A ghost named Simon di DadaOttantotto (/viewuser.php?uid=75651)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
A ghost named Simon prol
Prologo
Pioveva a dirotto quel
giorno. Non vedevo ad un palmo dal naso quando, più per
voglia che per necessità, decisi di uscire per comprare le
sigarette.
Un vizio che avevo
cercato di eliminare, quello del fumo. Gomme, cerotti, tisane... non
aveva funzionato niente. Avevo smesso di tentare quando avevo capito
che i rimedi mi costavano più del problema stesso.
Salutai mia moglie
con un veloce bacio sulle labbra. Non presi nemmeno l'ombrello, tanto
avrei solo dovuto attraversare la strada per arrivare al negozio.
Uscii dal portone,
raggiunsi il semaforo e, da bravo cittadino, aspettai che l'omino verde
facesse la sua comparsa. Quando si decise ad apparire, scesi dal
marciapiede ed iniziai a camminare.
Il fatto che la
visibilità fosse notevolmente ridotta, non giustifica certo
quel cretino che, procedendo a forte velocità e
chiacchierando beatamente al cellulare, ignorò il semaforo
rosso e non si fermò.
Ebbi solo il tempo
di accorgermi dei fari della sua auto, prima di venire colpito in pieno
e sbalzato a quattro metri di distanza.
E l'unica cosa a
cui riuscivo a pensare, mentre la gente si accalcava intorno a me e
qualcuno gridava di chiamare un'ambulanza, fu che era davvero un
pessimo giorno per morire.
Ma sì, infestiamo un
altro fandom in allegria... :)
Allora, questa storia l'avevo in mente da parecchio, ma solo adesso
sono riuscita a scriverla. Non so quando arriveranno i prossimi
capitoli, ho davvero un sacco di storie aperte... comunque sia,
cercherò di fare del mio meglio!
Se voleste farmi sapere le vostre opinioni, buone o cattive che siano,
ben accette!
Un baci8!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
A ghost named Simon cap 1
Capitolo 1
Me ne stavo lì e mi guardavo attorno, come se non fosse
successo
niente. Osservavo uomini agitati, donne urlanti e bambini piangenti.
Il proprietario della macchina che mi aveva investito era rimasto
distante, le mani nei capelli e le gambe che tremavano. Provai un senso
di insoddisfazione. Non che mi fossi aspettato il finimondo, ma mi
sarebbe piaciuto che qualcuno gli avesse tirato anche solo un pugno. In
fondo, era un assassino.
- Gran brutta fine - esclamò qualcuno al mio fianco.
Mi voltai verso la fonte di quel suono, sicuro di vedere un'altra di
quelle persone che osservavano la scena.
Invece mi trovai davanti ad un uomo che teneva lo sguardo fisso su di
me. Non sulla figura sdraiata in mezzo alla strada, ma su di me.
- Uno esce per comprare le sigarette, e poi...
- Mi scusi - chiesi - Sta parlando con me?
- E con chi, sennò? Con lo Spirito Santo? Senza offesa... -
aggiunse poi, alzando la testa e guardando il cielo.
Era una situazione surreale. Non avevo nemmeno capito bene cosa fosse
successo, e mi ritrovavo a chiacchierare con un tipo che, non solo mi
era del tutto sconosciuto, ma riusciva a vedermi e sapeva cosa volevo
fare.
- Quindi sono morto - azzardai.
- Morto, finito, kaputt... vedila un po' come vuoi, Simon.
Perfetto, sapeva anche il mio nome. Ma chi cavolo era?
- E lei.. è venuto per portarmi via?
L'uomo mi fissò serio, scuotendo la testa e posando le mani
sui fianchi.
- Perchè mi scambiate sempre per un Angelo Traghettatore? Ho
per
caso la faccia di un tassista? Stammi bene a sentire, amico. Io sono un
Angelo Giudice, sono qui per decidere dove devi andare.
- Dove devo andare?
Sospirò, lasciando cadere le braccia. Mi guardò
come se
gli avessi chiesto la cosa più stupida di questo mondo,
mentre
io continuavo a non capire.
