Break the rules, find your freedom, live your life...

di DolceMella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il pianto dell'anima ***
Capitolo 2: *** La dottoressa Osawa ***
Capitolo 3: *** MadnessFair ***
Capitolo 4: *** Farewell...pardon to me, if you can. ***
Capitolo 5: *** you take my heart but pardons my love ***
Capitolo 6: *** L'alba di una vita ***
Capitolo 7: *** Prologo ***



Capitolo 1
*** Il pianto dell'anima ***


break















Un bacio lieve sul collo
Una carezza dove nessuno mai si era spinto,
un sussurrare lento di dolci sentimenti espressi in fatti e parole…

Intorno non c'è più nulla
Sospiri rauchi e gemiti repressi contro il suo petto
Che ti abbraccia
Che ti stringe forte a sé.

Solo amore puro in quella stanza infuocata
Mentre il dolore lascia spazio alla conoscenza di ciò che sta accadendo
Un dolore semplice, indispensabile,
un dolore che accende ancor più quella voglia di proteggerla, di stringerla
e sussurrare nel frattempo

“Ti amo”











Il sole filtrava attraverso le finestre opache di un ospedale al centro di Nerima, una struttura nuova, lussuosa, che cerca con il suo aspetto di infondere coraggio e assicurare ai suoi visitatori una massima efficienza.

Ma è solo apparenza quella vetrata con intarsi cinesi, quelle stanze ampie e piene di ogni comodità, perché niente lascia spazio alla fantasia, all'immaginazione.

Ranma si stropiccia gli occhi col dorso della mano e, alquanto indolenzito, si mette in piedi.

Un'altra volta quel sogno… immagini che percuotono il suo essere fino a fargli dimenticare tutto il resto proprio come quella volta, la loro prima volta.

Di lui che abbracciava Akane, che la stringeva e le spostava i capelli dietro le orecchie e lei, che timida ma innamorata, tanto innamorata, si accoccolava di più a lui, gli carezzava delicatamente il viso e le gote, baciandolo delicatamente e facendogli desiderare di più.

“Akane…”
Guardò alla sua destra e la vide stesa su un lettino asettico, i lunghi capelli che contrastavano il candido del suo cuscino e della sua liscia pelle.

Respirava a fatica, cercava più ossigeno di quanto ne riuscisse a prendere, sembrava annaspare in quell'oceano in cui era sprofondata da quasi un mese.

Aprì gli occhi e incontrò lo sguardo del ragazzo, uno sguardo preoccupato che si scioglieva in un cipiglio severo.

“Hai dormito ancora qui?” snocciolò a fatica, l'occhio fintamente risentito e con un sorriso sulle labbra, le sopracciglia corrucciate in un silenzioso rimprovero.
“Prima o poi ti ammalerai a dormire per terra!”

“Tsk! Io che mi ammalo? Non sono certo un rammollito! E poi chi ti dice che sono stato qui se fino ad ora russavi come un cinghiale?”
Non era vero che la ragazza russava e nemmeno che era andato a farsi un bel sonnellino sul futon della casa… Era rimasto tutta la notte a vegliarla durante il sonno, ma era troppo ammetterlo. Molto più semplice e divertente stuzzicarla!

“Io che russo?!? Zitto Baka che non sei altro!!!”
Gli lanciò uno sguardo omicida come era solita fare. Ma non si stufava mai di prenderla in giro? Stava per rispondergli per le rime quando fu interrotta da lui…
Anzi, da un suo bacio sulla fronte, dolce, un piccolo gesto che per entrambi significava davvero tanto.

“ti amo…lo sai, vero Baka?” Akane lo abbracciò perdendosi nel suo calore.

“Si.” Ranma si strinse ancora di più a lei solleticandole un orecchio con il suo respiro.

“oggi arriveranno i risultati delle analisi, vero?” Si staccò leggermente da lei per guardarle il viso

“Si! Non ne potevo più di stare su questo lettino! Non vedo l'ora di andarmene da qui!” Sorrise compiaciuta di quella bella notizia, pensando al ritorno a casa.




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“La signorina Tendo?”
Un'infermiera giovane e un po' grassottella si diresse verso la sua paziente.

“è un suo parente?” Squadrò da capo a piedi il ragazzo con abiti cinesi vicino a lei che si limitò a rispondere molto semplicemente:

“Sono il suo ragazzo”

Akane lo rivalutò completamente… Solo un paio di volte lo aveva dichiarato così apertamente ed ogni volta gli faceva dono dei suoi più bei sorrisi.

“Mi dispiace, ma deve uscire da qui. È una questione di privacy!”
Lo spinse fuori dalla stanza nonostante le sue proteste e chiuse la porta dietro di sé.. Dio quant'era difficile trattare con i ragazzi!

Voltò lo sguardo verso la giovane donna che aveva di fronte e cercò di calcolarne l'età. *Di certo non può avere più di 18 anni!* rimuginò la dottoressa e cominciò a brontolare di quanto fossero sconsiderati questi giovani di oggi, tralasciando il fatto che avesse pochi anni in più.

Si addolcì quando riguardò i dati che aveva sottomano, e la rabbia si trasformò subito in pietà.

“Abbiamo analizzato il tuo sangue e la risonanza magnetica ai polmoni…”

Akane si mise seduta sul letto, la schiena dritta per mostrare la sua attenzione alle parole della dottoressa.

“…e abbiamo rilevato la presenza del bacillo di Koch, un microrganismo assai resistente.
I germi sono penetrati nel tuo organismo tramite mucose visto le tue difficoltà respiratorie.
Ha contratto il -Mycobacterium Tuberculosis-…. In altre parole…” sospirò prima di abbassare lo sguardo
“ha la Tisi.” alzò gli occhi e andò a incrociare quelli della ragazza.

Sembrava incredula più che spaventata, quasi meravigliata.

Gli occhi, però, erano vitrei e non dava segno di reagire al momento, occasione per la dottoressa di finire il suo discorso.

“La cura della tubercolosi si avvale di numerosi farmaci i quali, somministrati in associazione fra loro e per adeguati periodi di tempo, consentono di ottenere la guarigione clinica e di debellare il microrganismo evitando le recidive…
Purtroppo ti è stata diagnosticata la malattia solo dopo 8 mesi… i sintomi più evidenti si sono però manifestati solo ora, quando il virus è entrato nel secondo stadio. Mi dispiace, ma adesso non possiamo fare più nulla.”

Akane annuì leggermente.
Stava crollando, non era affatto possibile tutto questo.

Aveva passato momenti indimenticabili gli ultimi cinque mesi ed ora… Come se niente fosse se ne stava andando.

“Ah, c'è un'altra notizia. Mi dispiace doverla ferire un'altra volta, ma devo fare il mio lavoro.
Nelle analisi è risultato un livello altissimo di estrogeni, che aumentano a vista d'occhio di giorno in giorno.
Lei è alla sesta settimana di gravidanza. Congratulazioni!”

Akane non resse più il peso di quelle parole e, un po' per l'emozione, un po' per il suo stato attuale, svenne fra le braccia delle donna.

Non si rese conto di quanto tempo fosse passato, né di cosa stesse succedendo intorno a lei.
Sta di fatto che la prima cosa a cui pensò fu Ranma.

“Il virus è attaccabile??”
Si mise inginocchiata per terra, osservando dritta negli occhi la messaggera di quelle notizie.

“Come, scusi?” Sembrò non capire subito la domanda e alzò vistosamente le sopracciglia, facendole scomparire sotto la spessa frangetta.

“La tisi.. posso averla attaccata al mio fidanzato?”
Si sentì colpevole per un secondo che parve infinito.

“No.” Scosse la testa rassicurante “Abbiamo appena fatto le analisi, ed è risultato negativo”

“E il mio bambino?”

“Non crederà davvero che potrà portare a termine la gravidanza?! Dato il suo stato delle cose, possiamo solo allentare il corso della malattia, concedendole un paio d'anni! Ma se deciderà di tenere il feto, non solo morirà lui -dato il bombardamento di medicine che le daremo-, ma morirà anche lei, perché velocizzerebbe il corso degli eventi!”

“Se tengo il bambino… e non prendo le medicine… Quanto tempo posso sperare di?”

“Circa un paio di mesi. Non potrebbe nemmeno partorire così prematuramente! Senza contare il fatto che con il parto si giocherà anche le ultime gocce di vita che ha!”

Akane abbassò la testa, cominciando per la prima volta a piangere.

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Questa fanfic è un'idea di molto tempo fa, ma ho preferito aspettare per la pubblicazione, ed ora vi spiego il perché:

Ho capito che per scrivere una storia drammatica serve più esperienza di quella che occorre per una commedia, per la difficoltà della trama.

Deve essere triste, è vero, ma non deve suscitare pena, anzi!

Dovrebbe cercare di far commuovere coloro che la leggono, ma non tanto da fargli tagliare le vene dalla disperazione!!

Quindi ho prima pubblicato una one-shot “sta passando novembre” corta ma sullo stesso genere che ho voluto ricreare in questa nuova storia.

Vedendo che vi è piaciuta (Sono molto felice! ^^) ora proverò -incrociando le dita- a scrivere questa piccola mini-serie… (non credo supererà i 4 capitoli) sperando di incontrare le vostre aspettative!

Quindi, mi raccomando, recensite per fare in modo che io possa migliorarmi dove è necessario!!

Byebye DolceMella




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Capitolo 2
*** La dottoressa Osawa ***


vado 2



°°Break the rules,
find your freedom
live your life…°°

(“rompi le regole, cerca la tua libertà, vivi la tua vita”)






“Vado ad avvertire la sua famiglia o preferisce magari parlare lei con…?”
La dottoressa girò i tacchi e porse questa domanda dolcemente alla ragazza che aveva di fronte, bianca come un cencio che tossiva convulsamente, le coperte leggermente schizzate di rosso strette tra le mani.

“no… glielo dirò io. Ma non ora” Sorrise debolmente e con un fare ironico, rispose “Per adesso devo assorbire tutte queste notizie!”

“ho capito, allora. Le mando più tardi una mia collega a controllarla e vedremo poi per l'aborto.”
Questa volta si girò definitivamente e chiuse la porta alle sue spalle.

“La mia bambinaaaa!!!!! Come sta, dottoressa???” Soun girava irrequieto intorno alla donna che, spazientita per la crisi isterica, rispose alquanto duramente.

“Adesso deve riposare e non potete vederla. Più tardi vi farò entrare, ma basta con tutto questo chiasso! Disturbate gli altri pazienti.” E con la fronte corrucciata, si fermò un attimo a guardare dritto negli occhi Ranma, penetrandolo con uno sguardo freddo e acuto.

Il ragazzo indietreggiò di un passo. *Accidenti*, si disse, *Quella lì non è normale! Che diavolo gli avrò fatto?*




Akane si rigirava fra le coperte in cerca di qualcosa che la potesse aiutare.
La grinta e la cocciutaggine avevano ripreso il sopravvento, scuotendola e permettendogli di ragionare lucidamente.

-Dunque- si disse, -Io di certo non mi faccio vincere da una malattia del genere, non posso permettermelo…-

Sfiorò con dolcezza il ventre, alludendo alla creatura che si stava formando in lei… non poteva lasciarsi trasportare dalle emozioni, doveva esserci per forza un modo per riuscire a fare nascere quella nuova, inaspettata gioia che già reclamava la vita.

Era la cosa più bella che gli fosse mai capitata, la cosa più fantastica e giusta che i due ragazzi avevano fatto; amarsi e donare la vita.
Lei amava profondamente Ranma, era tutto il suo mondo, e avere un figlio da lui… bhé, era al di sopra del divino!

Non sapeva nemmeno se fosse maschio o femmina e già sentiva l'amore materno crescere in lei e svilupparsi a potenza nucleare, moltiplicandosi ogni secondo che passava.

No, lei sapeva che questo dono doveva nascere; per lei, per lui e per Ranma.


Si fermò un momento a riflettere sulle parole della dottoressa.

Aveva detto
<< Possiamo solo allentare lo sviluppo della malattia, ma non possiamo bloccarla per sempre…(…) >>

Quindi si potrebbe bloccarla per un certo periodo di tempo, ma non abbastanza per aspettare che potesse partorire, mancavano ancora otto mesi secondo i suoi calcoli.

Ma restava il fatto che se prendeva le medicine il bambino non poteva sopravvivere e quindi tutto questo discorso non serviva proprio a nulla!

Doveva cercare il modo di sopravvivere almeno i prossimi otto mesi, poi…
Sembrò accasciarsi sulla sedia in cui stava seduta.
…Poi sarebbe morta.

Lo sapeva, infondo. Ma solo il pensiero di perdere la vita, il pensiero di perdere Ranma… le metteva i brividi.

Sapeva che davanti a lui c'era tanto, troppo tempo e non sarebbe bastato il ricordo di lei per farlo vivere felice.

Sapeva che sarebbe arrivato un giorno in cui si sarebbe innamorato di nuovo e allora… lei avrebbe dovuto starsene lì a guardarlo, sperando che fosse felice.

Perché lui lo meritava, lo meritava veramente.

…..

“Buongiorno!”
La voce squillante di una donna sulla trentina irruppe nella stanza senza preavviso, facendo quasi cascare Akane dalla sedia.

“buo-buongiorno..!” Akane era sull'orlo di un infarto, ma cercò di ricomporsi il prima possibile.
“Lei è..?”

“Sono la ginecologa, la dottoressa Osawa! Non disturbo, spero!”
nonostante l'età e la professione che imponevano maggior autocontrollo, sembrava essere una donna guidata solo dal proprio istinto.

Non era del tutto Giapponese, pensò Akane, dato che i capelli erano biondo platino, ma neanche del tutto straniera visto la fisionomia orientale.
Una donna come tante, una signora in carriera che prima d'essere la “dottoressa Osawa” era madre e moglie.

Sempre al lavoro, ma con il costante buon umore che serviva proprio in un ospedale come quello, serio e silenzioso.

“E lei dovrebbe essere… La signorina Tendo, non è vero?”
chiese, osservando per un momento la cartella clinica che aveva fra le mani.

