Mistakes.

di CharlieMadison1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Mistakes.




Capitolo 1.
A volte hai semplicemente bisogno di essere capita, che purtroppo non succede. La gente fraintende crede di sapere e invece non sa. E' facile parlare, è facile dire sì quando è no. E allora perché si fa? Semplicemente, perché in realtà è così che deve essere.

Appena riaprivo gli occhi la mattina e scorgevo la luce del sole infiltrarsi da quella finestra alla mia destra, appena poggiavo i miei piedi scalzi sul pavimento freddo e mi dirigevo in bagno, appena mi vedevo nello specchio del bagno, mi accorgevo quanto io fossi e quanto fossi stata e probabilmente sarei stata, insignificante nella mia breve esistenza.
Osservai il mio sguardo, la mia espressione priva di qualsiasi connotazione particolare.
Quegli occhi senza quella strana luce chiamata vitalità, voglia di andare avanti, credere nei sogni, innamorarsi...
Che senso aveva andare avanti se nemmeno io avevo voglia di vivere su questo mondo?
Fu una decisione difficile quella che avevo preso. Un qualcosa su cui avevo riflettuto e su cui avevo avuto dubbi su dubbi, ma finalmente avevo trovato la soluzione. Quella che forse mi avrebbe ridato luce ai miei occhi, anche se non si sarebbero potuti mai più riaprire.
Uscii dal bagno e mi diressi giù in cucina. Ogni passo che facevo, avevo paura, finalmente provavo qualche emozione che era diversa dalla delusione, dalla costante tristezza e dalla sofferenza di dover esistere.
La vita era un dono prezioso e sapevo che non avrei mai dovuto buttarlo così ma avevo già fatto la mia scelta e niente e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea.
Vidi sulla lama del coltello un'immagine che mai avrei pensato di rivedere. Non avrei mai pensato che avrei avuto il coraggio di sorridere ancora.
Ma in quel momento avevo voglia di sorridere. Finalmente avrei potuto andarmene felice e di non dover più sopportare questo strazio.
La competizione, il dover essere perfetti, lui…
Io non riuscivo ad accettare me stessa. Perché dovevo essere sempre io quella sbagliata? Perché non potevo essere una ragazza qualunque?
Ero destinata al dolore, alla solitudine, all'essere allontanata ed odiata.
Sei semplicemente tu, quella che ti sei creata questa barriera.
Sussultai quando quella strana frase entrò in testa facendo eco. Continuava ad essere detta e ripetuta, ed ancora.
Forse ero ancora in tempo per cambiare, forse potevo ancora salvarmi.
Mi piegai su di me e poggiai le mani alla testa. Mi dicevo che dovevo fare ciò che mi sentivo, senza avere rimorsi senza pensare al passato.
Non potevo permettere che adesso, la mia insicurezza mi bloccasse. Non adesso.
Ma proprio in quel momento, quando finalmente riuscii a far tacere quella fastidiosissima voce in testa, qualcuno varcò la soglia di casa ed entrò in cucina.
«Metti giù quel coltello!» Ordinò subito. Si avvicinò cauto ma nello sguardo di lui si leggeva paura.
Ma io non avrei mai messo giù quella preziosa lama e così decisi di puntargliela contro. «Hai paura?» Domandai con tono beffardo avvicinandomi.
«Non sfidarmi.» Rispose lui alla pari.
«Ti stai impicciando in affari che non ti riguardano, lo sai.»
«Invece sì. Stai facendo tutto questo perché non accetti la realtà.» Disse duramente. La sua voce rimbombò nella sala e nella mia testa. Solo Shinichi riusciva a cambiare il mio mondo. Solo con le sue parole poteva darmi il sorriso o farmi piangere.
