Kiss the past.

di RecklessStrong
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Watch out of the door. ***
Capitolo 2: *** I want a pepsi. ***
Capitolo 3: *** Remember me, remember us? ***
Capitolo 4: *** What's happening to me? ***
Capitolo 5: *** He is not mine. ***
Capitolo 6: *** psychological problems • ***



Capitolo 1
*** Watch out of the door. ***


“Hai finito di fare la valigia?” urlò con la sua voce, beh, da mamma.
“Non ancora!” risposi. 
“eh?” se c’era una cosa che detestavo era ripetermi, le ho appena urlato come fa a non sentire?
“Non-ho-ancora-finito.” Scandii le parole rivolgendomi di scatto verso la porta, sperando che stavolta il suono sarebbe arrivato.
“Non parlarmi con quel tono signorina” disse mentre chiudevo la lampo della valigia.
Sbuffai e mi lasciai cadere sul letto, chiusi gli occhi e poi li riapri trovandomi davanti la faccia della governante.
“Oh dio!” esclamai “santo cielo Dorota, mi fai il favore di non apparire più così all’improvviso?”
Dopo essermi messa seduta mi guardai attorno e cercai di capire se avevo dimenticato qualcosa in giro,
tutta via ero troppo stanca per essere davvero cosciente di ciò che stavo facendo.
“Sua madre la aspetta in salone, è pronta?” annuii con la testa, così lei portò la valigia fuori dalla stanza.
Stavo davvero per farlo? Lasciare la Spagna per tornare a casa?
Le vacanze erano finite, e io avevo deciso di tornare dove ero nata per  trascorrere lì il mio quarto anno di superiori.  
Perché? Ho bisogno di farmi una vita nuova tutta da capo, 
dove nessuno sa chi sono.
Il mio passato voglio cancellarlo definitivamente, e la mia famiglia deve starmi lontana.
Quindi eccomi pronta a partire per l’inghilterra, yuhu.  E andiamo.

***
Nei giorni successivi presi l’aereo, tornai a casa e passai qualche giorno a gironzolare per la citta, niente di nuovo, le solite vecchie facce.
Io sapevo chi erano loro ma nessuno mi riconosceva, meglio così..
Mancava solo un giorno prima dell’inizio della scuola, ma io volevo ancora andare in un posto, un parco.
Il parco dove avevo detto ‘addio’ al mio migliore amico, circa tre o quattro anni fa. 
Quello era l’ultima parte del mio passato che voglio ricordare. 
Arrivata lì iniziai ad accorgermi che quei tre anni non avevano fatto la differenza.
Stessi alberi, stesse panchine, stesse strade e stessa gente.
Solo io ero diversa, e mi sentivo fuori luogo. Dopo una passeggiata riflessiva tornai a casa esausta e mi addormentai.


Ma non avevo la minima idea della persona che mi avrebbe fatto visita 'indomani mattina.



Ehi, è soltanto l'inizio, è solo per vedere come và. 
Fra poco posterò il seguito, che sarà anche molto più lungo. lol Spero non faccia tanto schifo, recensite please. #Love
Luna ♥

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Capitolo 2
*** I want a pepsi. ***


"L'Inghilterra è il paradiso delle donne, il purgatorio degli uomini e l'inferno dei cavalli."


“Apri questa cazzo di porta Williams!” urlava qualcuno da fuori, sbattendo i pugni.
Ottimo risveglio devo dire.  “Ma che cosa accidenti..” mi alzai ed andai ad aprire la porta.
Mai in un milione di anni avrei immaginato di ritrovarmi davanti lei.
Maddie?” Non feci in tempo a farmi capace, mi stava già abbracciando.
Si stacco di poco da me per spiegarmi bene la situazione saltellando.
“Non ti sei fatta sentire per più di tre anni, ieri ti ho vista vicino al parco, non ero sicura che fossi tu ma poi ho chiesto in giro,
sono venuta qui e ho chiesto al portiere e mi ha detto che sei tornata!” scandii le ultime parole come se fossero un inno.
Dopo un urlo di gioia e un altro selatello mi riabbraccio, per poi staccarsi nuovamente per commentare il mio aspetto.
“Oh mio dio, sei diventata più alta, ti sei tinta i capelli, hai una pelle perfetta e sei dimagrita! Sei stupenda!
Non sembri più tu! Dai su muoviti, vestiti che dobbiamo andare a scuola!”
Il suo essere iperattiva urtava il mio sistema nervoso appena sveglio. 
Ma cosa ci potevo fare? Maddie era fatta così.  
Praticamente mi vestì lei, commentando ogni cosa nel mio armadio, mettendo tutto sotto sopra.
E aggiornandomi su ogni minima cosa di ogni minimo individuo in quella città.
“Justin si è fidanzato con jasmine..” mormorò ripiegando una maglietta.
Presi lo zaino e con la bocca piena dell’ultimo morso alla mia colazione chiesi “Justin chi?
*sai bene Justin chi, idiota.* disse una vocina nella mia testa.
“Come Justin chi? Bieber! Era tuo amico o sbaglio?”
“Ahh si, si. Sai è che non lo sento da molto..”  *ti stai pendendo per il culo da sola lo sai?* continuò la vocina.
Mi ero infilata la mela in bocca e stavo chiudendo la serratura della porta.

