, Ant. Lui non è solare e scherzoso, e sempre pronto alla battuta, ma cinico e sarcastico, che non perde tempo a criticare i suoi inferiori, se fanno qualcosa che a lui non va giù. Forse lo era una volta, era quello che conoscevano Abby, Tim e, probabilmente, tua madre, ma non è il Tony Dinozzo che conosco io."

Ant: "Dici? Dovrei conoscerlo, per sapere come è veramente. Sai, sono piuttosto bravo a vedere il lato nascosto delle persone."

Jeannie: "E allora perchè non lo fai? Perchè un giorno non bussi alla sua porta e gli dici 'ciao, Tony, io sono tuo figlio e sono venuto qui per conoscerti'?"

Ant: "Te l'ho detto, non sarebbe giusto, mia madre non vorrebbe."

Jeannie: "Anthony, ormai ti conosco abbastanza bene per dire che tu non sei uno che esegue gli ordini alla lettera, neanche fossero quelli di tua madre. Sono sicura che anche lei, come Abby e Tim, ti ha detto di restartene fuori dai guai, mentre tu ti sei buttato dentro e ora ci sguazzi allegramente."

Ant sorrise di nuovo.

Ant: "Ecco cosa mi piace di te: dici le cose come stanno realmente."

Si baciarono. Dalla prima volta che l'avevano fatto, era cambiato il modo in cui si baciavano: mentre il primo era stato un bacio di necessità, derivato dal loro "istinto di sopravvivenza", per non essere scoperti ad origliare, e il secondo era una specie di prova generale di quelli successivi, che dovevano essere una copertura per le loro indagini, ora c'era qualcosa di più, che rendeva quei baci più veri.

E più erano veri quei baci, più i due giovani si legavano l'un l'altra. Jeannie ormai l'aveva capito, e sapeva che stavano raggiungendo il punto di non ritorno: la loro amicizia si stava rapidamente trasformando in una relazione sentimentale, a partire dalla prima volta che avevano fatto l'amore, e, come le aveva detto Abby, ora sarebbe stato molto difficile andare avanti con il lavoro.

Anche Ant si era reso conto di quello che stava nascendo tra loro, e si chiese se i giorni seguenti sarebbe stato capace di continuare le indagini, essendosi legato così all'Agente Frost. Certamente, a caso chiuso, gli sarebbe dispiaciuto molto non averla più tra i piedi, e sperò che potessero continuare a frequentarsi, se non esisteva una regola che impediva agli agenti dell'NCIS di frequentare parenti di colleghi.

Il Lunedì seguente, durante le ore di pausa, continuarono a indagare, tenendo d'occhio, soprattutto, i movimenti di Turner e Johnson.

L'attesa fu breve, perchè quel pomeriggio videro l'allenatore della squadra di atletica uscire da una porta seminascosta che, secondo quanto dicevano gli addetti alle pulizie, portava a uno scantinato in disuso. Notarono che Turner, all'uscita da quella porta, teneva qualcosa nascosto sotto il cappotto, quindi decisero di entrare e dare un'occhiata.

Scesero una rampa di scale e trovarono una porta, chiusa a chiave.

Jeannie: "Magnifico! E ora come facciamo a vedere cosa nascondono quei due?"

Ant: "Lascia fare a me..."

Si tolse lo zaino e prese dalla tasca laterale un piccolo coltellino a serramanico, poi si avvicinò alla ragazza e le tolse una forcina dai capelli, dicendole:

Ant: "Te la restituisco subito. Comunque sei molto carina anche con i capelli sciolti."

Jeannie lo baciò, e gli rispose:

Jeannie: "Ora pensa ad aprire questa porta, i complimenti me li fai dopo."

Il giovane ci mise un minuto a forzare la serratura, poi, mano nella mano, entrarono nella stanza e accostarono la porta, accendendo la luce.

La camera era piena di scaffali, colmi di flaconi di quelli che sembravano medicinali. Jeannie ne prese uno e lesse l'etichetta: "Deca-Durabolin", e sotto il nome c'era una formula chimica, che subito riconobbe.

Jeannie: "Ma questo è Nandrolone! E' una sostanza fuorilegge!"

Ant: "Anche le altre, Jean. Guarda: ci sono anche flaconi di Adrenalina e di altre sostanze dopanti!"

Jeannie prese il cellulare e chiamò Dinozzo, per riferirgli la novità.

Jeannie: "Pronto, 'Zio'?... sono Jeannie. Ho delle novità: ho trovato una stanza piena di sostanze chimiche dopanti fuorilegge. Cosa faccio?"

...: "Voi due non fate un bel niente."

CONTINUA...

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Capitolo 13
*** 13 ***


NCIS: In futuro

Nota iniziale: le parti in grassetto rappresentano scene in ambientazioni diverse da quelle in stile normale.

13

All'NCIS, Tony e Timothy erano nel laboratorio di Abby, per il pranzo, poichè non c'era molto da fare, e se l'Agente Frost avesse chiamato l'avrebbe fatto al cellulare di Tony o a quello di McGee.

L'ora del pranzo era una delle poche volte in cui non valeva la regola n° 1 del Manuale Dinozzo, "mai parlare del passato", purchè non si affrontassero certi temi, come la morte di Gibbs, ma Timothy e Abby non avevano neanche mai affrontato l'argomento "relazione con Ziva", perchè sapevano che l'amico avrebbe sviato per altre strade.

Quel giorno, però, Abby voleva tentare di entrare nell'argomento, anche perchè era intenzionata a far incontrare padre e figlio, non appena fosse concluso il caso, anche contro il parere di Ziva.

Abby: "Tony, posso chiederti una cosa? Per quale assurdo motivo hai voluto tagliare i ponti con Ziva?"

Tony: "Perchè era giusto così." rispose, seccamente.

Abby: "Tony, noi siamo amici, tu sei stato nostro testimone di nozze, nonchè padrino delle gemelle. Perchè ti vuoi tenere tutto dentro? Lo so che c'è dell'altro..."

Tony: "C'è che sono affari che non vi riguardano!" sbottò "Quello che è successo tra me e Ziva non sono affari vostri!"

Timothy: "E invece lo sono, se quello che è successo ti ha trasformato nella brutta copia di Gibbs. Vuoi sapere la verità? Io avrei preferito prendere ordini dal Dinozzo che conoscevo 20 anni fa, piuttosto che da quello che ho davanti."

Il cellulare di Tony squillò, interrompendo la conversazione.

Tony: "Pronto?"

Jeannie: "Pronto, 'Zio'?... sono Jeannie."

Tony: Ciao, Jeannie. Che sosa c'è?

Jeannie: "Ho delle novità: ho trovato una stanza piena di sostanze chimiche dopanti fuorilegge. Cosa faccio?"

L'uomo stava per rispondere, quando sentì dall'altra parte, un uomo che parlava.

...: "Voi due non fate un bel niente."

Percepì che la ragazza era in pericolo, quindi fece un cenno a Abby e a McGee di collegare il suo cellulare al vivavoce e di ascoltare, rintracciando il segnale e attivando il microfono collegato al GPS, nel caso fosse caduta la linea.

Jeannie e Ant riconobbero subito la voce. Lentamente si voltarono verso la porta, e videro Johnson che puntava loro addosso una pistola.

