Mistakes. di CharlieMadison1 (/viewuser.php?uid=136483)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1. ***
Mistakes.
Capitolo
1.
A volte
hai semplicemente bisogno di essere capita, che purtroppo non
succede. La gente fraintende crede di sapere e invece non sa. E'
facile parlare, è facile dire sì quando
è no. E allora perché si
fa? Semplicemente, perché in realtà è
così che deve essere.
Appena
riaprivo gli occhi la mattina e scorgevo la luce del sole infiltrarsi
da quella finestra alla mia destra, appena poggiavo i miei piedi
scalzi sul pavimento freddo e mi dirigevo in bagno, appena mi vedevo
nello specchio del bagno, mi accorgevo quanto io fossi e quanto fossi
stata e probabilmente sarei stata, insignificante nella mia breve
esistenza.
Osservai
il mio sguardo, la mia espressione priva di qualsiasi connotazione
particolare.
Quegli
occhi senza quella strana luce chiamata vitalità, voglia di
andare
avanti, credere nei sogni, innamorarsi...
Che
senso aveva andare avanti se nemmeno io avevo voglia di vivere su
questo mondo?
Fu
una decisione difficile quella che avevo preso. Un qualcosa su cui
avevo riflettuto e su cui avevo avuto dubbi su dubbi, ma finalmente
avevo trovato la soluzione. Quella che forse mi avrebbe ridato luce
ai miei occhi, anche se non si sarebbero potuti mai più
riaprire.
Uscii
dal bagno e mi diressi giù in cucina. Ogni passo che facevo,
avevo
paura, finalmente provavo qualche emozione che era diversa dalla
delusione, dalla costante tristezza e dalla sofferenza di dover
esistere.
La
vita era un dono prezioso e sapevo che non avrei mai dovuto buttarlo
così ma avevo già fatto la mia scelta e niente e
nessuno mi avrebbe
fatto cambiare idea.
Vidi
sulla lama del coltello un'immagine che mai avrei pensato di
rivedere. Non avrei mai pensato che avrei avuto il coraggio di
sorridere ancora.
Ma
in quel momento avevo voglia di sorridere. Finalmente avrei potuto
andarmene felice e di non dover più sopportare questo
strazio.
La
competizione, il dover essere perfetti, lui…
Io
non riuscivo ad accettare me stessa. Perché dovevo essere
sempre io
quella sbagliata? Perché non potevo essere una ragazza
qualunque?
Ero
destinata al dolore, alla solitudine, all'essere allontanata ed
odiata.
Sei
semplicemente tu, quella che ti sei creata questa barriera.
Sussultai
quando quella strana frase entrò in testa facendo eco.
Continuava ad
essere detta e ripetuta, ed ancora.
Forse
ero ancora in tempo per cambiare, forse potevo ancora salvarmi.
Mi
piegai su di me e poggiai le mani alla testa. Mi dicevo che dovevo
fare ciò che mi sentivo, senza avere rimorsi senza pensare
al
passato.
Non
potevo permettere che adesso, la mia insicurezza mi bloccasse. Non
adesso.
Ma
proprio in quel momento, quando finalmente riuscii a far tacere
quella fastidiosissima voce in testa, qualcuno varcò la
soglia di
casa ed entrò in cucina.
«Metti
giù quel coltello!» Ordinò subito. Si
avvicinò cauto ma nello
sguardo di lui si leggeva paura.
Ma
io non avrei mai messo giù quella preziosa lama e
così decisi di
puntargliela contro. «Hai paura?» Domandai con tono
beffardo
avvicinandomi.
«Non
sfidarmi.» Rispose lui alla pari.
«Ti
stai impicciando in affari che non ti riguardano, lo sai.»
«Invece
sì. Stai facendo tutto questo perché non accetti
la realtà.»
Disse duramente. La sua voce rimbombò nella sala e nella mia
testa.
Solo Shinichi riusciva a cambiare il mio mondo. Solo con le sue
parole poteva darmi il sorriso o farmi piangere.
E
in quel momento mi stava ferendo, forse più di quella lama...
