Ogni parte di te.

di JustHere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Assenza. ***
Capitolo 2: *** Un senso di te. ***
Capitolo 3: *** Sorpresa! ***
Capitolo 4: *** Il vuoto. ***



Capitolo 1
*** Assenza. ***


Ogni Parte Di Te.
 
Non ho idea del perché, ma ogni parte di me sentiva la sua assenza.
Ogni notte ritornavo nell'arena, e rivedevo Rue, rivedevo le bacche, la grotta, il lago, gli alberi, sentivo le quattro note cantate da Rue. E mi svegliavo in lacrime. Ma lui non c'era.
Ogni notte mi rigiravo nel letto appena ripresa da un incubo, e non trovavo lui. Che mi riusciva a calmare dicendomi che ci sarebbe sempre stato.
Anche se lui abitava tre case dopo la mia, mi angosciavo ogni volta, ad ogni singolo risveglio. Mi chiedevo se stesse dormendo, se potessi andare da lui, come fa una bambina spaventata quando si risveglia da un brutto sogno e va dai genitori, ma la tempesta di neve ed il mio orgoglio hanno distrutto le mie speranze.
Mi risvegliavo in camera mia, troppo grande per appartenermi, per sentirla del tutto mia. Ma se c'era lui accanto, ad ogni risveglio, essa passava in secondo piano. Nulla aveva più importanza.
Non avevo mai analizzato la situazione, se tenessi o no al nostro rapporto, nato inizialmente per sopravvivere.
Adesso capisco. Con il tempo lui non mi è servito solo a sopravvivere nell'arena. Lui mi è servito a sopravvivere ogni giorno, ogni secondo di ogni maledetta ora in questo posto, in questo dannato Distretto 12, dalla fine degli Hunger Games in poi. Avevo bisogno di lui, perché senza di lui la mia vita si sarebbe sgretolata nelle mie stesse mani, avrei visto Prim e mia madre morire e forse non avrei neanche sentito dolore, perché lui mi dava vita; Lui era ciò che mi mancava dalla morte di mio padre. Qualcuno che mi desse un dono speciale: amare.
Lui.. Non mi ero mai accorta di quanto fosse bello. Cioè, lui per me è sempre stato..bello. Ma non ci facevo caso. Forse perché ero troppo impegnata a sopravvivere in un'arena dove per restare in vita ci dovevamo uccidere l'un l'altro.
Ma lui non era solo bello esteriormente.. Io dico "bello" per ciò che è.. Per ciò che è tentato di rimanere nell'arena. Non voleva perdere se stesso. E lui non l'ha fatto. 
Poi però gli dissi, usciti dagli Hunger Games, che per me quella era finzione. Per me non eravamo..come dire..una coppia. L'errore più grave. Ma nonostante tutto, a fatica siamo riusciti a rimanere amici lontani dalle telecamere, e fidanzati innamorati persi davanti ad esse.
Ed eccoci arrivati ad ora. Io, sveglia nel letto, a cercare il suo calore, il suo viso così vicino al mio. Perché lo cerco? Perché nel viaggio del Tour della Vittoria, io avevo gli incubi. Lui girava nel corridoio di notte, perché non riusciva a dormire quasi mai. Una notte urlai per lo spavento procurato da un incubo. Lui entrò nella mia stanza, ed io, sveglia e in lacrime, mi sentivo angosciata, non sembravo quasi più io, così brava a nascondere le emozioni anche quando Rue mi è morta davanti, così, nelle mie braccia. Ero così fragile.. Lui mi mise seduta sul letto e mi tranquillizzò. Dopo un po', lui si infilò nel mio letto, e mi cinse la vita, stringendomi a sé, come per dire "Adesso ci sono io, non avere paura di svegliarti, perché sono con te. Se ci sono io con te, tu starai bene." Ci addormentammo così, ed Effie, pur essendo sospettosa a riguardo, non fece domande. Così succedeva ogni notte. Mi sentivo così felice tra le braccia sue. Così calde e accoglienti. In cui mi nascondevo, quasi come se volessi diventare piccolissima per poter stare ancora più vicini.
