My name is Ivy Temple. District 5.

di starwort
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 

PROLOGO

E se non fossero stati Katniss e Peeta a vincere la 74esima Edizione degli Hunger Games? E se a vincerli fosse stata quella ragazza dal viso volpino di cui si sapeva poco o niente? E se la furbizia avesse prevalso su tutto? Come sarebbero andate le cose se quelle bacche non l'avessero uccisa?

Mi chiamo Ivy Temple, ho 17 anni, vengo dal distretto 5 e questa è la storia di come ho vinto gli Hunger Games, sfidato Capitol City, perso tutto e infine trovato la felicità .




Okay, ciao a tutti :)
Questa è la prima FF che scrivo su Hunger Games, spero che vi piaccia! Posto solo il prologo, tanto per vedere se interessa a qualcuno ;)
Allora, visto che nel libro non si specifica un nome per Faccia di Volpe ho deciso di inventarmelo di sana pianta u.u
Vi piace? Mi sembrava proprio adatto a lei! :3
Questo personaggio mi ha affascinata da subito e ora della fine del libro l'ho apprezzata ancora di più C:
Mi piacerebbe sapere le vostre opinioni e condividere la mia passione per THG :)
Per ora non ho più niente da dire, a presto!
#TeamFoxface

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


CAPITOLO I
 

Mi girai su un fianco tentando di ignorare la luce del sole mattutino che mi incoraggiava ad alzarmi. Riuscii a combatterla per un po’ ma ora della fine la sua alleanza con la consapevolezza del pericolo sempre presente ebbe la meglio. Erano ormai giorni che una mandria di stupidi cittadini imbellettati mi aveva spedito in quest’arena ad ammazzarmi con altri 23 ragazzi e la situazione incominciava a essere snervante. Mi alzai dal mio nascondiglio in mezzo ai cespugli e ripresi il mio posto sull’albero, quello da cui potevo vedere gran parte del bosco che mi circondava. Eravamo rimasti in 2: io e Cato, il ragazzo dalla forza bruta.
Odiavo quel luogo, quello in cui ero finita. Capitol City voleva spettacolo e per questo non le importava di trasformare dei ragazzi in assassini. Alcuni, è vero, venivano addestrati sin da piccoli nell’arte di uccidere ma io non ero tra di loro. Io non mi ero macchiata con l’omicidio e intendevo uscire da quell’arena pulita, per quanto mi era possibile. Li avrei lasciati morire, questo mi avrebbe tormentato a vita ma dovevo tornare a casa. Per i miei genitori, per tutti i sacrifici che avevano fatto per me.
In quel momento mi tornò per la mente un ricordo e mi sembrò di essere a casa, di nuovo.
-Ivy!! Sono ormai le 5.30, devi alzarti immediatamente!-
