Snowhite+Harry Styles

di AllyDreamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi ***
Capitolo 2: *** Un cuore spezzato ***
Capitolo 3: *** Credi nel destino? ***
Capitolo 4: *** Come nella fiaba ***
Capitolo 5: *** La decisione ***
Capitolo 6: *** Di nuovo ***
Capitolo 7: *** Sorpresa! ***
Capitolo 8: *** Inaspettatamente ***
Capitolo 9: *** Non posso dimenticarti ***
Capitolo 10: *** I love London ***
Capitolo 11: *** Non è una bugia ***
Capitolo 12: *** Vecchi incontri ***
Capitolo 13: *** avvertimento ***
Capitolo 14: *** No need to say goodbye ***
Capitolo 15: *** Ospite ***
Capitolo 16: *** Niente idee ***
Capitolo 17: *** Compleanno ***
Capitolo 18: *** Per dimenticare ***
Capitolo 19: *** Confusione ***
Capitolo 20: *** Mai sentita così prima d'ora ***
Capitolo 21: *** L'ultima notte ***
Capitolo 22: *** Addio ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Ricordi ***


Flashback:
Con un tonfo sordo la palla di neve si infranse sul mio cappotto, volatilizzandosi in tanti cristalli nell'aria. Ridendo un poco irritata mi chinai sullo strato candido in cui affondavano i miei stivaletti e raccolsi un piccolo blocco di neve, arrotondandolo con i guanti formando una pallina. Mi voltai con un sorrisetto furbo verso il colpevole del mio cappotto nuovo bagnato insieme a una parte dei miei capelli. Era la, con la sua sciarpa verde intorno al collo, con il giubbotto aperto e quel sorrisone colpevole che non abbandonava mai, con quelle sue maledettamente adorabili fossette.
Con una mossa decisa gli lanciai con tutta la mia forza la palla di neve che avevo fatto, e lui si accucciò per proteggersi, così gli finì dritta in mezzo alla schiena, riempiendogli il giubbotto di piccoli pezzetti di neve che finirono per sciogliersi in fretta.
Allora lui si voltò di scatto e prese a corrermi incontro. Dato che non sembrava deciso a fermarsi iniziai a correre dirigendomi verso i pini innevati che ci circondavano. Scostai un paio di rami per evitare che mi finissero addosso, cercando di non schiantarmi contro qualche tronco, là in mezzo a quella specie di labirinto d'alberi. Sapevo bene che lui era un corridore molto più veloce di me e non mi sorpresi affatto di sentire le sue manine premere sulla mia schiena facendomi finire a terra, distesa sulla neve accanto a un pino ricoperto di neve. Sentivo le sue risate innocenti invadere l'aria creando un'atmosfera piacevole e calda nonostante il freddo assurdo di quel posto.
"Harry!" urlai stizzita "Non vale! Tu sei più grande di me di un anno! Se avessi la tua età non mi avresti di certo presa!"
cantilenai sedendomi e appoggiandomi con la schiena al tronco secolare dell'albero, incrociando le braccia, leggermente offesa. Era vero. io avevo nove anni, mentre lui dieci.
"Non è vero! Ti avrei raggiunto comunque! Corri troppo piano!" esclamò continuando a ridere provocando una nuvoletta di fiato condensato vicino alla bocca. Lo guardai mentre mi si avvicinava, con le guance lievemente arrossate a causa del freddo, il visino furbo e vivace, con un brillio negli occhioni acquamarina.
Inciampò in una grossa radice dapprima nascosta dalla neve e cadde in avanti, andando a sbattere forte contro allo stesso albero dove ero appoggiata.
Non feci in tempo a scoppiare a ridere che un grosso cumulo bianco e freddo mi cadde addosso dal ramo sopra alla mia testa, ricoprendomi di neve.
Cercai di scrollarmela di dosso ma avevo iniziato a tremare perché era troppa e troppo fredda. Vidi Harry avvicinarmisi e aiutarmi a tirarmela via, ma io mi alzai e mi allontanai da lui, scossa da brividi di freddo e ancora mezza inzuppata di neve.
"Questo è troppo, Harry!" urlai.
"Aspetta JJ!" sentii la sua vocina venirmi dietro.
Mi arrestai di colpo e mi affrettai a voltarmi verso di lui.
"Piantala di chiamarmi con quel nome! Mi chiamo Jade! JADE!" ma lui mi si avvicinò prendendomi una mano, anche se non riuscivo a sentire se era fredda o morbida a motivo dei guanti prugna che indossavo.
"Scusami! Non l'ho fatto apposta, davvero!" la sua voce era implorante e io non seppi resistere a quel faccino così dolce e carino. Era proprio un bel bambino.
Lo guardai intensamente cercando di capire se era sincero o no, e alla fine distesi le mie labbra in un piccolo sorriso.
Vidi anche il suo nascere insieme alle fossette e ci guardammo, non pensavo che anche lui avesse un lato dolce, ma a quanto pare ce lo aveva e mi stava sciogliendo come un ghiacciolo.
"Jade! Jade!" la voce di mia madre dietro di me mi costrinse a voltarmi verso di lei. Stava camminando velocemente diretta verso di noi, insieme a Anne, la madre di Harry, e sua sorella più grande, di tipo tre anni in più di me, Gemma.
"Vi abbiamo cercato dappertutto, piccoli monelli!" stava dicendo la mamma di Harry e Gemma.
Mia madre mi guardo e toccandomi un po' ovunque in faccia disse lamentandosi "Oh, no! Guardati, sei tutta bagnata. Ma che avete fatto? Guarda i capelli, sono fradici... E il cappotto nuovo, Jade!" borbottava. Restai in silenzio, guardando le punte dei miei stivaletti infangati, mentre mia madre mi prendeva per mano e mi trascinava con sé.
Lo stesso fece quella di Harry, con Gemma davanti al gruppetto. Le nostre mamme camminarono vicine continuando a sgridarci e trascinandoci con loro. Rivolsi un occhiatina a Harry, accanto a me. Al contrario di ciò che mi aspettavo mi stava sorridendo cercando di non farsi vedere da sua mamma. Io che mi sentivo come se avessi appena commesso un reato orribile strabuzzai gli occhi confusa.
Lui in risposta allargò il sorriso e io riuscii a leggere il suo labiale "Mi sono divertito.>"e feci in tempo a sorridergli prima di allontanarmi da lui diretta alla macchina.
Fine flashback.
 
Ero li, che fissavo incredula lo schermo luminoso del portatile in camera mia, seduta sul letto a gambe incrociate, gli occhi strabuzzati, cercando di realizzare la scritta a caratteri cubitali nella pagina web su cui ero collegata.
"Gli One Direction confermano il loro concerto che si terrà a Milano, questo sabato in Piazza del Duomo"
Non riuscivo a capacitarmene. Era da quando avevo letto quell'annuncio che il flashback si era impossessato della mia testa e continuava a vorticarci dentro prepotente, come aveva già fatto parecchie volte, da quando Harry Styles era diventato famoso.
 
Ciao ragazzi!
So che questo primo capitolo può sembrare un po' banale ma la storia non è ancora sviluppata, quindi aspettate di leggere i prossimi capitoli! 
Mi farebbe comunque molto piacere se lasciaste una recensione :)
Aggiornerò presto!
Alice

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Capitolo 2
*** Un cuore spezzato ***


Ciao a tutti, sono tornata. Ci tenevo a pubblicare anche il secondo capitolo oggi, ma prima non l'avevo riletto ed era pieno di errori, ora dovrebbe andare meglio :)
Spero sinceramente che vi piaccia.
Buona lettura <3
 
Il paesino di montagna in cui crebbi era di certo troppo piccolo e insignificante per essere notato, con poco più di 5.000 abitanti. Eppure, quella settimana dei miei nove anni, Harry  e la sua famiglia lo avevano notato ed erano venuti per trascorrere una vacanza, attratti dalla grande pista da sci che, fortunatamente era piuttosto vicina alla mia cittadina. Lui si era accorto di quanto tutti fossero gentili e accoglienti, e poi, gli alberghi erano realitivamente economici, niente a confronto con quelli dei luoghi di villeggiatura.
Mio padre è inglese e si traferì in Italia poco prima di conoscere mia madre, lei è italiana ma terminò gli studi in Inghilterra, quindi ho per metà sangue inglese e ho iniziato a parlarlo discretamente fin da bambina. Così ero l'unica ragazzina del paese che lo conosceva bene, e Harry e la sua famiglia erano stati felici di trovare qualcuno che lo parlasse. Per quella lontana settimana di Dicembre erano stati spesso a casa mia e avevamo fatto amicizia. Era stato divertente avere qualcuno nuovo con cui giocare, ma dopo solo otto giorni lui era tornato in Inghilterra e non ci eravamo più ne sentiti, ne rivisti. Io però non l'avevo dimenticato.
In paese tutti si conoscevano e diventava davvero difficile tenersi i propri fatti per se, perché appena si confidava qualcosa a qualcuno, lo veniva a sapere tutto il paese. E' contro questa inevitabile mancanza di privacy che lottavo da quando ero nata, ed ero piuttosto brava, considerando che riuscivo a tenre i miei segreti molto più al sicuro degli altri.
Un mese fa mi fidanzai con Daniele, e riuscimmo a tenerlo segreto per ben due settimane, un record. Inizialmente tutto era stupendo con lui, ma successivamente ci distaccammo, e dall'inizio delle vacanze estive, poco tempo fa, ci sentimmo raramente.
La porta della mia stanza si aprì di scatto facendomi sobbalzare e interrompendo i miei pensieri.
"Tesoro, la cena è in tavola." disse mia madre, per poi tornare in cucina. 
Distolsi gli occhi dall'articolo che non avevo ancora letto riguardante il concerto dei One Direction a Milano e presi il cellulare.
Mandai un messaggio a Daniele "Ciao, come stai? Stasera ti va di uscire?" per poi restare imbambolata davanti al display luminoso del mio BlackBerry.
Mi diressi in cucina e prima di raggiungerla la vibrazione dentro la tasca dei miei jeans mi costrinse a fermarmi.
"Jade, vuoi mangiare la pasta fredda?" urlò mio padre dalla cucina.
"Arrivo!" sbuffai e lessi velocemente la risposta "Scusami piccola, ma stasera non posso proprio. Ti chiamo io. Un bacio."
Dallo a tua nonna un bacio. Piuttosto irritata trangugiai la mia cena trafiggendo con violenza ogni maccherone al formaggio, tanto che mia madre mi sorrise "Tesoro, il cibo devi mangiarlo, non combatterlo."
Sforzai un sorriso tirato e quando ebbi finito me ne tornai in camera. Ti chiamo io. Si, certo. Come non aveva chiamato già da una settimana. Quel ragazzo iniziava a starmi sui nervi, avrei proprio voluto vedere con che coraggio mi avrebbe chiamata il giorno dopo.
La luce insistente del sole mi obbligò ad aprire gli occhi. Mia madre aveva aperto i battenti della mia finestra. Guardai l'orologio. Era tarda mattina. Molto tarda. Mi trascinai fuori dal letto e ammirai il panorama dietro a casa mia, godendomi la fresca brezza che, anche in estate, in montagna non mancava mai.
Dopo un caffè veloce uscii in giardino e mi sdraiai sulla mia amaca. Un'altra noiosa giornata mi attendeva.
Il cellulare vibrò "Ciao Jade. Ti va di vederci stamattina alle undici e mezza nel bosco dietro a casa tua?"era Daniele. Forse avrei dovuto esserne felice, ma quelle parole non mi donarono alcun senso di sollievo o sicurezza. Non me lo aveva mai chiesto in quel modo. Di solito diceva sempre -Hey, bellezza ci vediamo al cinema- o -Che ne dici di una pizza, splendore?- invece in quel messaggio sembrava così serio, così esitante... Non era da lui.
Cavoli! Mancavano solo cinque minuti! Mi infilai una maglietta e un paio di jeans più decenti della tuta che indossavo per stare in casa e mi avviai verso il retro del giardino.
Arrivai giusto in tempo accanto ai pini sempreverdi al limitare del bosco. Intravidi Daniele appoggiato al tronco di un albero appena pochi metri davanti a me.
Lo raggiunsi mettendomi di fronte a lui e lo salutai, e lui ricambiò. Era strano, quegli occhioni marroni che mi avevano fatto tanto impazzire appena un mesetto prima, ora non mi trasmettevano nessuna emozione. Fece un sorrisetto nervoso.
"Senti, Jade... Penso che sia meglio se ti dico una cosa." iniziò esistante. Non prometteva bene, per niente bene. Il suo modo di scostarsi i capelli ramati dagli occhi non mi fece l'effetto che era solito farmi prima... Insomma, era diverso.
"Riguardo a noi due... Io..." continuò. Aspetta, ma che stava facendo? Voleva rompere con me? Non avrei dovuto permetterglielo, avrei dovuto interromperlo, mollarlo io e andarmene con dignità, allora perché ero paralizzata? Un turbinio di immagini e vecchie sensazioni fece breccia tra i miei ricordi, iniziando a rivivere il mio primo bacio, dato a lui, sotto il pino di casa sua; le uscite di nascosto per tenere solo per noi il nostro amore, tutto l'amore che avevo provato per lui, convinta che un giorno lo avrei sposato o chissà che altro; le sgridate che mi ero beccata a scuola perché chiacchieravo con lui; quella scappatina dall'aula di punizione per cui avevamo quasi rischiato la sospensione. Mi sembrava tutto tempo sprecato. Tutto inutile, insensato.
"Io credo sia meglio finirla qui, ecco." terminò la frase e rimase a fissarmi. Esteriormente sarei potuta apparire impassibile forse, ma dentro sentivo la delusione, l'umiliazione scagliarmisi contro.
"Ok." dissi seria "Perché." volevo saperlo, volevo sapere il motivo.
Lui rivolse il proprio sguardo ai suoi piedi e cominciò a dare piccoli calci a qualche sassolino. "Ecco... All'inizio era tutto bellissimo, ma forse era solo una cotta passeggiera..." parlava ma io non l'ascoltavo. Mi era salita alla mente l'unica immagine che avevo sempre trascurato. Prima che finisse la scuola l'avevo visto che parlava seduto su una panchina con Angela, una ragazza della nostra piccola scuola. Lui ha detto che doveva parlarci per roba di scuola e tutto era finito li. Che stupida che ero stata a non accorgermene. Tutti gli  "impegni" che aveva avuto ultimamente, tutto una bugia. Forse però, non era così.
"Centra qualcosa Angela Pivetti?" chiesi con un filo di voce, cercando di trattenere le lacrime a causa della mia stessa stupidità. Mi ero fatta prendere in giro.
Lui alzò lo sguardo su di me e mi guardò intensamente, contrito. Poi lo abbassò sull'erba.
Le lacrime iniziarono a sgorgare dai miei occhi delusi, e incapace di trattenerle mi allontanai camminando decisa e inoltrandomi nel fitto del bosco, dalla parte opposta di casa mia, e una volta che gli fui abbastanza lontano diedi libero sfogo ai singhiozzi. 
Dopotutto Daniele mi piaceva veramente, ed era stato la mia prima storia un po' seria. Era stato solo un mese, certo, ma un mese pieno di fiducia e amore. Tutto tempo perso. continuavo a ripetermi mentre camminavo senza una meta, in mezzo a tutti quei pini. C'era troppo verde, gli uccellini cantavano allegri e sentivo l'acqua sgorgare tranquilla. Tutto mi innervosiva, sembrava tutto così perfetto e in armonia in quel boschetto in collina, ma nella vita le delusioni non tardano mai ad arrivare, quegli uccellini canterini non lo sapevano? Una farfalla bianca mi svolazzò allegramente vicino al viso e io la scacciai agitandomi come fosse un'ape o una zanzara. Iniziai a correre, a correre forte. Sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene. Mi sentivo in grado di poter raggiungere addirittura Milano, nonostante fosse a tre ore d'auto lontano da me. Poi non so esattamente quanto ci misi, raggiunsi un'estremità del bosco e uscii allo scoperto, continuando a correre su una stradina situata ai piedi di una montagna. Percorsi il ciglio della strada, ero arrabbiata, ma non abbastanza stupida da voler fare stupidaggini. Tutto ciò che mi interessava era distrarmi. Presi gli auricolari e il telefono, e iniziai ad ascoltare a botto nelle orecchie le canzoni degli One Direction. Maledettamente allegre. Iniziarono a trasportarmi nella loro spensieratezza e presto iniziai a sorridere, pensando al faccino di quei cinque ragazzi che rappresentavano la mia primissima vera cotta, sì,  prima di Daniele. Harry addirittura, mi piaceva già da cinque anni. 
Da quando era venuto che aveva solo dieci anni in questo paesino, non avevo mai scordato i suoi occhi verdi e i suoi riccioli. Non avrei mai potuto farlo.
 
Sciao Bele! Non preoccupatevi, continua questa storia, e finalmente nel prossimo capitolo incontreremo i nostri ragazzi!
Spero che se anche non li ho molto inclusi in questo vi sia piaciuto lo stesso.
Apprezzo tantissimo le recensioni se volete farmele, e chi ha messo questa storia tra le preferite o seguite, e vi ringrazio anche per le visualizzazioni che ho avuto dopo solo due ore che ho pubblicato il capitolo precedente.
Grazie! Siete fantastici! 
Ally :* <3<3

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Capitolo 3
*** Credi nel destino? ***


Sciao beli! Mi sono impegnata molto in questo capitolo, e spero sinceramente che possiate apprezzarlo, dopotutto entrano in scena i nostri One Direction! Volevo scusarmi per i capitoli precedenti, molti li avranno letti notando che mancavano i dialoghi, ciò è stato dovuto a un inceppo durante la pubblicazione, ora ho sistemato anche quelli ;)
Buona lettura <3


Harry:
Io e i ragazzi procedavamo sul nostro furgoncino insieme a Jonny, il nostro autista.
Eravamo a Milano da due giorni, in attesa del Sabato imminente in cui ci sarebbe stato il nostro concerto visitavamo un po' i dintorni e alla mattina provavamo.
Avevamo appena finito le prove infatti, ed eravamo in strada per cercare un ristorante dove mangiare (restando nel furgone, ovviamente, altrimenti sarebbe stato troppo rischioso) perché avevamo proprio voglia di vedere qualche posto nuovo. Anche se era da parecchio tempo che eravamo in strada.
Niall con il suo iPhone stava cercando tutti i ristoranti più vicini, mentre Liam, al mio fianco era immerso nella lettura della cartina del Nord Italia. Zayn era seduto affianco a Jonny e continuava a ridere ascoltando le solite batutte di Louis, che non la smetteva di fare l'idiota, e così contagiava anche tutti gli altri. Era bello stare in compagnia con Lou, con lui era praticamente impossibile cadere in depressione, per quello che mi trovavo così bene con lui.
Niall mentre non staccava gli occhi dal telefono iniziò "Dunque, qui vicino c'è un fast food, quindi humburger americani, per chi ne avesse voglia, oppure potremmo optare per il cibo tipico italiano, io dire una bella pizza di quelle che non fanno così buone in Inghilterra, oppure per chi avesse voglia di roba più raffinata, anche se non mi sembra il caso, potremmo..."
"Niall, amico, non mi sembra questione di vita o di morte." lo interruppi divertito, osservandolo così concentrato in qualcosa così poco importante. Lui alzò lo sguardo e mi guardò per metà confuso e per metà offeso "A no?" provocando una bella risata a tutti i presenti, escluso se stesso e Liam.
"Che succede?" intervenne quest'ultimo che non aveva sentito una parola, troppo preso da quella interessantissima cartina.  Gliela presi dalle mani dicendo "Ma che ci trovi di così interessante?" e iniziai a leggere tutti i buffi nomi delle città italiane vicino a Milano e della Lombardia, per poi spostare lo sguardo verso il Trentino Alto Adige, dove una città mi colpì immobilizzandomi.
Trento: Ero stato in un paesino in provincia di Trento una volta, circa cinque anni prima.
All'istante mi piombò nella mente l'immagine di una bambina dagli occhioni più verdi dei miei e una bocca rossa sempre coperta dalla sciarpa che indossava. Iniziai a ripensare al bosco di pini dietro casa sua e a casa sua, mi ricordai dell'ordine impeccabile della sua camera in legno e del fatto che mi ero stupito parecchio entrandoci, dato il perenne soqquadro della mia.
Jade. Ero sicuro che fosse quello il suo nome. Quella, se pur semplice, era stata una delle vacanze più belle della mia vita, avevo sciato per la prima volta e avevo stretto amicizia con lei e tutta la sua famiglia. Era una ragazzina così incredibilmente simpatica e bella, mi ricordai di aver pensato.
Louis, notando il mio sguardo imbambolato e perso nel vuoto, si sporse dal sedile davanti e mi schioccò le dita davanti al naso, facendomi sbattere le palpebre e riportandomi al presente.
"Pronto, Hazza, ci sei? Anche a te va bene la pizza?" mi chiese guardandomi e sforzandosi di non ridermi in faccia. Avevo di sicuro una strana espressione se reagiva così.
"No, no! Dobbiamo assolutamente andare qui!" dissi mostrando la cartina agli altri, indicando un paese in provincia di Trento, che ricordavo essere non molto lontano da quello in qui eravamo stati io, mamma e Gemma.
"Ma che, sei fuori di testa?" esclamò Zayn "Forse non te ne sei accorto ma è a più di due ore di strada da qui!"
"Due ore di strada?" s'intromise Jonny "No, mi dispiace, qualsiasi posto sia a due ore di strada da qui, non ci andiamo." disse deciso.
"Oh, andiamo!" insistetti "Sono solo le undici e mezza! La ci sono un mucchio di ristoranti isolati dove di sicuro non ci conosce nessuno dove potremmo mangiare in pace." cercai di convincerli.
"Oh sì, sono stufo di spostarmi come fossi un ricercato." mi appoggiò Liam.
"Non se ne parla!" ribatté invece Niall "Dovremmo mangiare tra due ore, dici Harry? Io non ce la faccio più adesso." si lamentò. Maledetto il suo stomaco peggiore della borsa di Mary Poppins.
"Fai uno sforzo." tagliai corto guadagnandomi un'occhiataccia "Vi prego ragazzi, è importante! Dopo non avremo più tempo e io non posso lasciare l'Italia senza andarci! Devo andarci!"
"In quale maledettissimo posto?!" sbottò Jonny. Gli spiegai con calma il punto che intendevo raggiungere. Non sapevo nemmeno io perché volevo andarci, sapevo solo che volevo andarci.
"Ma certo! Se il signorino vuole andare in un punto sperduto che nemmeno lui sa come raggiungere, accontentiamolo all'istante!" mi canzonò Louis dandomi un buffetto e parlandomi come si parla ai poppanti.
"Scemo." gli dissi allontanando la sua mano.
"Ma chi credi che sia Jonny, la fata Turchina? Tu vuoi andare in Africa e allora, subito, andiamo tutti in Africa?" continuò Louis, sempre sorridendo ma un poco più serio.
"Non stiamo parlando di andare in Africa, Louis, e se non stessimo qui a discutere, saremo già a metà strada." ribattei irritato.
"Okay." disse ad un tratto Zayn "Che c'è in quel posto in cui vuoi andare?"
Mi spremetti la mente per trovare qualcosa che li convincesse "Tranquillità! Possiamo uscire e passeggiare, ci sono davvero pochissimi abitanti, per lo più anziani, potremmo goderci l'aria pura di montagna."
"D'accordo, fratello. Io ci sto." disse Louis alzando le spalle e gli lanciai un'occhiata disperata. Cosa contava allora il discorso che aveva fatto prima?
"Anch'io." disse Liam.
"Che altro c'è?" mi chiese invece Niall.
"Ehm... la pista da sci!"
"In estate?"
"Okay, lascia perdere." risposi, ma lui acconsentì "Okay." borbottò massaggiandosi la pancia.
"A nessuno interessa la mia opinione? Sapete com'è, sono io che guido qui." disse spazientito Jonny.
"Sì, ma noi possiamo guidare e non credo che tu abbia molta voglia di provare l'ebrezza dell'amutinamento." rispose pronto Louis, facendo scoppiare in una rista il nostro autista.
"D'accordo ma vi avverto: se troviamo traffico o qualche gregge di pecore attraverserà la strada o altri imprevisti, il pranzo ve lo sognate." si arrese, provocando un udibile gemito a Niall.
Così imboccammo l'autostrada e ci dirigemmo in montagna. Lo sapevo, era da pazzi, avevamo sei ore libere per poi tornare a Milano e lavorare sodo fino a Sabato.
Per tutto il resto del tragitto ripensai a Jade, alla sua famiglia e a tutto ciò che avevo fatto quella lontana settimana. Ripensai ai pupazzi di neve che avevamo costruito insieme io e lei. Chissà se si ricordava di me. Chissà che aveva pensato quando ho vinto XFactor... E se non era una nostra fan? Se gli One Direction non le piacevano? Tutta quella strada serebbe stata inutile e sentii il mio stomaco contorcersi dal disagio.
Lanciai un'occhiata ai miei compagni d'avventure. Erano spensierati e allegri, si fidavano di me, ignari del fatto che forse tutta quella strada avrebbe potuto presentarsi una perdita di tempo e pranzo.
 
Jade:
Corsi, non avevo mai corso così tanto in tutta la mia vita, nemmeno alle lezioni di ginnastica a scuola. Corsi finché i polmoni non iniziarono a bruciarmi e la milza a dolermi.
Quando non ebbi più fiato spensi la musica, scesi dalla strada deserta e mi andai a sedere sull'erba, vicino all'albero più vicino. Respirai a lungo, e quando il battito del mio cuore si ristabilì, chiamai casa. Rispose mia madre.
"Jade dove sei finita? E' ora di pranzo, perché sei uscita senza dirci niente?"
"Scusa mamma." risposi "Ho fatto una corsa. Molto lunga. Mi sa che ci impiego più di un ora a tornare."
"Cosa? Ma io ho già buttato dentro la pasta a bollire." respirò profondamente cercando di mantenere il controllo, come fanno gli insegnanti "Vuoi che ti veniamo a prendere?"
Ora che mi stavo calmando, sentivo l'adrenalina che ancora mi scorreva dentro, avevo voglia di continuare a correre. Ripensai a Daniele e la rabbià riafforò sovrastando la stanchezza.
"Grazie mamma, ma davvero, mi sento carica. Torno in dietro di corsa, ho proprio voglia." risposi sincera.
"Sei sicura?" la rassicurai nuovamente.
"E' che, vedi tesoro, alla tua età quando correvo così tanto era per distrarmi da qualcosa di brutto che era accaduto. Tutto bene?"
"Insomma." non resistii ma mi morsi le labbra, non aveva senso farla preoccupare.
"In che senso? Che è successo?"
"Niente mamma, tranquilla, solo che ho rotto con Daniele e preferisco tornare a casa da sola. Non preoccuparti, d'accordo?"
"D'accordo, mi fido di te. Ma mi dispiace molto." sentii il suo tono dolce. Ero riuscita a convincerla. "Anche a me." Poi le dissi che le volevo bene e riattaccai.
Mi alzai e tornai sul ciglio della strada. Quello sguardo contrito da verme assoluto il quale Daniele era, mi fece andare su tutte le furie. Non sentivo più il bisogno di piangere, ma avrei volentieri sferrato un pugno alla cima di una montagna. Ero stata così stupida a non accorgemene, mi aveva presa in giro.
Strinsi i pugni e ripresi a correre, non troppo veloce, mi serviva resistenza, ma sentivo che ce l'avevo, avrei potuto correre per ore.
Mi rimisi gli auricolari ma stavolta volevo mantenere l'adrenalina accesa dentro di me perciò ascoltai quanto di più hard rock avevo nella mia playlist.
La batteria pulsava nelle mie orecchie costringendomi a non pensare più a Daniele, anche se ogni tanto mi sembrava inevitabile non rivolgergli nemmeno un pensiero.
Dopo non so esattamente quanto, ma comunque parecchio tempo, sentii le ginocchia che non erano più cariche come all'inizio e il fiatone si fece più pesante. Avevo la gola secca e sentivo il bisogno di acqua fresca. Ma mancava poco, perciò continuai a correre, nonostante non mi sentissi più le gambe e i piedi.
La strada in salita rendeva il tutto molto più faticoso rispetto all'andata, che era stata in discesa.
Ad un trattò qualcosa mi colpì forte da dietro scaraventandomi violentemente in avanti, e poi non ricordo altro.
 
Harry:
Stavamo procedendo bene, eravamo quasi arrivati e non avevamo trovato più di tanto traffico e per fortuna nessun gregge di pecore attraversò la strada.
Il paesaggio iniziava a tornarmi famigliare, finalmente. Avevamo già superato Trento e ci stavamo dirigendo nella direzione che ci aveva indicato un vecchietto del posto.
Il cartello con scritto in stampatello il nome del paesino di cui avevo tanto fantasticato durante il tragitto mi fece sobbalzare di entusiasmo, e anche la band iniziò ad eccitarsi.
Mancava poco ed ero deciso a rivederla.
Jonny guidò il furgoncino in salita, verso i tornanti. Quelle strade in inghilterra non le avevo mai viste. Salivano per poi girare tutto in una volta, come nelle piste per i Go Kart.
Era divertente e noi, ritornando bambini, intonavamo un coro di "Oooh." a ogni curva, ma a un tratto, durante una particolarmente brusca, l"Oooh" mi si spense in gola, interrotto da un'improvvisa frenata che tese la mia cintura evitandomi di finire dritto in braccio a Jonny.
Avevamo urtato qualcosa molto forte, e sperai con tutto me stesso che non si trattasse di qualcuno, o altrimenti eravamo nei pasticci fino al collo.
Imprecando ci fiondammo giù dal furgone e raggiungemmo Jonny in strada.
Lo scenario che vidi mi paralizzò. Una ragazza giaceva a più o meno due metri o più dal muso della macchina, i capelli corvini sparsi sul grigio dell'asfalto, la pancia rivolta verso quest'ultimo.
Jonny si avvicinò esitante, seguito da molti gemiti e farfugliamenti di preoccupazione. Io al contrario, non riuscivo ad emettere un suono.
Jonny girò la ragazza in modo che potessimo vederne il volto. Vidi Niall che la guardava esclamando "Che bella ragazza... " e Liam che sussurrava "Poverina..." e Louis "E' uno schianto, porca miseria!" e Zayn che gli rivolgeva occhiatacce.
Tutti si voltarono a guardarmi, ero piuttosto distante da loro, ancora immobile.
Mi avvicinai esitante fino a che non ritrovai la ragazza sotto di me. Appena la vidi qualcosa colpì forte il mio cuore spedendo i battiti a mille.
Osservavo le ciglia folte nere e le palpebre chiuse e le sue labbra perfette e rosse. Sembrava Biancaneve, lo sembrava veramente. Come avrei potuto dimenticare quella pelle candida come la neve e quei boccoli così perfettamente neri?
Mi avvicinai a lei e sussurrai "Jade."

Welà! Spero vi sia piaciuto e non ho nessuna intenzione di anticiparvi nulla riguardo al capitolo successivo, vi dico solo di non preoccuparvi per Jade, vi assicuro che una caduta come la sua non è fatale :)
Grazie per tutte le visite e le recensioni e a chi ha salvato questa storia tra le preferite o le seguite :D
Un bacione :*
Ally <3

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Capitolo 4
*** Come nella fiaba ***


Ecco il quarto capitolo! Spero davvero che vi piaccia :) Leggete, leggete ;D


Harry:
Lei rimase immobile. Aveva le guance arrossate, probabilmente aveva corso molto.
Jonny fece per prenderla in braccio ma io lo precedetti, il più delicatamente possibile.
Mentre risalivo sul furgone cercavo di ignorare tutti i commenti degli altri, che risuonavano come un lontano ronzio nella mia testa.
"Aspetta un minuto, Jade? Tu la conosci?" iniziò Zayn, che camminava dietro di me.
"E non ci hai detto niente?" gli fece eco Niall.
"Stop, ragazzi. Harry, non dirmi che siamo venuti fin qui solo per quella ragazza, perché ti assicuro che se è così sei in guai seri, amico." minacciava Louis.
Jonny mi aprì la portiera così entrai nel furgoncino e adagiai Jade sul sedile vicino al finestrino, poi mi sedetti accanto a lei. Mi misi a osservare  il suo volto, e malgrado la situazione drammatica non potei fare a meno di rimanerne incantato... ricordando quello di quando era bambina, cercando di capacitarmi quanto era maturato, conservava comunque la stessa delicatezza dei lineamenti...
Liam entrò e prese posto di fianco a me. Aveva le mani nei capelli e un'espressione disperata.
"Harry, noi come facciamo a sapere se sta bene, che stai facen..? Dobbiamo portarla all'ospedale, porca miseria! Sai che resteremo bloccati, ci faranno molte domande e se... Se ha subito gravi danni, se è... se è... Noi siamo nella cacca fino al collo, te ne rendi conto, vero?" cercava di rimanere calmo senza troppi risultati.
"Liam, calmati." gli risposi "Jonny guidava, non noi." cercai una disperata via d'uscita per quella situazione che, dopotutto era colpa mia.
Lui mi guardò esasperato, poi sbuffò e si abbandonò sul sedile.
Gli altri salirono, tutti mi guardavano di sbieco, ma rimasero in silenzio.
"Credo sia meglio andare all'ospedale più vicino." borbottò Jonny al volante.
"A meno che Harry non voglia andare in quello più lontano, magari perché sapeva che ci lavorava una sua vecchia amica." fece Zayn, rivolgendomi un'altra delle sue occhiatacce, mentre Louis soffocò una risata. Ma perché dovevano fare così? Rinfacciarmi sempre tutto. Okay, magari eravamo davvero in una brutta situazione solo a causa mia, ma dovevano rilassarsi! Io non lo ero per niente, continuavo a fissare Jade, nella speranza che riaprisse gli occhi.
"Smettila, Zayn." lo ammonì Liam, con il suo fare paterno. Lo adoravo quando mi difendeva.
"Dobbiamo avvertire i suoi genitori." continuò il ragazzo accanto a me.
Sentii gli altri che chiedevano come fare, mentre io avevo spostato gli occhi sulla tasca dei jeans di Jade. Aveva il cellulare.
"Ha il telefono! Ci sarà il numero." dissi e glielo sfilai dalla tasca. Lei non sembrava avere intenzione di riprendersi, però respirava. Sembrava dormisse.
Scorsi la sua rubrica telefonica, e trovai il numero di sua mamma, di suo padre e del fisso di casa.
"Fermo!" fece Niall "Cosa dici loro? Siamo gli One Direction e per sbaglio abbiamo investito sua figlia?"
"Non l'abbiamo investita!" ribattei "L'abbiamo urtata e fatta svenire."
"Giusto, hai ragione, questo li tranquillizzerà molto di più." rispose sarcastico. Lo fulminai irritato, poi tornai con lo sguardo su Jade.
 
Jade:
Improvvisamente ripresi conoscenza, mi accorsi di avere gli occhi chiusi ma mi sentivo molto stanca. Probabilmente avevo dormito. Ma che era successo? Correvo, e poi qualcosa mi aveva urtato e poi... Non ricordavo. Forse erano venuti a prendermi i miei genitori e ora mi trovavo a casa mia.
Ancora a occhi chiusi mi resi conto di essere seduta su un sedile, e sentivo un brusio di voci. Voci maschili. Voci di ragazzi. Sentivo il braccio di qualcuno che toccava il mio. Il panico iniziò a invadermi.
"Fermo!" gridò uno di loro, risuonò un po’ lontano "Cosa dici loro? Siamo gli One Direction e per sbaglio abbiamo investito sua figlia?" parlavano in inglese, quindi non afferrai subito il discorso.
"Non l'abbiamo investita!" sentii ribattere una voce stranamente famigliare molto vicina a me "L'abbiamo urtata e fatta svenire."
Svenire? Ero svenuta? E dove mi trovavo? Chi erano quei ragazzi?
"Giusto, hai ragione, questo li tranquillizzerà molto di più." riprese a parlare la prima voce, sarcasticamente.
Non ce la facevo più. Strinsi i pugni e sbattei le palpebre. Avevo la testa un po' di lato abbandonata sul sedile, e la prima cosa che vidi furono due occhi acquamarina, incredibilmente dolci e meravigliosi. Continuai a sbattere le ciglia e misi a fuoco. Un ragazzo mi guardava. Un ragazzo talmente carino da togliermi il fiato. Un ragazzo che conoscevo, lo avevo già visto fin troppe volte su Internet e alla televisione.
Osservai le sue labbra stendersi in un sorriso.
"Harry." sussurrai. Malgrado quegli occhi fossero così profondi e avrei voluto perdermi in essi e non spostare lo sguardo mai più, mi costrinsi a farlo, e vidi Niall e Zayn che mi fissavano stando nei sedili davanti al mio. Niall e Zayn che mi fissavano?
Mi raddrizzai sedendo in modo più rispettoso e vidi Liam e Louis seduti accanto a Harry, nella nostra stessa fila di sedili. Liam e Louis? Realizzai in quel momento che mi trovavo circondata dagli One Direction, ma poi scossi la testa, strinsi forte le palpebre, sicura che quando li avrei riaperti mi sarei ritrovata nel mio comodo e caldo lettuccio. Quando lo feci, quei cinque erano ancora davanti a me, in tutta la loro bellezza, ma tuttavia, a vederli così da vicino, sembravano molto di più dei ragazzi ordinari... Beh, non proprio ordinari!
Mi sorrisero all'unisono "Ben tornata, bella addormentata!" esclamò Niall.
"Io direi Biancaneve, se proprio devi scegliere una fiaba." disse Louis, facendomi sorridere.
"Stai bene, Jade?" mi chiese Harry, così riportai il mio sguardo su di lui. Mi mise una mano sulla fronte, facendomi avvampare.
"Ti ricordi di me?" chiesi con un filo di voce.
"Certo! Come sarebbe potuto essere altrimenti? Sono felice di rivederti, JJ!" sorrise mostrando le sue adorabili fossette. Mi ricordai che le trovavo adorabili anche quando lo avevo conosciuto sei anni prima, e la prima volta che l’avevo rivisto a Xfactor mi aveva fatto un effetto molto strano.
Ad un tratto si avvicinò e mi avvolse in un abbraccio sincero. Già mi girava la testa, voleva farmi impazzire? Perché senza che io potessi evitarlo, diecimila farfalline svolazzanti si erano appena librate in volo dentro la mia pancia quando le sue braccia mi avevano stretta a sé. Profumava. Lasciai che il suo profumo mi inebriasse e mi riempisse i polmoni. Gli altri ragazzi avevano iniziato a tossicchiare, questo ci fece separare velocemente.
Liam mi tese la mano e io afferrai la sua presa salda.
“Piacere, Liam.” Disse come se non sapessi chi fosse.
“Ragazzi, non sono nata ieri, lo so chi siete.” Risi. Mi sforzai di ricordare tutto l’inglese che avevo sempre parlato fin da piccola, ma che ultimamente avevo trascurato. A quel punto Harry si mise le mani nei capelli e iniziò a parlare velocemente, con un tono sommesso “Ti prego fa che sia nostra fan, ti prego fa che sia nostra fan, ti prego fa che sia nostra fan…” e a quel punto mi lasciai andare in una sonora risata. Era da tanto che non ridevo più così sinceramente, e dovetti ammettere che era fantastico.
Anche i ragazzi si unirono alla mia risata, e quando riprendemmo fiato risposi, mettendo una mano sulla spalla di Harry e ignorando i brividi che ciò provocò “Tranquillo Styles, vi adoro.” E lo ammirai soddisfatta mentre si lasciava scappare un sospiro di sollievo “Ma non crediate che sia una di quelle fan invasate che vi seguirebbero in capo al mondo.” Aggiunsi provocandogli un’espressione delusa. Lo ero invece. Da quando li avevo visti a XFactor su Internet, non avevo smesso di seguirli, e per un certo periodo ero caduta in una vera e propria depressione, quando si era fidanzato con quella [per questioni di rispetto verso il pubblico più sensibile, sono costretta a censurare le seguenti pesanti offese] che sarebbe potuta essere sua madre.
Tornai seria “Posso sapere che è successo esattamente, e perché cavolo mi trovo qui? Cioè non che mi dispiaccia, ma i miei genitori mi aspettano.”
“Ti ho urtato per sbaglio, in curva, e allora i ragazzi ti hanno portata a bordo di questo furgoncino, stavamo per chiamare i tuoi e portarti all’ospedale, ma a quanto pare non ce n’è bisogno.” L’autista terminò la frase e si voltò un attimo per sorridermi. Si presentò.
“Piacere Jonny.” Risposi.
“Dunque, ora possiamo andare a mangiare?” chiese speranzoso Niall.
“Evvai!!” gli fecero eco Zayn e Louis.
“Ti va di consigliarci un bel posto, e di unirti a noi?” mi chiese Harry, facendosi serio e guardandomi con i suoi occhioni. Essendo tutti seduti nel furgoncino, mi resi conto che era terribilmente vicino a me, tanto che potevo immergermi per bene nei suoi occhi. Fui assalita da una strana sensazione, non mi capitava più da quando avevo iniziato a stare con Daniele, e cercai di convincermi che era tutto frutto della mia immaginazione. Non ero pronta per innamorarmi di nuovo. Non volevo. Non potevo permettermelo.
“Scusate ragazzi, grazie di tutto, ma mi sa che devo tornare a casa.” Sospirai guardando la spiacevole prospettiva di tornare di corsa.
“Sei sicura? Poi ti riportiamo subito a casa.” Insisté Harry. Come avrei voluto accettare!
“Mia madre ha già preparato per me. Se vi fa piacere posso chiederle di aggiungere sei posti a tavola.” Proposi istintivamente, senza essere troppo sicura della risposta di mia madre.
“Tua madre cucina bene?” mi chiese Niall, interessato.
“Da giovane faceva lo chef, ma ha lasciato la carriera per dedicarsi alla scrittura di libri.” Risposi fieramente.
Gli occhi azzurri come il cielo del biondo brillarono “Io accetto volentieri l’invito!” esclamò alzando la mano.
“Anche io!” Harry alzò la sua e io gli rivolsi un sorriso che già ricambiava.
“Anche per Jonny è valido!” mi affrettai ad aggiungere.
“No, disturbo.” Disse l’autista.
“Ma cosa dice? Non disturbate per niente, ragazzi!” così riuscii a convincere anche Jonny, e anche Zayn, Liam e Louis alzarono subito la mano.
Continuai “Dopotutto mi avete salvata, in un certo senso. Non mi avete lasciata a giacere la sulla strada!” riflettei ad alta voce.
“Chi razza di strega farebbe mai una cosa simile?” urlò Louis guardandomi con un’espressione fintamente inorridita, il che mi portò una seconda volta a ridere di gusto.
“E’ vero, noi siamo i nanetti, non la strega cattiva!” commentò Liam.
“Ancora con questa storia di Biancaneve?” sbuffai sorridendo.
“Anche se forse Jonny è il cacciatore, ti ha quasi uccisa!” scoppiò a ridere Zayn, punzecchiando Jonny.
Poi Louis sfoggiò l’aria di chi la sa lunga e guardò Harry con un ghigno “E invece il nostro Hazza è il principe! Abbiamo visto tutti come ti ha presa  in braccio dolcemente, da vero cavaliere!”
Strabuzzai gli occhi e arrossii visibilmente. Harry mi aveva presa in braccio?
Tutti scoppiarono a ridere, tranne Harry, che sforzò un mezzo sorriso, e io, che esclamai “Cosa? Ma sono pesante!” mi lamentai.
Harry mi guardò stupito “Non è affatto vero!” disse convinto, il che non aiutò a far sparire il rossore sulle mie guance.
“Dai Harry, vantati un po’ della palestra che ti impegni tanto a fare!” lo pizzicò Niall.
Harry gli rivolse un’occhiata infuriata. Mi sa che stavano esagerando. Ora non riuscivo più a ridere. Stava diventando imbarazzante.
“Ma come mai oggi siete più idioti del solito?” chiese Harry, forse anche lui era imbarazzato, però non lo lasciava affatto a vedere.
Niall assunse un’espressione contrita “Scusa, amico. Colpa dello stomaco vuoto.” E scosse la testa affranto.
“D’accordo.” Intervenne Jonny “Da qui mi devi guidare tu, Jade, non so dove abiti.”
“Certo, giusto!” così guidai Jonny tra le vie del paese, fino a raggiungere la mia casa, separata dal resto delle abitazioni, vicina al boschetto di pini.

Rieccomi! Che ne pensate? Accetto tutto, anche le critiche. Mi raccomando recensite, adoro ogni singola recensione, anche quelle più corte! 
Al prossimo capitolo! Un bacio <3
 

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Capitolo 5
*** La decisione ***


Jade: 
Il furgoncino procedeva. Io telefonai casa. Rispose mio padre. 
"Ciao papà, senti, è un problema aggiungere qualche posto a tavola?"
"Non direi, ma tua madre ha detto che Daniele..."
"Non è Daniele." tagliai corto, stizzita "Sono gli One Direction." dissi e attesi.
"Chi?" domandò mio padre.
Sospirai "Gli One Direction, la boy band che ascolto sempre." mi morsi subito il labbro, loro stavano ascoltando, eravamo ancora tutti nel furgone, e sembravano piuttosto attenti perché l'unico rumore a parte io che parlavo era quello sommesso del motore.
Rivolsi un'occhiata ai ragazzi. Sorridevano tutti compiaciuti guardandosi tra di loro, a parte Harry, che mi fissava.
Cercai di mantenere il controllo delle mie emozioni "C'eri quando guardavo il DVD..." silenzio. Sentii mia madre, che a quanto pare aveva ascoltato la conversazione dire a mio padre "Ma si, gli One Direction, quei ragazzi tanto bravi con cui ci ha stressati tanto per andare al concerto."
"Ah, ma certo! E cosa hai detto che devono fare? E come fai a conoscerli? Ascolta Jade spiegati meglio." aveva alzato la voce. Probabilmente pensava che fossi impazzita "Ascolta, Harry Styles ti ricordi? Il bambino che era venuto quando avevo nove anni, è nella band, li ho appena incontrati, possono venire a cena da noi? Sono in cinque più l'autista Jonny, un tipo davvero simpatico."
"Cosa? Da noi? In sei?"
"Allora possono?" stavo perdendo la pazienza.
"D'accordo ma mi sa che è meglio ordinare una pizza, tua madre non fa in tempo a prep..."
"Okay, è perfetto, grazie! Ciao!"
Appena attaccai i ragazzi esultarono.
"Si mangia la pizza ragazzi!" annunciai.
"Evviva!" gridò Niall, alzando le braccia, poi si alzò dal sedile e con un po' di difficoltà mi raggiunse e mi abbracciò velocemente.
"Grazie" mormorò.
"Ringrazia mia madre." mormorai io, ridendo.
Ritornò al suo posto e Harry mi chiese "Chi è Daniele?" pronunciò quel nome in modo molto buffo, storcendolo con il suo accento inglese così incredibilmente adorabile!
Mi incupì "Nessuno... Solo... Il mio ex. Da oggi." strinsi i pugni alle ultime due parole. 
"Oh." disse solo imbarazzato Harry. Gli altri erano zitti, mi guardavano seri. Non avevo per niente voglia di stare li a farmi compiangere, così esclamai "Siamo quasi arrivati!" e continuai a dire le direzioni giuste da prendere a Jonny.
Gli diedi un'ultima dritta e poi fummo nel vialetto  di casa mia. 
Sapevo che i ragazzi erano simpatici, ma quello era stato il viaggetto più piacevole che avessi mai trascorso. 
Piuttosto. Nervosa li invitai ad entrare, loro sembravano veramente entusiasti e continuavano a guardarsi intorno. Entrammo in casa mia. Mia madre e mio padre li accolsero calorosamente, mia madre era un po' tesa, le avevo parlato tanto di loro, sapeva quanto erano famosi.
Osservai la scena senza riuscire a capacitarmene. Gli One Direction a casa mia? Mi sembrava di essere in uno dei miei assurdi sogni. Mio padre fece loro davvero tante domande, e poi iniziò a parlare con Jonny, mentre mia madre non la smetteva di ridere e di sottolineare con modestia quanto la nostra casa fosse umile, di certo molto diversa da i posti che sono soliti frequentare loro. I ragazzi la tranquillizzarono affermando che invece era molto accogliente e più o meno simile, come dimensioni, a quelle dove avevano vissuto la loro vita prima di diventare una band, ovvero, avverare il loro sogno.
Le pizze non tardarono ad arrivare, e loro pagarono le proprie pizze e offrirono anche la mia (i miei genitori avevano già pranzato) da bravi ragazzi educati che erano.
Fu uno dei pranzi migliori che avessi mai fatto, Louis con la sua allegria aveva reso l'atmosfera rilassata e divertente, quel ragazzo sprizzava simpatia da tutti i pori, come anche gli altri naturalmente. Conversai molto con Zayn, era così affascinante, ma a conoscerlo era molto dolce e per nulla superficiale. Mi raccontò un po' delle avventure che aveva vissuto in quegli anni con i ragazzi, davvero esilaranti. 
Niall fu molto soddisfatto della pizza, perché oltre la sua finì pure qualche fetta di quella di Liam.
Quando il pranzo terminò uscimmo e iniziammo a passeggiare dirigendoci verso il bosco, mentre Jonny era restato in casa, evidentemente aveva trovato diversi argomenti in comune con mio padre.
I ragazzi respiravano prendendo grandi boccate d'aria. Chissà da quanto non respiravano quella pura e fresca di montagna.
Liam e Louis fecero una gara di corsa, piuttosto breve ma intensa. Ovviamente vinse Liam, dopotutto era sempre stato bravo nella corsa, tanto da guadagnarsi un posto come riserva alle Olimpiadi.
Sbucammo in una radura. La conoscevo bene, ci ero stata fin troppe volte con Daniele. Che stupida, avrei dovuto cercare di cancellarlo quel nome.
Ci sdraiammo tutti a terra, sull'erba morbida e umidiccia. Osservai il cielo, completamente azzurro, tranne che per qualche nuvoletta bianca che sembrava un batuffolo di cotone. Oltre gli alberi che ci circondavano, si riuscivano a vedere perfettamente le cime delle montagne che parevano talmente alte da raggiungere il cielo.
 
