Il Principe Azzurro Boccoloso

di Angel_Demon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** Di re a mela e principesse a pera ***
Capitolo 3: *** Wanted ***
Capitolo 4: *** Di principesse svampite e incontri notturni ***
Capitolo 5: *** Una Sorpresa Inaspettata ***
Capitolo 6: *** Le Avventure di Shrek e Ciuchino e un Matrimonio da sogno ***
Capitolo 7: *** E se... ***



Capitolo 1
*** Intro ***


Molti anni or sono, in un castello, alto e indomabile, adornato e arricchito da graziosi fiorellini lilla e celesti, abitava un bellissimo cavaliere circondato da una cascata di avvenenti boccoli biondi, due attraenti occhi blu cobalto, labbra rosse e vellutate, guance rosee che si evidenziavano all’accenno di stupore e pelle candida come la neve. Una maestosa armatura lucente ricopriva le sue adorabili carni, un delicato merletto bordeaux si intravedeva sotto la corazza, due maniche azzurre di ugual lunghezza sbucavano dalle estremità degli arti superiori, due eleganti e veloci scarpette racchiudevano dei leggiadri piedini.

Questo principe era turbato dal fatto che il suo popolo non lo adorasse, dal non aver un nobile destriero e dal non essere infatuato per una sola figlia di Eva.
Per creare un distacco da quella vita monotona il grazioso cavaliere decise di voler trovare una dama da sposare, quindi si mise a fare lunghe passeggiate ispezionatrici nel regno.

Al passar di un mese interminabile il principe non aveva ancora soddisfatto le sue ricerche.
Un dì all’onorevole padre venne la brillante idea di consigliare, alla persona presa in considerazione, di viaggiare per le corti della zona alla ricerca della creatura tanto desiderata.
Allora il principe, incitato dai suoi cittadini, si mise a intraprendere quella, non troppo rischiosa, missione che lo avrebbe cambiato.

Angolino delle Autrici

è la nostra prima storia, quindi siate clementi. 
Noi ci siamo immaginate Lady Oscar per il principe.

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Capitolo 2
*** Di re a mela e principesse a pera ***


                                 Di re a mela e principesse a pera

Cinque fave ben corpose, un trancio di pane ai cinque cereali e una sacca di latte racchiusa in un fagotto, erano gli unici elementi per sopravvivere prima di arrivare alla corte più vicina.
In assenza del fidato e nobile destriero il cavaliere si mise a camminare, utilizzando tutta la forza in corpo, con gli unici piedi di cui era dotato.
* Leggetelo con una voce roca e misteriosa, e fermatevi ad ogni virgola * Attraversando aride valli, rigogliose selve, paludi umide, fiumi e laghi assetati da quel nobile e blu sangue reale, rischiando tutt’altro che la vita, ma di prendesi una storta per colpa di un minutissimo sassolino conficcatosi nel tacco dello stivaletto, arrivò finalmente all’imponente castello di Fabiano “Il Magnifico”.
Una maestosa fortezza si ergeva davanti ai suoi occhi azzurri, un enorme ponte presentava quel magnifico castello, bandiere turchesi e canarino erano rizzate su quattro enormi torri ai lati e su di una principale al centro.
La torre centrale era maestosa, costituita da moltissime tegole rosse, grigie e blu, da un tetto spiovente e appuntito, e da una graziosa finestra tondeggiante rivestita da un paio di tendine viola.

Entrato nel castello fu accolto da una banda che suonava la tromba, all’incirca una ventina di uomini in calzamaglia rossa e colletto buffo.
Re Fabiano era corpulento, basso, con due minuscoli e insignificanti baffetti alla francese, quasi invisibili dietro a un enorme naso a patata. Anche lui portava uno di quei colletti che lo soffocava appena, la corona piena di gemme stava grande a quel piccolo re e, ad ogni parola pronunciata, doveva respingerla al suo posto perché questa continuava a scivolargli sul viso.

Accanto a lui si trovava seduta la moglie, la regina Bividi, anche questa piccolina, anche se più alta del re, con la forma di una pera, con due piedini minuti rispetto tutto il resto del corpo. Al contrario del re lei portava una corona piccina, perfettamente centrata in mezzo alla pettinatura a lungo meditata.
Spiegato il perché della visita il re fu felice di organizzare un incontro con la figlia il pomeriggio stesso.