«Hai
preferito un'altra,» l'intenzione di dire questa frase era
quella di
dirla, in maniera distaccata, priva di ogni emozione, ma la mia voce
tremante faceva percepire a lui, che stavo soffrendo, proprio a causa
sua, «mi hai lasciato da sola, quando io ho sempre fatto di
tutto
per dimostrarti che c'ero!» Le ultime due parole le gridai
con
forza, poggiai il coltello sul tavolo e mi avvicinai a Shinichi, posi
le mie mani sulle sue spalle e lo scrollai.
La
sua reazione fu semplicemente un cenno con la testa. Questo mi fece
capire che era inutile tentare l'impossibile. Oramai nel cuore di
Shinichi esisteva solamente, lei Ran e sarebbe rimasta sempre lei..
Ma
chi la davo a bere? Credevo davvero che lui si ricordasse di tutti i
momenti condivisi insieme, di tutti i baci che mi aveva dato?
Ero
stata un'illusa.
Abbassai
lo sguardo, incapace di cosa pensare, di cosa dire e cosa fare.
«Ma
non avevi comunque capito che io ti amavo.» Riprese con tono
solenne.
«Hai
usato il passato.» Sottolineai «E' giusto che sia
così, stai con
Ran e ami lei. Va bene, Shinichi puoi andare a casa.»
«Rischiando
che tu ti uccida?»
Rimanemmo
a guardarci per diversi secondi, che parevano non terminare. Capii
che Shinichi non se ne sarebbe andato se prima non avesse visto con i
propri occhi che io mettessi via il coltello.
«Mi
spieghi come hai fatto a sapere di ciò che stavo per farmi?
»
«Stavo
facendo esercizio e passai davanti a casa tua, vidi qualcosa di
strano passando davanti alla finestra e mi sono precipitato qui, ho
chiamato anche... » Non diedi tempo di concludere la frase ad
Shinichi e lo interruppi facendo una bella constatazione che mi fece
stare molto più serena di quanto immaginassi.
«Ti
stavi preoccupando per me.» Dissi mentre stavo versando il
thè
nella tazza che avrei offerto al mio ospite.
«L'ho
sempre fatto.» Disse alzandosi «E lo
continuerò a fare.» Eravamo
seduti l'uno davanti all'altro e la sua mano si posò sulla
mia.
I
suoi occhi si incatenarono ai miei, senza, per me, via di scampo.
Le
mie dita si intrecciarono con le sue e la stretta divenne stranamente
più intensa.
Si
morse diverse volte il labbro inferiore, come se stesse facendo un
discorso tra sé e sé. E poi mi fece alzare e mi
attirò al suo
corpo, abbracciandomi.
Dopo
quasi otto anni, potei sentire le sue braccia, che erano diventate
più possenti, avvolgere me, il mio cuore e la mia anima.
«So
che succederà ancora ed ancora, ma non posso impedire a me
stesso di
non fare ciò che voglio.»
Le
labbra di Shinichi si impossessarono delle mie. Un primo bacio lieve
e poi un altro, ma più voglioso e intenso.
La
stretta ai miei fianchi divenne più decisa che mai e i baci
diventarono ancora più bramosi che mai.
L'unica
cosa che sentivo in quel momento era il desiderio di sentire Shinichi
e solamente lui. I suoi occhi carichi di passione e di voler
trasgredire, sapendo di sbagliare.
Non
mi accorsi neanche ma finimmo sul divano, senza più nessun
abito
addosso e a divorare il corpo dell'altro.
Credevo
di aver perso davvero tutto ma in quell'istante avevo ritrovato la
mia essenza. E pensavo seriamente che non avrei provato più
niente e
invece mi sbagliavo.
«Shinichi,
Ai! » Riconobbi la voce di Ran. Era lì davanti a
noi che ci
guardava con occhi sgranati. La sua espressione diceva tutto: era
sconvolta, senza parole, amareggiata…delusa.
Ran
chinò il capo e uscì dalla stanza.
