Paura della gravità.

di itsjones_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Afraid? ***
Capitolo 2: *** Four problems in her hands. ***
Capitolo 3: *** Need help. ***
Capitolo 4: *** Write me something. ***
Capitolo 5: *** Drunk. ***



Capitolo 1
*** Afraid? ***


Paura Della Gravità.

 
Capitolo 1. - Afraid?

 




Quando hai diciannove anni pensi che tutto possa essere perfetto,non ti fai grossi problemi, se non per come potrebbe andare il compito di fisica di martedì, o di come Brittany ha detto ad Angela che ha il sospetto che Bill la stia tradendo. I problemi arrivano dopo, ma la verità è che io pensavo di vivermela giorno per giorno un po’ come si dice, senza pensieri. Ma nel momento in cui conobbi Danny Jones sapevo che le cose sarebbero cambiate radicalmente,persino prima di conoscerlo,sapevo che avrei dovuto prestare bene attenzione.
Ricorreva l’anno duemilasei, quando cercavo un lavoro part-time estivo per convincere mia madre che potevo essere responsabile ed indipendente, una mia amica mi aveva parlato di questo gruppo alla quale un suo zio faceva spesso alcune interviste per le riviste da teenager malate di cazzo. Mi aveva detto che il loro manager cercava delle spalle, per portare il pranzo,segnare alcuni appuntamenti, cose così. Non è che il lavoro non mi facesse impazzire, ma appena conclusa una storia lunga un anno con un tenebroso ex alla io Edward Cullen, l’ultima cosa che desideravo era di prendermi una sbandata per un giovane rockettaro alle prime armi. Ma tanto valeva provare, i soldi mi facevano comodo e per mezza giornata di lavoro quattro giorni a settimana lo stipendio non era affatto malvagio.
Ma avrei dovuto fermarmi, dire ‘’ehy, ciccia,non sai a cosa vai incontro. Bloccati, datti una calmata, non è un lavoro che fa per te’’ ma non lo feci, anzi, mi sbrigai a suonare al campanello di quello strano cottage londinese alle nove e mezzo di un venerdì mattina.
All’inizio le cose procedevano bene e non vedevo mai i ragazzi, appoggiavo il pranzo sul tavolino fuori dalla sala di registrazione e me ne stavo due ore a leggere riviste in sala d’attesa, poi sistemavo gli appuntamenti, riordinavo il porcile che si creava nel loro appartamento a due minuti dallo studio e alle cinque in punto staccavo, era figo, neanche troppo in realtà, non facevo un granché, ma andava bene così. Finché, dopo una settimana e mezzo dalla mia nullafacenza mi accorsi di aver dimenticato le chiavi della mia vespina  sul tavolo cilindrico del salotto dell’appartamento. ‘’mitico’’ avevo pensato, guardando tutta la strada che avrei dovuto percorrere nuovamente, ma poco importava, m’incamminai a passo di lepre e rientrai nell’amabile pseudo-casa.
Una volta entrata con il mio duplicato della chiave mi introdussi in quello che era tornato ad essere il caos che c’era prima che cominciassi a pulire, mi venne il nervoso soltanto a guardare il salotto con le vetrate di nuovo mezze appannate e non lucide come le avevo lasciate. C’era un ragazzo a sedere sul divanetto bianco di pelle che strimpellava la sua chitarra, aveva i capelli castani scuri con un taglio tutto suo, piuttosto buffo che gli copriva appena gli occhi, le sue mani erano concentrate sullo strumento,così come i suoi occhi. Notai subito le chiavi poiché erano proprio davanti a lui e così entrai nella stanza con indifferenza e le affarrai.
«e tu?» mi chiese lo sconosciuto con aria persa
Mi voltai e notai immediatamente che possedeva due magnifiche perle azzurre al posto degli occhi,la sua bocca era semi-aperta, chiaro sintomo dell’essere appena uscito da un mondo tutto suo.
«io» esclamai «mi sono dimenticata le chiavi del vespino qui..» poi le alzai facendole oscillare leggermente «sono quella che vi porta il pranzo e riordina le cose qui»
Il ragazzo accennò un sorriso e annuii «la donna invisibile!»
Io rimasi immobile e lo fissai incerta, finchè altri tre non entrarono nella stanza.
«mi pareva di aver sentito qualcuno parlare» disse uno, leggermente sovrappeso con i capelli biondi. Sembravano così morbidi che avrei voluto correre là e toccarglieli, all’apparenza era molto dolce, sembrava un orsacchiotto appena uscito dal negozio di giocattoli. Gli altri due invece se ne stavano sulle loro e mi fissavano con la stessa aria dubbiosa, una sembrava un bambino nel corpo di un diciannovenne e l’altro teneva in mano le bacchette quindi pensai che fosse il batterista. Continuai a scrutarli finchè il tipo della chitarra e con faccia da idiota non interruppe il mio pensare.
«è la donna invisibile, si disinvibilizzata»
Non credo neanche che come parola esista.
«già» fece il batterista «ci hai portato qualche appuntamento?»
Poi il finto bambino fece un balzo dalle scalette che separavano il grande salotto con il resto della casa «ancora? Ma io sono stanco»
Sospirai «nessun appuntamento,sono qui per riprendermi le chiavi che avevo dimenticato..»
«oh» fece l’orsacchiotto «vuoi da bere.. ehm..»
«Stella Parker.» sussurrai con un filo di voce «no grazie»
«STELLA!» esclamò il ‘’bimbo’’ «guarda danny, questa ragazza ci è capitata a fagiolo»
Erano fissati con pianeti,stelle e tutto quello che riguardava lo spazio,specialmente Tom, lui si che amava queste cose.
Danny,il ragazzo con la chitarra in mano sorrise «mi stai già simpatica,sai?»
Perfetto. Pensai. Ragazzi. Musicisti. Amanti dei pianeti. O quello che erano non volevo averci niente a che fare, se non portargli pranzo e spuntini.
I giorni seguenti passarono lenti, li vedevo spesso, ed ogni volta che entravo dalla porta con il cibo si fiondavano fuori dallo studio con facce agguerrite ed affamate, mia madre affermava che erano il guarnimento alla malattia nella noia. Allo stress che avevo accumulato durate tutta la mia monotona vita.
Un giorno a metà giugno,mi fermai a pranzare con loro e notai per la prima volta quanto quattro persone che vivono ventiquattr’ore su ventiquattro, possano essere tanto diverse. Danny per esempio era probabilmente quello più attivo, non faceva altro che parlare e raccontare aneddoti di chissà quali film. Tom, era il più tranquillo,apparentemente, dolce e socievole ed ogni sua espressione sembrava uscita da un bacio perugina. Dougie, era buffo, scemo e alquanto infantile,forse il più carismatico. Ed Harry, penso che anche dopo tutti questi anni Harry rimarrà sempre un mistero per me, all’apparenza freddo,ma che piano piano si scioglie.
Fu subito dopo aver finito la mia insalata, che Tom nominò quella che sarebbe stata la loro gita di libertà, una gita che mi pento amaramente d’aver fatto,anche dopo quasi sei anni da allora.











