Ci vuole Pazienza...

di Zomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Pazienza governa la carne… ***
Capitolo 2: *** ...rafforza lo spirito... ***
Capitolo 3: *** ...addolcisce il temperamento... ***
Capitolo 4: *** ...spegne il rancore... ***
Capitolo 5: *** ...estingue l'invidia... ***
Capitolo 6: *** ...sottomette l'orgoglio... ***
Capitolo 7: *** ...imbriglia la lingua... ***
Capitolo 8: *** ...trattiene la mano... ***
Capitolo 9: *** ...doma la tentazione... ***
Capitolo 10: *** ...sopporta il dolore... ***
Capitolo 11: *** ...MA NON TOLLERA I ROMPICOGLIONI!!! ***



Capitolo 1
*** La Pazienza governa la carne… ***


CI VUOLE PAZIENZA…
 

 

La Pazienza governa la carne…

 

 
Le sottili labbra si posarono sul suo collo, baciandolo avidamente, mentre le mani veloci le alzavano la maglia leggera.
Nami incurvò la schiena verso di lui, per permettergli di sfiorarle senza problemi la pelle fresca e liscia del dorso, mentre gemeva dei suoi baci.
Abbandonò le braccia all’indietro, posandole al suolo, mentre le labbra di lui scendevano a bagnarle la scollatura della maglia, avvicinandosi sempre più ai suoi seni, eccitati e turgidi di emozione. Le cime del suo petto s’intravedevano sulla stoffa tesa della maglia, spinte dall’eros a mettersi in bella mostra ai suoi occhi, mostrandosi eccitate e vogliose. Gemette con mezzo grido, quando sentì un morso dell’amante posarsi sul seno destro, ancora coperto dalla maglia, stuzzicandolo, mentre le mani grandi e calde di lui accarezzavano peccaminose la sua pancia piatta, scendendo sempre più giù, sfiorandole la patta della gonna. La navigatrice ansimò in preda al piacere, vedendo le sue mani scendere a nascondersi sotto il bordo della sottana, sentendole poi toccarle l’interno coscia e avvicinarsi sempre più alle sue mutandine bagnate.
Un dito, grande e forte, passò sul cavallo umido di lei, spingendosi vero la sua intimità dilatata, accarezzandola diabolicamente e facendola avvampare di goduria.
-Oh Zoro…- soffiò chiudendo gli occhi Nami, stringendo le gambe sulla mano dello spadaccino che la toccava con ardore, iniziando a muovere il bacino contro il suo palmo aperto e caldo, ansimando bramosa di sentirlo suo.
Si mise a sedere e lo prese per il colletto della maglia con forza, avvicinandoselo al viso e baciandolo con passione, mordendogli e leccandogli le labbra, mentre gli apriva la patta di suoi pantaloni neri e affondava una mano dentro i boxer gonfi.
Gettò il capo all’indietro, gemendo quasi sfiorando l’orgasmo, sentendo sul suo palmo diafano e morbido, la dura ed eccitata pelle del membro del verde, che spingeva e pulsava nella sua mano, orinandogli di toccarlo e appagarlo. Lo sentiva teso ed eretto, pronto a farla sua.
-Zoro…- lo chiamò ancora, accarezzandolo sul torace nudo con la mano libera, sfiorandogli i pettorali scolpiti, gli addominali perfetti e la meravigliosa tartaruga atletica che guizzò animata dal suo tocco. Tornò a baciarlo con lussuria, piegandosi al suo volere e desiderando solo che la facesse sua, in ogni modo e tempo che volesse.
Nami scese a baciargli il petto, leccandogli i capezzoli duri e scuri, sfiorandogli la grande cicatrice che lo segnava da fianco a spalla, ricucendola con i suoi baci, stuzzicandogli i muscoli allenati con carezze e respiri d’amore. Gli baciò la vita, mettendosi in ginocchi davanti a lui, sottomettendosi al suo volere, mentre gli calava totalmente i pantaloni e i boxer, baciandolo sempre con maggior ardore e voglia, sfiorandogli l’interno coscia e avvicinandosi sempre più al suo fallo. Lo voleva, voleva fare l’amore con lui, perchè ormai era quello che provava per lo spadaccino: amore.
Un amore bruciante e devoto, un amore eterno e paziente, un amore che avrebbe vissuto per sempre nel buio e nel silenzio se era questo che lui desiderava, se ciò lo rendeva felice, perché la navigatrice ormai non viveva che per soddisfare il suo volere, per renderlo felice in qualsiasi modo lui desiderasse, fisicamente e non…
Baciò ancora il suo addome, bagnandogli l’ombelico, per poi risalire lungo lo sterno e leccargli il collo, arrivando alle sue adorate e lucide labbra. Voleva baciarlo ancora, e ancora, e ancora… finché ne avesse avuto respiro e forza.
-Zoro…- gli accarezzò il viso -… io ti amo… e ti vogl…-
 
Driiin… Driiinnn…
Nami sobbalzò tra le coperte del letto, svegliandosi di soprassalto, sudata ma soprattutto eccitata.
Con una manata assassina, uccise e spense la sveglia, buttandola a terra, dove l’oggetto si ammutolì borbottando.
-Oh Dio…- si posò una mano sugli occhi la rossa, sdraiandosi sul materasso e coprendosi ancora con il lenzuolo. Respirava affannosamente, e sudava in un modo indecente. Si portò una mano al linguine, dove trovò le mutandine completamente bagnate dai suoi umori e dove percepì, oltre il tessuto umido degli slip, la sua intimità dilatata e eccitata.
-Un sogno… di nuovo un sogno…- soffiò con gli occhi coperti dalla mano, ma sentendo perfettamente che Robin era passata davanti al suo letto per uscire dalla loro cabina.
La navigatrice sbuffò, puntando lo sguardo sul soffitto. Era la decima notte in cui sognava di donarsi allo spadaccino di bordo, senza pretese ne grandi cerimonie. Semplicemente si ritrovava con lui in mezzo alle sue gambe, ad eccitarla e a farla gridare di piacere, senza nemmeno toccarla tanto poi. Ma alla fine, lei si svegliava sempre sul più bello, o quando si dichiarava, o quando ormai lo stavano per fare, ritrovandosi eccitata e vogliosa nel suo letto, insoddisfatta e bagnata.
-Stupido buzzurro…- sbottò la rossa, legandosi i capelli in una coda di cavallo -… perchè cavolo mi sono innamorata di te poi…-
Subito l’immagine dei pettorali che aveva baciato nel sogno, le venne in risposta, facendola arrossire.
-Oh…- soffiò contro il suo subconscio crudele e ironico, che sempre le ricordava il perché amasse tanto quella testa verde, mettendole davanti agli occhi, non solo il suo splendido fisico scultoreo, ma anche il suo meraviglioso e diabolico ghigno combattivo e suadente, che caratterizzava ormai quel guerriero tanto nobile quanto orgoglioso, ma che al contempo le sottolineava il fatto che lui non fosse ancora suo.
-… lo so… lo so… non è mio…- sbuffò ancora la ramata a se stessa, scuotendo la testa per cancellare momentaneamente dalla mente l’immagine ghignate e fiera del samurai -… non per ora almeno… ci vuole solo un po’ di pazienza…-
Sorrise malandrina, prendendo tutto il necessario per una bella doccia fredda per calmare i suoi bollenti spiriti.
-Si… ci vuole solo un po’ di pazienza… e, caro Roronoa, sarai mio… fino a quel momento dovrò solo governare la mia mente e il mio corpo, ormai dipendenti da te…- aprì al massimo il getto d’acqua ghiacciata, che la bagnò sul capo, raffreddandole i pensieri -… in fin dei conti, la pazienza governa la carne… no?-
 
 




ANGOLO DELL’AUTORE:
Raccolta sulla pazienza nel campo dell’amore. Questo, e un paio di altri capitoli, mi sono costati il rating arancione, ma non sono tutti da Hentai. Spero di vedere molti vostri commenti. Grazie e al prossimo capitolo, ciao…

 

Zomi 
 

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Capitolo 2
*** ...rafforza lo spirito... ***


... rafforza lo spirito…
 

 

Le gocce di sudore colavano dalla fronte, solcando le rughe di fatica e bagnandogli le palpebre strette nel concentrarsi.
Soffiò stanco con il naso, mentre una fredda goccia di sudore colava dalla tempia sinistra lungo la cicatrice che lo rendeva cieco all’occhio, rinfrescandogli la pelle tesa nell’allenarsi, ripagandolo delicatamente dei suoi sforzi.
Si alzò ancora sulle sue mani, flettendo le braccia nelle sue flessioni alzate, con i piedi eretti e slanciati al cielo, dritti come alberi, mentre le braccia si piegavano sotto il peso continuo del pesante spadaccino.
Era notte, e come suo solito Zoro si stava allenando nella palestra della Sunny, esercitandosi con i suoi addominali e fendendo l’aria, stracciandone le molecole.
Si allenava, e come suo solito lei era lì.
In un piccolo angolo della palestra, seduta nella penombra della luce flebile e bianca della stanza, che illuminava la figura scura e muscolosa del verde.
Se ne stava zitta e ferma nel suo angolino, a leggere silenziosa, finché non arrivava l’ora di andare a letto, o, come piaceva a Zoro prenderla in giro, l’ora in cui “le brave mocciose vanno a nanna”.
Con l’occhio sano, il samurai la cercò sul pavimento.
Era seduta a terra, le gambe piegate al petto a mo di leggio per il suo libro, le mani strette attorno ai lati del tomo, e gli occhi, i suoi meravigliosi e dolci occhi, chini e avidi a divorare le pagine sapienti del volume.
Continuò a flettersi sulle braccia, perdendosi però nel guardarla.
Non sapeva perchè lo facesse, perchè restasse sveglia a leggere nella sua palestra mentre lui si allenava, ferma immobile in una angolo, stranamente silenziosa, muta a leggere senza nemmeno aprir bocca mai.
Rimaneva nella palestra con lui fino a pochi attimi prima che finisse i suoi esercizi, andandosene tranquillamente a letto precedendolo di pochi minuti.
Glielo aveva chiesto.
Solo una volta a dir la verità, e lei, candidamente e con il suo tono spavaldo e malandrino gli aveva risposto per le rime.
-Ti do fastidio?- aveva alzato lo sguardo dal libro Nami, puntandolo su di lui e i suoi profondi occhi neri.
-No…-
-E allora di che ti lamenti…-
Da allora la sua presenza era diventata parte integrante dei suoi allenamenti. Non iniziava nemmeno se lei non arrivava, e se tardava, la rimproverava aspramente, borbottando e mugugnando secco. Lei alzava le spalle, sedendosi nel suo solito angolino, leggendo beata.
Zoro fissò lo sguardo sul capo ramato che leggeva sorridente anche in quella notte stellata, che si poteva intravedere oltre la finestrella della palestra, e le cui stelle chiare brillavano tra il blu scuro della notte.
Lo spadaccino alzò il suo peso corporeo sul palmo di una sola mano, alzando poi anche quella e iniziando a flettersi solo sulla pelle scura e a punta del suo dito indice.
Lei, sempre lei, che con la sola presenza, senza parole o sguardi, lo costringeva a dare il massimo, allenandosi con ogni sua più piccola molecola corporea, sudando come un dannato pur di dimostrarle quanto fosse forte e determinato a raggiungere il suo sogno, quanto s’impegnasse a sconfiggere i suoi limiti, a superare le barriere del suo corpo, allenandolo e rafforzandolo con fatica e sforzi, abbattendo i confini del suo essere, sfiorando la sua vera entità di spadaccino etereo, impegnandosi a rafforzare non solo il corpo ma anche lo spirito.
Alzò ancora lo sguardo su Nami.
Lei era lì, per lui, per aiutarlo proprio in quello, per aiutarlo a rafforzare il suo spirito.
La sua presenza, silenziosa e quasi trasparente, non era di semplice compagnia nella notte buia.
No, era un promemoria, un assicurargli, semplice e sicuro, che lei era lì per lui, per accompagnarlo verso il suo obiettivo, un ricordargli che ora lui, spadaccino orgoglioso e dal carattere indomabile, che da sempre si era affidato solo alle sue uniche e sole forze, aveva anche lei su cui contare, per cui combattere, su cui rafforzare il suo spirito.
Lei, per lui, ci sarebbe sempre stata, ad aiutarlo, a spronarlo oltre i suoi limiti, a sorreggerlo nelle battaglie, a guidarlo nel buio delle sconfitte, a brillare al suo fianco nelle vittorie.
Tutto per rafforzare il suo spirito
Lo sguardo nero e profondo del verde si posò ancora su Nami, incrociandosi agli occhi fissi su di lui nocciola e dolci della navigatrice, che gli sorrideva oltre la copertina del libro, per niente imbarazzata dall’incontro dei loro sguardi.
Zoro si sentì trapassare da quegli occhi color del cioccolato, li sentì invadergli l’anima, accarezzandogli nel loro cammino il cuore, raggiungendo il suo demoniaco spirito in allenamento, sorreggendolo con parole mute e tocchi segreti, rafforzandolo e rendendolo invincibile.
Si sentì tremare dentro, pervaso da una nuova forza dirompente e rovente, che gli bruciava nelle vene, spazzando via la fatica dell’allenamento, donandogli nuova forza ed energia. Era come se lo sguardo di Nami lo avesse ricaricato…
Possibile?
Possibile che una sola occhiata di lei avesse questo effetto sul suo animo?
Lo spadaccino ghignò, alzandosi e abbassandosi sul suo dito indice, mantenendo lo sguardo sulla rossa. Aveva il desiderio tentatore di lanciarsi sulla cartografa, baciarla avidamente e dirle quanto lo rendesse forte e potente la sua presenza, quanto ormai il suo sogno dipendesse da lei e quanto lui stesso necessitasse la sua compagnia.
Sgranò gli occhi per la sua voglia di sentirla solo sua, fisicamente e anche nello spirito.
Accidenti, se ne era innamorato.
Zoro lo capì in quel piccolo attimo, in cui si fermò alzato da terra, le gambe lanciate in aria, gli occhi puntati su di lei che si alzava dal suo angolino buio chiudendo il suo libro, mentre percepiva chiaramente il bisogno assatanato e bramoso del suo spirito della forza incredibile che solo lei riusciva a donargli, rendendolo più forte di ogni altro allenamento o meditazione.
-È tardi…- sussurrò Nami, sorridendogli dolcemente con il suo sguardo malandrino -… vado a letto… buonanotte buzzurro…-
Il verde mosse le labbra senza emettere verbo, saltando a pie aprì sul pavimento in legno della palestra vedendola uscire, permettendo ai suoi lunghi capelli di rame di muoversi nell’aria ondeggiando sul suo passo, mentre i fianchi ancheggiavano facendo ballonzolare le piaghe della minigonna.
-Si…- le annuì mentre si voltava ancora, aprendo la porta, verso di lui, sorridendogli con lo sguardo sottile, che accarezzò ancora il suo spirito, uggiolante malinconico nel vederla andar via.
La navigatrice uscì dalla stanza, lasciando solo lo spadaccino e il suo animo ad allenarsi ancora un po’.
-Si… buona notte amor mio…- ghignò alla porta chiusa, sentendo il suo spirito rafforzarsi paziente e calmo, pronto ad aspettare in eterno pur di averla, pur di possedere ben altro che solo quelle poche ore di compagnia con la rossa.
Si, pazienza, pazienza ci voleva, e ben presto, notte dopo notte, mentre il suo spirito si rafforzava grazie alla sua bella presenza, lei sarebbe stata sua, solamente sua, sua unica fonte di forza…
Pazienza, pazienza, pazienza, e insieme al suo spirito, sia sarebbe rafforzato anche il loro amore… 

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Capitolo 3
*** ...addolcisce il temperamento... ***


… addolcisce il temperamento…
 

 