Ant: "Signor Johnson, che cosa significa?"

Timothy e Abby riconobbero la voce e l'accento di Ant.

Timothy: "Capo, io vado su a chiamare Reyez. Forse è meglio se c'è anche lui."

Tony: "D'accordo. Ma fate in fretta."

Non appena fu uscito dal laboratorio e fu entrato nell'ascensore, McGee prese il cellulare e compose un numero internazionale.

Timothy: "Pronto, Ziva? Sono Tim... senti, non c'è tempo per le spiegazioni, prepara le valige e vai subito all'aereoporto, ti metto a disposizione uno dei nostri aerei veloci, così tra quattro ore sei a Washington... Ant è nei guai... ti spiego tutto tra quattro ore, e preparati anche psicologicamente, perchè non potrai non incontrare Tony... ok. A più tardi."

Chiuse il telefono e poi chiamò l'ufficio preposto agli spostamenti, per prenotare l'aereo veloce per Ziva, e dopo averlo fatto, andò verso la scrivania di Reyez, che stava pranzando leggendo una rivista, e gli parlò.

Timothy: "Carlos, il Capo ci vuole tutti al laboratorio di mia moglie: c'è un'emergenza."

Si diressero di nuovo di corsa verso il laboratorio.

Johnson: "Signorina, chiuda la conversazione con suo zio, subito."

La ragazza, sapendo che sicuramente i suoi colleghi avevano attivato il microfono del GPS, chiuse la telefonata.

Johnson: "Bene, ora ditemi chi siete e perchè stavate curiosando qui dentro"

Jeannie: "Siamo due studenti in cerca di intimità."

Johnson: "Voglio la verità. E tu, ragazzo, cosa vuoi fare con quel coltello? Non vedi che io ho in mano una pistola?"

Il giovane, che poco prima stringeva il coltelo con forza, vedendo che non gli serviva a nulla, lo richiuse.

Johnson: "Dammelo, così non ti vengono altre strane idee" poi prese il coltellino e se lo mise in tasca.

Ant, in un atteggiamento protettivo, abbracciò la ragazza, percependo la sua paura e intuendo che, molto probabilmente, era la prima volta in cui si trovava in una vera situazione di pericolo.

Johnson: "Allora? Si può sapere chi siete? Tu "guardò Ant "hai un'aria famigliare."

Jeannie: "Ok, hai vinto. Mi chiamo Jeannie Frost, e sono un agente dell'NCIS sotto copertura."

Johnson: "Dovevo immaginarlo che avrebbero messo qualcuno a sorvegliare il campus dall'interno. E sono anche stati furbi: chi avrebbe sospettato di una coppietta innamorata?"

Ant: "Veramente io non sono un agente dell'NCIS..." capì che non aveva scelta e doveva dirlo, anche se sapeva che gli altri, molto probabilmente, stavano ascoltando "Ma lo è mio padre."

I quattro agenti si guardarono, Tony e Reyez chiedendosi di chi dei loro colleghi potesse essere figlio."

Johnson: "Come ti chiami?"

Ant: "Anthony David, signore."

Tony, riconoscendo il cognome, spostò lo sguardo sui due amici, i quali lo guardarono come per dire "ci dispiace, avremmo dovuto dirtelo".

Johnson: "David? Non c'è nessun Agente David nell'NCIS."

Ant: "Infatti io ho il nome di mia madre, Ziva David, ex agente del Ha-Mossad le-Modi'in ule-Tafkidim Meyuhadim, che 20 anni fa ha fatto un breve servizio all'NCIS. Mio padre è il Maggiore Anthony Dinozzo, dell'NCIS.

Di nuovo l'uomo guardò Abby e Timothy.

Tony: "Voi lo sapevate?"

Abby: "Sapevamo che Ziva aveva avuto un figlio, dopo il suo ritorno in Israele, ma non eravamo certi che fosse tuo, perchè non ha voluto dirci chi era il padre. Ne abbiamo avuto la certezza solo quando abbiamo conosciuto Ant, a settembre, ma Ziva ci ha chiesto di non dirti nulla, a meno che non fosse stato necessario. Credimi, Tony, Ant ti somiglia molto, sia fisicamente che caratterialmente, e se vuoi un'ulteriore prova della tua paternità, fatti due conti: il ragazzo è nato il 4 ottobre 2007."

Tony pensò un attimo, guardandosi le dita e contando fino a 9. Quando ebbe finito, si passò una mano sugli occhi, confuso.

Tony: "Quanto sono idiota? Se l'avessi fatta parlare, invece di imbarcarmi in quello stupido monologo, 20 anni fa, me l'avrebbe detto! Era questa la cosa importante che voleva dirmi quel giorno... che cosa aspettate? Chiamare Ziva e datele un volo veloce per Washington, Anthony è nei guai, deve esserci anche lei, nel caso gli succeda qualcosa!"

Timothy: "Già fatto. E' già in volo, dovrebbe arrivare tra tre o quattro ore all'aereoporto."

Johnson, sempre puntando loro addosso la pistola, prese il cellulare e chiamò il suo socio.

Johnson: "Turner? Vieni subito al nostro deposito: abbiamo un problema. Ah, e vieni armato.

Jeannie: "Che cosa vuole fare?"

Johnson: "Beh, avete scoperto il nostro piano, dovremo eliminarvi."

Ant: "Sapete che è rischioso? Uccidere un agente dell'NCIS e il figlio di un altro agente attirerà l'attenzione."

Johnson: "Infatti prima vi faccio fuori e poi faccio sparire i vostri corpi. Non farò lo stesso errore che ho fatto con Howlett: con lui non ho considerato il fattore indagini, ma questa volta sarà un ottimo lavoro."

Tony capì che quella era una confessione.

Tony: "Abby, stai registrando tutto?"

Abby: "Ogni parola."

Tony: "Perfetto. McGee, Reyez, venite con me."

Reyez: "Dove andiamo?"

Tony: "A liberare Jeannie e il ragazzo. Abby, mantieni attivo il microfono e mandaci il segnale del GPS ai nostri apparecchi. Devo sapere esattamente dove sono."

Abby: "D'accordo, sarà fatto. Ah, Tony, il ragazzo è tuo figlio, e ha il tuo stesso nome."

Tony: "Grazie, non me ne ero accorto." rispose, sarcastico "Quando arriva Ziva?"

Timothy: "Tra due ore, Capo."

Tony: "Chiamala e dille che, quando sarà arrivata a Washington deve venire qui, a meno che non ci siano nuovi sviluppi."

Abby: "Lo farò. Ma ora andate! I ragazzi hanno bisogno di voi!"

Pochi minuti dopo, Turner raggiunse Johnson nel deposito sotterraneo. Anche lui teneva una pistola.

Turner: "Chi sono questi due?" chiese, quando vide Ant e Jeannie.

Johnson: "Lei è un agente dell'NCIS sotto copertura, mentre lui è il figlio del Maggiore Dinozzo."

Turner: "Un momento, ma io questi due li ho già visti! Erano nei pressi dell'orto botanico, l'altro giorno, ma ho pensato che fossero una coppia in cerca di intimità."

Johnson: "Quindi ci stavano ascoltando... un motivo in più per toglierli di mezzo!"