Harry:
Ci ero già stato in quella radura, ne ero certo certo, ma il ricordo era troppo vago nella mia mente. Provai ad immaginare e rividi quell'erba ricoperta dal tappeto candido della neve e i rami dei pini tutt'intorno imbiancati. Al centro, dove mi trovavo in quel momento disteso, una volta c'era stato un pupazzo di neve che indossava la mia sciarpa.
Sbirciai Jade, lei guardava il cielo e riuscii a vedere l'ombra di un sorriso sulle sue labbra rosse. Forse anche lei ricordava.
"Wow, questo bosco è proprio bello e tranquillo. Sei fortunata a viverci, Jade." disse Louis, con la sua solita aria un po' sognante e il sorriso che si poteva intuire senza il bisogno di vederlo.
"Sì, beh, in inverno è ancora più bello." rispose la voce melodiosa della ragazza accanto a me.
"E' come se ci fosse la magia." sussurrò sempre osservando il cielo. A quella bizzarra affermazione calò il silenzio tra i presenti, ma io riuscivo a capire quello che aveva detto Jade. L'avevo notato anche io quando l'inverno lo invadeva. C'era quella sensazione dell'atmosfera perfetta, impossibile da rovinare. Con ogni filo d'erba spruzzato di neve e tutti quei fiocchi che volavano come se avessero tante piccole ali. Il bosco sembrava davvero magico in quel periodo dell'anno.
"Hai ragione. E' proprio così." la guardai sorridendole e anche lei mi sorrise. Ad un tratto si tirò su a sedere.
"Sono felice che vi piaccia. A volte penso che voi possiate fare così tante cose, che restare qui, lontana dal mondo, insomma, non ci trovo tutta questa bellezza. Voglio dire, certo, è un fantastico paesaggio, ma Londra e l'oceano mi ispirano molto di più che restare qui bloccata in mezzo a queste montagne." disse tutto d'un fiato.
Mi sedetti anche io e le appoggiai una mano sulla schiena.
"Jade, per noi è un po' il contrario. Cioè, ti capiamo, girare il mondo e vivere il nostro sogno è forse la cosa migliore che ci sia mai capitata, ma ho sempre paura di esagerare, il denaro è così abbondante da permettermi di fare tutto e non riesco nemmeno a gestirlo. Questo per noi è un piccolo angolo di paradiso, e la tua affermazione suona un po' sbagliata." mi accorsi di aver detto tutto quello che pensavo da quasi un'anno e che non avevo mai confidato a nessuno.
Jade si voltò a guardarmi negli occhi. Era successo diverse volte da quando l'avevo incontrata e ogni volta qualcosa mi accendeva dentro, mi piaceva guardarla negli occhi.
"Wow, Hazza. Hai proprio ragione." disse Niall mettendosi in piedi. Gli altri ragazzi annuirono, e io mi alzai. Jade era ancora seduta perciò le tesi la mano e lei l'afferrò, così la aiutai ad alzarsi.
"Ragazzi, dobbiamo andare!" era la voce un po' lontana di Jonny. Accidenti, dovevamo già tornare a Milano. I giorni seguenti li avevamo infestati di prove, non avrei mai trovato un po' di tempo per tornare qui, da Jade. Poi saremmo partiti e forse non l'avrei mai più rivista. Okay, dovevo smetterla di pensarci. 
Riattraversammo quel breve pezzetto di bosco che avevamo fatto fino a ritornare davanti alla casa di Jade. Jonny aveva già salutato e ci aspettava nel furgone parcheggiato davanti al cancello.
Tutti noi della band ringraziammo i genitori di Jade, poi osservai i ragazzi che a turno l'abbracciavano. Finalmente arrivò il mio. Non sapevo il motivo ma ero impaziente di riabbracciarla. I nostri sguardi s'incontrarono un'attimo, poi io la strinsi forte a me. Era così profumata e delicata, e quell'abbraccio fu diverso, diverso da tutti quelli che avevo dato. Avrei voluto non finisse mai. Avvertivo le sue braccia circondarmi il collo ed era una bella sensazione. Sciolsi dolcemente l'abbraccio e tornai a perdermi nel verde tra le sue ciglia.
"Però ci vieni al concerto, Sabato, vero?" chiesi e non avrei accettato un no come risposta.
"Infatti! Ci devi venire, Jade!" mi fecero eco gli altri. La vidi un po' in imbarazzo, un lieve rossore sulle guance.
"Non so.. Fino a Milano..." iniziò ma io la fermai e le diedi in mano due biglietti per il backstage.
"Ascolta, noi siamo venuti qui da Milano, perciò tu ci devi venire!" era una sorta di rinfaccio, ma sorridevo. Vidi pure lei sciogliersi in un sorriso luminoso e prendere felice i due biglietti.
"Farò il possibile per venire." disse decisa, così noi salimmo sul pullman e ci allontanammo da lei e dal quel delizioso paesino.
 
Jade
Bussai. Quattro colpi decisi sul portone massiccio in faggio. Niente. Il suo campanello era guasto da tre giorni e ancora i suoi non si erano decisi ad aggiustarlo? Bussai di nuovo, con più foga. La porta si splancò improvvisamente e io dovetti fermare il mio pugno a mezz'aria per non "bussare" anche sul naso della mia migliore amica.
"Calmati! Non c'è bisogno di fare tutto questo baccano ogni volta che mi vieni a trovare." si lamentò Liz, con i suoi capelli ricci e biondi e i suoi occhioni blu.
"Magari voi potreste decidervi ad aggiustare l'impianto del campanello!" ribattei sorridente, la scansai ed entrai in casa sua, abbandonandola all'ingresso. I suoi erano al lavoro, dopo un'infanzia passata in quella casa, lo sapevo.
Mi fiondai di sopra senza aspettarla, entrai nella sua graziosa e ormai famigliare camera e mi sedetti a gambe incrociate sul suo letto dal copri piumino crema.
Dopo pochi secondi Liz entrò nella sua stanza, e leggermente affannata disse "Accomodati pure, fai come se fossi a casa tua." e mi fece ridere.
"Ascoltami." tornai seria e aspettai che si sedettesse di fronte a me, poi presi fiato e assunsi un'aria d'importanza, come di chi sta per dire qualcosa di serio, spesso sulla condizione del mondo "Letizia, noi due dobbiamo andare al concerto degli One Direction, sabato." 
Lei mi fissò un'istante seria, poi mi scoppiò a ridere in faccia. Dopo aver ripreso fiato e accortasi che ero rimasta impassibile chiese "Dicevi sul serio?"
"Mai stata più seria."
Liz emise un risolino, ma non come prima, quasi isterico "Tu, tu lo sai che questo sabato i miei genitori hanno una conferenza importantissima per lavoro che aspettano tipo da un anno, e che non mi faranno uscire per nessuna ragione al mondo, lo sai, vero?"
"Liz, non è il momento di fare l'egoista! Dobbiamo andare a quel concerto, d'accordo?" dissi più seria che mai.
Lei sospirò "Io non posso. Non ho il permesso." 
"Nemmeno io." dissi. Poi lei continuò "Sabato i miei genitori hanno detto che mi lasciano con  Francesca, maggiorenne, che mi terrà incollata in questo appartamento tutta la sera. E poi che credi, che a Milano ci arriveremo volando? Abbiamo solo sedici anni. Non ci andremo." concluse affranta.
"Hai ragione. Non abbiamo permesso né passaggio. Beh, qual'è il problema?" chiesi tranquilla.
Lei mi guardò curiosa e attese.
"Gli One Direction, Harry, sono venuti fino a qui solo per vedermi e io non posso andare al loro concerto? Devo rivederli Liz, non ce la faccio. Dico, nei film queste situazioni le risolvono sempre, ebbene, le risolveremo pure noi." mi sentivo come le eroine dei film, dovevo trovare il coraggio che c'era in me.
"Noi due, studieremo un piano." conclusi soddisfatta.
Era vero, da quando se n'erano andati, ovvero lo scorso pomeriggio, avevo avuto una voglia pazzesca di rivederli e inoltre pensavo a loro come fossero sabbia tra le dita. Troppe volte avevo sognato di incontrarli e saltare loro addosso, toccare i loro fantastici capelli, baciarli magari. E invece che avevo fatto? Ero restata a distanza per tutto il tempo, non avevo detto niente di tutto quello che avrei voluto dire, niente complimenti, nulla. 
Li avevo trattati come fossero i miei vicini di casa. Il che riflettendoci, era stata la cosa migliore. Non avevo niente da rimpiangermi, volevo solo vederli cantare dal vivo, come avevo sempre desiderato fino ad allora. Liz era la mia migliore amica e sapevo che con lei ce l'avrei fatta. Lei provava tutto quello che provavo io. La sera scorsa l'avevo chiamata e le avevo raccontato tutto. Di lei mi potevo fidare. E noi due ci saremmo riuscite, niente ci avrebbe mai fermato.
 
Mia madre chiuse la mia borsa dopo averla controllata.
"C'è tutto, ti ho aggiunto la biancheria di riserva. Se vuoi portati dietro il cuscino." disse lei ignorando il mio sbuffare.
"Non serve, a casa della Lety sono comodi." risposi. Avevo la gola secca e scariche di sensi di colpa mi scorrevano in ogni vena. Mia madre era sicura che avrei passato la notte a casa di Liz, a vedere un film sotto la supervisione di Francesca. Ero stata decisa quando glielo avevo detto, e non aveva voluto parlarne con i genitori della mia amica. Aveva detto che si fidava di me.
Repressi quel pensiero, afferrai la borsa con dentro il pigiama e tutto il resto, e mi diressi verso la porta nell'ingresso.
"Sicura che non ti accompagno?" mi chiese mia madre. L'abbracciai e la rassicurai. La casa di Liz era veramente vicina alla mia, solo una via ci separava.
Sentii la porta chiudersi dietro alle mie spalle. Tremai al soffio di vento freddo che mi sferzò il viso. Per essere estate, la temperatura era piuttosto bassa.
Del tramonto non c'era ancora l'ombra e senza pensarci sopra più di tanto, iniziai a correre verso la casa di Liz. Erano quasi le sei e mezza. Avevamo più di tre ore dall'inizio del concerto. 
Arrivai un poco affannata a casa della mia migliore amica e suonai il campanello. Imprecai. Era ancora rotto. Mi fiondai sul portone e bussai piano stavolta. Subito Liz mi aprì. Ci scambiammo un sorriso d'intesa che racchiudeva timore e determinazione contemporaneamente. Notai che si era piastrata i capelli. Erano biondi, lucenti e più lisci dell'acqua.
Abbandonai la borsa all'ingresso. In soggiorno riconobbi Francesca, che guardava la televisione. Appena entrai e lei mi vide esclamò "Ti avevo detto che non potevi invitare nessuno! Dopo chi li sente i tuoi?" si lamentò invece di salutarmi.
Lanciai un'occhiata a Liz. "Ce le hai?" chiesi. Lei annuì in risposta e io le sorrisi. Mi sentivo una sorta di agente segreto, di spia, e comunque non riuscivo a convincermi che ce l'avremmo fatta. Quei titoli non mi si addicevano. Liz da parte sua, sembrava sicura di sè.
Con una mossa scattante prese il telecomando dalle mani di Francesca e spense il televisore.
Insieme ci posizionammo davanti al divano dov'era distesa Francesca. Lei ci guardò con aria interrogativa. 
"Scansatevi!" ci ordinò bruscamente.
"E le buone maniere dove le hai lasciate?" la rimbeccò Liz. Poi con un gesto secco tirò fuori da sotto la felpa un mucchietto di fogli lucidi, ovvero, foto. Francesca da coricata si sedette, e noi ci accomodammo ai suoi lati.
"Ti ricordi quando ci avevi accompagnato alla fiera del fumetto?" le chiesi con un ghigno. Era successo circa un mese fa. Ci serviva un passaggio e noi, come al solito, non l'avevamo.
Francesca aveva accettato di accompagnarci ma aveva voluto ovviamente, essere pagata da entrambe le famiglie. Il caso volle che incontrasse il suo fidanzato alla fiera e ci lasciò la da sole. Per noi era stata solo una liberazione, ma quando dovevamo tornare a casa lei se n'era andata con il suo fidanzato, noi avevamo dovuto prendere l'autobus e lei ci doveva un favore.
Francesca deglutì "Avevamo concordato che era storia passata. E comunque non avete le prove, io posso fare quello che ne ho voglia e non me ne frega di nulla!" si rilassò con un sorriso strafottente.
Liz a questo punto le mise davanti agli occhi tutte le foto che avevamo scattato noi due, ragazze furbe. Molte ritraevano lei sottobraccio del suo ragazzo all'interno della fiera e altre noi che aspettavamo fuori al freddo, il parcheggio vuoto, e altre ancora, l'auto che ritornava, e lei si poteva distinguere chiaramente seduta al volante, al fianco del suo ragazzo.
Vidi il suo viso irrigidirsi.
"Ci devi un favore." disse Liz "E anche cinquanta euro, quelli che avevano sborsato i nostri genitori insieme."
"Più i biglietti dell'autobus e un buon arrotondamento, fanno cento." aggiunsi trionfante.
"Siete matte? Che volete da me?" domandò Francesca, evidentemente in difficoltà.
Rispose Liz "Portaci a Milano e non devi darci niente, anzi, se vuoi ti paghiamo la benzina."
Francesca ci guardò infuriata e poi si alzò dal divano "Però dobbiamo essere a casa entro mezzanotte. Se non torniamo entro quell'ora a causa vostra, spiffererò tutto ai vostri. Siamo d'accordo?" tese entrambe le mani. Io guardai velocemente Liz, che annuì, così le stringemmo la mano. Dopodiché ci fiondammo in auto e partimmo verso la mia primissima vera avventura.
 
Lo so che questo capitolo è stato piuttosto noioso, ma è di passaggio, mi rifarò con il prossimo, ve lo prometto!! Il successivo sarà molto più avventuroso ma non vi dico altro!

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Capitolo 6
*** Di nuovo ***


Ciao a tutti! Volevo scusarmi per il mio imperdonabile ritardo u.u Non voglio farvi più aspettare così tanto. Spero che questo capitolo vi piaccia anche se sarà il prossimo a riservarvi più sorprese ;D
per chi vuole seguirmi sono su Twitter //twitter.com/AliceSampietri prometto di ricambiare *3*
Buona lettura!

Ammiravo lo splendido tramonto che tingeva di rosa la pancia delle nuvole mentre il paesaggio sfrecciava fuori dal finestrino.
"Quanto manca?" domandai a Francesca e Liz, che erano sedute nei sedili anteriori, mentre io avevo tutto lo spazio per me in quelli posteriori.
"Più o meno un'oretta." mi rispose la vocetta annoiata di Francesca. Quando eravamo partite e lei aveva saputo che dovevamo andare a Milano per vedere il concerto degli One Direction era andata su tutte le furie, ma noi l'abbiamo fatta ragionare sventolandole sotto il naso le nostre meravigliose foto compromettenti.
"Hey." Liz si voltò verso di me e ammiccò "Ce la faremo ad arrivare, tranquilla." Io adoravo la mia migliore amica! Era così dolce!
"Già, così potrai finalmente ammirare Niall Horan!" la canzonai e lei mi fece una linguaccia.
"E tu il tuo Harold!" ribatté. Pure io le mostrai la lingua ma sentii il mio stomaco andare in fibbrillazione al pensiero di rivedere quel faccino così irresistibile.
Passò un'altra ventina di minuti in un silenzio interrotto solamente dal ritmo della musica alla radio. Per romperlo Liz mi chiese apprensiva "Allora come sta Pino?" Pino era il mio gattino bianco a macchie nere e due occhioni azzurri.
"Bene, tranquilla. Fissata." borbottai l'ultima parola ma lei probabilmente la colse perché si girò di scatto e mi incenerì con lo sguardo.
"Non c'è niente di male ad essere un'animalista affermata." commentò.
"Affermata?" le chiesi sarcastica. Lei adorava gli animali, anche io, ma non tanto quanto lei. Spesso attraversavamo il bosco nella speranza di riuscire a fotografare qualche scoiattolo , volatile o quant'altro. In realtà per me diventava noioso dopo un po', ma lei mi trascinava con la forza. Era un piccolo prezzo da pagare per avere la sua amicizia. E io ci tenevo molto alla sua, era stata la mia priva vera amicizia.
Proseguimmo nel traffico, mentre il sole calava sempre di più oltre l'orizzonte e il cielo veniva invaso da un violetto incantevole. Le prime stelle cominciarono a spuntare. Non riuscivo a non pensare a i miei genitori, a quanto loro si fidassero di me e a quanto li avrei delusi se l'avessero saputo.
"Quanto manca?" chiesi ancora, con gli occhi chiusi. Mi pareva di tornare una di quelle bambine che rompono tutto il tempo ai propri genitori durante i viaggi.
"Smettila di chiedermelo ogni mezz'ora!" sbottò Francesca, girandosi per cercare di guardarmi negli occhi. Cosa non molto appropriata quando sei al volante. Stavo per farglielo notare quando Liz gridò "UN GATTO!" Francesca sferzò appena in tempo per non investire il piccolo felino, ma la macchina girò completamente perdendo il controllo, e in pochi secondi ci ritrovammo con il muso dell'auto dritto dentro a un piccolo fosso paludoso.
Avevo gli occhi spalancati e il cuore a mille, rigida sul sedile stringevo ancora forte la mia cintura, tanto da farmi male alle dita. Tentai di respirare profondamente ma faticavo.
Liz si volse verso di me con aria sollevata "Per fortuna non l'abbiamo investito..."
"Fortuna?" sbottai "Ti rendi conto di ciò che poteva succedere?"
Francesca m'interruppe cominciando ad imprecare sonoramente "Le ruote sono infangate!" ruggiva. Ad un certo punto l'auto partì in una violenta retromarcia  e anche se con fatica riuscimmo a raggiungere la strada. Era una di campagna e per fortuna non c'erano altre macchine.
Con l'umore più nero delle ruote bagnate continuammo il viaggio.
Più ci avvicinavamo più il traffico aumentava in un modo impressionante. Quando finalmente raggiungemmo Milano, tutte le strade erano inceppate dalle code di auto e si procedeva molto lentamente.
Nel frattempo il mio cuore aveva cominciato a battere forte. Mi guardavo intorno e non riuscivo a capacitarmi di essere quasi arrivata all'Arena, dove si teneva il concerto.
Eravamo quasi arrivate al parcheggio quando l'auto si fermò completamente rimanendo bloccata in mezzo alle altre.
"Mancano venti minuti! Non ce la faremo mai!" mi lamentai disperata. Francesca spense il motore.
"Raggazze, vi consiglio vivamente di procedere a piedi se non volete aver sprecato questo viaggetto." disse Francesca. Aveva ragione, dovevamo scendere e affrontare quelle macchine impazienti e strombazzanti.
Io scesi decisa ma Liz rimase dentro ad avverire Francesca di aspettarci senza mollarci come l'altra volta. Alla fine la trascinai io fuori e ci prendemmo per mano. L'avventura continuava.
Con discreta difficoltà riuscimmo a passare in mezzo alla massa di auto ferme, ma notammo che diverse ragazzine ci stavano imitando.
Riuscimo ad arrivare all'ingresso e ci mettemmo in coda per entrare. Ero così emozionata, continuavo a guardare Liz e lei rispondeva con occhiatine eccitate.
Iniziò a piovigginare. Maledizione. Quella sera prima di uscire mi ero impegnata maggiormente nel darmi un tocco leggero di trucco. Dopo un tempo che ci sembrò infinito l'omone con il giubbino arancione fluo ci chiese annoiato "Biglietti?" Noi glieli dammo in fretta, non stavamo più nella pelle. Ci ridiede due biglietti neri, diversi da quelli che avevamo prima. Stavamo per partire in quarta e seguire gli altri ma ci fermò, e io mi preoccupai non poco.
"Voi avete i pass per il backstage, andate di qua." e ci indicò un corridoio alternativo. Noi lo imboccammo senza discutere, emozionate. La mia mano era sudata ma continuavo a stringerla a Liz. Sbucammo in un portone di metallo, spingemmo e ci ritrovammo fuori, sotto una pioggia che si era fatta decisamente più pesante. Davanti a me non riuscivo a distinguere molto a parte il grigio della strada e una grossa scala antiincendio davanti a noi.
La salimmo frettolosamente mentre le gocce continuavano a battere furiose sulle nostre teste e i miei jeans si fecero freddi e pesanti.
Davanti alla prima porta che riuscimmo a intravedere era piazzato un uomo sotto la tettoia. Tese la mano e noi gli mostrammo affannate i pass neri che ci aveva dato l'omone dell'ingresso.
Ce li ridiede e noi ci fiondammo sul portone, poi non so come mi ritrovai Harry che mi teneva le spalle e mi guardava sorridente "Siete venute!" disse felice. Io, ancora gocciolante e col fiatone strabuzzai gli occhi per l'incredulità. Prima che potessi dire niente mi abbracciò ma si ritrasse subito.
"Sei tutta bagnata!" mi rivolse uno sguardo dolce e un po' confuso. Annuii ancora senza fiato mentre una donna veniva verso di noi.
"Harry, non bagnarti!" gracchiò. E gli controllò la giacca "Vai, tocca a voi!" gli disse e lui si voltò verso di noi e ci sorrise.
Restai un'attimo imbambolata a fissarlo nella sua perfezione ma poi mi affrettai a urlare "Buona fortuna!" mentre Liz balbettò qualcosa che però non riuscì a uscire esattamente come qualcosa di sensato. Lui mentre correva mi rivolse un sorriso e sparì dietro l'angolo dove mi accorsi erano appena passati anche gli altri mebri.
La signora, dai capelli ricci e una buona dose di rossetto notò i nostri pass ancora sospesi a mezz'aria e ci sorrise.
"Beh?" disse "Venite!" e ci fece segno di seguirla.
 
Guardavo le stelle ma non le apprezzavo davvero a fondo. Il mio cervello era ancora completamente concentrato sulla serata che era appena passata.
Il concerto era stato stupendo, e guardarlo dal backstage era un’emozione indescrivibile. Mi sembrava ancora di vedere tutte quelle luci colorate e percepire l’atmosfera calda e impregnata di eccitazione. La loro voce che risuonava dappertutto mentre saltellavano e si scatenavano allegri sul palcoscenico.
Chiusi gli occhi per tentare di ricordare con più nitidezza quello che era successo dopo il concerto.
I ragazzi erano stati felici di vederci, e ci avevano invitato nel loro camerino, che però era già circondato da giornalisti. Ricordo che Liz mi stava incollata dietro alla schiena con gli occhi fuori dalle orbite. Harry mi aveva preso dolcemente la mano chiedendomi “Ti prego Jade, ti va di venire alla festa che si fa adesso, per festeggiare il concerto? Ti prometto che ti riaccompagno a casa, ma domani me ne vado e non so quando ti rivedrò… “ aveva gli occhi tristi e un’espressione adorabile, mi era stato difficile rifiutare, difficilissimo.
Poi lui non sembrava volersi arrendere. Mi aveva scostato i capelli e il contatto con la sua pelle mi aveva fatto girare la testa. Poi aveva iniziato a sussurrare sorridendo in un modo irresistibile.
Gli sarei di sicura saltata al collo se Liz non mi avesse ricordato  che i suoi genitori sarebbero tornati non dopo mezzanotte. A quel punto avevo rifiutato tristemente e mi ero allontanata mormorando un “Addio.” Senza aspettare una risposta.
Per tutto il viaggio di ritorno in macchina Liz era letteralmente esplosa. Continuava a urlare “Tu li conosci! LI CONOSCI! Ci hai parlato! Loro ti parlavano!” era completamente su di giri.
Poi aveva farfugliato tutto il tempo qualche cosa su quanto Niall fosse fantastico e voleva che le raccontassi tutto ma io avevo la mente altrove. Non riuscivo a dimenticare il viso di Harry, le sue fossette e i suoi ricci ben pettinati, e i suoi occhi...
Provai a concentrarmi sulla luna e le stelle che splendevano fuori dalla mia finestra, oltre le montagne, ma tutto quello che vedevo in mezzo al cielo notturno era il suo viso, e se chiudevo gli occhi era anche peggio... Strinsi forte le palpebre. Che cavolo stavo facendo? La lezione con Daniele non mi era bastata? Lo sapevo fin troppo bene. Ti sembra di amare davvero qualcuno, e più lo ami peggio è, perché soffrirai maggiormente quando ti lascerà o se dovrai lasciarlo...
E Harry mi aveva lasciata. Me ne resi conto in quel momento. Forse non lo avrei mai più rivisto. Mi si strinse lo stomaco e ripensai alla sua voce sussurrata e al suo sguardo implorante, alla fronte bagnata e il sorriso irresistibile. Ero troppo sentimentale! Insomma, dovevo farmene una ragione. Sarebbe tornato a Londra in mezzo alla sua miriade di fan e io sarei rimasta la lontana ragazza dell'Italia, quella delle montagne... Quella che avrebbe pensato di rado o di cui forse si sarebbe dimenticato. Io invece non avrei potuto dimenticarlo.
Non riuscivo a crederci. Mi era successo di nuovo. Daniele e dopo tre giorni lui, Harry Styles. A quanto pareva ero parecchio sfortunata in questioni di cuore.
Mi lasciai cullare dal silenzio della notte e mi addormentai, esausta, mentre un rivolo di acqua salata scorreva delicato sulla mia guancia, fino ad infrangersi bruscamente sulla stoffa del mio cuscino, creando una piccola macchia più scura destinata ad asciugarsi in fretta, e altrettanto presto ad essere sostituita da una nuova lacrima.

Heeeey! Spero vi sia piaciuto ;) Il prossimo credo sarà ancora più bello! Magari fatemelo sapere con una recensione <3 Grazie per tutte le visite e le recensioni, siete davero fantastici! Lo dico col cuore *3*
Non voglio deludervi perciò vi prego di essere sinceri nelle eventuali recensioni :D
Bacioni a tutti *-*

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Capitolo 7
*** Sorpresa! ***


Hullo! Spero che questo capitolo non vi deluderà!

Volevo ringraziare tutti i fantastici lettori che mi hanno lasciato delle recensioni meravigliose! E anche per tutte le visite che non mi aspettavo di ricevere! Sono quasi a mille! Grazie! 
Un'ultima cosa e vi lascio leggere: leggete tutti la sua fan fiction, è fantastica! ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1193218&i=1

Occhei, buona lettura! <3

Sotto le palpebre ancora chiuse riuscivo a percepire la luce del sole nella stanza. Di nuovo mi ero dimenticata di chiudere le imposte della finestra, ero troppo impegnata ad osservare le stelle.
Sospirai. Una nuova giornata senza nulla di attraente mi aspettava paziente, mentre io, ostinata a restarmene a letto, non davo segni di volermi muovere.
Poi... Due occhioni verdi mi sorridevano, con i ricci castani leggermente bagnati di sudore che cadevano sopra le ciglia. Un largo e dolce sorriso a pochi centimetri di distanza dal mio viso.
Senza sapere cosa fare mi avvicinai e gli cinsi il collo con le braccia assaporando il suo profumo. Mi specchiai nella sua pupilla, e continuai a fissarla a lungo mentre mi accarezzava i capelli. Si avvicinò maggiormente inclinando un poco la testa. Chiusi gli occhi, pronta e felice per ciò che stava per accadere e che ormai era inevitabile.
Qualcosa di soffice e leggero mi provocò prurito sul naso. Sbarrai gli occhi alle prese con un violento batticuore. Gli occhietti blu di Pino erano a meno di un palmo dal mio naso e continuava ad annusarmi. Dallo spavento caddi sul pavimento trascinando con me coperta e lenzuolo, e facendo miagolare sonoramente Pino.
Un poco stordita realizzai che era stato solamente un sogno e mi resi conto di essere nella mia camera. La notte passata ero arrivata entrando dalla finestra. I miei pensavano fossi a casa di Liz, dove non potevo stare a causa del ritorno dei suoi genitori.
Mi alzai con la schiena un po' dolorante e mi resi conto di essere ancora vestita come al concerto. Afferrai la borsa del finto pigiama party, spalancai la finestra e con un balzo mi ritrovai in giardino.
Barcollai fino al cancello sul retro e lo scavalcai agilmente. Considerando il mezzo metro d'altezza era una facile impresa anche per una appena sveglia.
Suonai il campanello e quando mia madre mi aprì percorsi pigramente il vialetto ed entrai in casa borbottando un saluto a lei e a mio padre che leggeva il giornale.
Ovviamente mia madre mi abbracciò riempiendomi di domande tipo se mi ero divertita e io risposi solamente annuendo.
"Un po' presto per venire via da un pigiama party, non ti sembra? Specie se sei andata a letto tardi!" commentò mio padre leggendo il giornale.
"Sono le nove, non è poi così tanto presto... " risposi ignorando il rivolo di sudore che mi stava scendendo sulla schiena. Mio padre alzò gli occhi dal giornale e incrociò il mio sguardo teso.
Distolsi lo sguardo in fretta "In effetti sono stanca, sono tornata a casa per poter riposare un po', non ho dormito molto stanotte." e senza aggiungere altro corsi nella mia camera.
Che strano che era stato papà. Sembrava quasi... Sospettoso. O forse erano solo paranoie dovute al mio senso di colpa.
Dopo poco sentii bussare alla porta ed entrò mio padre prima che potessi farlo entrare. Ovviamente.
Osservai i suoi capelli rossicci e le lentiggini che si era sempre portato dietro. Da lui avevo preso gli occhi e la pelle, mentre della mamma avevo i capelli corvini.
Si sedette accanto a me sul letto. Aveva un'aria stanca ma sembrava sforzarsi di essere allegro. Mi regalò un sorriso (che non meritavo, pensai).
"Come va?" mi domandò con il suo solito accento inglese che riusciva sempre a strapparmi un risolino.
Alzai le spalle "Se ti va, parla pure in inglese, così eviti di farmi ridere."
Lui fece una smorfia offesa "Cosa sarei, dunque? Un clown?" stavolta marcò ancora di più l'accento e io gli scoppiai a ridere in faccia.
"Ok." si arrese mentre riprendevo fiato. Mi cinse la spalla con un braccio.
"Jade Alice Johns, io ti voglio bene." affermò deciso in inglese.
"Ehh... lo sapevo già?" risposi ironica, nella sua stessa lingua.
Lui rise ma poi continuò "Forse non sono riuscito a darti proprio tutto ma penso di averti comunque dato tutto il necessario. Hai una bella famiglia, Jade. Che ti ama." fece una pausa e io attesi confusa cercando di indovinare il senso di quella conversazione.
"... Che si fida di te." terminò e si voltò a guardarmi mentre mi stringevo nelle spalle per nascondere il rossore.
Levai la sua spalla di dosso e mi misi in piedi "D'accordo, basta. Arriva il punto. Che vuoi sapere, che cosa sai?" sbottai, stufa di quello strano disagio che provavo.
"Abbastanza da pretendere la tua sincerità." disse abbandonando il sorriso e alzandosi anche lui, superandomi di gran lunga in altezza.
Abbassai il capo e incrociai le braccia al petto, incapace di dire nulla.
"Ieri notte ti ho visto che dormivi qui, e ora pretendo di sapere tutta la verità."
Così inspirai più aria possibile e gli raccontai tutto, ovviamente stringendo il più possibile ed evitando la parte del fosso e anche quella del ricatto.
"Sei tanto deluso da me?" chiesi infine, priva di entusiasmo.
"Non troppo. Almeno mi hai detto la verità, ora. Beh, dovrò comunque controllare, più tardi chiederò a Liz la sua versione dei fatti." ammiccò perciò non mi preoccupai troppo.
"Sono in punizione?" domandai stringendo i pugni, nervosa.
"Dipende." rispose calmo.
"Da cosa?"
"Da come ti comporterai d'ora in poi e da quello che intendi tu per 'punizione'." schioccò un bacio sulla mia fronte e mi lasciò sola nella camera. Strano, mio padre. Chi lo capisce è bravo, pensai. Ma gli voglio bene. Di scatto spalancai la porta rincorrendolo e lo fermai a metà delle scale.
"Lo dirai a mamma?" sussurrai spaventata. Con lei una bella punizione coi fiocchi, uguale prigione, era assicurata.
"Dipende anche questo da te." e mi fece nuovamente l'occhiolino. Un po' confusa mi ributtai sul letto, esausta.
 
Harry
Mi svegliai sul letto della mia camera dell'Hotel in cui alloggiavamo. Ma come ci ero finito lì? Provai a ricordare la notte appena passata. Ero stato alzato a lungo, fino alle quattro più o meno, ma avevo cercato di limitarmi col bere. Avevo ingurgitato solo un bicchiere o forse due quando il dolore nel sapere che non avrei mai più rivisto Jade era diventato insopportabile.
Non mi era mai capitato. Mai avevo pensato così tanto ad una ragazza. E poi, erano così tante le mie ammiratrici che non riuscivo ad impegnarmi e sceglierne una, alla fin fine erano tutte uguali. Lei, Jade era diversa. Diversa da tutte. Sembrava più vera, più... In realtà non lo sapevo nemmeno io, sapevo solo che non l'avrei più rivista per diverso tempo. Forse per sempre, nella peggiore delle ipotesi. Improvvisamente non avevo più voglia di tornare alla normalità della mia vita in Inghilterra. Avrei preferito rimanere in quel posto e rivedere Jade, almeno un'altra volta, e darle un addio decente.
Louis irruppe bruscamente nella stanza con una bottiglia di latte in mano. Quando vide che ero sveglio, seduto e lo fissavo, improvvisò una ridicola imitazione lirica cantando "Gioooooooorno!" e riuscì a strapparmi un sorriso.
"Hey, amico, a quanto pare siamo rimasti solo tu ed io." sospirò Louis sedendosi accanto a me. Che intendeva dire? E gli altri? Gli strappai la bottiglia di mano e trangugiai un po' di latte fresco.
"Ah no, giusto. Dimenticavo: tu, io ed Eleanor." aggiunse. A quel punto sputai quel poco che avevo provato a bere imbrattando le coperte profumate dell'albergo.
Louis scoppiò a ridere, mentre io ancora incredulo urlavo "Cosa? Eleanor? E la band? E Paul? E che ore...?" guardai l'orologio sul comodino e sobbalzai "Le undici! Ma cosa?! Avevamo l'aereo alle dieci e mezza... E ades... Ma sei pazzo? Che...?" mi resi conto che stavo gridando e Louis mi stava guardando serio cercando di trattenere il sorriso, perciò intuii che forse sembravo un po' matto e mi zittii.
Lou mi diede una pacca sulla spalla "Hey, Harry calmati, amico. Eleanor mi ha raggiunto stamattina invece che ieri perché c'è stato un disguido in areoporto... Dato che ci teneva a visitare l'Italia, o meglio, Milano con me, ho convinto gli altri a rimanere, visto che questa era l’ultima tappa. Poi tornerò a Londra con lei... E visto che tu mi sembravi piuttosto preso da quella Jade, ho pensato di non svegliarti, poi torneremo in Inghilterra con noi." mi rassicurò. Mi concentrai su quello che aveva detto e annuii. A questo punto tra di noi calò il silenzio, che venne interrotto da una voce femminile che chiamava Louis.
Lui subito scattò e uscì per andare ad abbracciare la sua fidanzata.
Io mi alzai dal letto. Ero in mutande. Non che fosse una novità. Mi infilai in bagno per vestirmi, improvvisamente allegro. Non vedevo l'ora di rivederla.
 
Jade
Sbattei le palpebre. Ero nella mia camera e mi ero addormentata, di nuovo. Mi trascinai in cucina dove mia madre era indaffarata ai fornelli mentre mio padre era già tavola e probabilmente aveva anche fame.
Presi posto accanto a lui e mi spettinò i capelli già ridotti a uno schifo. Non dovevo vedere nessuno, che senso aveva perdere tempo a sciogliere i nodi che si erano già formati? Ok, forse come ragionamento era un po' da depressi... O pigri.
I miei genitori erano piuttosto allegri. Mia madre era soddisfatta, aveva appena finito il penultimo capitolo del libro che stava scrivendo. Scriveva di problematiche reali che esponeva attraverso avvincenti trame adatte per tutte le età.
Ero affamata. Ingurgitai la pasta e la frittata con le zucchine come non facevo da tanto. Aiutai mia madre a sparecchiare. Mentre lo facevo lei s'infilò la giacca a vento.
"Tesoro, io e tuo padre usciamo a fare compere, dobbiamo andare a vedere quel divano nuovo di cui avevamo parlato, ricordi? Per favore lava tu i piatti." mi diede un bacio sulla fronte.
"Quando tornerete?" chiesi mentre mettevo il mio bicchiere nel lavandino della cucina.
"Il negozio di arredamento è un po' lontano, lo sai. Speriamo di tornare per le quattro. E' un problema, honey?" chiese mio padre mentre indossava il giubbotto senza maniche.
Scossi con veemenza la testa. Almeno avrei potuto deprimermi in santa pace.
Così salutarono e imboccarono la porta.
Sospirai, rassegnata all'idea che niente di più bello che incontrare gli One Direction sarebbe mai più potuto succedere nella mia vita.
Andai in soggiorno e osservai il nostro divano. Era piuttosto sciupato ma era comodissimo e profumava di casa. Non ne volevo uno nuovo. Mi ci sdraiai sopra e affondai il viso tra i morbidi cuscini.
Afferrai il telefono e composi in fretta il numero di Liz. Quando rispose e io la salutai, iniziò a parlare eccitata: "Mamma mia, Jade! Volevo ringraziarti ancora per ieri, è stato stupendo! Voglio dire, finalmente li ho incontrati! Però non riuscivo a emettere suono, secondo te sono sembrata una stupida?"
"Scusa Liz, ma non ho molta voglia di parlare di... Loro. Che fai?" ma non udii la risposta perché fu sovrastata dal suono squillante del campanello che rimbombò per tutta la casa.
"Ehm... Liz, hanno suonato... " iniziai la frase dirigendomi verso la porta. Non mi curai di controllare chi fosse, di sicuro era la mamma che aveva scordato qualcosa.
Lanciai uno sguardo veloce sulla mensola vicina alla porta ma non notai nessun potenziale oggetto che avrebbe potuto dimenticare.
Aprii la porta ma la tenni socchiusa, senza guardare chi era e mi diressi verso il divano, ma non feci in tempo a fare un passo che un 'Sciao' con un evidente accento inglese mi paralizzò.
Mi voltai tremante mentre la visione di Harry Styles sugli scalini dell'ingresso si faceva più nitida.
"Pronto?...Pronto, Jade? Jade?" la voce di Liz dall'altra parte del telefono non era destinata ad avere una risposta.
Con un'espressione sicuramente spaventata scattai verso la porta e la sbattei violentemente in faccia a Harry.
Restai davanti al bianco del portone chiuso, per poi fiondarmi nel bagno più vicino correndo come una furia e tentando di pettinare i miei capelli ingarbugliati. Cavolo, ero vestita come l'altra sera! Probabilmente me ne strappai parecchi ma riuscii in pochissimo tempo a fermi ricadere i boccoli morbidi sulle spalle.
Corsi di nuovo all'impazzata verso la porta e l'aprii velocemente. Di sicuro erano passati pochi secondi. Non correvo così veloce nemmeno a scuola.
Harry aveva un'aria un po' spaesata ma quando mi vide ancora col fiatone non riuscì a farsi scappare un sorriso.
"Tutto ok? T-ti ho disturbato?" mi chiese cauto, come se temesse che gli sbattessi nuovamente la porta in faccia.
Scoppiai in un risolino isterico "No, no, tranquillo...Scusa, non volevo sbatterti la porta così ma... Insomma... Non mi aspettavo che tu... Cioè io non ero molto..." mentre pronunciavo quelle frasi insensate sbattevo le palpebre, mi sentivo confusa, non sapevo che dire... Lui non doveva essere lì! Non poteva!
Lo osservai sorridermi apertamente e avvicinarsi per abbracciarmi ma io lo fermai, toccandogli il petto e ritraendo velocemente la mano. Che strana sensazione... piacevole.
"Che... Che ci fai qui?" chiesi. Da stupida a idiota, andavo bene.
"Beh, è una storia un po' lunga, magari te la racconto se mi fai entrare?" disse per poi sorridermi apertamente e aggiungere "Preferiresti che non ci fossi?" a questo punto improvvisò una faccia da cucciolo.
"Scherzi?" dissi, forse un po' troppo agitata e d'istinto gli buttai le braccia al collo. Forse lo feci per nascondere il rossore che stava diventando troppo evidente. Ero più bassa di lui, non eccessivamente ma abbastanza da permettergli di stringermi e sollevarmi da terra in un abbraccio apparentemente fraterno, ma che per me, di fraterno non aveva nulla; e le mie guance a fuoco e il cuore a mille forse concordavano.
Mentre mi staccavo fece scorrere la sua mano dalla mia schiena ai miei capelli, accarezzandoli disinvoltamente, e io provai a sorridergli sinceramente, ma mi risultò piuttosto complicato. Era incredibile la soggezione che mi provocava quel ragazzo.
Così feci accomodare Harry e bevemmo insieme un'aranciata mentre mi raccontava tutto, pure il fatto che non aveva pranzato perché era stato in macchina.
“Cosa? Beh.. Io, ehm…” balbettai mentre aprivo la dispensa e prendevo un pacchetto di chips e glielo porgevo. Lui guardò il pacchetto come rapito “Sicura?” chiese leccandosi la lingua.
“Certo!” dissi forse troppo disinvolta e lui afferrò il sacchetto e iniziò a mangiare. Era adorabile anche mentre mangiava… Sbattei le palpebre, che stavo pensando? Lo osservai mentre mangiava le patatine e mi fissava sorridente e mi resi conto di quanto ero incredibilmente felice di vederlo davanti a me.
“Allora.. Niente bodyguard in giro?” chiesi per spezzare il silenzio.
Lui scosse la testa “Gli ho fregato la macchina. Tanto qui in giro c’è poca gente, non è pericoloso come a Milano.”
“Cosa? Niente protezione? E che ne sai se sono pericolosa?” chiesi con un sorriso malizioso. Harry scoppiò in una fragorosa risata che scaldò l’atmosfera rimbombando nella mia familiare casa. Prese un sorso di succo d’arancia e poi rispose “Ma davvero? E cosa potresti farmi? Sentiamo.” Sfoderò un sorriso irresistibilmente provocatorio.
Pensai in fretta finché il mio sguardo non cadde sulle sue patatine.
“Potrebbero essere avvelenate.” Ipotizzai indicandole. Harry, che stava masticando si interruppe di colpo, e osservò con più attenzione ciò che stava mangiando. Quando il suo sguardo tornò su di me, restai folgorata. I suoi occhi erano spalancati e di un’acquamarina così splendente che avrei voluto immergermi.
“Tu non lo faresti mai.” Si rilassò. Io scrollai le spalle “Che ne sai?” ma ci scambiammo un sorriso.
“Quindi oggi sei libero?” chiesi conferma abbandonando il tono scherzoso.
“Tutto tuo.” Affermò pulendosi le labbra con un tovagliolo, e notai che aveva finito sia le patatine che il succo. Tutto mio. Harry Styles. Provai ad immaginarmi i due concetti vicini. Harry Styles tutto mio per un giorno? Non aveva senso, sembravano due calamite opposte quelle frasi, come il dolce e il salato. Non riuscivo a capacitarmene.
 
Harry
Jade socchiuse gli occhi in un’espressione confusa e boccheggiò “Come, scusa?” il lato più egoistico di me sperò avidamente che non avesse capito nella speranza di piacerle tanto quanto lei piaceva a me. Io sì che faticavo a concentrarmi con lei vicino, forse un giorno glielo avrei confessato. Ma forse le sembrava solo strana la frase che avevo detto. A volte dimenticavo di essere famoso. Decisi comunque di punzecchiarla “Hey, è tutto okay. Lo so che sono una fantastica visione e che ti faccio perdere il filo del discorso.” Una delle solite amiche che frequentavo sarebbe scoppiata in risolini isterici, invece lei mise il broncio.
“Che modesto il signorino qui accomodato, eh! Per sua informazione, Styles, mi suonava semplicemente… Strana la frase che aveva pronunciato perché… Insomma, sono davvero felice che sei qui, non me lo aspettavo.” Al terminare della frase il tono passò da stizzito a dolce, dolce come il sorriso che mi rivolse. Aveva gli stessi vestiti di ieri,  i capelli forse erano un poco spettinati, ma proprio in quella tenuta così naturale era bellissima. Come un piccolo fiore in mezzo alla neve, così delicato e fragile ma allo stesso tempo forte, abbastanza forte da resistere al ghiaccio.
Sì alzò di scatto e si diresse verso la porta dal quale ero entrato.
“Dunque allora… Allora cosa vuoi fare oggi?” chiese un po’ incerta. Come se mi importasse quel che facevamo. A me importava solo stare con lei. Davvero l’avevo pensato? Non l’avevo mai pensato prima. Scrollai le spalle in risposta.
“Ho trovato!” esclamò in un sorriso luminoso “Scommetto che a Londra non lo fai mai.” Ammiccò “Ti va un po’ di avventura?”

Allora? Che ne pensate? Ditemelo con una recensione, vi prego! Per me è molto importante sapere come vi è sembrato!
Riguardo al prossimo... Non vi svelo nulla, sarà una... Sorpresa!
Grazie ancora di tutto! 
Ally *3*

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Capitolo 8
*** Inaspettatamente ***


Eccomi finalmenteeee!!!!!! Ecco un nuovo fresco capitolo tutto per voi! In realtà sarebbe dovuto essere più lungo, ma lo era troppo, così l'ho diviso a metà, quindi il continuo è già fatto e potrete leggerlo presto.. Prestissimo! Bene, e come dico sempre ormai, buona lettura!


Niall
In aereo il tempo scorreva lento, mancava poco più di un'oretta per arrivare a Londra. Avevo già finito gli snack offerti dall'aereo, così chiamai l'hostess e ne chiesi altri.
Presi il mio cellulare. Harry era rimasto in Italia, probabilmente ora era con Jade. Era proprio una brava ragazza, davvero molto carina, e almeno dava del filo da torcere a Harry. Non so esattamente come, ma avevo notato che il mio amico era piuttosto teso con lei, non completamente rilassato e disposto a flirtare sfacciatamente come ero solito vederlo quando gli interessava qualcuna. Sperai che Jade non cadesse subito ai suoi piedi, almeno per una volta gli stava bene ad Hazza non avere tutto troppo facilmente.
Ripensai a Jade, alla sera del concerto, alla sua amica, la ragazza che le era stata accanto durante il concerto. Chissà per quale motivo aveva attirato la mia attenzione. I lunghi ricci le ricadevano morbidi sulla schiena, aveva le lentiggini e due grandi occhioni blu, molto più blu dei miei. Era soltanto una ragazza normale, che tra l'altro era rimasta zitta tutto il tempo, eppure non avevo avuto il coraggio di chiederle se voleva un autografo, di parlarle, volevo che lo facesse lei, nonostante avessi notato la sua aria spaesata.
Afferrai il cellulare e iniziai a rigirarmelo tra le mani. Non volevo fare come Harry, trovare una ragazza e correrle dietro, come letteralmente aveva fatto lui, eppure non sapevo nemmeno il suo nome, volevo saperlo, non mi importava se le sarei sembrato sfacciato, neanche se lei era italiana e io inglese, volevo solamente sapere il nome che era stato dato a quei due zaffiri che aveva al posto degli occhi.
Mandai un veloce messaggio ad Harry "Hey, sei con Jade? Puoi darmi il suo numero?" e attesi.
Dopo poco mi arrivò la risposta. Il numero accompagnato da "Perché? Se hai voglia di rompere a qualcuno prenditela con chi non è impegnato." risi e lo mandai mentalmente a farsi un giretto in bagno. Dopodiché inviai un messaggio a Jade, soddisfatto di rompere a Harry. Quello era il mio modo di dimostrargli affetto, credo.
 