Il vento gelido riusciva a trapassare le pareti, sibilando tra le mura e penetrando fin dentro le cabine interne della nave.
Il soffio invernale del tratto di mare in cui navigavano, fischiava acutamente contro le vele piegate, schiaffeggiando violentemente le finestre vetrose del castello di poppa.
Nami si rannicchiò meglio nella coperta di lana nera che la riscaldava sul divano della sala comune, infossando il viso tra e pieghe della trapunta, osservando silenziosa e studiosa il vento graffiare la povera Sunny.
Per ora, quel soffio glaciale, non avrebbe portato tempeste o altro, ma di certo quella notte tutti loro avrebbero patito un gran freddo.
La navigatrice si guardò attorno.
Robin e Chopper erano in biblioteca a scaldarsi tra i libri, Usop e Franky invece erano nel laboratorio edile a martellare freneticamente, mentre Sanji in cucina sfamava con latte caldo e cioccolata il capitano e Brook. L’unico che mancava all’appello era Zoro.
La ramata imbronciò il visino nascosto nella coperta, alzando la schiena dal bracciolo del divano a cui era addossata. Se quella testa marcia di uno spadaccino si era azzardato a disubbidirle, e se ne era andato fin su nella palestra, sopra all’albero maestro, a meditare, nonostante tutto quel freddo, bhè, il problema dei geloni ai piedi o il beccarsi un raffreddore, sarebbero stati i suoi ultimi pensieri dopo la sua bollente rabbia.
Scocciata, la navigatrice si alzò del tutto dal divano, incamminandosi, ancora imbacuccata nella coperta, fin sulla soglia della cucina.
-Dov’è il buzzurro?- chiese ai tre Nakama nella stanza, sperando ardentemente di non sentire la temuta risposta.
-Mia dolce Dea, hai freddo?!? Vuoi che ti scaldi, mon amour?!?- aprì le braccia nell’aria Sanji, fumando dolci cuoricini caldi oltre la sciarpa blu che indossava.
-No… voglio sapere dov’è quella testa algata di Zoro…- sbottò la rossa, incrociando le braccia sotto la trapunta indossata a mo di poncio.
-È in palestra a meditare…- bofonchiò Rufy, rimpinzandosi di cioccolata calda, reggendo la tazza fumante del denso liquido scuro con le mani inguantate.
Nami si portò una mano al viso, coprendosi gli occhi rossi di rabbia.
-Quell’idiota…- ringhiò, ripensando a quanto aveva ripetuto e stra ripetuto a tutti di non uscire fuori dal sotto coperta della nave, per non essere balzati fuori di bordo per la forza del vento o restare congelati al contatto con quel vento gelido.
-Ha detto che il vento non gli fa paura…- affermò Brook, bevendo il suo latte bollente.
Nami soffiò iraconda dal naso, inarcando un sopracciglio tremante di rabbia.
-Già… non è del vento che deve aver paura…- ringhiò, buttandosi dietro le spalle un lembo della coperta calda, e incamminandosi a passo di marcia omicida verso la porta che dava sul ponte.
-Prevedo tempesta…- sorrise il biondo cuoco, servendo altra cioccolata calda al suo capitano, mentre la navigatrice varcava veloce la porta, immergendosi nel gelo del ponte navale.
Subito, una zaffata di freddo le scompigliò i capelli, arrossandole il visino che sporgeva dalla coperta e costringendola ad appiattirsi contro la parete esterna del castello di poppa.
Il vento ululò soddisfatto di aver aggredito quella sua nuova vittima, soffiando stridente sul ponte, gelando i passi della cartografa che si avvicinava all’albero maestro.
-Stupido idiota…- imprecò contro lo spadaccino -… dimmi te, se devo rischiare di prendermi una bronco polmonite per lui… stupido ominide…-
Sbuffando e strattonando contro il vento la coperta che la copriva, Nami iniziò ad arrampicarsi lungo l’albero maestro, brontolando percossa dal vento, sia contro di lui che contro al samurai che si trovava nella palestra.
Con non poca fatica, raggiunse il palco esterno della cabina ginnica.
Era rossa in viso, ustionata dal gelo che le aveva graffiato la pelle nella scalata, e le mani, scarlatte per l’arrampicata e per il freddo, si erano intorpidite attorno ai lembi della trapunta, unica protezione contro l’ululante vento.
Respirando a fatica per lo sforzo, Nami entrò nella palestra, pronta a picchiare selvaggiamente quella testa vuota di una verza disubbidiente, incapace di strasene calmo nel sotto coperta invece che avventurarsi fin su nella sua freddissima palestra solo per meditare.
Con una spinta prepotente, la rossa aprì la porta della cabina, piombandosi al suo interno, pronta a percuotere con i suoi colpi micidiali il cranio vuoto di Zoro.
Ma, non appena mise piede sul pavimento in legno della stanza, le parole le si seccarono in gola, e il suo ringhio rabbioso e aspro, si addolcì in un tenero sorriso.
Chiuse piano la porta dietro di se, avanzando silenziosamente verso il muro opposto della palestra, sorridendo per ciò che vedeva. Lì, addossato con la schiena alla parete, nel freddo glaciale della stanza, lo spadaccino dormiva beatamente, lievemente disturbato dal soffio continuo e sgradevole del vento contro il vetro della finestrella sotto cui dormiva.
Nami gli s’inginocchiò di fronte, sorridendo intenerita dalla visione del suo buzzurro appisolato. Solitamente, quando il samurai si appisolava sul ponte o lungo i corridoi della Sunny, la navigatrice non si faceva molte pene nel svegliarlo a malo modo con pugni e calci vari, ma nel vederlo completamente rilassato, dopo i suoi esercizi meditativi, con le braccia abbandonate al suolo e un piccolo rivoletto di saliva che gli colava dalle labbra leggermente aperte nel russare, la voglia di percuoterlo e maltrattarlo svaniva, sostituita da un infinito desiderio di accarezzarlo e coccolarlo teneramente, lasciando sciogliere quel suo carattere solitamente duro e arcigno in un temperamento molto più dolce e tenero.
-Ma dimmi te questo buzzurro…- sussurrò la ramata, accarezzando lievemente con la punta delle dita la fronte bronzea del ragazzo, sorridendo all’espressione tenera e addormentata di quel guerriero che solitamente era così duro e scontroso.
Questi aprì pigramente mezzo occhio, disturbato nel sonno dal tocco della rossa, schioccando le labbra impastate e sbadigliando in un mezzo latrato.
-Whahaha… mocciosa… che ci fai qui?- stiracchiò le braccia verso il soffitto della palestra, smuovendo un poco le gambe sul pavimento e infossando meglio la schiena contro la parete.
-Ti cercavo…- mormorò lei, mantenendo il suo timbro di voce morbido e basso, per non svegliarlo del tutto -…e tu? Che fai? Non dovevi meditare?-
-L’ho fatto…- affermò sicuro il verde, incrociando le braccia al petto e seppellendo il mento nel colletto rialzato della sua felpa, per scaldarsi dagli spifferi gelidi del vento, che penetravano nella stanza -… ma meditare stanca, e ora ho bisogno… whahaha… di dormire…-
-Qui?- ridacchiò Nami, stringendosi nella sua coperta di lana, tremando un poco per la temperatura fredda della stanza.
Zoro si limitò a risponderle con una scrollata di spalle, richiudendo completamente gli occhi, pronto a riprendere il suo meritato riposo.
-Se dormi qui, ti ghiaccerai il sedere…- lo punzecchiò lei, picchiettando la punta del suo dito indice contro la fronte rilassata dello spadaccino.
-Umpf…- si divincolò dalla falange dispettosa il samurai -… sul ponte ci sono gli orsi polari che ballano per il freddo, e sotto coperta ci saranno di certo tutti gli altri a fare casino… io ho bisogno di silenzio per dormire…-
-Ah, allora…- sorrise la navigatrice, iniziando a togliersi dalle spalle la coperta nera, certa che lo spadaccino fosse così loquace e bonario a causa del sonno che lo attanagliava, e che di certo, qualsiasi cosa gli avesse fatto, lui non ne avrebbe mai avuto memoria o forza per controbatterla.
Dolcemente, si portò al fianco dello spadaccino, accerchiandolo per le spalle con le braccia e ricoprendolo con la coperta calda del suo respiro. Al contatto con il calore del corpo della rossa, Zoro scivolò dalla parete, accoccolandosi sul petto della navigatrice, abbracciandola per la vita e infossando il viso sull’incavo tra spalle e collo di lei. Si stava così bene con il caldo respiro di Nami che soffiava sulle sue tempie gelide, e le sue manine morbide che lo abbracciavano per le spalle, e i rossi capelli di fuoco della ragazza che lo cullavano con il loro intenso profumo di mandarino…
Zoro sorrise nel sonno, schiacciandosi contro il corpo di Nami, che lo ricoprì del tutto con la trapunta, lasciando che le loro gambe s’incrociassero per scaldarsi e che le sue mani bianche scivolassero lungo la schiena del samurai.
-Mmh…- mugugnò nel sonno lo spadaccino -… com’è che sei così dolce, oggi? Dovresti picchiarmi perché sono uscito lo stesso sul ponte, nonostante avessi detto di non farlo a causa del vento… e invece…-
Nami accarezzò il capo verde semi addormentato, sorridendo dolcemente ai suoi sbadigli.
-Ho capito che con certe teste vuote…- lo picchiettò sul capo-… i pugni non bastano… serve molta, molta pazienza… è quella che mi rende più dolce, che mi addolcisce il temperamento…-
-Uhm… mi piaci quando sei così… quando sveli il lato dolce del tuo carattere… si, si… dovresti farlo più spesso…- sbadigliò ancora lo spadaccino.
La navigatrice sorrise, ascoltandone il respiro farsi sempre maggiore e profondo, mentre il vento si eclissava, sovrastato dall’avanzare di un russare roco e baritonale da buzzurro.
-Anche tu mi piaci…- baciò lievemente sul capo Zoro, non svegliandolo mentre lo accarezzava sotto la coperta.
Pian piano, il vento cessò di soffiare acidamente, raddolcito dalla pazienza del sole che tornò a brillare nel cielo, mentre un altro piccolo temporale di cuore di navigatrice dal carattere solitamente brusco, si addolciva, aspettando pazientemente il risveglio del suo spadaccino, e la nascita del loro amore… 

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Capitolo 4
*** ...spegne il rancore... ***


… spegne il rancore…
 

 

Lo odiava.
Lo odiava con tutto se stesso.
Se avesse potuto, l’avrebbe buttato a mare di peso, gettandolo con rabbia e rancore nel mare. Lui e il suo stupidissimo atteggiamento da galantuomo.
Zoro ringhiò rabbioso, flettendosi con le braccia sul prato della Sunny, eseguendo le sue flessioni.
Puntò lo sguardo nero alla sua sinistra, dove Nami leggeva tranquilla sul suo sdraio, reggendosi il capo con una mano.
Teneva le gambe leggermente piegate su se stesse, ricurve verso il bacino per potervi appoggiare sopra il libro che la rossa leggeva beatamente, arricciandosi una ciocca di capelli rossi come fuoco, mentre i suoi occhi, dietro ad un paio d’occhiali da sole dalle lenti rosate, scorrevano sulle pagine bianche.
Il chiarore della sua bella pelle, e la sua innaturale calma, erano un toccasana per lo spadaccino, che poteva deliziarsi della sua pacifica presenza e allenarsi contemporaneamente. Adorava trascorrere con lei delle ore così, semplicemente guardandola leggere, con quel suo bel sorriso sul viso, gli occhi luminosi…
Era bella, bella davvero, e stare con lei gli faceva bene, aiutandolo a sentire meno la fatica dell’allenamento. Avrebbe passato ore in quel modo, esercitandosi energico, davanti a lei.
Peccato per quell’unico scocciante particolare biondo.
-OH NAMI ADORATA!!!!!!!!!!-
Zoro sospirò per trattenersi dal saltare al collo del cuoco, sentendolo tornare sul ponte a ronzare attorno alla navigatrice, offrendola ogni cavolata culinaria, che gli passasse per quel suo stupidissimo cranio, per allietare il suo pomeriggio di relax.
-Mia crostatina, vuoi una limonata fresca? O un bel gelaitno, fatto con le miei manine? Oppure, una gustosa e rinfrescante fetta d torta fredda? Eh? Eh? Eh? La vuoi? La vuoi?!?-
Lo spadaccino ringhiò aumentando il ritmo dei piegamenti per la rabbia.
Odiava Sanji quando era così dannatamente servizievole e sdolcinato, con tutti i suoi piagnistei zuccherosi e le mille attenzioni rivolte alle ragazze.
Soprattutto, non sopportava per niente, che quel damerino impomatato, si accanisse a gironzolare e cinguettare, come un passero innamorato, attorno a Nami. E che cavolo, c’era pure Robin abbordo della Sunny. Che andasse da lei a proporre tutte quelle stronzate.
Con il suo occhio nero, il samurai fulminò il cuoco inginocchiarsi all’estremità finale del prendi sole, offrendo alla giovane un massaggio ai suoi delicati piedini.
-No Sanji…- rispose atona Nami, voltando una pagina del libro -… sto bene così…-
-Un massaggino alle spalle?!?- si portò sullo schienale dello sdraio, muovendo le dita come tentacoli da Latin Lover.
-No…- replicò lei, con gli occhi incollati alle parole del libro.
-Ti faccio aria con un ventaglio? Con tutto questo caldo…-
-Sto bene così, ma grazie comunque…-
Zoro ascoltava attento, piegandosi potente sulle braccia, digrignando i denti con sempre maggior ferocia ad ogni nuova fesseria espressa dal cuoco.
Avrebbe voluto veramente buttarlo a mare, prenderlo di peso e allontanarlo con la forza dalla sua mocciosa, usando quel rancore infuocato che gli bruciava le vene di rabbia per le avance esplicite di Sanji.
Lui non poteva permettersi di essere così galante e gentile con Nami, sempre che ne fosse stato in grado. Non era nel suo corredo genetico.
Avrebbe voluto anche lui poter coccolare la rossa con mille attenzioni, sentirla sua soltanto, farle capire che era il centro del suo universo, ma sicuramente non l’avrebbe fatto con tutte quelle scemenze mielose, che gli inacidivano di zucchero il sangue solo ad ascoltarle.
-Una bella macedonia piena di frutta fresca?!?- continuò imperterrito Sanji, emanando cuoricini dagli occhi.
-Una bibita ghiacciata?-
-No…-
-Una granita al mandarino?-
-No, grazie…- una piccola venuzza pulsava nervosa sulla fronte di Nami.
-Un semi freddo multigusto?-
-No…-
Zoro scricchiolò rabbioso il collo, mentre il sangue gli ribolliva nelle vene per la rabbia verso il compagno, e per il sole cuocente che brillava sopra le loro teste.
-Oppure vuoi che ti faccia compagnia, mia cara?!?-
-No… voglio leggere in pace e basta…- sbuffò Nami, infossando lo sguardo dietro le lenti degli occhiali, trattenendosi dal picchiare il ragazzo solo per l’eccessivo caldo che l’avrebbe assalita se si fosse scaldata troppo arrabbiandosi.
-E se ti facessi ombra con il mio corpo? Per farti leggere meglio…-
Zoro ringhiò conficcando, rabbioso di odio, le dita nel prato.
Per Diana, ma non lo capiva che a lei non gliene poteva fregare di meno di lui e delle sue attenzioni?!?
Non lo aveva degnato di uno sguardo, rispondendogli con brevi sillabe mormorate appena, mentre lo ignorava del tutto.
Lo spadaccino sbuffò accaldato, guardando ancora il biondo ronzare attorno alla sua bella.
Doveva portare pazienza, lo sapeva. Tanta, tanta pazienza.
Anche lei però, poteva picchiarlo selvaggiamente come era suo solito, invece che starsene lì, buona buona, a replicare atona e priva d’interesse. Insomma, se lo avesse malmenato per bene, lui l’avrebbe piantata finalmente di sparare frasi sdolcinate e nauseanti, lei avrebbe finalmente riavuto la sua pace per leggere, e Zoro la sua vendetta, in aggiunta al ritorno alla pacifica visone di Nami tranquilla, e del silenzio necessario per i suoi allenamenti.
Accidenti, se solo avesse potuto sistemarlo lui per le feste, quel damerino!!!
In fin dei conti, mica poteva mettersi ad urlare contro al biondo playboy di smetterla di infastidire la sua mocciosa. Non poteva dar libero sfogo al suo ardente rancore, alimentato con entusiasmo dalla sua gelosia.  Non sarebbe stato da lui, e di certo avrebbe fatto sospettare alla cartografa di un qualche suo affetto nei suoi confronti, e il samurai non voleva che lei venisse a sapere che l’amava così, buttando fuori bordo il cuoco.
Non credeva che fosse un gesto abbastanza romantico, anche se…
-Ti spalmo la crema solare sulla schiena?!? Sulle gambe? Sul petto?!?-
A quell’ultima proposta, Zoro non ci vide più dalla rabbia, e alzandosi di scatto dal prato in cui si stava allenando, ruggì furioso, pestando il piede a terra.
L’unico addetto al mondo per la spalmatura di creme solari sul corpo della navigatrice, era lui. Nessun altro, men che meno quel depravato mani lunghe formato cuoco odioso.
-La pianti, si o no, cuoco di serie C?!?- digrignò i denti.
-E che cavolo vuoi tu?!? Chi ti ha chiesto niente?!?- sbraitò Sanji, volgendosi verso il verde.
-Se non la pianti con tutte queste scemenze, ti affetto…-
-E perchè dovrei smettere?!? Qualcuno deve preoccuparsi che la bellissima Nami abbia tutti i confort di questa terra, e io sono l’unico in grado di soddisfarli…-
-Ma taci, sopracciglio a carta igienica!!!!-
-Cos’è?!? Sei geloso?!?- sogghignò il cuoco, portandosi le mani ai fianchi, fissandolo sornione.
-Affatto… ma i tuoi strapazzamenti non mi fanno concentrare nei miei allenamenti…- arrossì Zoro, grugnendo -… quindi aria, va a rompere da un’altra parte… sono certo che Robin si starà strappando i capelli di disperazione, senza le tue leccature…-
-Razza di verza ammuffita… che prendi in giro?!?-
-Chi?!? Io?!? Figurati… non ne sarei mai in grado… come potrei prendere in giro un essere giallognolo e con le sopracciglia a ricciolo come te, dato che. fesso come sei, ti prendi in giro da sola già di natura…-
Lo spadaccino ghignò divertito. Prendersela con il cuoco a quel modo, lo faceva sentire meglio, sbollendo un po’ il rancore che provava per le sue galanterie verso la navigatrice, e smorzando la gelosia.
-CHE HAI DETTO, MARIMO?!?! IO TI AMMAZ…-
-Sanji, ripensandoci…- intervenne Nami, fermando a mezz’aria un calcio del biondo, che si voltò verso la rossa, pronto a soddisfare ogni suo desiderio.
-Si, crostatina cara?!?- pendeva dalle sue labbra vergognosamente.
-A proposito di quella macedonia…- si portò un dito al mento riflettendo, alzando gli occhi al cielo -… credo che…-
-CORRO MIA DEA!!!!!!!- si volatilizzò dal ponte Sanji, saltando come un capretto sul parapetto del castello di poppa, raggiungendo la cucina in un lampo.
Zoro rifoderò una sua katana, estratta per battersi col biondo.
Ringhiò insoddisfatto per non aver potuto sistemare quell’ammasso informe di batteri amorosi, sedendosi a terra accanto allo sdraio della rossa, che incurvò al sua posa verso il giovane, addossandosi al bracciolo destro.
Zoro piegò le braccia dietro il capo, addossandosi all’appoggio del prendi sole, sbuffando.
-Dovresti farlo smettere…- sbottò riferendosi al cuoco, ben certo che lei lo stesse ascoltando -… ha rotto per tutto il pomeriggio…-
-È solo premuroso… forse troppo…- rispose Nami, leggendo soprapensiero.
-È un rompi scatole… che ci torvi ad averlo sempre tra i piedi…?!?-
-Ho il mio torna conto… e poi, cerca solo di essere galante…-
-E per esserlo, deve comportarsi da depravato spara cazzate al miele… stucchevole e diabetico più del glucosio puro…?!?-
-Tranquillo: è innocuo…- rise per la sua gelosia così evidente.
-Voleva spalmarti la crema sul petto… non è innocuo, è un assatanato…-
-Uhm… non è che Sanji aveva ragione? Sei un po’ geloso, buzzurro?-
Lo spadaccino si alzò di scatto dal bracciolo, arrossendo in viso, mentre si voltava a guardare imbarazzato la navigatrice, che ridacchiava aspettando una sua risposata, mentre lo fissava da dietro le lenti rosate degli occhiali.
-M-ma che cavolo dici?!? S-sei solo una mocciosa…- tartagliò.
Nami si sporse verso di lui dallo sdraio, sbattendo le ciglia, mentre rideva.
-E tu non sai mentire…- soffiò sul suo viso, chiudendo il libro.
Zoro deglutì per la vicinanza della cartografa, che gli sorrideva sornione.
-Io… io…-
-Amore mio!!!!! Ecco qui la tua bella macedonia!!!! Con tantissima frutta fresca e di stagione: mele, pere, banane, fragoline, mirtilli, arance, lamponi, ribes… e naturalmente: mandarini!!!!!!-
Il samurai fulminò il cuoco per il suo inopportuno intervento, sentendo riaccendersi dentro di se il rancore più nero e furioso contro di lui.
-Oh, grazie Sanji caro…- prese tra le mani la coppetta di macedonia Nami, offertole dal biondo.
-Sono qui a posta, mia cara…- ondeggiò quello, facendo ringhiare Zoro di rabbia.
-Sono certo che ti piacerà… l’ho preparata con tanto amore, tutto per te… con le mie manine…-
-Ma non ho mai detto che la macedonia è per me…- si alzò dallo sdraio la navigatrice, mettendosi in piedi mentre si rigirava tra le mani la coppetta.
-EH?!?- gli occhi del cuoco sgranarono sorpresi –Ma allora per chi…-
Con innocenza e tranquillità, la rossa porse la coppa a Zoro, ancora seduto sul prato, che la fissò stranito, alzando un sopracciglio non capendo le sue intenzioni.
-Su, tieni…- glielo offrì –Con tutto questo caldo, hai sudato parecchio nei tuoi allenamenti… devi reintegrare i sali minerali persi…-
Lo spadaccino spalancò l’occhio sano, prendendo dalle mani della ragazza la macedonia, incapace di trattenere un ghigno diabolico per la sua incredibile astuzia e maligna semplicità con cui era riuscita a raggirare il cuoco, ammutolito e con la bocca spalancata che toccava terra, incredulo a ciò che vedeva.
Nami prese il suo libro e si diresse sotto coperta.
-Vado a farmi una doccia per rinfrescarmi…- spiegò, voltandosi verso lo spadaccino e alzando gli occhiali sul capo, mentre gli faceva l’occhiolino -… buzzurro: quando hai finito la macedonia, di a Sanji come l’hai trovata… si è impegnato tanto a prepararla…-
Con sorrisetto maligno, entrò nel sotto coperta, lasciando cuoco e samurai sul ponte.
Zoro assaggiò affamato la prima cucchiaiata della macedonia, ghignando entusiasta.
-Mmmmh… sai cuoco, si sente proprio tutto l’amore che c’hai messo per farla… anche se stona un po’ con i mandarini…- sghignazzò il verde, divorando la merenda.
-TACI, MARIMO DI MERDA!!!!!!!- tentò di sottrargli la coppetta dalle mani, che ormai era vuota e sconsolata.
Zoro si alzò dal prato, ghignando mentre si dirigeva all’ombra dell’agrumeto per sonnecchiare. Non si era mai sentito così soddisfatto e contento, appagata del raggiro della navigatrice sul cuoco. Buttò un’occhiata sulla finestrella del bagno del secondo piano, i cui vetri si stavano appannando del vapore acqueo della doccia della rossa.
Ghignò, sentendo che il suo rancore verso il cuoco si andava spegnendo, mentre la pazienza otteneva i suoi primi frutti con la mocciosa.
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE:
Nonostante lo scarso apprezzamento della raccolta, questa long fic continua, non solo perché non mi va proprio di lasciare a metà una mia storia (mai successo, e mai succederà), ma soprattutto per quelle meravigliose 5 super eroine che l’hanno inserita nelle loro storie seguite, e per le 3 che l’hanno aggiunta alle preferite… GRAZIE!!!!!