Il principe aveva tutto il tempo per prepararsi e per schiarirsi le idee. Fece una passeggiata rinfrescante nel giardino del castello. Prese un fiorellino rosato e lo infilò nel taschino dell’abito elegante prestatogli dal re (questo era stato precedentemente allungato e ristretto a causa della diversità delle due taglie.).

La principessa Pollicina, così chiamata, era la fotocopia della madre, piedini piccoli, e corpo a forma di una pera, ma al contrario della prima aveva una pettinatura insolita, quasi non le importasse della visita del principe. Aveva un comportamento strano, quasi frenetico, ed apparve pazza agli occhi del giovane. Il loro incontro non durò molto, una passeggiata per i giardini reali fece capire al principe che quella non sarebbe potuta diventare sua moglie. Credette che anche l’opinione della ragazza fosse la stessa. I due si intesero subito. La ragazza lo salutò, lo ringraziò per quell’appuntamento, anche se non troppo romantico, e se ne tornò nelle sue stanze.

I due spiegarono la situazione a Re Fabiano. Questo, anche se con un po’ di difficoltà, comprese.

Angolino delle Autrici

Abbiamo deciso che pubblicheremo ogni giorno un capitolo, visto che la storia è già scritta su Word. Ognuno parlerà di una principessa e non. Per  oggi finiamo con questo.

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Capitolo 3
*** Wanted ***


                                                            Wanted


Il principe, fatta una scorta di cibo, questa volta un po’ più sostanziosa della prima  (una gustosa coscia di pollo, una pagnotta di pane e una brocca di vino), riprese il suo viaggio.

Stava calando la notte, quando il principe si trovava sul passo dell’O.P.A. (Orso Polare Artico), decise quindi di rifugiarsi in una caverna. Trovata la prima vi entrò, ma fu assalito da uno stormo di pipistrelli. Preso dallo sgomento capitombolò fuori. Il terreno, non essendo pianeggiante, non gli permise di fermarsi, ma ruzzolò fino su uno strapiombo. Prima di fermarsi però sbatté su una roccia appuntita e svenne.
Quando finalmente si svegliò era ormai notte fonda, il passo era illuminato soltanto da un raggio di luna.
Ma rialzandosi per poco non cadde giù. Accortosi della posizione in cui si trovava, il principe si aiutò a risalire con un pugnale preso dal taschino. Arrivato in cima cercò di trovare un posto abbastanza sicuro dove passare le restanti ore. Vide un albero alto dove poter costruire una sorta di nido. Trovò alcune foglie larghe e spesse, di un vegetale fino ad allora sconosciuto al principe stesso. Le raggruppò, vi formò un materasso e una coperta, anche troppo comodi data la situazione, e vi si addormentò al loro interno.

L’indomani mattina, al suo risveglio, il principe si ritrovò ad osservare un bellissimo panorama di boschi, montagne, fiumi, vallate e un bellissimo sole sorridente. Avendo un fastidio irritante alla testa, se la toccò e notò che durante la notte gli era cresciuto, sopra l’orecchio sinistro, un grosso bernoccolo. Scese dall’albero e vide un fresco ruscello. Diede sollievo al rigonfiamento sulla testa e, vista la bella giornata, riprese con tutta fretta la sua camminata.
Verso l’ora di cena arrivò in un piccolo villaggio di contadini, che gli offrirono da mangiare e, in cambio del lavoro pomeridiano, un alloggio per la notte.
Entrato in una taverna, intravide un cartello con una foto nera e un punto interrogativo azzurrognolo. Sopra la figura c’era scritto “Wanted” in rosso e la parola “Prince” in nero.
Vide alla sua sinistra una fila di gente che aspettava impaziente il proprio turno. Percorse la lunga distesa di persone con lo sguardo e intravide una figura rozza e scalmanata, vicino ad una più femminile, molto imbarazzata e impacciata. Questa era snella e i suoi capelli lisci e biondi ricadevano morbidi lungo il vestito celeste.
Il principe si fermò un attimo ad osservarla.
Le guance le si colorarono di bordeaux non appena notò di essere osservata.
Il nostro nobile e valoroso cavaliere, senza cavallo, seguì tutti gli altri e si mise in fila.
Finalmente, dopo tre ore ad ascoltare e a criticare i difetti di tutti gli organismi presenti in quella misera e spudorata taverna, fu il turno del nostro beniamino.
Collegò l’uomo alla figura di un re con gli abiti sfarzosi e la ragazza, al suo fianco, ad una principessa. Questa aveva dei
piccolissimi difetti che prima non aveva notato: aveva un filo di strabismo e due piedi nettamente a papera.
Il principe gli raccontò del suo viaggio e della missione che doveva compiere e, finita la conversazione chiese, alla principessa Lillà, appuntamento.