Harry
"Dove mi vuoi portare?" domandai per l'ennesima volta a Jade. Io guidavo la macchina di Billy, - il mio bodyguard, da cui l'avevo "presa in prestito"- e lei se ne stava buona sul sedile del passeggero a dirmi dove girare.
Sbuffò sonoramente, sempre col sorriso "Lo vedrai quando arriveremo." disse e mi accarezzò i capelli come si fa ai bambini per farli stare buoni. Quel gesto così spontaneo aveva scatenato una certa eccitazione dentro di me.
Resistetti all'impulso di fermare la sua mano tra i miei ricci e farla scorrere fino alla mia bocca, e dissi "Niente indizi?" ma la sua risposta fu anticipata da una vibrazione che veniva dai suoi jeans. Aveva indosso una maglietta verde smeraldo che risaltava molto i suoi occhi, e un foulard blu, così era ancora più carina.
Rise fra se e io non me lo lasciai scappare "Che c'è?" chiesi innocentemente.
"Niall mi domanda il numero di Liz, la mia migliore amica che era venuta al concerto. Ma che gli prende?"
"Fidati, da i numeri quel ragazzo, e non intendo quelli telefonici." mi pentii immediatamente della penosa battuta che avevo appena pronunciato. Scoppiai in una risata imbarazzata accompagnata da quella solare di Jade. Forse le aveva fatto davvero ridere. Lo sperai avidamente e tornai a concentrarmi sulla strada.
Notai un cartello che indicava una stradina a destra ma non riuscii a capire quello che c'era scritto, era in italiano. Notai solamente la figura stilizzata di un cavallo.
"Volta a destra." mi disse Jade e io sterzai nella direzione da lei indicatomi, piuttosto nervoso, se davvero stavamo per fare quel che speravo non facessimo, non era proprio il massimo. Non avevo voglia di fare la figura dell'imbranato in sella a un cavallo che, tra parentesi, non sapevo assolutamente cavalcare.
 
Liz
Mentre svolgevo i compiti d'italiano per tirarmi avanti e avere la giornata libera, il mio telefono emise uno squillante bip che mi costrinse a distogliere l'attenzione dalle analisi logiche.
Un numero anonimo mi aveva inviato un messaggio. Di sicuro era uno di quegli stupidi scherzi telefonici che ultimamente quelli della mia classe si erano messi a farmi.
C'era scritto "Ciao, sono Niall Horan, tu sei Letizia d'Aquila?" era in inglese. Bella imitazione. Avevano superato il limite, così risposi in  italiano "Certo, vivo qui insieme a Madonna e mio fratello Justin Bieber." e aggiunsi anche un'offesa piuttosto volgare.
Dopo poco il cellulare iniziò a squillare. Lo fissai per una manciata di minuti, finché scocciata risposi "Ascolta Berretti, o la pianti di farmi questi idiotissimi scherzi o vengo li e dico a tua madre che ogni sabato sera te la fili a Trento."
Invece della vocetta irritante e acuta di Berretti, il mio compagno di classe che puntualmente s'inventava stupide burle, rispose una voce dolce e stranamente famigliare... e inglese "Cosa? Che hai detto? Forse non hai capito, sono Niall James Horan, eri insieme a Jade ieri sera, giusto?"
La mano mi tremò e trattenendo il fiato scattai in piedi buttando all'aria dizionario e quaderno. Deglutii sonoramente "Sì." dissi solo, in inglese.
"Ciao! Ecco io non so nemmeno perché ti chiamo, volevo solo essere convinto che non ti avevo immaginata, sei stata l'unica al concerto a non chiedermi l'autografo." la sua voce melodica e meravigliosa mi rimbombò nelle orecchie come il gong in una sala di yoga.
"Io... Io... " tutto l'inglese che avevo approfondito con Jade era sparito dal mio cervello. Tentai di concentrarmi. Era completamente impossibile che dall'altro capo del telefono ci fosse veramente Niall Horan.
"Mi, mi dispiace veramente molto se non ti ho... Aspetta, ma tu sei veramente Niall? Cioè, il vero Niall Horan?" domandai non riuscendo a realizzare.
"Certo! Non mi credi?" domandò in un tono irresistibile.
"No." risposi. Insomma, era una cosa che non riuscivo ad accettare. Poi la sua voce intonò il suo assolo in Use somebody e le mie gambe cedettero, così mi abbandonai sul letto.
"Wow. Niall." sussurrai. Sentii un risolino da parte sua e mi immaginai il suo splendido sorriso. Poi, tornai alla realtà e gli domandai, forse un po' troppo freddamente "E perché mi hai chiamato? Voglio dire, sono una tua grande fan ma non mi conosci, io non ti conosco, e non possiamo nemmeno vederci. Sei una star della musica mentre io una normalissima ragazza che ti pensa praticamente tutto il giorno e che sa che tanto non ti incontrerà mai." ripresi velocemente fiato, sorprendendomi di tutto l'inglese che non sapevo di conoscere così bene "Cos'é? Hai cercato il mio numero perché ti faccio pena? Per farmi stare male perché non posso incontrarti?" dissi tutto quello senza rendermi conto di essere sicuramente sembrata una stupida ragazzina come tutte le altre.
"Hai ragione." fu la sua risposta seria "Sono stato stupido a chiamarti, l'ho fatto perché non riuscivo a togliermi dalla mente i tuoi occhi e, volevo solo sapere il tuo nome e sentire la tua voce per essere sicuro che esisti. Tutto qui. Scusa, io, pensavo che potessi trattarmi come se fossi un ragazzo normale. Come... fa Jade con Harry." disse tristemente. Non potevo lasciarlo attaccare, non adesso che uno dei miei sogni si era avverato. Che idiota che sono! Pensai.
"No, aspetta! Tu non sei un ragazzo normale. Sei molto più dolce e simpatico, doti che i ragazzi normali, non sempre possiedono." sorrisi come un ebete come se lui potesse vedermi.
"Grazie." lo udii rispondere "Grazie di aver capito."
"No, scusa tu! Beh... Cosa si dice hai ragazzi normali?" chiesi tentando disperatamente di sembrare simpatica. Lo sentii scoppiare sonoramente a ridere.
"Non lo so, io non lo sono!" e la risata riecheggiò attraverso il mio cellulare "Piuttosto, che centravano Madonna e Justin Bieber nel messaggio tutto in italiano, di cui non ho capito un'accidenti, che mi hai mandato?"
"Lascia perdere." risposi lasciandomi trasportare in un'allegra risata.
"Io non voglio lasciarti perdere."
 
Jade
Sapevo perfettamente dove portare Harry. La sorella venticinquenne di Liz, Emma, e suo padre, gestivano un maneggio grazie al quale io e la mia migliore amica avevamo avuto la possibilità di cavalcare con un leggero vantaggio economico rispetto agli altri. Avevo moltissima confidenza con Emma, e lei mi faceva sempre fare lunghe passeggiate gratis. Avevo anche “scelto” il mio cavallo preferito: Peet, un magnifico esemplare dal manto rossiccio e la criniera nera e lucente.
Raggiungemmo il “Maneggio dagli d’Aquila” (il cartello che Harry non era riuscito a capire) tra la polvere che le ruote sulla sabbia avevano generato.
Tra gli alberi in fiore, il grande recinto era occupato da Philip, il cavallo preferito di Emma, nero petrolio e veloce come una furia, guidato da Luca, un ragazzo che aiutava Emma a gestire le passeggiate da far fare ai turisti. Luca si stava di sicuro allenando, infatti correva fortissimo percorrendo il perimetro della recinzione, sotto gli sguardi ammirati dei bambini.
Fuori dal recinto, un gruppo di ragazzini era in sella al resto dei cavalli, pronti per la lezione d’equitazione che Emma stava per dar loro.
Indicai a Harry un posto sicuro dove parcheggiare, dopodiché lasciammo l’auto e ci avviammo verso Emma, che stava giusto uscendo dalle scuderie.
Appena mi vide mi venne incontro sorridente come sempre. Assomigliava parecchio alla sorella, solo che aveva i capelli leggermente più scuri e gli occhi nocciola.
Squadrò Harry e dopo qualche istante s’illuminò “Dov’è che ti ho già visto?”
“Ehm, sui poster in camera di Liz?” suggerii.
Si batté una mano sulla fronte e ammise che era la verità, e fui abbastanza sicura di sentirla mormorare “Che strano…” poi ritornò pimpante e allegra come prima “Avete bisogno di qualche cosa?”
“No, no, tu fai pure la tua lezione, volevo solo avvertirti che se ti spariscono due cavalli per qualche ora, non chiamare la polizia.” Dissi con fare colpevole. Lei ammiccò “Lo terrò a mente, grazie.” E si diresse verso il suo gruppo di piccoli allievi.
Io presi la mano di Harry e lo trascinai dietro di me, nelle scuderie.
Erano rimasti solo tre cavalli, per fortuna c’era Peet. Gli andai incontro per salutarlo, felice di rivederlo, e accarezzandogli la criniera.
“Harry, lui è Peet, il “mio” cavallo.” Dissi agitando le due dita di entrambe le mie mani, per fare il segno delle virgolette su mio.
“Tu puoi scegliere tra Rob e Tina, ma ti consiglio quest’ultima se non sei molto esperto, perché è la cavalla più dolce del mondo.”
Scorsi Harry con la coda dell’occhio deglutire “Davvero vuoi farmi cavalcare?”
Mi voltai a guardarlo in faccia. Sembrava tranquillo tutto sommato.
“Perché? Se è un problema, mi dispiace…”
“No, no!” M’interruppe “No, è solo che, beh, ho cavalcato solo una volta quando ero piccolo e non sono molto… Esperto, ecco.”
“Tranquillo.” Gli sorrisi “Ti aiuto io.” Lui ricambiò il sorriso e il suo viso era così bello che mi sentii avvampare. Mi schiarii la voce “Allora, sali su Tina. Aspetta, ti do una mano.” Così gli indicai dove mettere le mani e i piedi.
“E spingiti su.” Gli dissi appoggiando una mano sulla sua schiena. Lui si issò su Tina e riuscì facilmente a sistemarsi sulla groppa castana.
Gli passai il casco “Ma così mi spiaccica i capelli.” Si lamentò sorridendo.
“Fattene una ragione, Styles.” Gli risposi.
“Chiamami Harry.”
L’avevo chiamato per cognome, mi era venuto naturale, non avevo pensato che preferisse Harry. Invece aveva perfettamente ragione, e poi il suo nome era perfetto e mi piaceva pronunciarlo.
Presi le redini di Tina e la guidai dolcemente fuori dalle scuderie. Poi salii su Peet e diedi qualche dritta a Harry su come girare e andare avanti.
Attraversammo il cortile e prendemmo un sentiero differente da quello che prese il gruppetto di Emma. Lo conoscevo molto bene, ci ero stata parecchie volte ed era il mio preferito in assoluto.
C’era molta quiete e il sentiero percorreva una collinetta circondata da querce e sempreverdi, e a un certo punto sbucava accanto a un ruscelletto che portava a una cascatella.
I due cavalli camminavano lenti e dondolando molto, mentre io e Harry parlavamo un po’ di tutto. Mi aveva chiesto di raccontarmi della mia vita, di cosa mi piaceva e di quel che avrei voluto fare.
Gli svelai anche che avevo messo da parte un gruzzoletto per potermi pagare due settimane in un college a Londra, dove era il mio sogno andare.
“Dici davvero?” mi chiese ad un tratto eccitato. Annuii.
“Ma è fantastico! Se vieni in Inghilterra… magari ci incontriamo.”
“E’ vero!” esclamai come se non ci avessi mai pensato. Era da tipo due anni che speravo di andarci, pronta all’eventualità di incontrare gli One Direction e realizzare il mio sogno. A quanto pare, erano stati loro a venire da me.
Sbirciai Harry. Ancora non riuscivo ad accettare il fatto che non fosse un miraggio proveniente dalla mia fantasia. Ma Emma l’aveva visto, forse non ero ancora pazza.
Avvicinai Peet a Tina, in modo, con un breve movimento della mia mano, di riuscire a toccare la sua. Subito lui lasciò le redini per poter intrecciare meglio le sue lunghe dita alle mie.
Guardai la mia mano nella sua provando uno strano sentimento, un mix di felicità esagerata e confusione. Mi sembrava tutto così strano, come se con un soffio potesse sparire.
Ritirai la mia mano e la riportai salda sulle redini “Scusa, io, volevo solo controllare che non sei un sogno… Cioè , che sei davvero qui, adesso.” Confessai senza avere il coraggio di rialzare lo sguardo.
“Hey, tranquilla. Sono qui veramente e sono felice di esserlo.” A quel punto una folata d’aria ci travolse mentre ammiravo il suo sorriso con le fossette.
“Ti va di andare al galoppo?” chiesi, sicuramente con una luce brillante negli occhi.
“Ehr… “ non lo feci terminare che gli insegnai a far fare al suo cavallo quell’esercizio. Appena lo vidi partire galoppando, diedi un colpo secco alle mie redini e lo superai, andando più veloce.
Purtroppo gli avevo insegnato come si accelerava così mi venne dietro e allora partì una specie di gara tra di noi. Lui stava decisamente per vincere così cercai di spronare Peet ad accelerare, alla fine misi tutto l’impegno acquistato in tutti i miei anni da cavallerizza e riuscii ad arrivare  per prima al ruscelletto.
Mi raggiunse dopo poco “Imbrogliona!”
Io scesi da Peet che si avvicinò al ruscelletto per bere, e mi levai il caschetto. Harry mi imitò. L’acqua era così fresca che non resistetti alla tentazione di berne un pochetto.
Harry mi domandò se era buona, e io in risposta gli schizzai addosso una discreta quantità d’acqua, bagnandogli gran parte della maglia nera a maniche lunghe che indossava.
Lessi una luce vendicativa nei suoi occhi, quindi si avvicinò al ruscello e tentò di bagnarmi a sua volta, ma io prontamente schivai il suo schizzo che mi passò accanto, innaffiando l’erba verde dietro di me.
Scoppiammo entrambi a ridere e io gli lanciai di nuovo l’acqua, che stavolta gli inzuppò completamente la maglietta.
“E’ freddissima!” sobbalzò immobilizzandosi e stringendo i denti. Mi avvicinai un poco preoccupata “Hai ragione, ho esagerato, non vo…” appena gli fui abbastanza vicina scattò verso di me e mi avvolse in un abbraccio-stritolatore che mi sollevò da terra. Il suo corpo gelato contro la mia maglia mi fece rabbrividire, eppure tutto quello che volevo era restare tra le sue braccia e tremare per sempre.
Ricambiai l’abbraccio circondandogli il collo con le mie braccia, abbandonando la testa sotto il suo mento. Sentivo il suo cuore battere forte, ma di sicuro il mio lo superava. Forse non si aspettava che lo stringessi così, ma non sembrò lamentarsene. Restammo avvinghiati per qualche minuto forse, fino a che io non sciolsi l’abbraccio e lo guardai in viso. Era più vicino di quanto mi aspettassi. Analizzai mentalmente i lineamenti del suo viso, e notai i capelli appiattiti. Glieli spettinai e mi allontanai dirigendomi verso Peet.
Avvertii i suoi passi dietro di me, ma poi sentii una sequenza di gocce infrangersi sui miei capelli e sulla mia fronte. Mi voltai verso Harry. Stava guardando in alto, verso il cielo, verso la provenienza di quelle gocce che continuavano a scendere aumentando sempre di più.
 

E... continua!!! xD Non state in ansia, tra pochissimo potrete andare avanti! Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, anche se, come ho detto, è meglio leggerlo tutto attaccato al prossimo :) Spero che la parte di Liz e Niall non sia risultata troppo inverosimile, ma ci tenevo a inizare una nuova storia nella storia, andando avanti non vi deluderò carotine! 
Grazie a tutti per aver letto e per avermi seguito fino a qui :D
Ciao babies!

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Capitolo 9
*** Non posso dimenticarti ***


Ed ecco il continuo! Solo per voi! Spero di riuscire a farvi sognare almeno un pochetto ;D <3


 “Meglio tornare” mormorai. Infilai velocemente il casco e montai in sella al mio cavallo. Mi assicurai che Harry fosse pronto per seguirmi e a quel punto partimmo al trotto.
Sul sentiero fangoso la pioggia batteva forte, provocando nuvoloni intrisi di polvere e umidità, che si aggiungevano a quelli già provocati dagli zoccoli veloci dei cavalli.
Sentivo le gocce di pioggia farsi più aggressive e pesanti sul casco, appiccicando le poche ciocche dei miei capelli non protette sulla mia fronte, e il resto dei miei boccoli fradici sulla schiena.
La mia felpa iniziava a sembrarmi sempre più ingombrante, ma all’altitudine in cui ci trovavamo, il vento che ci sferzava il viso era gelido e presto iniziai a tremare flebilmente.
Anche la criniera di Peet era fradicia. Harry, di fianco a me, procedeva alla mia stessa velocità e non si lamentava, ma anche lui era inzuppato.
Sospirai nella pioggia, le gocce che scendevano dalle mie ciglia sembravano lacrime ma in realtà erano di acqua dolce e si univano al resto scorrendo sulle guance e sul naso.
Dato che correvamo raggiungemmo presto il maneggio, deserto rispetto a prima, e feci strada a Harry per arrivare alle scuderie.
Appena dentro, l’atmosfera calda e l’odore di fieno ci avvolsero. I cavalli erano tutti dentro i loro box, Emma e Luca stavano parlando in fondo al corridoio ma s’interruppero un istante quando ci notarono.
Harry scese da Tina e si fermò ad aspettare che lo facessi anche io. Scesi velocemente e tutta inzuppata risultai sicuramente più goffa di quanto non volessi apparire. Seguii Harry e io feci entrare Peet e Tina nei loro rispettivi box.
Mi levai il casco. Sulla nuca i miei capelli erano asciutti, come anche quelli di Harry, ma dalle orecchie in giù erano odiosamente bagnati e divisi in ciocche. Odiavo i miei capelli fradici. I boccoli diventavano ciocche lisce leggermente ondulate e risultavano molto meno folti di quanto non fossero in realtà, ma questo vale per tutti.
Mi sforzai di sorridere a Harry e mi appoggiai sospirando alla parete in legno, per poi farmi scivolare fino a sedermi sulla poca paglia che giaceva a terra.
Emma dalla parte opposta mi salutò con la mano, prese un ombrello e uscì, seguita da Luca.
Harry rimase in piedi a fissarmi e a sistemarsi i capelli per un po’, poi si sedette accanto a me.
Con i capelli spettinati e le punte della frangia bagnate era davvero carino. In nessun sogno sarebbe stato così nitidamente bello.
Mi sorrise e io distolsi lo sguardo per non dover trattenere il fiato.
“Lo sai che sono abituato alla pioggia, vero? A Londra ce n’è un casino.”
Mi voltai nuovamente a guardarlo “Quindi… Ti sei divertito?” domandai. Era una parola grossa per una passeggiata a cavallo e un acquazzone improvviso.
“Più di quanto sia possibile fare alla festa più bella del mondo.” Il suo sorriso si allargò.
“Addirittura!” mi abbandonai in una risata sincera, e appoggiai la testa alla parete dietro di me, il volto leggermente girato, in modo da poter continuare a fissarlo. Ora si guardava le scarpe.
“Dubito fortemente che la festa più bella del mondo non superi un’inzuppata nel bosco.” Dissi sorridendo, e provando ad immaginarmi la festa più bella che potessi sognare. Lui era incluso negli invitati.
“Sì, se alla festa tu non ci sei.” Mormorò continuando a fissare le sue Converse bianche tutte zuppe.
Avvicinai esitante la mia mano alla sua testa e quando lui se ne accorse si voltò di scatto verso di me, inchiodandomi con il suo sguardo. La mia mano restò sospesa in aria, il mio riflesso nei suoi occhi, come nel mio sogno.
Deglutii e mi ripresi, trovando il coraggio, chissà dove, di sfiorare le ciocche della sua frangia, scostandole. Le mie dita fredde sulla sua fronte bagnata.
“E’ un pensiero davvero molto carino, Harry.” Ritirai velocemente la mano e fissai le mie Converse grigie, avvertendo il suo sguardo su di me.
Ad un tratto le sue dita mi toccarono i capelli, sistemando la ciocca ribelle che  mi era sugli occhi, dietro al mio orecchio. Avrei dovuto guardarlo ma non trovavo il coraggio. Se fosse successo qualcosa? Qualcosa da più che amici? Lui se ne sarebbe andato quella stessa sera e io mi sarei ritrovata a struggermi per lui. E sarebbe stato peggio che con Daniele, perché io Harry, lo amavo, anche se non volevo decidermi ad ammetterlo a me stessa.
“Jade.” La voce bassa e magnifica di Harry mi richiamò alla realtà. Lo guardai d’istinto, ritrovandolo terribilmente vicino al mio naso.
Mi squadrò dalla fronte al mento. Chissà quanti difetti ci trovava.
“Adoro le tue lentiggini.” Disse invece. Strano, io le odiavo. Il mio cuore stava velocemente subendo la metamorfosi tramutandosi in un tamburo.
Abbassai lo sguardo, ma con un dito mi alzò il mento costringendomi a perdermi nei suoi occhi.
Riuscivo a contare le sue ciglia bagnate.
Il cellulare squillò bruscamente dentro la tasca dei miei jeans, facendoci sobbalzare entrambi. Improvvisamente notai di nuovo la pioggia che batteva fuori e il suo profumo, notai i cavalli che ci osservavano, battendo gli zoccoli ogni qual volta.
Mi portai il cellulare all’orecchio, stupita che non fosse andato in fumo visto il giretto sotto l’acqua.
“Pronto?”
“Tesoro! Ciao, noi siamo appena tornati ma tu non sei in casa. Tutto a posto? Fuori diluvia. Dove ti trovi?” la voce sveglia di mia madre e tutte le sue domande rimbombavano nel mio orecchio ma io riuscivo a concentrarmi solamente su Harry, pochi centimetri accanto a me, respirava un po’ affannato, anche lui per lo spavento, e sentivo il suo fiato sul mio collo.
“Sì… Sto bene, mamma… Sono… al maneggio di Emma…  ehm, è tutto okay, ora arrivo.” Deglutii di nuovo.
“D’accordo, è meglio con questa pioggia che stai a casa.” Salutai e attaccai prima che potesse chiedermi chi mi riportava a casa.
Feci un sorriso di scusa a Harry e mi alzai, e lui mi imitò.
“Dunque, ora ti riporto a casa. Vieni.” Mi prese la mano e ci fiondammo di nuovo sotto la pioggia.
 
Louis
Eleanor e io avevamo passato un pomeriggio memorabile. Grazie a Matt eravamo riusciti a fare shopping per Milano senza essere assaliti. La mia ragazza aveva comprato poco rispetto a quanto io ero disposto ad offrirle, non le piaceva farmi spendere nonostante non fosse affatto un problema. Era così dolce.
Dopo le quattro però, troppe persone avevano iniziato a fermarmi, e Matt (il bodyguard) ci aveva consigliato di tornare all’albergo.
Avevamo giocato a ping pong al chiuso ed eravamo stati nella piscina coperta privata dell’Hotel.
Poi ci eravamo seduti ad un tavolino nella hall, avevo preso un frullato ad Eleanor mentre ripensavo al suo viso felice e al bacio che ci eravamo scambiati davanti al Duomo.
“Grazie, Louis, è stato uno degli appuntamenti migliori passati con te!” mi sorrise dolcemente.
Mi avvicinai per sfiorarle le labbra al sapore di vaniglia (del frullato che stava bevendo) e le sussurrai “Figurati.”
Fuori il cielo era ancora chiaro, nonostante fosse quasi ora di cena.
In quel momento dalla porta principale entrò Harry, preso da un’animata conversazione con Billy, la sua guardia del corpo, anche se forse era più una discussione.
Non riuscivo a sentire quel che si dicevano ma vidi Billy allontanarsi e imboccare l’ascensore.
Harry mi vide e senza chiedere prese posto nel nostro tavolino.
Nonostante la discussione con Billy sembrava piuttosto su di giri.
Eleanor lo salutò e lui ricambiò allegramente, prese il suo frullato ormai finito e con il cucchiaino finì ciò che rimaneva.
“Tutto okay, Hazza?” domandai inarcando un sopracciglio.
Lui annuì rivolgendoci un sorriso sincero.
“Che hai fatto con Jade?” chiesi, ero diventato curioso, non l’avevo mai visto così strano. Sembrava felice e allo stesso tempo come se ci fosse qualcosa che non andava. Lui si strinse nelle spalle.
Eleanor annunciò che andava a fare le valige, dovevamo prendere l’aereo tra un paio d’ore.
Anche Harry si diresse verso la sua camera. Non riuscii a resistere alla tentazione di seguirlo.
Bussai alla sua camera e sentii un “Avanti” sommesso.
Stava finendo di fare la sua valigia. Dentro aveva sistemato tutte le cose che avevamo usato durante il resto del tour europeo. Ero stato fiero di lui perché per tutte le tappe che avevamo fatto era riuscito a non legarsi con nessuno. Lo avevo avvertito che se fosse successo avrebbe dovuto lasciare il legame, perché il nostro posto era in Inghilterra, alla fin fine.
Lui si voltò a guardarmi “Che hai? Mi segui?”
“Sì, perché non mi sembri a posto.”
“Nemmeno tu, ma lo sapevamo già che entrambi non abbiamo tutte le rotelle al proprio posto.”
Scoppiai a ridere “Fratello, non intendevo quello.” Mi avvicinai maggiormente in modo da vederlo in faccia.
“L’hai baciata?” lui si voltò a guardarmi con gli occhi sbarrati “Ma chi credi che io sia?” esclamò.
Risi nuovamente, poi Harry sospirò “No, purtroppo no. Ma avrei tanto voluto farlo.”
 
Harry
“Mi dispiace fratello, ma forse è meglio così. Insomma… Noi adesso torniamo in Inghilterra e ci sono scarse probabilità che tu la riveda… “ diceva Louis, come fosse la cosa più normale al mondo.
“Grazie Lou, come mi consoli tu non c’è nessuno.” Lo interruppi e la mia voce risuonò amara. Per lui era facile, la sua relazione con Eleanor andava a gonfie vele.
“Scusa… Non volevo…”
“Tranquillo.”
“Allora…” era evidente che non sapeva molto cosa dire “Vado a fare la mia valigia…”
“Che è meglio.” Dissi in risposta e lui emise un risolino.
“Harry.” Mi voltai. Era sulla porta, stava per uscire, un piede già fuori dalla stanza “Ascolta, non ti ho mai visto così per nessuna. Se è la ragazza giusta, andrà tutto bene.”
Apprezzai il suo sorriso sincero. Era un vero amico, avevo sempre bisogno di lui. Annuii e lui se ne andò.
Mi permisi di ripensare a quello che era successo quando l’avevo riaccompagnata a casa.
La pioggia batteva sui finestrini dell’auto. Avevo parcheggiato davanti al cancello, e anche se avevo spento il motore non sembrava che Jade volesse scendere.
“Quindi, te ne andrai…” aveva detto, e chiaramente non aspettava una risposta. Annuii.
Poi mi aveva rivolto uno dei suoi sorrisi più dolci del miele, ma stavolta sembrava triste. Il mio egoismo ne era rimasto compiaciuto.
Avevo preso la sua mano candida.
“Jade…” avevo iniziato, ma non sapevo davvero cosa dirle. Vedevo i suoi occhi e le sue labbra rosse davanti a me, e volevo solo avvicinarmi e tenerla stretta a me, senza più lasciarla.
Mi ero morso il labbro inferiore “Tu… Sei una ragazza speciale… Io me ne vado, ma non penso che ti dimenticherò facilmente, credimi. Non posso dimenticarti. Te lo prometto.” E così mi ero messo a fare promesse senza ragionare, volevo solo che capisse che era importante per me, non sapevo bene nemmeno io il perché.
Mi aveva sorriso, sinceramente, apertamente “Pensi che io possa farlo?” a quel punto volevo davvero baciarla ma mi sembrava al contempo crudele: io me ne sarei andato, saremmo stati lontani, che motivo c’era per farmi stare ancora più male, per farla stare più male? Così avevo sganciato la cintura e l’avevo avvolta nelle mie braccia. Eravamo restati abbracciati a lungo. Cercai di riassaporare il profumo dei suoi capelli mentre li baciavo. Ad un tratto lei si era allontanata ma continuando a tenere le sue dita tra i miei ricci. Le avevo accarezzato il viso e poi, mi ero concesso di posare delicatamente le mie labbra sulla sua guancia arrossata. Sì, era parecchio rossa nonostante il freddo, e mi aveva fatto sorridere. Le mie labbra erano rimaste incollate per un po’, anche se forse era stato poco, sulla sua guancia, finché non le avevo schioccate e dopo un ultimo sguardo l’avevo lasciata scendere dall’auto e rientrare in casa.
Sbattei le palpebre. Avevo una maglia bianca in mano, sospesa sopra la valigia. La lasciai cadere e chiusi con foga il valigione.
 
Jade
Chiusi gli occhi e appoggiai la fronte sul vetro freddo della mia finestra.
Ero seduta sul davanzale interno in legno che avevo. Di solito mi sistemavo lì per leggere o pensare. In quel momento invece, volevo solo rivivere il bacio sulla guancia che mi aveva lasciato Harry. Non mi sarei più lavata la faccia, questo era sicuro. Il suo viso, il suo profumo erano ancora ben fissi nella mia mente, come se fosse ancora con me.
Ero triste della sua partenza, ma invece di sentirmi disperata come credevo, ero felice, ero al settimo cielo. L’avevo lasciato andare e ne ero contenta, se mi amava sarebbe tornato, come dice il proverbio.
Non riuscivo a smettere di sorridere. Il rumore della pioggia sul vetro era la musica più bella che avessi mai sentito. Tutto mi sembrava perfetto. Mi sentivo più fortunata di quanto non fossi mai stata in vita mia. E tutto senza quadrifoglio. Chissà che sarebbe successo se ce l’avessi avuto.
Ridacchiai. Da sola. In camera mia. Non mi importava se non risultavo normale. Quello era stato il giorno più bello della mia vita.

Allora? Che ne pensate? Spero che non mi odiate perché non si sono baciati adesso, ma non preoccupatevi, c'è tempo, c'è tempo! :P
Grazie per tutti quelli che mi recensiscono e anche per tutte le visite! Siete meravigliosi, grazie perché mi impegno molto e spero che la mia storia vi piaccia! :)
Fatemi sapere quello che pensate con una recensioncina magari, grazie ^w^
Un abbraccio a tutti e un bacio :*

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Capitolo 10
*** I love London ***


Jade
Non potevo crederci. L'eccitazione scorreva in ogni parte del mio corpo mentre stringevo stretta la borsa nella mano, l'unica che mi era stato permesso di tenere. Sbirciai Liz. Lei sembrava tranquilla, mi regalò uno dei suoi sorrisi radiosi che mi piacevano tanto. Nemmeno quello però calmò l'agitazione dentro di me.
Due settimane. Due intere, londinesi, inglesissime settimane. Con Liz. La mia migliore amica. Probabilmente era un sogno.
I miei genitori avevano ceduto, io ce l'avevo fatta! A quanto pare l'avere avuto sempre una linda fedina penale -macchiata solo dall'uscita di nascosto al concerto, cosa di cui non mi sono mai davvero pentita- aveva dato i suoi frutti.
I miei genitori avevano acconsentito perché si fidavano di me. O forse più per il fatto di averli pregati in ginocchio ogni giorno per due lunghe settimane. Nonostante ciò, mi sentivo vittoriosa, una vincente, nella mia testa la canzone We are the champions non se ne voleva andare.
Avrei trascorso due settimane di luglio in un college di Londra, una sorta di vacanza studio, ma per me sarebbe stata una passeggiata perché l'inglese lo sapevo già come le mie tasche. Per me sarebbe stata solo una vacanza nella mia città preferita, insieme alla mia migliore amica. Ovviamente una piccola parte di me continuava a pensare a Harry, agli One Direction, alla speranza di rivederli. Ma poi il resto di me "urlava" che dovevo dimenticarmeli, perché tanto non li avrei mai più rivisti.
"… Io me ne vado, ma non penso che ti dimenticherò facilmente, credimi. Non posso dimenticarti. Te lo prometto.”Quelle parole non mi avevano mai abbandonato e non riuscivo proprio ad ignorarle. Le tenevo semplicemente dentro di me, custodendole al sicuro, sforzandomi di crederle.
"Tesoro, mi sa che dovete proprio andare ora, o perderete l'aereo." la voce di mia madre mi distolse dai miei pensieri.
Mi voltai verso di lei e le gettai le braccia al collo, sussurrando un ultimo "Grazie." poi schioccai un bacio sulla guancia ruvida di papà e salutai anche i genitori di Letizia. Emma mi fece l'occhiolino.
Liz mi prese la mano, e dopo un ultimo sguardo al gruppetto delle nostre famiglie ci scambiammo uno sguardo e iniziammo a correre veloci verso la scaletta dell'aereo che ci avrebbe ospitate per due orette circa.
Salivo saltellando la scala, come una bambina spensierata. Salutai la hostess e presi il mio posto, accanto al finestrino e a Liz.
 
Il viaggio non era durato molto, avevo ascoltato la musica e chiacchierato con la mia amica, il difficile era stato una volta in aeroporto e nella metro, io e Liz non ci eravamo perse per miracolo. Appena entrate nel college tutto era diventato più confusionario. Moltissimi ragazzi e ragazze di nazionalità differenti erano già arrivati, fortunatamente la mia esperienza nella lingua mi aveva permesso di farci assegnare la nostra stanza velocemente.
Non era molto grande, ma carina e ci sarei di sicuro stata bene. La vista che si intravedeva attraverso a una graziosa finestra era mozzafiato. Si riusciva a distinguere bene il London Eye che regnava sul resto della città.
Mi abbandonai sul mio letto mentre Liz finiva di disfare le sue valigie. Ero a Londra. Ci ero veramente.
"Hey, Lety, ci credi che siamo a Londra?" era girata di spalle e vidi che mormorò un "Sì. Fino a prova contraria, ci siamo, Jade."
Mi alzai e le presi le mani e cominciai a saltellare sul posto improvvisando una specie di canzoncina che diceva principalmente "London! Oh, yeah!" intanto osservavo l'espressione divertita di Liz, che voleva sforzarsi di guardarmi male ma le veniva da ridere.
"Che vuoi ridere lo si vede da Milano!" e scoppiai a ridere pensando che adesso era veramente lontano, compiacendomi della mia tristissima battuta. Liz scosse la testa "Quanti anni hai Jade Alice Johns?"
"Quasi diciassette." risposi e poi sbuffai "Jade Alice Johns? Dai, Liz, sembri mio padre!" così lei finalmente scoppiò a ridere dicendo "No, ti prego!"
"Perché? Che ha che non va mio papà?" le chiesi provocandole altre risate.
Mi guardai l'orologio, era ora dell'assemblea di benvenuto. Io e Liz ci fiondammo nella sala delle assemblee o sala principale.
Era pieno di ragazzi. Certi chiacchieravano tra di loro, altri, da soli, stavano zitti e si guardavano intorno timorosi, probabilmente erano quelli che non sapevano l'inglese e che i genitori avevano costretto ad andare.
Liz mi guidò in mezzo alle file e prendemmo posto. Poco dopo entrò una signora dall'aria molto affidabile e simpatica, che ci fece un breve discorso in inglese. Parlò delle regole che dovevamo rispettare, degli orari dei pasti e delle lezioni, che si tenevano tutte alla mattina, mentre nel pomeriggio dovevamo svolgere le attività da loro coordinate. Mi resi conto che avrei avuto davvero poco tempo libero e mi rabbuiai.
Alla fine del discorso però, annunciò che questo primo pomeriggio lo avevamo libero, che potevamo uscire però tenendo il cartellino con il nome, e assicurarci di aver memorizzato il numero del telefono della segreteria in caso di emergenze. La cena si sarebbe tenuta alle otto, e la signorina Palms ci raccomandò di essere puntuali.
Tornammo nelle nostre camere e ritrovai l'eccitazione dentro di me.
Da quando Harry se n'era andato, mi aveva mandato diversi messaggi simpatici, ma dopo la prima settimana non l'avevo più sentito. In quel momento mi toccava fare la coraggiosa se volevo combinare qualcosa. Gli inviai un messaggio "Ciao Hazza! Spero di non disturbare, volevo solo annunciarti che sono qui a Londra."
Che razza di messaggio era? Cosa mi aspettavo che rispondesse? Ero stata una sciocca e mi pentii subito di ciò che avevo fatto. Liz mi vide strizzare le palpebre e osservò curiosa la mia espressione preoccupata.
"Tutto okay?" stavo per rispondere ma il mio telefono iniziò a squillare. Sentii l'adrenalina invadermi e il mio cuore accelerare. Respirai profondamente. Calmati Jade. Mi dissi mentalmente. E' solo un telefono, smettila di agitarti tanto e fai la persona adulta per una buona volta.
"P-pronto?"
"Jade?" Era la sua voce. Mi accorsi solo in quel momento di quanto mi era mancata.
"Harry?"
"Wow, Jade! Che bello sentirti, ti prego dimmi che non stavi scherzando." mi morsi il labbro, avevo una gran voglia di dirgli che scherzavo, così mi sarei vendicata del fatto che non si era fatto più sentire.
Sospirai "Harry, sono qui a Londra, in un college per una vacanza-studio, più o meno vicino a Trafalgar Square, e solo per oggi ho il pomeriggio libero."
Dall'altro capo del telefono regnò il silenzio per qualche secondo. Stavo iniziando a sudare.
Poi finalmente la sua voce roca rimbombò a causa del cellulare che tenevo troppo premuto contro l'orecchio "Capito. Ci vediamo sotto il London Eye tra mezz'ora." il suono che seguì fu solo il bip bip bip della linea libera.
Liz mi guardava con gli occhi a palla "Harry? Stavi parlando con Harry Styles?"
Non sapevo che dirle, Harry non aveva parlato di lei e io non sapevo che fare, e se ci fosse rimasta male? Dopotutto era anche il suo idolo, come tutti gli altri della band.
Armeggiai col telefono.
"Jade? Pronto? Ci sei? Allora, era Harry sì o no?" io continuavo ad ignorarla. Finii di trafficare col cellulare e la fissai impassibile.
"Vuoi farmi impazzire per caso?" mi prese le spalle e cominciò a scuotermi "Jade! Ti prego dimmelo! Dimmi la verità!" il suo urlare sfumò in un sussurro esasperato "Ti prego..." continuai a guardarla e le scoppiai a ridere in faccia.
Il telefono vibrò e io mi affrettai a leggere la risposta. Dopodiché guardai Liz mentre prendevo la borsa e annunciai "Andiamo sul Londo Eye! Non sono ammesse proteste."
Lei sospirò rassegnata e io la trascinai fuori dalla stanza.
 
Harry
Io e Niall passeggiavamo insieme a Billy tra le strade affollate di Londra, avevamo appena raggiunto la grande ruota panoramica.
Il nostro bodyguard ci stava un po' lontano per non attirare l'attenzione su di noi, Niall indossava una felpa nera con il cappuccio mentre io i miei occhiali da sole e una cuffia nera, di quelle da spia, anche se non ero molto sicuro che mi aiutasse a non farmi riconoscere. Mi sistemai il cappuccio in modo da provare a nascondere leggermente il viso.
Ero nervoso. Non ero abituato ad esserlo. Jade e la sua amica Liz sarebbero arrivate a minuti. Deglutii rumorosamente. La stavo per rincontrare, non mi aspettavo che sarebbe arrivato questo momento così presto, nonostante nelle due ultime settimane avessi pensato costantemente a lei. Ormai, nessun'altra ragazza riusciva a catturare la mia attenzione, e nei visi delle mie fan vedevo solo il suo.
Mi mancava, mi mancava seriamente e ciò mi turbava. Non ero abituato alla gente che mi mancava, tutti quelli di cui avevo bisogno mi erano vicino. Tranne lei.
Niall mi scosse per una spalla e io alzai lo sguardo. Jade ci veniva incontro, seguita da Liz. Sentii il battito accelerare ma lo ignorai. Ero impaziente. Mi infastidivano perfino i pochi metri che ci separavano, così iniziai ad andarle incontro.
Mentre mi avvicinavo vidi il suo meraviglioso sorriso distendersi e le sue guance arrossire. Era adorabile quando arrossiva, mi ero dimenticato com'era vederla di persona. I capelli neri e sciolti ondeggiavano attorno al suo viso e i suoi occhi brillavano come due smeraldi. Era bellissima.
Si fermò a pochi passi da me, sembrava indecisa, esitante. Deciso a sciogliere quel poco imbarazzo la tirai a me ridendo. Annusai velocemente il profumo dei suoi capelli e indietreggiai.
"Ciao Harry." disse sorridente.
"Ciao... Belisima." mi ricordai come si diceva in Italiano, sperando di aver azzeccato la pronuncia. Jade scoppiò a ridere quindi intuii che forse non era perfetta.
Anche Liz sorrise. Ero felice che si sciogliesse un po' anche lei. A vederla mi sembrava una buona amica, si capiva che lei e Jade erano in sintonia.
Niall salutò allegramente Liz gettandole le braccia al collo e notai l'espressione pietrificata di lei. Il mio amico abbracciò anche Jade. Lui era particolarmente fuori probabilmente, continuava a urlare e presto avrebbe attirato l'attenzione della gente.
 
Liz
Niall era raggiante. Sembrava il sole con gli occhi del mare. Quando mi abbracciò per la prima volta per salutarmi, ripensai a tutte le ore passate a contemplare le sue foto e a baciare i suoi poster, tutto tempo sprecato, pensai. Non era paragonabile ad abbracciarlo veramente.
Quando i nostri occhi, entrambi blu, s'incontrarono, gli sorrisi realizzata.
Ci scambiammo qualche parola e poi ci avviammo verso la grande ruota. Non ci ero mai stata e andarci per la prima volta insieme a Niall Horan e Harry Styles mi sembrava una prospettiva non poco gradevole. Mi sforzai di fare la "matura" fuori, mentre dentro di me urlavo e saltavo come una poppante.
Notai che il bodyguard che ci seguiva scambiò tre parole con il bigliettaio della ruota, dopo di che quest'ultimo ci fece salire sulla cabina e la chiuse prima che altra gente potesse entrare.
L'occhio di Londra cominciò a girare. Man mano che la città si allontanava estendendosi sotto di noi io mi sentivo sempre più felice.
Harry e Jade cominciarono subito a parlare tra di loro. Le avevo chiesto di non escludermi, non volevo fare una brutta impressione ed ero parecchio nervosa, ma a quanto pareva se n'era scordata.
Niall si voltò verso di me. Dannazione. Il mio inglese non era completamente sviluppato, non avevo voglia di fare la figura dell'ignorante davanti a lui.
"Allora, come stanno Justin e Madonna?" mi domandò per poi abbandonarsi in una risata contagiosa e incredibilmente... stupenda. Stranamente avevo capito e scoppiai a ridere pure io. Risi di gusto, di cuore.
"Bene, bene. Ti salutano." e risi ancora. Il suo bellissimo sorriso, senza più apparecchio era più vicino di quanto non avessi mai sognato.
Jade e Harry si girarono verso di noi confusi, curiosi probabilmente di sapere il perché delle nostre risate.
Entrambi li ignorammo. Mi voltai verso il cielo nuvoloso "Dunque... Ti piace il cibo italiano?" riuscii a dire. Ma che razza di domande facevo? Ero proprio disperata. Mi sarei messa urlare se la sua risposta non avesse interrotto la rabbia con me stessa "Oh, davvero tantissimo! E' il mio preferito." ammiccò e continuò, ma parlò decisamente troppo veloce, si mangiava le parole, sembrava entusiasta, peccato che non capii una prugna secca.
Mi scusai e gli chiesi farfugliando se poteva ripetere. Ripeté più lentamente, non troppo ma riuscii a capire "Sai, ho riletto più volte il messaggio che mi avevi mandato in italiano e l'ho trovato interessante. E' una lingua molto carina la tua."
"Veramente? Secondo me l'inglese è molto meglio." dissi. I suoi occhi erano così azzurri. Mi incantai a fissarli.
Lui fece spallucce "Vuoi provare a insegnarmelo?"
"Cosa?" mi riscossi.
"L'Italiano." rispose un po' confuso. Che stupida! Dovevo stare più attenta, ma era impossibile non distrarsi con lui davanti a me. Era colpa sua, pensai.
"Certo! Beh, ti avverto, è molto più difficile dell'inglese."
(adesso scrivo la conversazione in inglese)
"Ok, I'm ready... Mmh... I don't remember, how says 'you're beautiful'?" chiese. Mi morsi il labbro inferiore. Niall Horan voleva che gli chiedessi come si diceva proprio quello? Probabilmente al college mi ero appisolata e tutto questo era solo un maledettissimo sogno.
"Sei bel-lis-si-ma." scandii bene.
"Sei bellissima." pronunciò alla perfezione guardandomi intensamente negli occhi. Notai un leggero rossore sulle sue guance, niente in confronto al mio. Alzò il pollice perciò alzai anche il mio.
"Perfect." dissi.




