La mia vita è come una tela bianca se non ci sei tu a colorarla.

di Always Sil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo ***
Capitolo 2: *** Secondo ***
Capitolo 3: *** Terzo. ***
Capitolo 4: *** Quarto. ***
Capitolo 5: *** Quinto -Parte 1- ***
Capitolo 6: *** Quinto -Parte 2- ***



Capitolo 1
*** Primo ***


La mia vita è come una tela bianca se non ci sei tu a colorarla.
 

Sono accovacciato per terra davanti alla panetteria, o meglio, davanti a quel che ne resta.
Ho capito che sono qui perché ho riconosciuto il forno dove tutta la mia famiglia cuoceva il pane, altrimenti l’avrei sorpassata senza neanche accorgermene.
Le mie mani sono appoggiate a terra, nere, come la polvere di carbone che ricopre tutto il distretto 12.
In lontananza le miniere bruciano ancora, disperdendo nell’aria un fumo grigio, ma nessuno preoccupa, perché il distretto è deserto, o meglio ci sono solo io e un paio di hovercraft che volano invisibili sopra la mia testa.
-Peeta, tutto ok?- la voce di Plutarch Heavensbee mi distrae dai miei pensieri.
-Si, faccio ancora un giro e arrivo- dico, parlando ad alta voce.
Mi sento uno stupido, è come se parlassi da solo, ma in questo momento non mi interessa granché fare la figura dell’idiota.
Mi alzo lentamente, togliendomi la cenere dalle mani e dai pantaloni, e mi dirigo verso il villaggio dei vincitori, l’unica parte di distretto 12 ancora in piedi.
È una carognata per i pochi di noi rimasti vivi, è come dire “abbiamo distrutto tutto il distretto ma le case che contano le lasciamo in piedi” oppure quando vengono i giornalisti, sempre i più sfortunati perché nessuno vorrebbe venire qui adesso, devono avere un bel posto dove alloggiare.
Arrivo davanti a casa mia e apro piano la porta, proprio come facevo un tempo, quando uscivo per delle passeggiate notturne per cercare di calmarmi dagli incubi e quando rientravo aprivo la porta piano cercando di non disturbare nessuno.
Ora non potrò mai più disturbare né i miei genitori né i miei fratelli perché, da quando Capitol City ha lanciato le bombe, di loro non si sa più nulla, in poche parole sono tutti morti.
Ogni tanto mi capita di ripensare ai miei fratelli, e quando lo faccio arriva una fitta al petto tanto violenta da farmi mancare il respiro.
Con passo malfermo arrivo in cucina, anche a distanza di tre settimane l’odore del pane e delle focacce ancora invade questa casa.
Il tavolo, le sedie, il piano della cucina, tutto è ricoperto da un sottilissimo strato di polvere, che si alza al mio passaggio, facendomi lacrimare gli occhi.
La testa inizia a pulsarmi dolorosamente, l’aria è diventata soffocante, il cuore aumenta il ritmo dei battiti e il respiro si è fatto irregolare, devo uscire da qui o rischio un attacco di panico.
Mi avvio verso la porta di ingresso, voltandomi un ultima volta a guardare la casa, come se mi aspettassi di vedere mio padre sbucare dal salotto, ma non arriva nessuno.
Esco per andare al prato, dove mi aspetta l’hovercraft per riportarmi al distretto che fino a poco tempo fa’ consideravo distrutto, il distretto 13.
La mia casa è in mezzo, a destra si trova quella di Haymitch, a sinistra quella di Katniss.
Katniss non è qui con me, o al distretto 13, no.
Lei è stata fatta prigioniera a Capitol City subito dopo aver fatto esplodere il campo di forza dell’arena.
Cosa ti stanno facendo Kat?
Sei forte, tu non ti arrendere mai, capito?
Non ti arrendere perché tutti hanno bisogno di te, io ho bisogno di te.
Passando davanti a casa sua noto qualcosa sulla veranda, è piccolo di uno strano colore giallastro.
Mi avvicino e lo guardo meglio, ha un orecchio mozzo e un nastrino azzurro legato intorno al collo.
Ranuncolo, il loro gatto.
È acciambellato su se stesso, quindi non sente i miei passi, però si riscuote quando gli parlo
-Ehi micio, andiamo da Katniss?- chiedo.
Appena sente il nome di Kat inizia a soffiarmi contro, non è molto simpatico questo gatto.
-Allora, non vuoi vedere Prim?- ritento, ed ho fortuna.
Non ho fatto neanche in tempo a dire Prim che lui si struscia sulle mie gambe, lo sollevo e inizio a camminare velocemente verso la mia meta, il prato.
Muovo il braccio in cielo, e un secondo dopo un hovercraft si materializza sopra la mia testa, calando una scaletta sulla quale mi isso, sempre tenendo fermo il gatto tra le mie braccia.
Entro e davanti a me trovo Plutarch, il primo capo stratega  che odia il presidente Snow e collabora con i ribelli, che mi saluta con un sorriso.
Decido di ignorarlo e mi siedo sul sedile vicino al finestrino
-Spettacolo bruttino laggiù, eh?- mi chiede Gale, il migliore amico di Katniss, nonché mio rivale in amore.
Annuisco senza rendermene conto.
-Mi dispiace, per la tua famiglia intendo- continua lui.
Annuisco di nuovo , stavolta guardandolo negli occhi.
La sua voce è fredda e distaccata, ma i suoi occhi lo tradiscono.
È angosciato, preoccupato e triste.
Non c’è bisogno che gli chieda il perché, tanto la risposta la conosciamo tutti e due.
Un solo nome, il suo.
Katniss.