“Se vuoi ti do il suo numero magari lo chiami! Anzi no, gli mando un messaggio!
Nh frmaa” farfugliai cercando di fermarla ma ormai aveva già inviato il messaggio.
Così le presi il telefono dalle mani per leggerlo. 

- Allison è tornata in città, chiamala se vuoi 3312005974 -

“che c’è?” mi chiese sorpresa della mia reazione.
“No, niente è che. . ahh, andiamo a scuola muoviti!” E iniziammo a ridere, come ai vecchi tempi.
Maddie iniziò a parlare, senza fermarsi, come al solito, ma io non la stavo a sentire.
Mi guardavo intorno, non era cambiato davvero niente da quando me ne ero andata.
Le persone non se ne erano accorte, le loro vite andavano avanti, nessuno sapeva della mia vita in Spagna.
Arrivate a scuola tutti mi facevano le stesse domande, come stai, perché sei partita, perché sei tornata, com’è la spagna..
oppure commentavano i miei vestiti, ma per tutta la giornata non ho fatto che pensare a Justin.
Probabilmente se non l’avessi visto non lo avrei  nemmeno riconosciuto.
Era basso, biondo, con i capelli lunghi quando aveva 15 anni.
Ora io ne ho 16, e lui 17 quasi 18. Come sarà diventato?
Non voglio ridurmi a cercarlo su facebook, ma perché oggi non l’ho visto?
Evitai tutti quel giorno, Maddie si offrì di venire a farmi compagnia venendo a dormire da me, ma rifiutai.
Avevo bisogno di una serata con me stessa.
Arrivata a casa mi spogliai e mi infilai il pigiama, mi affacciai alla finestra, faceva freddo.
Così cacciai dall'armadio la mia vecchia, calda, enorme felpa viola.
“molto meglio” pensai infilandola.
Bene, ora però ho sete. Quindi camminai fino alla cucina e con gesti automatici presi una bottiglia d’acqua.
La rimisi al suo posto dopo pochi secondi. Io non voglio l’acqua, voglio la Pepsi.
Aprii una lattina e buttai giù un sorso,  avevo bisogno di questo. Di vivere normalmente, e di qualcosa di gassato.
Mi sdraia sul letto e appoggiai la Pepsi sul comodino.
Iniziai a giocherellare con il pizzo del mio cuscino senza guardarlo, continuando a fissare il soffitto.
Un trillo mi fece saltare. Maledetto telefono, sicuramente sarà Meddie.
Afferrai il mio IPhone dal tavolo della cucina senza guardare il messaggio e mi buttai sul letto.
Non so come, in qualche minuto mi addormentai.
Piano piano riaprii gli occhi, e mi rigirai nel letto, davanti a me apparve la sveglia che segnava le 23:41.
Cercai di fare mente locale, cosa facevo prima di addormentarmi.. ah giusto, il messaggio.
Mi alzai seduta sul letto e tastai le coperte per trovare il telefono.
Ecco il messaggio. Misi a fuoco, cliccai ‘visualizza’ ed eccolo lì.
Non era Meddie. Era Justin.

- Guarda un po’ chi è tornata. Noi due abbiamo un conto in sospeso. Ricordi? -

Mi buttai sul letto ed esclamai la prima cosa che mi passò per la testa.
"MERDA."


Salve, ok questo è più lungo, spero che vi piaccia. c:
Fatemi sapere cosa ne pensate, per favore! 
Voi recensite, io scrivo. Ci siamo? ok. Vado ciao. 
Luna ♥

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Capitolo 3
*** Remember me, remember us? ***


"Gli anni che si danno alla fuga, diventano ricordi nella nostra vita, e da oggi altri ricordi iniziano a farsi strada."
 


Ricordo. Ricordo?
Si ricordo.

***

*flashback*
23 marzo.  ore 16:47, in un piccolo parco in una cittadina in provincia di Wolverhampton. Inghilterra.

“Ok Allison, respira. Tu devi farlo, non puoi andartene senza farlo, o lo rimpiangeresti per sempre.”

