Il Predestinato.

di Serena_Potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Serpeverde si nasce. ***
Capitolo 3: *** Un inizio movimentato. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.









Evan Thomas Mulciber è il figlio di uno dei più grandi servitori del Signore Oscuro, Mulciber Senior, appunto. Nasce in una bella giornata di Novembre a Londra, per poi trasferirsi in un castello in Scozia. Passa la sua infanzia nell'anonimato, nessuno doveva sapere dove si fossero rintanati i Mulciber, così rimane un bambino solo, trattato come un adulto già da piccolissimo. Non gli è permesso valicare i confini della tenuta di famiglia, e i nonni sono responsabili di questo. Da sempre lo tengono costantemente sott'occhio, evitando così che possa mettere in pericolo l'anonimato della famiglia:generazioni di Serpeverde, di purosangue, di cacciatori di babbani e di assassini. Sanguinari, violenti, irosi. Questi sono i Mulciber, ed Evan non è tanto differente da loro. O almeno, l'educazione che gli viene data non permette che possa succedere qualcosa di differente. Quando mai un ragazzino allevato come una bestia può riuscire a rinnegare la propria indole violenta?Passa poco tempo col padre, mentre la madre è fuggita quando aveva tre anni. Non riusciva a mettersi il cuore in pace nel vedere come il suo unico figlio veniva allevato, ma non era abbastanza forte, dentro e fuori, per portarlo via o difenderlo.
Il suo arrivo ad Hogwarts segna l’inizio di una nuova fase della sua vita, completamente diversa dalla precedente: porta con sé a scuola un alone di malvagità che tiene lontani molti dei suoi compagni, ma è in grado di attirare quelli più inclini alla violenza, al Male e alle Arti Oscure, proprio come lui.
Il suo desiderio, sin da quando ha varcato per la prima volta l'enorme portone del castello di Hogwarts, è sempre stato quello di venire ricordato, come il Signore Oscuro. Il suo nome non sarebbe svanito per sempre, lui avrebbe dominato il mondo magico.
Tutti avrebbero per sempre ricordato il nome di Evan T. Mulciber.


Angolo (non)Autrice:

Salve, lettori! Questo, come vedete, è solo il prologo di una storia che tratterà di un personaggio inventato della New Generation: Evan Thomas Mulciber. 
La Fan Fiction non è scritta da me, ma da un mio caro amico, Emanuele, che mi ha detto di pubblicarla su EFP con il mio account, quindi i diritti d'autore sono esclusivamente suoi, io mi limito ad aiutarlo con qualche frase quando ne ha bisogno! 

Come immagine di Evan, Ema ha pensato ad Ash Stymest: http://data.whicdn.com/images/33223413/tumblr_lgyaadHKJN1qd27qdo1_500_large.jpg
Okay, ho concluso! Spero tanto vi piaccia questa storia, perché a mio modesto parere l'autore ha davvero talento!
A presto!

Serena_Potter




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Capitolo 2
*** Serpeverde si nasce. ***


Serpeverde si nasce.








E' il primo di Settembre. Un ragazzino magrolino e non più alto di qualunque suo coetaneo resta a fissare l'imponente stazione di King Cross. Aveva agognato tanto quel momento, vedere il mondo reale, assaporare il caos di una vera città. Un vecchio molto alto e rigido, col viso trasfigurato dalle rughe, si tiene a pochi passi di distanza da lui. Nella mano destra un baule verde e argento, nella sinistra una gabbia contenente un gufo nero come la pece.
<< Eccoci, Evan. Qui prenderai il treno. Vedi di farti smistare a Serpeverde, o sai benissimo cosa potrebbe accadere. Alla prossima estate, ragazzo. >> Un cenno e il vecchio lascia baule e gabbia al ragazzino, sparendo nel caos metropolitano di Londra.
Da solo, come sempre, ma questa volta c'era una novità: era libero. Si, perché nessuno gli avrebbe impedito di godersi quel periodo. Avrebbe potuto assaporare l'aria aperta senza dover chiedere il permesso, poteva mangiare quello che voleva e decidere con chi fare amicizia. E poi c'era il Quidditch! Non aveva mai visto una partita, essendo costretto nel castello di famiglia, ma sapeva tutto di quello sport.

