Alien sucht Liebe (krank ohne dich) di ELIOTbynight (/viewuser.php?uid=56070)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova avventura ***
Capitolo 2: *** Questione di tempo ***
Capitolo 3: *** Vecchie storie ***
Capitolo 4: *** Stranezze e guai in vista ***
Capitolo 5: *** Battaglie perse ***
Capitolo 6: *** L'attacco degli Alieni ***
Capitolo 7: *** Un punto d'incontro ***
Capitolo 8: *** La trasformazione ***
Capitolo 9: *** Partenza! ***
Capitolo 10: *** Axel ***
Capitolo 11: *** Nuovi ruoli ***
Capitolo 12: *** Una verità incompleta ***
Capitolo 13: *** L'infiltrazione ***
Capitolo 14: *** Prigionieri ***
Capitolo 15: *** La fuga ***
Capitolo 1 *** Una nuova avventura ***
Stavolta un
pericolo del tutto nuovo minaccia gli
Umanoidi … e non solo.
Stavolta lo
scontro si estende in uno spazio più
grande, l’intero universo.
Stavolta la
consueta battaglia d’amore non sarà
sempre vinta.
A volte
ritornano.
E stavolta
esiste un’unica travolgente storia.
Sequel di
Kampf
der Liebe
(Ich
bin Humanoid)
Primo
capitolo
Una
nuova avventura
Le
finestre non lasciavano penetrare molta luce. Solo alcuni spiragli
entravano
nella stanza, senza alterare quella quiete nella penombra.
Erano
le prime ore del mattino, ma Romy era già sveglia. Restava
però silenziosa,
avvolta nuda nel lenzuolo, con gli occhi fissi su Bill ormai da tanto.
Uno dei
suoi molteplici pensieri, mentre guardava affascinata il viso del
ragazzo
addormentato, andò alla notte appena trascorsa, rivelatasi
tutt’altro che
tranquilla come il mattino che ne era seguito. Sembrava essere stata
una notte
infinita, fatta soltanto di piacere.
Romy
ci sorrise su, poi tornò alla sua contemplazione. Come
sempre, Bill era
bellissimo ai suoi occhi in qualsiasi momento, più che mai
nell’innocenza e
nella spontaneità dell’essere addormentato. I
capelli neri e lunghi erano
sparsi sul cuscino; gli occhi delicatamente chiusi e rilassati facevano
del suo
viso il ritratto della serenità; le labbra morbide un
po’ dischiuse stimolavano
la fantasia; il collo, le spalle e parte del petto nudo rappresentavano
un
dettaglio ottimo per rendere il ragazzo così perfetto da
farlo sembrare quasi
sacro. Pareva un giovane dio destinato a vivere per sempre da solo con
la sua
bellezza, libero.
Invece
no. Più Romy guardava Bill dormire e respirare ritmicamente,
più si convinceva
che lui era suo, tutto suo e di nessun’altra. Gli
appoggiò piano la mano sul
petto, poi si avvicinò ed iniziò a baciarlo sulla
guancia, sullo zigomo, sull’orecchio
e giù fino al collo, con dei tocchi leggerissimi. Pochi baci
dopo, Bill
cominciò a muoversi.
-
Romy … - biascicò, strizzando gli occhi ed
allungando le braccia verso il muro
alle sue spalle.
Lei
non disse nulla e aspettò che si svegliasse, intanto rimise
la testa sul
cuscino felicemente. Dopo uno sbadiglio, Bill si voltò verso
di lei e sorrise.
-
Buongiorno.- fece allora Romy a voce bassa. - Dormito bene?-
L’altro
annuì e rimase incantato ad osservarla. Si persero negli
occhi dell’altro e
dell’altra, finché Ro non ruppe il silenzio.
-
Sembravi un alieno … - sussurrò.
-
Davvero?- disse Bill compiaciuto. - Spero dunque di aver già
preso possesso del
tuo mondo … -
Romy
spostò un po’ la testa e sistemò il
naso nell’incavo del collo di Bill, poi mormorò:
-
L’hai fatto, mio amore!-
Entrambi
chiusero gli occhi e lasciarono che i consueti brividi alla schiena e
le
piacevoli fitte allo stomaco li sorprendessero, trascinandoli nel
più completo
relax.
Stavano
per addormentarsi di nuovo, quando la porta si aprì
bruscamente e i due furono
costretti ad alzare la testa dallo stupore.
-
Bill, è tardissimo! Oh … scusate … -
Romy
e Bill si scambiarono delle occhiate perplesse, come per chiedersi se
prendersela con Tom per l’improvvisa irruzione in camera o
meno.
-
Mi dispiace, ma non sentivo nessun rumore e pensavo che aveste
… ecco, già
finito.-
Bill
fissò il fratello con esasperazione, mentre la ragazza
preferì alleggerire
l’atmosfera.
-
Buongiorno Tom. Che cosa succede?-
Con
aria rassegnata, il chitarrista annunciò, rivolgendosi
prevalentemente al
gemello:
-
Il tizio dell’intervista ci vuole in studio tra
mezz’ora. Inutile opporsi!-
Bill
tentò di replicare, ma restò muto a bocca aperta
perché Tom l’aveva fulminato
con gli occhi. Gettata pesantemente la testa sul cuscino, il cantante
emise un
lamento sordo.
-
Apriti cielo … - sentenziò Romy, accarezzando i
capelli al suo ragazzo.
Nulla
era cambiato da quando Romy e i Tokio Hotel avevano salvato il destino
di
un’intera dimensione parallela, quella degli Umanoidi. Quei
giovani non avevano
mai smesso di sorprendersi davanti a tutte le meraviglie che quel
popolo loro
mostrava. Niente pareva mutato, solo il tempo aveva continuato a
scorrere.
Tuttavia,
la band viveva ancora una seconda avventura, quella del successo. La
loro fama
cresceva in fretta, di conseguenza anche tutto il giro di impegni e di
affari
che ne circolava dietro. Romy lo sapeva e pazientava, proprio come quel
giorno
fece nello studio dei TH, aspettando che uscissero dalla stanza dopo
l’intervista. Aveva una sorpresa in mente.
L’intervista
terminò e la ragazza vide il reporter uscire soddisfatto.
Anche lei si sentì
così.
-
Un altro è andato!- esclamò Georg,
stiracchiandosi.
Romy
entrò nello studio e notò che tutti avevano
un’aria stanca, non per lo stress fisico,
ma per quello mentale.
-
Ragazzi, credo che abbiate bisogno di staccare un po’.- disse
lei, pregustando
in anticipo le reazioni degli amici quando avrebbe fatto la sua
proposta.
-
A chi lo dici!- fece Gustav. - Una pausa sarebbe l’ideale!-
-
E se vi proponessi una giornata fuori all’insegna dello
shopping??-
I
musicisti la squadrarono senza dire nulla. Lei insistette:
-
Avanti, scommetto che non girate spensierati per i grandi magazzini da
un bel
pezzo. Si sono rinnovati e c’è tantissimo da
vedere! E poi ne avete bisogno … -
Romy
non avrebbe potuto essere più convincente, ma i ragazzi
titubavano più del
necessario. Alla fine lei mise le mani sui fianchi con
l’atteggiamento di una
madre severa e per invogliarli chiese:
-
E se vi offrissi da bere nel pomeriggio?-
A
quel punto i Tokio Hotel si scambiarono sorrisi e commenti di
approvazione,
alzandosi per seguire l’amica fuori dallo studio. Romy scosse
il capo e rise,
ormai profondamente affezionata al loro modo di fare a volte infantile.
Romy
aveva ragione. I grandi magazzini fremevano e brulicavano di gente,
novità e
divertimento. Opportunamente travestiti da ragazzi normali, i cinque
amici
balzavano da un negozio all’altro senza sosta, tra una risata
e l’altra. Quel
pomeriggio stava avendo davvero degli effetti benefici su tutti loro.
In
mezzo a quel tran tran, Romy si fermò di fronte ad una
vetrina. Trasalì quando
vide un bellissimo paio di stivali e chiamò gli altri.
-
Ehi ragazzi, guardate qua! Sono fantastici!! Secondo voi come mi
starebbero?-
Divertiti
dalla sua quasi esagerata euforia, Tom, Gustav e Georg le risposero che
ai suoi
piedi sarebbero stati ancora più chic. Bill, invece, che era
arrivato dopo
davanti al negozio e non aveva sentito, appoggiò le mani sul
vetro ed esclamò:
-
Quegli stivali devono essere miei! Dio, quanto sono belli!!-
Romy
ci rimase male. Quegli stivali costavano molto e solo lui poteva
permetterseli,
ricco com’era. Li voleva a tutti i costi e decise di metterlo
alla prova.
-
Hai ragione, sono molto belli. Li comprerei anch’io, sai?-
fece, poi finse una
smorfia di spavento e continuò: - Caspita, ma costano un
capitale! Non potrei
mai comprarli, almeno non da sola … -
La
ragazza sperava così di far capire a Bill che se
l’amava veramente ed era
generoso, li avrebbe acquistati lui e poi regalati alla fidanzata.
Entrarono
tutti e Bill si fiondò verso il reparto calzature, mentre
Romy e gli altri lo
aspettarono vicino alle casse.
-
Secondo te l’ha capito?- domandò lei a Tom.
Quest’ultimo
si dimostrò incerto:
-
Non saprei. Continua pure a sperare che l’amore
l’abbia reso più intelligente,
ma non esserne convinta.-
Con
disappunto, Ro vide il cantante dirigersi alle casse con allegria,
stringendo
tra le braccia il suo amato paio di stivali. Li pagò e
anziché fermarsi di
fronte a lei per regalarglieli, oltrepassò gli amici con un
semplice: -
Andiamo, ragazzi?-
Romy
era inorridita. Possibile che il suo ragazzo non avesse capito un
accidente?
-
Bill?- disse, girandosi a guardarlo.
Quando
anche lui fece lo stesso con aria interrogativa, lei lo
fulminò con lo sguardo.
-
Quegli stivali sono miei!-
-
Eh? Oh, questi … Ehm, per caso li volevi tu?- rispose Bill
confuso.
Spalancando
le orbite, Romy ribatté:
-
Te l’avevo praticamente chiesto! Non l’avevi
capito?? Ma allora sei un
cretino!-
L’altro
reagì dicendo:
-
Non mi hai mai chiesto espressamente di prenderteli! Avevi soltanto da
parlare
chiaro! Mi dispiace, ma ora questi gioielli della moda appartengono a
me.-
-
Un ragazzo capisce sempre le esigenze della sua donna, Bill!-
sbottò lei. - E
tu che mi parlavi di queste cose come un esperto … Invece
non capisci niente,
sei solo una checca isterica, isterica ed egoista!!-
Con
queste parole Romy uscì e si mise a guardare le vetrate
esterne, offesa. Gli
altri lanciarono occhiate di rimprovero al cantante, che
esordì:
-
Che c’è? Che cosa ho detto??-
Scuotendo
la testa e alzando gli occhi al cielo, seguirono l’amica
fuori dal negozio.
Bill rimase in piedi sull’ingresso, da solo. “Devo
aver esagerato,” pensò.
Intanto,
fuori, i ragazzi commentavano:
-
Certo che Bill è proprio broccolo!-
-
Non ho mai visto Romy così arrabbiata. Sarà dura
per lui farsi perdonare!-
-
Staremo a vedere!-
Poco
dopo, Bill uscì dal negozio con una busta diversa. Si
avvicinò a Romy e faticò
prima di attirare la sua attenzione schiarendosi la voce. Lei si
voltò, sempre
nella sua rigida posizione, e restò colpita nel vedere nelle
mani del ragazzo
una busta regalo contenente una grande scatola da scarpe, accompagnata
da un
megabiglietto con su scritto “ti amo, mi dispiace”.
Romy
la afferrò in fretta, ignorando gli occhioni da cerbiatto
che Bill faceva, poi
si girò nuovamente verso le vetrate.
-
Dai, Ro … - sbuffò lui. - Sono stato un idiota,
ma non pensi che entrambi
abbiamo esagerato?-
Lei
non disse nulla, sempre mostrandogli la schiena. Bill, allora,
preferì passare
direttamente ai fatti. Le avvolse le spalle con un braccio e
tentò di guardarla
negli occhi.
-
Ehi … Non starai facendo l’orgogliosa!?-
Colpita
e affondata.
-
Non sto facendo l’or … gogliosa … -
Romy
si scontrò nello sguardo triste e speranzoso di Bill, che la
addolcì un po’, ma
non volle cedere all’improvviso. Guardò gli amici
e vide che erano esasperati,
perciò sospirò:
-
Lo faccio per voi!-
Lentamente,
come se fosse davvero una scocciatura, agguantò la nuca di
Bill e cominciò a
baciarlo con sentimento. Poche volte lo baciava così.
Alla
fine si sorrisero, poi lei lo avvertì:
-
La prossima volta mi paghi tutto con gli interessi!-
Con
una risata tutto si risolse e il giro ripartì.
Ma
ben presto, senza preavviso, Romy si bloccò e
restò immobile tra i passanti.
Attirò l’attenzione degli altri, che le chiesero
se stesse bene.
-
Non avete caldo?-
I
ragazzi si concentrarono e confermarono.
-
Sì, in effetti sto iniziando a sudare … - fece
Georg stranito, mentre Tom
aggiunse:
-
Eppure dovrebbe esserci l’aria condizionata al massimo!-
Si
accorsero subito che non era una sensazione normale e appena posarono
lo
sguardo su Romy impallidirono. La ragazza capì e prese
immediatamente tra le
mani il ciondolo con il simbolo dei TH che portava sempre al collo.
-
E’ bollente.- sussurrò.
Un
pensiero balenò le menti di tutti loro, spingendoli ad
esclamare in coro:
-
HOLLY!-
Sì,
la loro piccola e fedele amica era sicuramente nei paraggi.
Cominciarono a
guardarsi intorno per cercarla, ma non vedevano altro che gente e
ancora gente.
Ad un tratto l’insegna rotonda e lampeggiante di un negozio
lì vicino smise di
muoversi e per un attimo il simbolo raffiguratovi si
trasformò in quello della
band.
Romy
esclamò:
-
E’ lì dentro!-
Entrarono
e la cercarono dappertutto, finché non notarono del vapore
nella zona dei
camerini. Spostarono la prima tenda … e la libellula
d’oro era lì, messa
sull’appendiabiti, e frullava le ali.
-
Holly, ti abbiamo trovata!!- sorrise Bill.
-
Non mi sembra vero di rivederti!- disse Romy felicissima. - Come vanno
le cose?-
Holly
atterrò sul dito che la ragazza le stava porgendo e rispose:
-
Non molto bene, purtroppo. Ci sono questioni urgenti da risolvere!-
I
musicisti avevano già capito. Tom fece, sornione:
-
Gli Umanoidi ci aspettano, vero?-
-
Sì, eredi. Abbiamo bisogno di voi!-
*
Non
vedevo l'ora!!
Lo so, forse
dovevo aspettare un po' di più, ma non sono riuscita a
resistere! Non penso di correre il rischio di rimanere indietro con i
capitoli perché ne ho già scritti un po', quindi
eccomi qui a pubblicare!
Per chi volesse
leggere l'episodio precedente, andate nelle mie storie e cercate "Kampf
der Liebe (Ich bin Humanoid)"...
E per li conosce già, beh, capirete che sono tornati per una
nuova avventura! Siete curiosi di scoprire di che impresa si tratta??
Seguitemi e lo saprete ^^
Baci a tutti
by
Eliot ;D
|
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Capitolo 2 *** Questione di tempo ***
Secondo capitolo
Questione
di tempo
Stavolta
tutti e cinque gli eredi riuscirono ad atterrare in piedi.
L’arrivo nella
dimensione umanoide si rivelava spesso completamente inaspettato, ma a
distanza
di tempo dalla prima volta era diventata ormai un’abitudine.
-
Eccoci!- annunciò Holly, mentre gli ultimi sbuffi di vapore
si dissolvevano
nell’aria.
Lo
studio del leader degli Umanoidi era sempre lo stesso, dal carattere un
po’
antico, ma ora era stato arricchito con la modernità: nuovi
apparecchi
tecnologici lo rendevano un po’ più grande ed
equipaggiato. Flammar stava
lavorando al grande pc virtuale, quando sentì
l’arrivo dei ragazzi e si voltò
verso di loro.
-
Bentornati tra noi!- esclamò con gioia. - E’
stupendo rivedervi!-
Romy
e la band corsero da lui per abbracciarlo, con lo stesso entusiasmo.
Bill gli
disse:
-
Siamo felici di essere di nuovo qui. Ci siete mancati!-
La
ragazza lo strinse per ultima, trasmettendogli pura felicità.
-
Sì, non vedevamo l’ora di tornare … -
fece. - Come stai, Flo?-
Il
leader sospirò:
-
Romy, io sto bene. Non si può dire lo stesso della nostra
dimensione, però. C’è
un enorme problema!-
Lei
stava per chiedere dettagli, ma Tom soggiunse dicendo:
-
Evvai, una nuova avventura per i Tokio Hotel! Quei brutti manigoldi
avranno
pane per i loro denti, oh yeah!-
Con
queste parole si mise ad agitare le mani, riproducendo dei movimenti
che
avrebbero dovuto essere mosse di kung fu. Non ci riuscì
perfettamente, ma Georg
e Bill furono contagiati dalla sua euforia e lo imitarono. Solo Gustav
si
limitò a fissarli con perplessità per poi
ridacchiare insieme a Flammar, Holly
e Romy.
-
Mi fa piacere il vostro entusiasmo, ragazzi, ma vi prego: cercate di
concentrarvi!- li riprese Flo, divertito.
Smisero
tutti e tre e si scusarono con un sorriso. Holly disse poi:
-
Ora capisco perché qui lo chiamano “Gustav
l’imperturbabile”!-
Il
batterista sorrise senza vantarsi, intanto gli altri risero.
Flammar
si stava già dirigendo verso il computer, quando Romy gli
chiese:
-
Allora, di che cosa si tratta questa volta, Flo?-
L’altro
rispose con tono enigmatico:
-
Questione di tempo, Romy.-
-
Tempo? Cosa vuoi dire?-
-
Guarda tu stessa … -
Flammar
premette un grosso bottone sulla tastiera virtuale; sullo schermo
apparvero due
orologi identici che segnavano la stessa ora e le lancette dei secondi
andavano
avanti all’unisono.
Georg
domandò, curioso tanto quanto gli altri:
-
Che cosa significa?-
Holly
volò verso di loro, intanto rispose con aria seria:
-
Questi orologi indicano rispettivamente il flusso temporale della
nostra e
della vostra dimensione. Come potete vedere, stanno andando avanti
insieme …
Significa che il tempo è diventato lo stesso in entrambi i
mondi.-
-
Non è possibile!- gridò Bill.
Non
era mai successo qualcosa di simile. Un cambiamento di quella portata
poteva
essere davvero pericoloso, tutti se ne resero conto.
-
Quindi, per esempio, un’ora terrestre equivale adesso a
un’ora umanoide … e non
più un giorno!- osservò Romy, forse
più stupita degli altri. - Ma com’è
successo? Cosa … Sapete qual è la causa?-
Flammar
spiegò, appoggiandosi pesantemente alla grossa scrivania:
-
Beh, si tratta di un fenomeno non indifferente. Addirittura il
cambiamento del
flusso temporale di un’intera dimensione, mi chiedo come
abbiano fatto!
Comunque, abbiamo appurato che non ha nulla a che vedere con gli
Umanoidi, né
con i Terrestri. La causa non proviene da nessuno dei due mondi.-
-
E quindi?- domandò Tom.
-
E quindi questa stranezza viene dall’esterno, ragazzi.-
I
cinque amici si guardarono, sempre più allibiti. Romy si
avvicinò un po’ allo
schermo, intanto fece:
-
Dall’esterno … Chi sarà mai stato?-
Holly
andò verso i ragazzi e svolazzò intorno a loro,
intanto rispose:
-
Tesoro, l’Universo è pieno zeppo di altri mondi,
oh, non hai idea di quanta
vita ci sia nello spazio! Ci sono tante civiltà, popoli,
persone. Creature che
voi non potreste nemmeno immaginare. Il nostro compito ora è
quello di scoprire
da dove arriva di preciso questa modifica al flusso temporale.-
-
Ben detto, Holly!- esclamò Flo, mimando un ok con la mano. -
Ragazzi miei, voi
siete giovani e forti: vi andrebbe di fare un giro in città?
Scommetto che da
qualche parte si trova un indizio utile!-
-
Flammar, ci mandi in giro senza neanche una pista da seguire?- chiese
Bill
deluso.
Il
leader sospirò.
-
Purtroppo non abbiamo molto a disposizione che possa dirci da dove
proviene
questo danno, ma mi hanno detto una volta che un’indagine che
si rispetti
comincia sempre per le strade. Sono certo che tornerete qui con la
risposta
alle nostre domande!-
I
musicisti cercarono conferma guardando Romy, che da sempre li aveva
guidati.
Lei si limitò ad alzare le spalle e ad adattarsi.
-
Allora a più tardi, Flo!- disse, dirigendosi verso la porta,
seguita dagli altri.
- Holly, vieni?-
-
Sicuro! Posso, Flo?- lo supplicò l’insetto.
Con
un sorriso e un cenno della testa, Flammar la lasciò andare
con gli altri, poi
tornò a lavorare sul suo computer quando tutti furono usciti
dal suo studio.
Erano
molti i robot che notavano da lontano i famosi cinque eredi, lanciando
loro dei
sorrisi di ammirazione o bisbigliando pettegolezzi sul loro conto con
qualcuno.
Ma i ragazzi non ne furono disturbati, anzi, avevano
tutt’altro a cui pensare.
-
Adesso che il tempo è lo stesso, dovremo preoccuparcene!-
osservò Tom. - Che
ore saranno, secondo voi?-
-
Purtroppo non ho l’ora dietro!- rispose Bill.
Romy
aggiunse, concludendo poi con un sorriso:
-
Neanch’io … ma non sembrava molto tardi quando
abbiamo lasciato i grandi
magazzini per venire qui. Al massimo, potrò dire ai miei che
abbiamo perso la
cognizione del tempo e, in effetti, la verità non
è poi così diversa!-
-
Mmh, potremmo chiedere un attimo in giro … - propose Holly,
appoggiata alla
spalla di Romy.
Bill
mise subito in pratica l’idea. Davanti a sé vide
avvicinarsi una ragazzina in
compagnia di un’amica. Senza troppe esitazioni
alzò una mano ed esclamò:
-
Scusatemi, sapete dirci che ore sono??-
Le
due umanoidi si bloccarono e fissarono gli eredi come se fossero stati
dei marziani.
-
Guarda, sono i Tokio Hotel! Quelli che ci hanno salvati!-
mormorò una delle due
all’altra.
A
quel punto cominciarono a ridacchiare con imbarazzo e la band ebbe
l’impressione di avere a che fare con delle ammiratrici un
po’ troppo frivole.
Tom
provò a ripetere la domanda, affiancandosi al gemello:
-
Ragazze, avremmo bisogno di sapere che ora è. Ce lo potete
dire, per favore?-
Quelle
due, però, sembravano non ascoltarli e anzi, continuavano a
sussurrare tra loro
frasi come “certo che è proprio carino”,
“ma hai visto che fisico” e “scommetto
che quello lì sta guardando me”. I TH si
guardarono con perplessità e disagio,
finché non intervenne Romy.
-
Ci dispiace, ma siamo di fretta!- disse con tono di rimprovero. -
Potreste
dirci cortesemente che ore sono?-
-
Sono quasi le cinque … - fecero loro, senza smettere di
sogghignare e fissare
la band.
L’altra
prese per mano Bill e lo trascinò avanti, poi
sillabò un “grazie” pieno di
irritazione e cominciò a camminare più
velocemente di prima. Intanto, i ragazzi
la seguirono come se volessero scappare.
Ignorando
le occhiate di disprezzo ricevute da quelle smorfiose, Romy
sbuffò:
-
Bene, abbiamo la conferma che non è poi così
tardi. Ma le avete viste, quelle?-
-
Già.- fece Georg. - Meno male che ci sono abituato,
altrimenti ci sarei stato
io al posto tuo!-
-
Prendermi per mano in quel modo come ha fatto lei? Oddio!!- soggiunse
il
cantante.
Si alzò una
risata, poi Holly si rivolse a
Romy:
-
A proposito, vedo che quelle là non ti hanno minimamente
considerata … -
-
Sì, ho notato.- sbottò la ragazza.
I
musicisti si scambiarono delle occhiate d’intesa e capirono
che era meglio non
parlarne più. Non erano certi di voler subire
l’ira della loro amica erede.
Poco
tempo dopo, la compagnia decise di fare due passi fra i sentieri del
Parco dei
Circuiti. Holly si staccò dalla spalla di Romy ed
iniziò a volare a destra e a
manca:
-
Uffa, non ho più voglia di perdere tempo. Voglio scoprire
qualcosa! Da quando
ve ne siete andati, non è più successo nulla di
interessante, a parte il
campionato di motociclismo … a proposito, si vede in
lontananza il circuito
TGB, eccolo laggiù! L’hanno ristrutturato e adesso
è anche più grande e
spericolato. Le gare laggiù devono essere emozionanti, un
giorno chiederò a
Flammar di portarvi a vederne una … -
Senza
rendersene conto, la libellula aveva cominciato a chiacchierare e la
passeggiata si fece subito più piacevole. Era bello
camminare in mezzo al verde
con la squillante voce di Holly nelle orecchie, metteva allegria.
Giunti
vicino a un boschetto, Romy dovette improvvisamente interrompere la
piccola
amica.
-
Scusate, ma io sento qualcosa di strano nell’aria
… c’è qualcosa che brucia!-
-
Hai ragione, lo sento anch’io.- fece Gustav, sollevando il
naso verso il cielo
con aria da intenditore.
I
giovani cercarono di capire da dove provenisse quella puzza di
bruciato, ma
solo Tom se ne accorse.
-
Guardate!- esclamò, indicando gli alberi. Alcune colonne di
fumo li stavano
sovrastando.
Di
corsa, tutti lasciarono il sentiero e andarono a vedere. Dopo aver
attraversato
il prato e un breve tratto di bosco, sbucarono in una radura e furono a
dir
poco folgorati da ciò che videro.
Si
trattava senza dubbio di un’astronave. Era avvolta da alcune
deboli fiammelle
sul punto di spegnersi e sprofondava nel terreno per circa mezzo metro.
Era
bianca, tonda e grande quanto una stanza; presentava diverse
ammaccature dovute
alla probabile brusca caduta e aveva uno sportello ovale a lato, mezzo
aperto.
All’interno si scorgeva parte di una griglia di comando,
illuminata da una
fioca luce rossa.
I
ragazzi non riuscirono subito a commentare, sbalorditi
com’erano. Dopo aver
osservato l’astronave in silenzio per un po’, Tom
fece:
-
Cribbio, se non è un indizio questo …!-
-
Holly … è un’astronave,
un’autentica navicella spaziale, vero?- mormorò
invece
Romy.
La
libellula aggirò l’intera radura per poterla
osservare meglio, poi si fermò
davanti allo sportello e rispose:
-
Sì, è un’astronave a tutti gli effetti.-
Bill
domandò, avvicinandosi:
-
E da dove arriva?-
-
Questo è ancora da scoprire ... - disse ancora Holly,
guardando l’astronave con
circospezione.
Solo
in quel momento i cinque eredi iniziarono a camminare intorno al
misterioso ed
insolito mezzo di trasporto, scrutandone i particolari.
-
Mah, eppure dovrà esserci qualcosa che ci dica la
provenienza di questo
bestione!- fece Georg, toccandone la superficie tiepida.
Romy
decise di entrare direttamente e oltrepassò lo sportello con
attenzione,
guardando dove metteva i piedi. Era tutto illuminato di rosso,
c’era uno schermo
spento e una lunga griglia di comando piena di tasti e manovelle
strane. Romy
non ebbe il tempo di osservare bene il resto, perché Holly
l’aveva distratta,
entrando con lei e passando in rassegna ogni angolo della navicella.
Sembrava
che lì dentro si nascondesse un segreto che Holly era ben
decisa a svelare.
Arrivò
infatti alla fine di quella schiera di pulsanti e quando
posò i suoi grandi
occhi da insetto per terra, trasalì. La ragazza la
sentì e chiese:
-
Che c’è? Che cosa hai visto?-
Non
ottenendo una risposta immediata, si fece strada
nell’abitacolo fino a
raggiungere la piccola amica. Vide qualcosa di incredibile.
Ciò
che aveva spaventato Holly era una pistola, più o meno. Era
più grossa rispetto
a quelle che di solito Romy vedeva. Luccicava di un bagliore argenteo
ed
inquietava in ogni suo dettaglio perfettamente scolpito e squadrato.
Sulla
parte alta c’era un tubo trasparente pieno di una sostanza
bluastra e densa.
-
Riconosco quest’arma.- sussurrò Holly preoccupata.
-
Davvero?- fece l’erede. - E hai capito da dove viene?-
Prima
di risponderle, la libellula si posò vicino alla strana
pistola e disse,
serissima:
-
Purtroppo è chiaro da dove arriva questa astronave
… Dobbiamo avvertire Flammar
immediatamente!-
*
|
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Capitolo 3 *** Vecchie storie ***
Terzo capitolo
Vecchie
storie
L’astronave
fu presa e portata verso il palazzo di Flammar, nelle vicinanze del
quale era
stato aperto da qualche tempo un laboratorio di ricerca. La navicella
sarebbe
stata messa direttamente lì in modo da poterne ricavare
informazioni utili.
Un
grosso furgone la stava trasportando e i ragazzi lo videro attraversare
la
piazza principale, poco distante dalla sua destinazione, insieme agli
altri
umanoidi. La scoperta aveva naturalmente suscitato clamore ovunque.
