Exchanged

di TheCandyCoverGirls
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La lettera ***
Capitolo 2: *** Il sogno ***
Capitolo 3: *** Shock! ***
Capitolo 4: *** Racconti ***
Capitolo 5: *** Exchanged ***



Capitolo 1
*** La lettera ***


CAPITOLO 1
 
- La lettera -


 

 

Penitenziale della fondazione Huntik, 30 luglio 2012

 
 
Mia carissima Zhalia,
So che forse non ti aspettavi una mia lettera, probabilmente sono l’ultimo che tu vuoi sentire, ma ho bisogno di parlarti.
Tra non molto compirai 26 anni, e credo sia giunto, ormai, il momento che tu sappia la verità, o almeno quella in mia conoscenza, visto che non so fino a quanto potrò conservarla…
Ti aspetto.

Klause

 
Quella mattina Dante bussò alla mia porta, svegliandomi da un bellissimo sogno… dalla rossa chioma. 
<< Zhalia, c’è una lettera per te: te la passo da sotto la porta >>, disse, e vidi comparire una busta rettangolare bianca sul parquet. << Grazie >>, dissi con la voce ancora impastata di saliva… non sono per niente presentabile di mattina….
 
Rimasi per un po’ sul letto con il busto sollevato a mezz’aria e i gomiti appoggiati. I capelli erano arruffati e un gran vuoto di memoria della sera prima governava nella mia testa

"Non mi ubriacavo così dai tempi del liceo! Chissà se Sophie si è già ripresa…"


Mi alzai in piedi, e tutto intorno a me sembrava girare a rallenty.

"Dio solo sa quello che avrò fatto ieri!"


Stiratami schiena, legai i capelli in una coda di cavallo veloce. La lettera era ancora lì, sul pavimento.

"Chissà chi sarà mai…"


La raccolsi da terra per leggerne il mittente. 
Un brivido di freddo mi percorse la schiena dal basso e la mano lasciò cadere la busta, come se avesse preso fuoco all’improvviso. 
Era una lettera di Klause. 
Era da un anno che non avevo sue notizie. Mi ero completamente gettata il passato alle spalle e avevo iniziato una nuova vita al fianco della squadra Huntik. Avevo detto addio alla mia vecchia stanza, nei sotterranei dell’Organizzazione, ed ero stata accolta da Dante in casa sua.
 
Feci un respiro profondo. 
 E’ solo una lettera, mi dissi.
La raccolsi da terra e la aprii.

I miei occhi scorrevano veloci su quelle poche righe. Ancora non sapevo cosa avrebbero comportato gli eventi che si sarebbero svolti da lì a pochi giorni.

… che tu sappia la verità… .

"Che vorrà dire? E, soprattutto, di che verità sta parlando? C’è, forse, qualcosa che mi tiene nascosto?"


Riposi la lettera in fondo al cassetto della scrivania. Non volevo pensarci. Avevo paura, il passato mi si stava riversando contro e avevo paura, avevo paura, anche se ero stata addestrata a non averne.
 
Indossai degli shorts neri e una canotta rossa, e scesi in cucina.
Erano le 10:00 e Dante stava leggendo il giornale, come tutte le mattine quando non c’era una missione.

<< Buongiorno >>, mi disse scrutandomi poi da sopra il quotidiano

"Non credo sia stata una buona idea mettermi degli shorts così corti, o forse sì?"


<< Buongiorno... >> 
<< C’è il caffè? >> Chiesi io, cercando di nascondere il mio imbarazzo.

<< E’ in macchina >> mi rispose Dante con un cenno del capo.

 
Mi sedetti di fronte a Dante con la tazza in mano, fissando, poi, intensamente i titoli sul giornale. 
 
<< Hai bisogno di qualcosa? >>

<< No, grazie >>.

"Sì, invece, ho bisogno di averti vicino, ho bisogno di un tuo abbraccio, di una tua carezza, di un tuo bacio e, sì, ho anche bisogno di scopare con te!"


<< Si è fatto tardi: devo scappare >> disse, alzandosi dalla sedia e ripiegando il giornale.
 
Senza che io me ne accorgessi, Dante si avvicinò a me per baciarmi la guancia, in un gesto di saluto tra amici.
 
La mia mente era ancora affollata da mille pensieri, anche se cercavo di impedirglielo.

Mi girai e, all’improvviso, le mie labbra incontrarono quelle di Dante. Per un secondo.
Mi alzai di scatto, con lo stomaco che girava come il cestello di una lavatrice e il cuore che batteva a mille.

<< Scusa… >> balbetto a mezza voce.

Noto che anche lui è alquanto imbarazzato << Be’… Ciao, allora… >>. 