L'orologio della stazione segna le undici meno un quarto, meglio muoversi. Solleva da solo il pesantissimo baule, senza neanche prendere un carrello. Ce l'avrebbe fatta da solo, non come tutti gli altri studenti, accompagnati da cari e familiari. Si sofferma sull'entrata del binario nove e tre quarti, quindi, come da indicazioni del padre, infrange la barriera e si ritrova su un lungo binario, ove un'enorme locomotiva scarlatta sbuffava vapore. Eccolo, il famoso treno per Hogwarts. Si affretta a salire sul mezzo di locomozione, tanto non aveva nessuno da salutare. Di tanto in tanto scorgeva qualche viso notato sulla "Gazzetta del profeta", ma niente di più, nessuna amicizia e tanto meno nessun familiare all'appello, anche se.. Forse un abbaglio, ma dal finestrino del proprio scompartimento, nel momento in cui l'Espresso per Hogwarts stava partendo, gli era sembrato di notare un viso femminile simile al suo farsi largo tra la gente. Capelli neri, fisico asciutto e occhi grigi. No, forse l'emozione gli ha giocato un brutto scherzo.
Si accoccola sul sedile, dopo aver appoggiato la gabbia con il gufo accanto a se. Osserva a lungo l'animale, comprato per l'occasione. Non che gli servisse per scrivere a casa, non poteva permettere che le lettere venissero intercettate, ma era sempre utile un gufo, o civetta che sia. Dopo aver messo una mano nella tasca del mantello da viaggio, si ricorda dell'oggetto che sarebbe diventato il più caro in assoluto. La sua bellissima bacchetta. Era molto particolare, come esigeva la tradizione dei Mulciber. Il legno dal quale era ricavata apparteneva ad un albero chiamato "Sangue di drago", che si trova solo nell'arcipelago Socotran, vicino alla Somalia e allo Yemen. Un albero particolare, in quanto, oltre alla regolarità della sua chioma che si sviluppa secondo una griglia precisa, fornisce una resina rosso scuro che esce dal suo tronco. Dieci pollici, flessibile e con una corda di cuore di drago. In più alla base era intagliata, e questo la rendeva una bella bacchetta anche alla vista.

