In nomine patris

di Mina7Z
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nessun posto è la tua meta ***
Capitolo 2: *** L’imperfezione dell’ amore ***
Capitolo 3: *** La ricerca della perfezione ***
Capitolo 4: *** Se il cuore è colmo d'amore ***
Capitolo 5: *** Meravigliose creature ***
Capitolo 6: *** Quella piccola casa e l’amore ***
Capitolo 7: *** Tra Segreti e Bugie ***
Capitolo 8: *** Un cuore così grande ***
Capitolo 9: *** Se l’amore ha molte facce ***
Capitolo 10: *** Quando fuori nevica ***
Capitolo 11: *** Le ombre e i sospetti ***
Capitolo 12: *** Un nome di donna ***
Capitolo 13: *** Tutti gli sbagli dell’amore ***
Capitolo 14: *** Incubi e verità ***
Capitolo 15: *** Il nodo sciolto ***
Capitolo 16: *** Perché l'amore ***
Capitolo 17: *** Intenso e travolgente ***
Capitolo 18: *** Quando il diavolo ***
Capitolo 19: *** La nostra alba ***
Capitolo 20: *** Quando una donna ***
Capitolo 21: *** Tenebre ***
Capitolo 22: *** L'amore per sempre ***
Capitolo 23: *** Il negativo dell'amore ***
Capitolo 24: *** In nomine patris ***
Capitolo 25: *** La piccola stella ***



Capitolo 1
*** Nessun posto è la tua meta ***



C’è chi custodisce un segreto, forse.  
C’è chi cerca di svelarlo,  quel segreto, ma la verità, spesso, ha mille facce.


“Era rimasta lì ad aspettarlo. Imbambolata e  assorta  nei suoi pensieri come non le capitava d tempo.  E anche molto indispettita per quell’uscita mattutina nella quale proprio non l’aveva voluta coinvolgere. L’aveva provocato, sfidato, poi quasi supplicato di portarla con lui, divorata dalla curiosità di scoprire dove si stesse recando Andrè a quell’ora del mattino”. 


 

In nomine patris



Nessun posto è la tua meta
 
 

 

 
 
Dove vai,  Andrè?

Scusami, non volevo svegliarti.
Svegliarmi? 
Si.
Ma non sei stato di certo  tu a svegliarmi. Piuttosto decine di merli in amore.  Sembrano impazziti in questi giorni.
Ma che dici? La stagione dell'amore?  In inverno?
Non so, ma mi hanno tenuta sveglia.
Allora forse eri già insonne per i fatti tuoi.
Forse si, ma questo non cambia. E tu? Eri insonne, tu?
No. Dormivo benissimo.
E allora perché stai sgattaiolando via da palazzo come un ladro che vuole rendersi invisibile?
Non dire assurdità.
E cosa staresti facendo qui nelle scuderie?
Sto sellando il mio cavallo.
Questo lo vedo, non sono mica cieca.
Certo.
 Per andare dove?
 A fare un giro.
Un giro dove?
In nessun posto.
Posso venire anch’io?
 No, meglio di no.
Perché no?
Perché no e basta.
Prendo il mantello e vengo anch’io, ci metto un attimo.
Fa freddo stamattina,  la campagna è immersa nella nebbia.
Non sarebbe la prima volta che sfidiamo la nebbia, no?
Vai a farti preparare una tazza di cioccolato caldo e avvolgiti in una coperta. E’ l’inizio ideale per una mattina d’inverno, non ti pare?
Solo se  vieni anche tu con me.
Ma cosa fai, i capricci?
…….No.
Non insistere, è solo una cavalcata solitaria.
Allora non posso proprio  venire con te in nessun posto?
No. E  basta.
Capisco.
Capisci.
Cosa mi nascondi?
 Niente.
Niente?
 Niente.
Capirei se tu uscissi di notte. Allora vorrebbe dire che davvero vale la pena custodire un segreto  e non ti chiederei niente. Sarebbero affari tuoi. Solamente tuoi. Ma di giorno? Di mattina, per giunta.
Già, di mattina.
Non mi dici niente?
Niente.
E vai via così?
Non starò via molto. Torno in tempo per  il nostro turno alla Reggia, non temere.
Solo una cavalcata, quindi?
Ci vediamo dopo.
Bene.  Vai  pure, allora, se proprio devi. Io resto qui. Ad aspettarti.
A dopo, Oscar.
Torna presto da nessun posto, Andrè. Accidenti a te. E ti farò preparare una tazza di cioccolata. Sempre che mi passi il broncio. Fra un po’, magari.
 




Era rimasta lì ad aspettarlo. Imbambolata e  assorta  nei suoi pensieri come non le capitava d tempo.  E anche molto indispettita per quell’uscita mattutina nella quale proprio non l’aveva voluta coinvolgere. L’aveva provocato, sfidato, poi quasi supplicato di portarla con lui, divorata dalla curiosità di scoprire dove si stesse recando Andrè a quell’ora del mattino.
Si strinse più forte nella coperta di lana che aveva sistemato con cura sulle spalle e, con la tazza di cioccolata bollente tra le mani, percorse lentamente la stanza, per poi soffermarsi  dinnanzi alla finestra, ansiosa  di vederlo ricomparire nel vialetto del palazzo.
Al diavolo, pensò, cosa mi importa poi dove si è ficcato Andrè?  Magari aveva solo voglia di farsi una cavalcata, di spingere il cavallo al galoppo per tagliare  in due la nebbia. Forse era solo la voglia di respirare a  pieni polmoni, fino a sentirli bruciare,  quando l’aria è così fredda che d’improvviso ti ricordi di essere vivo. Di provare dolore. Gioia. Brividi.
Le sembrava di vederlo, Andrè, cavalcare velocemente, mantenendosi saldo sul suo cavallo nero.
I capelli scompigliati dal vento, le mani  strette attorno alle redini,il sorriso  beffardo sulle labbra.
Gliela faccio pagare stavolta, minacciò, così impara a rispondere alle mie domande in modo evasivo. Non ne avrebbe motivo, in fondo. Non si va da un’amante di mattina,  sarebbe alquanto strano, sconveniente.  Certe cose si fanno di notte, al buio, mascherati dall’oscurità delle tenebre.
Si va dall’amante e si ama. Di notte. Non di giorno. Ecco tutto.
C’è un decoro da mantenere,  le apparenze da rispettare, un buon nome da preservare.
Certe cose, Andrè, le puoi fare di notte, considerò nervosa, appena ti vedo te lo dico. Te lo grido in faccia.  Soffiando sul tuo volto. E magari ti annuserò da vicino, facendo finta di niente, per sentire di cosa sai. Avvicinerò il mio volto al tuo per sapere se è di nebbia che profuma il tuo collo o di un aroma dolce.
Corrugò la fronte. Osservò l’immagine della donna bionda riflessa che la fissava corrucciata e inquieta, stretta nella sua stupida coperta.
Chissà quante cose mi nasconde e io che mi fidavo di lui.
Sono una stupida. Mai fidarsi  di qualcuno, ricordò ad alta voce. Guardati alle spalle, guardati dai nemici, guardati dagli amici. La vita non è un campo di battaglia, non è un duello. La vita è molto più pericolosa, ricordalo.
Un senso  di  fastidio si insinuò in lei per l’inutilità dei pensieri che quel mattino sembravano coglierla di soppiatto.
Cosa mi importa, si disse, per me può andare dove vuole, liberissimo di fare quello che vuole. Andare a donne. Cavalcare senza di me. Essere inghiottito da un muro di nebbia. Non è affare mio.
Strinse tra le mani la tazza bollente, così calda, quella cioccolata, da non riuscire a  bere più di un piccolo sorso alla volta.
Che sapore, però. Intenso e inebriante. Uno dei buoni motivi per mettere i piedi giù dal letto la mattina, anche quando era di riposo.
La tazza tremò tra le mani.
E’ arrivato. Eccolo.
Percorse piano i gradini, lentamente, uno a uno, con la tazza ancora tra le mani e la coperta sulle spalle.
Ferma, in cucina ad aspettarlo  al varco.
 




 
Tutto bene?
Benissimo
Ti sei surgelato là fuori?
 Decisamente no.
No? Piacevole quindi?
 Assolutamente. Potrei rifarlo, una di queste mattine.  Sempre che tu non abbia nulla in contrario.
Ti prenderai le febbri polmonari.
Ma no… non esagerare. La mia cioccolata?
Me ne sono scordata.
Bene.
Ma tanto non  te la sei meritato.
Dici di no?
No!
Caspita. Questa si che è una punizione crudele.
Ne vuoi un po’ della mia?
Non ne vuoi più?
Certo che la voglio ancora, ma se la vuoi tu, bevila, senza tante storie. 
Grazie, allora.
 E non sono io a essere congelata qui dentro. Senti che mani che hai. Due pezzi di ghiaccio.
Eh si.
 Potrebbero caderti le dita.
Oscar……ma che dici?
Bevila, forza, muoviti, altrimenti me la riprendo.
La rivuoi?
Non ho detto di rivolerla,  che diavolo ti prende stamattina?
A me? Ho bevuto due sorsi, non posso buttarla giù tutta, scotta dannatamente  e io ho la gola ghiacciata.
Va bene, se non ti va me la riprendo.
Ehi, ma che fai?
Ti ho detto che non te la meritavi.
 


Gli girò le spalle e lentamente si allontanò dalla stanza.
Con la tazza  stretta tra le mani.
Percorse per l’ennesima volta, quella mattina, le scale verso camera sua.
Fermandosi, di tanto in tanto, per immergere le labbra di nuovo nella cioccolata.
Di un sapore, adesso, che veniva da un  luogo oscuro, misterioso.
Quel luogo lontano  chiamato nessun posto.





 

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Capitolo 2
*** L’imperfezione dell’ amore ***


In nomine patris 




L’imperfezione dell’ amore




Certe cose, se proprio non possono essere evitate, vanno almeno fatte con maggiore riguardo, Andrè.
Certe cose?
Si.
Io metto sempre molta attenzione nelle cose che faccio.
Forse, ma non ultimamente.
Ultimamente?
Direi di si.
Non mi sembra di avere prestato  minor attenzione al mio lavoro.
Non mi riferisco ai tuoi compiti in questa casa.
Davvero?
Di sicuro non poni attenzione a quello che fai per uscire da palazzo senza farti vedere.
Quando esco da palazzo?
Ti ho visto anche stamattina. All’alba.
All’alba?
Si. Ed è la terza volta. 
Non posso uscire da palazzo all’alba?
Si che puoi, ma voglio sapere dove vai.
Perché?
Perché cosa?
Perché lo vuoi sapere.
Perché potrei avere bisogno di te e non saprei dove trovarti. 
All’alba?
Perché qualcuno potrebbe chiedermi dove sei andato e io non saprei cosa rispondere.
Priva di parole? Tu?
Non guardarmi così, non ti sto accusando di niente. Voglio solo capire.
Ma non c’è proprio niente da capire.
Non voglio soffocarti, non fraintendere. Tu hai diritto ai tuoi spazi.
Ai miei spazi?
Alla tua libertà. Capisco che un uomo abbia…… certe esigenze.
Non vado da nessuna parte, come devo dirtelo. Ho solo bisogno di respirare, di incitare il cavallo al galoppo. Nient’altro.
E devi farlo da solo.
Si. Potresti provare anche tu a cavalcare da sola all’alba. Poi mi sapresti dire che effetto fa. Quando ti senti soffocare, quando ti manca l’aria. Quando i muri sembrano  troppo piccoli, la stanza troppo buia.
Ti senti  davvero soffocare?
A volte, si.
Capisco. Se è così io non ti chiederò più niente. Va bene?
Va bene.
Promesso.
Promesso.
Perfetto.
Perfetto.





Ma niente sembrava davvero perfetto. Imperfette le sue uscite di sera. Imperfetti i suoi sforzi per rincasare senza alcun rumore, nel cuore della notte.
E imperfetti i tentativi di lei di scoprire dove le sue cavalcate solitarie lo portassero.
Con gli occhi fissi sulle lancette del grande orologio, distesa  sul letto della sua stanza,  osservava  lo scorrere dei minuti,  ne ascoltava il battere lento  e ritmato delle ore. Non più di due da quanto lui usciva. Non meno di una. 
Imperfetta la sua irritazione per essere stata tagliata fuori dal suo segreto, dalla sua vita. E un po’ si sentiva tradita perché con lui, in fondo, e solo con lui,  aveva diviso  proprio tutto.
Aveva persino lasciato trasparire i suoi sentimenti per Fersen, senza curarsi del suo giudizio, senza temere di risultare ridicola. 
E di certo, ridicola, lo era stata davvero. Aveva detto addio a Fersen per l’ennesima volta, augurandogli tutto il bene possibile, facendo attenzione che nessuna emozione trasparisse dal suo volto  imperscrutabile e aveva consegnato impassibile  i suoi messaggi d’amore alla Regina.  
Ma ad Andrè, quegli occhi umidi non era riuscita proprio a nasconderli. Una bottiglia di vino, alcuni bicchieri di troppo, per dimenticare, per non soffrire, e le parole erano  scivolate giù, lente e dolorose,  dalla sua bocca. Come fiumi in piena da un argine infranto, in una sera d’estate  avevano trovato gli occhi sgomenti di Andrè.
Come si fa a soffocare i propri sentimenti, gli aveva chiesto con la voce lieve, sottile, tu lo sai, Andrè? Come si fa a cancellare dalla mente il suo volto, dalle orecchie la sua voce? Se sai  come si fa, dimmelo,  ti prego, perché ogni volta che penso di esserci riuscita, ogni volta che lotto contro me stessa,  inevitabilmente ricado nelle mie debolezze. E io, debole, non poso permettermi di esserlo.
Come faccio a diventare più forte,  aveva sussurrato, a dimenticare il mio cuore di donna? Tu lo sai?
Ma lui aveva socchiuso gli occhi, le labbra incurvate  in un sorriso appena accennato, ed era rimasto in silenzio. Quasi non volesse vederla, quella sofferenza, sul suo volto. O forse solo per cercare dentro di  sé la soluzione al  tormento di lei, così  tragicamente  simile al suo, in fondo.
Zitto, fino a quando le lacrime di lei avevano iniziato a rigarle lievemente  il viso nascosto dalla penombra.   E  allora lui si era fatto più vicino,  le aveva preso il volto tra le mani, asciugato quelle lacrime e le aveva sussurrato dolcemente  che un giorno avrebbe avuto dalla vita tutto ciò che il suo cuore avesse desiderato. Tutto. Lui ne era certo. Sembrava sapere sempre tutto, lui. 
E sembrava leggerle dentro, come nessun altro. Vedere le sue paure, nascoste, celate, ma esistenti,  per lui era così facile. Riconoscere sul suo volto  la malinconia di una sera d’autunno, la gioia improvvisa di una mattina di  sole.  La sua forza, la sua solitudine. Nessun segreto per lui.
E adesso? La tagliava fuori così dalla sua vita?
Sei innamorato, Andrè, si chiedeva, scoprendosi sorpresa  di immaginarlo  tra le braccia di una donna, curiosa di disegnare nella mente ogni parola, ogni gesto, ogni carezza.
Indiscreta fino disegnare nella mente  ogni curva del  corpo di lei, sinuoso, morbido, accogliente,  il suo volto, sorridente, ammiccante,  la voce, suadente, calda. Il  nome.
Un nome di donna, il suo.
Si alzò  di scatto dal letto, distratta dal leggero cigolio del cancello che si chiudeva. Un passo dopo l’altro, giù verso camera sua, per coglierlo di sorpresa con un’imboscata notturna. 
Nascosta, nell’oscurità, avvertiva i passi di lui, lievi ma decisi. Chissà che faccia farà a vedermi, pensava, per la prima volta incerta sul da farsi.
Gli ho detto che non gli avrei più chiesto niente, rammentava a se stessa, e così dovrebbe essere. Non posso rimangiarmi la parola di  ieri mattina. Non è da te, Oscar.
Perfetto. 
Aspettò che entrasse in camera sua, nascosta dall’oscurità e rimase alcuni istanti immobile e tesa a osservare la porta che si era chiusa  adagio dietro  di lui. 
Perfetto. 
Scosse la testa a lentamente  se ne  andò via.
 

 





Note:
 Grazie a tutte voi, che avete deciso di seguire, una volta ancora, le mie storie.
In nomine patris si colloca nel periodo in cui le tristi vicissitudini con il  cavaliere nero non erano ancora accadute.  Il rapporto tra i due è quindi più disteso, non ancora condizionato da tutti goi eventi futuri.
 

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Capitolo 3
*** La ricerca della perfezione ***


In nomine patris 

 

La ricerca della perfezione

 
E  allora, la ricerca ostinata della soluzione dell’enigma la portò a precederlo, avvolta dall’oscurità, nella sua fuga  solitaria che oramai si ripeteva ogni mattina all’alba, per poi seguirlo da lontano, con discrezione, attraverso la nebbia compatta e densa.
Attenta a non farsi scoprire, lo seguì fino  lungo la strada per Parigi, fino a che Andrè si fermò nei pressi di una piccola casa immersa nel verde.
Arrestò la corsa, scese da cavallo e attese alcuni minuti prima di percorrere a piedi il vialetto adiacente alla casa, con le briglie di Caesar strette tra le mani.
Decorosa, ben tenuta, pensò, e si ritrovò a riflettere sulle condizioni economiche degli abitanti di quella casetta che, ai suoi occhi, pareva assumere sempre di più l’aspetto di un luogo accogliente.
Un giardino minuto, ma curato nei dettagli, attirò la sua attenzione. Deve essere un luogo splendido in primavera, pensò, quando i fiori avranno rivestito di colori  i grandi vasi  ora così spogli.
Alzò gli occhi, quasi sconcertata dai pensieri così inutili che le giravano per la mente e tornò a osservare la casa e  le sue grandi finestre immerse nell’oscurità.
Si arrestò di nuovo, cercando attorno a sé un rumore che rompesse quel silenzio insopportabile, tendendo ancora di più l’orecchio per scovare proprio la sua di voce.
Chiuse gli occhi e cercò di non respirare.
Doveva sentire qualcosa. Doveva proprio beccare quel bugiardo traditore che le aveva raccontato,  ridendo, un mucchio di frottole.
E se lo avesse davvero scoperto, con una donna, cosa avrebbe fatto? Sarebbe riuscita  a guardarlo di nuovo negli occhi come se niente fosse, come se non sapesse niente, come se quel suo segreto l’avesse solo sfiorata? Avrebbe potuto riuscirvi davvero? 
Improvvisamente, un rumore la portò via bruscamente  dai suoi pensieri.
Una luce piena illuminò una delle stanze del piano superiore.  E lei cercò di osservare le ombre che si muovevano al suo interno, di delineare i contorni di quei corpi mascherati dalla penombra che si muovevano dinnanzi  alla finestra consentendole di delinearne i tratti.
La giacca marrone,  i suoi capelli  stretti un una coda ordinata. Lui. Così vicino ad una figura di donna, un abito ampio, i capelli raccolti, ciocche ribelli  ricadevano leggere sulle spalle.
Così difficile tornare a respirare, adesso.  E maledetta l’idea di assicurarsi che fosse vero, che fuggisse avvolto nella  nebbia dalla sua donna.
Rimase lì, immobile nella sua posizione sicura, a osservare paralizzata  quella vita che nella piccola casa di campagna  prendeva forma e sembrava scorrere troppo velocemente.
Rabbrividì. E le sembrò di poter morire congelata.
E, ad un tratto, proprio quando si era decisa a tornare sui suoi passi, a tentare di riprendere il controllo di sé per  muovere i piedi ghiacciati l’uno accanto all’altro, per poi  svanire  velocemente nel nulla, lasciandoli al loro amore, prima di vedere altro,  prima di vedere troppo,  l’immagine di una piccola figura riempì la stanza.
Sgranò gli occhi e tornò a trattenere il respiro. Una mano sulla bocca, tremante e malferma.
Una bambina tra le sue braccia.
Stretta a lui, le mani attorno al suo collo.
La testa gira, il cuore galoppa, la lascia, fugge via, scappa. Cede.
Una bambina.
Le sue risa stretto a lei. Braccia che la accolgono, che la circondano, che la sollevano in aria.
Una donna. Bella. Femmina. Con un nome di donna.
Una bambina. Amata, coccolata.
Lui. Lui. Lui.
C’era qualcosa di più perfetto a questo mondo?
 
 


 
 
Si può sapere cos’hai Oscar, non hai aperto bocca  per tutto il giorno, oggi.
Niente. Non ho proprio niente.
Non mentire, lo sai che con me non hai scampo.
Non mi infastidire.
Dai, dimmelo, che ti succede?
Levati di torno, per favore.
Beviamo qualcosa? Prendo una bottiglia di vino?
Non mi va di bere.
Dai, è un peccato, sei l’unico amico che ho e non ti va di bere? Come posso fare?
Scolatela da solo. Ubriacati, vomita, fai pure.
Gli amici non bevono mai da soli, non puoi rompere la tradizione.
Già, gli amici devono condividere sempre tutto, no?
Certo, dovrebbe  essere così. Lo è sempre stato per noi, sei d’accordo,  Oscar?
E’ sempre stato così, sempre.
Ma stai bene?  Mi sembri strana, Oscar. Non è che ti stai ammalando?
Sto benissimo. Mai stata meglio.
E allora cos’hai?
Proprio niente.
Ehi,  dai …guardami……guardami negli occhi, Oscar.
Non voglio guadarti negli occhi, smettila.
Ma guarda che io ho degli occhi molto belli, sai?
Vattene.  Levati di torno.
Cosa ti è successo? Ti hanno  di nuovo mangiato con gli occhi i nobili di Versailles, eh? Dimmelo, che li sistemo per le feste.
Smettila, non mi fai ridere.
Non sei divertente stasera, non c’è  proprio gusto nel prenderti i in giro.
Non voglio essere divertente, non voglio essere proprio niente!
Ma che hai?
Ti prego, lasciami sola, te ne prego…… sono solo stanca. Tanto stanca, Andrè. Ho solo bisogno di riposare… di non pensare….
…..Posso fare qualcosa per te, Oscar?
No……ti ringrazio, Andrè.
 