Zomi 
 

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Capitolo 5
*** ...estingue l'invidia... ***


 …estingue l’invidia…

 
Il locale era carino.
Arredato semplicemente ma elegante, poco chiassoso, buona musica, il servizio era buono, i camerieri gentili e veloci, la clientela tranquilla e, apparentemente, non vogliosa di zuffe.
Si, tutto sommato, la taverna in cui i Mugiwara avevano deciso di pranzare era ottima.
Peccato per quelle tre arpie adolescenziali che roteavano attorno al loro tavolo…
-Balli?!?- chiese la biondina, arricciandosi civettuola una ciocca di capelli, sotto al naso di Zoro.
-No…- bevve disinteressato il verde, non degnandola di mezzo sguardo.
-Balli con me, allora!!!!- spintonò la compagna una morettina sorridente, muovendo il suo seno prosperoso sotto agli occhi annoiati dello spadaccino.
-No…-
-E con me?!? Balli con me?!?-
Il ragazzo sbuffò, guardando di sfuggita la terza ragazza che lo implorava di ballare, mentre si portava alle labbra il suo boccale di birra.
-No…- ripeté ancora, tornando ad ignorarle.
Le tre ragazzine si rabbuiarono, mettendo su il broncio, mentre sbattevano rattristate le ciglia, per convincere il samurai.
-E DAI!!!!!!!- lo implorarono ancora nell’arco della serata –SOLO UN BALLO!!!!-
Lo spadaccino alzò gli occhi al cielo, invocando tutta la sua pazienza con quelle tre bamboccie, mentre i suoi compagni ridacchiano divertiti dalla situazione.
Era da quando avevano messo piede nella taverna, che le tre giovani figlie del proprietario della taverna, facevano gli occhi dolci al verde, tentando di convincerlo a ballare con loro, importunandolo e braccandolo come avvoltoi su una carcassa.
Rufy non badava molto allo sbuffare continuo del fratello, rimpinzandosi senza ritegno insieme a Chopper, ma gli altri Nakama, occhi fissi sull’espressione annoiata dello spadaccino, non perdevano una battuta del quadretto, ridacchiando sempre più a ogni sbuffo del ragazzo, ma soprattutto a ogni nuovo ringhio della navigatrice che gli sedeva al fianco.
-E dai!!!! Solo un ballo… piccolo, piccolo…- piagnucolava la biondina.
-Quando mai ci ricapiterà la meravigliosa occasione di ballare con uno spadaccino famoso come te?!?- si stringeva al petto le mani, unite in preghiera, la moretta.
-Solo uno!!!!- gracidò la terza, inginocchiandosi ai suoi piedi.
Zoro scosse il capo, sbuffando mentre si riempiva ancora il bicchiere di alcol, mentre un ringhio omicida risuonò sul tavolo, attutito dallo sciabordare di birra bevuta con moto assassino da labbra viole di rabbia.
-Stupide adolescenti in crisi ormonale…- sibilò acida Nami, bevendo idrofoba di rabbia verso le tre figlie del gestore del locale,ignorando le risatine bonarie di Brook e Usop.
-Hai detto qualcosa Nami?- chiese candidamente Robin, divertita dalla scenetta delle tre ragazzine imploranti ai piedi del verde, e delle imprecazioni a mezza voce della navigatrice.
-No…- ruggì la rossa, strozzandosi la gola ringhiante di rabbia con la sua birra, mentre lo spadaccino, alla sua sinistra, sbuffava contro le tre fanciulle in adorazione.
Nami storse il naso disgustata, posando il capo sul palmo di una mano, mentre fulminava quelle tre piccole arpie brufolose. Contrasse le labbra inacidite dalla rabbia, fissandole gelosa.
Le odiava.
Con tutta se stessa, stava odiando quelle tre marmocchiette, che continuavano a tormentare il suo buzzurro. Accidenti, ma perché non la piantavano?!?
Lui era suo. SUO.
Nessuno poteva permettersi di provarci con lui, soprattutto se c’era lei nei paraggi.
La ramata sospirò, abbassando lo sguardo.
In verità detestava tanto quelle tre, non per la loro infatuazione per lo spadaccino, ma per la loro libera possibilità di adorarlo, di dimostrargli quanto lo desiderassero.
Per la miseria, se solo lei si fosse azzardata a chiedere a Zoro di ballare, lui l’avrebbe derisa senza tanti problemi, chiamandola mocciosa o chissà che altro fino alla fine dei tempi, rinfacciandole ogni santo minuto quella sua sciocca richiesta, sbeffeggiandola davanti a tutti i Nakama. Per non parlare poi, dell’impensabile imbarazzo che le sarebbe nato sul viso al suo certo rifiuto, e alla figura da patetica ragazzina che ne avrebbe ricavato.
Si morse un labbro, infossando lo sguardo sulla mora che si aggrappava disperata al braccio del buzzurro, tentando di alzarlo dalla sedia.
Un’ondata d’acido le impastò la gola, inasprendole la bocca, in cui un ringhio invidioso roteava con forza tra le sue mascelle.
Era gelosa, gelosa marcia Nami. Invidiosa della libertà di quelle tre, di poter provarci con Zoro, quando lei, lei che lo amava da tempo, non poteva permettersi nemmeno di sfiorarlo per non perderci la faccia con lui, per non dover scendere a compromessi con il suo terribile orgoglio, che con pazienza era riuscita ad aggiogare.
Invidiosa, si morse ancor di più il labbro, sentendo ridere divertiti Franky e Usop. Perché?
Perchè lei non poteva chiedergli di ballare con lei?
Perché non poteva dirgli che lo amava, senza dover per forza rischiare una figuraccia?
Perché si era innamorata di uno spadaccino schernitore e stronzo come lui, che l‘avrebbe derisa senza tante scuse per il suo desiderio?
Si portò alle labbra il suo boccale, sorseggiandolo appena, mentre fissava gelosa il suo ominide soffiare scocciato contro le tre ragazzine, ancorate ai suoi piedi.
Ringhiò ancora, distogliendo lo sguardo.
Voleva potersi stringere anche lei a lui con tanta forza, abbracciarlo con ardore e accarezzarlo come spesso sognava. Voleva potergli dire che gli voleva bene, che lo amava, che era il centro del suo mondo, che ballare con lui sarebbe stato come mettere piede in paradiso…
Ma lei non poteva.
Non poteva permettersi certe libertà, certe rosse speranze. Poteva solo starsene lì, ringhiante e mogia, ad inveire contro le avance delle tre bamboccie, con l’invidia e la gelosia che le rodevano le interiora, giocando a biliardo con le sue viscere, mentre la pazienza lavorava lenta e  in silenzio nel tessere la trama del sul amore nascosto.
-Non ballo…- sbottò ancora il verde –La volete piantare? Quante volte ve lo devo ripetere?!?-
-Yohohoho-ho!!!! Se volete ballo io con voi, fanciulle adorate?!?- intervenne Brook, mentre di già Sanji faceva il bacia mano a tutte e tre le sorelle.
-No!!!! Noi vogliamo ballare con l’ex cacciatore di taglie!!!- si strinse al braccio muscoloso di Zoro, gridacchiando la moretta.
-Si… lui si che è un vero uomo…- aggiunse la biondina, abbracciando per il collo il verde, che ghignò compiaciuto del complimento.
-Yohohoh-oh… in effetti, io sono uno scheletro e non un uomo… però ballo bene… te lo dimostro…- ridacchiò il violinista, roteando attorno al tavolo e afferrando per una mano la più piccola delle tre sorelle, rapendola per portarla nel centro pista della locanda per ballare.
La povera fanciulla si dimenava, presa dal panico per il sequestro da aperte dello scheletro, mentre volteggiava tra le braccia secche del pirata.
“Meno una…” pensò maligna Nami, sorridendo sottile per la mossa del Nakama, mentre Sanji adulava la bella biondina aggrappata a Zoro, convincendola a ballare con lui.
-Se-se proprio insisti…- arrossì per le galanterie del cuoco, che le sorrise dolcemente accompagnandola tra la fola danzante della taverna.
Con il grado di gelosia in rapida calata, per la sparizione di due su tre arpie, Nami rivolse un’ultima occhiata alla moretta abbracciata al braccio di Zoro, sperando che un fulmine la colpisse in quel momento.
Uhm, forse avrebbe potuto aiutare il destino di un tuono, nel scaraventarsi su di lei, grazie al suo Sansetsukon…
-Roronoa, su… balla!!!!!- implorò uggiolando, strattonando il samurai la mora.
-Ufff… no…- fece il peso morto Zoro.
-DAI!!!!!!!!- impiantò i pedi a terra la ragazzina, pestandoli capricciosa.
-Senti…- sbottò il verde, liberandosi brusco dalla presa della mora e fissandola arcigno e scocciato -… piuttosto di ballare con te, ballo con quell’arpia della mia navigatrice…-
Con pollice verso, indicò Nami dietro le sue spalle, che fulminò rabbiosa il dito dello spadaccino, prima di morderlo rabbiosa. Non bastavano le ragazzine con gli ormoni a mille, la gelosia di vedere tre streghe provarci con lui proprio davanti agli occhi, l’invidia di non potergli fare la corte come era permesso a tutte le altre ragazze del pianeta, ora ci si metteva pure lui a rompere?!?
-Idiota!!!!- lo picchiò sul capo, facendo ridere i compagni rimasti a ridacchiare di loro due.
-Ahia!!!! E dai!!! Era per dire!!!!- sbottò Zoro, massaggiandosi il bernoccolo dondolante sul capo, mentre scuoteva nell’aria il dito rosso per il morso.
-Era per dire che sono un’arpa, o che ballare con me è un supplizio?!?- digrignò i denti rabbiosa.
-Tutte e due a dire il vero… ma soprattutto per liberarmi di quest…-
Un tacco acuminato s’impiantò sul piede del verde sotto al tavolo, che urlò di dolore lacrimando dagli occhi.
-STREGA!!!!!- gridò sopra la musica.
-Maleducato!!!!-
-Arpia!!!-
-Rozzo!!!-
-Mocciosa!!! Era solo una battuta, la mia!!!!-
-Ominide!!! Sai che ti dico?!? Che piuttosto ballo con Sanji, che con te!!!-
-Visto?!? Lei non vuole ballare con te!! Quindi balla con me, dai!!!!- intervenne rapida la moretta, intromettendosi.
-TU TACI, RAGAZZINA!!!!- la zittì Nami, mostrandole una spaventosa fila di denti squalini, che fecero rabbrividire l’adolescente.
Con sguardo truce e l’invida ravvivatasi nelle vene, tornando alle stelle, la navigatrice puntò lo sguardo di cioccolata su quello nero dello spadaccino, proteso verso di lei e ringhiante.
-Sei un idiota… fai tanto l’uomo con tutti, ma poi hai paura di ballare con certe bamboccie…- indicò con la mano la mora, che arrossì offesa.
-Io non ho para di ballare… se non lo faccio è perchè ho i miei motivi…- ribatté il verde, assottigliando lo sguardo arrossendo.
-Oh si, certo… la verità è che non sai ballare, ecco qual è…- lo punzecchiò, facendogli venire uno strano tic nervoso al sopracciglio dell’occhio sano, che tremava rabbioso.
-E tu che ne sai?!? Se vuoi te lo posso dimostrare anche ora che so ballare…- si alzò in piedi dal tavolo, incrociando le braccia al petto e ghignando sicuro di se.
Nami lo imitò, liberando la sua sedia ed ergendosi davanti a lui, puntando le mani ai fianchi.
-Con piacere… vediamo quante volte riesci a pestarmi i piedi in un minuto…- rise, avvicinandosi a lui, mentre i loro sguardi brillavano combattivi.
Con pochi passi, raggiunsero la zona ballo del locale, mischiandosi alla folla, abbandonando al tavolo il resto dei Nakama e la mora fastidiosa.
-E… e io?!?- strabuzzò gli occhi la giovane, fissando i due fulminarsi nel centro pista, mentre si prendevano per mano per ballare.
-Bhè… tu porta altro cibo che ho fame…- le allungò un piatto vuoto Rufy, infossando il viso su un cosciotto gocciolante di salsa.
-E altra birra anche…- aggiunse Usop, porgendole alcune bottiglie vuote.
La ragazza retrocesse fino al bancone del padre, che serviva i clienti svelto e cordiale, passando proprio davanti alla navigatrice e allo spadaccino, che danzavano calmi tra la folla.
Le piccole mani di Nami accertavano dolcemente il collo di Zoro, fissandolo negli occhi fermi e lucidi di felicità, mentre il verde l’abbracciava per la vita, stingendola al petto, dondolando all’unisono con la musica, che pian piano quietava l’invidia della rossa.
Nami posò sorridente il capo sulla spalla dello spadaccino, rilassandosi nel lento ballo che realizzava con il verde, che goffamente e con poca grazia, tentava di seguirla nei piccoli passi di ballo.
Sorridente, sentì l’invidia estinguersi dentro di lei, certa che sebbene Zoro non sapesse affatto ballare, avesse comunque deciso di provarci con lei, anche se per sfida, non vergognandosi della sua goffaggine.
-Balli bene…- gli sussurrò, fissandolo negli occhi.
-A si?!?- alzò un sopracciglio stupito lui.
-No… si vede che è la prima volta…- ridacchiò.
-Non è la prima volta…- arrossì -… è… è… la terza…-
Nami rise, abbracciandolo con maggior forza, mentre si alzava sulle punte per baciarlo appena sulla fronte.
-Bhè, allora grazie di avermi concesso il tuo terzo ballo… buzzurro…-
Chiuse gli occhi e tornò a dondolare con Zoro, rosso in viso ma con un smagliante ghigno che gli illuminava il volto di felicità, mentre abbracciava una Nami sorridente di felicità.
In fine la navigatrice, con pazienza, era riuscita ad avere la sua piccola dose di libertà con lo spadaccino, estinguendo l’invidia.
I primi risultati del suo paziente amore nascosto iniziavano a ballare nell’aria…

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Capitolo 6
*** ...sottomette l'orgoglio... ***