 
 



Il giardino delle CandyCover:

- Ciao ragazze! -
- Eccoci qua!! -
- Ehi... un po' di contegno! Ci sono i bambini... -
- Aah! Loro guardano solo stronzate, mentre questa è una fiction di come non se ne erano mai viste ù_ù - 
- In effetti... -
- Buonasera a tutti. Benvenuti alla prima puntata di questa meravigliosa, eccezionale, sensazionale.. -
- Aspetta che siano i lettori a giudicare! xD -
- Hai ragione. Sai com'è... mi sono lasciata un po' andare dall'eccitazione... -
- Sì, anch'io lo sono... quando vedo Dante! -
- Ahahahah! Ok, adesso basta con le stronzate -.-" -
- Giusto. Allora, per questa settimana è tutto, vi aspettiamo lunedì prossimo alle 21:00 con un nuovo capitolo. -
- Spero che veniate numerose :D -
- Macchè?! Numerosissime, casomai! -
- Alla prossima settimana!
- Baci! :* -

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Capitolo 2
*** Il sogno ***


CAPITOLO 2
 
- Il sogno -


 

 
 
Dante uscì.
Mi misi a pulire ripensando a quello che era successo.
 
"Che vergogna! ... A lui... A lui piace solo Scarlet ...Sono una stupida!"
 
Salii in camera mia e riaprii il cassetto del comodino. Presi la lettera e ne rilessi il contenuto 1, 2, 3, 4 volte. 
 
"Che devo fare? Forse dovrei parlarne con qualcuno... ma con chi?!? Dan? ... Non capirebbe. Harrison? ... So già la risposta... Lok? Passiamo oltre... Dante ... Manco per sogno. Credo che la persona migliore sia Sophie."

Uscii da casa e, chiusami la porta alle spalle, attaccai a correre per le calli della città, decisa in quello che stavo per fare. Non era da me prendere e uscire di casa per andare a parlare apposta dei miei problemi con qualcuno. Avevo sempre paura che gli altri mi considerassero come una povera bambina cresciuta in un orfanotrofio. Conoscevo quegli sguardi. Questa volta, però, era diverso. Sophie era stata la prima ragazza che si era davvero interessata a me. All'inizio di questa storia, quando ero da poco entrata nella squadra Huntik, mi studiava continuamente cercando di prevedere ogni mio singolo movimento. Sì, d'accordo, lo faceva per gelosia, però nessuno lo aveva mai fatto, nessuno si era mai interessato a me, a parte Klause. Con il tempo io e Sophie avevamo imparato a conoscerci meglio. Organizzavamo le missioni insieme, decidendo i titani da portare, e, qualche volta, andavamo a pranzare in qualche tavola calda, perché, come diceva lei, ne aveva fin sopra i capelli di cibi raffinati e di mobili d'antiquariato. Io non sapevo che cosa rispondere. In fondo la capivo; dopotutto il suo stile di vita è completamente opposto a quello di una persona comune, perciò per lei mangiare ad una tavola calda è come per me mangiare al Ritz.
 
Giunso, finalmente, davanti a casa di Sophie.
Avevo il respiro pesante e il cuore che batteva a mille per la corsa.
Suonai il campanello.

<< Buongiorno signorina Zhalia >>.

Davanti a me, comparve la figura alta e composta di LeBlanc

<< Buon…buongiorno... >> balbettai io, ancora affannata per la corsa.

<< La signorina Sophie è nella biblioteca. >>  
<< La prego di accomodarsi nel salone qui a fianco >> e detto ciò mi scortò fino all'altra stanza.
 
Rimasta sola, cominciai a guardarmi intorno. Il soffitto, alto, era interamente ricoperto da un immenso affresco di fine '700, raffigurante degli amorini e delle colombe che volavano in un cielo azzurro. I mobili, di legno pregiato, erano tinti di bianco, con i bordi e i pomelli laccati d'oro. Il pavimento era di marmo bianco, mentre, invece, le pareti erano azzurre. Al centro dellastanza vi era un tavolo basso, molto pregiato, circondato da quattro poltrone di broccato. Il tutto era illuminato da una splendida bow window semicircolare, che occupava un'intera parete. Mi avvicinai alla finestra. Oltre i vetri si vedeva il Canal Grande. Chissà come deve essere vivere in una casa simile, mi chiedevo, guardando le acque del Canale.
 
La porta alle mie spalle si aprì.
Girandomi, vedi comparire davanti a me la figura solare e altezzosa allo stesso tempo di Sophie.

<< Ciao >> disse lei avvicinandosi.
<< Scusa se ti ho fatto aspettare >>

<< No, scusa tu per il disturbo >> mi giustifico io.

<< Prego >>

Sophie mi invitò a sedere su una delle poltrone e avvicinanò la sua alla mia.
Iniziammo a parlare del più e del meno, come due sorelle...

<< Come mai questa visita? >
> mi chiese.

Esitai a rispondere.

"Non è da ma chiedere aiuto a qualcuno..."

<< Dimmi pure! >> mi incalzò lei con un sorriso dolce e rassicurante.

<< Ecco... >> Le porsi la lettera.

I suoi occhi scorrevano veloci tra una riga e l'altra, per poi posarsi di nuovo su di me.

<< Che cosa dovrei fare, secondo te? >> le chiesi, guardandola negli occhi.

<< Io accetterei >> mi rispose.
<< Insomma... così perlomeno potresti scoprire qualche cosa in più. Se poi dovessi decidere di non andarci... potresti avere dei ripensamenti... in futuro..>>.

"Ha ragione."

<< Grazie mille, Sophie >>.

<< Ci ripenserò su stanotte, poi domani mattina deciderò cosa fare >>.