 

Sil's Corner.
Sono pronta per affrontare questa Missione suicida.
Insomma, sto postando quella che in teoria dovrebbe essere
una long fic, a meno che non decidiate di uccidermi prima :)
Allora questo è il primo capitolo(chiedo scusa per l'assenza del prologo)
A presto con il secondo capitolo,
Sil.

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Capitolo 2
*** Secondo ***


Capitolo due.
L’ hovercraft tocca il suolo dell’hangar dopo quarantacinque minuti di viaggio.
Apro piano gli occhi, cercando di alleviare il senso di nausea, visto che ho paura del vuoto.
Quando io ero piccolino, una sera hanno trasmesso in Tv da Capitol City un servizio che vedeva come protagonisti due signori che si lanciavano con il paracadute dal tetto di un palazzo, con in mano un pacco regalo da dare al nipote del presidente Snow che compiva 7 anni.
Mi sentii male solo a guardarli, e da quel momento in poi ho sempre avuto paura del vuoto, quindi volare non è proprio un esperienza felice, oltre al fatto che gli unici voli che io abbia mai fatto mi hanno portato dentro e fuori dalle arene.
Mi slaccio la cintura di sicurezza e mi alzo in piedi, appoggiandomi alla parete per riacquistare l’equilibrio.
Ranuncolo salta giù dal sedile e si avvicina alle mie gambe, strusciandosi sopra.
Credo che questo gatto si sia innamorato della parte inferiore del mio corpo.
La Divisione Aviotrasportata è davvero ad una profondità inimmaginabile, credo che ancora più sotto si trovi il centro della terra.
Tutto il distretto 13 è sotterraneo, in superficie ci sono solo rovine, proprio come il distretto 12.
Prendo un ascensore che si muove verso destra, poi inizia a salire.
Per arrivare alla mia unità, ovvero la 489, ci vogliono circa otto minuti, ma adesso sono diretto all’unità 307, quella dove vivono la signora Everdeen e la figlia minore.
Sono state loro anzi, sono loro, che si prendono cura di me, che mi aiutano quando ho una crisi di panico.
La signora Everdeen è una bella donna con una lunga cascata di capelli biondi raccolti in un chignon, gli occhi azzurri che ogni tanto si perdono nel vuoto e la bocca che si tira in un sorriso forzato.
Ha sofferto molto alla morte del marito, anche ora sta soffrendo ma cerca di non darlo a vedere, per il bene di Prim, perché per Katniss è molto importante che lei non crolli.
Prim è la fotocopia della madre ma in miniatura.
Stessi capelli biondi, stessi occhi azzurri, ma carichi di vita e speranza, con il sorriso sempre sulle labbra, un sorriso vero e per nulla forzato.
Ogni volta che busso alla loro porta vorrei portare delle buone notizie, ma invece non porto mai nulla.
Oggi ho intenzione di portare un po’ di felicità ed infatti appena Prim apre la porta Ranuncolo inizia a miagolare.
Il gatto ha iniziato a leccarle la piccola mano, facendola ridere.
Il suono della risata cristallina di Prim riempie tutta la stanza.
Oh Kat, dovresti vedere com’è felice la tua sorellina adesso.
Una serie di Bip provenienti dal mio orologio interrompe il clima di gioia che si era creato.
Guardo l’orologio comunicatore:” Riunione Urgente, presentarsi al comando subito”.
Impallidisco, il mio corpo si irrigidisce e tutto questo succede sotto gli occhi della signora Everdeen
-Peeta, tutto ok? È successo qualcosa?- chiede, con voce preoccupata.
-No, cioè sì, mi vogliono al comando- rispondo, cercando di mantenere una la voce più calma possibile.
Non sono per niente calmo, non è la prima volta che vado al comando, solo non c’era mai stata una comunicazione d’emergenza prima d’ora.
Il mio primo, anzi unico pensiero è Katniss.
-Beh, io vado, se ci sono novità vi aggiorno-
Esco senza ascoltare la risposta.
Inizio a correre, per quanto la mia gamba artificiale ne lo consenta.
Arrivo davanti alla porta del comando, la spalanco senza troppi convenevoli e noto che sono l’ultimo.
-Bene, visto che ci siamo tutti possiamo cominciare – annuncia Alma Coin, presidente del distretto 13.
Non la sopporto, la vedo come una versione femminile di Snow.
Secondo me ha il cuore di pietra ed è una menefreghista assoluta.
Insomma, ha lasciato per 75 anni che Capitol City uccidesse giovani da tutti i distretti.
-Allora Capitol City ha annunciato un programma obbligatorio che dovrebbe iniziare tra poco-
Un programma obbligatorio? Di solito i programmi riguardano solo la gente di Capitol per annunciare loro quali prodotti scarseggeranno, ma se dicono che questo sarà importante allora mi devo fidare.
Lo schermo si accende di colpo, appare il sigillo di Capitol City e parte l’inno.
Terminato l’inno le telecamere stringono sulla figura di un uomo conosciuto da tutti.
I capelli blu notte, gli occhi neri messi in risalto dall’ombretto azzurro, labbra blu, il solito vestito blu scuro,Caesar Flickerman è sempre lo stesso.
Le telecamere allargano l’inquadratura fino a riprendere un'altra persona.