- Ti giuro che non comprendo come Pietro possa averti definito una
"promessa" - disse - Morto, fantasma, questioni irrisolte. Ti quadra?
Annuii. Che fossi deceduto mi sembrava abbastanza chiaro. Quello non mi
riusciva di capire era il fatto delle "questioni irrisolte". Che io
sapessi, non avevo niente da risolvere. Ero felicemente sposato, un
ottimo lavoro, amici fantastici... tutto concluso.
- Bene. Adesso, hai cinque giorni per mettere a posto le cose. Se ci
riuscirai, il tuo posto lassù sarà assicurato. Se
invece
fallissi... beh, in quel caso, buona fortuna.
- Come? Che vuol dire "buona fortuna"??
- Vuol dire che non vorrei essere nei tuoi panni. Se non riuscirai a
fare tutto entro i cinque giorni a tua disposizione, farai la
conoscenza dell'inquilino del piano di sotto. E, credimi, non
è
per niente una buona compagnia.
Si girò, incamminandosi. Per un momento mi prese il panico:
l'unica persona con cui potevo parlare, (che mi vedeva, più
che
altro) se ne stava andando.
- Dove va? - feci, ansioso.
- A sedermi - replicò, rivolgendomi un sorrisetto sarcastico
-
Ho idea che sarà una cosa lunga... e comincia a darmi del
tu,
del resto passeremo parecchio tempo insieme. Il mio nome è
Alex.
- Io sono...
- Simon Quincey, 36 anni, avvocato, sposato, niente figli. So tutto di
te. Sei la mia missione, non potrebbe essere altrimenti.
- Oh - riuscii soltanto a mormorare.
Provai a ricapitolare: ero morto, rimasto intrappolato sulla Terra come
fantasma, per colpa di queste benedette questioni da risolvere. Peccato
che non avessi la minima idea di quali fossero.
Il mio interlocutore allungò una mano al taschino della
camicia
bianca che indossava e ne estrasse un pacchetto, che poi
portò
alla bocca.
- Gli Angeli fumano?
- Gli Angeli fanno un po' quello che vogliono - rispose Alex - E non
venirmi a dire che fa male, tu sei il primo a non saper rinunciare alla
nicotina.
- Veramente stavo per farti una domanda.
Sollevò nuovamente lo sguardo su di me, poi sciolse il
codino in
cui erano legati i suoi capelli biondi. Con un veloce movimento delle
mani, li rimise al loro posto, sistemandosi una ciocca sfuggente dietro
all'orecchio.
- Spara.
- Mi chiedevo... cosa dovrei fare esattamente?
- Santo cielo! - esclamò.
All'improvviso, un forte rumore tipo tuono riecheggiò
prepotentemente. Io arretrai spaventato, mentre Alex non
battè
ciglio.
- Dicevo tanto per dire! - urlò, poi tornò a
rivolgersi a
me - Scusa, ma il Grande Capo è un tipo piuttosto
permaloso...
allora, come posso spiegarti in modo che tu capisca? Sei uno spettro, e
fin qui ci siamo. La ragione per cui sei ancora sulla Terra
è
che, da qualche parte, hai ancora qualcosa da sistemare. E devi farlo
entro cinque giorni. Altrimenti sarai destinato all'Inferno. Ora ci sei?
Sì, c'ero. Eccome se c'ero. Stavo impazzendo, era l'unica
spiegazione. Angeli e fantasmi non esistono, mi ripetevo. Sei morto,
morto e defunto, Simon. Oppure è tutto un sogno.
- Non mi credi, vero?
- Sì, certo che ti credo.
- Non è vero - disse l'Angelo - So riconoscere uno scettico
quando lo vedo. Sai, all'inizio, nessuno si fida di noi. Alcuni,
addirittura, rifiutano di credere di essere morti, benchè
abbiano il proprio cadavere davanti agli occhi.
Si interruppe per tirare l'ennesima boccata ad una sigaretta ormai
quasi spenta.