***Note
Finali***
Spero
che questo primo capitolo vi abbia incuriosito. E augurandomi di
ricevere qualche parere. Vi saluto.
Grazie
a chi ha letto.
Kitkat.
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2. ***
Mistakes.
Capitolo
2.
Che
diavolo mi era passato per la testa? Come avevo potuto tradire la
fiducia di colei che mi aveva sempre sostenuto, in ogni occasione e
che mi aveva aspettato per quasi quattro anni?
Non
avevo neanche il coraggio di varcare quella porta e di andare da lei.
Sapevo che quel silenzio sarebbe stata la tortura peggiore che un
uomo potesse mai affrontare.
Sia
io che Ai ci rivestimmo velocemente e né l'uno né
l'altro sapeva
come spiegarsi ciò che era appena successo.
Mi
passai la mano sul volto, pensando a come sarei potuto uscirne.
Sospirai nervoso all'idea di dover risolvere questo dilemma che
pareva non aver nessuna soluzione. Ed era buffo come io potevo
risolvere casi assai più difficili. Ma in questo momento il
problema
più complesso lo stavo vivendo in quei momenti.
«Vai
da lei.» Mi incitò Ai. «Le
dirò che sono stata io e..»
«Siamo
stati in due a sbagliare. Non solo tu.» Le risposi
interrompendo il
suo discorso.
Ai
alzò il viso e mi guardò con i suoi occhi color
smeraldo. Il suo
sguardo freddo e pieno di una strana sensazione di malinconia
trafisse il mio cuore.
Spostai
la mia attenzione fuori dalla finestra e mi decisi finalmente di
andare da Ran.
Andai
nell'altra camera e mi accorsi che se ne era andata. Senza proferire
parola uscii anch'io da quella casa e cercai Ran.
Camminavo
a passo lento. Non volevo trovarla. Avevo paura. Che cosa le avrei
detto una volta che sarei stato faccia a faccia di fronte a lei?
Che
non era la prima volta che io e Ai finivamo a letto insieme e che non
sarebbe successo mai più?
Lo
sapevo anch'io. Lo sapeva anche Ran.
Sarebbe
successo ancora e ancora ma entrambi avevamo chiuso gli occhi per non
vedere la realtà. Avevamo preferito a mentirci piuttosto che
vivere
la realtà.
Ero
seduto su una panchina e stavo sorseggiando della coca, tentando che
quel liquido mi potesse un po' rinfrescare e darmi qualche spunto.
La
tenevo tra le mani e ricordai di quella volta quando andai a prendere
proprio della coca per Ran e quando le avevo messo la lattina fredda
sul viso e lei spaventata urlò: «Shinichi!
Non farlo mai più!»
E
io ridevo come non mai.
Dove
erano finiti quei momenti felici e allegri?
«Shinichi.»
Ran mi stava chiamando. Era lì a qualche passo da me. Non
avevo il
coraggio di alzare la testa ma, lo feci.
«Perché?»
Chiese.
I
suoi occhi volevano piangere ma, cercava di trattenersi dal farlo.
Voleva essere forte.
Rimasi
in silenzio cercando anch'io quella risposta che non riuscivo affatto
a trovare.
Scossi
la testa: «Io-io non lo so, Ran.» Le risposi con un
sussurro
deglutendo.
«Cosa
ha lei che io non ho?» Domandò ancora.
«Non
lo so.» Risposi abbattuto.
Ran
annuì con la testa e spostò il suo sguardo sulla
strada. Le
macchine passavano veloci davanti a noi. Le persone si muovevano
rapidamente. Tutto girava a gran velocità, ma non qui.
«E'
più importante lei. Vero?» Chiese senza guardarmi.
Un'altra
domanda a cui non avevo risposta. Non seppi cosa dire e preferii
tacere che parlare.
«Shinichi.
Io ti ho aspettato per tutto questo tempo. Ho sempre avuto fiducia in
noi...» Non riuscivo a seguire il discorso che mi
cominciò a fare.
Che cosa voleva dire con quelle parole?
«Ti
aspetterò ancora.» Disse andandosene.