È una ragazza di circa 18 anni, i capelli scuri ricadono mossi e liberi sulla schiena, il corpo fasciato da un vestito turchese lungo fino le ginocchia.
ai piedi calza un paio di stivali color panna, che tiene saldamente ancorati a terra.
Il suo viso è rilassato, con un sorriso nervoso.
Ma la cosa più sorprendente di tutti sono i suoi occhi.
Un tempo quegli occhi brillavano.
Avevano voglia di combattere,  esprimevano una determinazione e una forza d’animo che pochi possiedono.
Ora invece sono spenti, non hanno neanche un minimo scintillio, sono opachi.
Quegli occhi grigi che tanto amavo sono terribilmente vuoti e privi di espressione.
Il suo viso sembra perso nel vuoto, quella non è la mia Katniss.
Mi faccio largo per arrivare davanti allo schermo.
-Ciao Katniss, sei splendida, lasciatelo dire- esordisce Caesar.
-Salve popolo di Panem, ciao Caesar e grazie per i complimenti- ribatte Katniss.
Vista da qui, per chiunque non la conoscesse, Katniss sembra forte e sana, ma non è così.
-Prima di tutto, mi dispiace molto per la tua perdita, come ti senti?-
perdita? Di quale perdita sta parlando?
-Oh, dispiace molto anche a me Caesar, sai era il mio bambino, comunque sto bene, ho superato lo shock.- risponde lei con un mano sul ventre, mentre una lacrima solitaria le solca il viso.
-Ammeto che pensavo di averti fatto l’ultima intervista, ma ora sei qui, cosa ne pensi?- chiede.
-Sai Caesar, anche io pensavo di non tornare più indietro, volevo morire in quell’arena proteggendo Peeta, cercando di salvarlo e permettendogli di ritornare a casa, ma ho fallito.
Insomma, lui colpisce il campo di forza, il suo cuore smette di battere e Finnick Odiar lo rianima, Mags che si uccide e la morfaminomane del distretto 6 che fa scudo con il suo corpo pur di proteggerlo.
Gli altri hanno avuto successo dove io ho fallito.
Ma quello che non sapevo, che non sapevamo, era che tutti gli altri avessero un piano.
Siamo rimasti coinvolti in qualcosa più grande di noi, senza neanche che ce ne accorgessimo.-
risponde sicura.
Caesar sospira, io mi immagino i pianti che la gente a Capitol City si sta facendo per la storia del bambino.
Quanta ipocrisia.
-C’è un’altra cosa che vorrei chiederti, Posso?-
Kat annuisce.
-Dunque, secondo te, questa guerra come finirà?- domanda Caesar, con la voce più dolce e tranquilla possibile.
-Beh, non credo ci sia tanto da dire, insomma quando questa guerra finirà ci saranno talmente poche persone rimaste in vita che si estingueranno entro un paio d’anni.
In parole semplici, noi ci combattiamo a vicenda, ci uccidiamo e alla fine nessuno ne uscirà vincitore.- spiega Katniss.
-Quindi, cosa vorresti dire?- domanda cauto.
-Basta, finiamola qui questa guerra, finiamola adesso, insomma, cessate il fuoco.- dice risoluta.
-Ok, per oggi abbiamo finito, Katniss vuoi aggiungere altro?-
-Arrivederci popolo di Panem, e grazie per avermi ascoltato.-
Prende un lungo respiro poi aggiunge:
-Peeta, ricordati che in guerra non esistono solo le bombe, anche le parole posso fare miracoli.-
Sigillo di Capitol City, inno e schermo nero.
ricordati che in guerra non esistono solo le bombe, anche le parole posso fare miracoli.
Cosa significa questo, Kat?
Sono immerso nei miei pensieri che mi accorgo appena dei brusii che si sono levati all’interno della stanza.
L’unica parola che mi fa’ tornare al presente è solo una: Traditrice.
Tutti la ripetono, ma nessuno capisce che è stata costretta a dire quelle cosa.
La testa inizia a pulsarmi dolorosamente, me la prendo tra le mani, mentre sento sempre quella parola che si ripete all’infinito, Traditrice.
Mi scoppia la testa, sto per mettermi ad urlare dalla disperazione quando qualcuno mi anticipa
-BASTA!- Questa voce la riconoscerei ovunque.
È impossibile dimenticare la voce della persona a cui hai affidato la tua vita per due volte in due anni.
Mi giro lentamente ed eccolo lì, Haymitch.
È pallido, i capelli lunghi ricadono sporchi sul viso, sembra invecchiato molto rispetto all’ultima volta che l’ho visto.
Potrebbe suscitare compassione, ma non a me.
Lo odio, non ha mai detto del piano dei ribelli a Katniss e a me, ci ha mentito, usato, manipolato e alla fine, proprio quando dovevano salvare la Ghiandaia Imitatrice, l’hanno abbandonata.
Che razza di uomo è?
Lo fisso a lungo, con uno sguardo omicida.
Lui, sentendosi osservato, sposta lo sguardo su di me.
Avanzo lentamente verso di lui.
Sembra sorpreso, nella stanza è calato il silenzio, tutti mi guardano.
Arrivo di fronte a lui, apre la bocca per dire qualcosa ma il mio pugno arriva prima di qualunque parola.
Cade a terra, dalla bocca esce del sangue che sgocciola sulla camicia bianca.
Prima che qualcuno possa fermarmi sono già fuori dal comando, diretto alla mia unità.
All’improvviso la testa mi gira vorticosamente, chiudi gli occhi e vedo l’immagine di Katniss, poi il buio.  