Il giorno seguente si trovarono al Giardino Giglio Azzurro, una creazione del re e di sua proprietà.
Parlarono molto tempo della loro vita e dei loro interessi, ma entrambi si ritrovarono con la stessa idea in mente, diventare molto amici.
Parlato al re del rifiuto di prendere la mano di sua figlia, salutò tutti e si incamminò
verso il paese successivo.
Prima di arrivare ad esso, su di una cassa scheggiata, vi era una personcina raggomitolata su se stessa, malconcia, malinconica, con i vestiti stracciati e la pelle secca e rovinata.
Il principe cercò di svegliarla, scuotendola per le spalle. D’un tratto la losca figura si rivelò essere una povera vecchia che, sfrattata, viveva per le vie del paese.
Questa prese frettolosamente la mano del cavaliere e iniziò a leggergli il futuro. Gli disse che presto avrebbe incontrato la donna della sua vita. Il principe retrasse la mano e, impaurito dal comportamento insolito di quell’anziana signora, si allontanò alla ricerca del paese.

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Capitolo 4
*** Di principesse svampite e incontri notturni ***


                         Di principesse svampite e incontri notturni

Entrato per le porte di quella cittadina si girò indietro, per assicurarsi che nessuno lo seguisse, e tutto d’un tratto si ritrovò tra le braccia una bellissima ragazza dai corti capelli castani, con un vestito senza spalline, un corpetto bianco e delle frappe di pizzo nero nella gonna bianca. Aveva anche un cappello nero a cilindro,  leggermente calato sugli occhi.

Impaurita, scappava da quattro briganti che volevano rapirla. Gli chiese aiuto e il principe, coraggiosamente, sguainò la sua fedele spada, facendola danzare in aria. I ladri fuggirono in fretta sui loro cavalli.

Questa bellissima creatura, Merlè, lo invitò nella sua elegante e graziosa reggia, per ufficiali ringraziamenti.

I genitori, il re e la regina, erano belli forse quanto la figlia, lei aveva preso i migliori tratti di uno e dell’altra, due bellissimi occhi profondi e neri come quelli della madre, una squisita bocca carnosa come il padre, le gambe snelle e lunghe come entrambi, una simpatia ironica dalla madre e un modo unico di chiacchierare come quello del padre.
Al seguito di un’intensissima chiacchierata i tre si accorsero che l’ora di cena era orma giunta e chiesero, sempre gentilmente, ai camerieri, di preparare un pasto sfizioso quanto la compagnia del principe.
Dopo quella squisita cena invitarono il cavaliere a restare per la nottata. Questo, entusiasta, accettò l’invito.
La camera a lui affidata era appena accanto a quella di Merlè. Dopo un faticoso addormentamento per il lungo pensare alla principessa si svegliò a notte fonda sentendo un  terribile e fastidioso ronzio. Non comprese la sua origine fino a quando non si affacciò alla finestra e capì solo allora che quel fastidioso rumore non era altro che il russare della graziosa principessa. Pensò subito al momento della luna di miele dopo il matrimonio, a come avrebbe fatto a dormire con lei al suo fianco. Preso dall’agitazione legò la coperta, il lenzuolo e il coprimaterasso creando una fune di fuga e discese dalla finestra.
Raggiunto il bosco vi entrò con una lieve paura. Infatti, circondato dalla nebbia, si perse e, irato come non mai, visto la calma che lo assecondava solitamente, si diede alla  pazza gioia prendendo a calci, come principe furbissimo, un albero. Peccato che questo era una sequoia di circa due secoli e che, al suo interno, ospitasse una famigliola di scoiattoli infetti dalla rabbia. Questi se ne uscirono furiosi e presero a mordere la gamba sinistra del principe. Riuscito a staccarli con la forza, si riparò in un albero cavo. Per l’ennesima volta la sfortuna lo assistette e le bellissime e candide nubi, che riusciva ad osservare dal posticino che si era riservato, diventarono enormi e non più candide ma bensì di un grigio cinereo e iniziarono a perdere goccioline finché non le ebbero lasciate tutte. Finalmente riuscì ad addormentarsi.