-Sì, mamma, arrivo.- Come un automa mi alzai e mi vestii, sempre la stessa cosa, ogni santa mattina. Nel distretto 5 eravamo specializzati in energia e più o meno tutto il territorio era occupato da centrali elettriche. Fin da piccoli venivamo istruiti su come gestire i vari tipi di energia e a 12 anni venivamo distribuiti nelle varie centrali. Bello, eh? Quando io compii 12 anni venni mandata nella centrale nucleare in cui lavoravano i miei genitori. Sì, non ho fratelli né sorelle e posso dire di abitare in una delle case più piccole e squallide del distretto. La mia famiglia non navigava certo nell’oro e quello che guadagnava lo spendeva in cibo per vivere e lo metteva da parte per il mio ”futuro”, che poi futuro è sempre una parola relativa.
-Ciao tesoro!- quando entrai nello stanzino che attribuivamo a cucina i miei genitori mi accolsero con un sorriso un po’ tirato. Inizialmente non capii le loro espressioni ma un improvviso lampo mi ricordò che quello non era un giorno come gli altri, era il giorno della Mietitura. Un ragazzo e una ragazza di ogni distretto sarebbero stati costretti a partecipare ali Hunger Games, in sostanza venivano mandati al macello. L’avevo scampata per 5 anni, potevo farcela ancora una volta. Così però non fu. Quando dalla boccia venne estratto quel pezzetto di carta pregai con tutto il cuore che non ci fosse scritto il mio nome e quando dagli altoparlanti la vocina stridula di Candy –colei che avrebbe scortato i due tributi a Capitol City- squittì:
-Ivy Temple. Sul palco, vieni a farti acclamare.- il mondo mi cadde addosso.
Da quel giorno vissi in una sorta di trance, mi vestirono e manovrarono come una bambola, non riuscii nemmeno a fare buona impressione sugli strateghi che mi diedero un misero 5 come voto ma non mi importava. Sapevo che sarei stata spacciata.
Quando dalla camera di lancio venni sparata nell’arena, in quel momento capii che avrei fatto di tutto per sopravvivere, sopravvivere con la coscienza pulita, dimostrare alla superficialità di Capitol City che non mi avrebbe cambiata, no.
Il mio cervello elaborò velocemente un piano e sempre velocemente lo misi in atto. Individuai nella Cornucopia uno zainetto appartato che non avrebbe fatto gola a nessuno e una volta preso mi rifugiai tra i boschi, dove mi sarei ritirata fino a quando sarei stata obbligata a cambiare strategia.
Chissà chi sarà il prossimo… Mi ero ritrovata ad immaginare come i miei avversari erano caduti. Le morti si erano susseguite rapide e le ultime erano state davvero terribili: la ragazza del 12 era stata tagliuzzata da Clove, la maniaca di coltelli del distretto 2 che a sua volta era stata fatta fuori da Thresh, il bestione dell’11 che poi Cato aveva ammazzato. Il ragazzo innamorato era morto per un’infezione alla gamba e sentivo che il momento di uno scontro tra me e Cato era vicino. Molto vicino. Le mie meditazioni furono interrotte da alcuni rumori, la corsa di qualcuno. Quando focalizzai tra il fogliame vidi Cato correre come un forsennato, gli occhi pieni di terrore, nella mia direzione.