Passano le ore, e nessuno si avvicina al suo scompartimento, fino a che un ragazzetto nero non decide di varcare la soglia. I due si fissano a lungo, fino a che l'altro non decide di porgere la mano a Evan.
<< Piacere, mi chiamo Frederick, Frederick Mertak! Ho visto che sei tutto solo, e ho pensato che, bhè, visto che anche io ero solo, potevamo stare assieme! >>.
Lo sguardo di Evan percorre tutti i lineamenti di Frederick, per giudicarlo probabilmente. Anche se piccolo, gli insegnamenti impartiti avevano sortito un certo effetto sul giovane.
<< Sono Evan e.. Bhè, okay, puoi stare qui. >>. Stringe le mano con poco vigore, rivolgendo un finto sorriso spento. Quanto parlava, lo stava ubriacando di parole, tanto è vero che alla fine del viaggio sapeva più cose sulla sua vita che sulla propria. Anche lui proveniente da una famiglia di Serpeverde, ma non si reputava superiore. Insomma, la sua famiglia non aveva allevato il ragazzo come è stato cresciuto Evan. Lui si era rifiutato di fare grandi conversazioni, tanto è vero che ha risposto solo quando interpellato. Comunque, non era malaccio Frederick. Sembrava disposto a tutto pur di avere la sua amicizia, anche eseguire alcuni semplici ordini?
Una voce intima agli studenti di indossare la veste di Hogwarts, ed ecco che arrivano le preoccupazioni. Ogni secondo che passava lo faceva avvicinare inesorabilmente alla cerimonia dello smistamento. E smistamento voleva dire vita o morte, nel suo caso. Ancora ricorda quel giorno, a nove anni. Una mattina di sole, e come sempre i Mulciber usavano fare colazione assieme. Mentre Evan si serviva di pancetta, cucinata da un elfo domestico, il discorso era caduto su Hogwarts, sul fatto che non mancavano poi tanti anni al momento in cui fosse andato anche lui nella scuola di magia. Le parole di suo padre, pronunciate in quel tono duro, ancora gli rimbombavano nella testa. "Figliolo, spero tu sappia che se non sarai un Serpeverde, tu saresti un disonore per la famiglia. E la famiglia non può permetterselo, intesi?". Morte. Era una minaccia di morte quella, bella e buona. Sicuramente ci avrebbero messo poco ad ucciderlo, al ritorno da Hogwarts, o anche prima. Erano pieni di risorse i suoi familiari, dopotutto erano stati alcuni tra i più fedeli sostenitori del Signore Oscuro.
Il treno si ferma, ecco la stazione di Hogsmeade. Un mezzogigante che sembrava essersi lavato con del letame gli veniva incontro, agitando una mano tanto grossa da sembrare una racchetta da tennis. Perché in quel posto c'era gente così? I mezzogiganti erano creature inferiori, come i giganti dopotutto. Sporchi, stupidi e violenti, no, non era un bene che ci fosse qualcuno del genere lì dentro, meglio non stargli troppo vicino. Esce dallo scompartimento con Frederick, per poi buttarsi a capofitto nella folla che spinge verso le uscite dai vagoni. Eccolo, fuori dal treno, con l'aria della sera che gli sferza il viso, procurandogli una sensazione abbastanza piacevole. Chissà come era Hogwarts, dentro. Sapeva qualcosa, ma erano fatti generali. Ad esempio, la sala comune dei Serpeverde era nei sotterranei, nell'ingresso vi erano delle clessidre contenenti punti per ogni casata e per i corridoi c'era la possibilità di trovare dei fantasmi. Tutto sembrava così eccitante.. Una gomitata dell'amico lo distoglie da questi pensieri, facendolo tornare alla realtà.
<< Dobbiamo andare al castello con delle piccole navi, ha detto quell'Hagrid, meglio muoverci! >>.
Evan annuisce, notando quanta gente del primo anno fosse lì. Si dirige con Frederick verso l'imbarcazione, notando un ragazzetto brufoloso essere già lì sopra.
<< Muoviamoci, non vorrei certo fare tardi. Tu, negro, stammi lontano, non vorrei che la tua pelle mi sporcasse. >>
Evan fissa con un sopracciglio alzato quella figura, come si permetteva? Nota il suo compagno di viaggio imbronciarsi, leggermente abbattuto, per poi sedersi lontano dal brufoloso. Lui no. Si avvicina a questo e lo guarda torvo. Non aveva mai difeso nessuno, ma insomma, il colore della pelle non era come lo stato di sangue a suo parere.
<< Ti conviene chiedere scusa al mio.. Amico, sì, amico, e non osare mai più dire qualcosa del genere. Oppure.. >>.
Mentre pronuncia tali parole, ecco che Frederick gli mette una mano sulla spalla, sorridendo appena.