Parlavo a me stessa cercando un po’ di conforto, del calore umano, cose che fino ad ora cercavo solo nei miei migliori amici. 
Dato che Maddie era partita e le avevo già detto addio, e Justin era il problema principale della mia mancanza di affetto ora mi ritrovavo in un parco a camminare a testa bassa gesticolando e parlando da sola, con sicuramente tante mamma che tenevano i loro sguardi fissi su di me, pensando fossi pazza, e allontanando i loro figli da me.
Pazza io? Beh, forse lo ero, avevo deciso di baciare il mio migliore amico prima di andarmene in spagna, forse per sempre, sicuramente non era una cosa normale.
Lo conoscevo dalle elementari, io sapevo tutto di lui e lui tutto di me. 
Non avevo mai pensato a lui come a più che un amico, saranno stati gli ormoni, il fatto che quando l’ho visto baciare un’altra ragazza sono diventata verde di gelosia, o i sogni poco puri che facevo su di lui, ma mi ero accorta che non era più solo un amico.
Boom. Nel momento in cui me ne sono accorta mi sono rovinata la vita.
Ma come avrebbe fatto a non piacermi? E' perfetto.
Ora capisco tutte le ragazze della scuola che mi odiavano, erano gelose.  Ma gelose di cosa?
Io sono la sua migliore amica, sapete che vuol dire? Che lui entra a casa mia come se fosse casa sua e se vede un mio reggiseno sul letto non si attizza, lo prende se lo lega in testa e inizia a fare l'idiota. 
Ci ho messo secoli alle elementari a far capire ai miei che lui non mi piaceva, avevo addirittura inventato un presunto (inesistente) ragazzo che mi piaceva per farli smettere. Ora?
Avevo cercato di convincere me stessa che fosse solo affetto tra amici, ma quando ho iniziato a sognarlo mi sono arresa.
Questo era successo circa un mese fa. E adesso dovevo dirgli addio, forse per sempre.
E tra un pensiero e l’altro eccolo lì, dall’altro lato del vialetto, con le mani nelle tasche, i pantaloni larghi, il cappello della NY nero leggermente spostato a sinistra.
“Hey sonny! cosa avevi di così importante da dirmi?” mi disse venendomi incontro e abbracciandomi, non ricambiai.
“Io me ne vado in spagna justin.” Waho Allison, quanto tatto. 
Gli angoli della sua bocca precipitarono, trasformando il suo sorriso in un punto interrogativo
“Tu cosa?” le cose prendevano una brutta piega.
“Ho vinto una borsa di studio in spagna..” assunse un espressione vuota iniziando a guardarsi a torno e a mordersi la linguaarrabbiato. “Perché non me lo hai detto prima?” sussurrò con un tono minaccioso e triste.
“Mi dispiace da morire Justin, io non voglio lasciarvi, ma questo è il mio sogno, dovete capirmi..” non mi fece finire, prese la mano che stavo usando per fare segni e rafforzare le deboli parole che uscivano dalla mia bocca, la mise al suo posto, vicino al mio fianco.

no, non ‘noi’ ma io. Io, a me, perché non me lo hai detto?” si punto la mano al petto fissandomi con uno sguardo agghiacciante. 
Scosse la testa “Vattene” iniziava ad essere veramente troppo amareggiato.
Se non lo avessi conosciuto avrei detto che si sarebbe messo a piangere a momenti.
“no Justin ti prego, io..” aveva già voltato le spalle, si girò urlandomi “che vuoi?”
Presi un respiro forte, mi avvicinai a lui con gli occhi lucidi.
Il suo sguardo rimaneva impassivo, finché non parlai. “Questo Justin, da troppo tempo”
E finalmente appoggiai le mie labbrà alle sue, stringendo gli occhi le lacrime arrivarono ad accarezzare il nostro bacio  ricordandoci che sarebbe stato quello l’ultimo momento passato insieme.
Così le lacrime uscirono anche dai suoi meravigliosi e perfetti occhi color miele. 
Appoggio la sua mano sulla mia guancia e io la strinsi forte.
Quando mi staccai da lui stava piangendo, io non riaprii gli occhi, pronunciai le mie ultime parole.

“Tornerò lo giuro.”
“Ti aspetterò,
 è una promessa?”
“E' una promessa.”

Mi voltai e corsi a casa, avevo dato il mio primo bacio, ma non lo avevo mai immaginato così.

***

Di tutti i baci della mia vita, ed erano tanti, quello era l’unico che mi aveva ferita, l’unico che non avrei dimenticato.
L'unico di cui mi importava, l’unico di cui ricordavo il sapore.
Quindi si, ricordavo, ma cosa voleva ora da me? Ero tornata, era vero, ma cosa dovevo fare ora, mettermi con lui? Ehm, no, esagerato.Voleva tornare a essere il mio migliore amico, voleva.. ehi un momento.
Lui sta con Jasmine. Cancellai tutta la confusione che avevo in volto.  
Ma certo ‘ti aspetterò’ un corno, non glie ne fotteva più niente di me.
E poi scusa un attimo, chi cazzo era questa Jasmine? Perché non l’avevo vista oggi a scuola?
E non avevo visto nemmeno Justin, ah ora capisco. Come ho fatto a essere così stupida? 
Riafferrai il telefono che avevo buttato sul letto e scrissi, ero tornata quella di prima, quella che diceva tutto quello che pensava.  