<< Va bene, tranquilla >> mi rassicurò lei, accarezzandomi il dorso della mano.
<< In caso, ti accompagno volentieri >>  

<< Grazie, Sophie, sei una vera amica >>.
Feci per alzarmi.

<< Ma figurati >>, disse imitandomi.

<< Scusa, ma ora devo andare >> e detto ciò ci salutammo con un abbraccio.


Passai il resto della giornata a fare le solite cose (pulire, ascoltare musica, leggere etc.).
Quando Dante rientrò a casa, parlammo normalmente, come se quella mattina non fosse successo niente ( e infatti NON ERA SUCCASSO NIENTE! ); anche se, appena entrato in cucina, si era messo a fissarmi le gambe...

La notte era ormai calata
Passai tutta la serata a riflettere su quello che mi ha detto ieri Sophie.

"Ha ragione", continuavo a ripetermi. "Poi forse non una brutta cosa, chissà. Sono troppo stanca, adesso, deciderò domani stamattina."



Lunghissimi capelli rossi ondeggiano davanti a me. Sotto quella massa di boccoli intravedo il viso di una donna. La sua pelle emana una luce propria; è una luce calda e rilassante. Sembra essere il Sole in persona. La guardo attentamente. Ha qualcosa di familiare. Mi sembra di conoscerla da sempre, come se la vedessi ogni giorno...
Mi sorride complice, e dentro la mia testa la sento dire: " Quale sarà la tua scelta, Zhalia? "




Mi svegliai tutta sudata per il caldo. Mi guardai intorno. Era mezzogiorno e il sole illumina il mio letto.
Ripensai al sogno che avevo appena fatto.

"Chi era quella donna? Perché mi è sembrato di conoscerla da sempre? Dove l'ho già vista? E, soprattutto, di quale scelta parlava?"
 
Infilai una canottiera verde e degli shorts di jeans (non troppo corti!). Misi le infradito e scesi le scale.
Dante era già uscito.

"Meglio. Così non gli dovrò spiegare perché vado da Klause... Sì, ho deciso, vado a trovare Klause."



Il giardino delle Candy Cover:

- Ciao ragazze! :D
Scusate il ritardo... Problemino tecnico...
- QUELLA CAZZO DI CELLA NON SE NE VOLEVA ANDARE!!!!!! *grida prendendo per il collo il computer*
-
 eeee... ok..
- spero vi sia piaciuto
a lunedì. Spero che nessun'altra cella si metta sulla nostra strada...
- Simpatica -.-"

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Capitolo 3
*** Shock! ***


CAPITOLO 3

- Shock -

 
 

Giunsi davanti al penitenziale della fondazione, un edificio imponente dalle pareti grigie e le sbarre alle finestre. 
Passata a fianco di una guardia armata, che mi chiese di controllare i miei documenti, entrai.

<< Zhalia! >>, qualcuno dalla voce inconfondibile mi chiamò da poco lontano.

<< Metz. Che piacere vederti! >> esclamai andandogli incontro.

<< Il piacere è mio. >>
<< Ma che ci fai qui? >>

<< Ho delle faccende da sbrigare… >> risposi io con uno sguardo che non ammette altre domande.

<< Ok >>, disse.
<< Anch’io ho delle faccende da sbrigare, oggi, e molte a quanto pare! >>
La sua risata era contaggiosa
<< Spero di poterci incontrare in altre circostanze uno di questi giorni >>.  

<< Senz’altro >>, risposi. << Mi farebbe davvero piacere >>.

<< Perfetto. Salutami Dante! >> 

 
Mi aggirai nei corridoi del pianterreno in cerca di qualcuno che mi desse delle indicazioni.

<< Desidera? >>.

<< Sì >>, faccio io. << Avrei un appuntamento. >>

<< Mi segua. Prego >>.

Seguii la donna che, a occhio e croce, deve avere all’incirca una cinquantinad’anni.

Attraversammo un intero corridoio quando, all’improvviso, lei si fermò.

<< Da questa parte >>, disse indicandomi una porta di legno con scritto “Ufficio visite”.

<< Grazie. >> 

 

Dopo aver trovato un cercatore che mi accompagnasse, fui condotta sino alla cella di Klaus.

<< 20 minuti >>, disse la guardia, un cercatore di circa 18 anni.
<< Per qualunque cosa, io sono di guardia. >>

“Come se io non fossi in grado di tener testa a Klaus. Chi si crede di essere? Stupido cercatore tutto muscoli e niente cervello! Dire a me “Se il vecchietto ti dà fastidio, fammi un fischio!” Forse dovrebbe ripassare, anzi, studiare la storia moderna dei Cercatori!” 


<< Grazie >> fu invece la mia risposta.
Aprì la porta. 

 
<< Mi è stato detto che per qualunque problema mi basterà fare un fischio. >> Mi appoggiai allo stipite della porta.

<< Il piacere è mio >> mi sbeffeggiò lui con quel suo ghigno a metà tra una risata e un’approvazione.