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premetto che era davvero davvero TANTO che non mi cimentavo in una fic, quindi il risultato non lo so,ahahah, vabè, io li amo, sono cresciuta con l'amore per Dougie lo ammetto, qualche anno fa impazzivo per lui asdfghjkll, poi la mia attenzione si è sdradicata e piantata su mr Jones. e il resto vabè,parla da se. ovviamente amo tutti e quattro e questa piccola storiellina è ciò che una mente fangirleggiante e malata come la mia può partorire,fatemi sapere cosa ne pensate. cià. <3

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Capitolo 2
*** Four problems in her hands. ***


Capitolo 2. - Four problems in her hands.

 





Ne parlavano da mesi,sarebbe dovuto essere il viaggio prima di partire con il programma pesante di settembre, due settimane in un posto nei pressi di Bristol, avevano preso un piccolo cottage nella natura, non lo avevano detto a nessuno, se non a me. Non volevano scocciature da parte di fan o paparazzi, avevano bisogno di staccare con il mondo e il fatto che me l’avessero detto mi faceva sentire dopo molto tempo,quasi speciale.
Mi chiesero di mantenere il segreto, non che l’avessi detto a nessuno,ma il luogo allettava molto anche me e per un momento pensai che la foglia di lattuga mi fosse andata di traverso,quando mi balenò l’idea di chiedere se li avessi potuti accompagnare. Ma non ce ne fu bisogno, perché Tom concluse con un sonoro: «ti unisci a noi?»
Blaterai qualcosa,senza accorgermi che tutti e quattro mi fissavano.
«è il vostro viaggio» boffonchiai portandomi la lattina di tè al limone alla bocca «e ci conosciamo da una settimana appena, non vi pare un po’ affrettata come cosa?»
«avremmo tempo per conoscerci!» fece Dougie, fu in quel momento che capii quanto timido era quel ragazzo, dal suo tono di voce si capiva che non amava molto aprirsi.
Pensai che fosse carino, in realtà lo era molto, i suoi capelli biondo scuro erano tagliati corti dietro e lasciavano posto ad un leggerissimo ciuffo davanti, aveva gli occhi piccoli,ma anche i suoi erano di un colore azzurro acceso, soltanto una volta mi è capitato di vederlo arrabbiato.
«con un nome del genere, Stella» si intromise Danny «potrai soltanto esserci d’ispirazione»
Harry ridacchiò e Tom annuii alzandosi per sparecchiare la tavola.
«beh» sospirai infine «mi sembra fattibile,allora» la verità è che non ne ero molto convinta,l’idea di rimanere per due settimane intere con quattro ragazzi in un cottage mi spaventava e allettava allo stesso tempo. Ma sarebbe andato tutto bene, pensavo, avevo da studiare e loro da comporre, tutto sarebbe andato com’era nei piani. O almeno è quello che credevo.
Passammo un’altra settimana insieme prima del grande viaggio. Riuscii a conoscerli meglio ed ad apprezzarli,Dougie era quello che più mi incuriosiva e allo stesso tempo mi assomigliava,in un certo senso, entrambi avevamo bisogno di una scossa,a volte. Quando entravo nella saletta era sempre il primo a venirmi incontro con quel sorriso smagliante che significava affetto: un affetto che gli era sempre stato tolto e che era pronto generosamente a donare agli altri. Mi piaceva,lo ammetto,ricevere tutte quelle attenzioni, mi faceva stare bene e quando partimmo le cose non fecero che migliorare.
«ce la fai?» mi chiese Tom con la sua solita aria da bravo benefattore mentre tiravo su la mia valigia per metterla nello spazioso bagagliaio.
Mi limitai a sorridere ed annuire,non era leggera,ma non potevo disturbare più di quanto avevo già fatto.
Poi Harry si posizionò nel posto accanto al guidatore e dando una sbirciatina dietro di se,esclamò con entusiasmo: «direi che possiamo andare.»