***
Ancora
una volta ero stata vittima del suo fascino. Come avevo potuto cadere
così in basso?
Perché
continuavo ad essere ossessionata da lui. Sapevo perfettamente che
anche se tra me e Shinichi c'era qualcosa di frenetico e passionale,
lui avrebbe sempre scelto Ran.
Io
sarei sempre rimasta la seconda possibilità.
Ma
questo il mio cuore non l'avrebbe mai accettato.
Erano
già passati diversi anni da quando Shinichi era riuscito ad
abbattere quella maledetta organizzazione anche se Jin aveva detto
che c'era qualche altro membro sparso nel mondo e che prima o poi
sarebbe tornato.
Inizialmente
sia io che Shinichi avevamo pensato di rimanere ancora sotto
copertura ma i nostri corpi da bambini sarebbero rimasti tali se non
avessi creato in tempo l'antidoto. Dopo diverse settimane dalla
sconfitta degli uomini in nero riuscii a creare la pillola.
Entrambi
tornammo alla vita normale.
Le
giornate sembravano passare felicemente. Spesso Shinichi veniva
chiamato dalla polizia per risolvere qualche caso e la
notorietà di
Goro cominciò a calare. Per questo Ran e Shinichi litigarono
parecchio. Quando poi Shinichi spiegò l'intera faccenda
degli uomini
in nero, di come lui era stato rimpicciolito e di tutte le volte che
aveva risolto il caso al posto di suo padre, beh Ran si
rattristò
ancora di più e se la prese ancora di più con
Shinichi.
Quei
due non facevano altro che discutere e non c'era giorno che Shinichi
non venisse da me a lamentarsi e a chiedere consiglio sul come
risolvere il problema con lei.
Ero
a farmi in bagno quando sentii dei strani rumori. Uscii frettolosa
dalla vasca mi avvolsi un asciugamano attorno al mio corpo e cauta
presi il primo oggetto che mi capitò, in quel caso il phone;
tentavo
di sentire nuovamente quei rumori così intensi che avevo
udito
qualche momento fa ma niente. Mi poggiai allo stipite della porta e
aspettai che qualcuno passasse nel salotto.
Era
buio e anche fuori dato che era abbastanza tardi.
«Ai!
Sei in casa?»
Tirai
un sospiro di sollievo riconoscendo la voce. Ma che diavolo ci faceva
Shinichi a quest'ora da me? Possibile che avesse così tanto
bisogno
di me?
Un
clic e Shinichi accese le luci della stanza.
«Ai...»
Sussurrò. Era imbarazzato, lo si vedeva. Prima mi aveva
squadrato
totalmente dalla testa fino ai piedi poi spostò lo sguardo
verso la
soffitta.
«Kudo.
Che c'è? Non hai mai visto una donna avvolta da un misero
asciugamano?» Lo provocai naturalmente. Ero sadica ma
quell'aspetto
del mio carattere mi piaceva parecchio.
Non
rispose.
Sorrisi.
«Ho
capito. Vado a vestirmi e arrivo.»
Fu
un attimo che la mano di Shinichi mi prese per il polso e mi
attirò
verso il suo corpo. La mia schiena aderiva al suo petto
perfettamente. Il suo respiro caldo mi avvolgeva il collo e sentivo
che secondo dopo secondo tutto diventava più veloce.
«Sei
la prima che vedo avvolta con un misero asciugamano. La prima
donna.»
Mi sussurrò all'orecchio. Le sua mano passò sul
mio ventre e
cominciò a massaggiarlo, con lentezza.
Poi
mi fece voltare davanti a lui e il suo sguardo era famelico, accesso
pieno di energia.
Mi
prese il viso tra le mani e mi baciò.
Il
nostro primo bacio di una lunga serie.
Sorrisi
ricordando quell'aneddoto. Mi sembrava che fosse passata
un'eternità
da quel giorno e forse era anche così.
Sentii
il campanello dell'appartamento suonare. Andai a controllare chi
fosse.
Pensavo
che fosse Shinichi, o Ayumi o qualcun altro.