E in quel momento mi stava ferendo, forse più di quella lama...
«Hai preferito un'altra,» l'intenzione di dire questa frase era quella di dirla, in maniera distaccata, priva di ogni emozione, ma la mia voce tremante faceva percepire a lui, che stavo soffrendo, proprio a causa sua, «mi hai lasciato da sola, quando io ho sempre fatto di tutto per dimostrarti che c'ero!» Le ultime due parole le gridai con forza, poggiai il coltello sul tavolo e mi avvicinai a Shinichi, posi le mie mani sulle sue spalle e lo scrollai.
La sua reazione fu semplicemente un cenno con la testa. Questo mi fece capire che era inutile tentare l'impossibile. Oramai nel cuore di Shinichi esisteva solamente, lei Ran e sarebbe rimasta sempre lei..
Ma chi la davo a bere? Credevo davvero che lui si ricordasse di tutti i momenti condivisi insieme, di tutti i baci che mi aveva dato?
Ero stata un'illusa.
Abbassai lo sguardo, incapace di cosa pensare, di cosa dire e cosa fare.
«Ma non avevi comunque capito che io ti amavo.» Riprese con tono solenne.
«Hai usato il passato.» Sottolineai «E' giusto che sia così, stai con Ran e ami lei. Va bene, Shinichi puoi andare a casa.»
«Rischiando che tu ti uccida?»
Rimanemmo a guardarci per diversi secondi, che parevano non terminare. Capii che Shinichi non se ne sarebbe andato se prima non avesse visto con i propri occhi che io mettessi via il coltello.
«Mi spieghi come hai fatto a sapere di ciò che stavo per farmi? »
«Stavo facendo esercizio e passai davanti a casa tua, vidi qualcosa di strano passando davanti alla finestra e mi sono precipitato qui, ho chiamato anche... » Non diedi tempo di concludere la frase ad Shinichi e lo interruppi facendo una bella constatazione che mi fece stare molto più serena di quanto immaginassi.
«Ti stavi preoccupando per me.» Dissi mentre stavo versando il thè nella tazza che avrei offerto al mio ospite.
«L'ho sempre fatto.» Disse alzandosi «E lo continuerò a fare.» Eravamo seduti l'uno davanti all'altro e la sua mano si posò sulla mia.
I suoi occhi si incatenarono ai miei, senza, per me, via di scampo.
Le mie dita si intrecciarono con le sue e la stretta divenne stranamente più intensa.
Si morse diverse volte il labbro inferiore, come se stesse facendo un discorso tra sé e sé. E poi mi fece alzare e mi attirò al suo corpo, abbracciandomi.
Dopo quasi otto anni, potei sentire le sue braccia, che erano diventate più possenti, avvolgere me, il mio cuore e la mia anima.
«So che succederà ancora ed ancora, ma non posso impedire a me stesso di non fare ciò che voglio.»
Le labbra di Shinichi si impossessarono delle mie. Un primo bacio lieve e poi un altro, ma più voglioso e intenso.
La stretta ai miei fianchi divenne più decisa che mai e i baci diventarono ancora più bramosi che mai.
L'unica cosa che sentivo in quel momento era il desiderio di sentire Shinichi e solamente lui. I suoi occhi carichi di passione e di voler trasgredire, sapendo di sbagliare.
Non mi accorsi neanche ma finimmo sul divano, senza più nessun abito addosso e a divorare il corpo dell'altro.
Credevo di aver perso davvero tutto ma in quell'istante avevo ritrovato la mia essenza. E pensavo seriamente che non avrei provato più niente e invece mi sbagliavo.
«Shinichi, Ai! » Riconobbi la voce di Ran. Era lì davanti a noi che ci guardava con occhi sgranati. La sua espressione diceva tutto: era sconvolta, senza parole, amareggiata…delusa.
Ran chinò il capo e uscì dalla stanza.