Jeannie si strinse maggiormente a Ant, che cercò di farle forza. Johnson puntò la pistola su di loro, intenzionato a sparare prima a lei, che era più pericolosa, in quanto Agente Federale. Premette il grilletto e...

BANG! BANG! BANG!

Jeannie si vide le mani sporche di sangue, ma non era il suo; abbassò lo sguardo: Ant era accasciato a terra, la felpa era insanguinata sul davanti, colpito da un colpo di pistola, ma era ancora vivo. Fu in quel momento che si rese conto che il secondo e il terzo colpo non erano stati sparati da Johnson, nè da Turner. Entrambi sanguinavano dalla mano che teneva la pistola, e subito dietro di loro Dinozzo aveva ancora il braccio teso e l'arma fumante.

Tony: "Come stai?"

Jeannie si era inginocchiata per soccorrere l'amico ferito, che respirava a fatica e dava segni di non capire cosa stesse succedendo attorno a lui, per via della forte emorragia al petto.

Jeannie: "Io sto bene, ma se non portiamo Anthony subito all'ospedale potrebbe morire!"

CONTINUA...

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Capitolo 14
*** 14 ***


NCIS: In futuro

14

Tony, McGee e Jeannie aspettavano da un'ora davanti alla sala operatoria dove era stato portato Ant d'urgenza, dopo che era arrivato al pronto soccorso con l'ambulanza.

Dinozzo era in piedi, con le spalle poggiate al muro e le mani in tasca, e guardava un punto fisso nel vuoto, perso nei suoi pensieri; Jeannie era nervosa, e non faceva altro che andare avanti e indietro nel corridoio, torcendosi le mani. Mentre Timothy, pur mostrandosi preoccupato, era seduto su una seggiola, di fronte a Tony, e guardava il pavimento.

Tony: "Tim, qualcuno ha avvertito Ziva di quello che è successo al ragazzo?"

Timothy: "Ci ha pensato Abigail. Comunque l'aereo deve essere in fase di atterraggio, non ci vorrà molto."

Tony: "Allora sarà meglio andarla a prendere e portarla qui. Ci pensi tu?"

Timothy: "Sei sicuro che non c'è bisogno di me qui?"

Tony: "Io e Frost ce la possiamo cavare. Comunque chiameremo, se ci sono novità."

Timothy: "D'accordo. Ah, mi dispiace di averti tenuta segreta l'esistenza di Ant..."

Tony: "Ne parliamo dopo, McGee. Ora vai!"

Quando l'uomo se ne fu andato, ci furono altri cinque minuti di silenzio, in cui Tony continuava a guardare il vuoto e Jeannie continuava a misurare il corridoio a passi. Fu lui a rompere il silenzio.

Tony: "Hey, ragazzina! Stai tranquilla."

Jeannie: "Scusa, Capo... è tutta colpa mia se Ant è là dentro... non avrei dovuto mai accettare il suo aiuto."

Tony: "Hey, ferma! Vieni qui." la fece avvicinare, poi quando furono faccia a faccia, parlò di nuovo "Non darti colpe che non hai. Se fossimo arrivati un po' prima, forse Anthony non rischierebbe di morire, ora."

Jeannie: "Ma... Tony, sono stata io a coinvolgerlo."

Tony: "Jeannie, ascoltami. Io non conosco ancora quel ragazzo, ma se ha preso abbastanza da suo padre, ti posso dire che noi Dinozzo i guai ce li andiamo a cercare, e ne usciamo sempre illesi, o quasi."

Jeannie abbassò lo sguardo, e qualche lacrima le solcò le guance.

Jeannie: "Io... io ho paura..."

L'uomo la abbracciò in modo paterno, e la lasciò sfogare, carezzandole la testa.

Tony: "Non ti preoccupare, si salverà, ne sono certo. Sia io che sua madre abbiamo la pelle dura: è difficile farci fuori. Puoi stare certa che tra qualche giorno lo vedremo saltellare per i corridoi e corteggiare le infermiere."

Jeannie sorrise, anche se ancora le usciva qualche lacrima.

Jeannie: "Sai una cosa? In queste tre settimane mi ha corteggiata parecchio."

Tony: "Allora abbiamo la prova che è mio figlio. E tu che hai fatto?"

La ragazza arrossì, e l'uomo capì.

Tony: "Ti ha conquistato, vero?"

Jeannie fece cenno di sì.

Jeannie: "E' un bravo ragazzo, molto dolce, e..."

Tony: "E tu ti sei presa una bella cotta per lui." completò "E da quello che ho visto, lui ti ricambia. Altrimenti, invece di mettersi stupidamente tra te e il proiettile, ti avrebbe semplicemente spinto da un lato."

Dei passi, in fondo corridoio, li distrassero. Qualcun altro stava correndo nella loro direzione, e quando questo qualcuno girò l'angolo, riconobbero McGee e una donna più o meno della sua stessa età, con i capelli neri e ricci che le ricadevano sul volto, e indossava un paio di jeans e una camicia leggera, un abbigliamento tipico delle zone calde.

Tony la fissò, riconoscendola, e anche lei parve riconoscerlo. Infatti si avvicinò all'uomo e, con espressione dura, gli tirò un forte ceffone.

Tony: "Ziva, calmati!" le disse, massaggiandosi la guancia arrossata.

Ziva: "Devo calmarmi? Mio figlio è stato coinvolto in un caso dell'NCIS, e mi dici di stare calma?"

Tony: "Senti, sono sicuro che Anthony se la caverà."

Ziva gli tirò un altro ceffone, e poi cominciò a dargli pugni sul petto, come se si stesse trattenendo da troppo tempo dal farlo.

Ziva: "Razza di stupido! Come puoi dire che se la caverà, quando non sai nulla di lui?"

Tony: "E' mio figlio..."

Ziva: "Tuo figlio? E secondo te basta avermi messa incinta, per poterti considerare suo padre? Sei uno stupido egoista! Dov'eri quando l'ho sentito scalciare per la prima volta, e quando è nato? Oppure quando ha fatto i suoi primi passi e detto la sua prima parola? E dov'eri quando, a 10 anni, ha rischiato la morte per colpa di uno stupido kamikaze che ha deciso di farsi esplodere proprio dove lui aspettava lo scuolabus? Tu non sei suo padre. Se lo fossi, saresti sempre stato presente nella sua vita!"

Tony: "Ziva, hai ragione. Venti anni fa sono stato uno stupido. Se ho tagliato i ponti con te era perchè avevo paura che, se avessimo continuato a sentirci, non saresti mai stata veramente felice, per via della distanza... se avessi saputo che eri incinta non l'avrei mai fatto."

Ziva: "Te lo stavo per dire quella volta, ma tu non mi hai lasciato parlare..."

La porta della sala operatoria si aprì, e ne uscì un medico in cuffietta e pigiama verde usa-e-getta, e si rivolse ai quattro presenti.

Dottore: "Qualcuno di voi è parente del ragazzo?"

Ziva: "Sì."

Tony: "Siamo i suoi genitori."

I due si avvicinarono al medico, che parlò.

Dottore: "La pallottola gli è entrata nel petto, e, nonostante non abbia leso organi vitali, è stato molto difficile rimuoverla, perchè era molto vicina al cuore. Inoltre il ragazzo ha perso molto sangue, e gli abbiamo dovuto fare delle trasfusioni..."