“Età 18 anni, alta un metro e 68 cm, peso 50 chili…” lesse ad alta voce sbirciando dai suoi dati personali, “nata a Tokyo il 25 Marzo del 1974..;” gettò i dati fisici e anagrafici della paziente e continuò, elencando ogni cosa sulle dita e sbirciando verso il corridoio per cercare di continuare il suo elenco

“Un ragazzo molto carino, un bambino dentro lo stomaco, una malattia assai antipatica e…
una passione sfrenata per Sakuramoky, direi!”
disse, osservando per un momento la scatola vuota dei dolcetti posata sulla scrivania.

Akane la guardava incredula: come poteva sapere così tante cose di lei e come riusciva a parlarne così tranquillamente?

“Bhé, non la invidio, sa? Non è certo in una bellissima situazione ma sono certa che sapremo cosa fare!” Con il pugno verso l'alto, gettò questa specie di sfida alla più giovane delle Tendo, che reagì come al solito, piena di audacia e orgoglio.

“Certo!”
Si sciolse in un sorriso dopo quella spavalda affermazione, cercando di trovare in quella furia di allegria in gonnella una complice e aiutante.

“Bene, sono venuta qui per riferirle una cosa: il consiglio ospedaliero mi ha comunicato che il suo aborto dovrebbe essere eseguito al più presto, ed io ora le chiedo:

Lei vuole veramente uccidere il suo bambino?”
La guardò dritta negli occhi e la prima cosa che vide fu un assoluto diniego e una grande ostinazione.

“Assolutamente NO.”
Risposta prevedibile dopo la marea di sentimenti espressa con lo sguardo.

“Lo immaginavo, però ciò non toglie il problema. Comunque lei dovrà prendere una scelta, e al più presto, altrimenti non farà in tempo nemmeno a guardare la prossima puntata del telefilm il sabato sera!”

“e cosa dovrei fare? La prego, so che c'è un modo, ma se qualcuno qui si disturbasse a dirmelo, magari…”

“troppo facile. Senza contare che verrei sospesa dal servizio se condizionassi le scelte di una mia paziente.
E ad essere sincera non ho idee al momento… Credo proprio che la soluzione migliore sia quella di far vivere lei sola; al mercato c'è un farmaco in via di sperimentazione che potrebbe farla vivere per altri 10 anni, se non di più!
Ci pensi: vuole davvero suicidarsi così, per qualcuno che non la conoscerà nemmeno? Senza contare il fatto che potrebbe morire anche il bambino con lei!
Un sacrificio completamente inutile!”

“Ci devo pensare, un paio d'ore -sono sicura- non mi uccideranno!”
Si alzò e cominciò a guardare dalla finestra con aria risentita a cocciuta.

“Lo sa? Non so se definirla bambina o donna!
Certe affermazioni sono così prive di senso ma potrebbero essere anche quelle di una donna matura a amante della famiglia! Chi lo sa?

Le dò due ore di tempo per pensarci, poi voglio una risposta, capito?”
E facendo l'occhiolino andò a chiamare la famiglia Tendo ormai appostata dietro la camera da più di mezza giornata.








Rieccomi qui!!
Leggendo i vostri commenti sono giunta alla conclusione che vorreste vedere anche la fase “innamoramento” di Ranma e Akane!
Io avevo intenzione di liquidarvi con quelle poche frasi all'inizio del primo capitolo (
assolutamente sincera, esageratamente spietata) ma per evitare il linciaggio ho deciso di inserire un prologo, aumentando la storia di un capitolo e descrivendo tutti i fatti di come, cosa e perché si sono decisi ad avvicinarsi.

Per quanto riguarda la trama (
Akane morirà? Con essa il bambino? Cosa farà Ranma? Etc…) che avevo pensato di fare sin dall'inizio non cambierò idea, ma spero che vi piaccia…
Certe idee non so nemmeno come mi sono venute nella capoccia, ma di certo non ve l'aspetterete (
overdose di “Dottor House, Medical Division”)! Akane sorprenderà tutti, compresa me, ve l'assicuro!

Poi la storia che, come vi avevo detto non avrebbe dovuto superare i 4 capitoli -ebbene sì- subirà un allungamento per il semplice fatto che devo trovare la tensione giusta per sospendere un capitolo e pronunciare la storica (
e stoica, aggiungerei)frase:

“Ce la faranno i nostri eroi? Lo vedrete nella prossima puntata!”

perciò direi che sarà di circa 6 capitoli (
uno più, uno meno… U___U ) ma non uccidetemi ora! ^___^;;;



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Ed ora passiamo ai ringraziamenti:

Giulia_88
: hai ragione, ma è proprio per questo motivo che ho deciso di scrivere questa fanfic: per ricordare che molte persone sono (purtroppo) in questa situazione…
Grazie per il commento, ti aspetto al prox capitolo!!

Akane25: Nel prossimo capitolo si parlerà quasi sempre del “piccirillo” ^^…. Così potrete vedere cosa gli succederà!! (o almeno potrete fantasticare su che colpe gli farò scontare!! Noooo! Povero!! Nemmeno io sono così crudele!)

Orologio_87: Non ti preoccupare, non ho una visione della vita così catastrofica! XDD purtroppo per te sono alquanto folle, quindi… preparatevi!! No, scherzo! ^___^

Akane_val: Ed io sono commossa per il fatto che commenti sempre le mie storie… ç___ç Grazie mille!!

Majinannetta: Don't worry! Come vedi ho già aggiornato e credo (diciamo “spero” U___U ) di finirla entro la fine di Febbraio, massimo metà Marzo!

Mary e Ginny85: Come vedete ho già risposto alle vostre richieste; farò un capitolo dove spiegherò la love-story per filo e per segno, ma non lascio anticipazioni né su quest'ultima, né sulla trama… Mi dispiace! ^___^;;; un bacio!





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^^_ _ ^^Byebye DolceMella^^_ _^^
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Capitolo 3
*** MadnessFair ***


aaa

Non chiudere gli occhi… Non per me.

TheMadnessFaire
=la fiera della follia



Sussurri,
baci e ricordi
rubati al vento,
in attesa che
ritornino
alla panacéa…



Ranma entrò cauto nella stanza inzuppata dal sole primaverile cercando di incrociare gli occhi di Akane.

Ma questi cercavano ostinatamente di guardare qualcosa di indefinito fuori dalla finestra, fingendo di mostrare molto interesse per la mosca che sbatteva ripetutamente il muso contro il vetro cercando di entrare.

“Bambina mia, allora?”
Soun si mise seduto sulla sedia accanto alla più piccola della figlie, rivolgendole una domanda di per sé facile, ma che straziava ancora una volta di più il cuore di Akane, che le sembrò gonfiarsi vistosamente in petto.

Se non fosse stato per il suo carattere orgoglioso e cocciuto, avrebbe subito cercato la casacca rossa del fidanzato per sfogare tutta la sua rabbia e disperazione nell'unico uomo che avesse mai amato, ma…
Era da deboli, pensò con ostinazione.

“Allora? Lo sai sorellina quanto ci costa questa stanza? Prima ti sbrighi a parlare, prima te ne tornerai a casa, non trovi?”
Nabiki le rivolse un'aria di sufficienza nel farle fretta, calcolando nel frattempo quanti danni finanziari avrebbe subito il suo portafogli.

Akane per la prima volta guardò verso la sorella, risentita e incavolata nera per la sua maledetta fissazione verso gli yen.

Ma ciò che Ranma -come anche gli altri parenti- notò, non fu il suo “Ki” che già si spandeva intorno la sua esile figura, ma i suoi occhi, ormai lucidi, che sembravano sul punto di cedere.

“Mi dispiace Nabiki” sibilò a denti stretti, “ma credo che dovrai sborsare ancora per un po' i tuoi preziosissimi yen.”

Guardò Ranma; la preoccupazione si leggeva chiaramente nel mare dei suoi occhi, ma stavolta nemmeno lei poteva tranquillizzarlo.

“Che…che vuoi dire con questo?”
Soun cercò coraggio nella dolce Kasumi, anche lei in attesa di una risposta che, lo sapevano, non sarebbe stata per niente rassicurante.

“Sto
morendo
Ho la tisi.”
Sebbene la sua voce all'inizio fosse stata forte e chiara, non riuscì a dire altrettanto chiaramente il fatto che la morte la stesse già portando via.
Si sentì come se avesse perso una battaglia prima ancora di disputarla.

Alzò gli occhi verso Ranma.
L'angoscia in lui cominciò a prendere il sopravvento, sviluppandosi a potenza nucleare in pochi secondi. Un turbinio di sensazioni e paure lo avvolse, sapendo che, per la prima volta, aveva incontrato un nemico più forte di lui.

In quel momento,
si accorse come in quegli ultimi giorni fatali, una forza più oscura della gelosia e più forte dell'amore, si stava pian piano impadronendo del suo maschiaccio, senza che lui potesse impedirlo.

Si sentì impotente, inutile mentre guardava gli occhi della ragazza gonfiarsi di lacrime.

“Vedrai… vedrai che guarirai!”Soun piangeva ininterrottamente e senza ritegno cercando di rassicurare anche se stesso, cercando di paragonare il male della figlia ad un resistente raffreddore.

“No. Me ne sono accorta troppo tardi. la malattia ora…
è terminale.”
Quest'ultima affermazione parve simile ad un singulto, il corpo di lei tremava leggermente e senza sosta, cercando con le braccia di riscaldarsi e darsi forza.

“No.” Ranma si accaponì sulla questione, sedendosi accanto a lei e prendendole il viso delicatamente tra le mani. “No,” ripeté “sono sicuro che ce la farai, vedrai. Sono sicuro che troveremo un modo!”
Le sue parole erano pronunciate con rabbia, veemenza e con un chiaro tono di supplica.

“Mi dispiace. Mi dispiace così tanto!”
Si appoggiò sulla spalla del ragazzo e cominciò a piangere, finalmente libera di buttare fuori tutto quello che aveva dentro il cuore.

Quando sentì lui stringerla di più a sé, sentì ogni barriera crollare, ogni bugia dissolversi come un castello di carte.

Sentì il bisogno di dirgli la cosa più importante che sapeva, sussurrandogli all'orecchio un segreto che avrebbe dovuto e saputo mantenere.

sono incinta” un respiro più caldo degli altri portò al ragazzo questa notizia direttamente al cuore, facendogli perdere l'equilibrio e portandolo sull'orlo di un infarto.

Si staccò leggermente da lei per guardarla negli occhi e, deglutendo rumorosamente, ricevette in cambio il sorriso più bello e un cenno d'assenso da parte della ragazza che si riappropriò, nel frattempo, dell'abbraccio del fidanzato, caduto in catalessi.

*Io… padre…*
Lasciò le braccia penzoloni, lo sguardo vuoto e l'espressione ebete sul volto. *io…io…IO…. SARO' PADRE!!!!*

Il resto della famiglia, intanto, non sembrava accorgersi della situazione di intimità creatasi tra i due, non udì nemmeno la notizia della gravidanza di Akane, non sapendo nulla della relazione fra i ragazzi abbracciati.


°°°°

“N-N-noi an-and-andiamo a a a a pa-pa-parla-parlare c-c-con la la la do la do la dottoressa.”
Soun era decisamente andato fuori di testa e gattonò fuori dalla stanza con Nabiki e Kasumi. Se la prima pensava a come cercare di non farsi notare come la figlia di quello scemo che sgattaiolava per il corridoio, la seconda ripensava a sua madre, che la stessa malattia della figlia aveva portato via.

°°°


“Io… T-Tu… cioè, NOI…

SIAMO INCINTI?!?!”

Ranma era pressoché sconvolto nell'apprendere la notizia della gravidanza di Akane, anche se…

Vagò indietro nei ricordi, assumendo un acceso color ravanello e sentendosi riscaldare da quei ricordi che gli pervadevano l'anima.

Poche volte avevano pensato a “quel” tipo di rischio, non avevano mai fatto sesso, ma amore, e…
Lui, come anche lei… Non ci avevano mai pensato!
Solo un paio di volte erano stati previdenti, ma si sa… Quando si è innamorati non si va mica a pensare agli inconvenienti se al momento si vive in un angolo di paradiso!

Si irrigidì improvvisamente. Nonostante tutto, non riusciva a pensare con tranquillità a quei momenti senza arrossire o imbarazzarsi.

Akane si strinse di più a lui, tremando al solo pensiero di un suo rifiuto.

“Tu non sai quanto io sia felice di aspettare un figlio, TUO figlio, ma… Ho bisogno di te. Ora più che mai devi lasciar perdere il resto ed assumerti le tue responsabilità!”

Si indurì improvvisamente, e diede dell'immaturo al ragazzo di fronte; aveva per troppo tempo fatto la figura della femminuccia piagnucolona, ma che, si era rammollita? Pensò con rabbia Akane, e riprese nell'hobby che meglio gli riusciva: bisticciare col codinato.

“Senti..;” Ranma sembrò mantenere il poco autocontrollo che gli era rimasto, e parlò lentamente “Non mi sembra il momento di litigare e per quanto riguarda il bambino…”

“Si..?” Akane era sospettosa, ma anche si notava un velo di insicurezza nella sua voce.

Non gli rispose subito, ma la baciò con quanto amore e felicità gli fosse possibile, si sdraiò accanto a lei e le accarezzò una guancia.

“E' la notizia più bella che mi potessi dare, sai maschiaccio?”
disse, sorridendo a 32 denti.

“Maschiaccio a chi??” Anche Akane sorrise, ma una smorfia di dolore la bloccò e portò una mano a stringere spasmodicamente il petto, quasi cercando di cavarsi il cuore dal petto.

Cominciò a tossire, annaspando e cercando aria dal nulla.
Piccoli fiotti di sangue cominciarono a colare sulle labbra, andando a scivolare lungo il niveo collo fino a scomparire lungo il solco fra i seni, sotto la tunica bianca.

Ricadde sul cuscino esausta, sotto lo sguardo di Ranma che continuava a fissare il sangue che le imperlava la pelle.

“Kami..” Ranma le rivolse uno sguardo indecifrabile che non passò inosservato alla malata.

“Non ti preoccupare…sto meglio, davvero…” Snocciolò a fatica, sorridendo con quelle poche forze che le erano rimaste.

“Hai detto che è terminale…. Quanto…?”

