Il Principe Azzurro Boccoloso di Angel_Demon (/viewuser.php?uid=213828)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** Di re a mela e principesse a pera ***
Capitolo 3: *** Wanted ***
Capitolo 4: *** Di principesse svampite e incontri notturni ***
Capitolo 5: *** Una Sorpresa Inaspettata ***
Capitolo 6: *** Le Avventure di Shrek e Ciuchino e un Matrimonio da sogno ***
Capitolo 7: *** E se... ***
Capitolo 1 *** Intro ***
Molti anni
or sono, in un castello, alto e indomabile, adornato e arricchito da
graziosi
fiorellini lilla e celesti, abitava un bellissimo cavaliere circondato
da una
cascata di avvenenti boccoli biondi, due attraenti occhi blu cobalto,
labbra
rosse e vellutate, guance rosee che si evidenziavano
all’accenno di stupore e
pelle candida come la neve. Una maestosa armatura lucente ricopriva le
sue
adorabili carni, un delicato merletto bordeaux si intravedeva sotto la
corazza,
due maniche azzurre di ugual lunghezza sbucavano dalle
estremità degli arti
superiori, due eleganti e veloci scarpette racchiudevano dei leggiadri
piedini.
Questo
principe era turbato dal fatto che il suo popolo non lo adorasse, dal
non aver
un nobile destriero e dal non essere infatuato per una sola figlia di
Eva.
Per creare un distacco da quella vita monotona il grazioso cavaliere
decise di
voler trovare una dama da sposare, quindi si mise a fare lunghe
passeggiate
ispezionatrici nel regno.
Al passar di
un mese interminabile il principe non aveva ancora soddisfatto le sue
ricerche.
Un dì all’onorevole padre venne la brillante idea
di consigliare, alla persona
presa in considerazione, di viaggiare per le corti della zona alla
ricerca
della creatura tanto desiderata.
Allora il principe, incitato dai suoi cittadini, si mise a
intraprendere
quella, non troppo rischiosa, missione che lo avrebbe cambiato.
Angolino delle Autrici
è la nostra prima
storia, quindi siate clementi.
Noi ci siamo immaginate Lady Oscar per il principe.
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Capitolo 2 *** Di re a mela e principesse a pera ***
Di re a mela e
principesse a pera
Cinque fave
ben corpose, un trancio di pane ai cinque cereali e una sacca di latte
racchiusa
in un fagotto, erano gli unici elementi per sopravvivere prima di
arrivare alla
corte più vicina.
In assenza del fidato e nobile destriero il cavaliere si mise a
camminare, utilizzando
tutta la forza in corpo, con gli unici piedi di cui era dotato.
* Leggetelo
con una voce roca e misteriosa, e fermatevi ad ogni virgola * Attraversando
aride valli, rigogliose selve, paludi umide, fiumi e laghi assetati da
quel
nobile e blu sangue reale, rischiando tutt’altro che la vita,
ma di prendesi
una storta per colpa di un minutissimo sassolino conficcatosi nel tacco
dello stivaletto,
arrivò finalmente all’imponente castello di
Fabiano “Il Magnifico”.
Una maestosa fortezza si ergeva davanti ai suoi occhi azzurri, un
enorme ponte
presentava quel magnifico castello, bandiere turchesi e canarino erano
rizzate
su quattro enormi torri ai lati e su di una principale al centro.
La torre centrale era maestosa, costituita da moltissime tegole rosse,
grigie e
blu, da un tetto spiovente e appuntito, e da una graziosa finestra
tondeggiante
rivestita da un paio di tendine viola.
Entrato nel
castello fu accolto da una banda che suonava la tromba,
all’incirca una ventina
di uomini in calzamaglia rossa e colletto buffo.
Re Fabiano era corpulento, basso, con due minuscoli e insignificanti
baffetti
alla francese, quasi invisibili dietro a un enorme naso a patata. Anche
lui
portava uno di quei colletti che lo soffocava appena, la corona piena
di gemme
stava grande a quel piccolo re e, ad ogni parola pronunciata, doveva
respingerla al suo posto perché questa continuava a
scivolargli sul viso.
Accanto a
lui si trovava seduta la moglie, la regina Bividi, anche questa
piccolina,
anche se più alta del re, con la forma di una pera, con due
piedini minuti
rispetto tutto il resto del corpo. Al contrario del re lei portava una
corona
piccina, perfettamente centrata in mezzo alla pettinatura a lungo
meditata.