 

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Capitolo 4
*** Se il cuore è colmo d'amore ***


In nomine patris 

 

 Se il cuore è colmo d’amore


 
Cosa ti succede, amore mio? Ho colto una strana irrequietezza nel tuo sguardo, oggi, ho visto scintille di fuoco illuminare i tuoi occhi. Da troppo tempo  così impenetrabili.
Mi hai guardato come non facevi da tempo, come se mi stessi davvero vedendo  e il mio cuore traditore ha smesso di battere. Una volta, una volta ancora.  Si può chiedere al cuore di cessare di battere, Oscar?
A volte ho pensato di non averlo, davvero, un cuore.
Ho pensato di avere fatto un tragico  patto col diavolo, perchè nulla cambiasse, perché nessuno ti portasse via da me. E a lui ho dato la mia anima, amore, la mia dignità, il mio coraggio.
E per lui custodisco un segreto.
Come posso dirti ora  cosa nasconde il mio cuore?  Mi perdoneresti, amore?
Cosa ne sai tu della passione, di quel fuoco che divampa nel corpo e incendia i sensi? Che annulla la coscienza, l’intelletto, che unisce la carne al sangue, il sudore e la pelle?
Cosa ne sai di quelle  folli  notti d’amore, dove sono i gemiti a riempire  l’aria, le  carezze a bruciare la pelle,  a stordire, a divampare nell’animo?
L’amore è una danza antica, Oscar, senza regole, senza ragione,  ballata da angeli luminosi caduti sulla terra, da demoni ascesi dagli inferi, dove un solo istante può durare una  vita intera, dove ciascuno prende e dona ciò che può. Nient’altro.
L’amore è una magia. Un incantesimo, annebbia la mente,  inganna, racconta bugie.
Tu non la conosci questa danza, Oscar, tu non sai come ci si sente quando la ragione torna lentamente a scardinare quella breve frenesia che offusca la mente, dopo l’amore.
Quando il fuoco si spegne tra le mani e il solito dolore lancinante  aggredisce ogni speranza, la divora adagio, senza fretta, mentre il cuore rincorre il suo battito noioso.
Come posso farti questo, angelo mio?
Ho pensato mille volte di rivelare ciò che la mia bocca si ostina a tacere e mille volte ho ceduto alle mie paure.
 Di farti soffrire, di aprirti improvvisamente gli occhi sulla vita e sull’amore.
Sulle debolezze dei perduti.
E ho avuto paura di perderti, per sempre.
E allora ho taciuto, perpetrando la mia menzogna.
Perché quelle notti d’amore, talvolta, cambiano la vita, ti rendono più uomo, più fragile, oppure solo più meschino.
Quando una vita nuova arriva a gonfiare un ventre, a squassare le membra.
Quando un piccolo angelo biondo si strige a tè  e ti sorride, con la sua bocca rosa e i grandi occhi azzurri si illuminano di gioia,  e allora pensi che tutti i bambini di questo mondo abbiano diritto ad un padre amorevole, tutto per loro, e che, in fondo, l’amore che senti nel cuore  possa bastare davvero per tutti.
 

 


Ti ha fatto ancora delle domande?
Si, certo
Cosa ti ha chiesto?
Voleva venire con me a cavalcare, voleva sapere dove andassi.
E cosa le hai risposto?
Non mi va di pararne, Madeleine.
Non glielo dirai mai, vero?
Eravamo d’accordo sul mantenere il segreto con Oscar,  no?
Certamente, questo era il nostro accordo. Ma se la cosa ti fa soffrire, potremmo valutare diversamente.
Non sono io che soffro, sto solo cercando di evitare a lei inutili dispiaceri.
Io non sono sicura che sia la soluzione migliore.
Ne abbiamo già parlato, decine di volte.
Già.
E poi, a suo tempo, abbiamo fatto un accordo, non posso dimenticarlo.
Si.
 Anche se forse avrei preferito avere più tempo per riflettere, per pensare.
Avremmo dovuto dirglielo quando è nata Béatrice, adesso forse è davvero tardi. Oramai ha due anni, forse non ti perdonerebbe di avere taciuto per così tanto tempo.
Lo credo anch’io.
Le cose si sistemeranno, Andrè, in un modo o nell’altro. La vita va avanti, l’ho imparato anch’io. Mi basta quello che ho, Béatrice e te, non chiedo altro. Ma tu non devi ritenerti vincolato da noi, in nessun modo. Noi ti vorremmo sempre bene, anche se decidessi di on venire più.
Non potrei mai, lo sai, io adoro quella bambina, la adoro.
Lo so. E anche lei ti adora. E anch’io. Ma vorrei vederti felice, Andrè, almeno tu. Lo so che la ami, l’ho sempre saputo, in fondo, che sei innamorato di lei.
Madeleine….. io…
Lo leggo nei tuoi occhi quando parti di lei, quando pronunci il suo nome. Il tuo viso si illumina, Andrè, è così  evidente.
Non dire stupidaggini.
Io voglio solo che tu sia felice, Andrè.
Ma io sono felice, Madeleine, a modo mio lo sono davvero.
Ci sono momenti in cui ho davvero sperato che tu potessi restare qui con noi, che noi diventassimo una vera famiglia, che Béatrice avesse davvero un padre per sé e io un uomo da amare.
Madeleine….
Perché non puoi amarmi come ami lei? Perché?
Ti fai solo del male, così.
Non ci hai mai pensato, non mentire ?
Si, certo che ci ho pensato, ho pensato di avere per me quella famiglia che non ho mai avuto, di avere te, l’amore di Béatrice, ma sappiamo entrambi che non è la soluzione migliore.
Ora riesco a guardare con maggiore distacco quello che ci è accaduto, la nostra vita. Io potrei amarti con tutta me stessa, ma  non voglio tenerti legato a me, in nessun modo.
Io  vi voglio bene, lo sai.
Anche noi ti amiamo, Andrè, moltissimo.
Oh mia piccola Madeleine, quanto amore c’è nel tuo cuore?
 

 

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Capitolo 5
*** Meravigliose creature ***


In nomine patris 



 Meravigliose creature


 

-….Madamigella Oscar, che sorpresa!
- ………Come sapete il mio nome, Madame?
-  Non mi riconoscete, Madamigella?
-...Io…..temo di no, Madame. Dovrei?

Ci era andata di nuovo di fronte a quella piccola casa, senza neanche sapere esattamente il perché.  Dopo una interminabile  notte trascorsa a vagare insonne per camera sua, quel pomeriggio aveva lasciato Versailles con una scusa ed aveva lanciato il cavallo al galoppo. Doveva andare da lei, dalla sua donna, vederla ancora, di giorno questa volta, per svelare il suo volto, il colore dei suoi occhi.
Lottare contro se stessa non era servito a nulla, ripetersi che le questioni private di Andrè non fossero  affari suoi, neppure. Si era ritrovata a osservarlo di sottecchi, per tutto il giorno,  sicura di non essere vista, senza riuscire  a smettere di domandarsi perché, di quella storia,  con lei non avesse mai fatto parola.  Tormentandosi nel tentativo di capire chi fosse veramente l’uomo che aveva diviso con lei la vita.
Un impostore?
Un traditore?
O solo un uomo innamorato?
E non era mai riuscita a incrociare lo sguardo di lui, che aveva sentito soffermarsi con insolita insistenza sul suo volto,  mentre sentiva la collera che aveva provato inizialmente mutare in un malcelato rancore.
Aggrottò la fronte mentre osservava la donna di fronte a sé.
Bella, bellissima,anzi un vero incanto.
Scrutò in silenzio ogni tratto del suo incantevole volto, soffermandosi avidamente su ciascuna  curva che quel corpo elegante  le mostrava.
Una meravigliosa creatura bionda, finemente vestita,  si avvicinava sempre di più a lei, rivolgendole la parola, con naturalezza e semplicità.
Grandi occhi celesti  illuminavano un volto splendido, ornato da incantevoli capelli color miele.
Fissava le labbra, rosa e carnose, che pronunciavano parole rivolte a lei, che quasi faticava ad ascoltare.


- Forse non vi ricordate di me, Madamigella, ma io ho prestato servizio presso palazzo Jarjayes, tempo fa.
- Temo di non ricordarmi di voi, Madame.
- Il mio nome è Madeleine. Ho lavorato come cameriera personale del Generale vostro padre, Madamigella.
- Di mio padre?
- Certo, del Generale Jarjayes.

Aveva scosso  la testa con un gesto improvviso, stizzoso. Cameriera di suo padre. Quella meravigliosa  creatura dagli occhi fatati? Da quando una donna tanto bella aveva messo piede a palazzo Jarjayes senza che lei se ne a accorgesse?  Senza che si ricordasse di lei?
Perché  diavolo non faceva mai caso alla gente che la circondava?

-  Certo, il mio aspetto era un po’ diverso  da ora, quindi probabilmente non avrete fatto caso a una semplice cameriera. Ci sono decine di persone  di servizio a palazzo.

Rimase in silenzio, sempre più rapita da quell’immagine.  Aveva mai visto una donna più bella?
Forse no, forse neanche  tra le dame di Versailles si poteva cogliere  un tale incanto. Persino la Regina Maria Antonietta sarebbe svanita al suo confronto.  La donna più bella e ammirata di Francia sarebbe stata oscurata dalla bellezza di questa creatura. Impossibile per un uomo resisterle, impossibile non restare incantati da tanto splendore.
Un volto perfetto  e un corpo sinuoso. Si muoveva con una tale grazia, come se  non fosse reale, come se provenisse da un mondo fatato.

- E’ tanto tempo che ho lasciato la vostra casa, Madamigella, ma conservo un caro ricordo di quei tempi, in fondo.
- Adesso vivete in una magnifica casa, Madame, la vostra condizione è di sicuro cambiata.
- Certamente, ora la mia vita è più agiata, posso garantire un futuro a mia figlia…
- Capisco..
-  Perdonatemi Madamigella ma devo entrare in casa. Sono uscita un istante in giardino e vi ho notata, ma la bambina sta riposando, potrebbe svegliarsi e non trovandomi si spaventerebbe. Noi siamo sempre insieme, non la lascio mai, è ancora tanto piccola e bisognosa di cure.  Posso offrirvi un tè, Madamigella?
Così, si era fatta trascinare senza fiatare all’interno della piccola casa incantata, abitata dalla creatura più bella del mondo.
-  Lei è la mia piccola Béatrice. Sono qui tesoro, ti stai svegliano?
Nella casa delle fate, anche la bimba sembrava nata da un incantesimo. Un delizioso angelo vestito di bianco. Grandi occhi celesti la scrutavano ancora assonnati.  
La guardò trattenendo il respiro.
Sul  piccolo volto a cercare i tratti di lui.
- E…..vostro marito, Madame?
- Il suo lavoro lo impegna tanto, viene da noi quando gli è possibile, vorremmo vederlo più spesso, ma noi siamo contente lo stesso, vero piccolina. Tu vuoi  tanto bene al tuo papà?
- …..Io….. non voglio disturbare oltre, Madeleine.
- Ma il vostro tè?
- Un’altra volta, vi ringrazio.
- Tornerete a trovarci?
 
 
 



Note:

Una donna incantevole, una bambina dolcissima e un padre un po’ assente per motivi di lavoro.
Tutto chiaro, no?
Però c’è anche un patto col diavolo e un segreto che a questo punto non sembra essere più tale, almeno per Oscar. 
Sarà tutto qui??

Grazie, come sempre, a chi legge e a chi lascia traccia. .:)

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Capitolo 6
*** Quella piccola casa e l’amore ***


In nomine patris



Quella piccola casa e l’amore



Persa. Si sentiva semplicemente persa. Persa era l’unica inutile parola che potesse descrivere quel suo groviglio allo stomaco che le spezzava il fiato.
Persa, perché la strada sembrava sciogliersi sotto i suoi piedi, liquefarsi ad ogni passo incerto, per poi inghiottirla in una voragine profonda.
Era arrivata a casa senza quasi accorgersene, cavalcando lentamente, pensando di non avere nessuna voglia di incontrarlo. Adesso riusciva davvero a spiegarsi molte cose. I suoi silenzi insopportabili che a volte, improvvisamente, sembravano dividerli, finendo per rovinare le loro serate. Il suo sguardo smarrito, come se la mente fosse altrove e i pensieri anche. La voglia di bere insieme a lei, fino a ubriacarsi, fino a non riuscire a reggersi in piedi.
E poi la sorprendeva di nuovo, ritrovando un uomo diverso, sorridente, divertente, premuroso. I suoi sguardi per lei, pieni di affetto, di tenerezza. Solo per lei. Quante volte si era smarrita e si era ritrovata nel verde dei suoi occhi.
Eppure non capiva, proprio non riusciva. Perché obbligarsi a vivere lontano da lei, lontano da quella figlia a cui sembrava tanto affezionato, per accontentarsi di condividere con loro solo momenti fugaci?



Come hai trovato quella casa?
Ti ho seguito.
Quando?
Che importa? Ti ho seguito e basta.
L’hai incontrata.
L’ho incontrata.
Già.
Accidenti, se solo non volessi sempre ficcare il naso in affari che non ti riguardano.
Non mi riguardano?
No. Non ti riguardano.
Forse hai ragione. Ho sbagliato a pensare che fosse affare mio. E’ la tua vita. E non è affare mio. Non mi deve riguardare.
Oscar..
Non so perché abbia deciso di ficcare il naso nella tua vita. Forse perché pensavo che non ci fosse nulla da nascondere. Tra di noi. Ma mi sbagliavo così tanto. Così tanto…..
Oscar…
E’che forse non hai avuto fiducia in me, avrei potuto aiutarti, se avessi chiesto il mio aiuto, se ne avessi avuto bisogno. Ma tu non mi hai chiesto niente. Non mi hai detto niente. Niente.
A volte le cose sono piuttosto complicate, più di quanto possa sembrare. Più di quanto si possa spiegare.
E allora provaci. Spiegami.
Non avresti dovuto seguirmi, non avresti dovuto.
Smettila. L’ho fatto. Ti ho seguito e non sei neanche un granché come custode di segreti. C’è voluto un attimo per smascherarti, un muro di nebbia e il tuo segreto è volato via. Per sempre. Ne è valsa la pena, Andrè? Ne è valsa la pena?
Smettila, ti prego....
Quella donna viveva nella mia casa, la conoscevi molto bene. Avrei dovuto conoscerla anch’io, per la verità. E non l’ho mai vista. Mai! Sono così cieca, Andrè? Non ho mai visto lei. E non ho mai visto te. Anni passati a mentire, ad andare dalla tua donna di nascosto. Perché non dirlo? Non sei roba mia, non mi appartieni. Non mi sei certo indispensabile. Avresti potuto farti una vita tua, lontano da questa casa, oppure continuando a lavorare con me .
No ti sono indispensabile?
No, non lo sei. Non sei niente. Non sei neanche un amico. Cosa sei, Andrè? Chi sei? Io non lo so più.
Sono io, Oscar, sono sempre io.
No. Se guardo i tuoi occhi non ti vedo più.
Guardami, Oscar.
No. Non ti voglio guardare. Mai più.
Guarda i miei occhi Oscar, guardami.
Dimmi perché
Perchè non mentono. Non ti hanno mai mentito.
Sono una stupida.
Non sei una stupida.
E tu un essere orribile..
Guardami, Oscar, ti prego.
Vai via.
Oscar……..
Se non vuoi dirmi perché lo hai fatto, lasciami in pace.
No.
Non voglio sapere altro. Non mi interessa più nulla di te.
Non fare così, ti prego.
Quanta solitudine c’è nella tua vita, Andrè? Come fai a dormire la notte?
E’ tutto complicato, tutto.
Ma adesso la tua vita potrà cambiare. Non dovrai più mentire.
Io non ho mai voluto farti soffrire, Oscar.
Forse è vero, non so, non lo so più.
Credimi, Oscar, credimi.
Non sono io ad avere sofferto, non sono io.
Adesso si, stai soffrendo.
…Sono tanto belle, sai? La tua donna. E’ bellissima.. Non potevi fare scelta migliore, Andrè, davvero.
Tu non sai….
E tua figlia…
…Mio Dio.
Tua figlia è un amore. Un amore.
Mia figlia.
Un amore, Andrè...Tua figlia.

Oscar…
....Sono qui, Andrè.
....Béatrice non è mia figlia,...Oscar.



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Capitolo 7
*** Tra Segreti e Bugie ***


In nomine patris




Tra Segreti e Bugie







…..Cosa…cosa hai detto?
Béatrice non è mia. Non è mia figlia.
Non mentire, Andrè, non farlo, non sopporterei altre menzogne.
Non potrei mentirti.
L’hai già fatto, mi pare.
Si, l’ho fatto.
L’hai fatto.
Ma non rinnegherei mai mia figlia. Non potrei mai farlo.
Non so se crederti.
Devi credermi.
Devo?
Devi fidarti di me.
Posso ancora farlo, Andrè?
Si, devi farlo, devi.
Io ti ho visto in quella casa.
Lo so.
Ti ho visto con la bambina stretta tra le braccia. Ridevi, la stringevi.
Si.
Non è tua figlia?
No, non lo è. Ma la amo come se lo fosse..
Le fai …da padre?
In un certo senso si.
Quanti sensi ci sono nel fare il padre?
Faccio del mio meglio.
Per fare il padre?
Certo.
E perché? Un padre vero non ce l’ha?
No.
L’ha abbandonata? O non sa della sua nascita?
Non si occupa di lei, non come dovrebbe fare un padre.
Capisco. Per amore della madre fai le veci di un padre assente.
Non è per amore della madre.
Ti sei affezionato alla bambina?
Certo. E’ adorabile e molto affettuosa.
Immagino.
Ho scoperto che mi piacciono i bambini, Oscar, e anche molto….
Ne potete avere di vostri, no? Cosa te lo impedisce? Lei è talmente giovane.
Non correre, Oscar.
Lei ti potrebbe dare tutti i bambini che vuoi e sarebbero belli come Béatrice.
Io non voglio avere figli con lei.
Perché no? E’ la tua donna, no?
Non è la mia donna, perché non ascolti? E tutto sempre così difficile con te.
Non è la tua donna?
No.
Davvero?
Certo.
Non capisco. Tu esci di notte, esci all’alba e vai da loro, e non è la tua donna?
Hai capito benissimo.
E allora perché ci vai?
Te l’ho detto, la bambina non ha un padre.
Vai a fare il padre.
Vado quando hanno bisogno di me.
Bisogno di cosa……
Di avere un uomo in casa, un sostegno, un aiuto….la bambina ha bisogno di una figura maschile che le mostri affetto.
Ma non ha senso se tu non sei davvero il padre, non lo capisci?
Vuoi che cresca senza un padre?
Cosa c‘entri tu in questa storia..…in fondo….
Vuoi che cresca come me e come te?
Io ce l’ho un padre.
Io cerco solo di darle l’affetto che noi non abbiamo ricevuto, ma non lo capisci?
Non ci posso credere.
Non c’è niente da capire.
E dovei credere che tra quella donna e te non c’è ...nulla?
Nulla.
Lei è troppo bella perché tu non ti sia innamorato di lei.
Non c’è solo la bellezza, Oscar.
Ma lei è anche dolce, gentile, sembra un angelo, Andrè, io l’ho vista, ci ho parlato.……
E’ un angelo, ma io non la amo.
Tu mi farai impazzire.
Perché?
Tu fai il padre di sua figlia e non sei nemmeno il suo compagno?
Si, è così.
E non sei innamorato di lei.
Non sono innamorato di lei.
Non lo sei?
Non lo sono.
Accidenti…..e allora perché lo fai?
Te l’ho già detto.
No non me l’hai detto, Andrè.
Ci sto provando.
E’ lei che è innamorata di te?
……No…..non come pensi tu.
E cos’è che penso io?
Stai immaginando cose che non esistono, Oscar.
Davvero?
Mi vuole bene, ma in fondo non è di me che è innamorata.
Perché ama il padre di sua figlia?
Si, credo di si.
E si può sapere chi sarebbe quest’uomo capace di lasciare una donna tanto bella e la sua bambina al loro destino ?
Nessuno di importante, Oscar, nessuno di importante.


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Capitolo 8
*** Un cuore così grande ***


In nomine patris

 


Un cuore così  grande



 
Più ci pensava, più si lambicava il cervello per trovare  il bandolo della matassa che quei due avevano tessuto di nascosto, tacendo i loro strani intrighi, più le sembrava una situazione del tutto stravagante, per non dire altro.
Promiscua, forse, perché se era vero che tra di loro non ci fosse amore, niente avrebbe impedito di divertirsi ogni tanto per sollevarsi dai pensieri più cupi.
Tra le braccia di lui,  quella donna avrebbe  potuto  dimenticare il padre di sua figlia, magari anche solo per alcuni momenti, magari anche solo per una notte d’amore.
Si morse un labbro e contrasse il bacino, cercando di scacciare dalla sua mente l’immagine di quei corpi allacciati che tornavano di nuovo a infestarle la mente come il peggiore degli  incubi.  Di lui sopra di lei, di lui tra le sua gambe. 
Come diavolo aveva fatto a farsi trascinare in questa storia? Perché aveva ostinatamente voluto scoprire dove andasse e se davvero nascondesse un segreto?
Si girò nel letto sbuffando nervosamente e si sistemò con stizza la coperta fin sopra il viso, rabbrividendo a contatto con l’aria  fredda che le lambiva le guance.
E perché il saperlo così vicino a un’altra donna le procurava un tale fastidio?  O era l’idea che lui avesse in segreto ricostruito, a modo suo, quella piccola famiglia, originale ma colma di quell’affetto, che in fondo non aveva mai avuto?  Una bimba che gli donava il suo amore più tenero.
E un po’ si senti vibrare per  quella sensazione di calore che il cuore di lui doveva provare accanto alla bimba.
Non sei roba mia, gli aveva detto tra i denti. E in quel preciso istante  aveva sentito  un piccolo dolore insinuarsi dritto nel petto, come una ferita di una lama sottile e profonda.
Non sei mio. Non sei roba mia. Ancora un piccolo dolore.
 

 




Sei stato da lei?
Si. Béatrice non è stata bene in questi giorni, ha avuto la  febbre e un brutto raffreddore.
Mi dispiace.
Avete chiamato il dottore?
Si,  ma ci ha rassicurati.
E adesso come sta?
Sta un po’ meglio, ti ringrazio.
Di cosa mi ringrazi?
Dell’interessamento.
Mi ringrazi perché mi interesso della salute di quella bambina?
….Si.
Non mi devi ringraziare, non ce n’è alcun bisogno.  Lo sai  che i bambini mi stanno sempre molto a cuore.
Lo so, sei sempre stata meravigliosa con i bambini. Non posso certo dimenticare  il bimbo di Arras e ciò che accade con il Conte di  Saint Germain.
Sono stata impulsiva, come al solito.
Sei stata umana. Semplicemente umana.  E non è da tutti.
A chi ti riferisci?
 Ai nobili.
I nobili non sono umani?
Non sempre. O quasi mai.
….Lo so.
Ma tu sei diversa.
Diversa?
Si.
In cosa.
Non lo sai?
No. Dimmelo.
Tu hai un cuore.
Un cuore?
Un cuore grande.
 