“Due mesi se non abortisco subito. Altrimenti posso vivere anche 10 anni, ma…
questo non ha importanza, perché il bambino è MIO e me lo tengo io.”

Cocciuta e testarda fino al midollo, pensò Ranma.

“Ma non puoi curarti e tenere il bambino?”
Ranma cercò di informarsi meglio che poteva. Dieci anni, per adesso, sembravano moltissimo per una ragazza terminale ma anche lui era restio ad uccidere un bambino, che, tra l'altro, era anche suo figlio.

“No. Le medicine hanno un effetto devastante durante la gravidanza, senza contare che, cosi facendo, abortirei naturalmente.

“E… cosa pensi di fare?”
Si sedette a gesti lenti sul letto e -conoscendo il carattere focoso della ragazza- cercò di immaginare cosa avesse in mente.

“La prima dottoressa che mi ha visitata, ha detto che la malattia non può retrocedere, si può solo arrestare per un dato periodo se la persona in questione interrompe tutte le funzioni vitali.”

“Che vuol dire? Non vorresti mica ammazzarti, spero!”

“scemo! A parte che così ogni mio sforzo sarebbe inutile e poi non sono mica così stupida da crepare prima del previsto!”

Ranma assunse un'aria offesa e lanciò un'occhiataccia alla fidanzata. “Era una battuta… nemmeno tu saresti così scema!”

Dopo aver tirato l'abatjour del comodino dritta in faccia al ragazzo che aveva di fronte, riprese, come se niente fosse.

“c'è un altro caso in cui una persona è senza funzioni vitali ma, tecnicamente, è viva…
Il coma!”

“Tu sei scema. Come puoi essere messa in coma?? Non posso mica darti una botta in testa e tu ti fai un sonnellino per il resto della vita!”

“no, hai ragione, ma se sono tenuta sotto controllo medico mi posso risvegliare quando posso!”

“Ma che diavolo dici?”

“Gli ho dato un'occhiata stamattina, leggi e dimmi cosa ne pensi!”
Tirò fuori da un cassetto del comodino un importante libro in pelle con su scritto, a caratteri in rilievo,

“La medicina applicata”

Akane sfogliò velocemente l'indice fino a trovare la pagina desiderata, quindi porse il libro al fidanzato.

“Coma farmacologico??”

“Leggi, forza.”


COMA FARMACOLOGICO

E' caratterizzato da :
o assenza di segni neurologici focali ( paziente simmetrico )
o assenza di rigor
o scarsa risposta alle manovre neurologiche di valutazione del tronco encefalico
o La compromissione dello stato di coscienza è di norma proporzionale alla quantità di farmaco assunto.
o A parte gli oppiacei , hanno particolare importanza i sedativi e gli ipnotici come i barbiturici, benzodiazepine, fenotiazine ed alcool.
o Tranne i barbiturici, gli altri psicofarmaci sopprimono l'attività bioelettrica cerebrale senza danni al sistema nervoso
o Dosi moderate di barbiturici sembrano agire interrompendo la trasmissione sinaptica, dosi maggiori deprimono direttamente il metabolismo cellulare mediante interferenze con gli enzimi ossidativi cellulari.
o Le Benzodiazepine sembrano deprimere la formazione reticolare del sistema ascendente.
o Nei casi di autoavvelenamento e coma da farmaci gli effetti diretti dei farmaci sono aggravati dal sovrapporsi di disturbi metabolici in particolare dall'ipossia da insufficienza respiratoria.
o Gli antidepressivi triciclici causano anche ipotensione

TERAPIA ESEGUIBILE SUL PAZIENTE IN COMA
o Correzione delle cause cardiache
o Proseguimento di una gravidanza a rischio
o Correzione dell'anossia-ipossia
o Correzione dell'ipovolemia
o Correzione dell'ipoglicemia ( 50 ml glucosata al 33% - 50% e.v. in 2 - 3 minuti)
o Somministrare antidoti specifici
=> Naloxone fl. e.v. = (NARCAN ) coma da oppiacei
=> Flumazenil fl. e.v. = (ANEXATE ) coma da benzodiazepine
o Lavanda gastrica ( su indicazione del centro antiveleni )
o Arrestare le convulsioni (Diazepam fl. e.v. lentamente (VALIUM)
=> tenere presente la possibilità di depressione respiratoria acuta secondaria alla somministrazione di tale farmaco
o Normalizzare la temperatura (infusione di liquidi riscaldati a 38° - 39°; mettere ghiaccio sul corpo del paziente, antipiretici, diminuire temperatura ambiente….)
o Ristabilire equilibrio acido-base ed elettrolitico.
o Trattare ipertensione endocranica (caratterizzata da ipertensione arteriosa, bradicardia, cefalea, rigor): garantire una buona ventilazione o iperventilazione(PEEP) ,la riduzione della PCO2 a 25-30 mmHg riduce rapidamente il flusso cerebrale e la pressione endocranica.

È da notare, tuttavia, che questo tipo di “blocco funzionale” è da eseguirsi in un periodo di tempo limitato alla terapia da effettuare.
Dopodichè, una volta sottratta la morfina dal circolo sanguigno, il paziente riprenderà le sue funzioni, e le malattie non diagnosticate o non guarite durante la convalescenza riprenderanno il loro corso.



“E allora, che ne dici?”
Akane guardò speranzosa il ragazzo di fronte a lei, cercando di trovare un consenso che, però, non venne.

“Non voglio che tu commetta altre pazzie, Akane.” Disse, gettando il voluminoso libro lontano.

“Pazzie? Pazzie?? La vita di TUO figlio, sarebbe una PAZZIA???”
Akane era furiosa e sconcertata dalla reazione di Ranma… Possibile che non capisse la situazione?

“No! Ma non voglio che tu ci rimetta le penne!!” Anche Ranma alzò notevolmente il tono di voce, cominciando a gridare.

“E chi vuoi che ci rimetta, scusa? Non hai un briciolo di sensibilità?”

“Non voglio che tu ci rimetta per un errore!”
Ranma era fuori di sé dalla rabbia e dalla preoccupazione che ora, lo sapeva, stava sfogando inutilmente addosso alla fidanzata, la cui unica colpa era quella d'averlo amato.
Si maledì per non essere stato attento al momento giusto.

“Cosa?...Un errore, hai detto? UNO STRAMALEDETTISSIMO ERRORE?!?!? Cioè… tu stai dicendo…
STAI DICENDO CHE PER COLPA DI UNA SEMPLICE SCOPATA NON DOVREI RIMETTERCI LE PENNE?”

Akane si alzò dal letto e si mise in piedi di fronte a lui, quasi per fronteggiarlo.
Si sentiva usata, tradita… si sentiva svuotata.

“Come puoi solo pensarlo? Io non ho MAI fatto sesso con te, ti ho sempre amata con tutto me stesso E NON VOGLIO PERDERTI PRORPIO ORA!”
Sottolineò le parole finali, cercando di far capire ad Akane quello che provava. Lui era felicissimo dell'idea di diventare padre, ma non voleva nemmeno che la ragazza morisse.
Cosa fare?

Akane tossì brevemente, cercando di non soffocarsi col sangue, poi tornò a guardare Ranma.

“Nemmeno io lo voglio, cosa credi?”
Akane lo guardò seria in volto, le lacrime che già pizzicavano agli angoli degli occhi e minacciarono di scendere.

“Cosa credi… che io sia felici di tutto questo? Che io sia felice di lasciarti prima del previsto?”

Ranma guardò con tenerezza e una tristezza infinita il capo chino della giovane donna davanti a lui, che tante volte l'aveva sostenuto, che tante volte l'aveva stretto fra le sue delicate braccia e l'aveva fatto sentire importante, amato.

“Cosa credi… che io sia felice di vederti insieme ad un'altra donna?”
Nonostante il capo basso, Ranma vide le sue spalle scosse da singhiozzi silenziosi, le lacrime scorrevano veloci al solo pensiero di lui che stringeva con le sue forti braccia, un'altra donna all'infuori di lei, dicendole ti amo, amandola…

“Akane…” L'abbracciò forte, stringendola a sé e facendo aderire i loro corpi, alzandole nel frattempo il viso delicatamente e la guardò negli occhi, cercando di trasmetterle tramite uno sguardo, tutto l'amore che provava.

“Io non ti lascio andare via da me maschiaccio che non sei altro…
Il MIO maschiaccio.
Ti amo… “
Le disse, sorridendole e piangendo nello stesso tempo, cercando di centellinare al massimo ogni emozione, ogni sensazione e di rinchiuderla nel suo cuore, per non dimenticare.

“Ti amo anch'io… Tu non immagini nemmeno quanto…
Se voglio tenere questo bambino, è perché ti amo,
perché è tuo figlio ed io…
Io non mi sarei fatta toccare da nessuno, se non da te.”

Ranma si sentì ad un passo dal paradiso e sull'orlo di un infarto.
Quelle poche parole erano tutto ciò che aveva bisogno di sentire.

“Per favore.”

“Per favore, cosa?”
Chiese Ranma, sapendo già cosa l'aspettava.

“Se mi ami… Accetta quello che deciderò… Non giudicarmi.
Se io… decido di far nascere mio… anzi, NOSTRO figlio… Tu lo sai, che forse dovrai crescerlo tu solo, vero? Io non credo che ci sarò.”

“Lo so…”
Si limitò a stringerla di più a se, sperando che la notte non finisse mai.


°°°°°°


“è sicura di quello che fa?”
Chiese la dottoressa, con in mano una siringa già piena di morfina.

“No”

-viva la sincerità-, pensò la dottoressa.

“Ma so anche… che è la cosa più giusta che potessi fare.”
Sorrise amaramente, ripensando a Ranma un'ultima volta.

“Lui lo sa?” chiese, quasi leggendole nel pensiero.

“Non tutto, per ora.
Anzi, per favore, riferitelo voi a lui e alla mia famiglia… Con discrezione, mio padre non sa nemmeno che mi sono innamorata di un baka…!”

“Sa… non dovrei dirglielo, ma… sono orgogliosa di lei, come madre e come moglie.”

Un ultimo sorriso, poi il lento scorrere del liquido nel sangue, ed infine..

Il buio.






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Come vedete, ho raddoppiato la lunghezza del capitolo cercando, nel frattempo, di metterci il meno tempo possibile…

Anf, anf… Che corsa! Spero sia anche decente! ^^.

Ora passiamo alle cose serie: come potete vedere, ho aggiunto anche una spiegazione “scientifica” a questo capitolo, documentandomi su fonti gia esistenti.

Di tutta quella brodaglia che ho scritto riguardo al coma farmacologico, il succo è riassunto nelle frasi sottolineate, quindi, se avete saltato tutto quel bel pezzettone, vi consiglio di ritornare indietro e leggere quello che avete tralasciato, perché servirà per capire i prossimi capitoli.
Non dovete essere medici per riuscire a seguire il resto della storia, perché, altrimenti, io mi sarei arenata anche nella stesura di questa fanfiction, non essendo medico! ^__^




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Ed ora i rigraziamenti:

Giulia_88:
Ho cercato di trovare la complice ideale per il gesto d'amore e di follia da parte di Akane e spero d'esserci riuscita! ^^
Un bacio e grazie per il commento!


Akane_Val: Si, Akane rimarrà sulla sua decisione! ^__-
Mi dispiace per gli scorsi capitoli, non molto lunghi, ma spero d'aver rimediato!!! L'unico problemuccio è che non riesco mai a trovare il momento giusto per dire:
“alla prossima puntata” ^^;


Majinannetta: Ecco cosa farà quella testona ma altruista di Akane: metterà la nuova vita prima della sua… che ne dici?
Grazie anche a te per il commento!


Ginny85: eh, si, il caratterino (per niente facile) di Akane sta venendo fuori, ma solo in questo nuovo capitolo verrà fuori in tutta la sua cocciutaggine e in tutte le sue sfumature!! ^^.


Orologio_87: T___T Sono commossa… Non pensavo che in così tanti avreste letto la mia fanfic! ^^
Grazie mille per la recensione e spero d'aver aggiornato abbastanza presto!! ^___^



Byebye
DolceMella



































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Capitolo 4
*** Farewell...pardon to me, if you can. ***


Senza Titolo

Farewell… pardon to me, if you can.

Non importa, sai,
quante volte me lo dirai.
Non importa il sole,
Non importa il vento né le tempeste che scuotono il mio cuore,
Non importa, sai,
basta che me lo dirai…
Non importa se…
Non mi sentirai.


°°°°°°°°°°°°°°°°°°


Tutto ha uno scopo, anche la finestra ora aperta lungo il corridoio asettico dell'ospedale, che cerca con tutte le sue forze di far entrare quell'insistente e piacevole brezza estiva lungo le sale surriscaldate dell'edificio, chiuse nell'afa di un Agosto inoltrato e più secco degli altri anni.

Ranma se ne stava ancora seduto lì, rannicchiato all'angolo fra la stanza n^123 e la 124, sperando di sentire qualcosa di nuovo. Già lo “sperare” era qualcosa a cui aggrapparsi duranti le notti più tristi, quelle in cui avrebbe tanto voluto mollare tutto e cominciare a correre, senza una meta…

Ma non arrivava nemmeno un isolato di distanza dall'ospedale che già sentiva i rimorsi di coscienza per averla lasciata sola -anche solo per pochi istanti-, e quindi correva più veloce di prima, per arrivare il prima possibile accanto a quell'enorme letto circondato di flebo e da un monitor per controllare l'attività cardiaca della ragazza, il cui rigonfiamento allo stomaco cresceva sempre più.

Cautamente si avvicinò a lei.

*Kami, quant'è pallida* Pensò quando si avvicinò per accarezzarle una guancia, fredda nonostante l'elevata temperatura.

Poi si chinò delicatamente accanto a lei, e con la stessa cura e dolcezza le baciò la fronte e, scendendo lungo le lenzuola, andò ad accarezzare quella nuova vita per cui la ragazza stava donando la propria.

Sentì uno scalcio ben assestato quando posizionò la mano lungo la vita di Akane e non poté fare a meno di temere che stesse già prendendo esempio dalla madre.