…sottomette l’orgoglio…

 
La bottiglia dorata di liquore dondolò nell’aria, mentre gliela sventolava sotto al naso offrendogliela, svegliandolo dal suo leggero sonno.
Zoro l’afferrò brusco, togliendogliela dalle sue delicate e candide mani in un attimo, ghignando divertito dall’espressione sorpresa dal gesto della cartografa.
-Assettato eh?- lo canzonò ridacchiando, sedendosi accanto a lui.
Lo spadaccino le fece posto sul pavimento freddo e ruvido della vedetta, spostandosi un poco mentre si portava alle labbra la bottiglia.
-Non si rifiuta mai l’alcol… soprattutto se è gratis…- ghignò, bevendone un sorso.
-E chi ha detto che è gratis…?!?- sorrise maligna Nami, guardandolo di striscio, suadente e malandrina.
Il sorso di ruhm andò di traverso a Zoro, che tossicchiò scomposto, incurvandosi in avanti e sputacchiando il liquore sul pavimento in legno della stanza, imprecando nella notte contro la rossa.
-Mocciosa strozzina…- si asciugò un rivolo di bava, ringhiando contro il sorriso strafottente della navigatrice, che ridacchiava divertita al suo fianco, addossandosi alla sua spalla.
-Suvvia…- sorrise -… non ti chiederò nemmeno un berry…-
-Che generosa truffatrice…- ironizzò lo spadaccino, bevendo ancora e alzando gli occhi al cielo -… e che vorresti, allora, in cambio di quest’acqua sporca?!?-
-Ehi!!! Quello è il miglior ruhm di Weatheria!!!! Haredas ne andava matto!!!!- si offese Nami, rubando di mano la bottiglia all’ingrato samurai.
-Haredas?!?- alzò un sopracciglio curioso, riappropriandosi veloce del mal tolto alcolico.
-Si… è uno degli studiosi meteorologi che ho conosciuto durante i due anni in cui siamo stai divisi: era un nonnino molto simpatico…- ridacchiò, posando il capo ramato sulla spalla del verde, buttando lo sguardo sul cielo stellato che ‘intravedeva dalla finestrella della vedetta.
-Ah, un nonnino…- tirò un sospiro di sollievo Zoro, accostando le labbra alla bottiglia, lasciando che il demone della gelosia si riacquistasse dentro di se.
Si rilassò, smuovendo un poco le spalle, cercando di non disturbare la compagna, beandosi di quel piccolo momento d’intimità tra di loro.
Nami inarcò le sopracciglia pensierosa, storcendo le labbra.
-Tu…- sussurrò Nami, per poi chiudere subito le labbra e frenare la sua curiosità.
Zoro la squadrò serio, vedendola indecisa mentre si mordeva un labbro.
-Io che?!? Ehi!!! Non vorrai mica schiavizzarmi per chissà quanto tempo, per questa robaccia, eh?!?- fece oscillare la bottiglia di ruhm davanti agli occhi di lei, che ridacchiò divertita.
-No… stavolta no…- rise, accoccolandosi contro il muscoloso braccio dello spadaccino, strusciando il capo sulla sua pelle bronzea e calda.
Lo spadaccino rabbrividì di piacere, sentendola fare quasi le fusa contro di lui, ghignando compiaciuto e intenerito. Abbassò di poco la testa, in modo da poterla posare sopra quella della ragazza, mentre assaporava l’intenso profumo di mandarino che si alzava dai capelli rossi e mossi, deliziandosi della loro morbidezza.
Avrebbe voluto accarezzarli a mani piene, farci scivolare le dita tra quelle onde di fuoco, affondare il viso in quel profumo inebriante e dolce, baciarla su ogni crine ribelle. Sospirò debolmente, bevendo un altro sorso di liquore.
-Buzzurro…- lo chiamò lieve lei, trovando il coraggio di finire la precedente frase -… ma come sei riuscito a trascorre gli ultimi due anni con Mihawk?-
La domanda non lo stupì più di tanto.
Non aveva mai accennato molto al periodo trascorso su Kuraigana, appena poche parole su Occhi di Falco e Perona, qualche mugugno e basta. In fin dei conti la curiosità della navigatrice era ragionevole. Il verde smosse un po’ le labbra, puntando lo sguardo sulle gambe leggermente piegate sul pavimento di Nami, dondolando la bottiglia di liquore soprapensiero.
-Se te lo dico, mi scali dal conto la bottiglia?- chiese sfuggevole.
-D’accordo…- sorrise lei, alzando lo sguardo su quello profondo e nero di lui, annegandoci dentro.
Lo spadaccino rimase fermo a fissare quei due grandi occhi nocciola scandagliargli l’anima, scivolargli nel profondo fino a raggiungere meandri del suo spirito che nemmeno lui sapeva di possedere. Inclinò il capo su un lato, posandolo contro la parete a cui si reggeva, perdendosi a guardarla. Quando stava con lei, si sentiva diverso, come se la sua semplice presenza riuscisse a sottomettere il suo smisurato ego, permettendogli di essere un semplice ragazzo innamorato, e non un orgoglioso  spadaccino dalla corazza impenetrabile e dal carattere difficile.
-Allora?- chiese ancora Nami, abbracciandogli un braccio e posando il mento sulla sua spalla –Come sei riuscito a convincere Occhi di Falco a farti da maestro, nonostante sappia bene che gli ruberai il titolo di Miglior Spadaccino al mondo?-
Il verde ghignò spostando lo sguardo al soffitto, sorridendo al ricordo del momento in cui si era inginocchiato davanti a Mihawk, pregandolo di insegnargli l’arte della spada.
Si risentì nella gola il suo orgoglio ribollire di rabbia, rancido per il disonore, la bile saligli le interiora mentre ringhiava per l’onta di doversi inchinare davanti ad un avversario, dimostrarsi inferiore e bisognoso di aiuto.
Rivide davanti agli occhi il sorriso sornione e sottile di Drakul, che ghignava deliziato dal suo sottomettersi a lui, leccandosi i sottili baffi scuri, e concedendogli la possibilità di allenarsi con lui.
Ricordava perfettamente che gli era costato non poco sottomettere il suo smisurato orgoglio, convincendosi che per aiutare Rufy nelle nuove avventure del Nuovo Mondo, non poteva far altro che migliorare, e l’unico da cui poteva imparare qualcosa sull’arte della spada era Mihawk.
Aveva dovuto ingoiare tutto il suo ego, rinchiuderlo nelle anse più oscure e irraggiungibili del suo spirito per non farlo riemergere in quei due anni. Aveva dovuto domarlo, sottometterlo per il bene del suo capitano, per abbattere i suoi limiti e ottenere traguardi che, prima di allora, aveva solo sognato si poter sfiorare. Aveva dovuto sopportare le innumerevoli sconfitte, le ferite, le cicatrici, subire le derisioni del Shichibukai e portare tanta pazienza. Tutto per il suo Capitano, per il suo migliore amico, per Rufy.
O almeno, così credeva.
Perché si era reso conto, che vi era anche un secondo grande motivo per il quale si impegnava tanto, per il quale valeva la pena sottomettere il suo orgoglio al sanguinario passatempo di Mihawk nel tagliuzzarlo. Se fosse riuscito a migliorarsi, ad abbattere i suoi limiti, sarebbe diventato più forte, e più nessuno, allora, l’avrebbe diviso da lei.
Più nessun nemico avrebbe osato farle del male o allontanarli, più nessuno l’avrebbe separati da lei, da Nami.
Ghignò compiaciuto dei suo progressi raggiunti in quei due anni di fatica e finta pacatezza, sottomettendo con pazienza il suo ego.
-Diciamo…- rispose sorridendo a Nami -… che ho oppresso il mio orgoglio…-
-Che?!? Tu?!? Con Mihawk addirittura?!? Ma non raccontare balle che non ne sei capace…- gli mollò una gomitata la rossa, facendolo ridacchiare.
-È la pura e semplice verità… se non vuoi credermi, affari tuoi…- bevve divertito dalla bottiglia.
-E perché mai, uno spadaccino borioso come te, avrebbe domato il suo smisurato e intaccabile orgoglio?- si aggrappò al suo avambraccio, sorridendo curiosa.
Zoro tornò a fissarla in viso, ghignando nel sentirla così vicina. Abbandonò un attimo il ruhm sul pavimento, alzando la mano fino ad accarezzare la guancia fresca e morbida della navigatrice, che s’imporporò imbarazzata.
-Ho avuto i miei motivi… ottimi motivi…- sussurrò fissandola dritta negli occhi, facendole brillare l’iride cioccolata a quelle sommesse parole.
Nami abbassò lo sguardo impacciata, nascondendosi, rossa in viso, contro il braccio del samurai, celando il suo sorriso compiaciuto, mentre si mordeva un labbro nel trattenere un grido di gioia pura.
Zoro abbassò il capo nuovamente contro quello ramato, accoccolandosi contro il tepore morbido e dolce della compagna, ghignando al cielo stellato.
Prese con decisione una mano della navigatrice, che si aggrappava al suo braccio, stringendola in una delle sue, scaldandola piano, mentre restavano fermi a fissare la notte blu, in silenzio ad ascoltare il respiro dell’altro.
Nel buio notturno, Zoro ghignò appagato.
Aveva sottomesso il suo orgoglio per avere dei risultati, e finalmente, dopo tanta pazienza sopportata, qualcuno era riuscito a guadagnarselo…
 

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Capitolo 7
*** ...imbriglia la lingua... ***


...imbriglia la lingua...

 
Se ne stava zitta, inginocchiata a terra, a mordersi furentemente le labbra per ammutolirsi.
“Zitta, zitta!!! Devi stare zitta” si ripeteva, avvolgendo con estrema cura e attenzione il braccio del compagno.
“Imbriglia la tua stramaledettissima lingua, Nami” conficcava rabbiosa i canini sul suo organo del gusto, strizzando gli occhi colmi di lacrime.
Stinse delicatamente le bende attorno all’arto, cercando di essere il più leggera e silenziosa possibile per non svegliarlo nel suo riposo. Avvolse piano il polso ferito, tamponando l’apertura che lo tagliava, ma non appena vi posò sopra la candida garza, quella s’imbrattò subito di sangue, colorandosi di porpora.
Le lacrime sugli occhi color caramello della navigatrice, si accumularono con impeto sul bordo delle ciglia, bagnandole di tristezza e dolore. Nami le asciugò con un moto veloce della mano, singhiozzando.
Ancora una volta, lei e i suoi compagni, avevano affrontato la Marina e una loro nave in mare aperto, scontrandosi in una violenta battaglia corpo a corpo. I marine avevano dato battaglia con una violenza irreale, dimostrando tutta la loro forza e ardente voglia di ucciderli.
Dopo un duro scontro, i pirati erano riusciti a sconfiggerli, e a scappare dalla nave militare prima dell’arrivo dei rinforzi di quest’ultima, senza però non riportare gravi ferite.
Nami stessa, prima di occuparsi di lui, era stata curata da Chopper. Un enorme cerotto, in fatti, le copriva una tempia, coprendo una profonda ferita, e l’intero braccio destro era avvolto dalle garze.
-Dovresti riposare…- le aveva consigliato la renna dottore, avviandosi a curare il resto della ciurma, ma la rossa non aveva voluto ascoltarlo, correndo a prendere tutto il necessario per occuparsi di lui.
Si, lui.
Il suo testardissimo e orgogliosissimo Zoro.
Quello spadaccino, dalla testa dura e dal cuore caldo, che si era buttato senza cura nella battaglia, affondando decine di soldati, senza paura di esserne inferiore per forza o numero, atterrandoli e sconfiggendoli con il ghigno, storto e divertito, sulle labbra, ad illuminargli il viso.
Aveva dato il massimo, come sempre, combattendo con tutto se stesso, facendo roteare come in una danza, le lame delle sue katane nell’aria, lottando con grazie a nobiltà.
Ma, purtroppo, come sempre, aveva riportato, insieme alla gloria della vittoria e del suo coraggio in battaglia, anche numerose ferite sul suo corpo già segnato da mille scontri, e ora, esausto e ferito, riposava sulla branda della sua stanza.
-Vorrei poterti insultare…- singhiozzò Nami, cambiando la benda del polso di già insanguinata.
-Vorrei avere la forza di sgridarti per la tua stupidità…- prese da terra, dove gli aveva posati, alcuni rotoli di garze -… vorrei poterti dire che sei stato un imbecille, uno stupido senza pari perché ti sei gettato nella mischia senza tener conto della superiorità numerica dei tuoi avversari…-
Tirò su con il naso, disinfettando un taglio del collo dello spadaccino addormentato, medicandolo con cura, mentre le prime lacrime le scivolavano lungo il viso.
-Vorrei poterti dire che avresti potuto evitare di  farti tagliuzzare in questo modo su tutto il corpo, che dovevi stare più attento…-
Una lacrima calda e salata cadde sulla benda asciutta che copriva la spalla del samurai, bagnandola appena. Nami l’osservò mischiarsi al sangue scarlatto e freddo del verde, mordendosi un labbro.
-Vorrei, vorrei, vorrei…- ripeté con la voce rotta dal pianto, sedendosi sul bordo del letto -… vorrei dirti tante di quelle cose… ma non ne ho il coraggio...-
Volse lo sguardo sul viso addormentato e stanco di Zoro, accarezzandolo appena con la punta delle dita.
-Vorrei davvero strigliarti per quanto sei scavezzacollo, ma riesco solo a piangere e a imbrigliare questa mia lingua tagliente, con la quale riesco solo a litigare con te, invece che usarla per dirti cose veramente importanti…- si abbassò fino a sfiorargli la fronte con una ciocca di capelli -… vorrei riuscire a dirti ciò che sento, quanta paura provo nel vederti sanguinare, quanto sono orgogliosa di te quando combatti e quanto mi preoccupo per la tua vita… ma non ci riesco…-
Osservò gli occhi chiusi del ragazzo, persi in chissà quali sogni, rilassati e dormienti.
-Vorrei parlarti di tutto ciò, con la stessa forza con cui di solito litighiamo, ma non ci riesco… la pazienza mi imbriglia la lingua… mi impone di tacere… di aspettare ancora… mi permette solo di sussurrarti piano queste povere parole di mocciosa quando dormi, quando sono certa che non puoi sentirmi… per il resto, posso solo portare pazienza…-
Lo baciò appena sul mento, vicino alle labbra, bagnandogli il viso con le sue ultime lacrime di preoccupazione per lui, accarezzandolo con la punta dei suoi capelli.
-Sappi comunque, che tengo molto a te… più di quanto immagini…- gli sfiorò appena una guancia con una carezza, sentendola calda e rilassata.
-Dormi buzzurro, mio… e porta pazienza, se a volte freno le mie parole, ma è ancora troppo presto per dirti ciò che provo per te…-
Si alzò dal letto, silenziosa come un gatto, elegante e sinuosa. Spense la luce e uscì dalla porta, asciugandosi un’ultima lacrima. Lo scricchiolio della porta fu l’unico rumore della sua scomparsa, che avvertì Zoro di poter riaprire gli occhi.
Li puntò serio e ghignante sul soffitto, aspirando a pieni polmoni il profumo, rimasto nella stanza, della navigatrice.
-Tranquilla, mocciosa mia…- sussurrò, voltandosi su un fianco per riposare meglio -… ti aspetterò anche in eterno, sopportando tutta la pazienza che serve…-
 
 



ANGOLO DELL’AUTORE:
Capitolo corto, ma spero abbastanza fluffoso… scusate ma non ho avuto molto tempo per scrivere… perdono!!!!!!!!!!!!

Zomi

 

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Capitolo 8
*** ...trattiene la mano... ***


…trattiene la mano…

 

Le sue grandi mani scivolarono dolcemente e con lentezza lungo il suo diafano collo.
Con attenzione, scesero sul seno, accarezzandolo desiderose, tremando per il piacere di poterlo finalmente toccare.
Con le dita bronzee e segnate da piccole cicatrici, Zoro fece risalire i suoi palmi sulle cime dei seni di Nami, stringendo nelle falangi i capezzoli rosei e turgidi, eccitati dal suo tocco. Deglutì emozionato, il samurai, cercando di trattenere la bava d’eccitazione che gli saliva in bocca dalla gola, mentre restava ipnotizzato a fissare le sue mani sfiorare finalmente il corpo nudo della navigatrice.
La sentì gemere di piacere, quando aumentò la pressione delle dita sul suo petto, alzando il bacino sopra cui il verde era a cavalcioni, strusciandosi contro il suo membro eretto. Il verde ghignò stuzzicato, strusciandosi a sua volta contro le gambe della rossa, che sorrise gemendo di piacere. Senza indugio, lo spadaccino riprese a scendere, a palmi aperti, sul corpo candido della ragazza, stingendo un’ultima volta i seni, prima di accarezzare voglioso il ventre piatto e morbido.
Lo sentì caldo e soffice sulle sue dita, fremente di lui, desideroso di riempirsi del suo essere, di essere vissuto dalla sua forza.  Zoro ne assaggiò, con mille carezze, il calore intenso e acceso, dolce e bruciante insieme, eccitandosi senza ritegno.
Si sedette a terra, costringendo Nami a divaricare le gambe attorno a lui, mentre le alzava e piegava sulle sue più muscolose e atletiche, in modo da poter vedere perfettamente il centro del corpo della rossa. L’avvicinò a lui, prendendola per i fianchi, lasciandola ansimante e desiderosa distesa a terra, mentre lui si deliziava della visione della sua intimità.
La vedeva, la vedeva quella dolce fessurina nascosta, che così tanto aveva bramato.
Con le mani tremanti, si aggrappò all’interno coscia della navigatrice, avvicinando il suo bacino a quello d lei. La voleva, oddio se la voleva. Desiderava entrare in lei, viverla, amarla con tutto se stesso, non reprimere nemmeno una briciola del suo sentimento, donandosi completamente a lei pur di appagarla nel piacere più assoluto dell’amore fisico.
Avvicinò sempre più le mani all’intimità della rossa, sentendone aumentare il calore corporeo, e percependo sui palmi le febbricitanti scariche di piacere che elettrizzavano quel corpo di donna, ansimante e gemente davanti a lui.
Zoro spostò la sua mano destra ad accarezzare la femminilità, trovandola dilatata e bagnata. Alzò lo sguardo eccitato sul viso sudato di Nami, che lo fissava in attesa del suo gesto, intervallando  profondi ansimi a mal trattenuti gridi di piacere.
-Vuoi?- le chiese ghignando, mantenendo la mano nel centro di lei, e l’altra ad accarezzarle una gamba.
-Si…- gemette Nami, portando una sua piccola mano, su quella grande e bollente dello spadaccino, posata sulla sua femminilità, imponendola a premersi con maggior forza sulle labbra bagnate e aperte, invitandola ad entrare in lei.
Il verde ringhiò eccitato, introducendo un dito nell’apertura dilatata della rossa, iniziando subito a muoverlo tra le pareti contratte e calde del suo sesso. Lo fece roteare in cerchio appena sull’apertura, dilatandola ancora, per poi spingerlo con forza all’interno, e farlo penetrare con irruenza.
Fece urlare Nami di piacere, facendola tremare sul pavimento, mentre conduceva dentro di lei un altro dito, aumentando il movimento della sua mano contro gli umori della ragazza. Spingeva il palmo della mano sulle labbra bagnate e tese della femminilità della rossa, premendolo con forza, muovendo con sempre maggior velocità le dita tre le pareti vaginali. Zoro fissava estasiato il volto di Nami contrarsi in gemiti di piacere, gridare con foga la sua goduria, chiudendo gli occhi con forza per l’impeto del suo gesto, mentre le sue piccole mani diafane graffiavano le sue braccia, reggendosi a loro e segnandole del suo gradimento.
-Nahhhh… ahhhh…-
Il petto le si alzava con forza, incapace di trattenere i respiri affannosi e forzati, abbassando e alzando con impeto i seni turgidi e dritti, eccitati dalla mano di Zoro, che incontrollata si muoveva dentro di lei.
Voglioso, lo spadaccino portò la mano libera sul seno sinistro della ragazza, premendolo e stuzzicandolo come in precedenza, stringendone la cima e massaggiandone a mano piena il resto del petto. Con un rivolo di bava sulle labbra, Zoro infilò senza tregua, un terzo dito nell’intimità della ramata, portando l’intera mano dentro il sesso di lei, toccandolo in ogni suo nascosto anfratto, accarezzandole i tessuti caldi e morbidi, sfiorandone il clitoride, che vibrò all’ardente tocco del samurai.
Eccitato più che mai, il verde spinse ancora le dita sul punto più sensibile di Nami, premendolo con forza, e facendo raggiungere l’orgasmo alla rossa, che urlò animata, spalancando gli occhi nocciola su di lui, sorridendogli e aggrappandosi alle sue braccia. Gemette quasi senza voce, mentre sentiva la mano dello spadaccino scivolare fuori di lei, andando a posarsi sui suoi seni, bagnandoli dei suoi stessi umori.
Zoro la fissò, così bella e a corto di fiato, con le gote rosse di fatica, le piccole gocce di sudore bagnarle le tempie, ma gli occhi brillanti di felicità e un sorriso incantevole sulle labbra.
-Mocciosa mia…- sussurrò appena, sdraiandosi sopra di lei, baciandola con foga, mentre l’aiutava ad accerchiargli la vita con le gambe, concedendogli tutto lo spazio necessario per penetrarla con il suo pene.
Era ormai al limite di sopportazione, lo spadaccino, non credeva di resistere ancora a lungo, fuori dalla ragazza, prima di liberarsi del suo seme. Gettò un’occhiata al suo membro, eretto e fremente, bagnato del liquido lubrificante sulla punta, dibattersi tra le sue gambe, in ricerca dell’intimità della navigatrice. Nami lo prese in mano, delicatamente, conducendolo tra le sue cosce.
Zoro iniziò ad ansimare, sentendo il momento di farla realmente sua sempre più vicino. Deglutì, puntandosi sulle braccia per non pesare sul corpo di Nami, pronto ad amarla totalmente. Sentì il suo corpo percorso da una scarica elettrica a lungo voltaggio, che lo irrigidì eccitato.
Puntò lo sguardo nero e deciso su quello nocciola e dolce di Nami. Le accarezzò il viso, non sentendo più la sua presa sul suo fallo.
-Ti amo…- le sussurrò sulle labbra, entrando in lei -… ti amo, Na…-
 