Heilà! Allora, che ne pensate di questa sorpresa? Spero che la mia storia continui ad appassionarvi. E' uno sfogo personale della mia passione per i 1D e quella dello scrivere :)
Voglio assolutamente ringraziare ogni lettore silenzioso e chi mette la mia storia tra le preferite o seguite. Grazie per le recensioni che mi scrivete, siete tutti così dolci!! Siete meravigliosi! Vi adoro! *3*
E il prossimo capitolo l'ho quasi finito, arriverà presto, prestissimo! E vi anticipo che ci sarà una sorpresa più grande di quanto possiate immaginare, una vera e propria svolta! *--*
Appunto per questo credo che aggiornerò solo se arrivo almeno a 4-5 recensioni :) Scusate ancora per l'imperdonabile attesa. v.v
-Ally-

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Capitolo 11
*** Non è una bugia ***


Jade
"Non ero mai stata su questa ruota... E'... è bellissimo." mormorai con il naso appiccicato al vetro.
"Già." disse Harry dietro di me "Che hai fatto in queste settimane?" mi domandò. Non riuscivo a capire come gli potesse sembrare interessante la mia vita. Lo guardai. Si era tolto quella strana cuffia, aveva i ricci spettinati e così era ancora più bello.
"Che c'è?" mi chiese, sorridendomi. Chissà come lo avevo fissato. Avvampai terribilmente e mi stupii che non stessi sbavando.
"Niente... Tu piuttosto. La mia vita non è affatto entusiasmante. Tu che hai fatto?"
Così mi raccontò velocemente delle sue giornate in studio e della vacanza che aveva fatto insieme a sua madre e sua sorella. Erano andati in Irlanda, al mare.
"La è stupendo, ti ci devo portare... Cioè ci devi andare." e tossicchiò coprendosi la bocca con il pugno, gesto che mi era sempre piaciuto quando glielo vedevo fare alle interviste.
Sorrisi tra me e me. Continuavo a fissare il paesaggio. Londra dall'alto era spettacolare, ma Harry gli faceva facilmente concorrenza.
Quando il giro finì, Niall ci trascinò tutti su un autobus a due piani, ovviamente prendemmo posto al piano superiore, che stranamente era sgombrato di gente, erano tutti già scesi nelle fermate precedenti, probabilmente.
Il vento mi soffiava nei capelli scompigliandoli tutti. Fantastico. L'unico momento in cui tenevo davvero ad essere presentabile e il vento rovinava tutto.
Mi scostai bruscamente i capelli dal viso ma la brezza me li riportò negli occhi nuovamente. Sentii la mano di Harry sfiorare i miei boccoli e prendendomi il viso mi fece voltare verso di lui. In quella direzione il vento mi soffiava contro, perciò i capelli svolazzarono sulla schiena, scoprendomi il viso.
Guardai gli occhi di Harry, le sue fossette, le sue labbra. Volevo avvicinarmi, volevo che incontrassero le mie. Ero egoista, con tutte le ragazze al mondo, proprio io volevo baciare Harry, volevo che fosse mio, ben consapevole che tanto non lo sarebbe mai stato. Era troppo desiderato. Troppe ragazze sbavavano per lui. Praticamente una buona parte del mondo!
Alzai il viso e ammirai il cielo nuvoloso. Sperai che almeno quella volta non piovesse.
Girovagammo per diverse piazze, in Piccadilly Circus comprai un sacco di roba, ma ad un certo punto mi fermai, non potevo sperperare subito i soldi che mi avevano dato i miei.
Nel frattempo Liz e Niall ci seguivano parlando tra di loro. Sperai che Liz non avesse problemi, la pronuncia irlandese a volte era difficile da capire anche per me.
Harry lanciò loro un'occhiata, poi mi prese velocemente la mano e mi trascinò dietro di sé, lasciando indietro la mia amica, il biondino e il bodyguard. Stupita mi sentii come se fossi in una fan fiction perché tutto mi risultava strano e inverosimile. Entrammo in quello che era impossibile non conoscere, quello in cui desideravo andare da una vita. L'Hard Rock Cafe.
La dentro tutto era così affascinante, dalle chitarre e le giacche famose appese ai muri al posto dei quadri, alle luci, la musica e ai deliziosi piatti che tutti gustavano allegramente. Harry mi trascinò nel Rock Shop, l'area dove vendevano le cose firmate.
"Scegli pure." disse tranquillamente Harry.
"Stai scherzando?"
"Non scherzo su queste cose J. Prendi ciò che vuoi."
"D’accordo." mi arresi "Ma sappi che non me ne frega niente dei tuoi soldi. Mi interessa solamente la tua amicizia, chiaro?"
Lui mi sorrise dolcemente "Chiaro. Ma gli amici possono sempre farti dei regali, no?" sorrisi anche io e scelsi una classica maglietta bianca con il logo.
"Con tutte quelle colorate che ci sono?" aveva protestato Harry.
"Accetta i miei gusti." sbuffai.
Dopodiché Harry ed io discutemmo sul fatto che lui voleva offrirmi anche qualcosa da mangiare, e io, dopo non aver fatto troppe storie, acconsentii, rassegnata.
"Sei impossibile." mugugnai mentre gustavo un'ottima Chocolate Mousse Bite "Non credevo fossi così testardo. Nelle riviste non lo scrivono, sai?"
Rise tra sé "Le riviste sanno poco o niente di me. Non mi puoi conoscere attraverso esse."
"Allora mi piacerebbe molto conoscerti veramente." dissi sperando di non avere i denti sporchi di cioccolata.
"Sono onorato." sfoderò un sorriso sghembo e dovetti fissare con molta concentrazione il mio dolce per non alzarmi e buttarmi addosso a lui.
Prima di uscire, indossai la mia maglietta nuova in bagno e guardai l'ora. Era quasi ora di cena, dovevo sbrigarmi.
Sulla porta mi rivolsi a Harry "Mi sa che devo andare."
"Non c'è problema. Ti riaccompagno io." mi disse.
Appena uscii dall'Hard Rock Cafe, un flash accecante mi costrinse a chiudere gli occhi. Fuori era quasi buio, i lampioni già accesi, ma davanti a me c'era solo un'orda di paparazzi. Ero uscita velocemente, e quelli ci avevano accerchiato. Mi coprivo il viso con entrambe le mani.
Tra le dita vedevo tantissime luci e un sacco di voci che parlavano tutte insieme.
"Chi sei tu? La ragazza di Harry Styles?"
"Wow, scoperta la nuova fiamma del nostro ricciolino."
"Scusami, come ti chiami? Sono di Teen Magazine, puoi rispondere, prego?"
"Hey Harry, chi è? La tua ragazza?"
"Questa è da prima pagina ragazzi!"
C'era la confusione più assoluta. Ormai mi vedevo già sulle riviste, su Internet, e non c'era assolutamente niente di vero. Assolutamente niente. Io e Harry eravamo solo amici, non avevano importanza le mie fantasie, le cose stavano così.
Harry mi afferrò un braccio mentre cercava di negare tutto, di dire che ero solo un'amica, mentre cercava di coprirmi. M'infilò la sua cuffia in testa. A quel punto non vidi più niente, sentii solo Harry che mi tirava dietro di sé e le voci di tutta quella gente farsi più lontane. Il braccio mi faceva quasi male, me lo stava proprio tirando. Finalmente il chiasso restò solo in sottofondo e allora mi tolsi la cuffia dalla faccia. Era buio, eravamo in un vicolo davvero strettissimo. Vedevo solo il viso di Harry davanti a me.
"Stai bene? Jade?"
Annuii, confusa. Mi era terribilmente vicino. Improvvisamente mi spinse contro un muro dietro di me, appoggiando le braccia ad entrambi i lati della mia testa, bloccandomi. Sentivo il suo respiro affannato e profumato addosso, i suoi occhi mi avevano inchiodato. Restai immobile, non volevo fare niente e anche se avessi voluto, non avrei potuto.
Il suo sguardo era intenso e agitato. Non sapevo che cosa gli stesse prendendo.
Ad un tratto le sue labbra premettero contro le mie, spingendo definitivamente la mia testa contro il muro. Iniziarono a muoversi velocemente, prepotenti. Mise una mano dietro il mio capo, l'altra su un fianco.
Avevo parecchie volte provato ad immaginare un mio possibile bacio con Harry, e di sicuro non era così che lo avevo immaginato. Me lo aspettavo dolce e delicato, di certo non con tutta la foga che ci stava mettendo. Ormai non riuscivo più a respirare. Ma ciò che mi colpì, è che mi piaceva, ero contenta, in un certo senso, era così che volevo che andasse.
Mi strinsi a lui e affondai le dita tra i suoi ricci, premendo le mie labbra ancora di più sulle sue. Sentivo il suo cuore che correva. Mai mi sarei sognata di sentirgli il battito così accelerato. Ovviamente non superava il mio.
Harry si staccò di pochi centimetri così che entrambi riprendemmo fiato. Volevo che riprendesse a baciarmi, invece restò davanti a me, incerto, a fissarmi negli occhi.
Si allontanò da me e si appoggiò al muro dietro di lui, a un metro di distanza. Chiuse gli occhi e respirò profondamente l'aria fresca.
Io stavo ancora ansimando, immobile, spaesata, confusa.
"Scusami." sussurò "Non sarebbe dovuto essere così." aveva un'espressione sofferente. Mi avvicinai a lui e gli sorrisi "No, tranquillo. E' stato... Perfetto."
Di scattò lui riaprì le palpebre e mi sorrise apertamente. Ero nervosa. Tutto ciò che era successo non stava ne in cielo ne in terra. Forse, stava solo nell'amore, quello strambo. Quello vero.
Mi si avvicinò anche lui, inclinò la testa mentre aspettavo che mi baciasse più dolcemente. Ma il bacio non arrivò. Nel vicolo irruppero Niall, Liz e Billy, e non sembrava avessero voglia di scherzare.
“Ragazzi! Finalmente vi abbiamo trovati!” esclamò Liz.
“Non è stato difficile, è bastato cercarvi nell’area vicino a tutti quei paparazzi!” ruggì Billy e sobbalzai.
“Dico, ma che avete per la testa?” Niall aveva iniziato a camminare avanti e indietro con la testa tra le mani “E poi tu, Harry, lo sai che non puoi girare senza un bodyguard. Adesso chissà che cavolo scriveranno quelli la!”
“Non penso sia difficile da immaginare.” Borbottò Liz e io abbassai la testa. Ero incredibilmente imbarazzata.
“Hey, calmati amico!” disse Harry, e malgrado la situazione non potei fare a meno di notare la sua splendida voce.
 “Calmarmi? Dobbiamo smentire tutto!”
“Smentire cosa?” ribatté il ragazzo accanto a me.
“Beh, quello che scriveranno i paparazzi, no? Che siete.. Cioè, che siete una coppia. E’ ovvio che pubblicheranno quello e dobbiamo smentire, dato che è una bugia e che tirerebbe in ballo Jade, che non penso abbia bisogno di pubblicità.” Niall era agitato, così agitava anche me.
“Sì ma, Niall, non possiamo. Non è una bugia.” Le parole di Harry mi sorpresero e accesero la miccia nel mio povero cuore. Osservai la reazione degli altri: Billy sbuffò e alzando gli al cielo si allontanò di poco; Niall sbatteva le palpebre con gli occhi spalancati e ci fissava come se avesse davanti un fantasma, mentre Liz spostava lo sguardo da me a Harry sorridendo, e poi strillò “Congratulazioni!” e mi gettò le braccia al collo. Niall dopo averci lanciato un’occhiataccia le si avvicinò “Meglio che non urli, o ci raggiungeranno…”
Liz si tappò la bocca con le mani e cercò di trattenere le risatine.
Io mi rivolsi a Harry “Non credi che dovremmo parlarne?”
Lui alzò un sopracciglio “Se non ti va… Dimmelo e…”
“No! Che dici?” lo interruppi. Lui riacquistò il sorriso e mi stampò un dolce bacio sulla fronte. Mi voltai verso Liz a causa dei suoi risolini isterici.
“Ragazzi, dobbiamo andare.” Billy ci indicò una limousine che era appena arrivata. Tutti ci salirono sopra, Harry mi prese la mano e lasciò che entrassi per prima.
“Sei un vero gentiluomo.” Gli sussurrai appena dentro. In risposta mi cinse la spalla con il suo braccio.
L’atmosfera all’interno del veicolo ero decisamente tesa. Billy e Niall erano muti, a volte quest’ultimo ci lanciava delle occhiate, mentre Liz ci fissava tutto il tempo con un sorriso a trentadue denti, e così mi sforzai di sorriderle anche io. Harry sembrava incredibilmente tranquillo, rispetto a me.
Quando arrivammo davanti al College, Harry si alzò per farmi uscire. Lo salutai con la mano e feci per andarmene ma lui mi tirò a se e mi sussurrò all’orecchio “Dove scappi?” mi strinse tra le sue braccia e mi baciò sul collo con delicatezza, schiudendo le labbra. Emisi un sospiro.
“Buonanotte.”disse a pochi centimetri dal mio viso.
“Notte, Harry.” Risposi. Liz mi trascinò via costringendomi a lasciarlo. Lo osservai mentre rientrava nella limousine e mi morsi un labbro.
“Siamo in ritardo per la cena, mannaggia!” si lamentava la mia amica.
 
“Ho mangiato davvero poco a cena, la cucina inglese non mi piace molto…” Liz uscì dal bagno con una maglietta blu e dei pantaloncini grigi come pigiama, e i suoi lunghi capelli mossi sciolti sulla schiena, mentre io “leggevo” un libro. In realtà in ogni pagina vedevo il viso di Harry. I suoi occhi, i suoi capelli, mi sembrava di sentire il suo profumo, la morbidezza delle sue labbra…
“Cosa leggi di tanto interessante da riuscirci al contrario?” Liz, che si era sdraiata sul letto accanto al mio, si sporse verso di me, mi tolse il libro dalle mani, lo rigirò e me lo ridiede. Scoppiai a ridere. Mi aspettava una lunga conversazione da amiche.
Io e lei chiacchierammo fino a tarda notte, su Harry, su Niall, sulle mie preoccupazioni, sui suoi consigli, un po’ di tutto. Era una ragazza davvero dolce e un’amica fantastica. Mentre le descrivevo il mio bacio con Harry mi accorsi di quanto fosse stato reale e non una fantasia.
 

Sciao beli! Ok, a scrivere questo capitolo mi sono davvero impegnata e spero che vi abbia trasmesso ciò che ha trasmesso a me mentre lo scrivevo. In questo particolarmente ci terrei a sapere che cosa ne pensate, riguardo a Harry e Jade, al loro finalmente attesissimo bacio, alle vostre speranze per i prossimi capitoli, vorrei sapere tutto ciò che volete dirmi, tutto! Sono a braccia aperte e aspetto solo le vostre recensioni!
A proposito, vorrei dire un GRAZIE ENORME A OGNI SINGOLISSIMA RECENSIONE, A TUTTE VOI LETTRICI CHE AVETE LETTO LA MIA STORIA FINO AD ARRIVARE FIN QUI. 
 Vi voglio bene, ragazze, anzi, di più! *w*

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Capitolo 12
*** Vecchi incontri ***


Jade

La mattina del giorno seguente, avevo in programma di seguire le lezioni mattutine, ed entrai in classe volenterosa di sapere di più sull'inglese, su Londra e sulla sua storia.
Con la fortuna che avevo, i miei guai iniziarono immediatamente.

Insieme a Liz avevo preso un banco all'incirca a metà della classe, per non essere troppo in fondo e neppure sotto il naso dell'insegnante, e mentre sistemavamo le nostre cose sul banco di legno una voce purtroppo famigliare sussurrò "Jade?" mi immobilizzai. Probabilmente avevo sentito male. Non poteva essere.
Deglutii e con una gocciolina di sudore che mi colava dalla fronte dal nervosismo mi voltai, pronta per essere colpita. Il colpo arrivò ma non fu proprio doloroso come mi aspettavo.

Appena vidi il suo viso mi resi conto che il mio odio nei suoi confronti non era diminuito.
Daniele mi fissava con gli occhi a palla, l'espressione stupita.
Non lo salutai, all'unisono parlammo "Che ci fai qui?" mi zittii e anche lui. Abbassò lo sguardo imbarazzato. Io non ero per niente imbarazzata, avevo già cancellato quel verme dalla mia vita. Gli diedi le spalle scuotendo i miei boccoli corvini, sperando che gli finissero in faccia e che ricordasse il profumo che tanto gli piaceva.

Mi sedetti al mio banco, l'insegnante era appena entrato. Sbirciai Liz. Era accigliata, un'aria interrogativa vagamente sorpresa.
"Tutto ok?" scrisse velocemente sul legno, in piccolo. Cancellai immediatamente la frase e annuii con veemenza.
Le lezioni durante la mattinata furono abbastanza interessanti, anche se a volte mi perdevo tra i miei pensieri, dove gli occhi di Harry e il suo sorriso erano perennemente presenti.

Andai in mensa insieme a Liz e già mi sentivo meno ignorante rispetto a prima. Il primo giorno, in mezzo a tutti gli altri non mi ero accorta di Daniele, sfortunatamente era capitato nella mia classe. Che ci faceva? Lui non sapeva un fico secco di inglese! Scrollai le domande dalla mia mente. Non mi interessava.
Stavo chiacchierando allegramente con Liz, che non aveva fatto parola sull'argomento, e la sua irritante voce mi distolse.
"Jade, Liz, posso sedermi?"
Calma Jade, controllati. Era chiaro che Liz aspettava una mia reazione perché neanche lei sapeva che fare. Mi passarono davanti agli occhi tutti i momenti passati con lui, tutti i suoi baci, tutte le sue promesse, tutti i pomeriggi che avevo scoperto passava con Angela... avevo diverse possibilità:
-Ignorarlo.
-Rivolgergli la parola il minimo indispensabile, ma comunque trattarlo con freddezza.
-Girarmi e insultarlo o picchiarlo, ipotesi alquanto da isterica che non avrei avuto comunque mai il coraggio di fare senza una sua pesante provocazione.
Mi voltai di scatto e lo fulminai con lo sguardo. Chissà come nel suo cervellino lo interpretò come un sì, perché si sedette.
"Non mi aspettavo di trovarvi qui, ragazze." cominciò, mentre cercavo di pensare a Harry il più intensamente possibile. Liz lo degnò solo di uno sguardo ma restò in silenzio.
Lo vidi a disagio. I capelli castani erano leggermente cresciuti da come li ricordavo.
"Perché sei qui?" chiese Liz, educata ma facendo trasparire disgusto da ogni parola.
"Ehm, i miei mi hanno obbligato, in inglese rischio di venire bocciato... Certo che qui tutti parlano sto maledetto inglese! Per fortuna ci siete voi due che siete italiane." Disse, come se si aspettasse veramente che lo aiutassimo.
Mi sforzai di controllare il tono della voce "Cioè, credi davvero di poter contare su di noi?" lo guardai negli occhi e colsi un luccichio di sfida.
"Io... Io.. Jade, pensavo che fossi abbastanza matura da restarmi amica." disse mentre un sorriso malizioso gli si allargava sul viso, rendendolo ancora più insopportabile "Lo so che mi ami ancora all'impazzata ma pensavo potessi comunque aiutarmi." ammiccò e mi spintonò. Era sempre stato un tipo scherzoso e un po' troppo sicuro di sè, e mi fece davvero saltare i nervi.
Mi alzai bruscamente dalla sedia "Chi ti credi di essere? A me non me ne frega niente di te, perciò non ti aspettare che ti aiuti."
"Uuuh, ma davvero? A me non sembra, hai avuto sempre quell'aria così sognante per tutte le lezioni!" disse sorridendo e avvicinando la mano verso il mio viso. La allontanai prima che potesse raggiungermi e sibilai tra i denti "Non pensavo a te. Sai, forse non te l'aspettavi ma sono impegnata. Quindi per favore lasciami in pace e arrangiati." conclusi prendendo il vassoio tra le mani e dirigendomi verso un'altro tavolo. Liz mi seguì in silenzio, imbarazzata.
*°*°*°*°*°*°*°*°
La pioggia leggera leggera solleticava il mio ombrello mentre con il gruppo della comitiva del College passeggiavo tra le vie di Londra. Avevamo visitato quasi tutto il Brithish Museum, era stato interessante quanto noioso. Ma mi era piaciuto lo stesso, apprezzavo tutto di quella città, ogni cespuglio, fiorellino o mattonella per terra.
Era tardo pomeriggio e continuavo a ridere e a scherzare con Liz, anche se in cuor mio, mi chiedevo perché non avevo ricevuto nessun messaggio da Harry.
Stavamo camminando sul marciapiede, tutti faticavamo a non prendere contro all’ombrello degli altri.
"Non è possibile!" si lamentava la signorina Hikes, la nostra insegnante e attuale guida per la gita "Per tre gocce tutti con l'ombrello. Dovete imparare come si vive a Londra, ragazzi miei." nonostante quello, nessuno accennò a voler chiudere il proprio. Effettivamente in giro la gente non l'aveva.
Vibrò il cellulare nella tasca.
"Ciao tesoro. Oggi hai del tempo libero?" il mio cuore accelerò terribilmente. Aveva scritto tesoro in italiano! Che dolce quando si impegnava!
"No purtroppo, forse stasera dopo cena: abbiamo tutti del tempo libero per ripassare le lezioni, il coprifuoco è alle undici." Mi morsi il labbro inferiore. Avevo dimenticato il romanticismo? Neanche una faccina o un mi manchi? Non ero sdolcinata di natura, ma sperai non ci restasse male.
La risposta arrivò poco dopo "Uffi, così presto? E' perfetto comunque, ce la fai a uscire e farti trovare all'entrata sul retro dopo cena?"
"Posso provarci ;) Dove mi vuoi portare?" inviai la risposta con le mani tremanti che fremevano dalla curiosità. Mentre scrivevo Liz mi afferrò per un braccio evitando che mi schiantassi contro a un palo della luce.
"Sorpresa! E' invitata anche Liz. xx" deglutii e con gli occhi che mi brillavano dall'eccitazione feci leggere il messaggio a Liz, che rispose con risolini e un sorriso luminoso.
Passammo davanti a un edicola che non degnai nemmeno di uno sguardo. Io e Liz iniziammo a discutere su cosa metterci. Improvvisamente ci sembrava di non avere nulla di decente nel nostro guardaroba.
Mi guardai intorno e notai che molti dei miei compagni mi lanciavano occhiate veloci.
Ad un tratto Daniele mi prese il braccio costringendomi a fermare in mezzo a tutti gli altri che ci superarono velocemente, così che finimmo per ultimi. Forse Liz non se n’era accorta perché non la vidi quando sbucammo fuori dal gruppetto.
Mi girai furiosa contro Daniele “Che vuoi?” urlai.
Mi mise sotto il naso una rivista, e stranamente in prima pagina c’ero io, venuta in una pietosa posa con la cuffia sul viso, vicino a Harry Styles. Vicino a quella  foto in grande altre piccole immagini ritraevano me e Harry dentro l’Hard Rock Cafe, una tra le strade sotto il London Eye, e un’altra mentre salgo insieme a lui, Liz e Niall sull’autobus a due piani.
“Così è lui? E lui che frequenti?” la sua voce era strana, stranamente amara.
“Che t’importa? Non sono affari tuoi! Davvero Daniele, dimenticami.” E mi allontanai irritata, cercando di raggiungere Liz in mezzo a tutta quella confusione.
°_°_°_°_°_°_°_°_°_°_
Lo specchio dentro al microscopico bagno non era sufficiente a riflettermi tutta. Arrivava solo fino alle spalle. Così non potevo nemmeno vedere come mi stavano la maglietta rosa che indossavo con un foulard e i jeans scuri.
“Credimi, sei perfetta, Jade.”
La mia migliore amica era dietro di me, con una maglietta rossa che le stava benissimo, un paio di pantaloni bianchi e il suo grande sorriso, i capelli biondi e ondulati che le ricadevano sulla schiena incorniciandole il viso, solo una forcina li teneva leggermente indietro.
"Anche tu. Credimi." mi raccolsi i capelli da una parte sopra l'orecchio, per poi spostare la chioma dalla parte apposta, su una spalla.
La cena era terminata, ma non avevo mangiato nulla. La signora Parker ci aveva già controllato mentre "studiavamo". Uscimmo di soppiatto dalla porta. Era una stupidata con la esse maiuscola ciò che stavamo facendo, se ci scoprivano eravamo fuori, io sarei dovuta tornare a casa e i miei genitori chi li sentiva poi…?
In vari corridoi sentivamo delle voci avvicinarsi, e noi allora restavamo nascoste dietro l'angolo attendendo che la via si liberasse. Piano piano raggiungemmo il portone sul retro, praticamente ce l'avevamo già fatta.
Il portone era chiuso. Stavo già andando nel panico quando Liz mi tranquillizzò sussurrando "Tranquilla. Ci penso io." si tolse la forcina dai capelli e dopo dieci minuti buoni che provava ad aprire la porta, la serratura finalmente scattò.
Uscimmo di corsa, quasi spaventate. Harry non aveva la minima idea di ciò che avevo rischiato per lui. I sensi di colpa svanirono all'istante quando qualche isolato più lontano lo vidi scendere dalla sua auto. Appena vidi il suo viso non mi importava più di nulla, non mi importava se mezzo mondo credeva di amarlo, o se potevo perderlo facilmente a causa della sua fama, non mi importava più nemmeno che dopo due settimane scarse forse non l'avrei più rivisto.
Non potei fare a meno di sorridergli perché il suo sorriso era contagioso. Aveva una maglia bianca con sopra una giacca blu e i jeans. Era... ogni aggettivo plausibile svanì nella mia mente interrotto dal mal di pancia che mi era venuto guardandolo venirmi incontro.
Mi abbracciò dolcemente e io e Liz salimmo sulla sua auto e partimmo verso l'ignoto.
"Dove andiamo?" avevo tentato di chiedere ma lui aveva risposto baciandomi una guancia ogni volta, così per scherzare glielo chiedevo sempre più spesso e finii per farlo scoppiare in una risata.
Mentre stavamo per arrivare si mise d'accordo con Liz che dal sedile posteriore mi mise le mani sugli occhi.
"Inizi a darmi sui nervi, Hazza." avevo protestato. Finalmente arrivammo e mi fece scendere, sempre con Liz che mi teneva le mani sugli occhi e mormorava "Forte."
Le mani di Liz mi abbandonarono mostrandomi una porta bianca che Harry si affrettò subito ad aprire. Così mi ritrovai con la mia migliore amica nel salotto di Harry Styles.
Dalla cucina provenì una voce "Tesoro, sei tu?"
"Sì, mamma!" urlò in risposta il figlio. Poco dopo Anne mi si presentò davanti.
Nonostante l'età era davvero una bella donna e il suo sorriso luminoso coprì le poche rughe che aveva, illuminandole il viso, proprio come Harry.
Harry
Mia madre ci venne incontro e abbracciò Jade.
"Scusa se mi permetto, ma sai, Harry mi ha parlato così tanto di te... Ma guardati! Sei davvero carina! Sono molto felice di conoscerti." cavolo, così mi metteva in imbarazzo!
Jade mi lanciò un'occhiata, era molto sorpresa a giudicare dall'espressione, ma gli occhi le brillavano e il sorriso non le svaniva dal viso.
"G-razie, è lo stesso anche per me... Non mi aspettavo di conoscerla.. Sono onorata!" balbettò Jade.
Anne salutò calorosamente anche Liz, e poi tutta indaffarata si mise una giacca a vento e prese la borsa per poi avviarsi verso la porta.
"D'accordo, adesso vado. Mi raccomando Harry, per stasera solo i ragazzi della band, la festa la farai un'altra volta... se scopro che non hai rispettato le regole facciamo i conti, ci siamo capiti?"
Annuii e mia madre ci mandò un bacio con la mano "Ciao ragazze, spero ci rivedremo presto, divertitevi!"  loro salutarono educate e appena mia madre scomparve dietro la porta Jade mi guardò con gli occhi strabuzzati "Solo i ragazzi? Di che parlava?"
"Stanno per arrivare, guardiamo un film o qualcos'altro... ci eravamo già messi d'accordo." risposi io ammiccando.
"Sarà fantastico." disse Jade, rianimandosi e avvicinandosi a me.
"Già, davvero forte. Mangiamo la pizza?" chiese in un sussurro Liz, evidentemente un po' imbarazzata. Mi rivolsi a lei "Contaci." per poi stringere Jade. Inspirai profondamente il profumo dei suoi capelli, ma il campanello mi costrinse a lascarla.
Tra schiamazzi e abbracci entrarono i miei soliti migliori amici! Louis con la sua maglietta a righe, Zayn con una fila di DVD tra le braccia seguito da Niall che portava le pizze e Liam.
Appena Louis ci vide si bloccò di colpo, facendo sbattere Zayn contro le sue spalle, così che i DVD caddero a terra. Tra le imprecazioni di quest’ultimo Louis  disse dandomi una pacca sulla spalla “Ehi, amico, non mi avevi detto ci sarebbero state delle ragazze! Dicevi che era una serata tra maschi.”
“Sì, te l’avevo detto prima di sapere che Jade e Liz venivano qui, ovvio! E’ un problema?” gli chiesi sforzandomi di trattenere le risate, con finto fare minaccioso. Lui alzò le mani e indietreggiando si affrettò a rispondere “Nessuno! Figurati! Anzi…” e rivolse un sorriso alle ragazze. Alzai gli occhi al cielo. Gli altri membri salutarono entusiasti e allora io, Jade, Liam e Zayn ci accomodammo sul mio divano in pelle, Liz e Niall su due poltrone ai lati del divano e Louis dietro di noi che osservava curioso i DVD che Zayn si rigirava tra le mani.
“Dunque, ho portato vari generi: avventura, orrore, temi concreti, storie vere mentre quelli romantici mi sono rifiutato…” cantilenava Zayn.
“A me va bene tutto.” Disse Jade e Liz concordò “Pure a me.” Io alzai le spalle e accarezzai i capelli di Jade, che mi guardava forse leggermente imbarazzata, ma radiosa.
I ragazzi si guardarono e all’unisono esclamarono “Horror!!” così prendemmo delle fette di pizza e ci sistemammo per guardare il film.
Jade
Ero nervosa. Non ero abituata a guardare i film dell’orrore, non ci provavo gusto, perché ero sempre sicura che non mi spaventassero, ma poi di notte non potevo fare a meno di pensarci.
Il film iniziò, anonimo come sempre, situazioni ordinarie, per poi dirottare sempre di più verso avvenimenti inquietanti.  Non sapevo che aspettarmi, avevo gli occhi inchiodati allo schermo, mangiavo a rilento la mia pizza. Mentre le davo un morso la musica era da pelle d’oca e un colpo di scena mi colse impreparata, facendomi sobbalzare. Mi premetti la fetta di pizza sul naso, imbrattandomelo di pomodoro e mozzarella. Con l’altra mano avevo stretto il braccio di Harry (che aveva sobbalzato pure lui) che si voltò verso di me, dicendo “Shh” per calmarmi, e prima che potessi sporcare anche la manica della maglia per pulirmi, lui si avvicinò a me, fermandosi a pochi centimetri dal mio naso.
“Ci penso io.” Sussurrò con una voce incredibilmente calda, che mi fece correre i brividi sulla schiena, mentre le farfalle nel mio stomaco danzavano spensierate al ritmo di What Makes You Beautiful.
Si tolse la giacca mentre io lanciai una veloce occhiata al televisore. Probabilmente la scena più paurosa dell’intero film era in atto mentre le labbra di Harry si posavano dolcemente sul mio naso. Poi indietreggiò di pochi centimetri, si leccò le proprie e con la manica della sua giacca ripulì quel poco che restava del pomodoro.
Le urla strazianti provenienti dal televisore rieccheggiarono nel salotto semi buio, e presa da un fremito di paura mi aggrappai a Harry, infilando le mie dita tra i suoi ricci, costringendolo a baciarmi.
“Sei bellissima.” Sussurrò “Scusa se non te l’ho detto prima.” Gli sorrisi.
Il suo profumo mi inondò le narici, così, nella scena più terribile del film, io ero tra le nuvole dalla felicità. Al pensiero sorrisi sulle labbra di Harry, e avvertii anche le sue distendersi in un sorriso, per poi ricominciare a muoversi veloci sulle mie.
Liz
Per tutto l’inizio del film avevo provato a controllarmi. Odiavo i film dell’orrore, faceva parte di me. Ero sempre stata una fifona, ma Jade mi voleva bene lo stesso. Al momento della scena più insopportabile strinsi gli occhi. Avevo i brividi e stavo sudando freddo.
Quel film era particolarmente psicologico e inquietante. Sbirciai Jade. Sapevo che neanche a lei piacevano, ma riusciva a sopportarli. Fortunata lei! Stava baciando Harry, almeno poteva distrarsi. Erano così dolci insieme, mi assalii un’improvvisa ondata di felicità guardandoli sbaciucchiarsi dolcemente, ma poi svanì subito. Mi presi la testa tra le mani.
Le urla ricominciarono e io stavo sudando.  Basta, era troppo. Mi alzai di scatto mormorando “Vado in bagno.” E salii velocemente le scale. Mi appoggiai al muro del corridoio del secondo piano. Da giù si sentiva il volume alto del film, riuscivo ad immaginarmi la scena. Sopra era tutto buio. Pessima idea venire li.
Camminai a tentoni cercando una luce ma non sapevo dov’era, non ci ero mai venuta in quella casa, ovviamente.
Sentii una mano su una spalla e mi scappò uno strillo. Mi voltai di scatto e sferrai un pugno all’aria, per poi accorgermi che la mia mano era a pochi centimetri sotto il collo di qualcuno. Era buio e non lo vedevo, ma intravidi un movimento nell’ombra, forse aveva alzato le mani come fanno i ladri colti sul fatto.
Avevo il fiato corto, cercai di calmarmi. Quel qualcuno mi trascinò in una camera di fianco a me, chiuse la porta e accese la luce. Era Niall. Sospirai e mi lasciai cadere su un letto che c’era in quella camera un poco disordinata. Sembrava quella di Harry. Niall mi sorrise e si sedette accanto a me, che ero sdraiata.
“Tutto bene?” domandò gentile come al solito. Annuii.
“Non sei abituata a questi film, eh? Guarda che potevi dirlo. Non devi avere paura.”
Con uno scatto mi sedetti e gli lanciai un’occhiataccia, poi entrambi scoppiammo a ridere.
“Bella battuta.” Commentai.
“No, era tristissima e non l’ho detta apposta.”
“Non so perché non ho detto che non mi piacciono i film horror, pensavo di riuscire a farcela.” Ammisi tristemente. Notai che Niall aveva in mano la scatola della pizza.
“Ho notato che non l’hai mangiata.” Disse continuando a sorridere.
Così, seduti sul letto di Harry, finimmo di mangiare la pizza. Niall era incredibilmente allegro e le sue risate erano contagiose. Scoprimmo di avere parecchie cose in comune, come la musica o il cibo, eravamo d’accordo anche sulla vita in generale, morali e il resto. Mi fece ridere. Mi fece ridere tanto. Tanto da farmi andare la pizza di traverso.
Era più simpatico di quanto avessi immaginato, e nella sua pazzia era dolce. Passammo più di un’ora a parlare e scherzare, finii spesso piegata in due dalle risate. Riuscì a farmi dimenticare il film, riuscì a farmi dimenticare di tutto. Era mio amico, e questo mi bastava, perché era più di quanto non avessi mai immaginato o desiderato.
Una volta volevo incontrarlo, mi struggevo per poter anche solo avvistarlo in lontananza, ed in quel momento era sdraiato accanto a me, e scherzavamo come se ci conoscessimo da sempre.
Forse era solo un meraviglioso sogno, ma comunque sperai che durasse ancora tanto, non avevo voglia di risvegliarmi.
 

 

Allooooora, che ne dite? Sono curiosa di sapere la vostra opinione, spero che questo capitolo vi sia piaciuto :3:3:3
Chiedo perdono per il ritardo, ma sono felice di essere riuscita a pubblicare xD
Nello scorso capitolo ho ricevuto 8 recensioni... Wooooh, you're AWESOME guys!!! 
Spero di riuscire ad aggiornare presto. Forse questo capitolo non è stato ricco di colpi di scena ma... calmini, una cosa per volta, nei prossimi le cose cambieranno ;D
UN ABBRACCIONE ONE ONE ONE... Direction! ahahah! :*
-Ally-

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Capitolo 13
*** avvertimento ***


Jade
"Jade! Jade! Svegliati! E' tardissimo!" la voce di Liz interruppe bruscamente i miei sogni. Pochi secondi dopo un cuscino mi colpì la faccia. Me lo levai di dosso e sbattei le palpebre, ritrovando Liz che mi sbraitava contro indicando l'orario.
"Gli altri sono già a lezione! Cavolo, dobbiamo andare!" e detto questo se ne andò in bagno.
Il panico mi invase facendomi dimenticare in un secondo la serata passata.
Alla velocità di Speedy Gonzales mi vestii, mi lavai la faccia e dato che non avevo tempo per pettinarmi mi raccolsi i capelli in uno chignon.
In un batti baleno mi ritrovai a insieme a Liz a bussare alla porta della mia classe, ancora ansimante.
La voce roca del professore ci disse di entrare e così facemmo.
"La signorina Jade Johns! Perfetto, la sua conoscenza di inglese mi sembra abbastanza alta e inoltre sconterebbe in questo modo la punizione per il ritardo." esultò il professore, come se avesse realizzato che a + b fa c.
Sbattei gli occhi confusa, e sussurrai in inglese "Scusi? Può spiegarmi?" gli occhi dell'uomo di mezza età davanti a me s'illuminarono "Certamente. Dato il suo ritardo, signorina Johns, le affiderò il compito di fare studiare come si vede il signorino Galli, che ha avuto difficoltà nell'esporre la scorsa lezione. Vi ritroverete dopo cena per ripassare le lezioni della mattinata, fino alla fine della settimana." finì la frase deciso, e dopo averci fatto segno di accomodarci riprese il discorso che stava facendo prima che entrassimo noi due.
Non riuscivo ancora realizzare. Ero disperata. Mi sedetti accigliata e ascoltai ben poco di ciò che blaterò l'insegnante per il resto della lezione. Avrei avuto le sere impegnate ad aiutare Daniele Galli, non riuscivo a crederci. Per una settimana non avrei avuto il tempo di vedere Harry. Non poteva essere, avrei dovuto escogitare qualcosa.
Per il resto della mattina ogni occhiata che rivolsi a Daniele fu di rabbia e irritazione, e lui ricambiò con occhiate dispiaciute, come se neanche lui volesse.

Il pomeriggio trascorse in modo piutosto lento, visitammo diversi musei, e quando finimmo era già ora di cena. Gli insegnanti hanno detto che era il Museum Day, come lo chiamano loro nel College, e che i giorni che sarebbero seguiti avrebbero offerto diverse attività.
Fatto sta che una noiosa serata a ripassare inglese insieme a Daniele mi aspettava, per niente allettante, e l'istinto di piantarlo in asso s'impossessò di me per qualche attimo d'indecisione, ma il timore di venire sbattuta fuori dal College mi riportò sui miei passi, e repressi a fatica l'idea.
Picchiettavo nervosa il comodino accanto al letto mentre Liz ripassava la lezione della mattinata passata. A momenti Daniele sarebbe arrivato.
Liz si alzò di scatto e si fiondò in bagno. Uscì qualche minuto più tardi, con un bellissimo top blu con un paio di jeans un po' strappati... E dei tacchi non troppo alti che s'intonavano alla maglia.
"Dunque, ti lascio sola con Daniele." disse rivolgendomi un sorrisetto un po' forzato e dirigendosi a grandi passi verso la porta.
"Cosa? E dove... Aspetta, ferma!" strillai stendendo un braccio verso di lei. L'amica si bloccò improvvisamente "Che c'è? Così non vi disturbo... Non sarà poi così tremendo, vedrai." balbettò per poi afferrare la maniglia della porta. Prima che potesse aprirla mi alzai, la raggiunsi e spinsi la porta, chiudendola. Con la mano pressata sul legno scuro rivolsi a Liz uno sguardo inquistore "Dove devi andare così di fretta, considerando che non si potrebbe uscire a quest'ora?" aggrottai le sopracciglia.
"Io... No, cioè.. Non è che... Non fraindere, ma io..." la sua incomprensibile frase venne interrotta da un sordo bussare.
Spalancai la porta ritrovandomi davanti Daniele. Sfoggiava un'aria inespressiva e vagamente straffottente.
Mi feci da parte per lasciarlo entrare, lui squadrò Liz lasciandosi scappare un leggero fischio.
Lei arrossì e sfruttò l'occasione per cercare di scansarmi e uscire ma io nuovamente bloccai la porta, piazzandomici davanti.
"Dove vai, Liz? Rispondimi... Sono la tua migliore amica, accidenti!" sbottai. Daniele si accomodò sulla sedia alla scrivania e si voltò verso di noi, per gustarsi la scena divertito, mormorando "Uuuh, scappatine di nascosto... La storia si fa interessante."
Liz sospirò "E va bene... Niall mi ha invitata a una festa stasera a casa di suo cugino. Non te l'ho detto perché sapevo che non potevi... E Niall lo ha detto a Harry perché glielo avevo detto io attraverso un messaggio, per questo lui non ti ha invitata... Mi dispiace! Scusa, io..." stava parlando senza respirare perciò la interruppi "Tranquilla! Calmati, non sono arrabbiata." dissi ed era la verità. Semmai ero irritata, infastidita, ma non da Liz ma da Daniele.
"Una festa? Troppo forte! Così non studiamo!" esultò quest'ultimo.
Lo fulminai con un'occhiataccia "Hai capito per caso di essere stato invitato?" domandai freddamente.
Il sorriso sul viso scomparve, scattò in piedi e avvicinandosi terribilmente a me scandì ogni parola "Certo, a meno che tu non abbia intenzione di espormi la scorsa lezione d'inglese."
"E' una minaccia?" chiesi accigliata.
"Ehm, sì. Sempre che tu non preferisca che spifferi tutto alla direttrice." rispose, tornando a sorridermi. Socchiusi gli occhi nel tentativo di trafiggerlo con lo sguardo, ma non funzionò a dovere.
Il suo sorriso si allargò "Scacco matto."

Liz
Nella serata fresca sotto un cielo limpido dal manto stellato e blu, Niall ci venne incontro, attraversando il giardino, e avertii il battito del mio cuore raggiungere il ritmo della batteria che proveniva dalle casse dietro di lui.
La casa di suo cugino Andrew era piuttosto isolata dal resto delle case nei dintorni, così la festa era sia all'interno che all'esterno. Nel giardino già un bel po' di ragazzi ballavano al ritmo pop-rock della musica.
"Ciao ragazze! Sono davvero felice che siete venute! Jade, tutto a posto con il tuo... impegno?" assunse un'espressione sospettosa molto divertente, e sia io che la mia amica scoppiammo a ridere.
"Ti presento l'impegno Niall, cioè Daniele." borbottò Jade indicando il sottoscritto. Probabilmente per lei era un'impiccione ma a me era indifferente.
Niall continuò a sorridere con quel suo incredibile sorriso. Era così carino... Indossava una maglia grigia con le maniche blu e dei pantaloni beige.
I suoi occhi azzurri e grandi caddero su di me e mi prese per mano.
Io camminai di fianco a lui, lo avrei seguito, in qualsiasi posto lui mi avesse portata, avrei camminato insieme a lui in capo al mondo... Okay, o stavo sclerando o leggevo seriamente troppi libri sdolcinati. Mi venne la nausea per i miei stessi pensieri, ma appena incontrai le sue iridi blu sparì immediatamente.
"Sei davvero carina stasera... ehm." si schiarì la voce. Gli rivolsi un sorriso dolce per poi spostare lo sguardo sulle mie scarpe. Per fortuna i tacchi non erano esagerati, così almeno potevo camminare dignitosamente.

Jade
Entrai nella grande casa che si riempiva di gente man mano che passavano i minuti. Cercavo Harry. Ero sicura che c'era, anche se non sapevo dove.
Mi ero cambiata, avevo indossato una monospalla bianca sopra a una mini nera. Spostai la coda di cavallo in cui avevo raccolto i miei capelli su una spalla, mentre mi guardavo intorno osservando la folla.
Intravidi Louis che era seduto sul divano con Eleanor e altri ragazzi, e lo raggiunsi.
Li salutai ed entrambi ricambiarono sorridenti.
"Avete per caso visto Harry?" domandai.
Louis scosse la testa mentre Eleanor rispose "Sì, l'ho visto prima andare di sopra con una sua amica."
Annuii e dopo averla ringraziata mi diressi verso le scale. Di sopra con una sua amica. Tutti i miei muscoli si concentrarono per provare a non preoccuparsi, ma quella frase non riuscivo a mandarla giù.
Calmati Jade, sarà solo una sua amica, ne ha tante, lo sapevi anche prima di conoscerlo. Mi ripetevo con scarso successo.
Appena arrivai al corridoio superiore molte porte chiuse mi si presentarono davanti. Ne aprii una che richiusi subito intravedendo due piuttosto occupati. La storia si ripetè per altre due volte, finchè dall'ultima stanza non uscì bruscamente Harry. Camminò frettolosamente verso di me, e quando si accorse della mia presenza un sorriso radioso si distese sulle sue labbra.
Aveva una maglia rossa sotto una giacca nera. I capelli in ordine come al solito.
"Jade!" esclamò per poi avvolgermi in un abbraccio che mi sollevò da terra.
Mi aggrappai a lui lasciando che il suo profumo mi inebriasse.
"Sono felice di vederti, non ti immagini nemmeno." sussurrò continuando a stringermi.
Sciolsi l'abbraccio e lo fissai in quei due pozzi verdi che mi fecero scordare subito ciò che stavo per dirgli.
"Anche io... Tutto bene?" domandai, perdendomi nei suoi occhi.
"Sì... Stavo solo... Discutendo con una mia... Conoscente." sorrise continuando a fissarmi dolcemente. Come facevo a non fidarmi di lui?
"Discutendo? Chi è?" chiesi confusa.
Dietro di lui udii un "Ehm, ehm." e notai una ragazza dai capelli scuri, alta, ma la cosa che mi colpì di più di lei furono i suoi occhi, che sembravano di ghiaccio.
Era davvero... Bella. Sì, una bella ragazza. Tutto qui. Sapevo già che le amiche di Harry non erano brutte, non era il momento per farsi certe paranoie.
"Ciao!" la salutai tendendole la mano, diventando improvvisamente allegra... O almeno, apparentemente. Sarei andata a fondo di quella storia.
Lei mi squadrò seria per poi spostare lo sguardo su Harry, e poi di nuovo su di me.
"Tu devi essere la sua ragazza." inclinò la testa con una smorfia che somigliava vagamente a un sorriso.
"Già. E tu sei?" risposi con la voce più squillante di prima. Harry mi lanciò una strana occhiata. Probabilmente non mi aveva mai vista in azione.
"Camille." Disse, continuando ad evitare la mia mano. Ci sorpassò con il rumore dei suoi tacchi che rimbombavano sulle piastrelle del pavimento.
Harry mi prese per la mano ancora tesa, iniziando a cammminare verso la camera da cui era uscito, ma la voce di Camille ci fermò.
"Aspetta, Jade, ti va una birra?" mi chiese e la sua espressione fu finalmente amichevole, con un sorriso aperto.
"Io e Jade avevamo altri piani." rispose Harry, ricominciando ad avviarsi verso la stanza in fondo al corridoio, tirandomi dietro di lui.
"Te la rubo solo per un minuto, rilassati." rise, anzi, starnazzò Camille. Mi prese per mano e mi trascinò giù per le scale, finché non raggiungemmo un tavolo pieno di birre con diversi ragazzi che le bevevano li intorno. La musica era più forte, non si riusciva a parlare.
Camille afferrò due lattine e andò ancheggiando verso una stanza di fronte al divano. La seguii e capii che quella stanza era la cucina. Lei chiuse la porta, così che la musica diventò soffocata. Mi porse una birra e iniziò subito a bere la sua.
"Carina la festa, vero? Insomma, non bella quanto quelle che organizzo io, ma accettabile direi." disse. Sembrava volesse veramente fare conversazione con me, ma a quale scopo?
"Sì infatti, sarei curiosa di vedere le tue dunque." borbottai tra me. Lei emise un risolino un po' troppo forzato "Già, dovresti, sono da urlo!" e prese un'altro sorso.
Io ancora mi rigiravo la mia tra le mani. Non ne avevo molta voglia, poi mi ero lavata i denti con un dentifricio alla menta, e nel caso avessi dovuto baciare Harry (molto probabilmente) non volevo che il mio alito puzzasse di birra.
Camille deglutì rumorosamente a aggiunse "Da quanto vi conoscete, da molto?"
Com'era curiosa la signorina!
"Ehm... Non molto... quasi tre settimane... Perché?"
"Come immaginavo." rise tra sé e sé "Sai, Harry non sta mai con la stessa ragazza per più di qualche uscita insieme, e non sono mai cose serie. Mi sorprende il fatto che non abbia voluto smentire la vostra storia ai giornalisti. Te lo dico solo come amica ovviamente, per prepararti." annuì vigorosamente. Provai irritazione per ogni falsa parola che pronunciò.
"Harry non mi lascerà presto come dici, e in qualsiasi caso non sono affari che ti riguardano. E poi, come fai ad esserne così sicura?" sbottai.  Quella ragazza mi dava seriamente sui nervi.
"Sono amica di Harry da anni e vedo come si comporta con le ragazze. Volevo solo evitare che ci rimanessi male, perché mi stai simpatica. Quando capirai che ti ha usata come tutte le altre ti dispererai, a meno che tu non sia preparata. Non lo dico per offenderti, sai? Solamente esperienza." finì il discorso appogiandomi una mano su una spalla.
Me la scrollai velocemente di dosso e indietreggiai.
"Sei solo un'oca che sa starnazzare bene. Non sai niente ne di me, ne di Harry." sibilai tra i denti, cercando di sputarle addosso tutto il disgusto possibile.
Me ne andai. Harry era seduto accanto a Louis che sbaciucchiava Eleanor e appena mi vide si avvicinò e mi trascinò su per le scale.
Appena entrammo dentro la camera si chiuse la porta alle spalle.
"Che ti ha detto?" mi chiese cupo in viso. Forse conosceva il caratterino della sua amichetta.
Mi strinsi nelle spalle e appoggiai la schiena sul muro accanto al letto che stava al centro della camera. Era una stanza regolare, con un'armadio bianco, la scrivania in ordine e diverse chitarre appese al muro.
"Niente che non mi aspettassi da una... Tipa come lei." risposi fissandolo negli occhi con uno sguardo severo "Che rapporto avete voi due?"
"La conosco da tanto a causa di mia sorella. Senti, non so che ti ha detto o quello che pensi di noi ma ti assicuro che non è una mia amica, è solo insopportabile e invadente, e spesso inopportuna." disse togliendosi la giacca e gettandola sul letto.
"Ne so qualcosa." mormorai.
A quel punto lui mi si avvicinò e presto le sue labbra si modellarono sulle mie, le sue mani scivolarono sui miei fianchi e le mie sui suoi capelli, mentre assaporavo quel dolce bacio al sapore di succo di mele.
Mi staccai da lui di qualche millimetro "Hai bevuto il succo di mele?" chiesi riconoscendone il sapore e il profumo. Lui sorrise sulle mie labbra "Lo sai che è il mio preferito." così mi aggrappai a lui, che tirandomi a se ci fece cadere entrambi sul letto.