Spiegato il perché della visita il re fu felice di
organizzare un incontro con
la figlia il pomeriggio stesso.
Il principe
aveva tutto il tempo per prepararsi e per schiarirsi le idee. Fece una
passeggiata
rinfrescante nel giardino del castello. Prese un fiorellino rosato e lo
infilò
nel taschino dell’abito elegante prestatogli dal re (questo
era stato
precedentemente allungato e ristretto a causa della
diversità delle due
taglie.).
La principessa
Pollicina, così chiamata, era la fotocopia della madre,
piedini piccoli, e
corpo a forma di una pera, ma al contrario della prima aveva una
pettinatura
insolita, quasi non le importasse della visita del principe. Aveva un
comportamento strano, quasi frenetico, ed apparve pazza agli occhi del
giovane.
Il loro incontro non durò molto, una passeggiata per i
giardini reali fece
capire al principe che quella non sarebbe potuta diventare sua moglie.
Credette
che anche l’opinione della ragazza fosse la stessa. I due si
intesero subito.
La ragazza lo salutò, lo ringraziò per
quell’appuntamento, anche se non troppo
romantico, e se ne tornò nelle sue stanze.
I due spiegarono
la situazione a Re Fabiano. Questo, anche se con un po’ di
difficoltà,
comprese.
Angolino delle Autrici
Abbiamo
deciso che pubblicheremo ogni giorno un capitolo, visto che la storia
è già scritta su Word. Ognuno parlerà
di una principessa e non. Per oggi finiamo con questo.
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Capitolo 3 *** Wanted ***
Wanted
Il principe,
fatta una scorta di cibo, questa volta un po’ più
sostanziosa della prima (una
gustosa coscia di pollo, una pagnotta di
pane e una brocca di vino), riprese il suo viaggio.
Stava
calando la notte, quando il principe si trovava sul passo
dell’O.P.A. (Orso
Polare Artico), decise quindi di rifugiarsi in una caverna. Trovata la
prima vi
entrò, ma fu assalito da uno stormo di pipistrelli. Preso
dallo sgomento
capitombolò fuori. Il terreno, non essendo pianeggiante, non
gli permise di
fermarsi, ma ruzzolò fino su uno strapiombo. Prima di
fermarsi però sbatté su
una roccia appuntita e svenne.
Quando finalmente si svegliò era ormai notte fonda, il passo
era illuminato
soltanto da un raggio di luna.
Ma rialzandosi per poco non cadde giù. Accortosi della
posizione in cui si
trovava, il principe si aiutò a risalire con un pugnale
preso dal taschino.
Arrivato in cima cercò di trovare un posto abbastanza sicuro
dove passare le
restanti ore. Vide un albero alto dove poter costruire una sorta di
nido. Trovò
alcune foglie larghe e spesse, di un vegetale fino ad allora
sconosciuto al
principe stesso. Le raggruppò, vi formò un
materasso e una coperta, anche
troppo comodi data la situazione, e vi si addormentò al loro
interno.
L’indomani
mattina, al suo risveglio, il principe si ritrovò ad
osservare un bellissimo
panorama di boschi, montagne, fiumi, vallate e un bellissimo sole
sorridente. Avendo
un fastidio irritante alla testa, se la toccò e
notò che durante la notte gli
era cresciuto, sopra l’orecchio sinistro, un grosso
bernoccolo. Scese
dall’albero e vide un fresco ruscello. Diede sollievo al
rigonfiamento sulla
testa e, vista la bella giornata, riprese con tutta fretta la sua
camminata.
Verso l’ora di cena arrivò in un piccolo villaggio
di contadini, che gli
offrirono da mangiare e, in cambio del lavoro pomeridiano, un alloggio
per la
notte.
Entrato in una taverna, intravide un cartello con una foto nera e un
punto
interrogativo azzurrognolo. Sopra la figura c’era scritto
“Wanted” in rosso e
la parola “Prince” in nero.
Vide alla sua sinistra una fila di gente che aspettava impaziente il
proprio
turno. Percorse la lunga distesa di persone con lo sguardo e intravide
una
figura rozza e scalmanata, vicino ad una più femminile,
molto imbarazzata e
impacciata. Questa era snella e i suoi capelli lisci e biondi
ricadevano
morbidi lungo il vestito celeste.