-
La portano al laboratorio di cui ci hai parlato, giusto?- fece Bill,
seguendo
il veicolo con gli occhi. - Che cosa ne faranno?-
Il
leader rispose:
-
Ne analizzeranno tutti i particolari, così potremo sapere
quando è arrivata
qui, magari anche quanti individui trasportava e, se siamo fortunati,
anche la
provenienza.-
Romy
sentì sussultare la libellula sulla spalla a quelle parole,
perciò si schiarì
la voce ed esordì:
-
Beh Flammar, forse abbiamo già la risposta a questa domanda!-
Tutto
il gruppo si girò verso la ragazza con evidente stupore.
Holly si sollevò e si
avvicinò a Flo.
-
Ho avuto modo di riconoscere un dettaglio importante … -
disse. - Sono
assolutamente certa di sapere da dove viene l’astronave.-
-
Davvero?? Avanti, diccelo!- esclamò il leader.
-
Mmh, forse è meglio parlarne a palazzo. Ho un presentimento
non proprio
rassicurante e non è prudente parlarne in giro con il
rischio che ci sentano.-
fece Holly, suscitando preoccupazione negli altri.
-
GLI ALIENI??-
Holly
si adagiò vicino alla tastiera dello schermo virtuale, seria
e impassibile. Continuò
poi:
-
Avete sentito bene, ragazzi. Ne sono certa, è opera loro.-
Mentre
gli eredi, sbigottiti, si scambiavano occhiate interrogative, Flammar
si
appoggiò al muro con aria pensierosa.
-
Gli Alieni, eh?- fece. - Non sono proprio il popolo più
amichevole che conosca,
anzi … ho brutti ricordi con quelle creature!-
Udendo
quelle parole, tutti si inquietarono molto. Tom domandò,
preoccupato:
-
Sono così pericolosi?-
-
Se li tratti con i guanti, sì, ma purtroppo non sono
pacifici.- rispose la
libellula. - Sono vendicativi e agiscono d’impulso. Per non
parlare della loro
forza in combattimento: sono spaventosi!-
-
Oh, mammina … - fece Bill con una smorfia ansiosa.
Romy
si avvicinò al leader, intanto chiese:
-
E come mai, secondo voi, dovrebbero avercela con gli Umanoidi?-
Holly
zampettò sul tavolo, ronzando le ali con nervosismo, intanto
disse:
-
Bellissima domanda, Ro, ma gli Alieni non amano rispondere a questo
genere di
quesiti.-
-
Mah!- fece ancora la ragazza, incrociando le braccia. - Eppure
dev’esserci un
motivo per cui ci hanno attaccati … Voglio dire, per
arrivare addirittura a
distorcere lo scorrere del tempo ci vorrebbe una ragione non
indifferente. Non
posso credere che lo abbiano fatto solo per la loro natura crudele!-
Flammar
soggiunse subito:
-
Hai ragione … C’è qualcosa sotto.-
Il
gruppo doveva riprendersi dalla notizia. Georg si sedette in poltrona;
Gustav
gli si appoggiò accanto, in piedi.
-
Roba da matti, questi alieni!- commentò il bassista, mentre
l’amico concordava
con lui con un cenno del capo.
Tom
stava andando verso Romy per esprimere e condividere a sua volta un
parere
sulla vicenda, ma vide Bill avvicinarsi a Holly e aspettò di
sentire cosa
avrebbe detto lui.
-
Posso chiederti una cosa?- domandò il cantante alla
libellula. - Perché parli
degli Alieni come se li conoscessi? Hai avuto modo di incontrarli, per
caso?-
La
domanda suscitò curiosità anche negli altri, che
rimasero a bocca chiusa per
ascoltare.
Holly
disse soltanto:
-
Ho visto quello che fanno. E non è piacevole. Se
c’è una cosa che non tollero è
la violenza e da loro ne ho vista fin troppa!-
-
Sai se però hanno qualche motivo per odiare gli Umanoidi?-
le chiese ancora Bill,
prendendola dolcemente sul suo indice lungo e sottile.
La
piccola parve rifletterci, poi fece:
-
Beh, ho visto violenza in generale … Non so se hanno del
risentimento nei
nostri confronti!-
Romy
capì dove Bill voleva arrivare, ebbe un’intuizione
e si voltò verso Flo per
chiedergli:
-
Flo, sai se in passato gli Alieni sono stati in conflitto con gli
Umanoidi,
anche solo per una sciocchezza? Magari la loro natura maligna li ha
portati a
dar valore a qualcosa che voi avete dato per scontato … -
Il
lampo di un ricordo sfiorò il subconscio del leader, che si
concentrò e cercò
di farsi venire in mente altro.
-
Però, non male come ipotesi!- fece Gustav.
L’attenzione
dell’intero gruppo si focalizzò su Flammar, che
intanto aveva ricordato
qualcosa ed esclamò:
-
Sì!!-
Anche
Holly si fece attenta e si preparò ad ascoltare.
Romy
domandò subito:
-
Davvero??-
Flo
restò immobile per qualche istante, poi si staccò
dal muro e mormorò:
-
C’era un vecchio alieno … Come, come si chiamava?
Hel … Hald … -
La
libellula trasalì e anche lei ricordò
improvvisamente tutto. Scese dal dito di
Bill e gridò un nome:
-
Halidan!-
-
Esatto, Halidan! Brava, era lui.-
-
Chi??- esordirono tutti gli altri.
Flo
cominciò a spiegare:
-
Sono certo che gli umanoidi più anziani si ricordano di lui.
Halidan comandava
un esercito di alieni che attaccò la nostra dimensione tempo
fa … Quanto tempo,
Holly, te lo ricordi?-
-
Vent’anni fa.-
-
Sì, è vero. Ero molto giovane, io, ero
l’erede del leader che ha governato
prima di me … un grand’uomo! Durante il suo
operato gli Umanoidi furono
attaccati dall’esercito di Halidan, ma fortunatamente
riuscimmo a respingere i
nemici. Holly, dimmi se sbaglio … hai combattuto anche tu,
vero?-
L’insetto
ronzò per la stanza, per poi atterrare sulla spalla di Flo.
-
Già, ed è stata in quell’occasione che
scoprii la cattiveria di fondo tipica
degli Alieni.- rispose nel frattempo. - Avevo quasi completamente
rimosso
tutto, ma ora ricordo: fu proprio allora che li vidi nelle loro azioni
più
orribili. Ad ogni modo, dopo la sconfitta, Halidan affrontò
il nostro vecchio
leader in uno scontro diretto proprio qui, in questa stanza
… -
-
Seriamente? Accipicchia, che impressione!- commentò Tom,
guardandosi intorno e
immaginando la scena.
Flammar
continuò con aria più pensierosa di prima:
-
Halidan, però, era un alieno troppo vecchio per reggere lo
scontro e ne uscì
nel peggiore dei modi. Non potrò mai dimenticare
l’episodio che ne seguì …
Riesco ancora a vedere chiaramente nella mia testa la piccola navicella
che
decollava con a bordo quel vecchio pazzo … e la sua frase
inquietante gridata
al vento … Prima o poi subirete la
nostra
più grande vendetta, queste furono le sue parole.-
Holly
sembrò annuire, confermando la versione del leader. Gli
eredi non si erano
persi una virgola. Bill commentò:
-
Che storia! E quindi questo Halidan sarebbe ora tornato per vendicarsi?-
-
Non so … - disse Flammar. - Era messo piuttosto male quando
vent’anni fa se ne
andò ed è impossibile che adesso sia ancora vivo.-
Romy
rifletté:
-
Mmh, forse è meglio tenere comunque a mente questo vecchio
conto in sospeso. In
fondo non abbiamo altro su cui basare la nostra indagine, no?-
La
ragazza trovò l’approvazione di tutto il gruppo.
Il
sole stava tramontando e l’ambiente si stava tingendo di
arancio. Georg si alzò
dalla poltrona e fece notare agli altri quanto fosse tardi:
-
Gente, il tempo è volato! Dobbiamo tornare.-
La
band si avvicinò a Romy, che li avrebbe trasportati a casa.
-
Ci vediamo presto!- fece Tom in segno di congedo.
Holly
li salutò volando intorno alle loro teste, mentre Flo disse:
-
Ciao, ragazzi miei … tenete gli occhi aperti, non si sa mai!-
Mimando
un ok, i cinque giovani svanirono in una nuvola vaporosa.
Con
uno sbuffo, l'autobus aprì le porte.
-
Questa iniziativa delle domeniche a piedi è una trovata
fantastica! Porta solo
dei vantaggi, non pensate anche voi?- fece Romy, salendo prima degli
altri.
-
Parla per te!- ribatté Tom. - Mi si è spezzato il
cuore quando ho realizzato
che dovevo lasciare a casa la mia fedelissima Audi ... -
-
Dai, fratellino, fa bene camminare!- soggiunse Bill, prendendo
velocemente
posto.
Il
cantante diede le spalle al finestrino e vide Gustav sedersi dall'altro
lato
dell'autobus, avendolo proprio di fronte. Oscillando, Georg e Tom si
sistemarono in piedi lì vicino e poggiarono la schiena sui
pali gialli che
servivano per tenersi; intanto il bus ripartì.
Notando
che Romy non si sedeva, Bill le fece segno di mettersi su di lui, come
se la
cosa fosse ovvia. Lei scosse la testa, ma l'altro la fulminò
con lo sguardo.
-
Sono pesante.- disse la ragazza per giustificarsi.
Bill
fissò i compagni come per chiedersi se la sua fidanzata si
fosse
improvvisamente rincitrullita o meno. Con una risata generale, alla
fine Romy
si sedette sulle gambe del ragazzo.
-
Mi hai convinta ...!-
Dopo
che i due ebbero schioccato un rapido bacio sulle labbra, il
chitarrista rise
ancora tra sé e quando il gemello gli chiese spiegazioni con
gli occhi, Tom
fece:
-
Sto pensando che al mondo ci sono eserciti di ragazze che pagherebbero
per
sedersi su di te ... Mi domando a che livelli possano arrivare!-
-
A certi livelli sono già arrivate!!- commentò
Georg. - Dio, quante ne abbiamo
viste ... -
-
Veramente?- disse Romy, incuriosita. - Hanno fatto tutte queste pazzie
per te?-
aggiunse, mettendo le braccia attorno al collo di Bill.
-
Sì, tantissime! E ne hanno fatte di tutti i colori! Ma meno
male che ci sei tu,
ora ... - rispose lui, e la baciò a lungo sulla guancia.
Ad
un certo punto Gustav chiese con aria divertita:
-
Ragazzi, vi ricordate la pantera?-
Gli
altri tre scoppiarono a ridere automaticamente.
-
Come dimenticarsela?? Era la più arrapata di tutte!-
esclamò Tom, reggendosi a
Georg.
-
Pantera?- domandò Romy con perplessità.
Bill
le rispose subito:
-
Era una tipa in cui ci siamo imbattuti anni fa ... Dov'eravamo,
ragazzi, a
Parigi?-
-
Sì, forse era a Parigi ... - fece il fratello. - Ah no, no,
era a Nancy!-
-
Ma che stai dicendo? Era proprio a Parigi, Bill ha ragione!!-
sbottò Gustav.
Romy
scosse il capo e chiese:
-
Si può sapere cosa ha fatto questa qua, per avervi fatto
esaltare così tanto??-
-
Niente, eravamo nell’atrio del palazzetto e stavamo firmando
due autografi
prima di … cos’era, una conferenza stampa?- fece
Bill. - Può darsi. Comunque
sia, una mora dal seno enorme e gli occhi storti si è messa
a gridare e a
correre verso di me. Tu dirai, è normale … -
-
Ro, non puoi immaginarti la faccia di mio fratello quando questa qua ha
iniziato a spogliarsi e mettersi nuda davanti a tutti!!-
esclamò Tom,
scoppiando a ridere.
La
ragazza spalancò gli occhi e la bocca dalla sorpresa, senza
avere il coraggio
di commentare. Georg continuò:
-
Così, in due secondi, lei era già in intimo
davanti a Bill e lo guardava con
un’espressione da orgasmo … io e Tom eravamo
piegati in due dalle risate!-
Il
chitarrista rideva a crepapelle e Bill sogghignava senza dire niente,
mentre
Romy era a dir poco allibita. Fu Gustav a finire il racconto.
-
Sul punto di slacciarsi il reggiseno, la ragazza ha detto
“Bill, vieni dalla
tua panterona!” e lui ha lanciato un grido di stupore
… Siano ringraziati quei
bestioni della security che l’hanno fatta uscire!-
A
quel punto, Romy si girò verso il fidanzato e lo
guardò male.
-
Che c’è??- fece lui. - Non è colpa mia!
Non sarai gelosa?!-
L’altra
mugugnò e gli si accoccolò addosso senza
rispondere, schioccandogli poi un
tenero bacio sul collo.
-
Se dovesse succedere ancora, mi vedrai costretta ad intervenire!!- fece
infine,
con un sorriso da parte di tutti.
Bill
la accarezzò delicatamente sulla guancia e stava per dirle
qualcosa di
altrettanto dolce, ma si fermò quando notò
qualcosa di strano: i vetri si
stavano appannando ad una velocità supersonica.
Tom
si guardò intorno e si chiese:
-
Ma che diavolo …?-
Ben
presto non si poté più vedere nulla di
ciò che era all’esterno, poiché tutti i
vetri erano coperti da uno spesso strato di vapore acqueo.
Cominciò a far caldo
e i ragazzi si accorsero anche che l’autobus era fermo con il
motore acceso da
un po’ troppo tempo per trattarsi di un semplice semaforo
rosso.
Una
strana sensazione percosse i cinque amici, che si guardarono con
sospetto. Cosa
stava succedendo?
*
|
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Capitolo 4 *** Stranezze e guai in vista ***
Quarto capitolo
Stranezze
e guai in vista
Capirono
tutti subito che fenomeni del genere potevano accadere solo se
c’erano di mezzo
gli Umanoidi o, viste le recenti circostanze, gli Alieni. Faceva sempre
più
caldo nell’autobus e tutti gli altri passeggeri sembravano
essersi dissolti
nell’aria.
-
Non mi piace. La cosa non mi piace!- fece Bill, guardandosi intorno.
Gustav
cercò di togliere un po’ di vapore dai vetri,
senza successo, poi aggiunse:
-
Si soffoca, accidenti!-
In
poco tempo i cinque amici furono tutti in piedi, allarmati. Romy, in
particolare, iniziò ad innervosirsi.
-
Odio doverlo dire, ma nemmeno Holly si fa viva in un modo
così drastico.-
disse. - Qualcosa non va!-
Non
appena terminò la frase, un brusco rumore li fece
sobbalzare. Era molto simile
al rumore del vetro rotto, ma molto più soffocato. Poteva
far pensare alla
formazione di una crepa nel ghiaccio.
-
Romy, guarda!- esclamò Tom, prendendola per un braccio ed
indicando un
finestrino.
Era
apparsa appunto una crepa, enorme e ben visibile. Subito se ne
susseguirono
altre: guardandosi intorno, spaventati, i ragazzi videro i vetri
rompersi uno
dopo l’altro; le crepe apparivano come niente,
finché all’improvviso tutti i
finestrini si frantumarono all’unisono. Schegge di vetro
volarono fuori e dentro
l’autobus, cadendo per terra.
Tutti
trasalirono e si fecero un po’ più vicini gli uni
agli altri, timorosi. Bill e
Romy si presero per mano, dandosi coraggio a vicenda. Un rivolo di
sudore
scivolò giù dalle loro tempie; faceva sempre
più caldo. Ad un tratto, la
ragazza strabuzzò gli occhi. Si abbassò e
fissò lo sguardo a terra. I Tokio
Hotel la imitarono e poterono vedere anch’essi che cosa stava
accadendo.
Rimasero sbalorditi.
Un
grosso pezzo di vetro stava subendo una curiosa trasformazione. I suoi
angoli
si stavano arrotondando, come se quel frammento fosse fatto di
plastilina e una
mano invisibile lo stesse modellando. Man mano che quello strano
processo
andava avanti, i giovani si resero conto che non si stava modellando.
Si stava
fondendo.
Vetro
fuso, ecco il nome che avrebbero dato a ciò cui stavano
assistendo. In pochi
attimi quel pezzo di vetro non c’era più; al suo
posto una sostanza trasparente
e densa si allargava per terra.
-
Si è … si è sciolto!-
mormorò Bill a stento.
Romy
reagì, scuotendo il capo e uscendo dallo stato di trance in
cui sembrava essere
caduta dallo sgomento. Tese le mani verso quella macchia e
inumidì le dita,
accorgendosi che quel liquido era bollente. Stranita, lo
osservò colare intorno
ai polpastrelli.
Georg
le mise una mano sulla spalla e domandò, preoccupato:
-
Che facciamo, Ro?-
Temendo
che il vetro sciolto si solidificasse di nuovo a contatto con le sue
mani
fredde, ordinò:
-
Statemi vicino. Andiamo da Flo!-
-
Adesso??- fece Tom.
-
Sì, dobbiamo fare presto!- sbottò lei. -
Aiutatemi a concentrarmi … -
Tutti
e quattro la avvolsero in un lieve abbraccio e Romy strizzò
gli occhi, facendo
fluire la sua energia verso il petto, dove si trovava il ciondolo che
serviva
per il viaggio interdimensionale. Presto cominciò a
lampeggiare e la ragazza
annunciò:
-
Si parte!-
In
breve tempo, anche se il calore esterno non era d’aiuto, i
cinque eredi si
lasciarono portar via dal vapore creato da Romy, verso la dimensione
umanoide.
Holly
volò verso Flammar non appena fu chiamata. Senza dire nulla
– come tutti era
nervosa e desiderosa di conoscere l’esito
dell’analisi – si appoggiò vicino al
vetrino posto sotto al microscopio a cui stava lavorando il leader,
vestito in
camice bianco. Con le sue minuscole zampe, la libellula sparse meglio
quella
sostanza gelatinosa in modo che fossero più visibili le sue
cellule sotto la
luce dello strumento scientifico.
-
Grazie.- rispose Flo, tornando a guardare nel microscopio.
Holly
ronzò via ed uscì dal laboratorio chimico del
palazzo.
Fuori,
gli eredi aspettavano delle risposte. Bill e Georg erano seduti in
poltrona nel
corridoio, Tom e Romy erano appoggiati al muro accanto alla porta
aperta,
Gustav guardava fuori dalla finestra. Regnava un silenzio pesante. Chi
si
mordeva le unghie, chi teneva le braccia raccolte attorno al petto, chi
teneva
gli occhi fissi nel vuoto.
Quando
la libellula tornò tra i ragazzi, essa si diresse verso
Romy, che la accolse
sopra una delle sue dita. Tom cominciò a passeggiare avanti
e indietro con un
sospiro, mentre gli altri cambiarono leggermente posizione.
L’attesa si stava
prolungando parecchio.
Finalmente
Flammar si separò dal microscopio. Bill, che lo vedeva da
fuori, si drizzò
sulla schiena. Gli amici si voltarono verso di lui per capire cosa
stesse
succedendo e quando il ragazzo si alzò in piedi fu chiaro
che Flo stava
arrivando. Quando il leader si fermò sulla soglia del
laboratorio, tutti si
radunarono attorno a lui.
-
Ho cercato ogni traccia di irregolarità … ma
nulla. Quel pezzo di vetro ha
subìto un normalissimo processo di liquefazione.-
Bill
lo guardò storto:
-
A me non sembra normale!-
-
Si può fare, invece.- spiegò Flo. - Il vetro
può subire una reazione del
genere, ma a temperature veramente basse, vicine al cosiddetto zero
assoluto.-
-
Ma se dentro l’autobus faceva un caldo infernale!-
esclamò Tom.
Flammar
si affrettò a chiarire:
-
Lo so, infatti non ho detto che fosse davvero tutto regolare.
Ciò che mi
stupisce è che abbiate visto un pezzo di vetro sciogliersi
ad una banale
temperatura di circa 40 gradi, mentre normalmente il vetro
può liquefarsi solo a
temperature bassissime, appunto, oppure ad una temperatura di fusione
intorno
ai 2000 gradi.-
I
cinque giovani si scambiarono occhiate piene di perplessità.
Non avevano mai
sentito niente di più strano! Romy osservò:
-
Se è davvero così, chissà a quali
altre stramberie ci ritroveremo ad
assistere!-
I
ragazzi non riuscirono ad immaginarsi niente di altrettanto strano.
Davvero era
possibile ritrovarsi davanti a qualcosa di simile o qualcosa di ancora
più
insolito? Se lo chiesero in silenzio. Nel frattempo, Holly fece:
-
Ditemi, secondo voi c’è lo zampino degli Alieni?-
Nessuno
ebbe la tranquillità e la spontaneità di
rispondere subito. Era un argomento
delicato che non andava per nulla al mondo sottovalutato.
-
Non è da escludere.- disse poi Georg, mentre Tom annuiva.
Bill
aggiunse poi:
-
Non mi stupirei se fosse opera loro. Ho uno strano presentimento
… -
-
Anch’io.- mormorò Romy, pensierosa. - Sta per
succedere un gran bel casino, lo
sento. Qualcosa mi dice che li incontreremo prima di accorgercene.-
Qualche
giorno dopo pioveva a dirotto e faceva freddo in entrambe le
dimensioni. Mentre
Flammar e Holly erano chiusi al caldo e riflettevano sugli ultimi
avvenimenti,
Romy e i ragazzi erano al riparo dentro un bar del centro, sorpresi da
quell’improvviso acquazzone estivo durante la loro
passeggiata.
-
Sta arrivando Michelle!- fece lei, leggendo un messaggino sul cellulare
appena
arrivato.
Tom
esclamò, appoggiando la schiena al muro:
-
Sul serio? Grande!!-
Gli
altri lo guardarono sull’orlo di una risata.
L’aveva detto con un tale
entusiasmo …
-
Che c’è?- domandò poi lui, stranito.
Cominciarono
tutti a sghignazzare, senza sapere precisamente il motivo.
-
Che avete da ridere??- continuò Tom. - Non si può
essere contenti?-
Romy
disse, gesticolando:
-
No, è che sembrava chissà cosa …
cioè … no, niente.-
Bill,
al suo fianco, ricominciò a ridere più piano, ma
sempre con gusto. Tom iniziava
a perdere la pazienza:
-
Dai, adesso ditemi perché ridevate!-
-
Ma nulla, è che sembravi così preso
…!- rispose finalmente Gustav.
A
quel punto Tom capì. Da come si era mostrato felice di
incontrare Michelle, era
quasi parso che lei gli piacesse. Così lanciò uno
sguardo all’amico per fargli
capire che era stupito della sciocchezza che aveva appena detto. Anche
gli
altri capirono e conclusero la questione con un’altra risata.
Dopo
poco tempo, nel bar entrò la ragazza che stavano aspettando:
Michelle, la
migliore amica di Romy. Prima di raggiungere il gruppo, si
scrollò di dosso un
po’ di pioggia dall’impermeabile e si
sistemò i lunghi capelli biondi in modo
che l’umidità non li rovinasse troppo. Non portava
più gli occhiali; da qualche
mese era passata alle lenti a contatto, mettendo così in
risalto lo splendore
dei suoi occhi blu.
I
ragazzi la videro da lontano e le fecero segno di avvicinarsi.
Sorridendo,
Michelle obbedì.
-
Certo che il tempo è veramente pessimo … peggiora
a vista d’occhio!- esordì
lei, togliendosi l’impermeabile.
Romy
si alzò subito per salutarla con i due soliti baci sulle
guance.
-
Come stai, Michi?- chiese poi. - Spero che tu non abbia preso troppa
pioggia!-
-
Tranquilla, sto bene.-
Sedendosi
in mezzo a loro, la ragazza iniziò a parlare
dell’estate e del meteo. Era ormai
diventata un’amica stabile di tutti, senza ovviamente
attenuare il suo ottimo
ed eterno rapporto con Romy. Tuttavia, la presenza di Michi
determinò una
svolta quel giorno. L’atmosfera era inaspettatamente
cambiata. Il motivo era
evidente: Michelle era generosamente scollata.
Inutile
dire che Tom e Georg le puntarono gli occhi addosso, seguiti poco dopo
da
Gustav. Romy li notò e la prima cosa a cui pensò
fu assicurarsi che il suo
ragazzo non facesse lo stesso.
Non
se n’era ancora accorta, ma era gelosissima.
Con
la coda dell’occhio controllò lo sguardo di Bill.
Scampato pericolo: il moro
guardava la bionda in viso, annuendo e facendo capire che stava
seguendo il
discorso. Per sentirsi ancora più tranquilla, Romy gli
strinse forte una mano.
Fu ricambiata e tirò un sospiro di sollievo.
-
Io ve l’avevo detto, di guardare le previsioni prima di
uscire. Vi avevo
avvertito!- stava dicendo Michelle.
Georg
ribatté, facendo saltare gli occhi dal viso al seno
dell’amica:
-
Ci siamo informati, ma questo temporale è stato
così improvviso!-
-
Ha ragione.- confermò Tom, senza preoccuparsi di nascondere
il suo sguardo
indiscreto.
-
Tom, dove stai guardando??- lo stuzzicò Romy.
Il
ragazzo si drizzò sulla schiena e spalancò gli
occhi, balbettando:
-
Eh? Cosa-che cosa?-
Michelle
capì ed incrociò le braccia sul tavolo per
coprire parzialmente la visuale,
ridendo. Anche gli altri le fecero eco, mentre Tom si grattava la nuca
con
imbarazzo.
-
A parte gli scherzi … - fece poi Gustav verso la bionda. -
Perché ti sei
vestita così?-
-
Oh beh, più tardi ho un colloquio di lavoro e …
volevo assicurarmi che andasse
bene!- rispose lei, maliziosa.
Romy
la incenerì con lo sguardo:
-
Michi, mi meraviglio di te! Credevo che fossi più sensibile
su certe
questioni!-
L’amica
si difese subito.
-
Sì, so bene che cosa intendi … ma in questi tempi
così incerti forse è meglio
ricorrere a questi sistemi. Se è l’unica
possibilità che ho per avere un lavoro
…!-
In
un brusio generale, i ragazzi diedero la loro approvazione e le due
ragazze
ridacchiarono.
Tuttavia,
Romy smise quasi immediatamente di ridere e divenne seria
all’improvviso: Bill aveva
posato gli occhi dove non doveva.
Andando
avanti con il discorso, il moro continuava a fissare il seno di
Michelle, con
grande disappunto della sua fidanzata, la quale si morse il labbro
inferiore e
con gli occhi confrontò il petto dell’amica con il
suo. Non c’era molta
differenza, ma Michelle era da sempre messa un po’ meglio di
lei.
Preoccupatissima,
Romy strinse più forte la mano di Bill, senza successo. La
situazione non
cambiava e la mora cominciò ad innervosirsi. Che gli altri
guardassero la sua
amica, ci stava, ma Bill doveva avere occhi solo per lei. E se avesse
perso
interesse? E se Bill si stesse stufando di stare con lei? Era
l’inizio di una
crisi di coppia? Il solo pensiero la fece andare nel panico.
-
Vado in bagno.- sussurrò, alzandosi.
Bill
la seguì con lo sguardo, sentendo che
nell’andarsene e nel mollargli la mano
era stata un po’ brusca. Non ci diede troppo peso e
tornò a parlare con gli
amici.
Michelle,
invece, vide che la sua amica era pallida e la sua fronte era corrugata
in una
smorfia di sofferenza. Intuì che qualcosa non andava e
sentenziò:
-
Ragazzi, io la seguo.-
Quando
raggiunse Romy in bagno, la trovò appoggiata ad una parete
intenta a ricacciare
indietro delle lacrime ormai evidenti.
-
Ehi … che cosa succede?- chiese, avvicinandosi stupita.
L’altra
ribatté di colpo:
-
Perché ti sei vestita così?? Hai visto come ti
guardava?-
La
bionda non riusciva a capire. Davvero se l’era presa per una
semplice
scollatura? No, doveva esserci sotto qualcos’altro. Mentre la
mora continuava
ad asciugarsi le lacrime, intuì che parlava di Bill e
comprese: Romy era
gelosa.
-
Se vuoi mi copro, Ro, non c’è problema
… - mormorò, prendendola per le spalle e
accarezzandogliele.
La
mora scosse la testa.
-
Figurati, tu sei libera di vestirti come vuoi!- disse con voce
strozzata. - E’
lui che … Oddio, Michelle, pensi che non gli piaccia
più?-
L’amica
fissò gli occhi rossi e umidi di Romy, pensando che non
l’aveva mai vista in
quello stato. Quella situazione aveva dell’infantile.
-
Romy, perché parli così? E’ sensibile a
questo genere di cose, come tutti i maschi.
Credimi, quando ti guarda glielo si legge in faccia: ti ama da morire!-
fece
Michelle con fermezza, tentando di convincerla.
Sembrava
così difficile, però. In fondo Romy sapeva che la
sua amica bionda aveva
ragione, ma inevitabilmente le tornava in testa lo sguardo assorto di
Bill,
puntato sul petto di Michi. La paura di perdere la persona che amava si
faceva
sempre più forte e la ragazza non riusciva proprio a
calmarsi. Non disse nulla
e lasciò che Michelle le massaggiasse le braccia in modo da
tranquillizzarsi
almeno un po’.
Al
bar, nel frattempo, si erano accorti che qualcosa non andava.
-
Credo che Romy non stia bene … - fece Tom, particolarmente
serio.
Il
fratello non ne sembrò convinto:
-
Lo pensi davvero?-
-
Bill, come fai a non accorgertene?- chiese l’altro. - Non
aveva una bella
espressione quando se n’è andata.-
Il
moro si impensierì. Possibile che se Romy stava male non
l’avesse minimamente
notato? E se fosse qualcosa di grave?
-
Ragazzi, io vado a vedere … -
Con
questa frase, Bill volò verso il bagno. Non gli piaceva
essere all’oscuro dei
problemi di Romy.