Sciaaao! Lo so, il mio ritardo è imperdonabile, chiedo umilmente scusa u_u *s'inchina davanti a voi per scusarsi*
Sono cattiva a fare finire il capitolo così, lo so hehehe ma non vi consiglio di farvi false illusioni (perverse) ;) AHAHAH! Volevo solo assicurarmi la lettura del prossimo ;D Riguardo a Camille, che ne pensate? Io ho penzato che ci vuole una strega in Biancaneve, no?
Dunqueee.... Volevo ringraziarvi nel modo più caloroso possibile per tutte le recensioni che mi avete lasciato, MAI mi sarei immaginata di riceverne così tante... Cioè, io non so più che dire, come descrivervi, siete anisbnsinbklso indescrvibbili! *w*
Vi adoro, vi amo *------------------*
Cercherò di non farvi aspettare così tanto per il prossimo, non ve lo meritate :D
Un'altra cosa, ho scritto una One Shot ( e forse non avrei dovuto farlo) :s è la mia prima e ci tengo un sacco a conoscere il vostro parere! Pleease fatemelo sapere!! *faccina da cucciolo* :3
Ultima cosucciaaa!! Una mia amica e directioner ha pubblicato la sua first ff e quindi vi prego, se potete darci un'occhiata la rendereste felice, e anche me, perché è fantastica! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1247038">http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1247038

GRAZIE DI TUTTO CAROTINE! Cioè siete una cosa meravigliossa! *O*
-Ally-

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Capitolo 14
*** No need to say goodbye ***


Liz
Il tempo scorreva veloce insieme alle lancette dell'orologio. Niall era veramente simpatico, mi aveva presentato suo cugino Andrew, un tipo okay, ma più grande di lui e non sembrava molto affidabile.
Avevo il brutto presentimento che quella festa sarebbe potuta sfuggirgli di mano da un momento all'altro.
Niall mi stava vicina e mi teneva la mano, mi sentivo come una bambina piccola in un luogo sconosciuto con la rassicurazione dei genitori.
Quando finimmo di parlare con suo cugino e i suoi amici, Niall mi portò fuori dalla casa, e subito l'arietta fresca filtrò tra i miei lunghi ricci, scompigliandomeli.
Fuori l'atmosfera non era molto diversa rispetto all'interno, la musica era ugualmente alta con un sacco di persone che ballavano e tanti tavoli imbanditi di snack.
Avevo un po' di fame, con mia sorpresa Niall si diresse proprio verso uno di quei tavoli.
"Mi leggi nella mente?" gli domandai, sollevando un sopracciglio. Lui scoppiò a ridere "Dovrei?" chiese, appena si riprese.
Sorrisi anche io "No, intendevo che anche io volevo mangiare qualcosa." mi spiegai e allora lui s'illuminò annuendo.
Scelsi d'istinto dei salatini con i wurstel e li assaggiai. Erano ottimi.
"Sicura di non essere tu a leggermi nella mente?" rise Niall e notai che aveva preso i salatini anche lui.
"Forse abbiamo solo gli stessi gusti!" risposi senza riuscire a trattenere una risata. Quando ero con lui mi era impossibile restare seria, ormai mi ero abituata al suono della sua risata.
"Ti va di ballare?" disse d'un tratto, e io sgranai gli occhi mentre il panico iniziava a fluirmi nelle vene. Odiavo ballare, era sempre stata un'ottima occasione per rendermi ridicola, ballavo soltanto alle festicciole con le mie amiche quando eravamo sole.
Mi piaceva divertirmi, ma ballare non era mai rientrato nella lista.
"Non so ballare." risposi improvvisamente cupa in volto. Ecco, lo avevo detto.
"Neanch'io sapevo ballare, dopo averci lavorato sopra con i ragazzi per i concerti e tutto quanto, sono un pochetto migliorato. Non preoccuparti." disse prendendomi la mano e scatenando improvvisi brividi sulla mia schiena "Devi lasciarti trasportare dalla musica e non pensare troppo. E' divertente." ammiccò, e poi mi guidò vicino alla massa di ragazzi che ballavano.
Ero davvero nervosa, vedevo gli altri che scuotevano il capo al ritmo della musica e alzavano le braccia saltellando sul posto. Sembrava facile, la canzone era allegra e scatenata, sentivo il basso e la batteria rimbombarmi nelle orecchie facendo fluire il ritmo nel sangue.
Prima che potessi iniziare a saltare la musica si arrestò. La canzone che ricominciò era lenta, dolce e... romantica. La mia rovina! E' ovvio, sono talmente sfortunata che proprio quando toccava a me partiva un lento. La legge della sfortuna mi perseguitava?
Iniziai a sudare freddo mentre tutte le altre coppiette si abbracciavano ondeggiando sotto le note della melodia.
Gli occhi di Niall s'intonavano al cielo stellato e il suo sorriso era aperto e rassicurante. Si avvicinò a me e delicatamente mi cinse i fianchi tirandomi verso di lui.
Non ero molto più bassa di lui, perciò il mio naso si ritrovò a pochi centimetri dalla sua bocca. Trattenni il respiro e circondai il suo collo con le mie braccia, sfiorando i suoi capelli.
Mi persi nel suo sguardo come una barchetta in mezzo al mare, cullata dalla musica delle onde. Non dovevo pensare. Pensavo troppo.
Mi abbandonai nelle sue braccia appoggiando il capo sulla sua spalla e finalmente respirai, lasciando che il suo dolce profumo s'infiltrasse nelle narici fino a inebriarmi il cervello.
Ci muovevamo come fossimo davvero in mare. Era divertente... Sempre se escludevo l'agitazione dentro di me e la paura di rovinare tutto. Era una canzone molto dolce, la conoscevo, era The Call, un soundtrack, mentre ero abbracciata a Niall, il suo petto contro il mio, canticchiai le parole che mi ricordavo ascoltandola.
I'll come back, when you call me. No need to say goodbye. I'll come back, when it's over. No need to say goodbye.
Provai a credere a quelle parole, almeno in quel momento. Anche se lo stage al College sarebbe finito, io sarei tornata quando lui mi avrebbe chiamato. Ne ero certa. Non c'era il bisogno di dire addio. Ci pensavo spesso, che prima o poi avrei dovuto dirglielo per forza. Secondo quella canzone non ce n'era il bisogno, sarei tornata quando tutto sarebbe finito. Quando lo stage sarebbe terminato.
Volevo continuare ad essere sua amica, dopotutto se davvero tutto quello non era un sogno, allora avrei fatto in modo che non finisse.

Jade
Cademmo entrambi sul letto e io finii addosso a Harry. Il battito del mio cuore accellerò come fosse il motore di una moto. Mi levai immediatamente, stendendomi accanto a lui.
"Che c'è?" domandò prendendomi il viso tra le sue mani.
"Io... Ehm, sono pesante." balbettai incapace di pensare razionalmente sotto il suo sguardo. Tra l'altro in quel momento era acceso, più profondo del solito.
Scoppiò a ridere "Sì, certo. Ma fammi un piacere!" ribatté, e le sue labbra tornarono subito sulle mie. Mi sentivo così bene con le sue braccia che mi tenevano stretta a lui e le mie mani che involontariamente gli spettinavano i capelli.
Dischiusi le labbra e i nostri baci si fecero più appassionati. Mi sentivo leggera e libera, anche se non potevo fare a meno di non pensare alle parole di Camille.
Ti sta solo usando. Tutte bugie, tutte frottole. Harry non era un bravo attore, com'era possibile che fingesse quello sguardo così desideroso quando mi guardava?
Però era famoso... Forse sottovalutavo la situazione. Mentre pensavo tutto questo Harry scivolò con grazia sopra di me. Misi le mani sul suo petto e lo spinsi lievemente, quel poco che bastava per allontanarlo dalle mie labbra e riuscire a guardarlo negli occhi.
"Harry... Tu... Insomma..." deglutii incapace di trovare le parole giuste. Non potevo certo chiedergli -Scusa, ma tu mi stai usando?-
Lui colse la mia espressione preoccupata e rotolò tornando al mio fianco.
"Tutto ok?"
Io lo fissai intensamente. Non sapevo che dire.
"Tu... Insomma..."
"Questo lo hai già detto." m'interrupe toccandomi il naso con un dito, con un sorrisetto divertito. Gli sorrisi pure io. Probabilmente ero un pomodoro.
"Sei abituato ad usare le ragazze?" buttai la domanda tutto d'un fiato, mangiandomi le parole e alleggerendomi, ma subito mi sentii in colpa. Lo osservai accigliarsi e poi divenire come... preoccupato.
"Chi ti ha messo quest'idea in testa?" chiese senza rispondere. Ecco, avevo sbagliato tutto.
"Io.. No, nessuno..." farfugliai ma lui m'interruppe nuovamente "Camille, vero?" io alzai lo sguardo senza ribattere e a quanto pare lo prese per un sì.
Si voltò verso il soffitto coprendosi il viso con le mani "Ma perché quella ragazza deve sempre sparlare su di me, eh? Solamente perché mi aveva obbligato a uscire con lei e poi io l'avevo rifiutata è sicura che faccia così con tutte, ma non è vero!" si lamentò.
Ah. Erano usciti insieme. Interessante.
"Ascolta, io non lo penso, d'accordo?" dissi dolcemente, sedendomi e scoprendogli il volto, scostando le sue mani. Ne portai una sulla mia guancia e lasciai che quel tocco facesse ribollire maggiormente il sangue sotto la mia pelle.
"Veramente?" mi chiese felice, sedendosi per avvicinarsi a me. Annuii decisa.
Una voce dal tono alto provenì dall'esterno della porta "E' troppo poco! Come pensi possa accontentarmi?" era una voce maschile, famigliare.
"Pretendi troppo signorino!"gridò in risposta un'altra voce, femminile. Una voce che avevo sentito e odiato pochi minuti prima. Poi udimmo dei bisbigli indecifrabili.
"Così va meglio." era di nuovo la prima voce, fastidiosamente famigliare.
Io e Harry automaticamente voltammo lo sguardo verso la porta, che dopo qualche secondo si spalancò mostrando Daniele.
Appena ci vide il suo solito sorriso malizioso gli si stampò in faccia.
"Oh, scusate se vi ho interrotti. Jade, dobbiamo andare." disse guardandomi con un atteggiamento impaziente.
Gettai un'occhiata alla sveglia. Cavoli, era davvero tardi. Ma non avevo nessuna voglia di lasciare Harry.
"Lei fa quello che le pare." rispose lui da parte mia "Chi sei tu?" domandò.
"Nessuno, solo uno che è nel mio stesso College." mi affrettai a rispondere al posto di Daniele. Harry mi rivolse uno sguardo che poi spostò nuovamente sull'intruso, quando quest'ultimo parlò "Uno che è nel mio stesso College? E' così che mi presenti, piccola?" poi si avvicinò a Harry e gli tese la mano "L'ex di Jade, piacere."
Harry lo trafisse con uno sguardo per niente amichevole. Iniziai ad agitarmi.
"Smettila Daniele! Sei uno stupido! Dici che è troppo tardi, allora andiamo." sbottai e mi alzai dal letto, seguita a ruota da Harry.
Daniele mi si avvicinò e sussurrò con un tono perfettamente udibile anche da Harry "Divertita stasera?" avrei voluto colpirlo, picchiarlo, era così insopportabile! Dov'era finita tutta la dolcezza che aveva sempre quando era con me?
Prima che ebbi il tempo di mollargli un destro Harry lo spinse verso la porta, allontanandolo da me. Daniele si animò "Oh oh!" esclamò alzando le braccia "Vuoi usare le mani, bello? Calma!" aveva un tono così provocatorio che se non l'avesse preso a pugni Harry lo avrei fatto io.
Invece agii diversamente. Afferrai Daniele per un braccio e lo trascinai fuori dalla stanza. Appena in corridoio Harry mi prese una mano, così lasciai che Daniele scendesse le scale.
Mi avvicinai al mio, ehm, ragazzo (per quanto il mio cervello non riuscisse ad identificarlo con quell'aggettivo) e a qualche centimetro dalle sue labbra sussurrai "Mi dispiace."
Harry mi abbracciò stringendomi a se "Non devi. Solo, per favore, non farti idee sbagliate su di me, io avrei dovuto dirti una cosa da tanto tempo..." fece e avrebbe continuato se Camille non fosse spuntata alle sue spalle.
"Ciao ragazzi! Non trovate che non sia un luogo molto intimo il corridoio?" Harry le rivolse un'occhiataccia.
"Me la dirai un'altra volta. Devo andare." dissi, e gli schioccai un bacio su una guancia. Harry mi accarezzò i capelli e poi mi lasciò andare.
Sentii i tacchi di Camille allontanarsi mentre io cercavo Liz in tutta quella folla.
La trovai fuori che ballava allegra e felice con Niall sotto le note di una canzone dal ritmo vivace.
Appena vide me e Daniele parlò con il biondino e poi ci raggiunsero insieme "Ciao! Come è andata?" chiese allegra.
"Ne parliamo più tardi." le risposi.
Niall ci riaccompagnò tutti al College, e mentre attraversavamo il cortile immerso nell'oscurità fermai Daniele "Mi spieghi perché devi essere sempre così odioso, eh? Perché?" ruggii ma sommessamente, non volevo che gli altri ci sentissero e ci beccassero.
Lui mi rivolse un'occhiata "Devo andare a dare la mancia a Niall.", ignorando la domanda e poi ritornò indietro. La macchina di Niall era ancora nel posto in cui l'avevamo lasciata, lui stava armeggiando con il telefono. Osservai Daniele avvicinarsi al finestrino.
Sbuffai. Lo detestavo. Io e Liz decidemmo di procedere senza di lui, si sarebbe arrangiato.
Liz aprì la porta sul retro con la solita forcina, dopodiché ci dirigemmo quatte quatte alla nostra stanza. Eravamo nell'ultimo corridoio quando le luci si accesero e la sagoma inquietante della signora Parker, la direttrice, comparve davanti a noi, in tutta la sua collera.

Ochei, dunque, non odiatemi per questo finale vi prego! Un colpo di scena ci voleva e poi, devo iniziare a mettere in piedi Biancaneve, dato che il titolo è Snowhite, giusto? Nel prossimo capitolo incontreremo nanetti e principe (Harry) ;) e anche il Cacciatore! AHAH! :D
Okay, nuovamente vi ripeto per la milionesima volta che vi amo perché voi tutte mie lettrici siete le migliori e adoro ogni singolissima letterina e simbolino che mi avete scritto! *w*
Perciò mi metto all'opera per il prossimo, ma voglio sapere cosa pensate, perciò PLEASE lasciatemi qualche recensioncina che mi invogli a continuare ^_____*
-Ally-

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Capitolo 15
*** Ospite ***


Jade

Mi svegliai frastornata. La sveglia faceva un casino tremendo (avevo alzato il volume per non arrivare nuovamente in ritardo), inoltre sapevo che la mattinata che mi aspettava non sarebbe stata molto piacevole.
Io e Liz ci preparammo per scendere, ma a differenza delle altre mattine, non scambiammo una parola. La mia amica mi mandava ogni tanto occhiate colpevoli, con un'aria abbattuta che faceva pena.
"Liz, non fare così, ti prego!" scoppiai quando tirò su col naso.
"Scusa Jade, è che è tutta colpa mia! Tutta quanta!" disse sconsolata abbandonandosi sul letto, la testa fra le mani.
"No! Questo non è vero! Non è colpa di nessuno! O almeno, di qualcuno è, ma non so bene chi." la consolai sedendomi accanto a lei e riflettendo, contemporaneamente.
Daniele non era stato beccato, forse non era rientrato fino a che non c'era più stato pericolo, come se lo sapesse, come se sapesse che ci avrebbero beccate...
"Sì ma se io non vi facevo andare alla festa, anzi, se nemmeno io ci andavo tutto questo non sarebbe successo! Fare le ribelli non paga! Perché spassarcela tanto con dei ragazzi che poi non rivedremo mai più?" le sue parole disperate mi trafissero. Non volevo crederle.
Liz continuò "Per non contare poi, che se veniamo espulse i miei mi uccideranno!" esclamò.
"Smettila di tormentarti. Tutto andrà come deve andare. Basta." risposi secca, stanca della inconscia verità che mi stava torturando.
 
La porta dell'ufficio della direttrice Parker non era per niente invitante. Io e liz rimanemmo impalate a fissare il legno scuro e laccato, mentre gli altri ragazzi entravano nelle loro aule.
Dubitavo che saremmo andate a lezione quella mattina. Chissà cosa avrebbero pensato i nostri genitori... Non avrei mai avuto il coraggio di dirglielo.
Basta pensare. Bussai con uno scatto improvviso della mano. Liz sgranò gli occhi e iniziò a respirare più velocemente. Mi fece venire l'ansia, ma poi all'udire un "Prego.", ci facemmo coraggio ed entrammo nella stanza moderna e ordinatissima.
Non un solo oggetto era fuori posto. Il pavimento lucido rifletteva lievemente le nostre sagome.
La preside Parker ci osservava severamente, con la sua solita giacca marrone e gli occhiali senza il contorno della montatura.
"Buongiorno." Salutò, appena prendemmo posto nelle due sedie nere davanti a lei.
Ricambiammo il saluto, e a quel punto lei prese un respiro, segno di un'imminente monologo.
"Dunque signorine, voi sapete che il vostro comportamento è davvero grave? Avete lasciato l'edificio in segreto durante le ore in cui era vietato, uscendo da sole, senza avvertire nessuno. Abbiamo le prove." disse mostrandoci delle foto che ritraevano me e Liz mentre entravamo nella porta posteriore del College, esattamente la sera prima.
Ma chi avrebbe potuto fotografarci? C'era solo Daniele dietro di noi...
Sentii l'adrenalina attraversarmi il corpo con un'ondata di delusione e odio.
"Questo dimostra che vi siete comportate in un modo deplorevole, deludente e completamente, assolutamente sbagliato. Mi dispiace ragazze, ma non sono ammessi atteggiamenti del genere in questo College. Sono costretta a espellervi. Avete questa mattina per fare le valigie e appena avrete deciso dove andare siete pregate di lasciare l'edificio.
Potete chiamare i vostri genitori se volete tornare a casa. Siete le benvenute il prossimo anno, sperando che avrete compreso il comportamento che è necessario tenere in questo College." finì il discorso incrociando le braccia e smettendo finalmente di fissarci negli occhi.
Notai l'espressione mortificata di Liz, differente dalla mia, che era invece rassegnata.
"La ringraziamo di tutto. Ci dispiace veramente." riuscii a trovare il coraggio di dire.
"Lo apprezzo. Potete andare." e fu così che terminò il nostro incontro con la preside.
 
Liz
Mi sentivo in colpa, davvero. Ma non potevo farci niente e Jade continuava a ripetermi che dovevo piantarla e che dovevamo rilassarci. Rilassarci? E come avrei potuto?
"Io non ho intenzione di chiamare i miei." disse Jade, guardando con timore il telefono abbandonato sul cuscino. Sospirai "Nemmeno io."
Mi sedetti sul mio letto "Che facciamo? Dove andiamo? A me rimangono solamente cento quarantotto sterline che dovevo ancora spendere per lo shopping. Il cibo qui era dentro all'iscrizione."
"Potremmo... Andare in un albergo." propose Jade "Io ne ho duecento, forse con... Trecentocinquanta sterline ce la facciamo."
"Non per più di una settimana! Ci rimangono ancora dieci giorni, metti cinquanta o al massimo cento o anche di più al giorno, come pensi di pagare il resto della settimana?" le feci notare.
"Non ne ho idea ma dobbiamo andare da qualche parte." rispose afflitta.
"Forse faremmo meglio a confessare tutto ai nostri genitori, andare a casa e dimenticare questa storia..." mormorai.
Jade prese la sedia della scrivania e si sedette di fronte a me "Davvero? Lo vuoi davvero? Pensi che riusciresti a dimenticare Niall? Pensi che riuscirei veramente a scordarmi di ciò che mi è successo con Harry? Forse tra te e Niall non è successo nulla ma io amo Harry. Non intendo lasciarlo proprio adesso! E poi... Domani è il mio compleanno." esclamò e poi si fermò per riprendere fiato. Si stava arrabbiando ma era sconsolata allo stesso tempo.
Mi sdrai sul letto atterrando pesantemente sulla coperta marrone che forse mi sarebbe mancata.
 
Harry
Mia madre rientrò finalmente in casa, mentre io mi aggiravo in cucina in mutande e maglietta, sbocconcellando snack al cioccolato.
"Ciao tesoro!" la sentii urlare.
"Sono in cucina." gridai in risposta.
"Tutto bene? Che stai mangiando?" mi bombardò di domande appena entrò appoggiando le borse della spesa sul tavolo "E mettiti i pantaloni, Harry! E' una brutta abitudine la tua!" mi sgridò come era solita fare, ma mi guardava divertita.
Alzai le spalle e mi sedetti su una delle sedie attorno al tavolo.
"Mi prepari una cioccolata calda, come piace a me?" le chiesi cercando di imitare la faccia da cucciolo che faceva sempre Liam, ma suscitò solo risate da parte di mia madre.
"Non c'è freddo. E cos'è tutta questa fame?" rispose ma la osservai mettersi ai fornelli per prepararmela.
"Mamma..." iniziai, non sapendo molto da dove iniziare.
"Dimmi."
"Ecco... Sai Jade, no? Beh, tu approvi la nostra relazione?" riuscii a terminare la frase con un senso.
"Relazione? Non pensavo faceste sul serio. Tesoro, lo sai che lei se ne andrà tra una settimana, me l'hai detto tu. E allora non ti sembra che sia un po' prenderla in giro?"
"No!" sbottai. La sua risposta mi aveva lasciato allucinato "C-che stai dicendo? Lei... Mi piace veramente, mamma. Non voglio che parta. Stavolta è diverso... Insomma... Quando sto con lei non mi sembra ci siano più problemi, ed è così diversa dalle altre! E' intelligente e mi tratta come se fossi normale, e poi non è una smorfiosa." iniziai a blaterare dicendo tutto ciò che mi passava per la testa. Mi succedeva spesso di aprirmi, quando parlavo con mia madre, ma non succedeva più da tanto, ormai.
"Ti credo, ti credo! Tranquillo." mi sorrise "Allora mi dispiace molto per te, ragazzo mio. Sicuro che non si tratti di una semplice cotta?" insisteva ancora?
Sbuffai sonoramente e feci per andarmene.
"Aspetta! Scusa. Se sei così convinto allora cerca di comportarti bene con lei, e se è davvero la ragazza giusta, troverete un modo per restare in contatto anche dopo la sua partenza." parlava mentre cucinava, e un delizioso profumo di cioccolato iniziò a invadere la stanza.
La solita frase, ma avevo bisogno di sentirmela dire.
"Ecco la tua cioccolata!" esclamò porgendomi una tazza fumante con la panna montata "E' ancora calda, fai tranquillamente in tempo ad andare a metterti i pantaloni!" e mi guardò con un sorriso sghembo ma la sua espressione non ammetteva repliche.
"Spogliarsi è una liberazione, quante volte te lo devo ripetere?" urlai al soffitto mentre lasciavo la cucina, arreso.
"Un giorno di questi ti porto da uno psicologo, Harry." rispose a voce alta mia madre, sicura che l'avessi sentita.
Misi i pantaloni della tuta e mi stravaccai sul divano, e accesi la TV su Mtv, in attesa che mettessero qualche nostro video.
Mi arrivò una chiamata, sullo schermo illuminato era presente il nome di Niall.
"Pronto?"
"Ciao Harry. Ascolta, Liz mi ha appena detto che lei e Jade ora si trovano in un albergo a sud di Londra. Sono state sbattute fuori dal College, a quanto pare grazie all'aiuto di qualcuno sono state beccate ieri sera." fece una pausa. Ero sicuro di non aver sentito bene. Non era possibile! La parte altruista di me (piuttosto piccola, ammetto) si sentì immediatamente in colpa.
"Cavolo, fai sul serio?"
"Strano ma sono serio, Harry. Ecco, mi chiedevo, da te c'è posto, no? Hai detto che tua sorella è via ancora fino a settembre. Non è che potresti ospitare Liz e Jade li da te? Per favore rispondimi sinceramente, se preferisci di no non c'è problema, ma..."
"Va benissimo Horan. Tranquillo. Anzi, è perfetto." sorrisi da solo, già impaziente di rivedere Jade. Sarebbe stato molto meglio. Direttamente in casa mia fino alla fine della settimana.
"Devo solo chiedere a mia madre." aggiunsi "Resta in linea."
Mi alzai e raggiunsi mia madre nella sua camera "Mamma, ascoltami. Ti prometto solennemente che non girerò mai più nudo per casa, ma TI PREGO! Jade e Liz possono stare da noi?" chiesi con tono implorante. Anne alzò un sopracciglio.
"E' una lunga storia." mi affrettai ad aggiungere. Attesi che rispondesse, qualsiasi cosa avesse deciso non aveva molta importanza, dopotutto ero maggiorenne, dovevo sempre ricordarglielo?
"D'accordo." si arrese "Ma ricordati che domani e dopodomani non ci sono, vado con Robert a Edimburgo."
Ero di nuovo al telefono con il biondino, felice di dargli la bella notizia.
 
Jade
In un momento la mia città preferita mi sembrò troppo grande. Ero da sola. I miei genitori non sapevano niente e trovare l’ostello economico dove mi trovavo era stato davvero difficile.
Le strade di Londra erano affollate, gli autobus e le metropolitane non ti aspettavano, e per due ragazze che non avevano una meta, era stato come un incubo. Ogni persona che incontravo mi squadrava come se mi si leggesse in faccia “Aiuto!” ma nessuno voleva aiutarmi.
Io e Liz avevamo vagato da sole sotto la pioggia persistente alla ricerca di un Hotel dai prezzi accettabili, ma erano tutti davvero molto cari.
Alla fine, disperate, stremate e con le gambe a pezzi, ci eravamo accontentate di un piccolo ostello, ben consapevoli che i nostri soldi bastavano a stento per due notti.
 
Quando Liz entrò saltellando nella camera sprizzando allegria da tutti i pori, mi preoccupai seriamente. Poi annunciò la notizia e sospirando mi abbandonai sulle morbide coperte. Dopodiché mi aggiunsi a lei urlando "Dici davvero? Oh, grazie Liz!" e l’abbracciai. Ero troppo felice, perciò fu un abbraccio stritolatore.
"Non...Riesco...A respirare." riuscì a stento a dire, quindi la lasciai. "Non è certo merito mio!" ribatté, ma entrambe eravamo finalmente serene.
 
La preoccupazione mi assalì davanti alla porta della casa di Harry. Era così strano. Sarei stata parecchio tempo a casa sua. Che avremmo fatto?
Deglutii rumorosamente, ma poi fui attraversata da un'ondata di eccitazione e impazienza. Era ridicolo preoccuparsi, era la cosa migliore che avrebbe potuto capitarmi!
Era tardo pomeriggio, eravamo arrivate prendendo un taxi. Anne aprì la porta e ci accolse calorosamente. Mi abbracciò come la volta scorsa e io mi sentivo talmente felice che non trovavo nemmeno le parole per ringraziarla "Non devi ringraziare me, ma Harry." mi aveva risposto quando ero riuscita a pronunciare una frase insensata colma di ringraziamenti.
Liz esclamò "Ciao Harry!" mentre io me ne restai zitta ad ammirarlo mentre scendeva le scale con la sua maglietta bianca e i pantaloni grigi della tuta.
Era semplicemente... bellissimo. Il suo luminoso sorriso irradiò la stanza, salutò Liz e l'abbracciò, e poi si rivolse a me "Ciao, Jade." e mi prese per mano.
Lo salutai anche io, ma ammetto che restai un po' delusa, avevo proprio voglia di abbracciarlo.
"Bene ragazzi. Io vado a preparare la cena." disse Anne e andò in cucina.
"Venite ragazze, vi faccio vedere la vostra stanza, così potete sistemare le vostre cose." così Harry ci guidò al piano di sopra ed entrammo in una camera decisamente da “ragazze”, probabilmente quella di sua sorella Gemma.
"Liz, i letti sono singoli perciò mi sa che dovrete dormire in stanze separate. E' okay?" domandò Harry.
"Non preoccuparti." rispose Liz con un sorriso. Iniziò a svuotare la valigia così Harry mi portò in un'altra stanza, più spoglia e ordinata.
"E' la camera degli ospiti. Mi dispiace se non è molto accogliente, sembra quella di un albergo." sorrise.
"Va benissimo, Harry. Davvero." al centro della camera c'era un letto a tre quarti con il piumone color panna.
Non mi trattenni, gli gettai le braccia al collo e dissi con la voce soffocata sul suo petto "Grazie."
"Smettila di ringraziarmi." e mi strinse a se.
Lo guardai in quegli occhi verdi senza fondo, sorridendo.
Volle sapere della storia del College, così mi costrinsi a raccontargli tutto.
Seduti sul letto, alla fine dissi "Lo sai che domani è il mio compleanno?"
Lui spalancò gli occhi "E me lo dici adesso? Come faccio a comprarti un regalo in tempo?"
Gli diedi una leggera spinta "Piantala, non devi farmi proprio nessun regalo."
"Okay, cosa vuoi fare? Domani sono a tua completa disposizione!"
"Mi ascolti quando parlo?" risposi leggermente acida.
Ad un trattò si mise le dita tra i ricci "Domani pomeriggio devo lavorare in studio! Mi dispiace, se vuoi mi prendo il giorno libero..."
"Scherzi? Dai smettila, Harry, davvero. Vai pure a lavorare, non avrei dovuto dirti che sarà il mio compleanno, lo sapevo." mi lamentai.
"Adesso sei tu che scherzi! Va bene, a parte domani pomeriggio, domani sono tuo... Beh è il tuo compleanno, se non mi vuoi fa lo stesso, non intendevo impormi..." parlava ma io lo interruppi subito "Adesso basta con queste stupidaggini! Lo sai che ti voglio..." non so come ma riuscii a dirlo, e mi accucciai tra le sue braccia, per immergermi nel suo profumo.
Harry rise e mi scostò dal viso una ciocca di capelli che mi era sul naso. Adoravo quando lo faceva. Presi la ciocca e la riportai davanti al mio viso, aspettando che la risistemasse.
Invece scoppiò a ridere, la sistemò e poi mi strinse in vita, abbandonando il capo sulla mia spalla. Smisi di pensare. Chiusi gli occhi e mi godetti quel momento, finché la voce di Anne non ci chiamò per la cena.
Cenammo in allegria, era venuto anche Robert, il patrigno di Harry. Erano tutti davvero simpatici, inoltre Anne cucinava bene, e dire che io odiavo la cucina inglese.
Dopo cena Anne e Robert uscirono insieme, e Harry ci avvertì che aveva chiamato il resto della band per festeggiare, come se la nostra presenza fosse un evento.
Suonò il campanello e Harry, attualmente il padrone della casa, andò ad aprire.
"Liz, scusa se prima di cena ti ho abbandonato." le dissi.
"Tranquilla, è okay. Tanto ho la televisione in camera." e ammiccò. Quanto la adoravo?
I ragazzi entrarono sprigionando la loro solita energia positiva. Era tutto così irreale.
Mi sembrava di essere in una di quelle fan fiction che leggevo sempre a casa mia, dove le protagoniste trascorrevano felici serate con i loro idoli. Completamente assurdo! Avrei voluto rifiutare che fosse la realtà, magari era un sogno molto lungo e realistico, ma non ci riuscii.
Vedevo le persone chiaramente di fronte i miei occhi. Non era un sogno.
I ragazzi fecero festa appena entrati. Liam aveva portato il karaoke, così la serata si prometteva divertente.
Mentre Zayn accendeva la TV al plasma e Louis attaccava tutti i cavi necessari, io ero pronta per godermi la mia serata da fan fiction.
 
Daniele
“Pronto?” chiesi inutilmente, sapevo chi era dall’altro capo del telefono.
“Allora è fuori?” domandò con una strana impazienza, la voce squillante e fredda come al solito.
“Sì, entrambe.” Risposi. Ad un tratto mi sentivo in colpa, davvero in colpa. Non riuscivo a capacitarmi di quanto avessi fatto. Ero veramente stato contaminato dalla corruzione?
“Perfetto. Ora dobbiamo solo sapere dov’è in questo momento e sganciare la bomba. Il nostro piano non potrà fallire, sei stato bravissimo.” Iniziò a parlare velocemente, come alimentata da un certo piacere.
“Io non so se continuerò ad aiutarti.” Feci una smorfia. Di certo la parola aiuto non si addiceva per niente alle sue intenzioni.
“Che vuoi dire? Io ti ho pagato. Non puoi rifiutarti adesso.” Quel sibilo mi penetrò nelle orecchie. Mi immaginavo i suoi occhi come il ghiaccio e il suo bel viso indurirsi.
“Va bene, ma perché dobbiamo farle questo? Perché? Che motivo hai? Lei non ti ha fatto nulla.” Sbottai. Ero stufo.
“Se io non posso avere Harry Styles, lei non lo avrà di certo.” Rispose, tentando con scarso successo di controllare la voce, e dopo quell’impeto di rabbia, chiuse la chiamata prima che potessi ribattere.

Ciao a tutte carotine! Allora? Come vi è sembrato questo capitolo?

Spero che la mia storia continui a piacervi perché le recensioni sono un po' diminuite negli ultimi chapters.

Ogni capitolo lo scrivo e pubblico per voi, nella speranza di riuscire a regalarvi bei momenti di lettura pensando ai nostri One Direction. :):D Come sono andate le vostre vacanze? Le mie davvero bene :)

Un abbraccio nanetti miei! :P LOL!
-Ally-

 

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Capitolo 16
*** Niente idee ***


Liz

La serata passò velocemente e fu più spassosa di quanto avrei mai immaginato. I ragazzi erano davvero bravi a cantare, e sentire farlo all'unisono dal vivo in quel modo era diverso da un concerto. Mi sembrava di essere in una atmosfera più intima in cui mai e poi mai avrei immaginato di poter trovarmi.

Dimenticai il timore di chiamare i miei, risi molto e basta. Come se le mie preoccupazioni avessero finalmente trovato uno sbocco in modo da non essere costretta ad averle sempre in testa. I One Direction al completo cantavano e stonavano apposta per farci ridere.

Louis stava lottando bruscamente con il filo del microfono che si era impigliato nel suo piede, riuscendo a far ridere gli altri ancora una volta.

“Aspetta, vieni un attimo.” Sentii la voce impaziente di Niall in un orecchio. Stavo ancora ridendo ma mi fermai di colpo. Poi in una questione di secondi mi trascinò nella cucina vuota. Mi fermai davanti a lui con gli occhi sbarrati e traboccanti di curiosità.

“Scusa, ma i ragazzi mi hanno detto che prima di venire qui stasera hanno comprato dei regali per Jade, perché glielo ha detto Harry. In realtà ha mandato un messaggio anche a me… Ma quando l’ho visto era troppo tardi.” Fece una pausa così diede il tempo al mio panico di iniziare la risalita dentro il mio corpo. Il compleanno di Jade! Come avevo potuto essere così egoista? Non le avevo comprato niente…

Niall notò la mia espressione preoccupata e pietrificata.

“S-stai bene?” chiese, incerto.

“Io… Certo ma, Jade!” abbassai la voce “Non le ho preso nessun regalo.” Osservai il suo viso rilassarsi e illuminarsi.

“Per fortuna non sono l’unico.” Sospirò. Sbuffai ma lui riprese subito a parlare velocemente “Quindi potremmo fare così: domani mattina auguri a Jade buon compleanno, poi io vengo e andiamo insieme a comprarle qualcosa. Okay?”

Non potevo fare nient’altro ormai, e la prospettiva di passare la mattina con Niall non era certo brutta. Non trattenni un sorriso “Perfetto.” Affermai e tornai in salotto dove la festa stava per terminare.

 

Jade

Appena sentii il profumo fresco di bucato del cuscino dove affondavo il viso, mi accorsi che ero sveglia. Ma le palpebre, ancora troppo pesanti, non ne volevano sapere di sollevarsi.

Era il mio compleanno. A Londra. In casa di Harry Styles. Sorrisi lievemente tra me e me e poi sbadigliai stiracchiandomi e voltandomi verso il soffitto, sempre tenendo gli occhi chiusi.

Le immagini sfuocate del sogno che non riuscivo a ricordare nitidamente si rincorrevano nella mia mente.

Sentii il lato destro del mio letto affondare sotto l’improvviso peso di qualcuno. Sbarrai gli occhi, il battito del mio cuore già degenerato. Il sorriso furbetto di Harry mi osservava divertito. Da cosa poi?

Vederlo era meraviglioso, specialmente come prima cosa di quel particolare giorno, ma, dannazione! Facevo paura appena sveglia! Così fui costretta a lanciargli un’occhiataccia irritata e a prendere il cuscino dietro il mio capo e premerlo sul viso.

“Harry vattene! Subito!” gli intimai con la voce ancora impastata dal sonno soffocata dalla stoffa.

“Buongiorno anche a te, piccola.” Rispose e intuii e che stava sorridendo.

“No davvero, non sono presentabile alla mattina.” Bofonchiai. Ad un tratto il cuscino mi sfuggi dalle mani perché me lo aveva bruscamente strappato via, e prima che potessi lamentarmi per bene le sue labbra premettero sulle mie. Trattenni il fiato e strinsi le mie per non restituirgli il bacio. Insomma, dovevo ancora lavarmi i denti! Come se fosse arrabbiato dal mio rifiuto iniziò a muovere le sue labbra più decise sulle mie e malgrado i miei sforzi di ignorarlo, presto cedetti e riuscì a schiudermele.

Dopo avremmo fatto una bella chiacchieratina! Ora io ero arrabbiata ma presto mi sciolsi, e appena accennai a ricambiare con più convinzione il bacio lui si staccò. E ma che cavolo, che voleva allora?

“Lo so perché ti rifiutavi di baciarmi, sciocca! Smettila di pensare sempre tutte queste scemenze!” sorrise avvicinandosi ancora. Lo allontanai e mi sedetti sul letto.

“Non sono scemenze! Sono una ragazza! E tu prima di venire qui scommetto che ti sei preparato!” ribattei per poi soffermarmi su di lui. Aveva una maglia bianca e stava ancora in boxer. I capelli erano piuttosto spettinati ma niente confrontati ai miei.

“Beh, forse no…” borbottai “Ma è diverso… Tu… Tu sei… perfetto! Sempre!” farfugliai. Mi rise in faccia per poi prendermi il viso fra le sue mani “Non pensavo ci fosse qualcuno con il cervello più contorto del mio.”

“Infatti non esiste. Nessuno ce l’ha più contorto del tuo.” Risposi sorridendo.

“Tu, sei perfetta. E comunque, quando amo una persona non importa più niente se è appena sveglia, chiaro?” disse dolcemente facendosi serio.

“T-tu m-mi ami?” riuscii con scarso successo a far uscire quella frase così inconcepibile.

“Certo. Altrimenti non saresti in casa mia.” Allargò il suo sorriso per poi rubarmi un altro bacio “Oh, dimenticavo. Buon compleanno.” Lo ringraziai ma poi fui costretta a cacciarlo via dalla mia stanza. Mi preparai e scesi in cucina, non vedevo l’ora di parlare con Liz. Harry mi aveva detto che mi amava… Cioè, non mi aveva detto il solito “Ti amo” ma contava come tale.

Appena entrai notai solamente Anne, che subito mi venne in contro “Buon compleanno, Jade!” notai una padella sui fornelli dalla quale proveniva un profumino di uova e bacon.

“Grazie, ma non doveva disturbarsi… Cioè, non dovevi.” Mi corressi ricordando che mi aveva detto di darle del tu.

“Non mi sono disturbata, cara. E’ stato Harry che ha voluto a tutti i costi prepararti la colazione.” Rispose. Okay, se la mia vita continuava in quel modo ancora a lungo non so come avrebbe fatto il mio cervello a riuscire a concepire tutto. Mi voltai verso Harry, vestito e pettinato, dietro di me. Abbassò lo sguardo quando cercai il suo.

“Bene. Non dovevi.”

“Non devi questo, non devi l’altro. Non posso fare niente!” si lamentò lui come fosse abbattuto da una disgrazia.

“Infatti! Se fosse per me non dovresti fare niente.”

“In questo caso toglitelo dalla testa, mi piace viziare la mia ragazza, lo ritieni un crimine?” esclamò sorridendo, con finto fare disperato. Sospirai “Certo che no! Fai pure!” mi arresi, per poi fiondarmi sulla mia buona colazione.

“Dov’è Liz?” domandai mentre ingurgitavo una forchettata forse troppo grande di uovo.

“Non lo so, è uscita poco prima che ti svegliassi.” Rispose Anne sorseggiando un bicchiere di latte.

“Uffa…” commentai. Dopo colazione me ne andai in salotto.

Avevo voglia di stare con Liz, non ci facevamo una bella chiacchierata da tanto. Dov’era andata? Sapeva che era il mio compleanno. Harry si sedette accanto a me “Che vuoi fare oggi? Chiedi e ti sarà dato.”

Scrollai le spalle “D’accordo, dato che ti piace tanto viziarmi, approfitterò della cosa.” Decisi sbirciandolo. Lo vidi farsi più attento “Qualsiasi cosa?” domandai per conferma.

“Affermativo. Perché? Hai qualche idea?”

“Io.. ehm, in realtà no.” Risposi sincera. Avere una visualizzazione così vasta davanti non aiutava. Non sapevo da dove iniziare a pensare. Finalmente potevo fare per il mio compleanno ciò che desideravo e non avevo la minima idea di cosa scegliere.

Suonò il campanello “Vado io.” Dissi a Harry. Mi fiondai all’ingresso, finalmente Liz era tornata. Spalancai la porta ma invece di trovarmi il sorriso della mia migliore amica che mi abbracciava facendomi gli auguri, mi ritrovai davanti la faccia inespressiva di Daniele. Voleva rovinarmi il compleanno?

“Ciao, Jade.” Mi salutò subito. Sembrava… Innocuo. Nessuna traccia dell’aria strafottente che aveva di solito.

“Che ci fai qui? Come facevi a saperlo?” domandai secca. Perché essere gentile? Sapevo che era per colpa sua se ero stata espulsa… O forse dovrei dire merito?

“Non ha importanza. Volevo dirti che sei stata espulsa dal College per colpa mia.” Disse. E grazie tante!

“Grazie per essere passato.” Risposi gelida e tentai di chiudergli la porta in faccia, ma me lo impedì.

“No, aspetta!” gridò.

“Cosa vuoi?” chiese Harry, al mio fianco, facendomi sobbalzare. Non mi ero accorta della sua presenza.

“Vorrei parlare con Jade… In privato.” Daniele rivolse un’occhiataccia a Harry, che la contraccambiò.

“Questa è casa mia!” protestò quest’ultimo.

“No, dai, va bene.” Acconsentii io, e uscii nell’aria fresca. Il sole splendeva in giardino, era piuttosto tardi.

Appena fummo fuori portata dall’entrata Daniele ricominciò a parlarmi “Intendevo dire che mi dispiace, Jade. Va bene? Io non so perché l’ho fatto, anzi sì, lo so. Diciamo che la mia colpa è solo una parte. Ascolta, ho capito che tu non mi hai fatto niente. Forse non t’importa ma mi dispiace, veramente tanto.” Terminò la frase guardandomi contrito. Lo fissai a lungo.

“Apprezzo che tu sia venuto fin qui, ma francamente, hai sprecato il tuo tempo.” Risposi acida.

“Lo so, lo so, credimi! Io… Ho voluto farlo comunque. Voglio che tu sappia che sei una ragazza fantastica… Sono stato uno stupido a lasciarti, dav…”

“Basta!” Lo interruppi “Non c’è bisogno che tu dica queste cose.”

“Le penso sinceramente.”

“Bene. Mi sembra un po’ tardi per capirlo.” Quindi lui mi si avvicinò ancora di più e alzò le spalle.

“Infatti.” Disse “Buon Compleanno.” Sorrise e fece per andarsene. Sembrava veramente sincero. Avrei dovuto restare immobile e aspettare che se ne andasse, ma ovviamente non lo feci.

“Daniele?” lo chiamai e lo vidi voltarsi di scatto.

“Ehm… Grazie.” Gli sorrisi. Era meglio così. Non contava essere cattiva con lui. Dopotutto non aveva creato davvero chissà quale guaio. Aveva migliorato la mia situazione.

Lo accompagnai al cancello di fronte alla porta. Prima di andarsene mi sorrise appena e mi posò delicatamente le labbra sulla guancia. Si ritrasse subito e io esclamai mentre si allontanava “E  . Restai a guardarlo allontanarsi.

Che bizzarra che è la vita!

 

Liz

"Questo credi che le piacerà?" sentii la voce di Niall provenire dal reparto film. In mano teneva un DVD molto rosa, non lessi il titolo, lo raggiunsi e glielo tolsi velocemente dalle mani.

"Niall! Noi ragazze non siamo solo rosa e brillantini!" e scoppiai a ridere.

"Scherzavo, tranquilla!" rise anche lui con me. Io avevo trovato un regalo perfetto: un bellissimo album fotografico.

"Ascolta, questo qui è perfetto" dissi indicando l'album "Fai prima ad aggiungere il tuo nome e una mano al portafoglio, no?" gli diedi una gomitata e lui me lo strappò dalle mani "Certo! Va benissimo." e si diresse deciso verso la cassa.

Pagammo insieme il regalo, e poi lasciammo il negozio. Ci ritrovammo davanti il Greenwich Park. Osservai incantata le rondini svolazzare tra i grandi alberi secolari e planare sul largo prato verde.

"Ti va di fare un giro?" come lo diceva Niall la prospettiva sembrava alquanto allettante.

"Jade mi ucciderà... Non le ancora fatto gli auguri... " sospirai.

"Meglio tardi che mai, dico bene?" Niall mi sorrise, i suoi occhi blu in contrasto con il cielo grigio erano quasi meglio del paesaggio del parco. Senza che potessi rispondere mi prese la mano, dopodiché mi ritrovai in un grande corridoio formato da alberi messi in fila, con le dite di Niall intrecciate alle mie, a osservare l'ambiente intorno a noi.

Tutto era incantevole, dalle foglie verde smeraldo alle farfalle che ci svolazzavano intorno, ma la cosa più bella in mezzo a tutta quella natura era il ragazzo che passeggiava accanto a me.

Una leggera brezza mi spettinava i ricci lunghi che si rifiutavano di restarmi dietro alle orecchie.

"Strano che non piove o pioviggina." mormorai osservando i raggi del sole che facevano capolino da dietro le nuvole, che sembravano una grande coperta grigia distesa sul cielo.

"Sì è vero. Oggi è una bella giornata." disse "Ti stai divertendo da quando sei arrivata a Londra?" chiese scrutandomi.

"Certo. Non avrei dovuto?" risposi. Ci eravamo fermati di camminare e lui mi inchiodava con il suo sguardo celeste.

"No, solo che... Tu non dimostri molto ciò che provi, non riesco mai a capire come ti senti..." mentre parlava lo guardavo confusa, forse ci ero rimasta leggermente male.

Intendeva dire che non ero una di quelle ragazze trasparenti che esprimevano sempre con mille risolini inopportuni quanto desideravano saltargli al collo?

"Scusa se non sembro una tua fan sfegatata..." dissi ridendo, cercando di sdrammatizzare.

"No, non intendevo quello! Volevo dire che mi piacerebbe sapere cosa provi quando sei con la gente, quando sei con me..." blaterò un po' impacciato.

"Non si vede?" gli domandai delusa? Lui allora mi guardò più intensamente, e fissandolo m'invase solamente il desiderio di baciarlo. Sperai davvero che non si notasse.

Scosse leggermente la testa.

"Allora te lo dico. Quando sono con te sono davvero felice... Sei più simpatico, gentile e carino di quanto immaginassi. Soddisfatto?"

"Molto." sorrise con un sopracciglio alzato. Iniziai a ridere, forse un poco imbarazzata, gli diedi una leggera spinta e ricominciai a camminare lasciando che il venticello mi facesse svolazzare i capelli sulla schiena.

Jade

"Adesso puoi dirmi cosa vuoi fare oggi, Jade? Tra poco devo andare allo studio, torno questo pomeriggio e mi farebbe piacere conoscere i tuoi piani." Eravamo seduti sull’amaca nel giardino sul retro, tra due grossi alberi. Io stavo torturando una ciocca dei miei capelli, fissando i fiori ai nostri piedi.

“Te lo direi se lo sapessi… E’ tanto importante decidere adesso?” ero abbastanza esasperata, non avevo idee. Insomma era solo un giorno come gli altri, che bisogno c’era di fare per forza qualche cosa? Già essere li seduta accanto a lui per me era un fantastico compleanno, più bello di tutti quelli passati.

“Certo. Questo è un giorno speciale, e io volevo che fosse tutto perfetto, come vuoi tu.” Disse dolcemente Harry, sfilando la ciocca dalle mie dita e riportarla insieme al resto dei boccoli, per poi iniziare ad accarezzarli. Fui invasa dai brividi mentre faceva scorrere la sua mano tra i capelli sulla mia schiena.