Sorrise mestamente nel constatare quanto cinque lunghi mesi fossero passati così velocemente…

“Disturbo?”
La dottoressa Osawa fece capolino dalla porta, armata di un piccolo staff medico al suo seguito, ognuno con dovere diverso da eseguire sulla paziente apparentemente addormentata sul lettino.

“No, affatto.”

“Bene… Allora, signor Saotome, è pronto a scoprire se il bambino è un lui o una lei?”
Chiese la dottoressa allegramente, mentre si infilava i guanti sterili.

“Co-Cosa?”
Si era completamente dimenticato che suo figlio (la mente si soffermò su quanto fosse stata ingenua la sua affermazione) era senza sesso preciso…
A lui il fatto che fosse “loro” bastava e avanzava per essere felice, ma si rese conto che non avrebbe potuto chiamarlo per sempre “creatura” o “biscottino”!

“Farò finta che non mi abbia mai posto questa domanda. Bene, se vuole guardare lo schermo…”

Ranma indirizzò il suo sguardo verso uno schermo in bianco e nero, in cui vedeva una figura sfocata, senza una precisa forma, ma… nonostante tutto, sentì stranamente l'adrenalina impossessarsi dei suoi sensi, il cuore cominciò a battere più veloce, l'emozione prese il sopravvento.

“Bhé? Allora?”

“Mettiamola così… Il suo bambino è talmente timido che non ne vuole sapere di aprire le gambe, e quindi..”

“E quindi, cosa?”
Completò Ranma, innervosito da tutte quelle pause per la suspance che la dottoressa voleva creare.

“Sarà una sorpresa. Sapremo cos'è solo al momento del parto. Inutile tornare qui un'altra volta, è già la terza in questa settimana!”
Disse semplicemente, lavandosi le mani nel lavello della stanza.

“E poi… avrei bisogno di parlarle un attimo. In privato” Aggiunse subito dopo, vedendo che Ranma già si preparava ad ascoltarla.


°°°°°°°°°°

Uscirono dalla stanza, il tacchettio delle scarpe lucide della dottoressa si udiva distintamente per tutto il reparto, immerso in un silenzio quasi surreale.

“Bene…”
Ripeté la ginecologa, chiudendosi la porta del suo studio alle spalle e mettendosi a sedere in un'ampia poltrona disposta dietro la scrivania in noce.

“Che c'è di tanto importante?”
Chiese Ranma un po' spazientito. Avrebbe tanto preferito rimanere accanto al letto di Akane, per controllarle il respiro, per asciugarle la fronte imperlata di sudore o, più semplicemente, per starle accanto.

“Cinque mesi fa, la signorina Tendo ha fatto la sua scelta. Ma non è ancora finita.
Vede, quando un paziente è in stato terminale, e per di più in coma, spetta ad un tutore prendere le scelte al suo posto, per quanto queste possano essere difficili e dolorose.
La sua ragazza l'ha nominata suo tutore, quindi ora le dovrò porre un po' di domande.”

“Ah… va bene.”
Restò stupito per la quantità di fiducia che la fidanzata le stava donando, dato che lui -ripensò tristemente- il più delle volte era riuscito solo a farla piangere.

“Prima domanda:
Vuole che sia portata a termine la cura mediante coma farmacologico sulla paziente, fino alla fine della gravidanza?”
Chiese, leggendo da un questionario.

“Certo.”

“Allora firmi qui!”

“Benissimo” riprese “Seconda domanda:
Accetta la responsabilità come padre biologico del feto, garantendone la cura e la conservazione fino al compimento del suo (del feto) passaggio alla vita adulta?”

“Certo! Per chi mi ha preso??”
Domandò un po' offeso e scocciato dalle occhiatine maliziose della dottoressa.

“Bene, allora porga qui un altro suo autografo.”

“abbiamo finito?”

“Non ancora…
Ultima domanda:
è cosciente che, una volta staccata la flebo di morfina dalla paziente, le malattie non diagnosticate o curate in tempo, riprenderanno il loro corso?”

“…si”

La dottoressa poggiò il foglio sul tavolo e invitò Ranma a sedersi di fronte a lei.

“Dovrei dirle una cosa molto importante, quindi… cerchi di seguirmi e la prego di non interrompermi”

Il ragazzo si sedette un po' nervoso e scrutò con attenzione gli occhi ambrati della dottoressa, leggendoci tristezza e malinconia, forse anche impotenza.

“La signorina Tendo le ha parlato di come funziona un coma farmacologico, vero? Se non erro, le ha detto che una volta svegliata, tutto riprenderà il suo corso, anche la sua malattia…”

“Si, lo so, questo vuol dire che una volta svegliata Akane riavrà la tisi, non è vero?
Ma mi ha anche detto che assumendo dei farmaci potrebbe vivere anche altri dieci anni e …”

“Si…”disse, interrompendolo “ma questi farmaci possono solo ritardare lo sviluppo della malattia, proprio come sta facendo la “terapia” della sua ragazza.
Ma una volta svegliata, la tisi sarà arrivata al suo terzo stadio, e allora…

Neanche la medicina più potente potrebbe fare qualcosa.
Senza contare che il parto sarà naturale, e spenderà in esso tutte le sue ultime energie.

Una volta svegliata, potrà vivere solo altri 3, cinque giorni, al massimo una settimana, ma…

Poi dovrà dirle addio.”

“Cosa?” Ranma si alzò in piedi di scatto, facendo cadere la sedia per terra, sul lucido pavimento.

“Non ce l'ha fatta a dirglielo. Le chiede scusa.”

°°°°°°°°°°°°°°°°

Soun carezzava lievemente la spalla di Kasumi, in un gesto monotono e ripetitivo, ormai sperimentato da tempo, da quando le dissero che la bambina era incinta e in coma.

Uno shock troppo grande per un padre, che ormai si sentiva come un guscio vuoto e senza vita.

A Ranma non sapeva nemmeno lui se perdonargliela o no… Sperava solamente che fossero stati felici assieme.

Ma un'altra notizia, ancora più dura da accettare, stava per essere pronunciata proprio da quel ragazzo, il quale, dirigendosi lentamente verso di lui, aveva gli occhi rossi di lacrime e pianto represso nella coscienza.


°°°°°°°°°°°°°°°°

24 Dicembre 1996
Sabato mattina
Ore 8,05 a.m.





La flebo di morfina si staccò lentamente dal braccio di Akane, che cominciò lievemente a muovere le dita della mano.

Ranma la guardava col fiato sospeso, in cerca di una conferma da parte di qualcuno che, però, non arrivava, un disperato bisogno di sentirsi dire dal suo maschiaccio

-Che baka che sei!-

E poi guardarla sorridere, almeno un'altra volta ancora.

“Ran…ma…”

Si sentì mancare un battito quando sentì pronunciare dalla ragazza il suo nome a fatica *Sta bene…*

Sorrise dolcemente e si chinò accanto a lei, schioccandole un bacio sulla guancia e accarezzandole lievemente i capelli

“Era anche ora che ti svegliassi, maschiaccio! Ma lo sai quanto hai dormito?”

Akane non poté fare a meno di vedere la felicità negli occhi del suo ragazzo, ridendo lievemente e dicendo

“Che baka che sei!”
Quasi un sussurro sfocato, ma che fece sentire finalmente libero il ragazzo, libero di piangere, di sfogarsi…

Poggiò la sua fronte contro la propria e, finalmente, poté far scorrere tutte le agonie passate in quegli otto lunghissimi mesi tramite lacrime amare, lacrime di gioia che finirono per entrare nella bocca socchiusa di lei, facendole assaporare quel sapore di mare, un sapore che sapeva di lui, dei suoi occhi, del suo amore.

“Mi scusi….”

La voce della dottoressa Osawa li richiamò dai loro pensieri, facendoli imbarazzare non poco per la libertà in cui si erano messi a piangere

*come due ragazzini*

pensarono in contemporanea.

“E' meglio che si metta a riposare, oggi pomeriggio avrà parecchio da fare, credo…”

Ed infatti una contrazione colse di sorpresa Akane, che altrettanto semplicemente rispose

“sarò pronta!”
Era felice, notarono tutti, era radiosa, bella, nonostante le guance pallide, nonostante la pancia fosse ormai enorme

“come quella di una balenottera”
fece notare Ranma, che si beccò il tavolino in faccia,

nonostante la sofferenza dipinta sul volto…

Era semplicemente lei.

Ranma si godette fino all'ultimo quelle piccole cose che -lo sapeva- avrebbe d'ora in poi centellinato, piccoli gesti quotidiani, come il suo spostarsi continuamente le ciocche ribelli dei suoi lunghi capelli neri dietro l'orecchio, o i gesti continui della mano mentre dialogava concitata con le sorelle, o….

Il modo in cui gli sorrideva, le guance sempre un po' imporporate dall'imbarazzo, gli occhi color cioccolato che riflettevano tutto di lei.

“Scusate…”

disse la giovane donna dei suoi pensieri, riportandolo alla realtà

“Ma credo che qui ci sia da fare… Credo che… mi si siano rotte le acque!”
informò gli altri, con un certo cipiglio corrucciato sulla fronte causato dai dolori alla pancia.

“Ah, si? Bene.”
Ranma non fece in tempo a finire la frase che si accorse (finalmente) del significato di quelle parole.

“COOOOOSA??? SI, aspetta, anzi, andiamo, anzi no, aspetta un momento CHE DIAVOLO DEVO FARE, IO, ORA??”

“Cretino, chiama qualcuno, no? AHI!”

“Dottoressa Osawa!!!”

°°°°°°°°°°°°°°°°


“Forza piccola, PORTATEMI LA MASCHERA PER L'OSSIGENO!!!”
La dottoressa Osawa correva lungo il reparto, trascinandosi dietro un lettino su cui Akane, in preda alle doglie, gemeva terribilmente.

“Battito cardiaco?”

“130 battiti al minuto! Chiamatemi un ortopedico, un chirurgo e l'anestesista, SBRIGATEVI, FORZA!!”

“Come va, Akane?”
Ranma correva accanto al lettino, seguendo preoccupato ed emozionato tutta la scena.

“DEVO ANCHE RISPONDERTI?!! Ahia!”
Akane arpionava il lettino con entrambe le mani, raccogliendosi dopo ogni contrazione e cercando di respirare dignitosamente.

“Lei qui non può entrare.”
Una dottoressa si parò davanti alla porta della sala operatoria, facendo segno con le braccia di bloccare il passaggio.

“Ma certo che posso entrare!! Si levi, mi faccia passare, oppure la sfondo io con le cattive questa dannata porta!!”

“Azumomo, lascialo passare, è il padre del bambino.”

°°°°°°°°°°°
ore 16,12 p.m.



“Ahia!”
Akane non ce la faceva più, erano ormai passate più di sei ora da quando la prima contrazione l'aveva colta di sorpresa, ed ora stava cercando di raccogliere tutte le forze rimastele per far nascere quel bambino.

*Speriamo se lo meriti* Pensò ironicamente la dottoressa, alludendo a quel nanerottolo che stava dando così tanto da fare.

“Forza! Dai AKane, dai!”
Ranma le teneva forte la mano, incoraggiandola a non mollare.
Vedeva benissimo che la sua piccola donna era sfinita, ma sapeva anche quanto fosse forte e tenace… Non doveva, non POTEVA mollare proprio ora!

All'improvviso il colore si volatilizzò dal volto di Akane, che sembrò rilassarsi per un momento, e poi…

“Forza, una flebo! Ci serve del sangue, gruppo B+!”

“Cosa succede?”
Chiese Ranma, guardando il volto della fidanzata, un cencio che sudava freddo, la vista che le si appannava, le forze che si allontanavano da lei.

“sta perdendo troppo sangue. Dobbiamo fare una trasfusione, e in fretta!”

Per terra, lungo il lettino e a macchie sparse lungo i teli, un mare infuocato di sangue, che continuava a scorrere imperterrito lungo i travi di sostegno del lettino.

“Kami…”


°°°°°°°°°°


ore 18,4 p.m.


“s-sta bene?”
Akane riaprì gli occhi dopo aver riposato per qualche attimo dopo l'ultima spinta.

“Certo! E… complimenti! È davvero bellissima!!”

“Bellissima?”
Chiesero in contemporanea Ranma e Akane, in evidente contemplazione verso quel piccolo batuffolo avvolto dalle coperte.

“Si! È una femminuccia!!”

La dottoressa Osawa passò la bambina in braccio alla madre, stanca ma euforica, felicissima.

“…Ciao…Piccola mia.”
Si sentì sopra le nuvole, la felicità traboccava da tutti i pori, cancellandole la capacità di fare un discorso troppo serio e concreto.

La piccola aprì lentamente gli occhi, accucciandosi verso quella donna che le aveva dato la vita.

Notò principalmente due cose: i capelli bluastri sulla testolina rosea e due occhi di un blu sorprendente.

Gli stessi occhi del padre.

Ranma si inginocchiò a gesti lenti e quasi calcolati accanto al lettino delle sue due -ragazze- , una più bella dell'altra.

“P-Posso?”
Chiese infine, timido e imbarazzato, quasi spaventato da quella piccola peste che se ne stava beata fra le braccia della sua fidanzata.

Akane sorrise dolcemente alla richiesta, e passò delicatamente la bambina fra le mani del suo papà.

“è… così… piccola.”
Constatò ingenuamente quando la prese -in modo un po' imbranato- e la strinse al suo petto muscolosa, caldo, accogliente come se lo ricordava Akane.

“è… bellissima.”disse in seguito.

“è nostra.”
Akane gli fece dono di un sorriso talmente bello che Ranma non riuscì a rispondere altro, la capacità di raziocinio svanita nel nulla per colpa di due donne.
Si rese improvvisamente conto di quanto fossero importanti ed indispensabili entrambe.


°°°°°°°°°°°


Ore 21,00 p.m.
2 giorni dopo



In quella nottata serena, nessuno era mai stato più triste e felice allo stesso tempo, pervaso dai propri ricordi e dalle proprie scelte, scelte difficili, contemplate ma indispensabili e necessarie. Come la vita stessa.

Due ragazzi erano stesi su uno stesso lettino, intenti a guardare le stelle fuori dalla finestra, le luci, le ombre stesse di tutta un'esistenza che stava sfumando nel corso della notte.