***Note Finali***
Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito. E augurandomi di ricevere qualche parere. Vi saluto.
Grazie a chi ha letto.

Kitkat.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Mistakes.





Capitolo 2.

Che diavolo mi era passato per la testa? Come avevo potuto tradire la fiducia di colei che mi aveva sempre sostenuto, in ogni occasione e che mi aveva aspettato per quasi quattro anni?
Non avevo neanche il coraggio di varcare quella porta e di andare da lei. Sapevo che quel silenzio sarebbe stata la tortura peggiore che un uomo potesse mai affrontare.
Sia io che Ai ci rivestimmo velocemente e né l'uno né l'altro sapeva come spiegarsi ciò che era appena successo.
Mi passai la mano sul volto, pensando a come sarei potuto uscirne. Sospirai nervoso all'idea di dover risolvere questo dilemma che pareva non aver nessuna soluzione. Ed era buffo come io potevo risolvere casi assai più difficili. Ma in questo momento il problema più complesso lo stavo vivendo in quei momenti.
«Vai da lei.» Mi incitò Ai. «Le dirò che sono stata io e..»
«Siamo stati in due a sbagliare. Non solo tu.» Le risposi interrompendo il suo discorso.
Ai alzò il viso e mi guardò con i suoi occhi color smeraldo. Il suo sguardo freddo e pieno di una strana sensazione di malinconia trafisse il mio cuore.
Spostai la mia attenzione fuori dalla finestra e mi decisi finalmente di andare da Ran.
Andai nell'altra camera e mi accorsi che se ne era andata. Senza proferire parola uscii anch'io da quella casa e cercai Ran.
Camminavo a passo lento. Non volevo trovarla. Avevo paura. Che cosa le avrei detto una volta che sarei stato faccia a faccia di fronte a lei?
Che non era la prima volta che io e Ai finivamo a letto insieme e che non sarebbe successo mai più?
Lo sapevo anch'io. Lo sapeva anche Ran.
Sarebbe successo ancora e ancora ma entrambi avevamo chiuso gli occhi per non vedere la realtà. Avevamo preferito a mentirci piuttosto che vivere la realtà.
Ero seduto su una panchina e stavo sorseggiando della coca, tentando che quel liquido mi potesse un po' rinfrescare e darmi qualche spunto.
La tenevo tra le mani e ricordai di quella volta quando andai a prendere proprio della coca per Ran e quando le avevo messo la lattina fredda sul viso e lei spaventata urlò: «Shinichi! Non farlo mai più!»
E io ridevo come non mai.
Dove erano finiti quei momenti felici e allegri?
«Shinichi.» Ran mi stava chiamando. Era lì a qualche passo da me. Non avevo il coraggio di alzare la testa ma, lo feci.
«Perché?» Chiese.
I suoi occhi volevano piangere ma, cercava di trattenersi dal farlo. Voleva essere forte.
Rimasi in silenzio cercando anch'io quella risposta che non riuscivo affatto a trovare.
Scossi la testa: «Io-io non lo so, Ran.» Le risposi con un sussurro deglutendo.
«Cosa ha lei che io non ho?» Domandò ancora.
«Non lo so.» Risposi abbattuto.
Ran annuì con la testa e spostò il suo sguardo sulla strada. Le macchine passavano veloci davanti a noi. Le persone si muovevano rapidamente. Tutto girava a gran velocità, ma non qui.
«E' più importante lei. Vero?» Chiese senza guardarmi.
Un'altra domanda a cui non avevo risposta. Non seppi cosa dire e preferii tacere che parlare.
«Shinichi. Io ti ho aspettato per tutto questo tempo. Ho sempre avuto fiducia in noi...» Non riuscivo a seguire il discorso che mi cominciò a fare. Che cosa voleva dire con quelle parole?
«Ti aspetterò ancora.» Disse andandosene.

***

Ancora una volta ero stata vittima del suo fascino. Come avevo potuto cadere così in basso?
Perché continuavo ad essere ossessionata da lui. Sapevo perfettamente che anche se tra me e Shinichi c'era qualcosa di frenetico e passionale, lui avrebbe sempre scelto Ran.
Io sarei sempre rimasta la seconda possibilità.
Ma questo il mio cuore non l'avrebbe mai accettato.
Erano già passati diversi anni da quando Shinichi era riuscito ad abbattere quella maledetta organizzazione anche se Jin aveva detto che c'era qualche altro membro sparso nel mondo e che prima o poi sarebbe tornato.
Inizialmente sia io che Shinichi avevamo pensato di rimanere ancora sotto copertura ma i nostri corpi da bambini sarebbero rimasti tali se non avessi creato in tempo l'antidoto. Dopo diverse settimane dalla sconfitta degli uomini in nero riuscii a creare la pillola.
Entrambi tornammo alla vita normale.
Le giornate sembravano passare felicemente. Spesso Shinichi veniva chiamato dalla polizia per risolvere qualche caso e la notorietà di Goro cominciò a calare. Per questo Ran e Shinichi litigarono parecchio. Quando poi Shinichi spiegò l'intera faccenda degli uomini in nero, di come lui era stato rimpicciolito e di tutte le volte che aveva risolto il caso al posto di suo padre, beh Ran si rattristò ancora di più e se la prese ancora di più con Shinichi.
Quei due non facevano altro che discutere e non c'era giorno che Shinichi non venisse da me a lamentarsi e a chiedere consiglio sul come risolvere il problema con lei.