Mi sedetti dietro assieme a dougie e danny, l’auto era una decappottabile e per tutto il tragitto sentii l’aria accarezzarmi bruscamente il viso, Dougie, poi, mi guardava e scrutava ogni mio movimento, il momento in cui passavo la mano tra i capelli per fare in modo che non mi si arruffassero troppo o quando mi misi più comoda per riposare. A volte mi voltavo e lo vedevo, lui accennava un sorriso e faceva finta di niente. Danny sentiva la musica ed Harry dormiva.
Finchè anch’io e Dougie non c’addormentammo ormai sfiniti.
Quando mi svegliai eravamo ancora sulla vettura e notai con la coda dell’occhio che soltanto io mi ero svegliata, sentivo le voci di Tom e Danny e Harry che russava aumentando sempre di più il tono. Non aprii gli occhi, non so bene perché non lo feci, ma sentivo che la conversazione stava prendendo una brutta piega, il biondo si stava riscaldando e Danny negava dopo ogni parola dell’altro.
«smettila» fece Tom e lo sentii accelerare di colpo.
«vuoi dirmi che non è vero?»
Il guidatore si stufò e sospirò tornando a velocità normale quasi non urlò «sono venti minuti che cerco di fartelo capire» poi sospirò una seconda volta e continuò «sei troppo ossessivo»
Danny fece finta di niente «ma lei e, insomma, lui, loro due» cominciò improvvisamente a balbettare «eppure dovrebbe saperlo,anzi,mi correggo, LUI SA
«non è una frecciata, Dan, lui è così e lei ci è capitata per caso,siamo rimasti tutti colpiti, ma dougie si ricorda di quello che gli hai detto.» poi si interruppe bruscamente cominciando a frenare.
«ad ogni modo, siamo arrivati, sveglia gli altri»
Non pensai a quella conversazione per tutto il resto della giornata, la verità è che non gli avevo dato peso perché non mi interessava, ero partita con il presupposto che me ne sarei rimasta in disparte e quindi me la tolsi dalla testa.
Cucinai per sdebitarmi con i ragazzi e anche se le mie conoscenze culinarie non erano delle migliori mi limitai a rimanere sulle cose basilari.
Finchè non giunse quello che sarebbe stato l’inizio della catastrofe. Dopo cena Harry sollevò il problema scherzando.
«mi sbaglio o abbiamo solo quattro camere?»
No.
« non ti sbagli» rispose Tom
No.
Danny lo interruppe «e dove sta il problema?»
No.
«Stella dormirà con qualcuno,mi pare semplice.» concluse veloce, Dougie.
NO.
Avrei proposto di far trasferire uno di loro per lasciare la camera a me, ma sarebbe stato un gesto troppo maleducato e sarebbe stato scartato da Dougie che aveva proposto il metodo peggiore.
Piuttosto il pavimento di marmo gelido.
Quando poi decisero di tirare a sorte senza neanche chiedermi il consenso, cominciai a sperare che uscisse Tom, che mi sembrava l’unico capace di non approfittarsene,l’unico con la testa sulle spalle.
«pesca» fece Harry.
Io sospirai ed arresa a ciò che mi aspettava infilai la mano nel sacchetto di plastica bianca, mescolai bene e arricciai il naso cercando di riconoscere il foglietto del biondo. Ma niente,erano tutti e quattro identici. Fu in quel momento che notai le loro facce, Harry mi pareva concentrato sulla mia mano, Tom se ne stava appoggiato al muro con aria impassibile, Danny si mordeva il labbro ansiosamente e Dougie, oh Dougie, il momento in cui tirai fuori il foglietto fu il peggiore, perché ci sperò davvero. Ma fu meglio così. Forse.
«ebbene?»
Lo portai agli occhi e leggendo non seppi se tirare un sospiro di sollievo o preoccuparmi. Nello stesso momento mi tornò in mente la conversazione che avevo ascoltato qualche ora prima e il mio cervello si svuotò completamente mentre la mia bocca leggeva quelle cinque brevi lettere.
«danny