Poi ovviamente litigammo. Non ci parlavamo più. E questo continua tutt'ora.
Lui smise di essere gentile, di trattarmi come una semplice amica che per lui non ero. Lui smise di considerarmi e basta. Perché ogni parte di lui urlava, proprio come me di notte quando ho degli incubi. Ed io, andai sulla difensiva.
Stanotte l'incubo è molto forte. Ma è il risveglio a farmi stare peggio. Mi sveglio urlando e lui non c'è. Un'altra volta. Non posso permettermi di farmi logorare dentro. Ma con tutta la rabbia, la paura, l'angoscia, la tristezza che c'è dentro me, continuo a gridare. 
Ma questa volta non sono solo grida.
Questa volta grido il suo nome.
Ho lasciato delle chiavi di riserva da qualche parte intorno alla casa, in modo che casomai ci fosse un'emergenza avrei usato quelle. Haymitch e Peeta sanno dove si trova. E in quel momento, sento aprire la porta d'ingresso.
Io continuai ad urlare, uscendo dalla mia camera, guardando in tutte le altre stanze, aprendo le porte e vedendo che lui non era lì. Per ogni porta che aprivo, si frantumava una parte di me. E urlavo, urlavo con tutta la forza che c'era in me, e all'ultima porta aperta, urlai una cosa che non sarebbe mai dovuta uscire dalla mia bocca, una cosa che non sapevo neanch'io di provare. "Peeta io ti amo!", ecco cosa urlai. Tutto ciò che sentivo, in quattro semplici parole. Dopo questo, mi appoggiai all'uscio della porta, scivolando giù e ritrovandomi le ginocchia davanti il viso. Mi portai le mani ai capelli, odiandomi, e odiando anche lui, per ciò che mi stava portando a fare. Mi stava portando ad odiare tutto e tutti, a detestare quella casa, quella distanza tra noi, fisica e non, a odiare con tutto il cuore di non essere riuscita ad amarlo fin dall'inizio, fin dal giorno della mietitura, o anche da prima. Mi ritrovai così, seduta a terra, con le mani nei capelli, a girarmi e a guardare dappertutto, cercando lui, i suoi occhi dolci, le sue braccia forti e calde, il suo petto su cui poggiavo le mani quando mi abbracciava e sentivo il suo battito che aumentava sempre di più, le sue labbra da cui uscivano sempre parole dolci ed estremamente vere.
Avevo bisogno di lui, più mi dicevo questo, più stavo male perché non avevo mai ammesso qualcosa di così personale. Neanche a me stessa. All'improvviso, svenni. 
Mi risvegliai nel soggiorno di una casa che non era la mia, ma che comunque riconoscevo. Mia madre e Prim abitavano con me, ma perché non ero a casa mia? Mi hanno soccorso oppure hanno fatto finta che le mie urla fossero le solite di ogni notte? E soprattutto, come ci sono arrivata qui? Ci vedevo offuscato. Ma quando ripresi completamente i sensi, mi guardai intorno. Non c'era nessuno. Girai per la casa, ma ancora non riuscivo a capire di chi era. Avevo il cervello troppo confuso per riconoscerla. Salii le scale, andai nelle stanze, ma non c'era nessuno. Svenni di nuovo, e l'ultima cosa che sentii furono delle braccia che mi sorressero per non farmi cadere.
 