 
Tua nonna sa dove vai tutte le mattine all’alba?
Oscar, non vado tutte le mattine.  Faccio loro visita  ogni tanto. Non ingigantire sempre le cose.
Non fa molta differenza, a questo punto.
Forse no.
Le hai raccontato questa storia o no?
No.
Non le hai  detto niente?
No.
Perché no?
Perché forse non avrebbe capito. Forse avrebbe  pensato esattamente le stesse cose che hai pensato tu!
Come darle torto.
Dobbiamo rincominciare a discutere?
No. Non discuteremo.
Bene.
Bastava spiegarle le ragioni per le quali ti sei offerto di aiutare Madeleine e la bambina.
Sai bene come è fatta mia nonna. Avrebbe subito ricamato su questa storia, sai che è piuttosto sospettosa e un po’ indiscreta.
Già……...indiscreta.
Però  tua nonna conosce Madeleine, no? Lei ha lavorato qui……
....Si…può essere che se la ricordi……
E’ troppo bella perché non se la ricordi…
Tu non te la ricordavi…..
…..Io no, ma tu la ricordavi benissimo, vero?
....Tu non fai mai caso al personale di servizio….
Lavorava per….mio padre….vero?
Si, credo di si……..
Mnnnn….
Ma lui è come te, non se la ricorda di sicuro….
Andrè, io non lo faccio apposta a non prestare attenzione a chi lavora in questa casa…è che spesso ho da fare...ho  molti pensieri per la testa……
Certo, Oscar…
Ma lei ha una grande stima di te, comunque…
Perché?
Conservava un ottimo ricorso e poi quando sei andata da lei sei stata molto gentile.
Non mi piace che parliate di me.
Non parliamo  di te, ma solo di ciò che accade nelle nostre vite.
Immagino…
Non c’è molto da immaginare.
……E poi è passato tanto tempo da quando è andata via da questa casa, no?
Si, quasi tre anni.
Perché  ha lasciato palazzo Jarjayes?
Non lo so, Oscar, non te lo so dire.
…..Forse lei era…..aspettava……
Non  saprei, Oscar.













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Capitolo 9
*** Se l’amore ha molte facce ***


In nomine Patris 






Se l’amore ha molte facce



 
Perché l’amore ha molte facce. E la verità anche.
E le bugie, come sono le bugie?
Buone, cattive, a fin di bene, a fin di male.
Bugie a cui si crede ciecamente, bugie a cui si deve credere per non soffrire, per non impazzire. Per credere a parole d’amore sussurrate, piano, mentre si fa l’amore, sottovoce, perse tra i gemiti e le carezze.

Bastava chiudere gli occhi per sentirlo di nuovo suo. Per sentire sulla pelle le sue carezze, sulle labbra il suo sapore. Per avvertirne il peso sul suo corpo, il calore, l’odore.
Lui, così affascinante, intrigante, aveva saputo scivolare adagio fin dentro il suo cuore, catturarlo, farlo suo, senza trovare in lei  la minima resistenza, convinta di leggere, negli occhi di lui, segni di un amore sincero
Troppo giovane per pensare di cercare in lui tracce di inganno. Troppo innamorata per capire che l’amore per una serva non è mai sincero.  I suoi silenzi, i suoi occhi cristallini, accesi in una luce luminosa, e poi spenti, quando i pensieri lo trascinavano via, in un altro luogo. Troppo stupida per riflettere sulle differenze di classe, sugli impegni di lui, uomo nobile, autorevole e rispettabile .
Diciotto anni, bastano  per  amare, per concedere tutto di sé, senza remore né scrupoli, per credere a una vita migliore, a delle belle parole.
Sei meravigliosa, le aveva sussurrato  dolcemente, mentre le vesti di  lei erano scivolate piano lungo le cosce tese, fino a ricoprire le caviglie sottili.
L’aveva voluta spogliare lui, la prima volta, e il suo cuore pulsava  fin nelle tempie, esplodendo nel petto ansimante, trasalendo per ogni tocco delle sue mani esperte sulla pelle candida.
Perché candida, lei, lo era davvero. Preservata per un uomo da sposare, per un sogno da coronare.
E lui si era preso la sua ingenuità, scivolando lentamente dentro di lei che si mordeva le labbra per non gridare e si stringeva a lui per la paura di un dolore così grande.
Che gioiva per essere diventata donna, femmina, amante, cullata dalle parole dolcissime di lui.
Ma poi aveva scoperto che il dolore dura solo un istante e il piacere proibito ha un gusto forte, dolceamaro,  tanto forte da inebriare le membra e accendere i sensi.
E lo aveva amato, quella volta come le altre, di un amore sincero. Tenera e disponibile, affamata d’amore, aveva appreso con lui le regole del piacere e di quel gioco si era fatta esperta, consapevole e padrona.
Pronta a accoglierlo ogni volta che lui andava da lei   per perdersi nella sua carne diafana che sapeva di buono.
Si alzò di scatto. L’ampia gonna a rallentare i suoi movimenti.  Pochi passi per raggiungere la finestra e osservare il piccolo giardino.
Quante volte il suo sguardo si era perso  oltre il piccolo muro di cinta?
Perso, per pensare a quella ragazza, al suo amore perduto. A lei, ingenua e innamorata di un uomo che non sarebbe mai stato suo.
Dov’era adesso? La pensava mai ? Ricordava anche lui le loro notti d’amore, la dolcezza della sua pelle?
 





 

Madeleine, ci sei?
Si, Andrè, sono qui.
Come stai? E Béatrice?
Stiamo bene, non ti preoccupare. Ha ancora un po’ di tosse ma va molto meglio.
Sono contento.
La sua salute mi dà sempre qualche preoccupazione.
Già.
Dov’è?
Sta dormendo.
Sei stanca?
Un po’ si, stanotte si è svegliata  diverse volte.
Se vuoi riposare un po’ resto io con lei.
Non devi andare via?
Oggi è la mia giornata libera.
Allora  resti a pranzo con noi?
Si, volentieri.
E la tua Oscar non avrà niente in contrario se rimani da me?
Non è la mia Oscar.
Beh, la tua amica, il tuo capo, come devo chiamarla?
Madamigella Oscar.
E  la  tua madamigella Oscar non avrà niente in contrario se imani qui?
Sei terribile, Madleine, sei  più dispettosa di tua figlia.
Nn mi hai risposto.
No. Non ha niente in contrario. Non devo dirle dove vado ogni volta che esco.
Certo, anche perché se non glielo dici ti scova da sola.
Non mi fai ridere.
Non voglio  farti ridere.
Davvero?
E bello ridere ogni tanto, no?
Già.
Scommetto che lei non ti fa mai ridere.
A volte si…….
No, lei non ride mai. Io non l’ho mai vista ridere. Mai.
Tu non puoi capire la vita che conduce…..i sacrifici che fa……
Per essere un uomo?
Per essere come suo padre vuole.
Il figlio che il Generale non ha mai avuto.
Certo.
Lei non è felice, io la vedevo quando lavoravo a palazzo. Aveva gli occhi severi, imperscrutabili...mi faceva soggezione, a volte,…..molto più lei degli  altri della famiglia…..
Immagino…..
Non deve essere facile vivere con lei.
Io non vivrei in un altro luogo.
Lo temevo.
Oscar è molto diversa da come appare a chi non la conosce. ….
Questo non cambia la realtà.
Quale sarebbe la realtà?
Lei ti farà del male, Andrè…
Smettila, cosa ti prende oggi?
Lei è esattamente come…..
Semttila……smettila…….
Forse non lo farà con intenzione, ma tu soffrirai accanto a lei.
Non è così.
E’ inevitabile. Lei ti userà e ti getterà come vuole e tu ne uscirai a pezzi, non lo capisci?
Non permetterò che accada.
Tu non puoi farci niente, tu la ami.
Non voglio parlare di questo. Ero passato per trascorrere una mattinata serena ma se vuoi me ne vado subito.
No….perdonami……Béatrice ne soffrirebbe…
Non la nominerai più, allora.
Promesso.
Madeleine…
Dimmi Andrè..
Pensi mai a …..lui?
Si….certo…
E soffri ancora?
Solo quando piove, Andrè, ….e poi  talvolta  al calare del sole…lui….. …se ne è andato all’inbrunire…...
E tu, Andrè?  Smetti mai di pensare a lei?
No. Mai.
 










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Capitolo 10
*** Quando fuori nevica ***


In nomine patris 



 

 Quando fuori nevica
 

 

Aveva ripreso a nevicare. Erano giorni ormai che una fastidiosa  pioggerellina si alternava a nevicate così fitte da avere rivestito le strade di un manto fangoso e torbido.
Buttò un’ultima occhiata al cielo, grigio e opaco, dal quale  migliaia di fiocchi di neve  scivolavano ad una lentezza esasperante. Aveva la certezza che se  avesse aperto la finestra non avrebbe  udito alcun rumore, là fuori. Come se ogni segno di vita fosse inghiottito da quei fiocchi lenti che toccavano terra, sciogliendosi  come per una strana magia.
Già, una magia. O un incantesimo. Perché osservando quei piccoli fiocchi bianchi, anche i suoi pensieri sembravano svanire, disciolti dal lento alternarsi di quella piccola stregoneria organizzata dal cielo.
Senza pensare al freddo che l’avrebbe avvolta, scese di corsa le scale e si diresse verso le cucine, con l’intenzione di accedere da lì  alla porta sul retro del palazzo.
 

 

Nanny….
Ciao tesoro,  hai bisogno di qualcosa?
No, volevo solo aprire la porta e prendere una boccata da’aria.
Fa troppo freddo, Oscar, ti ammalerai. Non hai neanche il tuo mantello.
Cosa stai facendo? Il fuoco del camino si è spento.
Ho cucito un po’ e ho rammendato la biancheria di Andrè.
Se non avesse te, come farebbe?
Andrebbe in giro con i vestiti bucati, benedetto ragazzo.
Ah.
Io però qui ho finito, Oscar. Se esci davvero, poi chiudi a chiave. Tanto Andrè è in camera sua.
E’ rientrato?
Non so nemmeno se sia uscito questa sera. Tra tutti e due mi farete morire un giorno o l’altro..
Ma no, hai la pelle dura, tu.
Per forza, con voi…
Ripensandoci non mi va più di uscire, forse fa davvero troppo freddo. Vado a dormire.
Buona notte, allora, tesoro mio.
Buonanotte……..Nanny….ti è caduta una cosa….
Cosa…..?  Faccio io, Oscar, non ti dare pena…….

Si piegò velocemente sulle gambe e raccolse un piccolo pezzo di stoffa rosa che Nanny aveva inavvertitamente lasciato scivolare dal grembo. Stretto tra le mani,  l’oggetto prese forma.
E giocò il tutto per tutto.
 
 
E‘ per Béatrice,vero?
Oh…Oscar…
Andrè mi ha detto tutto, non temere…
Ma io…
So di Beatrice e Madeleine.
Davvero?
Certo.
Le ho anche incontrate.
…….
Non mi ricordavo affatto di Madeleine in questa casa.
Era tanto bella e aveva molto fascino.
Immagino.
Perché ha lasciato palazzo Jarjayes?
Non saprei.
So che era  incinta quando è andata via di qui, vero?
Non  so, credo di no.
Non disse nulla?
No, so che si accordò  direttamente della sua situazione con il Generale, all’epoca era la sua cameriera personale, e poi lui venne a comunicarmi di trovargli una sostituta.
Strano che mio padre si occupi di certe cose.
Infatti, anche a me sembrò strano, maU non ci feci caso.  Lei era gentile e ben educata e può essere che si sia rivolta a lui per annunciarli le sue intenzioni di lasciare la casa.
….Può essere….
Madeleine era benvoluta  da tutti.
Io non me la ricordo nemmeno.
Ma tu non fai testo, Oscar, hai troppi pensieri.  E poi era vestita in modo povero, solo un occhio attento avrebbe notato la sua bellezza.
Lei era molto amica di André?
Amica….direi di no…… per lo meno io non me ne sono mai accorta. Li ho visti parlare solo negli ultimi tempi…..poi lei se ne è andata.
La sua casa non è lontano da qui, è sulla strada per Parigi.
Non saprei, non ci sono mai stata.
Però sai che Andrè va spesso da lei?
Si, so che ogni tanto va a trovare la bambina. Si è affezionato a Béatrice.
E tu rammendi anche  la  biancheria di quella bambina?
Lo faccio volentieri………..per aiutare….
Lo sai anche tu  chi il padre di Béatrice, vero?
No, tesoro, io proprio non lo so.
Come fai a non saperlo?  Le rammendi i panni ma non sai di chi è figlia?
…..E’ proprio così….
E non ti è venuto in mente che il padre possa essere proprio Andrè?
Oh…no…cara…no
No, perché?
Perché lui mi ha detto di non esserlo.
Ma fammi il favore, da due anni esce di nascosto per recarsi in quella casa, tu rammendi i panni alla bambina, e non sai neanche perché lo fate?
E’ solo una buona azione, la mia e quella di Andrè…
….Cosa siete, due  buoni Samaritani?   Mi state raccontando un mucchio di bugie…
Ma no, tesoro….
Io credevo di potermi fidare di te….di  te e di lui…..ma vedo che mi sbagliavo, eccome…
Non dire certe cose, bambina…
Ma ci penserò da sola a scoprire la verità, non dubitarne.
 


Se ne andò sbattendo la porta della cucina, lasciando Nanny esterrefatta e tremante.  E in colpa per essersi lasciata scivolare dalle mani un vestitino di Béatrice. Scosse la testa mentre le lacrime iniziavano a sormontare i piccoli occhi.
Aveva fatto un pasticcio. Lasciare nelle mani di Oscar quel  pezzo di stoffa era stato imperdonabile, ma parlare della bambina e della madre con lei era molto più grave.
Ma cosa avrebbe potuto fare?  Il danno era fatto. Occorreva rimediare. Informare Andrè perché non lo trovasse impreparato. Tirò fuori il fazzoletto e si soffiò il naso rumorosamente.
Calma, doveva stare calma.
Riordinò i pensieri.
Il vestito, Béatrice, Madeleine….. Andrè…. Lei sapeva, lui stesso le aveva parlato della bambina, no? E le sembrò che il cuore si placasse tutto d’un tratto. Perché in fondo era stato lui a parlare a Oscar di Béatrice. Oscar era  già informata sui fatti e in fondo lei non aveva aggiunto nulla a ciò che lei già sapeva.
Ma non le piaceva dire bugie, contare le parole, vacillare, quando si esigeva da lei una risposta.
Si sedette di nuovo in poltrona.  Ricostruì i dialoghi, le battute, le parole.
Niente. Non le aveva detto niente, dopotutto,  ne era sicura.  
Niente più di quello che lei stessa sapeva. Niente più di quanto a lei stessa era stato concesso sapere.  Inalò aria e poi inspirò  lentamente, per cercare di rimettere in sesto il suo cuore accelerato.
Si tranquillizzò, infine, contenta di non avere sbagliato in nulla.
Andò verso la porta e la aprì un istante. Nevicava ancora. E sorrise.
Perchè, se di cose, negli anni  se ne era immaginate tante, in fondo, una vocina che veniva dritta dritta dal suo cuore era convinta che quel piccolo abitino fosse proprio per la sua nipo
tina.
 






Note: 

A questo punto, l'ennesima  bugia di Andrè viene a galla


Secondo me tra di  voi qualcuno la sa lunga.......... ahahah 

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Capitolo 11
*** Le ombre e i sospetti ***


In nomine patris
 



 Le ombre e i  sospetti



 
Non fece nulla  di ciò che il suo cuore ferito le stava gridando furiosamente.
Non urlò in faccia a Nanny quanto fosse indegno da parte sua nasconderle un segreto.Titubante nelle risposte, aveva rischiato di contraddirsi diverse volte, di fornire la risposta sbagliata, la meno conveniente. Lo aveva letto nei suoi occhi il timore di sbagliare, l’inquietudine per cercare di mantenere intatta una bugia.
Ma a lei non ne faceva una colpa. Dopotutto, se Nanny aveva deciso di mentire, era solo per reggere il gioco al vero impostore che aveva architettato un bel piano per mascherare il suo segreto.
E neanche a lui urlò in faccia il suo disprezzo, la delusione provata per avere dovuto subire tante bugie.
Represse l’istinto che la spingeva a irrompere nella sua stanza e rivelargli con un volto impassibile e fermo che la sua posizione non era più accettabile, alla luce dei misteri che custodiva.
E si diresse verso camera sua, camminando al buio, lentamente,  senza alcuna convinzione.
Quando raggiunse il piano superiore, un’ombra attirò la sua attenzione. Si fermò di scatto per osservare meglio chi fosse, a quell’ora della sera, a percorrere al buio i lunghi corridoi che portavano agli appartamenti privati. L’ombra raggiunse le scale e lentamente percorse i gradini fino al piano sottostate e solo allora la luce proveniente dalla grande finestra vicino all’ingresso le consentì di vedere un po’ meglio.
Espiro' l’aria che aveva trattenuto fino a quell’istante nei polmoni. Sorrise. Era solo una cameriera apparsa dal  buio  lungo il corridoio che portava alla stanza del padre.
Si diresse verso camera sua e chiuse la porta dietro di sé per poi sprofondare  in una piccola poltrona di fronte al fuoco ancora acceso.
Allungò le gambe e distese la schiena. Gli occhi fissi sulle fiamme del camino.
Pensare. Doveva semplicemente pensare. Riordinare indizi, prove, bugie e verità. Unire in una trama ogni sottile filo della storia per tessere quel quadro, adesso tanto misterioso.
Andrè le aveva mentito. Doveva partire da questo.
Mentito quando le aveva detto di non andare in nessun posto, mentito quando aveva assicurato che Nanny non sapesse delle sue visite a Madeleine.
C’era voluto un attimo per fare crollare questa prima rete di bugie.  Nanny sapeva, Andrè aveva mentito.
Perché non dirle semplicemente che anche la nonna  sapeva di quella donna. Cosa c’era in quella situazione da dovere nascondere, se si fosse trattato solamente di una buona azione?
E se la bambina fosse davvero sua figlia?  Perché mentire e vivere separati da quella figlia tanto amata, dedicarle solo miseri  ritagli di tempo, di nascosto dal mondo intero?
E quella  donna?  Tanto bella e ammaliante che non avrebbe avuto alcuna difficoltà a legare a sé un uomo come Andrè, ma non per un istante all’alba o dopo il tramonto, bensì per sempre. Poteva lei accontentarsi di un amore segreto e riservare lo stesso destino anche alla figlia?
Chiuse gli occhi. I conti non tornavano.
Se Nanny avesse saputo che la bambina era di Andrè, non avrebbe permesso di negarsi alla sua famiglia, l’avrebbe riportato alla ragione. Forse era per questo che non le aveva confessato nulla riguardo alla paternità della bambina? Preferiva vivere a palazzo Jarjayes, come nulla fosse, ricordandosi di quella famiglia solo sporadicamente? Come può un padre agire in tale ignobile modo?
Le tornarono improvvisamente in mente le parole di Andrè. Nessuno di importante…. Il padre.. nessuno di importante.
E se non fosse così?  Se lui sapesse chi era il padre  di Béatrice  e cercasse semplicemente  di nasconderne l’identità. Se  avesse un motivo per occultarne la paternità?
Una cameriera, solo una cameriera e tutti i suoi legami, le sue certezze, i suoi affetti più cari  si stavano scardinando miseramente.
Una cameriera. Che si muoveva nel’ombra negli appartamenti del padre.
Del padre. Del padre.
Nell’istante in cu pronunciò quel nome, improvvisamente, riaprì gli occhi e le sembrò che l’ordito si svelasse al suo sguardo.
Un’ombra, furtiva, che sgattaiola al buio lungo il corridoio antistante gli appartamenti del padre….adesso come allora…..un fantasma come Madeleine…..era semplice, troppo semplice perché non avesse colto le allusioni di Andrè, di Madeleine. I loro indizi, i loro segnali.
Cameriera personale, cameriera privata…quante volte avevano ripetuto quella parola.. personale, privata. Particolare, tanto da infilarsi anche nel  letto del valoroso Generale? Di allietargli le nottate? Lui, dai grandi occhi di ghiaccio, sciolto dall’amore della creatura fatata?
Tutto chiaro, fin troppo.
E allora doveva dirglielo, ad Andrè, che aveva scoperto il suo misero segreto, il perché del suo vegliare sulle  due donne. Lo faceva  per conto del padre? Fedele al punto di rendere servigi che solo tra maschi è possibile comprendere?
Un errore, un incidente,  una follia o qualcosa di più? Come l’avrebbe definito il valoroso Generale il contenuto di quella piccola casa?
 