Ranma accarezzava delicatamente i lunghi capelli di Akane, sparsi su quel cuscino su cui stavano comodi entrambi, le mani intrecciate, i respiri vicini e frettolosi.

“Ranma….”

Ranma si girò lentamente a guardarla, i riflessi lunari che le illuminavano i capelli già bluastri, gli occhi più limpidi di quella notte che li osservava da lontano.

“Vorrei che tu mi promettessi alcune cose…Per favore, ascolta quello che ti dico.”

Entrambi si accorsero che agli angoli degli occhi di lei, si stavano già formando delle stille argentate, lacrime che pizzicavano nell'orgoglio.

“Devi promettermi… che ti prenderai cura di nostra figlia…metti gli allenamenti al secondo posto, voglio che lei si senta orgogliosa di te almeno quanto lo sono io.”

“Akane, io..”

“seconda cosa… Guai a te se provi a chiamarla Akane, capito??”
Rise divertita, cercando di non far vedere il dolore che provava dentro.

“Certo che no!! Già un'Akane è quasi troppo in casa, figuriamocene due!”

Ma la sua risata di gioco di bloccò, perché un'amara verità gli fece ricordare il perché, adesso, erano in quell'ospedale.

“Scusami Akane, sono uno stupido, non pensavo che”

“Terza promessa… devi promettermi che sarai felice… devi promettermi che i tuoi sensi di colpa non ti impediranno di…

Amare di nuovo…Perché lo meriti…

…Io sarò felice per te… Baka che non sei altro, ma…

Ho paura…

Ho paura che di me non resti nemmeno il ricordo, ho paura che mi dimenticherai…

Ho paura che mia figlia possa considerare sua madre un'altra donna che non sia io, ho paura che, crescendo, non gli resti nulla di me, ho paura di diventare solo un nome…

…per favore…Non dimenticarmi… ti prego.”

Le lacrime scorrevano incessantemente lungo le guance arrossate di Akane, lacrime amare che temono l'avvenire di un giorno inesistente, eppure così concreto che si può quasi palpare.

“Sei una stupida…Tu…Tu sei il mio maschiaccio, e io non posso dimenticare tutto quello che abbiamo fatto insieme fino ad oggi. Ogni battibecco, i litigi che duravano giorni interi, fino ad ogni singolo bacio, abbraccio, carezza che ti ho fatto… Fino al giorno in cui…” deglutì rumorosamente e arrossì “In cui ti ho fatta mia, Tu eri sempre lì, ed io… questo non lo posso dimenticare… Tu fai parte di me. E questo niente e nessuno può cambiarlo.
Ho amato solo te, baka che non sei altro. E nessun'altra ragazza senza fascino né sex appeal prenderà il tuo posto.”

Akane, singhiozzando ininterrottamente, abbracciò Ranma, stringendosi al suo petto e sussurrandogli “ti amo” ad ogni respiro, ogni gesto della mano reso importante per ognuno.

Ranma subito si rese conto di quanto fossero importanti quegli ultimi momenti da trascorrere insieme, avrebbe voluto dirle tante cose, ma nessuna di queste usciva dalla sua bocca, secca e arida.

Solo si limitò a baciarla e astringerla più forte, il desiderio di stare con lei un'ultima volta almeno prese il sopravvento, e non rendendosi nemmeno conto di quello che diceva, le chiese a fior di labbra:

“Vuoi stare con me stanotte?”

“…Si”


°°°°°°°°°°°°°°°°


Dopo un'ora erano completamente nudi, i corpi incandescenti che si sfioravano, si baciano e cercavano disperatamente l'altro, una danza eterea, un bacio dove nessun altro si era mai spinto e una carezza nel profondo, riattivarono i sensi ad entrambi, con picchi di piacere e felicità che creavano un mondo a parte, una realtà infinita e potente.

Poi l'essere l'uno nell'altra, spinte e carezze accompagnate da gemiti e attenzioni silenziose, il bisogno di amare e sentirsi amati.

Ranma si rese conto che la ragazza provava qualche dolore in quelle spinte così forti e addolcì il ritmo, stringendola in un abbraccio così pieno di dolcezza che nemmeno lui sapeva di avere.

Ranma cercò di resistere al massimo e solo quando vide Akane rilassarsi, finalmente, venne.

Restarono tutta la notte abbracciati, sperando nella vita e in quell'amore che si erano giurati un'ultima volta.


°°°°


Ore 15,23
Terzo giorno


Una linea verdeggiante cominciava a rallentare la sua andatura, i battiti diminuivano di intensità, i respiri centellinati.

Akane sapeva che la vita in lei si stava pian piano allontanando, e sentì il bisogno disperato di fare due ultime cose;

Scivolò da letto a fatica, e giunse a quella culla in cui riposava il suo piccolo angelo.

*Kami, quanto ci somiglia*

Pensò timidamente, e con altrettanto imbarazzo ma con una naturalità che la spiazzò, prese in braccio la piccola, allattandola per quella che sarebbe stata l'ultima volta.

Le posò un bacio sulla piccola fronte e le sussurrò

“ricordati… che la mamma ti ama tantissimo… Kyoko…”

La bimba aprì gli occhi cobalto, e sorrise felice gettando le manine verso il viso di quella mamma che non avrebbe mai conosciuto.

Dopo averla rimessa a dormire, si diresse verso l'armadio, prese un videoregistratore e dei vestiti più belli di quel camice ospedaliero che indossava, e premette il testo -rec-



°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°


ore 16,05


“La famiglia Tendo?”
La dottoressa Osawa si diresse lentamente verso di loro, gli occhi un po' lucidi, la voce che cercava di tenere un contegno.

Ranma guardò la dottoressa e subito il panico in lui divenne così pesante che pensò di crollare.

Un dubbio. Un atroce dubbio lo pervase.
Aveva lasciato sola Akane per una mezzora che a lui parve infinita.

Lei gli aveva detto che stava bene, gli aveva detto di andare a mangiare, erano due giorni che il ragazzo non toccava cibo, ma…

Ripensò a quelle parole che gli aveva detto pochi giorni prima

-Non voglio che tu mi veda così..-

Senza rendersene conto, finalmente capì il significato di quell'affermazione.

L'orgoglio, la cocciutaggine e l'amore, facevano sì che in lei si sviluppassero sensazioni contrapposte.

Come un genitore non vuole che il proprio bambino guardi un film dell'orrore per poi stare male, così lei aveva deciso di non fargli vedere le sue ultime sofferenze.

Come in un film dell'orrore, lei aveva deciso di andarsene da sola per non ferire chi amava.

Aveva deciso di morire senza di lui.

Aveva deciso di fare l'ultimo gesto d'amore per la sua nuova famiglia.

“Dottoressa! Come stà la mia bambina?”
Chiese allarmato Soun.

Lei si limitò a scuotere la testa e lasciò andare una lacrima birichina lungo la guancia arrossata.

“No!”

Ranma urlò e corse più veloce che poteva lungo il corridoio di marmo, quando una visione lo bloccò.

Aprendo la porta, vide la morte stessa.

Akane, apparentemente addormentata per terra, con i suoi soliti vestiti, un paio di jeans corti, di quelli che indossava sempre la sorella, e una semplice maglietta bianca.

O perlomeno, quello era il suo colore originario.

In quel momento era schizzata di rosso, il sangue che colava ancora a gocce sul pavimento, i lunghi capelli blu notte che si mescolavano in quel lago rosso.

“A-Akane”

Si inginocchiò per terra, e la guardò per un attimo che apparve infinito.

I suoi occhi non avevano nemmeno avuto il tempo di chiudersi completamente, sembravano due pennellate d'inchiostro, due occhi che cercano di ripararsi dalla luce di un sole accecante.

La bocca rosso fuoco, socchiusa anch'essa, in cui piccole stille di sangue ancora imperlavano il mento e le stesse.

“Akane”

La prese delicatamente fra le braccia, e non poté fare a meno di pensare a Jousendo, di lei che si svegliava, di lei che gli sorrideva.

Ma ora, un'agghiacciante realtà, gli disse che non sarebbe più successo.

“Akane…. AKANE!!!!!!!!!!!!!!

NOOOOOOO!!!”

Un urlo squarciò quella tiepida giornata primaverile, i ciliegi in fiore che danzavano sotto quel vento che portava una voce carica di disperazione, di dolore.

La strinse forte, la strinse ancora, come la notte passata, come tutte le altre volte in cui era stata sua.

“Nooo!”

Un altro urlo, le lacrime che si mescolavano con il sangue, il dolore per la morte che si mescolava con la vita stessa.

Per un momento, un brevissimo momento, sperò che si svegliasse.

Me gli elettrodi ancora attaccati sul petto di Akane, segnavano sul monitor una linea piatta.


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Eccoci arrivati a quella che voi definireste la fine.
Ma è proprio adesso che inizia la vita, è adesso che la morte non conta.

Perché, vedete, se si ama veramente qualcuno, la morte non può assolutamente nulla.

Se il cuore è saldo, neanche la fine di una vita mortale può fare qualcosa per distruggerlo.

Mi dispiace se non ho potuto accontentare tutti coloro che mi chiedevano di risparmiarla, ma la storia, per riuscire, doveva andare così.

Mi scuso con voi, ma non temete, la storia non finirà così male!!

Farò altri due o tre capitoli, dipende da quello che mi chiederete voi.

Uno per spiegare e vedere quello che ha registrato Akane prima di morire,

uno per raccontare come si sono avvicinati quei due (sempre che voi lo vogliate ancora dopo questo capitolo ^^)

e un altro per fare un piccolo -salto nel tempo- in cui vedremo la piccolo Kyoko a circa 6 anni…



Che ne dite?

Se vi va bene, scrivetelo nelle recensioni, lo stesso lo facciano quelli che avrebbero altre richieste riguardo ai capitoli successivi, idee o suggerimenti, li leggerò e deciderò cosa fare, cercando -naturalmente- di accontentarvi!! ^^

Poi ecco qualche nota riguardante il capitolo:

ho scelto di far essere Akane del gruppo sanguigno B positivo, perché in Giappone si crede che con il gruppo, cambi anche il carattere…
Generalmente coloro che hanno il gruppo A sono precisi e ordinati, molto pignoli, mentre quelli del gruppo B…
Sono alquanto disordinati e un po' pasticcioni… Ora capite il perché di questa mia scelta?? ^^

Poi mi scuso con voi, perché ho toppato sulla data di nascita di Akane.

Lei è nata nel 1978, non nel 1974… Si, lo so, sono solo quattro anni, ma è pur sempre un errore…
Siccome ho voluto fare tutto nel modo più “vero” possibile, le date le ho cercate nel manga.
Non sono proprio segnalate così esplicitamente, ma in un fumetto c'era un primo piano di un calendario a casa di Ryoga, che segnava la data del 19 giugno 1994 e considerando che avevano 16 anni all'epoca… è bastata fare una semplice addizione. Ma nonostante tutto, sono riuscita a sbagliare lo stesso…

Sarà che anche io sono del gruppo B? =P

E ora i ringraziamenti, sia a coloro che hanno recensito, ma anche a quelli che hanno letto!!! ^__^




Ringraziamenti!!!!!!!!!!


Mary: Ecco cosa Akane aveva accuratamente evitato di dire… Credo che se l'avesse detto a tutti Kyoko non sarebbe qui, ora!
Un bacio e grazie mille per il commento!

Orologio_87: Grazie!! ^^Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, mi raccomando, riferiscimi cosa vorresti che scrivessi nei prossimi capitoli! Un bacio!

Akane_28: Don't worry! Come vedi ti ho potuto accontentare solo su una delle tue richieste… mi dispiace, ma spero che la storia fino a qui ti sia piaciuta ugualmente!

Akane_val: Si… Come ho detto, “overdose di Dottor House” ! ^^ Comunque sono molto contenta di essere riuscita a spiegare nel modo che ritenevo più giusto (perché realistico) il coma, senza incappare in un vostro probabile linciaggio!

Majinannetta: Era proprio questa la mia intenzione, tentare di stupirvi! E io sono felicissima di esserci riuscita!!! ^___^

Rompi zebedei: come ho spiegato sopra nelle mie note personali, pensavo di fare questi altri 3 capitoli… Mi raccomando, scrivete sui commenti le vostre preferenze!!! Grazie per il commento!!

Giulia_88: ç___ç Grazie!!! Sono commossa da così tanti commenti… ora spero solo di meritarmeli! ^___-
Spero ti sia piaciuto questo capitolo, mi raccomando anche tu… Scrivi cosa vuoi che Io scriva nei prossimi capitoli! (frase contorta uscita fuori da una mente altrettanto contorta… ^^)




Byebye
DolceMella













































































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Capitolo 5
*** you take my heart but pardons my love ***


capitolo

you take my heart but pardons my love


du nimmst mein Herz aber Entschuldigungen meine Liebe


vous prenez mon coeur mais pardons mon amour


tomas mi corazón pero perdones mi amor


prendi il mio cuore ma perdona il mio amore



..**..**..
....**....
..**..**..






La dottoressa Osawa guardava distrattamente fuori dalla finestra del poliambulatorio, cercando di prestare attenzione alle parole di quella nuova paziente che gesticolava furiosamente alle sue spalle, sperando di ricevere un minimo di attenzione.

Niente da fare.

La giovane donna era presa da qualcosa che nemmeno lei sapeva spiegare, un sentimento nuovo, intenso.

La morte di quella ragazza, Akane, l'aveva molto scossa.

Non era la prima volta che succedeva, e non sarebbe stata nemmeno l'ultima, pensò scuotendo la testa bionda, ma nonostante tutto non riusciva a dimenticare quell'ultima conversazione con lei…



“È ora…”
Le aveva detto con voce atona, tranquilla.

“Quando?”
La ragazza dai capelli corvini si limitò a dipingere un sorriso amaro sulle labbra, non si girò nemmeno per guardarla.

“Credo… che sarà verso le 16,00, al massimo alle 16,30…
Mi disp…”

“No. …la…la ringrazio moltissimo per tutto quello che ha fatto… Un ultimo favore, la prego…

Non dica niente a nessuno.

Non voglio che mi vedano così…

Non è giusto.”