Invece
quando aprii la porta vidi che era Subaru.
«Posso
entrare?»
***Note
Finali ***
Eh
siamo alla fine del secondo capitolo! Grazie mille per le recensioni
allo scorso capitolo, non sapete quanto mi avete fatto piacere! Spero
di riceverne anche in questo ^^
Grazie
a chi ha letto.
Kitkat
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3. ***
Mistakes.
Capitolo
3.
Quando
Subaru varcò la soglia di casa mia, provai una strana
sensazione
avvolgermi. Paura e uno strano presentimento che qualcosa di brutto
stava per succedere.
Non
mi facevo suggestionare facilmente, ma con lui era diverso.
«Che
vuoi?» Domandai spiccia. Non volevo che quell'individuo
rimanesse
troppo a casa mia. Era come se lui infettasse qualcosa di mio.
I
suoi occhi indagatori osservavano il salotto con aria sospetta e
questo mi stava dando parecchio fastidio.
Sospirò.
«Calmati.»
Cominciò serio «Vermouth è
tornata.»
«Impossibile.
Shinichi l'ha uccisa.»
«Si
è salvata. Shinichi l'aveva data per morta ma per uno strano
caso,
Vermouth si era salvata. Qualcuno l'ha soccorsa e adesso lei
è qui.»
Volevo
vedere nello sguardo di Subaru una nota di leggerezza. Qualcosa che
mi facesse capire che tutto ciò era uno scherzo. Passavano i
secondi
e il suo viso non mutava. Rimaneva fermo, impassibile.
«Ho
già chiamato Jodie. Lei e la sua squadra sono già
in azione. Stanno
tenendo casa tua e quella di Shinichi sotto controllo. Inizialmente
abbiamo preferito tenervi all'oscuro di questa faccenda ma mi sono
opposto e ho deciso di raccontarti tutto quanto.»
***
Stavo
sfogliando il vecchio album delle fotografie del liceo e delle
vacanze di quei meravigliosi cinque anni trascorsi che purtroppo non
sarebbero più tornati indietro.
Mi
stavo accorgendo di quanto fosse difficile la vita di una persona che
non sapeva cosa volere dalla vita. Era senza senso, soprattutto
quando questa persona si comportava come una persona istintiva che
non usava la ragione.
Forse
l'avevo usata troppo per risolvere i milioni di casi con cui avevo
avuto da fare.
Mi
sdraiai totalmente sul letto, stesi le braccia e puntai lo sguardo
verso la soffitta. Oramai anche lei stava diventando interessante.
Mi
chiedevo come avevo fatto a finire nelle lenzuola di Ai. Eppure io
avevo sempre amato Ran, fin da quando eravamo bambini, pensavo che
era lei quella giusta.
Quella
che sapeva tutto su di me.
Invece
Ai era riuscita a sconvolgermi a farmi cambiare. A mettere confusione
nella perfezione che c'era dentro di me.
Facevo
fatica a credere a tutto ciò ma era così.
Sentii
il cellulare squillare, ma non ero volenteroso di alzarmi e andare a
rispondere; in quel momento non avevo affatto voglia di parlare con
nessuno. Volevo starmene da solo a pensare e riflettere su che cosa
avrei dovuto fare.
Ran.
Ero
stato egoista nei suoi confronti. Lei mi aveva sempre aspettato per
tutto quel tempo. E anche quando tutto era finito, io le stavo
facendo del male.
Forse
non eravamo destinati a stare insieme forse dovevo lasciarla andare e
magari lei sarebbe stata più felice.
Però
il pensiero che Ran non avrebbe più fatto parte della mia
vita mi
stava stringendo il cuore, anche in quel momento. Come avrei potuto
allontanarmi da lei. Lei che per così tanti anni era stato
l'unico
motivo per cui avevo sconfitto l'organizzazione, l'unico motivo che
mi aveva spinto a cercare di tornare ad una vita normale...
Ero
stato uno stupido.
Terribilmente
stupido da capire solo dopo che lei era quella giusta.
«Shinichi.