Quando
la vide piangere, si immobilizzò sul posto. Lei lo
guardò con gli occhi velati
di lacrime e gli lanciò un’occhiataccia. Temendo
già che la causa del suo male
fosse proprio lui, Bill domandò:
-
Ro, amore mio, che cos’hai??-
La
ragazza si divincolò dall’abbraccio di Michelle e
fece per uscire, esclamando:
-
Lo sapevo, sei troppo stupido per capire!-
Michi
e Bill ci rimasero con un palmo di naso. Mentre Romy lasciava il bagno
senza
guardare in faccia a nessuno, entrambi ebbero la terribile sensazione
che di lì
a pochi istanti si sarebbe scatenata una vera e propria battaglia.
Una
battaglia d’amore, una delle solite che ogni tanto i due
giovani innamorati si
ritrovavano a fronteggiare. Tuttavia, questa volta avrebbe avuto un
esito
diverso. Tutti se lo sentivano.
*
|
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Capitolo 5 *** Battaglie perse ***
Quinto capitolo
Battaglie
perse
Bill
sospirò pesantemente. Vedersela con Romy non era mai facile.
Si voltò verso
Michelle con ansia, cercando una parola o uno sguardo di conforto, ma
lei gli
disse solo, preoccupata:
-
Si mette male … -
Bill
non attese oltre ed uscì dal bagno, trovando la fidanzata
lì fuori. Non appena
lo vide, Romy si allontanò a passo di carica verso il tavolo
con gli altri.
-
Romy dai, fermati!- esclamò il ragazzo, seguendola e
tendendole un braccio.
Quando
i due furono ormai arrivati, la ragazza si fermò e si
girò.
Lo
fissò malissimo. I suoi occhi verde smeraldo luccicavano di
un’ira inquietante
e quasi demoniaca. Il moro ne fu talmente spaventato che non ebbe il
coraggio
di parlare.
-
Ti ho visto, sai?- sibilò Romy. - Ho visto dove guardavi!-
Non
capendo ancora quale fosse effettivamente il problema, Bill si
voltò nuovamente
verso Michi, che era giunta alle loro spalle in quel momento. Non disse
nulla,
ma si schiarì la gola e si tirò un po’
su il collo della maglietta timidamente.
Solo allora il ragazzo capì.
In
effetti non era stato carino. La prima cosa che Bill pensò
di fare fu scusarsi,
pur di risolvere in fretta la faccenda e tranquillizzare Romy.
-
Scusa … - mormorò, impacciato. - Non pensavo che
ti arrabbiassi così … -
L’espressione
di lei non cambiò nemmeno di una virgola. Anzi, pareva che
non avesse sentito.
Con voce ferma fece:
-
Io ero lì, Bill, vicino a te. E tu non ti sei curato
minimamente di controllare
il tuo comportamento.-
Intimidito
da quegli occhi così inaspettatamente cattivi, lui si
scusò ancora:
-
Non ci ho pensato, mi dispiace … Anche se in fondo non mi
sembra una cosa tanto
grave.-
O
era Bill a non rendersi conto dell’importanza di quel gesto,
o era davvero
stato qualcosa di innocente a cui Romy stava attribuendo un valore
eccessivo.
Nessuno dei due era ancora veramente riuscito a comprendere quale delle
due
alternative fosse quella giusta; ad ogni modo, Romy sbarrò
gli occhi dallo
stupore.
-
Cioè, dai … - tentò di dire il
ragazzo. - Può capitare a chiunque di distrarsi
un attimo! Potresti constatarlo anche tu.-
In
Bill si fece strada l’idea che non bisognava dimenticarsi
come effettivamente
stavano le cose. Non ritenne giusto assumersi una colpa completa solo
per
accontentare la sua ragazza, né umiliarsi inutilmente e in
modo esagerato,
secondo lui.
Per
Romy, invece, era tutta un’altra cosa. Con voce acuta,
esclamò:
-
Che cosa?? Bill, tu la stavi guardando con degli occhi assurdi, mentre
io … io
ero lì accanto a te! Ti ho anche stretto una mano, ma non ti
sei accorto di
me!-
Lui
tentò ancora una volta di farla ragionare:
-
Ma cosa credi, che lo abbia fatto apposta? Ti ho detto che
può capitare!-
-
Ecco, come al solito non hai capito niente!!-
Con
queste parole, Romy afferrò la felpa appesa alla sedia e
senza degnare nessuno
di un’occhiata si precipitò verso
l’uscita. Bill la seguì senza esitazione, ben
deciso a risolvere la questione. Che cosa le stava succedendo?
Possibile che
fosse davvero arrabbiata per una sciocchezza?
Ma,
in fondo, era davvero una sciocchezza?
-
Romy, aspetta!- fece Bill, confuso.
Tom,
Gustav, Georg e Michelle avevano visto e sentito tutto. Non erano per
nulla
tranquilli. Oltre a loro, diversi curiosi del bar erano ammutoliti
assistendo
al litigio.
Un
istante dopo, Bill bloccò Romy davanti alla porta
d’uscita.
-
Di cosa diamine stai parlando??- domandò.
Lei
era irriconoscibile. Non si era mai vista così infuriata.
Avrebbe fatto paura a
chiunque, con quel suo sguardo così acceso, così
violento.
-
Non mi hai mai capita, Bill.- sbottò. - Mai! Io ti invio dei
segnali ben
precisi, che puntualmente tu non ricevi. Possibile che tu sia
così ottuso da
non capire, per esempio, che sono gelosa??-
Il
ragazzo sentì l’immediata necessità di
reagire d’impulso. Come poteva essere
accusato di una cosa simile?
-
Ehi! Avresti potuto dirmelo con tranquillità e mi sarei
subito controllato! Che
bisogno c’era di essere così enigmatica??-
Senza
volerlo, Bill stava lasciando che crescesse la rabbia di Romy.
Quest’ultima
ribatté:
-
Enigmatica io?? Il mio messaggio era chiarissimo, sei tu che non ci sei
arrivato!-
-
Sì, certo, come no … - ironizzò lui. -
E poi scusa, non ti sembra di
esagerare?-
La
mora sbarrò ancora gli occhi. All’esagerazione non
ci aveva proprio pensato.
Anzi: tutto quel disagio, quel fastidio che la percuoteva
già da un bel po’
sembrava essere così doloroso da non essere mai abbastanza.
A Romy sembrava di
essere di tutto, fuorché esagerata.
-
Cosa?- mormorò, assottigliando gli occhi.
Il
ragazzo proseguì, sempre più sicuro di
sé:
-
Ti capirei se mi fossi comportato proprio da cascamorto … ma
ora si tratta di
un semplice sguardo indiscreto. Non c’è motivo di
ingelosirsi tanto!-
Non
capendo bene il perché, Romy si sentì trafitta da
mille aghi. Ebbe
l’impressione di non essere compresa; addirittura si sentiva
come se lui lo
facesse apposta ad andarle contro.
Aveva
la mente annebbiata e non sapeva di preciso se stesse avendo ragione o
torto,
né quale fosse la vera causa del suo malessere. Avvertiva
solo il bisogno di
reagire e dare la colpa alla prima cosa, alla prima persona che aveva
davanti:
Bill.
Ironicamente,
la ragazza disse:
-
Sì. Sì, come dici tu.-
Con
un colpo secco, aprì la porta e tirò su il
cappuccio della felpa, uscendo in
strada.
“Ma
è matta?” pensò l’altro,
preoccupato.
La
seguì e i due si ritrovarono sotto la pioggia che intanto si
era fatta ancora
più forte. Tentando di fermarla in modo definitivo, Bill
sbraitò:
-
Ro, si può sapere cosa ti prende??-
Lei
trasalì e si girò di scatto. Si
concentrò sulla pioggia che le batteva in testa
e sembrava perforarle il cranio, poi si focalizzò
sull’espressione del ragazzo,
a metà fra rabbia e disperazione. Era fermo immobile con i
pugni chiusi e le
braccia distese lungo i fianchi. Era giunto al limite.
-
Non ti riconosco più!- aggiunse.
Romy
non replicò. Rimase a guardarlo, respirando a fondo e
cercando di non
ricominciare a piangere. Iniziava a non sentire più
l’acqua che la bagnava con
rapidità; c’era qualcos’altro di
più importante a cui pensare.
La
sua storia con Bill, per esempio.
-
Avanti, qual è il vero problema?- chiese il ragazzo,
allargando le mani con
esasperazione. - Cos’è cambiato?-
Già,
cos’era cambiato? Ed era davvero cambiato qualcosa?
Romy
arrivò persino a domandarsi se lo amasse ancora o no. Di
sicuro provava
qualcosa, ma non capiva se era qualcosa di veramente diverso o
semplicemente
meno intenso. Purtroppo non riuscì ad elaborare un pensiero
preciso, era troppo
nervosa e stanca di pensare. Nella sua testa regnava la confusione.
-
… Non lo so. Credimi, non lo so.-
Fu
solo questo, ciò che disse. Si chiuse in se stessa,
incrociando le braccia
attorno al petto e spostando lo sguardo di lato per non cedere a quello
di
Bill. Ripensò al suo sfogo rabbioso di qualche attimo prima
e, per non lasciare
il ragazzo proprio senza spiegazioni, proseguì:
-
So solo che detesto l’idea che tu guardi le altre. Non
sopporto l’idea di
perderti.-
Bill
fu sorpreso. Aveva sempre sentito il bisogno di rispondere a Romy con
la stessa
violenza, ma in quell’attimo capì che non era
quella la soluzione. Lei voleva
solamente sentirsi sufficientemente amata.
Il
moro le si avvicinò e le prese il viso tra le mani.
-
Amore, io ti amo e non ho mai smesso di amarti così
intensamente fin dal primo
giorno. Per me non è mai cambiato nulla.- le disse
dolcemente, dandole la
garanzia che forse desiderava.
Romy
lo fissò negli occhi per un istante, poi distolse di nuovo
lo sguardo. Aveva
sentito ed apprezzato quelle parole, ma inspiegabilmente la fastidiosa
sensazione che provava era sempre la stessa.
Con
profonda inquietudine, la ragazza gli sussurrò:
-
Per me sì, forse.-
Come
un fulmine attraverso quella tempesta estiva, Bill avvertì
come una lama
trafiggergli il cuore. Era deluso. Se veramente per lei era cambiato
qualcosa,
voleva dire che non lo amava più. Ma perché? Non
poteva essere colpa sua. No,
la causa era dentro Romy e dentro la sua mente incasinata, troppo
incasinata
per lui.
-
Davvero?- fece Bill con un filo di voce.
Lasciò
cadere le mani dal viso della ragazza. Era arrivato ad un punto in cui
neanche
lui ci capiva un accidente. Era svanita la complicità che lo
aveva sempre
legato a lei e di questo ne fu amareggiato.
Che
cos’era successo? Non poteva essere vero. O magari
sì, quel dolore era fin
troppo vero.
Weck mich auf aus diesem Traum
…
Svegliami
da questo sogno …
La
guardò storto e, facendo per tornare dentro, le disse:
-
Pensaci su, allora. Magari alla fine riesci ad essere più
chiara e forse, ma
dico forse, ti capirò.-
Aveva
parlato con un’ironia tagliente che subito fece male a Romy.
Com’era possibile?
La stava abbandonando? Vedendo che Bill aveva intenzione di tornare nel
bar, la
giovane si sentì persa. Presto quell’ulteriore
sofferenza si trasformò in
rabbia.
-
Credevo che mi venissi incontro!!- urlò lei, senza
più opporre resistenza alle
lacrime che premevano per uscire.
La
situazione era tremendamente insopportabile. Non riusciva
più a stare lì, ad
avere Bill di fronte. Non riusciva più a subire quelle
pungenti gocce di
pioggia che pesavano sulla schiena come macigni. Non riusciva
più a gestire i
suoi pensieri agitati e i suoi sentimenti altrettanto aggressivi.
Corse via.
Lass mich los, lass mich hier raus
…
Lasciami,
lasciami qui fuori …
In
quel momento un tuono rimbombò tutt’intorno,
immediatamente seguito da un
lampo. Bill si voltò e non la vide più.
“Dannazione,
che cosa ho fatto??”
Si
pentì di averle risposto in quel modo. Non doveva
dimenticare che lei era la
sua Romy, la amava alla follia e doveva dimostrarglielo sempre. Non
doveva
restare lì e lasciare che il loro rapporto degenerasse.
-
Romy, aspetta!-
Incurante
della pioggia battente, il ragazzo iniziò a correre per
raggiungerla.
-
Torna indietro, parliamone!-
Lei
era già lontana ed apparentemente irraggiungibile, ma lui
non demorse. Corse
ancora e ancora, ma le forze lo abbandonarono presto. Romy era
già sparita nel
temporale. Lontana da lui.
-
Non volevo che andasse a finire così … -
mormorò a se stesso.
Una
lacrima si mescolò all’acqua piovana che
già gli bagnava il viso. Bill scoppiò
a piangere in silenzio, lasciandosi andare alla sua debolezza fisica e
permettendo al frastuono della pioggia di pervaderlo interamente.
Entrambi
avevano perso la loro battaglia d’amore ed erano sprofondati
in un abisso
spaventoso, quello della mancanza di una parte di se stessi. Mai
avrebbero
immaginato un giorno di sentirsi così male per amore.
Bill
si era lasciato sfuggire dalle mani l’amore della sua vita
per qualcosa che
sembrava senza valore, ma che in realtà finì per
ferire tutti e due. Continuava
a pensare al fatto che non aveva mai recepito i segnali e le esigenze
della sua
anima gemella e pian piano si convinse di essere stato davvero stupido
a non
farlo.
Romy
era pervasa dal dolore e dal caos mentale. Tentò di placare
tutto ciò correndo
a perdifiato e pensando solo alla fatica, ma il corpo la
abbandonò in poco
tempo e lei dovette appoggiarsi ad un muro per respirare e riprendersi
fisicamente.
Nella
sua testa si erano velocemente accumulate troppe cose. Come un flash,
rivide il
giorno in cui non si era sentita capita dal suo ragazzo al centro
commerciale:
non era stata l’unica volta e al pensiero di non avere al suo
fianco qualcuno
che la comprendesse a pieno, Romy fu travolta dalla tristezza. In
più si era
sentita peggio quando aveva visto Bill che posava gli occhi su
un’altra. Era
inevitabilmente scattata la perdita di autostima e la paura di non
essere
abbastanza per il ragazzo che amava. Queste brutte sensazioni erano
entrate in
collisione, si erano tramutate in collera e Romy aveva perso il
controllo. Non
potendo più gestire la situazione, si era arrabbiata ancora
di più ed era
arrivata a dubitare completamente di Bill.
Sfortunatamente
lei non era lucida in modo sufficiente per calmarsi e accorgersi di
tutto
questo. Provava troppe emozioni sgradevoli tutte insieme. Doveva
restare sola.
Il
suo pianto esplose ancora di più e Romy si
accasciò sull’asfalto in mezzo
all’acqua senza speranza di smettere di piangere.
Aveva
un immenso bisogno di amore. Un amore sentito, un amore capace di
scaldarle il
cuore.
L’amore
di Bill … ma Bill era lontano e Romy non aveva la forza per
tornare indietro.
Alien
sucht Liebe … deine Liebe.
Alieno
cerca amore … il tuo amore.
*
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Capitolo 6 *** L'attacco degli Alieni ***
Sesto capitolo
L’attacco
degli Alieni
A
Romy piaceva incantarsi su quella luce ipnotica, quella del tramonto.
Adorava
farsi venire il bruciore agli occhi, fissando la linea delle montagne
dietro la
quale il sole scompariva. Le permetteva di annebbiare la mente e
rilassarsi, in
completa assenza di pensieri.
Quando
il sole era ormai interamente oltre l’orizzonte, la giovane
sospirò. Era più
forte di lei, non riusciva a smettere di pensare al suo violento
litigio con
Bill. Non era facile riuscire a stare calma e serena con quei
tormentati e
onnipresenti ricordi.
Inaspettatamente
iniziò a sudare, nonostante tirasse una gradevole brezza
fresca. Romy spostò lo
sguardo sul pavimento del balcone su cui era seduta e vide le linee
delle
piastrelle che si erano modificate formando il simbolo dei TH. Sembrava
un’illusione
ottica. Capì subito che Holly era in arrivo.
-
Ciao, Ro!- salutò la libellula d’oro, comparendo
sulla spalla della ragazza in
una nube di vapore.
L’altra
girò la testa per guardarla e con un lieve sorriso fece:
-
Ciao, Holly.-
Romy
sospirò nuovamente e dall’insolito silenzio della
piccola amica intuì che
doveva aver saputo tutto.
-
Mi hanno raccontato.- disse infatti Holly con tono triste. -
Com’è potuto
succedere?-
La
ragazza appoggiò la testa alle sbarre della balaustra.
-
Non lo so e non ho più la forza di pensarci.-
Per
evitare altri danni, l’insetto capì che la cosa
migliore era abbandonare
temporaneamente l’argomento. Dopodiché fece:
-
Flammar ci ha tutti invitati a vedere la prossima gara di motociclismo
del
campionato. È un periodo teso e ritiene che sia giusto
fermarsi un po’ e
divertirsi. Ho già avvisato i ragazzi.-
Romy
annuì. Sapeva che ci sarebbero stati gli altri, tra cui
Bill. Sapeva che si
sarebbero ignorati. Sapeva che Holly le stava leggendo nel pensiero e
che era
al corrente di tutto quanto.
-
Dai, ci sarò.- sorrise infine.
Era
pazzesco come quelle moto sfrecciassero sull’asfalto.
Sembravano avere un alone
di magia intorno che le rendeva quasi irreali. Erano velocissime, tanto
che era
difficile seguirle tutte con gli occhi.
-
Forza, forza!- esclamò Holly per la ventesima volta,
ronzando con eccitazione
vicino al gruppo.
Gli
spalti del gigantesco circuito erano gremiti di folla e si potevano
distinguere
benissimo le varie tifoserie, tutte accanite e instancabili. Nonostante
il caos,
c’era un’atmosfera piacevole di festa tipica dello
sport. Romy si era sentita
subito a suo agio, non appena era entrata.
Tom
prese per il braccio Georg e commentò:
-
Guarda quello, amico! Guarda come corre!-
-
Hai ragione, è così rapido … -
Al
momento di un sorpasso, la curva presso la quale i Tokio Hotel e gli
altri
erano seduti si scatenò e tutti si alzarono in piedi. Romy
fece un grido di
entusiasmo e batté le mani, imitata da Flammar, mentre gli
altri esultarono più
rumorosamente.
-
Spero che tu ti stia divertendo!- disse il leader alla sua erede
prediletta. -
Me lo confermi?-
-
Sì Flo, questa è davvero una bellissima gara!-
rispose lei.
Lui
le si avvicinò per non farsi sentire troppo, poi aggiunse:
-
L’ho fatto soprattutto per te. Ho saputo di quello che
è successo tra te e Bill
… e mi dispiace moltissimo. Mi auguro di essere riuscito a
farti stare un po’
meglio ora!-
Romy
gli sorrise con riconoscenza.
-
Apprezzo tanto il tuo gesto … - fece. - Grazie infinite!-
Sollevato,
Flammar tornò a seguire i movimenti dei motociclisti
umanoidi. Intanto la
ragazza cercava di farsi prendere dall’euforia della
competizione, pur di non
pensare al suo grande dispiacere, con il quale non era facile convivere.
Per
puro caso, lei incrociò lo sguardo di Bill. I due lo
distolsero immediatamente,
ignorandosi. Non si erano ancora calmate sufficientemente le acque,
anche se
entrambi speravano che sarebbe accaduto presto.
La
gara procedeva con la grande esultanza dei tifosi. I motociclisti
sfrecciavano
sulla pista avvolti nella caratteristica tuta colorata della loro
squadra,
sopra delle moto incredibilmente possenti. Il favorito era in testa ed
era in
piena curva, concentratissimo … ma all’improvviso
uno strano individuo gli
saltò sulla moto.
Ciò
che l’umanoide vide fu soltanto un casco nero e un corpo
mingherlino dentro una
tuta bianca. Sorpreso, il motociclista rallentò e
cercò di spingere giù
l’ospite indesiderato, ma quest’ultimo aveva anche
una pistola in mano, con la
quale colpì quasi subito la moto all’altezza del
motore.
Si
stavano già alzando dei brusii di disappunto provenienti
dagli spalti, quando
il veicolo esplose e fu sbalzato fuori pista in una nuvola di fumo
grigio.
-
Che diavolo sta succedendo??- esclamò Flammar, stupito.
Molti
robot si alzarono in piedi, mentre altri individui simili al primo si
materializzarono all’interno del circuito, balzati fuori da
chissà dove.
Romy
avvertì un brivido attraversarle la schiena con violenza,
facendola sussultare.
Si preannunciava qualcosa di terribilmente spiacevole. Infatti, dopo
poco
tempo, un’astronave fece il suo ingresso sulla pista
dall’alto, atterrando
rapidamente al centro del circuito. Era identica a quella che gli eredi
avevano
trovato nel bosco. Da essa uscirono altri individui, vestiti ed armati
alla
stessa maniera.
I
boati di stupore tra la gente si facevano sempre più
numerosi. Non appena
quelle strane creature in bianco iniziarono a sparare, i boati si
tramutarono
in grida di terrore e tutti gli umanoidi si affrettarono a lasciare il
circuito
dalle uscite di emergenza, nel panico più totale.
Holly
svolazzava come un’ossessa, altrettanto impaurita:
-
Aiuto! Sono qui! Gli Alieni sono arrivati!!-
Certamente
i ragazzi non si sarebbero mai aspettati di incontrare gli Alieni
così in
fretta e in circostanze simili. Tuttavia, bisognava reagire. Romy
lanciò
un’occhiata d’intesa verso gli amici, sperando che
fossero pronti come lei. Lo
erano eccome.
-
Holly, tu guida il pubblico verso le uscite.- fece Flo. - Noi andiamo
ad
accogliere quegli energumeni come meritano!-
In
un attimo, il gruppo era giù per gli spalti. Flammar
tirò fuori da una tasca
interna della giacca le bacchette elettriche di Gustav e le
lanciò subito al
batterista, che le prese al volo e superò una delle tante
balaustre degli
spalti con un salto. Allo stesso modo, Tom sganciò uno dei
due piccoli fucili
fissati sulle sue braccia e lo passò a Georg, tenendo
l’altro per sé. Bill, che
indossava la sua fedele tuta nera e lucida, si mosse con
agilità lungo le scale
e superò i compagni. Infine Romy si fermò per un
momento in cima all’ultima
rampa di scalini prima di raggiungere la pista. Strinse forte il
ciondolo
appeso al collo e con voce metallica disse:
-
Humanoid … -
La
collana aderì alla pelle della ragazza e da essa
partì l’insieme di fili
elettrici che erano soliti ricoprirla fino a fondersi e formare uno
strato di
resistente pelle di metallo. Romy era diventata umanoide ed era
nuovamente
pronta a combattere dopo diverso tempo.
Con
un agile salto arrivò sul bordo della pista, prontamente
affiancata dai Tokio
Hotel e da Flammar. Di fronte a loro si presentavano diversi individui
in
bianco, tutti armati allo stesso modo. Lo scontro stava per cominciare.
Romy
sarebbe stata curiosissima di conoscere il vero aspetto degli alieni,
ma
avevano tutti dei caschi neri che impedivano ciò. Seccata
per via di quel
dettaglio, divenne ancora più agguerrita e, mossa dal
coraggio e dalla fretta
di toglierli di mezzo, sferrò il primo attacco.
-
Attenta!- la avvertì Flo, mentre la ragazza si avventava su
un alieno.
Quest’ultimo
reagì con una velocità impressionante:
sparò subito qualche colpo di pistola,
per poi scansare i pugni di Romy con facilità. Stupiti, i
ragazzi attaccarono
gli altri alieni a loro volta ed iniziò così una
vera e propria lotta.
Gli
unici preparati alla disarmante abilità degli Alieni erano
Holly e Flammar.
Mentre la libellula si avvicinava al centro della pista per combattere
al
fianco degli eredi, il leader affrontò un alieno in un
duello corpo a corpo,
riuscendo a metterlo ko.
Romy,
occupata più in là con un altro nemico,
commentò con ammirazione:
-
Flo, sei forte!!-
-
Avevi dubbi?- sorrise lui, prima di difendersi da un attacco subito
dall’ennesimo alieno.
L’atmosfera
era tesa e nessuno dei due schieramenti sembrava momentaneamente
prevalere
sull’altro.
Non
molto tempo dopo, Bill non poté attaccare ulteriormente
l’alieno che aveva di
fronte, poiché era troppo occupato ad evitare i proiettili
blu e luminosi
sparati da quella enorme pistola.
-
Al riparo!- gli suggerì Flammar, correndo verso il cantante.
Quest’ultimo
approfittò di quell’attimo di distrazione per
nascondersi dietro ad un cumulo
di pneumatici che erano normalmente accumulati nell’erba ai
bordi della pista.
Gli si affiancò il leader, che fece, preoccupato:
-
Non devi assolutamente farti colpire, Bill, chiaro?-
L’altro,
riprendendo fiato, annuì.
-
Basta essere sfiorato da uno di quei piccoli lampi blu per perdere il
respiro e
restare immobilizzato.- continuò il leader con estrema
serietà. - E’ difficile
uscirne vivo. Devi fare molta, moltissima attenzione!-
Il
moro annuì di nuovo, poi aspettò il momento
giusto per uscire da quel
nascondiglio il prima possibile, in modo da avvertire tutti i suoi
compagni.
Nel farlo, vide con orrore che suo fratello era in
difficoltà: Tom si stava
confrontando direttamente con un alieno e stava incassando parecchi
colpi. Bill
si precipitò verso di lui per aiutarlo, ma con la coda
dell’occhio si accorse
che un’altra di quelle creature stava caricando la pistola.
Al pensiero di
essere colpito, il ragazzo tornò ad accovacciarsi dietro il
cumulo di gomme,
evitando una scintilla bluastra che sfrecciò
nell’aria con rapidità. Dovette
quindi assistere allo scontro di Tom da lontano.
Fortunatamente
vennero in suo aiuto Georg e Gustav, che avevano messo al tappeto altri
alieni.
Il chitarrista era invischiato nella fortissima morsa di un alieno e
gli
mancava il fiato, quando il biondo piantò le bacchette
elettriche nella schiena
del nemico e il bassista gli colpì la testa con violenza con
la canna del
fucile.
-
Grazie mille, ragazzi.- fece Tom, riprendendosi. - Sono tosti, questi
qua!-
Sollevato,
Bill sorrise tra sé. In quell’istante, Flo lo
prese per un braccio e lo forzò
ad alzarsi e spostarsi.
-
Andiamo, la via è libera!- esclamò il leader.
Purtroppo
non fece in tempo a dirlo che un alieno si rialzò da terra e
gli puntò la
pistola addosso. Romy, che era più in là e si era
liberata di un altro nemico,
sentì un nodo alla gola ed ebbe il terrore che Bill e
Flammar non riuscissero
ad evitare lo sparo. Corse a perdifiato verso di loro, gridando:
-
Attenti!!-
In
una frazione di secondo, l’alieno sparò e i due
giovani riuscirono ad
abbassarsi e a scansare il colpo. In una piccola esplosione,
l’ammasso di
pneumatici prese fuoco alle loro spalle e un fumo nero si
alzò tutto intorno.
La
ragazza, preoccupata, li raggiunse e si assicurò che
stessero bene.
-
Tranquilla, è tutto okay … - disse Flo, che stava
per aggiungere qualcosa, ma
si bloccò improvvisamente.
La
sua espressione terrorizzata spinse Romy a voltarsi e anche lei vide a
stento
che cosa stava per accadere. L’alieno aveva ricaricato
l’arma e la stava
pericolosamente puntando verso Bill. Quest’ultimo non se
n’era accorto perché
il fumo era troppo fitto e, quando l’alieno sparò,
accadde l’impensabile.
-
NOOOO!-
Romy
si lanciò verso Bill nell’atto di proteggerlo.
Mentre il cantante veniva spinto
via, una sfuggente luce blu centrò in pieno il petto della
ragazza, che cadde
rovinosamente nell’erba.
Un
terrore immenso pervase tutti quanti, che restarono fermi per qualche
istante.
Romy era stata ferita gravemente. Il rischio che aveva appena iniziato
a
correre era enorme e ne erano consapevoli solo Bill, Flo e Holly. Fu
proprio la
piccola libellula a scuotersi e, mossa da un grande impeto,
puntò un alieno a
caso e gli spruzzò addosso una strana sostanza verdastra
dalla bocca.
Nessuno
se l’aspettava minimamente. Si trattava di un acido corrosivo
ed ustionante,
che colpì l’alieno e fece in modo che questo
cominciasse a contorcersi dal
dolore in preda a lamenti ed urla. Atterriti, gli altri alieni videro
il loro
simile cadere e stramazzare a terra. Uno di loro gesticolò
con le mani e tutti
gli alieni restanti lo seguirono all’interno della navicella
spaziale con la
quale erano arrivati, per poi allontanarsi così
com’erano apparsi.
Romy
non si alzò più. Aveva le orbite spalancate in
una smorfia di spavento, le dita
delle mani si muovevano a scatti ed aveva perso il respiro quasi del
tutto. Non
c’era nessuna ferita visibile, ma questo perché il
danno era completamente
interno. Bill e Flo si abbassarono verso di lei.
-
Romy!! Romy, rispondimi!- sbraitò il giovane erede con la
disperazione nella
voce.
Anche
gli altri amici si avvicinarono precipitosamente, ma Holly li
fermò in maniera
brutale:
-
Fate largo!-
Tom,
Gustav e Georg la fecero passare, sgomenti. L’insetto
ronzò in direzione di
Romy e le si posò sul collo.
-
Tieni duro, amica mia … - sussurrò, prima di
attendere per un momento e poi
morderla con forza.