Il principe si fermò un attimo ad osservarla.
Le guance le si colorarono di bordeaux non appena notò di
essere osservata.
Il nostro nobile e valoroso cavaliere, senza cavallo, seguì
tutti gli altri e
si mise in fila.
Finalmente, dopo tre ore ad ascoltare e a criticare i difetti di tutti
gli
organismi presenti in quella misera e spudorata taverna, fu il turno
del nostro
beniamino.
Collegò l’uomo alla figura di un re con gli abiti
sfarzosi e la ragazza, al suo
fianco, ad una principessa. Questa aveva dei piccolissimi difetti che
prima non aveva notato:
aveva un filo di strabismo e due piedi nettamente a papera.
Il principe gli raccontò del suo viaggio e della missione
che doveva compiere
e, finita la conversazione chiese, alla principessa Lillà,
appuntamento.
Il giorno
seguente si trovarono al Giardino Giglio Azzurro, una creazione del re
e di sua
proprietà.
Parlarono molto tempo della loro vita e dei loro interessi, ma entrambi
si
ritrovarono con la stessa idea in mente, diventare molto amici.
Parlato al re del rifiuto di prendere la mano di sua figlia,
salutò tutti e si
incamminò
verso il paese successivo.
Prima di arrivare ad esso, su di una cassa scheggiata, vi era una
personcina
raggomitolata su se stessa, malconcia, malinconica, con i vestiti
stracciati e
la pelle secca e rovinata.
Il principe cercò di svegliarla, scuotendola per le spalle.
D’un tratto la losca
figura si rivelò essere una povera vecchia che, sfrattata,
viveva per le vie
del paese.
Questa prese frettolosamente la mano del cavaliere e iniziò
a leggergli il
futuro. Gli disse che presto avrebbe incontrato la donna della sua
vita. Il
principe retrasse la mano e, impaurito dal comportamento insolito di
quell’anziana signora, si allontanò alla ricerca
del paese.
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Capitolo 4 *** Di principesse svampite e incontri notturni ***
Di
principesse svampite e incontri notturni
Entrato per
le porte di quella cittadina si girò indietro, per
assicurarsi che nessuno lo
seguisse, e tutto d’un tratto si ritrovò tra le
braccia una bellissima ragazza
dai corti capelli castani, con un vestito senza spalline, un corpetto
bianco e
delle frappe di pizzo nero nella gonna bianca. Aveva anche un cappello
nero a
cilindro, leggermente
calato sugli
occhi.
Impaurita,
scappava da quattro briganti che volevano rapirla. Gli chiese aiuto e
il
principe, coraggiosamente, sguainò la sua fedele spada,
facendola danzare in
aria. I ladri fuggirono in fretta sui loro cavalli.
Questa
bellissima creatura, Merlè, lo invitò nella sua
elegante e graziosa reggia, per
ufficiali ringraziamenti.
I genitori,
il re e la regina, erano belli forse quanto la figlia, lei aveva preso
i
migliori tratti di uno e dell’altra, due bellissimi occhi
profondi e neri come
quelli della madre, una squisita bocca carnosa come il padre, le gambe
snelle e
lunghe come entrambi, una simpatia ironica dalla madre e un modo unico
di
chiacchierare come quello del padre.
Al seguito di un’intensissima chiacchierata i tre si
accorsero che l’ora di
cena era orma giunta e chiesero, sempre gentilmente, ai camerieri, di
preparare
un pasto sfizioso quanto la compagnia del principe.
Dopo quella squisita cena invitarono il cavaliere a restare per la
nottata.
Questo, entusiasta, accettò l’invito.
La camera a lui affidata era appena accanto a quella di
Merlè. Dopo un faticoso
addormentamento per il lungo pensare alla principessa si
svegliò a notte fonda
sentendo un terribile
e fastidioso
ronzio. Non comprese la sua origine fino a quando non si
affacciò alla finestra
e capì solo allora che quel fastidioso rumore non era altro
che il russare
della graziosa principessa. Pensò subito al momento della
luna di miele dopo il
matrimonio, a come avrebbe fatto a dormire con lei al suo fianco. Preso
dall’agitazione legò la coperta, il lenzuolo e il
coprimaterasso creando una
fune di fuga e discese dalla finestra.