spazio dell'autrice.______________________________________________________________________
che poi tutta questa storia è un sogno fatto poco tempo fa,ovviamente rivisto, ma lol, più o meno siamo li.
cià.

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Capitolo 3
*** Need help. ***


Capitolo 3. - need help.




 

 
A Tom quasi non scappò da ridere, ma riuscii a trattenersi, fissando l’amico che nel frattempo era sbiancato completamente in volto.
«che culo, Jones» esclamò Harry.
«uh-uh-uh» si lasciò scappare Tom cominciando a battere le mani «sogni d’oro!»
L’unico che non si intromise fu Dougie, che si voltò a guardarmi con faccia da cane bastonato e sospirò nel modo più penoso che io abbia mai sentito.
Ma io ero contenta tutto sommato, Danny mi pareva un ragazzo tranquillo e aldilà di quella conversazione non avevo di che preoccuparmi.
Finchè non lo vidi. Quell’unico e spazioso letto ad una piazza e mezzo che giaceva in mezzo alla stanza piena di poster e chitarre.
«io dormo sul pavimento.» sussurrai mentre il biondo se la rideva in corridoio.
«come?» Danny si voltò a guardami lanciando prima un’occhiataccia all’amico che se ne andò in camera sua bofonchiando qualcosa come: «ci vediamo a colazione!»
«no, niente, dicevo… ehm, dormo nel letto anch’io? Nel senso, ehm, non vorrei infastidire»
«no,affatto» mugugnò «e comunque,non devi preoccuparti non ti mangio mica..»
Abbozzò un mezzo sorriso ed io poggiai il mio bagaglio vicino alla parete bianco panna.
Credevo che il peggio fosse passato quando uscendo dal bagno con il mio ‘’pigiama’’ (una canottiera e un paio di pantaloncini corti di tuta), quando lo vidi, se ne stava lì, in piedi con un paio di mutande nere che cercava la maglia del pigiama nel borsone.
«oh»
«che?»
Si voltò ed io impallidii.
«non ti sei ancora cambiato?»
Lui rise. «io dormo così d’estate, se è un problema mi metto una maglia»
Dovetti ricredermi su Danny Jones, aveva un bel fisico, e nonostante tutto aveva pure un certo carisma. Ma nella mia testa feci sparire ogni tipo di pensiero fisico.
«questa è camera tua, ‘sta tranquillo»
Danny sorrise calorosamente alla mia risposta e si infilò comunque la maglia bianca che teneva con la mano.
«ok,come vuoi» risposi a quel gesto.
Fu imbarazzante, parlare per un quarto d’ora, spengere la luce o non spengerla, chi aveva il dentifricio più fresco e cose del genere. Era ridicolo, la situazione era ridicola. Così ridicola che ad un certo punto m’addormentai. Questa fu la prima notte che trascorsi con lui.
Al mattino quando aprii gli occhi lui dormiva ancora, aveva un’aria molto dolce e spensierata,come un bambino che si gode il suo riposo. Lo fissai per qualche secondo,poi mi alzai per vestirmi.
Pensai che non fosse una cattiva idea se mi fossi cambiata lì, lui dormiva e non correvo nessun pericolo. Mossa sbagliata,parker.
Tolsi maglia e pantaloncini per rimanere soltanto in mutande e senza voltarmi presi in valigia il primo reggiseno che riuscii a trovare e un vestitino leggero verde chiaro. Ma non feci in tempo a metterci le mani sopra che sentii un rumore. Un rumore che veniva esattamente da dietro di me.
«Stella?»
Mi voltai e lo vidi, aveva gli occhi spalancati e mi fissava con aria quasi spaventata,mentre tentava di stirarsi.
«come hai dormit-» poi focalizzò quello che aveva davanti agli occhi ed anch’io me ne resi conto, prima di riuscire a coprirmi il seno con entrambe le mani.  «oh cazzo!» esclamò.
«tu non hai visto niente!» per poco non gridai «vero?»
«eri di schiena! Cazzo, come potevo fare?» sorrise amareggiato «ma sarebbe stato meglio se-»
«se?»
«se, mh, andiamo a fare colazione, va.» poi s’alzò e cominciò a vestirsi.
A colazione la tensione era così alta che non riuscii quasi a reggerla, Harry e Tom si guardavano e ridevano chiedendoci come avevamo passato la notte, Dougie non si presentò, gli altri dissero che era stanco. Danny ad un certo punto scoppiò a ridere. «piantatela,diamine»
Mi ingozzai fino allo sfinimento cercando di non aprir bocca.
«vi dico soltanto una cosa, «è una tipa molto sfortunata,la nostra Stella» poi si voltò a guardarmi e sorrise piantandomi una mano tra i capelli «è capitata con l’unico che si sveglia nei momenti inopportuni»
Gli altri due, allora, s’incuriosirono a tal punto che mi toccò uscire dalla stanza per evitare un altro terzo grado e mentre mi avviai in corridoio per andarmi a lavare i denti al bagno del piano di sopra, mi imbattei in quella che doveva essere la camera di Dougie.
Le luci erano spente, ma dalla vetrata entravano comunque i raggi di sole del mattino, lui se ne stava sdraiato sul letto, aveva gli occhi semi aperti e fissava con aria disinvolta e quasi scostante il soffitto di un colore indefinito. Lo guardai. Mi fece ancora più pena,così.
«hey» mi fece senza voltarsi
«buongiorno,Doug, la colazione è pronta»
«non ho molta fame,mh»
Poi si voltò a fissarmi ed io inclinai la testa per vederlo meglio.
«la cuoca potrebbe offendersi» dissi abbozzando un sorriso.
Lui ricambiò e rivoltò il capo, senza però dire niente.
Nello stesso istante sentii Tom chiamarmi dalla cucina, stava ridendo ed in quell’istante un solo pensiero mi passò per la testa.
Danny sei morto.