-…mi…-
Lo sperma fuoriuscì in uno zampillo caldo e denso nei suoi boxer, bagnandoli e imbrattandoli sul cavallo, scivolando lungo l’interno coscia del verde.
-Cazzo!!!!- sbottò Zoro, alzandosi dalla sua amaca, fissando con ira il suo sesso liberarsi tra le sue gambe.
Ringhiò nella notte silenziosa e nera, puntandosi con le mani sul bordo della sua dondolante branda, mentre il resto dei componenti maschi della ciurma continuava a dormire attorno a lui, ignari del sogno proibito dello spadaccino.
-Maledetto sogno…- soffiò, scendendo dall’amaca, e ringraziando il fatto di non dormire sopra a qualcuno con essa, evitando così spiacevoli inconvenienti.
Studiò i Nakama, sperando che nessuno lo vedesse, e reggendosi il cavallo fradicio del suo seme, raggiunse il baule in cui conservava i suoi vestiti, recuperandone un paio di boxer puliti.
Sgattaiolò lungo le amache sospese nel dormitorio maschile, per raggiungere la porta della cabina e andare in bagno a cambiarsi.
Maledizione!!!
Era la sesta sera di seguito che gli succedeva: sognava la sua bella Nami, nuda e vogliosa di lui, che lo eccitava e si lasciava eccitare senza domande.
Gli permetteva di dare libero sfogo alle sue mani, incatenate dall’orgoglio, di amarla, sfiorandola e toccandola in ogni suo anfratto, esplorandola nella sua intimità, eccitandola e facendola gridare di piacere.
Ma nel più bello, quando la faceva sua con il suo corpo, non solo con le mani, ma con il suo sesso, si svegliava, eccitato e fremente, bagnato non solo dal sudore del sogno, ma anche dalla sua erezione sfuggita al suo controllo.
-Maledizione, maledizione, maledizione…- soffiò sotto voce, aprendo appena la porta sul corridoio.
-Yohohohoho-ho… di nuovo, Zoro?!?-
La risata di Brook fece ringhiare lo spadaccino, che si voltò imbarazzato verso l’amaca dello scheletro, che dondolava pigramente nel buio della stanza.
Si limitò a rispondergli con un grugnito, nascondendo dietro i boxer puliti le macchie di sperma che lo bagnavano sul bacino.
-Devi aver pazienza, spadaccino… presto sarà tua…- sussurrò il canterino, cullandosi.
-Lo so…- sbuffò il verde, aprendo la porta -... ma la pazienza ha un limite… e credo di averlo quasi raggiunto…-
-Yohohoho-ho… ancora poco, suvvia… Nami sarà la tua donna, ne sono certo…- sorrise, Brook -… e comunque sappi, che la pazienza trattiene la mano, cosa che dovresti fare anche tu, se non vuoi diventare cieco del tutto…-
Zoro arrossì imbarazzato, diventando rosso come un pomodoro.
-Io… io… io non stavo… io non mi stavo masturb… accidenti!!! Pervertito di uno scheletro, non stavo facendo quello che pensi… era un sogno…- ringhiò impacciato.
-Dev’essere stato un bel sogno, allora, dato che è da quasi una settimana che si ripete…-
-Oh taci, pervertito di un violinista!!!- uscì dalla stanza rabbioso Zoro, dirigendosi a grandi passi vero il bagno, per cambiarsi e per farsi una freddissima doccia per raffreddare i suoi bollenti sogni.
Brook si rigirò sull’amaca ridacchiando, mentre segretamente sperava che il sogno dello spadaccino si realizzasse al più presto, prima che qualcun altro, oltre a lui, si accorgesse dei suoi continui cambi di boxer notturni.
 



 
ANGOLO DELL’AUTORE:
Rewind del primo capitolo secondo visione maschile, con il quale spero di aver meritato il perdono per il precedente striminzito capitolo e l’assenza della settimana scorsa. Per i pazienti lettori che lo aspettavano, per i suoi contenuti da rating arancione, spero di avervi soddisfatto. Commentate se vi è possibile, grazie…

Zomi

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Capitolo 9
*** ...doma la tentazione... ***


…doma la tentazione…

 

Trattenne con fatica gli occhi sul ramo di mandarino che stava potando, mordendosi un labbro nervosa.
Con mano tremante, tranciò il ramoscello, spostando le lame della forbice su di un altro. Ripeté il taglio, imponendosi di non voltare il viso verso di lui e di non perdere la concentrazione.
Aprì le lame attorno alla fronda, pronta per reciderlo, quando ebbe la tentazione di voltarsi verso di lui. Così per controllare…
“NO!!!” si impose severa, chiudendo gli occhi di scatto e stringendo con decisione i manici delle forbici con entrambe le mani “Trattieniti…”
Soffiò, riprendendo il controllo su di se. Si, poteva farcela…
Stava per troncare il ramo, quando lo sentì mugugnare nel sonno. Subito i suoi grandi occhi nocciola di navigatrice, si spostarono fulminei su di lui, accertandosi che stesse bene. Lo spadaccino, bello addormentato nell’agrumeto di Nami, grugnì smuovendosi sulle tavole scoscese del castello di poppa, sistemandosi meglio per continuare la sua pennichella.
Mugugnò nel sonno, muovendosi tra la terra e alzando un po’ di polvere a pochi metri dalla rossa, non aprendo però nemmeno mezzo occhio.
Storse un po’ il naso, per poi riprendere, indisturbato, a russare pesantemente.
Nami deglutì a corto di fiato, sentendo le mani tremarle nel reggere le cesoie. Ormai era inutile fingere di essere del tutto indifferente alla sua presenza, e distrarsi continuando a potare i suoi amati mandarini era un fiacco tentativo di negazione.
Con lo sguardo tremante di piacere, si mise a fissarlo nel suo sonno.
Era bello, Zoro, quando dormiva.
Aveva quell’aria da ragazzo innocente e puro, soddisfatta della sua sonnolente pigrizia.
Teneva le braccia piegate sotto il capo, a mo di cuscino, tese con naturalezza, quasi che la tensione dei muscoli, per lunghi periodi in quella posa, non lo disturbasse. Gli avambracci guizzavano la loro forza, mettendo in bella mostra i muscoli lucidi e bronzei, grandi e atletici per tutte quelle flessioni che numerava nei suoi allenamenti notturni.
Nami si asciugò una goccia di sudore, decisamente non dovuta al caldo, sfilandosi un guanto dalla mano per sventolarselo sotto al viso per rinfrescarsi.
Puntò, distrattamente, gli occhi sul petto grande e nudo del ragazzo alzarsi e abbassarsi nel russare. I pettorali brillavano sotto la luce del sole, lucidi di sudore, caldi e invitanti.
Un brivido di piacere attraversò la schiena alla rossa, mentre con lo sguardo scendeva dal Pomo d’Adamo del verde sui suoi pettorali, mordendosi un labbro per non gettarsi su di loro a baciarli. Peccaminosi, i suoi occhi scivolarono ancora sul petto del ragazzo, percorrendo vogliosi gli addominali scolpiti, risalendo l’aitante tartaruga, per poi indugiare lussuriosi sulla patta dei pantaloni appena socchiusa.
-Oddio…- prese a sventolare maggiormente il guanto sul collo Nami, alzando gli occhi al cielo prima di riportali prontamente sullo spadaccino.
Li puntò sul suo bel viso rilassato, con gli occhi chiusi e dolci, un sorriso ammiccante sulle labbra, i capelli spettinati dal vento, la fronte lucida e spaziosa da baciare su ogni millimetro.
La ramata soffiò tentando di calmarsi, ma ormai gli ormoni le schizzavano a razzo nelle vene, e una piacevole sensazione di calore si espandeva nel suo corpo partendo dal basso ventre. Deglutì, sentendosi la gola secca per quella visone tentatrice.
Ma per la miseria, possibile che quel dannato babbeo non potesse addormentarsi in un letto, come tutti gli altri esseri umani della terra?!?
Proprio nel suo agrumeto doveva sonnecchiare?!?
Non che la cosa le dispiacesse, sottolineiamolo, ma accidenti lei aveva bisogno di calma e pace per occuparsi dei suo mandarini, non di distrazioni formato spadacino sexy!!!
Che almeno si mettesse una maglia addosso, e coprisse quel suo meraviglioso corpo scolpito e da urlo che aveva, non tentandola con peccaminosi pensieri che le vorticavano con ferocia nella mente, distraendola dal suo compito di potatura.
-S-stupido sp-spadaccino…- ansimò Nami, non riuscendo a distogliere gli occhi da quel corpo sensuale e incantevole.
Avrebbe voluto buttarsi a capofitto su quella pelle bronzea e calda, baciarla su ogni centimetro, assaggiarne l’intenso sapore maschile, sentire sulla sua lingua la dura consistenza d’uomo, succhiandone le cicatrici e ricucendone i labbri chiari…
Si passò una mano sul viso sudato, eccitata dalla sua fantasia, che le proponeva la lussuriosa immagine del suo corpo, candido e fresco, stretto a quello bronzeo e caldo di Zoro, stretti nei chiari movimenti passionali dell’amore.
Vide la tentazione di sentirlo suo prendere forma davanti ai suoi occhi, mentre sognava la sua pelle fondersi a contato con quella dello spadaccino, le loro labbra sfiorarsi, le mani indugiare sui corpi, le carezze farsi sempre più audaci e provocanti…
Oddio!!! È tutto questo solo perché lo aveva davanti agli occhi senza maglia e addormentato!!!!
Aveva davvero raggiunto il limite della sua pazienza nell’aspettarlo.
Tremante, indietreggiò di un passo, tentando di scappare da lì prima di avventarsi come una furia su di lui, e violentarlo senza ritegno in quel pomeriggio assolato, ma i suoi dannati occhi innamorati non volevano scollarsi dalla sua figura dormiente, ipnotizzati dal suo profondo respiro e dalla sua bellezza divina.
Mosse un passo, reggendo come ancora di salvezza dalla tentazione la sua cesoia e i guanti.
Stava quasi per raggiungere il bordo del castello rialzato, quando il ragazzo si rigirò nel sonno, mettendosi su un fianco e indirizzando il volto verso di lei.
Nami s’immobilizzò nel retrocedere, smettendo di respirare.
-…Nami…- lo sentì mugugnare, arricciando le labbra in un sorriso entusiasta e di piacere.
Dannato!!!!
Non gli bastava tentarla con il corpo, ora pure la chiamava nel sonno, cercando di farla cadere in tentazione!!!
Maledetto buzzurro…
Nami si morse un labbro, assottigliando lo sguardo sul verde, meditando vendetta, non appena fosse riuscita a comare i suo bollori. Doveva avere pazienza, tanta pazienta, e riuscire a domare ancora per un po’ la tentazione di saltargli addosso, ma come poteva riuscirci, se lui le si proponeva così, mezzo nudo e maledettamente suadente?!?
Accidenti!!! Lo sapeva, lo sapeva benissimo che lo faceva apposta!!
Inconsciamente, ma sempre apposta lo faceva…
Indietreggiò ancora, mettendo piede sul primo scalino della scala, quando vide, abbandonato su un angolino del terrazzo, l’annaffiatoio che usava per abbeverare le piante nei giorni di caldo eccessivo. Era stracolmo d’acqua chiara e fredda, molto probabilmente della pioggia che si era abbattuta, il giorno prima, sulla loro rotta.
Gli occhietti nocciola della ragazza si accesero, e senza nemmeno che glielo ordinasse, una sua mano andò a chiudersi attorno al manico dell’oggetto da giardinaggio.
Mosse pochi passi, verso il ragazzo questa volta però e…
Improvvisamente, una cascata d’acqua si abbatté sul capo di Zoro, svegliando di soprassalto nel bel mezzo del suo riposino, facendolo annaspare sorpreso dalla gelida doccia.
-AHHH!!!- si divincolò mettendosi a sedere, guardandosi attorno in cerca della nuvole passeggera che l’aveva svegliato con la sua pioggia torrenziale.
Ma l’unico essere dispettoso che si ritrovò al fianco, fu Nami, che con annaffiatoio in mano, sogghignava soddisfatta.
-Mocciosa!!!- ringhiò rabbioso, tentando di alzarsi, ma lei glielo impedì puntandogli sul petto la suola del suo tacco, ricacciandolo a terra con una spinta.
-E guai a te se ci riprovi!!!- lo minacciò con un pugno alzato, brandendo come arma l’attrezzo da giardinaggio.
-Riprovarci?!? Riprovarci a fare che?!?- sbottò confuso il samurai.
-Riprovare a tentarmi, stupido buzzurro erotico!!!!-
Gli lanciò contro l’annaffiatoio, colpendolo in pieno volto, sulla cui fronte s’impresse la forma ovale del fondo dell’oggetto.
-Riprovaci e saranno guai!!!!!- urlò spazientita Nami, scendendo con passo di marcia le scale del terrazzo, andandosene.
Zoro la fissò andar via senza aprir bocca, frastornato e incredulo.
-Ma… ma che ho fatto?!?- si domandò non capendo l’attacco isterico della rossa.
Ah, povero samurai se solo avesse saputo quanto pazienza doveva portare la navigatrice per domare la tentazione di abusare di lui, forse la prossima volta si sarebbe addormentato nel suo agrumeto, proprio mentre lei vi lavorava, completamente nudo, apposta per farla cedere…

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Capitolo 10
*** ...sopporta il dolore... ***