 






Oscar, entra.
Devo parlarti.
E’ piuttosto  tardi.
Non stai dormendo, no?
No, no.
E allora non vedo il problema.
Hai bisogno di qualcosa?
Di parlarti.
A quest’ora?
Non sarebbe la prima volta.
No, certo che no… è solo che….
Sei tropo stanco, forse?
Un po’ stanco lo sono…in efetti….
E’per via dei tuoi servigi?
Dei miei servigi?
 Ti stancano troppo?
Non più del solito.
Quindi?
E’ che siamo soli in camera mia, è sconveniente….
Vedo che sei pratico di queste cose.
Quali cose?
Di ciò che  e sconveniente e ciò che invece non lo è.
Che vuoi dire?
Che c’è sempre una parvenza da mantenere. E’ solo questo che conta, no?
Lo sai che è così. Qui come a Versailles.
Qui è come Versailles, per te? Davvero?
Si, lo è. E lo dico per te, Oscar, per il tuo buon nome.
Per evitare maldicenze sul mio conto?
Anche.
Oh, non ti preoccupare di questo, il tuo padrone ha compiuto molto bene la sua opera, il figlio Colonnello non farà mai nulla per offuscare l’onore del casato,  o per smentire la sua indole maschile, non deve darsi pena, e nemmeno tu.
Ma che dici…
A meno che non somigliassi a lui, nei modi e nei principi, e non decidessi di prendere ciò che il mio rango mi rende più facile.
………
Di comprare l’amore per poi vergognarmene. O di tenere occultato il sangue del mio sangue.
Devi essere impazzita, ma cosa stai dicendo?
Oh mio Dio….mio Dio…. Non ci avevo pensato….e  se fosse nato un maschio?
Oscar…..
Beffato anche dall’amore, il Generale. Neanche quell’angelo biondo  è riuscita a dargli un erede….
Il Generale, ma di cosa parti, non capisco….
Concepire un maschio deve essere impossibile per lui, ora ne ha la prova….condannato ad avere me, il figlio imperfetto….
…..Tu…credi che Béatrice sia figlia del Generale Jarjayes?
Non mentire più, è inutile, non sono così stupida…
…..No, Oscar.no………
Si vedono ancora, vero? Cosa vuole quella donna? Dargli un erede maschio? Cosa crede di fare? Nessuno deve saperlo…a mia madre si spezzerebbe il cuore…..lei lo ama così tanto…..
…Oscar…….
Devo parlare con lui…devo farlo ragionare…..
Vuoi parlarne con lui?
Certo, è in camera sua, andrò subito da lui…….mia madre non deve essere umiliata.Non dovrà più vederla, quella donna, mai più.
Non andare, Oscar.
E perché no, Andrè?
Non andare.
Non riuscirai a convincermi, lo affronterò, dovrà darmi ascolto.
….Non andare, Oscar.
Dimmi perché…
Commetteresti un grave errore
Un errore?
La tua mente ti ha ingannata.
Non è vero.
Sei caduta in un tragico  terrore.
Non cercare di offuscarmi la mente…
….Oscar……..Bèatrice non è figlia di tuo padre, lui non c’entra nulla in questa storia…..forse non se la ricorda neanche Madeleine.
Non può essere che lui non sia …tutto  coincide…
Non è lui….ti sei fatta ingannare dai tuoi sospetti.
E allora chi diavolo è? Dimmelo, tu lo sai, tu lo devi sapere.
…………
Parla, perchè lo chiederò direttamente a quella donna, muoverò le fiamme dell’inferno… ma lo saprò…Tu lo sai, vero?
Si….
E allora dimmelo, se non è  mio padre, voglio sapere chi è quest’uomo, dannazione…
Sono io, Oscar… sono io. 









Note: 

Immagino già le vostre facce basite. 
Ma a tutto c'è uan ragione.... 

Anche alle menzogne.









 

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Capitolo 12
*** Un nome di donna ***


In nomine patris




 Un nome di donna
 
 


…..T..tu?
….Si..
….Tu mi avevi assicurato di non esserlo.

Ti ho ingannato….
Mi hai ingannato…...mi hai ingannato…..
Mi dispiace…
E perché lo avresti fatto? Dimmelo…
Non capiresti..
Hai rinnegato tua figlia….il sangue del tuo sangue…una creatura innocente e bella come il sole…lei ti ama…io l’ho vista stretta al tuo collo.
Si…..
Non vi è peccato più grave……
Lo so….
Hai vissuto lontano da loro…..hai dedicato loro solo gli scarti del tuo tempo……in nome di Dio….perchè lo avresti fatto? Ti avrei aiutato, lo sai, in tutti i modi…..
Si,  lo avresti fatto.
E allora perché…..perchè  le hai abbandonate?
Non le ho abbandonate.
Quella donna forse  non è dello stesso avviso. E tua figlia neanche…
Io non potevo fare altrimenti, proprio non potevo..
Dimmi perché…
Non volevo vivere lontano da questa casa….
Cosa c’è in questa casa che valga l’amore della tua famiglia, cosa c’è?
C’è la cosa a cui tengo di più nella vita….
…Io ...non capisco…..
…Non volevo… lasciare te, Oscar…. non volevo lasciare te…
Me?
Si.
Non volevi lasciare me?
Non potevo.
Perché mai?
Non potevo.
Lasciami, mi fai male….
Non voglio farti male, voglio solo  farti capire che……
Me ne  stai facendo invece e tanto…così..tanto…..
Guardami, Oscar, non abbassare i tuoi occhi…i tuoi occhi….
Dimmi il perché….perchè non potevi lasciarmi…temevi per me, per la mia vita? Pensi che senza di te  non saprei cavarmela, che sarei in pericolo?
No….sarei io in pericolo senza di te….
Che vuoi dire.
…Dovrei strapparmi il cuore per  poter lasciare……te…..
…Andrè….io.
...Solo allora potrei vivere senza i tuoi occhi, senza il tuo sorriso….
……….
Apri i tuoi occhi…guardami…
……….
Perché piangi, Oscar?   Io non posso vederti piangere.
….E’ la cosa che più mi addolora a questo mondo, ma non mi lasci scelta. Lascerai oggi stesso questa casa per non farvi ritorno mai più.
…No…..ti prego.
Non posso fidarmi di te, non posso più farlo. Spero che tu lo capisca.
...Oscar, no..
Ti troverò un impiego presso un’altra famiglia nobile, non devi temere. E se dovessi avere bisogno di me, io ci sarò, comunque.
…Non farlo.
Mi dispiace, Andrè, non sai quanto...non sai  davvero quanto….
 
 



Aveva ripreso a nevicare, quella notte.  
Lo aveva visto andare via nel cuore della notte, cavalcando lentamente accompagnato  dai minuscoli fiocchi di neve,  per ubbidire, senza più ribattere,  al suo ordine. Lo aveva seguito con lo sguardo fino a che la sua figura era sparita oltre il cancello del palazzo, torturandosi un labbro fino a farlo sanguinare, nel tentativo di non piangere, di non cedere una volta ancora.
E anche dopo che lui se ne era andato, era rimasta immobile a osservare le impronte del suo cavallo che, lentamente, venivano sepolte dai fiocchi di neve.  Sbatté piano le palpebre, diverse volte, come per tornare in sé, come a ricercare la via d’uscita da un brutto incubo.
Troppe erano le parole che le risuonavano nella testa, troppo gli scontri con lui negli ultimi giorni.
 
Non sei roba mia. Non sei niente….non so più chi sei…
Guarda i miei occhi, guardali…. non mentono….
Dovrei strapparmi il cuore per  poter lasciare……te…..
Mi stai facendo male  e tanto…così..tanto…..
Io non posso vederti piangere. Oscar….
Dimmi il perché….perchè non potevi lasciarmi
 
 
La mano sulla porta, un passo dopo l’altro, le scale, i corridoi, di corsa, al buio,  verso camera sua, senza un  perché.
La speranza di sentire la sua voce, la sua risata cristallina, o di trovarlo assorto nei suoi pensieri, la testa tra le mani.
 Ma poi la delusione, l’incubo che non passa, che le fa tremare le gambe.
Il lieve  scricchiolio del pavimento sotto gli stivali, il pianto di Nanny che riempie la stanza.
E le sue parole.
Non avercela con me, Nanny, l’ho fatto per lui. 
Solo per lui.
Sarà felice d’ora in poi, lontano da qui sarà finalmente felice.
Il suo cuore…sarà libero…..
lei  lo renderà felice, lei lo può amare….. lei può farlo….lei….ha un nome di donna.
 

 
 

 

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Capitolo 13
*** Tutti gli sbagli dell’amore ***


In nomine patris 
 

 


Tutti gli sbagli dell'amore 




Cosa è successo, perchè sei venuto a quest’ora, c’è la tormenta là fuori.
Davvero?
Ti senti bene?
…Si..
Togliti il mantello,  accendo il fuoco, siediti lì……faccio  subito…
Va bene, Madeleine, grazie..
Prendi un po’ di whisky, ti farà bene, ti scalderà subito..
Grazie
Di niente.
Come sta Béatrice?
Benissimo, sta dormendo già da diverse ore.
Bene.
Ma non sei qui per parlare di Béatrice, vero?
Già.
Quella sacca che hai  lasciato sulla porta…cosa significa, Andrè?
Ho bisogno di un posto dove dormire… intendo solo per  questa notte….poi domani mi cercherò una sistemazione…
Puoi rimanere qui tutto il tempo che vuoi….lo sai…
Grazie, sei tanto cara, Madeleine.
Cosa….cosa è successo, Andrè?
Fatico a mettere in ordine le idee..
Hai lasciato quella casa?
Si..
E’ accaduto qualcosa con Madamigella Oscar??
Si.
Ti ha mandato via lei?
Si…
Vuoi dirmi perché l’ha fatto? E’ accaduto qualcosa?
Oscar pensava di avere capito chi fosse il padre di Béatrice.
Non è possibile..
Non temere, si sbagliava.
Si sbagliava?
Si.
E chi pensava che fosse?
Suo padre.
……Cosa.. suo padre? Il Generale?
Il  Generale.'
E come avrebbe fatto a venirle un’idea del genere?
E’ la soluzione più logica, se ci pensi.
Perché?
Lei sa che tu sei stata la cameriera personale del padre e questo le è bastato per credere che fosse lui.
Accidenti….credo di averla portata ad ingannarsi.
Già, non me ne ero reso conto  finchè  questa sera è venuta da me per dirmi che aveva capito tutto e che sarebbe andata da lui per discutere la faccenda.
Oh mio Dio…
Era convinta che vi vedeste ancora, che lui tradisse con te la madre.
Ma….. no….è assurdo…
Già, ma dal suo punto di vista era l’unica soluzione  plausibile.
E tu cos’hai fatto?
Le ho impedito di andare dal padre.
E come?
Le ho detto che si sbagliava, che non era lui il padre.
Cosa le hai detto esattamente?
Che c’era un’altra soluzione a questo  enigma.
Cioè?
Ho confessato di essere io il padre di Béatrice.
Mio Dio.
E  ci ha creduto?
Si, credo di si.
Non ha avuto dubbi?
No.
E cosa ha detto?
Mi ha guardato come si guarda un estraneo, uno sconosciuto.
Non sei uno sconosciuto, lei  sa bene chi sei.
Le ho mentito, l’ho ingannata.  Una volta ancora.
L’hai fatto per un motivo valido.
Ma lei questo non lo sa.
L’hai fatto per non darle un dispiacere.
Già.
Forse sarebbe bastato raccontarle la verità, non credi?
No, non dovrà mai saperlo, mai.
Oppure avresti potuto dirle che si tratta di un uomo qualunque, un mercante capitato in città, un uomo sposato,   perché, non l’hai fatto?
Non ci avrebbe  creduto, avrebbe continuato ad indagare, la conosco bene.
Ma lei ti ha cacciato.
Si.
Lei adesso non si fida di te e forse non lo farà mai più. Ci hai pensato a questo?
Si. Lo so.
Devi dirglielo.
No.
Devi.
Non posso.
Preferisci perderla per sempre  piuttosto che spiegarle come sono andate le cose?
Non ho altra scelta.
Io non ti capisco, Andrè, proprio non ti capisco.
Lo so, non puoi capire.
Ma tu la ami, la ami e la perderai per sempre se non farai nulla.
Lei è così confusa, smarrita, non c’era traccia di rabbia nella sua voce…mi si è spezzato il cuore nel vederla così. Ma non posso fare altrimenti. Non posso.
Ripensaci, pensa a lei, la perderai.
L’ho già persa, ho perso la sua fiducia, la sua stima.
Forse non è ancora troppo tardi.
Non posso.  Se lui lo venisse  a sapere sarebbe la fine.
Oh, Andrè..anche se lo venisse a sapere sono passati anni, adesso molte cose sono cambiate, potrebbe non importargli più che si mantenga la promessa che gli abbiamo fatto. Il nostro segreto potrebbe non avere più importanza per lui.
Non ci scommetterei.
Forse ti sbagli.
Ci sono troppe cose in ballo, Madeleine, io non posso rischiare.
Anche se Oscar lo sapesse, se sapesse chi è il padre di Béatrice, in fondo non avrebbe più alcuna importanza.
Dimentichi che nell’accordo che abbiamo fatto c’era di non fare parola di questa vicenda con Oscar. Lui  si occupa economicamente di te e di Béatrice, paga le spese di questa casa, a condizione che l’accordo venga rispettato.  Cosa succederebbe se sapesse che non è stato così, che il suo nome è stato fatto in questa vicenda?  Pensa a Béatrice, che vita farebbe senza quei soldi?  Come la manterresti?
Io non so…ma …. mi sembra un sacrificio troppo grande, il tuo
Lui verrà qui, da te, un giorno,  e  non ci metterà molto a capire se l’accordo non  è stato rispettato.
Lui tornerà da me?
Forse si, presto.
Non sono pronta.
Madeleine….
Non sono pronta… ho paura di lui…di qeullo che mi fa diventare, di come mi fa sentire….
Mia piccola Madeleine…
….Ho paura di dimenticare tutto il male che mi ha fatto, che ci ha fatto….vorrei cancellarlo dalla mente, vorrei che non fosse mai esistito. Ma poi penso a Béatrice e so che se non avessi lei impazzirei …..che lei è l’unica cosa buona che quell’uomo mi la  lasciat…  E ho paura, perché quando non c’è non è lui che voglio  non è lui che aspetto…alzata…...perchè fa così male l’amore, Andrè?
Non lo so, piccola..
E penso che se ci fossi sempre tu qui con me io non avrei più paura di niente…saremo felici insieme..e  il mio cuore sarebbe ancora colmo d’amore……come si fa a non amarti, Andrè, come si può fare….
Madelene….vieni qui…
Saresti felice anche tu…..io lo so, io lo sento. Io ti renderei felice, davvero….
…..Forse…
E forse anche tu mi ameresti un po’, ogni giorno un po’ di più, perché noi ci assomigliamo così tanto, abbiamo  solo amato le persone sbagliate, tutto qui, e adesso ci siamo trovati, finalmente…
Madeleine…
Resta con me stanotte, Andrè…non mi lasciare…
 








 

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Capitolo 14
*** Incubi e verità ***



In nomine patris

 

Incubi e verità

 
 
E allora la baciò.  Una volta. E tremò sulle sue labbra dischiuse.
Due volte. E il sapore di lei, dolce e inebriante, si  sciolse nella sua bocca.
Tre volte. E gli sembrò di potersi perdere, su quelle labbra perfette, che lo desideravano, lo  trascinavano via, da sé, dai suoi tormenti.
E baciandola, avvolse il viso delicato  tra le mani, ne accarezzò i contorni, respirò il suo profumo.
La baciò e la baciò ancora, finchè  fu lei  a staccarsi da quei baci dolcissimi per prendere la sua mano e condurlo imbarazzata al piano superiore, in camera sua.
E lì la baciò di nuovo, questa volta con più ardore, senza più contare i baci, senza più pensare a niente.
Lei lo voleva, lo voleva, ogni parte di lei invocava il suo tocco, i suoi baci voraci. 
Si staccò da lei, il cuore sussultava nel petto, e si fermò un istante a  osservarla. Era bella, incredibilmente bella, un frutto proibito, capace di  spazzare via ogni principio e di fare scempio della ragione. 
Quando la veste di lei scivolò via,  le tornò accanto  per prenderla di nuovo tra le braccia, armeggiò con il  suo bustino che lentamente cedeva sotto il suo tocco, mentre ai baci di lei si univano i  gemiti di entrambi, le carezze  infuocate di lei sotto la sua camicia  bianca ormai sollevata.
La condusse  al letto e la fece sdraiare. Il seno di lei, bianco, perfetto, tra le sue mani sempre più esigenti, la bocca di nuovo nella sua.
Forse era  davvero quello il suo destino, una donna meravigliosa, una figlia che lo amava come un padre e allora pensò che ogni segreto, ogni ricatto, ogni bugia, aveva silenziosamente creato un sentiero sicuro, tranquillo, che adesso stava percorrendo, insieme a lei, sua compagna di viaggio, per essere finalmente felice in una vita perfetta.
Per liberarli dal male, per tornare a respirare, libero,per  scacciare via tutti  gli incubi delle notti più oscure.
Quegli incubi.  E sentì tutti i muscoli contrarsi  improvvisamente in uno spasmo doloroso che lo riportava inesorabilmente a lei.
Lei. Lei che ride, lei felice. Lei sposa, lei illusa, ingannata  derisa, tradita, ferita. Lei. Oscar.
 
- Perdonami……
- Andrè…..
- Non posso farlo Madeleine, … non posso.
- No, Andrè, non dirlo, ti prego. Saremo felici insieme…
- Perdonami, piccola,….se puoi.
 


 
Ancora lui.
Eccolo di nuovo nei suoi incubi. Alto e imponente, sembrava sovrastarlo vestito nella sua divisa splendente. Lo guardava e rideva, mentre con una spada impugnata nella mano destra mirava dritto al suo cuore.
Si guardò in giro. Di nuovo quella stanza, di nuovo palazzo Jarjayes. Di nuovo quella notte senza luna.

Parlerò…..griderò se non mi ascolteranno  – urlava,  ma  lui, ridendo, si prendeva gioco delle sue minacce.
Non griderai, Andrè, non puoi farlo.
Lo farò invece.
Provaci e  Oscar ne avrà a soffrire.
Le dirò cosa avete fatto, le dirò tutto di voi.
Fallo e te ne pentirai.  Se parlerai,  Oscar  diventerà mia moglie e la sua vita sarà un inferno, un incubo.
Non accetterà mai di sposarvi.
Certo che accetterà, la convincerò del mio amore sincero  per lei.
Non si fiderà di voi quando saprà  cosa avete fatto a Madeleine.
Io non ho fatto niente a Madeleine, è lei che mi ha sedotto, io ho semplicemente ceduto al suo fascino…non sai quante donne desiderino  stare con me
Siete il diavolo….siete il diavolo…
No, sono solo un uomo che non può permettersi  uno scandalo, Andrè. E farò qualunque cosa per impedirlo. Oscar  si fida di me, non ti crederà mai….mai.
Questo lo vedremo..
E non basterà fare di lei mia moglie, entrare nel suo letto tutte le sere,  io racconterò ogni particolare di lei, della nostra vita, la più intima……racconterò di come fa l’amore di come geme tra le mie braccia, del candore dei suoi seni, di come è diventata esperta grazie  ai miei…. insegnamenti…. anche la neve può sciogliersi con me, lo sai? E mi farò beffe di lei….davanti a tutta la corte… e nel letto di altre donne…..
Fatelo e Io vi ucciderò con le mie mani….
Devi farlo ora, perché dopo sarebbe troppo tardi, Andrè…
Siete un verme…
Diventerà lo zimbello della Corte, io non ho niente da perdere a questo punto, lei invece ha tutto da perdere sposando me……e tutto da imparare…..
Non avete principi, voi? Non avete un cuore?
Oh, si Andrè, io ho un cuore che è colmo d’amore per la persona che non voglio perdere……se questa storia con Madeleine si sapesse io perderei  il mio amore, perderei tutto…..
Non vi sembra troppo tardi per pensarci adesso? Dovevate  saperlo quando avete iniziato a corteggiare una  cameriera a palazzo Jarjayes.
Era troppo bella pechè potessi resisterle…
In una cosa vi sbagliate..voi  non sapete cosa sia l’amore, non lo sapete……
……Forse no, ma tu lo sai…e la salverai da me, non è vero? Daresti la vita per lei, non mentire…
 
 

Aprì li occhi nell’istante in cui la spada sfiorò il cuore.
Al solo contatto con la punta,  la stoffa si era cosparsa di sangue  e nel giro di un secondo tutta la camicia si era imbevuta di rosso.
Ancora quel sogno maledetto. Lo aveva fatto di nuovo, proprio nel mezzo della notte.
Si asciugò la fronte con il lenzuolo  e si mise a sedere sul bordo del letto.
La voce di lui gli risuonava nelle orecchie. Nel sogno come allora, aveva perso quel tono dolce e suadente che ne caratterizzava i tratti e assumeva una durezza che prima di quel giorno non aveva mai sentito.
Strano come nei sogni si ricordino anche i particolari più insignificanti. Gli occhi scintillanti a cui  sembrava avere imposto di non distogliere lo sguardo da lui, un semplice attendente,  le mani  affusolate agitate in aria per liberare la collera.
Era andata più o meno come nel sogno, in effetti. Certo, nel sogno i contorni erano più sfumati, le voci più ovattate e le espressioni più estreme, ma ricostruendo nella mente ogni singolo particolare, ogni parola, ogni dialogo, era sempre più consapevole  della somiglianza tra sogno e realtà.
E poi lui, sempre lui.
Perché se il sogno ritornava durante il sonno  a perseguitarlo sempre più spesso, sempre uguale nei dialoghi, nelle mosse, nelle  espressioni  contratte dei protagonisti,  era di giorno che quei ricordi assumevano un peso maggiore.
Sospirò e si prese il capo tra le mani.
Aveva forse sbagliato tutto?
Avrebbe forse  fatto meglio a non cedere alle minacce di quell’uomo che in fondo cercava  solo di difendere la sua reputazione? Le sue richieste erano chiare. Oscar non doveva sapere. Non avrebbe mai dovuto sapere della sua storia con la bella cameriera. Non si fidava di lei, conosceva la sua rettitudine e difficilmente avrebbe sepolto il segreto dentro di sé. Forse non avrebbe parlato apertamente, ma uno sguardo severo riservato a lui, avrebbe potuto incrinare la sua posizione.
Lo aveva osservato attentamente e sul volto di lui aveva letto follia, disperazione, rabbia, angoscia, troppi sentimenti gli offuscavano la mente in quel momento. Aveva letto  nei suoi occhi che le avrebbe attuate davvero, quelle minacce, e in fondo mantenere il segreto non gli sarebbe costato poi molto. Tacere sulla relazione clandestina tra u nobile e una cameriera non era poi un gran problema.
Dopo i primi momenti di incertezza, non aveva avuto dubbi sul da farsi e non gli era restato che scendere a patti con lui, cercando di spuntare le migliori condizioni. Non stava bluffando, avrebbe  mantenuto le sue minacce.
Cosa aveva offerto quell’uomo a Madeleine? Una manciata di soldi e il tentativo di liberarsi del figlio che lei aspettava. Avrebbe trovato lui il modo di sbarazzarsi dell’incidente che aveva nel grembo e forse si sarebbero  anche potuti rivedere, un giorno. Ma Madeleine lo voleva, quel bambino, e la soluzione migliore, a quel punto,  sembrava  trattare un appannaggio per lei e per il nascituro.
Nessuno di loro avrebbe  tradito il segreto.
Povera Madeleine, innamorata di un uomo che non vedeva l’ora di sbarazzarsi di quell’increscioso incidente.  Ma con lei non ne aveva fatto parola. Non voleva che il suo sogno d’amore si infrangesse del tutto contro un muro di ipocrisia e pochezza. Meglio farle credere che l’offerta di mantenere decorosamente lei e il bambino fosse spontanea, giunta dal buon cuore di lui e dal suo amore sincero ma impossibile.
Nella sua posizione,  sarebbe uno scandalo se si sapesse di te e del bambino, le aveva detto, e in fondo  Madeleine si era fidata del giudizio di Andrè, pensando di non riuscire a comprendere  pienamente le logiche di un amore cortese.
Adesso però, quell’insieme di bugie che si  era trovato ad architettare nel giro di una notte iniziava  a perdere un pezzo. Oscar aveva saputo di Madeleine e le sue mille domande lo avevano portato lontano da palazzo Jarjayes.
E se avesse confessato ora? Se le avesse semplicemente detto che aveva mentito per proteggere lei, la donna che amava più della sua stessa vita, per salvarla da un matrimonio frutto della vendetta e nato da un ricatto ? Cosa avrebbe pensato lei?  Inconsapevole a tal punto della sua bellezza, avrebbe  sofferto per essere stata l’ oggetto destinato ad  un simile brutale  ricatto. Come se un uomo potesse volerla solo per compiere tale bassezze. Lei, il suo angelo biondo.
Ma così, tacendo, l’aveva persa, per sempre, forse, e l’idea di non poterla rivedere, toccare, sfiorare gli provocò un dolore  così acuto da  togliergli il respiro.
E la notte era ancora lunga.
 