- Ora sei ad un bivio: se scegli di darmi retta, sono qui per aiutarti.
In caso contrario, ti saluto. Non sei il solo a cui devo badare.
Dovevo prendere una decisione, in fretta. Prestar fede alle parole di
Alex o andarmene per i fatti miei? Accettare l'aiuto di un essere
sovrannaturale, i cui intensi occhi verdi mi incutevano un po' di
timore, o rifiutarlo e cercare di risolvere le mie questioni da solo?
- Allora? Cosa hai deciso di fare, Mr Quincey? - domandò
impaziente.
Lo guardai, poi sospirai pesantemente.
- Quando si parte?
Rieccomi a rompervi le
scatole! Ok,
in questo capitolo viene introdotto il famoso Angelo... che dire, io lo
adoro! So che, detto da me, non ha molto senso, visto che l'ho creato
io... ma vabbè...
Passiamo alle recensioni al prologo:
Hayley_Gin91:
che vuoi che ti dica, sono una che fa le cose alla rovescia!! :) Grazie
della recensione e spero che anche questo capitolo ti piaccia!
e
r a t o:
eh sì, cara, il Prologo Compulsivo ha fatto di nuovo danni!
Ormai lo sai, sono una sbrigativa... il protagonista, appena entrato in
scena, muore subito e si leva dai piedi! E invece... vi tocca a
sorbirbelo sotto forma di fantasma.... e l'Angelo? Ti piace? :)
Ringrazio questa due povere anime pie anche per aver inserito la storia
tra le seguite!
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Baci8!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
A ghost named Simon
Capitolo 2
- E' mai successo che... sì, insomma... che
qualcuno non ce la facesse?
Ci avevo pensato molto prima di fare quella domanda,
spaventato dalla possibile risposta. Da come l'Angelo ne aveva parlato,
l'Inferno doveva essere un posto davvero brutto, così come
il suo "proprietario". Andarci a vivere non era certamente tra le mie
priorità.
- Sì - rispose Alex, facendosi improvvisamente
serio - è successo. Finora ne ho persi due. C'è
chi dice che, in quasi trent'anni di servizio, sia un numero talmente
esiguo da non essere nemmeno rilevante.
- E non è così?
- No.
Capii subito che era un discorso da evitare quando lo vidi
stringere i pugni e serrare con forza la mascella. Non volevo farlo
innervosire, era l'unico che potesse aiutarmi in una situazione di cui,
dovevo ammetterlo, continuavo a non capirci niente. E poi, cominciava a
starmi simpatico.
Decisi di cambiare discorso.
- E' davvero così spaventoso l'Inferno?
Alex parve rilassarsi, e, di conseguenza, anche io.
Si voltò e mi sorrise. Non lo stesso sorriso
sarcastico di prima, ma più gentile.
- Conosci quel detto "Il diavolo non è mai brutto
come lo si dipinge"? Beh, chi ha pronunciato questa frase, non lo ha
mai conosciuto di persona.
Poi, con uno sguardo talmente cupo da mettere paura a
chiunque, aggiunse:
- Lucifero è peggio di qualsiasi fandonia abbiano
mai raccontato sul suo conto.
Non potei fare a meno di rabbrividire quando i suoi occhi
dal solito verde smeraldo, passarono ad un grigio fumo decisamente meno
rassicurante.
Se quello che il mio Angelo stava dicendo era vero, avrei
dovuto sbrigarmi. Rivivere la mia vita in cinque giorni non sarebbe
stato facile, ma non potevo permettermi di sbagliare. Alex aveva
affermato che avevo un posto in Paradiso, e di certo non avevo voglia
di giocarmelo. Soprattutto, vista l'alternativa.
- Allora, sarebbe ora di decidere cosa fare, Simon - disse,
distogliendomi dai miei pensieri - E' l'alba del tuo primo giorno da
fantasma! Non sei contento?
- Cosa?? - esclamai, sbigottito.
- Cosa... cosa?
- Come fa ad essere già l'alba? Sono uscito alle
dieci di sera, e non è possibile che sia passato
così tanto tempo da allora.