Si girò irrequieta sulla sedia girevole, cercando di guardare la paziente che sbraitava in preda ad una crisi isterica.

Cosa..? Ah, ecco. Un'altra di quelle che crede d'essere la vittima della cattiveria umana… Un raffreddore… Vuole qualcosa di più forte per il raffreddore… Ah bhé, certo, è tutta colpa mia…
Certo, vuole che faccia sparire il raffreddore perché ha una serata di gala.

Incurante degli strepiti delle donna che aveva di fronte, La dottoressa si alzò, dirigendosi verso la porta del suo ufficio.

“Non ho tempo da perdere con lei. Le ho prescritto un'aspirina, ma se lei continua a strillare in questo modo, non guarirà mai…
Se vuole le faccio amputare il naso, altrimenti se ne vada immediatamente fuori di qui.
Ci sono pazienti che avrebbero veramente bisogno di cure, si tolga dai piedi.”

Eccola la dottoressa Osawa.
Determinata, orgogliosa, fiera. Senza nemmeno rendersene conto, capì di avere molte cose in comune con quella ragazza che per poco non le aveva fatto rischiare la sospensione dal servizio medico.

Si diresse come in un sogno verso la porta della camera dove, fino a pochi minuti prima, aveva sentito un tonfo sordo.

Aveva subito compilato il referto, scrivendo la data del decesso della paziente n^ TA78X900783, non era andata nemmeno a vedere se poteva fare qualcosa.

Le urla di dolore del ragazzo bastavano e avanzavano per farsi un quadro generale della situazione…
poteva quasi sentire l'odore acre del sangue e il lieve rumore delle lacrime quando cadono sul nudo pavimento.

Ma ora stava dirigendosi proprio verso quella porta, per vedere, per sapere.

Si guardò intorno.

Nessuno era più lì, nessuno voleva ancora rimanere in quella stanza di dolore.

Per terra dovevano ancora pulire, e si limitò a farsi un piccolo promemoria da riferire alla donna delle pulizie.

Il sangue era sparso principalmente in una macchia al centro della stanza, ma si vedevano chiaramente degli schizzi uscire dalla porta, come se si fosse rialzata.

Impossibile. Subito pensò che l'avessero portata via in braccio, probabilmente proprio quel…
Come si chiamava? Ah, si.

Ranma.

Proprio un cavallo selvaggio, pensò sorridendo fra sé… Sperò solo che almeno sapesse fare il genitore, sebbene avesse un nome così assurdo.

Si diresse verso il letto, molto disordinato, anzi, quasi distrutto.
Le coperte pendevano disordinate tutte da un lato, le lenzuola erano per terra e il materasso…

Acuì meglio la vista.
Era sporco…

Ma com'era possibile?
L'infermiera l'aveva cambiato giusto la sera prima, e da come aveva visto, la sua non era una paziente da agitarsi tanto.

A meno che…

Sorrise maliziosa.

Certo che quella tipa non si scoraggiava mica, eh?
Cambiò subito atteggiamento e pensò -per la seconda volta- di come ci fossero così poche donne come lei.

Un vero peccato…

Diede un'altra rapida occhiata in giro, quando gli occhi si posarono su un piccolo aggeggio posato sulla scrivania.

Avanzò lentamente, e prese il piccolo oggetto fra le mani, identificandolo come un nuovo prodotto della Sony, una piccola cinepresa.

“Ma cosa..?”

Smontò delicatamente un pezzo dopo l'altro, fino a raggiungere ciò che le interessava.

Una piccola video cassetta, che stava ancora girando lungo i nastri rossi della pellicola, ignara di tutto quello che fosse appena successo.

O forse no?

Guardò meglio nelle informazioni di quel modello digitale, leggendo a piccoli caratteri rossi una breve ma incisiva scritta.

Ultima registrazione
12 Aprile 2006
ore 04,16 p.m.



Schiacciò con decisione il tasto -STOP- e si diresse altrettanto spedita verso la piccola sala in cui attendevano i familiari della vittima.


..**..**..
....**....





“Cosa?”
Ranma era visibilmente distrutto, ogni traccia di quell'impetuosità e di potenza datagli in parte da quel nome così assurdo, svanita.

Non riusciva nemmeno a tenere in braccio la sua bambina, non con quelle mani ancora sporche di sangue.

“Dicevo che… ho trovato nella stanza della sua ragazza questa cassetta. Penso sia per lei.”

“Perché lo pensa?”
La sua voce non era più provocatoria e forte, ma al contrario, quasi atona e assente.

“Perché… Tutto ciò che ha fatto, lo ha fatto solo per due persone… lei e la bambina. Quindi, a meno che non abbia cambiato i suoi programmi, penso che sia meglio che veda questa.

Gli porse delicatamente quel piccolo oggetto, pesante come un macigno quando sfiorò le dita del ragazzo.




..**..**..
....**....




Ranma non ricordava nemmeno come e quando si fosse mosso per dirigersi verso l'ufficio di quella Osawa, pensò solo di morire quando la registrazione partì e vide, dopo quello che per lui era un secolo, il volto sorridente del suo maschiaccio.

Era bella, kami se era bella.

I capelli… Non se li ricordava così lunghi e lucenti, quasi parve cogliere solo in quel momento i riflessi così bluastri.
Ad ogni impercettibile movimento, creavano come una sorta di onda di luce che si spostava e si infrangeva su tutta la lunghezza della sua chioma, come un mare in tempesta.

Esattamente come lei.

Gli occhi… Nemmeno quelli gli parvero tanto belli.
Era difficilissimo, quasi impossibile reggerne lo sguardo, dolce e fiero allo stesso tempo, occhi determinati, occhi che parlavano in un modo tutto loro.

Occhi ridenti e fuggitivi ad ogni abbraccio che le avesse fatto, e lei, imbarazzata e dolce come sempre, che si accoccolava di più a lui, cercando il suo calore.

Le labbra. Piccole, piene, succose come un frutto maturo, dolci come una caramella, piccanti come il peperoncino.

Labbra da sentire, vedere, toccare.
Labbra che erano state solamente sue.

Le sue mani accucciate nel ventre, tremavano leggermente, piccole, bianche e profumate di vaniglia.

Mani calde che lo abbracciavano, facendolo sentire importante, speciale.

Si rese improvvisamente conto che era un'agghiacciante verità quella cui si trovava davanti.

Quella per cui le persone si apprezzano veramente solo quando queste non ci sono più.

Si mise ad ascoltare il video, in un silenzio quasi surreale.
Poteva sentire addirittura i battiti furiosi del proprio cuore rimbombare nella stanza.





Salve a tutti…
Probabilmente, se siete qui ad ascoltare questa cassetta, vuol dire che ormai io…

Non ci sono più.

E probabilmente avrei dovute dirvele io queste cose, ma non sono molto a parole…Credo che ormai voi lo sappiate bene!



-Era bella, serena nonostante la morte già le si leggesse sul viso, nonostante il dolore che stava provando. Inginocchiata per terra, ma con la schiena dritta e orgogliosa, un sorriso carico d'infelicità dipinto sulle labbra rosso scuro. Le sue labbra.-




Ho deciso di fare questo piccolo video per due motivi.

Il primo lo annuncio subito, per farmi perdonare da Nabiky il furto della sua cassetta che sto utilizzando.

…il Testamento.

Io… mi dispiace, ma non posso lasciarvi molto, anzi, chiederò io qualcosa a voi.

Lascio a mio padre e al signor Saotome la palestra di arti marziali, anche se spero vivamente che la donerete a Ranma.

Alla dolce Kasumi, un ringraziamento…

Grazie, perché sei stata la mia mamma quando lei non c'era più. Ti prego, aiuta anche Kyoko.

-poggiò la fronte delicatamente a terra, in un grazioso inchino, ma le lacrime già scendevano sul suo viso di porcellana.-

Nabiky… Lo so, avevo un grosso debito con te, perciò puoi prendere i miei risparmi…non sono molti, ma dovrebbero riuscire a saldare il debito.

-Disse, facendo brevemente un piccolo occhiolino alla sorella maggiore, quasi come se sapesse di trovarla proprio lì di fronte a lei.-

A Ranma…

-Guardò intensamente lo schermo, le lacrime che si confondevano con le gocce di sangue che già imperlavano le labbra-

Ti lascio Kyoko, ti prego, proteggila, falla crescere orgogliosa e fiera di te, falla diventare forte nelle arti marziali ma dolce nel carattere.

Voi siete tutta la mia vita… ti prego… Quando sarà grande, dille che…
Dille che… la mamma le vuole bene, dille…

Che anche se io non ci sono, io… le voglio… VI vorrò sempre bene…

…Vi amo con tutta me stessa…

Ti prego!

-Un singhiozzo, le lacrime che scorrevano ormai abbondanti, sfociando in un pianto disperato, che straziava i cuori di chi l'ascoltava.
Si udiva chiaramente il tono di preghiera, quasi di supplica nella voce della ragazza accucciata per terra, la fronte che toccava il nudo pavimento, le mani che stringevano il ventre in un pianto disperato, di paura, di sofferenza fisica e psicologica.
Alzò lo sguardo, cercando chiaramente di calmarsi, di ritrovare quella grinta che le apparteneva.-



Tu… tu non puoi nemmeno immaginare quanto vi amo.
Scusami se te lo dico solo ora, ma…

Ti amo.

Te l'ho detto troppo poche volte, ma…

Dimenticalo.

Perché devi vivere, e non si campa di ricordi, ma…

Ricordami.

Perché se dovessi dimenticarti di me, morirei davvero.

Ti prego…
Perdonami.

Se ti ho fatto solo soffrire.

Ma devi vivere… tu… devi andare avanti… ma… Ti prego!

Ti creerai una famiglia, incontrerai una donna migliore di me, forse avrai altri figli, ma…



-Si morse forte la labbra, fino a farle sanguinare.
Quello che stava dicendo, la faceva soffrire più di qualsiasi malattia.
Dentro di lei una lotta interiore, che la divideva in due.

Da una parte, la paura d'essere dimenticata, dall'altra l'amore vero che gli diceva d'essere felice se Ranma e Kyoko lo fossero stati veramente.-




Ti amo, baka che non sei altro… Baka, che non si arrende mai, baka che non rifiuta mai una sfida.

Accetta la mia, ora.

Devi far sentire la piccola la più felice bambina di questa terra, non viziarla, però.

Sono sicura che sarai un ottimo padre, e lei sarà orgogliosa d'averti accanto, si sentirà felice anche solo se le sfiorerai la fronte con le labbra, se la farai allenare con te, se la fare dormire in una notte di temporale accanto a te.

Sarà orgogliosa e fiera d te…

Almeno quanto lo sono io.

Grazie…

e… perdonami.



Un ultimo sorriso, poi eccola alzarsi per andare a spegnere la videocassetta, quanto…

Un rantolìo di dolore, un cercare l'ossigeno in un ultimo disperato tentativo di salvarsi.

Un colpo di tosse.

Un altro.

E poi ancora, mentre il sangue continuava a uscire dalla bocca socchiusa.

Piccoli gemiti di dolore, fino a quando…

Il suo ultimo respiro, le gambe cedono, e cade lentamente all'indietro.

Non fa in tempo a toccare il marmo del pavimento, che la dottoressa Osawa, spaventata e con le lacrime agli occhi, decide di interrompere questo supplizio e stoppa il filmato.




..**..**..
....**....






Ranma era quasi in trance, gli occhi socchiusi e doloranti, la lacrime che si ostinavano a non scendere.

Poi... eccolo. Il pianto della sua piccola Kyoko, un pianto di chi ha bisogno d'affetto, il pianto di chi cerca amore e consolazione.

Kasumo stava già per cercare di calmarla, quanto due braccia forti e calde la bloccarono.

Ranma la distaccò delicatamente, e con altrettanta dolcezza, strinse la piccola contro il suo petto caldo a accogliente, cullandola dolcemente.

Niente ora sarebbe stato più lo stesso.

Si sentì improvvisamente e stranamente felice quando la piccola smise di piangere, e lo guardò sorridente.

Si girò verso la finestra dello studio con sua figlia in braccio, e guardando in un preciso arco di cielo, rispose...

“Ti amo.”





************************************************************



Eccomi di nuovo qui...
Lo so, pesante questo capitolo, ho pianto anch'io nel leggerlo, ma spero vi sia piaciuto ugualmente, e mi raccomando...

LASCIATE UN COMMENTINO!!! =D


Ringrazio vivamente tutti coloro che hanno letto e commentato lo scorso capitolo, sperando che anche i successivi possano piacervi!! ^^


GRAZIE A...

Akane 25: T___T sono commossa anch'io per la tua “fedeltà” verso questa mia storia!! ^^
Scusami se ti faccio soffrire ancora, ma lo giuro, questo è l' ULTIMO capitolo così drammatico!!! =D

Majinnannetta: Ti ringrazio infinitamente!
1-perché hai detto commovente (pensavo di sfociare nella depressione della serie “dammi una lametta che mi taglio le vene”
2-per apprezzare il mio genere di scrittura, che molti odiano perché troppo descrittiva ed enfatica.
Quindi... Grazie!

Orologio_87:...uhm... mi sa che ti ho fatto soffrire ancora, ma don't worry! Il prossimo chappy sarà allegro!!! Grazie per il commento!

Akane_Tendo: Che bello, anche tu qui!
Ok, la prossima volta che scrivo qualcosa ti mando una e-mail!!!
Grazie per aver commentato anche questa nuova fanfic!!

Akane_val: Thank you very much!!!
E per quanto riguarda il nome della bambina è un omaggio alla Takahashi, preso dalla sua opera “cara, dolce Kyoko”

Rompi Zebedei: GRAZIE!!!! ^___^
Sono felicissima che tu abbia letto con piacere questa fanfic, sperando che continuerai a farlo!! ;)
Grazie mille per il commento!!!






Byebye
DolceMella

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Capitolo 6
*** L'alba di una vita ***


kyoko

L'alba di una vita


Ranma non ricordava nemmeno quando fosse andato a dormire, tanta era la stanchezza che sentiva addosso.
All'una di notte ancora stava allenandosi nel dojo- pensò assonnato, guardando pigramente la sveglia posta sul comodino- poteva concedersi un'oretta in più per dormire.