<< Lo sai che non sarei mai venuta. >>
Scattai in piedi.
<< Sempre che tu non mi avessi scritto una lettera in cui parli di un segreto; com’è che diceva… “credo sia giunto, ormai, il momento che tu sappia la verità”. Ecco, ora sono qui. Perciò, basta con i saluti e le cordialità. Parla! >>
Incrociai le braccia al petto aspettando la sua risposta.


<< La verità... >>
Aveva già iniziato a darmi sui nervi.
<< Da dove comincio >>

<< Dal principio, forse? >>

<< Ok. Allora. Questo è quanto mi è possibile raccontare. >>
<< Quando avevo 22 anni feci la conoscenza di una ragazza, ma non una semplice ragazza, diciamo che le sue parentele erano molto…elevate. Mi avvicinai sempre di più a lei e la sedussi. Lei era una ragazza madre, e perciò non fu molto difficile illuderla del mio amore. Un anno dopo, ci sposammo. Per la figlia del capo del consiglio Huntik non poteva che esserci una cerimonia sfarzosa! Gli anni passarono e riuscii a nascondere a tutti la mia vera identità. Nessuno sapeva che ero un cercatore dell’Organizzazione, e nemmeno che ero un cercatore! Avevo la fiducia di tutti e riuscivo ad accedere senza problemi a qualunque informazione in loro possesso. Più di tutti era Daniel, il figlio di Clara, ad aver un gran rispetto e venerazione per me. Lui sapeva che non ero suo padre, poiché quando io e sua madre ci sposammo aveva 2 anni ed era alquanto sveglio. Un giorno, mi disse di aver conosciuto una donna meravigliosa e di essersene innamorato. Io allora gli chiesi chi fosse e lui mi rispose solo che si chiamava Ethel e che aveva 30 anni. Daniel e Ethel uscivano spesso insieme e qualche volta venne anche a cena da noi. Clara era incuriosita dalla fidanzata di suo figlio e più di una volta cercò di cacciarle di bocca qualcosa di più su di lei. Non ci riuscì. Sospettosa che potesse essere una spia, impose a Daniel di non vederla più. Lui non accettò e le disse che se era vero che stava con lui solo per accedere alle informazioni della Fondazione, allora avrebbe detto addio a Titani e missioni. Clara e suo padre ne rimasero scioccati ma non riuscirono a fermarlo. Daniel andò a vivere in un appartamento e non avemmo più sue notizie. 

Circa 2 anni dopo ricevetti una telefonata. Una voce che non conoscevo mi disse che c’era stato un incidente e di venire subito sul posto. Recatomi lì, scoprii che Daniel era morto sul colpo, ma quello che mi sconvolse di più fu la bambina che portava con sé. Chissà come, era rimasta illesa e se la dormiva beata. Appena la presi in braccio si svegliò e in quel momento una voce nella mia testa disse “Zhalia”. >>
 

<< Tempo scaduto! >> gridò il cercatore rimasto per tutto il tempo di guardia aprendo la porta. 

<< Grazie per l’invito, è stato un piacere parlare con te un’ultima volta. >> 

Presi a camminare senza meta e senza accorgermene arrivai in spiaggia. Percorsi il pontile e mi sedetti sulla punta con le gambe penzoloni. Non ce la facevo più. Iniziai a piangere. 
Non potevo crederci. Non volevo crederci. Klaus era mio nonno e non mi aveva mai detto niente? Ha preferito scaricarmi in un orfanotrofio, piuttosto che portarmi con lui! Potevo vivere una vita normale, avrei potuto avere una famiglia, qualcuno che mi amasse, tutto quello che ho sempre sognato! 
Sentivo un dolore struggente al cuore. Mi ero sempre domandata quali fossero le mie origini e ora che lo sapevo, mi sentivo come la tessera di un puzzle alla quale viene attaccata con la forza una tessera non corrispondente. 

 

Il giardino delle Candy Cover:

Mie carissime lettrici, e lettori. Per questo lunedì ci sono solo io, l'altra scrittrice è partita per 2 settimane. 
Prima della sua partenza, ci siamo potute accordare solo su questo capitolo. Per la cronaca, il quarto capitolo è possibile che non venga pubblicato lunedì prossimo, dal momento che lei è volata oltreoceano e sarà ancora più difficile metterci d'accordo. 
Cercheremo di contattarci in tutti i modi possibili, ma non sarà facile :\
Mi impegnerò, comunque, per scriverlo da sola - anche se avrei preferito avere l'appoggio della mia collega -; se non ci dovessi riuscire, allora ci sarà un lunedì di buco e il quarto capitolo verrà pubblicato il lunedì successivo.
Ci scusiamo per il disagio e per quell'irrefrenabile voglia di sapere cosa succederà dopo questo capitolo ;)
Baci e grazie per la comprensione ^__^


CC

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Capitolo 4
*** Racconti ***


 
CAPITOLO 4

 

   - Racconti -

 

                                                                                 

 
 
 
 
 

Non ho voglia di tornare a casa, non in queste condizioni. Non sarei in grado di evitare domande, e non sarei neanche in grado di dare risposte.
 
”Spero solo che Dante non si preoccupi troppo se per pranzo non mi vede ancora arrivare. Cavolo fa davvero caldo!”
 