Tony: "Dottore, non faccia troppi giri di parole. Come sta nostro figlio?"

Dottore: "Resterà ancora incosciente per un po', ma è fuori pericolo."

I quattro si rilassarono, poi Jeannie si avvicinò alla coppia, parlando al dottore.

Jeannie: "Quando potremo vederlo?"

Dottore: "Lei è un'altra parente?"

Jeannie: "Sono..." prima di rispondere lanciò un'occhiata a Tony, che le sorrise, come per darle la sua approvazione "sono la sua ragazza. Ant era con me quando gli hanno sparato."

Dottore: "Potrete andarlo a trovare nella sua stanza tra mezzora circa. Ma se fosse già sveglio, vi pregherei di non farlo sforzare troppo: è ancora molto debole. D'altro canto, la pallottola ha sfiorato il cuore."

Mezzora dopo furono accompagnati da un'infermiera davanti alla stanza in cui Ant era stato portato.

Tony: "Ziva, credo che tu debba entrare per prima."

Jeannie: "No." si intromise "Scusate, ma secondo me dovreste entrare assieme, voi due."

Timothy: "E' vero. Anche secondo me dovreste entrare insieme. D'altronde siete i suoi genitori."

Tony guardò la donna accanto a lui, come per chiederle il permesso, e lei gli sorrise, come risposta.

Entrarono nella camera. Ant era disteso su un letto, con una flebo attaccata al braccio, una grossa fasciatura sul petto e una cannula per l'ossigeno sotto il naso. Era profondamente addormentato.

Ziva si avvicinò e gli diede un bacio sulla fronte, facendo molta attenzione. Tony era un po' impacciato: trovarsi per la prima volta di fronte al figlio di cui, fino a poche ore prima, non ne conosceva l'esistenza, lo metteva a disagio.

Ziva: "Per fortuna si riprenderà. Non so cosa avrei fatto senza di lui."

Tony: "E' strano, sai? E' come vedersi allo specchio."

Ziva: "Ti somiglia più di quanto tu possa credere, Tony. Fin da piccolo è stato un vero combinaguai, e, crescendo, è diventato anche un rubacuori. A proposito... non sapevo che avesse trovato la ragazza, qui in America..."

Tony: "In realtà è stato un po' un caso... Jeannie è un agente che ha lavorato sotto copertura per qualche settimana all'università, e si saranno conosciuti lì."

Ziva: "Allora questo è un difetto di famiglia: sia io che lui ci siamo legati a qualcuno dell'NCIS."

Tony: "Oppure è merito del fascino ereditato da me..."

Sentirono un debole colpo di tosse, e si voltarono verso il letto. Ant si era svegliato, e li guardava.

Ant: "Mamma? Che ci fai qui?" la sua voce era debole, e ancora respirava a fatica, per via della ferita al petto.

Ziva: "Tesoro, non sforzarti! Mi ha chiamato Timothy quando ti hanno ferito."

Ant sorrise, poi spostò lo sguardo su Tony.

Ant: "Tu chi sei?"

Tony si avvicinò, poi disse:

Tony: "Sono l'uomo che ti ha dato la vita, ragazzo. Sono tuo padre."

I due si guardarono per qualche secondo, poi Ant alzò leggermente la mano verso il padre, che gliela strinse.

Ant: "Mi hanno parlato di te, negli ultimi mesi."

Tony: "Io, invece, ho saputo di te solo nelle ultime ore..."

Improvvisamente, Ant si ricordò di quello che era successo al campus.

Ant: "Come sta Jean?"

Tony: "L'Agente Frost sta bene, grazie a te. E' qui fuori che aspetta per ringraziarti come si deve. Vuoi che la faccio entrare?"

Ant: "Ok..."

Tony aprì la porta e fece un cenno all'esterno. Subito dopo Jeannie era dentro, un po' intimidita.

Jeannie: "Ciao, Anthony. Come ti senti?"

Ant: "Come uno a cui hanno appena sparato... E tu come stai?"

Jeannie: "Io sto bene."

La ragazza di nuovo scoppiò a piangere; probabilmente aveva subito un forte shoc, quando avevano sparato al ragazzo.

Ant: "Hey! Dai, ti ho detto che sto bene!"

Jeannie: "Scusami, Ant. E' che ho avuto tanta paura..."

Ant: "E di cosa? Io sono come i gatti: ho nove vite."

Ziva: "Già, ma le sette rimaste, vedi di non sprecarle, tesoro! E poi... non mi avevi mica detto che avevi la ragazza..."

Ant: "E tu non mi hai mai detto che mio padre è un ufficiale dell'NCIS... Comunque io e Jean stiamo insieme solo da qualche giorno."

Jeannie: "E non eravamo neanche sicuri che si potesse fare, visto che io sono un Agente Federale e Ant è il figlio del mio capo."

Tony: "Perchè credavate che non si potesse? Se fosse così, allora neanche Tim e Abby avrebbero potuto sposarsi."

I due ragazzi, dal momento che erano sicuri di non violare alcuna regola, si presero per mano, e lei si abbassò per baciarlo. Nel guardarli, Ziva sorrise a Tony, e tese la mano verso di lui, che la prese e attirò a sè la donna, abbracciandola per i fianchi e sorridendole.

CONTINUA (non è ancora finita...)

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Capitolo 15
*** 15 ***


NCIS: In futuro

15

Passò una settimana, durante la quale Tony passò molto tempo con Ziva e il figlio, che era ancora in ospedale. Era felice di rivederla, dopo più di 20 anni di lontananza, ma percepiva che c'era qualcosa che non andava: nonostante lei si mostrasse serena, di fronte al ragazzo, quando usciva dall'ospedale Ziva sembrava distaccata nei confronti dell'uomo. Così decise di affrontarla, una mattina che la stava accompagnando a trovare Ant.

Tony: "Ziva, ma che hai? Mi sembri distante..."

Ziva: "Sto bene. E' solo il fuso orario e la preoccupazione per mio figlio..."

Tony: "Nostro figlio." la corresse.

La donna lo guardò. L'espressione era tornata dura, come quando si erano incontrati in ospedale, il giorno dell'operazione di Ant.

Ziva: "Tony, tu non sei suo padre. Sei solo l'uomo con cui l'ho concepito."

La sua voce era gelida. Tony accostò in un piazzale e, dopo aver fermato l'auto, si voltò a guardare la donna.

Tony: "Senti, mi pare che ne abbiamo già parlato. 20 anni fa sono stato uno stupido egoista."

Ziva: "Tu pensi di poter rimediare solo con un 'scusa, non ero in me'? Ci vuole ben altro per riparare a 20 anni di disinteresse totale nei miei confronti!"

Tony: "Ho già ammesso di avere delle colpe! Ma anche tu ne hai. Se veramente ci avessi tenuto a farmi sapere che avevamo avuto un figlio, potevi insistere, e magari farmelo sapere tramite Abby, McGee o Ducky! Mentre invece hai chiesto loro di non dirmi niente."

Ziva: "Ero incinta, Tony! E lo sai com'è contorta la mente di una donna incinta... mi avevi deluso, e io volevo fartela pagare. Mi era anche venuto in mente di non chiamarlo Anthony, ma Leeroy, come Gibbs, ma nel momento di scegliere il nome ha prevalso l'amore che ancora provavo per te, nonostante mi avessi deluso."