 


L’effetto era quello di un dopo sbornia. Occhi pesanti, gola secca e un gran mal di testa.
Ma era sicuro di non avere bevuto, non troppo comunque,  solo un bicchiere  prima di andare a letto.
Già. A letto.
Si schiarì la gola, cercando di sollevarsi dalle coperte ed ebbe la conferma di essere da solo in camera.
Sgranò gli occhi e ci passò sopra lentamente  i polsi.
C’era mancato poco. Un attimo  ancora di quelle labbra e forse non sarebbe riuscito a resisterle davvero, un altro suo bacio, caldo e tenero, un lieve tocco sui suoi seni, e fermarsi sarebbe stato impossibile.
Madaleine, così femminile da far girare la testa, così dolce da suscitare tenerezza e tanto bella da sembrare un raggio di sole.
Si alzò e si diresse verso la finestra. Aveva smesso di nevicare ma il cielo era  ancora così incredibilmente grigio che sembrava custodire milioni di quei piccoli fiocchi gelati.  E improvvisamente sentì il desiderio di stingerne uno tra le mani, piccolo e candido come un lieve miracolo.
Come lei.
Puro, ghiacciato, indifeso, si sarebbe lasciato dissolvere sul palmo della sua mano aperta per raccoglierlo, lasciando  al suo passaggio un inaspettato calore, come se anche la neve potesse bruciare, come se anche il ghiaccio potesse ardere.
Come se anche lei, Oscar, potesse, un giorno, amare.
L’ho fatto per te, amore mio, solo per te.
Ritrasse la mano vuota e la strinse a sé.





 

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Capitolo 15
*** Il nodo sciolto ***


In nomine patris 

 

Il nodo sciolto

 

Quello che nel buio della notte gli era parso un atto di estremo coraggio  perché il castello di bugie che si era ritrovato a creare, mattone per mattone, non crollasse, adesso, alla luce del mattino, si rivelava come un atto folle e insensato, considerati  i risvolti che avrebbe avuto.
L’aveva persa. Per sempre forse.
Nel giro di pochissimi giorni, fiducia, affetto, amicizia, erano venuti inesorabilmente meno, e di questo non poteva certo darle torto. Ripensò alle parole scambiate, alla veemenza dei loro confronto. Perché se non aveva detto la verità su Madeleine, si era invece spinto a confessare un’altra verità, nascosta da tempo nei meandri del suo cuore.
Dovrei strapparmi il cuore per vivere senza di te, le aveva sussurrato, mentre gli occhi di lei si riempivano di lacrime e il suo cuore affondava nello sconforto più profondo. Troppo il dolore di vederla piangere e sconvolgente la sorpresa di leggere sul bel volto di lei un turbamento, un’emozione forte, per lui, per le sue parole.
Ma cosa diavolo fare per rimediare?
Già, il divaolo…..
 
 
 

 

La Corte è in fermento oggi, Comandante..
Cosa intendete dire, Girodelle?
Il Conte di Fersen ha fatto ritorno a Versailles e già si vocifera che la Regina abbia annullato le udienze dei prossimi giorni.
Già…e voi sapete bene quanto la sua presenza a Corte possa nuocere alla Regina.
Lo so… la Regina non riesce a nascondere la sua simpatia per il Conte.
Dovete fare molta attenzione, Comandante, lei vi ascolta, consigliatela nel migliore dei modi…
Ci proverò, Girodelle..
Fece un gesto stizzoso e continuò il suo cammino lungo i corridoi della Corte, diretta verso gli appartamenti della Regina. Era tornato, finalmente. Fersen era tornato. Continuava a ripeterlo a se stessa, come a ricordare al suo cuore l’emozione che avrebbe dovuto provare a quella notizia. Aveva atteso il suo ritorno per tanto tempo e adesso  camminava nervosamente cercando di rimettere in ordine le idee.
Lo avrebbe rivisto, avrebbe sorriso alle sue battute sagaci e avrebbe ascoltato i suoi racconti sugli anni trascorsi lontano dalla Francia. Ma avrebbe anche visto il suo sguardo malinconico, ogni volta che l’argomento andava alla Regina, l’unica donna che lui avrebbe potuto amare.
E se non fosse più innamorato di lei? Se i suoi sentimenti si fossero con il tempo affievoliti?
E tra un interrogativo e l’altro, se lo ritrovò dinnanzi, il cuore che batteva all’impazzata.
Bello, ancor più di prima, più alto, più maturo, più uomo. Gli occhi trasparenti, lo sguardo fiero, a volte sprezzante, a volte così triste, si era fatto ancora più penetrante ed  enigmatico,  le mani affusolate, che si muovevano con garbo ed eleganza. Magnifico, ecco, magnifico era l’unica parola che potesse rendergli giustizia.
Abile nella conversazione, sempre pregevole nei contenuti, colto, ammaliatore, ritrovò il piacere di conversare amabilmente  con lui, dimenticando per alcuni istanti i crucci degli ultimi tempi.
 


 

Vi ringrazio per avermi invitato qui, Madamigella Oscar.
Siete il benvenuto a casa mia, lo sapete.
Avevate ragione, non era opportuno che accettassi l’ospitalità della Regina….
Potete restare tutto  il tempo che vorrete, Conte di Fersen.
La mia residenza sarà pronta per ospitarmi tra pochi giorni e non approfitterò oltre della  vostra gentilezza.
Mi fa piacere avervi qui, Conte.
Vi ringrazio, Oscar. Ho viaggiato molto ultimamente e non mi tratterrò a Parigi per lungo tempo.
Capisco.
Solo alcune settimane per ritrovare i vecchi amici  per sbrigare alcuni affari.
Già.
Ma non vedo Andrè..
Non lavora più qui da qualche giorno.
Mi sorprende molto, vi era affezionato..
…Si..
E’ accaduto qualcosa?
….No.. semplicemente ha deciso di vivere la sua vita lontano da palazzo Jarjayes…
Altro vino, Oscar?
Si..
A volte occorre fare delle scelte difficili, non credete?
Cosa volete dire?
Per sopravvivere, nonostante tutto…..
Lui ha diritto ad essere felice.
Certo, come ognuno di noi, Oscar.
….Forse…
E non è forse l’amore l’unica cosa in grado di concedere la felicità?
Non….non lo so, Fersen….
Si…..è l’amore, Oscar, che permette di vivere la felicità più completa….solo l’amore…
…..Io.non…
Mi terrò lontano da Versailles, non voglio nuocere in alcun modo alla Regina… e poi…. sono passati tanti anni e i sentimenti cambiano, Oscar…
…..Co……cosa volete dire?
Io dovrei pensare a sposarmi, Oscar, questo è il desiderio di mio padre e credo che abbia ragione…
..Sposarvi….
Si……e avere una famiglia  mia…. una donna da amare, magari dei figli....
...E’ naturale che vogliate queste cose…
E voi, Oscar, non sono cose che desiderate anche voi, queste?
….Io non ci ho mai pensato…la mia educazione  mi ha  imposto altre scelte, altri obiettivi….
 …Voi siete così bella Oscar….così incredibilmente bella….e non ve ne rendete neanche conto….
….Io?
Siete bellissima, siete sbocciata come una splendida rosa…...la rosa più bella di  Versailles…….
….Fersen…..
I vostri occhi….le vostre labbra…..siete una rosa da cogliere, Oscar e solo il più fortunato degli uomini avrà l’onore di farlo…
 
Non riusciva a parlare. Le si era fatto così vicino che temeva potesse accorgersi dei battiti del cuore che le risuonavano nella testa, insieme alle parole di lui, e del tremore delle mani abbandonate lungo i fianchi sottili. Lo guardava, immobile e rigida, senza riuscire a deglutire o sbattere le palpebre.
Perché temeva che se solo avesse chiuso gli occhi un istante, lui sarebbe sparito, svanito come in un sogno ad occhi aperti.
Lo osservò ancora mentre alzava adagio una mano e con un dito le sfiorava il mento e poi lo sollevava piano fino a quando riuscì a percepire il calore della sua bocca ormai così vicina alla sua.
Lui parlava ancora, ma lei non le udiva più, quelle parole, che desiderava ascoltare da tanto tempo, da mille notti ormai.
Perché la sua voce le offuscava la ragione, vinceva le resistenze e una mano le cingeva la vita e la attirava a sé.
Chiuse gli occhi quando sentì le labbra sfiorare le sue, toccarle, accarezzarle con baci lievissimi e poi schiudere la sua bocca, ancora tremante e immobile.  E il suo sapore le sembrò nuovo, misterioso, estraneo, oscuro…un sapore che si insinuò in lei rapidamente.
Bellissima…..bellissima Oscar……le ripeteva mentre la stringeva ancora di più a sé  e con una  mano continuava a percorrere il suo corpo ancora immobile.
E quando aprì di nuovo gli occhi, lesse sul viso di lui il desiderio di lei, del suo corpo, mentre le dita si muovevano piano per slegare i lacci della sua camicia.
La seta si sciolse sotto il suo tocco esperto  e fu come se a  quel nodo fossero legati i suoi sentimenti, i suoi pensieri più profondi, adesso  liberi di agitarsi nuovamente dentro di lei, di sconvolgerla di farla rabbrividire, emozionare, piangere e soffrire.
Per un uomo ormai lontano….per il suo cuore strappato.
Per il suo amore impossibile.
Solo per lui.
 
Fermatevi…
Oscar..
No…..
Perché….
Non voglio …..
Aspetterò….
Non datevi pena, Fersen……per me.
Ma…..Oscar….
Rivolgete altrove le vostre attenzioni, Conte….
 





 
Madamigella Oscar…..
Buongiorno Madeleine.
Vi prego entrate.
Grazie….sono qui per parlare con Andrè.
Andrè….?
Si.
Gli ho trovato un nuovo incarico, dovrebbe incominciare il prima possibile e….
Non è qui, Madamigella.
Rientra più tardi?
No….vedete…lui non abita qui.
Ma ha lasciato palazzo Jarjayes per venire qui, da voi.
Si, ma è rimasto solo un paio di giorni, il tempo di trovare una nuova sistemazione.
Non capisco.
Lo so che non capite.
Lui è venuto qui per riprendere le redini della sua vita, per stare con voi, con sua figlia.
Lo so….ma le cose sono piuttosto complicate….
Cosa c’è di complicato…?
Voi vedete solo il bianco e il nero, ma nella vita non ci sono solo colori opposti, ci sono mille altre  sfumature  da vivere, Madamigella.
Cosa intendete dire?
Andrè è una persona meravigliosa.
Questo lo so.
E’ l’uomo migliore che io abbia mai conosciuto nella mia vita.
….Si…
E’ leale, fedele, lui sa davvero cosa sia l’amore e come si possa rinunciare alla propria felicità per  il bene della persona amata.
Non vi capisco….dove volete arrivare.
Vorrei un uomo così accanto a me,  ho tentato davvero di avere  Andrè per me, sapete, ma non è stato possibile perché non è me che ama e non mi amerà mai, credetemi…
Questo…. non mi riguarda….
Vi riguarda più di quanto crediate…
Non voglio che continuiate oltre…
Vi fa male sentire parlare di lui, vero?  Se solo voi non ci foste, lui potrebbe essere felice..e questo l’avete capito..
Ma che dite…
Andrè è libero, Madamigella Oscar, libero da qualunque vincolo  che crediate  abbia in questa casa…libero di rovinarsi la vita sognando un amore impossibile.…non mi guardate così, Madamigella, siamo troppo diverse noi. Io ho rinunciato alla dignità per l’amore di un uomo che credevo mi amasse davvero, voi rinuncereste all’amore, alla felicità, solo perché credete di non averne diritto….
…Voi non sapete nulla di me…
So che la felicità può fare paura, molto più ogni altra cosa al  mondo… L’ho detto ad Andrè che voi gli avreste fatto solo del male…siete nobile, in fondo, vostro malgrado ferite le persone che tengono a voi… ma non siamo burattini nelle vostre mani, abbiamo un cuore anche noi…
Io non gli ho mai fatto del male.
Lo credete davvero?
…..Certo. E’ lui che mi ha mentito.
Certo, ma vi siete mai  fermata a domandarvi il perché delle sue bugie? Il vero motivo, intendo….
Si...l’ho fatto…
E avete compreso qualcosa ?
…Si….
Voi tenete molto a lui, vero?
...Si…
E non è già questa l’unica risposta alle vostre domande, Madamigella?

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Capitolo 16
*** Perché l'amore ***


In nomine patris 

 

Perché l’amore

 

 
.....Oscar....
Aveva sussurrato il suo nome talmente piano che la voce era uscita dalle sue labbra, incurvate in un sorriso,  come un soffio lieve.
Chiuse gli occhi e subito  li riaprì. Non era un sogno, era davvero  il suo meraviglioso  angelo biondo.
Rimase immobile dinnanzi alla porta, con il cuore in gola e il timore che qualunque lieve rumore potesse infrangere quella magia.
Chiuse piano la porta dietro di sé, ancora incerto se proseguire fino a lei, addormentata sul suo piccolo letto di quella camera che per tanti anni era stata sua, oppure rimanere immobile e riempirsi  la memoria di quella incredibile visione.
Il  corpo ricoperto solo da una camicia da notte bianca, le lunghe  gambe scoperte da un sonno agitato, adagiate su di un fianco.
Si decise ad avvicinarsi di più,  fino ad accostarsi a lei e poi si chinò sulle ginocchia per seguire con lo sguardo  i contorni del suo corpo illuminato dalla luna.
Non aveva mai visto niente di più bello in vita sua.
Cercò di trattenere il respiro perché gli sembrava che ogni piccolo sussulto del suo cuore potesse svegliarla dal suo sonno incantato, implorando il tempo di fermare il suo scorrere crudele.
Finchè vide i suoi occhi dischiudersi.


Andrè…..
Oscar….
Andrè….sei tornato…
Fa freddo, Oscar, il camino è spento.
Non importa….
Ti ammalerai…
Non importa…sei  qui …
Io..…ero venuto a prendere una cosa che ho dimenticato…so che non avrei dovuto tornare a palazzo….mi dispiace….
Non importa, Andrè….
E tu….. perché sei qui, Oscar...
Non riuscivo a dormire….
Anch’io, sai, stanotte non riuscivo a dormire…
Sono stata da Madeleine…tu non abiti da lei….
No….non abito da lei..
Te ne sei andato…
Si….
E perché?
Perché non posso chiedere al mio cuore di amarla…non è possibile..
Non è possibile?
No. Il mio cuore ama un’altra donna.
...Si?
Si.
E com’è?
Bella.
Bella?
Bellissima.   E’ la donna più bella che abbia mai visto.
Davvero?
Davvero. E’ come un fiocco di neve, sai?
Un fiocco di neve?
Si, è bianca….
Bianca?
E leggiadra e candida e generosa. Ed è indomita, sai?
Indomita?
Testona, a volte…irragionevole...
Si?
E anche un po’ curiosa…
Curiosa…
Si, molto curiosa….troppo…..
Troppo….
E anche un po’ precipitosa…ma io…
Tu cosa…..
Io la amo più di ogni altra cosa….
Tu la ami?
Più del sole e del mare. Più della luna e del cielo.
Davvero?
Davvero. Lei è il mio piccolo fiocco di neve. Io lo stringo forte e lei si insinua dentro di me…sempre più nel profondo….mi penetra   e  sento il suo calore, il suo profumo….
Dentro di te..
Lei è  come il sangue nelle vene….è come l’aria che respiro…
....Andrè….
E’ sempre stato così e sarà così per sempre…
Per sempre?
Per sempre,  ti amerò per sempre…Oscar.
 
 

 
Perché l’amore rende tutto più bello.
Adesso lo sapeva anche lei.

Un bacio donato, un altro  bacio rubato, sull’incavo del collo e poi più giù, fino al torace, fino a sentire i battiti  impazziti del  suo cuore.
E poi risalire  adagio per ritrovare la sua bocca morbida, baciare il suo sorriso.
I corpi nudi sulle lenzuola fredde.
Il  tocco di lui.
Il desiderio.
L’abbandono.
I fremiti.
I sussulti.
Il timore, poi un piccolo dolore, e il fuoco che invade le carni mentre le mani percorrono, le unghie graffiano.
E i gemiti di lui, di lei, gli occhi aperti a cercarsi, a leggere l’estasi, l’amore.
Il piacere che scorre sulla pelle, che si scioglie nelle viscere, che scalda  e poi raggela e poi trascina di nuovo lontano.
Sentirlo dentro, sentirlo muovere piano, in  lei.
E la mente che vola, libera di sognare, di dimenticare.
Sussurrare il suo nome, una, cento, mille volte, perché lui sappia  che é vero, perché lui sappia  che anche per lei è amore.

Si, anche lei ora lo sapeva.   

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Capitolo 17
*** Intenso e travolgente ***


In nomine patris
 



Intenso e travolgente
 

 

Non riusciva a staccare gli occhi dai suoi. Verdi, magnifici, magnetici, colmi di dolcezza, leggeva nel suo sguardo tutto l’amore del mondo.
Il buio era denso all’interno della stanza e la luce della luna, fioca e pallida, illuminava debolmente i loro corpi.
Ancora nudi,  distesi  l’uno accanto all’altra, persi nella contemplazione di quel sogno finalmente realizzato.
Ancora in silenzio, per non spezzare l’incantesimo, perché la luna non fuggisse da quel cielo stellato.  Perché l’alba non arrivasse mai a rubare tempo alla notte degli amanti.
E nel silenzio la paura, di affrontare il sorgere del sole, i mille dubbi, i timori, i doveri. La vita che chiama, che esige, che ordina.  Per non lasciarlo andare, perché il tocco delle sue mani delicate che percorrono, accarezzano, lentamente, la schiena, i glutei, e poi si soffermano sulle spalle, compiendo adagio un percorso leggero  circolare, non si debba fermare. Mai.
Occhi dentro gli occhi. Profondi, sognanti, limpidi.
Occhi negli occhi. Senza parole. Solo respiri.
E il profumo della pelle, inebriante, eccitante. Sulle bocche il sapore dei baci, sulle labbra ancora il ricordo di quei mille tocchi roventi  e bagnati.
Chiuse gli occhi qualche istante. E quando li riaprí, ad attenderla,  trovò di nuovo i suoi.
 

Andrè…
…Si…
Dimmi, Andrè, si può amare così tanto da sentire un  dolore al cuore?
Si, Oscar, io credo di si.
Perché io lo avverto  davvero, il mio cuore che pulsa nel petto, mi stordisce, ma è un dolore piacevole, sai?
Si, lo so, Oscar….adesso è un dolore dolce, bellissimo.
E prima non lo era, vero?
Oh, si, era bello comunque. Perché era il mio disperato  amore per te a togliermi il fiato, a spezzarmi il respiro. Ma non avrei rinunciato a provarlo per niente al mondo, credimi, Oscar.
Tu l’hai sempre saputo, vero, Andrè?
Che il mio cuore un giorno avrebbe esultato?
Si…
Certo, io l’ho sempre saputo. Sempre.
Davvero?
Si. Sapevo che un giorno ti avrei tenuta tra  le mie braccia. Che ti avrei stretta, amata, accarezzata. Che ti avrei confessato tutto il mio amore, baciato le labbra, respirato il profumo dei tuoi capelli, sussurrato parole d’amore.  Teneramente.
E come facevi a saperlo?
Sentivo che il mio cuore non avrebbe sanguinato per sempre. Che un giorno avresti  riconosciuto il mio dolore, perché un po’ sarebbe stato anche il tuo. E avresti  curato le mie ferite.
Sono stata così cieca, non ho voluto vedere, non ho voluto riconoscerlo l’amore vero. Mi sono persa e tu mi hai condotto alla strada che mi riportava a casa.
Sei qui, adesso.
..Si..
Nient’altro ha importanza, niente e nessuno…
Dimmi che è vero…
E’ vero, Oscar…
E dimmi che sarà così per sempre…
Per sempre…te lo giuro.
Noi due, insieme.
Noi due insieme. Per sempre.
Per sempre.
Cosa faremo adesso, Oscar?
Non ci perdoneranno il nostro amore, lo  sai.
Lo so. Non capirebbero.
Non è l’amore che conta a Versailles, non conta per i nobili e nemmeno per i Re.
Già.
Saremo costretti a nasconderci, se resteremo qui.  Tu sarai sempre il mio attendente. Non vedo altre strade.
..Si…
Se andassimo via, invece….ma….ma è impossibile…
...Impossibile..
C’è Beatrice, qui…..
Già…
E tu non la lasceresti mai….e io on te lo chiederei, non lo farei mai, Andrè…
….Ci….ci sono tante cose di cui dobbiamo parlare, Oscar,…..ti devo delle spiegazioni per il mio comportamento….
Non adesso, non ora….
Ma è giusto che tu sappia…
Shhh…..Siamo noi due, Andrè, noi due. Non voglio sentire altro, sapere altro. siamo noi due. Noi due.
Si…noi due, amore.
Nessun altro per questa notte. Questa notte è solo nostra, Andrè.
 