-Che cazzo vuoi da me? Vai a farti consolare da Jasmine, và -

Inviai senza pensarci nemmeno, beh, devo dire di essere molto soddisfatta.
O meglio, lo ero. Finché non sentii di nuovo quel maledetto suono, qualche secondo dopo.
Speravo in un ‘vaffanculo’, ma non mi respinse, quello che mi aveva scritto era molto peggio che venire respinta.
Mi lasciò senza respiro. 


Tada! Cosa ci sarà scritto nel messaggio di Justin?
Faccio schifo ok, peggio del finale delle puntate del mondo di patty. ç__ç
La data 23/03 è scelta ASSOLUTAMENTE a caso eh. *fischetta* (?) HAHAHAH
Comunque, non credo di postare il prossimo domani, ma spero di si. ciao (:
Luna ♥

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Capitolo 4
*** What's happening to me? ***



"Meglio esser pazzo per conto proprio, anziché savio secondo la volontà altrui!"

 

Non sapevo nemmeno come sentirmi, non so se stavo male, se stavo bene.
Mi mancava il respiro.

- Fra 5 minuti sono sotto casa tua e ne parliamo, eh -

Lui, qui, fra 5 minuti? Alzai la testa e la prima cosa che vidi fu lo specchio, ovvero quello che c’era dentro.
Una ragazza di 16 anni in tenuta da casa con i capelli legati e la felpa taglia XXL. 
Dovevo lavarmi, cambiarmi, pettinarmi e.. un momento. Lui era Justin.
Mi aveva vista la mattina appena sveglia, mi aveva vista piangere, mi aveva vista già mille volta in tenuta da casa,
che cavolo mi prendeva? Cosa mi importava di come stavo?
Mi ero sciolta i capelli mossi, castano chiaro pieni di colpi di sole e ciocche colorate di sfumature di biondo, e li stavo districando.
Quando suonò la porta.
Velocemente mi avvicinai e la aprii.
Non ero una tipa che ci stava a pensare, ero impulsiva, della serie ‘prima iniziamo, prima finiamo’. Ed eccolo là.
Oh mio dio. Era cresciuto tantissimo.
Aveva i capelli abbastanza corti tirati su davanti,  addosso aveva solo una canottiera e dei jeans, i suoi occhi erano più beli di sempre,
il suo viso era squadrato, era più da uomo che da ragazzino.
Aveva delle gambe magrissime, e sulle braccia abbastanza muscolose aveva delle vene fottutamente sexy che arrivavano fino al collo.
E cazzo quanto era alto.
Ok, calmati ragazza, così ti prende un attacco epilettico.
“ciao” dissi impassibile.
Mi stava fissando, no non mi stava fissando, mi stava trapassando con lo sguardo.
Poi tutto d’un tratto mi abbracciò, forte, molto forte.  Avvampai.
Perché mi stava abbracciando? Che accidenti voleva da me?
“Mi sei mancata da morire, perché te ne sei andata? Ti ho pensata tutti i giorni, sempre. Ti prego perdonami, non sono stato con nessuna, Jasmine non è mai stata davvero con me, è una storia lunga. Però ti prego, ti prego, non abbandonarmi mai più.”
Ero scioccata.  Non mi muovevo più, non respiravo, cosa avevo fatto?
Perché lo avevo lasciato? Perché avevo fatto tutto quello in Spagna, perché?
Iniziai a piangere disperatamente pensando a tutti gli errori che avevo commesso.
Mi guardò negli occhi e mi disse.
“Non piangere sonny, no, shh.” Asciugandomi una lacrima. Ero disorientata, ma a quella parola mi risvegliai.  
Sonny? No, non posso, no. Me lo staccai di dosso e lo spinsi fuori la porta di casa e chiusi a chiave, poi mi strusciai con la schiena sulla porta fino  finire seduta per terra e continuai a singhiozzare e a sentirmi una merda.
Dovevo rimanere qui, dovevo stare con lui, dovevamo amarci, andare a scuola insieme, camminare per le strade tenendoci la mano.
No, io dovevo andare in Spagna. Perché era il mio sogno, vero, brutta cogliona?
“Mi sono rovinata la vita porca troia, perché?” urlai guardando il soffitto e poi affondai la testa tra le ginocchia.
“Cosa?” disse lui da fuori alla porta.  Il nervosismo vinse la mia pazienza così gli urlai di andarsene, ma lui con altrettanta foga urlava di no, finché in lacrime non riuscivo nemmeno più a parlare, e li accasciata alla porta mi addormentai.
Appena caddi tra le braccia di morfeo delle ali nere si poggiarono su di me, e iniziai  uno dei peggiori incubi che avessi mai fatto.
No anzi, il peggiore.
La mattina seguente mi svegliai con un dolore lancinante allo stomaco e un vuoto immenso in una piccola parte del petto, a sinitstra. (♥) Cosa mi stava succedendo?