Mi voltai per guardare da vicino le sue labbra perfette “Essere qui è tutto quello che ho sempre sognato.” Mormorai e lui si avvicinò fino a sfiorare la mia bocca. Lo bloccai prima che potesse baciarmi e scattai in piedi, per poi iniziare a esclamare tutto d’un fiato “Ma certo! Finalmente un’idea! Vorrei qualcosa di semplice e riservato, solo per noi, Liz e la band, se per loro non è un disturbo…” mentre parlavo Harry mi guardava divertito da stare seduto sull’amaca, mentre io camminavo avanti e indietro davanti a lui, volenterosa di spiegargli “Pensavo che sarebbe un vero onore e il massimo per me, se organizzassimo tipo una serata davanti al falò, qui nel giardino di casa tua.” Continuai osservando contenta i divanetti e le poltrone di vimini che circondavano un tavolino di vetro, davanti alla portafinestra del retro della casa.

Harry scoppiò a ridere “Sei adorabile quando ti agiti in quel modo.”

“Per favore…” chiesi con tono implorante.

“E’ perfetto, ma sei sicura di non volere una mega festa o una giornata in giro per l’Inghilterra?” domandò.

“Che stai dicendo? Grazie ma no, va benissimo così. Mi faresti la ragazza più felice al mondo.” Sorrisi euforica.

“D’accordo.” Acconsentì il mio ragazzo (faticavo ancora a concepire perfettamente il concetto). Lanciai un gridolino esultante e lo abbracciai, sedendomi sulle sue ginocchia.

Eravamo un po’ pesanti in quella posizione per la povera amaca, così Harry si distese su di essa stringendomi a lui.

“Evvivaaa…” cantilenai come fosse una canzoncina. Harry mi abbracciò più forte affondando il viso tra i miei capelli. Era meglio di qualsiasi filmino mentale mai creato nella mia mente.

Gli schioccai un bacio sulla guancia “Io… Non so davvero cosa dire Harry…” dissi mentre un milione di domande mi frullavano nel cervello. Perché il destino mi aveva voluto con Harry Styles proprio in quel momento? Cosa avevo fatto per meritarmelo? C’era forse un trucchetto? Stupide domande. Le scacciai via come si fa con le api. Chissenefrega pensai, mentre venivo cullata dall’amaca e il vento, tra le braccia del ragazzo che amavo davvero, da sempre.

Le dolci labbra di Harry si erano posate impazienti sulle mie, e ovviamente non lo feci spazientire maggiormente. Il rumore di una macchina che si fermava davanti a casa era ben chiaro, e dato che Anne era al lavoro, fummo costretti a terminare subito quel bacio, non con poca irritazione.

Harry poi non ne voleva sapere di alzarsi dall’amaca, e mi teneva stretto a sé. Lo convinsi solo dopo avergli dato qualche altro bacetto.

Raggiungemmo Liz e Niall alla porta, che stavano suonando in vano il campanello.

“Amico, Paul ci sta aspettando. Dobbiamo andare…” disse Niall, preoccupato. Harry annuì. Mi cinse i fianchi in un abbraccio “Ci vediamo oggi splendore.” E mi diede un ultimo bacio.

Quando se ne andò con Niall che mi fece gli auguri, entrammo in casa e mi rivolsi a Liz.

“Buon compleanno, mi raccomando! Scusa se sono stata via tutta la mattina fino a mezzogiorno infischiandomene della mia migliore amica senza nemmeno lasciarle un messaggio e sparire con Niall!” dovetti fermarmi perché non avevo più fiato in corpo.

“Jade… Mi dispiace davvero tanto! Ma ti assicuro che ne è valsa la pena! Ti ho comprato questo.” Mi sorrise ma io continuai a restare seria. Mi tese il suo regalo: rettangolare, piuttosto grosso e impacchettato in una carta azzurra e oro.

“Lo aprirò stasera insieme agli altri…” borbottai.

“Ascolta Jade, mi puoi perdonare? Andiamo!” iniziò a supplicarmi.

“Certo! Sono troppo felice di vederti!” buttai via la “maschera” da offesa e mi fiondai ad abbracciarla.

“Mi sei mancata! Ci sono così tante cose che ho da dirti!” dissi tra i suoi ricci lunghi e profumati, ripensando al singolare modo di dire ti amo di Harry..

“Lo so. Cosa hai intenzione di fare oggi?” domandò, e la sentii rilassarsi, contenta di essere stata perdonata.

Squillò il cellulare nelle tasche dei miei jeans, così lo afferrai e guardai inorridita la scritta luminosa sul display.

“Al momento ci terrei a sopravvivere.” Risposi a Liz, spaventata da ciò che sarebbe potuto accadere attraverso quella chiamata. 

Ciao a tutti!! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, forse è stato un po' tutto rose e fiori ma era di passaggio, nel prossimo non verrete delusi dai colpi di scena! Vi prego con tutto il mio dolce cuoricino di passare nella nuova One Shot tra le storie originali romantiche che ho scritto, e anche in quella sui One Direction. Grazie in anticipo!

Scusate il ritardo, la scuola mi ha impegnata tanto, e sicuramente anche voi, ma non voglio perdere le mie lettrici perciò vi prego di non abbandonarmi ma di contunuare a recensire! :3 *occhi dolci e sbatte le ciglia* ahahah! 

Al prossimo chapter carotine dolciiiiii!!!!

-Ally_ xxxxxx

 

 

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Capitolo 17
*** Compleanno ***


Jade

"Pronto, mamma?"

"Tesoro!" la sentii sospirare di sollievo "Stai bene?" il tono nella sua voce particolarmente ansioso.

"Sì, sì mamma, sto benissimo, alla grande!" mi affrettai a tranquillizzarla.

"Buon compleanno, Jade." non ebbi il tempo di rispondere "Dove sei?"

"Grazie per gli auguri." tentai di temporeggiare. Io ero in piedi di fronte alla porta dell'ingresso, Liz affianco a me mi fissava con gli occhi a palla, e sudava quanto me.

"Jade, seriamente, dove sei adesso, esattamente?" la sua voce mi ricordava quella di un'insegnante che esige spiegazioni, o peggio,quella della direttrice Parker.

Deglutii e lanciai un'occhiata di aiuto a Liz, che però era bloccata. Tentai un'ultima carta, sicura che avrebbe fatto comunque perdere la pazienza a mia madre.

"Mamma, rilassati! Sto bene, da quando sei così apprensiva?"

"Da quando ho telefonato il College per farti gli auguri, dato che tu avevi il telefono spento." severa, impassibile, delusa. Ero in grossi guai.

"Ascolta, sono a casa di Harry, Harry Styles, degli One Direction" udii mia madre trasalire ma la ingorai "E' stato gentilissimo a ricambiare il favore che io gli avevo fatto. Va tutto bene. C'è anche Liz e..."

"Non va affatto tutto bene!" esplose in uno strillo "Tu non sei al College, Jade. Non ci sei più! Sei stata espulsa, lo so, cosa credi? Non ti ho subito sgridata sperando che avessi il minimo di buon senso da dirmelo tu stessa, ma vedo che non l'hai fatto! Ieri ne avevi tutto il tempo, non capisco, pensi che noi dobbiamo essere gli ultimi a sapere le cose? Credi di poter prenderci in giro facendoti gli affari tuoi in quella città, in casa di gente che nemmeno conosci..." stavolta fui io ad interrompere il suo monologo.

"Io conosco benissimo Harry." sibilai con fervore "Mi dispiace se non te l'ho subito detto, sai, non ne vado orgogliosa, ma ti ricordo che ho sed... diciassette anni e sono in grado di sopravvivere anche da sola. E se ci tieni tanto a saperlo, sto vivendo il momento più bello di tutta quanta la mia vita! Mamma... Tu non sai quanto sono felice... Non so se tu riesci a capirlo ma ti assicuro che... Essere stata cacciata dal College è stata la cosa migliore che poteva capitarmi."

Dall'altro capo del telefono regnò il silenzio assoluto per qualche attimo.

"La cosa migliore' Ma ti senti? Non pensi ai soldi che abbiamo dovuto sganciare io e tuo padre? Sai, qui la crisi si fa sentire, non mi pubblicano più libri, tuo padre è in cassa integrazione."

"Cosa?" mi addolcii "Mi dispiace davvero mamma..."

"Jade, io non me la sento di darti il permesso di restare lì, io non so davvero in che mani sei, quel cantante non credo sia affidabile come sembra perciò torna a casa subito."

"Stai scherzando?" la mia voce trillò isterica "Io mi fido di Harry, tu non lo conosci, come puoi dire una cosa del genere? E poi oggi è il mio compleanno... Non tornerò a casa perché me lo hai ordinato tu." non avrei pianto al telefono, ma sentivo le lacrime inondarmi gli occhi.

"Io sono tua madre. Vuoi restare oggi? E a fare cosa? Harry come ti tratta? Come puoi pretendere che possa fidarmi?"

"Devi fidarti di me." trattenni i singhiozzi.

"Dopo come ti sei comportata?" perché doveva essere così dura con me?

"Sì. Perché sono tua figlia e ti devi fidare. Voglio restare fino alla fine della settimana." dissi risoluta. Ci fu una lunga pausa di silenzio.

"Mi dispiace tanto, Jade, ma la fiducia va guadagnata..."

"Me la sono guadagnata sin da quando ero piccola!" urlai.

"Ultimamente non direi, e poi... In quel posto che non conosco... Con quel ragazzo... No, resta pure per oggi, domani parti il prima possibile. Torna a casa, Jade."

"Cosa? No! Tu non capisci niente, non puoi darmi ordini, ho diciassette anni!" sbottai arrabbiata.

"Non sei ancora maggiorenne. Devi accettare ciò che ti dico.

"E allora? Non era una domanda la mia." ero furiosa.

"Tu torni a casa domani. Chiuso." stavo per chiederle di papà ma aveva già riattaccato.

Ad ogni beep che risuonava a causa della linea libera, la mia rabbia aumentava sempre di più.

Senza degnare Liz mi fiondai correndo nella mia camera, mi chiusi dentro e mi sedetti ai piedi del letto, abbandonando la testa sulla coperta immacolata. Portai le gambe al petto e le avvolsi tra le braccia, per poi concedermi di far uscire qualche lacrima.

 

Harry

Tornai a casa, era tardo pomeriggio. I ragazzi erano con me, avevano accettato entusiasti di prendere parte al compleanno di Jade. Nella sala appena entrato però, non c'era traccia ne di jade, nè di Liz. C'era solo mia madre che era tornata prima di me dal lavoro, al telefono con qualcuno.

Chiesi al gruppo se poteva restare al piano di sotto e fare come fossero a casa loro, e andai di sopra.

Sentii la voce di Liz provenire dalla camera di Jade, così entrai. Un po' mi spaventai nel vedere Jade, la testa appoggiata sul letto e il corpo rannicchiato sul tappeto, e Liz che conversava, pure lei al telefono. Ma ciò che mi spaventò più di tutto era il tono che usava Liz per parlare, mortificato, sconvolto, triste, amaro.

Appena mi vide si alzò e uscì dalla stanza, cominciando a parlare con veemenza e come se avesse detto quelle frasi un centinaio di volte.

Mi avvicinai incerto a Jade, da quando ero entrato non si era mossa.

Mi accorsi che stava dormendo, ma le sue guance erano rigate, segno di un pianto recente.

Mi accigliai. Non doveva piangere. Non ce n'era il motivo. Fui invaso da una strana ansia.

Con delicatezza sollevai Jade, e la portai in braccio per poi adagiarla sul letto, e sdraiarmi accanto a lei.

Appena feci per scostarle i capelli che le nascondevano il viso, notai che stava sbattendo le palpebre. Gli sistemai i capelli e posai le mie labbra sulla sua fronte.

"Harry..." disse come se fosse un lamento, una cosa sgradevole.

La osservai accigliarsi alla mia vista. Cosa avevo fatto? Non era più felice di essere con me? Voleva tornare a casa.

Poi mi si buttò improvvisamente addosso, e mi abbracciò stretto, come se fossi appena tornato dalla guerra o qualcosa di simile. Si aggrappo' a me per poi affondare il viso nell'incavo del mio collo, il respiro affannato.

"Jade, tutto bene? Che c'è che non va?" domandai timoroso. "Tutto." sospirò tristemente. Rimasi in silenzio.

"Ma non importa ora." si allontanò leggermente per potermi guardare negli occhi. Mi persi nel verde smeraldo del suo sguardo, così profondo.

Sorrise e mi rilassai.

"Voglio che almeno tu ti godi questa serata. Penseremo dopo ai problemi..."

"Problemi?" Odiavo le brutte notizie e i problemi, preferivo scappare o ignorarli.

Annuì ma poi mi abbracciò di nuovo "Sì ma niente di catastrofico." Grandioso, pensai "Mi è sembrato di sentire delle voci, di sotto, o sbaglio?" aggiunse sforzando un altro sorriso.

Jade

Di sotto i ragazzi ridevano e scherzavano tra di loro. Appena mi videro scoppiò una confusione formata da “Tanti auguri!” “Auguri, Jade!” “Buon compleanno!”

Per la prima volta da quando mi aveva chiamata mia madre sorrisi sinceramente e ringraziai. Proprio in quel momento entrò Liz, in faccia un’espressione sconsolata, non riuscì nemmeno a sorridere apertamente quando notò i One Direction, piuttosto si diresse fuori dalla porta.

Niall la squadrò e poi la seguì. Gli altri scattarono affrettandosi ad uscire dicendo “Prepariamo tutto noi sul retro, è una specie di regalo.” Disse Liam, come se dovesse scusarsi.

Guardai Harry, mi stava ancora fissando, serio e preoccupato come prima.

“Che c’è?” feci la finta tonta.

“Me ne vado di casa e tu sprizzi scintille, ritorno e sembra che ti sia morto il cane.” Rispose impassibile.

Sbuffai “Sto bene, smettila di chiedermelo! Ora, proviamo a goderci questa serata, è il mio compleanno o sbaglio? Posso fare ciò che voglio, dirti ciò che voglio. E se ritengo più… conveniente dirti una cosa dopo cena, fattene una ragione!” risi sdrammatizzando la situazione che dentro di me volevo rifiutare.

Harry sospirò e mi cinse la vita con il suo braccio.

“Tesoro, vai a prendere la torta!” urlò Anne dalla cucina.

“Giusto, grazie mamma!” rispose e mi trascinò dietro di lui.

Raggiungemmo una pasticceria semplicemente fantastica. Harry mi chiese che torta desideravo ma io risposi che per me non faceva differenza, come al solito, così lui scelse per me.

Tornammo così a casa con un’enorme torta al cioccolato e crema, dall’aspetto molto più che invitante.

La portammo in cucina, affidandola ad Anne.

Guardai l’orologio “E’ decisamente ora di cena, posso raggiungere gli altri sul retro, ora?” domandai a Harry.

“Certo, ai suoi ordini!” fu ben felice di rispondere Harry, eccitato.

Uscimmo in cortile, dove un’aria fredda ci travolse, spettinando i miei capelli. Il cielo era blu con già diverse stelle, ma all’orizzonte il sole era appena tramontato, perciò le nuvole erano ancora rosate.

Quando arrivammo nel cortile sul retro, ero esterrefatta. I ragazzi e Liz erano seduti tranquillamente sui divanetti di vimini, intorno ad un fuoco scoppiettante e allegro, che spargeva nel giardino un’atmosfera rassicurante e perfetta.

Era incredibile. Finalmente mi sentivo felice. Scrollai le mie preoccupazioni di dosso e decisi che almeno quella serata me la sarei goduta.

Fu una delle serate migliori mai trascorse. Le risate dei ragazzi risuonavano nell’aria, come le note della chitarra di Niall, mi aveva emozionato sentirgliela suonare per me.

Quasi subito mi era venuto freddo perciò Harry si era avvolto in una coperta insieme a me. Quando avevano intonato “Tanti auguri a te.” sia in inglese che in italiano, con le loro voci armoniose mi si era stampato in faccia un sorriso indelebile, l’emozione talmente forte che quasi scoppiavo a piangere. Quando finirono cambiando le note creando una versione tutta loro invece, scoppiai a ridere.

Lasciai Harry e abbracciai ognuno di loro con affetto, ringraziandoli il più calorosamente possibile.

Poi arrivò la torta, mi sorpresi del sapore incredibilmente buono, e mangiai più fette di quanto avevo pensato, ingurgitando panna montata senza ritegno. Harry mi accompagnò riempiendosi pure lui la bocca, e quando, dopo gli incitamenti degli altri, mi baciò, riconobbi il sapore dolce della panna e del cioccolato sulle sue labbra.

Arrivò poi il momento dei regali. Aprii fremente di curiosità quello della mia migliore amica. Era un delizioso album fotografico, non sapevo nemmeno come esprimere la mia gratitudine, ma era proprio ciò che mi ci voleva.

“Liz, non sai quanto mi piaccia. Dico davvero, è… è perfetto, lo riempirò di foto di noi, di Londra, grazie infinite.”

“Tranquilla. Sono veramente contenta che ti piaccia. E’ anche da parte di Niall.” Sorrisi anche al biondino, “Grazie mille anche te.” In risposta lui si stiracchiò e alzò le spalle “Di niente.” Entrambi iniziammo a ridere, senza un motivo ben preciso, ma sentivo il bisogno di farlo, finché potevo.

“E tu non mi dai il tuo regalo?” chiesi a Harry. Lui mi aveva costretta a rannicchiarmi sul suo petto, seduta sulle sue ginocchia, io mi vergognavo un poco davanti a tutti, ma ne ero anche felice.

“Certo che te lo do.” Sorrise e tirò fuori una scatolina dalla tasca. Trasalii al pensiero di un anello, ma non pensavo che fosse il tipo da promesse.

Esitante aprii la scatolina verde, scoprendo un meraviglioso bracciale. Aveva il cordoncino verde scuro, e un’ “H” brillante come unico ciondolo. Spalancai gli occhi quando mi resi conto che la lettera era formata da piccoli diamanti veri. Sospirai e gli sussurrai “Non dovevi farmi un regalo così costoso!” protestai.

“Se vuoi essere la mia ragazza accetta i compromessi.” Mi sorrise e poi mi mise il bracciale al polso. Guardai l’iniziale del suo nome luccicare al riflesso del fuoco.

Gli rivolsi uno sguardo colmo di amore “Grazie.”

“Tutto qui?” si lamentò Louis “Oh, andiamo! Ringraziatevi come si deve! Qui non ci sono minorenni!” e scoppiò a ridere, sicuro che mi sarei rifiutata di baciare Harry, invece, apposta e colta anche da un improvviso desiderio, premetti impazienti le mie labbra sulle sue, che risposero felici e con veemenza al bacio.

Un coro di “Uuuuh” si disperse nell’aria, costringendomi a sorridere. Harry invece mi strinse di più a lui, intrecciando le dita tra i miei capelli e inclinando il capo, per poter muovere con più decisione le sue labbra sulle mie. Trattenevo il respiro ma presto fui costretta a respirare col naso, dato che la bocca era impegnata.

I ragazzi iniziarono a schiarirsi la voce in modo che noi sentissimo, continuando a urlare “Ehm, ehm!” e quindi mi staccai da Harry, mio malgrado. Lui sfoggiò il suo sorriso luminoso, quello a cui non riuscivo proprio a resistere.

“Va bene, ringraziamenti finiti.” Tossì Zayn e tornammo a ridere e scherzare.

Ad un tratto Harry strinse la presa, si alzò e mi sollevò, così mi ritrovai con le braccia a penzoloni sulla sua schiena e le sue che tenevano salde le mie gambe, come quando si sollevano gli animali cacciati.

"Che stai facendo? Lasciami! Lasciami!" iniziai a strillare, ma lui era già entrato in casa attraverso la vetrata accanto a noi.

"Hey, amico! Che fai? Guarda che ti denunciamo!" ridacchiava Louis. E gli altri gli facevano eco.

Prima di quanto mi aspettassi mi ritrovai su un letto di una camera sconosciuta, ma che riconobbi come quella di Harry, dato il disordine sulla scrivania e per terra.

Lo guardai tentando un'espressione di rimprovero, ma dato che non riuscivo a trattenere le risate, risultò sicuramente una smorfia.

"Okay, adesso ho caldo." disse sfilandosi la t-shirt. Trattenni il respiro. Ogni pensiero sensato nella mia mente si dissolse come per magia mentre Harry mi si avvicinava, sedendosi accanto a me in tutta la sua perfezione.

Mi sfiorò una guancia con un dito. Mi ricordai in un secondo di tutti i poster appesi nella mia camera in Italia, alla mia vita prima di conoscerlo, ovvero realizzare uno dei miei sogni.

"Tutto okay?" mi domandò. Mi accorsi solamente in quel momento che stavo tremando.

"Sì, certo. S-scusa." balbettai. Mi accarezzò i capelli e li sistemò su una spalla, per poi avvicinarsi e depositare un dolce bacio sul mio collo. Fui scossa da altri brividi e ricominciai a tremare ma per poco, perché provai improvvisamente una vampata di calore.

Harry tornò a guardarmi "Sei così carina quando arrossisci." e grazie a quella geniale frase arrossii ancora di più, sempre se era possibile.

"Sei così carino senza la maglietta." mi lasciai sfuggire. Strabuzzai gli occhi e mi coprii velocemente la bocca con le mani. Osservai il suo sorriso compiaciuto mentre prendeva le mia mani e ne portava una al suo collo, per esortarmi ad abbracciarlo; poi, quando le sue labbra premettero nuovamente sulle mie, mi sciolsi come un ghiacciolo nel deserto.

“Harry.” Dissi quando finì di baciarmi, azione che richiese una buona dose di tempo.

“Mmh.” Rispose per farmi segno di parlare, ma mi baciò ancora. Mi allontanai “Harry, è una cosa seria. E’ il problema.” La sua bocca si tese in una smorfia, ma poi si coricò e io appoggiai il capo sul suo petto.

“Harry… Oggi quando tu non c’eri hanno chiamato i miei genitori.” Lo sentii farsi più teso.

“Ecco perché hai pianto…” sospirò tristemente. Rimasi zitta.

“E non è andata bene, vero?” chiese come se lo sapesse già. Non era difficile da intuire.

“Vogliono che parta domani.” Risposi stringendolo. Non udii risposta.

Okay. Ragazze non tiratemi i pomodori per favore! Pietà! Lo so! So tutto! So che non ho aggiornato per più di un MESE! Che non mi merito le vostre recensioni, non mi merito niente, non volevo abbandonarvi, ma da quando è iniziata la scuola non ho avuto più tempo per fare niente, e anche la voglia mi aveva abbandonato :(

Ma non ho mai voluto abbandonarvi e queste non sono scuse, credetemi, mi odio da sola. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto almeno un pochino. Vi esorterei a recensire ovviamente, se non mi fossi fatta aspettare così a lungo, quindi non dico niente, perché mi faccio schifo. >:O bleah! ahah! XD

L'ultima cosa che posso dire, è che non vi ho mai dimenticato, adoro ogni vostra recensione e le rileggo perché siete fantastiche e , ripeto, non vi merito. Ma vi adoro e su questo non ci piove! 

Scusate, sono sincera, mi dispiace tanto, spero di essermi fatta un pochino perdonare con questo chapter :D 

Bye GAL! xxx

-Ally- 

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Capitolo 18
*** Per dimenticare ***


Jade

Il mio viso sul petto di Harry, ero praticamente immobile aspettando la risposta. Ma quello che udii fu soltanto il vento ululante che soffiava contro i vetri della finestra.

“Harry?” il suo respiro non era più regolare, ma un poco agitato. Ad un tratto le sue dita mi sollevarono il mento, così che incontrai il suo sguardo smeraldino. La luce della lampada sul comodino si rifletteva nei suoi occhi, che mi guardavano ricolmi di sentimento. Si morse il labbro inferiore e mi venne voglia di baciarlo, ma non mossi un muscolo.

“Vuoi partire?” sussurrò e riuscii a cogliere una rottura nella sua voce. Quella frase tradotta significava vuoi davvero lasciarmi? Mi si contorse lo stomaco dal disagio solamente al pensiero di prendere l’aereo e andarmene.

“Pensavo che ormai sapessi che non voglio… Non potrei nemmeno se volessi, se tu continui a tenermi qui.” Sorrisi debolmente fissando i suoi lineamenti e accarezzandogli i capelli. Un brivido lo percosse impercettibilmente al mio tocco.

Invece di rispondere scattò in avanti, e mi ritrovai sotto di lui, i riccioli sulla mia fronte, le sue labbra sulle mie. Feci scorrere le dita tra i suoi capelli attirandolo a me, i nostri respiri affannati andavano all’unisono in quel dolce e lungo bacio. Mi sembrò di aver aspettato tutta la vita solo per quello. Solamente per poter stringerlo in quell’istante, il calore del suo corpo mi rassicurava. Pensai di aver aspettato una vita per poter finalmente provare quell’amore proibito di cui parlano tanto i libri e le poesie.

Le sue labbra scesero sul mio collo e le sue mani sui miei fianchi, che mi strinsero ancora di più. Tornò su un fianco e di conseguenza anche io.

“Io voglio tenerti qui, ma so che non è la cosa giusta. Se devi andare via… Non posso impedirtelo.” Non lo avevo mai sentito parlare con quel tono. Sembrava che avesse fatto davvero molta fatica a pronunciare quelle parole, quelle parole che mi costrinsero a chiedermi devo davvero partire?

La sua terribile vicinanza non mi permetteva di concentrarmi. Mi allontanai un poco, rivolgendo il mio sguardo al soffitto bianco. Chiusi gli occhi.

“Qui non ho una casa. Non ho una famiglia. Non ho un lavoro, non ho una scuola. Ma ho te, e questo mi basta. O almeno vorrei mi bastasse. Credo di dover tornare in Italia, Harry.” Mi sentii sollevata da un grandissimo peso. Lì a Londra amavo Harry, lo amavo davvero, ma per il resto mi sentivo un’estranea, senza nulla in mano se non l’ospitalità del mio ragazzo.

I miei genitori volevano che tornassi a casa e non avrebbero di certo ascoltato le mie ragioni. Dopotutto gli amori adolescenziali sono sempre stati calcolati come infatuazioni, grandi o piccole che siano. Amori che, se rotti, con il tempo guariscono, come piccole ferite più o meno profonde.

D’altronde ero più che certa che lasciare Harry sarebbe stata la cosa più difficile che avessi mai fatto, avrebbe lasciato una grossa ferita, molto profonda, che forse persino il tempo avrebbe faticato a guarire. Forse non sarebbe mai guarita.

“Capisco.” Disse Harry “Ma sono troppo egoista per accettarlo. Vorrei davvero che tu restassi con me. Non mi è mai capitato di amare qualcuno come amo te.” Prese la mia mano avvolgendola alla sua. Provai la meravigliosa sensazione di immaginare che si fosse incollata, e che niente avrebbe potuto staccarla. Avevo anche paura. Sapevo che le parole di Harry erano sincere, ma quando hai una relazione spesso ti capita di amare una persona con tutto il tuo cuore. Temevo che avesse già ripetuto quelle parole a qualcun’altra.

“Davvero?” incontrai i suoi occhi e ogni dubbio evaporò con un sonoro “Puff” nella mia mente. Erano così profondi e non nascondevano niente. Potevo chiaramente leggere amore sincero e incondizionato nelle sue iridi. Ci leggevo anche preoccupazione, tristezza e… timore? Forse mi sbagliavo, ma aveva un’ombra spaventata nello sguardo.

“Sì, davvero.”

“Anche io ti amo.” Sussurrai “Sei spaventato anche tu?” aggiunsi con un filo di voce, prima che lui potesse dire qualcosa. Lui annuì senza distogliere lo sguardo dal mio. Sorrisi percependo la certezza che temevamo entrambi la stessa cosa. La paura di perdere l’altro.

 

Liz

Dopo che Jade e Harry erano rientrati in casa i ragazzi erano rimasti per un po’ di tempo a chiacchierare e Louis aveva un sacco di voglia di cantare. Alla fine però, tutti se n’erano andati, tranne Niall, che continuava a guardarmi.

Mi alzai subito dopo che Liam uscì, e poi c’era anche freddo li fuori, dopo che il falò si era spento.

Sentivo i passi sordi e leggeri di Niall dietro di me, e tentai di ignorarli senza molto successo. Il mio cuore non batteva così rapidamente da quando ero in prima media, quando mi ero presa una cotta per un ragazzo che veniva nella mia scuola.

Quando arrivai davanti alla porta d’ingresso mi fermai e gli lanciai un’occhiata. Era dietro di me e spostava il peso da una gamba all’altra, con le mani nella tasca della felpa.

“Allora… te ne vai?” chiesi esitante. Non sapevo se gli andava di restare, d’altronde la casa era vuota a parte Harry e Jade, perché a quanto pareva non sembrava che Anne avrebbe rincasato presto. Sapeva che era il compleanno di Jade e sapeva che Harry l’amava, di sicuro aveva fatto loro un piacere.

Niall alzò lo sguardo su di me, i suoi occhi azzurri spalancati “V-vuoi che me ne vada?”

“No” mi affrettai a rispondere. Aveva davvero capito quello? “Assolutamente, ehm, non so se ti va di restare…” iniziai a giocare con le mani, ero terribilmente a disagio. Mi sentivo come una ragazzina che è alle prese col suo primo appuntamento. Era come se fossi in trappola, volevo stare con Niall e allo stesso tempo pensavo che era meglio se se ne andava, così il mio mal di pancia si sarebbe attenuato. Sì, la presenza di Niall mi faceva venire il mal di pancia perché mi suscitava nervosismo. E quando ero nervosa il fegato mi creava sempre un sacco di problemi.

Sorrise apertamente e probabilmente quel sorriso aiutò la tensione a sciogliersi un pochetto.

“Sì che mi va, cioè, se va a te.” Ridacchiò per quel gioco di parole e mi unii anche io, forse risi un po’ troppo ma ciò bastò per farmi sentire meglio.

“Ok.” Dissi ed entrai nella casa buia,seguita da lui. Sprofondammo nel divano, era così comodo che ci avrei dormito volentieri. Accesi la lampada accanto al bracciolo, e il chiarore tenue si diffuse poco a poco nella sala.

“Sei stanca?” domandò osservandomi.

“Non molto, tranquillo.” Sorrisi. Sentivo il suo sguardo addosso e ciò mi piaceva… E faceva anche aumentare la tensione.

“Cosa c’è che non va?” chiese fissandomi. Lo guardai stranita.

“Come fai a sapere che c’è qualcosa che non va?”

“Beh, è tutta sera che sei diversa, eri molto più spensierata questa mattina.” Rispose distogliendo lo sguardo dal mio.

“Wow, sei molto perspicace.” Sforzai un sorriso sghembo “Oggi hanno chiamato i miei genitori e anche quelli di Jade. Domani dobbiamo tornare in Italia.” Spiegai sforzandomi di non alterare la voce. Il solo pensiero mi terrorizzava, e ad un tratto volevo starmene con Niall e confessargli i miei sentimenti. Dopotutto non lo avrei più rincontrato tanto presto, e dopo aver sprecato due anni ad amare i suoi poster, sarebbe stato stupido non buttarsi. Per una volta sentivo che potevo farlo.

“Cosa?” assunse un’espressione attonita, i suoi occhi cristallini sbarrati mostravano tutta l’iride azzurra. “Dici sul serio?” annuii. Lui sospirò con veemenza.

“Mi dispiace, davvero, vorrei che restassi qui, ci sono un sacco di cose che avrei dovuto dirti.”

“Puoi iniziare adesso.” Dissi cercando il suo sguardo, per una volta che lo volevo su di me.

Mi accontentò avvicinandosi al mio viso.

“Avrei voluto passare più tempo con te, sei così…” deglutì, i suoi occhi perforarono i miei “Speciale… Sei molto diversa dalle solite ragazze che ci sono alle feste, e beh, sei diversa anche come nostra fan, in un certo senso.” Sorrise per un attimo ma poi tornò serio. Era concentrato su quello che diceva, soppesava ogni parola.

“Quale senso?” chiesi. Era a pochi centimetri dal mio viso, mi sentii avvampare, avrei voluto scomparire e fuggire, andare via da lui perché mi stava facendo impazzire. Presi persino in considerazione l’idea di non partire. Solo per lui! Che sciocchezza sentimentale da ragazzine… Eppure il cielo in Italia non era abbastanza azzurro rispetto ai suoi occhi. Okay, la mia situazione era disperata, e se non la smetteva di fissarmi, o gli saltavo addosso oppure me ne andavo subito.

Meglio la seconda, non richiedeva fegato mentre la prima sì.

“Beh, non ci salti addosso, non urli, non… ti comporti come le vere directioner.” Scoppiò a ridere e scosse un poco il capo. Io rimasi seria a fissarlo aspettando che continuasse.

“Non nel senso che non lo sei, nel senso che ci vedi come persone normali, a volte ho quasi paura… di non piacerti.” Quando disse quello la mia bocca si aprì senza che potessi controllarla.

“Stai scherzando? Wow, sul serio? Dovrei andare a Hollywood allora, sono un’attrice fantastica!” esclamai esultando, con un grande sorriso. Lui ricambiò prendendomi i polsi e facendomi “Shhh, di sopra stanno dormendo, credo.” Socchiuse gli occhi e io mi lasciai andare in una sonora risata, tentando di soffocarla ma senza grandi risultati.

Niall rinunciò a cercare di farmi stare zitta, e mentre ridacchiavo ancora tornò sull’argomento “Quindi io, noi ti piacciamo?”

“Tu, voi mi piacete un casino.” Avvertivo il calore sulle mie guance, come se stessero andando a fuoco con il respiro di Niall che le raggiungeva.

“Fico.” Rispose tornando serio. Ero rigida come un legno, osservavo le sue labbra avvicinarsi e una moltitudine di pensieri si fecero spazio nella mia mente, ma non c’era il tempo per considerarli.

Forse non era un sogno, forse Niall Horan stava davvero per baciarmi, se invece era uno dei miei tanti sogni, allora non volevo svegliarmi ma viverlo fino in fondo, dopotutto la delusione di rendermi conto che non era successo nulla mi era fin troppo famigliare.

Qualcuno si schiarì la voce balbettando “Cavolo, non…non volevo disturbarvi, davvero.” Ci voltammo e fulminammo all’unisono Harry che se ne stava in tuta ai piedi delle scale.

Abbassò il capo e se la svignò nell’ingresso.

Tornai a guardare Niall che ora pareva imbarazzato. Ci guardammo ma il mio era uno sguardo vuoto, stavo pensando. Mi alzai di scatto sussurrando uno “Scusami.” E raggiunsi Harry che stava indossando un giubbotto.

“Che fai?” sbottai impedendo ad Harry di uscire dalla porta d’ingresso. Lui si voltò a guardarmi con un’aria innocente.

“Mi dispiace se vi ho interrotti…” ripeté e fece di nuovo per andarsene.

“No, fermo, dove vai? Dov’è Jade? Che stai facendo?” parlavo a bassa voce, chissà perché, ma i miei gridolini erano isterici, gli sarò sembrata una schizzata.

“Calmati, tranquilla. Jade sta bene, torno subito.” Era a disagio sotto al mio sguardo di fuoco.

“No, tu la stai abbandonando. Harry, non puoi fare l’idiota adesso che l’hai conquistata, chi ti credi di essere? C-credi di farmela? Ti sbagli…”

“Liz, sono cosciente, credimi, non ho intenzione di ferirla. La amo, la amo troppo per riuscire a restare. Ho le mie ragioni, fidati.” Detto quello sbatté la porta lasciandomi impalata come uno stoccafisso.

“Che succede?” la voce di Niall mi destò dalle mie preoccupazioni.

“Niente… suppongo.” Risposi lentamente, come se non lo stessi ascoltando.

“Sì, ne sei molto sicura, vedo.” Gli lanciai un’occhiata inespressiva “Notte, Niall.” Mi avviai verso le scale ma lui mi prese una mano.

“Che ho fatto? Ho detto qualcosa di sbagliato?” era nel panico e ciò mi compiacque.

“Tranquillo.” Ridacchiai “Non hai fatto nulla. Ma è tardissimo, non ce la faccio proprio più.” Era la verità, me ne ero accorta quando avevo visto due maniglie della porta, e anche il viso di Niall era confuso.

“Okay, buonanotte.” Disse solo. Annuii  e salii le scale.

La mia stanza era come l’avevo lasciata quel giorno, il cellulare ancora sul letto con quattro chiamate perse dai miei genitori. La luce del display mi faceva male gli occhi, vedevo scintille dappertutto, infilai una canotta bianca ma prima di riuscire a sfilarmi i jeans il sonno mi assalii. M’infilai sotto le coperte e chiusi gli occhi. Almeno non avrei pensato per un po’ di ore, senza preoccupazioni. Prima di perdere completamente la coscienza il mio letto si curvò sotto il peso di qualcuno e poi un cuore che non era mio batté accanto a me. Mi rilassai, più felice di quanto riuscissi a realizzare, i miei occhi lottavano perché volevano aprirsi e abbracciare Niall, o almeno accettarsi che era con me, ma il buio ebbe il sopravvento.

 

Harry

L’aria fredda mi inghiottì appena lasciai Liz sulla porta. Respirai a fondo, il battito del cuore rallentò un poco, ma le preoccupazioni e i pensieri che m’invadevano il cervello erano impossibili da scacciare.

Pochi minuti prima Jade dormiva tranquilla tra le mie braccia, ed io avevo iniziato a stare male, non riuscivo ad accettare il fatto che se ne sarebbe tornata in Italia e avrei dovuto dimenticarla. Una parte di me stesso urlava “dovrai lasciarla andare senza poterci fare nulla!” anche se ero famoso ero impotente, e l’unica persona di cui mi ero mai innamorato per davvero stava per andarsene fuori dalla mia vita.

Poi quel messaggio: Hey, tu e Jade siete invitati a casa mia, niente paparazzi, poca gente, sul serio, d’altronde è tutto ok, giusto? Lo spero. Baci, Camille.

Non so cosa mi era preso ma avevo deciso subito di andare a quella maledetta festa, per dimenticare.

La consapevolezza di perdere Jade entro poche ore mi assillava e non mi faceva ragionare. Ero convinto che con qualche bicchiere di birra avrei potuto stare meglio, almeno per poco. Sapevo anche che era una scelta stupida, che se non tornavo in tempo Jade non me l’avrebbe perdonato, sapevo di essere un vigliacco e mi facevo schifo da solo. Talmente schifo che quantomeno per un’ora volevo poter non odiarmi.

Anche in strada la visione di dover dire “a presto, Jade” ben consapevole che non l’avrei rivista affatto presto mi perseguitava. Fortunatamente la casa di Camille era vicina, non c’era nessuna directioners nella via.

Appena dentro il caldo e l’odore di birra mi accolsero, insieme alle luci e i ragazzi che ballavano scatenati nel salotto spazioso. Non c’era molta gente, ogni faccia che mi si parava davanti la conoscevo, almeno di vista; tutti amici di Camille.

Non la cercai, non m’importava nulla di lei. Afferrai una lattina di birra dal mucchio che stava sul tavolo e la mandai giù tutta in un colpo. Niente. Jade, il suo sorriso, il suo profumo, la sua voce, erano ancora nella mia testa, e non volevano abbandonarmi.

“Harry!” la voce famigliare era dietro di me, ma la ignorai.

“E Jade che fine a fatto? Non dirmi che le cose tra di voi non vanno bene, mi dispiacerebbe troppo…” blaterava quelle frasi traboccanti di menzogna. Le rivolsi un’occhiataccia carica di irritazione e i suoi occhi di ghiaccio mi trafissero come avevano sempre fatto in tutti quegli anni.

Mi allontanai tracannando un’altra birra, e dietro ne seguì un’altra.

Mi sedetti su una poltrona che stava accanto al tavolo delle bibite, provando a capire se Jade era ancora lì pronta a lasciarmi. Ingurgitai altra birra e sorrisi, perché mi sembrava proprio di essere un po’ nella situazione di Ed Sheeran nel suo video Drunk, a differenza che non c’erano gatti. Le parole così vere di quella canzone risuonavano in un qualche punto del mio cervello.

“Ti va di ballare?” ancora lei. Ero da solo, e allora? Credeva di potersi permettere di provare a riconquistarmi? Dopotutto non c’era mai riuscita davvero, e non avrebbe iniziato in quel momento.

“No.” Risposi brusco portandomi alla bocca la lattina ormai quasi vuota.

“Solamente un ballo. Siamo amici, no?” la vista finalmente iniziava a sfuocarsi e il viso di Camille si stava sdoppiando. I miei pensieri erano confusi, non potevo più controllarli, non potevo più controllare niente. Mandai giù l’ultimo sorso, sollevato di essermi momentaneamente tolto ogni preoccupazione.

HI GAL! Sono tornata!!.... Dal futuro! Sì, perché io so già cosa succederà nel prossimo capitolo!, che pubblicherò il prima possibile! Lo so che vi ho lasciato molto sulle spine anche questa volta, non odiatemi XD

Riguardo a cose IMPORTANTI.... Adoro completamente Little Things, è stupenda, lo sapevo che i nostri guys non ci avrebbero deluso! :D Loro non ci deluderebbero mai ;3

Inoltre a Xfactor sono stati proprio bravi e SO LOVELY! Ma Zayn aveva la matita?, che mi combina quel bad boy??!! XD

Comunque vi è piaciuto questo capitolo? Cosa ne pensate della parte di Nialliz, di Harry e Jade? e beh, Hazza è proprio un birichino XP Ok, ora vi lascio, mi raccomando recensite, voglio davvero sapere che ne pensate :D

Un bacio =*

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Capitolo 19
*** Confusione ***


Liz

Ero scomoda, avvertivo qualcosa di duro sotto la mia testa, non il cuscino in cui ero solita sprofondare. Ad un tratto aprii gli occhi, dopo una lunga notte nera e senza sogni.

Ero avvinghiata a Niall, con il capo appoggiato al suo petto e il mio povero cuore subì un duro colpo.

Sussultai mettendomi seduta, con il battito ancora a mille. Niall era sveglio! Aveva le mani dietro la testa, appena incrociai il suo sguardo mi sorrise sussurrando “Va tutto bene, tranquilla.” Risposi con un mezzo sorriso confuso e dato che lui mi fece segno di coricarmi, lo ascoltai.

Abbandonai la testa sul cuscino cercando di ridare un ritmo regolare alla respirazione, cercando di non concentrarmi sul fatto che Niall Horan era coricato accanto a me nel mio stesso letto, con una canotta e che il mio braccio sfiorava il suo. Si sporse verso di me dicendo “Buongiorno, Liz.”

Io che ero ancora sotto shock, risposi esitante e con una brutta voce impastata dal sonno “Giorno Niall… Ma che ci fai qui?” risi affondando in quell’azzurro illegale.

“Io… scusa se vuoi che…”

“No, smettila! Pensi sempre che non ti voglia, ma credimi, ti sbagli!” quasi sbiancai accorgendomi di essermi appena dichiarata. Lui alzò le mani in segno di difesa “Non è colpa mia!” scoppiammo entrambi a ridere, che magnifico inizio giornata, considerando che quel giorno sarebbe finito da schifo. Dovevamo partire… Mi sentii male.

Sbuffai, dando le spalle a Niall e cercando di memorizzare ogni particolare di quella stanza, tentando di tenere alla larga le lacrime. Non ero ancora in aeroporto, se mi veniva già da piangere al momento di salutarli che avrei fatto? Mi sforzai di non pensarci.

“Che c’è?” chiese Niall preoccupato.

”E’ che oggi devo…” non terminai la frase mentre fissavo insistentemente la coperta color pesca.

“Sì è vero… Wow, sono proprio un pappamolle.” Si lamentò Niall tirando un pugno al cuscino.

“Di che stai parlando?” domandai girandomi verso di lui, la guancia sul morbido cuscino.

Lui avvicinò il suo viso, fermandosi a pochi centimetri dal mio. Il mio cuore stava impazzendo. Deglutii e notai che deglutì anche lui. I suoi occhi erano perfettamente specchiati nei miei.

Cominciò esitante a giocherellare con un ricciolo dei miei capelli.

“Non ne ho mai avuto il coraggio… Era da un secolo che non mi innamoravo più di una ragazza… Ma credimi, è impossibile non innamorarsi di te.” I suoi occhi erano talmente profondi che mi sentivo sciogliere, strano che non fossi già diventata una cremina.

Stavo per ribattere, semmai era di lui che era impossibile non innamorarsi, ma le sue labbra incontrarono dolcemente le mie, e ogni pensiero sensato evaporò nell’aria intrisa del suo profumo.

 

Jade

Appena mi resi conto che ero sveglia molti ricordi si fecero spazio nella mia mente. Lo sguardo, il sorriso, le labbra di Harry, il profumo dei suoi capelli, il calore del suo corpo così a contatto con il mio. Ero sollevata, era mattina e avrei potuto abbracciarlo ancora per un po’ prima di prendere in considerazione l’idea di partire. Ci saremmo detti le ultime cose, avremmo potuto scambiarci gli ultimi baci appassionati.

Già le mie mani fremevano dalla voglia di affondare di nuovo tra i suoi ricci.

Ma quando aprii gli occhi sbattendo le palpebre, tutto ciò che vidi fu il bianco vuoto del materasso con le lenzuola scostate. Mi sentii sprofondare. Tentennante appoggiai una mano sul punto in cui non so quanto prima stava Harry, ed era tristemente fresco. Nessuna traccia del suo calore, solamente il suo profumo era incollato alle lenzuola. Se si fosse alzato da poco il letto sarebbe stato ancora caldo.

Non sapevo dove ne quando se n’era andato, ma sapevo che non era lì con me, sapevo che non potevo abbracciarlo, ne sussurrargli all’orecchio, ne dire buongiorno e rifiutare i suoi baci a causa dei miei complessi sull’alito mattutino. Sapevo che non potevo scoppiare a ridere e rannicchiarmi accanto a lui, sapevo che non potevo ripetergli che lo amavo, ne sentirmelo dire da lui. Sapevo che non potevo salutarlo nel modo che volevo, e tutto questo bastava per provocare le mie lacrime.

Mi alzai dal letto, invasa anche da una strana rabbia, mista a delusione forse, fatto stava che mi accecava. Lanciando un’occhiata alla sveglia constatai che erano le dieci del mattino.

Indossavo ancora il maglione della sera prima ed ero in mutande. Infilai i pantaloni della tuta e spalancai la porta, ritrovandomi di fronte Zayn.

Appena mi vide spalancò gli occhi e sembrò andare nel panico.

“Ciao Zayn.” Lo salutai. Lui in risposta cominciò a correre verso il bagno che era alla fine del corridoio, e una volta raggiunto lo sentii gridare “Harry! May day! May day! E’ qui!”

Io mi avvicinai cauta “Harry è li dentro?” Zayn si girò verso di me appoggiandosi alla porta del bagno “Harry chi? Oh, certo, ehm.. Lui…”

“Spostati.” Dissi semplicemente, lui non voleva ascoltarmi ma quando gli andai incontro con fare minaccioso si fece da parte.

“Harry!” urlai bussando forte.

“Jade… Non entrare!” la sua voce era nauseata, doveva essere messo male.

“Che succede? Harry! Rispondi!”

“Non sono… presentabile… Scusa, Jade, io…” non terminò la frase e poco dopo udii il rumore dello sciacquone.

“Ti prego, dimmi che succede o entro.” Persi la pazienza.

“Non te lo consiglio.” fu la sua risposta.

“Okay, basta.” Aprii la porta del bagno e quasi non andai a sbattere contro Harry che aveva aperto la porta nel mio stesso momento.

“Meglio se non entri.” Disse appena mi vide, aveva un aspetto orribile per quanto riuscisse ad essere carino ugualmente, e dal bagno usciva un odore terribile… di vomito.

Indietreggiai, osservandolo. Indossava solo un paio di boxer e si mordeva le labbra come per trattenere qualcosa.

“Scusami, Jade, davvero. Non volevo che mi vedessi…” mi chiuse di scatto la porta in faccia e dopo pochi secondi di nuovo lo sciacquone.

Appoggiai la fronte alla porta e respirai profondamente. Ecco cos’era successo. Aveva passato la notte fuori, aveva bevuto e ora vomitava. Non ci voleva Einstain per capirlo. Fantastico.

Non riuscii a trattenere una lacrima che mi solcò il viso per poi infrangersi sul pavimento. Mi voltai e ignorando Zayn mi diressi verso la camera di Liz.

Entrai dimenticandomi di bussare. Grandioso. Liz e Niall si stavano baciando dolcemente, una nelle braccia dell’altro. Mi schiarii la voce e loro si staccarono. Probabilmente ero egoista ma cercavo di non darci troppo peso.

“Io faccio le valige adesso, partiamo il prima possibile.” Annunciai e feci per richiudere la porta.

“Aspetta, Jade!” Liz si alzò e mi raggiunse ansimante. “Scusami, ma io non voglio andarmene adesso. Volevo ritentare di convincere i miei genitori, prima non avevo la scusa che, insomma, amo Niall.” Mi guardò negli occhi con un’espressione di intenso desiderio e io cedetti.

“Okay, è giusto così. Tu puoi restare se ti va, io me ne vado.” Dissi voltandomi, Liz mi venne dietro ma arrivata nella mia camera chiusi la porta impedendole di entrare.