 

Eccomi qui! :)

Allora, in questo primo capitolo mi sembrava giusto inserire una panoramica "generale" della situazione in cui la nostra Ivy si trova. Come vedete lo scontro faccia a faccia tra lei e Cato è imminente e tutti gli altri tributi sono morti, in un modo o nell'altro. Spero di riuscire ad introdurre presto l'altro mio personaggio preferito della saga, Gale (<3) ;)
Ho già sviluppato un'idea su come la storia proceda e termini ma devo ancora affinare i dettagli ;)
Ho aggiornato in fretta perchè domani devo partire :) e non so quando potrò pubblicare il secondo capitolo (che per altro non ho ancora scritto -.-) ma non sarà sempre così, di solito i miei tempi sono di un capitolo a settimana... (Sono lenta, lo so!)
Se avete critiche o suggerimenti vi prego di farmeli sapere, in ogni caso spero di riuscire ad interessarvi :D
#TeamFoxface

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


CAPITOLO II
 

L’Arena l’aveva fatto impazzire? Probabile, molto probabile. Okay, non avevo mai visto un’espressione di terrore più agghiacciante sul viso di qualcuno in tutta la mia vita. Correva, correva come un disperato. Per quanto riguardava me non avevo intenzione di andarmene dal mio rifugio sicuro. Qualsiasi cosa stesse inseguendo Cato non dava noia a me, quindi stavo bene dove stavo.
Cercai di mettere a fuoco attraverso il fitto fogliame e all’improvviso compresi quale fosse la ragione dell’orrore del ragazzo. Un branco di animali che non avevo mai visto correva sguaiato dietro di lui. Negli occhi un’ombra folle dava loro quell’aria così spaventosa. Quegli occhi mi ricordavano qualcosa, o meglio, qualcuno.
Erano gli occhi dei tributi morti. Occhi pervasi dall’odio.
A un certo punto uno di quegli esseri indemoniati si accorse di me e mi puntò, seguito da un altro paio di animali. Sicuramente erano stati progettati e comandati dagli strateghi, non potevano avermi vista. Non avevo mai visto niente di simile prima, anche se dovevo ammettere che la mia esperienza era un po’ limitata. Si sa, nel 5 non avevamo molte occasioni di uscire nel verde. Incominciai a passare da un albero all’altro ma non ero per niente agile o esperta come la ragazza dell’11 o quella del 12. Quelle bestie mi stavano aspettando in fondo al tronco. Cercavo di mettere i piedi e le mani nei posti giusti, ignorando i latrati rabbiosi di quel branco, ma più guardavo in basso più cadevo, inciampavo e andavo sempre più giù. Anche Cato aveva avuto la mia stessa idea di arrampicarsi e ci ritrovammo sullo stesso albero.
Alla vista di me lì a fianco fu come si risvegliasse e si ricordasse che il suo obiettivo era quello di uccidermi. Prese ad avvicinarsi, io indietreggiai ma dopo pochi passi mi ritrovai in un vicolo cieco. L’albero successivo era troppo lontano per poter andare oltre. Arrivato a pochi centimetri da me estrasse dall’interno della giacca un coltello e me lo puntò contro.
Okay, sono finita. Pensai, il sangue gelato nelle vene. Cato era il doppio di me, in altezza, larghezza e forza. Cercai di scansare l’attacco ma, come avevo previsto, non funzionò un granché. La lama strisciò la mia guancia facendo uscire un bel rivoletto di sangue.
Cato o loro? Ormai avevo solo l’imbarazzo della scelta, il modo di morire che avrei preferito. La morte imminente era un passo a cui mi ero rassegnata a quel punto del gioco. Un altro taglio, sempre sulla guancia. Non tentavo nemmeno più di resistere. Sapevo che contro Cato non avevo chances. In quel momento, però, un particolare della corteccia del ramo a cui ero aggrappata mi fece tornare alla mente un ricordo che pensavo di aver dimenticato. Io e mio fratello da piccoli giocavamo sempre insieme, dopo la scuola, immaginando che la nostra piccola stanza fosse un giardino tutto verde. A quei tempi avrei dato non so che per un fiore profumato o un alberello. E lo stesso valeva per mio fratello. Valeva prima che venisse ammazzato nella 69° Edizione degli Hunger. In casa mia eravamo arrivati al punto di non pronunciare più nemmeno il nome del ragazzo morto a soli 14 anni per la crudeltà di ricchi stupidi. Il pensiero dei miei genitori, del dolore che avrebbero provato bastò per darmi la spinta necessaria a reagire. Incominciai a schivare i colpi, cercando nel frattempo di non far sanguinare troppo la ferita.
Pensa, Ivy. Pensa, pensa, pensa! Un corpo a corpo era fuori questione. L’unica cosa da fare era… Saltare!
Guardai dietro di me, era un salto veramente rischioso. Dovevo sfruttare tutta la mia agilità e la mia piccola stazza ma alla fine cosa avevo da perdere? Se non avessi saltato Cato mi avrebbe infilzata, se fossi caduta quelle bestie mi avrebbero sbranata ma se fossi riuscita ad arrivare dall’altra parte... Beh, forse avrei avuto una possibilità.
Presi un gran respiro, lasciai andare la presa dal ramo e mi buttai, letteralmente, verso l’albero.
Per un attimo temetti di essere spacciata ma quando le mie mani toccarono la corteccia mi sembrò che il mio cuore ricominciasse a battere. Potevo ancora vincere. Potevo tornare a casa!
Non sono morta! Migirai, un’espressione sollevata in volto, ma vidi Cato che si preparava al salto.