<< Tranquillo Evan, tra i babbani c'è questo razzismo sul colore della pelle, come nel mondo magico ci sono dispute tra mezzosangue e purosangue. >>
Il ragazzo si tranquillizza, e si siede sull'imbarcazione, premurandosi di lanciare un’occhiata minacciosa al ragazzino seduto all’estremità opposta. Pochi secondi dopo il battello parte alla volta di Hogwarts.
Non si può dire che il viaggio non sia stato spettacolare, il solo riflesso del cielo stellato sull'acqua era qualcosa di indescrivibile. La maggior parte di quei ragazzi vivevano a Londra, Liverpool, Manchester, York e altre città molto popolate dell'Inghilterra, quindi, per colpa dello smog che veniva fatto dai babbani, vedere un cielo stellato era quasi impossibile. L'acqua era gelata, lo aveva sperimentato lui stesso facendo scorrere per qualche secondo le dita sulla superficie di quello che sembrava un'enorme specchio blu scuro. Ma la parte più bella di quel viaggio era arrivata alla fine. L'imponente "Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts" si ergeva maestosa davanti agli occhi stupiti dei giovani. Le finestre erano illuminate, e questo fatto rendeva quella vista quasi confortevole, come a voler dire "io sono la vostra casa". Forse era proprio quello l'intento, forse finalmente Evan si sarebbe sentito in una vera casa? Non fa neanche in tempo a riorganizzare i pensieri dovuti allo stupore che la piccola imbarcazione attracca. La voce tonante dell'enorme mezzo-gigante gli giunge alle orecchie. Non parlava in modo corretto, ora che se ne rendeva conto. Sembrava che si stesse limitando a mescolare quante più parole conosceva, nei modi più disparati.
<< Okay ragazzi, vedetemi bene, sì, ecco, questa è la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, non ne si può trovare una che è meglio di questa! Soprattutto grazie al più gran mago che è stato preside qui, il professore Silente, pace alla sua anima. >> Una piccola lacrima sfugge a quell'essere, o meglio, una goccia talmente grossa che avrebbe potuto inondare un formicaio.
<< Apposto, ora tutti mi seguite, così io vi porto dentro per lo Smistamento, se no chi lo sa cosa mi accade. >> Borbotta queste parole accompagnando il tutto con una risatina, mentre inizia a trotterellare verso la scuola.
Passano davanti al portone d'ingresso, affascinati nello stesso identico modo di prima. << Ehi, Ev, posso chiamarti Ev, vero? Comunque, Ev, guarda! >> Frederick indica lo stemma araldico gigante posizionato nell'ingresso. << Vedi? Ci sono le quattro case, sono eccitatissimo! Spero di finire a Serpeverde cavolo.. Uh, e quello è il motto della scuola! >> Ancora una volta il dito indice del giovane indica lo stemma, facendogli notare la scritta " Draco dormiens nunquam titillandus". << E' latino, dice papà, non so cosa sia il latino però. Penso qualcosa che si mangia.. Magari ce lo servono stasera, sai, dicono che il primo banchetto non si scorda mai, da quanto i tavoli sono ricolmi di primizie! >> Persino Evan si lascia scappare un sorriso sulle labbra, notando la faccia concentrata del ragazzo nell'immaginare il cibo che avrebbe addentato quella sera.
I ragazzi si fermano davanti alla porta che li avrebbe condotti in Sala Grande. Un mago, con qualche cicatrice addosso, fissava sorridente i ragazzi. << Buonasera ragazzi! Sono il professor Neville Paciock! Insegno Erbologia e sono anche il direttore della casa di Grifondoro. >> Si nota facilmente l'emozione con cui l'uomo pronuncia queste parole, a dimostrazione di quanto amava quel lavoro. << Okay, vediamo di sbrigarci, penso di intuire che siate eccitati.. E affamati! Seguitemi! >> La Sala Grande si apre, e i nuovi studenti si accalcano dietro il professore. Il soffitto era incantato a sembrare un cielo stellato, con qualche sporadica nuvola ad accalcarsi sopra le teste degli allievi. Di quello che dissero dopo, Evan non avrebbe mai ricordato molto. Sa solo che qualche parola come "Cappello Parlante" e " quattro Casate" gli risuonavano all'orecchio. Nemmeno della canzone del cappello parlante ricordava qualcosa, ma non gli importava. I suoi occhi fissavano gli studenti di Serpeverde, percorrendo quelle facce così altere e sicure di sé.. Quanto avrebbe voluto poter saltare la cerimonia di Smistamento e sedersi direttamente tra loro.