Ero a farmi in bagno quando sentii dei strani rumori. Uscii frettolosa dalla vasca mi avvolsi un asciugamano attorno al mio corpo e cauta presi il primo oggetto che mi capitò, in quel caso il phone; tentavo di sentire nuovamente quei rumori così intensi che avevo udito qualche momento fa ma niente. Mi poggiai allo stipite della porta e aspettai che qualcuno passasse nel salotto.
Era buio e anche fuori dato che era abbastanza tardi.
«Ai! Sei in casa?»
Tirai un sospiro di sollievo riconoscendo la voce. Ma che diavolo ci faceva Shinichi a quest'ora da me? Possibile che avesse così tanto bisogno di me?
Un clic e Shinichi accese le luci della stanza.
«Ai...» Sussurrò. Era imbarazzato, lo si vedeva. Prima mi aveva squadrato totalmente dalla testa fino ai piedi poi spostò lo sguardo verso la soffitta.
«Kudo. Che c'è? Non hai mai visto una donna avvolta da un misero asciugamano?» Lo provocai naturalmente. Ero sadica ma quell'aspetto del mio carattere mi piaceva parecchio.
Non rispose.
Sorrisi.
«Ho capito. Vado a vestirmi e arrivo.»
Fu un attimo che la mano di Shinichi mi prese per il polso e mi attirò verso il suo corpo. La mia schiena aderiva al suo petto perfettamente. Il suo respiro caldo mi avvolgeva il collo e sentivo che secondo dopo secondo tutto diventava più veloce.
«Sei la prima che vedo avvolta con un misero asciugamano. La prima donna.» Mi sussurrò all'orecchio. Le sua mano passò sul mio ventre e cominciò a massaggiarlo, con lentezza.
Poi mi fece voltare davanti a lui e il suo sguardo era famelico, accesso pieno di energia.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò.
Il nostro primo bacio di una lunga serie.

Sorrisi ricordando quell'aneddoto. Mi sembrava che fosse passata un'eternità da quel giorno e forse era anche così.
Sentii il campanello dell'appartamento suonare. Andai a controllare chi fosse.
Pensavo che fosse Shinichi, o Ayumi o qualcun altro.
Invece quando aprii la porta vidi che era Subaru.
«Posso entrare?»



***Note Finali ***
Eh siamo alla fine del secondo capitolo! Grazie mille per le recensioni allo scorso capitolo, non sapete quanto mi avete fatto piacere! Spero di riceverne anche in questo ^^
Grazie a chi ha letto.

Kitkat

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Mistakes.





Capitolo 3.
Quando Subaru varcò la soglia di casa mia, provai una strana sensazione avvolgermi. Paura e uno strano presentimento che qualcosa di brutto stava per succedere.
Non mi facevo suggestionare facilmente, ma con lui era diverso.
«Che vuoi?» Domandai spiccia. Non volevo che quell'individuo rimanesse troppo a casa mia. Era come se lui infettasse qualcosa di mio.
I suoi occhi indagatori osservavano il salotto con aria sospetta e questo mi stava dando parecchio fastidio.
Sospirò.
«Calmati.» Cominciò serio «Vermouth è tornata.»
«Impossibile. Shinichi l'ha uccisa.»
«Si è salvata. Shinichi l'aveva data per morta ma per uno strano caso, Vermouth si era salvata. Qualcuno l'ha soccorsa e adesso lei è qui.»
Volevo vedere nello sguardo di Subaru una nota di leggerezza. Qualcosa che mi facesse capire che tutto ciò era uno scherzo. Passavano i secondi e il suo viso non mutava. Rimaneva fermo, impassibile.
«Ho già chiamato Jodie. Lei e la sua squadra sono già in azione. Stanno tenendo casa tua e quella di Shinichi sotto controllo. Inizialmente abbiamo preferito tenervi all'oscuro di questa faccenda ma mi sono opposto e ho deciso di raccontarti tutto quanto.»