No. NO. NO! Forse mi ero sbagliata, forse tutto quel pericolo non era servito a niente. Cato si infilò il coltello nella giacca, mi fissò per un istante interminabile e si slanciò verso di me. Mi ritrassi istintivamente, le unghie ficcate nel tronco dell’albero per il terrore, spalancando gli occhi in attesa dell’arrivo di quella macchina per uccidere. Il ragazzo a mezz’aria allungò il braccio, sfiorò i rami e cade rovinosamente tra le fauci di quelle bestie.







Ciao a tutti : )
Sì, sono ancora viva! (?)
Scusatemi se non sono riuscita a postare prima ma qui la connessione lascia a desiderare. -.-“
Allora, parliamo del capitolo. Mi è venuto un po’ lunghetto, non penso sarà sempre così ;)
Non ho voluto scrivere di uno scontro faccia a faccia tra Ivy e Cato perché una sua vittoria non sarebbe mai stata verosimile! Uno dei pregi di questo personaggio, dal mio punto di vista, è che non è un’assassina e quindi volevo mantenere una delle sue migliori qualità! c:
Poi, beh, non penso ci sia altro di speciale da dire ;)
Cosa ne pensate? Sono felice che il primo vi sia piaciuto, e vorrei approfittare dell’occasione per ringraziare tanto tutti coloro che mi recensiscono <3
Sono pronta a ogni critica/suggerimento da parte vostra!
Ho finito di annoiarvi. (?)
Spero di riuscire a pubblicare presto (pregate per la connessione!) c:
#TeamFoxface


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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