…sopporta il dolore…


 
Tagliò l’aria con un terribile fendente, che risuonò acuto nella palestra.
Senza esitazioni, ruotò su se stesso, mantenendo la lama della katana dritta di fronte a lui, che scintillò sotto la luce chiara della lampada.
Con movimento fluido ed esperto, Zoro ritrasse la spada, retrocedendola alle sue spalle, affondandola nel vuoto, mentre con la mano libera sfoderava una seconda katana, che vibrò libera brillando.
Concentrato al massimo, il verde riunì le else delle due spade, affiancandone le impugnature con le mani, iniziando così a farle ruotare rumorosamente nell’aria, come un’enorme ventola di lame affilate.
Il vibrare sibillino e auto dei colpi sovrastava lo sciabordare del mare contro la chiglia della Sunny, assordando completamente l’udito del samurai, ma non i suoi pensieri.
Ringhiando Zoro distanziò di colpo le armi, muovendole mortali attorno a se, facendole percorrere con lentezza davanti ai suoi occhi, vedendosi riflesso sulla lama.
Grugnì, lanciandole in aria ed estraendo con agilità la terza katana, portandosela alle labbra, prima di riafferrare sicure le altre due lame e riprendere il suo allenamento.
Tentò in tutti i modi di zittire i suoi pensieri e il suo dolore, ma essi riaffioravano roventi nella mente, assordandolo più dei sibilanti tagli delle sue spade.
Assottigliò maggiormente lo sguardo, puntandolo nel vuoto che si formava tra i suoi colpi, mentre affondava le lame, concentrandosi ad eliminare gli eventi del pomeriggio, ma sembrava che niente riuscisse a cancellare ciò che era accaduto.
Ruggì frustato, fermandosi nel centro della palestra, lasciando che il fischiare delle lame si quietasse, zittendosi.
Respirò a fondo, inalando dal naso l’odore di salsedine e l’aria fredda della notte, che entrava nella palestra da una finestra aperta, tentando di zittire quel male.
Ma il dolore non diminuiva.
Tornava sempre a galla, riemergendo tra la concentrazione e portando il caos dentro lo spadaccino, riecheggiando crudele il ricordo del pomeriggio.
Zoro storse le labbra, chiudendo gli occhi e stringendo nei palmi, e tra i denti, le else delle spade.
Soffiò pesantemente, sudato e stanco, nel doversi allenare sopportando quel dolore.
Non era ferito, nessun suo arto sanguinava o esibiva una nuova cicatrice, ma lui soffriva lo stesso.
Provava un dolore allucinante, insopportabile e mortale, che lo faceva soffrire più di ogni altro colpo che avesse mai subito. Era un dolore profondo, infinito, che si espandeva dentro di lui, diramandosi dal centro del suo petto fin dentro il suo spirito.
Scosse il capo, facendo dondolare la bandana nera sugli occhi, mentre risentiva la sua voce urlarli contro.
Era stato terribile, come se una lama l’avesse trafitto al cuore.
Un colpo mortale, che l’aveva ammutolito e lasciato senza fiato.
Un semplice urlo di rabbia di Nami, ma che lo aveva praticamente ucciso.
Non mi importa niente di te.
Zoro digrignò i denti, abbassando il volto, rivivendo ancora una volta la litigata del pomeriggio con la rossa.
Solita routine, si sarebbe detto: una baruffa come tante, iniziata da lui per scherzo, stuzzicando la navigatrice con una cavolata qualsiasi, punzecchiandola con gli insoliti insulti collaudati. L’unica cosa di anomala, era la vistosa stanchezza sul viso della rossa, che non ribatteva più di tanto contro di lui, limitandosi a soffiargli contro o a fulminarlo con lo sguardo, non aprendo bocca.
Zoro sapeva bene che la ragazza era stanca per il duro lavoro notturno sulle sue cartine, e che la sua aria stanca e abbattuta era dovuta solamente a ciò.
Sperava di strapparle un leggero sorriso con una delle loro solite litigate, tentando di rianimarla. Tutto qui, non c’era nessun altro motivo per il quale aveva iniziato a stuzzicarla.
-Le mocciose come te, dovrebbero andare a letto presto, la sera…- aveva ghignato, portandosi le braccia dietro il capo, dondolandosi sulla sedia della cucina -… così non ti verrebbero certe brutte occhiaie da strega…-
Nami aveva grugnito, bevendo la sua tazza di caffé, mentre al suo fianco Rufy e Usop ridevano divertiti, aspettando l’eruzione vulcanica di nervi della rossa.
-Che poi, con quei capelli rossi, sembri proprio una strega…-
La navigatrice aveva stretto con forza la tazza, rischiando di farla implodere.
-Una brutta strega mocciosa…-
Lo guardò seria e cupa.
-Una strega mocciosa con le gambe storte…-
Con un colpo secco, Nami si era alzata in piedi, facendo cadere all’indietro la sedia, che sbattè con forza sul pavimento, sottolineando la sua espressione stanca e arrabbiata. Con le mani puntate sul tavolo, e le braccia dritte e tremanti d’ira, la rossa aveva alzato lo sguardo furioso su Zoro, aprendo bocca solo per ferirlo.
-La vuoi sapere una cosa, idiota?!? Non me ne importa niente di quello che dici, non m’importa un bel niente di quello che pensi… non mi importa niente di te!!!-
Se ne era andata dalla cucina con passo di marcia, dandogli le spalle e lasciando senza parole tutti i compagni presenti.
Zoro era rimasto spiazzato dalle parole della giovane, e aveva trascorso il restante pomeriggio, e l’intera sera, nella sua palestra, provando in tutti i modi di cancellarsi dalla mente la voce roca e strascicata della cartografa dirgli, chiaro e tondo, che non gliene fregava niente di lui.
Il dolore si accentuò maggiormente nel suo petto, scalciando indemoniato.
Sofferente, il verde rifoderò le sue spade, passandosi una mano sul viso, nascondendo le sue labbra incurvate in una triste espressione di dolore.
Tutta la pazienza e il tempo che aveva speso, amandola in segreto, era stato inutile.
 A lei non gliene importava niente di lui, e oggi glielo aveva detto senza mezzi termini o giro di parole. Con il cuore spezzato, e il dolore di un amore impossibile che rimbombava dentro di lui senza fine, Zoro si sentiva morire.
Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo e non stuzzicare in quel modo pesante la compagna,  così da non scoprire mai i suoi veri sentimenti verso di lui e continuare a sperare in un amore idilliaco ancora. Ma la verità era venuta a gala, e ora era inutile nascondere la testa sotto la sabbia, o evitarla per il resto dei loro giorni.
Annaspando in assenza di aria, il verde lasciò la palestra, calandosi giù dall’albero maestro, deciso a rifugiarsi nella sua amaca e nei suoi sogni, dove Nami gli apparteneva ancora.
Avrebbe voluto che quel dolore cessasse, ma sapeva che sarebbe durato per tutta la vita, rimbombando incessante e duro dentro di lui, impossibile da sopportare.
Con un balzo saltò sul ponte erboso, muovendo i primi passi verso il sotto coperta. Aveva percorso metà ponte, quando si accorse di una figura in piedi sulla sommità delle scale che collegavano il ponte al castello rialzato della cucina. La lieve luce della mezza luna, non gli permetteva di riconoscere il Nakama, ma Zoro non se ne preoccupò.
Continuò a camminare, sguardo basso capo chino, infossando le mani nelle tasche dei pantaloni, avanzando per forza d’inerzia, mentre i suoi pensieri si perdevano nel profondo dolore che lo abitava.
Avvertì esili passi nudi scendere le scale, e solamente quando fu vicino alla rampa di scale si decise ad alzare gli occhi dal prato erboso, infossando le sopracciglia scure nel veder Nami davanti a lui.
Era scalza, degli esili short e una maglia sulle spalle a scaldarla dalla brezza serale. Le sue occhiaie erano più accentuate, segno che non si era ancora decisa a concedersi qualche ora di sonno, ma gli occhi erano rossi anche di pianto.
Lo spadaccino la osservò attento, cercando di leggere sul suo viso stanco il motivo di quelle lacrime, ma non osò avanzare verso di lei per consolarla.
Il suo dolore era insopportabile, e il sapere che per lei lui non era niente, frenava ogni suo impulso, proteggendolo da nuovo dolore.
La navigatrice mosse alcuni passi verso di lui, spostandosi qualche ciocca ribelle dal viso, e alzando il suo denso profumo nell’aria, che andò a stuzzicare le narici del verde, che fremettero di desiderio.
-Mi dispiace…- sussurrò la rossa, fermandosi ad una manciata di centimetri da lui -… mi dispiace per quello che ho detto oggi…-
Manteneva lo sguardo basso ai piedi, per nascondere gli occhi umidi di lacrime di dispiacere, mentre stringeva forte i pugni a lato dei fianchi.
-Mi spiace davvero… ho detto quelle cose perchè ero stanca e non avevo voglia di litigare…- confessò, passandosi un dito sotto un occhio, asciugandosi una lacrima -… ho detto quella stupidaggine senza pensarci… ma ti giuro che non erano vere…-
Alzò di scatto il viso verso quello di Zoro, che la fissò silenzioso, ascoltandola attento.
-Te lo giuro, Zoro: non è vero che non m’importa niente di te, anzi, è tutto l’esatto contrario…-
Era arrossita immediatamente parlando, lasciando che le sue guance s’imporporassero nel buio della notte, ma senza vergogna delle sue parole di fronte al ragazzo, manteneva alto lo sguardo, fissandolo in volto.
Zoro ammorbidì lo sguardo cupo e sofferente, abbozzando un ghigno.
Alzò una mano al viso della rossa, liberandolo di una ciocca di capelli, e accarezzandone il viso con la punta delle dita.
-Sapevo che eri stanca… volevo solo farti ridere un po’, ma forse avrei dovuto lasciarti stare…- sussurrò piano, sfiorandola con un’altra carezza, più decisa ma comunque delicata.
-Avrei dovuto stare al gioco, e  non dirti quelle cose…- ribadì Nami -… sul serio: m’importa davvero di te…-
Lo spadaccino abbassò le braccia attorno alla vita di lei, avvicinandosela e abbracciandola piano. Sentiva un forte calore al centro del petto, che stava sciogliendo il dolore che lo attanagliava dal pomeriggio.
-Lo so, lo so…- infossò il viso tra i suoi crini rossi.
-Mi dispiace, mi dispiace tanto… m’importa di te, m’importa davvero…-
Zoro sorrise. Aveva portato tanta pazienza, e aspettato tanto tempo, prima di sentire quelle parole da lei, e ora gli arrivavano nel momento in cui ne aveva più bisogno, nell’attimo in cui gli serviva un qualcosa che lo aiutasse a cancellare quel male che lo stava uccidendo.
Sentì l’esile stretta di Nami aggrapparsi alla sua maglia, mentre lo abbracciava forte, sussurrandogli ancora quanto per lei lui fosse importante.
In un sospiro, Zoro si liberò del dolore, lasciandosi cullare dal respiro e dal profumo della cartografa, ritrovandosi leggero e libero, certo che la pazienza, che aveva portato in attesa di quella piccola confessione d’affetto della ragazza, lo avesse aiutato a sopportare anche tutto il dolore che aveva provato, in battaglia e anche con lei.
-Mi importa di te…- affermò ancora al suo orecchio Nami, baciandogli una tempia –M’importerà sempre di te… buzzurro mio…-
Improvvisamente il dolore si tramutò, dentro il cuore di Zoro, nuovamente in speranza per il loro amore.

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Capitolo 11
*** ...MA NON TOLLERA I ROMPICOGLIONI!!! ***


…MA NON TOLLERA I ROMPI COGLIONI!!!! 

 

Liberò un secco gemito di piacere, gettando il capo all’indietro, sentendo le sue piccole mani diafane calargli la camicia a righe bianche e rosse dalle spalle, mentre gli succhiava il collo con veemenza. Vide, con la coda dell’occhio, l’indumento cadere a terra in un lento fruscio sordo, ammucchiandosi ai suoi piedi.
Con un ghigno, ascoltò il brusio del suo abito ammutolirsi, sogghignando del fatto che nei suoi sogni, l’unico suono che lo assordava, era prodotto dall’elettricità che sfavillava tra i loro corpi, e non dai vestiti che riusciva a toglierle con ferocia.
Ergo, quello non era un sogno.
Ruggì eccitato Zoro, prendendola per i fianchi e alzandola da terra, addossandola alla parete del suo studio, riprendendo a baciarla con furia sulle labbra, dalle quali difficilmente riusciva ormai a staccarsi. La rossa gemette, abbracciandolo per il collo e accerchiandogli la vita con le gambe, intensificando il bacio e strattonandogli qualche piccolo ciuffo di capelli verdognoli, trattenendosi dall’urlare di piacere. Addentrò con precisione tra le labbra dello spadaccino con la lingua, coinvolgendolo con fervore in un bacio passionale ed erotico, che fece aizzare la pelle su tutto il corpo del verde.
Con impeto, Zoro la schiacciò con maggior lussuria contro la parete, reggendola con un braccio sotto le natiche, mentre con la mano libera andava ad alzarle la minigonna in jeans, cercando a tentoni le sue mutandine, ansimando contro la sua delicata gola, sentendola strofinare il capo sul suo, in un chiaro segno di fusa. La strinse con maggior forza, baciandole il collo, mentre Nami gli accarezzava la nuca tesa per l’eccitazione, mentre lo baciava dolcemente sulle tempie, reggendosi a lui per la vita, sorridendo nel sentirlo muoversi verso il divanetto del suo studio, allontanandosi dalla parete su cui la bloccava.
Il ragazzo la fece sedere, con un leggero tonfo, sull’imbottitura rossa del sofà, che dava le spalle alla porta d’entrata della cabina, sogghignando nel vederla sorridergli vogliosa.
Si sedette accanto a lei, abbracciandola per la vita, permettendole così di avvinghiarsi a lui per le spalle e riprendere a baciarsi con foga. Arricciò le labbra compiaciuto, sentendo la lingua d Nami riempirgli il palato con il suo delicato sapore di mandarino, e si avvicinò maggiormente al corpo della navigatrice, scivolando sul velluto del divano, fino a far cozzare tra loro i bacini.
Con mani calde e sicure, scese a palmi aperti lungo i fianchi di lei lentamente, facendola fremere di piacere. Nami incurvò la schiena contro di lui, appiattendo il seno sul petto nudo del samurai, strusciando appena la sua pelle chiara, che sporgeva dalla scolatura della camicetta, sui muscoli guizzanti d’eccitazione del ragazzo.
Zoro ghignò apertamente, facendo scorrere più velocemente le sue mani al di sotto della gonnellina della rossa,  iniziando ad accarezzarle le cosce con tocco vorace.
Risalì con la punta delle dita la curva esterna della gamba, facendola rabbrividire di piacere, solleticandola sul dorso e facendola gemere contro le sue labbra, mentre ancora si baciavano.
Stuzzicato dalla morbidezza e dal candore della sua pelle, infossò le mani tra le sue gambe, aprendole con desiderio e sollevando quella destra, posta verso l’esterno del divano, portandola sopra alle sue, dove iniziò ad accarezzarla per tutta la sua sensuale lunghezza. Lambì le cosce nella parte interna, sfiorando con le dita ruvide e scure la pelle elettrizzata della navigatrice, avvicinandosi sempre più alle sue mutandine rosa, che ormai poteva intravedere perfettamente, dato che aveva alzato del tutto la gonna della rossa oltre il bacino.
Con l’occhio sano rivolto alle sue mani, e la bocca rapita nel bacio, Zoro ringhiò eccitato, spingendosi sempre più vicino alla ragazza e al suo copro, bramandola più dell’aria che respirava. La voleva, la voleva con ogni sua fibra e  molecola.
Con una spinta, sovrastò Nami, allungandosi su di lei, cedendo del tutto ai desideri della sua carne.
Una risatina lussuriosa increspò le labbra di Nami, che indietreggiò con la schiena sul bracciolo del divano, spinta dal busto di Zoro che ringhiò smanioso, mentre spingeva contro il cavallo di lei la sua erezione accentuata.

 
E la pazienza non governò più la carne…

 
La navigatrice lo accolse tra le sue braccia, abbracciandolo per le spalle e portandoselo sul petto, dove lo spadaccino iniziò a baciarla. Con le sue labbra sottili e ricurve in un ghigno diabolico, cominciò a sbottonarle la camicetta lilla, aprendola sul florido petto.
Aumentò l’intensità dei baci, facendoli scivolare sulla scolatura sempre maggiore, posandoli sulle curve rigonfie e mugugnando per il piacere di assaggiare la dolcezza della pelle della cartografa.
Nami incurvò la schiena contro il viso del verde, facendolo sprofondare maggiormente tra i suoi seni e accarezzandogli i capelli. Ansimava a corto di fiato per l’emozione di vivere il sogno che troppo spesso aveva sperimentato in innumerevoli notti calde ed erotiche, eccitandosi e bagnandosi indecentemente.
Finalmente Zoro era lì, su di lei, a sfiorarla e baciarla con impeto, assecondando ogni suo più peccaminoso desiderio carnale.
-Ahhh…- gemette, abbassando lo sguardo sul capo di Zoro che si stava strusciando sul petto, stringendo a coppa entrambi i suoi seni nelle mani, premendo tra le dita i capezzoli turgidi che si facevano notare, spingendo contro il tessuto della camicia e del reggiseno rialzandoli, generando in lei un piacere profondo e infinito, che la scaldava nel centro di lei, propagandosi in mille ramificazioni nel suo corpo, infiammandola.
Abbandonò la chioma ribelle sul supporto del sofà, ansimando alle carezze del ragazzo, che continuava a spogliarla con i suoi baci. La rossa si sentiva già nuda, senza alcuna protezione o difesa, sotto al tocco deciso ma leggero di Zoro, come se la stesse delicatamente, fin da quel momento, facendo sua, sfiorandola non solo sulla pelle ma anche dentro lo spirito, che non scalpitava più d’orgoglio e testardaggine, bruciando di un amore segreto e trattenuto, forte della suo ego, ma si lasciva esplodere di piacere, permettendo al verde, e a se stessa, di amarsi completamente.

 
…non rafforzò più lo spirito…

 
Le candide gambe della cartografa tornarono ad accerchiare il samurai per la vita, costringendolo a montarle completamente sopra e a stendersi anche lui sul divano.
Maliziosamente, Zoro spostò le calde mani dai seni di Nami sui suoi fianchi, stringendoli e alzandosi lievemente dalle curve della ragazza, volgendole un diabolico ghigno. Puntato con le braccia sul suo corpo, iniziò a strusciare violentemente il bacino ancora vestito contro l’intimità semi scoperta della rossa, sfregando maggiormente la sua erezione sulle mutandine rosa, umide degli umori della rossa.
-Naahhh… s-smett… mmhhhh… s-smettila…- si lamentava Nami, posando le mani sulle spalle tese di lui, reggendosi e rispondendo alle spinte controbattendole con il bacino, ansimando in un finto capriccio.
-Smettere?- ghignò Zoro, sbottonandole anche gli ultimi bottoni della camicia, aprendola sul florido petto di lei e mettendo in bella mostra il reggi petto rosa, che si alzava e abbassava affannatamene a causa dell’ansimare irregolare della ragazza.
-A me pare che vuoi che continui…- le prese le cosce e le allargò maggiormente, puntando il suo membro tra di esse e schiacciandolo su di lei, facendola gridacchiare e buttare il capo all’indietro sul bracciolo del divano, mentre le sue mani lo graffiavano passionalmente sulle spalle, perse nel piacere.
-Allora? Vuoi che smetta?- chiese demoniaco, ridacchiando in risposta alla rossa, che lo fulminò con lo sguardo accigliata per la sua cattiveria.
-Do-dovresti essere più dolce, in certe occasioni...- gli ricordò, togliendosi di torno la camicia, e sfilandosi i tacchi.
Lo spadaccino ghignò compiaciuto, stendendosi sopra di lei e abbracciandola per la vita. La baciò castamente sulle labbra, sfiorandole appena la pelle sulla schiena nuda e ritraendo l’erezione dal suo cavallo, frenando la sua lussuria incandescente.
Si stava improvvisamente trattenendo, anche troppo, per i gusti di Nami.
-Dolce così va bene?- sussurrò languido, accarezzandole il capo e ritraendosi da lei, allontanando il suo calore. Nami rabbrividì e lo ritrasse a se aggrappandosi a lui per il collo.
-No!!!!- urlò buttandosi contro e facendolo stendere sull’altro lato del divano –Torna… torna…- cercò la parola giusta -… torna piccante… e non smettere!!!-
Zoro sogghignò, afferrandola per il sedere e baciandola con foga, strozzandola quasi con la lingua.
-Lo sapevo…- ridacchiò malefico, annullando ogni più minima traccia della sua dolcezza, se mai ce ne fosse stata in lui.