Sil's Corner.
Buonasera gente :)
Ecco a voi il secondo capitoletto, spero vi piaccia.
Come avrete notato la storia non è stata stravolta completamente,
ameno non all'inizio, poi un po' di cose cambieranno.
Grazie mille a tutte le persone che hanno inserito questa storia nelle
Preferite, ricordate e seguite.
Un grazie anche a Rosie_Posy e a BeeMe per le recensioni.
Infine un grazie a tutte le persone che mi leggono.
a presto con il terzo capitolo, 
Sil.

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Capitolo 3
*** Terzo. ***


Capitolo tre.
- Avanti fratellino, svegliati, apri gli occhi e dai il buongiorno al mondo*- mi diceva mio fratello maggiore, quando alla mattina non mi volevo svegliare per andare a scuola.
È pensando a queste parole che trovo la forza per sollevare le palpebre.
Una luce accecante mi costringe a strizzare gli occhi per mettere bene a fuoco l’ambiente dove mi trovo.
È una stanza bianca, asettica, con uno sgradevole odore di disinfettante.
Sono all’ospedale, ma come mai? Cosa mi è successo?
Il mio corpo si irrigidisce all’istante, stringo i pugni e volto la testa di scatto.
Di fronte a me c’è un letto vuoto, alla mia destra una parete piena di macchinari e alla mia sinistra accovacciata su una sedia, una ragazzina dai capelli biondi dorme beata.
La porta della stanza si apre piano, e lascia passare un infermiera con una cartellina in mano e la testa china.
La sua vista mi calma, e il mio corpo si rilassa.
-Salve signora Everdeen- esordisco.
al suono della mia voce, lei sobbalza.
-Ben svegliato Peeta, come ti senti?- chiede gentile.
-Meglio grazie, ma cosa è successo?-  non mi ricordo niente, o meglio ho tirato un pugno in faccia ad Haymitch, sono uscito a passo di marcia dal comando poi ho visto tutto nero.
-Sei svenuto, hai avuto un crollo nervoso, nulla di preoccupante- risponde, per poi spostare lo sguardo verso Prim addormentata.
- La stavo cercando, avrei dovuto immaginare di trovarla qua- con un cenno del capo la indica.
Io aggrotto le sopracciglia, non capendo bene il senso della frase.
Lei, interpretando il mio sguardo spiega sbrigativa – è stata con te questi due giorni, sai ti vuole bene, e poi è come se fossi suo fratello.
Peeta, cosa è successo al comando?-
Credo che immagini qualcosa, ma comunque non posso dirgli niente.
Mi sento un verme, è sua madre è ovvio che vuole sapere se è successo qualcosa a sua figlia, ma io non sono la persona adatta per digli queste cose.
-È successo qualcosa a Katniss? – domanda, con voce tremante, come se mi leggesse nel pensiero.
Al nome della sorella, Prim si rianima, apre gli occhi, si stiracchia e inizia con le domande a raffica
-ho sentito il nome di Kat, sta bene? Cosa le è successo? Di cosa stavate parlando?- dice, tutto questo senza mai prendere fiato.
Sento gli sguardi pieni di preoccupazione addosso, e alla fine cedo.
-Ieri ha fatto un intervista in diretta nazionale, sta bene, ma ha chiesto un cessate il fuoco, ma nessuna delle due frazione ha lanciato un attacco, per ora- la spiegazione sembra convincerle, già alle parole sta bene i loro visi si sono rilassati.
Ma nessuno sa che lei in realtà non sta bene, quella di ieri non era Katniss Everdeen la guerriera, era un corpo privo di anima, come  una bambola di pezza.
-Bene, ora puoi vestirti e sparisci da qui- conclude la signora Everdeen con un vero sorriso, dirigendosi verso la porta.
-Beh, grazie Prim per essermi stato accanto.- dico, dopo averle dato un buffetto su una guancia.
Lei esce dalla stanza e io rimango da solo.
Mi siedo sul bordo del letto, con le gambe a penzoloni e la mia mente lavora frenetica.
Allora, sono tre settimane che è prigioniera, quanto può resistere una persona prima di impazzire?
anzi, quanto può resistere lei, prima di impazzire? Ma, quanto posso resistere io prima di impazzire?
A quanto pare la risposta è : ancora per poco, e il crollo nervoso dell’altro ieri ne è la prova evidente.
Insomma, sono svenuto solo per averla vista in Tv, cosa succederebbe se lei morisse?
Scuoto violentemente la testa, Non fare neanche questa ipotesi, Peeta.
La voce ha ragione, non devo pensare ad un mondo senza Katniss Everdeen.
Scendo dal letto e mi rivesto, dopo un paio di minuti mi ritrovo a girovagare per tutto il distretto 13.
Non so dove andare, potrei tornare alla mia unità, ma lì sarei da solo.
potrei andare in palestra, visto che in teoria sarebbe ora dell’addestramento.
Invece, con mio sommo stupore, mi ritrovo davanti ad una stanza, la 206.
So’ chi c’è la dietro, ed è l’ultima persona che vorrei vedere.
Ma ho un urgente bisogno di sfogarmi con qualcuno, altrimenti potrei impazzire.
E poi devo chiedergli delle spiegazioni.
Visto che qui non ho nessuno, mi devo accontentare del polemico Haymitch, ammesso che mi faccia entrare dopo la faccenda del pugno.
Allungo la mano e busso, forte.
Silenzio, nessuno viene ad aprirmi.
Riprovo, questa volta ancora più forte, ed ho fortuna.
La porta si apre e mi ritrovo davanti un uomo in camicia, pantaloni con la testa china e la faccia di uno che stava dormendo..
Sul suo viso c’è dipinta un espressione sofferente, il labbro inferiore è rosso e gonfio, con alcuni tagli.
Dovrei pentirmene, ma proprio non ci riesco.
Se lo è meritato, anzi se ne merita altri, ma ora come ora non sono tanto in forze.
Lui mi guarda strizzando gli occhi, come se non mi riconoscesse, dopo avermi riconosciuto si mette in una bizzarra posizione di difesa.
-Fammi entrare Haymitch, e questa volta non ti colpirò, lo giuro- dico, sperando che mi creda.
-Adesso sono preparato, potrei  stenderti in un secondo- mi ringhia contro.
Sbuffo, perché deve essere sempre così diffidente??
-Terrò le mani a posto!- la mia voce si alza di livello, cosa che sorprende sia me che lui.
-Entra e non ti innervosire- replica.
L’odore della vecchia casa di Haymitch, al villaggio dei vincitori, era insopportabile, un misto di Alcool, biancheria sporca, muffa e quant’altro che ti faceva lacrimare gli occhi appena entravi.
Adesso si sente solo l’odore dei vestiti non lavati, ma almeno risparmi della sofferenza agli occhi.
Mi accomodo sul divano, mentre lui si siede sulla poltrona di fronte a me.
Ci squadriamo a vicenda per circa tre minuti buoni, sto per iniziare a parlare ma lui mi anticipa
-Sei arrabbiato con me, lo so, ma dimmi perché l’hai lasciata andare via con Johanna?- chiede.
-Arrabbiato è poco, sono furioso, e lo so, non avrei dovuto perderla di vista, ma d’altronde come facevo a seguirla senza far capire agli altri che l’alleanza era finita?
E voi invece? Perché l’avete lasciata nell’arena se lei è il simbolo della ribellione, Eh?-
respira Peeta, dentro e fuori, dentro e fuori, stai calmo.
-non le hanno fatto ancora nulla, sta abbastanza bene- dice Haymitch.
Lo guardo stralunato, come può dire che sta bene?
-Ora lei è prigioniera e non dirmi che sta bene, perché quella ragazza non è lei, non è la stessa che era prima!
e poi non mi hai ancora riposto, dimmi perché non l’avete salvata?!- al diavolo i miei propositi di restare calmo, sto urlando come un pazzo tutte le cose che ho tenuto per me fino a questo momento.
- L’hovercraft era malridotto, e lei era nascosta tra gli alberi, mentre tu eri più visibile.
Se avessimo tentato di prendere anche lei, a quest’ora saremmo tutti morti perché l’hovercraft sarebbe precipitato.- spiega, come se non mi avesse sentito gridare.
-Comunque, tutti sono cambiati Peeta, anche tu.
Dimmi, ti senti ancora il ragazzo di sedici hanno che faceva il pane insieme alla famiglia? Ti senti ancora lo stesso ragazzo che mi confessò di amare Katniss prima dei giochi?
Nessuno è più come una volta.- mi guarda fisso negli occhi.
È vero, tutti sono cambiati, anche io.
-Hai ragione  non sono più lo stesso di prima, ma l’unica cosa che ora conta per me è salvare Katniss, il fatto è che io rischierei la vita anche mille volte pur di salvarla, questo non è cambiato.-
L’ombra di un sorriso spunta sul volto di Haymitch –Lo so che la ami, e per questo voglio aiutarti a salvarla- dice.
Una piccola scintilla di speranza si  accende dentro di me.
-quindi noi siamo mentori e dobbiamo far uscire vincitrice un tributo, ok?- chiede.
Annuisco, fidandomi di lui, come un ingenuo.
Eppure, non dovrei più essere ingenuo,
ma la disperazione affoga anche il più piccolo barlume di lucidità che mi rimane.