Lo sai che non dovresti essere qui.» Disse Ai scompigliandomi
i
capelli. Eravamo seduti sul divano e io avevo poggiato la mia testa
sulle gambe di Ai.
«Non
so che fare con Ran. Litighiamo sempre. E' sempre nervosa. Non riesco
a creare quel legame che c'era prima tra noi.»
Sospirò.
«Non
voglio essere un rimpiazzo.» Sussurrò flebile. Mi
alzai e la
guardai diritto negli occhi.
Ogni
volta che la vedevo sentivo qualcosa.
«Non-non
lo sei.» Le dissi baciandola.
Ai
mi respinse.
«Sì.
Sì che lo sono! Quando tu e Ran litigate, vieni a lamentarti
da me!
Quando tu e lei andate d'amore d'accordo non ci sei mai. Ma non pensi
a me? Non pensi al fatto che anch'io ci possa rimanere
male?!» Urlò.
Sapevamo
entrambi che tutto ciò che c'era tra noi era un'illusione.
Che mai
niente sarebbe divenuto realtà. Era una questione di tempo.
Le
lacrime iniziarono a rigarle sul volto. Afferrai il polso di Ai e
l'attirai a me.
«Scusami.»
Prima
dovevo andare da Ai e scusarmi per tutto ciò che le stavo
facendo.
Non si meritava di soffrire per me. Lei si meritava il meglio e di
certo non ero io, quello.
Mi
alzai dal letto e mi diressi giù, intanto controllai chi mi
avesse
chiamato e con grande sorpresa notai che era proprio Ai.
Una
volta da lei, suonai il campanello e mi ritrovai Subaru alla porta.
Sgranai gli occhi sorpreso e mi domandai che cosa stava succedendo.
Mi
diressi immediatamente da Ai e le dissi che avevo qualcosa di urgente
da dirle. Lo stesso mi ripeté lei.
Decisi
di cominciare: «Ai, lo sai bene anche tu che tra noi non
potrà
funzionare. Che tra noi c'era futuro. Lo sapevi anche tu, che era
semplicemente questione di tempo e che prima o poi questa decisione
l'avrei presa.» Presi respiro e guardai attentamente Ai.
Il
suo sguardo non diceva niente, anzi piuttosto sembrava scocciata ad
aver ascoltato ciò che le avevo detto.
«Bene.
Un impiccio in meno. Caro Shinichi, ti devo annunciare che Vermouth
è
tornata e che per colpa tua adesso tutti noi, siamo fregati. E sai
perché? Perché adesso quella donna
sarà riuscita a trovare abili
assassini che metteranno in subbuglio l'intero Giappone. Lei
ucciderà
tutti e la colpa sarà tua, perché l'hai data per
morta quando non
lo era!» Esclamò rabbiosa.
«Vermouth
è morta!» Ripetei io alzando la voce.
«L'ho vista io morta!»
«Non
è così!» Controbatté Ai.
Intanto
anche Subaru si intromise nella nostra discussione:
«Appunto.» Una
strana voce femminile rimbombò nella stanza.
Sia
io che Ai ci voltammo verso Subaru e lui si stava togliendo la
parrucca e gli occhiali e una folta chioma d'oro cadde sulle spalle.
«Vermouth!»
Esclamai.
***Note
Finali***
Ed
ecco qui il terzo capitolo. :) Ringrazio chi continua a leggere la
storia e chi ha commentato allo scorso capitolo.
Alla
prossima
Kitkat.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4. ***
Mistakes.
Capitolo
4.
Se
tutto questo era un sogno, o meglio dire un incubo, che qualcuno mi
svegliasse, immediatamente. Perché era il peggiore che io
stavo
vivendo in quel preciso istante.
La
pistola nera lucente di Vermouth stava puntando su Shinichi che si
era piazzato davanti a me per proteggermi.
«Tutto
questo tempo per trovarci?» Cominciò Shinichi
provocandola.
«Meglio
tardi che mai.» Rispose lei assottigliando lo sguardo.
«Sai, Kudo.