Mi risvegliai di nuovo nel soggiorno, sul divano. Avevo avuto un'altro incubo. Svegliandomi, urlando, dissi "Peeta, ho bisogno di te". E come risposta, ebbi un "Béh, non sono tanto lontano da te." A quella risposta, sussultai. Mi guardai intorno, e lui si trovava dietro di me, sull'uscio della porta del soggiorno. Mi alzai di scatto. Iniziai a piangere, come se stessi vedendo qualcuno di importante dopo molto tempo. Lui fece qualche passo in avanti, verso di me, con le braccia aperte. Ma io, andai sulla difensiva.
- Perché non mi hai aiutato quando ne avevo bisogno? Perché hai lasciato che mi uccidessi ogni notte, in quella casa, senza che qualcuno mi aiutasse? - dissi ancora in lacrime, indietreggiando.
- Perché tu sei più forte di me. Tu ce la faresti comunque, senza di me. Io non ho importanza. -
Al sentire quelle parole, mi spinsi indietro, sbattendo al divano. Ma rimasi ferma, con le mani a coprirmi il viso, guardando un punto fisso, continuando a singhiozzare. Poi, lo guardai.
- Perché, secondo te io non ho il coraggio di venire da te e dirti i miei sentimenti? Bene, Katniss. Ora saprai tutto ciò che vuoi. -
- Non mi serve sapere cosa provi per me. Mi serve sapere cosa provo io per te. - Gli dissi.
- E cosa provi per me? Perché non lo dici? Non capisci che mi sta uccidendo non vederti? O vederti in compagnia di Gale? O vederti senza che tu mi presti attenzione? - i suoi occhi si indondarono di lacrime, che trattenne abilmente, e la sua voce divenne strozzata.
- Io.. - in quel momento rividi tutti i momenti passati insieme. La mietitura, i viaggi, le confessioni fatte l'uno all'altro, gli Hunger Games, il nostro rincontro davanti alle telecamere prima del Tour della Vittoria, dove ci baciammo appena caduti sulla neve. Il suo calore nel mio letto. Il suo petto caldo a riscaldarmi. Il mio corpo così pericolosamente vicino al suo, così tante, troppe volte. Così tante volte che ormai non riuscivo più a farne a meno. E le parole uscirono da sole.
- Io non so cosa mi prende, ma non riesco a reagire più a niente, non riesco a sentire qualcosa, nemmeno il dolore o la felicità, da quando abbiamo smesso di vederci. Da quel momento io ho smesso di vivere, lo capisci? Ho smesso di avere quel qualcosa in più che mi distingueva, quello che mi portava avanti comunque, nonostante le mie paure. Ed io non so che fare perché non so com'è essere innamorata, non l'ho mai provato prima, ma c'è qualcosa che mi lega a te, qualcosa di profondo e allo stesso tempo leggero, che ferma il tempo quando sto con te, che per un'istante solo non penso ad altro che a te e a quanto sono felice se solo mi guardi sorridendo. A quanto potrei essere felice con te. Al perché ho deciso di annullare il nostro matrimonio, credendo di non essere innamorata di te. Sbagliandomi. -
Peeta sembra indifferente a quelle parole. Come se fosse quello che si sarebbe aspettato da me.
- Io so di aver perso te e forse per sempre ma io non riesco a vivere. Non riesco a sopravvivere un giorno qui se non sono con te. Se tu non sei accanto a me, la notte. - Continuai.
Lui in quel momento si avvicinò, come faceva spesso prima che ci litigammo, e prese il mio viso tra le mani, accarezzandolo. Ed io misi le mie mani sulle sue, ancora sul mio viso, accarezzando esse di conseguenza. Come non avevo mai fatto prima. Dimostrando finalmente che anch'io posso amare. Lasciandomi andare completamente, essendo cosciente di ciò che facevo. Volevo andare avanti. Per la prima volta, volevo amarlo come non mai.
Lui avvicinò piano il suo viso al mio, e in quei pochi secondi mi sentivo impaziente di toccare le sue labbra con le mie. Lui era sempre stato così calmo, cosa che io non sono mai stata. Mentre lui continuava ad avvicinarsi, guardandomi negli occhi, le lacrime mie iniziarono a scendere, di nuovo. Dalla gioia. Mi mancava quel contatto visivo in quei pochi attimi, con lui. Lo baciai, ancora piangendo. E in quel momento le mie lacrime cessarono. Lui era un po' spaesato, ma presto capì cosa stava succedendo, e ricambiò il bacio, diventando un bacio infinito. Lui mise le sue braccia intorno alla mia vita, piegando leggermente la schiena, per la differenza d'altezza. Io mi ritrovai sulle punte, volendo sempre di più, volendo che quel bacio non cessasse mai. Fu un bacio intenso, pieno di scambi veramente intimi, un bacio che non ti fa capire più niente, spingendoti a volere di più, sempre di più, spingendoti ad osare. Uno di quei baci che non so come definirlo. Come mi disse Cinna, dopo che glielo raccontai, quello forse era il mio primo bacio passionale. Non sapevo che i baci avessero un nome. Comunque, quando