<< Akron, Millicent. >> Era cominciata, il professore aveva chiamato il primo nome. Una ragazzina esile si era avvicinata al cappello, che dopo pochi secondi gli sarebbe caduto anche sopra le orecchie. Tassorosso, era la casa decretata per lei, ed Evan non poté non farsi sfuggire un ghigno malevole nel notare che massa di bambocci avevano iniziato ad applaudire la ragazza. Successivamente altri nomi erano stati chiamati, e mano a mano la fila si restringeva, mentre gli studenti seduti ai tavoli aumentavano. Applausi, risate, grida, tutto questo era la cerimonia di Smistamento.
<< Mertak, Frederick. >> Al richiamo del proprio nome Freddie si era avvicinato allo sgabello, sedendovisi sopra. Il cappello ricadeva floscio sulla sua testa rasata, e, dopo un minutino, il nome della Casata avrebbe risuonato per tutta la Sala.
<< SERPEVERDE! >> Freddie sembrava sollevato, come se lo scegliere la Casata gli avesse procurato un'agonia infinita.
<< Mulciber, Evan. >> Ecco il suo turno. Evan percorre sicuro il tratto di strada, prendendo il posto che pochi attimi prima era occupato dal ragazzetto. Il cappello gli viene posto sulla testa, e subito prende vita. << Ahi.. Mulciber.. Ricordo bene di tuo padre, e vedo che non c'è niente di buono qui dentro, ragazzo. Pensaci bene, prima di fare del male a qualcuno.. SERPEVERDE. >> Le parole del Cappello gli erano entrate da un orecchio ed erano uscite dall'altro.
Quando si alza dallo sgabello il tavolo di Serpeverde sta urlando il suo nome, sembrava contento di avere un Mulciber tra le proprie fila. Gli altri tavoli erano rimasti in silenzio, solo qualche fischio sommesso si udiva dal tavolo di Grifondoro. La cerimonia continua per altri quindici minuti, e, quando anche Matias Zanter viene assegnato a Corvonero, una donna si alza in piedi, dalla sedia più grande che era posta dietro il tavolo messo in orizzontale dietro ai tavoli delle quattro casate. Non avrebbe potuto non riconoscere la donna, al suo terzo operato da preside nella scuola di Hogwarts. Hestia Jones era diventata insegnante di Trasfigurazione quando Minerva MacGranitt aveva assunto la carica di Preside, un anno dopo la seconda grande guerra magica. Kingsley Shacklebolt, ministro della magia inglese, aveva appoggiato con entusiasmo la sua carica a preside, conoscendola bene dai tempi dell'Ordine della Fenice.
<< Ehm ehm. Benvenuti e bentornati a Hogwarts, ragazzi! >> Un discreto battito di mani si alzò da tutti i tavoli, anche se in quello di Serpeverde fu meno entusiasta. Freddie, seduto vicino a Evan, al contrario di una gran parte dei concasati, battè le mani molto forte, sorridendo al contempo. << Dovrò ripetervi, come ogni anno, le principali regole. La foresta è proibita a tutti gli studenti, sia che appartengano al primo che al settimo anno. Il custode, il signor Gazza, anche se avanti con gli anni vi ricorda che conosce molti trucchetti per cogliervi in flagrante, e che, se solo potesse, sarebbe ancora in grado di frustarvi a dovere. Ma adesso basta con gli annunci, continueremo dopo cena.. Buon appetito! >> E dal nulla apparvero centinaia di piatti, contenenti le più grandi squisitezze.Il pasto continua allegramente, con Freddie e Evan che parlano tutta la sera, comportandosi da amici. Mentre Freddie si dilungava sulla descrizione dell'Ippogrifo di suo nonno, trangugiando tre pezzi di torte diverse assieme, una ragazza del secondo anno si para davanti ai due.
<< Mh, scusate.. Mulciber giusto? >> Evan le rivolge uno sguardo sprezzante ed indagatore assieme. << E' un piacere conoscerti, cioè, piacere.. Lo vedremo se lo sarà. Sono Anne. Anne Avery, mio padre mi ha parlato di un suo.. "collega", tale Mulciber, e, non lo so eh, ma magari.. >>.
Gli occhi dei due si incrociarono, mentre il volto del ragazzo assumeva un'aria di orgoglio, come se finalmente avesse incontrato una persona che riconosceva i veri valori di mago.
<< Si, sono figlio di Mulciber. E anche io ho sentito parlare di Avery. >>.
Mentre Freddie guardava i due in silenzio, o almeno, il meno rumorosamente possibile, visto l'operato delle sue mandibole, Evan e Anne continuavano a fissarsi, con il volto della ragazza che divenne un ghigno.
<< Allora ci vediamo domani, sarà interessante parlarti di una cosa.. Porta anche il tuo amichetto. >> La ragazza lascia soli i due, un po' confusi.
<< Non ci andiamo, vero Ev? Chissà che potrebbe farci.. >>
Parole inutili.
<< Ci andremo eccome. Penso che possa essere interessante. >>