Lui mi guardò, poi alzò il braccio
sinistro e si portò il polso ad un palmo dal naso.
- A meno che il mio orologio non funzioni male, e
ciò è impossibile, sono le ore 5:47 e 23...
24.... 25...
- Ok, ok... ho capito.
La sua mano corse al petto. Nonostante gli avessi visto
fumare un numero considerevole di sigarette, il pacchetto che estrasse
dal taschino della camicia sembrava sempre pieno. Mi chiesi se quello
fosse uno dei vantaggi dell'essere un Angelo.
- Sto aspettando...
Dove potevo andare? Credevo che la mia vita fosse perfetta,
ma mi sbagliavo. C'era qualcosa che era andato storto, in uno qualunque
dei miei 36 anni. O forse in tutti, chi poteva dirlo?
Poi, come un fulmine, un pensiero mi attraversò
la mente.
- Victoria! - esclamai.
- Vuoi vedere tua moglie?
Annuii.
- Perfetto. Andiamo.
E subito dopo sparì.
- Alex?
Il panico mi invase completamente nel giro di pochi istanti.
Dov'era andato il mio Angelo? Perchè era scomparso?
- Alex? - riprovai, ma non ebbi risposta.
Mi ritrovai a pensare che fossi stato io, che lo avessi
allontanato involontariamente con qualche gesto o parola sbagliati. Ma
non riuscivo a capire quali fossero.
- Alex! - ripetei a voce più alta -
ALEX!!!
- Hai ragione, non ti ho spiegato come si viaggia. Scusa.
Se non fossi stato già un fantasma, sarei
sicuramente morto d'infarto. Alex era apparso alle mie spalle, con la
stessa velocità con cui era svanito. Il mio cuore,
fortunatamente, non stava battendo da un bel po', altrimenti non avrebbe
retto ad un altro colpo del genere.
- Non farlo mai più - sibilai.
- Come siamo suscettibili...
- Suscettibili? Ma ti rendi conto che potevi farmi venire un
accidente?
- Poco male, sei già morto.
Sospirai, rassegnato. Avevo capito che ormai era impossibile
discutere con lui, con uno che aveva sempre la risposta pronta. E, in
più, con poche parole riusciva ad annientarti, a spegnere
ogni diatriba sul nascere. Non si poteva discutere con Alex, ormai mi
era chiaro.
- Quindi - dissi - come mi sposto? Devo prendere un taxi?
- Trattieni la tua vena sarcastica e concentrati -
replicò l'Angelo - Chiudi gli occhi, pensa intensamente al
posto dove vuoi andare... e vedrai che ci arrivi.
Ok, detta così, sembrava anche facile. Peccato
che, nonostante ci provassi con tutte le mie forze, nella mia mente era
tutto confuso.
- Che succede adesso?
Alex era impaziente, o forse, era solo stanco di un fantasma
impedito che gli stava facendo perdere tempo.
Gli spiegai velocemente il problema e lui si
rilassò.
- Può succedere che, dopo il decesso, i ricordi
vengano meno. Oppure, come nel tuo caso, si mescolano. Se non riesci a
concentrarti su un luogo, prova con una persona.
Abbassai le mie palpebre spettrali e cercai di mettere a
fuoco la figura di Victoria. Rividi i lunghi capelli biondi, gli occhi
verdi, il sorriso curato, le curve perfette... ogni dettaglio era
impresso a fuoco nella mia memoria.
E accadde. Senza che me ne rendessi conto, mi trovai
sdraiato accanto a lei, nel nostro letto.
Lei era lì, addormentata, la bocca socchiusa. Era
così bella... Le sfiorai la spalla nuda. Anche se sapevo di
non poterla toccare, quel "contatto" mi fece sorridere. Poi notai le
occhiaie, e il mio sorriso si spense.
Ero morto. L'avevo lasciata da sola. Chissà
quanto dolore doveva aver provato, chissà quanto aveva
pianto. E tutto per colpa mia.
Sospirai pesantemente. Mi girai, facendo aderire la schiena
al morbido materasso e stendendo lateralmente il braccio sinistro.