Sil's Corner
Buon Salve gente!
Come state?
Ecco a voi il terzo capitolo.
Questo è un capitolo di "passaggio", per così  dire.
Scritto sta mattina con la febbre a 39,
perché solo io risco a prendere la febbre a luglio.
Ma bando alle ciance, se questo coso sopra fa schifo,
beh, posso sempre incolpare la febbre 
Grazie mille a tutte le persone che mi leggono e che mi recensiscono.
A presto, ovvero post-febbre,
Sil

*Caro fratello la tua citazione mattutina mi è servita a qualcosa <3

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Capitolo 4
*** Quarto. ***


Capitolo quattro.
Mi dirigo con grandi falciate verso la mia stanza, visto che sono le ore 18.00.
Non mi piace aver tatuato un programma sul braccio, mi sembra di essere marchiato.
Entro in bagno per farmi una doccia e mi fermo davanti allo specchio.
Il mio aspetto fa paura, occhiaie violacee sotto gli occhi,il mio fisico sembra più debole.
Sono sempre stanco e la notte non riesco a dormire.
Ogni volta che chiudo gli occhi, gli incubi si fanno vivi.
Vedo Katniss che viene torturata, mutilata, uccisa e io non posso aiutarla, i miei familiari fatti a pezzi dalle bombe di Capitol City.
Per me, la notte diventa fonte di ansia invece che di tranquillità.
Apro l'acqua ed entro in doccia.
L'acqua calda scorre sul mio corpo, milioni di gocce mi accarezzano la pelle.
E lentamente, una, due lacrime scendono dai miei occhi, mischiandosi con le gocce d'acqua della doccia.
Piango, sfogando tutta la mia frustrazione ed angoscia.
Piango, perché mi aiuta a scogliere quel peso che porto sul cuore.
Piango, e non me ne vergogno.
Chiudo l'acqua ed esco dalla doccia, mi asciugo ed indosso la tuta grigia tipica del distretto 13.
Guardo la sveglia sul comodino, 18.30.
bene, ho ancora mezz'ora di pausa.
Vorrei tanto dipingere ma qui non hanno nè tele nè pennelli.
Sto per stendermi nel letto quando qualcuno bussa alla porta.
La apro e mi ritrovo davanti Gale che mi fissa per un po'.
So di avere ancora gli occhi rossi e gonfi dal pianto, ma non mi interessa niente.
-Ci vogliono al comando- dice, atono.
Annuisco, avviandomi dietro di lui.
Camminiamo lungo il labirinto sotterraneo, chiamato anche Distretto 13, in silenzio.
Lui mi odia.
e come biasimarlo? 
Insomma io sono qui al sicuro mentre la ragazza che lui ama, anzi che noi amiamo è in pericolo.
Mi odierei anchio se ne avessi la forza.
-Non sei la persona più simpatica della terra Mellark, ma, nonstante tutto, io non ti odio.- dice, come se mi avesse letto nel pensiero.
-perché no? dovresti odiarmi, dovresti volermi morto- ribatto.
-Perché non ci riesco.
Perché quando provo ad odiarti, mi  vengono in mente tutte le cose che hai fatto per Lei.
Il pane di quando avevate 11 anni, il fatto che hai anteposto la sua vita alla tua salvezza.
Perché, anche se mi costa ammetterlo, tu la rendi felice.-
la fine della frase la sussurra appena.
-Ti sbagli.
Io non la rendo felice, tu si.
Quando state insieme lei diventa un'altra persona.
Mi ha confessato un giorno, che quasi ogni volta che mi baciava poi si sentiva in colpa verso di te, 
Poi, dopo che ti avevano frustrato, mi è bastato vedere il suo sguardo per capire che non sono io ciò che vuole.- 
Lui rimane in silenzio, sembra turbato dalle mie parole.
Perché è turbato, in fondo è la verità.
E la verità fa' male.
 