Se non mi avesti sparato quella volta, probabilmente adesso ti
risparmierei. Ma dato che non voglio più avere impicci. Ti
tolgo di
mezzo, detective.»
«Vuoi
davvero uccidermi senza avere il piacere di farmi soffrire?»
Shinichi stava giocando d'astuzia ma sapevo che non avrebbe
funzionato.
Vermouth
era molto più scaltra e sicuramente non avrebbe voluto
perdere tempo
nell'uccidere due mocciosi disarmati, per giunta.
«Non
cercare di guadagnare tempo. Ti permetterò di esaudire un
solo
ultimo desiderio, e poi ti farò fuori.»
«Lascia
andare Ai.» Disse con tono solenne. «Lasciala
andare.» Continuò
fissando negli occhi la bionda.
Vemouth
sospirò e alzò lo sguardo verso la soffitta. Una
fragorosa risata
si sentì echeggiare nell'enorme stanza.
«Ma
non era mora la tua bella?» Esclamò tagliente.
Shinichi
abbassò il viso.
«Anche
lei è importante. Quanto lo è Ran.»
Vermouth
rise ancora più forte: «Sei patetico.»
Uno
strano rumore echeggiò nella sala. Il silenzio
calò immediatamente
e Vermouth si voltò verso la porta. Rimase con gli occhi
sgranati
quando si accorse che nessuno poteva entrare.
«Che
diavolo sta succedendo!» Urlò. «Voi,
avete chiamato sicuramente
qualcuno!» Esclamò.
«Hai
paura, Vermouth?» Domandò Shinichi facendo un
passo in avanti.
«Stai
fermo lì.» Disse tremante.
Vermouth
era cambiata, si vedeva. I suoi occhi avevano perso quella luce che
la rendevano spietata e crudele.
Shinichi
con un gesto rapido riuscì a strappare di mano la pistola
della
donna e la lanciò verso di me. Poi con il braccio sinistro
avvolse
il suo collo e la fermò.
«Svelta.
Sparale!» Ordinò Shinichi rabbioso.
Sgranai
gli occhi quando Shinichi mi disse di ucciderla.
Alzai
l'arma e la puntai contro Vermouth, mentre Shinichi la teneva ferma
con una presa salda alle braccia.
«Ai!
Premi il grilletto!» Urlò con forza.
In
quel momento avevo paura. Temevo che se avessi sparato, forse la
pallottola avrebbe potuto ferire anche Shinichi, che ne so
trapassando il corpo di lei e colpendo lui.
Da
quando stavo diventando così terribilmente sentimentalista?
Non
dovevo perdere tempo, dovevo spararle.
Deglutii
e mi feci forza.
Clic.
La
pallottola uscì dall'arma lucente e andò diritta
fino a colpire...
«Shinichi!»
Urlai.
Andai
di corsa da lui che era a terra. Una sua mano si trovava sul petto e
il sangue color rosso vino fuori usciva.
«Hai
fatto centro.» Sussurrò piano, facendo sarcasmo.
«Zitto,
stupido.» Lo ripresi.
Poi
mi voltai verso la donna e mi rialzai riponendo a quella donna che si
era spostata proprio all'ultimo secondo. Aveva pestato il piede di
Shinichi così da non essere più il bersaglio
dell'arma.
«Patetici!»
Gridò lei con ferocia, avvicinandosi alla finestra. Che
avesse
intenzione di buttarsi?
Non
glielo avrei permesso. Avevo sbagliato una volta ma la seconda avrei
fatto sicuramente centro.
Così
senza pensare a cosa avrei dovuto rispondere, davanti ai giudici,
sparai e la colpii.
Lo
feci quattro volte e quando la vidi a terra con del sangue vicino al
suo corpo, fui sazia.
Intanto
avevo un altro importante compito, salvare Shinichi.
Era
sdraiato sul letto bianco mentre diversi medici gli stavano facendo i
dovuti controlli, intanto anche la polizia giunse e anche qualche
membro della FBI.
Vidi
Jodie e le spiegai l'intera faccenda.
«Adesso
siamo sicuri che lei sia morta.» Concluse.