Raggiunto il bosco vi entrò con una lieve paura. Infatti,
circondato dalla
nebbia, si perse e, irato come non mai, visto la calma che lo
assecondava
solitamente, si diede alla pazza
gioia
prendendo a calci, come principe furbissimo, un albero. Peccato che
questo era
una sequoia di circa due secoli e che, al suo interno, ospitasse una
famigliola
di scoiattoli infetti dalla rabbia. Questi se ne uscirono furiosi e
presero a
mordere la gamba sinistra del principe. Riuscito a staccarli con la
forza, si
riparò in un albero cavo. Per l’ennesima volta la
sfortuna lo assistette e le
bellissime e candide nubi, che riusciva ad osservare dal posticino che
si era
riservato, diventarono enormi e non più candide ma
bensì di un grigio cinereo e
iniziarono a perdere goccioline finché non le ebbero
lasciate tutte. Finalmente
riuscì ad addormentarsi.
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Capitolo 5 *** Una Sorpresa Inaspettata ***
Una
Sorpresa Inaspettata
La mattina
successiva si svegliò
improvvisamente in un letto, fatto di foglie. Rigirandosi nel letto si
accorse
che sul piccolo comodino accanto a lui si trovavano due biscottini e un
bicchiere di latte. Dopo averli assaggi si alzò, ancora
dolorante, dal letto.
Guardandosi la gamba osservò un impacco naturale attorno
alla ferita dovuta
all’attacco degli scoiattoli.
Confuso, si mise ad analizzare la stanza in cui si trovava. Un armadio
conteneva
abiti, soprattutto da lavoro, dalle tonalità stravaganti e
scarpette piccine e
delicate. Poi si accorse che in un angolo di quell’armadio si
trovava, nascosto
da tutti gli altri, un vestito raffinato ed elegante, la cui differenza
rispetto gli altri venne notata subito dal principe. Analizzando meglio
il
posto, capì che la casetta era costruita
all’interno di un albero cavo, molto
robusto e grosso.
Quando la porta si aprì si spaventò e ricadde sul
letto, una bellissima
fanciulla, Cinerì, oltrepassò la porta. Essa era
più bassa del principe, ma di
pochi centimetri, aveva capelli corvini e occhi color smeraldo. I suoi
capelli
lisci arrivavano fin sotto al sedere, finendo in piccole onde, e una
foglia le
si era impigliata tra di essi, forse durante il faticoso lavoro. Ella
portava
un abito da lavoro color verde, un po’ malconcio. Indossava
un paio di comodi
stivaletti color cioccolato.
Alla sua
vista, il principe, pensò che fosse molto carina. Le chiese
spiegazioni e lei
gli raccontò come ere andata.
*Inizio
flashback*
Alla fine del temporale si aggirava nel
bosco alla ricerca di lumache tricornine, curative, quando vide due
gambe
spuntare da un albero. Si avvicinò e trovò un bel
principe, questo però era
svenuto, ferito e distrutto. La sua ferita era molto grave e se non
veniva
curata subito avrebbe fatto una terribile infezione. Si fece aiutare
dal suo
asinello per trasportarlo nella sua casetta. Qui lo curò e
lo mise a letto.
*Fine flashback*
Dopo la
spiegazione il principe uscì dalla casetta per prendere una
boccata d’aria.
Uscito osservò attorno all’albero parecchi
campetti coltivati con vari
alimenti. Rimase esterrefatto da tutta quella moltitudine di elementi.
Si
sorprese capendo che lei da sola aveva coltivato tutto quello.
La
fissò per
un po’, lei gli sorrise e le si colorarono le guance
d’amaranto. Il principe le
propose di passeggiare e lei accettò timidamente.
Si
incamminarono lungo il corso del fiume, trovarono una radura e si
sedettero osservando
le nuvole variar forma e chiacchierarono fin l’ora di cena.
Decisero di tornare
nella graziosa casetta per una deliziosa
cenetta preparata con le verdure coltivate dalla ragazza.
Il principe si stabilì in quella casa per un po’
di tempo.
passarono i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni; ok …
non così tanto.
Passò un mese. Tutti i giorni il principe aiutava la ragazza
in faccende
domestiche e in giardinaggio. Imparando molto da esse. Tra i due,
giorno dopo
giorno, nacque una vera e propria simpatia, che divenne tenerezza, e
infine
amore. Quest’amore aumentava d’importanza man mano
che passavano del tempo
assieme.