Diedi un’occhiata in giro. Non c’era nessuno.
Tolsi i vestiti e – rimasta in costume – mi tuffai in acqua.
Nuotai in profondità, finché non cominciai a sentirmi i polmoni risucchiati dalla pressione. Risalii e poco prima di uscire con la testa in superficie, vidi un’ombra avvicinarsi.
 
“Oddio una manta! Aiuto!”
 
Nuotai verso il pontile, con il cuore che batteva a mille per lo spavento. Se non si fosse capito, ho paura delle mante.
Mi sdraiai sul pontile e lascai che il Sole mi asciugasse la pelle. Era come ricevere una dolce carezza.
 
Un rumore di schizzi mi fece girare lo sguardo verso il mare. Un raggio di Sole mi offuscava la vista e l’unica cosa che riuscii a distinguere fu la sagoma di una donna. Sembrava guardare verso di me, anzi no, stava guardando me, ne ero certa, perché si stava avvicinando sempre di più al pontile.
 
“Ahh, che sciocchezze! Chissà che gliene può fregare di me. Da quando ho le manie di persecuzione?!?”
 
Chissà come, la sagoma era sparita sotto i mei occhi. Mi girai a pancia in giù con le braccia penzoloni.
 
<< Ehilà! Bella giornata, non è vero? >>
 
Sussultai dalla sorpresa.
 
“Ma come?”
 
La guardai.
Quello che vidi diciamo che mi mozzò un pochino il fiato. Ma giusto un pochino, dopotutto quella era la ragazza del mio sogno.
 
 Mi sembrava di guardare in uno specchio. Adesso capivo perché mi era parso di conoscerla da sempre: era uguale a me!
Anche lei mi guardava con aria stupita; poi mi sorrise.  Un sorriso caldo.
 
<< Sei uguale a me! >> dissero le nostre voci al uni suono. La ragazza rise. << Be’… Non proprio uguali… >>.
 
“Su questo non ci sono dubbi”, pensai.
 
La guardai meglio.
Per quanto cercasse di nasconderlo, non potei fare a meno di notare una cosa che mi lasciò stupita e non.
In quel momento mi accorsi per la prima volta che nella parte inferiore del corpo non aveva le gambe. Aveva una coda.
Era una sirena.
 
(Sclero generale! xD N.d.C.C.)
 
<< Ma tu sei >>. Lo stupore m’impedì di proferire altre parole.
 
<< Una sirena. Forse, la più incosciente di tutte. >> Credo di aver capito a cosa si riferisse.
 
<< Non ti preoccupare, so mantenere i segreti. Specialmente i miei… >> Questa non era una battuta, era una consapevolezza troppo opprimente.
 
<< Per tutti i cavallucci marini! Sei la mia copia spiccicata! >>. Iniziò a nuotarmi intorno, come per studiarmi. << Se non fosse per i capelli…. E la forma! >>
<< Non capisco come sia possibile una cosa del genere >>.
 
<< Benvenuta nel club >> commentai io.
 
 La osservavo mentre si scervellava per rispondere alle nostre (più che altro alle sue. Io volevo stare in santa pace e alternare momenti di sclero a momenti di depressione. E magari farmi anche un paio di filmini mentali, che, come tutti sanno, fanno bene alla salute, soprattutto quando la si conserva così a lungo sottovuoto per un rosso che non si vuole fare avanti ) domande.
Ogni tanto la sentivo borbottare qualcosa tipo “ Non ho mai sentito di alter ego umani, perciò lo escludo “, “ Nessuna maledizione “ o “ No, lo escludo da principio “. Poi, alla fine esultò.
 
<< Ci sono! >> Io sussultai. << L’unica spiegazione plausibile e allo stesso tempo non certa, è che noi siamo gemelle! >>
Sembrava soddisfatta della sua teoria.
 
<< Questo è impossibile >> dissi.
 
<< Trovami una soluzione migliore, allora >> disse sempre allegra e sorridente.
 
<< Ecco la soluzione >> Mi rivestii e feci per tornare verso la spiaggia.
 
<< Aspetta! >>
 
<< In 26 anni ho badato a me stessa. Da sola. Ora ho degli amici su cui fare affidamento. Non mi serve rincorrere l’ipotesi di una sirena solo perché mi assomiglia. >>
 
<< Ma… >>
<< E se facessimo uno scambio? >> urlò lei alle mie spalle.
La ignorai.
 
Tornata a casa, aprii la porta malamente.
 
<< Zhalia, finalmente! Dov’eri finita? >>
 
<< Non sono affari tuoi. Adesso lasciami in pace. >> E salii in camera mia.
 
Ok, d’accordo, forse sono stata un po’ troppo fredda con Dante, ma che ci potevo fare? Tutto mi sembrava così assurdo e…. Completamente senza senso.
 
“ Ho parlato con una sirena. “ Questo era senza dubbio assurdo. “ Ma era davvero una sirena?”
“ Probabilmente mi sono solo immaginata di vedere una coda al posto delle sue gambe. O peggio ancora mi sono immaginata la ragazza! Ok, è ufficiale sono pazza.”
 
Mi misi nuovamente a pensare a quello che mi aveva raccontato Klaus. Ero ancora arrabbiata.
 