Il
chitarrista, stupito, fece:
-
Che cosa fai??-
Ma
subito dopo Romy inspirò con intensità,
riprendendo ad immettere aria nei
polmoni, anche se con difficoltà. Holly l’aveva
appena salvata. Flammar fu
l’unico ad averlo capito e perciò disse con tono
debole:
-
Ottima mossa, piccola.-
I
ragazzi si accovacciarono intorno al corpo inerme della loro amica;
intanto
Bill chiese con ansia:
-
Che cosa hai fatto? Come sta la mia Romy?? Dimmelo, Holly!!-
-
Dannazione, calmati!- esclamò la libellula con
severità assoluta, mettendolo a
tacere. - Romy sopravvivrà. Ho immesso nel suo corpo una
sottospecie di veleno,
che ha scatenato le sue difese immunitarie in una reazione
così forte da
permetterle di respirare di nuovo.-
-
Come, un veleno?- soggiunse Georg.
-
Le farà male??- domandò Gustav con altrettanta
angoscia.
Holly
li calmò:
-
Non è letale, potete stare tranquilli. Tuttavia le ci
vorrà parecchio tempo
prima di smaltirlo tutto. Ha bisogno di assoluto riposo, in modo che il
suo
corpo possa riprendersi al meglio.-
Leggermente
più sereni, i Tokio Hotel sospirarono e guardarono Romy con
apprensione.
Flammar propose immediatamente di riportarla a casa, mentre lui e Holly
si
sarebbero occupati del pubblico di umanoidi che attendevano un
qualsiasi segno
di cessato pericolo all’esterno del circuito.
Bill
sollevò la testa della sua amata e la appoggiò
delicatamente al suo ginocchio.
-
Ha rischiato la vita per salvarmi … - fece debolmente.
Ora
Romy aveva gli occhi chiusi e teneva la bocca aperta per respirare
meglio, ma
era ancora priva di sensi. Il ragazzo aggiunse, accarezzandole il viso
con le
lacrime agli occhi:
-
Amici, promettetemi una cosa. Gli Alieni pagheranno per ciò
che hanno fatto,
per tutta la violenza che hanno portato in questa dimensione. Se
è la guerra
che vogliono, la avranno. Siete con me?-
Georg
tese una mano e strinse quella dell’amico:
-
Siamo con te!-
-
Anch’io.- si unì Gustav.
Tom
posò la sua insieme alle altre e disse:
-
Sai bene che non ti abbandoneremo.-
Bill
sorrise loro, ringraziandoli con il pensiero.
Poco
dopo, Holly si guardò in giro e vide un corpo alieno
nell’erba. Era quello che
aveva messo ko lei stessa e non si era mosso di un centimetro.
-
Prendi quell’energumeno e mettilo sotto sedativi, Flo.-
Il
leader sbatté le palpebre e fissò la libellula
con perplessità.
-
Ci serve.- continuò lei, pensierosa.
Flammar
comprese che la sua fedele piccola compagna stava già
tramando qualcosa.
Avrebbe presto avuto un piano in mente e anche se solo Holly lo
conosceva, lui
fu certo che sarebbe stato qualcosa di eccezionale. Decise di fidarsi
ed annuì,
per poi obbedire con un sorriso complice.
La
guerra tra Alieni e Umanoidi era ufficialmente iniziata.
*
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Capitolo 7 *** Un punto d'incontro ***
Settimo capitolo
Un
punto d’incontro
Fu
un risveglio poco tranquillo. Romy faticava ancora a respirare,
nonostante
fosse stata incosciente a lungo. Provò ad aprire gli occhi,
ma sentì la testa
girarle e li richiuse, tentando di riprendere meglio conoscenza.
-
Finalmente, Ro!-
Una
vocina familiare la aiutò a tornare alla realtà.
Riconobbe Holly e cercò di
risponderle subito per non farla preoccupare.
-
Holly … - riuscì a dire con un filo di voce. -
C-cosa … dove …?-
-
Calma, non ti agitare. Svegliati senza fretta, hai tutto il tempo che
vuoi.-
consigliò la piccola amica, toccandole un braccio con una
zampetta per farle
avvertire la sua presenza.
Romy
riprovò ad aprire gli occhi, ma dovette sbatterli per un
po’ prima di poterli
tenere ben aperti. Dopodiché fece come aveva detto Holly:
cercò di
tranquillizzarsi e si concentrò sul suo respiro affaticato
in modo da
stabilizzarlo. Ci riuscì dopo qualche momento, in silenzio,
poi si guardò
lentamente intorno. Era nella sua stanza, stesa sul letto a pancia in
su. Tutto
sommato stava comoda ed aveva Holly vicino, perciò ebbe modo
di sentirsi più serena.
Voltandosi
verso la libellula, che le sorrise, domandò flebilmente:
-
Che cosa è successo?-
Con
tutta calma, Holly spiegò ogni cosa.
-
Ti abbiamo portata a casa dopo aver subìto
l’attacco degli Alieni. Te lo
ricordi, vero?-
Romy
annuì, ansiosa di sentire il resto.
-
Quel colpo poteva esserti fatale, ma ho inserito del veleno nel tuo
corpo con
un morso, così hai potuto reagire e tornare a respirare. Il
problema è che sei
obbligata a riposarti e a non fare alcuno sforzo, prima di averlo
spontaneamente eliminato tutto. Meno ti muovi e prima guarirai, hai
capito?-
La
ragazza fece sì con la testa. Non se la sentiva di parlare
se non era
strettamente necessario. Voleva riprendersi il più in fretta
possibile.
Holly
intuì che Romy voleva sapere altro e quindi
ricominciò ad informarla sui fatti:
-
Gli Alieni sono stati respinti e i ragazzi stanno bene, ma dopo averne
discusso
abbiamo deciso di sviluppare una strategia preventiva. Non possiamo
permettere
che quelle creature ci attacchino di nuovo. Ti immagini se dovessero
tornare
superiori di numero? Sarebbe una catastrofe! Hai visto la loro
violenza,
conosci la loro forza … non oso pensarci.-
-
Io sì, invece.- mormorò l’altra. - E mi
sento peggio di prima.-
-
Quindi metteremo in atto un piano che ci permetta di arrivare
velocemente alla
radice di tutta questa faccenda. Ci muoveremo presto.- concluse Holly.
Romy
rivolse alla piccola amica uno sguardo triste e sussurrò:
-
Mi dispiace di non potervi aiutare … -
La
libellula le accarezzò la mano con le zampe e la
rassicurò:
-
Lo so, ma sarai sempre nei nostri pensieri; e poi ci hai già
dato un aiuto
prezioso. Puoi credermi.-
Rinfrancata,
l’erede riuscì a sorridere come si deve. Era bello
essere consapevole di avere
delle persone magnifiche intorno che le volevano bene. Si sentiva
già meglio
solo al pensiero.
-
Indovina!- disse all’improvviso Holly. - Di là
c’è qualcuno che vuole vederti …
-
Romy
batté le mani per esprimere la contentezza. La libellula
spiccò il volo e
lasciò l’amica da sola per andare a chiamare gli
altri.
In
quel breve lasso di tempo, la ragazza si impensierì.
“Non
sarà facile per me rimanere a riposo per così
tanto tempo. Devo resistere,
però. Hanno bisogno di me!”
Rimuginando
sulle sue condizioni, notò con gioia che Tom, Georg e Gustav
stavano entrando
nella sua camera.
-
Ciao, boss!- salutò simpaticamente il biondo, che la vide
per primo.
Romy
riuscì ad alzare una mano e scuoterla con un sorriso, per il
resto mormorò:
-
Ehi …!-
Il
chitarrista fece il suo ingresso subito dopo e prese posto accanto al
letto
della ragazza.
-
Ci hai fatto prendere un colpo, lo sai?- disse, ansioso ma felice che
tutto
fosse andato bene.
Romy
sospirò con affanno e, mentre entrava anche Georg, fece con
rammarico:
-
Mi dispiace … -
-
Stai tranquilla, poteva andare peggio.- soggiunse il bassista,
appoggiandosi al
muro.
-
E’ vero … - annuì lei. - Potevo
restarci secca!-
Tom
si raddrizzò sulla schiena e con decisione
commentò gli ultimi eventi.
-
Sono degli ossi duri, questi Alieni! Non avevo mai assistito a nulla di
simile.
Se attaccassero di nuovo la dimensione, potrebbe scoppiare una
battaglia senza
precedenti … Dobbiamo fare del nostro meglio, se vogliamo
che non rappresentino
più un problema.-
Gli
altri concordarono in pieno. Sarebbe bastato poco per scatenare la
peggiore delle
catastrofi.
-
Immagino che Holly ti abbia già informato sulla nostra
strategia … - aggiunse
Georg. - Non trovi che sia interessante??-
-
Beh, non mi ha detto in che cosa consiste … - fece Romy,
incuriosita.
I
ragazzi spalancarono gli occhi. Tom esclamò, con entusiasmo:
-
Posso dirtelo io, allora! Ebbene, io e Bill ci trasformeremo in
Alieni!!-
-
Eh??-
La
ragazza non credette alle sue orecchie. Mentre tentava di mantenere il
controllo del suo respiro affannoso, lanciò verso gli amici
uno sguardo interrogativo
dopo l’altro. Gustav si affrettò a spiegarle:
-
Tom non vedeva l’ora di dirtelo … Vedi, Ro, dopo
che ti hanno colpita, Flammar
ha recuperato un alieno messo ko da Holly e lo tiene tuttora sotto
osservazione
al laboratorio di ricerca della sua dimensione. Ha prelevato del DNA ed
ha
messo al lavoro tutti gli operai della Fabbrica Automatica per creare
una
macchina speciale in grado di dare a Bill e Tom delle vere e proprie
sembianze
aliene.-
La
ragazza non poté fare a meno di pensare che gli Umanoidi la
stavano stupendo
sempre di più.
-
Ma è incredibile!- sorrise lei. - E poi cosa farete? Vi
infiltrerete nel
territorio nemico?-
-
Proprio così!- rispose Tom, sfregandosi le mani con
eccitazione.
Georg
lo guardò e scosse la testa. In quel momento il suo amico
sembrava un bambino!
Dopodiché disse:
-
Non è ancora del tutto deciso, ma Flo ha intenzione di
mandare i gemelli nel
mondo alieno per scoprire cosa sta succedendo. Io e Gustav pensavamo di
restare
nella dimensione umanoide per tenere la situazione sotto controllo
… E’ sempre
meglio essere pronti a tutto!-
Mentre
l’amico parlava, Romy si stava lentamente muovendo per
mettersi su un fianco.
Non aveva ancora trovato la posizione ideale, quando disse:
-
Mi sembra una magnifica idea.-
-
Beh, veniamo a te.- esordì poi il batterista, passandole una
mano sulle spalle.
- Come ti senti?-
-
Mmh, un po’ stordita … ma mi
riprenderò. Ora che ci penso, i miei genitori non
sanno niente!- fece la ragazza, recuperando leggermente un
po’ di forza nella
voce.
Tom
la rassicurò:
-
Non preoccuparti, abbiamo detto ai tuoi che non ti sei ripresa
dall’acquazzone
che ti ha investita qualche giorno fa … -
-
Oh, bene … - sospirò lei. - E voi? Come farete a
stare lontani dalla Terra così
a lungo?-
-
Viaggetto fuori programma!- semplificò ancora
l’amico, strizzando l’occhio con
aria complice.
Romy
ridacchiò, sollevata dal fatto di essere in buone mani, ma
dopo tornò seria e
fece con fermezza:
-
Ad ogni modo, sarò da voi non appena guarirò
completamente. Combatterò con
tutte le mie forze!-
-
Ne siamo convinti.- sentenziò Gustav.
Romy
allargò le braccia come una bambina in cerca di affetto,
sorridendo. Gli amici
la circondarono in un tenero abbraccio di gruppo, separandosi quasi
subito per
non ostacolare il suo debole respiro.
Ad
un tratto, Tom sembrò sussultare sulla poltrona.
-
Uh, prima che me ne dimentichi … Ro, di là
c’è mio fratello. Vuole vederti da
sola.-
L’erede
ammutolì. Sul momento l’idea la
spaventò. Lei e Bill non si parlavano da un bel
po’ e non sapeva cosa aspettarsi. Tuttavia, prima che potesse
pensare altro,
Georg aggiunse con apprensione verso il cantante:
-
Ha l’aria distrutta. Lo renderesti felice se accettassi di
vederlo.-
Romy
ci ripensò e con un sospiro constatò che
incontrare il ragazzo fosse la cosa
migliore. Per entrambi.
-
Ok, potete mandarmelo.- mormorò.
I
tre amici si alzarono e le rivolsero un sorriso di saluto. Tom le
accarezzò
lievemente la testa e disse:
-
Abbi cura di te … e anche di lui.-
Fintanto
che si ritrovava nuovamente sola nella sua camera, Romy si
domandò che aria
potesse davvero avere il ragazzo. Stava veramente soffrendo tanto
quanto lei?
Rifletté sulle parole di Tom: probabilmente la situazione
era stata dolorosa
per tutti e due allo stesso modo e bisognava tenerlo ben presente.
Pochi
attimi dopo, Bill si affacciò timidamente e rimase in piedi
sulla soglia della
porta. Doveva aver pianto tanto, glielo si leggeva negli occhi. Aveva
paura di
fare arrabbiare ancora la sua Romy, perciò si era ripromesso
di prestare la
massima attenzione a quello che diceva. In più, lei non
stava bene ed aveva
praticamente l’obbligo di agire con tatto.
Lei
lo fissò, silenziosa. Nella stanza si sentiva soltanto il
suo respiro pesante e
sofferente. I due non si dissero nulla, per non perdere il controllo di
quella
calma che improvvisamente era nata tra loro. Il cantante
deglutì con
discrezione e si avvicinò cautamente al letto di Romy, per
poi inginocchiarsi
sul pavimento in maniera da guardarla direttamente in viso.
-
Ciao, Romy.- fece, incerto.
A
guardarlo, Bill le faceva una gran pena. Non l’aveva mai
visto così impacciato
ed insicuro. Ma del resto, nemmeno lei si sentiva tranquilla. Avrebbero
potuto
dirsi tutto e niente. Che fare?
Per
non far precipitare, ma neanche vivacizzare eccessivamente la
situazione, la
ragazza si limitò a dire a sua volta:
-
Ciao, Bill.-
Quest’ultimo
fu sollevato nell’accorgersi che esisteva ancora un dialogo
tra loro due. Non
avevano ancora trovato un solido punto d’incontro dopo
l’animata discussione a
cui erano rimasti, ma salutarsi era già un primo passo
importante.
Per
il momento non ebbero il coraggio di dirsi altro. Dopotutto, era facile
capire
cosa pensava l’altro; bastava guardarsi negli occhi. Non era
svanita la loro
complicità, non era morto il loro amore. Erano solo
precipitati insieme in un
abisso profondissimo, dal quale però era faticoso risalire.
Ci voleva tempo.
Dopo
un po’, però, Bill iniziò a soffrire
quel profondo e perforante silenzio. Giocò
nervosamente con le mani, distogliendo lo sguardo e pensando a cosa
dire. Romy
attendeva senza smettere di guardarlo.
-
Sai, Ro … mi dispiace. Per tutto quanto.-
sussurrò il cantante.
In
attesa che lei si riprendesse, lui aveva sempre continuato a riflettere
su
tutto ciò che li aveva spinti a litigare così
duramente. Non gli era mai sembrato
così complicato chiedere scusa come in quel momento, data
l’enormità della sua
colpa. Inoltre aveva la gran paura di essere sottovalutato e che le sue
parole
non fossero ascoltate. Il ragazzo tentò di trasmettere a
Romy tutte queste
sensazioni attraverso i suoi occhi tremanti, per non essere costretto a
parlare
ancora, commuoversi e poi farsi venire la voce rotta da un pianto
imminente.
L’erede
si accorse di tutti i timori del ragazzo. Riusciva a capirlo dalla
voce, dallo
sguardo. Lasciò perdere l’orgoglio e si
impietosì. In fondo, anche lei era
dispiaciuta; aveva sbagliato esattamente come Bill, non poté
negarlo neanche a
se stessa.
Prima
che potesse prendere fiato per rispondergli, lui aggiunse:
-
Guarisci presto … Mi manchi.-
Al
termine della frase, Bill si morse il labbro inferiore. Non si era mai
sentito
così debole e vulnerabile, nonostante stesse fisicamente
meglio di lei.
Romy
comprese a pieno lo stato d’animo del cantante e si accorse
di provare le
stesse cose.
-
Anche tu.- disse quasi sottovoce.
Dopo
un periodo di incomprensioni, finalmente i due si erano incontrati di
nuovo.
Entrambi ebbero la garanzia che, rimanendo insieme, le cose si
sarebbero
sistemate.
Tuttavia,
quello non era il momento giusto per discutere sulla faccenda vera e
propria.
Erano subentrate forze maggiori, quali il destino della dimensione
umanoide e
la salute della giovane. Per i due ragazzi, l’importante era
aver capito di
essere ancora innamorati come prima.
Bill
tese lentamente una mano verso Romy, come per cercare un contatto
definitivo.
Anche lei mosse la sua fino a toccarla e alla fine le due mani si
strinsero
forte l’una all’altra. In quel momento
l’unica cosa che importava era amarsi
fino a sentirlo con tutto il corpo, amarsi con tutta la loro forza.
Romy
continuò a stringere la mano sottile di Bill con tutte le
dita, senza
l’intenzione di staccarsene. Lui le rimase accanto
silenziosamente e a quel
punto il pensiero di tutti e due fu lo stesso: “Insieme ce la
possiamo fare.”
Per
quanto ricordò, Romy si tenne stretta alla mano del ragazzo
fin quando non si
riaddormentò.
Ich bin krank ohne dich … Mi
sento malata senza di te …
Holly
era nervosa e volava con trepidazione da molto tempo, tanto che Flo la
rimproverò più di una volta per colpa del suo
ronzio. Anche lui, però, aveva i
suoi motivi per essere agitato: era quasi tutto pronto per mettere in
atto la
strategia prevista per proseguire le indagini sugli Alieni.
Flammar
balzava dal grande pc virtuale al telefono, per mettersi in contatto
con i suoi
collaboratori della Fabbrica Automatica e per gestire i preparativi nei
minimi
dettagli. La libellula gli rimaneva accanto, a sua totale disposizione.
In
mezzo a quel viavai, furono entrambi sorpresi
dall’apparizione dei Tokio Hotel
nello studio.
-
Salve, ragazzi!- li accolse Flammar con cordialità. - Che
tempismo! Tra poco
saremo pronti a procedere.-
Tom
salutò a nome di tutti:
-
Ehilà! Allora tra non molto io e Bill saremo alieni, vero?-
-
Già!- rispose il leader.
I
ragazzi presero subito confidenza con il luogo, iniziando a passeggiare
ed
osservare i vari macchinari sparsi dappertutto.
-
Bill, Tom, se volete cominciare a prepararvi, nella stanza a fianco ci
sono
delle tute comode e leggere che potrete mettere per trasformarvi.- fece
Holly,
avvicinandosi a loro. - Sono ideali per subire tutti i cambiamenti
previsti
senza il rischio che si verifichino brutte conseguenze a livello
corporeo.-
-
Grazie!- disse il cantante semplicemente.
I
gemelli si scambiarono un’occhiata complice e lasciarono lo
studio con un
sospiro.
Avevano
tanto immaginato una situazione simile, ma ora che stava per avverarsi
sul
serio erano numerose le domande che i due si ponevano. Come si
sarebbero
sentiti? Anche la loro personalità avrebbe subìto
dei cambiamenti? Ma
soprattutto, l’esperimento avrebbe funzionato? Nessuno vedeva
l’ora di saperlo.
*
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Capitolo 8 *** La trasformazione ***
Ottavo capitolo
La
trasformazione
Flammar
condusse Gustav e Georg attraverso un corridoio al piano inferiore,
fino ad arrivare
ad un enorme portone. Non appena il leader afferrò le
maniglie ed allargò le
braccia per aprirlo, i due amici emisero un boato di sorpresa.
-
Eccoci. Lì dentro avverrà la trasformazione.-
fece Flo.
Nella
grande sala erano già presenti dei robot, alcuni in camice
bianco e altri in
tuta da lavoro. Questi ultimi erano operai della Fabbrica Automatica,
che
avevano collaborato più di altri al progetto insieme ad
alcuni scienziati del
laboratorio di ricerca collegato. Discutevano e controllavano le ultime
parti
aggiunte a quel gigantesco guscio di metallo scuro che troneggiava al
centro
della sala. Ai suoi lati aveva dei bozzoli di vetro, destinati a
contenere un
campione del dna alieno necessario allo scopo, e vari interruttori che
probabilmente avrebbero messo in funzione il meccanismo.
Alla
vista di tutto ciò, Georg e Gustav spalancarono gli occhi.
-
Forte!- esclamò il batterista. - Ci avete messo poco a
realizzarlo, tutto
sommato.-
Flammar
si avvicinò al guscio, intanto sorrise e spiegò:
-
Era un’idea a cui stavamo pensando da tempo, in
realtà … Abbiamo semplicemente
colto l’occasione per concretizzarla!-
-
Da quando siete entrati a far parte della comunità umanoide
e da quando ci
avete salvati da quella lunga guerra, si è sparso un
ottimismo di fondo.-
aggiunse Holly, volando intorno ai ragazzi. - Si sono formate le basi
per un
progresso generale e l’innovazione tecnologica è
decollata. Il desiderio di
poter comunicare e viaggiare più facilmente da un mondo
all’altro è una delle
tante idee che hanno suscitato la nostra voglia di fare e di creare
cose
nuove.-
Georg,
piacevolmente toccato da quelle parole, sembrò ringraziare:
-
Siamo contenti che la nostra presenza qui faccia questo effetto!-
Intanto
Flo stava confabulando con i suoi collaboratori, assicurandosi che
tutto fosse
in ordine. Il bassista lo chiamò:
-
Flammar?-
-
Dimmi!- rispose l’altro, voltandosi e mostrando la sua piena
attenzione.
-
Volevamo solo farti sapere che io e Gustav rimarremo in questa
dimensione,
d’ora in poi.-
-
Che bella notizia!- disse Holly, mentre il leader domandò,
altrettanto felice:
- Come mai avete preso questa decisione?-
-
E’ una preoccupazione nostra. Forse non ce
n’è nemmeno bisogno, ma anche noi
due vogliamo essere d’aiuto come Bill e Tom, così
controlleremo che tutto proceda
bene. Non possiamo sapere cosa può succedere di strano!-
-
Perfetto.- sorrise ancora Flo. - Saremo ben lieti di difendere la
dimensione
insieme a voi.-
In
quel momento, i gemelli si affacciarono nella sala con passo incerto.
Indossavano delle tute nere e parevano emozionati. Si scambiarono
un’occhiata
di incoraggiamento e poi avanzarono verso gli amici con un lieve
sorriso. Gli
umanoidi presenti si girarono per osservare coloro che dopotutto erano
i
protagonisti del loro esperimento.
-
Uhm, direi che siete pronti.- commentò la libellula,
ammirata.
I
gemelli si guardarono nuovamente e si sorrisero. Fu un sorriso di
quelli
forzati, che si fanno quando si è nervosi. Entrambi poterono
vedere negli occhi
e nell’espressione dell’altro che la tensione era
tanta.
-
Già, ormai ci siamo.- fece Bill, giungendo le mani con un
tremito.
-
Molto bene.- disse Flammar, tranquillo a differenza degli altri. -
Mentre
terminiamo gli ultimi controlli sulla macchina, posso informarvi su
parecchie
cose interessanti … -
Il
leader si avviò verso un tavolo per prendere qualcosa;
intanto Gustav e Georg
abbracciarono brevemente i compagni per incoraggiarli.
-
Andrà tutto alla grande, ne sono certo!- esclamò
il bassista, stringendo Tom.
Quest’ultimo
lo lasciò e fece:
-
Oh sì, non ho dubbi. Sono solo un po’ …
eccitato.-
-
Anch’io … - soggiunse Bill. - E’ la
stessa sensazione che provo quando devo
esibirmi, strano ma vero.-
Flo
stava rovistando tra alcuni documenti, quando Holly si
avvicinò. Nell’orecchio
gli espresse tutta la sua preoccupazione:
-
Guardali, Flo, guardali come sono agitati … Ho paura che
qualcosa vada male! Ma
è proprio necessario?-
Lui
alzò la testa dalle sue scartoffie e la fissò. Si
girò poi verso i ragazzi e
poté vedere ciò che anche la libellula aveva
notato. Era facile capire quanto
si sentissero ancora impreparati davanti al destino che li aspettava.
Flo li
osservò, pensieroso.
-
Certo.- rispose infine. - L’unico modo per parlare con gli
Alieni senza il
rischio di passare alla violenza è adattarsi e diventare
parte di quel mondo.
Solo così acquisiremo la familiarità che ci serve
per comunicare con loro.-
Holly
non pareva convinta e guardò i ragazzi, poi Flammar e di
nuovo loro.
-
Stai tranquilla, amica mia. Hanno tutte le potenzialità per
farcela; se ne
renderanno conto con il tempo.-
La
libellula sorrise, sollevata. Rigirandosi verso il tavolo, Flammar vide
i
documenti che stava cercando.
-
Eccoli!-
Li
agguantò e fece per tornare dai Tokio Hotel, ma un umanoide
lo bloccò per una
spalla, dicendogli:
-
Abbiamo finito, possiamo cominciare.-
Il
leader rabbrividì e dapprima non disse nulla. Non gli
sembrava vero che il
grande momento fosse già arrivato.
-
Va bene. Sarà meglio preparare i nostri giovani eredi
… -
L’altro
annuì, trasmettendogli sostegno.
I
giovani parlavano animatamente, cercando di
strappare anche qualche risata in modo da smorzare la
tensione. Flammar
si avvicinò a loro, dicendo:
-
Spavaldi, ragazzi! Ci aspetta un’incredibile impresa. Prima,
però, vorrei
mettervi al corrente di tutto ciò che abbiamo scoperto
esaminando la navicella
che avete trovato … -
Curiosi,
i quattro musicisti accerchiarono il leader e fecero silenzio per
ascoltare.
-
Stiamo controllando i dati del sistema e a quanto sembra
l’arrivo degli Alieni
in questa dimensione era premeditato.- iniziò Flo,
rileggendo velocemente i
fogli che aveva in mano. - Abbiamo trovato la rotta di volo
dell’astronave dal
loro mondo al nostro.-
Il
cantante commentò, preoccupato:
-
Se pensavano già da tempo di venire qui, chissà
cos’altro stanno tramando …!-
-
Bill ha ragione: se progettano le cose in anticipo, gli Alieni hanno in
mente
di fare molto e sinceramente non so cosa aspettarmi … -
aggiunse Holly, girando
nervosamente intorno
a Flammar per
leggere i documenti.
Il
leader la fermò con la mano e la adagiò sulla sua
spalla, mormorando:
-
Aspettati pure il peggio, piccola. Visti gli ultimi eventi, gli Alieni
hanno
tutta l’intenzione di fare la guerra. Abbiamo persino
rischiato di perdere Romy
… -
Bill
si voltò da un’altra parte con la testa e strinse
le labbra, pensando alla sua
ragazza e alla sua guarigione. Anche gli altri, sentendo nominare
l’amica, si
convinsero meglio che le circostanze erano particolarmente dure.
-
Per nostra fortuna, c’è stato qualche problema
nell’atterraggio della prima navicella.-
proseguì il leader. - Qualcosa è andato storto e
ciò ha costretto i nostri
nemici a rifugiarsi nel bosco per un po’. Come potete ben
capire, non hanno
esitato a chiamare rinforzi e ad attaccare appena possibile, durante la
gara di
motociclismo. Però, nonostante questo, il loro leggero
ritardo ci ha dato del
tempo prezioso e ora siamo pronti con la nostra strategia.-
-
Bene, direi!- commentò Gustav, convinto.
Tom
domandò, subito dopo:
-
Romy mi aveva parlato di un’arma che aveva trovato
… Cosa potete dirci su
quella?-
Holly,
che sapeva bene di cosa il ragazzo stesse parlando, rispose:
-
Non l’abbiamo ancora analizzata, ma lo faremo presto.-
L’altro
annuì, mostrando di aver capito. Si voltò
istintivamente verso Bill, in un
gesto automatico, proprio mentre lo stava facendo anche lui. I due
fecero un
sorriso sghembo, pensando a ciò che li attendeva. A quel
punto, Flammar andò in
mezzo a loro e poggiò le mani sulle loro spalle,
incoraggiandoli:
-
Avanti, andrete alla grande. Abbiamo fatto tutti gli accertamenti
possibili,
niente può andare male.-
-
Siamo preoccupati per altri tipi di conseguenze, Flo … -
disse il cantante. -
Non vorrei sentirmi diverso, diciamo … più
cattivo. Come gli Alieni. Credo che
anche Tom abbia questo timore.-
Il
gemello concordò con un cenno del capo, allora il leader
sospirò:
-
Beh, questo non possiamo in alcun modo prevederlo. Io, però,
sono sicuro che
questo non accadrà. C’è ancora il
nobile spirito umanoide dentro di voi!-
Convinti
da questa affermazione, i gemelli fecero un sorriso più
sereno.
-Forza,
è tutto pronto.- sentenziò alla fine Flammar. -
Non appena lo siete anche voi,
la trasformazione può iniziare.-
In
quel momento, un umanoide aveva azionato il dispositivo di apertura
delle porte
della macchina, che si alzarono con uno sbuffo, invitando i due futuri
alieni
ad entrare. Bill e Tom si scambiarono l’ennesimo sguardo,
attraverso il quale
trapelarono mille dubbi e mille certezze contemporaneamente. Annuirono
insieme
e si diressero verso quel grande congegno. Holly deglutì
nell’attimo in cui i
gemelli oltrepassarono le due entrate, mentre il leader osservava i
suoi
collaboratori che sistemavano una fialetta di dna alieno nelle piccole
aperture
laterali. Georg chiese:
-
Farà male?-
-
Un po’, probabilmente, ma durerà pochissimo.-
rispose Flo.