 
…non addolcì il temperamento …

 
Al caldo sopra al petto del verde, Nami riprese a baciarlo, posando le mani sulle sue possenti braccia.
Lo sentiva fremere di una strana eccitazione febbricitante, che lo scuoteva nel profondo, nemmeno che con le sue carezze gli sfiorasse l’anima.
Risalì con i palmi aperti sui bicipiti contratti nell’abbracciarla per la vita, sfiorandolo con la sola punta delle dita sulla gola palpitante, e scendere infine, lentamente e appena posano le dita sulla pelle, sul busto.
Allargò le dita sul torace, accarezzandogli i pettorali e sentendo i suoi capezzoli scuri eccitarsi al suo leggiadro tocco. Spostò i baci dalle labbra dello spadaccino al resto del viso, avvicinandosi alla lunga cicatrice dell’occhio sinistro. La bagnò delicatamente con un bacio, facendo tremare Zoro di un ghigno soddisfatto, mentre la stringeva al petto grato di quella cura tanto bramata.
Con le mani discese fin sugli addominali, Nami continuò a baciare morbidamente la ferita del compagno, ricucendola a modo suo con tutto il suo affetto. Sentiva il verde mugugnare di piacere sotto ai suoi baci, diviso dalla goduria con cui le sue labbra lo lambivano e il tocco delicato e peccaminoso della navigatrice che lo sfiorava sul busto.
Le sue esili e malandrine dita, incendiavano ogni cicatrice in cui incappavano, ridisegnandola e levigandone la dura pelle chiara che la segnava. Guidata da quelle tracce scure del passato di Zoro, la rossa scese lentamente fino al termine del costato, sfiorando la cintura dei pantaloni.
La seguì fino al lato destro del ragazzo, dove percepì un taglio netto e marcato, che tranciava in due la pelle bronzea, ferendola gravemente. Piano, con delicatezza e cura, le dita della sua piccola mano risalirono lungo quell’appendice invecchiata, tracciandola nella sua risaputa rotta, che l’avrebbe condotta fino alla spalla sinistra del ragazzo.
Premette con maggior decisione le labbra sull’occhio cieco, Nami, odiando profondamente l’uomo che aveva così brutalmente segnato la sua ragione di vita, il suo buzzurro adorato, ferendo non solo lui ma anche lei, nel profondo della sua anima.
-Nami…- sentì mugugnare di piacere Zoro, scosso dal suo tocco, e rapida andò a baciarlo nuovamente sulle labbra, accerchiandogli il viso con le mani, rassicurandolo che più nessuno avrebbe osato toccarlo. Ora c’era lei accanto a lui, a proteggerlo.
A fior di labbra, scese sul Pomo d’Adamo, inumidendolo di baci, raggiungendo lussuriosa la punta sbiadita della profonda cicatrice che sfregiava il suo petto, iniziando a baciarla con decisione, bramosa di cancellarla.
Una mano leggera dello spadaccino l’accarezzava tra i capelli, mentre lei scendeva lungo il suo torace, ricucendo quel taglio mortale e sentendo, dentro di lei, aumentare a dismisura l’odio verso Mihawk. Avrebbe pagato caro quell’affronto orribile, e anche tutte le altre cicatrici con cui si era divertito a marcare il suo buzzurro. Un brivido freddo le attraversò la schiena nuda, sotto alla carezza di Zoro, riconoscendo chiaramente una ferita che gli tranciava di netto il palmo della mano che la toccava.
Quante, quante erano quelle maledette cicatrici che lo segnavano?
Venti? Trenta? Cento?
Lo baciò con maggior passione sul busto, ricoprendo ogni più minimo taglio con le labbra, numerando i baci e non le lesioni, sovrastando il crescente rancore verso Occhi di Falco con la certezza che avrebbe avuto ciò che si meritava, sia da lei, che da Zoro, quando l’avrebbe sconfitto nel loro ultimo scontro. Baciò ancora la cicatrice che accecava il verde, premendo con forza le labbra sui punti scuri della ferita, e facendolo mugugnare deliziato.
L’odio si spense rapidamente, a quel suono di piacere intenso, scontrandosi con il crescente desiderio di entrambi di amarsi.
Nuovamente le loro labbra si intrecciarono vogliose…

 
…non spense più il rancore…
 

Con mezzo sorriso, Nami si mise a cavalcioni sulle gambe di Zoro, aprendogli i pantaloni e iniziando a filarglieli.
Il verde alzò lievemente il bacino, aiutandola nel denudarlo, mentre le cingeva i fianchi sbottonandole la gonna, che frusciò scivolandole giù per le gambe piegate, ammucchiandosi contro i suoi boxer scuri e tesi per l’organo eccitato che nascondevano. Nami ridacchiò, alzandosi dal divano e togliendosi di torno la gonnellina, sfilando totalmente braghe e scarpe al samurai.
-Questi li togliamo che non servono…- soffiò sensuale, tornando a montare il verde e riprendendo a baciarlo sul petto.
Giunse a sfiorare con le labbra l’elastico teso dei boxer, che iniziò a inumidire di baci, leccando lussuriosamente la pelle che sporgeva dal tessuto, facendola drizzare eccitata. Portò una mano a coppa sul rigonfiamento del cavallo, baciando l’ombelico del giovane e premendo con forza l’organo teso.
-Mmmhh… che abbiamo qui?- sorrise malandrina, alzando lo sguardo sul viso di Zoro, ghignante e ansimante per l’emozione.
-Scoprilo, no? …mocciosa…- la punzecchiò, portando una mano su quella della rossa e spingendola ad abbassargli l’intimo.
Nami arrossì, puntando gli occhi sul pube del verde che affiorava oltre i boxer, trattenendo il respiro e cercando di non fargli notare il fremito della sua mano. Distolse lo sguardo, presa dall’imbarazzo, permettendo così a Zoro di allentare la presa sul suo polso e di ghignarle apertamente in faccia, prima di alzarsi a sedere e stringerla al petto, portando le mani sulla sua schiena a slacciarle il reggi petto, che cadde, inerme e grato al verde, tra di loro.
-Maledetto!! L’hai fatto apposta!!!- abbozzò mezzo broncio Nami, coprendosi appena con le mani le cime dei seni, per poi denudarli nuovamente e sorridere sornione allo sguardo allibito del verde, che la fissava scioccato il petto.
-Che c’è buzzurro?- gli si fece più vicino, abbracciandolo per il collo e schiacciando, apposta, i capezzoli turgidi contro di lui –Non hai mia visto una donna nuda?-
L’occhio sano del samurai si dilatò maggiormente, non spostandosi minimamente dal seno della rossa su cui era paralizzato. Non aveva mai visto niente di più armonioso e bello.
La pelle era così candida e morbida da sembrare neve, fresca ma non fredda, giusta per ritemprarlo dal calore eccessivo che lo stava cocendo da dentro, ma anche così dannatamente calorosa, da bruciarlo al contatto. Le curve si modellavano a meraviglia sul suo petto, alzandosi e abbassandosi, come se fossero state disegnate da un pittore di fama mondiale. E il dolce profumo di mandarino che si alzava da quei seni paradisiaci?
Non c’erano parole per descriverlo, solo gemiti e ansimi che gli grattava in gola, per il piacere che provava nel sentirlo così vicino a lui, accattivante e lussurioso, lambendolo e strusciandosi come un gatto su di lui. Deglutì a vuoto, abbracciandola per la vita mentre lei lo baciava sul viso, sussurrandogli parole dolci e supplichevoli di farla sua, mentre smuoveva i suoi seni contro il suo petto.
Zoro si sentiva in paradiso, totalmente immerso in una nuvola al profumo di mandarino, morbida come panna e rossa come i capelli della sua mocciosa, che ora lo implorava di amarla. Non seppe il perchè, ma si ricordò improvvisamente di un commento del cuoco, di qualche giorno addietro, in cui aveva paragonato Nami ad una spuma al mandarino, leggera e dolce, di una torta.
La gelosia crebbe in lui, montata a neve come panna al ricordo, risentendosi nelle orecchie la stridula voce da casanova del biondo cinguettare quanto la “sua ” Nami fosse bella e decisamente morbida, dalla pelle candida e delicata come un fiore di mandarino, e che mai nessuna altra sarebbe stata bella quanto la “sua” Dea ramata.
Dannato!!!
Nami era SUA, non del cuoco, e nessuno poteva anche solo sognare la sua morbidezza o dolcezza: solo lui.
Con un ringhio bramoso, si buttò a capofitto sul petto di lei, baciandolo e affondando nuovamente il volto tra quelle due meraviglie rosee, affogando in esse e leccandole come fossero state di crema. Fece gridare Nami di piacere, stendendola sul divano e accarezzandola su tutto il corpo, annegando di piacere nel sentire il tocco leggero della rossa calargli i boxer neri e ansimargli nell’orecchio mentre lo sfiorava ovunque, baciandolo con foga e facendogli assaporare il suo sapore di mandarino e la morbidezza della sua pelle. Zoro strinse con forza il corpo caldo di lei sul suo, strusciandosi contro le umide mutandine che ancora la vestivano, baciandola sul collo.
“Alla faccia del cuocastro…” non riuscì a trattenersi dal pensare, mentre le sfilava con entrambe le mani gli slip fradici
.

 
…non estinse oltre l’invidia…

 
L’esile slip rosa cadde a terra senza protestare, ammucchiandosi sopra ai boxer neri dello spadaccino. Nami si alzò col busto, puntandosi con i gomiti sul materasso del divano, lasciandosi osservare da Zoro, teso sopra di lei.
Lo vedeva fissarla rapito, l’occhio luccicare di felicità ed eccitazione, le labbra umide dei suoi baci. Il verde le si avvicinò al collo, baciandolo a stampo, scendendo dalla gola verso il petto, segnando ogni centimetro di pelle della rosso con la bocca, succhiandola qua e là.
Nami si beava di tutti quei baci, orgogliosa che anche lui gemesse di piacere nel sfiorarla. Iniziò ad ansimare più pesantemente, avvertendo i baci farsi più marcati e peccaminosi, avvicinandosi alle cime dei seni, che vennero succhiate dalle labbra del verde.
Gettò il capo all’indietro, aprendo le labbra liberando piccoli gemiti di godimento, muovendo il bacino contro l’erezione di lui, eccitandosi sempre più. Zoro continuò a baciarla sul petto, compiaciuto di farla gridacchiare a quel modo sublime e maledettamente lussurioso, prima di scendere sul ventre e inumidirlo con la lingua.
-Oh Zoro…- ansimò la rossa, rapita dai baci e afona per l’emozione -… ti… ti amo… ti amo…-
Parlava tra un respiro e l’altro, ansando e alternando i gemiti alle parole, che diminuivano alla riduzione di pelle che separava la bocca dello spadaccino alla sua intimità.  Ma lei voleva che lui sentisse ancora la sua voce, ancora quelle meravigliose parole. Che le ascoltasse anche nel momento in cui l’avrebbe fatta sua, ricordandosi ora e sempre che lo amava.
Nami era orgogliosa di quelle semplici due parole.
Era fiera di amare un uomo tanto onesto e forte, così ligio ai suoi ideali da farla arrossire per l’integrità del suo cuore, che le aveva affidato, amandola.
-Ti amo… ti amo… ti amo…- ripeteva sempre più a corto di fiato, mentre le labbra di Zoro sfioravano la pelle del suo  grembo -… ti amo… ti amo…-
Le parole le si strozzavano in gola per l’eccitazione, ma voleva che lui le sentisse ancora. Voleva che sapesse che non avrebbe più sottomesso la sua lingua con cui gli prometteva tutta se stessa, che dichiarava di amarlo con un orgoglio estremo e liberatorio, libero di essere vissuto con il loro amore.
-Ti amo…- urlò in un gemito languido e dolce, nell’esatto momento in cui lui le baciò il cavallo introducendo la lingua tra le sue labbra, sorridendo fiera del suo amore.

 
…non sottomise l’orgoglio…
 

Zoro la baciò sull’intimità, spingendo la lingua dentro di lei e facendola gridare di piacere. Succhiò goloso i suoi umori, aggrappandosi a mani piene sulle cosce frementi per la sua audacia, e mordicchiando voglioso le rosee labbra dilatate del sesso della navigatrice.
-Aaahhh… Z-zoro… aaaahhhh…-
Ghignò compiaciuto dei gemiti che le provocava, e preso dalla bramosia, tornò a baciarla sulla bocca con frenesia, accarezzandole l’intimità e ghignando mentre l’attirava a se, per possederla.
Gli veniva da ridere, a ripensare come la situazione fosse degenerata in soli pochi minuti, trasformando un semplice pomeriggio di navigazione nel suo sogno proibito di amore. Accidenti, tutti i loro Nakama erano sul ponte a giocare e a godersi la frescura del mare, alleviandosi dal calore del sole, e loro due invece se ne stavano avvinghiati tra loro, sudaticci e bollenti a fare l’amore. E tutto perchè non era più riuscito a trattenere la sua lingua.
Stava camminando sul corridoio interno della Sunny, pensando ai fatti suoi, quando era passato davanti allo studio di Nami e vi aveva buttato dentro un’occhiata.
Lei era lì, arrampicata sulla sua scrivania, intenta a rimettere a posto un librone enorme sopra una mensola, allungandosi nella sua meravigliosa figura femminile.
Le sue gambe, sotto l’esile gonna, si protendevano verso l’alto, slanciando il corpo della rossa e invitando l’occhio a seguirle fin sotto la minigonna, per indugiare poi sul bel fondo schiena sodo e andare oltre, correndo su per la schiena protratta nell’alzarsi, e ricoperta da una cascata di ricci di brace, che ondeggiavano allegri, brillando di mille riflessi arancione, mossi dai raggi del sole che filtravano dall’oblò dello studio.
-Buzzurro…- si era accorta di lui, Nami, notandolo addossato a braccia conserte sullo stipite della porta, tutto ghignate e perso a fissarla –Che fai?-
-Ti guardo…- le aveva risposto candidamente, leccandosi le labbra guardandola in viso.
-E perchè fai quella faccia?- ridacchiò al suo occhio brillante di desiderio e al ghigno compiaciuto di ciò che vedeva.
-Perché mi piace ciò che vedo…- era avanzato verso di lei, approfittando del suo imbarazzo momentaneo e abbracciandola per la vita, soffiandole nell’orecchio -… anzi, amo ciò che vedo…-
Nami era arrossita ancor di più, sorridendo smagliante alla dichiarazione, incredula che finalmente lo spadaccino sciogliesse la propria lingua, rivelandole i suoi sentimenti.
-Anch’io amo ciò che vedo…- aveva alzato gli occhi su di lui, sorridendo al suo ghigno e alzandosi sulle punte per baciarlo. Subito, le loro lingue, usate così spesso per ferirsi nelle loro scaramucce, e incapaci di tanta tenerezza tra loro, si sfiorarono incerte, incredule del loro incontro, per poi assaporarsi meglio e legarsi in una danza frenetica di parole mai dette e sentimenti, che espressi a voce, avrebbero perso il loro reale peso d’amore.

 
…non imbrigliò oltre la lingua…
 

Nami divaricò le gambe per far spazio al samurai, abbracciandolo per il collo e non staccando le labbra dalle sue. Lo lasciò scivolare tra le sue cosce, accarezzandole dolcemente il fianco mentre calibrava le forze per possederla. Si puntò sul bracciolo con entrambe le mani, reggendosi sopra di lei per non pesarle sul corpo, mentre smuoveva le gambe per darsi largo.
Piano, baciandola sul viso per rassicurarla, entrò in lei, strappandole un leggero gemito d’incredulità per la sua delicatezza. Aspettò che il suo ventre si abituasse a lui, alla sua intrusione, prima di iniziare spingere. Si mosse sulle gambe, affondando in lei, continuando a fissarla negli occhi e baciarla sulle labbra con leggeri soffi, gemendo all’unisono con il suo ansimare. Nami era sopraffatta da tutte le emozioni che provava: gioia, piacere, amore, euforia, calore, appagamento…
Si strinse alle spalle del ragazzo, biasciando esili baci sulla pelle sotto l’orecchio del ragazzo, ansiamondogli proprio sotto al padiglione, soffiando lussuriosa e bramosa di sentirlo ancor di più. Ma c’era una cosa che desiderava maggiormente.
Boccheggiando, sciolse la presa di un braccio, e cercò, a lato del capo, immersa tra le onde di fuoco dei suoi crini, una mano di Zoro, che strinse con forza, suggellando la loro unione non solo corporea ma anche spirituale. Lo spadaccino strinse a sua volta le dita della ragazza tra le sue, chiudendo di scatto gli occhi per una spinta più profonda e piacevole, che fu accompagnata da una spinta del bacino della rossa, che si avvicinò a lui, aumentando la penetrazione. Il palmo fresco e sicuro della cartografa si unì a quello caldo e accogliete del samurai, stringendo la presa che legava le loro dita, stringendosi e fondendosi, proprio come i loro corpi e le loro anime, stavano facendo in quell’istante.

 
…non trattenne ulteriormente la mano…

 
Nami gemette acutamente, raggiungendo un primo orgasmo.
La sua chioma ribelle sussultò sul bracciolo del divano, e il suo collo si tese all’indietro, mentre le labbra liberavano un suono paradisiaco e liberatorio, proveniente direttamente dall’animo della giovane, che strinse maggiormente la mano a quella del verde, graffiandolo con l’altra sulla schiena per l’eccessivo piacere.
-Zoro!!!- gridò il suo nome, spalancando gli occhi sul suo viso sudato per lo sforzo, sorridendogli animata.
Lo spadaccino continuò a spingere in lei, fissando la gola candida e fresca della rossa, che palpitava sotto di lui, ansimando e partecipando all’atto d’amore. Quel collo così puro, diafano, meravigliosamente liscio e fresco, lo eccitò terribilmente, costringendolo ad introfularsi più in profondità nel corpo della rossa, scoprendo luoghi e sensazioni del suo, e della compagna corpo, che mai avrebbe sognato di provare. Con impeto e incontrollabile desiderio, si gettò sulla gola di Nami, succhiandola e leccandola energicamente, mordendola con le punte dei canini e strappandole gemiti acuti e di compiacimento. Succhiò con forza la pelle, fino ad arrossarla e a lasciare un cerchietto violaceo in bella vista sul candore dell’epidermide.
-C-così lo vedranno t-tutti…- ansimò lei, protestando esilmente, mentre si lasciava guidare dall’amante in un mondo di soli piaceri.
-Non m’importa…- la baciò sulle labbra, ghignando -… voglio che-che lo sappiano… non voglio più trattenere il desiderio di se-sentirti mia…- gettò il capo all’indietro sentendo l’orgasmo sempre più vicino -… non domerò più la tentazione di amarti…- alzò gli occhi su di lei, sorridendole con le labbra sghembe -… sei mia e voglio che lo sii sempre…-
Con le parole, oltre un bacio intenso da parte della cartografa, Zoro ricevette anche un orgasmo meraviglioso, che gli permise di sfiorare il paradiso e viverlo pienamente, svuotandosi nella sua donna e sentendola gemere per un secondo amplesso, più sensuale e smanioso del precedente, ma allo stesso modo dolce per entrambi.