Angolo delle Autrici
Ci
dispiace, ma i capitoli sono un po' cortini e noi li abbiamo divisi per
gli "eventi" che accadono.
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Capitolo 6 *** Le Avventure di Shrek e Ciuchino e un Matrimonio da sogno ***
Le Avventure di Shrek e Ciuchino e un
matrimonio da sogno
Un giorno,
però, il principe, tornando a casa dal lavoro
all’orto, si accorse che la sua
bella era sparita. Trovò una fotografia, uno specchio e un
paio di piatti rotti
per terra. A quel punto non ci vide più. Prese
più risorse possibili da
trasportare, il ciuco usato per il lavoro e partì alla
ricerca della sua amata
Cinerì.
Con
l’aiuto
del ciuchino, riuscì ad attraversare la foresta. Si sentiva
Shrek in compagnia
di Ciuchino.
Esplorò tutto il bosco
incontrando tutti
gli animali che vivevano al suo interno. Attraversando ruscelli, laghi,
fiumi,
monti, finì tutti i risparmi di cibo e si trovò
costretto a tornare dove era
partito. In una passeggiata che utilizzò per riflettere, si
accorse che, poco
lontano da casa, si trovava una torre. Combattuto dall’idea
di volerla
esplorare per scoprire se la sua adorata vi era rinchiusa al suo
interno, si
arrampicò. Ci mise alcune ore, con l’aiuto di
alcuni attrezzi, come picchetto e
ventose.
Finalmente arrivato in cima tirò un sospiro di sollievo. Ma
… guardandosi
intorno si accorse della presenza di un paio di scale mobili!!
Gli caddero le ginocchia, ma si fece coraggio e riprese a camminare.
Nella torre c’era un gran silenzio. Proseguendo la ricerca si
imbatté in una
scala a chiocciola, curioso, la prese. Lo portò in una
piccola stanza, il cui
unico elemento era una porta. Cercò di aprirla, ma non
riuscì nel suo intento.
Al suo interno qualcuno aveva sentito il suo rumigare e aveva
già iniziato a
gridare.
Una voce di donna era familiare al principe. Ma certo! Era proprio lei!
Cinerì!! Stava urlando da dentro avvertendolo che attorno la
torre, e anche al
suo interno, si trovavano i suoi rapitori (briganti che avevano
intenzione di
rivenderla per guadagnare molti scudi, essendo venuti a conoscenza
della
relazione che aveva con il principe). Lo avvertì anche che
la chiave l’aveva
nella cinta un uomo molto robusto. Allora il principe si mise a cercare
intorno. Imbatté subito in due, probabilmente scagnozzi del
capo da come
parlavano , che lo misero in guardia sguainando le spade. Lui, avendo
trascorso
la maggior parte della sua vita con maestri che gli insegnavano a
lottare ,
sapeva tutto e riuscì a liberarsi velocemente dei due uomini.
Continuò
a
cercare e finalmente lo trovò. Era seduto in una sedia, che
a malapena lo
reggeva, dormendo. Era molto alto, all’incirca trenta
centimetri in più del
principe, con una pancia enorme, i capelli erano quasi spariti tutti ma
al
posto loro si erano accampati in tutto il resto del corpo molti altri
peli, ad
osservarlo bene pareva la
copia sputata
di un orso bruno un po’ spelacchiato.
Al principe venne un groppo in gola e impallidì. Poi notando
la chiave, tanto
ricercata, in vita dell’”orso”, riprese
un po’ di coraggio ed escogitò un piano
per rubargliela.
Riuscì a trovare, in uno scantinato, una canna da pesca. Si
ingegnò. Attaccò
all’estremità del filo una calamita, anche questa
trovata, per sua gran
fortuna, attaccata ad un frigo portatile delle guardie.
Riuscì a sfilare la chiave da quella enorme cinta.
Liberò
la
principessa, finalmente, e la portò a palazzo, dove vennero
accuditi e curati
entrambi.
Dopo un solo mese le nozze erano organizzate e mancavano solo due
giorni alla
fatidica data.
I due, finiti i festeggiamenti delle nozze, avevano intenzione di
trasferirsi a
casa della ragazza e vivere una lunga e felice vita assieme. Il
principe aveva
trovato, finalmente, tutto quello che cercava, una donna da amare, a
parte un
nobile destriero.
Note
delle Autrici
Questo sarà
l'ultimo capitolo, ma ce ne sarà uno a sorpresa.