«Però verrai
processata. Hai comunque ucciso una persona.»
«Legittima
difesa.» Suggerì il signor Black. «Basta
dire ai giudici tutta la
storia dell'organizzazione degli uomini in nero; e poi si trattava
comunque di Vermouth. Ha fatto bene ad ucciderla. Se non l'avesse
fatto lei, l'avremmo fatto noi.»
«Shinichi!»
Urlò una voce femminile. «Shinichi!» Era
Ran che stava arrivando
di corsa da noi.
«Shinichi,
sta bene. Non ti preoccupare.» Dissi fredda. Aggiunsi che era
meglio
aspettare fuori e che appena i medici avranno finiti ce lo
comunicheranno. Intanto il signor Black decise di fare dei controlli
a casa insieme alla polizia mentre Jodie rimase assieme a me e a Ran.
L'attesa
sembrava non finire mai e il timore che fosse successo qualcosa di
grave, non abbandonava la mia mente.
Decisi
di sgranchirmi un po' le gambe e quindi di fare un giro, notai che
anche Ran mi seguii e le chiesi cosa volesse.
«Sappi,
che non lascerò Shinichi. E se lo farò,
sarà nel caso in cui lui
scelga te.»
«Credi
davvero che possa scegliere me?»
Era
ingenua Ran e allo stesso tempo dolce. Lei credeva in ciò
che
diceva.
Forse
era questo che Shinichi apprezzava in lei.
Stava
per rispondere ma non le diedi tempo: «Ran. Tu, non immagini
un
minimo quanto Shinichi tenga a te. E' vero abbiamo trascorso del
tempo insieme, ma non è abbastanza. Per
Shinichi...» Preferii non
continuare.
«Vai,
da lui.» La incitai.
Meglio
aver amato ed aver perduto, che non aver amato.
Appena
riaprii gli occhi furono gli occhi di Ran e quella chioma bruna ad
accogliermi.
«Shinichi!»
Gridò saltandomi al collo. «Shinichi, stai
bene?»
Annuii
facendo cenno con la testa.
Era
seduta accanto a me e mi spiegava quanto fosse preoccupata per me.
L'ascoltavo e continuavo a fare cenni con la testa.
«Ai.
E' morta vero?» Domandai incerto.
«Sì.
L'ho uccisa. Ma adesso non sforzarti a parlare. Andiamo
all'ospedale.»
«Ai,
grazie per tutto. E' stato bello.»
«Evita
di fare l'attore in fin di vita, è solo una
pallottola.» Disse con
aria arrogante.
«Ran.
Ti prometto che ci sarò sempre per te.» Esclamai.
La
diretta interessata mi guardò con aria interrogativa e poi
mi
sorrise, mi prese la mano. «Anch'io ci sarò per
te, Shinichi.»
Parlai
ad Ai e le spiegai cosa provavo per lei e cosa provavo per Ran.
Sapevo che mi avrebbe ascoltato in silenzio e non avrebbe detto
nulla.
Ci
augurò buona fortuna e mi disse che sarebbe partita per gli
Stati
Uniti: «Lavorerò insieme alla FBI.»
Intanto
io e Ran ci fidanzammo e presto ci sposammo, avemmo una bambina,
anche se avrei voluto che fosse un maschio.
Ero
felice e realizzato. Sapevo di aver fatto la scelta giusta anche se
ci avevo messo del tempo. Avevo usato Ai come un rimpiazzo e di
questo me ne vergognavo anche adesso ma almeno mi aveva fatto capire
ciò che volevo.
Le
sarei stato grato, per sempre.
Grazie
Ai.
N/A:
Questo è l'ultimo capitolo. Non avevo pensato alla trama di
questa
storia, poi però mi sono fatta un po' trascinare e questo
è il
risultato. Ho cercato di essere vicina all'idea di anime,
perché
penso sempre che Shinichi non potrà mai scegliere qualcun
altro che
non sia Ran.
Ringrazio
chi ha commentato la storia o chi l'abbia letto semplicemente.
Ciao!
Kat.
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