Tralala, fa schifo lo so, è anche corto. Ma sto un pò male e se non lo pubblicavo almeno un pò..
si ok, non lo postavo per un secolo se no. lol 
Vabbè, qualcuno sa quando esce il video di ALAYLM? *___*
Ci sentiamo, grazie per le recensioni, ciao :3
Luna ♥

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Capitolo 5
*** He is not mine. ***


"È più facile dare della puttana a qualcuno, che esserlo."

 


Non sapevo cosa era successo.  
Sapevo solo che ero sdraiata nel mio letto, ma non era li che mi ero addormentata. 
Ero tutta rannicchiata, come al solito quando dormo abbraccio un cuscino, però quando mi giro non mi porto il cuscino quindi mi metto un cuscino da un lato e uno dall’altro. Quello dal lato esterno del letto c’era e abbracciata a quello mi ero svegliata, ma quando mi girai e allungai la mano per cercare il secondo cuscino sentì il calore umano di una persona. 
Istintivamente saltai all’indietro, scivolai e caddi dal letto sbattendo la testa al comodino. ‘cazzo!’ esclamai.
Una voce assonnata rispose ‘buongiorno anche a te.’
Ero distesa al suolo con una mano sulla fronte e gli occhi chiusi. Sapevo che era lui, ne ero certa. 
‘sei un fotutto coglione, che cazzo stai facendo qui?’ mi rialzai tenendomi la testa e cercando di risvegliarmi.
Lui era seduto sul letto a petto nudo. Si era a petto nudo e non potevo non notarlo.
‘sono venuto a farti compagnia’ si strinse nelle spalle, come per aver detto una cosa normale.
Poi mi guardò e fece l’occhiolino, così gli diedi una botta sulla spalla che lo fece sdraiare e ridere.
‘che cazzo ti ridi?’ gli dissi mentre andavo verso l’armadio per prendere i vestiti.
‘siamo un po’ scontrose, eh? Dove hai imparato queste brutte parole?” si avvicinò a me e mi guardò con una faccia da ebete.
Lo fissai per due secondi e poi tornai all’armadio.
‘hey non fulminarmi così, non ho fatto niente di male a dormire con te ’ quelle parole, dormire con te, però suonavano molto male.  
‘vado a vestirmi’ sentenziai gelida.
Mi lavai, infilai i vestiti mi truccai e aprii ancora la porta, sorse in me un dubbio. ‘come diavolo hai fatto a entrare?’
senza rispondere si tirò fuori dalla tasca una chiave. ‘chi te l’ha data?’ continuai in tono acido. ‘il portiere.’ Sorrise.
Oh si, sapevo come l’aveva ottenuta. ‘quanto lo hai pagato?’ continuai mettendo il mio pigiama nel cesto da dare alla lavanderia.
‘niente di che. Comunque sono entrato con la chiave ed eri sdraiata a terra, rannicchiata da un lato. Così ti ho presa in braccio e ti ho poggiata sul letto. Ero stanco, mi sono messo vicino a te e mi sono addormentato’ bene.
Vi presento Justin sonounsantoenonabusodelcorpodiunaragazzaaddormentata  Bieber. 
Quanti secoli erano che passavo una notte nello stesso letto di un ragazzo senza fare niente?
Allontanai subito questo pensiero dalla mia testa. ‘ok, usciamo.’
Mi avvicinai alla porta. ‘andiamo a scuola insieme? Come ai vecchi tempi.’ Disse a bassa voce.
 Cercai di evitare il suo sguardo puntando la mia attenzione sulla chiave che apriva l’appartamento.
‘non ricordo i vecchi tempi’ in un attimo prese con forza e potenza il mio gomito.
Mi girò di scatto e mi avvicinò molto pericolosamente a lui, te.snendomi per i fianchi
Sentivo il suo respiro sulla mia bocca, i suoi occhi nei miei. ‘io si. Io mi ricordo di quei vecchi tempi.’ 
Lo fissai cercando di sembrare fredda, ma volevo piangere. ‘mi ricordo di quel bacio’ mi fece pensare che volevo baciarlo ancora.
Sorrise mi scostò una ciocca di capelli dalla faccia. ‘Sei bellissima’ mi sussurrò all’orecchio.
No, non attacca non di nuovo, ho chiuso con lui. ‘voi maschi non  ci mette niente a dire cazzate.’
Sorrise e disse ‘non sono cazzate, è la verità.’ Volevo picchiarlo tanto quanto volevo baciarlo.  
Mi congelai. *ehi ally, arma segreta.*
‘la verità è che siamo così in anticipo a scuola che se non arriviamo entro 10 minuti ci mettono una nota’
sarcasmo, grazie per esserci sempre.
Sgattaiolai fuori dalla porta e corsi verso l’ascensore, stavo per andarmene e mollarlo li, ma una mano si infilò tra le porte e passando davanti al sensore le fece aprire. ‘sei irritante’ sussurrai.
‘più veloce che irritante direi. Colazione?’