[...]

Il pomeriggio fu piuttosto monotono, i ragazzi lo passarono a dedicarsi alla musica ed io me ne rimasi in camera a studiare, come era nei piani. Così come i quattro giorni seguenti, che si alternavano tra nottate imbarazzanti e colazioni che sembravano terzi gradi. La cosa più eccitante fu che Harry perse entrambe le bacchette della batteria, giusto per capirsi.
Finchè la notte del quinto giorni, Danny mi parlò di qualcosa che era piuttosto diverso, di dentifrici e lampadine.
«fra te e Doug,c’è qualcosa?» mi chiese voltandosi nel letto per vedermi nonostante fosse buio.
«perché questa domanda,adesso?»
«non so.»
Mi voltai anch’io «beh, è una domanda strana.»
«anche origliare in macchina facendo finta di dormire,lo è.»
Giuro,mi spiazzò, mi sarei sotterrata sotto il parquet se avessi potuto.
Sospirai. «cazzo, Danny, ma che diamine di vista hai?»
Lui rise e si mise comodo. «ma non importa, era solo curiosità»
«comunque no, niente di niente, puoi stare tranquillo»
Rise, di nuovo.
« guarda che lui ti muore dietro e pensavo soltanto che-»
«che?»
«che tu lo ricambiassi.»
«non voglio farmi uno solo perché ci scherzo qualche volta, Jones.» abbozzai un sorriso che però non credo riuscii a vedere. Ma lo sentii sospirare, come sollevato.
«c’è altro che devi chiedere?» chiesi ormai sul punto di addormentarmi.
«no, tutto qui
«buonanotte allora.»
«’notte.»
Poi si voltò ed ebbi come l’impressione d’aver lasciato una conversazione a metà.








 

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bettina918 : uuuh ma grazie davvero! Spero che questo continuo ti sia piaciuto, ad ogni modo cercherò di aggiornare presto, cià. :3

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Capitolo 4
*** Write me something. ***


Capitolo 4. - Write me something.



