The big Seven;

di Something Rotten
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Slow Hands; ***
Capitolo 3: *** Hey, get rhythm; ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


The Big Seven;
'Prologo.

'Sette qualità che bisogna possedere per essere un chitarrista degno di tale nome;
Sette racconti per fargli capire che non ne possiede neanche una.'


Gerard scelse il modo meno consono alla situazione per bere il suo dannato caffè; per prima cosa assunse il liquido ambrato con un poderoso risucchio, per certi versi simile a quello prodotto da uno scarico in funzione, poi lo tenne per un po' nella bocca, credendo che fosse troppo normale ingoiarlo subito. Lo usò come se fosse del collutorio, finendo quindi con lo sciacquare rumorosamente la sua cavità orale. Infine, quando decise che fosse giunta l'ora di mandarlo finalmente giù, lo inghiottì, producendo un verso simile a quello di una foca in calore. Quando Frank sentì quel versò, capì che l'altro era sul punto di dire qualcosa di totalmente sconveniente.


“ Sai Frank, ” disse, infatti. “ Io lo sapevo che non saresti stato tu! ”
“ Cosa? ” ebbe l'ardire di chiedere, dandosi del coglione subito dopo; era caduto a piedi pari nella sua trappola.
“ Il migliore chitarrista del mondo, ovvio! ” pigolò, giocherellando con lo zucchero in bustina.
“ Ah, sì? ” chiese, facendo scrocchiare tutte e dieci le dita delle  mani.
“ Sì! ”
“ E perché mai? ”
“ Perché - come hai ben detto tu durante un'intervista- un ottimo chitarrista dovrebbe necessariamente possedere sette qualità! ”
“ E quindi? ”
Tu non ne possiedi neanche una, Frankie.
Il volto del chitarrista divenne paonazzo, il respiro si fece sempre più pesante, e le nocche assunsero un colore cereo; la cameriera che si era avvicinata per chiedere se desideravano dell' altro, se ne tornò in cucina per prendere lo straccio, che di lì a poco avrebbe usato per smacchiare il pavimento dalle chiazze di sangue, che sicuramente sarebbe sgorgato dal corpo del maggiore.
“ Neanche una? ” chiese, assottigliando gli occhi, e reprimendo un ringhio.
“ Sì, e se vuoi ti spiego anche il perché! ”
“ Ne sarei onorato! ” esclamò ironico; avrebbe utilizzato il tempo della spiegazione per formulare sette metodi diversi per ucciderlo, o magari sei modi per torturarlo, ed uno per il colpo mortale.
“ Bene, ” cominciò il moro. “  Vedrai che dopo la mia accuratissima spiegazione mi ringrazierai... ”
“ Oh, lo farò a modo mio, Gee, ” pigolò il più piccolo con uno scintillio macabro negli occhi.
Gerard prese un lungo respiro, e dopo l'ennesimo goccio di caffè, riprese a parlare.

“ Un ottimo chitarrista deve essere veloce, Frank, e tu non lo sei... ”


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Capitolo 2
*** Slow Hands; ***


Slow Hands;