Tom
e Bill si voltarono verso gli amici, rimanendo immobili
all’interno delle due
cavità della macchina. Entrambi traevano dei respiri
profondi, in preda
all’agitazione. Gustav ammiccò e mimò
un ok con le dita, seguito dal bassista.
I gemelli reagirono con un lieve sorriso.
Le
porte si riabbassarono e lasciarono i Kaulitz al buio. La loro mente
era in
tilt: nulla aveva più senso, nessun pensiero fermo, nessuna
sicurezza. Solo la
speranza, l’ottimismo e la fiducia trasmessi da tutti gli
altri fecero in modo
che i due fratelli si sentissero pronti ad affrontare
quell’esperienza.
Fuori
non c’era qualcuno che avesse il coraggio di fiatare. Stava
per accadere
qualcosa di straordinario e irripetibile; in più
c’era in gioco la vita di
molte persone. Flammar mormorò, tesissimo:
-
Vediamo se ce l’abbiamo fatta … Procedete con la
trasformazione.-
Un
robot girò lentamente una manovella sul retro della
macchina. Si sentì un
ronzio piuttosto forte, seguito da una quasi impercettibile scarica
elettrica
che partì dal dna alieno ai lati e percorse tutto il grande
marchingegno.
Restarono tutti a bocca aperta, con il fiato sospeso.
All’interno,
Bill e Tom sentirono un formicolio partire dai piedi e attraversare
tutto il
loro corpo per più volte, dopodiché cominciarono
ad avvertire uno strano
bruciore alla pelle che sembrò penetrare attraverso la carne
fino alle loro
viscere. Non era molto forte, ma tutti e due gemettero di dolore,
avvertendo un
vago movimento dentro il petto, in profondità. Spalancarono
gli occhi, rendendosi
conto che la trasformazione stava avvenendo. Non avevano più
sensibilità, come
se fossero congelati. Non potevano nemmeno vedere il mutamento che il
loro
corpo stava subendo, a causa del buio pesto. Alla fine, un senso di
nausea e un
capogiro li sorpresero, spingendoli ad appoggiare le mani alle pareti.
Non
appena le toccarono, tornarono quasi subito ad avere il senso del
tatto.
Apparentemente, tutto sembrava uguale a prima.
Terminato
il processo, le porte si risollevarono. Rivedendo la luce, i gemelli
dovettero
sbattere le palpebre per un attimo. Quasi nello stesso momento,
avanzarono di
un passo e gli altri poterono assistere al risultato
dell’esperimento.
Ci
erano riusciti. Bill e Tom erano diventati degli Alieni. Georg, Gustav,
Flo e
Holly fecero fatica a realizzare e passarono in rassegna ogni
particolare nuovo
dei due ragazzi.
La
prima caratteristica aliena che balzò agli occhi di tutti fu
il colore della
pelle: dal solito carne ad un inaspettato grigiastro, con alcune
chiazze più
scure sparse su tutto il corpo. Queste erano ben visibili,
perché nel processo
di trasformazione i vestiti si erano un poco strappati. Ciò
che invece per
prima fu notata dai gemelli, che iniziarono ad osservarsi attentamente,
fu la
forma delle mani. Avevano le dita più lunghe e sottili;
quelle di Bill in
particolare erano più affusolate e le unghie gli si erano
allungate
ulteriormente. In più, si accorsero che persino i loro piedi
parevano più
grandi.
-
Wow … - mormorò Tom tra sé.
Fu
sentito dal fratello, che lo guardò ed esclamò
stupito:
-
Tom, i tuoi occhi!-
Mentre
entrambi realizzavano che la loro voce era rimasta identica, il
chitarrista
ricambiò l’espressione di sorpresa verso il
cantante. Gli occhi di tutti e due
sembravano aver subìto la stessa curiosa mutazione: erano
più sottili e
allungati verso l’esterno; inoltre, anche se la differenza
rispetto a prima era
minima, la pupilla si era ingrandita e lo sguardo appariva in modo
molto
diverso.
-
Anche tu!- rispose Tom. - E le orecchie!-
Bill
se le tastò e le scoprì leggermente
più lunghe, vedendo intanto lo stesso
cambiamento anche nel fratello. Guardandolo meglio, il ragazzo
notò ancora un
altro piccolo dettaglio diverso nel viso di Tom. Lo indicò e
fece:
-
La bocca!-
Entrambi
avevano le labbra più sottili e di poco più
scure, talmente che parevano
disegnate.
-
Sbaglio o siete più alti?- osservò Georg,
ripresosi dallo shock.
I
Kaulitz girarono lo sguardo verso di lui e in effetti lo videro un
po’ più
basso di prima. Probabilmente erano loro ad essere cresciuti in
altezza. Bill
disse, fissandosi i piedi:
-
Può darsi … -
-
E non ti sembra che siano dimagriti?- aggiunse Gustav.
-
No, questa è una tua impressione … - rispose
l’altro. - Invece, ora che li
guardo bene, hanno la testa più allungata verso
l’alto!-
-
Ma che cosa stai dicendo? Sono meno paffuti, hanno le guance
leggermente
incavate.-
-
Sei diventato cieco?? La faccia è uguale, è solo
più lunga!-
Tom
e Bill risero, assistendo alla discussione degli amici.
Nel
frattempo, Holly si avvicinò e cominciò a ronzare
attorno ai due neoalieni.
-
Interessante ... - continuava a ripetere.
Flammar
era ancora stralunato. Si mosse incerto verso di loro, ricevendo
un’occhiata
rassicurante. A quel punto il leader sorrise:
-
E’ fatta! La trasformazione è riuscita!!-
Gli
umanoidi presenti esultarono con un piccolo applauso e qualche grido
concitato.
Una
magnifica sensazione di orgoglio crebbe in Holly e Flammar, ma anche
nei Tokio
Hotel. L’evento rappresentava una grandissima svolta per la
storia degli
Umanoidi e le cose non sarebbero potute andare meglio.
*
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Capitolo 9 *** Partenza! ***
Nono capitolo
Partenza!
Bill
e Tom erano euforici e stavano reagendo bene alla novità.
Tutto sommato, non
era stato male vivere quella trasformazione sulla propria pelle e ne
furono
fieri.
-
Controllate che il loro organismo funzioni correttamente.-
ordinò Flo.
Quest’ultimo
si allontanò per permettere ai suoi collaboratori di
esaminare i due ragazzi
dal punto di vista corporeo. Misurarono la pressione, la temperatura
interna,
la nuova lunghezza degli arti e vari altri particolari. I gemelli li
lasciarono
fare, intanto gli altri componenti della band continuavano a guardarli,
ammirati.
-
Allora, come vi sentite?- domandò Gustav curiosissimo. -
Diversi?-
Tom
sorrise ed esordì:
-
Solo un po’. Mi aspettavo qualcosa di più
traumatico, invece ho la stessa
percezione del mio corpo che avevo prima.-
-
All’esterno siete cambiati un sacco …!- fece
Georg, scuotendo leggermente il
capo e incrociando le braccia, senza smettere di fissare gli amici.
Subito
dopo, un robot annunciò:
-
Nulla è cambiato all’interno del loro organismo.
La modifica è avvenuta solo
esteriormente, come previsto.-
-
Molto bene.- annuì Flammar, compiaciuto. - E’
veramente incredibile, sembrano
proprio degli Alieni!-
-
Non potrei essere più d’accordo!!- aggiunse Holly,
evidentemente entusiasta.
Gustav
diede un’amichevole pacca sulla spalla di Bill, chiedendo:
-
E tu? Ti senti ancora te stesso?-
-
Sì, certo. Mi trovo bene con il mio nuovo corpo …
però … -
Vedendo
che il cantante non appariva del tutto convinto, tutti lo guardarono,
aspettando di sentire come avrebbe proseguito la frase. Lui
camminò in avanti,
in silenzio, avendo terminato i controlli. Dopodiché disse:
-
C’è una forza nuova dentro di me. È
molto vaga, ma la sento chiaramente, in
profondità, nella mia anima. Tutto a un tratto,
l’idea di incontrare gli Alieni
non mi spaventa più.-
Gli
altri non trovarono spiegazione alle sue parole. Solo Tom gli
andò vicino e con
un cenno della testa gli fece capire che era così anche per
lui.
-
Non sappiamo che cosa sia … - aggiunse. - Ma la avvertiamo
perfettamente,
questa nuova sicurezza.-
Mein
Herz kämpft gegen mich,
Il
mio cuore combatte dentro me,
wie
ein Alien in mir …
come se fossi un
Alieno …
Il
gemello sorrise, confermando quella teoria. Flammar domandò
allora:
-
E’ qualcosa di positivo?-
-
Sì, senz’altro!- esclamò il chitarrista.
-
Benissimo. Dunque significa solo una cosa: siete pronti per partire.-
Poco
dopo, i Kaulitz ricevettero tutte le raccomandazioni e gli accorgimenti
necessari per trascorrere del tempo nella dimensione aliena senza dare
nell’occhio.
-
Buona fortuna, ragazzi! Non cacciatevi in troppi guai!- fece Holly,
prima di salutare
Tom e Bill.
La
libellula ronzava con una tale ansia che Flammar dovette
tranquillizzarla:
-
Sanno il fatto loro, piccola mia, te l’ho detto. Sapranno
cavarsela!-
Gustav
e Georg strinsero forte gli amici. Il biondino commentò:
-
E’ strano abbracciare degli alieni … tuttavia, ci
mancherete lo stesso.-
-
Anche voi!- disse Bill.
Intanto,
il bassista alzò un pugno ed esclamò:
-
Fatevi valere!-
In
risposta, Tom scontrò il suo pugno contro quello
dell’amico, sorridendo.
Infine, Flo abbracciò brevemente i gemelli.
-
Torneremo normali al nostro ritorno?- domandò Tom.
Inaspettatamente,
il leader scosse la testa:
-
Purtroppo non so dirvelo.-
-
Cosa??-
-
Non vi preoccupate, se la trasformazione è durata finora,
è destinata a durare
ancora a lungo. Temo però che abbia comunque un effetto
limitato. Per quanto ne
sappiamo, potreste tornare normali in qualsiasi momento. Tra qualche
ora, ma
anche tra qualche giorno. Perciò dovete fare la massima
attenzione, ragazzi.
Siate prudenti su questo.-
Bill
annuì con decisione, imitato dal fratello, poi
rassicurò il leader:
-
Puoi contare su di noi.-
Sollevato,
Flo continuò:
-
Cercate di ottenere più informazioni possibile. Aprite bene
le orecchie, perché
qualsiasi dettaglio può esserci utile. Allo stesso tempo,
però, non esponetevi
troppo e … occhio alle spalle.-
Si
poteva percepire fin troppo bene la preoccupazione nel tono di voce di
Flammar,
che li strinse di nuovo.
-
Buon viaggio.- concluse.
Con
un cenno della mano, Bill e Tom salutarono tutti. Così
iniziò il trasporto: Holly
emise una notevole quantità di vapore, che invase quasi
tutta la stanza. In un
attimo, i gemelli non c’erano più. Stavano
già volando verso la dimensione
aliena, verso un mondo nuovo, dal quale però non erano
più intimoriti. Entrambi
dovettero ammettere che non vedevano l’ora di conoscere gli
Alieni e di vivere
quella nuova avventura.
Il
consueto giramento di testa che sorprendeva i ragazzi durante ogni
viaggio
interdimensionale si stava prolungando più del solito. Non
erano abituati a
percepire una sensazione simile così a lungo. Infatti, pur
atterrando quasi con
i piedi per terra, quando il vapore si dissolse Bill e Tom barcollarono
e
caddero.
Strizzarono
gli occhi e si guardarono intorno. Non si vedeva molto, erano atterrati
proprio
in una parte buia e nascosta della città. Sembravano essere
in un vicolo.
-
Stai bene?- chiese Tom, rialzandosi in piedi e sfregandosi le mani per
pulirle.
L’altro
rispose, facendo la stessa cosa:
-
Sì, sto bene. Caspita, un bel viaggetto!-
-
Già, concordo.-
Erano
entrati in territorio nemico ed entrambi dovettero iniziare a tenerlo
bene a
mente. Niente mosse azzardate, niente per attirare
l’attenzione. Dovevano
sgusciare tra i loro falsamente simili senza farsi notare, anche se non
era
affatto semplice.
Quel
vicolo era piuttosto buio, perciò i due ragazzi si
guardarono e capirono che
era meglio cercare un luogo più aperto ed affollato. Si
voltarono dalla stessa
parte in un teso silenzio, verso l’uscita da cui proveniva
quel poco di luce.
Giunti all’esterno, aprirono
bene gli
occhi per imprimersi nella testa la visione che avevano di fronte.
Erano
capitati in una città aliena. Gli abitanti erano ovunque, a
piedi, ma anche a
bordo di alcuni strani veicoli che non toccavano terra, con delle
piccole ali
d’aeroplano. I palazzi che circondavano
quell’incrocio stradale erano fatti di
metallo, stretti e altissimi, tutti ammassati uno vicino
all’altro come le
tessere di un puzzle che si incastrano tra loro senza lasciare spazi
vuoti. Si
confondevano a tal punto da sembrare dei complessi unici, senza nemmeno
un
colore proprio. A dire il vero, nulla pareva avere un vero e proprio
colore
nella dimensione aliena. Non uno spazio verde, non un manifesto. I
gemelli
ebbero l’impressione di trovarsi in un film in bianco e nero;
sembrava tutto
così triste e uguale …
Anche
gli alieni giravano sostanzialmente vestiti allo stesso modo. I loro
abiti
somigliavano a degli stracci, grigi o neri, ed erano sempre molto
leggeri.
Dopotutto faceva molto caldo e anche Bill e Tom dovettero constatarlo,
vedendo
che il sole era giusto sulle loro teste.
-
Si cuoce!- commentò infatti il cantante.
Il
fratello si guardò intorno e notò che nessun
altro si lamentava del caldo oltre
a loro, così consigliò:
-
Probabilmente è normale, quindi non facciamone una
novità se qualcuno dovesse
parlarne con noi.-
L’altro
annuì, convinto da quell’osservazione.
Tutti
e due cominciarono a camminare in una direzione, poi si avvicinarono ad
un
alieno che stava fermo sul marciapiede, come per voler attraversare la
strada. Pur
di confondersi il più possibile, i gemelli si piazzarono
dietro di lui per
attraversare la strada a loro volta al momento giusto; e
così fu. Giunti
dall’altra parte, iniziarono la loro passeggiata lungo il
grande viale che
avevano imboccato di fronte a loro.
-
Hai notato la scarsa differenza tra maschi e femmine?- fece Bill, senza
farsi
sentire troppo.
Il
fratello diede una rapida occhiata in giro e confermò:
-
Sì, ciò che li rende diversi sono solo i
lineamenti del viso e il seno.
Piuttosto, vedo che alcuni hanno la pelle come la nostra, mentre altri
ce
l’hanno verdognola.-
-
Già, è vero.-
A
poco a poco e con discrezione, i Kaulitz osservarono gli Alieni. Essi
si
comportavano come gli umanoidi o i terrestri, indaffarati nella loro
routine.
Probabilmente, però, era solo apparenza, anche se per il
momento non era quella
la questione più importante. La cosa migliore era passare
inosservati. Tom
sorrise, dicendo:
-
Nessuno pare guardarci con sospetto … La trasformazione
funziona!-
-
Ciò mi rende molto più tranquillo.- aggiunse il
gemello, soddisfatto. - Anche
se … hai visto come questo posto sia così
monotono?-
-
Hai ragione. Su questo gli Alieni sono molto differenti rispetto a noi.-
Dopo
neanche aver camminato molto, Bill avvertì un forte urto al
braccio e un
improvviso movimento dell’aria gli mosse i capelli. Un
giovane alieno gli era
passato vicino correndo e si era scontrato con il cantante.
-
Attento!- esclamò istintivamente quest’ultimo.
L’altro
si voltò distrattamente senza aggiungere nulla, per poi
proseguire la sua
corsa. Il ragazzo si lamentò con il fratello, ricomponendosi
dallo scontro:
-
Flo non ci aveva informato sulla maleducazione della popolazione
locale!-
-
Aspetta, guarda laggiù.- lo interruppe Tom. - Hai visto
quanta gente?-
Al
fondo di una via laterale i due notarono una gran folla e, presi dalla
curiosità, si avvicinarono.
Non
pareva molto il caso di entrare in quel cumulo di gente chiedendo
permesso
ripetutamente. Sarebbe potuto essere un comportamento al di fuori della
norma
in quel mondo, bisognava non dare nell’occhio.
Così i gemelli si limitarono ad
alzarsi sulle punte, nel tentativo di scorgere qualcosa di interessante.
-
Dev’essere qualcosa di importante, se ci sono tutte queste
persone.- commentò
Bill.
I
due si resero presto conto che non sarebbero andati molto lontano con
le
indagini se non avessero avuto la faccia tosta di chiedere che cosa
stava
accadendo. Magari quella era l’occasione d’oro che
non potevano farsi sfuggire.
Con
questo pensiero, Tom e Bill si guardarono con ansia. Il primo
tirò un bel
respiro e alla fine si decise. Dopo un rapido sguardo in giro, vide
un’aliena
non molto giovane dall’aria … normale.
Perché
tanta agitazione? Era solo una semplice informazione, in fondo!
Tom
fece qualche passo verso di lei con convinzione, per infondere coraggio
a se
stesso, poi fece:
-
Chiedo scusa, cosa sta succedendo?-
Questa
si voltò, stranita. A quell’occhiata, il ragazzo
subito si pentì della domanda:
avrebbe fatto insospettire quell’aliena!
Fortunatamente,
dopo un attimo di esitazione, lei rispose solamente:
-
Il re sta per passare!-
Tom,
sollevato, ringraziò e si allontanò. Quel gesto
non gli era costato poi molto,
ma quella signora gli lanciò comunque uno sguardo
interrogativo. Non era tanto
per la domanda, quanto per l’insistenza nel ringraziare, che
nella dimensione
aliena non era normalissima.
Bill
vide ritornare il fratello, che sospirò pensando che sarebbe
potuta andare
peggio, poi guardò di nuovo in avanti verso la folla.
-
Molto interessante … - osservò, serio. -
Finalmente potremo vedere Kronos dal
vivo.-
Kronos
era nientemeno che il sovrano assoluto degli Alieni, un monarca
particolarmente
carismatico. Sembrava essere fatto apposta per quel ruolo, aveva detto
Flammar
ai ragazzi prima di partire, peccato che non fosse proprio un
benefattore.
Kronos aveva un lato egoistico che si notava facilmente; bastava non
farsi
incantare dai suoi solenni discorsi pronunciati con voce soave.
Ricordandosi
di questi preziosi avvertimenti, i gemelli si sentirono ancora
più curiosi e
non sopportarono più il fatto di non riuscire a vedere la
strada. Bill notò che
tra la gente c’era uno spazio vuoto e se si fosse infilato
con suo fratello,
sarebbero potuti arrivare in seconda fila.
-
Vieni!- fece il cantante, trascinando Tom per un braccio.
Facendosi
largo, i gemelli giunsero ad un punto da cui finalmente videro il luogo
dell’imminente passaggio del re. Di fronte a loro
c’era una piccola piazza,
attorno alla quale uno stuolo di alieni si preparava ad accogliere il
sovrano,
che sarebbe arrivato da una via laterale. Dopo essersi scambiati uno
sguardo
d’intesa, i Kaulitz attesero in silenzio nel brusio generale
della folla.
Dopo
alcuni minuti, si udì un frastuono lontano, che si fece man
mano più forte.
Kronos stava arrivando. Ben presto anche gli alieni che i gemelli
avevano
intorno cominciarono a gridare in nome del re. Per non dare
nell’occhio, i due
applaudirono insieme agli altri, anche se non erano molto convinti.
Infine,
eccolo lì. Kronos procedeva su un veicolo volante simile a
quelli che Bill e
Tom avevano già visto, circondato da altri uguali su cui
stavano quelli che
presumibilmente erano i suoi consiglieri o le sue guardie del corpo.
Gli occhi
di tutti erano sul sovrano: un alieno alto, ma non così
giovane, dalla pelle
verdastra e la corporatura esile; indossava una veste nera e oro con
tanto di
mantello. In testa portava una vistosa corona che a prima vista doveva
essere
di piombo o di rame, visto il colore. Kronos salutava pacatamente,
senza
scomporsi troppo. Restava con la schiena ben dritta e sfoderava un
sorriso
sobrio, già visto sulle facce dei più temibili
dittatori della storia. Pareva
proprio sicuro di sé e più la gente lo acclamava,
più lui sembrava a suo agio.
I
gemelli lo fissarono con curiosità, cercando di farsi
un’idea chiara alla prima
occhiata. Vedevano un’aura misteriosa e oscura intorno a lui
e ciò li inquietò
molto. Il re si fermò al centro della piazza ed attese che
il pubblico
smettesse di applaudire per poter cominciare il suo discorso. Quando
finalmente
calò il silenzio, Tom e Bill deglutirono con impazienza e si
scambiarono un
rapido sguardo d’intesa.
Sì,
era quello il loro uomo - o per meglio dire, il loro alieno.
*
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Capitolo 10 *** Axel ***
Decimo
capitolo
Axel
-
Miei fedeli sudditi … io vi benedico e vi auguro tanta
felicità!-
A
quelle parole così positive, il pubblico non poté
che reagire con un fortissimo
applauso, talmente coinvolgente che persino i gemelli sentirono
l’impulso di
battere le mani. Poco sicuri, però, smisero un po’
prima degli altri. Non
dovevano lasciarsi ammaliare troppo dal carisma del sovrano.
Quando
tornò il silenzio, Kronos proseguì:
-
Vengo tra voi per darvi delle bellissime notizie. Il nostro mondo sta
fiorendo
e diventando sempre più forte. Questo è solo
grazie a voi, i miei cari Alieni!-
Come
pensavano, Bill e Tom sentirono che la voce del re era forte e ferma ed
effettivamente metteva voglia di drizzarsi sulla schiena per ascoltarla
meglio.
Infatti, contagiati dalla sicurezza manifestata da Kronos, tutti gli
Alieni
alzarono un boato come per ringraziare il cielo di avere uno come lui
al loro
comando. I Kaulitz non poterono fare a meno di pensare che erano tutti
dei
poveri ciechi, nonché degli irrecuperabili sordi.
-
Insieme andremo avanti con i nostri piani di conquista.-
andò avanti il
sovrano, muovendosi per guardare in faccia tutti quanti, uno per uno. -
Sapete
tutti di certo che, dopo alcuni spiacevoli eventi accaduti di recente,
la
dimensione degli Umanoidi ci ha dichiarato guerra … ma noi
saremo pronti a
difenderci con tutti i mezzi!-
Che
Kronos fosse un poco di buono, Tom e Bill l’avevano intuito
… ma mentire così
spudoratamente! I due si scambiarono degli sguardi al limite dello
stupore.
Intanto Kronos continuò, più convinto di prima:
-
Abbiamo il nostro mondo, le nostre famiglie, la nostra
dignità da proteggere.
Perciò vi dico, miei sudditi, di unirvi e di restare con me
nell’affrontare
questa nuova sfida. Io saprò condurvi alla pace e alla
serenità, se lo vorrete,
e in cambio non chiederò nulla se non la vostra
fedeltà e la vostra devozione!-
Il
re disse le ultime parole con un pugno alzato. In risposta, tutto il
pubblico
applaudì nuovamente e fece un gran chiasso. Il discorso era
finito e Kronos se
ne andò così com’era arrivato,
ringraziando con la mano.
I
gemelli sgusciarono lentamente fuori da quella grande folla e corsero
via per
non farsi vedere dai curiosi, oltre che per non sentire tutti i
commenti che
serpeggiavano tra la gente. Scelsero una via secondaria in cui non
c’era
nessuno, poi si fermarono.
-
Hai sentito, Bill?- esclamò Tom, stupefatto come il
fratello. - Quello è pazzo!
Ha detto che sono stati gli Umanoidi ad attaccare, mentre non
è così!-
Avevano
appena fatto un’importante scoperta: gli Alieni non erano al
corrente della
reale situazione; la verità era stata loro oscurata a causa
di un tiranno e dei
suoi scrupoli personali. Il cantante annuì alle osservazioni
del gemello,
incrociò le braccia al petto ed aggiunse:
-
E’ capace di incantare chiunque con quei suoi gran discorsi,
Flo ce ne aveva
parlato … ma noi sappiamo che Kronos non è
affatto un sovrano che si rispetti.-
-
Non possiamo permettere che continui ad imbrogliare il suo popolo in
questo
modo!- proseguì ancora Tom con indignazione.
Bill
reagì con più calma, anche se era ugualmente
irritato dalla faccenda:
-
Hai ragione, ma soprattutto dobbiamo scoprire se sta architettando
qualcosa di
cui il popolo alieno non è a conoscenza. Non che dia la cosa
per scontato, ma
sono piuttosto sicuro che Kronos non abbia molta intenzione di arrivare
ad una
pace.-
-
Già, ha l’aria di essere lui il responsabile di
tutto quanto … - sentenziò il
fratello, appoggiandosi a un muro con aria pensierosa. - E non penso di
sbagliarmi.-
L’altro
rimase silenzioso, condividendo in pieno l’opinione di Tom.
Occupati
a pensare all’accaduto, i gemelli videro un po’
tardi che si era fatto buio.
Avevano camminato a lungo, riflettendo e scambiandosi opinioni sugli
eventi
passati.
-
Dovremmo cercare un posto dove stabilirci nei prossimi giorni. Non
sappiamo per
quanto ne avremo.- suggerì Tom.
Bill
concordò con un cenno della testa ed iniziò a
guardarsi intorno. Non c’era
quasi più nessuno per strada; forse erano finiti in un
quartiere di periferia,
poco abitato.
Dall’altra
parte della strada, però, i due scorsero un grosso cartello
sotto cui c’era
l’ingresso ad un bar. Era ancora aperto, lo si poteva notare
dalle luci accese.
In un angolo dell’insegna si diceva che nello stesso edificio
era possibile
prendere delle stanze al piano di sopra e Bill convinse il fratello ad
approfittarne:
-
Potremmo chiedere laggiù!-
-
Sì … sì, si può fare.- fece
il chitarrista, accostando una mano alla fronte per
vedere meglio il posto. - Dopotutto, non abbiamo molte alternative.-
I
due cominciarono a camminare verso quel luogo, ma intanto il cantante
soffermò
il suo sguardo su Tom. Quest’ultimo pareva preoccupato; era
troppo facile per
Bill capirlo. La frase che aveva appena detto trapelava una certa ansia.
-
Tutto ok?- chiese Bill, sapendo già la risposta.
L’altro,
infatti, si morse un labbro prima di parlare. Guardò il
gemello negli occhi per
un attimo e solo dopo confessò:
-
Non sono sicuro di riuscire a rimanere tranquillo.-
-
Lo so.- disse il fratello, fermandosi ed invitandolo a guardarlo negli
occhi. -
So bene che non ti piace mentire e nemmeno fingere di essere qualcuno
che non
sei. Neanch’io lo trovo facile … ma dobbiamo
tentare. Dobbiamo arrivare fino in
fondo, non ci possiamo arrendere.-
Tom
annuì prima lentamente, poi sempre più convinto,
ripensando alle parole di
Bill.
-
Hai ragione. Non possiamo permetterci troppe esitazioni. Andiamo,
diamoci
dentro!-
Con
un sorriso reciproco, i Kaulitz fecero un respiro profondo e spinsero
la porta
di vetro del locale.
Tutto
sommato, non c’era quasi nulla di diverso dai soliti bar in
cui ogni tanto Bill
e Tom andavano a prendere da bere. Per via dell’orario, non
c’era quasi nessuno
e la barista stava riordinando il bancone. Vedendo arrivare i nuovi
clienti,
alzò una mano in cenno di saluto:
-
‘Sera!-
I
due fratelli ricambiarono allo stesso modo, restando silenziosi e
sorridendo
appena. Andando verso il banco, un pensiero trapassò le
menti di tutti e due:
se volevano cavarsela, dovevano avere anche il coraggio di osare.
L’aliena
che avevano salutato, biondiccia e dalla pelle verde scura,
passò un panno sul
bancone di fronte a loro e chiese:
-
Cosa prendete?-
-
Io, niente … - rispose Tom, accomodandosi su uno sgabello
con tutta la
nonchalance possibile.
Bill,
invece, ordinò un drink e disse alla barista di fargliene
uno a piacere. Quando
l’ebbe in mano, si sedette vicino al fratello e mentre
buttava giù il primo
sorso, gli lanciò uno sguardo come per assicurargli che
sarebbe andato tutto
bene.
Il
chitarrista osservò l’aliena. Se avesse avuto dei
canoni fisici umani, non
sarebbe stata niente male. Come poteva mettere a tacere il suo spirito
corteggiatore? Seguì il consiglio che Bill pareva dargli e
si fece avanti:
-
Anzi, ho cambiato idea … Perché non mi offri
qualcosa di personale?-
Dapprima,
sotto lo sguardo sornione del ragazzo, lei sbatté le
palpebre stupita. Subito dopo,
però, rise.
-
Se cerchi un’avventura facile e breve, hai sbagliato
persona!- ribatté,
iniziando a strofinare un bicchiere. - E poi non me la filo con quelli
come
te.-
Bill
posò il bicchiere con sospetto. Quella ragazza li stava
scambiando per qualcuno,
per una categoria di persone in particolare … ma chi?
-
Quelli come me?- ripeté Tom, ponendosi la stessa domanda.
La
barista diede loro la conferma e la copertura perfetta che cercavano:
-
Siete dell’esercito, vero?-
Il
cantante finì il suo drink e lanciò una
velocissima occhiata d’intesa al
gemello, che sfruttò la situazione:
-
Cosa vorresti dire? Che noi dell’esercito non sappiamo
divertirci?-
A
quella provocazione, l’aliena continuò a lavorare
senza scomporsi.