 

 
Quella sera cercammo di stravolgere quei primi giorni che erano decisamente partiti nel modo sbagliato. Harry ci portò in un locale di sua conoscenza, nella quale era stato una volta. Era carino, in stile inglese, con boccali di birra oltre ogni aspettativa.
«cinque birre,mh, ti va bene stella?»
Io annuii sorridendo a Tom mentre si rivolgeva all’uomo dietro al bancone.
Danny seduto tra il biondo ed Harry mi lanciò un’occhiataccia. Poi me ne resi conto, Dougie seduto dall’altra parte, proprio vicino a me fissava la birra ancora piena senza dare alcun segno della sua presenza lì.
«allora,Stella» mi voltai quando mi proferì parola. «cosa ne pensi?»
«a che proposito?»
Dougie fece spallucce «non so,a questo posto, alla casa, a questa vacanza.»
Indugiai prima di rispondere, ma solo per mettere le cose insieme, non avendo davvero idea quale fosse la mia sensazione mi limitai a ridacchiare. «è forte,qui»
Anche lui rise.
«e tu,tu come stai?»
«beh» disse prendendo una lunga sorsata dalla sua birra scura «sono in vacanza,quindi piuttosto bene, anche se non tutto va come dovrebbe andare.» poi notai qualcosa nel suo sguardo, non stava guardando me, mentre diceva quelle parole i suoi occhi erano puntati a qualcuno che mi stava dietro. Danny.
Mi voltai e notai il chitarrista che si era alzato dallo sgabello e si era diretto verso un gruppo di ragazze insieme ad Harry, ridevano rumorosamente. Uomini pensai,sempre a mettersi in mostra.
Poi tornai a fissare Dougie, che nel frattempo aveva preso un’altra sorsata lunga come la precedente.
«mi sbaglio o fra te e Danny c’è qualcosa che non va?»
«ci siamo sempre punzecchiati» fece lui, pulendosi la bocca con la mano «ma anche se non sembra è una persona un po’ egoista»
Egoista? Danny? No, forse un altro Danny Jones, non lui.
«ti ha rubato la ragazza,Doug?» risi cercando di sdrammatizzare. Ma lui sembrava non sentirmi,così mi voltai di nuovo e notai che Danny era rivolto verso di noi, il suo viso era inespressivo ed i suoi occhi pungevano come stalattiti.
«vieni» sussurrò Dougie prendendomi per un braccio.
Mi portò fuori, portandosi dietro il mio bicchiere ancora colmo di birra.
C’era un’aria fresca quella sera, nonostante il caldo torrido che aveva dominato in quei giorni, in quel momento sembrava quasi di essere ad ottobre quando nell’aria c’è un po’ di umidità e si sente che l’estate ormai è finita. Così mi infilai il golf.
«perché siamo usciti?» chiesi,dunque.
Lui si strinse delle spalle e si accese una sigaretta.
Presi una ciocca di capelli neri e la portai dietro l’orecchio prima di riaprir bocca, «siete riusciti a scrivere qualcosa,comunque?»
Finalmente si voltò. «oh,si» mi sorrise ed i suoi occhioni da cucciolo bagnato si strinsero ancora di più.
Non passò neanche un secondo,quando un rumore alle mie spalle mi fece voltare,era un suono a me familiare, una chitarra strimpellava un motivetto nuovo, che non avevo mai sentito prima, poi attaccò una voce e senza perder tempo mi fiondai all’interno. Danny era salito sul palco dove facevano il karaoke per esibirsi assieme a Tom.
Non sono mai stata egocentrica, va bene, forse un tantino si, ma più cantava più mi ponevo delle domande. E più m’innamoravo di quella voce, calda come il sole d’agosto e allo stesso tempo tagliente come un coltello, questa era la voce di Danny Jones, così sporca e perfetta allo stesso tempo. Fu come se non avessi mai sentito cantare prima, come un bambino che impara a camminare io imparavo ad amare qualcosa che non faceva parte del mio mondo.
«è un piccolo estratto,di qualcosa ancora allo stato brado» disse lui al microfono «ma spero vi sia piaciuta» poi sorridendo mi fissò, me ne stavo alla porta e mentre tutti applaudivano lui scese appoggiando la chitarra al bancone e lasciandosi acclamare dalle turiste che aveva conosciuto poco prima.
«wow!» feci girandomi verso Dougie che nel frattempo era rimasto fuori a fumare. Lui mi urlò qualcosa che non riuscii a sentire, forse, vieni qui o forse no.
Mi rivoltai verso l’interno e rimanendo immobile mi ritrovai davanti Danny.
«è fantastica!» per poco non gridai, mi sentii molto ragazzina nel dirlo, come quelle che idolatrano il proprio cantante preferito «voi siete fantastici, tu sei.. wow, Dan,era forte!»
Danny si scostò i capelli da davanti gli occhi chiari e mi fissò «sapevo che ci avresti ispirato bene.» mi diede una pacchetta sulla spalla e tirò fuori le chiavi della macchina per darle a Tom che se ne stava proprio dietro di lui a parlare con Harry.
Quella sera eravamo tutti piuttosto stanchi e così ci buttammo subito a letto, ma noi no, io e Danny rimanemmo a sedere sul materasso fino a tarda notte, forse era l’adrenalina o forse la birra che non avevo toccato. Ma sentivo di volerne ancora, così gli chiesi di cantare per me.
«deve essere completata» esclamai io «fare surf sul sole, questa cosa della gravità, mi piace un sacco!»
«beh, non è che abbia molto materiale» disse soffocando una risata.
«che intendi?»
Danny si sistemò più comodo «che mi devi dare altro su cui scrivere, non posso andare di fantasia»
«è quello che penso,Dan?»
Lui annuii.
Perfetto, sapere di essere il soggetto principale di una canzone, mi faceva venire i brividi,letteralmente, ma perché?
«aspetta, quando tu dici Urano..»
Non riuscii più a trattenersi e scoppiò «perdonami! Speravo non ci arrivassi!» cominciò a giustificarsi.
Sospirai. «dunque?»
Danny si alzò e mi venne più vicino «dunque,non ti piacerebbe venire con me?»
Deglutii, ma era insicuro, aveva quasi paura, così fui io a baciarlo per prima.