‘ma sei matto? Già è tanto se arriviamo in orario.’ Uscimmo di fretta dall’ascensore.
Mi fermò davanti alla porta girevole e tirò fuori dalla tasca due permessi fermati in piena regola.  ‘ho dei pass speciali.’
Lo fissai e alzai le sopracciglia, lui alzò le sue.
ok, non sarai mai più convincente di me. ‘teniamoli per un altra volta’
Si arrese e ridendo si girò, dopo tre secondi vidi una delle scene più divertenti di tutta la mia vita.
Justin Bieber sbattere frontalmente il suo bel faccino al vetro.Non riuscivo a smettere di ridere, stavo lacrimando, e lui era li a terra intento a tastarsi varie parti delle braccia come per controllare di non aver lasciato nessun pezzo addosso a quel vetro.
‘sei un idiota!' affermai continuando a ridere. Mi trascinò fuori dal palazzo e facendomi un po di aria cercò di farmi calmare, ma continuavo a rivedere la scena nella mia testa e non potevo smettere. Risulrritato e incrociò le bracci a come i bambini di 5 anni che fanno i capricci. Misi il muso insieme a lui, ma non sapevamo resistere, in pochi secondi scoppiammo a ridere di nuovo.
Gli diedi una botta sulla spalla. ‘mi sei mancato’
smise di ridere e annuì ‘anche tu’. 
Lo tirai per la maglietta e iniziammo a correre mentre dicevo ‘muoviti nemico delle porte di verto, siamo in ritardo’.
Qualche minuto dopo eravamo a scuola, ma erano le 8 e 25.
Ci fermammo fuori da scuola sbirciando la bidella.
‘ok, tieni la testa bassa, fa finta di niente e filiamo in classe’ sussurrò.
‘ehi, genio, tu sei una classe più avanti.’
‘ehi genio’ imitò la mia voce muovendo le mani e poi tornò serio.
‘la mia classe è vicino la tua, terzo piano a destra, quarta e quinta ’ lo fulminai.
‘non mi prendere in giro..’ girai un secondo la testa e la bidella era sparita.
‘vai, vai, vai!’ cercando di fare il meno rumore possibile eravamo in classe un minuto dopo.
‘ciao’ dissi al volo ed entrai.
‘mi scusi mr. Shepard, non mi è suonata la sveglia, non ho la giustificazione’ il professore sorrise.
Chissà perché erano tutti così gentili con me.
‘oh, non preoccuparti Allison, va pure al tuo posto, ma che non succeda più!’
Sorrisi e mi andai a sedere vicino a Maddie. ‘che cavolo ti è successo?’ mi disse prima che potessi mettere un libro sul banco.
‘niente, sono venuta a scuola con Justin.’
Sembrava le stesse per venire un infarto‘cosa?’ mentre guardavo la lavagna e mi legavo i capelli con una matita le risposi.
‘perché, ora c’è qualche problema se vengo a scuola con il mio migliore amico? E comunque non sta con nessuna’ iniziai a copiare le equazioni sul quaderno.  ‘ieri non te lo ricordavi, e oggi è il tuo migliore amico. Ok! Meglio non chiedere altro, ma ero sicura stesse con Jasmine..’ abbassò la testa guardando quello che scrivevo come se fosse cinese. Io ero sempre stata brava in matematica, lei no. ‘ non è così, dai su che ti spiego come si fanno queste..’ passai la lezione a insegnarle i svariati tipi di equazioni che durante l’estate aveva dimenticato. Due ore  di matematica passate, poi biologia e chimica, fisica e arrivò l’ora di pranzo.
Dimenticandomi completamente  di Justin io e Maddie ci sedemmo a un tavolo sole, le dissi quello che era successo ieri, omettendo che avevo dormito con lui. ‘secondo me gli piaci’ disse addentando un pezzo di carne ‘probabile, ma non peso faccia sul serio’ risposi con la bocca piena di pasta al ketchup. ‘ehi ragazze!’ disse una voce alle nostre spalle, a circa due metri da noi c’era Justin che si avvicinava salutando. ‘ciao!’ pronunciammo io e Maddie all’unisono. Si mise a sedere in mezzo a noi e iniziammo a parlare delle peggio stronzate, finché una voce stridula non ruppe il muro del suono. ‘Amoreee!’ e con il suo rumore di tacchi si fece strada per la mensa con la sua borsa di gucci fino ad arrivare a Justin, seduto vicino a me. Ed eccola, quella zoccola di Jasmine che infilava la lingua in gola a Justin. Al mio Justin. Ehi, un momento Allison, lui non è il tuo Justin.
Non ti deve importare se bacia un'altra ragazza, non è così? Non hai più 13 anni.
Quella di 4 anni fa era solo una cotta, eri  solo una ragazzina.. non ti piace Justin.
Eppure lo schiaffo che tirai due secondi dopo a Jasmine diceva il contrario.