Angolo Autore/non-Autrice:
Salve a tutti! Sono tornata.. anzi no, l'Autore è tornato con questo primo capitolo, che apre già una strada per il futuro: Anne Avery. 
Emanuele ci tiene a dire che questo è solo un capitolo d'introduzione praticamente, e che il seguito sarà più appassionante: questo serve solamente a far capire che Evan è già un bambino abbastanza solitario e amante di Serpeverde. Anne è solo il primo di molti incontri interessanti che farà.
Infine, ciò che dice il Cappello Parlante serve per far capire che tipo sarà, una volta cresciuto un po'!
Io e l'Autore speriamo che il capitolo vi piaccia, e ringraziamo moltissimo chi ha recensito il Prologo! Grazie davvero!
Bene, ho concluso!
A presto!

Serena_Potter

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Capitolo 3
*** Un inizio movimentato. ***


Un inizio movimentato.





Angolo (non) Autore:
Non so bene cosa dire.. vi faccio delle immense scuse a nome dell'autore per l'enorme ritardo!
Se c'è ancora qualcuno che legge questa storia, beh .. Io e l'autore speriamo che questo capitolo vi piaccia!

Buona lettura!

 





L'uomo non sembrava essersi accorto di lui, o forse faceva finta di non notarlo. Evan era alle sue spalle, le mani strette a pugno, come se si fosse infastidito nel non venire considerato da quell'uomo. Passarono pochi secondi, poi finalmente si voltò. Era suo padre, ma sembrava molto più giovane, simile ad una delle foto sparse per casa. Era alto, molto, almeno trenta centimetri in più dell'undicenne, i suoi capelli erano neri ed arruffati, mentre gli occhi erano di un nero quasi spettrale. Non era bellissimo suo padre, per questo molti dicevano ad Evan che era tutto sua madre, anche se non aveva mai constatato di persona questa cosa. L'espressione di Mulciber Senior si tramutò in un ghigno di gioia, nel vedere la divisa scolastica di Evan, con quello stemma di Serpeverde ricamato sul petto. L'uomo si avvicinò ancora di più al figlio, lasciando dietro di sé uno spettacolo orribile. Vi era una donna, sempre che lo fosse, trasfigurata da quanto sangue aveva perso e continuava a perdere. Sul viso erano presenti più tagli, l'occhio destro era talmente gonfio che sembrava dover scoppiare da un momento all' altro e sembrava le mancasse un pezzo d'orecchio. Non portava vestiti, se non un paio di slip ormai dal colore rosso. Anche il corpo era irriconoscibile, quella che sembrava dover essere una bellissima ragazza, ora è un mezzo cadavere, dal respiro basso ed irregolare. Dopo aver dato una pacca sulla spalla del ragazzo, l'uomo ritornò sui suoi passi, chinandosi sulla ragazza e prendendola per il collo. Le bisbigliò qualcosa all'orecchio, ma il tono era tanto basso da rendere impossibile ad Evan capire di cosa stessero parlando. Solo, il padre sembrava essersi scocciato di quella ragazza, che però non faceva resistenza. La bacchetta di Mulciber Senior saettò verso il viso della ragazza e, dopo un ghigno malevolo sul volto, pronunciò l'incanto più terribile che potesse esistere al mondo.
« Avada Kedavra ». La luce verde investì in pieno la donna, che smise definitivamente di vivere, mentre la voce del padre gli arrivò alle orecchie anche se non era propriamente la sua. << Ricordo bene tuo padre, e vedo che non c'è niente di buono qui dentro, ragazzo. Pensaci bene, prima di fare del male a qualcuno.. > > E come se quelle parole lo avessero colpito più di tutta la scena che si era presentata davanti ai suoi occhi, ecco che anche la ragazza, dagli occhi vitrei, emise un lamento, un lamento che era solo un'accozzaglia di parole, dal significato impossibile da decifrare.
Quando Evan si svegliò la luce entrava appena nel dormitorio del primo anno. I suoi compagni erano già quasi tutti svegli, probabilmente eccitati per quel primo giorno a Hogwarts. Avrebbero ricevuto gli orari delle lezioni per l'ora di pranzo, quindi, nella mattinata erano liberi di avventurarsi per il Castello e conoscere quelli che sarebbero stati i loro compagni per sette anni. Evan stava seduto sul letto, con gli occhi ancora impastati dal sonno e la mente che vagava in quello strano sogno avuto. Chi era quella donna? Era solo una delle tante persone torturate e uccise dal padre, oppure era una figura chiave della sua vita passata? E poi perché si era riscoperto a pensare a quello che il Cappello Parlante gli aveva segretamente detto? Mentre i dubbi lo attanagliavano Freddie si era avvicinato a lui, posandogli una mano sulla spalla.
« Penso che dovremmo andare a fare colazione. Hai l'aria sbattuta amico, dormito male? Forse hai esagerato con tutta quella torta.. Ah no, aspetta, sono stato io a mangiarne dieci fette! ».
Ridendo, i due ragazzi uscirono dal dormitorio, soffermandosi nella Sala Comune. La sera prima non aveva fatto molto caso alla sua composizione, ma ora Evan si soffermò a notarne i particolari. Era abbastanza diversa da come l'aveva descritta il padre, probabilmente dopo la famosa battaglia di Hogwarts era stata distrutta, quindi ricostruita. Era una sala circolare, con i muri rivestiti da carta da parati verde ed argento. A nord-ovest, rispetto all'entrata, vi era un caminetto molto grosso, con due serpenti di marmo nero ai lati. Cinque divanetti vicino al caminetto, anche essi con i colori di Serpeverde, mentre erano disposti senza un particolare ordine alcuni tavoli, con delle soffici poltrone tutte intorno.
Uscito dalla Sala Comune insieme al compagno, Evan si rese conto di come sarebbero stati contenti i suoi parenti nel sapere che era stato smistato a Serpeverde. Alla fine ogni famiglia vuole il meglio per il proprio figlio, e questo meglio è solo soggettivo. Pochi minuti di cammino, parlottando tra loro, e i due raggiunsero la Sala Grande, dove una moltitudine di studenti già era intenta a mangiare. Forse erano tra gli ultimi, a giudicare di come fu difficile trovare un posto a sedere.
« Senti Freddie.. Prendiamo qualcosa e andiamo fuori. Tutta questa gente.. » Frederick annuì e, dopo aver preso qualche fetta di toast, un po' di bacon e altre prelibatezze, uscirono dal castello di Hogwarts. Evan si girò, notando come di giorno rendesse ugualmente bene quel magnifico edificio.
Chissà come si sarebbe sentita una persona a comandare sul mondo magico.. Il Signore Oscuro ci era quasi riuscito, il papà diceva sempre che nessuno era al livello di Lord Voldemort, ma nonostante tutto era stato annientato. Sapeva di come quel Potter era riuscito nell’intento, ma si ritrovava lo stesso a chiedersi come un ragazzino avesse potuto sconfiggere uno come il Signore Oscuro, che, a giudicare dei racconti di tutti, era uno dei più grandi maghi mai esistiti.