Ringraziamo: Jobrossxx che ha commentato
l'introduzione;
LunaRed7 per aver commentato e seguito
tutti i capitoli;
e tutti quelli che hanno
letto in silenzio.
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Capitolo 7 *** E se... ***
E se …
Ritorniamo
un po’ indietro, prima delle nozze.
Il giorno
del fatidico momento, il principe era vestito con smoking e papillon.
Sembrava
un pinguino. Nello stesso istante, in un’altra stanza, la
futura sposa cercava
di entrare nel proprio abito. Era bianco, come tutti gli altri, ma un
velo rosa
cucito all’estremità del corsetto era stato
lasciato scivolare sulla gonna e
fermato da qualche rosellina. I capelli, sciolti e lisci, ricadevano
morbidi
sotto uno splendido cappello bianco con tre roselline rosse riprese
dall’abito.
i due piccioncini fremevano all’idea della luna di miele e,
una ballonzolando
per far entrare i rotolini di ciccia accumulati per l’ansia
nel vestito e
l’altro sudando come un porco dentro al suo costume da
pinguino, si aprirono le
porte che davano all’ingresso, dove un ricco buffet aspettava
di essere
mangiato.
La cerimonia
si svolse dentro al castello della famiglia del principe. La sala era
stata
decorata dai servi con stelle filanti, palloncini e addobbi di Natale,
tra cui
un presunto Babbo Natale il quale dondolava felice su e giù
da un filo
attaccato chi sa dove urlando a tutti “Buon
Natale!”.
Dopo che il
prete chiese a tutti gli invitati di sedersi, iniziarono finalmente le
nozze.
Il cuore del principe stava per squartare il torace dell’uomo
tanto era
emozionato. La principessa mancò poco allo svenimento, ma,
con grande coraggio,
uscì dalla porta della stanza che la separava da quella del
principe. Senza
farsi vedere da esso, andò in sala per controllare se tutti
gli invitati ci
fossero. Tra le persone sedute, c’erano delle ragazze. Chiese
alla dama di
corte i nomi delle donzelle. Erano le principesse che il principe aveva
incontrato prima della loro storia d’amore: Pollicina, la
più grassottella,
Lillà, alta ma con i piedi e gli occhi sbilenchi, e
Merlé, con il confondibile
cappello a cilindro color pece.
Finalmente
le trombe squillarono e il principe prese posto davanti al prete.
Era pronta ad entrare accompagnata dal re (padre del principe) e dalle
dame che
tenevano il velo candido. La sala era piena di gente, amici di
famiglia,
nobili, altri principi e amici di Cinerì.
Le trombe stavano suonando e la gente aveva già iniziato a
commentare il
bellissimo abito con lunghi “OooooH!”,
“Waooo!” e “Com’è
bella!!”.
Dopo istanti interminabili, la futura regina andò di fianco
al suo cavaliere
per recitare alcune parole, le quali lodavano le doti del principe.
Quando
riuscì ad arrivare all’altare, il prete aveva
già iniziato a parlare senza
lasciare spazio agli altri di dire niente e come non detto la sposa
alla solita
domanda “Vuoi tu Cinerì sposare
quest’uomo?” aveva già risposto di si.
Ora
toccava al principe: “Vuoi tu principe sposare
Cinerì?” quando
… un bellissimo ragazzo spuntò
all’improvviso.
Il principe rimase a fissarlo. Poi un fulmine lo travolse e lui non
vide più
niente.
Il matrimonio non era all’aperto … quindi i
fulmini era impossibile che
potessero scagliarsi … e poi fuori c’era un sole
che spaccava le pietre.
Va beh … tornando a noi. Il principe si svegliò
in un letto d’ospedale un po’
bruciacchiato. Quando aperse gli occhi c’era a fissarlo quel
bellissimo
ragazzo, anche lui un principe, ricco, moro, con dei muscoli da far
paura, uno
scimmione in pratica.
La prima cosa che fece il nostro principe fu arrossire e poi dire
timidamente
“Ciao”.
Ed “A
quel
paese la Regina”!
FINE
Angolo
delle Autrici
Ed ecco l'ultimo
capitolo!!! Vorremmo sapere se vi è piaciuto!!! Un grazie a
tutti quelli che hanno commentato questa storia, a chi è
piaciuta e chi ha letto in silenzio.
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