Perdono! chiedo perdono in ginocchio, non aggiorno da un secolo. Mi dispiace tantissimo! 
E' che avevo 5 giorni liberi e sono uscita sempre, quando tornavo la sera cercavo di scrivere ma finiva che scrivevo cose come "così lui iniziò a farmi il coniglio" cioè. lol Prometto che rimedio, spero che questo aiuti. A me piace, a voi? Recensite vi prego. #love
Luna ♥ 

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Capitolo 6
*** psychological problems • ***


"Mettendoci d'impegno, siamo tutti più bravi a ferire che a consolare, così come ci viene più facile soffrire che gioire."
 

                               

 

Credevo di averle fatto molto male,  invece era troppo poco, perché un secondo dopo mi urlò in faccia
‘PUTTANA!’ iniziavo a incazzarmi seriamente.
‘IO PUTTANA? IO? AVRAI LA VAGINA COSI’ APERTA DA FAR PASSARE TRE CAZZI ALLA VOLTA!’ le urlai pesantemente in faccia.
Ormai non ero cosciente di quello che facevo, ma in quel momento avrei riso nel vederla in una bella bara in mogano.
La spinsi contro il muro, ero a pochi centimetri dalla sua faccia. ‘DI UN'ALTRA PAROLA. UNA SOLA. E SEI MORTA’ 
mi girai per prendere il vassoio, con l’intento di andarmene, ma la sua voce da oca risuonò ancora nella mia testa.
RIDEVA, stava ridendo di me ‘ragazzina riprenditi’ si rivolse a Justin ‘ci vediamo stasera, baby’ in due secondi gettai a terra il vassoio, rovesciando anche quello di meddie affianco a me, mi avvicinai a lei ancora e la presi per la maglietta e iniziai a picchiarla.
A farle davvero male, un pugno, un altro, un calcio, cercavano di fermarmi ma ormai ero andata.
Godevo in un modo assurdo nel farle del male, ne vederla piangere e urlare.
‘COME TI PERMETTI DI CHIAMARLO COSI’? COME TI PERMETTI? TROIA, ZOCCOLA, PUTTANAAA!’ urlavo sempre più forte, ad un certo punto non pensavo ci fosse più una parte di lei non sanguinante, aveva perso i sensi. 
Alle mie orecchie arrivavano solo suoni confusi, e l'immagine di Justin, sconvolto.

 