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Capitolo 5
*** Una Sorpresa Inaspettata ***


                         Una Sorpresa Inaspettata


 La mattina successiva si svegliò improvvisamente in un letto, fatto di foglie. Rigirandosi nel letto si accorse che sul piccolo comodino accanto a lui si trovavano due biscottini e un bicchiere di latte. Dopo averli assaggi si alzò, ancora dolorante, dal letto. Guardandosi la gamba osservò un impacco naturale attorno alla ferita dovuta all’attacco degli scoiattoli.
Confuso, si mise ad analizzare la stanza in cui si trovava. Un armadio conteneva abiti, soprattutto da lavoro, dalle tonalità stravaganti e scarpette piccine e delicate. Poi si accorse che in un angolo di quell’armadio si trovava, nascosto da tutti gli altri, un vestito raffinato ed elegante, la cui differenza rispetto gli altri venne notata subito dal principe. Analizzando meglio il posto, capì che la casetta era costruita all’interno di un albero cavo, molto robusto e grosso.
Quando la porta si aprì si spaventò e ricadde sul letto, una bellissima fanciulla, Cinerì, oltrepassò la porta. Essa era più bassa del principe, ma di pochi centimetri, aveva capelli corvini e occhi color smeraldo. I suoi capelli lisci arrivavano fin sotto al sedere, finendo in piccole onde, e una foglia le si era impigliata tra di essi, forse durante il faticoso lavoro. Ella portava un abito da lavoro color verde, un po’ malconcio. Indossava un paio di comodi stivaletti color cioccolato.

Alla sua vista, il principe, pensò che fosse molto carina. Le chiese spiegazioni e lei gli raccontò come ere andata.

*Inizio flashback*
Alla fine del temporale si aggirava nel bosco alla ricerca di lumache tricornine, curative, quando vide due gambe spuntare da un albero. Si avvicinò e trovò un bel principe, questo però era svenuto, ferito e distrutto. La sua ferita era molto grave e se non veniva curata subito avrebbe fatto una terribile infezione. Si fece aiutare dal suo asinello per trasportarlo nella sua casetta. Qui lo curò e lo mise a letto.
*Fine flashback*

Dopo la spiegazione il principe uscì dalla casetta per prendere una boccata d’aria. Uscito osservò attorno all’albero parecchi campetti coltivati con vari alimenti. Rimase esterrefatto da tutta quella moltitudine di elementi. Si sorprese capendo che lei da sola aveva coltivato tutto quello.

La fissò per un po’, lei gli sorrise e le si colorarono le guance d’amaranto. Il principe le propose di passeggiare e lei accettò timidamente.

Si incamminarono lungo il corso del fiume, trovarono una radura e si sedettero osservando le nuvole variar forma e chiacchierarono fin l’ora di cena. Decisero di  tornare nella graziosa casetta per una deliziosa cenetta preparata con le verdure coltivate dalla ragazza.
Il principe si stabilì in quella casa per un po’ di tempo.
passarono i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni; ok … non così tanto. Passò un mese. Tutti i giorni il principe aiutava la ragazza in faccende domestiche e in giardinaggio. Imparando molto da esse. Tra i due, giorno dopo giorno, nacque una vera e propria simpatia, che divenne tenerezza, e infine amore. Quest’amore aumentava d’importanza man mano che passavano del tempo assieme.