-
Ne ho conosciuti alcuni, sicuramente giovani matricole come voi
… e sono così
noiosi! Tutte quelle esercitazioni devono essere frustranti!-
-
Il nostro è un lavoro rispettabilissimo.- fece Bill con
l’eleganza che solo lui
aveva. - Non vedo che cosa ci sia di noioso.-
-
Non è certo tra quei molti lavori che preferisco al mio.-
Era
spigliata, quella ragazza, e i gemelli trovarono ideale proseguire su
quel
discorso per consolidare il loro ruolo ed eliminare i possibili
sospetti.
Siccome lei non demordeva, anche i Kaulitz continuarono a mantenere la
loro
posizione, anche se finta.
Tom
ebbe un’illuminazione. Se a tutto ciò si
aggiungeva l’odio che probabilmente
gli Alieni nutrivano per il nemico, era fatta. Nessuno avrebbe pensato
che lui
e suo fratello fossero umani in incognito.
Intenzionato
a sedersi ad un tavolo insieme a Bill, si alzò e disse,
sistemandosi la
maglietta un po’ sgualcita:
-
Ad ogni modo, bellezza, con il nostro lavoro abbiamo la
possibilità di
distinguerci, oltre che ovviamente combattere in prima linea per
toglierci
finalmente gli Umanoidi dai piedi.-
-
Sì, sono d’accordo.- aggiunse Bill, che aveva
capito l’antifona. - Ci mancavano
solo loro!-
-
Non vedo l’ora di farne fuori uno con le mie stesse mani!-
rincarò la dose Tom,
fingendo una risatina sadica.
A
questa risata ne rispose un’altra, proveniente
dall’altra parte del locale,
molto più vera ed ironica della sua. I gemelli si voltarono,
stupiti.
Un
alieno dalla pelle grigia simile alla loro si stava alzando dal tavolo
a cui
era seduto prima. Era quasi calvo, ma aveva una fila di capelli corti
al centro
del cranio che proseguivano dietro fino al collo. Aveva un tatuaggio
sullo
zigomo, un fulmine rosso che gli percorreva tutta la parte sinistra del
viso.
Si avvicinò a Tom e Bill con un’aria di
superiorità che a loro non piacque.
-
Fate presto a parlare.- rise ancora quello. - Sempre sul piedistallo, i
militari, come se una divisa vi rendesse i padroni della guerra che
è appena
scoppiata. Non sapete nemmeno per che cosa state per combattere!-
Un
po’ perché quel tizio pareva antipatico, un
po’ perché dovevano consolidare la
loro copertura, i Kaulitz lo guardarono storto. Bill andò
leggermente verso di
lui, rispondendogli:
-
Come ti permetti? A Kronos non farebbe piacere ascoltare le tue parole.
Evidentemente
non sei dalla sua e dalla nostra parte!-
-
A Kronos non farebbe piacere ascoltare nessuno in generale. Quello che
dice lui
è legge. E voi lo prendete alla lettera, vero? Non avete
capito niente, allora,
di quello che sta veramente succedendo. Kronos vi sta manipolando con
le sue
idiozie!-
Per
un momento, Bill e Tom non seppero proferir parola. Avevano davanti un
giovane
intelligente che la pensava proprio come loro, che aveva capito la
pericolosità
di un bugiardo tiranno come Kronos e che aveva probabilmente anche
intenzione
di partecipare alla guerra per motivi più nobili e seri.
Quel
giovane alieno sarebbe potuto diventare un alleato perfetto
… se solo i gemelli
non dovessero mantenere l’incognito! Dovevano modificare
leggermente la loro
posizione.
-
Hai ragione.-
Tom
si voltò di scatto verso il gemello. Lo fulminò
con lo sguardo: aveva parlato
troppo presto! Se cambiava idea in maniera così improvvisa,
avrebbe suscitato
subito dei sospetti.
Bill
pareva esserne consapevole, ma continuò comunque:
-
Kronos è un egoista ed è vero che fa quello che
fa solo per se stesso. A dire
la verità, io e mio fratello non avremmo mai pensato di
arruolarci … ma noi e
Kronos abbiamo un nemico comune e l’unico modo per
sbarazzarcene è schierarci
dalla stessa parte.-
Dapprima
l’alieno sconosciuto guardò Bill con
perplessità, poi comprese meglio il suo
pensiero e si fece serio. Non disse nulla e Tom ne
approfittò per sostenere l’opinione
del fratello.
-
Il nostro sovrano ha molto potere … - proseguì. -
E anche se l’idea non ci
entusiasma, ci metteremo volentieri al suo servizio. Ma sia chiaro che
lo
facciamo soltanto per noi stessi! Nutriamo un grande odio nei confronti
degli
Umanoidi; ci hanno attaccato, privandoci della nostra
dignità. Devono pagare!-
Man
mano che parlavano, i Kaulitz delinearono il loro nuovo pensiero. Non
erano né
dalla parte di Kronos, né completamente dalla parte di
quell’alieno ribelle.
Bill aveva velocemente ricorso ad una via di mezzo e questa strategia
si rivelò
efficace.
Difatti,
il loro coetaneo alieno parve prenderli più seriamente e
chiese loro:
-
Quindi non siete intenzionati a combattere solo per puro senso del
dovere, ma
perché volete davvero annientare il nemico?-
I
due fratelli annuirono insieme, fissando l’alieno negli occhi
con la speranza
di convincerlo. A quel punto, egli distolse lo sguardo come per
riflettere ed
infine cambiò espressione.
-
Mi chiamo Axel.- disse, tendendo una mano verso Bill ed indicando se
stesso con
l’altra.
Sorpresi
di averlo convinto così in fretta, i Kaulitz gli strinsero
la mano con un lieve
sorriso.
-
Io sono Bill e lui è Tom. Come puoi vedere, condividiamo le
stesse idee.-
-
Già.- fece Axel, ricambiando il sorriso. - Immagino che
anche voi abbiate il
desiderio di cambiare le cose.-
Tom
ribadì, strizzando l’occhio:
-
Hai fatto centro!-
Axel
tornò ad assumere un’espressione seria ed
esordì:
-
Siccome la pensiamo allo stesso modo, vi dico che in realtà
l’arruolamento
nell’esercito non vi porterebbe a grandi risultati
… Avete mai sentito parlare
dell’Armata di Halidan?-
Stupiti,
Tom e Bill scossero il capo, ma sentendo quel nome già
conosciuto ebbero la
sensazione che si trattasse di qualcosa di importante.
-
E’ un’organizzazione formata da tanti altri alieni
che vogliono attivarsi nella
guerra appena iniziata.- spiegò l’altro. - Sapete,
Kronos ha in mente chissà
quali macchinazioni e non ha pensato a rendere davvero efficienti le
forze
armate. Noi dell’Armata di Halidan, invece, ci stiamo
organizzando come si
deve. Cosa ne dite … vi unireste a noi?-
I
gemelli si scambiarono un’occhiata di piena soddisfazione.
Era quella, l’infiltrazione
perfetta che cercavano.
-
Certamente!-
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Capitolo 11 *** Nuovi ruoli ***
Undicesimo
capitolo
Nuovi
ruoli
Tom
si distese con disinvoltura sul primo letto che gli capitò
davanti.
-
Ah, penso di essere esausto!- sospirò.
Il
gemello, intanto, si guardò attorno ed osservò la
stanza che Axel si era
gentilmente offerto di affittare per i Kaulitz. Non era nulla di
speciale, ma
era adatta ad una buona dormita. Bill sorrise e si sedette
sull’altro letto:
-
Ci pensi, Tom? Abbiamo l’alibi perfetto!-
-
Un’organizzazione di giovani ribelli che vogliono combattere,
ma senza Kronos.
Non potevamo chiedere di meglio!- esclamò l’altro.
- Siamo stati fortunati … -
-
Già, e domani, quando rivedremo Axel, dobbiamo per forza
ottenere altre
informazioni. Sono sicuro che lui non se la prenderà troppo,
se gli facciamo un
po’ di domande.- concluse il cantante.
Il
fratello annuì, siccome era d’accordo, poi si mise
a sedere e si stiracchiò.
Avvertì tutti i muscoli indolenziti rilassarsi, dopo aver
vissuto lunghi
momenti di tensione.
-
Finalmente un attimo di pace.- disse. - Bill, secondo te la nostra
trasformazione in alieni durerà ancora per molto?-
Bill,
prima di rispondere, diede un’occhiata al suo nuovo corpo.
Aveva sempre la
pelle grigia, le mani un po’ strane, gli occhi grandi e le
labbra sottili.
Pareva tutto a posto. Infatti, fece con tranquillità:
-
Spero di sì, ma credo che non ci sia bisogno di
preoccuparsi. Non sento nulla
di strano … -
Tom
sembrò convincersi e rivolse al gemello
un’espressione fiduciosa; tuttavia
aggiunse:
-
Mmh, ad ogni modo non possiamo sapere quando torneremo ad avere il
nostro
solito aspetto. Ci conviene comunque agire in fretta. Domani ci
metteremo
all’opera!-
Il
cantante sorrise lievemente per far intendere che concordava con lui.
Si
stiracchiò a sua volta, facendo scivolare via la pesantezza
della giornata, infine
si alzò e con un sospiro cominciò a camminare
verso la finestra. Il suo sguardo
si incupì. Aveva nostalgia di casa? Era in ansia per la
buona riuscita della
loro missione? No, Bill pensava ad altro.
-
Ti manca Romy, vero?- chiese subito il fratello, che come sempre aveva
letto
nei pensieri di Bill.
Quest’ultimo
fece lentamente sì con la testa ed incrociò le
braccia al petto.
-
Chissà se si sta riprendendo … e se le manco
anch’io … -
Il
chitarrista si avvicinò per rassicurarlo:
-
Tranquillo, quella ragazza è forte e ce la farà.
Scommetto anche che le manchi
da morire!-
-
Uhm … - mugugnò l’altro. - E se invece
ce l’avesse ancora con me? Dopotutto mi
sono comportato da vero idiota … -
A
Tom non piaceva vedere suo fratello giù di morale ed avrebbe
voluto dirgli
semplicemente che Romy l’avrebbe perdonato perché
lo amava alla follia, ma in
verità la pensava in un altro modo.
-
Ascolta. Forse è vero che il tuo comportamento non
è stato carino … ma non devi
essere così duro con te stesso solo per questo.-
esordì Tom, mettendogli una
mano sulla spalla.
-
Tu dici?-
-
Lo dico. Pensaci bene: nemmeno Romy è stata carina con te.
Si è arrabbiata
troppo e ti ha fatto sentire in colpa in maniera eccessiva. Diciamo che
ha
calcato troppo la mano, o perlomeno, questo è il mio parere.-
Bill
fece una smorfia pensierosa e dopo averci riflettuto per un momento
disse:
-
Forse hai ragione. Effettivamente non mi aspettavo proprio che reagisse
così …
-
-
Era irriconoscibile!- fece ancora Tom, ripensando con angoscia alla
sfuriata dell’amica.
Il
gemello si appoggiò alla finestra con la fronte e
sospirò nuovamente.
-
In ogni caso … mi manca tantissimo.- mormorò,
quasi a se stesso.
Tom
diede una pacca affettuosa sulla sua schiena, tranquillizzandolo con il
pensiero, dopodiché tornò verso il suo letto,
intenzionato ad addormentarsi
velocemente. Bill, invece, restò accanto alla finestra
ancora per un po’,
immobile e silenzioso, con gli occhi persi nel cielo notturno e la
mente persa
in mille pensieri.
Era
stata una giornata piena di emozioni … eppure quello era
solo l’inizio.
Uno
sbadiglio lo sorprese. Come poteva sbadigliare in un momento del genere?
-
Georg!- fece il biondino con una leggera gomitata verso
l’amico, discretamente
come al solito.
Quello
si scusò con lo sguardo, mentre Flammar si voltò
verso di loro. Perplesso,
chiese:
-
Qualcosa non va?-
-
No, va tutto bene!- sorrise Georg. - Siamo pronti.-
Sorridendo
a sua volta, il leader degli Umanoidi aprì il grosso portone
ed invitò i due
musicisti ad uscire con lui dal suo enorme palazzo. Erano diretti poco
lontano,
al laboratorio di ricerca dove i migliori scienziati della dimensione
stavano
ancora lavorando ai resti dell’astronave aliena.
Dopo
qualche attimo, si avvicinarono un paio di robot in divisa.
-
Buongiorno, capo.- salutò uno di loro, chinando leggermente
la testa.
-
Ciao, ragazzi. Questi sono Gustav e Georg e per un po’
lavoreranno con voi nei
turni di guardia.- disse Flammar, mentre gli umanoidi stringevano loro
le mani
con fare cordiale.
-
Sarà un vero piacere!- ammiccò poi Gustav.
Tutti
ripresero a camminare verso la destinazione prevista per quella
mattinata;
intanto il leader spiegò:
-
Georg, Gustav, presto conoscerete altri loro colleghi. Sono tutte
persone
fidate e preparate e fanno parte del corpo di sicurezza speciale che
è nato
negli ultimi tempi.-
-
Sembra interessante … - commentò il bassista,
stiracchiandosi.
L’amico
gli lanciò un’occhiataccia. Possibile che Georg
non riuscisse a comportarsi con
la dovuta serietà?
-
Che c’è?- disse ancora l’altro per
giustificarsi. - Ci siamo svegliati presto!-
Flammar
iniziò a capire e ridacchiò:
-
Lo so, ragazzi, ma i turni di guardia cominciano di buonora.
Più tardi avrete
tutto il tempo di rilassarvi e magari fare un’abbondante
colazione.-
-
Grazie mille!- esclamò Georg, ritrovando un po’ di
compostezza.
-
Vi stavo parlando del nostro corpo di sicurezza … - riprese
Flo, che camminava
in testa al gruppetto. - Quello di cui si occupa, quindi ciò
di cui vi
occuperete anche voi, non è solo il mantenimento
dell’ordine pubblico con particolare
attenzione a questa zona, ma anche il raccoglimento e il trasferimento
di
informazioni da un posto all’altro. Si tratta di luoghi
importanti come la sede
governativa, cioè il mio palazzo, ma anche la Fabbrica
Automatica e il
laboratorio scientifico in cui siamo diretti.-
Gustav
annuì:
-
Capisco … Quindi sarà principalmente questo il
nostro compito? Mi sembra
piuttosto importante.-
-
Hai detto bene! Ma non preoccuparti, i vostri nuovi colleghi vi
metteranno
subito a vostro agio e presto saprete come muovervi.-
sentenziò il leader,
fiducioso.
-
Una cosa è certa: faremo del nostro meglio!-
Georg
non si sentì obbligato ad aggiungere altro; del resto
concordava in pieno con
l’amico e anche i due robot parvero essere della stessa
opinione.
Imboccando
una via laterale, Gustav e Georg notarono subito il centro di ricerca.
Era un
edificio perfettamente cubico, abbastanza isolato dalle altre
strutture,
attorniato da una grande piattaforma di cemento e una rete metallica.
Flammar
si diresse senza esitazione verso una porta di ferro e vi fece passare
prima
gli altri, permettendo loro di attraversare la rete,
dopodiché se la richiuse
alle spalle ed esordì:
-
Eccoci arrivati. Holly dovrebbe essere qui da un pezzo, ormai
… -
Infatti
la piccola libellula li accolse all’entrata e con la solita
allegria li guidò
all’interno dell’edificio. Dovunque si girassero,
Gustav e Georg vedevano
umanoidi in camice andare a destra e a manca, impegnati in
chissà quali
attività. Affascinati da quell’ambiente, i due
sorrisero e si scambiarono uno
sguardo di reciproca curiosità.
-
Ci siamo!- esclamò Holly, svolazzando e svoltando
nell’ennesimo corridoio. - I
resti della navicella aliena sono stati trasportati ed analizzati in
quel
salone laggiù.-
Flo
annuì ed oltrepassò due porte di vetro
scorrevoli, seguito dai robot del corpo
di guardia e dai due musicisti. Al centro di quello che sembrava quasi
un
garage, stava l’astronave aliena ancora ammaccata, anche se
alcune sue parti
erano state smontate. Tutto intorno, piccole squadre di umanoidi
analizzavano
dei pezzi di essa o archiviavano dei dati.
-
Complimenti per l’organizzazione!- commentò
ammirato Georg.
Il
leader ringraziò:
-
Modestamente abbiamo fatto progressi … Allora, Holly, che
novità abbiamo oggi?-
Prendendo
improvvisamente una direzione, la libellula rispose:
-
Non troppe, Flo. C’è ancora un bel po’
da fare … ma abbiamo raccolto qualche
informazione interessante sull’arma ritrovata a bordo della
navicella.-
-
Ah sì, ne avevamo parlato!- disse Gustav, incuriosito.
Holly
si appoggiò su un tavolo, accanto a degli appunti.
Lì vicino, un umanoide con
gli occhiali rivolse un pacato sorriso al leader e agli altri:
-
Salve, capo! Vi metto subito al corrente di quello che abbiamo scoperto
… -
-
Di’ pure … Oh, ma è quella
l’arma?- domandò Flo, indicando la pistola
rinchiusa
in una piccola teca di vetro.
Il
robot annuì, afferrando alcuni documenti, poi
cominciò a spiegare.
-
Dalle analisi sono emerse delle informazioni piuttosto interessanti.
Vedete
quella sostanza blu all’interno della carica?-
Fintanto
che parlava, Georg e Gustav avevano circondato la teca di vetro e
stavano
osservando con estrema curiosità lo strano liquido
azzurrognolo che pareva
pulsare dentro la carica della pistola.
-
Si tratta di piombo liquido.- proseguì lo scienziato,
attentamente ascoltato
dal leader. - E’ stato sottoposto ad alcuni trattamenti in
laboratorio, prima
di essere utilizzato come munizione, ma siamo sicuri che in fondo sia
semplice
piombo. Ogni volta che si spara, la pistola accumula una piccola
quantità di
piombo liquido e la espelle a velocità folle, proprio come
se si trattasse di un
proiettile.-
Flammar
annuì, serissimo. Allo stesso tempo, anche gli umanoidi
della guardia si erano
uniti a Gustav e Georg per vedere l’arma da vicino. Uno di
loro chiese:
-
Cosa succede se si viene colpiti da questa strana sostanza?-
-
Beh, gli effetti sono quelli che il capo ha potuto vedere sulla nostra
erede,
Romy. Grazie al trattamento subìto in laboratorio, il piombo
ha aumentato la
sua azione nociva ed è in grado di refrigerare
immediatamente gli organi
interni della vittima; inoltre può provocare gravissimi
danni al sistema
nervoso e portare perciò alla morte.-
-
Se non fossi intervenuta iniettandole del veleno in corpo, Romy non
sarebbe
sopravvissuta.- rifletté quindi la libellula, che non si era
mossa da dove si
trovava.
L’umanoide
con gli occhiali aggiunse, rivolgendosi direttamente a lei:
-
Già, fortunatamente il tuo veleno ha bloccato
l’azione del piombo refrigerante.
Ciò mi induce a pensare che il tuo veleno sia un composto a
base di acido,
giusto?-
-
Sì, in effetti si tratta di un acido corrosivo e
ustionante.- rispose Flammar
per lei. - Grazie alle modifiche genetiche che le ho apportato, Holly
riesce ad
emettere questo acido, molto simile all’acido nitrico, per
intenderci.-
-
Molto bene.-
Detto
questo, lo scienziato si rivolse ad altri robot in camice per alcune
delucidazioni, ma non fu sentito da Flammar e gli altri. Georg,
intanto,
commentò:
-
E’ un’arma micidiale. Se si viene colpiti anche
solo di striscio, non c’è
scampo.-
L’amico
biondo concordò con un cenno della testa, visibilmente serio
e preoccupato.
Lo
scienziato tornò a parlare con il leader:
-
Capo, avremmo una richiesta da farle.-
-
Prego.- lo incitò lui.
-
Vede, dal momento che Holly possiede dentro di sé qualcosa
che può contrastare
l’azione di queste pericolosissime armi … -
esordì l’umanoide, togliendosi gli
occhiali. - Ecco, speravamo che la nostra mascotte restasse a nostra
disposizione per alcuni esami. Ovviamente ci preoccuperemo
personalmente della
salute di Holly, nonostante i trattamenti.-
Flo
ripeté la questione per essere sicuro di aver capito:
-
In pratica, volete sottoporre la mia libellula a degli esperimenti?-
-
Detto in parole povere, direi di sì.- confermò il
robot.
Holly
aveva sentito tutto e dopo essersi sentita lusingata per il fatto che
Flammar
avesse detto “la mia libellula”, attese la risposta
del suo leader.
-
Beh, se mi garantite che non sono esperimenti rischiosi per la sua
salute e che
possono aiutarci nella guerra contro gli Alieni … non posso
certo dissentire.-
fece Flo.
Gustav
andò verso Holly e le chiese:
-
E tu che ne dici? Te la senti?-
-
Che domande!- esclamò lei con un sorriso. - Certo che me la
sento! Non vedevo
l’ora di rendermi davvero utile!-
-
Io ti ho sempre considerata preziosa, lo sai, amica mia.- le disse
Flammar,
facendola arrossire, per quel poco che poteva nel suo minuscolo viso da
insetto.
L’umanoide
sentenziò, soddisfatto:
-
Allora siamo d’accordo. Cominceremo domani con le nuove
analisi, insieme a
Holly. Per il momento, non ho molto altro da aggiungere … -
Flo
e gli altri ringraziarono il robot per la disponibilità e si
diressero poi
fuori dal salone per permettere agli umanoidi di lavorare. Ad un certo
punto,
il leader si fermò nel corridoio e si rivolse ai due
musicisti:
-
Ora devo tornare al mio palazzo per riprendere il mio lavoro. Seguite i
vostri
nuovi colleghi del corpo di guardia e andrà tutto alla
grande!-
Dopo
aver ricevuto un ok, Flo si congedò e si diresse verso
l’uscita dell’edificio.
Mentre seguivano gli altri due robot in cerca di altre informazioni da
trasferire in altri luoghi, Georg sospirò e
scambiò due parole di nostalgia con
Gustav.
-
Un gran bel da fare, vero amico?-
-
Già … Mi chiedo se anche Bill e Tom siano
così impegnati nella dimensione
aliena.-
-
Spero che se la passino bene e che siano riusciti a combinare qualcosa.-
-
Di sicuro ce la stanno mettendo tutta.-
-
Puoi dirlo forte … Non li ferma nessuno, quei due!-
*
|
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Capitolo 12 *** Una verità incompleta ***
*
Dodicesimo capitolo
Una
verità incompleta
La
mattina seguente, Axel guidò i gemelli fino ad un edificio
abbandonato e
isolato, che all’esterno pareva disabitato. Notandolo da
lontano, Bill e Tom si
erano scambiati un’occhiata d’intesa.
-
Lo capirete subito, se vorrete entrare a far parte
dell’Armata di Halidan.-
esordì il giovane alieno, dirigendosi con sicurezza verso
una vecchia porta. -
Non è da tutti, sappiatelo.-
Tom
deglutì. Se le cose stavano così, la loro
copertura rischiava di svanire più
facilmente del previsto. Bill si fece teso in faccia, pensando che
sarebbe
stato complicato continuare a fingere.
Prima
di aprire la porta, Axel si voltò verso di loro e sorrise:
-
Benvenuti nel quartier generale dell’Armata!-
Ciò
che i gemelli videro era nulla di ciò che si aspettassero.
Non
sembrava né il quartier generale di un’armata,
né un ritrovo di giovani ribelli
pronti a lottare in una guerra. La prima impressione di Tom e Bill fu
quella di
un semplice ritrovo tra amici.
In
un enorme salone, decine e decine di giovani alieni chiacchieravano tra
loro
allegramente. Alcuni erano in disparte a leggere, altri intorno a un
tavolo a
giocare a carte o a riempirsi lo stomaco di cibo, altri ancora ridevano
e
scherzavano seduti su alcune panche di ferro. Non era certo il clima
che si
aspettavano.
-
Cos’è questo posto?- si domandò Tom,
stupito più che mai.
Axel
iniziò a ridere, divertito dalla sua reazione, poi rispose:
-
Come potete notare, non siamo il tipo di persone che pensano alla
guerra ogni
istante della loro vita. Siamo semplici ragazzi che condividono un
unico e
chiaro obiettivo, ovvero quello di vendicarci degli Umanoidi e mettere
subito
fine a questa storia della guerra.-
-
E pensate di farlo con le armi?- fece Bill. - Non vi pare rischioso?-
L’alieno
sospirò, passando una mano sulla testa quasi pelata:
-
Purtroppo è l’unico modo. E poi così
speriamo di dare una lezione a quel
delinquente di Kronos, che pensa soltanto a se stesso.-
I
tre non ebbero il tempo di fare un passo, che gran parte degli alieni
presenti
circondarono Axel.
-
E’ tornato, il capo è tornato!-
-
Axel, sei di nuovo fra noi, finalmente!-
Il
ragazzo si fece largo tra la folla, salutando amichevolmente a destra e
a
manca.
-
Deve essere lui la guida di tutti questi alieni nella ribellione
… - osservò
Bill, che era rimasto in disparte insieme al fratello.
Dopo
aver salutato tutti, Axel indicò con una mano i gemelli,
esclamando:
-
Loro due sono i gemelli Bill e Tom, matricole dell’esercito.
Ma da oggi si
uniranno a noi nella lotta!-
Un
boato pieno d’entusiasmo accolse i due musicisti, che
sorrisero in maniera
automatica. C’era un’atmosfera di festa
lì dentro, come se ogni legame fosse
speciale e prezioso. Il pensiero principale non era la guerra in
sé, bensì lo
scambio reciproco di forza e coraggio tra giovani che condividevano le
stesse
idee.
-
Siete tanti!- commentò Tom, piacevolmente impressionato.
Una
giovane aliena dai capelli cortissimi disse loro:
-
Già, siamo tanti e tutti diversi. Anarchici, ex soldati
novellini come voi,
studenti, persino figli di ricchi alieni d’affari che non
sopportano questo
assurdo sistema. Siamo diversi, ma è questo il bello. Tutti
noi abbiamo un solo
desiderio, quello di cambiare le cose!-
-
Sì, ben detto!- fecero in molti, concordando con lei.
-
Saremo ben felici, allora, di far parte dell’Armata di
Halidan!- sentenziò
Bill, alzando un pugno.
Per
un momento, Bill e Tom si dimenticarono della loro missione e si
lasciarono
trascinare dall’entusiasmo e dalla voglia di vivere che
accomunavano tutti
quegli alieni. Quando Tom notò che uno di loro imbracciava
una chitarra, volle
subito provare a suonarla e fece divertire alcuni appassionati di
musica. Era
entrato perfettamente in sintonia con il gruppo.
Tuttavia,
anche se quei giovani alieni combattevano per una buona causa, i
Kaulitz
facevano parte di un altro schieramento ed avevano una missione da
portare a
termine.
Mentre
il fratello si divertiva, consolidando il loro incognito, Bill si
avvicinò ad
Axel e cominciò ad indagare.
-
E’ davvero bello quello che fate.- esordì,
avvicinandosi. - Ma di che cosa vi
occupate di preciso?-
L’alieno
lo guardò sornione e, spostandosi verso un angolo
più tranquillo, rispose:
-
Semplice. Facciamo ciò che non sta facendo
l’esercito. Ti spiego … Kronos, da
grande riccone senza scrupoli che è, dà retta
solo a se stesso e a mettere in
azione il suo esercito non ci pensa nemmeno.-
-
Figurati, troppa fatica …!-
ironizzò il
cantante, roteando gli occhi.
-
E quindi la guerra, se non la fa il re con il suo esercito, la facciamo
noi.
Chi pensi che abbia rubato e poi mandato quelle due navicelle nella
dimensione
nemica?-
Bill
spalancò gli occhi e deglutì, ma poi si
limitò a mormorare:
-
Non lo sapevo … -
Quindi
le due astronavi non erano state mandate da Kronos, ma avevano agito da
parte
dell’Armata su ordine dello stesso Axel!
Quest’ultimo
si fece più serio e si appoggiò al muro.
-
Tra Kronos che se ne lava le mani e quei soldati snob che pensano ad
essere
militari solo di nome, l’esercito alieno si sta rivelando
completamente
inutile. Ma ormai è già guerra aperta e se non
agiamo noi dell’Armata, gli
Umanoidi vinceranno.-
Bill
si sedette su un lungo tavolo di legno e pensò che aveva
già ottenuto delle
informazioni fondamentali. Stava per porre altre domande, ma
arrivò Tom:
-
Come va, ragazzi? Si sta bene qui, devo ammetterlo … -
Axel
si compiacque e sorrise con soddisfazione, guardandolo sedersi accanto
al
gemello.
-
Anche se avrei qualcosa da chiederti, Axel.- continuò il
chitarrista,
toccandosi le treccine. - Avevo intenzione di chiedere agli altri, ma
probabilmente tu sai rispondere meglio di tutti: perché
è nato questo
conflitto? Perché gli Umanoidi ce l’hanno con noi?
È tutto così confuso … -
Il
capo dell’Armata di Halidan tirò un lungo sospiro
e cominciò a raccontare tutta
la storia, a braccia conserte, col viso tirato.
-
Gli Umanoidi, in teoria, non ci hanno ancora fatto niente. Siamo stati
noi a
dichiarare guerra, ma Kronos, come al solito, ha mentito al popolo
alieno per
mantenere il ruolo del sovrano sempre buono e giusto. Penserete che sia
un po’
stupido, ma alla radice di tutto c’è una questione
che risale a vent’anni fa
...-
I
Kaulitz si scambiarono una velocissima occhiata. Axel stava raccontando
la
verità, quella verità che al re alieno faceva
tanto scomodo e che corrispondeva
alla versione di Flammar e Holly. Non dovevano perdersi nemmeno una
virgola di
quel discorso.