quel bacio finì, ci guardammo negli occhi, ritrovando i nostri corpi pericolosamente vicini, come una volta. Sorridemmo entrambi, consapevoli di ciò che avevamo appena fatto. In un attimo, l'aria intorno divenne calda, ma calda veramente, come quando si apre un focolare e tu ci sei vicinissimo. Ma non c'era nessun focolare, solo noi due e i nostri sentimenti. L'aria fredda del rigido inverno divenne immediatamente migliore. Letteralmente. Quando ci baciammo di nuovo, il bacio divenne sempre di più per me. Lui mi morse il labbro, ed io ricambiai. In un certo senso questo gesto sembra portarci a pensare a quanto fosse doloroso partecipare agli Hunger Games sapendo di dover ferire qualcuno. Lui mi baciò il collo, facendomi venire i brividi. Ed io ripresi a baciarlo, sempre più presa. Lui mi prese in braccio, ed io chiusi le mie gambe dietro la sua schiena, come fanno i bambini quando vengono portati a letto dal padre. Continuò a baciarmi, e mi sorpresi di ritrovarmi a volerne sempre di più. Ci ritrovammo sul divano, sdraiati, continuando a baciarci senza fine, senza prendere fiato. Forse non prendere mai un'attimo di respiro fu una scelta sbagliata, perché quando staccò le sue labbra dalle mie, aveva l'affanno, e anch'io. Ma nessuno dei due voleva smettere. 
Ci guardammo, e lui mi disse:
- Non menti quando dici che hai bisogno di me, letteralmente. - ironizzando.
Io risi. Ero felice di sentirlo ironizzare, come faceva sempre. 
- Non posso mentirti, non a te. Non alle tue labbra, non ai tuoi occhi. Non al tuo corpo contro il mio. - per la prima volta dissi qualcosa di romantico in modo assolutamente normale, come se stessimo parlando di qualcosa di facile da dire.
Lui arrossì. Non era il tipo di ragazzo che appena vede una ragazza carina gli salta addosso. Lui era riservato, calmo, ma quando ti baciava diventava tutt'altro. Diventava sé stesso. Un ragazzo che ti vuole conquistare in tutti i sensi.
Mi diede un leggero bacio sulle labbra e poi staccò il suo corpo dal mio, imbarazzato. Come se si fosse pentito di essersi lasciato trasportare così tanto. Non mi guardava negli occhi, e si mise a sedere sul divano, mentre io rimasi sdraiata. In uno scatto, mi misi seduta sul divano, protesa verso di lui, e lo baciai. Quello lo fece scattare. Divenne tutto più dolce, più passionale, più tutto. Divenne tutto come sognavo a volte di notte. Mi misi seduta su di lui, e lui mi teneva dalla schiena, costringendomi a premere il mio viso al suo sempre di più. Poi si alzò, ed io rimasi in braccio a lui, come prima. Mi portò su in camera sua, continuando a baciarmi. Ci sdraiammo sul letto. Per un'attimo lui mi guardò negli occhi. Aveva qualcosa da dirmi, ma non sapeva che dire. Alla fine, disse:
- Come fai a farmi perdere i sensi in questo modo? Come fai a farmi impazzire letteralmente, portandomi a fare cose che non pensavo di poter mai fare? Come fai ad essere così..sensuale solo con me? - io arrossii. Nessuno mi aveva mai detto che io fossi sensuale. Persino Haymitch mi disse prima dell'intervista per gli Hunger Games che non avrei dovuto puntare sulla sensualità, perché non mi apparteneva.
- Bèh.. Io non penso di essere sensuale, penso solo che tutti possono diventarlo se si lasciano andare. Ed io mi lascio andare solo con te. Se no come te lo spiegheresti il fatto che siamo abbracciati a baciarci nel tuo letto? - Peeta analizzò la situazione, guardandosi intorno. Sembrava quasi di non essersi accorto di avermi portato in camera sua.
- Ehi.. Non penso che questo deponga a favore della causa! - disse scherzando. Risi ancora. E lui mi baciò mentre ridevo. Mi sorprese quanto potessi essere felice in una sola notte.
- E' ora di andare a dormire, dolcezza. - mi disse, imitando Haymitch.
- Ma non voglio dormire.. Io voglio ancora stare abbracciata a te. - mi scappò dalla bocca. Ma non me ne pentii.
- Stammi a sentire, anche se dormi non vuol dire che io non ci sarò. Io ci sarò sempre. -
- Ho paura di svegliarmi e ritrovarmi in camera mia, senza te. Come se ti avessi solo sognato. - confessai.
- Ti prometto che sarò qui.. E anche se domani ti sveglierai per qualche strano motivo di nuovo in camera tua senza me, ricordati che il Peeta dei sogni e il Peeta della realtà provano la stessa cosa per te e non vogliono staccarsi da te, dal tuo corpo e dalle tue labbra. -
Questo bastò per farmi addormentare abbracciata a lui. Ogni parte di lui voleva me. Ogni parte di me voleva lui. E nessuno avrebbe mai cambiato i fatti. E comunque, il giorno dopo ci sarebbe stata una sorpresa. Una di quelle grandi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Un senso di te. ***