“Però… “
 
Afferrai il computer e feci una piccola ricerca.
 
“ Clara White “ Cliccato sul link, si aprì una scheda.
 
“ Clara White. Figlia del capo del consiglio Huntik George White. Abile cercatrice. E bla bla bla. “
 
“ Ecco! Momentaneamente a riposo, trascorre le sue giornate a Parigi. “
 
“ Perfetto! “
 
Preparai velocemente un marsupio con tutto il necessario. Quando gli passai davanti Dante mi guardò interrogativo. Poverino, non aveva il coraggio di parlarmi. Mi sentivo in colpa.
 
<< Scusa per prima >> gli dissi dispiaciuta.
 
<< No, hai ragione, non mi sarei dovuto intromettere in fatti che non mi riguardano >> ammise freddamente.
 
<< Tu non puoi capire. >>
 
<< E chissà perché! >> Esclamò alzando le palme delle mani al cielo.
 
<< Scusa ma adesso devo andare >> dissi sulla porta d’ingresso.
 
<< E dove, di grazia? >> Lo guardai seria.
 
<< A dare un senso a questa assurdità >>.
 
 
Arrivata all’aeroporto di Parigi, controllai sul cellulare l’indirizzo che mi ero scritta.
 
“78, Rue Camille.”
 
Guardai la mappa e costatai che il posto era alquanto lontano, così presi un taxi.
Dopo aver attraversato tutta la città, la vettura si fermò davanti ad un enorme edificio bianco ben tenuto.
Scesi dal taxi, notai che si trattava di una casa di riposo.
Le finestre erano grandi e contornate da bellissimi fiori, tutti di colori diversi.
Entrai nell’edificio. Il pavimento era di marmo rosso e c’erano statue e dipinti rappresentanti i vari capi della fondazione Huntik.
 
Mi soffermai su un dipinto in particolare.
“Il Sig. George White con la figlia Clara.” lessi inciso sulla targa. Mi avvicinai.
 L’uomo aveva i capelli ormai bianchi e gli occhi color nocciola; era un uomo bello e tonico. Avrà avuto sì e no cinquanta anni.
La figlia, circa quindicenne, aveva i capelli castano scuro e gli occhi del padre. Una bella ragazza.
 
<< Un bel quadretto famigliare, non trova? >> mi chiese qualcuno alle mie spalle.
Saltai dallo spavento.
Mi girai, e non potei far altro che sorridere. Davanti a me c’era una signora anziana che mi guardava sorridente da dietro due lenti spessissime.
 
<< Eh già >> confermai ricambiando il sorriso. << Se non sono troppo indiscreta… Come mai la madre non c’è nel ritratto? >>
 
<< Morì durante il parto >>.
<< Il padre era un bell’uomo, non trova? Daniel gli assomigliava molto >>, disse cambiando subito argomento.
 
“Papà”.
 
<< Lei conosceva la famiglia White? >> La donna mi sorrise. << Se vuole le racconto di loro. >>
 
<< Mi farebbe piacere ma io… >> La signora, senza dire niente andò in un’altra stanza. Io la seguii.
 
<< Prego, si accomodi pure >>, mi suggerì lei offrendomi una tazza di tè, ormai freddo.
 
<< Io però sto cercando la ragazza del quadro… >>.
Lei mi guardò sorpresa.
 
“Brava Zhalia. Complimenti. Adesso penserà che a nessuno importi di lei! Cazzo, ma che ti costava fare un po’ di conversazione con questa simpatica signora? Accidenti a te e alla delicatezza che ti ritrovi!”.
 
<< Come mai cercava Clara? >> mi chiese poco dopo.
 
<< Mi scusi, non mi sono nemmeno presentata. Mi chiamo Zhalia, e ho saputo che mia nonna alloggia qui. Avrei tante cose da chiederle… >>
 
<< Naturale >>, commentò lei.
 
<< Sa, dove posso trovarla? >> le chiesi guardandola negli occhi. Era diventata seria.
 
<< L’hai davanti. >>
 
Il tè che stavo bevendo a momenti non mi andò di traverso.
Non sapevo cosa fare, e senza accorgermene dissi: << … Nonna…. >>
Lei continuava a guardarmi con sguardo severo. << Signorina, non so cosa le hanno raccontato, ma mio figlio Daniel non ebbe figli. >>
 
<< Questo è quello che ha voluto far credere a tutti >> mormorai fra me e me.
 
<< Di chi sta parlando? Non lo sa che è maleducazione borbottare nel bel mezzo di una conversazione? >>
 
<< Sì, ha ragione. Mi scusi. Stavo dicendo che la colpa è tutta sua, della persona che io odio di più al mondo se nessuno sa della mia esistenza! >> esclamai arrabbiata.
 
<< Si calmi. Se vuole, possiamo chiarire insieme la situazione >>, mi propose la donna, guardandomi come se quella che aveva bisogno di cure fossi stata io.
<< Potrei sapere di chi sta parlando? >>
 
<< Sto parlando di Klaus Mulder >> risposi senza esitare. La donna mi guardò meravigliata. << Capisco >>.
 