Tony: "Provavi? E ora?"

La donna distolse lo sguardo dal suo volto, rivolgendolo ai palazzi che costeggiavano la strada.

Ziva: "Tu mi hai dato la cosa più bella che potessi desiderare, Tony: mi hai dato Ant."

Tony: "Non hai risposto alla mia domanda: cosa provi per me, il padre di tuo figlio, ora?"

Ziva tornò a guardarlo. Aveva gli occhi lucidi.

Ziva: "Non lo so, Tony. Davvero... e il fatto che il mio bambino sia stato coinvolto in una vostra indagine mi confonde di più."

Tony: "Ziva, Anthony non è un bambino, ma è un uomo, ormai. Ha 20 anni!"

Ziva: "Per la nostra religione, un ragazzo diventa uomo a 13 anni, alla cerimonia del Bar-Mitzvà."

Tony: "E, se non ricordo male le tradizioni ebraiche, da quel momento in poi bisogna trattarlo come un adulto." si fece serio, e continuò "Ascolta, Ant mi ha dato una possibilità, perchè non ci provi anche tu? Ti prometto che non ti deluderò."

Ziva: "Tony, l'ultima volta che ti ho creduto, nove mesi dopo sono stata cacciata dalla mia famiglia, trovandomi in mezzo a una strada, con un neonato da crescere senza l'aiuto di nessuno, ed ero anche stata cacciata dal Mossad."

Tony allungò la mano, sfiorando dolcemente la guancia di Ziva.

Tony: "Questa volta sarà diverso, credimi."

La donna sembrò cedere. Si guardarono per qualche secondo, poi si avvicinarono e si baciarono. Un bacio lungo, atteso per 20 anni da entrambi. L'uomo tornò a guardarla, e Ziva si asciugò velocemente una lacrima.

Tony: "Che c'è?"

Ziva: "Sono felice... Abby mi aveva detto che eri cambiato, peggiorando. Sono felice che stai tornando ad essere il Tony Dinozzo di 20 anni fa, l'uomo di cui mi ero innamorata..."

Tony sorrise, poi riaccese il motore e ripartirono alla volta dell'ospedale.

Un mese dopo...

Era mattina, e agli uffici dell'NCIS c'era parecchio movimento. McGee, Reyez e Frost stavano terminando di compilare i rapporti sul caso Howlett.

Johnson e Turner avevano confessato di aver somministrato ai ragazzi, a loro insaputa, delle sostanze doppanti, per migliorare le loro prestazioni; raccontarono anche che James Howlett aveva scoperto tutto e li aveva minacciati di raccontare tutto alla polizia, così avevano progettato di ucciderlo, reato di cui si era macchiato Johnson, usando un suo vecchio pugnale da sub. Tutto questo, unito all'imputazione per sequestro di persona e tentato omicidio, avrebbe portato a entrambi l'ergastolo a St. Qentin.

Mentre scrivevano, i tre, ogni tanto, si scambiavano qualche parola.

Reyez: "Certo che, da quando ha saputo di avere un figlio, il Maggiore è cambiato..."

Timothy: "Già. E' tornato ad essere l'uomo di un tempo. E sono contento che sia tornato... non è stato semplice lavorare 20 anni con quel musone di prima. Giuro che a volte mi veniva voglia di prenderlo a schiaffi, anche se è un mio superiore."

Jeannie: "Ant dice che pare che i suoi genitori si siano finalmente riavvicinati. Pensate che, quando va a trovare Tony, li ha beccati parecchie volte che avevano appena finito di... ci siamo capiti... io sento profumo di fiori d'arancio..."

Lo sguardo della ragazza divenne sognante, ma improvvisamente impallidì, si mise una mano sulla bocca e corse in bagno.

Timothy: "Che cos'ha?"

Reyez: "Magari non ha digerito la cena, ieri..."

Timothy: "Non credo. E' così da qualche giorno..."

Reyez: "Magari ha un po' di influenza..."

Abby: "Mh... secondo me è un'altra cosa..."

Li aveva raggiunti e si era seduta sulla scrivania del marito, tra lui e il collega.

Timothy: "Cosa pensi che sia?"

Abby: "Penso che sia..."

Jeannie ritornò, e interruppe Abby.

Jeannie: "Ragazzi, c'è un problema... penso di essere incinta."

Abby: "Ecco, volevo dire questo."

Gli altri due rimasero pietrificati, guardando alternativamente le due donne.

Timothy: "Oddio... non so se Tony reggerà a questa notizia. Già è stata dura tentare di essere un buon padre per un ragazzo di 20 anni, se scopre che sta per diventare nonno sarà un duro colpo per lui...

Jeannie: "Io sono preoccupata per la reazione di Ant... però prima di dirglielo vorrei esserne sicura."

Abby: "Non hai che da chiedere! Vieni giù in laboratorio, così facciamo subito il test."

Scesero in laboratorio. Poco dopo l'ascensore si aprì, e ne uscirono Tony, Ziva e Ant. Padre e figlio chiacchieravano allegramente.

Tony: "Un altro film che mi è piaciuto in particolar modo è Dark Angel..."

Ant: "Ce l'ho presente. Ho visto parecchie volte anche la serie televisiva. Trovo quel Michael Weatherly azzeccato, nella parte di Logan Cale!"

Tony: "Beh, è stato bravo anche in quell'episodio di Charmed!"

Timothy: "Salve capo! Ziva..."

Tony: "Buongiorno, Pivello. Reyez..."

Timothy: "Ant! Come va la ferita?"

Ant: "Fanno ancora un po' male i punti, ma passerà. Dov'è Jeannie?"

Reyez: "E' scesa con Abby al laboratorio."

Tony: "A fare cosa?"

Abby: "Cose di donne, Tony!"

Erano tornate in ufficio, ed entrambe avevano un'aria raggiante. Jeannie subito andò ad abbracciare il ragazzo, baciandolo con passione.

Ant: "Wow! Mi piacerebbe avere tutti i giorni un'accoglienza così!"

Jeannie: "Beh, ho delle novità..."

Tony: "Anche io ne ho un paio. La prima riguarda proprio te, Frost."

Jeannie: "Dimmi..."

Tony: "Se non ricordo male, nel tuo stato di servizio c'era scritto che al CSI di New York ti occupavi prevalentemente delle analisi di laboratorio... beh, ti piacerebbe riprendere quel lavoro, come assistente di Abby? Ovviamente se lei vuole, visto che l'ultima volta che le è stato assegnato un aiutante non lo voleva..."

Abby: "Ma l'ultima volta era uno spietato assassino. Certo che la voglio!"

Jeannie, però, era un po' confusa.

Jeannie: "Ma perchè mi vuoi trasferire?"

Tony: "Riguarda la seconda novità, che però è incompatibile con la tua presenza attiva nella squadra." si avvicinò alla scrivania e prese qualcosa dal cassetto. poi andò di fronte al figlio "Ant, per caso hai qualche progetto, per dopo la laurea?"

Ant: "No, Tony. Perchè?"

Tony: "Bene. Allora che ne diresti di entrare nell'NCIS? Ovviamente nella mia squadra. Ho chiesto al Direttore, e ha dato l'approvazione per un periodo di prova di qualche anno, fino a quando prenderai la laurea. Ci stai?"