***

Stavo sfogliando il vecchio album delle fotografie del liceo e delle vacanze di quei meravigliosi cinque anni trascorsi che purtroppo non sarebbero più tornati indietro.
Mi stavo accorgendo di quanto fosse difficile la vita di una persona che non sapeva cosa volere dalla vita. Era senza senso, soprattutto quando questa persona si comportava come una persona istintiva che non usava la ragione.
Forse l'avevo usata troppo per risolvere i milioni di casi con cui avevo avuto da fare.
Mi sdraiai totalmente sul letto, stesi le braccia e puntai lo sguardo verso la soffitta. Oramai anche lei stava diventando interessante.
Mi chiedevo come avevo fatto a finire nelle lenzuola di Ai. Eppure io avevo sempre amato Ran, fin da quando eravamo bambini, pensavo che era lei quella giusta.
Quella che sapeva tutto su di me.
Invece Ai era riuscita a sconvolgermi a farmi cambiare. A mettere confusione nella perfezione che c'era dentro di me.
Facevo fatica a credere a tutto ciò ma era così.
Sentii il cellulare squillare, ma non ero volenteroso di alzarmi e andare a rispondere; in quel momento non avevo affatto voglia di parlare con nessuno. Volevo starmene da solo a pensare e riflettere su che cosa avrei dovuto fare.
Ran.
Ero stato egoista nei suoi confronti. Lei mi aveva sempre aspettato per tutto quel tempo. E anche quando tutto era finito, io le stavo facendo del male.
Forse non eravamo destinati a stare insieme forse dovevo lasciarla andare e magari lei sarebbe stata più felice.
Però il pensiero che Ran non avrebbe più fatto parte della mia vita mi stava stringendo il cuore, anche in quel momento. Come avrei potuto allontanarmi da lei. Lei che per così tanti anni era stato l'unico motivo per cui avevo sconfitto l'organizzazione, l'unico motivo che mi aveva spinto a cercare di tornare ad una vita normale...
Ero stato uno stupido.
Terribilmente stupido da capire solo dopo che lei era quella giusta.
«Shinichi. Lo sai che non dovresti essere qui.» Disse Ai scompigliandomi i capelli. Eravamo seduti sul divano e io avevo poggiato la mia testa sulle gambe di Ai.
«Non so che fare con Ran. Litighiamo sempre. E' sempre nervosa. Non riesco a creare quel legame che c'era prima tra noi.»
Sospirò.
«Non voglio essere un rimpiazzo.» Sussurrò flebile. Mi alzai e la guardai diritto negli occhi.
Ogni volta che la vedevo sentivo qualcosa.
«Non-non lo sei.» Le dissi baciandola.
Ai mi respinse.
«Sì. Sì che lo sono! Quando tu e Ran litigate, vieni a lamentarti da me! Quando tu e lei andate d'amore d'accordo non ci sei mai. Ma non pensi a me? Non pensi al fatto che anch'io ci possa rimanere male?!» Urlò.
Sapevamo entrambi che tutto ciò che c'era tra noi era un'illusione. Che mai niente sarebbe divenuto realtà. Era una questione di tempo.
Le lacrime iniziarono a rigarle sul volto. Afferrai il polso di Ai e l'attirai a me.
«Scusami.»

Prima dovevo andare da Ai e scusarmi per tutto ciò che le stavo facendo. Non si meritava di soffrire per me. Lei si meritava il meglio e di certo non ero io, quello.
Mi alzai dal letto e mi diressi giù, intanto controllai chi mi avesse chiamato e con grande sorpresa notai che era proprio Ai.
Una volta da lei, suonai il campanello e mi ritrovai Subaru alla porta. Sgranai gli occhi sorpreso e mi domandai che cosa stava succedendo.
Mi diressi immediatamente da Ai e le dissi che avevo qualcosa di urgente da dirle. Lo stesso mi ripeté lei.
Decisi di cominciare: «Ai, lo sai bene anche tu che tra noi non potrà funzionare. Che tra noi c'era futuro. Lo sapevi anche tu, che era semplicemente questione di tempo e che prima o poi questa decisione l'avrei presa.» Presi respiro e guardai attentamente Ai.
Il suo sguardo non diceva niente, anzi piuttosto sembrava scocciata ad aver ascoltato ciò che le avevo detto.
«Bene. Un impiccio in meno. Caro Shinichi, ti devo annunciare che Vermouth è tornata e che per colpa tua adesso tutti noi, siamo fregati. E sai perché? Perché adesso quella donna sarà riuscita a trovare abili assassini che metteranno in subbuglio l'intero Giappone. Lei ucciderà tutti e la colpa sarà tua, perché l'hai data per morta quando non lo era!» Esclamò rabbiosa.
«Vermouth è morta!» Ripetei io alzando la voce. «L'ho vista io morta!»
«Non è così!» Controbatté Ai.
Intanto anche Subaru si intromise nella nostra discussione: «Appunto.» Una strana voce femminile rimbombò nella stanza.
Sia io che Ai ci voltammo verso Subaru e lui si stava togliendo la parrucca e gli occhiali e una folta chioma d'oro cadde sulle spalle.
«Vermouth!» Esclamai.