Concluse che di certo non sarebbe certo crollato il mondo se Ranma Saotome non si fosse svegliato alle sette e che nessuno se ne sarebbe mai accorto.

Ma si sbagliava.

Alzò pigramente il braccio fino a fargli coprire l'occhio dove la luce batteva insistente già da qualche minuto, troppo esausto per alzarsi e andare a chiudere la tapparella.

Rilassò i muscoli, quasi raddoppiati in quell'ultimo periodo fatto di allenamenti mattutini e serali, intervallato da risate e novità...

-si- concluse finalmente, prima di perdere definitivamente conoscenza, -quel periodo era stato veramente meraviglioso...-

“PAPÀ!!!!!!!! Svegliati papà, dobbiamo andare a scuola!!!!!!”
Un ciclone in gonnella era piombato violentemente addosso al petto del genitore, facendolo soffocare e cascare dal letto con l'artefice di tanto entusiasmo ancora addosso.

“Che? Cosa? Che succede?”
Ranma, ripresosi da tanta energia si era alzato violentemente da terra, cercando di ristabilire le proprie idee.

“Papàààà!!!! Oggi dobbiamo andare a scuola!!! Svegliati!!!!”
Kyoko si era impossessata della gamba del giovane padre (unica parte che riuscisse a raggiungere vista la differenza d'altezza fra i due) e la stava scuotendo con tutta la forza, per cercare di attirare l'attenzione di un assonnato Ranma.

“uhm?”
Ranma si inginocchiò davanti alla figlia per esserle proprio davanti agli occhi e decise finalmente di prestare attenzione al problema.

“Oggi inizio la scuola! Hai promesso che mi accompagnavi... Andiamo?”
La baldanza di prima sfumò delicatamente al pensiero che il possente e sempre impegnato papà potesse decidere di non accompagnarla.
Il sorriso stava per svanire, quando ecco che la speranza e la felicità ripresero posto.

“Certo! Solo... Ci cambiamo?”
Disse, alludendo in particolar modo alla sua giovane donna, imbacuccata con una sua camicia, troppo grande per lei, ma che la faceva sentire protetta quando il padre era ad allenarsi e lei continuava a sentire il suo profumo addosso.

“Va bene!! Mi aiuti?”

'Ecco, ci siamo...'
Ranma deglutì rumorosamente, quella era la parte della mattinata che odiava di più.
Facevano il bagno assieme, tanto finché era piccola cercava di averla accanto il più possibile, la allenava ora che gestiva una palestra, ma a vestirla...

Non ci riusciva!

Le scarpe al rovescio, i capelli lunghi da legare, i calzetti -ognuno rigorosamente diverso dall'altro- e i vestiti al contrario...

“Perché non ti fai vestire dalla zia?”
Propose speranzoso, cercando di sembrare naturale.

“Va bene, ma facciamo il bagno insieme?”

“si, va bene”

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Kyoko avanzava spedita verso la scuola sulle spalle del padre, baldanzosa e orgogliosa della sua altezza, dalla quale poteva dominare tutti i bambini sottostanti.

“Bene, lei è il fratello di... Kyoko Saotome si chiama la bambina, vero?”
Una giovane istitutrice appuntava su un foglio tutti i presenti, cancellando volta per volta i nomi spuntandoli con un segno di matita.

“Si, lei è Kyoko Saotome, ma io...”

“è il mio papà!”
La bambina fece subito sentire la sua voce, squillante come quella della madre.

“Il padre, hai detto?” A-a, si, va bene... “ Un po' sconcertata, la donna fece un appunto sul foglio, domandandosi mentalmente quale età avesse potuto avere.

“E la madre? È presente?”
Chiese di nuovo, non sapendo che tasto stesse andando a toccare.

“No... La madre è morta sei anni fa.”

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

“Allora? Ti sei divertita??”
Chiedeva Ranma accovacciato sul pavimento con in braccio la sua bambina.

“Si!! Ho imparato tante cose! Ho preparato i biscotti, la maestra li ha assaggiati e si è messa a piangere dalla felicità!”
Spiegò raggiante, gesticolando furiosamente con le mani.

“...si è messa a piangere?”

“si! Dice che ho un talento particolare!”

Ranma sorrise mestamente a quelle parole. Si chiese se Kyoko potesse anche lontanamente immaginare quale effetto gli facesse sentire quel nome o quei vaghi ricordi.

“Kyoko...” Lo sapeva che prima o poi gliel'avrebbe chiesto, una cavolata, una domanda stupida, ma che aveva il bisogno di fare “tu sei felice?”

Kyoko si volse di scatto a guardarlo, la frangetta bluastra che si infrangeva violentemente sulla nivea pelle.

Non sapeva perché il padre gli avesse domandato una cosa simile, solo non l'aveva mai visto guardarla così. Sapeva che aveva bisogno di sentirsi dire una sola risposta, e decise di dargliela nel miglior modo possibile.

Con la pura verità.

“Si”




°°**°°
°°**°°**°°
°°**°°**°°**°°
°°**°°**°°
°°**°°









Grazieeee!!!


Sono commossa ragazzi di ricevere così tanti commenti&complimenti...

Che dire... Vi ringrazio di tutto cuore!!

Ora però ritornerò sul genere

“dammi una lametta che ti taglio le vene...
Ti faccio meno male del trapianto del rene...
Zumpappà zumpappà... etc etc”


=ANTICIPAZIONI DEL PROSSIMO CAPITOLO=

Kyoko ha ormai 12 anni e Ranma 29, ognuno con bisogni diversi, ognuno con problemi diversi.
Kyoko vive con il concetto messogli in testa dal padre che diceva “finché io amerò la mamma, la nostra sarà sempre una famiglia”, pilastro della sua felicità e tranquillità.
Ma Ranma? Ranma scoprirà presto la sacrosanta verità per la quale la carne è debole, e l'uomo ancor di più.
Shan-pu vorrà “aiutarlo” a liberarsi da queste “fastidiose e inutili congetture” con grande dolore e stupore di una meravigliata Kyoko che ha assistito alla scena...
(forse non ci crederete, ma questa è solo una minuscola parte del prossimo capitolo che sarà molto più lungo e ricco di imprevisti, quindi... Commentate, vi prego!!! ^^;;)



Orologio_87: Se mi hai sopportata fino ad ora spero che continuerai a farlo anche in seguito! ^^;
Grazie mille per il commento, sempre presente e puntuale (a differenza di me!) !!!

Michi88: Grazie!!! Sono felicissima di ricevere anche le tue recensioni e scusami se vi faccio piangere... Allo stesso tempo, però, mi dico:
“Se piangono vuol dire che qualcosa è venuto fuori da questa mia mente pazza, no?” poi la mia coscienza depressa prende il sopravvento e mi dice -NO!- T___T

Majinannetta:Grazie!! Mi fate onore quando pronunciate la meravigliosa frase “merita di finire tra i miei preferiti”
ME SVENIRE!!! GRAZIE!!!

Susy: e tu mi hai fatta commuovere dalla gioia!
Grazie per aver commentato!!! ^^

Annalu4ever: Allora spero di ritrovarti anche nei prossimi commenti, davvero!
Un bacio e grazie!

Akane25: Ora un po' di dolcezza nell'intimità familiare... Che dici, può andar bene anche così? ^__- Grazie per i tuoi commenti!!!! ^^





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Capitolo 7
*** Prologo ***


perché



Perché lo hai fatto...?
by DolceMella











Dimmi papà, rispondimi, ti prego....
Perché lo hai fatto...?

Noi eravamo una famiglia, lo hai detto tu...
Perché papà?
Perché?



**************










Shan-pu non ricordava quando fosse stata l’ultima volta in cui avesse desiderato così ardentemente qualcosa.

Dieci, venti, trent’anni? E lei? Da quanto tempo non rincorreva più un sogno?

Si specchiò attentamente sulla vetrata del Neko Hanten, sempre lucido e pinto, con quel forte odore di alcool che accompagnava i clienti all’entrata e all’uscita.

Vide, nel suo riflesso, una donna caparbia, determinata...?
no.

Quello che vi vide era una donna che aveva buttato l’orgoglio, sposandosi con quel buono a nulla di Mousse.

L’unica cosa che non la deluse era la sua bellezza, non sfiorita come le altre cose, anzi, quasi “migliorata”...

Dopo tanti anni passati a sedurre tutti gli uomini che incontrava nel suo cammino, aveva imparato a saper conoscere e utilizzare tutti i mezzi di seuduzione di cui era capace, arrivando, alle volte, fino all’eccesso dei sensi, quei momenti in cui -anche lei lo sapeva- era considerata allo streguo di una cortigiana.

Rincorrere e servire i clienti tutto il giorno era appagante dal punto di vista commerciale, ma da un po’ di tempo non le bastava più...

l’orgoglio che aveva messo da parte anni fa, cominciava a riaffiorare, il desiderio di riprendersi la rivincita su quel maschiaccio di Akane.

Non solo si amavano, ma ora Ranma aveva anche un mocciosa fra i piedi, la copia della madre che -osservandola giocare- aveva l’impulso violento di stringerle il collo.

Quella maledetta le aveva rubato l’orgoglio, ma non sarebbe durato molto, ne era sicura!

Ranma era pur sempre un uomo, e si sa... La natura degli uomini è variabile -le ripeteva la bisnonna- e lunatica, solo una cosa non cambia mai.

L’unico problema era che il consorte amava ancora quella donna ostinata... ma...

Il sesso e l’amore corrono su binari differenti.

Marciò spedita verso la sua camera e appuntò i lunghi capelli con uno spillone d’oro, si cambiò abito e si diede un’inzaccherata di profumo al cioccolato e zenzero, altamente afrodisiaco.

Quando Mousse, passando, vide la moglie usare quell’antico spillone, scosse la testa.

Era il segnale di un’altra delle numerosissime questioni d’amore della moglie, dove lui non era invitato.


°°°°°°



“Mazumi Ishimoto... ha preso 74/100”

“Asaki Ayia...84/100”

“Kalehe Miho... 11/100! Deve impegnarsi di più!”

La ragazzina undicenne tornò al posto con la coda fra le gambe e la faccia rossa di vergogna.
La matematica non era mai stata il suo forte.

L’insegnante continuò il giro, restituendo agli alunni i loro esami scritti di matematica

“Asaki Unriou...100/100! Brava!”
Una ragazzina dalla camminata impettita, sfoderò il suo miglior sorriso beffardo al resto della classe, rivolgendosi in particolar modo alla ragazza dell “11” .

Una più sveglia delle altre, però, le fece prontamente uno sgambetto, mandandola a cozzare sulla cattedra.

Kyoko sorrise furbamente alla figuraccia di quella antipatica, tornando poi a fare un sorriso comprensivo a Miho, che le rispose con un sollevamento del pollice destro.

“Continuamo... Kyoko Saotome... 98/100! Brava! è la prima volta che vedo una ragazza che va così bene sia in educazione fisica, sia nelle materie scritte e orali!”

Kyoko sorrise orgogliosa dal suo banco, sforzandosi di semprare impassibile.

Dentro di lei, lo stomaco le ballava la conga.

“Kyoko! Kyokochan! “
Miho corse rapidamente dal suo banco allo scoccare della campanella, raggiungendo la ragazza prima che venisse inghiottita dalla folla di studenti che si accalcavano all’uscita.

Dopo aver ripreso fiato, la moretta chiese tutto d’un fiato una delle domande in assoluto più seccanti.

“Mi daresti una mano? In matematica, intendo...”
A differenza delle altre compagne di classe, Kyoko non si vantava dei suoi successi scolastici e, anche se riusciva a rientrare a malapena nei suoi programmi, cercava di dare sempre una mano a chi ne aveva bisogno: un po’ per altruismo, un po’ per gratificare il suo ego.

“Va bene, ma... oggi proprio non posso, ho da fare. Per te andrebbe bene la prossima settimana?”

“ok”



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“Maledizione, Shan-pu, quante volte te lo devo ripetere?!”
Ranma sbraitava da circa mezz’ora contro una disinibita e arrogante Shan-pu che non dava cenno di resa alcuna.

“Lo sai anche tu, Ranma. Cosa pensi di fare? Di campare una vita basandoti su dei ricordi? Bisogna andare avanti, DEVI ricominciare a vivere!”

Ranma le lanciò un’occhiataccia.
“Cosa pensi, credi veramente che io non abbia avuto nessuna occasione?
Io e Kyoko stiamo benissimo, non abbiamo bisogno di nessun’altro, ce la caviamo più che bene, grazie.”

“Lo sai che cosa intendo...”
L’amazzone scese con movimenti abbastanza eloquenti dalla scrivania su cui si trovava, andando ad avvicinare il suo viso pericolodamente a quello dell’uomo che le stava davanti.

“Solo un’ora. è questo quello che ti chiedo, e nulla più... Solo un assaggio. Dopotutto, direi che me lo devi... non ero anch’io una tua fidanzata?”
Detto ciò cominciò ad accarezzare sul petto un confuso Ranma, che le levò con disprezzo la mano, allontanandola da sé.

“Kami, Shan-pu... Sei...sei disgustosa. Sei diventata una vera e propria prostituta!”
Il ragazzo cominciò a sudare freddo quando, al contrario delle sue aspettative, Shan -pu non parve offesa, anzi, gli si avvicinò ancora di più, provocandogli sensazioni opposte le une dalle altre.

“E tu..? Vorresti giocare con me? Solo per oggi, non ti chiedo molto, e... anche tu lo vuoi, non è vero?”

“no. Io non sono come te. Io amavo Akane, e... lei non avrebbe mai voluto tutto ciò. L’avrei tradita, proprio come adesso. vattene, Shan-pu”

“Ma se Akane ti amava veramente, ti avrebbe lasciato libero, no? ti avrebbe chiesto di continuare a vivere, a sognare, ad ‘amare’...”

La ragazza aveva toccato il tasto giusto.
Akane gli aveva detto proprio queste parole, prima di...

Ranma lo sapeva. Erano quasi 12 anni che non sfiorava più una donna col pensiero, perché -lo sapeva- amava ancora lei, nonostante le distanze, cntinuava ad amarla, e nessun’altra avrebbe mai preso il suo posto.