Sil's Corner.
Oddio sono tornata.
Insomma questa settimana e mezza è stata una tortura.
Non solo sono finita in ospedale, ma al mio ritorno mi si è pure rotto il PC.
Comunque, questo quarto capitolo è una schifezza.
è corto ed insulso, ma mi serviva questo piccolo confronto
Gale-Peeta.
Dunque, non so quando aggiornerò di nuovo perché devo usare il Pc
di mio fratello e lui non vuole che nessuno tocchi le sue cose.
Spero a presto,
Sil

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Capitolo 5
*** Quinto -Parte 1- ***


Capitolo Cinque-Parte 1-
Le porte scorrevoli si aprono, lasciandoci entrare al comando.
Per essere tutto sotto terra questa è una delle stanze più luminose del distretto.
é molto ampia, con due pareti occupate solo da schermi che mostrano le varie situazioni nei distretti.
Al centro c'è un enorme tavolo rotondo in vetro, con le sedie bianche attorno.
Davanti al posto della presidente c'è una tastiera che usa per comandare lo schermo gigante dietro di lei.
questa stanza mi ricorda la sala di controllo dove gli strateghi comandavano a loro piacimento gli Hunger Games.
non l'ho mai vista, ma le descrizioni di Plutarch sono così dettagliate che la stanza ha preso forma nella mia mente.
Passano cinque minuti e la stanza si riempie di persone; arrivano Boggs, il lecca piedi della Coin, Haymitch, che si siede a debita distanza da me,
Dalton, un uomo proveniente dal distretto 10 che è riuscito a raggiungere il 13 a piedi un paio di anni fa'.
Ci siamo tutti, manca solo la Coin.
Io prendo posto tra Plutarch e Finnick, o meglio, vicino all'ombra di Finnick.
Da quando ci hanno prelevato dall'arena, Finnick è caduto in una specie di trans.
è ancora ricoverato in ospedale, ma partecipa alle riunioni in quanto vincitore di un edizione degli Hunger Games.
-Ciao Finnick- lo saluto.
Non risponde, continua a fissare un punto imprecisato della parete davanti a lui, sembra una statua visto che non sbatte neanche le palpebre.
Gli appoggio una mano su una spalla.
a quel tocco si rianima, gira la testa verso di me e dice -Ciao Peeta-, poi torna a contemplare la parete.
La Coin entra e si siede al suo posto, senza salutare nessuno.
-Bene, vi ho chiamato perché dobbiamo agire.
dobbiamo fare qualcosa per far capire ai ribelli che noi non ci arrendiamo.
Visto che la Ghiandaia Imitatrice, causa sfortunate coincidenze, non è qui, abbiamo bisogno di qualcuno bravo con le parole
e che sia molto, diciamo, intimo con la Everdeen.-
Sfortunate coincidenze?
Ci prende in giro??
E poi, Qualcuno molto intimo con la Everdeen?
-Abbiamo bisogno di lei, Soldato Mellark- dice la Coin schietta.
I miei occhi si spalancano dalla sorpresa
Perché hanno bisogno di me?
è Gale quello che conosce meglio Katniss, non io.
- Di me? e per fare cosa presidente?- domando con voce ferma e incredibilmente fredda.
-Mi sembra di essere stata chiara, soldato Mellark.
Abbiamo bisogno di qualcuno che prenda il posto della Ghiandaia Imitatrice e chi se non l'innamorato sventurato del distretto 12?-
Eccerto, usiamo le persone adesso, no?
-Parli chiaro.
Vuole qualcuno da usare e poi?
Farlo scender in battaglia ed ammazzare quante più persone possibili?
Perché se è così, io non ammazzo la gente.- ribatto secco.
Tutti sono sconcertati dal mio scambio di battute con la Coin, e perfino lei sembra sorpresa.
-Non mi sembra che ti sia fatto problemi ad uccidere durante gli Hunger Games.- replica.
Questo commento mi fa' infuriare.
Vivo con il rimorso di aver ucciso dei ragazzini,
io sono vivo mentre loro sono morti.
Negli Hunger Games esiste solo l'istinto di sopravvivenza  ,  e lei me lo rinfaccia.
-Beh sono diventato un assasino, la mia anima è macchiata dall'omicidio ma tutto questo si poteva evitare se voi
non aveste fatto accordi sotto banco per salvarvi le penne.- le mie ultime parole sono rimaste sospese 
nell'aria, ma l'effetto sulla Presidente è immediato.
-Chiudi la bocca ragazzino.- 
Nel comando cala il silenzio.
io intanto rifletto sulla proposta della Coin.
Se divento il simbolo della ribellione devono accontentarmi in tutto, e siccome Katniss è considerata una traditrice , nel caso di vittoria
del 13, lei sarebbe sottoposta a processo per cospirazione.
E io non lo devo permettere.
Due occhi grigi, tipici del giacimento mi scrutano e io non ho bisogno di alzare il capo per capire di chi sono.
Solo due persone hanno quel colore di occhi Haymitch e Gale, visto che il primo sembra caduto in un sonno profondo, l'unico che rimane è Gale.
-nel caso io volessi accettare la sua proposta avrei una condizione da imporre.- la mia voce rompe il silenzio.
Tutti mi fissano, come se fossi scemo.
-sentiamo- dice la Coin.
-Bene, io sarò il simbolo della ribellione al patto che Katniss Everdeen, Johanna Mason, Enobaria e Annie Cresta ricevano l'immunità.-
-no- sentenzia
-sì invece, altrimenti addio al simbolo della ribellione.- 
-d'accordo scriviamo su un foglio questa condizione poniamo le nostre firme- dice.
La cosa non mi quadra.
un secondo prima si oppone e ora cambia idea.
-no, lei farà un discorso davanti a tutti i cittadini del distretto e questo discorso verrà registrato- dico.
Lei accenna ad una smorfia, ma non dice niente.
-d'accordo, convocate una riunione per stasera alle 20.30
Dunque, visto che hai acconsentito ora devi fare qualunque cosa ti diciamo.- dice.
Eh no mia cara Alma Coin,
io non sono una proprietà di nessuno e non mi userai per i tuoi piani.
 