***Note Finali***
Ed ecco qui il terzo capitolo. :) Ringrazio chi continua a leggere la storia e chi ha commentato allo scorso capitolo.
Alla prossima
Kitkat.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Mistakes.




Capitolo 4.
Se tutto questo era un sogno, o meglio dire un incubo, che qualcuno mi svegliasse, immediatamente. Perché era il peggiore che io stavo vivendo in quel preciso istante.
La pistola nera lucente di Vermouth stava puntando su Shinichi che si era piazzato davanti a me per proteggermi.
«Tutto questo tempo per trovarci?» Cominciò Shinichi provocandola.
«Meglio tardi che mai.» Rispose lei assottigliando lo sguardo. «Sai, Kudo. Se non mi avesti sparato quella volta, probabilmente adesso ti risparmierei. Ma dato che non voglio più avere impicci. Ti tolgo di mezzo, detective.»
«Vuoi davvero uccidermi senza avere il piacere di farmi soffrire?» Shinichi stava giocando d'astuzia ma sapevo che non avrebbe funzionato.
Vermouth era molto più scaltra e sicuramente non avrebbe voluto perdere tempo nell'uccidere due mocciosi disarmati, per giunta.
«Non cercare di guadagnare tempo. Ti permetterò di esaudire un solo ultimo desiderio, e poi ti farò fuori.»
«Lascia andare Ai.» Disse con tono solenne. «Lasciala andare.» Continuò fissando negli occhi la bionda.
Vemouth sospirò e alzò lo sguardo verso la soffitta. Una fragorosa risata si sentì echeggiare nell'enorme stanza.
«Ma non era mora la tua bella?» Esclamò tagliente.
Shinichi abbassò il viso.
«Anche lei è importante. Quanto lo è Ran.»
Vermouth rise ancora più forte: «Sei patetico.»
Uno strano rumore echeggiò nella sala. Il silenzio calò immediatamente e Vermouth si voltò verso la porta. Rimase con gli occhi sgranati quando si accorse che nessuno poteva entrare.
«Che diavolo sta succedendo!» Urlò. «Voi, avete chiamato sicuramente qualcuno!» Esclamò.
«Hai paura, Vermouth?» Domandò Shinichi facendo un passo in avanti.
«Stai fermo lì.» Disse tremante.
Vermouth era cambiata, si vedeva. I suoi occhi avevano perso quella luce che la rendevano spietata e crudele.
Shinichi con un gesto rapido riuscì a strappare di mano la pistola della donna e la lanciò verso di me. Poi con il braccio sinistro avvolse il suo collo e la fermò.
«Svelta. Sparale!» Ordinò Shinichi rabbioso.
Sgranai gli occhi quando Shinichi mi disse di ucciderla.
Alzai l'arma e la puntai contro Vermouth, mentre Shinichi la teneva ferma con una presa salda alle braccia.
«Ai! Premi il grilletto!» Urlò con forza.
In quel momento avevo paura. Temevo che se avessi sparato, forse la pallottola avrebbe potuto ferire anche Shinichi, che ne so trapassando il corpo di lei e colpendo lui.
Da quando stavo diventando così terribilmente sentimentalista?
Non dovevo perdere tempo, dovevo spararle.
Deglutii e mi feci forza.
Clic.
La pallottola uscì dall'arma lucente e andò diritta fino a colpire...
«Shinichi!» Urlai.
Andai di corsa da lui che era a terra. Una sua mano si trovava sul petto e il sangue color rosso vino fuori usciva.
«Hai fatto centro.» Sussurrò piano, facendo sarcasmo.
«Zitto, stupido.» Lo ripresi.
Poi mi voltai verso la donna e mi rialzai riponendo a quella donna che si era spostata proprio all'ultimo secondo. Aveva pestato il piede di Shinichi così da non essere più il bersaglio dell'arma.
«Patetici!» Gridò lei con ferocia, avvicinandosi alla finestra. Che avesse intenzione di buttarsi?
Non glielo avrei permesso. Avevo sbagliato una volta ma la seconda avrei fatto sicuramente centro.
Così senza pensare a cosa avrei dovuto rispondere, davanti ai giudici, sparai e la colpii.
Lo feci quattro volte e quando la vidi a terra con del sangue vicino al suo corpo, fui sazia.
Intanto avevo un altro importante compito, salvare Shinichi.