Frank sgranò gli occhi, boccheggiando in preda alla sorpresa; sicuramente le sue orecchie avevano capito male, Gerard non gli aveva appena dato del 'lento', non a lui che era l'uomo più veloce al mondo, lui che riusciva ad eseguire 'Starway to heaven' così veloce da dar del filo da torcere persino ad Angus Young. No. Sicuramente aveva sentito male.
« Puoi ripetere? » chiese, giocherellando inconsciamente con il coltello affilato, che aveva precedentemente usato per tagliare la pizza.
Gerard schioccò le labbra, umettandole con la punta della lingua; Frank ebbe il forte sospetto che le sue orecchie non si erano sbagliate, Gerard aveva realmente detto quella cosa.
« Vedi? Ho ragione io! Sei lento, Frank, e purtroppo non solo le tue dita sono lente, ma anche tutto il resto! » chiocciò.
Il volto di Frank assunse il colore di un pomodoro maturo, mentre le sue mani vennero scosse da fremiti rabbiosi; la cameriera, che era tornata alla carica con il conto, fece dietro-front, barricandosi dietro al bancone, e maledicendo il giorno nel quale aveva accettato quel lavoro, che si era rivelato essere persino più pericoloso che l'arruolamento nelle truppe speciali Americane.
« Io? » sbraitò, gesticolando pericolosamente con la mano che ancora stringeva saldamente il coltello affilato. « Io non sono lento, Gerard! Le mie dita scorrono velocemente sulle corde, passando fluidamente da un tasto a quello successivo senza il minimo errore! Io sono il chitarrista più veloce che il mondo abbia mai avuto il piacere di conoscere, e di ascoltare! »
Gerard gli diede una pacca consolatoria sulla spalla, cosa che se possibile lo fece imbestialire ancor di più; odiava le 'pacche consolatorie' del ragazzo quasi quanto odiava il suo sguardo da mancato psicoterapeuta, che pareva dirgli: ' Non ti preoccupare, Frank, un giorno lo capirai. Sei ancora nella fase della negazione, ed è normale. Un giorno passerai all'accettazione, e capirai che quello è il primo passo nella via della guarigione...'
« Non fare quella faccia, Way! » berciò, assottigliando gli occhi con aria minacciosa. « Non provare a biasimarmi! »
Gerard gli diede l'ennesima pacca consolatoria, passandogli per giunta la sua birra con l'invito di ' affogare i suoi problemi nell'alcol'; Frank si chiese cosa ci faceva ancora lì, e perché non aveva lasciato l'altro quando ne aveva avuto l'occasione. 'Perché gli vuoi bene, Frankie!' pigolò una voce saccente e urticante nella sua testa, una voce che somigliava vagamente a quella di Mikey-saputello-Way.
« E comunque dovresti motivare la tua tesi! Non puoi formulare una teoria senza delle forti basi empiriche! »
Gerard ci mise qualche secondo per capire che l'altro gli chiedeva degli esempi; il suo criceto interiore aveva corso parecchio per arrivare a quella conclusione, e necessitava di una sana dose di birra per riprendersi. Quindi il ragazzo si scolò il boccale stracolmo di birra prima di snocciolare i suoi esempi con una facilità assurda.