<< Come ha detto che si chiama lei? >>
 
<< Zhalia Moon >>
 
Lei mi guardò e un ampio sorriso le attraverso il viso da parte a parte, facendole venire delle piccole rughe di espressione.
 
<< Com’è possibile? >> Mi chiese.
 
<< C’ero anch’io durante l’incidente. Klaus mi ha portato via e chiuso in un orfanotrofio, fino a quando non fui abbastanza grande da diventare la sua allieva prediletta. >> Quanti bei ricordi. (Qui Zhalia sta facendo del sarcasmo. N.d.C.C.)
Clara mi guardò con occhi tristi, come se capisse tutto il dolore che provavo. << Oh cara >>. Mi accarezzo dolcemente la guancia e mi abbracciò a se. Mi misi a piangere di gioia.
<< Nonna >>, mormorai.
 
<< Shh… Va tutto bene. >>
<< Lo sai? >> mi domandò richiamando la mia attenzione. << Di viso assomigli molto a Daniel >> affermò sorridendomi.
 
<< Ti prego, nonna, parlami di lui e della mia famiglia >> le chiesi appoggiando la testa sulle sue gambe.
 
<< Ma certo, cara >> disse accarezzandomi i capelli.
<< La mia è sempre stata una famiglia agiata e ricca. Mio padre era il capo della fondazione Huntik e per questo ero sempre circondata da uomini di ogni genere, che facevano di tutto per conquistarmi. Purtroppo feci la scelta sbagliata >>.
<< Daniel era sin da piccolo un ragazzino bello e pieno di carisma. Dovetti crescerlo da sola, sino a quando non conobbi Klaus. Mi ero da subito innamorata di lui, e anche a mio padre stava molto simpatico >>.
<< Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quel Klaus era uno delle maggiori potenze dell’Organizzazione. Lo scoprimmo solo una ventina di anni fa, quando mio padre morì >>. Continuò ad accarezzarmi i capelli ed io mi sentivo protetta tra le sue braccia.
<< Ti sembrerà strano, ma nonostante tutto lo amo ancora. Non riesco ad odiarlo>>.
 
<< Parlami di nuovo di mio padre, per favore. >>
 
<< Daniel era molto legato a Klaus. Una volta cresciuto, si fidanzò con una donna bellissima, Ethel. Aveva qualcosa di strano, come se nascondesse qualcosa. Non parlava mai di sé, e ogni volta che veniva a cena da noi, beveva sempre acqua e sale. Per un po’ pensai che fosse una sirena! >>
<< Quando le chiesi perché bevesse una cosa del genere, mi spiegò che il suo livello di sali nel corpo era da sempre molto basso, e per bilanciarlo era costretta a bere acqua e sale. Dopo la morte di Daniel, di lei non si seppe più nulla >>.
Mia nonna finì il racconto. Io rimasi ancora un po’ tra le sue gambe, lasciando che mi coccolasse ancora un po’.
Ci eravamo ritrovate.
Forse ora credevo di più alla possibilità che quella sirena potesse essere mia sorella, dai, perché no? Sarei tornata a cercarla, ma adesso ero tra le braccia di mia nonna.




Il Giardino Delle Candy Cover ( dopo un lungo periodo di desolazione )

- Hi, writers! :D I'm back from my journey in USA! 
- Perché mi hai fatto questo, fiorellino mio ? T_T 
- Ti sono mancata?
- Mah, non saprei; aggiungi un oceano ai 375 km che ci seperano, moltiplica per i giorni, le ore, i minuti e i secondi che non ti ho sentito ed otterrai per risulatato quanto mi sei mancata :')
- *Con la calcolatrice* Accipicchia! :D Anche tu mi sei mancata ^^
- Shh! Non senti uno strano rumore?
-... No...
- *Apre la porta* Che diamine? *alice, zhalia99, soccorro, Zhalia94, Mixi, Vampire e tutti gli scrittori della fandom gridano e alzano manifesti di ogni genere*
- yeahhhhhhh W la nonna! - grida alice
- She's an angel, NO marmeid - zhalia99 aggita il suo manifesto con grinta.
- Cavolo, questa proprio non me l'aspettavo - commenta Vampire
- She's a mermaid. A beautifull mermaid! W Zhalia! - si mette a ballare Zhalia94
- Dante x Zhalia: LOVE, SEX.... without DUREX! - dice il manifesto di Mixi
- Bè, direi che l'hanno presa piuttosto bene, no?
- Lo vedremo dalle recensioni ^_^
- Fatevi sentire ragazze! :D
- E ragazzo.
- E ragazzo :D
- A presto ;)
- E seguiteci anche su facebook! :D
- Baci :* - insieme


https://www.facebook.com/TheCandyCoverGirls

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Capitolo 5
*** Exchanged ***


 Ad Alice, che ha messo Mi Piace alla pagina e che ora ne ha aperta una sua. Vedeste che immagini che fa!
Ecco un piccolo assaggio del suo talento e della sua fantasia :D






CAPITOLO 5

- Exchanged -




Rimasi lì per circa due giorni. Sarei rimasta lì per sempre, ma, ora, dovevo andare.
Nonna mi accompagnò ai cancelli. << Trova le risposte che stai cercando >>, disse accarezzandomi la guancia. L’abbracciai.
 