Era sdraiato sul letto bianco mentre diversi medici gli stavano facendo i dovuti controlli, intanto anche la polizia giunse e anche qualche membro della FBI.
Vidi Jodie e le spiegai l'intera faccenda.
«Adesso siamo sicuri che lei sia morta.» Concluse. «Però verrai processata. Hai comunque ucciso una persona.»
«Legittima difesa.» Suggerì il signor Black. «Basta dire ai giudici tutta la storia dell'organizzazione degli uomini in nero; e poi si trattava comunque di Vermouth. Ha fatto bene ad ucciderla. Se non l'avesse fatto lei, l'avremmo fatto noi.»
«Shinichi!» Urlò una voce femminile. «Shinichi!» Era Ran che stava arrivando di corsa da noi.
«Shinichi, sta bene. Non ti preoccupare.» Dissi fredda. Aggiunsi che era meglio aspettare fuori e che appena i medici avranno finiti ce lo comunicheranno. Intanto il signor Black decise di fare dei controlli a casa insieme alla polizia mentre Jodie rimase assieme a me e a Ran.
L'attesa sembrava non finire mai e il timore che fosse successo qualcosa di grave, non abbandonava la mia mente.
Decisi di sgranchirmi un po' le gambe e quindi di fare un giro, notai che anche Ran mi seguii e le chiesi cosa volesse.
«Sappi, che non lascerò Shinichi. E se lo farò, sarà nel caso in cui lui scelga te.»
«Credi davvero che possa scegliere me?»
Era ingenua Ran e allo stesso tempo dolce. Lei credeva in ciò che diceva.
Forse era questo che Shinichi apprezzava in lei.
Stava per rispondere ma non le diedi tempo: «Ran. Tu, non immagini un minimo quanto Shinichi tenga a te. E' vero abbiamo trascorso del tempo insieme, ma non è abbastanza. Per Shinichi...» Preferii non continuare.
«Vai, da lui.» La incitai.

Meglio aver amato ed aver perduto, che non aver amato.


Appena riaprii gli occhi furono gli occhi di Ran e quella chioma bruna ad accogliermi.
«Shinichi!» Gridò saltandomi al collo. «Shinichi, stai bene?»
Annuii facendo cenno con la testa.
Era seduta accanto a me e mi spiegava quanto fosse preoccupata per me. L'ascoltavo e continuavo a fare cenni con la testa.

«Ai. E' morta vero?» Domandai incerto.
«Sì. L'ho uccisa. Ma adesso non sforzarti a parlare. Andiamo all'ospedale.»
«Ai, grazie per tutto. E' stato bello.»
«Evita di fare l'attore in fin di vita, è solo una pallottola.» Disse con aria arrogante.

«Ran. Ti prometto che ci sarò sempre per te.» Esclamai.
La diretta interessata mi guardò con aria interrogativa e poi mi sorrise, mi prese la mano. «Anch'io ci sarò per te, Shinichi.»


Parlai ad Ai e le spiegai cosa provavo per lei e cosa provavo per Ran. Sapevo che mi avrebbe ascoltato in silenzio e non avrebbe detto nulla.
Ci augurò buona fortuna e mi disse che sarebbe partita per gli Stati Uniti: «Lavorerò insieme alla FBI.»
Intanto io e Ran ci fidanzammo e presto ci sposammo, avemmo una bambina, anche se avrei voluto che fosse un maschio.
Ero felice e realizzato. Sapevo di aver fatto la scelta giusta anche se ci avevo messo del tempo. Avevo usato Ai come un rimpiazzo e di questo me ne vergognavo anche adesso ma almeno mi aveva fatto capire ciò che volevo.
Le sarei stato grato, per sempre.
Grazie Ai.



N/A: Questo è l'ultimo capitolo. Non avevo pensato alla trama di questa storia, poi però mi sono fatta un po' trascinare e questo è il risultato. Ho cercato di essere vicina all'idea di anime, perché penso sempre che Shinichi non potrà mai scegliere qualcun altro che non sia Ran.
Ringrazio chi ha commentato la storia o chi l'abbia letto semplicemente.
Ciao!
Kat.

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