CAPITOLO III


Avevo vinto. Vinto! IO! Ivy Temple, la minuscola ragazza dai capelli rossi su cui nessuno avrebbe mai scommesso e di cui gli strateghi non si erano curati. Una piccola soddisfazione personale, chiamiamola così.
Un hovercraft apparve dal nulla e risucchiò al suo interno me e quel che restava di Cato. Facevo ancora fatica a capacitarmi che quell’incubo fosse veramente finito e un sentimento misto tra gioia e speranza mi aveva dato una carica tutta nuova. Sarei tornata a casa, nel distretto 5, e avrei vissuto nel villaggio dei vincitori con i miei genitori, rendendoli orgogliosi di me, ripagandoli dei loro sacrifici.
Fui portata in una specie di centro tipo quello di addestramento in cui lo staff di preparatori che mi aveva imbellettato per l’intervista iniziali mi avrebbe ri-imbellettata il giorno seguente. Per quella sera mi fu assegnata una stanza lussuosissima in cui trovai del cibo e tutto ciò che mi sarebbe potuto servire. Tutto ciò di cui avevo bisogno, però, era una bella dormita tranquilla, per quanto potessi.
La mattina seguente ero decisamente più riposata e avevo quasi voglia di presentarmi al centro ti-faccio-sembrare-bella-anche-se-non-lo-sarai-mai. Ero motivata: finito tutto ciò sarei andata a casa.
I miei stilisti e preparatori si dimostrarono entusiasti nel vedermi. Il loro atteggiamento nei miei confronti era cambiato totalmente. Se prima lavoravano su di me come se non esistessi ora mi chiamavano usando appellativi come “tesoro” oppure “bella”. Evidentemente la mia vittoria aveva fatto bene anche a loro. Beh, forse quello era il loro modo per esprimere la loro riconoscenza. Passai tutta la giornata tra un trattamento e l’altro, ora del pomeriggio ero esausta. Mi acconciarono i capelli in modo che ricadessero a boccoli morbidi sulla schiena, mi truccarono in modo leggero, naturale e mi diedero da mettere delle scarpe con un tacco decisamente troppo alto. Per fortuna non avrei dovuto indossare costumi ma un semplice abito blu scuro che a detta loro –Risalta la tua carnagione chiara, tesoro, e anche i tuoi capelli.- Fantastico. Non aspettavo altro, decisamente. Quando me lo fecero indossare fui avvolta da un abbraccio di esclamazioni estasiate.
-Tesoro, sei splendida! Guardati, ti riconosceresti mai?- disse una delle ragazze.
No. Infatti non mi riconoscevo e la cosa non è che mi piacesse più di tanto. Ero bella, non c’era niente da dire, ma io non ero così. Non ero quella bambola finta.
-Bellissima, bellissima! Sei una meraviglia.- la mia stilista sembrava la più falsamente commossa.
Ma chi vuoi prender in giro? Seriamente, pensavano che fossi stupida? Prima di entrare nell’arena mi avevano trattato con sufficienza facendomi indossare abiti e costumi che non mi valorizzavano affatto ed ora erano tutti pronti ad essermi amici. Certo, non avevo capito a che gioco stessero giocando.
Prima di essere catapultata sul palco tra le grinfie di Cesar Flickerman che mi avrebbe rivoltata come un calzino, Candy, la mia “accompagnatrice” mi venne vicino, tutta sorrisi e carezze e mi disse.
-Solo una cosa, tesoro, prima che tu entri: cerca di far sembrare il tuo modo di agire nell’Arena dettato dallo sconforto, non far capire che la tua era una strategia, d’accordo?- cercava di mantenere un certo contegno e il sorriso ma si capiva quanto fosse agitata. Non capivo, dove voleva arrivare?
-Perché? Non ho fatto niente di male.- ero sconcertata, che avevo fatto?
-Appunto, Ivy. Ora entra e fa’ del tuo meglio. Sorridi. Forza!- Continuavo a non capire, ma la mia unica possibilità era fidarmi di lei. Almeno aveva più esperienza in quel campo.