 


 
Non è ancora l’alba, Oscar.
Abbiamo ancora un po’ di tempo per noi.
Si…..Oscar…il Conte di Fersen non alloggia più a palazzo Jarjayes?
No…è stato qui alcuni giorni e poi si è trasferito alla sua residenza. Non dirmi che sei geloso.
Certo che lo sono.
Lo sei?
Sei talmente bella, amore, e non te ne accorgi neanche dell’effetto che fai agli uomini….e poi lui….
Lui cosa….
Lo amavi, un tempo.
Non era amore, Andrè, ora lo so. Non era amore, mi sbagliavo….
Oscar….tu sai perché  è tornato in Francia?
Si…mi ha detto che avrebbe dovuto sistemare delle faccende personali.  Credo che abbia fatto cenno ad una bambina, figlia di una sua protetta, che vuole portare a vivere con la sorella Sophie, in Svezia.
….Cosa….cosa hai detto? Una bambina….
…Si…….Sophie ha manifestato il desiderio di avere la compagnia di una bambina….che accudirebbe come una madre….
Mio Dio.non ci posso credere…
Credere a cosa….non capisco…
Spero solo non sia troppo tardi….
Tardi per cosa….
Devo andare…..
…….Dove?
Béatrice…..
…….Béatrice?
E’ lei che vuole portare via…vuole portarla via…..via…..da sua madre…..da me….
 
 






Note:
Rieccomi, rientrata dalle vacanze. Ringrazio  come sempre chi la letto e lasciato  recensioni. Non ho risposto perché non ho avuto molto tempo e con il mio vecchio PC e una chiavetta lentissima, a stento riuscivo a postare i capitoli.

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Capitolo 18
*** Quando il diavolo ***


In nomine patris




 Quando il diavolo


 

Le mani sul viso, a volere coprire la luce del sole che iniziava a sorgere, nel disperato tentativo di convincersi che fosse solo  un incubo. Che non fosse accaduto davvero.
E il corpo accasciato sul pavimento, accanto alla porta di ingresso della piccola casa, dove era stata immensamente felice. Dove le grida allegre di Béatrice risuonavano ancora nelle stanze colorate.
Sul corpo, la camicia da notte che aveva indossato era ricoperta dai capelli dorati che sciolti  ricadevano  disordinatamente sul seno e sulle spalle.

Non ricordava neanche quanto tempo fosse passato.
La mente a ripercorrere le sue parole, a ricordare come fosse potuto accadere.
Lo odiava. Lo odiava con tutte le sue forze. E odiava ss stessa per la sua debolezza, per avere creduto, ancora una volta che quel sogno  potesse essere vero.
 

Voi….
Era rimasta attonita nel vederlo comparire dinnanzi alla sua porta di casa. Le gambe tremanti sembravano poterla trascinare  negli inferi.
Non mi invitate ad entrare, Madelene?
Certo, Conte, entrate.
Siete un incanto, mia cara, uno splendore.
E’ merito del’aiuto che mi date. Posso permettermi abiti più ricchi, adesso.
Io credo invece che sia tutto merito tuo, Madelene. Saresti bella con qualunque abito, saresti degna di un Re. 
E’ passato tanto tempo dalla  vostra ultima visita, Conte. 
Si, è passato oltre un anno e non so dirvi quanto mi siate mancata.
Davvero?
Certo. E vi ho pensata tanto.
Non mentite. 
Non mento certo, mia cara Madelene. Io conservo il ricordo di quello che eravamo nel mio cuore. 
Nel vostro cuore?
Nel punto  più caro al mio cuore.
 

E allora lo aveva accolto di nuovo in casa sua, nel suo letto, nel suo cuore.  Ancora una volta  in quel vortice di sentimenti, dove amore e diffidenza duellavano ad armi  impari, si era persa, aveva vacillato e poi si era arresa, abbandonando ogni difesa tra le braccia del suo antico amante.
Perché era troppa la passione che sentiva nascere in lei al tocco delicato delle sue dita sula pelle. Irrefrenabile quella sensazione di urgenza che il suo ventre le suggeriva senza pudore. Troppo il bisogno di credere che un po’ ci fosse anche lei nella sua vita. Lei e quella figlia che lui non aveva mai abbandonato, che manteneva in una bella casa, soddisfacendo ogni necessità.
Si era fidata, una volta ancora. E questa volta le conseguenze sarebbero state atroci.
 

Vorrei vedere la bambina, Madeleine, se me lo permetti.
Certo, Conte.
Non mi chiamare Conte, Madeleine, tra di noi non è necessario.
Certo, Hans, venite, sta giocando in salotto. 
Come sei diventata bella, Béatrice, un vero splendore.  Del resto tua madre è un incanto,ogni volta di più .
Io credo che …vi somigli, Hans…
Dici? 
…Si….ma forse è una  cosa che non dovevo dire, perdonatemi…è fuori luogo…
Si…ma….ricordi il nostro patto?  Nessuno deve sapere.
E nessuno ha saputo.
Ne andrebbe della mia posizione, lo capisci, vero?
….Si…certamente….
So che Andrè non lavora più a palazzo Jarjayes, tu ne conosci i motivi?
No, non li conosco, ma so per certo che con Madamigella Oscar  lui non abbia fatto parola riguardo al  vero padre di Béatrice. 
Ne sono lieto, allora.
Madamigella mi era sembrata piuttosto strana e diffidente. …ho temuto sospettasse qualcosa…
Andrè ha placato ogni suo dubbio, non temete. 
Bene.
 

Aveva giocherellato un po’ con la bambina che dopo alcuni momenti di timore si era fatta più decisa e chiedeva ripetutamente di essere presa in braccio da lui. L’aveva sollevata e si era complimentato  di nuovo per la sua buona  educazione.
E in quei pochi istanti di felicità a lei si era aperto il cuore nel vedere padre e figlia così vicini, tanto che le parole  pronunciate in tono severo poco prima erano già un ricordo lontano.
Così facile sperare che ci sarebbe stato un futuro per loro e un padre più presente per quella bambina.
Sembri una principessina, piccola Béatrice, sei degna del palazzo di un Re.
Nessun elemento per capire le sue intenzioni, per pensare al peggio. Ad un vile inganno.
Avevano messo a letto Béatrice e poi le labbra bollenti di lui erano scivolate sul suo collo, con una tale passione che gli si era abbandonata con trasporto e desiderio.
E ancora una volta l’aveva spogliata lui, perché a lui piaceva fare così, avido di leggere la reazione di lei dipinta sul bel  volto di porcellana. Come la prima volta, come tutte le altre  volte che nelle loro notti proibite  avevano reso l’aria rovente. Poi, le si era abbandonato sul seno,  mentre con voce suadente celebrava la sua bellezza impareggiabile.
Vorrei portare Béatrice a vivere con me.
L’aveva guardato attonita.
Crescerebbe con mia sorella Sophie, beneficerebbe di un’educazione elitaria,  frequenterebbe la nobiltà svedese e francese….. non credi che sia la soluzione migliore?
….E….io?
L’aveva detto tremando,  ingenuamente, convinta di essere inclusa anche lei in tanta bontà.
Tu la vedresti quando faremo ritorno a Parigi.
…Io… no..non voglio separarmi da lei… non potete farmi questo… 
Ma il suo futuro sarà roseo con me, tu cosa potresti offrirle?
E’mia figlia e non intendo rinunciare a lei, per nessun motivo al mondo. Non mi importa che riceva un’educazione migliore, lei ha bisogno di sua madre adesso…è ancora cos piccola…
Proprio per questo… meglio  adesso che quando sarà più grande, il distacco sarebbe più doloroso.
Non lo farete…Adrè non lo consentirebbe mai.
Andrè? Siete intimi, allora.
No…. Lui è un amico, il mio migliore amico…..
Non ti devi preoccupare, mai cara, tu verrai a trovarla spesso, te lo garantisco….lo stai facendo per il bene di tua figlia, ricordatelo sempre.
 

Non aveva voluto sentire ragioni.  O lei non era riuscita a trovare le giuste argomentazioni per dissuaderlo da quel folle progetto.
Non era ancora notte quando Béatrice era stata portata via da quella casa. Addormentata tra le braccia di lui, aveva inconsapevolmente detto addio a quella madre amorevole che atterrita aveva smesso di combattere per lei.
 
 

 
 
 
Note:
Evidentemente questa volta il personaggio contro cui mi sono crudelmente accanita é il  bel Conte di Fersen.
Non c’è un motivo particolare, non mi sta neanche tanto antipatico!!
Del resto, a  turno, qualcuno va preso di mira….

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Capitolo 19
*** La nostra alba ***


In nomine patris




La nostra alba


 
Seduta sul bordo del piccolo letto, con il corpo parzialmente celato dal lenzuolo, sbigottita lo osservava rivestirsi in gran fretta, ancora confusa dalle parole appena pronunciate da Andrè.
Quel nome le riecheggiava nella testa senza sosta e la sorpresa che sentiva profonda nel suo animo, lottava con un senso di sdegno che lentamente, dentro di lei,  prendeva il sopravvento.
Percepiva l’inquietudine di lui, sentiva il respiro farsi  corto e riempire la penombra della stanza.
Mentre ne seguiva i movimenti, una strana sensazione di angoscia arrivò improvvisamente ad avvolgerla, portando con sé un fremito che, adagio, si insinuava nello stomaco e la faceva vacillare.
 
 
 
Allora è Fersen il padre della bambina, non è vero?
Si, è lui….
E tu ti sei attribuito la  paternità di Béatrice.…
…Si..
Perché..non capisco…
E’ una storia  lunga Oscar, te lo spiegherò, ma non adesso, non abbiamo tempo.
Volevi nasconderlo a me?
…Si, Oscar..
Fersen…..con Madelene….non riesco a crederci…
Già..anch’io non ci potevo credere…
Avresti dovuto dirmelo…
Non potevo….
Perché non potevi, cosa vuoi dire?
Ne riparleremo, Oscar, appena sarò sicuro che Béatrice  non corre pericoli.
Va bene…
Devo andare da Madelene, avvisarla sulle intenzioni di Fersen.
Vengo con te, Andrè…
Va bene, vestiti allora…
Maledizione, qui ho solo la camicia da notte..
Vai a vestirti in camera tua.
Si, aspettami però, promettimelo..
Certo,  sello i cavalli, ti aspetto nelle scuderie…
Ci metto un attimo, non temere…
Oscar…
Dimmi…
Mi dispiace di avere rovinato questa notte, sarebbe dovuta andare diversamente, perdonami..
Non ti preoccupare e..non l’hai rovinata...
Dici davvero?
Niente e nessuno potrà portarmi via  il ricordo di questa notte……e  te…
Niente e nessuno…
Andrè..
Si..
Abbracciami, Andrè,..solo un istante…ti prego…
Vieni qui….
Stringimi….
Stai tremando…
Non è niente…
Non lo scioglierei mai, questo abbraccio, Oscar,…mai…
Andrè…
Sono qui…
Ho paura…
Di  cosa….
Non lo so…ho paura….
Cosa senti?
Ho paura di perderti….
…Non mi perderai mai
Ridimmelo…
Non mi perderai mai, mai….
Starai sempre con me?
Sempre..
Andrè….Io sono tua, da questa notte e per sempre…
Si…mia…
Con tutta l’anima e con tutto il cuore..
In fondo è sempre stato così, non ti pare, Oscar?
…Si… è sempre stato così…sempre…
Nessuno potrà dividerci, mai, Oscar… non lo permetterò, te lo giuro.…
Io lotterò per il nostro amore, sempre…
Sta per sorgere il sole, Oscar…
E’ ora di andare, vero?
……Si….
Andiamo, allora….
 
 
 
Un sole infuocato si sollevava rapidamente  dalla linea dell’orizzonte, preceduto da un chiarore vermiglio e purpureo apparso fugacemente a illuminare la campagna immersa nella luce tenue del crepuscolo.
Sollevò la testa e per un attimo si soffermò a osservare quel piccolo miracolo che ogni mattina, inevitabilmente,  si ripeteva, sorprendendosi per l’emozione che infondeva nel suo cuore.
Accanto a lei, indomito  cavalcava il suo uomo.
Lo guardò e gli sorrise. La paura che si era insinuata adagio nelle viscere, finalmente svanita.
Insieme, correvano, l’uno accanto all’altra, verso un nuovo destino.

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Capitolo 20
*** Quando una donna ***


In nomine patris 





Quando una donna 

Non si mosse neanche quando sentì la porta aprirsi e i loro passi farsi strada nel piccolo locale adiacente all’ingresso.  E non tolse le mani dal viso.

“Madelene, cosa fai seduta qui, cosa è successo?”.
La voce di Andrè era allarmata. Si chinò su di lei e cercò di sollevare la mani dal volto ma quando racchiuse le dita tra le sue portando il suo sguardo alla luce,  si accorse che gli occhi di lei erano umidi e spenti  e malinconicamente puntati verso il basso.
“Madelene….dov’è Béatrice?”.
 Allora alzò gli occhi nel sentire quel nome. Gli occhi sgranati a cercare i suoi per un istante, per poi  tornare a volgere di nuovo  lo sguardo altrove.
Oscar  osservava ammutolita la scena. I pugni stretti  lungo i fianchi per stemperare la tensione che sentiva crescere e diventare insopportabile.
“Via….me l’ha portata via “  mormorò.
“Quando? “ sussurrò Andrè
“Non lo so, era ancora buio”.
“Madelene, ci siamo noi, adesso”.
“Si, Andrè”.  Sollevò lo sguardo e sembrò sobbalzare quando incrociò  gli occhi di Oscar. Quasi non avesse realmente percepito la presenza della donna nella sua casa fino a quel momento. 
“Madamigella…”.
“Perché l’ha portata via, cosa ti ha detto?” incalzò Andrè.
“La vuole fare allevare dalla sorella, io non ho niente da offrile, mi ha detto”.
“Ma come ha potuto…”
La voce di Oscar irruppe nella stanza.
“Come ha potuto Fersen  farvi una cosa del genere…..io non posso crederci”.
“Lui è un nobile, Madamigella… e io non sono nessuno. Lui può tutto e io non ho diritti neanche sulla carne della mia carne. L’ho implorato di lasciarmi la mia bambina, ma non ha sentito ragioni. Mi ha dato  persino dell’egoista, incapace di vedere nella sua decisione un’opportunità  per mia figlia”.
“Fersen…come ha potuto essere così crudele…doveva essere fermato”.
“Io sono solo una donna, Madamigella, una donna molto diversa da voi. Io non ho la vostra forza d’animo , Madamigella, questa notte ho preferito credere all’amore che comprendere le vere trame di quell’uomo. E Béatrice, per lui, è solo l’oggetto per soddisfare un capriccio della Contessa  Sophie, nulla lo lega realmente a lei e io non l’ho fermato in tempo.
Mi ha ingannata  una volta  ancora e io cieca fino in fondo  non ho voluto vedere, non ho voluto capire. E adesso non la rivedrò più la mia bambina”.
“Che verme…” sospirò Andrè “Ma non sei sola, Madelene, ci siamo noi e ti aiuteremo.
“Madelene, giuro che ve la riporterò a casa, ve lo prometto”.
La voce di Oscar arrivò calda e rassicurante.
“Andiamo subito nella residenza di Fersen….vedrai, ci lascerà riportare a casa la bambina”.
“Vi ringrazio, Madamigella Oscar. Posso venire anch’io?”.
Andrè cercò gli occhi di Oscar e vi colse uno sguardo d’intesa.
“Va bene, verrai con noi, corri a vestirti” la rassicurò Andrè mentre le porgeva la mano per sollevarsi da terra.
“C’è una carrozza nella stalla, sello i cavalli, Oscar, andremo con quella”.
“Si, va bene”rispose facendosi più vicino a lui.
Si guardarono negli occhi e lui non riuscì a muoversi, perso nella dolcezza del suo sguardo. Sorridendo, la attirò a sé e le posò un bacio leggero sulle labbra. Lei socchiuse gli occhi e dischiuse la bocca per accoglierlo più profondamente, finché il distacco dalle labbra di lui la fece tremare. Lentamente, sollevando una mano, le sistemò una ciocca di capelli dietro un orecchio e le sorrise di nuovo.
“Sai di buono,sai, Oscar”.
Gli sorrise, ma subito dopo distolse gli occhi dallo sguardo di lui, incapace di sostenere il desiderio che vi leggeva.
“Lo sapevo che avevi un cuore grande” sussurrò al suo orecchio.
Lei ricambiò il sorriso, un po’ imbarazzata.
“Mi dispiace che tu sia coinvolta in questa storia, Fersen è un tuo amico, in fondo, tenevi a lui”. Prese una mano tra le sue e la tenne stretta.
“Dovrà spiegarmi le motivazioni di un atto tanto vile” rispose ferma e la voce tradiva tutta la rabbia  che sentiva crescere dentro al pensiero dell’uomo che per lei, in fondo, si era rivelato uno sconosciuto.
“Non si può giocare per capriccio con la vita delle persone”.
“A volte le persone fanno cose sconsiderate anche senza una ragione precisa, Oscar, per leggerezza, per la scarsa considerazione dei sentimenti altrui”.
“Lo so….ma è  ancora più terribile ”.
“Si…lo è “.
“Vai ora, Andrè…è tardi ”.
Sentì la mano scivolare dalla sua e per qualche istante rimase immobile, sorpresa per quella sensazione di vuoto che il distacco da lui era in grado di procurarle.  
“ Sei tu che hai un cuore grande,….amore mio…” sussurrò, ma lui era già scomparso dietro la  porta dell’ingresso.
 
 
 
“Restate qui, Madelene, aspettateci nella carrozza”.
“Ma io…io vorrei venire con voi”.
“E’ meglio se ci aspetti qui, Oscar ha ragione” intervenne Andrè”.
“Va bene” rispose la ragazza abbassando lo sguardo e sfregandosi nervosamente le  mani.
“Andra tutto bene, non ti preoccupare….”.
“..Si”.
La lasciarono ad attenderli in carrozza, con lo sguardo smarrito e teso di chi rischia di perdere tutto ciò che nella vita conta di più.
Dopo avere bussato, percorsero i lunghi corridoi del suntuoso palazzo seguendo il maggiordomo, cercando di cogliere tracce  della bambina e furono lasciati ad attendere il Conte di Fersen in un elegante salottino. 
“Oscar, è una sorpresa avervi qui, di buon’ora”. La voce priva di emozione.
“Ci siete anche voi, Andrè, credevo non lavoraste più per Madamigella”.
“Le cose cambiano, Conte” rispose Andrè sprezzante.
“A cosa devo l’onore della vostra visita?”.
“Lo sapete, Fersen, lo sapete benissimo cosa ci porta qui questa mattina. E’ stata commessa un’ingiustizia nei confronti di una madre e siamo qui per porvi rimedio, per riparare ad una atto avventato“ chiarì  Oscar.
Notò sul suo volto un’espressione cupa, che tradiva una profonda tristezza.
“Voi…..voi sapete, allora…..” farfugliò nervosamente alzando lo sguardo verso di lei.
“So che la bambina è vostra figlia. E so che l’avete tolta alla madre Questo  un atto vile,  dovete porvi immediatamente rimedio, Fersen”.
“Vi chiedo di conferire con voi in privato, Oscar, vi spiegherò tutto”. Sollevò lo sguardo su Andrè  ad intendere che era lui che voleva escludere dalla conversazione.
“No, ciò che volete dire a me, potete dirlo davanti a lui”.
“No, Oscar, ci sono cose che solo i membri della nobiltà possono capire, cose che non si possono condividere con i servi”.
“Ah, invece voi con i servi preferite andarci a letto, vero Conte? Soprattutto se parliamo di una giovane e bellissima donna  innamorata di voi”. La voce di Andrè tradiva tutta la rabbia che da troppo tempo  gli spezzava il fiato.
“Quella ragazza è  esattamente come tutte le altre e in fondo  ha ottenuto ciò che ha voluto, mi pare. Un sostentamento più che generoso per lei e la bambina. Io ho sempre pensato a loro, Oscar, non dimenticatevene”.
“Cosa intendete dire?  Quanto poco rispetto avete  per coloro che vi amano, Conte?”. Andrè era furioso e gli si avvicinò sempre di più con fare minaccioso.
“Madelene voleva solo elevarsi socialmente tramite la mia persona, rappresentavo un’opportunità…non lo capisci?” ringhiò Fersen.
“….Lei era così follemente innamorata di voi… si è compromessa con voi…non potete affrmare queste cose con tanta leggerezza” replicò Andrè.
“Eravate tutto per lei……tutto”.
“Lei era solo una…..”.
“Una cosa…”
La voce di Madelene irruppe nella stanza facendo trasalire i presenti.  Oscar la guardò avanzare con passo incerto e una pistola stretta tra le mani tremanti.
“Cosa era per voi Madelene, Conte? Una puttana? Una puttana come le altre?”. La pistola sollevata a mirare il Conte, che ora impallidiva alla visione di quella donna disperata che avanzava sempre di più.
“Rispondete……..esigo una risposta….maledetto……”.
“Madelene, metti giù la pistola, non fare sciocchezze….” sibillò  Andrè.
“io vi ho amato così tanto….povera stupida….”.
Andrè si allontanò da Fersen per andarle incontro lentamente.
“Una puttana…..solo una puttana…” mormorò mordendosi le labbra..
Lei avanzò ancora.  Non era più un’espressione incerta quella che Oscar potè vedere disegnata  sul suo bel volto perchè d’un tratto Madelebe sembrava avere acquistato una sicurezza innaturale. Guardò lei e osservò inerte il suo compagno che tendeva le braccia verso la ragazza. Ma non udì più nulla, non   sentì le parole che i presenti ancora si scambiavano, persa e inspiegabilmente frastornata dalle vicende che le scorrevano dinnanzi.
Sono solo pochi istanti.
Fersen è immobile e la osserva pallido.
Andrè avanza ancora, la vuole tranquillizzare, la vuole convincere a lasciare la pistola nelle sue mani.
Lei arretra, scuote la testa mentre le lacrime le rigano le guance.
E uno sparo, poi.
Un brivido profondo a penetrare orribilmente  le viscere, lasciandola trafitta e senza fiato.
Il sangue ghiacciato nelle vene.
E il suo cuore che si ferma.

Nel silenzio  irreale lasciato da quel fragore assordante, una voce colma di disperazione si alzava tremante nella stanza.
“No….Andrè…..no……”.