Ma qui -si disse- la faccenda era differente.

Non si trattava di cedere il proprio cuore, ma il proprio corpo, nulla più.

All’improvviso un bisogno bruciante si accese in lui, impedendogli di ragionare.

“lo sai, vero? è solo una scopata. Mi fai quasi schifo, ma... Accetto”



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Kyoko correva veloce lungo i viali erosi di nerima, costeggiando ristoranti e piccole botteghe, un parco ed infine, il percorso per arrivare a casa, quella ringhiera, quel fiume che si perdeva verso l’infinito, il rosso carminio di un cielo infuocato che le faceva da orizzonte.

Balzò sulla ringhiera che aveva retto i passi del padre, cominciando a correre ancora più veloce, la brezza che , pungente, annunciava un imminente temporale.

La divisa al vento, quel bisogno di libertà, un trofeo di arti marziali stretto in pugno.

Aveva faticato molto per ottenere quella coppa in lamina d’oro, la cui targhetta recitava solenne che il suo possessore si era aggiudicato il primo premio nella categoria juniores.

Voleva fare una sorpesa al padre e già si immaginava la sorpesa di lui nel vedere quel nuovo successo.
Si vedeva fra le braccia del padre, poi in una pasticceria a mangiare le più prelibate squisitezze per festeggiare la vittoria, i nonni che litigavano per un mochi(* ) e se lo contendevano ad una partita -ovviamente truccata- a shoji.

Ma non fece in tempo a finire di immaginare quel roseo futuro che già era sulla porta di casa. Non ascoltò nemmeno l’avvertimento delle zie che le raccomandavano di fare silenzio perché Ranma era stanco, non prese sul serio nemmeno un cartello al di fuori della porta della camera con su scritto ‘NON ENTRARE -STO RIPOSANDO-’
che già aveva spalancato la ante scorrevoli e gridava “Papà! Ho vint...”

un battito cardiaco cha salta.
Un secondo per vedere il padre avvinghiato ad una donna.
Pochi attimi per capire che quei rumori sono gemiti che vengono dai due corpi allacciati nelle coperte.
Un istante per capire una verità che non si accetta.

Un rombo sordo, e la coppa cade dalle mani, rotolando lungo il pavimento fino ad entrare in quella stanza.

Un secondo
poi un altro

Ed ecco che i battiti si fanno pìiù veloci, rapidi, intensi, quasi assordanti nelle orecchie.

“..no...
P-papà...ti prego...
Dimmi...dimmi che non è vero...
...PER FAVORE, DIMMI CHE NON è VERO!!”

Un altro tonfo, questa volta sono le sue ginocchia che non reggono, piegate in due dal peso delle verità.

Ora si piega anche lei in avanti, le lacrime che scorrono incessantemente lungo le gote arrossate.

Non sente nemmeno cosa dice il padre che -sconvolto- si riveste in fretta e cerca di dire qualcosa in sua discolpa.

Nemmeno lui ci riesce.

Quando Kyoko alza il volto verso il padre, un volto di dolore, delusione, paura, rabbia, lui rimane inierte.

Inerte di fronte allo sguardo di una piccola copia di Akane, che soffre, che piange.

In tanti anni, Ranma non aveva mai visto sua figlia versare una lacrima di fronte a lui.

“Kyoko, io... ti prego, ascolta, io...”

Afferrò gentilmente il braccio della figlia, che si levò delusa.
anzi, no. era terrorrizzata.

Aveva paura di lui, di suo padre.

Per la prima volta in vita sua, provò vergogna di suo padre.

E come era venuta, corse via, ignara dei richiami di un Ranma sull’orlo della disperazione, di una Shan-pu che veniva cacciata via a calci, delle zie che, all’oscuro di tutto, la vedevano uscire di casa sotto la pioggia scrosciante, senza ombrello, né giacca.

Sola.

Nemmeno lei sapeva dove stava andando, urtava i passanti che incontrava sul suo cammino.
Voleva correre, piangere, fuggire il più lontano possibile.

Le luci della città venivano sfocate dalle lacrime e dalla pioggia...

Senza una meta, corse finché ebbe fiato, e poi...

Due luci, e un rombo sordo alle sue spalle.

Urli, luci, pioggia.

Poi il nulla.

A qualche km più in là, un lapide veniva inondata dall’acqua.
A caratteri Giapponesi, vi si legge ‘Akane Saotome’


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“Defibrillatore! Correte, presto!
Sbrigatevi!”

“Non credo ce la farà...”

“Chiamate un’ambulanza, sbrigatevi!”

“M-ma i-io non l’ho proprio vista... co-correva e...e... è sbucata all’improvviso... non ho fatto in tempo a fre-frenare...”

“Incidente lungo la Mayoko street, quartiere di Nerima.
La vittima una ragazza undicenne che, correndo lungo la strada, è stata investita da un camion.
I soccorsi sono subito intervenuti, ed ora è stata trasportata con urgenza nel vicino ospedale...”

Voci, notizie, bisbigli attorno a quel lago di sangue su cui, fino a pochi istanti prima, era adagiato il corpo freddo ed inerte di Kyoko.

Lei stessa poteva sentire i poliziotti commentare ‘non ce la farà’, e lei, silenziosa spettatrice di quella macabra scena che la vedeva come protagonista, sperò che avessero ragione.

Sentiva il corpo come trafitto da mille lame invisibili, e l’urlo di dolore di suo padre che cercava di fare qualcosa.

Si vergognava, ora, ma cosa fare?

Assisteva alla scena da lontano, come se quello che veniva trascinato lungo i corridoi dell’ospedale, non fosse il suo.

Attimi di puro terrore, quelli, vedere il padre litigare per poter entrare anche lui nella stanza, le zie piangere da una vetrata, sembravano così lontani...

Si sentiva sempre più stanca, non ce la faceva più, voleva solo... riposare...

Rilassò i muscoli... Si lasciò andare...

Un solo pensiero prima di perdere conoscenza...

‘papà...perché?’

*************





Sbatté la testa violentemente contro qualcosa di duro, nel cadere da quella situazione di stallo in cui si trovava.

“Accidenti! Che male!!”
Si strofinò vigorosamente la parte coplita su cui aleggiava un grosso bernoccolo.

“Dove diavolo..?”

“Dove sei?”
Terminò la frase una giovane donna, con un cipiglio corrugato e un po’ ironico sulla bocca socchiusa.
Sembrava fosse divertita e preoccupata al tempo stesso.

Kyoko si voltò a guardarla.
Non gli avrebbe dato più di 18 anni, se non di meno.

Le ricordava vagamente qualcuno... ma chi?

“Qui siamo in un posto dove tu- e rincarò la dose sottolineando per bene il ‘tu’- non dovresti essere.”
Incrociò le braccia autoritaria.
L’effetto sfumò quando il sorriso divenne sempre più dolce

“Ormai, io... sono stanca. Non ce la faccio più...
E poi, anche se potessi, non riuscirei più a guardare in faccia mio padre.

Mi vergogno così tanto di lui...”

“No, sbagli.
Lui non ha fatto nulla di cui tu ti dovresti vergognare, e...”

“L’ho visto!! Stava avvinghiato a quella gatta morta, l’ho visto!!
Mi fa schifo il solo pensarlo, lui...”

“zitta, ora, e lasciami finire.”
La giovane donna sembrava arrabbiata, ora.
Il suo viso si scurì improvvisamente, i bei lineamenti divennero più marcati, le labbra serrate.

“Tu non hai motivo di essere arrabbiata o delusa.-e qui il suono della sua voce ridivenne dolce e tranquillo, sebbene tremasse un po’- Ranma ti ha amata e cresciuta meglio di quanto io sperassi...

Sei diventata così bella, forte, intellingente...

Ha rispettato tutte le promesse ed io non posso fare altro che ringraziarlo di tutto cuore.

Certo che tuo padre è un baka, un irresponsabile, insensibile...

Ma lui ti ama con tutto il cuore.

E quello che hai visto prima, non deve giudicare quello che pensi di lui.”

“M-Ma, io non ce la faccio, ha detto che amava ancora la mamma, l’ha tradita, lui...”

“no... s-sono stata io a chiederglielo.
Non volevo che si sentisse in colpa per quello che è successo, non deve.
Gli ho detto io... Che doveva andare avanti.
Che... doveva dimenticare il suo passato.”

“PERCHè?? Perché l’hai fatto?”
Kyoko non riusciva a capire. Chi era quella donna? Cosa voleva?

“Perché...
L’ho amato... e lo amo, tuttora...
profondamente.

Ho dato la vita per voi...dovete viverla come meglio potete.

Non devi avere pietà o rabbia verso Ranma.
Anzi, devi ringraziarlo.

Compatisci me, piuttosto.

Perdonami...Che non ti ho potuta crescere.”

“eh? T-tu sei mia...?”
A Kyoko ora la situazione le parve così chiara, talmente lampante da non avere più dubbi.
Quella donna... aveva i suoi lineamenti.
il suo viso... I suoi capelli... le sue labbra.
Il suo stesso sangue.

“m-mamma...”

“Perdonami Kyoko. Non sono stata presente.
Ma sappi... che io vi amo con tutto il mio cuore.
Non importano le distanze...

Darti la vita è stata la cosa più bella e più giusta che io e quel baka abbiamo fatto assieme.

Non voglio che tu la butti via così...

Perciò... sii forte e vivi...

...Anche per me”


Kyoko non seppe come era arrivata lì.
Sentì solo una mano calda poggiarsi delicatamente sul suo petto e donarle un po’ di energia, e una mano che le infilava sul polso un piccolo bracciale.

Poi...

“Le pulsaziono sono tornate!!!!”

“Anche la respirazione!!”

“Brava, ragazza!”



***********




“La famiglia Saotome?”
Una dottoressa si fermò proprio davanti la sedia dove era accucciato Ranma, le mani giunte a coprire un viso bagnato di lacrime.

“è stato un miracolo... L’intervento era impossibile, eppure la paziente ha ripreso tutte le funzioni vitali.
è stanca, ora, ma... sta bene”

Ranma corse fino ai medici che trasportavano la barella, le lacrime che ancora scendevano lungo le guance arrossate.

“Piccola mia... scusami...”

“c-iao...papà....


Lei...ha detto di dirti...che sei un baka...”

Un sorriso prima di addormentarsi sfinita, il braccio che ciondolò fuori dal lettino facendo cadere un bracciale d’oro.

Ranma, non capendo ancora le parole della figlia, lo raccolse, ma un battito gli mancò.

Inciso lungo il drso, si leggeva

Akane Tendo




Un sorriso carico di amore, il suo, un grazie sussurrato allo stesso cielo che, tante volte, avevano guardato prima di addormentersi nelle braccia dell’altro.

“ti amo”





***************************************************FINE**************




Ebbene si, questo è stato l’ultimo capitolo di una saga che mi ha dato -lo confesso- parecchie soddisfazioni personali, nel vedere che avete letto con piacere le mie fatiche. ^^;

Non penso di farne un seguito, perché la storia immagino che sappiate come vada a finire...

Ranma da adesso in poi farà il bravo ragazzo e Kyoko crescerà bella e sana... Che ne dite?

Ma se preferte un finale diverso, elaborate nella vostra mente questa storia come più vi piace, proprio nello stile “Takahashi” che ci lasciò largo alla fantasia in quel

Da adesso in poi giocheranno i tempi supplementari

assacurandoci, però, che si sarebbero sposati.

Per chi volesse continuare a seguirmi, stò scrivendo un’altra fanfic intitolata ‘Come te, nessuno mai’ e si comporrà in tre saghe.

Per il resto, Ringrazio per l’ultima volta chi mi ha scritto, perché ritengo giusto che, chi perde anche solo un attimo del suo tempo per commentare qualcosa che ha letto, debba essere riconosciuto.

Non immaginate nemmeno la mia ansia ogni qualvolta che andavo a vedere quanti e quali commenti erano stati postati, rimanendo ogni volta felice&contenta per i vostri incoraggiamenti.

Vi ringrazio di tutto cuore!! ^^ Arigatò!!


Akane25: Eh, già! Shan-pu ritorna alla carica con nuove richieste... non so perché, ma io la vedo molto come una donna del genere, molto ‘cortigiana’, per così dire.
Ti ringrazio per l’ultima volta per il tuo sostegno, sei mitica sia come autrice che come lettrice!! Un bacio!! :*

Rompi Zebedei: Al momento di leggere le mie ultime recensioni su questa storia, devo dirti che mi ha fatto molto, molto piacere ritrovarti nella sezione commenti! ^^
Ti ringrazio infinitamente sia per avermi fatto notare gli errori (li correggerò appena possibile) sia per i complimenti.
Grazie per aver seguito e commentato questa fanfic!

Makiolina: Bhé, materialmente Akane non ritornerà, ma sarà sempre nei cuori di chi l’ama.
Un bacio e Grazie!

Orologio_87: Mi sa che dovrò farmi perdonare un’altra volta, vero?
;) Vabbé, sono felice per la tua assidua partecipazione nella sezione “commenti” e spero vivamente di ritrovarti nelle mie future fanfic!

Michi88: No, non hai frainteso, ma spero comunque che ti sia piaciuto quest’ultimo capitolo...
è davvero scocciante quando all’ultimo ti cala una storia, vero? UN bacione, aspetto un tuo commento!!

Majinannetta: Già, non posso fare a meno di buttarmi nel genere “dammi una lametta che mi taglmio le vene”... Che ci posso fare?
E pensare che nella vita reale sono un’inguaribile ottimista!!!
Ti ringrazio tanto tanto per i complimenti, e spero di rivederti (si fa per dire) in una prossima storia!!

Susy: Mi dispiace se ho ritardato, ma il il prologo meritava un’attenzione particolare...
Grazie per avermi fatto compagnia nella stesura di questa storia, un bacio e a presto!!

Silvia: Brava, brava, coalizziamoci contro Shan-pu, quella stupida gatta morta, schifosa ipocrita, ochetta che va solo appresso agli altri uomi, pecora che segue solko le regole del suo villaggio!!! Cje ritorni in Cina da dove è venuta!!!
Grazie alla mia omonima per il commento!!!



byebye
DolceMella





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