BEEP!
Il taxi mi stava aspettando.
 
 << Ora devo andare >>
 
<< Torna presto a trovarmi, tesoro. >>
 
<< Senz’altro. Nonna >>
 
<< Zhalia! >> Rimasi con la mano sulla portiera e mi girai verso di lei. << Sii prudente. >>
Le sorrisi. << Certo, nonna. >>
Richiusi la portiera e il taxi partì.
 
Il viaggio in aereo durò circa un’ora, ma ne approfittai lo stesso per dormire un po’.
Arrivata a Venezia, mi preparai ad entrare in casa e sentirmi invadere da domande tipo: “ Dove sei stata? “ – “ Perché non hai detto niente a nessuno? “; o roba del genere, invece…
In casa non c’era nessuno!
Sorrisi compiaciuta per aver casualmente schivato la linciata di Dante e corsi in camera mia a prepararmi.
Mi misi un bikini con sopra un copricostume, ripresi in mano il marsupio e… Un momento. Quella non è la mia calligrafia…
 
“Sto venendo a cercarti. Ti troverò. Dante
P.S.: Se torni a casa rimani lì per favore.”
 
Presi una matita.
 
“So badare a me stessa. Torno presto, Zhalia.
P.S.: Per favore, non farmi domande!

 Uscita di casa, mi affrettai a raggiungere la spiaggia.
Era sera e il Sole stava tramontando all’orizzonte.
Percorsi veloce il pontile spogliandomi nel tragitto e mi tuffai.
Mi guardai intorno, ma di lei nemmeno una bolla d’acqua.
 
“E adesso che faccio?”
 
Poi, improvvisamente, le parole mi uscirono di bocca. << Dhalia!!! >> chiamai. << Dhalia!!! >> e ancora e ancora.
 
<< Alla fine sei tornata >>, disse qualcuno alle mie spalle. Era la sirena.
 
<< Tu.. Tu ti chiami Dhalia. Non è così? >>
 
<< Esatto. Zhalia >> confermò lei sorridendomi.
 
<< Ok, facciamo finta che tu ed io siamo gemelle. Anche se non lo fossimo, che cosa abbiamo da rimetterci? >>
 
<< Quindi stai accettando la mia proposta >>
 
<< Ebbene, sì >>
 
Nuotò verso di me.
 
<< Non aver paura. Concentrati sulla tua nuova forma. >>
 
Mi prese il viso tra le mani e mi avvinghiò la coda attorno alle gambe.
Poi mi baciò.
 
Come lei mi aveva detto, mi immaginai mentre nuotavo sott’acqua, con il suo corpo di sirena.
Chiusi gli occhi.
Lei mi baciò con trasporto e intensità. Un bacio meraviglioso. Magico.
Quando li riaprii vidi i miei occhi e i miei capelli. Ero diventata una sirena. Ero diventata Dhalia, e Dhalia era diventata me.
Ci eravamo scambiate.
 
<< Nuota sempre dritta verso sud. Nelle profondità della costa greca, troverai il Regno del Mare Nostrum >> Alzai un sopracciglio. << Davvero?>>
 
<< Poi da lì fatti portare a casa. >>
 
Casa? E dove si trovava?
Poi mi ricordai che anche io dovevo darle delle indicazioni.
 
<< Vai a Ca’ Manin, al numero 15. Riconoscerai sicuramente l’edificio, poiché è l’unico fatto con mattoni rossi. >>
 
<< Manin. 15. Mattoni rossi >> memorizzò nella sua mente. << Ok. C’è qualcos’altro che dovrei sapere? >>
 
Be’, in realtà c’era…
 
<< Sei single. >> Fu l’unica cosa che dissi. Ancora mi ostinavo a considerlarla una sconosciuta, anche se, adesso che la guardavo, non lo era più. <> disse sorridendo a 36 denti.
 
<< Allora ciao. >> Appoggiò la sua mano destra sulla mia e fece un movimento rotatorio, sicuramente un saluto. << Ciao >> dissi.
Guardai me stessa nuotare verso il ponte e raccogliere i vestiti.
<> Mi rigirai verso di lei. << Se alla prossima luna nuova non verrai su questo pontile, se per quel momento non siamo insieme su questo pontile, rimarremmo così per sempre. >> Le sue parole mi fecero percorrere un brivido lungo la schiena. << Evitiamo di farlo. >> dissi decisa. << Sono d’accordo con te. >>
Adesso l’una stava per percorrere la strada dell’altra.







Il Giardino delle Candy Cover:

Ok, per essere uno dei capitoli più importanti della fiction è cortino, ma fa niente! xD Ho deciso di pubblicarlo un po' prima rispetto l'orario, perché vi ho fatto aspettare inutilmente 2 settimane ( o forse più ). Non è che avessi impegni o che... non avevo molta voglia! 
E la mia povera Fiorellino che prima di andare in montagnia mi ha buttato giù la trama del capitolo! xD Quando oggi gliel'ho detto ha fatto: "Ma come?"
Quindi per oggi si fa un piccolo strappo alle regole. ;)
Baci :*
C.C.

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