Fu allora che scoprii che quel letto era un po' troppo
affollato...
Rieccomi! Non mi sono
dimenticata di Simon e Alex! Contenti del nuovo capitolo?
Vabbè... farò finta di aver sentito qualcuno dire
"Sì"... :)
Ma passiamo alle recensioni dello scorso capitolo:
Jala:
ma grazie! Sono contenta che la storia ti piaccia e spero che
continuerai a seguirla!
Hayley_Gin91:
eh, mi sa che hai ragione! Simon credeva di aver avuto una vita
perfetta, invece scoprirà alcuni "problemini" di cui non era
a conoscenza! Dalla fine di questo capitolo, credo ne possiate
già intuire uno.... Sono felice che Alex ti piaccia! Ti
posso anticipare che scopriremo dei lati di lui del tutto imprevisti! :)
e
r a t o: oh, tesoro, anche tu ogni tanto ti rivolgi alle
"autorità dell'Aldilà"? Sapevo che Alex ti
sarebbe piaciuto... del resto, abbiamo più o meno gli stessi
gusti in fatto di personaggi! E poi, il Signorino è l'Angelo
che tutti vorrebbero dopo la morte (sperando che avvenga il
più tardi possibile ^_^)... no, non sono le sigarette, Simon
ha ben altre questioni irrisolte!! Ma se sai già che ogni
volta parto con il discorso contrario, cosa me lo dici a fare che sono
brava? :)
Un grazie di cuore a queste anime pie!
Alla prossima!
Baci8
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
A ghost named simon cap 3
Capitolo 3
Quel giorno imparai cosa si prova a "trapassare" una persona. E' come
se ti versassero addosso dell'acqua gelata. Senti un brivido, una
piccola scossa.
Quando il mio viso seguì la stessa traiettoria del braccio,
mi ritrovai faccia a faccia con una versione in miniatura di
Schwarzenegger. Dormiva beato, il volto rilassato. Occupava il MIO
posto nel MIO letto, e non sembrava preoccuparsene.
Ma dove avevo già visto quel tipo? Uno così non
si scorda, soprattutto con quella faccia da imbecille che si ritrovava.
Poi, dopo aver cercato di fare un po' di ordine tra i miei ricordi, mi
tornò tutto alla mente. Quell'usurpatore di letti era
l'istruttore di nuoto di Vic, quell'energumeno in mutande che avevo
avuto il dispiacere di incontrare la prima e unica volta che avevo
accompagnato mia moglie in piscina. Finalmente capivo
perchè, da quel giorno in poi, aveva iniziato ad andarci da
sola, a rifiutare ogni mio tentativo di coinvolgimento nelle lezioni.
Una serie di improperi mi riempì il cervello, ma badai bene
di non farle arrivare alla bocca.
- Simon, certi pensieri non ti porteranno di sicuro in Paradiso...
Mi tirai su di scatto, ricordandomi improvvisamente di un'altra
presenza nella stanza.
Alex mi stava fissando; poi, quando il suo sguardo incontrò
il mio, gli occhi presero a fissare il pavimento.
- Riesci a leggermi nella mente?
Lui annuì.
- Non sempre. Serve molto impegno, ma se mi concentro, riesco a sentire
ciò che pensi.
- Allora smetti di concentrarti - brontolai.
- Scusa.
Il mio Angelo sembrava abbattuto, triste. Quando poi rialzò
la testa, potei scorgere nei suoi occhi un velo di angoscia. Sospirai,
rendendomi conto di essere io la causa di quell'afflizione.
- No, scusami tu. Questo - dissi, stendendo il braccio ad indicare il
letto - non è colpa tua, non è giusto che me la
prenda con te.
- Beh, al momento sono l'unico con cui prendertela, visto che sono il
solo a poterti vedere.
- Sei stato tu a spingere Victoria a tradirmi con Mister Costumino
Aderente 2010?
Alex scrollò la testa, con poca convinzione. Non ne capivo
il motivo, ma quella situazione pareva addolorarlo almeno quanto
addolorava me.