 
Peeta mi strinse a sé mentre dormiva.
Stava sognando qualcosa che gli piaceva sicuramente, perché mi stringeva in modo dolce, come un bambino quando abbraccia il suo peluche.
Parla nel sonno.
"Katniss", e mi stringe di più a sé.
Appoggia la sua testa vicino al mio collo, facendomi sentire il suo respiro addosso a me.
"Oh, non sai quanto sia bello sentirti dire il mio nome.." penso.
"Solo la tua voce mi riempie l'anima di gioia e tranquillità. Come l'acqua spegne il fuoco, tu spegni la mia parte più cupa.. Non sei come un fuoco al fuoco, sei l'arcobaleno dopo il temporale. E mi piace, essere il tuo temporale."
Gli accarezzo piano i capelli biondi, scompigliati dal sonno.
"..e mi piaci, arcobaleno." Non so da dove tiro fuori tutta questa dolcezza, così, dalla sera alla mattina. Ma mi rende felice. Sorrido, e gli bacio la fronte, facendo attenzione a non svegliarlo.
Penso ai suoi occhi.. Occhi a cui non puoi nascondere niente.. Occhi che ti chiedono di fidarti di lui. Un azzurro che ti parla, sembra quasi che nei suoi occhi ci sia il mare; E che il mare nei suoi occhi si muova, con onde calme e leggere, sento che si infrangono sulla sabbia dolcemente, come le sue parole nella mia mente.
Mi sorprendo ad essere così felice, di già. Dopo neanche 24 ore.
- Non sai quanto ho bisogno che tu stia con me.. - E lo abbraccio, sempre facendo attenzione a non svegliarlo.
Mi addormento. A svegliarmi, è un rumore proveniente dal piano inferiore, ma non ci faccio molto caso. Sono ancora abbracciata a Peeta, e lui mi guarda sorridente.
- Buongiorno dolcezza - dice, premendo le labbra sulla mia guancia.
- Non penso che tu ci veda molto bene, le mie labbra sono un po' più a sinistra. - gli dico scherzando.
- Come siamo di buon umore stamattina, eh.. - risponde, mettendo a contatto le sue labbra con le mie.
- Che si fa oggi? -
- Peeta.. -
- Potremmo andare al Forno insieme, devo andare dai miei genitori a prendere alcune cose nella mia vecchia camera, e poi dovrei passare dal macellaio a prendere della carne per Sae La Zozza, dice che le serve; Ah, devo anche prendere liquori per Haymitch, li sta finendo e forse dovrei.. -
Lo fermo. - Peeta. -
- Sì? -
- Gale. -
All'improvviso Peeta capisce. Di solito Gale la mattina passa da casa mia, per vedere come sto. Ma io non sono a casa. Potrebbe essersi agitato, potrebbe avermi cercato dappertutto senza trovarmi. E di sicuro, dev'essere passato di qui.
- Oh no.. - dico, e sono già fuori dalla porta della camera da letto.
- Può averci visto? -
- Non lo so, io pensavo a dormire, dopotutto tu eri vicino a me! -
- Sì, ma se non ci ha visti, dove potrebbe essere andato? -
- Da Sae La Zozza, spesso è da quelle parti, o nel bosco, o al lago, non so! -
- Devo trovarlo.. -
- Katniss.. -
- Dove può essere andato?! -
- Katniss. Anche se ci avesse visto, cosa ci sarebbe di male? - mi dice in tono quieto, ma con gli occhi leggermente spaventati.
- Peeta.. -
- No, non dirmelo, ti prego.. -
Confusione. Totale. Tutto ciò che è nel mio cervello, è offuscato. Tutto ciò che ho nel cuore, vuole urlarlo. Ma non io. Come posso, come può lui riuscire a spegnere un fuoco unito ad un altro fuoco? Come potrà sopportare ciò che la mia anima urla? Neanche io so la verità. Non la so. Ma ho paura che Gale l'abbia scoperta prima di me.
- Peeta, mi dispiace così tanto, io.. -
- No. Zitta. Come può dispiacerti? Perché? Perché ogni volta che sono con te, qualcosa va storto? Perché non mi hai detto che sei stata con Gale? Perché ormai ho capito, Katniss. Ho capito perché sei preoccupata per Gale. Non volevi che ci vedesse insieme per evitare che scoprisse che mi ami, in fondo, non è vero? Non volevi che scoprisse che lo avresti lasciato. Ma tu ancora non l'hai lasciato, suppongo. Ed io sono il solito fesso con il cuore dolce che ci casca sempre. -
Al piano di sotto i rumori continuano e aumentano, ma Peeta non ci pensa.
- Peeta, io ti amo.. Davvero.. Ma.. Non so cosa dirti. Posso solo parlarti con chiarezza tra un paio di giorni. Mi dispiace.. -
- Và. Se lo vuoi cercare, và da lui. Non posso arrabbiarmi più di tanto, con te. Tanto anche se provassi a detestarti con tutto il mio cuore, ti aspetterei comunque, Katniss. Tu avrai sempre me, come prima, o ultima scelta. Và da lui. - 
- Mi dispiace.. -
Ma sappiamo sia io che Peeta che non sto andando a cercare Gale. Sto tornando a casa. Devo avere la certezza che Gale non abbia tra le mani ciò che può devastare il mio futuro con Peeta, anticipandomi di una mossa. Devo sapere che Gale non abbia il minimo presentimento su ciò che possa esserci scritto in quella lettera che Capitol City avrebbe dovuto mandarmi a giorni, a momenti. Gale non deve saperlo, non prima di me. E invece, ciò che trovo in cucina è una busta delle analisi direttamente da Capitol City, vuota. 
Peeta, non so se avremo mai un futuro insieme.
Ma stanne certo, Gale ce lo farà sapere a entrambi.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Sorpresa! ***