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Capitolo 21
*** Tenebre ***


In nomine patris 

 

Tenebre

 
E allora iniziò a pregare. Che fosse solo un orribile incubo da cui svegliarsi agitata nel cuore di una notte buia.
Che quel sangue che vedeva scorrere veloce lungo il corpo di Andrè non fosse reale. Perché sparisse sotto il suo tocco tremolante, perche potesse  portare indietro il tempo, riportarlo a lei e al suo cuore ferito.
Per poi implorare, supplicare di non prendersi il suo amore, perché quell’amore era tutto per lei, il suo respiro, la luce del sole, il sangue nelle vene.
Ma le gambe tremavano instabili e le viscere si squassavano tanto profondamente da rubarle il fiato mente annaspando cercava di muovere i primi passi verso di lui
Incapace di parlare, di urlare, dopo che quel primo urlo disperato le era uscito aspro dalla gola lacerata, poteva udire solo un flebile suono scivolare dalle sue labbra che debolmente pronunciavano come una cantilena  il nome di lui.
Osservò sgomenta il dolore dipinto sul volto di lui, una mano alzata a coprire il petto e gli occhi che offuscati dalla sofferenza cercavano disperatamente i suoi.
Quando lo raggiunse, cercò di sostenerlo per accompagnare il suo corpo nella discesa verso il pavimento, seguendo il movimento delle sue gambe piegate per attutire la caduta.
Gli posò il capo a terra, dolcemente, facendo scudo con le sue mani  accarezzando piano i contorni del suo viso, le guance arrossate, fino a risalire per liberare il bel volto da alcune ciocche ribelli.
Scosse la testa, incredula e disorientata, mentre con le mani sfiorava il petto di lui, sanguinante e mosso da lievi  spasmi.
 

 
Ci sono io…..ci sono io Andrè…con te….
Oscar…io….
Chiamate un dottore, presto, che fate lì impalati, ha bisogno di un dottore…..
Oscar…
Andrà tutto bene Andrè, non temere.
….Si…
Non permetterò che ti accada qualcosa…. non lo permetterò…non a te…
…Accidenti…..
Non è grave…presto  il dottore sarà qui….
Non fa male, Oscar, non ti preoccupare….
…..Oh… Andrè….
Non avere paura, Oscar….
Non ho paura….non ti accadrà niente, vedrai….
…Ascoltami…
Non ti sforzare, Andrè, non parlare.
Devo farlo, invece..
No…
Oscar….
Sono qui…
Devi ascoltarmi…..
…Si…
Se mi dovesse accadere qualcoa….
…..Non dirlo…..
…. Se non dovessi farcela …….
…..Ti prego..no…no…..
…..Prenditi cura di Béatrice, veglia su di lei…
….Non parlare così, non ti accadrà niente…
…Promettimelo…..
Si…….si, te lo prometto ma non sarà necessario….
Devi riportarla a casa….
Lo faremo insieme, torneremo tutti e quattro  a casa, non accadrà niente né a te né a lei…
Promettimelo….
….Te lo prometto….
…Bene …
….Perchè è così importante per te quella bambina?
Io la amo come se fosse mia…
…Lo so…ma….
….Come se fosse l’unica figlia  che potrei mai avere….
.....Non sarà così Andrè….la vita ci regalerà  ancora delle cose meravigliose….tutte per noi…
….Si…..
Sarai il padre migliore del mondo, Andrè….
Lo vorrei tanto, Oscar…….così tanto….
Anch’io Andrè…..anch’io…….
Stringimi la mano…
Sono qui….
…Si…
 Sta arrivando il dottore…
Ricorda che sei tutta la mia vita…
Si….
Che non ho mai desiderato altri che te….
Si….io questo  l’ho sentito…..so che è vero…
Perché  il mio cuore ti appartiene…
Lo so..
Ti amo così tanto,  Oscar…….
Oh…anch’io ti amo….ti amo….
..Non piangere…..
Resisti Adnrè ….ti scongiuro resisti…
…Si…
Non mi lasciare sola…..
….Oscar…
….Promettimelo….
….Te lo prometto, amore….
..…Andrè..
Perché piangi, Oscar… non devi piangere…non posso vederti piangere…amore.

 


Amore. Era l’ultima parola che aveva pronunciato. L’ultima parola che era scivolata piano dalla sua bocca divorata dal dolore. Aveva socchiuso  adagio gli occhi e reclinato  la testa d’un alto, leggermente.
Strinse ancora più forte la mano che teneva tra le sue e con l’altra raggiunse tremando il petto del suo  uomo, soffermandosi all’altezza del cuore.   Annaspando, deglutì quando ne  avvertì il battito e cercò di non perdersi nell’abisso profondo in cui si sentiva sprofondare velocemente.
Non poteva staccare gli occhi da Andrè e neanche cessare la supplica silenziosa che da quella piccola stanza si levava verso il suo unico Dio.
Ma lui le aveva promesso di non morire e lei, ammutolita e attonita, sapeva che avrebbe sfidato le tenebre più oscure per tornare da lei. 

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Capitolo 22
*** L'amore per sempre ***


In nomine patris


 

L’amore per sempre

 
Chiuse la porta  dietro di sé, spostandosi con passi leggeri raggiunse la finestra e con decisione fece scorrere sulle imposte le preziose  tende drappeggiate  per oscurare i raggi del sole che seppur flebili illuminavano la stanza.
Si girò un istante a osservare il corpo adagiato sul letto e  una stretta le aggredì lo stomaco.
Si morse un labbro e scuotendo la testa si  fece più vicino, fino a lasciarsi cadere sfinita  su una piccola sedia.
Con le mani raggiunse la coperta che copriva quel corpo immobile e lentamente ne sollevò un lembo, scoprendo le bende che  fasciavano il torace. Trattenne il fiato quando, spinta dal bisogno di toccarlo, quasi  senza accorgersene, portò la mano all’altezza della ferita, dove una macchia rossa spiccava sul candore delle fasce e lì si soffermò, tremando, incantata dai  movimenti  ritmici del petto.
Il suo cuore.  Custodiva geloso  il più prezioso dei segreti, quel suo amore per lei, infinito e puro e profondo e dolcissimo e così tenero. Un cuore nobile, capace di amare, di sostenere, generoso e impavido, i più deboli e indifesi. 
Delicatamente rimboccò la coperta sistemandola lungo il busto e lasciando parzialmente scoperto solo un braccio.
Poi si soffermò ad ammirare il suo viso. Sembrava dormire un sonno profondo, i lineamenti distesi gli zigomi rilassati, la bocca piena e leggermente dischiusa, la linea del naso, perfetta e elegante.
Anche così, adagiato inerme e sofferente sul letto era di una bellezza  sconvolgente.


Dormi, Andrè, dormi quanto vuoi, amore.
Non ti metterò fretta.
E quando aprirai gli occhi sarò qui, proprio accanto a te.


Facendosi più vicina a lui, accostò il viso al suo, fino a sfiorare la guancia con il naso, per  poi affondare sempre di più sulla sua pelle, delicatamente,  muovendosi piano per respirarne l’odore. Socchiuse gli occhi e reclinando lievemente la testa scivolò sulle sue labbra che trovò calde e ancora morbide.  Mosse il capo, sfregando  lentamente la bocca contro la sua, respirando tremante l’alito di vita che usciva bollente dalle narici. Vi posò un bacio e un altro ancora, mentre il gusto di quel sapore dolcissimo  le accarezzava i sensi.


Dove sei ora, Andrè?
Puoi sentirmi?
Lo senti il tocco delle mie labbra?


Aveva sussurrato quelle parole  sul suo volto immobile, sorprendendosi per la tranquillità con cui la voce risuonava nella stanza.  Si staccò da lui, dal suo respiro e la mano discese allora sul braccio per percorrere con le dita la sua pelle, sfiorando ogni muscolo, soffermandosi su ogni tratto, disegnando piccoli cerchi concentrici e lunghe linee fino a congiungere le estremità del suo braccio.


Tornerai da me, vero?
Lo farai.
Devi tornare, lo sai.
 

E quando sentì le lacrime  pungerle gli occhi, non fece nulla per ricacciarle via, per soffocare  il pianto e le lasciò scorrere libere lungo il viso, fino ad avvertire sulle labbra il sapore. Con la mano tra le sue, racchiuse un polso e sospinse in alto il braccio inerte accostando la mano  al viso, strofinando forte contro la pelle, fino a racchiudere il suo volto in una inconsapevole carezza.
E con il viso stretto nella sua mano, piangendo, continuò a parlare al suo cuore.


Devi lottare amore.
Perché io non esisto se tu non ci sei.
Tu l’hai sempre saputo...sempre….


Oltre al suono della sua voce flebile spezzata dal pianto,  non udiva  alcun rumore  in quella stanza che ora sembrava galleggiare in una calma irreale. Persino al di là di quella porta non proveniva nessun suono come se l’intero palazzo fosse piombato nel silenzio.
Socchiuse gli occhi e subito voci e immagini si susseguirono nella mente per delineare i momenti concitati che avevano animato  il palazzo e quella stessa  stanza poco tempo prima.
Le grida strazianti  di Madelene e la sua  disperazione per quanto aveva involontariamente  provocato, la pistola subito gettata per terra, la servitù che accorre incredula e sconcertata, lo guardo agghiacciato di Fersen che solo allora sembra avere compreso la gravità del suo comportamento scellerato, l’arrivo del dottore e Andrè sollevato  da terra e deposto su questo morbido  letto.
Il dottore che scuote il capo, che taglia con cura la camicia di Andrè mentre il sangue defluisce rapido, che prepara gli strumenti, che incide la carne ferita, per tentare il tutto per tutto, per compiere un miracolo.
Ma c’era sangue, sangue  dappertutto, sul suo torace inciso, sul ventre e persino sulle mani di lui che aveva cercato invano  di tamponare la ferita.
E da quel momento non aveva mai  ripreso conoscenza.

“Più di questo io non posso  fare” aveva sentenziato  il dottore dopo avere estratto la pallottola.
“Ha perso molto sangue ma il proiettile non ha colpito il cuore e questo è l’unico elemento a nostro favore. Altrimenti sarebbe  già morto”.
“Ma ce la farà, vero?”  Lo aveva chiesto con il cuore in gola e la voce flebile, temendo il dolore che quella risposta  le avrebbe probabilmente  inferto.
“Adesso è nelle mani di Dio, non ci resta che aspettare. E medicare le ferite”.
“E pregare”   aveva mormorato lei abbassando lo sguardo che si era fatto sempre più sfuggente.

Il dottore aveva sospirato e poi annuito prima di andarsene e lasciarla sola.  Perché  non voleva condividere  questo momento con nessuno. Solo lei e Andrè, nella sua lotta per la vita.
Solo Oscar e Andrè, come era da una vita intera, come avrebbe dovuto essere.
Come lo era stato solo poche ore prima, quando con lui aveva condiviso l’amore, scoperto il piacere e la passione era scivolata lungo la sua pelle nuda e vellutata, che sotto il suo tocco delicato si era accesa di desiderio. Mille altri notti così avrebbe voluto per loro, per vivere l’amore, la tenerezza e l’ardore di cui i loro corpi insieme  si nutrivano per poi bruciare vicini. Mille altri gemiti, carezze, parole d’amore, prima pronunciate timidamente come un soffio leggero, poi urlate, gridate, quando le labbra si piegavano in un sorriso felice.
Era suo. Il suo uomo, il suo mondo, la sua gioia, la sua aria e adesso lo sapeva davvero. Perché senza di lui avrebbe smesso di respirare, di gioire, di mangiare e infine di vivere.
 


Devi ancora insegnarmi così tante cose…ad amare..ad amarti…
Voglio sentire ancora  la tua voce, le tue parole d’amore per me, solo per me.
Voglio sentirti pronunciare il mio nome.
Udire la tua risata cristallina.
Voglio sentirti dire che mi ami, che sono la tua donna.
Che mi desideri come non hai mai desiderato nessun’altra.
Mentre scivoli in me, lentamente.
Quando ti muovi, facendomi impazzire.
Mentre giaciamo distesi nel letto, nudi e ansanti, dopo l’amore.
Con il mio capo adagiato sul tuo cuore.
Respirare il tuo profumo, scivolare sulla tua bocca.
E voglio accarezzare  il tuo meraviglioso  volto, sorriderti e dirti che anch’io  ti amo,  più di ogni altra cosa al mondo, che mi hai ridato la vita, che mi hai svelato chi sono davvero.
Una donna, la tua.
Capace di amare e di donarti tutta me stessa.
Capace di guardarti negli occhi senza  sfuggire al tuo sguardo per dirti che solo tu hai illuminato i miei giorni di una luce splendente.
Che la vita senza l’amore non è nulla, è solo il sibilo del vento che passa leggero e fugace senza lasciare traccia di sé.
Perché noi ci apparteniamo.
Da  sempre e per sempre.
 

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Capitolo 23
*** Il negativo dell'amore ***


In nomine patris 

 

 




Il negativo dell’amore


Aprì gli occhi di soprassalto, subito attraversata dalla speranza  che si trattasse solo di un terribile incubo e con il battito del cuore che le pulsava nella testa.  Alla vsita del corpo di Andrè, sobbalzò sulla sedia  lasciando scivolare la mano che ancora stringeva tra le sue, nel tentativo di assicurarsi che  nulla di irreparabile, durante il suo sonno,  fosse accaduto.

Sfidando il buio che aveva ormai invaso la stanza, sospirò faticosamente quando, ancora con il cuore in gola,  avvertì il leggero sollevarsi nel suo torace e il ritmo regolare del suo respiro.

"Andrè"…

Doveva essersi addormentata  con il capo adagiato sul suo letto e mentre lasciava il tempo agli occhi di abituarsi all’oscurità,  si accorse  della presenza di una figura in piedi  dietro di lei nella stanza.

 
 
 
Non doveste restare qui da sola, Oscar.
 
Non voglio nessun altro in questa stanza, Fersen.
 
Dovreste mangiare qualcosa, cercare di riguardarvi, altrimenti non sarete di aiuto ad Andrè.
 
….Forse più tardi mangerò qualcosa…
 
E’ tornato  il dottore per le medicazioni, Oscar.
 
….Si….fatelo entrare, Fersen, vi prego.
 
Come sta Andrè? Ha mai ripreso conoscenza?
 
No…ma è  vivo….mi pare molto, no?
 
Credo di si, la ferita è piuttosto grave
 
Lo so…
 
Ma è forte….
 
….Si…lui sa che non può andarsene adesso…
 
….Oscar…
 
Abbiamo avuto troppo poco tempo…

… Io lo spero, ma per il vostro bene vi dico che dovete anche pensare che le cose potrebbero andare diversamente.

Che potrebbe  morire?

…Dovete prepararvi a qualunque evenienza..
 
Non potete dirlo…
 
E’ doloroso, ma non vorrei trovarvi impreparata.
 
…..Impreparata? Come potrei prepararmi a un tale evento,  Fersen?
 
….Oscar…
 
Cosa dovrei fare? Iniziare a pensare che l’uomo più importante della mia vita debba andarsene così…
 
Non accadrà..ma se accadesse….voi crollereste, Oscar.
 
Se accadesse io smetterei di respirare, Conte….
 
Cosa dite, Oscar....
 

Cosa c’è di strano nelle mie parole? Mi parlate così schiettamente  perché sono un soldato e  dovrei convivere con l’idea della morte?   Di cosa credete sia fatto il mio cuore, Conte?

 
Io non volevo turbarvi fino a questo punto, dimenticate le mie parole, se potete, è un discorso meschino quello che vi ho fatto, Oscar, non ne ho compreso la gravità.
 
Vedo che i comportamenti meschini e l’incapacità di  giudicare il vostro comportamento sembrano una vostra  prerogativa, Conte.
 
…..Io…..vi devo delle spiegazioni, Oscar….ma non qui, seguitemi mentre il dottore medica Andrè.
 
 
 
 
Rimase alcuni istanti a osservare le bende intrise di sangue che scivolavano via dal corpo di Andrè avvertendo una fitta allo stomaco che le lambiva le gambe.
 
 

“Potete uscire adesso, vi chiamerò quando avrò terminato”.
 
“Ma ..io…vorrei restare ”.
 
“Portatela fuori, Conte, vi prego”.
 
“No…”.
 
“Riposatevi qualche istante, mangiate qualcosa, dovete essere in forze per accudire Andrè”.
 
“…Va bene, dottore”.
 

 

Uscì da quella stanza senza replicare oltre, con l’atroce sensazione che  le avessero imposto di allontanarsi  per non vedere  la reale gravità della ferita. Schioccò le labbra in segno di stizza. Ne aveva viste tante di ferite, lei, che  in fondo, si,  era un soldato. Aveva visto corpi dilaniati da esplosioni e spari, corpi a cui erano state inferte ferite mortali, ma pensando al dolore che avrebbe provato nel vedere la ferita divorare il  torace di Andrè, preferì  cedere alle loro richieste. Ma un po’ si sentiva una vigliacca per non avere resistito a restare con lui anche in quel momento.

 

E quando fu sola con Fersen in un’altra stanza sentì la rabbia montare e divorarne le viscere.
 


Non avete risposto alla mia domanda, Conte, sono un soldato e un soldato  dovrebbe essere abituato alla morte?
 
No…..perdonatemi, Oscar…
 

Solo pochi giorni fa  mi avete baciato, avete fatto allusioni a una proposta di matrimonio, ad un vita insieme…..non ero solo un soldato, allora?

 
Io non dimenticherò mai quel bacio, Oscar…
 
Cosa avete visto in me, in quel momento, la donna o il soldato?
 
Una bellissima donna, capace di tormentare il cuore di un uomo.
 
Si, Conte, è questo che in fondo sono, una donna. Solo un donna. E il mio uomo sta lottando tra la vita e la morte in questo maledetto palazzo.
 
Capisco quanto tutto  questo renda il vostro dolore ancora più grande, Oscar.
 

Oh, il mio dolore è immenso, Conte, non potete neanche  immaginare quanto, tanto che forse non arriverete mai a provare un dolore tanto grande per la  paura di perdere la persona che amate e nonostante tutto, in cuor mio vi auguro  sinceramente di non provare mai ciò che dilania il mio cuore oggi.

 

Ci sono tormenti, Oscar, che non posso certo paragonare al vostro dolore, che lacerano le membra in un modo così totale da desiderare di annullarsi sprofondando vergognosamente  negli abissi più profondi. Perché quando si è impuro, quando ci si vergogna di ciò che si è, risulta più semplice convincersi di non meritare un’esistenza felice con l’unica persona a cui senti di appartenere.

 

Questo non vi impedisce di soffrire e di condurre in quel baratro chi  vi ama veramente e profondamente. E non mi riferisco solo a Madelene.

 

Ne sono consapevole, Oscar, ma non posso farne  a meno. Ho cercato di dimenticare il mio amore, di annullarlo, di soffocarlo tra le braccia di altre donne e in fondo non credo di esserci riuscito. Oh, si, ci sono momenti in cui mi sembra che il ricordo di lei si sbiadisca,diventi così opaco, così lontano, ma sono solo momenti, Oscar, e durano il tempo di una notte di passione.

 

Avete usato Madelene, come molte altre, comprenderete bene che non posso perdonare la crudeltà di tale comportamento. Avreste potuto avere qualunque donna nobile o borghese, perché circuire una  ragazzina che lavorava come cameriera nella mia casa, non posso accettarlo.

 

Madelene è terribilmente bella, Oscar, ma non parlo solo della bellezza esteriore. Lei era così dolce, aveva un sorriso tenerissimo e non ho potuto fare a meno di avvicinarmi a lei. Ho detto delle cose atroci, Oscar, questa mattina, soprattutto perché in fondo non le pensavo sinceramente. Una parte di me ha sempre avuto la sensazione che con lei fosse tutto diverso, che fosse speciale, che con lei avrei davvero potuto trovare una vita diversa.

 
Poi avete cambiato idea, non è vero?
 

…Si… un giorno improvvisamente, fragile come non mai,  lei mi ha fatto intendere  tra le lacrime che non avrebbe sopportato sapermi tra le braccia di altre donne, che ne sarebbe morta. Capite che per una donna nella sua posizione è stata una confessione piuttosto struggente. Io la amo, Oscar, nonostante  quello che possiate pensare, nonostante tutto il male che le ho fatto con il mio comportamento, che forse non è degno dell’ultimo degli uomini.

 
Strano modo di dimostrare l’amore, Conte.
 

Non mi aspetto che capiate, a volte anche per me è difficile convivere con il mostro che c’è in me, con gli impulsi che inaspettatamente muovono  le mie azioni trasformandomi in un uomo senza scrupoli.

 
Cosa c’entra Andrè in tutto questo?
 

La mia storia con Madelene era iniziata già da alcuni mesi.  La mandavo a pendere per condurla nel mio palazzo e una sera Andrè  se ne è accorto, riconoscendo la carrozza, nonostante non avesse lo stemma di famiglia. So che ha parlato con Madelene per metterla in guardia, per dirle di stare attenta, di non fidarsi di me.

 
E lei?
 
Credo abbia preferito non credergli e comunque non vedere le cose chiaramente. Ha preferito convincersi che  il mio amore fosse sincero.
 
Le avete detto di amarla?
 
 ……Si…. È una parte di me credeva che fosse vero….
 
Capisco…
 

 Andrè ha tentato in tutti i modi di nascondermi la paternità di Béatrice, non voleva che sapessi  della vostra storia don Madelene, ma non ne comprendo le ragioni.

 
Erano ragioni più che fondate, Oscar.
 
Ovvero?
 
Un ricatto da parte mia.
 
 …..Cosa?.....
 

Le cose erano precipitate, Oscar, …. Madelene aveva scoperto di essere incinta  e io ho perso la testa. Una sera Andrè  ha seguito Madelene a casa mia e abbiamo avuto uno scontro molto acceso.

 
Cosa è successo?
 

Lui era al corrente del bambino e ha cercato di convincermi a mantenere Madelene e il nascituro, nonostante io avessi proposto di farmi carico della situazione  per  trovare soluzioni alternative.

 
Soluzioni alternative?
 
….Già…ma con lei non ne avevo ancora fatto parola e anche Andrè, in seguito, ha mantenuto il segreto.
 
….Questo non vi fa certo onore, Conte.
 
..Si non ne vado certo fiero…ma non vedevo soluzioni diverse, all’epoca…prima di parlare con Andrè…
 
....Cosa vi ha detto?
 
…Ha minacciato di raccontarvi tutto se non avessi accettato di aiutare Madelene e il bambino che sarebbe nato.
 
Di dirmi tutto?
 
…Si, non vi avrebbe  certo fatto piacere sapere che mi ero permesso certe libertà con una ragazza della servitù, in casa vostra.
 
….Non posso dargli torto, Conte.
 

Ma ho avuto l’impressione che ci fosse un motivo più importante che lo spingeva a un atteggiamento tanto veemente ei miei confronti.  Ho creduto che fosse innamorato di Madelene e cercasse di proteggerla minacciando di divulgare la notizia della gravidanza. Se lo avesse detto a voi, probabilmente  il vostro atteggiamento mi avrebbe tradito, non mi avreste più concesso al vostra amicizia e forse lei avrebbe  intuito qualcosa, avrebbe notato la  vostra diffidenza verso di me e  avrebbe  nutrito dei sospetti nei miei confronti.  Non potevo permettermi di farla stare male, di darle un tale dolore.  Le voci corrono in fretta a Versailles, Oscar, lo sapete meglio di me.