Presi la valigia quasi vuota e cominciai a buttare dentro tutta la roba che vedevo in giro: vestiti, sciarpe, scarpe, tutto.

Non ci impiegai molto, era una valigia molto disordinata. Contai i soldi che mi erano rimasti ma non mi risultava di averne così tanti. In teoria non avrei dovuto averne. Forse c’era lo zampino di Harry ma non m’importava. Non era il tipo di ragazzo che mi aspettavo, questo era sicuro e dimostrato. Anzi, lo era, era esattamente così che avrei dovuto aspettarmelo.

Probabilmente ero arrabbiata e la mia scelta più che ragionevole era avventata, ma non potevo rimanere in quel posto un minuto di più. Volevo allontanarmi da personaggi famosi, da bugie, vizi e vomito.

Trascinai la valigia nel salotto deserto dove Anne non era ancora tornata. Presi il telefono e cominciai a chiamare.

Dissi a mia madre che tornavo a casa e lei fu ben contenta della mia decisione responsabile.

Cercavo di non piangere, non aveva senso anche perché ero arrabbiata, e più ripensavo all’immagine creata dal mio cervello di Harry in qualche assurda festa e di me stessa, sola nel letto a dormire, maggiormente la rabbia aumentava.

Zayn mi raggiunse prendendomi una mano. Lo guardai in quegli occhi di cioccolato fondente.

“Jade, ascolta, tu hai tutte le ragioni del mondo, ma ti prego, non partire.”

“Perché non dovrei farlo?” ero come sorda, sapevo già che qualunque banale sua risposta non avrebbe smosso le mie decisioni.

“Perché se ami Harry, non farlo. Davvero. Anzi, prova a trovare un modo per restare qui il più possibile. Quel ragazzo è totalmente andato, non oso immaginare che fine farà se tu non sarai con lui. Ti ama davvero, non l’ho mai visto amare così nessuno, e credimi, è pericoloso per lui.” Lo ammetto, le sue parole mi colpirono ma una parte di me si sforzava di rifiutarle, mentre l’altra metà di me voleva salire le scale e riabbracciare Harry.

“Grazie.” Dissi soltanto. Zayn annuì.

“Da quant’è che continua così?” chiesi riferendomi al vomito.

“Un’ora o forse di più, ha proprio esagerato.” Volevo domandare il perché l’avesse fatto ma rimasi zitta. Mi sedetti sul divano portando le mani nei capelli. Zayn tornò velocemente di sopra.

Per qualche istante i momenti trascorsi in quella casa, con Harry, mi passarono davanti, ma i miei pensieri si concentrarono soprattutto su ciò che avevo provato pochi minuti prima, perché era il ricordo più recente.

Osservai bene il salotto tentando di fotografarlo mentalmente e memorizzarlo, alla fine mi decisi ad andarmene. Camminai con passo strascicato fino alla porta, davanti alla quale però mi fermai. Non avevo sentito le ragioni di Harry. Forse avrebbero cambiato qualcosa. No, non l’avrebbero fatto, il suo gesto non poteva avere una scusa sensata e accettabile. Dovevo andarmene, ma il mio corpo non rispondeva.

Sentii Zayn gridare con un tono disperato “Se ne sta andando! Fai qualcosa!” e mi venne da sorridere. Poi i passi di qualcuno scesero frettolosamente le scale.

Afferrai la maniglia e strinsi le dita forte intorno ad essa, ma non l’aprii. Una stupida parte di me stessa ci teneva ancora a dire addio a Harry, anche se non se lo meritava.

“Jade.” Concentrai il mio sguardo sulle finiture della porta, sulle sfumature dell’intonaco, costringendomi a non voltare il viso. Non potevo guardare quegli occhi verdi e cedere. Non avrebbe avuto senso. Harry mi aveva lasciata sola la prima e ultima notte che potevamo passare insieme per andare ad ubriacarsi ad una stupida festa. Dovevo accettarlo e agire com’era giusto.

“Okay, io non ho scuse, lo so. Jade, cavolo, ti sto parlando.” Il suo tocco freddo sfiorò la mia mano e rabbrividii. La strinse obbligandomi a girarmi.

Lui era di fronte a me e io fissavo la maglietta bianca sotto a una camicia a quadri.

“Ascolta, qualsiasi cosa io dica adesso non cambierà le cose perché tu sei troppo testarda.” A quella frase alzai istintivamente lo sguardo per mostrargli la mia espressione accigliata, ma appena incontrai il suo tutti i miei piani scomparvero e la mia mente sembrava fastidiosamente vuota.

“Di sicuro non conterebbe niente anche se ti ripetessi mille volte che ti amo e che non voglio che parti perché la mia vita dipende da te, so che non conterebbe niente se ti chiedo mille volte scusa, se ti imploro mille volte di restare.” Le sue iridi profonde sembrava volessero scavare le mie, farsi spazio e sprofondare nel mio sguardo così che non avrei più potuto lasciarlo andare.

Prevedibile. Nonostante ciò sentivo che il mio cuore amava ancora Harry, anche se la parte più capricciosa di me era convinta a tornare in Italia.

“Hai ragione.” Risposi freddamente.

Lui sospirò, la sua espressione era esasperata e mi si scaraventò addosso talmente all’improvviso che non potei fare nulla per evitarlo.

Le sue labbra premettero con prepotenza sulle mie, quasi a farmi male, le sue mani erano pressate sulla porta così che non avevo via di fuga. Ero intrappolata nel suo bacio.

Strinsi gli occhi tenendo le braccia ben dritte sui miei fianchi cercando di resistere alla tentazione di rispondere alle sue labbra. Queste ultime cominciarono a muoversi con più insistenza e decisione, spazientite dalle mie ancora rigorosamente sigillate.

“Andiamo!” Harry si lamentò e il suo fiato alla menta mi inebriò infilandosi nel mio naso fino al cervello. Com’era possibile che profumasse se aveva vomitato poco fa? Presumibilmente aveva ingoiato tre mentine.

Spostò le mani dalla porta sui miei fianchi stringendomi a lui e io tentai invano di liberarmi dalla sua stretta. Volevo protestare e dirgli di lasciarmi, cosa alquanto pazzesca dato quanto lo amavo. Ne uscì solo un lamento incomprensibile che forse lui interpretò positivamente perché aumentò la presa. Le sue labbra continuavano a muoversi sulle mie che si rifiutavano di schiudersi.

Forse avevo esaurito la sua pazienza perché mi sfiorò il viso con le dita premendo sulla mascella, costringendomi ad aprire la bocca. Sotto pressione mi arresi e lasciai che la sua lingua s’infiltrasse, facendolo diventare un vero bacio.

Mi lasciai trasportare in un mondo parallelo su cui ero stata proprio la sera precedente e che raggiungevo ogni volta che Harry mi baciava. Fui costretta ad ammettere che mi piaceva davvero, che lo amavo ancora, sentivo i brividi percorrermi il corpo e, appena liberavo il fiato, subito mi mancava.

Harry si staccò proprio nel momento in cui avevo iniziato a desiderare che quel bacio non finisse mai. Respirò profondamente sulle mie labbra, appoggiandosi alla porta alle mie spalle.

Io avevo la schiena su di essa e mi accorsi che anche il mio respiro era affannato, andava all’unisono con il suo.

“Okay.” Ansimai “Cosa pensi di aver risolto?” gli rivolsi un’occhiataccia. I suoi occhi troppo vicini ai miei brillarono e sorrise debolmente.

“Non lo so, dimmelo tu. Ma dovevo farlo. So che mi ami ancora.”

“Harry, io non ho mai smesso.” Spiegai guardando la sua bocca. Fissandogli lo sguardo mi era impossibile concentrarmi “Ma… Stamattina ero da sola e… Tu sei esattamente come avrei dovuto aspettarmi.” Dissi esprimendo ad alta voce i miei pensieri “Superficiale, mi hai presa in giro e guarda come ti sei ridotto stamattina.” Mi sforzai di trattenere le lacrime ma ormai mi avevano già inumidito gli occhi.

“Jade, io non sono falso! Lo sai che ti amo davvero, non l’avevo mai detto a nessuno come l’ho detto a te. Non volevo feriti, è che… Sono uno stupido. Pensavo che bevendo avrei potuto dimenticare il fatto che stavi per lasciarmi, perché ieri sera quando me lo hai detto non riuscivo ad accettarlo.” Fece una pausa dove tutto mi sembrò più chiaro “Non avrei mai voluto che le cose andassero così. Non dirmi che è la solita frase perché non so che altro dire, okay?” si era allontanato da me, probabilmente era stato assalito da un piccolo attacco di crisi che lo rendeva adorabile, tutto agitato si passava continuamente le mani nei capelli.

Forse aveva ragione lui, dopotutto non era un bravo attore e fingere una cosa del genere sarebbe stato complicato anche per Johnny Deep.  Stava male, alla fine anche io l’avevo fatto soffrire senza volere. Se me ne fossi andata in quel momento, non sarei mai più stata in grado di perdonarmelo.

Sorrisi e ridacchiai anche un po’.

Harry mi guardò confuso e accigliato “Che… Perché stai sorridendo?” senza rendersene conto sorrise anche lui.

“Perché sembri disperatamente bisognoso di un abbraccio.” Lui allargò il sorriso.

“E sarai tu a darmelo?” si avvicinò nuovamente a me, appoggiò la sua fronte sulla mia.

“Non te lo meriti! Dovresti essere in punizione, prima quando mi sono svegliata…” mi si spezzò la voce e sbattei le palpebre.

“Shhh. Se non mi sono scusato ufficialmente lo faccio adesso, ma ti prego, abbracciami.” In risposta gli circondai il collo con le braccia e abbandonai il capo nell’incavo del suo collo, restando in punta dei piedi. Lui si abbassò così potei appoggiare a terra i talloni.

Respirai il profumo dei suoi capelli e le mie dita s’infiltrarono tra i suoi ricci accontentando lo stesso desidero di quella mattina. Mi sentivo completa tra le sue braccia, avvertivo il suo amore e provavo a dargli il mio con tutta me stessa, anche se non avevo mai amato nessun’altro in quel modo, prima di lui.

“Ohhhh, che dolci.” Liz era apparsa sulla porta che collegava il salotto con l’ingresso, e la sua mano era in quella di Niall. Io non mi mossi di un millimetro e Harry continuò a stringermi.

Zayn sbucò dietro di loro e vedendoci tirò un lungo sospiro di sollievo commentando “Per fortuna! Il mio lavoro oggi è finito! La band è salva, Harry momentaneamente non commetterà altre stupidaggini.” Ci lanciò un’occhiataccia e si diresse in cucina.

“Allora non part…?” chiese Niall esitante.

“Devo partire lo stesso, ho già avvertito i miei e poi… Il mio posto non è qui. Non ho un posto dove stare, Liz, non possiamo accamparci in casa di Harry per sempre.” Riflettei ad alta voce  respirando il profumo del collo del mio ragazzo.

“Sì che puoi, e poi posso darti i soldi per una casa se proprio, puoi contare su di me.”ribatté Harry.

“Anche su di me.” Concordò Niall.

“Non voglio debiti con nessuno. Tra pochi giorni inizia la scuola, devo ancora finire gli studi, Forse per allora potremmo riparlarne.” Harry aumentò la presa.

“Non puoi andare da nessuna parte, sei mia! Muahahah…!” la sua risata malefica si trasformò in tosse e io scoppiai in una sonora risata.

Liz e Niall si unirono a noi e tutto pareva perfetto con l’atmosfera piena di risate e amore, ma per me il peggio doveva ancora arrivare.

 

Ciaooooo!!! Come vi butta? xD spero veramente che questo capitolo vi abbia appassionato come ha appassionato me, è stato bellissimo scriverlo! Ho ancora i brividi! J

Beh? Vi è piaciuta la scena tra Liz e Niall? Lo so che è corta, sarete accontentate maggiormente nei prossimi capitoli J E quella Jarry? Ahahah sembra un nome… u.u

Vi adoro! Grazie per ogni singola recensione anche se noto che sono un poco diminuite L che è successo? L questa volta vorrei davvero arrivare almeno a 7! Vi prego, accetto anc

he critiche *faccina irresistibile da cucciolo*

Un abbraccio! Xxx

-Ally-

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Capitolo 20
*** Mai sentita così prima d'ora ***


Jade

 

"Allora dobbiamo essere in aeroporto tra due ore. " La voce di Harry mi sussurrò nell'orecchio, insieme al leggero venticello estivo che quella sera soffiava nell'aria. 
Le nostre dita erano intrecciate, il mio capo sul suo petto si alzava e scendeva ritmicamente, dipendente dal suo respiro. Sopra di noi la luce della Luna filtrava attraverso le foglie dei rami sopra le nostre teste, l'amaca su cui eravamo distesi forse era troppo piccola, ma mi parve comunque il posto migliore in cui avessi mai desiderato essere. 
"È tutta colpa dei miei genitori. Mi considerano ancora piccola e non capiscono quello che davvero voglio." Borbottai ripensando alla conversazione che avevo avuto con loro poche ore prima. Quel giorno era stato movimentato ed era successo tutto alla velocità della luce. Dato che era sabato, Harry si era offerto di accompagnarmi fino in Italia e sarebbe tornato in Inghilterra il giorno seguente. I miei avevano acconsentito pur di farmi tornare, e comunque su quel punto non avrebbero potuto avere niente da ridire o se la sarebbero dovuta vedere con me.  
In quel momento mi ritrovavo perciò, a dovermi godere le mie ultime ore a Londra. Non riuscivo ancora a realizzare che l'avrei lasciata presto.
"Forse tu dovresti... Ehm... Dirlo loro più chiaramente, mi spiego?"
"No." Ridacchiai, perché Harry era sempre amabilmente buffo quando provava a spiegare qualcosa, faticando e farfugliando con la sua voce roca che tanto mi mandava in fibrillazione.
"Comunque" continuai senza dargli il tempo di rispondere "tu inizierai il Tour del Regno Unito a Gennaio, e ad Aprile quello mondiale, e io devo finire gli studi in Italia. Per il resto dell'anno ... non credo potremmo vederci molto..." Deglutii senza trovare saliva. Avevo la gola secca a causa dell'orribile verità che avevo appena pronunciato.
"Ma io ti penserò ogni giorno e ti chiamerò puntualmente ogni giorno, AMORE." Mormorò lui e mi strinse forte a se, costringendomi ad affondare il viso nella sua maglietta profumata mentre le sue labbra solleticavano il mio collo. L'amaca traballò pericolosamente e io scoppiai a ridere. Forse solo per il gusto di farlo, perché sapevo che con la prospettiva che mi si parava davanti, non avrei avuto molte altre occasioni.
"I just won't let these little things, slip out of my mouth, but if I do, it's you, it's you, they add up to... I'm in love with you..." La sua voce così dannatamente perfetta risuonò soffocata dalla mia pelle, ma riuscì lo stesso a raggiungere il mio cuore, e una lacrima tremante si bloccò all'estremità del mio occhio, incapace di tornare indietro, e allo stesso tempo timorosa di uscire e percorrermi la guancia. 

Liz
"Dobbiamo essere di ritorno per le nove, voglio salutare Jade e Harry." Avvertii Niall che continuava a guidare tranquillo fischiettando.
"Ma insomma, dove mi stai portando??" Sbottai ridendo. Incontrai le sue iridi azzurre e realizzai che non mi importava davvero.
"Hai mai avuto una sorpresa? Sai qual è il significato di sorpresa?" Lui scoppiò a ridere, contagiandomi.
"No, aspetta che lo cerco su Internet!" Risposi ammirando le vie di Londra che sfrecciavano fuori dal finestrino, il sole stava giusto tramontando e donava un tocco in più all'atmosfera. Ero nella mia città preferita, ci sarei stata ancora per qualche in giorno in più rispetto a Jade, ciò nonostante il mio stupido cervello continuava a concentrarsi su Niall, al fatto che gli piacevo, e con la mente ripercorrevo il momento di quella mattina, quando me lo aveva confessato; quando avevo finalmente scoperto il sapore e la morbidezza delle sue labbra, quando avevo finalmente potuto perdermi nell'oceano che si ritrovava al posto degli occhi, senza preoccupazioni. Avevo scoperto la sensazione delle sue mani sulla mia schiena e del poter fare mio il sui profumo. Avevo finalmente sentito amore da parte del ragazzo che amavo di più, che era anche l'ultimo da cui me lo sarei mai aspettata. 
"Londra è stupenda stasera." Mormorai soprappensiero.
"Infatti, io sono un genio." Si vantò scherzosamente. Sbuffai "No, semplicemente mi fai perdere la pazienza. Dove mi stai... Aspetta, posso provare ad indovinarlo!" Esclamai e iniziai a osservare con più attenzione le vie che sorpassavamo.
"No, okay! Da adesso chiudi gli occhi finché non arriviamo." Mi lanciò un'occhiata di sfida.
"Io non credo proprio!" Risi con un sorriso sghembo. Credeva davvero che avrei tenuto gli occhi chiusi per tutto il tempo? Neanche fossimo in un libro...
"Altrimenti non mi puoi baciare quando arriviamo." Nei suoi occhi brillò la luce di chi ha vinto.
"Cosa fai, minacci? Sei scorretto, Nialler..." Misi il broncio come fossi una bambina e chiusi gli occhi, godendomi la sua risata. All'improvviso li spalancai "Un attimo! Se io decidessi di  non chiuderli, poi saresti tu a non potermi baciare, o sbaglio? Hai scelto un compromesso che poi farebbe perdere anche te!" Sorrisi gustandomi la sua espressione scioccata. Sbatté le palpebre e spalancò la bocca, e sembrò tornare bambino, per quegli attimi.
"Mi arrendo, mi hai in pugno" sorrise sospirando " Ma peggio per te se non vuoi avere una sorpresa per bene"
Mi lasciai sfuggire un risolino e poi serrai gli occhi.

Jade
"Si prega i signori di allacciare le cinture di sicurezza." La voce squillante dell'hostess rimbombò nell'aereo spazioso. La prima classe. Ovviamente. Quando si lascia fare le cose a Harry è quelli che si ottiene. Aveva pure pagato lui. Certo, non che avesse problemi finanziari (anzi!) ma avevo il mio irritante orgoglio da salvaguardare. 
Il posto alla mia sinistra era vuoto fortunatamente, in quello alla mia destra Harry sfoggiava un sorriso irresistibile, compiaciuto di essere riuscito a fare le cose a modo suo... Almeno in parte.
Infatti ci piombò accanto un signore sulla quarantina e molto sudato, con la cravatta slacciata sopra la camicia che non contava a nascondere la sua enorme pancia.
"Per fortuna che ce l'ho fatta a prendere l'aereo!" Ansimò con un mezzo sorriso e si sedette accanto a me. Dannazione.
Harry scattò e lanciò un occhiata al mio nuovo vicino di viaggio. "Lui non era incluso nel mio piano."

Il signore continuava a sbuffare affannato dalla corsa che probabilmente aveva dovuto fare per raggiungere l'aereo. 
"Oh, buonasera." Mi rivolse un sorrisetto giallognolo, gli occhi a palla circondati dal sudore, come del resto lo era tutto il suo volto paffuto.
Sforzai un breve sorriso e mi voltai verso Harry, che era una splendida visione per i miei occhi. 
"Lei dov'è diretta?" Continuò lo sconosciuto.
"A Trento." Dovetti rispondere, e forse risultai più gentile di quel che volevo far intendere.
"Io invece a Roma, vado a trovare mia mamma." Ridacchiò "La mamma è sempre la mamma. Sa com'è, scommetto che mi avrà preparato una cena squisita nonostante arriveremo alle undici passate." Mi sorrideva disinvolto e nonostante lo trovassi... Sgradevole (è dire poco) non riuscivo a rispondere in modo troppo maleducato, andava contro al mio modo di essere, ciò nonostante già non lo sopportavo più.
Appoggiai la testa sulla spalla di Harry e lui cinse la mia con un braccio, poi espirammo sonoramente insieme.

“Wow, siete una coppia?!” no, ci siamo abbracciati perché stavamo morendo dal freddo.

“Sì.” Mi allontanai da Harry e rivolsi un breve sorriso al tizio.

“Siete davvero giovani… No, io non ho ancora trovato l’anima gemella. A volte quasi mi scoraggio” s’interruppe per sospirare “Non sono più un giovanotto ormai… Però sa com’è la vita, c’è sempre speranza. Per quanto mi riguarda non smetto di sperarci, prima o poi anche io troverò la persona giusta, che sappia apprezzare la mia cucina!” a quel punto scoppiò in una fragorosa risata, probabilmente attirando l’attenzione di tutti i passeggeri. Io abbassai lo sguardo, sentivo il rossore sulle guance a causa dell’imbarazzo.

“Sì, lo so che se lo è chiesta. Sì sono un cuoco. Ho fatto una buona fortuna, il mio ristorante è molto rinomato, per questo che posso permettermi la prima classe!” continuò a ridere e fui quasi certa di sentirgli scappare un piccolo grugnito. Guardai Harry con espressione disperata, e lui mi rispose ridendo e scuotendo il capo.

“Che c’è da ridere?” lo rimbeccai.

“Certe situazioni sono tragicamente ridicole.” Mi rispose a bassa voce. Lasciai che il profumo fresco del suo alito arrivasse ai polmoni e poi tornai verso il mio vicino. Stavo perdendo la pazienza.

“Mi scusi, ci conosciamo?” domandai il più freddamente possibile.

“Ha ragione! Mi scusi! Mi chiami pure Frank. E se vuole può darmi del tu.” Mi tese la mano.

“Cognome?” chiesi invece, evitando la stretta di mano. Lui mi guardò sorpreso, strizzò gli occhi e rispose “Mills.” E con un fazzoletto di stoffa si tamponò la fronte bagnata.

Annuii. Harry strinse la mia mano e io gli chiesi “aiuto” usando il labiale.

“E lei?” mi chiese Frank Mills. Mi voltai di scatto spaesata, ma ripresi subito la concentrazione “Signor Mills, non mi sembra di conoscerla, mi sembra che dia troppa confidenza agli sconosciuti.”

“Oh, beh… mah… forse ha ragione, io credo… Mi scusi, ma lei non è….??” Si sporse per osservare meglio Harry.

“…Ma certo! Sei Henry Style! Mia nipote parla un sacco di te! E’ una tua grande fan, Henry. No, non sono già nonno per fortuna!” rise ancora con il suo vocione fastidioso “Sono zio… Comunque me lo fai un autografo?” nessuno gli aveva certo concesso di dare del tu, come si era rivolto a Harry. Ad ogni modo cominciò ad armeggiare con la sua valigetta, infine ne estrasse un foglietto di carta.

“E’ Harry Styles.” Ribatté Harry. Stava andando di male in peggio. Tra un po’ sarei scoppiata, e allora il signor Mills si sarebbe dovuto dare una regolata.

Harry firmò velocemente il pezzo di carta e fece anche la dedica, sotto le indicazioni di Mills.

“Grazie, Henry.” Disse quest’ultimo.

Ecco, stavo per scoppiare. Mi sentivo anche più gonfia. Il signore iniziò a ridacchiare per conto suo “Mi sa che i gamberetti hanno fatto effetto.” Gonfiò le guance e si alzò goffamente, per poi precipitarsi in fondo al corridoio.

Sbuffai sentendomi immediatamente più leggera.

“Non ce la faccio più, Harry. Sul serio.” Risi istericamente, ero proprio esasperata.

“Dillo a me! Adesso basta, sono Harry Styles, cacchio, vedrai che troviamo una soluzione.”

“Tanto tra neanche un’oretta arriviamo, fai senza fare casini.” Sospirai.

Mi voltò il viso appoggiando le sue dita fredde al mio mento, e incontrai subito i suoi occhi così verdi, intensi e profondi. Erano la cosa che mi piaceva di più di lui… Anche se a pensarci bene, tutto di lui mi faceva impazzire. Classica frase da ragazzina innamorata forse, ma era ciò che provavo davvero.

Le sue labbra sfiorarono le mie ma si fermarono pochi millimetri prima di raggiungerle.

“Sorridi, che sei bellissima.” Soffiò e fu quella piccola frase aggiunta al profumo di menta a farmi sorridere.

“Anche tu.” Riuscii a dire prima che il nostro bacio prendesse finalmente vita. Sfogai tutto il nervoso accumulato, a causa di quel signor Mills, muovendo le mie labbra con decisione sulle sue, forse con più passione di quanto non avessi mai osato. Le mie mani si strinsero tra i ricci di Harry mentre le nostre lingue si intrecciavano come se stessero danzando.

“Risparmialo per stasera.” Mormorò lui, staccandosi per riprendere fiato, mostrando quel suo sorriso accattivante.

“Dai la colpa a Mills!” mi difesi ridendo. Cercai ancora le sue labbra e le trovai, meno sicure di prima, e presto le abbandonai, perché i passi pesanti del mio vicino erano inconfondibili e si stavano avvicinando.

Per il resto del viaggio subimmo la parlantina irritante di Mills, che non si faceva riguardi e parlava con noi come se ci conoscesse da una vita. Imparai i nomi di tutta la sua famiglia e tutti i gusti di sua nipote Betty, che aveva un sacco di hobby ed era una directioner. Il mondo è bello perché è vario, continuavo a ripetermi, pur restando convinta che certe persone è meglio non incontrarle, per lo meno per salvaguardare i miei timpani, ormai intrisi della vocetta stridula dell’uomo.

 

Liz

Dopo minuti che sembrarono infiniti, finalmente Niall mi permise di riaprire gli occhi. D’altronde, quando vuoi che il tempo passi in fretta, è sempre troppo lento o il contrario.

Niall aveva parcheggiato proprio accanto alla sponda del Tamigi, e le prime cose che notai, furono sicuramente il cielo e le luci della città, che si specchiavano sull’acqua.

Le nuvole erano grigie su uno sfondo blu cobalto, che andava a sfumare in un rosa acceso sopra il sole appena tramontato.

Abbassai lo sguardo e vidi due figure grosse e alte davanti alla nostra auto.

“Tutto okay?” chiese Niall, riconquistando la mia attenzione. Avevo tenuto gli occhi sbarrati dal momento in cui li avevo aperti. Annuii mostrandogli un sorriso che sparì subito “Chi sono?” domandai indicando i due uomini.

Lui assunse un’aria colpevole e abbassò lo sguardo “Ehm, diciamo che è un po’ pericoloso girare in pubblico con me… Lo so che è buio ma non vorrei rovinare tutto per qualche assalto improvviso delle fans.”

“Certo, hai ragione.” Risposi subito. E di fatti era vero, inoltre Niall era anche claustrofobico, anche se era bello pensare di poter uscire come una coppia normale.

Lui mi sfiorò la mano con le dita, stringendola nella sua (e ciò mi provocò una scossa di brividi che percorse la spina dorsale)  “Sarebbe stato meglio, probabilmente, avere un appuntamento più normale, mi dispia…”

Lo zittii immediatamente con un dito sulle sue labbra e scossi il capo “Non dirlo, Niall. Normale è una brutta parola, non è che non lo siamo, piuttosto sarà un appuntamento speciale, perché tu sei un ragazzo speciale.” Dissi quello che pensavo veramente.

Lui rispose con un sorrisone e posò delicatamente le sue labbra sulla mia guancia, poi uscimmo dall’auto.

Raggiungemmo i due omoni mano nella mano, loro si presentarono: erano Ken e John. Quest’ultimo reggeva la custodia abbastanza ingombrante di una chitarra.

Rimasi da subito colpita vedendo una barca dietro di loro, adagiata sull’acqua. Non era un’imbarcazione particolarmente grande o appariscente, era piuttosto piccola ma graziosa, con il posto di guida coperto da una tettoia. Mi portai le mani alla bocca mentre il mio ragazzo prendeva la chitarra ringraziando i due.

“Va bene, ci vediamo tra un’oretta vicino al Waterloo Bridge.” Disse Ken, e Niall acconsentì.

“Cosa credi di fare con questa chitarra e questa barca?” chiesi con una voce istericamente acuta. Non riuscivo nemmeno a credere a ciò che stava per accadere. Era troppo per me, troppo romantico, non ci ero abituata. In realtà era troppo per il mio cuore che rischiava seriamente di esplodere, sovrastato da troppe emozioni contemporaneamente.

“Dopo di lei, signorina.” Fece una sorta di buffo inchino che mi fece scoppiare a ridere. La mia risata echeggiò sovrastando il traffico che sfrecciava poco lontano da noi.

“Stai scherzando!” esclamai senza muovere un piede. Niall mi tirò la mano avvicinandosi alla barca.

“Ti sembro uno che scherza?” domandò in risposta, assumendo un’espressione serissima.

“In generale? Sì.” Gli provocai all’istante una risata, dopodiché mi lasciai guidare senza fare storie, e ci ritrovammo sull’imbarcazione. Appena sopra era un poco instabile, il vento soffiava quella sera, creando una serie di leggere onde che la facevano ondeggiare.

Mi sedetti sui sedili sul bordo, dietro a Niall che si era messo al comando, e partì accelerando, così che ci posizionammo presto al centro del Tamigi, e cominciammo ad avanzare, seguendone il corso.

“Incredibile.” Mormorai appoggiando la fronte alle mani. Nonostante il rumore del motore Niall mi sentì e si voltò verso di me “Davvero? Ti piace la mia idea?” avrei voluto rispondere sarcasticamente no, ma ero troppo emozionata, non c’era spazio per l’ironia.

“Sì, davvero.” Mi guardai intorno, cercando di cogliere le più impercettibili sfumature di blu e viola, le prime stelle, a ovest, stavano iniziando a mostrarsi.

Le luci delle abitazioni e degli edifici di Londra ci accompagnavano ai lati del fiume, rendendo il tutto ancora più magico.

Niall continuò a guidare la barca per un po’, mentre io mi gustavo il paesaggio, e ogni minuto che passava, si faceva sempre più buio.

Proprio mentre ero concentrata su un ponte che avevamo appena sorpassato, Niall prese posto accanto a me, con la sua chitarra in mano. Ci scambiammo un sorriso dolce mentre lui strimpellava qualche accordo.

“No, Niall ti prego, suoni anche? Tutto questo è… incredibilmente romantico. Nessuno ha mai fatto niente del genere per me.” Ammisi, ma mi sentivo in dovere di essere sincera, volevo che sapesse ciò che provavo.

“Già, beh, è la tua ultima sera qui. Mi è sembrata un’idea carina da organizzare.” Disse alzando le spalle.

Lo guardai esterrefatta “Carina? Carina? Cavolo, Niall, trova un aggettivo che gli si addice di più.” Sorrisi. In realtà non avevo smesso di sorridere, lo facevo praticamente da quando ero salita.

“The end of the night, we should say goodbye. but we carry on while everyone’s gone…”

“Oddio…” sussurrai mentre la sua voce mi riempiva di un’emozione dolcissima dai capelli fino alla punta delle dita dei piedi.

“…Never felt like this before-ore, are we friends or are we more? As I’m walking towards the door, I’m not sure…” Quell’emozione che richiamava le lacrime agli occhi e che obbligava il mio cervello a ripensare a tutti i momenti passati con Niall, e tutti i momenti trascorsi a pensare a lui prima di conoscerlo, quell’emozione che mi stava facendo impazzire, non l’avevo mai provata.

“…But baby if you say you want me to stay, I’ll change my mind, cause I don’t wanna know I’m walking away If you’ll be mine

Amore. Fui certa che era amore ciò che in quel momento mi aveva invaso, arrivando nel profondo di me stessa. Mi faceva quasi stare male, e al contempo ero felice, felice come non ero mai stata, o almeno non in quel modo.

“…Won’t go, won’t go. So baby if you say you’ll want me to stay, stay for the nightI’ll change my mind.”

Le note di quella splendida canzone invadevano l’aria, ma ero certo che da stare a riva non potessero essere udite. Niall suonava in modo molto delicato, accarezzava le corde, e i suoi occhi erano inchiodati nei miei, perché conosceva gli accordi a memoria.

Finalmente potevo fissarlo come avevo sempre desiderato fare. Lo guardai intensamente, tentando di cogliere perfettamente le gradazioni di azzurro delle sue iridi, anche se il buio che era ormai calato, mi impediva di farlo.

Ormai il tramonto era oltre l’orizzonte, e il cielo era lievemente più chiaro proprio nel punto in cui era appena sceso, ma il resto era diventato blu notte e le stelle regnavano nell’oscurità infinita sopra di noi.

Niall terminò la canzone e nonostante il buio riuscii a distinguere un sorriso leggermente imbarazzato sulle sue labbra.

“Si è fatto scuro…” mormorò e prese il suo cellulare, puntandomelo sul viso, per poi sorridermi ancora più apertamente. Io lo imitai puntando la luce del mio sul suo volto.

Il fiato mi si mozzò in gola. Era bellissimo. Cioè, lo era sempre, ma in quel momento l’atmosfera era magica con ancora con le note che vibravano nel vento, e Niall era particolarmente bello.

“Liz.” Tentai di concentrarmi su ciò che stava per dire e non… su di lui.

“Sto davvero bene con te.”

“Anch’io.”

“Sì ma…” espirò col naso “Lo so che domani te ne andrai, e non ti conosco da molto… Ma, insomma, le parole di questa canzone sono sincere, non te ne devi andare perché… Sei speciale, intelligente, bellissima. Non ho conosciuto nessuno come te, non mi innamoro in questo modo da, non so neanche io da quanto. Diciamo che non mi era mai capitato così forte prima.”

“Wow.” Sfruttai la sua pausa per dirgli ciò che sentivo “per me è la stessa cosa.” Sorrisi “E’ strano ma credo…”

Lui continuò la frase prima di me “Di amarti.”

Rimasi come uno stoccafisso a fissarlo mentre si faceva sempre più vicino, stetti ferma mentre le sue labbra baciavano le mie trasmettendomi tutto l’amore che provava. Mi lasciai stringere mentre mi accarezzava le guancie e i capelli, mentre il suo profumo diventava parte di me. Non dissi niente quando si staccò e i miei occhi celesti si persero nei suoi, molto più blu. Mi limitai a guardarlo intensamente sorridere, finché finalmente mi sbloccai e circondai con le braccia il suo collo.

Gli lasciai un bacetto proprio sotto il mento, e poi mi decisi a dire con un filo di voce “Ti amo.”

 

 


Sono felice di essere finalmente riuscita ad aggiornare :):) vi prego non mangiatemi, mi dispiace di non aver pubblicato prima, ma la scuola, il Natale, mi sono anche ammalata! E poi mi siete sembrati un po'... assenti negli ultimi capitoli :'(
Ci tenevo a ringraziare lo stesso tutti quelli che continuano a recensire nonostante gli impegni, e i nuovi lettori :)
volevo anche ringraziare tutti quelli che continuano a leggere la mia storia anche senza recensire, che la seguono e che l'hanno messa tra i preferiti :) io tengo d'occhio anche voi! :D
Soprattutto grazie perché la storia ormai è QUASI al termine, tranquilli, mancano ancora dei capitoli, e se sono arrivata fin qui è per merito vostro, non certo mio :)
A questo proposito vi chiedo di dare un'occhiata a questa ff che è di una mia cara amica, che scrive davvero... BENISSIMO e che solo grazie a voi potrà andare avanti.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1415052&i=1
Un abbraccio a tutti! Passate delle belle vacanze, godetevele fino in fondo, che dopo quando si ricomincia... si ricomincia per davvero! (con tutti i recuperi poi!) scusate se mi sono dilungata, un bacio <3
-Ally-

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Capitolo 21
*** L'ultima notte ***


Jade

Appena scesa dall'aereo tirai un sospiro di sollievo, inspirando profondamente l'aria di Milano. Non feci in tempo a notare il signor Mills che si affrettava a raggiungere l'aeroporto, dopo averci salutato con discreto entusiasmo, che subito due uomini della security ci affiancarono.

"Con il loro aiuto faremo più in fretta..." disse Harry, come a doversi scusare.

"Lo so, è ok." Gli sorrisi serena. Avrei accettato tutto, d'altronde niente sarebbe stato più stressante della compagnia di quel logorroico signore.

Dentro l'aeroporto mi sorpresi di non vedere i miei genitori correrci incontro, così presi il telefono. Harry mi guidava tenendomi per mano mentre ci facevano strada i bodyguard.

-Tesoro, se appena arrivati non ci vedete è perché abbiamo avuto un contrattempo, stiamo cercando di arrivare il prima possibile.- me l'avevano inviato una mezz'ora fa.

Alzai lo sguardo, molte persone ci stavano guardando e qualcuna tentava anche di fotografarci, ma le ignorai. Recuperammo la mia valigia, Harry si era portato solamente una borsa e mi offrì qualcosa da mangiare, ma risposi che non avevo fame.

Continuavo a guardarmi intorno, tutto mi sembrava come a rallentatore. Fissavo la mano di Harry nella mia, e la stringevo ancora di più, ripensando al tour e al fatto che le cose stavano per cambiare. Come se Harry fosse stato sabbia tra le mie dita, destinato ad andarsene, a lasciarmi. Perché la sua fama rendeva il nostro amore ancora più difficile ai miei occhi.

Lui ricambiò la stretta e si voltò a guardarmi, un sorriso si distese sulle sue labbra facendo scoccare qualcosa dentro di me. Quella cosa che sentivo accendersi a ogni suo sguardo, a ogni sua carezza o sorriso.

In quel momento delle voci famigliari ci fecero voltare, ed ecco i miei genitori. Si presentarono ai bodyguard, e a Harry, e mi abbracciarono nel loro solito modo imbarazzante.

"Siamo felici di rivederti, Harry." Disse mia madre, seguita subito da mio padre "Spero per te che tu abbia trattato bene Jade." Al che lui rise, mentre io sbuffai pensando Se non fosse stato così non avrei insistito tanto per restare con lui, ma non pretendevo troppo da mio padre, dopotutto diventava sempre protettivo quando si trattava di ragazzi, come tutti i papà.

I bodyguard ci lasciarono non appena salimmo in auto. Appena fuori dal parcheggio dell'aeroporto fummo inghiottiti dal paesaggio italiano, e mi resi conto che mi mancava.

Quasi per tutto il tragitto i miei bombardarono Harry di domande, dalle principali alle più futili, nonostante i miei tentativi di trasportare l'attenzione su altri argomenti.

Il cielo fuori dal finestrino era cosparso di stelle luminose, malgrado la luce dei lampioni. Mi chiesi cosa stava facendo Liz in quel momento, ma non potevo indovinarlo, Niall era imprevedibile. Avevo una strana impazienza di arrivare a casa, di passare la mia ultima notte con Harry.

Il viaggio fu più lungo di quello che avevo sospettato, si faceva sempre più buio. Ad un certo punto appoggiai la testa sulla spalla di Harry, che mi accolse tra le sue braccia. I miei genitori erano diventati silenziosi, probabilmente stanchi anche loro.

L'auto procedeva sfrecciando sull'asfalto asciutto, imboccando gallerie e curve che salivano sempre più in alto, finché dallo spiraglio abbassato del finestrino si fece sentire l'aria fredda e pura della montagna.

Senza volerlo, accompagnata dal ritmo regolare del petto di Harry che si abbassava e si alzava, le palpebre si fecero pesanti e mi addormentai.

A risvegliarmi fu la sua voce sussurrata e la luce del garage dove eravamo entrati. Mi ritrovai in quella sgradevole sensazione di poca lucidità, ancora mezza addormentata. Strizzando gli occhi e sbattendo le palpebre riuscii a svegliarmi del tutto, ed entrai con gli altri in casa.

La mia casa... Tutto era rimasto al suo posto, prima della mia partenza. Avevo dimenticato il suo odore caratteristico, che noti soltanto quando ti allontani per diverso tempo.

"Jade, vuoi mangiare qualcosa o preferisci andare subito a letto? James, per favore accompagna Harry nella camera degli ospiti."

"Grazie mamma, credo che prenderò solo un toast, sono stanca, me ne vado subito a letto." risposi mentre mio padre sparì sulle scale con Harry.

Mia madre preparò il pane e pochi minuti dopo mio papà ricomparve "Io vado a dormire." mi abbracciò, e poi baciò la mamma. A quel punto afferrai il toast e il bicchiere d'acqua e mi fiondai di sopra esclamando "Notte."

Mi fermai in corridoio ad osservare la porta chiusa della stanza di Harry. Mi chiesi cosa gli aveva detto mio padre per metterlo in guardia, e conoscendo Harry sapevo che anche lui voleva passare quella notte con me. Chissà se era già in camera mia ad aspettarmi, sorrisi tra me e me, e poi inorridì al solo pensiero di mio padre se ci avesse beccati insieme. E probabilmente sarebbe venuto a controllare, anche se forse il viaggio lo aveva sfinito.

Entrai nella mia camera, vuota come avrei dovuto aspettarmi. Appena tra le morbide coperte non potei più ignorare il sonno. Il mio cuscino di gommapiuma era più soffice di quanto mi aspettassi, e non mi aiutò ad avere la forza per sedermi e mangiare il toast. Ciò nonostante lo feci e trangugiai il panino il più velocemente possibile, impaziente di affondare nuovamente il viso tra le lenzuola fresche.

Mi sforzai di restare sveglia ma ero allo stremo delle forze, anche se Harry fosse venuto mi sarei addormentata subito, tanto valeva che restassi sola. Mi sforzavo di rigirarla il più possibile nella mia testa, ma restava sempre il fatto che ero troppo stanca e quella notte era destinata ad essere sprecata, Harry l'indomani sarebbe tornato in Inghilterra e non ci saremmo più rivisti per... non sapevo nemmeno io quanto.

Immersa in questi pensieri, il sonno mi stava tentando quando avvertii la porta aprirsi; l'unica luce nella stanza era quella lunare, proveniente dalla finestra.

Non mi sorpresi di sentire Harry che s'infilava sotto le coperte del mio letto, coricandosi appresso a me.

"Ti ho spaventata?" sussurrò talmente piano che se riuscii a cogliere le parole era perché me le aveva soffiate nell'orecchio.

"Neanche un po'." risposi, altrettanto a bassa voce. Mi voltai verso di lui, verso l'oscurità, sforzando la vista riuscii solo a distinguere la forma dei suoi riccioli.

Mi avvicinai tentando di scrutare i suoi occhi in cui avevo voglia di perdermi, ma sentii solamente il suo respiro a pochi millimetri dal mio naso.

Lo cercai con le mani, e appoggiandole al suo petto sobbalzai. Sotto le dita la sua pelle era morbida e nuda.

"Sei pazzo." sussurrai con una voce a malapena udibile "Se i miei ti scoprono qui, senza maglietta..." non terminai la frase ma mi lasciai sfuggire un risolino disperato. Anche Harry ridacchiò e finimmo così per doverci tappare la bocca a vicenda.

Era meraviglioso sentirlo li con me, il sonno se ne andò momentaneamente via, ero colta dalla voglia di stare con lui, di godermelo con tutta me stessa.

Mi strinsi a lui, aggrappandomi al suo collo, i nostri corpi perfettamente adagiati uno con l'altro, avvertivo il suo calore, o meglio, tentavo di scaldarlo dato che forse la coperta non gli bastava.

Le sue mani mi cinsero la schiena mentre cercavo le sue labbra e le trovavo subito, anche lui stava cercando le mie. Era una situazione alquanto buffa. Non potevamo parlare ad alta voce e non vedevamo nulla. I miei occhi però cominciarono ad abituarsi al buio e presto distinsi il suo viso. Il mio battito cardiaco era bruscamente accelerato, involontariamente, e lui si portò sopra di me, facendo attenzione ad appoggiarsi al materasso per non pesarmi addosso.

Allora sentii anch'io il battito del suo cuore e correva quasi quanto il mio. A dire il vero non li distinguevo più.

"Jade..." gli tappai la bocca con la mia. Un po' perché non ero del tutto certa che i miei si fossero già addormentati del tutto, e un po' perché volevo di nuovo godermi il sapore delle sue labbra morbide, perfette.

Lui si staccò ancora e sussurrò quello che entrambi pensavamo ma che non ci eravamo ancora detti per paura di suonare banali o sdolcinati.

"Ti amo."

Io gli risposi parlando sulle labbra "Lo sapevo già." lui espirò, come se avesse riso per un secondo, e le mie guance furono avvolte dal suo profumo. Era una sensazione che non si può spiegare, si può solo immaginare, ma anche li è necessario possedere una discreta immaginazione.

Immersi le dita tra i suoi capelli, e le nostre labbra continuarono a muoversi dolcemente a lungo, abbastanza da farmi tentare di nuovo dal sonno. Temevo di crollare da un momento all'altro.

Ci rigirammo e tornai di fianco a lui. Mi chiese con un filo di voce, sorridendo "E tu? Non hai risposto."

"Harry, lo sai già anche tu. Ti amo anch'io." sorrisi.

"Lo so, ma è bello sentirtelo ammettere." Iniziavo a sentire caldo nonostante fossimo in montagna.

"Riesco a vederti, abbastanza." disse piano, scrutandomi.

"Anche io." fissai bramando i suoi occhi, erano cosi belli. Lui mi accarezzò la guancia e scese fino sul collo.

"Sei bollente." Le sue ciglia erano così vicine e riuscivo a notare le fossette nonostante il buio. Amavo ogni particolare del suo viso. Jade così non migliori la situazione mi dissi.

“E’ colpa tua.” Brontolai incrociando le braccia e rivolgendo lo sguardo al soffitto nero. Lo sentii ridacchiare e anche io sorrisi involontariamente. Senza che me lo aspettassi mi baciò su una guancia, e allora mi girai nuovamente verso di lui.

La mia vista si era totalmente abituata all’oscurità e lo vedevo piuttosto chiaramente. Nella mia mente risuonava una melodia dolce, forse inventata da me o sentita di recente. I nostri occhi continuarono a specchiarsi li uni dentro gli altri, cercando di vedere sempre più in profondità, tentando di cogliere ogni scintillio dell’iride dell’altro, fino a che smisi di sbattere le palpebre e le chiusi del tutto.

 

Liz

Le stelle luminose accendevano il cielo sopraffatte da quelle, ormai  più intense, della città. Intorno a noi le finestre di ogni palazzo erano accese e donavo vita all’ambiente. Avevamo appena superato il London Eye, per il quale Niall si era scusato perché mi ci avrebbe voluto portare, ma chiudeva alle otto. Si preoccupava per niente, per me scivolare sulle acque del Tamigi era l’ultima cosa che mi sarei aspettata, e la più perfetta.

 Il Big Bang che si vedeva ancora in lontananza, iniziò a suonare proprio in quel momento. La solita litania di note basse quella sera mi sembrò più speciale, come se tutto fosse ancora più incredibile. Non mi sembrava possibile che tutto quello stava davvero succedendo,  come quando riesci a realizzare il tuo desiderio più ardito e non te ne rendi conto.

“E’ mezzanotte.” Disse Niall staccando le sue labbra dalle mie, che fino a qualche momento prima sembravano inseparabili.

“Già così tardi?” mi rattristai un poco. Sarei tornata a casa di Harry? Mi avrebbe invitata a casa sua? Mi avrebbe pagato la camera di un Hotel? Mi permisi di escludere l’ultima opzione, in quanto non coerente con il carattere di Niall.

“E’ già…” disse sospirando e rivolgendo gli occhi al cielo, mentre la bocca si estendeva in un sorriso.

“Perché sorridi?” chiesi confusa. Io non ero molto lieta che fosse arrivata la mezzanotte. Il suo sorriso si trasformò in una risata e finì presto preso dalle convulsioni nel tentativo di soffocarla.

Scoppiai a ridere pure io senza nemmeno conoscere il motivo, la sua risata era troppo contagiosa, non riuscivo a resistere.

Quando si fu ripreso mi prese per mano e mi guidò di sotto, nella parte in coperta della barca. Da fuori era così piccola che non avevo considerato l’idea che ci fosse una sottocoperta. E invece c’era, piccola come il resto della nave, con le pareti rivestite in legno.

Strabuzzai gli occhi notando nel poco spazio libero un letto non proprio matrimoniale (poco più di tre quarti) pieno di cuscini dall’aria molto comoda, con sopra il cartone di una pizza extra-large.

Notai  affianco a me una televisione a schermo piatto appesa al muro, e una porta che forse conduceva al bagno. Come potesse starci su quella barca proprio non me lo spiegavo.

“Spuntino di mezzanotte?” chiese Niall fiondandosi sulla pizza e fissandomi divertito. Scossi la testa e continuai a ridere, unendomi a lui nel suo spuntino.

“Ora so cosa c’è in quella tua contorta testolina.” Ridacchiai dopo aver preso posto accanto a lui.

“Meglio di un albergo a tre stelle vero?” esclamò. Morale della favola (in cui probabilmente mi trovavo) Niall mi fece quasi soffocare con la pizza dalle risate, che rimbombarono nella stanza per le seguenti ore, senza interruzioni.

“Una delle tante cose che mi piacciono di te è che mangi come me. Nel senso che non sei per niente schizzinosa.” Ridacchiò mentre finivo l’ultima fetta.