"Corri. Corri più veloce che puoi, scappa. Vattene via da questo posto, fuggi. Porta via con te i resti della tua insulsa vita, ce la farai anche da sola."
 
Ecco cosa mi dice la mia mente. Ed io cosa faccio, invece? Vado semplicemente a casa. Mi chiudo in camera e piango. Non c'è altro da fare, se non aspettare che Gale mi rovini l'esistenza.
 
Perché lo fa? Perché lui è un fuoco, dentro. E vuole farmela pagare per non aver scelto lui.
Torno da Peeta, lo raggiungo, voglio informarlo su ciò che potrebbe succedere a momenti.
 
- Peeta..volevo dirti che.. Prima che te lo dica Gale.. Ho fatto delle analisi, tempo fa, per scoprire una cosa. E forse il risultato è che sono.. -
 
- Incinta. Due gemelli. Da quasi tre mesi. - Gale, dietro di me, appoggiato per un fianco all'uscio della porta della cucina, sventolandosi ironicamente con le mie stesse analisi.
Peeta, nel frattempo, sta sbiancando.
 
- Lo..lo sono? Io?.. - le uniche parole che escono dalla mia bocca. Gli strappo di mano le analisi.
"Essì, cara Katniss, sei rimasta fregata."
La mia mente vuole portarmi finita.
 
- Incinta.. di..? - dice Peeta con un filo di voce.
 
- Dell'unica persona che abbia avuto il piacere della sua compagnia. Di me. - ecco la risposta di Gale. Della serie: come rovinare il presente e futuro della tua migliore amica.
Peeta mi fissa. Deve averla presa molto male, più di quanto pensassi, perché inizia a piangere. Vedo la prima lacrima che gli scorre lenta sul viso. Quando sta per cadere, la catturo nel palmo della mia mano, e lui mi scosta il braccio, per evitare che mi avvicini. E' come se in quella lacrima ci fosse la sua anima in pezzi. Tanti piccoli pezzi fatti d'acqua.
 
- Quindi penso che lei.. Insomma.. Non abbia parecchia scelta. Tra noi due, intendo. - la solita risposta folgoreggiante di Gale.
Non so perché, ma nel suo tono di voce c'è un leggero cedimento. Neanche lui si aspettava una reazione così, da parte di Peeta, e penso che si sia un po' pentito di essere venuto qui pretendendo di dire tutto. Ma si riprende.
Mentre Gale guarda con un sorriso beffardo Peeta, e Peeta resta pietrificato a guardare il vuoto piangendo senza neanche singhiozzare, o muoversi, o battere ciglio, o fare nient'altro, io mi sento sempre più male.
Ripartiamo dall'inizio..
 