Ant: "E me lo chiedi? Certo che ci sto!"

Tony: "Beh, allora benvenuto nell'NCIS, ragazzo!"

Gli diede il distintivo e una tessera di riconoscimento, in cui, nello spazio del nome, c'era scritto "Anthony David-Dinozzo Jr". Ziva abbracciò il figlio, contenta per lui, e tutti erano già pronti per festeggiare, ma Tony fermò tutto.

Tony: "Calma, non ho ancora finito! C'è ancora una terza cosa che volevo fare..."

Prese Ziva per mano e si mise di fronte a lei, poi cominciò a parlare.

Tony: "Lo so, sono stato un vero bastardo, negli ultimi 20 anni, ma l'ultimo mese ti ho dimostrato altamente di essere davvero innamorato di te, quindi ti chiedo..." prese una scatolina dalla tasca e la diede alla donna, che la aprì "Vuoi sposarmi?"

Ziva: "Scusa, Tony, ma solitamente l'uomo non si inginocchia davanti alla donna, in questi casi? Sai, da quando è nato Ant sono diventata piuttosto tradizionalista..."

Tutti risero, e Tony dovette inginocchiarsi e ripetere la domanda. Allora Ziva rispose:

Ziva: "Sì, Tony, certo che voglio sposarti!"

Ci fu l'applauso di tutto l'ufficio, non solo dei componenti della loro squadra, ma anche degli altri colleghi. Di nuovo si prepararono per i festeggiamenti, ma questa volta furono interrotti da Jeannie.

Jeannie: "Aspettate un momento! Devo dire pure io una cosa... Ant, sono incinta..."

CONTINUA...

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Capitolo 16
*** 16 ***


NCIS: In futuro

16

Tra i membri della squadra era piombato un improvviso silenzio.

Ziva e Tony spostarono lo sguardo dalla ragazza al figlio, che era rimasto lì con la faccia da pesce lesso, poi gli tirarono entrambi, contemporaneamente, uno scappellotto.

Ant: "Ahia! Hey, guardate che sono ancora convalescente!"

Tony: "Non me ne frega. Vieni con me. Ziva, vuoi venire con noi?"

Ziva: "Con piacere, Tony."

Andarono all'ascensore. Una volta dentro Tony chiamò un piano a caso, per poi spingere il pulsante di stop. Quando l'ascensore fu fermo, si rivolse al figlio, con espressione dura.

Tony: "Cazzo, Anthony! Non ti sembra di esagerare?"

Ant: "Ma..."

Ziva: "Tony ha ragione, tesoro. Hai 20 anni, studi ancora all'università. Se tuo padre non ti avesse offerto il posto all'NCIS, come avreste fatto a mantenere il bambino? Da quello che so, Jeannie non prende poi tanto di stipendio..."

Ant: "Mamma, Tony... è una sorpresa anche per me, non pensavo che Jeannie avrebbe potuto rimanere incinta..."

Tony: "No? Ci vai a letto, magari non usi precauzioni, e ti aspetti che lei non resti incinta?"

Ziva: "Beh, questo l'hai fatto anche tu, Tony, precisamente 20 anni fa."

L'uomo si zittì, guardando la fidanzata di traverso, poi tornò a guardare il figlio.

Tony: "E poi io a malappena so fare il genitore... non credo di essere pronto per diventare nonno, dal momento che ho saputo di te appena un mese fa..."

Ant lo interruppe.

Ant: "E credi che io sappia già fare il genitore? Tony, anche per me è una cosa nuova, ma ormai è capitata e, nel bene o nel male, cercherò di fare il possibile perchè mio figlio cresca nel migliore dei modi. E poi io amo Jean, e se tu non mi avessi proposto di entrare nella squadra, avevo comunque intenzione di trovarmi un lavoro, per poter essere indipendente e, magari, in futuro, chiederle anche di sposarmi."

Ziva: "Vuoi chiederle di sposarti? Ma state insieme da appena un mese..."

Ant: "Ho detto 'in futuro', mamma, non 'domani'. Lo so anche io che un mese è un po' poco per una proposta così importante, soprattutto alla mia età... avevo pensato di aspettare un annetto, prima di farle la proposta, ma la sua gravidanza cambia tutti i piani. Ora, se non vi dispiace, vorrei tornare da Jean, che sicuramente starà aspettando di sapere cosa ne penso."

Spinse il pulsante del piano, ma Tony schiacciò di nuovo quello di stop.

Ant: "Che c'è ancora?" chiese, esasperato.

Tony: "Un'ultima cosa: se vuoi che mi abitui a diventare nonno, quando non siamo in servizio piantala di chiamarmi Tony."

Ant: "E in che altro modo dovrei chiamarti?"

Tony: "Per esempio, dato che sono tuo padre, potresti chiamarmi papà."

Ziva sorrise: l'uomo ormai si era immedesimato completamente nel ruolo di padre, ed era sicura che sarebbe stato anche un ottimo nonno.

Ant: "Mh... d'accordo... papà. E in servizio come ti devo chiamare?"

Tony: "Scegli te: Capo, Maggiore, oppure Tony. Per me, al lavoro sarai Ant oppure David o Dinozzo."

Tornarono in ufficio, dove tutti li stavano aspettando. Ant si avvicinò a Jeannie e la baciò con passione: era la sua tacita risposta.

Timothy: "Beh, Tony... congratulazioni anche per il fatto che stai per diventare nonno!"

Tony: "Non rigirare il coltello nella piaga, Pivello." si rivolse di nuovo a Ziva "Allora, tornando a noi, quando fissiamo la data del matrimonio?"

Ziva: "Che ne pensi di settembre? Sarebbe tra sei mesi... nè troppo avanti, nè troppo presto, e fa ancora abbastanza caldo."

Tony: "D'accordo. Ora non resta che organizzare il resto!"

Sei mesi dopo.

Era ormai arrivato il giorno del matrimonio, e Tony, da bravo italiano, aveva voluto fare le cose in grande, affittando una zona del parco pubblico di Washington e facendola allestire per la cerimonia e il banchetto nunziale.

Come spogliatoi per gli sposi, erano state montate due tende abbastanza grandi, a lato della zona preparata per la cerimonia.

Nella tenda dello sposo, Tony si era ormai finito di preparare, e solo il figlio aveva qualche difficoltà ad annodarsi il cravattino. La tenda si aprì, ed entrò McGee, che era il testimone di Tony, in compagnia di un signore di circa 80 anni, il vecchio Dottor Mallard.

Timothy: "Hey, guardate chi vi ho portato!"

Ducky: "Anthony! Finalmente... era ora che ti decidessi a mettere su famiglia!" si avvicinò ai due, ma invece di andare a stringere la mano al padre, la strinse al figlio. McGee gli fu subito accanto.

Timothy: "Ehm, Ducky, lui non è lo sposo, ma è Anthony jr, suo figlio. Lo sposo è Anthony sr. Ti ricordi? Te ne avevamo parlato del figlio di 20 anni di Tony."

Il medico, invecchiando, era un po' rinc... rimbambito, e spesso faticava a riconoscere le persone, senza contare il fatto che Ant era praticamente identico al padre.