Con una spintarella mi fece coraggio e barcollando sui tacchi vertiginosi che mi avevano messo feci la mia entrata sul palco. Non appena il pubblico mi vide un’ovazione riempì la piazza e Cesar si alzò, venendomi incontro.
-Ivy, accomodati.- mi prese la mano conducendomi verso le due poltrone. Prima di farmi sedere, però, mi alzò la mano e esclamò: -Signore e signori, Ivy Temple, vincitrice della 74esima edizione degli Hunger Games!- altra ovazione. Nella mia vita non ero mai stata al centro dell’attenzione in quel modo e la situazione mi metteva in imbarazzo.
-Allora, Ivy, come ci si sente ad essere una vincitrice?- Cesar, dopo avermi fatto accomodare, si sporse in avanti come si farebbe con un caro amico.
Devo fare la parte dell’ingenua innocentella? D’accordo.
-Bene, posso tornare a casa dai miei genitori. Non ci speravo molto.- lo guardai e sorrisi, sforzandomi di arrossire.
-Sicuramente per te e per la tua famiglia deve essere una grande felicità il fatto che tu abbia vinto, vista la brutta vicenda di tuo fratello…- Ecco. Il tasto dolente. Perché tutti mi dovevano ricordare lui?
-Io… veramente…- le parole mi si strozzarono in gola, gli occhi divennero lucidi. -Capisco, è un argomento difficile per te da affrontare, vero? Non preoccuparti.- stinse le mie mani tra le sue, in segno di conforto. Lasciò che mi riprendessi e poi continuò:
-Parliamo invece della tua strategia. Una cosa mai vista prima. Ce l’avevi in mente già prima di entrare nell’Arena o l’hai pensata al momento?- un vero interesse gli si leggeva in volto ma, non so perché, preferii attenermi ai consigli di Candy.
Sii ingenua.
-Non capisco di cosa tu stia parlando. Non ho mai avuto una strategia.- cercai di metter su l’espressione più innocente che avessi.
-Come! Quello stare rintanata tutto il tempo, non scontrarti con nessuno! Non posso credere che non sia frutto di disegni precedenti.-
-In realtà penso che sia stato dettato dalla paura. Sapevo che non avrei avuto possibilità in scontri diretti.- Questo era vero. Ero troppo minuta per sostenere un corpo a corpo.
-Se devo essere sincero una delle tattiche che di più ho ammirato in te è stata quella di nasconderti nella Cornucopia, prima del festino. Geniale!-
Sorrisi complice con Cesar, aveva ragione, quella era stata davvero una bella pensata.
-Nessuno l’avrebbe mai fatto e così correvo meno il rischio di scontrarmi con qualcuno.-
-Per non parlare del modo in cui ti sei procurata il cibo. Incredibile come tu sia riuscita a vivere nell’ombra degli altri tributi senza farti scoprire!-
-Penso che anche questo sia stato una reazione alla consapevolezza di non essere in grado di procurami da sola di che vivere. Non mi ero mai trovata in una situazione del genere e non sapevo come comportarmi altrimenti.-
-Sono sbalordito! Qualcuno di voi avrebbe mai immaginato una cosa del genere?- chiese poi al pubblico che rispose con una serie di esclamazioni che non riuscii a decifrare.
-Penso che tu sia una delle poche vincitrici del distretto 5 della storia, che effetto ti fa?-
-Beh, veramente non ci avevo ancora pensato.- nel pubblico qualcuno rise. –Credo che sia un grande onore, rendere orgogliosi il mio distretto e la mia famiglia.-
-Hai perfettamente ragione. Hai dei progetti per il rientro nel tuo distretto?-
-Sono felice che sia finita, ora tutto ciò che desidero è tornare a casa, alla mia normale vita.- cercai di sorridere, tranquilla.
-Lo immagino, Ivy. Ti auguro di cuore una vita serena e piena di felicità!- Mi fece alzare prendendomi per mano.
-Signore e signori, Ivy Temple, vincitrice della 74esima edizione degli Hunger Games!-