Mi chiamo Katniss Everdeen. Sono nata nel Distretto 12. Mia sorella si chiama Prim. Ho partecipato agli Hunger Games. Il presidente Snow mi odia. Anche Peeta adesso mi odia. Sono incinta. Di due gemelli. Da tre mesi. Il loro padre è Gale. Io amo Peeta Mellark. Non voglio perderlo. Non voglio stare con Gale. Forse amo i miei figli già molto, come se fossero con me. Ma preferirei che i figli fossero di Peeta. 
 
E a metà dell'elenco, svengo nelle braccia di Peeta, che come sempre è pronto a sorreggermi per non farmi cadere.

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Capitolo 4
*** Il vuoto. ***


Sono svenuta tra le braccia di Peeta, e mi risveglio nel suo letto insieme a lui. E' strano. Perché fino a ieri probabilmente mi odiava. Si sveglia.
 
- Buongiorno amore! - e mi da un bacio sulla fronte.
Da strano, si passa a più che strano.
 
- Dormito bene? -
 
- Credo di.. di sì. Puoi spiegarmi perché..? - e mi guardo intorno.
 
- Oh, sei qui da ieri notte. Tua madre e Prim hanno portato qui la tua roba..adesso viviamo insieme. - mi risponde con la voce più dolce che potesse fare.
 
- Ma.. come?! E..Gale?! -
 
- Gale ieri sera mi ha detto che in questi giorni ci ha visti insieme.. -
Inizio a piagnucolare.
- ..E che non poteva separarci. E' tornato a casa sua, ma non credo sia in vena per vederti. - mi risponde, poggiando la sua testa sulla mia spalla.
 
- Certo.. Come se non me lo dovesse per il fatto che ho in grembo due mini-Gale! - dico con aria scocciata.
 
- Ehi.. Ma se Gale non si prenderà cura di loro.. Sarò come un padre! Solo che metà del lavoro è stato già fatto! - scherza scendendo a baciare la mia pancia.
 
La sua dolcezza mi fa intenerire, non riesco a non sorridere.
 
- Ehi! E alla madre chi ci pensa?! -
 
- Oh, ma certo signorina, provvedo subito! - mi sale addosso e mi bacia.
 
Lo fermo.
 
- Sai che vorrei che i figli fossero i tuoi, sì? -
 
- Ne sono sicuro. - la sua risposta, con il suo dolce sorriso.
 
Possibile che Gale abbia rinunciato a me così facilmente? A me e a loro? Perché lo ha fatto?
Non capisco. Oh, certo. Lui voleva dei figli, me lo ricordo bene. Ma sarà che è accaduto tutto troppo in fretta per lui ed ha cambiato improvvisamente idea? Sì, è così. Fifone, penso. Vigliacco.
 
- Ehi.. sai a cosa pensavo? - dico a Peeta, ancora sdraiato su di me, accarezzandogli i capelli.
 
- A cosa?.. - sussurra guardandomi negli occhi.
 
- Come chiamarli.. -
 
- Oh.. Non so se questo spetta a me. Dopotutto i figli sono suoi.. - dice con la voce troncata.
 
- Dai! Non pensiamoci! Usciamo? - per la prima volta faccio una proposta del genere a Peeta.
 
- Certo.. - mi bacia sulla fronte.
 
Improvvisamente, però, cambiamo programmi.
 


Non mi sento molto bene. Anzi, per niente. I crampi alla pancia sono pazzeschi, ognuno potrebe togliermi la vita all'istante.
Qualche momento dopo siamo in aereo d'urgenza per Capitol City.
Dobbiamo fare delle visite di controllo.
Quindi ci offrono una stanza dove alloggiare per qualche giorno.
Vado in ospedale, vedrò per la prima volta i miei figli. Attraverso una sottospecie di televisore, ma li vedrò.
Sono nella sala. Peeta mi stringe forte la mano. Ho paura, ho dei crampi allucinanti.
Mi mettono una sostanza gelatinosa e fredda sul basso ventre, poi ci passano con un'affarino di sopra. Non ricordo come cavolo si chiami questo controllo, ma non ci faccio molto caso, visto che mi sento morire.
 