Ducky: "Ah, sì... ragazzo, è un piacere conoscerti! Sei davvero identico a tuo padre, sai? Mi ricorda quella volta che ho fatto l'autopsia a quelle due persone che poi..."

Tim lo interruppe:

Timothy: "Gli racconterai tutto più tardi. Perchè ora non vai a sederti? Tra poco iniziano."

Nella tenda della sposa, l'atmosfera era un po' più tesa.

Abby aiutava Ziva a truccarsi, mentre Jeannie le aggiustava il vestito, nel limite delle sue possibilità, dato che ormai era al settimo mese di gravidanza. Attorno a loro, le gemelle si rincorrevano, rischiando di rovinare i loro vestitini di damine.

Jeannie: "Caspita che energia! Le bambine non si fermano mai..."

Abby: "Per fortuna hanno preso da me... vi immaginate come sarebbero state se avessero preso da Tim?"

Ziva: "Sarebbero state dei mezzi geni, sempre attaccate ai libri..."

Jeannie si sedette, carezzandosi il pancione.

Jeannie: "Chissà come sarà lui..." si chiese, con espressione sognante "Io spero che sia come il padre."

Ziva: "Oh, allora state freschi... Ant da bambino era da controllare a vista: non c'era un momento in cui non stava fermo, e aveva un talento naturale nel mettersi nei guai."

Abby: "Tale padre, tale figlio, no?"

I loro discorsi vennero interrotti da Ant che entrava nella tenda.

Ant: "Allora, belle signore! siete pronte?"

Jeannie: "Belle signore? Mi hai visto, ultimamente? Sono una balena..."

Il ragazzo si avvicinò a Jeannie, la aiutò ad alzarsi e, dopo averle messo una mano sul pancione, le disse:

Ant: "Jean, tu sei bellissima... qui dentro ci sono le donne più belle tra tutte quelle presenti alla cerimonia: le damine dei fiori..."le gemelle gli corsero incontro e lo abbracciarono "la prima damigella..." si avvicinò a Abby e le fece il baciamano "la seconda damigella, nonchè madre di mio figlio..." tornò da Jeannie e la baciò "e la sposa, mia madre. "andò di fronte a Ziva, le diede un bacio sulla guancia e le porse il bouquet "Andiamo, su! Tutti aspettano di vedervi in tutto il vostro splendore."

Prese sotto braccio Ziva, mentre le altre si ordinarono davanti a loro, ed uscirono dalla tenda, mentre l'orchestra intonava la marcia nuziale.

Tony guardava lungo il corridoio tra le sedie, aspettando l'arrivo di Ziva. Il cuore cominciò a battergli velocemente, per l'emozione, quando vide le gemelle McGee spargere i fiori sul tappeto rosso, aprendo la strada alle due damigelle e alla sposa, accompagnata dal parente più prossimo di sesso maschile, nel loro caso il figlio Ant.

I due sposi avevano discusso parecchio su quale rito usare, e alla fine avevano deciso di celebrare con rito cattolico, per accontentare Tony, che, essendo di origini italiane, era cattolico, anche se non praticante, ma avevano chiesto al prete che li avrebbe uniti in matrimonio di poter aggiungere anche delle usanze ebraiche, come la rottura del bicchiere, dopo aver bevuto entrambi, che secondo la religione ebraica è di buon auspicio.

Subito dopo le gemelle camminava la loro madre, Abby Sciuto-McGee, vestita di rosa pallido e pettinata con due codine laterali, come usava da giovane. Dietro di lei c'era Jeannie, anche lei vestita di rosa, e un po' impacciata nelle sue forme di futura madre; Tony sorrise, ricordandosi di una foto che Ziva gli aveva mostrato poco tempo prima, risalente a quando era incinta di Anthony. In quella foto si vedeva tutta la bellezza che hanno le future madri, il fascino della maternità, che ora vedeva nella sua futura nuora, la madre di suo nipote.

Ed infine, eccola... il cuore mancò un battito, quando la vide avanzare sul tappeto rosso cosparso di petali di rosa. Ziva avanzava, fiera ed emozionata, sotto braccio al loro figlio. Guardando il ragazzo, vide sè stesso, alla stessa età, quando era all'università, e pensò, come aveva fatto altre volte negli ultimi mesi, che Ziva aveva fatto un ottimo lavoro, nonostante l'avesse dovuto crescere da sola, in un paese in guerra.

Quando furono vicini all'altare, Ant prese la mano della madre e la mise in quella del padre, poi arretrò di qualche passo e attese la domanda del prete:

Prete: "Chi porta questa donna in sposa a quest'uomo?"

Ant: "Io."

Dopo aver risposto, si sedette al suo posto, in prima fila.

Durante la cerimonia osservò i suoi genitori, in particolare la madre; non l'aveva mai vista così emozionata e felice come in quel momento, che sicuramente aspettava da più di 20 anni, magari ancora prima del suo concepimento. Anche Tony sembrava sereno, e non perdeva occasione di ammirare Ziva nel suo abito bianco, sorridendole ogni volta.

Arrivò il momento dello scambio degli anelli. A Tony sudavano le mani per l'emozione, e aveva paura che l'anello di Ziva gli scivolasse, proprio nel momento in cui glielo metteva al dito, ma tutto andò liscio. Poi il prete porse loro un bicchiere pieno di vino, avvolto in un telo, e gli sposi bevvero e, come da tradizione ebrea, il bicchiere venne fatto cadere vicino ai piedi di Tony, sbriciolandosi.

Tony: "Cosa significa se si rompe in mille pezzi?"

Ziva: "E' di buon auspicio: significa che il nostro amore durerà tanti anni quanti sono i pezzi in cui si è rotto il bicchiere."

L'uomo sorrise, e quando il sacerdote diede loro il permesso, la prese per la vita e la baciò a lungo.

CONTINUA...

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Capitolo 17
*** epilogo ***


ncis17

NCIS: In futuro

Epilogo

18 mesi dopo.

Tony era seduto alla sua scrivania, e sorseggiava un caffè leggendo un giornale, mentre Ant, Tim, Abby e Jeannie chiacchieravano, vicino alla scala che portava agli ascensori.

La porta dell'ascensore si aprì, e ne uscì Ziva, che teneva per mano un bimbetto di poco più di un anno, con i capelli biondi e gli occhi verdi, il quale si mise subito a correre giù per le scale, raggiungendo il gruppo.

Jeannie: "Adam! Amore mio, quante volte ti ho detto che quando ci vieni a trovare non devi correre giù per le scale?" disse, abbracciando il piccolo e riempiendolo di baci.

Adam: "Mamma, nonno ice ti." rispose, usando il linguaggio caratteristico dei bambini che stanno imparando a parlare, indicando Tony, il quale si era avvicinato per salutarli.

Ant: "Tony, ma è possibile? Noi facciamo di tutto perchè non prenda brutte abitudini e tu ci rovini il lavoro?"

Tony: "Beh, scusa, ma non è questo il compito di un nonno? Cioè viziare il nipote?" sorrise, poi prese in braccio il bambino, che lo aveva accolto a braccia aperte "Ciao, capione!... ciao, tesoro!" baciò Ziva.

Ant: "Però perchè hai portato Adam al lavoro, mamma?"

Tony: "Gliel'ho chiesto io. Volevo portarvi tutti e quattro a trovare una persona che non vedo da dopo la partenza di tua madre."