Sil's Corner.
Allora quinto capitolo diviso in due parti, altrimenti 
diventava davvero lungo u.u
La parte due dovrei postarla domani sera.
Qui vediamo un Peeta un po' diverso, 
ma con la solita idea di non essere
usato da nessuno.
Grazie mille a tutte le fantastiche persone che mi leggono
e mi recensiscono.
Grazie di Cuore,
A Domani, Sil.

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Capitolo 6
*** Quinto -Parte 2- ***


Capitolo Cinque-Parte 2-
Non riesco a distogliere lo sguardo dagli occhi della presidente.
Ci guardiamo a vicenda a lungo, per vedere chi alla fine distoglie lo sguardo per primo.
Lei, restando impassibile, poi si volta per guardare Plutarch alla mia sinistra.
-Plutarch, dicci il piano-
-Allora Presidente, pensavamo di girare dei PassPro per incentivare i ribelli a non mollare, solo che girali qui nel 13 non sarebbe opportuno.
Perciò se il ragazzo potesse uscire sarebbe meglio.-  dice l'ex primo stratega.
-Quindi sati dicendo di mandarlo in un distretto qualunque a girare questi Pass Pro?- domanda lei, mentre Plutarch annuisce.
-D'accordo, domani mattina mandatelo nel distretto 11, questo pomeriggio ci sono stati degli scontri, con parecchi feriti.- La Coin lo dice come se niente fosse accaduto.
Come se in quel distretto questo pomeriggio non fosse accaduto niente.
Ma ha un cuore questa donna o cosa? secondo me non proprio.
-Quindi devo andare tutto tirato a lucido con al seguito scorta e troupe televisiva in un distretto dove ci sono stati degli scontri.
Con gente ferita e morta?
Mi dispiace ma non sono così meschino da permetterlo.- sbatto in faccia la verità a tutti i presenti.
-Smettila di lamentarti Peeta.- dice Haymitch.
Lamentarmi? perché nessuno capisce quello che voglio dire?
- Come ti sentiresti tu, se nel tuo distretto ci fossero stati degli scontri e magari dei tuoi conoscenti o parenti sono morti e poi ti vedi arrivare
una persona con dietro venti uomini che servono solo a proteggerlo?
Non penseresti che sia una presa in giro?- gli chiedo.
-Comunque, andrò nel distretto a dare una mano, ma non voglio troppa gente che mi giri intorno.
Voglio essere un civile che aiuta i feriti.- dichiaro.
Tutti soppesano sulle mie parole, e alla fine Boggs dichiara - Per me non ci sono problemi.
Possiamo andare io ,la Jackson e il soldato Gale Hawthorne  con il ragazzo mentre Crassida può seguirci con la telecamera.-
La Jackson è un soldato del distretto 13.
è una donna forte e in gamba.
-D'accordo, ma fate attenzione.- acconsente la Coin.
-Haymitch tu sarai sull'hovercraft per mantenere un contatto visivo con il soldato Mellark e potrai comunicare con tutti noi attraverso dei microfoni.-  continua Boggs.
-Bene la riunione è conclusa, potete andare- ci congeda la Coin.
Mi alzo e mi avvicino a Boggs - a che ora partiamo domani?- chiedo.
-Verso le 8.00, ma fatti trovare all'hangar alle 7.30, chiaro?- annuisco.
Prevedo una lunga giornata.
La cena si è appena conclusa, e la Coin deve fare il suo discorso a tutta la popolazione del 13, ma io me ne torno in camera perché  voglio
solo andare a letto e cercare di dormire.
Speravo tanto di riuscire a dormire, ma ecco che gli incubi arrivano, prepotenti.
Sono immagini dure, forti dove ogni frammento di queste  si trasforma in un pugnale che mi trafigge.
Apro gli occhi di scatto dopo aver visto una Katniss morta per mano del presidente Snow.
Mi impongo di fare dei respiri profondi, dentro e fuori, dentro e fuori.
La testa mi gira, me la prendo tra le mani, facendo ancora gli esercizi per la respirazione.
Non chiudere gli occhi Peeta, mi dico.
Non chiudergli, ma le energie mi abbandonano e sprofondo nel sonno.
**
è un suono continuo, fastidioso che mi fa' sobbalzare sul letto.
Con gli occhi spalancati, cerco la fonte del rumore.
ed eccola lì, appoggiata sul comodino, la sveglia che indica le 6.30 non smette di suonare.
ci appoggio una mano sopra, schiacciando tasti a caso fino a quando nella stanza non ritorna il silenzio.
Oggi devo andare nel distretto 11, il distretto di Rue e Tresh.
Rue, morta a soli 12 anni.
Rue, piccola e minuta.
Rue, la coraggiosissima alleata di Katniss.