« Il primo esempio Frank è banale, e sicuramente riderai quando lo sentirai, ma sappi che è di fondamentale importanza. » spiegò, togliendosi una ciocca immaginaria dal volto. Frank impaziente com'era, gli fece cenno di continuare nel suo monologo e di arrivare dritto al punto, senza fare voli pindarici inutili. « Quando fai colazione, Frank, sei lento! Prendi quel dannato cucchiaino e lo immergi lentamente nella tazza, catturando un solo cereale alla volta, e portandotelo in bocca con dei movimenti altrettanto cadenzati... mi fai venire il latte alle ginocchia, dannazione! E' frustrante vedere quel fottuto cucchiaino entrare nella tua bocca, e venire fuori lentamente. Dannatamente frustrante. » esplicò con fare concitato. Frank per la terza o quarta volta consecutiva si chiese qualcosa, e per esattezza si chiese da quando fare colazione lentamente, e portarsi un solo cereale alla volta in bocca facesse di lui un pessimo chitarrista. Ma volle dare il beneficio del dubbio all'amico, e così lo esortò a continuare.
« Poi, Frank, vogliamo parlare di quando ti fai la doccia? » chiese, diventando rosso in volto. « E non provare a darmi del pervertito! Quando sei ubriaco hai la brutta abitudine di farti la doccia di fronte a tutti, e non chiedermi né come, né dove! Non te lo dirò mai! »
Frank cercò di trattenere le risate; era successo una sola volta durante uno dei primi Warped Tour, e non era ubriaco, solo leggermente brillo.
« Sei lento anche mentre ti fai la doccia, dannazione! Strofini ogni singolo centimetro del tuo corpo per ore, ed è una  tortura osservare quelle dita perfette indugiare per minuti intensi su quella parte del corpo, Frank! Una delle torture peggiori al cui confronto persino la Vergine di Norimberga sembra una tranquilla passeggiata in campagna! »
Frank rise di gusto.
« E non ridere, sono serio! Sei l'essere più lento del mondo, sei lento persino di comprendonio! »
Frank scosse la testa, posando il coltello sul tavolo; non ne aveva più bisogno ora che sapeva che l'altro non era serio, o che almeno le sue parole non erano dette con cattiveria.
« Sono finiti gli esempi? » chiese.
« No, certo che no! » gli rispose. « Ne ho quanti ne vuoi. »
« Perché non li dici, allora? »
Gerard prese un altro lungo sorso di birra; il povero criceto interiore era tutto un bollore dopo la storia della doccia e dei movimenti cadenzati, doveva bagnarlo con qualcosa se non voleva che andasse in combustione spontanea.
« Trovo che sia lento anche il modo in cui pronunci il mio nome! Il cuore che formano le tue labbra quando dici ' Ge', il modo in cui si ritraggono quando pronunci ' rar', ed i tuoi denti che si stringono feroci quando pronunci quella maledetta 'd', il tutto eseguito con una flemma da far invidia ad un bradipo! » urlò. « Ed ogni volta che pronunci quella maledetta 'Ge', che metti quelle dannate labbra a cuore, io penso erroneamente che tu voglia fare qualcosa di diverso dal pronunciare il mio nome. Ma sei un'idiota, quindi non mi faccio troppe speranze. »
« Questo è l'ultimo esempio? »
« No, » asserì. « Le tue mani sono lente anche quando ti metti a giocherellare con i miei capelli; lente nel lisciarli, lente nell'accarezzarli, lente nell'impicciarli. Tu hai un grosso problema, Frank. »
« Perché ho le mani lente? » chiese ironico.
« Dannazione, sì! » sbraitò. « Perché io odio quando mi si tocca con lentezza. »
Frank sorvolò volutamente sull'ultima affermazione; forse aveva capito il perché di tutta quella scenata, ma era più che intenzionato a giocare con lui, a farlo 'friggere nel suo stesso olio'. Avrebbe giocato la parte del 'cretino' ancora per un po'.
« E dimmi, Gerard, quale altra qualità mi manca secondo te? »
 Gerard alzò un sopracciglio basito; in cuor suo sperava bastasse la prima spiegazione per far capire all'altro ciò che intendeva.
« Ehm... » balbettò. « Vedi, Frank... un ottimo chitarrista deve saper mantenere il ritmo, e tu chiaramente non sai farlo... »