“Altroché! Comunque era buonissima.” E mandai giù anche l’ultimo sorso d’acqua fresca.

“Quali sono le altre cose che ti piacciono di me?” domandai facendomi ad un tratto timida, avvertendo il rossore infuocarmi le guance.

“Se vuoi che stiamo qui fino a domani te lo dico, ma faccio prima a rispondere tutto.” I suoi occhi inchiodarono i miei come avevano fatto per il resto della serata; ormai ero abituata, ma ogni volta parevano sempre più belli,  più azzurri.

“Da quanto ho capito, stiamo qui fino a domani quindi abbiamo tempo, e poi è già domani.” Dissi incitandolo ad andare avanti.

“Okay beh, amo i tuoi occhi e…”

“Banale.” Lo interruppi ridendo. Lui finse di offendersi così ricominciai, ma poi quando mi calmai riprese “E le tue guance arrossate a causa mia, almeno spero…” ci interrompemmo di nuovo, lui a sghignazzare, io ad arrossire maggiormente “le tue labbra, la tua intelligenza, cioè mi intendo molto con te, mi capisci. Amo il modo in cui mi guardi e quando sorridi e… quando mi baci perché…” sorrise rimanendo un attimo in silenzio.

“E’ la prima volta che dico queste cose ad una ragazza… Perché me le hai fatte dire?” Wow. Sembrava imbarazzato. Non avrei mai pensato di fare imbarazzare Niall Horan. Proprio lui che ammetteva di fare puzzette e rutti.

“Tranquillo, avevo solo chiesto. Se vuoi dopo anch’io dopo dico…” mi zittì con le sue labbra, e quel gesto fece spaventare il mio povero cuore, che cominciò a battere impazzito. Erano morbide come le ricordavo e come avevo sempre immaginato.

Troppo presto si allontanò, ma continuò “Amo il battito del tuo cuore che percepisco quando ti bacio sotto il mento…” detto questo le sue labbra mi sfiorarono quel punto del collo, mentre io mi ero immobilizzata come fossi una statua.

“… La tua voce e i tuoi ricci, le tua mani e la tua risata perfetta e… e il tuo profumo….” mi ripresi e lo interruppi tappandogli la bocca con le dita.

“Ok, può bastare, davvero. Mi stai facendo…” la frase rimase sospesa perché non ero molto sicura su cosa dire, dato che i suoi occhi brillanti e sinceri erano così vicini ai miei.

“Impazzire?” terminò lui, e mi rivolse un sorriso sghembo che contraccambiai, annuendo. Mi abbracciò e io mi feci accogliere dalle sue braccia, inspirando il suo profumo, che solo lui possedeva, e godendomi il suo respiro tranquillo sui miei capelli.

“Era quello che stavo cercando di ottenere. Sei carina quando sei pazza.”

“E tu sei incredibilmente spiritoso.”

“So anche questo, è il mio hobby dopo cantare.” Ridacchiò.

“Pensavo fosse mangiare.” Risi senza trattenermi, perché ridere insieme a lui mi faceva bene, mi sentivo la persona più felice di tutte. Anche lui si unì alla mia risata, una delle tante di quella notte.

Ora il mio pensiero si focalizzò sul giorno seguente. Avrei avuto la forza di lasciarlo? Di andarmene? Non avevo la forza nemmeno per sciogliere l’abbraccio, figurarsi! Mi sentivo preda della lontananza e della separazione, erano davvero inevitabili?

Basta, mi stavo facendo troppe domande. Ci avrei pensato a tempo debito, in quel momento era giusto solamente godermi il più possibile la compagnia di Niall, del quale avevo realizzato, ero perdutamente innamorata. Ecco, una fiaba. Ero proprio in una fiaba: la ragazza innamorata del principe\cantante famoso, ostacolata dalla distanza\strega cattiva, che doveva tornare nel suo regno sperduto\Italia.

L’unica differenza era che la mia vita, per quanto fortunata, lo ammetto, era ingiusta, mentre le fiabe finiscono sempre allo stesso felice e odioso modo.

Mentre eravamo distesi tra i cuscini, la testa appoggiata al suo petto mi consentiva di udire il suo cuore battere forte, provai ad immaginare che la nostra storia forse un giorno avrebbe avuto un lieto fine, bisognava solo trovarlo. 

Imploro pietà! Scusatemi se ho pubblicato nuovamente in ritardo, ma volevo essere sicura che il capitolo precedente fosse stato apprezzato :) 

GRAZIE mille per il vostro supporto che si è risollevato, e grazie a tutti i lettori silenziosi che continuano a seguire questa ff :D

Vi annuncio che il termine di questa avventura si sta avvicinando sempre più, ed ora è pericolosamente in agguato (?) sul serio, mancheranno più o meno due capitoli e mi dispiace davvero, sto iniziando a scervellarmi per decidere il destino di Jade e Liz , per questo vi esorto (?)  a recensire per farmi sapere come vorreste che finisse la storia, potrà cambiare grazie ai vostri desideri, dato che è ancora molto indecisa... davvero fatemelo sapere! D:

Mi sono dilungata anche troppo, siete fantastici, mi avete permesso di arrivare fino a questo punto e non me lo sarei aspettata :) ovviamente accetto anche critiche costruttive!


Un bacio a tutti xxx

-Ally-

 

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Capitolo 22
*** Addio ***


I just don't wanna be your summer love.

 

Jade

 

Non ne indovinai mai il motivo, ma quella notte sognai di volare sulla groppa a scaglie verdi di un drago, tra le stelle nell’oscurità della notte, le enormi ali reggevano il peso di quella splendida creatura mentre planava su un mare profondamente blu.

Sembrava talmente reale, il vento gelido mi sferzava il viso, ero vestita da guerriera, come la protagonista della mia saga fantasy preferita.

Da un momento all’altro Harry era dietro di me, le sue mani mi cingevano i fianchi. Il drago volava velocissimo e vicino all’acqua, ogni qualvolta spuntando potenti fiammate dalle narici sbuffanti, illuminando per qualche secondo di rosso la superficie calma sottostante.

Era una sensazione meravigliosa, mi sentivo libera, e Harry era con me, eravamo insieme e lo saremmo stati per sempre. Era una certezza, il nostro destino. Niente ci avrebbe separati.

Urlai di gioia con tutta la voce che mi stava nei polmoni, Harry mi imitò e le stelle brillarono più intensamente come se ci rispondessero.

Ma ecco che il drago virò in alto, verso l’ignoto e il buio, verso le costellazioni sopra di noi. Cercai di resistere alla forza di gravità che mi risucchiava giù, ma dopo poco mi arresi, abbandonandomi al corpo di Harry dietro di me, che si teneva saldamente alle redini, apparse all’improvviso.

Volammo in alto, talmente tanto che non osai immaginare a che quota eravamo arrivati.

La testa del drago puntò in basso senza preavviso, ci ritrovammo sospesi in aria, ancora aggrappati alla creatura. Poi il vuoto.

Sobbalzai emettendo un gemito e tornando bruscamente alla realtà. Realizzai in un attimo che tutto era stato solo un sogno, sentivo le soffici lenzuola intorno a me. Ma a svegliarmi erano state le labbra di qualcuno sul mio collo. Harry. Il mio cuore sobbalzò nuovamente. Troppi colpi in un secondo.

“Shh, va tutto bene.” Udii la sua voce rauca sussurrare al mio orecchio. Respirai a fondo il suo profumo, mentre lasciava piccoli baci sul collo, sul mento, sulla guancia e infine sulla bocca.

“Buongiorno.” Sorrisi sulle sue labbra.

“’Giorno, Biancaneve.” Ridacchiai e mi costrinsi a sedere.

“No, no. Non è ancora ora di svegliarsi.” Disse a bassa voce Harry, riadagiandomi la testa sul cuscino.

“Perché? Che c’è?” chiesi fissandolo negli occhi con aria preoccupata. Volevo tornare a baciarlo, la sua presenza mi riempiva di eccitazione.

“Io devo andare, se i tuoi si alzano… Scusa, non avrei dovuto svegliarti, volevo solo salutarti ma forse era meglio se…”

Premetti le mie labbra sulle sue senza lasciarlo finire, e con la mano tra i suoi riccioli lo tirai verso di me, così che mi fu sopra.

“Jade, ho sentito dei rumori…” riuscì a dire prima che ricominciassi a baciarlo, senza dare importanza a quel che stava dicendo. Durante quel lungo e piuttosto appassionato bacio lui scoppiò a ridere, e per soffocare il rumore affondò il viso nel cuscino, mentre io sospirai riprendendo fiato.

“Scusa…” mormorai. Lui scosse il capo e poi sorrise.

“No, niente… è che mi hai fatto un po’ ridere, cioè, la scena…” si riavvicinò “Ora sei completamente sveglia, vero?”

Annuii, e lui sbuffò.

“Mi dispiace, io…”

“Smettila.” Scandii fulminandolo con lo sguardo. Cercai ancora le sue labbra ma lui si staccò quasi subito “Piantala di provocarmi, voglio fare una buona impressione ai tuoi e se tu continui a baciarmi… Credimi, non ti conviene, sennò dopo neanche con una sega elettrica tuo padre riuscirebbe a farmi allontanare da te.”

Scoppiammo all’unisono in una risata soffocata, guardandoci negli occhi.

“D’accordo, vattene.” Brontolai e mi girai verso la finestra, dandogli le spalle. Mi diede un bacio sui capelli e poi lo sentii uscire dalla stanza.

La nostra ultima notte insieme era passata. Sorrisi mentre nella mia mente si facevano vivi i ricordi della serata precedente.

 

Liz

Niall mi portò in un hotel e mi offrì la colazione inglese, la mattina seguente. La vera colazione inglese, quella con le uova strapazzate, la salsiccia, il bacon, i fagioli e il pane tostato.

“Io… ti amo Niall!” esultai con l’acquolina in bocca davanti a quel cibo invitante.

“Dovevi pur mangiarla… A casa di Harry suppongo che ti facevi bastare un bicchiere di latte al volo.” Rispose lui, indovinandoci.

Avevamo l’aereo all’una e mezza, così quella mattinata gironzolammo nei Kensington Gardens e poi alle undici ci avviammo verso l’aeroporto, con in programma di pranzare direttamente lì.

 

Jade

La colazione fu senza dubbio un momento imbarazzante.

Mentre mia madre si affrettava da una parte all’altra della cucina per imbandire una colazione soddisfacente, mio padre, in giacca e cravatta seduto al tavolo, premette il tasto dolente, quello che pensavo di avere già scampato.

Iniziò in perfetto inglese “Allora, dormito bene, Harry?” chiese con un tono amichevole.

Harry dopo aver mandato giù il boccone di brioche al cioccolato rispose “Certo, grazie ancora per l’ospitalità.” Mia madre a quel punto, dal lavello si voltò verso di lui, sorridendogli apertamente “E’ stato un piacere, caro. Sono proprio contenta che Jade ti abbia conosciuto, nonostante la fama mi sembri un ragazzo per bene, Harry.”

Mio padre la contraddisse subito con il dito “Aspetta, tesoro, non è ancora detto…” mia madre lo incenerì letteralmente con lo sguardo.

“James, ti prego, non credo che…”

“Ieri sera, dopo poco mi sono alzato per andare  in bagno e ho sentito un distinto chiacchiericcio proveniente da camera tua, Jade.” Si fermò un attimo e alzò un sopracciglio “Parlavi da sola?”

Bloccai la tazza a mezz’aria. Stavo iniziando a sudare, esattamente cosa avrei dovuto rispondere? Non ero mai stata brava a mentire, ma quella notte non era successo nulla di sconveniente nel mio letto e non mi sentivo minimamente in colpa. Io e Harry ci scambiammo un’occhiata seria, dopodiché rivolsi a mio padre un sorriso luminoso.

Sfoggiai il mio tono più sincero e solidale, quello che uso sempre quando mi apro con lui.

“Che vuoi che ti dica?” mi lasciai sfuggire una risata “Ieri sera Harry mi ha semplicemente dato la buonanotte, abbiamo scherzato solo un minuto. Non so cosa tu abbia sentito, può darsi anche che stavi sognando.” Dissi come se stessi parlando del più e del meno.

Harry annuì sorridendo anche lui. Mio padre mi guardò un po’ spaesato, e non fece in tempo ad aprire bocca che mia madre lo riproverò “Che ti avevo detto?” per poi ridacchiare anche lei.

Prima che si rischiasse di riprendere l’argomento io e Harry uscimmo in giardino, iniziando subito a ridere come i pazzi.

Imboccammo la stradina di montagna per poi giungere nella piccola radura tra gli abeti. La mia vecchia radura. Ritornarci dopo essere rimasta diverso tempo a Londra mi faceva uno strano effetto. Niente macchine, né gente. Silenzio assoluto, rotto solamente dal cinguettio dei pettirossi.

Io e Harry ci stendemmo sull’erba morbida come la prima volta che ci eravamo venuti insieme.

Stavamo ancora ridacchiando ripensando alla faccia buffa di mio padre.

“Sei fantastica a rigirare le cose a tuo favore, piccola.” Mi disse ammiccando, e stringendo la mia mano nella sua.

“Lo so.” Sorrisi al tocco fresco delle sue dita affusolate e morbide intrecciate nelle mie. Sollevai la sua mano portandola in alto, di fronte ai nostri occhi rivolti al cielo, rigirandola nella mia.

Mi sedetti, incrociando le gambe, e Harry mi imitò, di fianco a me.

“Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata.” Mormorai fissando un filo d’erba e sentendomi avvampare.

“Buffo.” Si avvicinò improvvisamente al mio viso. Fissai le sue labbra perfette, continuando a sorridere “Stavo per dire la stessa cosa di te.” Continuò infine, eliminando la distanza che separava le nostre labbra.

 

 

Io e Harry osservammo la lunga fila che attendeva il suo stesso volo, ma prima di avvicinarci si fermò di colpo, mordendosi un labbro.

Il volo che avrebbe preso Niall tra pochi minuti era scritto chiaramente sullo schermo orizzontale, al disopra del via vai di gente indaffarata dell’aeroporto. Guardavo fisso il pavimento, concentrando i miei pensieri sulle lacrime, alle quali non mi sarei permessa di cedere quel giorno, non davanti a lui.

Ci guardammo per un tempo che non riuscii a definire, troppa era l’emozione e la tensione. Le cose che dovevamo dirci ce le eravamo già dette quella mattina. Mi persi in quelle iridi verde mare, il suo sguardo profondo mi inchiodava, mi sentii incapace di muovere un muscolo. 

Mi alzò delicatamente il viso, così che mi trovai davanti i suoi occhi azzurri e intensi.

“Liz.” Pronunciò il mio nome dolcemente, e io mi sentii nuovamente sciogliere dal tono irresistibile della sua voce “Non so esattamente quando ci rivedremo.”

“Infatti.” Risposi sfiorando il suo naso con il mio.

“Qualsiasi cosa farò, o farai, o succederà, sappi che ti amo. Okay?”annuii “Tu sei meravigliosa, non ho intenzione di perderti.”

“Nemmeno io.” Sospirai e Niall sorrise sentendo il mio respiro sulle sue labbra.

Non avevamo bisogno di parlare, Harry mi aveva già ripetuto mille volte che avremmo mantenuto la relazione a distanza, scrivendoci e chiamandoci il più spesso possibile. Ci saremmo impegnati a stare insieme per Natale e per il suo compleanno, le volte in cui sarebbe riuscito a fare un salto in Italia. Avrei atteso l’anno imminente aspettando che il tour mondiale terminasse, continuando i miei studi.

Ma ora che dovevo dirgli addio non ne avevo proprio il fegato. La paura della fama mi invadeva. La paura che stando in mezzo alla gente famosa, sommerso dai suoi impegni e i concerti, avrebbe potuto dimenticarmi, non volevo essere solo il suo amore estivo.

Mi torturai le labbra aspettando che dicesse qualcosa, ma non disse niente. Prese con uno scatto il mio capo tra le mani, imprimendo un bacio sulle mie labbra, stringendomi a se come se quel bacio fosse dovuto essere indelebile, come un tatuaggio.

Dopotutto Niall era sicuramente stato un tatuaggio dalle discrete dimensioni sul mio cuore. Non avrei mai più potuto cancellarlo. I sentimenti prepotenti e forti che mi invadevano a ogni suo bacio esplosero dentro di me, e mi aggrappai a lui presa da una specie di disperazione.

Niall mi baciò con foga e passione, ma fu breve. Troppo breve.

“Vai, goditi il viaggio e vedrai che andrà tutto bene. Riprenderemo le nostre vite ma ci rincontreremo. Siamo già all’inizio di settembre, Natale non è poi così lontano.” Mi sforzai di dire. Da dove tiravo fuori quelle parole? Non potevo semplicemente stare zitta invece di rovinare il momento con delle affermazioni in cui non credevo minimamente?

“A me sembra tra millenni, invece.” Sorrise debolmente Harry.

“Anche a me!” gli gettai le braccia al collo. Okay. Fantastico. Perfetto. Lo amavo, lo amavo veramente, e sapere che dopo quell’abbraccio sarei dovuta cadere bruscamente e tornare alla mia vita com’era senza di lui, il cuore mi si strinse nel petto, come un fazzoletto consumato.

“Puoi farmi solo una minuscola promessa?” sussurrai al suo orecchio. Lui mi guardò negli occhi e rispose “Jade Alice Johns, non ti dimenticherò. Te lo prometto.”

Sorrisi spontaneamente, e lui mi seguì a ruota.

Deglutì e mormorò “Devo andare Liz…” entrambi lanciammo occhiate nervose all’orologio digitale sopra di noi.

Niall sorrise mostrando la sua dentatura ormai perfetta, e io ricambiai, dandogli un ultimo, lungo bacio.

Ci baciammo a lungo, praticamente senza respirare, e alla fine ci scambiammo un semplice ma sincero “Ti amo.”

Attendemmo tenendoci per mano il suo turno durante la fila snervante, e quando alla fine arrivò dissi “Io ti amo, Niall.”

“Lo sai che ti amo, Liz.”

Dopo pochi minuti dalla sua partenza, Harry già mi mancava. Ma invece di starci male camminai a testa alta, pensando che la vita non va come vuoi tu, non si fa comandare a bacchetta.

Ma io non avevo intenzione di rinunciare a chi amavo, perciò sorrisi prendendo la situazione come una sorta di sfida. Avrei accettato di buon grado le complicazioni, ma alla fine avrei vinto io.

Perché il destino, certo, influisce su una buona parte della tua vita, ma poi devi essere tu a darle qualche spinta per farla andare avanti.

Hello! Come vi butta? A me abbastanza bene, dai, si tira avanti...

Primisssssimissima cosa: GRAZIE perché siamo giunti al PENULTIMO capitolo SOLO GRAZIE A VOI. Mi avete incoraggiato con le vostre recensioni e mettendo questa storia tra le preferite o le seguite o ricordate, o anche semplicemente leggendola, cosa che noto avete fatto con costanza :) 
Avete permesso che i personaggi di Liz e Jade assumessero una personalità che si è fusa con la vostra (o almeno spero vi siate sentite un pelino in loro) cosa che non sarebbe mai potuta accadere senza di voi (ovviamente u.u)
Lo so, questo è l'addio tanto temuto da me quato da voi, avevo una paura che mi venisse da schifo! Ho voluto "buttarmi" e fare questa cosa della scena di Jade e Harry intrecciata con quella di Liz e Niall, spero vi sia piaciuta , ci tengo molto a sapere cosa ne pensate :)

perciò se fino ad adesso vi siete tenute tutto dentro vi esorto a recensire e a comunicarmi, anche solo con una critica cosa ne pensate, in modo che io possa proseguire COME VOLETE VOI, con i vostri consigli, e migliorare con le vostre critiche.

ANNUNCIO! IMPORTANTE! WARNING! Nel prossimo capitolo si svelerò ufficialmente il destino delle nostre due coppie. Come andrà a finire? Potete deciderlo VOI semplicemente facendomelo sapere!!! (mi sembra di annunciare una pubblicità, ahahah ma dicevo seriamente o__o)

Un bacio, un abbraccio a tutti, e SCUSATE se mi sono dilungata troppo, sarò stata noiosa forse, boh *spallucce*

CCCIAO!

-Ally-

 

 

 

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Capitolo 23
*** Epilogo ***


Ultimo capitolo ff 

Snowhite + Harry Styles

 

Liz

Mancavano pochi giorni all'ultimo dell'anno. Con un sorriso ripensai al Natale appena passato. 

In Irlanda, a casa di Niall Horan, con tutta la sua e la mia famiglia. Ecco dove avevo passato il Natale. E mi sembrava ancora tutto così pazzesco...

La notte del 25 Dicembre era stata senza alcun dubbio la più bella della mia vita. Non che avessi una lista, è ovvio, anzi, quella era stata la prima notte trascorsa veramente con un ragazzo, escludendo certo quando ero stata a Londra quell'estate, ma a Natale era andato tutto... Diversamente. Niall mi amava, sul serio, e io lo amavo, davvero. Tutto era quello che sapevo e mi bastava. Per la prima volta avevo qualcosa di sicuro, di vero, e l'amore tra me e Niall lo era.

Ero al corrente anche di come se l'era spassata Jade, mentre ero in Irlanda. 

Harry l'aveva raggiunta in Italia, e a dirla tutta, non penso che il suo Natale sia stato molto diverso dal mio.

Ridacchiai tra me e me mentre Jade se ne stava con lo sguardo perso fuori dalla finestra, dove i cristalli di neve scendevano fitti trasportati in violenti turbini dal vento gelido. 

Era tardi, Jade stava a casa mia in occasione del nostro tradizionale pigiama party di fine anno. O meglio di pre- fine anno, visto che mancavano ancora pochi giorni. 

"A cosa stai pensando?" Chiesi mentre afferravo il portatile e me lo posizionavo sulle ginocchia. 

La guardavo da stare seduta sul mio letto, mentre lei era già nel suo sacco a pelo, e aveva spostato lo sguardo dalla finestra al soffitto. Sembrava stesse sognando ad occhi aperti.

"A niente." Si riscosse scuotendo leggermente il capo e rivolgendomi un sorriso luminoso.

"Sì, e quand'è l'ultima volta che hai parlato con il tuo niente?" Lei scoppiò a ridere e fece spallucce. 

"Tra pochi giorni rivedremo Harry e Niall..." Sospirò lei senza riuscire a smettere di sorridere.

"Già, non vedo l'ora." Risposi voltando lo sguardo fuori dalla finestra. Non ne potevo più di fare il conto alla rovescia ogni santo giorno.

Riportai l'attenzione sullo schermo del computer, su Twitter giravano le stesse frasi già da dieci minuti.

"Non sei eccitata?" Domandò Jade.

"Per dopo domani? Eccome se lo sono!" Risi continuando a navigare sul web.

"Chissà se nevicherà... Spero di no, o almeno spero che non ci sia tutta questa bufera, sai che a volte durano giorni queste ondate di mal tempo. Io spero che il cielo sia sereno, così da poter vedere i fuochi d'artificio e le stelle..."

Ma io non la ascoltavo più. La mia attenzione era concentrata unicamente sulla foto al centro dello schermo luminoso del computer.

Fu doloroso. Mi fece male, e ancora di più pensando a come avrebbe ferito Jade.

"Liz? Liz, mi stai ascoltando?" Annuii distratta, affrettandomi furibonda a leggere i commenti. Non era possibile.

"No che non mi stai ascoltando! Liz, dai, ti sto parlando!" 

Harry. Quello era senza dubbio Harry. Non era un fotomontaggio. 

E cosa ci facevano le sue labbra incollate a quelle di Taylor Swift?! 

Stavo sudando freddo, sentivo i rivoli percorrermi la schiena nonostante fossimo in pieno inverno. 

Jade mi schioccò le dita davanti al naso.

"Liz! Ma che c'è?" Prima che io potessi impedirlo mi strappò il portatile dalle mani, sedendosi affianco a me.

Guardai impotente i suoi occhi svuotarsi di ogni emozione, la bocca socchiudersi e il viso assumere un'aria inespressiva.

"Non è po-possibile, Liz. È da un po' che Harry f-frequenta Taylor, ne abbiamo già pa-parlato, mi ha sempre detto che è, è solo un'amica, voleva farmela conoscere..." Balbettò insicura senza staccare lo sguardo dallo schermo. Nella foto non sembrava affatto solo un'amica.

"Jade, mi dispiace." Sussurrai mentre le sopracciglia si accigliavano e le lacrime cominciavano a inumidirle gli occhi. 

"È solo uno stronzo." Dissi ancora, ma forse era meglio se me ne stavo zitta. In quei momenti le parole sono sempre sprecate.

Senza preavviso due grosse lacrime scivolarono velocemente sulla sua guancia, ma lei le asciugò subito. La vidi digitare qualcosa, fare qualche ricerca con gli occhi che andavano arrossandosi sempre di più all'unisono con le guance, rigate da lacrime amare.

Alla fine abbassò con uno scatto brusco lo schermo, depose il computer sul suo sacco a pelo e mi abbracciò, e io la strinsi forte, l'unica cosa che mi sentivo in grado di fare.

La lasciai sfogare in un pianto liberatorio, che sapevo voleva trattenere, ma in certe situazioni le lacrime spingono troppo insistentemente, e non si può fare altro che piangere e aspettare che il dolore si attenui. 

 

Jade

Di nuovo. Mi era successo ancora. Avevo la spiacevole sensazione di rivivere una situazione in cui ero già stata, e da dove pensavo di essere riuscita a uscire. Invece eccomi ancora bloccata in quell'insopportabile deja vu.

La mia storia con Daniele era finita pressapoco allo stesso modo. E ora Harry. Okay, ero stata una sciocca ragazzina ingenua, lo ammetto, mi ero fidata ciecamente di lui. E vedermi sbattere quella foto in faccia aveva scatenato una ribellione interna, mi sentivo presa in giro e, per quanto banale può suonare, umiliata.

Ma non era per quello che la sera prima mi ero permessa di abbandonarmi alla disperazione tra le braccia della mia migliore amica. Accanto a Liz, guardando quella foto, ero stata travolta violentemente da un'ondata di nostalgia, di ricordi, ero sotto shock.

Il profumo di Harry, la morbidezza dei suoi ricci, delle sue labbra, il tocco delle sue mani su di me, i suoi baci, il suo respiro, i suoi occhi.

Quelle iridi verde acqua mi perseguitavano ovunque guardassi e specialmente quando chiudevo le palpebre. 

Ogni piccolo momento passato con lui nonostante la distanza, era piantato nel mio cervello e mi scorreva davanti come un film che sai a memoria.

 Quelle sensazioni, quelle passate insieme a lui, tutto il suo amore e il mio, fu quello a farmi precipitare nel momento in cui guardai la foto. 

Poi l'adrenalina che ruggiva dentro di me, il sentimento di impotenza, di umiliazione per essermi fatta prendere in giro per tutto quel tempo vennero dopo, e allora le lacrime sgorgarono intrise di rabbia, e non potei fare nulla per fermarle. 

Quella notte ne versai tante, troppe, e me ne pentii amaramente. Davo ascolto a Liz, pensavo che Harry era uno stronzo che non meritava tutte le attenzioni che gli rivolgevo nei miei pensieri; mentre dopo mi ritrovavo con lo struggermi e a difenderlo, ripetendomi che lui mi amava, ne ero certa, e lo amavo anch'io, che lui non era come Daniele, quella ferita non si sarebbe mai più rimarginata. 

In poche parole non riuscivo ad odiarlo con tutto il mio cuore, andavo a momenti. Ma alla fine il mio subconscio finiva per farmi ammettere che ero delusa e distrutta, perché lo amavo. Punto. Io amavo Harry, e il fatto che mi aveva tradito mi faceva soffrire come un cane, ma non cambiava la situazione. 

Ciononostante non potevo continuare a farmi prendere per il culo.

 

La pioggia batteva fitta sul vetro e riportava alla mia mente molti momenti passati con lui sotto la pioggia. 

Concentrazione. Dovevo solo ragionare razionalmente e mettere da parte i sentimenti, perché erano quelli alla fin fine che mi distruggevano. 

Squillava. Perfetto. Benissimo. Una parte di me sperava di sentire da un momento all'altro l'odiosa voce registrata della segreteria telefonica, mentre l'altra voleva che rispondesse.

"Pronto?"

"Harry." Dissi solo. Che bisogno c'era di salutarlo allegramente, di chiedergli come stava, se il senso della mia telefonata era chiudere con lui?

"Jade! Stai bene?" Mica tanto. Ma non risposi. Lasciai che il silenzio si facesse pesante tra di noi, che gli scaricasse addosso un minimo di senso di colpa. 

"Ehm... Harry, devo dirti una cosa." 

"Riguardo all'ultimo dell'anno? Spero non sia successo nulla, ho già prenotato i biglietti e..."

"Mi dispiace per i tuoi biglietti, Harry." Lo interruppi presa da un impeto di rabbia. Calma. 

"C-cosa?"

"Ascolta, io non so per quanto tu avessi in programma di tenermelo nascosto e trattarmi come un'idiota che non sa di essere al mondo, ma forse hai dimenticato che ho Internet, e le foto girano sul web." Feci una pausa per respirare. Il cuore era impazzito e tamburellava violentemente nel petto. Nuovamente il viso di Harry mi si piazzò davanti, il suo sorriso luminoso già mi mancava da morire. Dovevo fare in fretta.

"Di che stai parlando, Jade?"

"Neghi di aver baciato Taylor Swift?"

Silenzio. Chiusi gli occhi e sospirai.

"C-che stai d-dicendo... Senti, dobbiamo parlarne a quattrocchi, Jade, mi devi guardare negli occhi, non, non p-possiamo parlare per telefono, sul serio..."

"Il fatto che tu l'abbia baciata o meno non fa differenza a quattrocchi o per telefono." Risposi fredda.

"No, no, Jade. Adesso mi ascolti." La sua voce era rauca e più bella di come la ricordavo. Deglutii. Volevo abbracciarlo e perdonarlo... No. Ragionare razionalmente. 

"... Non possiamo parlarne adesso, lascia da parte Taylor Swift, dobbiamo guardarci in faccia altrimenti non puoi capire quanto ti..."

"L'hai baciata sì o no, maledizione!" Alzai la voce sopra alla sua. 

Silenzio. Ancora. 

"Allora?" Chiesi con tono annoiato.

"Jade, ti prego. Ti amo." Dovevo semplicemente ignorare quella frase, e ignorare tutte le volte che me l'aveva ripetuta, e il suo sguardo sincero, e dovevo ignorare il fatto che probabilmente anche in quel momento il suo sguardo era sincero. Era per quello che non volevo vederlo. Non avrei sicuramente avuto la forza di mollarlo.

"No che non mi ami, Harry. Smettila di prendermi in giro! Sono stanca di essere presa in giro da tutti!" Strillai.

"Mi devi credere, mi crederesti se solo potessi guardarmi negli occhi, non essere codarda, affrontami! Domani vengo da te, per favore..."

"No, non c'è nient'altro da aggiungere, Harry."

"MERDA, ascoltami! Non lasciarmi così, ti amo, Jade, santissima merda, ti amo! 

Sono in torto ma se non ci incontriamo non ha senso lasciarci per telefono, credimi. Ti prego, ti prego..."

Buffo. Mentre ascoltavo quelle suppliche pensai che Daniele non aveva fatto tutte quelle storie, mi aveva lasciata e la storia era finita li, invece Harry sembrava davvero che mi amasse ancora, e proprio non ce la facevo a rifiutare quelle parole. No, dovevo finirla. Basta prese per il culo, basta batticuori, cotte, ti amo, amore, basta! 

"Mi hai illusa tutto questo tempo, anche a Natale... Ora che mi hai usata vai pure da Taylor, e mi raccomando di spezzarle per bene il cuore."

"No, no, ti prego, ti prego Jade! Caz..." Bip bip bip bip. Avevo attaccato. Il silenzio che mi circondava risultò assordante e rimbombante nella mia mente. Era finita.

 

 

11 anni dopo

Londra, Maggio 2023. 

Jade

 

I raggi del sole filtravano tra le foglie degli alberi creando sorprendenti giochi di luce, il parco giochi era deserto, essendo ormai quasi le sette di sera. 

L'estate era vicina, il crepuscolo rendeva rosato il cielo sereno, piuttosto raro a Londra.

Darcy si dondolava serena sul cavallino a dondolo, incurante degli sguardi impazienti di Charlie.

"Adesso tocca me!" Si lamentò il bimbo di soli tre anni, cercando di spronare la sorella gemella a scendere dal gioco.

Darcy smise di dondolare, rivolse un'occhiataccia stizzita al fratello e gli mostrò impertinente la lingua. 

"Mamy, a brutta!" Gridò Charlie pestando i piedi, guardandomi implorante con un'espressione talmente disperata da risultare alquanto buffa. Era il suo modo per incolpare la sorella di essere egoista. 

"Non a vero!" Ribatté accigliata Darcy, anche lei non riusciva ancora dire correttamente "è".

Prima che potessi correre in loro aiuto Charlie diede una forte spinta alla sorella, facendola ruzzolare sull'erba, dall'altra parte del cavallino.

Il bimbo montò fieramente il suo destriero alzando il sorriso verso il cielo.

Mi precipitai da loro per consolare Darcy che era scoppiata in lacrime.

"Charlie, sei stato cattivo, non si fa, chiedi scusa a tua sorella!" Mia figlia strinse la mia mano mentre scrutava, con gli occhioni arrossati colmi di lacrime, il fratello.

Charlie assunse un'aria perfettamente innocente e cercò il mio sguardo "Ma, ma... Lei a stata di più di me..." Era anche lui sul punto di piangere.

"Ci sono molte altre giostre in questo parco, invece tu volevi andare proprio su quello che stava usando tua sorella, non essere dispettoso." Lo ripresi anche se ben consapevole del fatto che i gemelli tendono a imitarsi e seguirsi a vicenda, e voler condividere tra tanti, proprio il gioco dell'altro.

"Pettoso!" Fece eco Darcy e la rimproverai con lo sguardo.

Adocchiai l'orologio. 

"È tardi, andiamo a casa." Dissi prendendo con la mano libera quella di Charlie, e avviandomi verso l'auto.

 

"Papà sarà a casa tra poco." Risposi alla domanda di Charlie, che seduto accanto alla sorellina sul divano, guardava Peppa Pig, il suo programma TV preferito.

Presi le due tazzine di cioccolata calda con panna, che avevo già fatto raffreddare e le diedi ai due bimbi, che le guardavano come fossero il loro tesoro. 

"Gazie, mamy!" Esclamarono all'unisono eccitati, cominciando ad agitarsi e mi mostrarono i loro sorrisi più luminosi.

Erano talmente belli che ogni volta che li guardavo mi si accendeva il cuore.

Entrambi due occhioni verde smeraldo che ti scrutavano curiosi ogni volta che li incontravi, le guance rosee un poco paffutelle e i capelli morbidi e castano scuro ricadevano arricciati in molle perfette sulle spalle di Darcy, e ricciolini e spettinati sul capo di Charlie. Due gocce d'acqua. Stesso sorriso del padre, stessi lineamenti dolci della madre. 

Tornai ai fornelli e misi a bollire l'acqua per la cena.

Sul tavolo della cucina stava aperto e invitante il computer.

Diedi un occhio ai bambini e mi affrettai subito a controllare la posta elettronica.

Speravo che Liz mi avesse risposto. Rimasi un poco delusa quando non trovai nessuna nuova email.

Lei e Robin erano in Nuova Zelanda a girare il nuovo film da più di un anno ormai. Un anno. Era da un casino che non la vedevo.

Robin era un regista abbastanza popolare al momento, aveva già prodotto molti film che si erano dimostrati un successo. 

Era davvero carino e simpatico, i suoi capelli rosso fuoco, gli occhi blu e il viso lentigginoso conquistavano davvero tutti.

Era un tipo fantastico, insomma, ed ero stata davvero contenta quando aveva conosciuto Liz cinque anni fa, e lei era così riuscita a riprendersi dalla rottura con Niall.

Feci un salto nel tempo con la mente, tra i ricordi di quando lei e Niall stavano ancora insieme.

La loro storia andò a gonfie vele per anni, dopodiché entrambi cominciarono a non sopportare più la distanza, che in pratica costantemente, li separava.

Alla fine capirono che il loro rapporto era andato diminuendo, finché Liz non era andata a studiare in America, in una scuola specializzata sulla grafica computerizzata, e allora si erano lasciati, ripromettendosi di mantenere l'amicizia.

Ed erano restati amici sul serio. Niall era il migliore amico di Liz, peccato che si erano sempre potuti vedere così raramente.

Strana la vita. Io e Harry eravamo messi praticamente nello stesso modo, ma non avevamo mai sofferto dei loro problemi.

Quella lontana sera di fine 2012, Harry venne lo stesso da me, parlammo, capii che mi amava sul serio ma io non lo perdonai, non quella sera.

Poco dopo, a causa di una serie di eventi a catena tornammo insieme, e da quel momento Harry fece di tutto per tenersi il più possibile in stretto contatto con me.

Come dicevo, alla vita bisogna dare qualche spinta ogni tanto, difatti io andai a studiare in un'università in Inghilterra a 20 anni, così da riagganciare i rapporti con lui.

Poco dopo che Liz era partita per l'America e io avevo iniziato l'università, i One Direction si sciolsero. 

Harry mi chiese di sposarlo quando avevo poco più di ventidue anni e dato che non mi sentivo pronta e lui tremava visibilmente, rimandammo.

Ci sposammo due anni più tardi, nel 2019, e l'anno successivo rimasi incinta di due gemelli, i nostri figli: Charlie e Darcy.

Ritornando a Liz, si era sposata con Robin da due anni, e poco dopo il loro matrimonio, il marito l'aveva trascinata con se ovunque dovesse girare un film, così che Liz si era ritrovata a viaggiare ininterrottamente, e sapevo che era realmente felice perché aveva sempre sognato di girare il mondo.

Il campanello trillò e mi riscosse dai miei pensieri. Mi diressi verso la porta mentre Darcy si affacciava alla finestra per controllare chi fosse  (dato che le avevo insegnato che non si apre agli sconosciuti) e Charlie cominciava a saltellare contento del ritorno del suo amato papà.

"Sì, sì, è il papy, puoi aprire, mamy." Squillò Darcy con la sua vocina melodiosa.

Aprii la porta ritrovandomi davanti il viso, ancora bellissimo anche se un po' più maturato, di Harry.

Ricambiai il sorriso che ogni giorno vedevo riflesso in quello dei bambini, e lo lasciai stringermi frettolosamente tra le sue braccia. Aveva lo stesso profumo di undici anni fa.

"Sorpresa!" Cantilenò spostandosi e lasciando entrare dietro di lui Liz e Robin. Liz e Robin! 

Presi un colpo e strabuzzai gli occhi, per poi gettar loro, senza dire una parola, le braccia al collo. Sentii i gridolini di gioia di Charlie e Darcy.

"A tonnato 'o zio Roby!" Un anno e mezzo fa Liz e Robin erano stati sempre a casa nostra per un periodo, Charlie si era particolarmente affezionato a quest'ultimo, e nonostante l'età precoce se lo ricordava.

Robin lo aveva incantato mostrandogli diversi cortometraggi per bambini usando le sue cineprese e attrezzi da regista.

"Sono troppo felice di vedervi, ragazzi!" Strillai istericamente, ero tornata piccola.

Charlie saltò in braccio a Robin che lo prese al volo. Darcy invece diede un bacino sulla guancia di entrambi e poi tornò a sedersi davanti alla televisione.

"Ma come siamo diventati grandi!" Commentò Robin tirando un ricciolo a Charlie, il quale ridacchiò felice.

Io e Liz ci guardammo. Non era cambiata molto dall'ultima volta che l'avevo vista, in realtà le erano semplicemente cresciuti i capelli, che teneva raccolti in una lunga treccia che le arrivava sopra la vita.

Ovviamente era cambiata un poco dai suoi diciott'anni, neanche molto però, a dirla tutta, come del resto neanch'io.

Dopotutto una persona a ventott'anni non è poi così diversa da quando ne aveva venti, avevamo semplicemente l'aria un po' più matura, sebbene molti mi dicevano che avevo mantenuto il mio aspetto sbarazzino e che per certi versi, sembravo ancora una ragazzina.

"Sono stra contenta di vederti anch'io, Jade." Sorrise folgorandomi con i suoi occhi grandi e azzurri.

"Anche Harry, ovvio!" Rise abbracciando anche lui.

"Accomodatevi pure, dovete raccontarci tutto." Dissi invitandoli a sedersi sul divano.

Darcy prese posto sulle mie ginocchia e si accucciò, nascondendo il viso contro il mio petto. Mentre parlavo cominciò ad arricciarmi i capelli con le sue dita piccole e delicate. Era così tenera.

Fu una serata veramente piacevole, cenammo insieme e parlammo tantissimo, riuscendo a mala pena ad alternarci senza parlare sopra all'altro.

L'atmosfera era calda e piacevole, anche Charlie e Darcy stavano bene. 

I due ospiti ci raccontarono tutto riguardo al film che avevano appena finito di girare, avevano deciso di darci una sorpresa e fermarsi una settimana a Londra prima di tornare in America.

Dopo cena ci riunimmo in salotto, seduti sui divani, come avevamo fatto appena erano arrivati, e Robin fece giocare i bambini con dei nuovi aggeggi tecnologici che li impegnarono tutta la sera.

"Ci siete mancati troppo." Disse in mezzo a un discorso Harry, facendo da portavoce di quel che anch'io pensavo.

"Anche voi! Non ve lo immaginate! In Nuova Zelanda ci siamo fatti un sacco di amici, ma appena arrivati non conoscevamo nessuno..." Spiegò Liz.

"Vi siamo mancati anche noi?" Domandò Charlie alzando lo sguardo dal suo nuovo giocattolino elettronico a Liz.

"Ma certo! Non so come abbiamo fatto senza di voi. Come abbiamo fatto senza di loro, Robin?"

"Ah, io non lo so proprio. Non lo so." Il rosso scosse la testa facendo delle facce buffe.

Darcy sorrise, poi sbadigliò sonoramente e il fratello la seguì a ruota.

"Li vado a mettere a letto, torno tra poco." Dissi prendendo in braccio Charlie che abbandonò all'istante la testa sulla spalla, mentre Darcy ci seguiva.

Salimmo al piano di sopra di quella casa così grande, misto perfetto di stile Londinese e moderno.

I bambini dormivano ancora nella nostra stanza, avevamo provato a farli stare di sotto ma non c'era stato verso di riuscire a convincerli.

Li aiutai a infilarsi i pigiami e pettinai Darcy. Li abbracciai a lungo e li cullai un poco, tentando di tenerli entrambi in braccio restando seduta sul letto, anche se cominciavano a essere grandi.

Si addormentarono beatamente tra le mie braccia, così li misi ognuno nei loro lettini e li osservai un attimo respirare regolarmente, i visini tanto dolci da risultare effettivamente due angioletti.

Poi tornai di sotto, preparai un po' di Tè da sorseggiare durante la conversazione.

Fu una serata lunga. Restammo alzati fino a tardi a chiacchierare, avevamo voglia di condividere ogni cosa che ci era successa recentemente, ma quando la stanchezza si fece troppo pesante finimmo per sbadigliare tutti unanime.

Accompagnai Liz e Robin nella stanza degli ospiti.

"Grazie di tutto, Jade. Ci vediamo domattina." Sorrise Liz, e io in risposta mugugnai "Figuratevi, buonanotte." abbracciandola.

Tornai di sotto ma la sala era in penombra e vuota, l'unica luce veniva da una lampada vicina alla televisione dall'ultra schermo piatto, modello 2020.

Intravidi la figura di Harry fuori dalle vetrate socchiuse, segno che desiderava che lo raggiungessi. Così feci.

La luna a tre quarti splendeva intensamente sullo sfondo nero, le luci della città circondavano il nostro giardino, e dato che la villetta era leggermente rialzata rispetto al resto, si riusciva a scorgere un piccolo pezzetto di Londra.

"Beh, sono davvero stanca." Sospirai trattenendo a stento uno sbadiglio.

Harry si voltò verso di me inchiodandomi col suo sguardo profondo e intenso, che non era per nulla cambiato.

Vidi comparire sul suo volto quel sorrisetto sghembo un poco malizioso che faceva sempre quando ci eravamo conosciuti, e non glielo vedevo più da parecchio ormai.

Sorrisi osservandolo e inclinando il capo.

"Vieni qui." Sussurrò e cingendomi i fianchi mi attirò a se. Mi ritrovai con il naso appoggiato al suo, il suo respiro mescolato al mio. Come una volta. Mi sentii tornare ragazzina, felice, il battito irregolare, agitato, i nostri sguardi persi l'uno nell'altro, sentii riaffiorare l'amore che ci aveva uniti, diversi anni prima.

Le sue labbra incontrarono dolcemente le mie, scatenandomi degli insoliti brividi lungo alla schiena, dovuti alla brezza fredda, forse.

Ricambiai il bacio con dolcezza e intensità, dischiusi lentamente le labbra assaporando l'unione delle nostre lingue come fosse la prima volta. Mi abbandonai a lui, tra le sue braccia, e ai miei sensi, come se li riscoprissi dopo tanto tempo.

Gli sfuggì un gemito. Fu quello che scatenò in me una specie di impulso, e improvvisamente donai più passione al movimento già deciso delle nostre labbra.

Mi aggrappai a lui, lo strinsi, sparsi piccoli baci sul suo collo e lui fece lo stesso con il mio.

Le nostre bocche si incollarono nuovamente, riprendendo il ritmo passionale di prima, era da un bel po' che Harry non mi baciava più in quel modo. Troppo tempo. 

Le sue mani corsero precipitose sulla mia schiena e sui miei fianchi, sembrava che ci fossimo risvegliati all'amore, d'un tratto avevamo preso a baciarci con foga, furiosamente.

Ma i sentimenti ci sopraffacevano, erano troppi e troppo intensi tutti in una volta.

Mi staccai e Harry restò ansimante a pochi centimetri da me, ancora con quel sorriso sulle labbra. 

Ridacchiai pure io, abbastanza imbarazzata ma non seriamente, era mio marito dopotutto, non era imbarazzante dimostrargli di amarlo in quel modo.

Le sue labbra rincontrarono le mie, con più calma stavolta, ma con la stessa intensità. 

"Ti amo, Jade." Sussurrò tra un bacio e l'altro.

"Anch'io, Harry." Mi allontanai e sorrisi.

Mi cinse con un braccio la spalla e io appoggiai il capo sulla sua, il viso rivolto alla Luna, all'aria fresca. Respiravo profondamente. Vivevo. Amavo. 







Non riesco ancora a crederci. Ragazzi, è finita, sono finalmente riuscita a finire questa fan fiction! La dedico tutta a voi, alle mie migliori amiche, ai One Direction (ovviamente) e voglio con tutto il cuore, davvero, ringraziarvi. Grazie perché è solo merito vostro se sono arrivata fino alla fine :)

Grazie a chi ha recensito questa storia, grazie a chi l'ha messa tra i preferiti, le seguite, le ricordate, grazie a chi non ha mai scritto niente ma l'ha seguita fino all'ultimo :) 
Spero di non avervi delusi, e che quest'ultimo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia regalato qualche emozione, a me questa storia ne ha date tante. Ciò nonostante so che è solo una storiella e sono strafelice che vi sia piaciuta perché l'ho scritta io, mi rendo però conto che non è niente di incredibilmente fantastico ecc. Sono riuscita a finirla, ma non è certo come finire un romanzo, intendevo XD ahahahah
Però mi sono affezionata a Jade, è diventata una parte di me e continuerà per sempre a vivere dentro di me, e la sua storia non finirà :)
Pensavo... O meglio, ho intenzione di scrivere una specie di sequel per questa storia, dove narrerò dal punto di vista di Darcy. Per sequel intendo una One Shot di un solo capitolo, una cosa corta insomma, non so se vi farebbe piacere leggerla :3
Comunque davvero, voglio assolutamente sapere se questa storia vi è piaciuta, e per chi non ha mai scritto nulla, vi invito a farmi sapere anche solo con una riga se vi è piaciuta o meno, non pretendo lunghe recensioni. Accetto anche critiche ovviamente :) 
Quindi ripeto, grazie a tutti, siete stati meravigliosi, vi adoro, e spero che questa fan fiction vi abbia regalato qualcosa, sono felicissima di averla condivisa con voi! ^^ 
Mi mancherete voi e anche questa ff ! Davvero non so più cosa dire... ditemi voi. LOL
Un particolare grazie a LizPotterheadYo  MickyDreams mari_90 Karrie Styles4Ever Annie_FlyReading Nathan James Sykes walkingdisaster NadiaCrazy BOOOOOOO_OOH 


Chiedo scusa se ho dimenticato qualcuno!
Un abbraccio grande a tutti!
Alice
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