spazio dell'autrice._______________________________________________________
e poi bho, invidio Stella. ahahahahahahh. il capitolo è un pò cortino,ma devo finire le valigie e prometto d'aggiornare preeeesto! cià. hope you like it. x

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Capitolo 5
*** Drunk. ***


Capitolo 5. - Drunk.



 

 
Ricordo la sensazione di fresco mentre le mie labbra si scollavano dalle sue, ricordo i suoi occhi, così chiari e pungenti che fissavano il mio viso basito e sconcertato mentre mi allontanavo.
«wow» mi uscii soltanto dalla bocca.
Mi sentii strana, quel bacio non era stato previsto, non sapevo cosa fare, che cosa avrei dovuto dire.
«questo si che è d’ispirazione» ridacchiò lui passandosi la lingua sulle labbra.
Soffocai un sorriso abbassando lentamente lo sguardo verso le sue mani che se ne erano rimaste sulle corde della chitarra.
«forse è meglio che me ne vada a dormire» risposi senza neanche guardarlo in faccia,la stessa che se ne stava a pochi centimetri di distanza dalla mia.
Danny si alzò ed appoggiò la chitarra al pavimento «d’accordo» sussurrò.
Detto questo sorrise maliziosamente e si avviò in bagno per cambiarsi. Io, non feci in tempo ad appoggiare la testa al cuscino che m’addormentai, stanca e anche un po’ confusa.
Quella notte sognai grandi occhi blu, chitarre che strimpellavano il mio nome e il sole,grande e luminoso che accendeva ogni cosa intorno a me.
La mattina seguente, mi svegliai di buon umore nonostante Danny non fosse nel letto accanto a me, ero comunque intenta a non pensare a niente di quello che era successo poche ore prima. In cucina c’era odore di marmellata ai frutti di bosco spalmata sul pane fresco, frittelle calde e caffè appena fatto, un odore troppo invitante per essere ignorato. Seduto intento a mangiare la propria colazione c’era Tom che si gustava il suo cibo in compagnia del suo quotidiano, forse è questa l’immagine che preferisco di Mr Fletcher, un ragazzo buono e semplice con tutti i requisiti per diventare un ottimo padre ed un amabile marito.
«hey» mugugnai stirando entrambe le braccia verso il soffitto.
Tom mi lanciò un’occhiata dolce continuando a sorseggiare la sua bevanda calda. «buongiorno»
Mi guardai intorno prima di rendermi conto che nella stanza non c’era nessun altro,a parte me e lui. «gli altri? Dormono ancora?»
«in realtà non tutti, Danny è uscito»
«uscito? Ma sono le nove del mattino»
Tom fece spallucce «è imprevedibile,dovresti saperlo»
Nella mia testa la mia coscienza se la rideva alla grande. Danny jones e l’imprevedibilità andavano a braccetto.
Mi misi a sedere cominciando a spalmarmi della marmellata sul primo pezzo di pane che riuscii ad afferrare ed intanto il mio sguardo si andò a posare sul calendario appeso alla parete.
Ancora sette giorni. Ancora sette notti insieme e mr Jones.
Mitico.
Improvvisamente la porta d’ingresso si spalancò e un Danny un po’ stanco si affrettò ad entrare in casa.
«’giorno!» esclamò con un meraviglioso e pulitissimo sorriso stampato sul suo volto radioso.
Feci un cenno con il capo,sentendomi un po’ in imbarazzo mentre lo vedevo avvicinarsi.
«dunque?» chiese tom sparecchiando la sua roba.
«oh,oh, abbiamo un sacco di nuova roba, è forte,molto molto forte!» ridacchiò l’altro.
Il biondo scoppiò improvvisamente in una fragorosa risata.
«wow,datti una calmata, dove hai trovato tanta energia per metterti a scrivere a quest’ora?»
Danny mi guardò e sorrise con malizia. «te ne accorgerai non appena la sentirai!»
Per la verità la canzone non era ancora completa, ma prometteva piuttosto bene. Mi sentivo un’aliena, improvvisamente. Era tutto così strano.