- No, ha fatto tutto da sola - ammise.
Mi strinsi nelle spalle.
- Allora non è giusto che me la prenda con te. Discorso
chiuso.
Quella risposta sembrò andargli a genio, tanto che
ritrovò il sorriso e si accese una sigaretta. Dovevo essermi
incantato a fissare il pacchetto, oppure il mio Angelo si era di nuovo
concentrato un po' troppo, fatto sta che allungò il braccio
verso di me e inclinò leggermente la testa.
- Ne vuoi una?
- Ah, no! - ribattei, scoppiando a ridere - Le sigarette mi hanno
già ucciso una volta, credo sia abbastanza.
Mi sentii sollevato quando Alex si unì alla risata. Poi
tornò a guardare i due traditori, aspirando a lungo dalla
sigaretta e rilasciando il fumo in un unico sospiro.
- Cosa vuoi fare adesso, Simon?
D'un tratto la situazione mi pareva più semplice, quasi...
divertente. Mia moglie mi tradiva? Pace. Il peccato era suo,
così come l'Inferno. La mia coscienza era pulita.
Ora, so che chiunque altro si sarebbe arrabbiato o disperato, ma io ero
sereno. Almeno in apparenza. Dentro serbavo un rancore che
difficilmente sarebbe sparito. Per questo speravo con tutto il cuore
che Alex non tornasse a concentrarsi e a leggere i miei pensieri.
Il mio volto si aprì in un sorriso. Guardai il mio Angelo,
cercando in lui una risposta che da solo non riuscivo a tirar fuori.
- Che ore sono?
Alex sollevò la manica della camicia, consultando nuovamente
il suo orologio da polso.
- Sono quasi le otto - replicò.
Mi meravigliava quanto il tempo passi veloce quando si sa di averlo
contato. Io avevo a disposizione solo cinque giorni, e il primo era
già quasi trascorso. Ammetto di essere partito demotivato,
convinto che, in così poco tempo, non sarei riuscito a
scoprire cosa ci fosse di sbagliato in una vita che io credevo
perfetta. Una vita che, in fin dei conti, non mi dispiaceva
più di tanto. Una vita che era appena stata distrutta.
- Alex - dissi, voltandomi per dare un'ultima occhiata alla coppietta
di traditori - ti va di vedere dove lavoravo?
Non attesi la sua risposta. Mi concentrai sul mio studio, sulla
scrivania di mogano, sulla grande vetrata dalla quale potevo godere di
un panorama fantastico. Sicuramente migliore di quello che mi trovavo
ad ammirare in quel momento. Sparii in un secondo, giusto il tempo di
scorgere l'espressione contrariata dipinta sul volto del mio Angelo.
- Sembra che tu abbia capito come si fa - brontolò poi,
apparendomi alle spalle.
- Quando ci prendi la mano è facile.
Mi avvicinai al vetro, grosso almeno quanto un'intera parete, e presi a
guardare fuori. Da lì riuscivo a vedere tutta la
città; pareva quasi di essere il padrone del mondo,
dominatore della distesa di tetti che si estendeva da lì
all'infinito. Una sensazione di onnipotenza che mi faceva sentire vivo. Suona strano
detto da un fantasma, ma era proprio così.
- Davvero carino questo posto - commentò Alex - Avrei solo
una domanda: chi è Carl Rainwater?
- Il mio migliore amico - mi voltai di scatto, fissandolo dritto negli
occhi - Perchè?
Lui staccò una cornice dal muro, poi la girò
verso di me, in modo che potessi vedere quello che c'era tra il vetro e
il pezzo di cartone dietro.
- Perchè sembra che questo ufficio sia suo adesso.