-
Un mio lontano parente, vent’anni fa, partì per un
viaggio interdimensionale e
finì per innamorarsi. Indovinate di chi? Una robot. Proprio
così, una giovane
umanoide.-
Senza
trovare le parole per commentare, Bill e Tom sbatterono più
volte le palpebre e
lo lasciarono proseguire, increduli.
-
Quei due ragazzi erano così entusiasti dell’amore
che li univa … - andò avanti
Axel, con aria nostalgica. - Avevano una grande voglia di cambiare
l’universo e
di diffondere ovunque un messaggio di pace, attraverso la loro storia
d’amore.
Inizialmente fu così, infatti gli Umanoidi proposero subito
di mantenere buoni
rapporti con questa dimensione attraverso un’alleanza.
Ciò a cui però pensavano
gli Alieni era un vantaggio di altra natura: da grande popolo
battagliero che
siamo, i nostri predecessori decisero di accettare la proposta degli
Umanoidi,
solo perché le due dimensioni insieme sarebbero state
invincibili di fronte
alle altre esistenti nell’universo ed avrebbero di sicuro
imposto il loro
massimo potere.-
Stavolta
Tom non si trattenne ed esclamò:
-
Lo immaginavo, accidenti!-
Bill
gli lanciò un’occhiataccia per rimproverarlo
dell’imprudenza, ma Axel non ci
badò molto e andò avanti a raccontare.
-
Sfortunatamente, la pace creatasi tra le due dimensioni durò
poco, perché
scomparve il simbolo della loro unione. La ragazza umanoide interruppe
la
relazione con il mio avo alieno, perché diceva di non
provare più nulla per lui.
L’alieno fu così deluso e distrutto, che
arrivò a suicidarsi per la
disperazione.-
-
Che storia triste … - fece Bill, quasi tra sé.
Axel
continuò, digrignando i denti:
-
Sapete qual è la cosa peggiore? Tempo dopo, si sparse la
voce secondo cui la
giovane umanoide si era fidanzata con un umano … che esseri
immondi!-
I
gemelli deglutirono e si sentirono sudare la fronte. Qualsiasi loro
commento
sarebbe stato fatale, poiché non erano sicuri di poter
trattenere i loro veri
pensieri.
-
Il fatto non passò inosservato, soprattutto per noi alieni e
per una persona in
particolare.- fece l’altro, aggrottando la fronte. - Lui
più di tutti prese
questo rifiuto come un affronto, un torto che nessun alieno meritava di
subire.
Sto parlando del padre di quel povero alieno … -
-
Aspetta, fermo un attimo! Non mi dire che …!- disse Bill,
spalancando le
orbite.
-
Esatto. Quella persona si chiamava Halidan.- sentenziò Axel
con un filo di
voce.
Tom
balzò giù dal tavolo, da quanto era stupito:
-
Non ci posso credere! Ma allora fu Halidan, cioè il padre di
quell’alieno, a
scatenare tutto questo. Voleva vendicare il figlio!-
-
E lo fece eccome.- sospirò il loro nuovo amico. - Insieme al
sovrano di allora,
organizzò l’esercito alieno con una rigorosa
determinazione, riuscendo a
guidare tutti i soldati e a far esplodere tutta la loro
abilità. Quella sì che
fu una battaglia di nome e di fatto! Peccato che restò
l’unica nella storia del
nostro popolo … -
Da
come ne parlava Axel, i gemelli pensarono che fosse meglio non
contraddirlo.
Non fecero in tempo a chiedere altro, perché lui
staccò la schiena dal muro e
alzò un pugno, dicendo:
-
Alla fine Halidan si scontrò con il leader degli Umanoidi,
che però era più
giovane e alla fine riuscì a vincere. Halidan
giurò vendetta e adesso tocca a
me portare a termine il suo progetto!-
-
In pratica sei il suo erede, Axel … - fece Tom. - Ma se
tutto questo è accaduto
vent’anni fa, questo Halidan non è un tuo
così lontano parente … -
-
Già. Infatti era mio nonno.-
-
Che cosa?!- esclamarono in coro i fratelli Kaulitz.
Axel
divenne scuro in volto:
-
Mio padre, la vittima più grande di questa spiacevole
vicenda, prima di tutto
ciò aveva avuto una storia con quella che poi sarebbe stata
mia madre. Se non
avesse incontrato quell’umanoide, non avrebbe lasciato mia
madre e non avrebbe
sofferto così tanto. Maledetti Umanoidi!-
-
Già, sono stati egoisti!- fece Bill a malincuore, per tenere
salda la copertura
sua e del gemello.
Il
capo dell’Armata rivolse uno sguardo pensieroso ai suoi
compagni:
-
Ho radunato amici e giovani alieni un po’ da ogni parte della
dimensione e ho
creato l’Armata di Halidan, in onore di mio nonno che non
riuscì a condannare
gli Umanoidi per il loro egoismo. Non solo non espressero alcun
dispiacere per
la storia di mio padre, ma ci annientarono senza pietà!
Distrussero molti di
noi e anche persone innocenti … -
-
Ma anche gli Alieni uccisero molti Umanoidi, non è vero?-
domandò il cantante.
-
Oh sì, ma erano soltanto soldati. A differenza nostra,
quegli ammassi di
metallo vennero ad attaccare direttamente le nostre città e
le fecero a pezzi!-
rispose Axel con amarezza.
I
gemelli si guardarono con perplessità. A quanto stavano
sentendo, erano stati
gli Umanoidi ad aver compiuto le azioni peggiori. Forse Holly e Flammar
si
erano sbagliati ad aver attribuito tanta cattiveria agli Alieni?
Qual’era la
verità?
Il
capo dell’Armata di Halidan pareva aver terminato il suo
racconto. I Kaulitz
gli andarono vicino e gli chiesero se Kronos sapeva di tutto questo.
Dopotutto
doveva per forza conoscere la verità, visto che
l’aveva nascosta con tanta
abilità all’intera dimensione.
-
Sì, ho chiesto udienza al re e gli ho parlato della storia
di mio padre e di
mio nonno Halidan.- spiegò l’alieno. - Vista la
crisi che stiamo vivendo noi
Alieni e il progresso che invece ha avuto la dimensione Umanoide negli
ultimi
tempi, ho colto l’occasione e ho pregato Kronos di
collaborare nella mia
vendetta. Ha accettato, ma … -
-
Ma …?- fece Tom, perplesso.
Axel
scosse il capo e si lamentò:
-
Credo che quello lì abbia altri progetti. Non ha fatto nulla
per aiutarmi,
eppure dovrebbe essere anche nei suoi interessi!-
-
E’ per questo che stai facendo tutto da solo, giusto?- disse
Bill, ricevendo
una conferma.
Il
ragazzo rivolse un’occhiata dispiaciuta ai due e disse di
doversi occupare di
alcune faccende insieme ad altri giovani dell’Armata,
così lasciò i due con i
loro dubbi.
Tom
incrociò le braccia al petto e con una smorfia
esordì:
-
Beh, fratellino, adesso sappiamo chi vuole la guerra e
perché … eppure sento
che non è ancora tutto.-
-
Già … C’è qualcosa di
strano.- aggiunse l’altro. - Questo vecchio conto in
sospeso sarebbe un pretesto perfetto per combattere contro gli
Umanoidi, ma
Kronos non sta muovendo un dito.-
Il
gemello sospirò con disappunto. Pensieroso, si
voltò ad osservare Axel e gli
altri membri dell’Armata, giovani ribelli dalla voglia di
cambiare il sistema e
farsi valere.
Ad
un tratto Bill esclamò:
-
Forse Axel e Kronos non vogliono le stesse cose!-
-
Hai ragione!- annuì Tom. - Se Axel vuole la guerra per un
motivo, magari Kronos
la vuole per un altro … Dobbiamo scoprirlo.-
Il
mistero che i due musicisti avevano per le mani era più
complicato del
previsto, non facile da svelare. Erano arrivati alla fonte del
conflitto,
eppure avevano un brutto presentimento, come se Axel e la sua Armata di
Halidan
non fossero il vero nemico.
Avevano
bisogno di risposte e l’unico che avrebbe potuto sbrogliare
la matassa era
Kronos, il sovrano alieno, un bugiardo che nascondeva troppe cose. Dopo
averci
riflettuto, Bill e Tom decisero che quella stessa notte si sarebbero
infiltrati
nel palazzo del re e non ne sarebbero usciti finché non
avessero capito chi
andava combattuto davvero e perché.
Era
una missione rischiosa e non sapevano nemmeno fin quando avrebbero
mantenuto le
sembianze di alieni, ma i due gemelli erano ormai pronti a tutto.
Proprio come
i giovani ribelli che Axel aveva riunito, avevano una grande voglia di
combattere e di giocare a carte scoperte. La verità andava
rivelata per intero e
ciò sarebbe accaduto molto presto.
*
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Capitolo 13 *** L'infiltrazione ***
Tredicesimo
capitolo
L’infiltrazione
-
Guarda laggiù, amico!-
I
novellini del Corpo di Guardia, ovvero Gustav e Georg, stavano facendo
da
sentinelle nella piazza principale della città, dove mille e
più umanoidi si
muovevano, indaffarati nelle loro faccende. Gustav stava indicando al
collega
una giovane donna robot con il seno particolarmente prosperoso,
naturalmente
tutto di metallo.
-
Che dici, sarà vero?- chiese il biondino.
-
Come posso rispondere a questa domanda?- disse Georg, divertito. -
E’ ovvio che
per me non sia vero perché non è fatto di carne
umana, ma negli standard
umanoidi potrebbe esserlo!-
La
sua teoria, in effetti, non faceva una piega.
-
Ti immagini un seno di metallo? Voglio dire, per una ragazza della
Terra?-
continuò Gustav.
Per
tutta risposta, l’altro si mise a ridere. Dopo aver lasciato
perdere quel
discorso, evidentemente tirato fuori per non annoiarsi, i due
proseguirono nel
loro pattugliamento.
All’improvviso
il bassista si bloccò sul posto.
-
Gustav! Ma quello non è …?-
Fece
segno verso una via secondaria, dove aveva notato qualcuno che a prima
vista
non pareva affatto un umanoide, anzi. Georg e Gustav lo conoscevano
bene.
-
David?!-
Il
manager dei Tokio Hotel sembrava spaesato; si guardava intorno e
poggiava le
mani sui muri come per voler intuire il luogo in cui si trovasse.
Stupiti, i
due ragazzi gli corsero incontro.
-
David!- gridò Georg, sorpreso. - Che cosa ci fai tu qui?-
L’altro
si voltò verso di loro e quando si rese conto di chi
fossero, strabuzzò gli
occhi e farfugliò:
-
Voi? Cosa … Do-dove siamo?-
Il
bassista stava aprendo bocca per dare – o piuttosto avere
– delle spiegazioni,
ma si sentì un colpo secco e David svenne, cadendo in
avanti. Vicino a lui
c’era Flammar, che l’aveva tramortito con un pugno.
Dapprima
i due musicisti non riuscirono a proferir parola dallo stupore,
rimanendo a
bocca aperta. Il leader li guardò con aria colpevole,
scusandosi con una
smorfia. A quel punto, Gustav domandò:
-
Flo, che cosa sta succedendo?-
-
Vi spiegherò.- rispose lui. - Venite con me, torniamo a
palazzo.-
Buttato
di peso il corpo di David sul letto di una delle stanze del pian
terreno,
Flammar sospirò.
-
Quando lo rivedrete, dite al vostro amico di mettersi a dieta
… - sentenziò.
Gli
altri due si fissarono con evidente perplessità. Prima che
potessero formulare
una domanda sensata, il leader si voltò e
cominciò:
-
Ragazzi, facciamo un ripasso. Qual è la prima regola
fondamentale del codice
Umanoide?-
-
Se non sbaglio, questa regola dice che nessun essere umano
può venire a
conoscenza di questa dimensione.- fece Gustav, sfoggiando la sua ottima
memoria. - Ma non siamo stati noi a portare qui David!-
-
Esatto. So benissimo che non siete stati voi, eppure ho dovuto
colpirlo, perché
altrimenti avrebbe scoperto troppe cose di noi.- aggiunse Flo.
Georg
diede un’occhiata alla faccia di David, ancora svenuto, poi
chiese:
-
Ma allora perché lui è qui?-
-
E’ un fenomeno inspiegabile e sempre più
frequente.- fece Flammar, preoccupato.
- Abbiamo riscontrato la presenza di terrestri in questa dimensione e
viceversa.-
-
Stai dicendo che anche sulla Terra sono apparsi dei robot?!- chiese il
bassista, aggrottando la fronte.
-
Purtroppo sì. Ma non dipende da nessuno, in
realtà … e nessuno riesce a capire
come questo stia accadendo. Tutto ciò che possiamo fare
è riportare i robot e i
terrestri nelle rispettive dimensioni, non prima di cancellare la
memoria ai
vostri amici, parenti e conoscenti.-
Apparentemente
la situazione era chiara, eppure Gustav e Georg erano alquanto confusi.
-
Mica conosciamo tutti gli abitanti della Terra, Flo!- disse il
biondino,
cercando di sdrammatizzare.
Il
leader si mise a braccia conserte e li squadrò:
-
Allora perché, di tutti i sette miliardi di persone che ci
sono sulla Terra,
finora sono capitati qui proprio il vostro manager, un cugino dei
gemelli e una
vostra ex compagna di classe?-
A
questa domanda, tuttavia, i due colleghi non riuscirono a proferir
parola.
L’altro sospirò di nuovo e vide che nella stanza
stavano entrando due umanoidi
in divisa da guardie. Mentre loro prendevano David e lo portavano via,
Flammar
proseguì:
-
Ragazzi, a quanto pare siete voi ad attirare gli umani in questo mondo,
anche
se non si sa come. So però che non lo fate intenzionalmente,
perciò non avete
nulla da temere. Di queste misteriose apparizioni saremo noi ad
occuparci … -
-
Dove lo stanno portando?- chiese Georg con angoscia, osservando il
manager che
veniva trasportato altrove.
-
In un luogo dove potremo collegargli degli elettrodi alla testa e
cancellargli
i ricordi che ha di questa dimensione.- rispose il leader. - La legge
è legge,
purtroppo. Dopodiché, Holly lo teletrasporterà a
casa.-
Flammar
aveva giusto nominato la sua piccola amica, che questa apparve sulla
soglia
della camera, dopo aver volato a lungo. Andandosi ad appoggiare alla
spalla di
Flo, esordì:
-
Salve! Ho appena recuperato un altro umanoide che era finito sulla
Terra …
Poverino, era traumatizzato, come tutti coloro a cui è
già successo!-
Gustav
guardò il collega e strinse i pugni in segno di forza:
-
Dobbiamo indagare e fermare questa situazione; non si può
continuare così,
altrimenti Holly sarà costretta a recuperare umanoidi e
terrestri ovunque!-
Flo
annuì, lanciando uno sguardo preoccupato alla libellula
dorata, che era troppo
stanca per rispondere con la sua solita vitalità.
-
Potremmo organizzare delle squadre di recupero!- propose Georg. - Non
penso che
Holly sia il solo modo per viaggiare da una dimensione
all’altra … o sbaglio?-
-
Non sbagli, amico mio.- sorrise Flammar, sollevato. - E’
l’occasione buona per
insegnarvi a pilotare un’astronave.-
-
Che cosa?!- sbottarono entrambi i musicisti, entusiasti. - Potremo
farlo
davvero?-
-
Certo, cominceremo domani, se volete. Ora, però, andate a
riposarvi … Le ultime
ore sono state intense.-
I
due seguirono il consiglio del loro capo e si congedarono con
gentilezza.
Quando Flo e Holly furono soli, il discorso prese una piega leggermente
diversa.
-
Dov’è la nuova recluta?-
-
L’ho fatta portare al laboratorio di ricerca, dove per il
momento Georg e
Gustav non possono trovarla.-
-
Secondo te è davvero stata una buona idea, decidere di non
cancellare la sua
memoria?-
-
Holly, abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile. Questi
stranissimi eventi
non mi piacciono per niente.-
-
E non diciamo nulla ai ragazzi?-
-
Meglio non farli preoccupare. Stanno già vivendo tante
emozioni nuove e
profonde; dobbiamo aspettare ancora un po’ … -
La
notte era calata, pesante e silenziosa. Bill e Tom si muovevano fluidi
verso il
palazzo di Kronos, un edificio cilindrico, alto e stretto che
troneggiava al
centro di una grande piazza. Per potervi entrare, era necessario
superare una
cancellata, nonché le guardie notturne che pattugliavano la
zona.
-
Che dici, fratellino?- fece il chitarrista, sbirciando da dietro un
muro.
L’altro
gli si affiancò con cautela e gli sorrise:
-
Dopo di te.-
Assicurandosi
di non essere notato, Tom si fece avanti verso la cancellata con passo
felpato.
Bill gli stava dietro come un’ombra e gli copriva le spalle.
La maggior parte
delle guardie stavano dentro la cancellata vicino alle entrate del
palazzo e
per fortuna nessuno vide i gemelli avvicinarsi. Quando i due
raggiunsero le
sbarre, si accucciarono per non sbucar fuori da esse e proseguirono
lungo il
cancello fino a trovare una guardia, dritta in piedi, immobile e muta.
-
Manco fosse una guardia inglese …!- commentò il
chitarrista con un filo di
voce.
Bill
pensò che non fosse il momento per scherzare e gli
intimò di dargli un pugno
per tramortirlo.
Tom,
con una nonchalance inaudita, si mise in piedi e toccò una
spalla all’alieno.
-
Ehm, chiedo scusa … -
Quando
la guardia si voltò verso di lui, trovò un
cazzotto di Tom ad appiattirgli la
faccia e ad atterrarlo come un sacco di patate.
Bill
squadrò il corpo dell’alieno svenuto con un
sopracciglio alzato, mentre il
fratello aggiungeva:
-
Beh, è stato facile, no?-
L’occhiata
gelida che l’altro gli lanciò ebbe il potere di
far calare nuovamente il
silenzio.
Dopo
aver tramortito più o meno allo stesso modo
un’altra guardia, i Kaulitz si
appostarono dietro un enorme palo ed indossarono le divise dei due
alieni
svenuti.
-
Dovrebbe funzionare. Di solito, le persone propense alla violenza
pensano
poco.- fece Bill.
Divertito
da quell’affermazione, Tom ridacchiò e rispose:
-
Esistono sempre delle eccezioni!-
-
E falla finita … -
Camminando
come dei robottini, con la schiena inarcata e le braccia tese lungo il
corpo, i
gemelli filarono a passo di carica dentro la cancellata e si finsero
colleghi
degli altri alieni di guardia, salutandoli con appena un cenno del
capo. Gli
altri non ebbero sospetti, ma si scambiarono comunque qualche occhiata
perplessa.
Tom
aprì il portone laterale dell’edificio con un
certo tremore alla mano e quando
Bill se lo richiuse dietro, il silenzio fu rotto da un gran sospiro di
sollievo.
-
Siamo dentro!- esclamò il cantante con tono di trionfo.
I
ragazzi non ebbero lo scrupolo di guardarsi intorno, agitati
com’erano. Tom si
tolse la divisa aliena ed estrasse un foglio da una tasca interna.
-
Che cos’è?-
-
E’ una mappa del palazzo del governo.- disse lui, sornione. -
L’ho chiesta ad
Axel con la scusa di studiarmela, invece la useremo adesso per trovare
Kronos.-
-
Wow! Scommetto che dovremo salire un bel po’ di piani prima
di trovare il re …
-
Tom
annuì all’ipotesi di Bill, così insieme
si avviarono verso gli ascensori.
Quando
Tom digitò il numero del piano giusto e le porte si chiusero
prima che
l’ascensore iniziasse a salire, calò un silenzio
inaspettato e fastidioso.
Parve passare un’eternità, finché non
si riaprirono le porte. I gemelli
uscirono e cominciarono a guardarsi intorno in un corridoio buio, ma
entrambi
ebbero una strana sensazione che li fece barcollare.
-
Non … Non credevo di soffrire i viaggi in ascensore
… - mormorò Bill,
perplesso.
L’altro
annuì ed accusò lo stesso disagio:
-
Nemmeno io. Mi gira la testa!-
Un
orribile pensiero attraversò le loro menti; quella
sensazione non era nuova e
l’avevano già provata sulla loro pelle prima di
trasformarsi. I due si
guardarono, spalancando i loro grandi occhi da alieni.
-
Stiamo per tornare umani?!- azzardò il cantante con
titubanza, come se stesse
pronunciando parole proibite.
-
Non scherzare!- rispose il fratello con un mezzo sorriso ironico. - Ci
manca
solo questa … Speriamo di no!-
-
In ogni caso, vediamo di sbrigarci.-
La
possibilità che la loro trasformazione stesse per terminare
era così
spaventosa, che Bill e Tom preferirono dimenticarla e concentrarsi
completamente sulla loro missione: trovare Kronos ed ottenere altre
informazioni sulla guerra in corso.
Si
mossero nell’oscurità con estrema cautela,
cercando di captare rumori o visioni
che li indirizzassero all’obiettivo. Illuminata dalla luce
delle stelle,
apparve in fondo al corridoio un’altissima porta impreziosita
da decorazioni
dorate. Notandola, Tom sussurrò:
-
Dovrebbe essere la sala del trono.-
-
Che dici, entriamo?- domandò Bill sottovoce.
L’altro
mugugnò, incerto. Potevano essere scoperti facilmente e
rischiare non era una
buona scelta.
Improvvisamente
i due captarono una voce proveniente dalla sala del trono, dapprima
debole, ma
poi sempre più forte. Qualcuno stava per uscire! I gemelli
trasalirono e si
affrettarono a nascondersi dietro una colonna del corridoio,
spintonandosi a
vicenda.
Col
cuore in gola assisterono all’apparizione di Kronos in
persona, che spalancò la
grande porta con entrambe le braccia ed imboccò il corridoio
seguito da una
guardia.
-
… capisci, vero, che quei pezzi di ricambio sono
assolutamente necessari,
perché il mio piano si realizzi?- stava dicendo il re, che
faceva muovere
altezzosamente il mantello d’oro con i suoi passi impostati.
La
guardia corse fino a raggiungere il sovrano per potergli parlare fianco
a
fianco, intanto rispose:
-
Certamente, vostra maestà. Proprio in queste ore gli
elementi richiesti sono in
viaggio verso la dimensione aliena.-
-
Molto bene.- sentenziò Kronos, con un sorriso beffardo. - E
quel ragazzo che
fine ha fatto?-
-
Non si è più fatto vivo, maestà.-
-
E’ una buona notizia; almeno potrò agire
indisturbato.-
Un
turbine di domande annebbiò la mente dei gemelli, che
continuarono a osservare
la scena di nascosto. Era notte fonda e la torre era silenziosa; il
minimo
suono sarebbe stato la loro rovina. Si chiesero quale piano diabolico
stesse
architettando il re alieno, senza capire molto di quello straccio di
conversazione, perché tutto a un tratto si sentivano stanchi
ed avevano un gran
caldo. Non riuscirono a capire nemmeno che Kronos stava parlando del
loro nuovo
amico Axel, che evidentemente aveva interrotto ogni contatto con il
sovrano. I
due ragazzi avevano perso ogni capacità di riflettere,
respiravano a fatica e
faticavano a tenere gli occhi aperti. Che cosa stava succedendo?
-
Tom, non mi sento bene … - farfugliò il cantante,
portando una mano alla tempia
che pulsava.
L’altro
volle rispondere, ma dovette appoggiarsi alla colonna per avere la
forza anche
solo di formulare una frase di senso compiuto. I due si fissarono ed
ebbero la
stessa idea atroce: gli effetti della trasformazione stavano sparendo.
Trattenendo
a stento dei gemiti di dolore, i Kaulitz si accasciarono a terra e
portarono le
braccia al petto. Sentivano l’aria mancare e la testa
scoppiare. In quel
corridoio buio non poterono vedere granché della reazione
che stava subendo il
loro corpo, ma avvertirono tutte le sue cellule muoversi insieme,
provocando
dei piccoli e incontrollati movimenti degli arti e dei lamenti simili a
dei
gorgoglii. L’angoscia si impossessò di Bill e Tom,
mentre il processo avveniva.
-
Ma guarda chi abbiamo qui.- fu l’unica cosa che riuscirono a
percepire
chiaramente, come un’eco lontana, prima di perdere lentamente
i sensi.
*
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Capitolo 14 *** Prigionieri ***
Quattordicesimo
capitolo
Prigionieri
Un
vago fastidio ai polsi fu la prima cosa che i gemelli percepirono
quando si
risvegliarono, seguito da un leggero mal di testa. Mossero il collo
intorpidito
e cercarono di schiarire la vista, ma era ancora buio e ci volle un
po’ prima
che prendessero coscienza del luogo in cui si trovavano.
Erano
stesi su un pavimento umido e freddo e la prima visione nitida che
ebbero fu
quella del loro corpo, nascosto malamente dai vestiti scuri e
strappati.
Sbattendo le palpebre, si accorsero con angoscia che la loro pelle era
tornata
rosea e che quindi erano di nuovo umani.
-
Ma chi abbiamo qui?- fu la prima frase che udirono.
Aprendo
meglio gli occhi, Bill e Tom si resero conto del luogo in cui si
trovavano e
dell’individuo che avevano di fronte: Kronos li fissava a
braccia incrociate e
con un ghigno beffardo dipinto in viso. Dietro di lui si potevano
scorgere un
paio di guardie aliene, dritte in piedi, impegnate a sorvegliare
l’entrata di
quell’enorme prigione, illuminata solo da alcuni timidi fasci
di luce
provenienti dalle fessure del soffitto.
Il
primo gesto disperato dei gemelli fu uno sguardo reciproco, pieno di
rabbia e
tristezza insieme. Cercarono di muoversi, ma i polsi erano bloccati
contro il
muro da catene robuste.
Ricevendo
occhiate piene di odio gelido e bruciante al tempo stesso, il sovrano
alieno
rispose da solo alla propria domanda:
-
Degli infiltrati, dico bene?-
-
Maledetto … - sibilò Tom, strattonando
inutilmente le braccia, provando a
liberarsi.
Kronos
mise le mani dietro la schiena e camminò avanti e indietro
nella cella, facendo
volteggiare il lungo mantello.
-
Devo ammettere che non me l’aspettavo.- esordì
lui. - Adesso gli Umanoidi si
sono alleati con i Terrestri; questa sì che è una
sorpresa interessante.
Peccato che abbiano fatto la scelta sbagliata, se avevano intenzione di
sconfiggere gli Alieni … o meglio, il sottoscritto.-
Bill
esclamò, stanco e arrabbiato:
-
Ti faremo a pezzi, lurido bastardo!-
-
E come?- chiese l’altro, con una risatina ironica che crebbe
a poco a poco, nel
silenzio dei due prigionieri.
Quando
Kronos smise di camminare e si fermò di nuovo davanti a
loro, Tom lo minacciò:
-
Sei pazzo, se credi di farla franca. Ora hai sia gli Umanoidi, che i
Terrestri
pronti a combatterti. Hai ben due dimensioni contro!-
-
E la cosa dovrebbe intimorirmi?- rispose il re, senza cambiare
espressione di
una virgola. - Anzi, il vantaggio è mio, perché
se vi alleate diventerete un
unico avversario … più facile da sconfiggere,
invece di due.-
Kronos
si girò e fece ancora qualche passo, dando le spalle ai
Kaulitz. Allargando le
braccia, aggiunse poi:
-
Ci stavo lavorando da molto e voi sciocchi mi avete soltanto
semplificato il
lavoro!-
-
Ci lavorava da molto?- ripeté Tom tra sé, confuso.
Bill
lo sentì e disse, incredulo:
-
Vuoi dire che Kronos aveva pianificato l’unione tra Umanoidi
e Terrestri … per
poterci battere in un colpo solo?-
-
Non siete stupidi come pensavo, allora.- soggiunse il sovrano alieno,
voltandosi nuovamente a guardarli. - Ma ormai è tardi per
fermarmi. Conquisterò
le due dimensioni insieme, nello stesso momento!-
-
Nello stesso … momento?!-
Tom
e Bill si fissarono sbalorditi. Entrambi ricordarono i fenomeni
inspiegabili
che avevano coinvolto sia gli Umanoidi che la Terra: la modifica allo
scorrere
del tempo, strane reazioni chimiche e, anche se non lo sapevano, erano
comprese
anche le misteriose apparizioni di terrestri nella dimensione umanoide
e
viceversa.
-
Ha intenzione di fondere le due dimensioni!- esclamò Bill,
allarmato.
Una
scintilla inquietante fece brillare gli occhi scuri di Kronos a
quell’affermazione, come per confermare. Con aria superba
concesse una
spiegazione ai prigionieri che reputava ormai spacciati:
-
Non trovate che sia geniale? Ho riunito in gran segreto i migliori
scienziati
della dimensione, per farcela. Il mondo umanoide e quello terrestre si
uniranno
formandone uno solo, di cui io diventerò il padrone
assoluto!-
-
Che fine hanno fatto quei poveri scienziati?- ebbe la faccia tosta di
domandare
Tom.
-
Non lo immagini?- fece il fratello, amareggiato. - Kronos li
avrà uccisi una
volta costretti a fornire le loro conoscenze.-
Il
re alieno portò una mano alla bocca e con aria fintamente
ingenua fece:
-
Oh! Touché.-
A
quella reazione, i gemelli strinsero i pugni incatenati e gli
ringhiarono
addosso tutta la loro rabbia. Per nulla toccato, Kronos
continuò:
-
Devo ammettere che hanno inventato un congegno niente male.
È questione di
tempo, prima che lo metta in funzione.-
-
Aspetta un attimo!- sbottò all’improvviso Tom,
guardando Bill. - Axel sa di
tutto questo?-
-
Axel, quel ragazzino ingenuo?- disse il sovrano, per poi ridere di
gusto.