Abby aveva capito di cosa parlava, quindi gli sorrise, dicendogli:

Abby: "Finalmente hai deciso di affrontarlo?"

Tony: "Prima o poi dovevo farlo, no?"

Tony, Ant e Jeannie presero i loro cappotti e, assieme a Ziva e al piccolo Adam, uscirono dall'edificio, salendo sulle auto.

Tony li condusse al cimitero di Washington. Ziva capì immediatamente chi stavano andando a trovare.

Scesero dalle auto e seguirono l'uomo, il quale si fermò di fronte a due lapidi, una accanto all'altra, che appartenevano a Caitlin Todd e Leeroy Jethro Gibbs.

Tony: "Ant, sicuramente avrai sentito parlare di loro due..."

Il giovane si avvicinò, poi rispose:

Ant: "Non sono la tua ex collega, che è stata uccisa da Ari, e il tuo ex capo?"

Tony: "Sì. Ora leggi la lapide di Gibbs."

sulla lapide c'era scritto:

Leeroy Jethro Gibbs

Padre, Amico, Capo

Semper Fidelis

Tony: "Credo che tua madre te lo abbia detto, lui è stato un padre per tutti noi. Forse, se non fosse morto, tu l'avresti chiamato nonno."

Ant: "Ho capito... papà, posso chiederti una cosa? Mi racconteresti come è successo?"

L'uomo tornò con la mente a quel giorno di 23 anni prima.

FLASHBACK

La squadra era arrivata appena in tempo a quel vecchio capannone. Erano entrati, con le pistole in pugno, per poter prendere con le mani nel sacco quei trafficanti d'armi che seguivano da tempo.

Gibbs: "Dinozzo, David, tenete gli occhi aperti!"

Tony: "Ok, Capo."

Avanzarono lentamente, tenendo occhi e orecchie aperti, quando Tony sentì il rumore di un fucile a cui veniva messo un colpo in canna; l'aveva sentito anche Ziva, quindi si scambiarono uno sguardo, poi, mentre l'uomo si lanciava verso il suo superiore, buttandolo a terra, Ziva sparava, colpendo il cecchino che era pronto a colpire.

Tony: "Stai bene, Capo?"

Gibbs: "Stavo meglio prima, Dinozzo. Lo sai che sei pesante?"

Tony: "Scusa, Gibbs. Eri sulla sinea di tiro."

Gibbs gli lanciò uno sguardo severo, poi disse, alzandosi.

Gibbs: "Comunque grazie."

Camminarono ancora qualche passo, finchè non si trovarono in uno spazio sgombro dalle casse che avevano costeggiato fino a quel momento.

Gibbs: "State attenti."

Si voltò di nuovo verso i due, che erano vicini, ma vide qualcosa che non gli piaceva: un puntatore laser puntava dritto sul petto di Tony.

Velocemente si mise di fronte, ma era troppo tardi per evitare il colpo.

Ci fu uno sparo, e Gibbs cadde a terra, ferito al petto. I due giovani furono pronti a rispondere al fuoco, ma quando tutto era finito, si accorsero che l'uomo era a terra, in una pozza d sangue.

Si precipitarono verso di lui, dandogli il primo soccorso, mentre Tony chiamava l'ambulanza.

Tony: "Resisti, Capo. I soccorsi stanno arrivando."

Gibbs: "Tony, nn credo che ce la farò..."

Ziva: "Tu devi farcela. Ce l'hai sempre fatta..."

I soccorsi arrivarono, e Gibbs venne portato all'ospedale; Tony e Ziva seguirono l'ambulanza in auto. Erano entrambi agitati e molto preoccupati...

FINE FLASHBACK

Tony: "Gibbs è morto qualche ora dopo sotto i ferri. Tua madre era talmente scossa che non mi sono sentito di lasciarla sola, così mi sono trasferito da lei. In quei pochi giorni abbiamo legato più di quanto avessimo fatto in passato. Eravamo inseparabili, e credo che... che il tuo concepimento sia stato una conseguenza inevitabile di tutto ciò."

Il giovane uomo non parlò; prese due sassi da terra e ne poggiò uno su ogni lapide, come da usanza ebrea. Così fecero anche gli altri tre, e tentò di fare il piccolo Adam, che però non capiva cosa stessero facendo tutti. Ant lo prese in braccio, e Tony si rivolse al nipote.

Tony: "Campione, lo sai chi c'è sotto questa pietra?" indicò la lapide di Gibbs "C'è un signore che per il nonno è stato come un papà. E lo sai come si chiamava? Si chiamava Jethro..."

Adam: "Ome me?" chiese, indicandosi. infatti il nome completo del bambino era Adam Jethro Dinozzo.

Tony: "Sì, piccoletto, come te. Ora, se volete scusarmi, vorrei stare un attimo da solo..."

Ziva: "Come vuoi, Tony."

Si allontanarono di qualche passo, mentre Tony guardava, pensieroso, le due lapidi.

...: "E' davvero una bella famiglia, Tony."

L'uomo sussultò, sentendo quella voce di donna, una voce che non sentiva da più di 25 anni, la voce di Caitlin Todd. Alzò gli occhi nella direzione della voce e la vide, in compagnia di un'altra persona, un uomo che rispondeva al nome di Leeroy Jethro Gibbs.

Tony: "Ma... come è possibile? Voi siete..."

Gibbs: "Morti?" completò "Sì, hai ragione, lo siamo."

Tony: "Ma allora come..."

Gibbs: "Potresti dare tante spiegazioni alla cosa: che ieri sera hai mangiato troppo, a cena, per cui siamo delle allucinazioni, che siamo la tua coscienza che ti dice che finalmente hai fatto la cosa giusta..."

Kate: "Oppure che siamo spiriti e attendavamo che finalmente ti facessi vivo, visto che non ti fai vedere da più di 20 anni."

Tony: "Sono stato uno stupido..."

Gibbs: "Lo sappiamo: è da stupidi tagliare i ponti con la donna che ami, e che per giunta è rimasta uncinta di te e ha dovuto crescere il figlio da sola."

Tony: "Non vi ci vorrete mettere anche voi?"

Gibbs: "No, affatto. Anzi, mi dispiace non aver potuto veder crescere tuo figlio. Sicuramente mi sarei affezionato a lui come se fosse stato mio nipote."

Tony: "Lo credo anche io."

Gibbs: "Già. Quindi vedi di vivere più a lungo possibile, per poter veder crescere Adam. Anche in lui c'è molto di te, come per il giovane Anthony."

Tony: "D'accordo. E grazie."

Prese anche lui dei sassi e li poggiò accanto agli altri. Infine voltò le spalle e raggiunse la sua famiglia.

Il piccolo Adam gli corse incontro, e lui lo prese in braccio.

Il bambino si guardò indietro, verso le lapidi, e vide due persone che non aveva notato prima: una signora bella come la sua mamma, alta e con i capelli neri, e un signore con i capelli bianchi come quelli del nonno. Stava per dire qualcosa, ma l'uomo si mire un dito sulle labbra, per indicargli di non parlare, poi gli fece l'occhiolino e lo salutò. Adam agitò la manina, per salutarlo, poi l'uomo e la donna si presero per mano e scomparvero, in mezzo a tante scintille luminose.

FINE.

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