Eccomi di ritorno con un
nuovo capitolo! Facciamo finta che voi ne siate contenti... :)
Per le recensioni ci terrei a ringraziare:
e
r a t o: guarda, il pacchetto di sigarette di Alex
è "magico"... non finisce mai! Sarà uno dei
vantaggi dell'essere un Angelo :) Sì, lo so che adori il mio
stile. Ma quando ti deciderai a spiegarmi come fai?? Io sono ancora
convinta che tu sbagli storie.... comunque sia, sono contenta che la
storia di Casp... Simon ti stia interessando!! :)
Hayley_Gin91:
eh sì, ci avevi azzeccato!La cara signora McQuincey ha ben
altri motivi per star sveglia! Le occhiaie non sono di certo dovute
alla morte del marito... per quanto riguarda Alex, ti posso dire che ci
sei andata vicina, ma la cosa è un tantino più
contorta :)
Madness_:
già, anche io sono dell'idea che sarebbe meglio conoscere
Alex senza per forza dover morire :) Come vedi, la brutta giornata di
simon non è ancora finita! E Alex... avrà la sua
dose di dramma, promesso! Ha una storia mica da ridere sulle spalle...
Ti ringrazio e sono felice che la storia ti piaccia!
Ringraziando queste anime pie, vi do appuntamento al prossimo capitolo!!
Un baci8!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
A ghost named simon cap 4
Capitolo 4
Rigirai a lungo tra
le mani quella cornice, osservandola da ogni angolatura possibile. Ma
non c'era alcun dubbio: l'attestato dietro il vetro apparteneva a Carl,
non a me.
- Non capisco
- biascicai. - E' passato troppo poco tempo.
- A quanto
pare il tuo capo è uno che fa le cose in fretta -
replicò Alex, riappendendo il quadro.
- Alla faccia
della fretta! Sono morto solo ieri sera!
L'Angelo si
strinse nelle spalle. Per un attimo sembrò volesse
aggiungere qualcosa, poi ci ripensò.
Io, dal canto
mio, ero rimasto davvero senza parole. Erano passate... quante? Dieci
ore? Beh, ero morto da poco più di dieci ore e tutti
sembravano non farci caso.
Mi avvicinai
alla libreria situata sulla parete opposta alla vetrata. Non c'era
più niente di mio, nemmeno i libri. Ero stato cancellato
come si cancella un segno in matita su un disegno. Eliminato, come se
non fossi mai esistito.
Ma quello che
mi dava più fastidio era chi aveva occupato il mio ufficio.
Una simile carognata non me la sarei mai aspettata, non da Carl.
- Quindi,
facendo due rapidi calcoli... mia moglie ha un amante e a lavoro non
hanno aspettato tanto a sostituirmi.
- Sono queste
le 'questioni irrisolte' di cui parlavo - mi informò Alex.
- Oh,
fantastico. E dì un po', ce n'è ancora o posso
andare finalmente dovunque io debba andare?
- Credo che
ci sia ancora qualcosa che devi vedere.
Borbottai
qualcosa di incomprensibile mentre mi concentravo su un altro luogo a
me molto familiare.
- Andiamo da
mio padre - sbottai. - Con un po' di fortuna scoprirò di
essere stato adottato.
Il giorno del
mio decimo compleanno, mia madre mi chiese cosa volessi fare da grande.
E io, nonostante avessi già pronte un sacco di risposte,
rimasi qualche istante a pensarci. Avrei potuto tirar fuori tutto
quello che avevo in mente: pompiere, giocatore di baseball,
batterista... Invece la guardai dritto negli occhi e dissi: "Voglio
essere come papà."
Anche mio
padre era un avvocato. Vedevo in lui una sorta di Superman che
difendeva le persone buone e evitava loro di andare in prigione. Mi ero
impegnato a fondo per assomigliare a lui, studiando per anni e
rinunciando a gran parte del mio tempo libero. E alla fine ce l'avevo
fatta. L'esperienza mi aveva insegnato, però, che se volevo
mantenere il mio lavoro, non potevo difendere sempre e solo le persone
buone; molte volte mi era toccato mettere da parte l'orgoglio per
occuparmi di soggetti che tanto buoni non erano, ma erano in grado di
pagare la mia parcella.
Un'altra cosa
che ammiravo in mio padre era il costante buonumore. Non l'avevo mai
visto nervoso, arrabbiato o triste. E con 'mai', intendo davvero 'mai'.