« Evan, amico, tu pensi troppo. Non posso girarmi un secondo che sei lì a confabulare tra te e te! »  Accennò Freddie, mettendo una mano sulla spalla del concasato. Nel mentre, afferrò una fetta di toast sulla quale vi era un velo di marmellata.
« Palla cogn me.. » Disse, masticando rumorosamente. « Poffo aiutafti, magavi! ». Avrebbe dovuto dire al ragazzo quello che pensava? E se poi si fosse rivelato un sostenitore del Ministero e avesse deciso di non parlargli più? Ci sarebbe stato tempo per parlare con lui.
« Pensavo solo ai programmi che ci arriveranno oggi- oh, e anche professori che potremmo avere.»
Freddie osservò per qualche secondo Evan, chiedendosi quanta verità ci fosse nell'affermazione del Serpeverde, quindi sembrò convincersi.
« Okay amico. Ti credo. Dai, sarà una bella esperienza! Non pensavo di farmi subito un amico.. Noi siamo amici vero? No, perché io ti interpreto così! ».
Evan lo guardò un po' a disagio. Non aveva mai avuto un amico, ma sì, lui doveva esserlo.
« Sì, direi di sì. Siamo amici! ». Gli sorrise appena, dandogli un colpetto sulla spalla, quindi si incamminò verso il castello. « Andiamo, voglio vedere i professori che avremo. » Sapeva solo del signor Paciock, vice preside, direttore di Grifondoro e professore di Erbologia. Freddie gli aveva anche detto che il Mezzogigante avrebbe insegnato Cura delle Creature Magiche, materia che sicuramente non avrebbe mai seguito, mentre il fantasma, Ruf, era il docente di Storia della Magia. Gli altri erano un'incognita assoluta, bhè, lo sarebbero stati ancora per poco. Dopo essere entrati nel castello, i due si ritrovarono nella bolgia della Sala Grande, troppo affollata per i gusti del giovane Mulciber. Il ragazzo si avvicinò ad un uomo di colore, che sostava davanti al tavolo della propria casata. Era alto, coi lineamenti severi e un ghigno dipinto sul volto.
« Sono il professor Blaise Zabini. Coordinerò Serpeverde ed insegnerò Pozioni. Ovviamente mi aspetto che voi siate all'altezza della materia.. » Una piccola luce era fissa nei suoi occhi, qualcosa di oscuro che attirava particolarmente Evan. Nonostante lo vedesse per la prima volta e sapesse solo due cose su di lui, provava una certa ammirazione verso quell'uomo. Il professore si girò verso Freddie e Evan, che lo guardavano immobili ed attenti.
« Buon anno scolastico, ragazzi. » E detto questo li superò, dopo aver dato un colpetto sulla testa dei due.
« Quell' uomo.. » Iniziò Freddie.
« .. Ci sa fare. » Concluse Evan.
Passò la settimana, ed iniziarono le lezioni. La ragazza che aveva incontrato la sera dello Smistamento non si era fatta più sentire, e lui non sarebbe di certo andato a cercarla. Frederick gli era sempre vicino, in ogni momento del giorno. Non era male la sua compagna, soprattutto perché parlava abbastanza per entrambi, quindi Evan non era obbligato a discutere molto. La mattina del lunedì si alzarono abbastanza presto, eccitati dalla lezione che sarebbe seguita. Trasfigurazione. Questa materia era insegnata da un certo Logan Irvean, un ex Corvonero sui cinquant'anni circa. Si sa poco del suo passato, alcuni ipotizzano che si sia ritirato sui monti del Tibet per meditare, altri che abbia viaggiato in tutta l'Africa per conoscere la magia delle numerose tribù. Da bravo Corvonero era reputato come un grande sapiente. L'aula di Trasfigurazione era abbellita con numerosi dipinti raffiguranti eventi del passato.
 « Avanti, avanti.. » I suoi modi apparivano svogliati, come se insegnare fosse una perdita di tempo per uno come lui. La lezione fu alquanto silenziosa e veloce. Si udiva solo la voce dell'uomo, che aveva impartito le prime nozioni sulla materia. « E per finire, la Legge di Gamp. Qualcuno sa qualcosa a proposito? Nessuno? Bhè, la legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli elementi dice che tutto può essere trasfigurato, tranne cinque eccezioni. Il cibo, che può essere solo appellato, mai evocato dal nulla. I soldi, infatti nessuno può cambiare la valuta di una moneta. La vita, è impossibile trasfigurare i propri tessuti per arrivare all'immortalità. L'amore, come non si può creare non si può nemmeno trasfigurare. E per finire le informazioni. Si, le informazioni. Si intende che non si può trasfigurare qualcosa come un evento avvenuto nel passato, al contrario si possono cambiare i ricordi. Bene, la lezione è finita, la prossima volta metterò alla prova le vostre capacità.»
Borbottando su quanto appena imparato e sui modi del professore, la folla si disperse. I Tassorosso si recarono ad Erbologia, mentre i Serpeverde raggiunsero l'aula di Storia della Magia. Il professor Ruf fluttuava dietro la cattedra, assorto nei propri pensieri a tal punto da non accorgersi che gli alunni del primo anno erano già disposti nei propri banchi, con penna e pergamena di fronte a sé.
« Oh, oh.. Ecco gli alunni del.. Primo anno, vedo. Si, si. Allora, sono il professor Ruf e.. » Le sue parole fluttuavano nell'aria insieme al corpo. Sembravano invitare gli studenti ad appoggiare la testa sul banco. « .. E' per questo che i babbani temevano gli essere magici, e li costrinsero a nascon.. ».
Stava disteso nel proprio letto, a casa. Le tende erano tirate al punto da far entrare nella stanza un solo piccolo raggio di luce, che si disperdeva sulla scrivania. Pareti tappezzate di araldi verde-argento, una sola piccola foto che raffigurava la famiglia Mulciber, niente di più. Era una stanza decisamente scarna, ma andava bene così. Dal piano di sotto provenivano dei rumori, quindi Evan si alzò. Percorse i gradini della scala, fino ad arrivare in cucina. La nonna era appiccicata alla parete col petto, mentre il nonno la stava frustando con quella che assomigliava alla cintura dei suoi pantaloni.
"Ti.. Insegno io.. A difendere.. Quella laida.." Evan chiuse la porta, leggermente scosso.
« .. Quindi, è per questo che gli uomini primitivi eleggevano uno stregone capo. Oh, la campanella. Voglio due riassunti. Uno di trenta centimetri sulle diverse strade intraprese da maghi e babbani, e l'altro, di venti centimetri, sulla magia primitiva. Susu, andate. »
Evan corse alla porta, vagamente insonnolito. « Accidenti Evan, dimmi che hai preso appunti.. Io mi sono addormentato. » Sussultò Freddie, che era comparso al suo fianco. I due si guardarono qualche secondo, per poi lasciarsi andare ad una risata infantile.