Il
chitarrista lo fissò, mormorando:
-
Hai tenuto tutto nascosto anche a lui … -
Kronos
smise di ridere e pronunciò parole dure e ironiche nei
confronti del giovane
alieno rivoluzionario:
-
Mi fa quasi tenerezza, sapete? Quando è venuto da me e mi ha
raccontato tutta
quella storiella su Halidan e la sua vendetta; non ho potuto non
approfittarne.
Era un’idea perfetta, distogliere l’attenzione dal
mio piano con un po’ di
guerriglia … -
-
Guerriglia? Axel fa sul serio!- lo avvertì Bill.
-
Davvero? Beh, tanto meglio. Combatterà per me.-
Con
queste frasi Kronos sollevò il mantello e si diresse verso
l’uscita della
cella, seguito dalle guardie.
-
Non vincerai mai, Kronos!- gridò Tom, dimenandosi per
potersi alzare e
dargliele di santa ragione.
Per
tutta risposta, il sovrano alieno lo guardò di sbieco e
sentenziò:
-
Morirete prima di accorgervi del contrario.-
La
porta della prigione si chiuse nella penombra, senza lasciar vedere
nulla oltre
le sue sbarre.
Bill
sbatté i piedi, imprecando:
-
Maledizione! Dobbiamo uscire di qui!-
-
Non ci voleva, fratellino … siamo in un brutto guaio.-
borbottò l’altro. -
Perché siamo dovuti tornare umani proprio in quel momento?!-
Il
gemello si limitò a sospirare e tacere, tentando di sbollire
la rabbia e
pensare con calma ad una possibile soluzione.
-
Se penso ad Axel … lui non sa niente.- disse Tom,
sconsolato. - Vuole
combattere per dei motivi comprensibili, ma non sa che Kronos sta
tramando
qualcosa di molto peggio!-
-
Secondo te si insospettirà della nostra assenza?-
domandò Bill con
un’espressione piena di angoscia.
Il
fratello fece una smorfia, dimostrando di non esserne molto convinto:
-
Forse, ma non so se ci verrà a salvare o si
arrabbierà per avergli mentito
riguardo alla nostra identità … Kronos potrebbe
tenerci nascosti o diffondere
chissà quali voci su di noi.-
-
E intanto preparare indisturbato il suo piano di conquista.- concluse
Bill con
indignazione.
I
due erano soli; la loro vita giaceva nelle mani di un alieno malvagio.
Scoraggiati, lasciarono che piombasse il silenzio, unico compagno del
loro
triste destino di cui nessuno ancora sospettava nulla, fuori da quella
prigione.
Qualche
lieve tocco alla porta ruppe la quiete della camera.
-
Si può?- sorrise Michelle, affacciandosi appena.
Romy
era acciambellata sul letto, avvolta in un mare di coperte e circondata
da
cuscini. Stringeva un libro tra le mani, ma lo chiuse quando vide che
la sua
migliore amica le aveva fatto visita.
-
Hey, come va?- ridacchiò lei, aggiustandosi in mezzo a tutta
la morbidezza che le
regnava intorno.
L’altra
le si sedette accanto senza fare complimenti, afferrando un cuscino e
stringendolo
tra le braccia, per poi rigirare la domanda:
-
In questo momento dovrei chiederlo io a te. Come ti senti?-
Romy
si allungò verso il comodino e prese un pacchetto di
fazzoletti, utile per
nascondere il vero motivo del suo malessere.
-
Mi sto riprendendo, ma ancora non ho recuperato tutte le forze.- disse,
senza
più disturbi nella voce o nel respiro.
-
Certo che quell’acquazzone ti ha messa KO!-
osservò Michelle. - Quella giornata
è stata stancante anche per me … A proposito, hai
più parlato con Bill?-
L’amica
sospirò. Da quando si era svegliata e si era accorta con
disappunto che il suo
ragazzo se n’era andato lasciandole la mano, non aveva smesso
di pensare a lui
un solo secondo.
-
Mi manca.- ammise semplicemente.
-
Lo hai perdonato?-
-
… Non lo so.-
Romy
si incupì e nascose il naso nella coperta. La bionda le
diede una leggera
spinta:
-
Ma dai, ci stai ancora a pensare? Hai detto che ti manca!-
-
Non è così facile, Michi.- sbottò lei.
- E se succede di nuovo? Lo perdonerò
ancora? Devo perdonarlo ogni volta che guarda le altre?-
Michelle
storse la bocca in una smorfia triste. Non aveva affatto dimenticato la
sfuriata dei due innamorati, ma se vedere Romy infuriata
l’aveva resa ansiosa,
anche la disperazione che si leggeva negli occhi di Bill non era stata
da meno.
-
Non hai visto come ti guardava?- mormorò. - Era sinceramente
dispiaciuto, anche
se era una cosa da nulla. Non sarebbe mai capace di tradirti, Ro!-
Quest’ultima
non rispose, fissando l’amica solo con un po’ di
tristezza. Sospirando,
Michelle le cinse le spalle con un braccio e continuò:
-
Dagli un’altra possibilità. Fagli capire quanto lo
ami e che ti fidi di lui. Un
tipo come Bill non sarebbe capace di tradirti, né di mettere
in serio pericolo
il vostro rapporto. Non oserebbe mai dubitare di te … ti ama
troppo.-
Romy
rifletté e si accorse che Bill, in effetti, aveva sempre
nutrito un sentimento
sincero per lei; un amore inattaccabile, che non si era mai indebolito
a causa
di forze maggiori.
-
E io che mi sono fatta tanti problemi per una cosa simile …
- sussurrò quasi
tra sé, con un sorriso ironico.
Michelle
non aggiunse altro, limitandosi ad esprimere la sua soddisfazione con
un’occhiata amichevole.
Pensando
che presto avrebbe rivisto Bill e si sarebbe finalmente scusata, Romy
ritrovò
il buonumore e scambiò due chiacchiere con
l’amica, prima che questa fosse
costretta a salutarla.
-
Te ne vai già?-
-
Sì, oggi ho karate!-
-
Karate? Non me ne avevi parlato!-
-
Oh beh, sai, ho iniziato da poco … - fece Michelle,
scendendo dal letto. - E
non ero sicura di continuare, perciò non te
l’avevo ancora detto.-
Romy
la squadrò, notando che l’altra aveva assunto
un’aria insolitamente
imbarazzata. Senza fare domande, la salutò e la vide
chiudere la porta in
fretta, per poi scrollarsi di dosso tutti i cuscini e stendersi sul
letto a
gambe e braccia aperte.
Quella
sera Romy pensò a Bill più intensamente. Come
stava andando la missione nella
dimensione aliena? E che aspetto aveva assunto il suo ragazzo dopo la
trasformazione? Georg e Gustav come se la cavavano nel mondo umanoide?
Starsene
lì a casa senza poter intervenire era frustrante, ma il
veleno di Holly era
ancora presente nel suo corpo, anche se in minima quantità.
Una volta spariti
gli ultimi dolori muscolari, Romy sarebbe tornata alla carica quale
erede degli
Umanoidi.
Si
affacciò stancamente alla finestra, ammirando il cielo
coperto in parte dalle
nuvole. Sperava di scorgere qualche stella, ma in città era
difficile vederle
con chiarezza. Sospirò ed abbassò lo sguardo, per
poi sobbalzare non appena si
accorse che la libellula dorata era comparsa sul davanzale.
-
Che ci fai qui?- esclamò la ragazza, facendo un passo
indietro e notando il
simbolo dei Tokio Hotel impresso sul vetro appannato della finestra.
Holly
frullò le ali e la fissò con suoi grandi occhi
che sembravano quelli di una
mosca. Siccome lei aveva reagito subito con vivacità alla
sua presenza, poté
comunicarle il suo messaggio senza troppi giri di parole:
-
Sarai quasi guarita, immagino! Preparati, Romy … Devi
tornare subito in
azione.-
-
Adesso?!- chiese l’altra, stupita. - Perché?-
-
Bill e Tom sono nei guai e non possiamo aiutarli senza di te.-
Holly
era tremendamente seria e Romy trasalì, percependo un fuoco
accendersi nel
cuore all’improvviso.
Il
sole splendeva alto, ma nella mente di Axel regnava la confusione
più buia. Se
ne stava seduto su un muretto, in un vicolo accanto
all’edificio abbandonato
che agiva da quartier generale per i giovani dell’Armata di
Halidan.
Il
loro capo ripensava con angoscia alle parole di un suo amico,
anch’esso membro
dell’Armata, che faceva parte del gruppo di alieni respinti
con successo da
Flo, Holly, Romy e i Tokio Hotel. Non era stato difficile notare la
somiglianza
tra questi ultimi e i novellini, Bill e Tom, anche se ora avevano
inspiegabilmente l’aspetto di due alieni.
Axel
si fidava del suo compagno e gli aveva creduto, ma non riusciva ancora
ad
accettare che i gemelli fossero delle spie provenienti dalla dimensione
umanoide. Passò una mano sulla testa quasi pelata ed
imprecò, dandosi dello
stupido per essersi fidato facilmente di loro.
-
E adesso sono spariti … Ora siamo veramente nei guai.- si
lamentò a denti
stretti.
-
Axel!-
La voce di un’amica dell’Armata gli
arrivò dal
fondo del vicolo. Corse verso di lei e chiese:
-
Ci sono novità?-
-
Scottanti! Bill e Tom sono stati imprigionati da Kronos.-
-
Che cosa?!- esclamò lui stupito, che dopo un attimo di
esitazione proseguì: - E’
pubblica questa notizia?-
-
No, l’ha scoperto uno dei due che hai mandato a sorvegliare
il palazzo. Ha
sentito le guardie parlarne.- rispose l’aliena, trafelata.
Axel
distolse lo sguardo e lo puntò nel vuoto, riflettendo:
-
Strano, di solito le catture sono notizie di dominio pubblico e per
prigionieri
di questo genere vengono annunciate anche delle pene di morte
esemplari. Perché
invece ora Kronos sta tenendo questo fatto segreto?-
-
Non saprei … Ah, mi hanno detto anche che Bill e Tom sono
stati rinchiusi nella
torre alta.- aggiunse la ragazza.
-
Ma quella è la torre con la cella d’isolamento!-
disse Axel, allarmato. -
Kronos ha intenzione di farli morire di fame là dentro. Ma
perché lasciare che
muoiano senza un’esecuzione pubblica? Non è nello
stile del re … C’è qualcosa
sotto.-
Sorpassò
velocemente l’amica aliena e rientrò nel palazzo,
camminando a passo di carica
verso un gruppo di alieni che si occupavano dell’artiglieria.
-
Che cosa vuoi fare?- domandò lei, camminandogli accanto.
-
Devo partire.- rispose lui, serio e inflessibile. - Adesso.-
*
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Capitolo 15 *** La fuga ***
Quindicesimo
capitolo
La fuga
Le
porte dell’ascensore si aprirono nel buio della notte,
illuminando il corridoio enorme con la fioca luce del neon. Sotto
quello stesso bagliore, la pelle metallica di Romy brillava dopo molti
giorni di pausa; brillavano anche le punte di vetro che decoravano la
divisa di Georg, le bacchette di Gustav pronte a rilasciare le loro
cariche elettriche, ma soprattutto brillavano gli occhi della ragazza,
verdi come due smeraldi, traboccanti di vigore.
- Mi fa ancora
male la mano … - mormorò il bassista, reduce da
una rissa. - Questi alieni hanno la pelle dura!-
- Se non fosse
stato per l’invisibilità di Romy, sarebbe stato
ancora più difficile.- aggiunse il biondino.
Romy
alzò il braccio a mezz’aria, intimando loro di
fare silenzio. Lentamente si guardò intorno e poi
sentenziò:
- Non dovrebbe
esserci nessuno. Andiamo.-
La ragazza
procedette a passo sicuro e costante, seguita dai due amici un
po’ più incerti. Si chiedevano se sarebbero
riusciti a starle dietro e da dove prendesse tutta quella forza
psicologica.
“Probabilmente
è solo impaziente di rivedere Bill.” pensarono,
sorridendo.
Arrivati ad un
angolo, Romy si appiattì contro il muro e gli altri due la
imitarono.
- Secondo
quanto detto da Flo e Holly, i gemelli dovrebbero essere rinchiusi
nella cella d’isolamento qui dietro.- disse lei sottovoce. -
Non sappiamo, però, se ci siano delle guardie a sorvegliare
la porta … -
- Non puoi
renderti di nuovo invisibile?- domandò Georg.
L’amica
scosse la testa con disappunto:
- Pur di
atterrare tutte le guardie che abbiamo trovato lungo la strada, ho
utilizzato per troppo tempo l’invisibilità. Sono a
corto di energia, purtroppo!-
- E allora che
facciamo?-
Romy tacque e
storse la bocca in una smorfia pensierosa. C’era troppo
silenzio e la luce delle poche stelle di fuori era appena sufficiente
per vedere a un palmo di naso. Come fare per capire se ci fossero delle
guardie da abbattere?
Restò
lì a riflettere; nel frattempo gli altri due ne
approfittarono per controllare il loro equipaggiamento –
Gustav aveva le sue bacchette elettriche, Georg aveva una sacca sulla
schiena contenente munizioni di vario tipo. Romy li guardò e
mise le mani sui fianchi con un sospiro, cercando di concentrarsi.
Tuttavia, al contatto delle dita su di sé, Romy
scattò.
- Ho
un’idea.- fece lei in un soffio. - Voi state qui e aspettate
un qualche segnale, prima di uscire allo scoperto.-
Docili come
cagnolini, Gustav e Georg annuirono e tentarono di osservarla in mezzo
al buio. Chissà che cos’aveva in mente!
La ragazza
afferrò delicatamente il gancio che le pendeva su un fianco
e lo tirò fuori dal cinturone di metallo, estraendo il filo
a cui era collegato. Con attenzione, mirò al soffitto e fece
roteare il gancio per un po’, prima di lanciarlo e farlo
aderire ad una trave. Il rumore non era stato molto forte, per fortuna.
Sotto gli occhi curiosi dei due musicisti, Romy premette un tasto
sull’altro fianco e si resse al filo: il suo corpo si
sollevò da terra e dondolò nell’aria,
finché lei non premette di nuovo il pulsante e si
fermò a quasi un metro dal soffitto. Dal basso, Georg e
Gustav la guardavano con ammirazione e ricordarono il momento in cui,
durante la guerra contro Litio, l’intera band era stata
sollevata e tirata in salvo grazie a quel gancio miracoloso.
Romy
mimò un ok con le dita, imitata subito dagli altri due, poi
allungò le braccia e si appese direttamente alla trave con
le mani. Sfruttando l’incredibile forza che il suo corpo
umanoide le dava, Romy procedette senza troppa fatica lungo le numerose
travi del soffitto, cercando di essere più silenziosa
possibile. Era talmente nervosa che tratteneva il respiro ogni volta
che andava avanti di alcuni metri; intanto gli amici
l’attendevano col cuore in gola.
Quando ormai
Romy aveva girato l’angolo, si fermò rimanendo
appesa e abbassò gli occhi. Illuminata da una debolissima
luce, riuscì a scorgere la porta della cella
d’isolamento, bloccata da sbarre e lucchetti,
nonché sorvegliata da due guardie aliene.
“Dovrebbe
essere facile metterli fuori combattimento.” pensò
lei. “Ora devo solo avvertire Georg e Gustav!”
Tornare
indietro sarebbe stato impossibile, perché aveva troppa
paura di fare rumore ed essere scoperta. In quel momento di
difficoltà le fu fin troppo spontaneo chiedersi che
cos’avrebbe fatto Bill al suo posto. La risposta che si diede
la stupì: non avrebbe forse improvvisato?
Attese qualche
secondo per regolarizzare il respiro, poi buttò fuori
l’aria imitando il suono del vento. La prima volta non
successe niente, allora provò a farsi sentire di
più.
- Uh? Hai
sentito?- disse uno dei due alieni. - Ci sono gli spifferi in questa
torre!-
- Spifferi? E
da quando?-
- Non dirmi
che non hai sentito l’aria che entrava …!-
Romy sorrise
tra sé: in quell’insolita maniera aveva fatto
parlare le due guardie, permettendo agli amici di registrare la loro
presenza. A quel punto fu possibile entrare in azione.
Il primo a
girare l’angolo fu Gustav, che lanciò le bacchette
in direzione delle due guardie. Allarmate, loro le evitarono, ma a
contatto col muro alcune scintille elettriche le distrassero. In
quell’attimo anche Georg era uscito allo scoperto e corse
verso le guardie insieme all’amico. Non fu difficile
stenderli con qualche pugno ben assestato, avendo potuto contare
sull’effetto sorpresa.
Soddisfatta,
Romy saltò giù dal soffitto.
- Perfetto!-
- Che
cos’era quella cosa?- chiese divertito il bassista, imitando
poi con un leggero fischio il rumore che aveva fatto la ragazza per
attirare l’attenzione delle guardie.
Lei
alzò le spalle:
- Dovevo
inventarmi qualcosa, no? Vi ho fatto capire che erano in due, quindi ha
funzionato.-
Perplesso,
Georg si voltò verso l’amico, che però
si limitò a ridacchiare.
- Georg!
Gustav! Siete voi?!-
I tre
sobbalzarono. Dietro la porta si era sentita chiaramente la voce di Tom.
- Arriviamo,
amico!- esclamò il biondino, prima di recuperare le
bacchette e distruggere sbarre e lucchetti.
Non appena
ebbe finito, l’impazienza prevalse e Romy si
fiondò a spingere l’enorme porta per aprirla.
Quando ci fu riuscita per metà, gli amici entrarono subito.
- Liberateli!-
fece lei, mentre i due ormai erano già dentro. - Io
controllo che non arrivi nessuno.-
I ragazzi non
persero tempo. Gustav si precipitò verso Bill e si
inginocchiò, prendendo una bacchetta e porgendo
l’altra a Georg.
- Non ci
credo, siete venuti a salvarci!- disse il cantante, sorridendo dopo
parecchie ore che non lo faceva.
- Non dirmi
che non te l’aspettavi.- sorrise l’altro, mettendo
la punta della bacchetta sulla catena che teneva bloccato il suo polso.
- Georg, usa l’elettricità per sciogliere le
catene!-
L’amico
annuì e procedette, rischiando di incenerire Tom da quante
scintille si stavano spargendo intorno. Il chitarrista
sbottò divertito:
- Hey, vacci
piano con quell’affare … -
- Non mi
faccio problemi a lasciarti qui, sai?- rise Georg. - E’ solo
che non voglio averti sulla coscienza.-
- Non posso
neanche fare più battute adesso?-
Una volta
libero, Tom abbracciò Georg senza riuscire ad aggiungere
altro, felice come non mai. Un secondo dopo anche Bill ebbe le mani
libere, così Gustav sentenziò:
- Li abbiamo
liberati, Romy!-
Non appena
udì quel nome, il moretto scattò in piedi, come
se avesse recuperato tutte le energie che aveva perso da prigioniero in
quella torre.
- Romy
è qui?!- gridò emozionato, con gli occhi sbarrati.
Da fuori, la
ragazza si sentì chiamare da una voce che non sentiva da
troppo tempo. Entrò nella cella e si immobilizzò
quando incrociò il suo sguardo.
- Bill
… - mormorò soltanto, prima di avvertire un
improvviso bruciore agli occhi umidi.
A quella
visione, neanche lui resistette e una lacrima solitaria gli
solcò la guancia sporca prima ancora che se ne potesse
accorgere. Di scatto, i due balzarono in avanti e si abbracciarono
forte, come non avevano mai fatto prima. Affondarono il viso
l’uno nella spalla dell’altra, strizzando gli occhi
e trattenendo il respiro dall’emozione. Accanto a loro, gli
amici non emisero un rumore e li guardarono sollevati.
Fu Romy a
separarsi per prima, ma quando provò a guardare Bill negli
occhi, una fitta al cuore le fece distogliere lo sguardo con imbarazzo.
- S-stai bene,
vero?- domandò, continuando a tenerlo stretto a
sé.
-
Sì … - rispose lui, provando la sua stessa
sensazione di incompletezza, come se avessero qualcosa da chiarire una
volta per tutte. - Ti sei ripresa.-
-
Già … Senti Bill, mi disp-
- Va tutto
bene.-
Romy aveva
raccolto coraggio e stava per scusarsi come si deve, ma il ragazzo
l’aveva interrotta con un debole sorriso che sprizzava
energia soltanto dai suoi occhi lucidi. Lei non seppe che dire e
riuscì solo a piangere silenziosamente quando
sentì la sua mano accarezzarle il viso. Con un singhiozzo,
mormorò:
- Ma
… ti ho trattato male e-
- Lo so.- con
delicatezza entrambe le mani di Bill si posarono sulle sue guance. -
Anch’io ho sbagliato, ma vedo che mi hai perdonato. Ora io
perdono te.-
Romy
pensò amaramente che tutta quella tensione tra di loro era
nata per una stupidaggine e si morse il labbro con una leggera risata.
L’unica che aveva avuto davvero bisogno di essere perdonata
era lei. Singhiozzando di nuovo, lo strinse a sé e
pigolò:
- Mi sei
mancato!-
- Anche tu,
piccola, tantissimo … - aggiunse Bill.
Tom
tirò un gran sospiro di sollievo, percependo la liberazione
interiore che provavano sia il gemello, che la sua ragazza.
Quest’ultima si asciugò le lacrime e
guardò Bill col sorriso più grande che
riuscì a fare.
- Ti faccio
vedere una cosa.-
Con sorpresa
di Georg e Gustav, che ancora non sapevano nulla, Romy
sfoderò un trucchetto che aveva installato Flammar al volo
nel suo corpo da umanoide, prima di partire per la missione di
recupero: entro certi limiti, era possibile ritirare la pelle metallica
da alcune zone, scoprendo la carne umana in caso ce ne fosse stato il
bisogno. In quel momento erano la bocca e il mento a venire scoperti,
con grande soddisfazione di Bill che poté avvicinarsi e
baciare la sua amata Romy. Quel bacio profondo e sofferto come pochi
sancì il reciproco perdono, donando loro una nuova forza.
Hauch
mir deine Liebe ein
…
Soffia in me il tuo amore ...
…
ich will endlich bei dir
sein.
… voglio restare per sempre con te.
- Ehm, non
voglio fare il rompipalle, dico sul serio … -
esordì Georg, schiarendosi la gola. - Ma siamo nel palazzo
del nemico e non ci conviene restare qui ancora a lungo.-
- Scusate!-
dissero in coro Bill e Romy, separandosi.
Prima di
uscire dalla cella, tuttavia, Tom allargò le braccia e
domandò:
- A proposito
ragazzi, come avete fatto a trovarci?-
- Non ci sono
arrivate vostre notizie e Flammar si è preoccupato.- rispose
Gustav. - Ha fatto qualche indagine per capire che aria tirava nella
dimensione aliena e ha solo saputo che il re Kronos sta riorganizzando
l’esercito. Se non eravate riusciti a comunicarci una notizia
così importante, doveva esservi successo qualcosa.-
- Siamo
riusciti a trovarvi grazie a Romy che si è resa invisibile e
ha pedinato alcuni alieni che erano di pattuglia nei dintorni.-
terminò poi Georg, dandole un pugno amichevole sulla spalla
e facendola imbarazzare.
Romy ricevette
un’occhiata di meraviglia dai gemelli e mise le mani avanti:
- Non ho fatto
niente di più rispetto a quello che faccio di solito!
Adesso, però, è meglio andarcene.-
I ragazzi
annuirono e la anticiparono uscendo dalla cella con cautela, evitando i
corpi degli alieni di guardia che erano ancora svenuti.
L’ultima fu Romy, il cui sguardo si posò su
qualcosa di biancastro spuntare da sotto la porta. Si
abbassò incuriosita e notò che era un foglietto,
rimasto impigliato nella porta quando si era aperta. Lo prese e
posò gli occhi sulle prime righe, ma non ebbe il tempo di
sorprendersi che sentì la voce di Bill chiamarla:
- Romy,
sbrigati!-
Mise
distrattamente il foglio in tasca, ripromettendosi che
l’avrebbe letto più tardi.
Il gruppo
raggiunse l’ascensore quasi in punta di piedi, ma quando Romy
alle spalle dei ragazzi stava per entrarvi, sussultò a
sentire un rumore poco rassicurante e si fermò. Voltandosi,
notò che gli alieni di guardia alla porta stavano
riprendendo i sensi e il suo cuore perse un battito dallo spavento.
- Forza,
vieni!- le intimò subito Tom, allarmato.
Le guardie
ebbero appena il tempo di sgranare gli occhi, prima che le porte del
grande ascensore si chiudessero e i fuggitivi sparissero dalla loro
vista. Gli eredi degli Umanoidi erano ora al sicuro, illuminati dalle
calde luci dell’ascensore che lentamente scendeva al pian
terreno, ma non poterono lasciarsi andare ad un sospiro di sollievo.
- Uffa, di
sicuro chiameranno rinforzi.- mormorò la ragazza mordendosi
un labbro. - Che cosa facciamo?-
La sua
espressione preoccupata diventò di pura sorpresa quando
Georg e Gustav si scambiarono un ghigno complice. Anche i gemelli li
squadrarono senza comprendere.
- Per una
volta lasciate che siamo noi due poveri sfigati a brillare!-
Con queste
enigmatiche parole, Georg si tolse dalla spalla la sacca di cui ancora
non era ben chiaro il contenuto neanche a Romy. La aprì e
Gustav ne tirò fuori il contenuto, al che Bill
spalancò gli occhi allibito:
- Ma cosa
… sono balestre, quelle?-
- Certamente.-
rispose Georg ammiccando, prendendo in mano quella che
l’amico gli porgeva con attenzione.
Romy le
osservò. Non aveva mai visto una balestra da vicino; quelle
che i due amici stavano tirando fuori e preparando erano di metallo
chiaro, di un colore simile alla sua pelle metallica da umanoide.
Incuriosita, chiese:
-
Perché non ne sapevo nulla?-
- Mentre eri
convalescente, cara Romy, sappi che non ce ne siamo stati con le mani
in mano.- continuò il bassista furbetto. - Flammar ha fatto
delle ricerche e ha condotto degli esperimenti, arrivando al risultato
che vedi qui.-
Le porse la
balestra con un gesto fiero e Romy la toccò senza
togliergliela dalle mani. Intanto Gustav spiegò:
- Le frecce di
queste balestre sono state studiate per perforare le tute degli alieni
e ferirli gravemente. Sono imbevute di un veleno acido che tu dovresti
conoscere bene … -
- Il veleno di
Holly!- esclamò Bill, anche se pure gli altri erano arrivati
alla sua stessa conclusione in quel momento.
- Esatto. Il
veleno è stato analizzato, riprodotto in serie e inserito in
queste frecce.- Georg indicò un fascio di frecce nere legate
insieme nella sacca che poi si sarebbe rimesso in spalla. - Ah, e non
è tutto. Tom!-
Fece appena in
tempo ad accorgersi di essere stato chiamato, che il chitarrista
dovette afferrare al volo una scatoletta lanciata dall’amico.
La fissò incuriosito insieme al fratello e non ci mise molto
a riconoscere i proiettili all’interno.
- Il veleno di
Holly è stato inserito anche lì dentro. Prendete,
vi serviranno.- sorrise ancora il bassista, dando loro i due fucili che
di solito Tom portava con sé in assetto da battaglia.
L’aria
divertita che avevano Gustav e Georg contagiò anche i
gemelli, i quali non persero tempo e caricarono le armi. Bill si
sentì come rigenerato dopo quella sfilza di buone notizie:
- Siete stati
grandi, ragazzi!-
- Ah,
un’ultima cosa … Georg, perdonami.-
Il batterista
mormorò quelle parole un attimo prima di abbassarsi e
trafficare con la cintura incorporata nella tuta del collega, il quale
sobbalzò:
- Hey,
avvertimi prima!-
- Scusa se non
abbiamo tempo.- rispose l’altro come se nulla fosse, prima di
estrarre delle siringhe piene di un liquido verdognolo dagli scomparti
appuntiti della cintura. - Ecco, due a testa.-
Ognuno
ricevette due siringhe di veleno e le conservò nelle tasche,
facendo estrema attenzione a non romperle.
-
Iniettatevele se doveste essere colpiti da un’arma aliena ...
non vogliamo che accadano altri incidenti come quello di Romy.-
sentenziò Gustav, più serio di prima.
Lei lo
guardò preoccupata:
- Ma se ce le
iniettiamo, finiremo comunque per perdere i sensi e indebolirci. Mi ci
sono voluti giorni per rimettermi in sesto!-
- Flo ha
pensato anche a questo.- rispose Georg, inserendo la prima freccia
nella balestra, tenendola puntata verso il basso per sicurezza. - A
quanto pare non si è messo semplicemente a giocare al
piccolo chimico … -
-
L’effetto paralizzante che hai avuto tu, Romy,
durerà solo alcuni secondi.- chiarì il biondino
con un sospiro di rimprovero nei confronti dell’amico che non
si risparmiava mai le battute.
L’erede
degli Umanoidi si voltò a guardare i gemelli con
un’espressione meravigliata che ebbero anche loro; solo
allora si concedette il lusso di sorridere.
- Siamo a
posto! Come al solito Flammar è fenomenale.-
Proprio in
quell’istante, le porte dell’ascensore si aprirono.
I cinque fuggiaschi persero un battito del cuore e in una prova di
riflessi si misero in posizione di guardia.
- State
attenti.- mormorò Romy, che si maledì
perché il tono che aveva usato era meno sicuro di quanto
avrebbe voluto.
I Kaulitz
impugnarono un fucile a testa, Georg tenne pronta la sua balestra e
Gustav fece lo stesso, anche se per ogni evenienza aveva sempre le
fedeli bacchette al suo fianco. Romy era l’unica ad avere le
mani libere, ma sapeva che non sarebbe stato un difetto per lei. Quel
corpo da umanoide era la sua arma e con essa avrebbe fatto di tutto per
permettere ai compagni di tornare a casa sani e salvi.
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