Per questo fu
un duro colpo trovarlo seduto in poltrona, la mia foto stretta al
petto, il volto rigato dalle lacrime. Non mi ero soffermato a pensare a
quanto la mia morte potesse dolorosa per le persone che mi avevano
amato veramente. E anche se avevo scoperto che mio padre era l'unico a
cui importasse davvero qualcosa, alla fine non mi importava
granché. Volevo solo che non soffrisse così tanto.
- Non puoi
fare in modo che mi veda, anche solo per un attimo? - chiesi al mio
Angelo.
Lui scosse la
testa.
- Sono
l'unico che può vederti - mormorò. - E anche se
ci fosse un modo... pensaci bene: gli daresti la vana speranza di
averti ritrovato, sapendo che tra quattro giorni spariresti
definitivamente?
No, non avrei
potuto farlo. Non avrei potuto causargli più dolore di
quanto già ne provava.
Mi avvicinai
a lui e stesi un braccio, sfiorandogli la guancia con una mano. Non fu
esattamente come quando avevo trapassato l'amante di Victoria, ma mi
diede comunque un po' di soddisfazione. Mio padre sussultò
appena, gli occhi sbarrati. Mi aveva sentito. Beh, aveva
sentito solo un soffio d'aria fredda sul viso, ma non aveva importanza.
Gli avevo dato un segno della mia presenza, e tanto bastava.
- Mi dispiace
- sussurrai, più a me stesso che a lui. - Mi dispiace di non
essere stato un buon figlio, di non aver mai chiamato, di non esserti
stato vicino dopo la morte della mamma. Mi dispiace di essere stato
tanto egoista, papà.
Poi mi volsi
di nuovo verso Alex, sospirando.
- Questa era
l'ultima? - chiesi.
- No.
- Perfetto.
Mi concentrai
e, dopo pochi secondi, svanii.
Il mio
funerale fu esattamente come me lo aspettavo.
Da una parte
stava Victoria, tutta presa dalla sua recita di vedova affranta. Sapevo
che ogni sua lacrima era una bugia.
Poi vidi Carl
avvicinarsi a lei e abbracciarla; mi venne automatico chiedermi se
anche lui avesse occupato il mio posto nel nostro letto, qualche volta.
Non mi sarei più stupito di niente.
Dall'altra
parte stava mio padre. La testa bassa, una fiore tra le mani, fissava
la bara come se si aspettasse di vedermi saltar fuori all'improvviso ed
esclamare 'Era tutto uno scherzo!". Avrei tanto voluto poterlo fare.
Mia moglie e
i miei colleghi avevano davvero una bella faccia tosta, dovevo
ammetterlo.
Ad un certo
punto, quando metà della funzione era già
passata, girai la testa verso destra. E la vidi.
Se ne stava
nascosta dietro il tronco di un albero, osservando l'intera scena da
lontano. In testa portava un berretto da baseball che celava gran parte
del suo viso e dal quale spuntavano corti capelli neri. Ero attratto da
quella figura, senza sapere perché.
Mi avvicinai
lentamente, cercando nel contempo di ricordare dove avessi visto quella
donna.
Quando le fui
accanto e potei vedere il suo volto per intero, la riconobbi e sorrisi.
Poi lei mi
guardò, mi riconobbe e si mise a urlare.
E dopo quasi due anni...
un nuovo capitolo! Carramba, che sorpresa!
Ok, sappiate che mi vergogno a morte per essere stata così
tanto tempo senza aggiornare. Non era mia intenzione farvi aspettare
così tanto - ammesso che qualcuno stesse realmente
aspettando -, ma tra il poco tempo, le tante storie e il blocco che ho
avuto su questa storia... beh, ci ho messo davvero troppo.
La cosa buona, però, è che nel frattempo ho
scelto le 'facce' per i personaggi: le potete trovare qui .
Un grazie a Haley_Gin91,
Isy_264
e Tinella_Periwinkle
per le recensioni allo scorso capitolo!
A presto, spero! :)
Baci8
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=535257
|