Dopo storia della magia, finalmente, vi era un po' di riposo dovuto al pranzo. Per un ragazzino del primo anno le lezioni erano tanto eccitanti quanto stressanti: Evan, non avendo frequentato alcuna scuola babbana prima di arrivare a Hogwarts, sentiva molto più dei nati babbani il peso dei compiti e dello studio. Non aveva mai dovuto pensare a come ottimizzare il tempo per avere il modo di svolgere temi o esercizi, e il tutto non gli era molto congegnale. Frederick era della stessa pasta, solo che sembrava leggermente più lento di Evan ad apprendere, il giovane Mulciber già padroneggiava alcuni requisiti fondamentali di trasfigurazione ed incantesimi.
L'ora di pranzo passò velocemente, i due ragazzi erano molto eccitati perché vi era pozioni. Pozioni era affascinante e il professor Zabini rendeva la vita molto più semplice ai Serpeverde. I Tassorosso, che facevano lezione coi Serpeverde, trovavano molto sgradevole la situazione, e più volte era giunto all'orecchio del piccolo Mulciber che i professori di pozioni da sempre simpatizzassero per la casata verde-argento. Alle tre in punto una trentina di ragazzi si ammassò nei sotterranei, aspettando che la porta dell'aula si aprisse. L'aula di pozioni era molto grande, con i muri di pietra e postazioni di lavoro in legno molto ben lavorato. Su ogni tavolo vi erano quattro calderoni vuoti, con uno spazio libero vicino in modo che gli studenti potessero ammassarci tutti gli ingredienti richiesti. In fondo all'aula vi era la cattedra del professor Zabini, che spesso e volentieri era piena di strani animaletti in liquidi di colori sempre diversi e erbe rare.
Non appena la porta dell'aula si aprì Evan notò qualcosa di strano. Col professore vi era una ragazzina bionda, che quasi subito riconobbe essere la Avery, ragazza conosciuta al banchetto iniziale. Il professore sembrava dispiaciuto di averla lì, probabilmente non amava punire ragazzi della propria casata. Voci di corridoio dicevano che la ragazza avesse lanciato una fattura ad Albus Potter, ma la storia era diventata quasi leggendaria via via che veniva trasmessa d'orecchio in orecchio. Alcuni dicevano che fosse un semplice incantesimo della pastoia, altri, troppo creduloni, affermavano che il giovane Potter era stato colpito da una maledizione cruciatus. Probabilmente il professor Zabini era stato costretto dalla preside a trovare una punizione per la giovane Serpeverde, che adesso si trovava lì, con un sorrisetto strafottente dipinto sul volto.
« Bene, bene, bene. Seduti. Oggi inizieremo ad usare i calderoni, sperando che nessuno di voi faccia esplodere niente. La pozione è molto semplice. » Mano a mano che urlava le istruzioni, in modo che anche gli studenti seduti in fondo sentissero, sulla lavagna apparivano misteriosamente i procedimenti. « Il Decotto Tiramisù è una delle posizioni più semplici. Cura il raffreddore comune e provoca fuoriuscite di fumo dalle orecchie. Vi serviranno radici di rabarbaro, sangue di salamandra e acqua. » Tutti gli studenti iniziarono ad estrarre gli ingredienti nelle giuste quantità, scritte sulle lavagna. « E' una pozione di una facilità imbarazzante, mi aspetto che tutti.. », e lo sguardo vagò soprattutto sulla parte Tassorosso della classe, « … Riusciate a completarla in modo corretto. La signorina Avery.. » E con un gesto della mano indicò la ragazza, che assunse una posa annoiata. « .. Sarà la mia assistente ufficiale oggi, quindi passerà per i banchi in modo che tutti voi possiate avere assistenza. Iniziate. »
La pozione non sembrava particolarmente complicata, tanto è vero che persino Frederick era a buon punto dopo mezz'ora dall'inizio della lezione. I minuti scorrevano velocemente nel silenzio dell'aula, quando Anne Avery si avvicinò al banco dei due ragazzi. Evan stava versando il sangue di salamandra con uno speciale attrezzo, stando attento a non esagerare con la dose, mentre Frederick era leggermente più indietro del giovane Mulciber, visto che ancora era alle prese con la misurazione del sangue. La bionda gettò un'occhiata verso l'intruglio del calderone di Evan, annuendo quasi impercettibilmente.
« Non sei venuto a cercarmi, Mulciber. » Evan sollevò lo sguardo su di lei, inarca un sopracciglio.
« Avrei dovuto? Pensavo che tu dovessi venire da noi. » Il commento di Evan era stizzito, non vedeva l'utilità di andare a cercare la ragazza, dopotutto lei aveva richiesto un incontro con i due.
« Bhè, volevo vedere se saresti venuto, e non l'hai fatto, molto male. Hai sentito di come ho conciato Potter? E' senza ossa nella mano destra, povero Potty. » Un ghigno si dipinse sul volto della bionda, che poco dopo tornò irriverente come sempre. « Beh, volevo solo farti presente che qui a Hogwarts voi due potreste trovarvi bene nel mio.. Mmmh, chiamiamolo club. Siamo tutti Serpeverde purosangue, e cerchiamo di non confonderci con la feccia che c'è in questo castello. » La voce della ragazza si era fatta improvvisamente più alta, tanto è vero che, a causa del silenzio dell'aula e dalle sue dimensioni, la voce si propagò in fretta, causando una specie di sogghigno sul volto del professor Zabini. « Voi due siete invitati ad unirvi a noi, ogni tanto. » La ragazza li lasciò con quelle parole, visto che poco dopo si recò al tavolo di quattro Tassorosso, iniziando a definire la pozione "una poltiglia schifosa che non avrebbe fatto bere nemmeno al proprio elfo domestico."
Finita la lezione e consegnato il campione di decotto tiramisù al professore, il quale commentò con un cenno d'assenso il lavoro di Evan e Freddie, i ragazzi iniziarono ad ammassarsi fuori dall'aula. La lezione era durata due ore, quindi la giornata scolastica era ufficialmente finita. Evan pensò molto alle parole della ragazza, costringendosi a rimuginare su quanto accaduto. Entrare in un gruppo di purosangue, con molto figli di mangiamorte, era probabilmente un onore, un onore che avrebbe reso felice il padre. D'altro canto di sicuro in quel club sarebbe dovuto stare alle regole dei "membri" più anziani, quindi avrebbe assunto una posizione subordinata, e lui non voleva stare al gioco di nessuno. Freddie era, invece, entusiasta della proposta di Anne. Sarebbe entrato a far parte di un gruppo di ragazzi in gamba e, quindi, avrebbe stretto amicizia con molte persone. Per far felice il giovane Evan accettò di frequentare per un periodo gli altri Serpeverde, in modo di dar loro una chance.
Sia ben chiaro, però, che Evan Thomas Mulciber non si sarebbe mai fatto mettere i piedi in testa. Da nessuno.



 

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