- E' sicura di essere incinta? -
 
- Sì! Di due gemelli! Cosa c'è che non va?! - stringo di più la presa della mano di Peeta.
 
Peeta ha paura. Lo sento.
 
- Beh.. qui ci sarebbe un feto. Ma dell'altro non c'è traccia. Ah, eccolo. Oddio.. -
 
- Cosa?! Cosa succede a mio figlio?! Voglio saperlo! - piango, in preda al panico.
 
- Mi spiace, signorina Everdeen.. sta per abortire. -
 
Peeta mette le sue mani a coprirsi il viso, come per soffocare le sue emozioni, ma ormai è in lacrime, come se i figli fossero i suoi.
 
- Ma.. come?! Non voglio! No! - urlo.
 
- Signorina, sta succedendo tutto naturalmente. Non è colpa nostra. -
 
- Ma l'altro si salverà? Devo saperlo! -
 
- Non c'è speranza per nessuno dei due. Mi spiace. -
L'infermiera lascia la stanza per informare i medici.
 
Premo la testa al petto di Peeta, lo stringo a me, piango, urlo, impreco, sento due piccole vite sparire da me.
Li sento, sento mentre muoiono.
Peeta si avvicina al mio volto e mi bacia intensamente, entrambi cosparsi di lacrime.
 
- Promettimi che non mi dirai di non volere più figli a causa di tutto ciò. Che avremo una famiglia felice, una vera famiglia, e che sorriderai nonostante tutto. Che tu continuerai a vivere. -
 
- Te lo prometto, Peeta. -
 
- Ti amo, Katniss. -
 
- Anche io, infinitamente. -
 
E svengo.
Non ho avuto il tempo di sentirli miei. Di sentirli parte di me, di poterli amare veramente. Non ho avuto il tempo di sentirmi almeno un po' madre. Non ho avuto il tempo di scegliere i loro nomi.
Non sapevo neanche di che sesso fossero. Semplicemente, come due fantasmi passeggeri, i loro corpicini mi attraversano, fino a sparire, a non appartenermi più, fino a riuscire a sentire il vuoto in me.
 
 
Mi risveglio con accanto Gale, dall'altro lato Peeta.
Peeta completamente scosso, Gale giusto un po'.. deluso.
 
- Sapevo che sarebbe successo.. - interrompe il silenzio Gale.
 
- Non potevi. -
 
- Me lo sentivo dentro. Perché ogni volta che costruisco qualcosa con te, tu anche inconsciamente espelli ciò che mi appartiene fino a non lasciarne nessuna traccia. E loro erano miei. E' come se anche il tuo corpo provasse ribrezzo ad avere due mie creature dentro di sé. - ecco perché ha lasciato così facilmente che io stessi con Peeta. Deluso, da ciò che è.
 
- Io ti voglio bene, Gale. Tu farai sempre parte della mia vita. Sarai sempre nel mio cuore, e lo sai. -
 
- Lo so, e mi uccide. Perché non sarò mai nel tuo cuore esattamente come Peeta. Sarò sempre il tuo migliore amico. Lui sarà sempre la persona senza cui non riusciresti a vivere. -
 
Sto in silenzio. Perché è vero.
 
- Vi lascio soli.. Ciao, Katniss. Mi dispiace. - dice Gale, baciandomi in fronte e lasciando la stanza.

Dopo un paio di minuti, comincio a parlare con Peeta.
 
- Beh.. adesso possiamo iniziare una nuova vita, Peeta. -
 
- Vero.. come mai non pensi a..insomma.. loro due? -
 
- Preferisco non farlo. Mi chiuderei in casa, non parlerei a nessuno e morirei sola. E una madre non farebbe così. E' il momento di crescere, di prendere più autocontrollo. Ti amo. Solo questo, non posso controllarlo. -
 
Lui mi bacia.
 
- Chiudiamo questa storia. Lasciamoci il passato alle spalle. In poche parole.. Stiamo insieme. Come due normali persone. Finalmente, sei solo mia. -
 
- Lo sarò per sempre, Peeta. -
 
Dicendolo, senza sapere che, qualche mese più tardi, ci sarebbe stato il giorno più bello della mia vita.
 
 
 
 
 
 

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