Angolo delle Autrici
Ci dispiace, ma i capitoli sono un po' cortini e noi li abbiamo divisi per gli "eventi" che accadono.

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Capitolo 6
*** Le Avventure di Shrek e Ciuchino e un Matrimonio da sogno ***


   Le Avventure di Shrek e Ciuchino e un matrimonio da sogno

Un giorno, però, il principe, tornando a casa dal lavoro all’orto, si accorse che la sua bella era sparita. Trovò una fotografia, uno specchio e un paio di piatti rotti per terra. A quel punto non ci vide più. Prese più risorse possibili da trasportare, il ciuco usato per il lavoro e partì alla ricerca della sua amata Cinerì.

Con l’aiuto del ciuchino, riuscì ad attraversare la foresta. Si sentiva Shrek in compagnia di Ciuchino.
Esplorò tutto il bosco  incontrando tutti gli animali che vivevano al suo interno. Attraversando ruscelli, laghi, fiumi, monti, finì tutti i risparmi di cibo e si trovò costretto a tornare dove era partito. In una passeggiata che utilizzò per riflettere, si accorse che, poco lontano da casa, si trovava una torre. Combattuto dall’idea di volerla esplorare per scoprire se la sua adorata vi era rinchiusa al suo interno, si arrampicò. Ci mise alcune ore, con l’aiuto di alcuni attrezzi, come picchetto e ventose.
Finalmente arrivato in cima tirò un sospiro di sollievo. Ma … guardandosi intorno si accorse della presenza di un paio di scale mobili!!
Gli caddero le ginocchia, ma si fece coraggio e riprese a camminare.
Nella torre c’era un gran silenzio. Proseguendo la ricerca si imbatté in una scala a chiocciola, curioso, la prese. Lo portò in una piccola stanza, il cui unico elemento era una porta. Cercò di aprirla, ma non riuscì nel suo intento. Al suo interno qualcuno aveva sentito il suo rumigare e aveva già iniziato a gridare.
Una voce di donna era familiare al principe. Ma certo! Era proprio lei! Cinerì!! Stava urlando da dentro avvertendolo che attorno la torre, e anche al suo interno, si trovavano i suoi rapitori (briganti che avevano intenzione di rivenderla per guadagnare molti scudi, essendo venuti a conoscenza della relazione che aveva con il principe). Lo avvertì anche che la chiave l’aveva nella cinta un uomo molto robusto. Allora il principe si mise a cercare intorno. Imbatté subito in due, probabilmente scagnozzi del capo da come parlavano , che lo misero in guardia sguainando le spade. Lui, avendo trascorso la maggior parte della sua vita con maestri che gli insegnavano a lottare , sapeva tutto e riuscì a liberarsi velocemente dei due uomini.

Continuò a cercare e finalmente lo trovò. Era seduto in una sedia, che a malapena lo reggeva, dormendo. Era molto alto, all’incirca trenta centimetri in più del principe, con una pancia enorme, i capelli erano quasi spariti tutti ma al posto loro si erano accampati in tutto il resto del corpo molti altri peli, ad osservarlo bene pareva  la copia sputata di un orso bruno un po’ spelacchiato.
Al principe venne un groppo in gola e impallidì. Poi notando la chiave, tanto ricercata, in vita dell’”orso”, riprese un po’ di coraggio ed escogitò un piano per rubargliela.
Riuscì a trovare, in uno scantinato, una canna da pesca. Si ingegnò. Attaccò all’estremità del filo una calamita, anche questa trovata, per sua gran fortuna, attaccata ad un frigo portatile delle guardie.
Riuscì a sfilare la chiave da quella enorme cinta.

Liberò la principessa, finalmente, e la portò a palazzo, dove vennero accuditi e curati entrambi.
Dopo un solo mese le nozze erano organizzate e mancavano solo due giorni alla fatidica data.
I due, finiti i festeggiamenti delle nozze, avevano intenzione di trasferirsi a casa della ragazza e vivere una lunga e felice vita assieme. Il principe aveva trovato, finalmente, tutto quello che cercava, una donna da amare, a parte un nobile destriero.