 
Questa storia  mi sembra assurda.
 

Ma  adesso ho capito che non era solo Madelene che Andrè  cercava di proteggere, eravate soprattutto voi. E ora ne comprendo i motivi. Lui vi amava. Come ho potuto non accorgermene, prima?. Ma sono anche  convinto che ci fosse qualcosa da cui intendeva proteggervi, voleva tenervi fuori da questa storia ma non ho mai compreso realmente il motivo.  Forse voi lo sapete.

 
…….Si….certo……conosco il motivo che ha spinto Andrè a tenermi all’oscuro di tutto.
 
Lo sospettavo.
 
…Ma non comprendo le motivazioni con cui avete convinto Andrè a non rivelarmi nulla di voi e Madelene.
 
L’ho ricattato.
 
Ricattato? E come?
 

….Gli ho detto che vi avrei  chiesta in sposa e poi ho minacciato di approfittarmi di voi, nel più terribile dei modi, continuando a frequentare i letti di altre donne e divulgando a Corte cosa accadeva nel talamo nuziale.

 
…Siete un mostro….un essere meschino…….siete rivoltante……….
 
Ho perso la testa, Oscar…..ho solo perso la testa………
 
Non siete degno di chiamarvi uomo….
 

Non avrei mantenuto la minaccia, Oscar, è stato inaspettatamente facile convincere Andrè della fondatezza delle mie intenzioni e solo ora capisco il perché. Lui mi urlava in faccia il suo disprezzo ma io vedevo sul suo volto il mio stesso dolore. Ci sono amori impossibili, Oscar, che tolgono la ragione, allentano le difese.

 
….Andrè….
 
Adesso capisco che non avrebbe sopportato di perdervi, eravate troppo importante per lui. L’amore si insinua nelle vene, Oscar, può agire come  il più  potente dei veleni, offusca la mente.
 

Su una cosa  soprattutto vi sbagliate, Conte. Voi non sapete niente dell’amore. Niente.  E non sapete quanto il cuore di Andrè  sia più nobile e puro del vostro. Lui ha un cuore immenso, capace di comprensione e sacrificio, capace di amare disperatamente  una bambina come se fosse la sua, mentre voi avete subito questa paternità senza provare il minimo affetto nei confronti di vostra figlia  o la più misera comprensione nei confronti della donna che vi ha amato e  che vi ha reso padre. E cosa avete fatto ora? Siete piombato qui dopo anni e avete strappato la bambina alla madre. E per questo vostro comportamento ritengo che non ci sia una giustificazione al mondo, Conte, neanche una.  No, Fersen, voi non sapete proprio nulla dell’amore. 


 

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Capitolo 24
*** In nomine patris ***


In nomine patris 




 In nomine patris




 
“Come avete  potuto compiere un’azione tanto ignobile? Quella bambina non è un oggetto, non avete pensato  che avrebbe sofferto terribilmente per il distacco dalla madre?”.
Non distolse gli occhi dai suoi e  fissando con orrore quello sguardo, che da gelido diventava sempre più umido,  restò in attesa di una risposta che tardava ancora ad arrivare.
Lo seguì con lo sguardo mentre lui si lasciava ricadere pesantemente su una poltrona, con il viso tra le mani.
“Non so cosa mi sia preso, forse è stata solo la gelosia di sapere che  Béatrice chiamava padre un altro uomo”.
“Un altro uomo? Vi riferite ad André? L’unico uomo che si sia presa cura di lei e di Madelene, nonostante non c’entrasse affatto  con  questa storia, l’unico uomo che le abbia fatto sentire la sua presenza paterna?”.
Sentì le parole scivolare fuori rabbiosamente e violente, colme di disprezzo per quanto aveva appena udito.
“Dove diavolo eravate voi quando la  bambina stava male, è cagionevole di salute, non lo sapete? Vi siete mai preoccupato di sapere come stava, se aveva bisogno di qualcosa, se aveva bisogno di voi?. No, non lo avete fatto perché  è  stato molto più facile convincersi che nella trama di quel diabolico ricatto eravate sollevato dai vostri obblighi affettivi, che vi sarebbe toccato solo pensare al mantenimento. E adesso sostenete che avete disatteso questa prima intenzione e  avete provatogelosia per chi ha mostrato solo amore?”.
Sentiva la gola lacerarsi  per  la forza delle sue grida che riempivano la stanza.
“Non  credo di potermi giustificare con voi Oscar,   ma vedete…..Madelene mi ha scritto che la bambina credeva che Andrè  fosse suo padre e io ho pensato che fosse arrivato il momento di assolvere ai mie doveri”.
“Siete pazzo” esclamò “completamente pazzo”.
“Madelene avrebbe  potuto incontrare la bambina durante il nostro soggiorno a Parigi” lo sentì mormorare.
“Questo non cambia la ferocia della vostra azione, voi potreste rimanere lontano per anni dalla Francia…, lei lo sapeva e avete scatenato una  reazione violenta di cui l’unica vittima è stata Andrè. E’ solamente colpa vostra quello che è accaduto” gridò ancora. 
“Dovete dirmi il motivo, dovete dirmi perché l’avete portata via, o giuro che  tutta la Corte saprà che razza di persona siete, Conte”.
“Lo volete davvero sapere, Oscar?”.
“....Si, devo saperlo”.
“Nelle  ultime lettere che ho ricevuto da Madelene,  lei mi parlava del suo rapporto con Andrè, di quanto fosse importante per  lei e per Béatrice, che lo chiamava addirittura padre. E mi scriveva di quanto fosse amabile e gentile e che stava iniziando  a credere che il rapporto con lui si stesse trasformando in qualcosa di più forte, in amore, forse”.
“In….. amore?”  sussurrò lei.
“E allora ho pensato di non essermi sbagliato, quel giorno, di avere veramente letto sul volto di Andrè dei sentimenti forti per Madelene, un coinvolgimento affettivo, che ora Madelene sembrava ricambiare e desiderare”.
“E per questo l’avete voluta punire…. la sua vita doveva finire con voi, Fersen, nel vostro ricordo? “.
“Voi non volete sapere se davvero vi sia stato qualcosa tra di loro, Oscar” ringhiò tra i denti.
Chiuse gli occhi qualche istante  per mettere a fuoco sensazioni, emozioni, che nell’ultimo  periodo l’avevano trascinata via come un fiume in piena. Le molte bugie, la gelosia che aveva subito provato  nel pensarli insieme, la  dolorosa confessione, l’amore, immenso e totale che si erano finalmente  donati. E il cuore batteva nelle tempie,  violento e ossessivo, mentre le immagini scorrevano nella memoria.  Un padre amorevole, tenerissimo,  lui, aveva agito solo per il bene di quella famiglia abbandonata. Lui, adesso impegnato nella battaglia più difficile, quella  per  la vita, quella per tornare da lei.
“No. Non mi importa conoscere la verità, Conte” mormorò.
“No?”.
“Non farebbe alcuna differenza.  Andrè è un uomo migliore di  voi, è amorevole e capace di sentimenti puri,  e non biasimo certo  Madelene per avere pensato alla possibilità di vivere  una vita felice  con lui”.
La rabbia era lentamente scemata e una  strana sensazione di  quiete  guidava la sua mente assorta.
“Io voglio solo che si svegli e che mi guardi negli occhi stringendomi la mano, non voglio altro, Conte. Il mio cuore  sa già tutto ciò che è necessario conoscere di Andrè”.
“Oscar.…”
“Non tornate mai più sull’argomento, Fersen. E permettetemi di dire quanto vi compatisca per la vostra debolezza. Ma non temete, non farò parola con nessuno dell’intera vicenda, a patto che Béatrice torni immediatamente a casa con Madelene.  In caso contrario, la persona che dite di amare avrà a soffrire per il vostro comportamento.  Il suo amore è puro, Fernen, il suo, si “ mormorò  socchiudendo  gli occhi.
“Siete circondato da persone che vi amano, Conte,  ma non lo meritate affatto”.
“Béatrice potrà tornare  oggi stesso a casa con Madelene, Oscar”  rispose con tono pacato “Ma non perché mi abbiate minacciato. Sono  consapevole dei miei errori, Oscar”.
“Bene”.
Si girò rapidamente dandogli le spalle.
“..Oscar…”
“.Si…”
“Andrè si riprenderà, ne sono sicuro, non dovete perdere la speranza”.
“Si…. non perderò mai la speranza” mormorò  chiudendo lentamente la porta dietro di sé.
“Mai”.
 
 



Percorse con passi  incerti il corridoio che portava alla stanza di Andrè, ansiosa di conoscere il parere del dottore sulla sua condizione.
“Come sta Andrè, dottore?” chiese con la voce tremante quando lo vide preparasi per lasciare la stanza.
“Ha una fibra molto forte e  per il momento non ci sono segni di infezioni. Sono piuttosto fiducioso per  ora   ma vedremo come passerà la prossima notte”.
“Cosa dobbiamo fare nel frattempo?”.
“Niente, stategli accanto e fategli sentire la vostra presenza. Se si dovesse svegliare o se dovesse peggiorare chiamatemi  immediatamente”.
“Va bene, vi ringrazio dottore”.
 




 
Tornò a sedersi al suo capezzale avvertendo un profondissimo senso di impotenza per l’incapacità di poterlo aiutare veramente.  Poteva solo stragli accanto,  stringergli la mano, sussurrargli parole d’amore, dirgli quanto fosse importante per lei, nella speranza di tenerlo aggrappato alla vita.
Poi sentì bussare alla porta.
“…Avanti”.
“Sollevò lo sguardo e vide Madelene ferma sulla soglia.
“Madamigella Oscar….io…non ho parole per dirvi quanto mi senta colpevole per quello che è successo …non so come sia potuto accadere…..io non ero più in me….”.
La osservò senza parlare, incapace di trovare le parole per alleviare anche il suo dolore. Osservò le lacrime che le scorrevano sul viso, nascoste dalle mani poste sul bel volto.
“Se dovesse accadere qualcosa ad Andrè…….io non me lo perdonerei mai……mai …”.
Sospirò e si passò le mani tra i capelli tornando a volgere lo sguardo verso Andrè.
“Io non mi aspetto che mi perdoniate,  vi capirei se non voleste nemmeno ascoltarmi, se mi cacciaste via, vorrei solo dirvi che se potessi darei la mia vita in cambio della sua….lo farei senza indugi …..se solo potessi, ve lo giuro”.
“Lo so, Madelene, lo so. Non vi incolpo per quanto è accaduto, non è colpa vostra, in fondo, la vostra disperazione ha agito per voi…ma la colpa non è certo vostra”.
“Vi ringrazio per la vostra comprensione, Madamigella….ora mi è chiaro perché Andrè fosse tanto legato a voi, perché vi amasse tanto, nonostante credesse di non avere alcuna speranza di vedere il suo amore ricambiato”.  Abbassò gli occhi e riprese a contorcersi nervosamente le mani senza accorgesi dello sguardo di Oscar che la osservava perplessa.
“Io sono stata così ingiusta  nei vostri confronti, gli ho persino detto che un giorno avreste finito per fargli del male, magari involontariamente, siete nobile e in fondo noi siamo solo servi per voi…. ma lui mi ha assicurato che non sarebbe  mai successo e che anche se fosse accaduto non avrebbe avuto importanza e i suoi sentimenti  per voi non sarebbero mai cambiati”.
“Lui è una persona così speciale, Madelene…” sospirò tornando a guardarlo.
“Vorrei non averlo mai coinvolto in questa brutta storia, Madamigella, e all’inizio ho cercato di convincerlo a restarne fuori, che era solo una questione tra me e il Conte di Fersen.  Mi facevo condurre in questa casa di nascosto da tutti, ma Andrè non ci ha messo molto ad accorgersi di dove andassi e ha inutilmente cercato di aprirmi gli occhi sui pericoli di una relazione tanto rischiosa.  Ma io ero innamorata di Fersen, così innamorata da non avere voluto sentire ragioni, senza aspettarmi niente di più delle attenzioni che il Conte mi concedeva. Non mi ha mai fatto promesse, non mi ha mai detto di essere veramente innamorato di me. Mi sono accontentata della passione che nutrivo per lui e che riconoscevo in lui, per me”.
La ascoltava con attenzione, cercando di imprimere nella memoria ogni parola di quella dolorosa confessione.
“Sono solo una donna perduta, Madamigella,  che ha rinunciato alla sua integrità per troppa passione, pur sapendo che in cambio avrei  ricevuto nient’altro che  briciole, che mi avrebbe ferito, alla  fine. Solo che ora, le carte si mescolano e sono  proprio io l’unica colpevole per quello che è accaduto ad Andrè”.
“Credo che ci siano sentimenti capaci di travolgerci come fiumi in piena, Madelene, ai quali non è possibile resistere in alcun modo, anche rischiando di fare male ad altre persone, barriere insormontabili che arriviamo a valicare perché spinti da qualcosa di completamente totalizzante, che prescinde ad ogni controllo. Questo lo so anch’io adesso, grazie ad Andrè”.
“Lui vi ama sopra ogni cosa, io lo so”.
La guardò di sottecchi. Sarebbe  stato così facile chiederle se davvero tra lei e Andrè ci fosse stato qualcosa di più dell’affetto che li aveva uniti per molto tempo, nascosti in quella piccola casa dal grazioso giardino. Se lui, spinto da momenti di debolezza o di disperazione, l’avesse voluta per sé, l’avesse stretta tra le sue braccia, magari solo per perdersi in una notte di estasi. Si morse un labbro e scelse di non sapere. Perché ora era suo, completamente suo, e nessuno avrebbe potuto toglierle quei momenti di amore incondizionato che si erano donati.  Niente e nessuno le avrebbe portato via il ricordo delle sue mani sul suo corpo, dei sospiri sulla pelle, delle sue parole d’amore , solo per lei.
“Madelene, Fersen vi concede di tornare a casa con Béatrice, oggi stesso se vorrete, ma prima vorrei che la portaste qui da Andrè”.
“Si……la  porto qui subito”.
“Ad Andrè farebbe  piacere vederla…”
“Certo… loro hanno un rapporto così  tenero…”.
 “Si …. li ho visti insieme”.
Mosse alcuni passi verso la  porta e si fermò un istante voltandosi indietro.
“Madamigella, Andrè  sarà un padre meraviglioso…”.

 


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Capitolo 25
*** La piccola stella ***


   In nomine patris

 

 
16 ottobre 1793
« ….Avevo degli amici, l'idea d'esserne separata per sempre e le loro pene sono uno dei piu grandi rimpianti ch'io porti con me morendo, sappiano almeno che sino all'ultimo istante ho pensato a loro». (!)



 


 La piccola stella

 

Si sollevò faticosamente dal letto della grande camera per raggiungere la finestra. L’oscurità aleggiava su quella campagna spenta che, con la luce del giorno, si illuminava di una nuova magia e sembrava risplendere  di luce dorata.
Spinse lo sguardo più in là, fino a raggiungere la linea scura dell’orizzonte, pallidamente illuminato dai flebili raggi della luna.
La mente assorta in mille pensieri, un dolore tanto grande da togliere il fiato e spezzare il respiro.
Sospirò di nuovo, tirando un po’ su con il naso per respingere le lacrime.
Persa nei suoi pensieri, quasi non si accorse dei passi lievi che procedevano verso di lei.
Senza voltarsi, scostò leggermente il capo quando sentì il torace aderire alla schiena e le sue forti  braccia stringerla lentamente in una carezza avvolgente e si abbandonò di più alla sua spalla accogliente.
 


Si è addormentata?

Si…

Come hai fatto questa volta?

Le ho cantato quella vecchia ninna nanna della piccola stella.

Le piace tanto, è la sua preferita….

Già…

La canteresti anche a me, amore?

Si, però chiudi gli occhi e resta qui stretta a me.



“Luccica, luccica
la piccola stella…
come un diamante nel cielo.

La solitudine è sempre
accompagnata da una stella
diamante nella notte,
la quale ti dice dove andrai.

Il viaggiatore nel buio
ti ringrazierà per la tua minuscola scintilla.
Egli non avrebbe potuto vedere verso quale strada andare
se tu non avessi luccicato così”.

 
 
Sei tenerissimo, lo sai?

Chissà quando riuscirà a ripetere qualche parola….

Già… per ora, nonostante tutti gli sforzi del suo papà la nostra piccolina  riesce a dire solo …papà… mamà…e dadà…

Cosa sarà dadà....

E’ buffissima….

E bellissima….proprio come te…

E come te…

Come stai?

Voglio restare qui tutta notte, con te…

Non vuoi provare a dormire un po’?

Non penso di  riuscirci, non questa notte…non posso smettere di pensare a lei….

Lo so… Oscar…anch’io non posso fare a meno di pensarci…

Da domani quello che per tanto tempo  ho creduto tutto il mondo  non esisterà più…come si è arrivati a tanta crudeltà….cosa ha fatto la famiglia reale  per meritare una fine così tragica?

Non lo so, amore…non lo so..

L’hanno abbandonata tutti….

Fersen no, ha cercato fino all’ultimo di organizzare la liberazione, o la sua fuga….ma è stato impossibile… ci sono troppi equilibri politici in gioco.

Già…nella sua ultima lettera mi diceva di non avere ancora perso le speranze ma questa notte non posso fare a meno di pensare anche a quanto debba soffrire…

Lui sa di non essere solo, in fondo, Madelene e Béatrice gli staranno accanto, nonostante tutto, con loro potrebbe trovare un po’ di pace, il tempo lenirà parte del suo dolore…forse….
 
….Fersen…..mi fa  così pena adesso…

Già….anche a me…negli ultimi anni ha cercato di riscattarsi dagli errori commessi….

Ripetimelo ancora, Andrè…

…Cosa…

Dimmi perché hai ceduto al suo ricatto…se mi avessi confessato subito il suo piano, che mi avrebbe sposato per degli scopi così vili,  io sarei stata dalla vostra parte… vi avrei aiutato…

Questo lo so, non ne ho mai dubitato….

E allora perché

Lo sai perché…

Dimmelo di nuovo…temevi che potessi accettare la sua proposta?

….Si…..una  parte di me..si…...temeva che la sua proposta di matrimonio non ti sarebbe stata indifferente, sapevo cosa provavi  per lui… e forse in fondo sapevo anche che non avrebbe mai attuato le sue minacce, non con te….

Ma…

Ma non volevo che tu credessi che un uomo come Fersen potesse chiederti in moglie perché  mosso da un ricatto… anziché  semplicemente per il fatto che tu fossi  la donna più bella che io abbia mai visto, degna dell’amore di un Re…..e la più leale,  la più coraggiosa tra le donne…

Sei stato un pazzo….

Sono solo  pazzo di te…

Ti voglio, Andrè…

Vieni qui….

Stringimi….

Ti amo così tanto, Oscar…

Sei tutta la mia vita, amore…

Ho bisogno di te stanotte..

Io sono qui, Oscar, per te…
 
 


Sciolse lentamente i lacci della vestaglia che copriva il suo corpo esile, lasciando scivolare la stoffa fino a terra  e sollevando leggermente il capo, senza mai chiudere gli occhi, cercò la sua bocca.
Dischiuse le labbra e inarcò il corpo al contatto delle mani di lui che le percorrevano la schiena procurandole delle piccole scosse lungo tutto il corpo.
Nuda, in piedi dinnanzi a lui, sollevò i lembi della sua camicia  e accompagnò piano  la sua  veste fin sopra la testa. Poi ritornò a baciare la sua bocca, inebriandosi al gusto così intimo  del suo sapore, staccandosi da lui, un attimo, per guardarlo ancora negli occhi.
Mosse il capo all’indietro quando le mani di lui si insinuarono tra i suoi capelli e scivolarono esigenti fino sul collo e poi giù, sul seno diventato più procace, mentre le mani di lei ripercorrevano il torace, prima con il palmo aperto e subito  dopo con il dorso, andando a solleticare quella piccola cicatrice incisa per sempre  sul corpo possente. E vi pose le labbra, piano, una volta ancora, come mille altre  volte aveva fatto, da quella notte di agonia, quando tra lo stupore e le preghiere, lui aveva aperto gli occhi e sussurrato dolcemente il suo nome.
Lo seguì sorridendo, nel suo indietreggiare adagio verso il letto e si lasciò scivolare sopra di lui, continuando a baciarlo, fino a quando fu lui, inarcando il corpo e invertendo le posizioni a mettersi  disteso sopra di lei.
Strinse le mani, finchè sentì le unghie penetrare nella carne soda delle natiche, mentre il corpo di lui si impadroniva  completamente di quello di lei  muovendosi piano e accelerando lentamente il ritmo dei suoi colpi.
E quando si sentì immergere nel reciproco piacere, lo trattenne a sé, saldamente, impedendogli di lasciare il suo corpo  tremante.
 

Resta qui, dentro di me..
Resta qui, ancora un po’…
Riempimi di te,
Del tuo corpo, del tuo amore,
Del tuo calore,
Della  tua carne.
Stai qui, dentro di me, amore, per sempre.

 
 
 
 
 
 

« Colei per la quale vivevo, poiché non ho mai smesso di amarla, colei che amavo così tanto, per la quale avrei dato mille vite, non c'è più. Oh, mio Dio! Perché distruggermi così, cosa ho fatto per meritare la Tua ira? Lei non c'è più. Sono in un'agonia di dolore e non so come faccia a sopportare la mia sofferenza. È tanto profonda e nulla la cancellerà mai. Lei sarà sempre presente nella mia memoria e non smetterò mai di rimpiangerla » (2)
 





(1)    Lettera scritta da Maria Antonietta nella sua ultima notte di vita.
(2)    Lettera scritta da Fersen e indirizzata alla sorella Sophie
 
 







Note:

Siamo giunti alla conclusione della storia, un po’ inaspettatamente, forse, ma per fortuna li troviamo  in salute e colmi d’amore. Ho iniziato a scrivere per sperimentare un nuovo stile, pieno di dialoghi, con l’intenzione di fare provare al lettore, solo grazie alle loro parole,  le emozioni provate dai protagonisti.

Ho voluto lasciarvi anche gli ultimi pensieri dei due infelici amanti.
Chiedo perdono al bel Conte, del quale, estremizzando  fragilità e superficialità, è evidentemente  emerso un ritratto controverso e  discusso. E’  ben noto che egli abbia avuto moltissimi amori,  tanto da costruirsi  la fama di donnaiolo impenitente, ma l’adorazione e la venerazione per la Regina contrassegnarono la sua esistenza.

Grazie a tutte !

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