Mi lavo e mi vesto, pronto per andare a fare colazione.
Quando entro in mensa, la maggior parte delle persone mi fissa con faccia contrariata.
Non devono aver preso bene la notizia dell'immunità, ma non mi importa niente.
Mi siedo al tavolo insieme alla famiglia Everdeen e Hawthorne.
Una tazza di latte, tre fette di pane e una zuppa di verdure, questa è la nostra colazione.
La consumiamo in silenzio, l'unico rumore è il tintinnio delle posate sulla ceramica delle scodelle.
Finisco la colazione insieme a Gale.
Mi guarda e con un cenno indica la porta, annuisco.
è l'ora di andare.
Mi alzo, prendo il vassoio e saluto cordialmente
-Buona giornata, ci rivediamo a cena.-
-state attenti ragazzi.-  ci dice la signora Hawthorne
Le sorrido e seguo Gale mentre ci dirigiamo verso l'hangar.
alle 7.30 puntuali ci troviamo davanti all'hovercraft che ci scorterà fino al distretto 11.
Il fianco destro si apre, facendo scendere una scaletta.
Ci arrampichiamo e saliamo a bordo.
Haymitch, Crassida e la Jackson sono già seduti ai loro posti.
Gale prende posto di fronte a Haymitch, mentre l'ultimo mi indica con un cenno una porta
- va a cambiarti poi torna qui.-
Mi avvio verso la cabina spogliatoio.
Dentro trovo un paio di pantaloni neri, stretti e fatti di un materiale resistente.
indosso la maglietta bianca e sopra il giubbotto anti proiettile.
Prima di uscire prendo anche la felpa nera, fatta dello stesso materiale dei pantaloni.
Torno dagli altri e noto che anche Gale ha indossato il giubbotto anti proiettile.
Mi siedo vicino al mio ex mentore e in quel momento sale Boggs.
-Oh siete tutti qui e già pronti, bene possiamo partire.- e sparisce per dare indicazioni al pilota.
Haymitch mi mette in mano un auricolare bianco - con questo saremo sempre in contatto, non togliertelo per nulla al mondo ed esegui alla
lettera i miei ordini- dice serio.
-vedremo- replico.
L'hovercraft parte e dopo un ora e mezzo di volo, atterriamo vicino a delle vecchie case.
Sono come delle capanne, piccole ma sembrano, anzi sembravano accoglienti, visto che ora sono disabitate.
prima di scendere Boggs e la Jackson controllano che non ci sia nessuno in giro.
Dopo l'ok, scendo e inspiro l'aria a pieni polmoni.
Ci avviamo in silenzio verso quello che dovrebbe essere il centro della città.
a lato delle strade ci sono solo i corpi dei pacificatori morti.
Arriviamo davanti ad un edificio grande, che ha l'aria trascurata.
da dentro provengono dei lamenti, probabilmente hanno radunato tutti i feriti all'interno di questo ospedale improvvisato.
Aumento il passo e spalanco le pesanti porte in legno.
L'odore di sangue e polvere mi fa' arricciare il naso.
L'edificio dentro è poco luminoso, ma quella poca luce basta alla gente che si è girata a guardarmi.
Le loro facce, deformate dalle smorfie di dolore lasciano spazio ai sorrisi.
Tanta gente chiama il mio nome, mi avvicino stringo mani, sorrido e in tanti si disperano quando dico che è stato un brutto colpo
sapere che Katniss ha perso il bambino.
Resto nell'ospedale per più di quattro ore, cerco di dare una mano ai feriti meno gravi, bendo la mano di una bambina di 12 anni.
Quella bambina l'ho già vista, o meglio ho visto la sua copia.
Bassina e gracile, pelle scura con due enormi occhi marroni.
Capelli ricci che le cadono sulla fronte.
è la sorella di Rue, è proprio come lei.
La fisso a lungo, poi di slancio l'abbraccio.
sembra sorpresa dal mio gesto, ma poi ricambia.
Quando sciolgo l'abbraccio, le sorrido poi, dopo aver salutato tutti i pazienti, mi avvio fuori dall'edificio.
Sono a metà strada quando sento qualcuno chiamarmi.
-Peeta, Peeta!- mi volto e vedo la sorella di Rue che mi viene incontro.
è a pochi metri da me, quando si sente un colpo di fucile.
Guardo quella ragazzina che sgrana gli occhi e poi crolla sul suolo davanti a me.
Morta.  


Sil's Corner.
Buon Salve gente!
eccomi  qui con la seconda parte del capitolo.
nel libro si recano al distretto 8, beh io ho cambiato un pochino :)
spero vi piaccia.

Grazie mille a tutte le fantastiche persone che mi leggono
e mi recensiscono.
Grazie di Cuore,

 Sil.

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