 

Note delle Autrici
Questo sarà l'ultimo capitolo, ma ce ne sarà uno a sorpresa.
Ringraziamo: Jobrossxx che ha commentato l'introduzione;
LunaRed7 per aver commentato e seguito tutti i capitoli;
e tutti quelli che hanno letto in silenzio.


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Capitolo 7
*** E se... ***


E se …

 Ritorniamo un po’ indietro, prima delle nozze.

Il giorno del fatidico momento, il principe era vestito con smoking e papillon. Sembrava un pinguino. Nello stesso istante, in un’altra stanza, la futura sposa cercava di entrare nel proprio abito. Era bianco, come tutti gli altri, ma un velo rosa cucito all’estremità del corsetto era stato lasciato scivolare sulla gonna e fermato da qualche rosellina. I capelli, sciolti e lisci, ricadevano morbidi sotto uno splendido cappello bianco con tre roselline rosse riprese dall’abito. i due piccioncini fremevano all’idea della luna di miele e, una ballonzolando per far entrare i rotolini di ciccia accumulati per l’ansia nel vestito e l’altro sudando come un porco dentro al suo costume da pinguino, si aprirono le porte che davano all’ingresso, dove un ricco buffet aspettava di essere mangiato.

La cerimonia si svolse dentro al castello della famiglia del principe. La sala era stata decorata dai servi con stelle filanti, palloncini e addobbi di Natale, tra cui un presunto Babbo Natale il quale dondolava felice su e giù da un filo attaccato chi sa dove urlando a tutti “Buon Natale!”.

Dopo che il prete chiese a tutti gli invitati di sedersi, iniziarono finalmente le nozze.
Il cuore del principe stava per squartare il torace dell’uomo tanto era emozionato. La principessa mancò poco allo svenimento, ma, con grande coraggio, uscì dalla porta della stanza che la separava da quella del principe. Senza farsi vedere da esso, andò in sala per controllare se tutti gli invitati ci fossero. Tra le persone sedute, c’erano delle ragazze. Chiese alla dama di corte i nomi delle donzelle. Erano le principesse che il principe aveva incontrato prima della loro storia d’amore: Pollicina, la più grassottella, Lillà, alta ma con i piedi e gli occhi sbilenchi, e Merlé, con il confondibile cappello a cilindro color pece.

Finalmente le trombe squillarono e il principe prese posto davanti al prete.
Era pronta ad entrare accompagnata dal re (padre del principe) e dalle dame che tenevano il velo candido. La sala era piena di gente, amici di famiglia, nobili, altri principi e amici di Cinerì.
Le trombe stavano suonando e la gente aveva già iniziato a commentare il bellissimo abito con lunghi “OooooH!”, “Waooo!” e “Com’è bella!!”.
Dopo istanti interminabili, la futura regina andò di fianco al suo cavaliere per recitare alcune parole, le quali lodavano le doti del principe. Quando riuscì ad arrivare all’altare, il prete aveva già iniziato a parlare senza lasciare spazio agli altri di dire niente e come non detto la sposa alla solita domanda “Vuoi tu Cinerì sposare quest’uomo?” aveva già risposto di si. Ora toccava al principe: “Vuoi tu principe sposare Cinerì?” quando  … un bellissimo ragazzo spuntò all’improvviso. Il principe rimase a fissarlo. Poi un fulmine lo travolse e lui non vide più niente.
Il matrimonio non era all’aperto … quindi i fulmini era impossibile che potessero scagliarsi … e poi fuori c’era un sole che spaccava le pietre.
Va beh … tornando a noi. Il principe si svegliò in un letto d’ospedale un po’ bruciacchiato. Quando aperse gli occhi c’era a fissarlo quel bellissimo ragazzo, anche lui un principe, ricco, moro, con dei muscoli da far paura, uno scimmione in pratica.
La prima cosa che fece il nostro principe fu arrossire e poi dire timidamente “Ciao”.

Ed “A quel paese la Regina”!
                                                              
FINE

Angolo delle Autrici
Ed ecco l'ultimo capitolo!!! Vorremmo sapere se vi è piaciuto!!! Un grazie a tutti quelli che hanno commentato questa storia, a chi è piaciuta e chi ha letto in silenzio.

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