Eccomi qui c:
Scusate il ritardo ma non ho avuto occasione di postare il capitolo prima. L'ho scritto un po' di fretta, perdonate eventuali errori!
Allora, che ne pensate? E’ un capitolo di passaggio ma occorreva che ci fosse.
Che cosa avrà mai fatto Ivy da far impensierire Candy? Ci avete pensato? Cos’è che non andava nella sua “strategia”? :)
Beh, spero che comunque vi piaccia, come sapete sono sempre aperta a suggerimenti per migliorare la storia. Aspetto i vostri consigli! ;)
Grazie a tutti coloro che hanno recensito questa FF, l’hanno messa tra le preferite/seguite/ricordate <3
Se avete voglia passate qui
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1211040&i=1 è una songfic che ho scritto sulla morte del fratello di Ivy c:
A presto <3
#TeamFoxface

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


CAPITOLO IV

Ormai odiavo tutto di Capitol City. Odiavo le interviste, odiavo vestirmi elegante, odiavo dover stare in pubblico, odiavo dover fingere.
Io e Candy avremmo dovuto parlare. Il più presto possibile.
Nemmeno mi avesse letto nel pensiero la mia accompagnatrice si materializzò nella sua bizzarria nel corridoio anonimo in cui ero finita. Va bene essere alla moda, ma i capelli verde pisello proprio erano raccapriccianti.
-Ivy, tesoro, sei stata fantastica!- mi abbracciò scandendo bene l’ultima parola.
Sì, tesoro. Ne avevo abbastanza di quel giochino. Prima volvevano che diventassi una macchina per uccidere, poi mi trasformavano in una bambolina ingenua.
Mi sciolsi da quel abbraccio e iniziai a chiedere spiegazioni.
-Candy, cosa sta succedendo?- ero serissima, volevo la verità. –Cos’è che non è andato nel mio comportamento nell’Arena? Cos’è tutta questa messinscena?-
-Vedi, tesoro…- sembrava restia a parlare. –Diciamo che non tutti sono stati entusiasti della tua vittoria ai giochi.- era rigida, preoccupata.
-Intendi che hanno perso le loro scommesse perché nessuno aveva puntato su di me? Beh, peggio per loro.- sbuffai –Per quel che mi interessa.- ripresi a camminare svelta, stufa di quella manfrina. Candy con quei suoi tacchi altissimi cercava di starmi dietro come poteva.
-Il fatto è, cara, che la tua vittoria è stata un po’ priva di…- si bloccò, sembrava quasi imbarazzata, stava cercando il termine adatto. -…spettacolo.-
A quelle parole mi fermai di botto.
-Mi stai dicendo che la gente non è al settimo cielo per me perché non ho ammazzato nessuno?-
Incredibile.
Era possibile che tutte quelle persone desiderassero che i loro idoli fossero degli assassini? Come ci si può divertire a vedere delle persone morire per mano di altri?
-Nessuno incolpa te, tesoro.- provò a mitigare la situazione ma si vedeva che non era sicura. –Tu hai fatto del tuo meglio e alla fine hai vinto, sei stata bravissima Ivy.- cercò di sorridermi. Non funzionava.
-E allora cos’ha Capitol City contro di me?!- ormai stavo gridando, mi faceva rabbia il pensiero che il motivo per cui non ero ben vista era perché non mi fossi trasformata in un’omicida, il sangue mi ribolliva nelle vene tanto da farmi sentire invasa dall’ingiustizia.
Candy mi guardò negli occhi, fece un respiro profondo e disse a bassa voce:
-Il Presidente Snow non è contento del tuo modo di agire. Anche se inconsciamente, i tuoi gesti sono stati intesi come una sorta- e qui abbassò ancor di più la voce -di ribellione agli ordini che Capitol City ti aveva dato. Sei uscita dai loro schemi.- ci misi un attimo a rielaborare quello che la mia accompagnatrice aveva detto. Non avevo ucciso nessuno quindi credevano che quel comportamento fosse frutto di un disegno di rivolta nei confronti della Capitale. Beh, non erano del tutto dalla parte del torto: non avevo ucciso nessuno perché non volevo essere trasformata in qualcosa che non ero e perché l’idea di ammazzare degli altri ragazzi per divertimento mi disgustava.
Ero considerata una ribelle e tutti sapevano quello che succedeva ai ribelli: o venivano “eliminati” o si faceva leva su di loro attraverso qualcosa a cui tenevano. Mi sentii gelare il sangue prima caldo d’ira nelle vene. Non potevano uccidermi, ero appena stata proclamata vincitrice e servivo loro come immagine. Mi era rimasta una sola cosa al mondo per cui valeva la pena di lottare. Mia madre e mio padre.
Un senso di paura pervase il mio corpo, una sensazione agghiacciante di panico.
-Dove sono i miei genitori?- il viso di Candy sbiancò ulteriormente nonostante il pesante stato di trucco che ci aveva applicato.
-Candy, i miei genitori stanno bene?- fissai i miei occhi nei suoi, aspettavo una risposta da lei, volevo che mi dicesse che era tutto a posto e che terminato il Tour della Vittoria sarei tornata a casa da mia madre e mio padre.
Restò muta.

 


Ciao a tutti! c:
Scusate il ritardo, non sono riuscita a postarlo prima!
Come avrete notato è un po' cortino ma è un capitolo di passaggio, occorreva! ;)
Nonostante tutto, voi che ne pensate? Fatemelo sapere con una recensione :)
Non vedo l’ora di arrivare nel vivo della storia! :D
*mi faccio pubblicità* se vi va passate
QUI, è una OS Fannie che ho scritto C:
Ci tenevo a ringraziare
quarion, gattapelosa, _Amaranth, Always Sil, elieli9090, QueenOfWater, ohendlosenacht, Lily Langdon e BeeMe per avere recensito le mie storie! Grazie <3
A presto! :)
#TeamFoxface

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