 ***

Eravamo in ospedale, praticamente tutti.
Meddie e il resto dei compagni sono al bar, immagino, Jasmine e i suoi parenti intorno alla sua stanza..
Io? Io ero seduta su una sedia tra la psichiatria e la riabilitazione, nello stato che un infermiera aveva chiamato ‘post-traumatico’.
Per quanto mi riguardava volevo sapere se era morta, così glie lo chiesi e mi disse di no, senza guardarmi negli occhi. 
Le chiesi perché non mi guardava negli occhi, e rispose di avere un po’ paura degli occhi spalancati.
Quindi questo ero, una povera pazza seduta su una sedia, sola, con gli occhi spalancati, così spalancati da far paura a un infermiera.Grandioso.
Si avvicinava qualcuno ogni tanto e mi diceva qualcosa, ma per me erano solo ombre.
Io volevo Justin.  Volevo chiarire le cose, anche se non c’era niente da chiarire.
O meglio, prima dovevo chiarirmi con me stessa. Sentì il rumore della porta della psichiatra, proprio accanto a me. Non diedi tanta importanza a quella porta che non si era mai aperta in non so quanto tempo da quando ero in quell’angolo di ospedale che puzzava di latte acido. Non mi accorsi di nulla, se non della mano di qualcuno che prendeva la mia che stava lì penzolante e la stringeva.
Justin? No, Meddie. Meddie!
La guardai e mi scese una lacrima, . ‘ciao’ sussurrai. ‘ehi’ rispose lei sorridendo.
‘non ti preoccupare andrà tutto bene, stai tranquilla, dopo andiamo a casa’ annuì senza smettere di guardarla e piangere.
Mi asciugò le lacrime e mi sorrise, così accennai un movimento all’angolo della bocca. ‘c’è qualcuno che ti vuole parlare, ci sentiamo dopo noi due, ciao’ mi salutò con la mano, ero così confusa. Dopo quello che avevo fatto non doveva odiarmi? 
Tra un pensiero e l’altro ero tornata a fissare il vuoto, poi un'altra mano si poso sulla mia.
‘ehi sonny.’
‘ehi Justin’ non sapevo dire di meglio?
'come stai'
'non lo so' effettivamente, non lo sapevo.
‘.. lo sai cosa ti è successo?’
‘no’ continuavo fredda.
‘mh. Hai presente hulk?’ mi girai di scatto.
‘hulk?’
‘si, che quando si incazza di brutto diventa verde e uccide tutti’ ah ho capito.
‘io sarei hulk?’
‘più o meno.’ Ci fu un silenzio imbarazzante, se prima volevo vederlo, ora volevo solo andarmene. 
Così mi alzai e mi diressi verso il nulla, ma Justin afferò il mio braccio, mi girò con forza verso di lui e mi prese un attimo per il mento ‘ehi!’ la sua espressione era meno pacata di prima. ‘mi hanno detto che hai un problema psicologico, serio.’
Scosse la testa senza smettere di fissarmi ‘ma qui nessuno ti conosce come ti conosco io sonny.’
Cercai di cambiare espressione, di mostrare, dolore, felicità, confusione, di mostrare una qualche emozione, ma niente.
Mi prese per mano e mi trascino via, sbattendo su gran parte del personale senza scusarsi.
Aprì una porta, mi spinse dentro e chiuse a chiave.
Iniziò a parlare a voce alta fino ad urlarmi in faccia.
MALATA? TU? SCHERZIAMO?’ iniziò a dirmi.
Strabuzzai leggermente gli occhi . malata? Io? Una sensazione di angoscia mi stava risalendo dentro.
‘SI, E’ QUESTO CHE MI HANNO DETTO. CHE HAI UN RITARDO MENTALE! SAI COSA VUOL DIRE? IL PROSSIMO MESE DOVRAI FARE AVANTI DIETRO TRA UN CENTRO PSICHIATRICO E IL TRIBUNALE, SI PERCHE I GENITORI DI JASMINE TI HANNO DENUNCIATA E..’ si fermò.  aveva il dito puntato verso di me, lo abbasò.
Una lacrima uscì dal uno dei suoi bellissimi e indescrivibili occhi. ‘.. E E’ TUTTA COLPA MIA’ concluse.
Mi risvegliai dal mio sonno ipnotico, ritrovai un briciolo di forza per reagire e lo spinsi indietro
‘colpa tua? SEI L’UNICA COSA PER LA QUALE RINGRAZIO DIO DA QUANDO ME NE SONO ANDATA!’
iniziai a urlare e piangere anch’io. Lui sembrava molto confuso.
‘da quando te ne sei andata?’ non feci altro che continuare a fissarlo. ‘Allison, cos’è successo in spagna?’ distolsi lo sguardo disgustata dal passato che mi stava sbattendo in faccia ‘SONNY, COSE’ SUCCESSO?’ si riavvicinò a me ancora una volta, era terrificante. ‘mi stai mettendo paura.' dissi senza pensare, intanto lui cercava di cambiare espressione
‘Potresti dirmi cosa è successo in spagna ORA?’ stavo per perdere la pazienza ‘dannazione non ho bisogno di altre fottute domande! ’
‘ah si, e di cosa hai bisogno?’ mi istigò.  Allora non ci pensai più e lo abbracciai.
Lui ricambiò, essendo più alto mise la mia testa sul suo petto. ‘voglio cancellare tutto quello che ho fatto in spagna, voglio solo questo'
‘scusa’ sussurrò lui. Non volevo più lasciarlo andare, volevo abbracciarlo per ore mai lui prese il mio viso tra le mani accarezzandomi una guancia. ‘scusa, ne parliamo un'altra volta sorrise leggermente  e mi rivolse allo specchio.
‘su, datti una sistemata, anche se sei perfetta lo stesso.’
Lo guardai e sorrisi per la prima volta dall’ospedale ‘adoro quando sorridi, non smettere, io vado a trovare un avvocato. Ciao sonny’ sorrise e uscì da quello che scoprìì essere il bagno. Giornata movimentata.. e dio mi aveva detto che ero pefetta.


NON ROMPO MAI LE PALLE, POTETE LEGGERE ALMENO STAVOLTA? ♥

vi ringrazio. (:
lo so, non ho scritto per tanto, chiedo perdono, ma mi si era rotta la tastiera, in più ho avuto un blocco.
Non sapevo come continuare, poi un grande genio tale la mia amica Veronica mi ha illuminata.
Come ringraziamento vi posto la sua FF, io la amo, la amerete anche voi. 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1200114
Niente, grazie per le recensioni, vi prego continuate a recensire, cercerò di scrivere il prossimo al più presto.
p.s. fra un pò inizia scuola, uccidetemi çç #love
- Luna♥

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