Dougie fu estremamente carino con me, per tutta la giornata  ed io mi sentii una stronza per come mi ero comportata ultimamente, ma con il passare del tempo, mi accorsi che forse era meglio così.
La sera successiva notai l’audacia con cui Danny aveva deciso di terminare il brano e gli altri che era riuscito a cominciare. Non avevo idee, così lo fissai mentre strimpellava, appoggiato al muro di camera nostra.
Provava le rime più basilari ed alcune erano davvero stupide, avrei voluto urlargli ‘’dannazione,jones! Tu sai scrivere, sei un mito! Smettila di canticchiare cretinate!’’ ma non lo feci per il semplice fatto che vederlo in quelle condizioni mi faceva ridere.
«sei proprio una stronza!» rise lui,quasi m’avesse letto nel pensiero
«cosa? Che centro io?»
Danny appoggiò la chitarra sul pavimento.
«dovresti aiutarmi,non starmi a guardare» fece sospirando «ho un cazzo di blocco.»
È inutile Jones, quello che è successo l’altra sera non si ripeterà. Non ti bacerò di nuovo.
«mi piaci Danny» mi uscii dalla bocca e giuro che io non centravo niente, erano parole vomitate,non premeditate.
«sei assurdo,assolutamente andato..così imprevedibile» cominciai a ridacchiare nascondendo l’imbarazzo delle mie parole.
Lui diventò paonazzo e mi fissò con quegli occhi ipnotici per poi abbassare lo sguardo verso il proprio strumento.
«e ti piaccio più di Doug?»
Quella domanda mi parve inappropriata, cosa diamine centrava Dougie?
«io e lui siamo amici,siamo troppo simili, Danny»
«e noi..noi cosa siamo? Ieri sera ci siamo baciati..»
Oh,eccoci. Qualcuno mi ammazzi. Adesso.
«volevo darti un po’ d’ispirazione..» mormorai
Lui parve quasi scocciato «oh,Stella! Non venire a dirmi che mi hai baciato per farmi scrivere qualche riga in più,quello è stato un signor bacio!»
Mi sentii scaldare,dentro e fuori, la tensione si alzava e stavo per esplodere.
«può essere» abbassai un sorriso e mi alzai in piedi «ma,si è fatto tardi è meglio se-»
«se, un par di palle! Parker! dammi una risposta.» anche lui si alzò di scatto e dentro di me qualcosa esplose davvero, non so cosa fosse, è una sensazione che tutt’ora non spiego, ma era come se il mio corpo mi spingesse nella sua direzione.
Fottuti sentimenti. Fottute rockstar emergenti.
Gli bastò avvicinarsi e fare quello che avevo fatto io la sera precedente per accendere in me una marea di fuochi d’artificio, che guizzavano dentro di me a tutta velocità.
«sei un’idiota, Jones, un dannatissimo idiota!»
Ma ormai non potevo più fermarmi, avevo le sue mani sui miei fianchi e non ci fu neanche il tempo di respirare o controbattere che eravamo entrambi nel letto, nudi ed eccitati.
 

[…]

 

Il mattino seguente, le luci dell’alba mi accecarono e per la prima volta dal primo giorno che dormivo con lui, mi accorsi che era ancora accanto a me,addormentato. Il suo viso era sereno e rilassato, anche se il ciuffo gli copriva gli occhi ancora chiusi,così come il suo corpo, steso senza abiti vicino al mio. All’inizio non realizzai, poi dopo qualche minuto ricordai ciò che era successo e diventai paonazza. Avevamo fatto sesso e se lo avessi detto ad una più ‘’giovane’’ me di qualche settimana prima,probabilmente non c’avrebbe creduto. Mi sentii bene, meravigliosamente, certo, finchè Tom non spalancò la porta urlando: «cicci,la colazione è pronta!»






 



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chiedo scusa per il ritardo <.< ma ero in vacanza. lol, dico che questo capitolo parla da se.

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