 
…non domò più la tentazione…

 
Uscì da lei delicatamente, scivolando tra gli umori dei loro sessi.
Il calore dei loro corpi ancora lo scaldava, ritemprandolo della fatica e cullandolo ancora nel ricordo delle sensazioni dell’atto d’amore, che gli inondavano le vene.
Si sdraiò contro lo schienale del divano, abbracciando Nami per le spalle e avvicinandola per baciarla ancora, mentre le sue piccole mani lo accarezzavano sul viso, alternando i baci ai tocchi delicati.
-Mmmhhh… ti voglio ancora…- mugugnò Nami, strattonandolo per le spalle sopra di lei.
Il samurai le sorrise, osservandola attratto dal suo viso: le gote erano ancora rosse per l’afflusso di calore e sangue al viso, piccole goccioline di sudore le imperlavano la fronte, le labbra, socchiuse e lucide, bramavano altri baci, e gli occhi, quei bellissimi occhi color cioccolato, non vedevano che lui.
Ghignò, baciandola a fior di labbra.
- Lo speravo…- ghignò lui, strusciandosi sul suo petto florido e caldo, ricominciando a scoprire nuovamente il suo corpo.
-Ma non ti serve un po’ di tempo per… ecco… ricaricarti?- alzò un sopracciglio maliziosa, notando di già la maggior sensibilità del membro del compagno.
-Sono Roronoa Zoro, io…- le ricordò con un ghigno, indicandosi il petto con un pollice alzato -… non ho bisogno di ricaricarmi: sono sempre carico… soprattutto per certe attività… soprattutto per te…-
La rossa ridacchiò, abbracciandolo per la vita e baciandolo desiderosa. Le lingue s’intrecciarono ormai esperte, sguisciando disinvolte tra loro e stringendosi smaniose.
Le mani si perdevano tra i loro corpi, unendosi, sfiorandosi, trovandosi e perdendosi su ogni curva, mentre le due figure tornavano a fondersi. Zoro aveva perso ogni senso, totalmente abbandonatosi al corpo dell’amante.
Aveva occhi solo per lei, mani solo per il suo corpo, lingua solo per baciarla, parole solo per dirle quanto l’amava, polmoni solo per respirare il suo profumo e orecchie solo per suoi gemiti… o quasi, perchè avvertì immediatamente il leggero bussare che intervenne nel silenzio quasi intonso dello studio.
Alzò gli occhi oltre lo schienale del divano, fissandoli sulla porta, mentre Nami continuava a baciarlo passionale, totalmente sorda al picchiare alla porta. L’occhio sano dello spadaccino studiò per un paio di secondi l’uscio, per poi infischiarsene del tutto e tornare a puntarsi sul viso adorante di lui della sua donna. Stava per entrare nuovamente in lei, eccitato e con il suo fallo pulsante di lussuria, quando udì quella maledettissima voce.
-Oh Nami adorataaaaaaaaaaa!!!!-
Un ringhio gli salì in gola, facendogli tremare le labbra d’ira contro quelle carnose della navigatrice. Che cavolo voleva ora, quel dannato cuoco?!?
-Pasticcino mio!!!! Ti ho portato una bella tazza di the fumante, mia dea!!! Che dici di far merenda con il tuo Mr Prime preferito?!?-
Le labbra di Zoro si incurvarono in una smorfia di gelosia, mentre la cartografa lo baciava ancora perdutamente smarrita in lui. Non aveva voglia di fermarsi per liberarsi di Sanji, e poi riprendere da dove lasciato. No, troppa fatica. E poi si sarebbe raffreddata l’atmosfera. Di certo il biondo se ne sarebbe andato via presto, non ricevendo alcuna risposta dall’interno dello studio, ma, ahimè, Zoro non era dello stesso pensiero, ne tanto meno ragionevole quanto la cartografa.
Con un baritonale ringhio, si alzò sui palmi delle mani, latrando contro la porta, staccandosi così dal corpo della rossa. Separò rabbioso il petto da quello morbido e accogliente di lei, alzando il busto oltre lo schienale del divano, fulminando con l’iride nera la porta dello studio. Nami lo fissò in volto ansimando, e capì subito ciò che gli passava per quella tastaccia di verza.
-No, non ci provare…- lo ammonì severa con un sussurro, abbracciandolo per il collo per riportarlo su di lei e trattenerlo lì, ma ormai la gelosia aveva il sopravvento sugli ormoni impazziti di calore del verde.
-Lo ammazzo…- ringhiò, al continuo cinguettare del latin lover oltre la porta in legno.
-Zoro, non badargli… bada a me…- gli schiacciò il suo prosperoso seno sul petto per convincerlo, ma il verde ascoltava soltanto il battere ostinato del pugno del cuoco sulla porta e la sua voce acuta e sdolcinata.
-Namiuccia mia bella!!!!!!! Mio angelo ramato!!! Su amor mio, apri la porta, ti ho portato un the caldo caldo e tanti bei pasticcini dolci…-
Zoro aveva contatto tre aggettivi possessivi di troppo in quelle scemenze al glucosio, e per lui erano decisamente troppe. Con scatto veloce si alzò dal divano, ergendosi nudo ed eccitato davanti a Nami, che lo fissò leggermente sbalordita dal suo fisico scultoreo, prima di riprendersi e sentire una fitta di dolore al petto. Oh kami, venir separata così, dal proprio uomo in un momento del genere era doloroso come un pugno.
Ora sentiva freddo, non il piacevole calore del corpo di Zoro, e la sua nudità la mise in imbarazzo, imponendole di coprirsi con un braccio il seno. Con un’occhiataccia severa, fulminò il verde, che ringhiava ancora contro la porta.
-Mia sirena!!! Su apri… giocheremo ad imboccarci: un pasticcino a te, uno a me, uno a te, uno a me…-
-Zoro non ci pensare nemmeno!!!!- sibilò la rossa, vedendolo avanzare verso la porta.
Il suo non ascoltarla la fece arrabbiare, irritandola e accentuando il suo piccolo dolore. Possibile che la gelosia fosse più forte della lussuria?
-Buzzurro!!!- lo richiamò, non reggendo più la dolorosa rabbia.
 

…non sopportò più il dolore…

 
Zoro si voltò a fissarla.
Era accovacciata sul divano, il petto semi nascosto dallo schienale che aveva oltrepassato con pochi passi, le mani ai fianchi e lo sguardo pieno di risentimento. Corrugò la fronte, ripensando ai suoi passi e alzandone uno verso di lei, per tornare a scaldarla e amarla, ma la gelosia che ormai gli circolava a mille nel cervello, gli ricordò dell’odioso terzo incomodo oltre l’uscio di legno, e delle sue frasi smielate, che, in supporto a tale rabbioso sentimento, giunsero tuonati alle sue orecchie.
-Nami-swan!!!!!!!!!! Amor mio!!!! Ma perché non apri?!? Ti sta facendo bella per me?!? Oh, mia sirena, ma non devi, sei sempre bella per il tuo Mr Prince… anche se presumo che il tuo massimo splendore lo raggiungi senza niente addosso…-
Con una lentezza assassina, Zoro volse lo sguardo sulla porta, ruotando il capo con uno scricchiolare inquietante.
-Lurido ammasso insensato di merd…-
-Non ci provare nemmeno buzzurro!!!- intervenne Nami, inginocchiandosi sul materasso le divano e alzandosi oltre lo schienale, mettendo così in mostra tutto il suo florido davanzale –Lascia stare e torna qui!!!!-
Lo spadaccino fulminò ancora una volta la porta, per poi sbuffare con le labbra sghembe. Assottigliando lo sguardo, retrocesse fino al sofà, fissando negli occhi la sua mocciosa, che sorrideva vittoriosa. Lo vide tornare verso di lei, e subito si rimise supina sul divano, divaricando le gambe e sorridendogli passionale, invitandolo a rilassarsi con lei. Lo seguì sedersi sul lato opposto del divano, e ghignarle diabolicamente, mentre gattonava fin su di lei con le braccia lungo il profilo del divano.
Se lo ritrovò a pochi centimetri dal viso, con il suo denso profumo di alcol proprio sotto al naso, e le labbra arricciate in un ghigno obliquo a sfiorarle la bocca. Lo abbracciò istintivamente per il collo, attirandolo a se, mentre socchiudeva gli occhi e apriva le labbra per baciarlo, dimenticandosi del tutto di Sanji e del suo uggiolare sdolcinato al di fuori dello studio, se non che, invece che le sottili e saporite labbra del samurai, Nami si ritrovò con la camicia del verde indosso, appoggiata maldestramente sulle sue spalle.
-Copriti che se non prendi freddo…- le chiuse qualche bottone sul petto Zoro, prima di infilarsi i boxer e gettarsi, a passo di marcia, sulla porta sussultante di pugni del cuoco.
Scioccata, la rossa non poté che assistere, ammutolita, a tutto ciò che avvenne.
Con uno slancio idrofobo, Zoro aprì verso l’interno della cabina la porta, rigando in faccia al biondo latin lover che, pungo alzato per l’ennesimo colpo per bussare, sgranò gli occhi spalancando la bocca muta di ogni scemenza da donnaiolo, fissando esterrefatto il verde apparire dall’interno dello studio della sua adorata Nami.
La sua iride chiara si dilatò davanti allo scultoreo corpo dello spadaccino semi nudo di fronte a lui, squadrandolo da capo a piedi e notando immediatamente la sua erezione allucinate rialzare il tessuto nero dei boxer.
-Tu…- lo indicò con un dito della mano, libera dal reggere un vassoio straripante di biscotti e con la teiera del the fumante, tentando di formulare una farse di senso compiuto, ma Zoro lo interruppe in principio.
-Ti consiglio di smetterla…- ringhiò, allargando le braccia e posando i palmi, pulsanti di rabbia, delle mani sugli stipiti della porta -… o te ne pentirai amaramente…-
Sanji morse violento il filtro della sigaretta che gli pendeva dalle labbra, incurvandole in una smorfia rabbiosa.
-Che… ci… fai… lì…?- chiese scandendo ogni singola parola, stringendo le nocche delle mani fino a farle sbiancare.
-Ti avverto cuoco: una sola moina verso la mia mocciosa e io…-
-La TUA mocciosa?!?- s’infuocò il biondo, gettando a terra il vassoio ricolmo di prelibatezze e preparandosi a malmenare il verde –Che cavolo ci fai TU nello studio della mia Dea?!? E che cavolo vuoi dire con “la TUA mocciosa”?!? Lurido porco, che cavolo stai facendo qui mezzo nudo e con quel missile tra le gambe????!!!!???-
Zoro latrò idrofobo dinanzi a quell’odioso “Dea” scandito con tanta sicurezza dal compare, e avanzò di un passo contro di lui, brandendo un pugno come minaccia, mentre assottigliava lo sguardo e univa le sopracciglia in un'unica riga sottile di nervosismo sulla fronte.
-La tua Dea?!? Senti un po’, sopracciglio a rotolo di carta igienica, punto primo, Nami al massimo è la MIA Dea, punto secondo, se ti azzardi ancora una mezza volta a chiamarla con certi soprannomi ti affetto, terzo, quello che faccio mezzo nudo ed eccitato nello studio della mocciosa sono affari miei!!!-
-Affari tuoi?!? LURIDO PORCO!!!! HO CAPITO ORA: TI PIACE GIOCARE CON LE CARTE NAUTICHE DELLA MIA SIRENA, EH?!? DEPRAVATO DI UN MARIMO DI MERDA!!! CHE FAI!? TE LE STRUSCI TRA LE GAMBE FINO A FARTELO DIVENTARE DURO, E POI TI MASTURB…-
-MALEDETTO CRETINO!!!!- lo interruppe il verde, afferrandolo per il colletto inamidato della camicia azzurra che indossava e iniziando a strattonarlo –Io non sono un simile pervertito!!!! E comunque sappi, che Nami è mia, e che ho aspettato fin troppo per averla e non sarai di certo tu a trattenermi ancora dal possederla!!!-
-Che cosa?!? Tu che vorresti fare?!? MAI!!!!! Una creatura tanto dolce e innocente come la mia dolce Nami non sarà mai tua: il qui presente Mr Prince la difenderà a costo della vit…!!!-
-Per l’ultima volta…- lo strozzò quasi Zoro, stringendo per il collo Sanji –Nami è la mia donna, chiaro? Ci amiamo, tanto, e io ho portato tanta, tantissima pazienza per averla… ho imparato a sopportare la gelosia, a sottomettere l’orgoglio e tante altre cosa, ma ho anche imparato che la pazienza sopporta tutto, ma, accidenti, non tollera i rompi coglioni come te!!!!!!!!!!!!!!-
Liberò la presa e lasciò indietreggiare di qualche passo il biondo nel corridoio, che lo fissava stralunato, perso nel caos più totale.
-Vi amate? Tanto? Non vorrai mica dirmi che lì dentro con te c’è…- tartagliò tremante, indicando con un dito teso la porta semi aperta che oscurava l’interno dello studio della rossa.
Zoro ghignò arricciando le sue sottili labbra maleficamente, mentre spingeva l’uscio ad aprirsi del tutto, dimostrando al biondo pirata che all’interno della cabina, inginocchiata sul divano e coperta dall’esile camicia a righe del samurai, c’era la navigatrice, in muto ascolto del loro conversare.
Non appena la vide, con i capelli scompigliati e un vistoso succhiotto sul collo, Sanji sbiancò, dilatando gli occhi e fissandola stupefatto.
-M spiace Sanji…- mormorò Nami, chiudendosi maggiormente la camicia, nascondendo il petto -… ma io e Zoro…-
-Oh mia Dea!!!!!!!!!!!!! Ma sei meravigliosa con quella camicia addosso!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- si sciolse in mille cuoricini Sanji, volteggiando nell’aria davanti a quella sublime visione semi nuda della rossa, per niente ferito dal spere della relazione dei due.
–Meravigliosa, sublime, sensazionale, serafica, paradisiaca, incantevole, bellissima, eccelsa visione angelica!!!!!!!!!! Oh Nami, my lady, sei bellissimaaaaa!!!!!!!-
Con una giravolta, tentò di buttarsi su di lei, ma la porta, chiusa con rabbia da Zoro, lo bloccò al di fuori dello studio, schiantandosi contro la sua figura.
-Stupido cuoco rompi ciglioni…- mugugnò il verde, incarognito dal fatto che la sua bastardata non avesse fatto cadere in disperazione il compagno come desiderava.
Nami sospirò scuotendo il capo, togliendosi la camicia a spogliandosi nuovamente, mentre lo spadaccino si denudava e tornava da lei, per scaldarla con il suo corpo.
-Sei stato un fetente…- lo baciò sulle labbra, abbracciandolo per le spalle –Avrebbe potuto morire lì sul colpo…-
-Tanto meglio…- mugugnò Zoro, baciandola con foga e dimenandosi col bacino per introfularsi tra le sue dolci gambe -… peccato che non sia successo…-
-Idiota!!!!- gli mollò uno scappellotto sulla nuca, facendolo sghignazzare.
-Scherzavo…- le leccò il collo, strusciandole il capo sul mento -… ti amo, lo sai?-
-Umpf… non sperare di cavartela con così poco…- ridacchiò la rossa, baciandolo sulle tempie e scaldandosi al contatto con la sua pelle.
Ben presto, lo studio si riempì nuovamente di gemiti e sussurri ansimati, di piccole parole bramose d’affetto, carezze sfuggite a tentazioni erotiche e baci impazienti di essere dati, che a poco a poco andavano a sostituire tutta quella pazienza portata con tanta fatica in tutto quel tempo sprecato ad aspettarsi e ad amarsi da lontano.
Pina piano, la pazienza venne sostituita del tutto dal loro nuovo legame d’amore, così simile alla calma, capace di sopportare tutto ma non di essere interrotto o intralciato, perché come la pazienza aveva loro insegnato…
 

La pazienza governa la carne…
…Rafforza lo spirito…
…Addolcisce il temperamento…
…Spegne il rancore…
…Estingue l’invidia…
…Sottomette l’orgoglio...
...Imbriglia la lingua…
…Trattiene la mano…
..Doma la tentazione..
..Sopporta il dolore…
… MA NON TOLLERA I ROMPI COGLIONI!!!!

 
 


 
ANGOLO DELL’AUTORE:
Ringrazio devotamente tutti quelli che hanno lasciato un commento a questa FF, in articolar modo e affetto a Zonami84, Fra_chan22 e Carin, le mie sorelle di Fan fiction.
Ringrazio, ancora ma non con meno attaccamento
1 - Akki_
2 - Aluah11
3 - bic
4 - blessed with a curse
5 - dubhe93
6 - forbicerosa
7 - kika96
8 - kiko90
9 - Kodomo
10 - Libricina
11 - martychanfantasy
12 - metaldolphin
13 - missnina91
14 - Moyoko
15 - Nami_88
16 - shaula
17 - Shike
18 - shikira
19 - TheLulu96
20 - TwinElis
21 - valibry
22 - Yuki 31
23 - zeki_love
24 - Zonami84
25 - _elelued_
Che hanno seguito la storia,
 
1 - ayamechan
2 - Cuore_Angelo
3 - frinsi
4 - giu94lovezoro
5 - lady eva
6 - m e l y_chan
7 - merendero
8 - Mitica Rosa_pessima94
9 - Rogi
10 - Skillet98
Che l’hanno preferita,
Grazie, grazie, grazie, perchè l’avete letta nonostante la dilatazione estrema della pubblicazione dei capitoli e l’eccessiva fluffuosità usata. Grazie perchè siete stati presenti in ogni riga e capitolo, a recensire e criticare gli errori grammaticali e sintattici, a seguire questo lungo cammino di pazienza e stramberie, a leggere le pazzie di una ragazza che nel cervello ha solo un neurone striminzito e logoro, con le palle strapiene di One Piece. Grazie mille, a tutti…

Zomi

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