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Capitolo 3
*** Hey, get rhythm; ***


Ringrazio chi ha commentato, aggiunto tra le seguite e le preferite il capitolo precedente e la storia.


Hey, get rhythm;


Frank fece un cenno alla barista, che si avvicinò al tavolo con notevole sprezzo del pericolo: sapeva che avvicinandosi non si sarebbe potuta nascondere all'ennesimo scoppio d'ira del moro, che nonostante le basse dimensioni sembrava avere un paio di bicipiti ben scolpiti. “ Desiderate? ” chiese con un filo di voce, estraendo dal taschino la biro, ricordandosi della lezione di Difesa Personale nella quale il maestro le aveva detto che bastava una penna per recidere la carotide dell'aggressore; l'avrebbe usata se fosse stato necessario.
“ Altre due birre, grazie! ” pigolò il moro con voce languida; la cameriera pensò ad una personalità borderline, reminiscenza di un seminario di psicologia spicciola. “ E credo ne serviranno altre cinque prima della fine della serata... ”
La ragazza si sentì mancare, ma optò per un sorriso di circostanza; non solo era la prima volta che il proprietario del locale la lasciava da sola nel turno di notte, ma era anche la prima volta che avrebbe dovuto chiudere il locale senza la supervisione di qualcuno, e se il proprietario l'indomani mattina avesse trovato qualcosa di rotto, lei avrebbe sicuramente perso il posto di lavoro. “ Non crede che sette birre siano fin troppe? ” chiese, ostentando un sangue freddo che non le era consono.
“ Sette birre equivalgono a sette qualità, mia cara! ” esclamò criptico, occhieggiando verso il più grande, che soffiò frustrato. “ Vuole ascoltare anche lei i vaneggiamenti del mio amico? ”
La cameriera declinò l'offerta con un cenno del capo. “ Preferirei tornare a casa tutta intera, grazie, ” cianciò, scrivendo di corsa l'ordinazione, ed eclissandosi dietro al bancone, che ancora una volta assunse le proprietà di una vera e propria trincea: con tutti i coltelli che c'erano lì dietro, ed i boccali di birra da usare come arma contundente, sicuramente quei due non avrebbero potuto scalfirla, neanche se avessero chiesto l'aiuto di Superman in persona.
“ Certo che è strana, ” asserì Gerard, torturandosi il labbro inferiore con i canini appuntiti; se non l'avesse visto sanguinare milioni di volte, avrebbe sicuramente pensato fosse un vampiro, pallido e cadaverico com'era. “ Ci ha trattato come se fossimo dei ladri, o dei pazzi! ”
Frank rise di gusto. “ Forse perché tu ti comporti come un pazzo, Gee! ”
“ Io? ” chiese sorpreso, spalancando gli occhi, che si illuminarono di rosso. “ Sei tu quello che cambia umore peggio di una donna incinta, Frank!  ”
“ Touche,” mormorò, accogliendo la cameriera e le birre con un ampio sorriso. “ E' sicura di non voler ascoltare i vaneggiamenti del mio amico? Sarà una cosa divertente, ed indolore. ”
“ No, ” rispose la ragazza, guardando con una certa speranza l'orologio, che con un semplice movimento di lancette, fece crollare a terra tutte le sue speranze; mancavano ancora quattro ore alla chiusura, quattro ore tonde, che non sarebbero mai passate. Decise di avvantaggiarsi con il lavoro, rassettando i tavoli adiacenti a quello dove quei due tizi strani trangugiavano la loro birra in silenzio, stando ben attenta a non fissarli troppo; magari erano come i cani, fiutavano la paura o la coglievano dallo sguardo. Si rilassò soltanto quando capì quello che effettivamente stava succedendo fra i due, e lo capì grazie al tono che il più grande usò per parlare. Un tono che lasciava trasparire sia l'imbarazzo, che la difficoltà nel trovare le parole adatte; si pentì quasi di non essersi seduta al tavolo, magari avrebbe potuto aiutarlo.
“ Un chitarrista deve tenere il ritmo, Frank, ” cominciò, deglutendo sonoramente. “ E tu non sei capace di farlo. ”
Frank annuì, reprimendo nuovamente l'istinto di ridere; ciò avrebbe sicuramente suscitato le ire del più grande, che nonostante le mani tremanti e la voce ridotta ad un sussurro, sembrava aver ripreso la capacità di controllarsi, o quasi...
“ Vedi, le nostre canzoni hanno un ritmo ben preciso, e nonostante questo possa cambiare leggermente dall'intro alla canzone vera e propria, ha sempre un sua  logica di fondo, ” spiegò, gesticolando fin troppo. “ Non è che cominciamo come il 'Lago dei cigni' di Cajkovskij, per poi proseguire come 'For Salvation' degli All That Remains, e finire come 'Budstikken' dei Burzum! ”
Frank rise sommessamente all'accostamento di generi così differenti, o almeno rise perché la sua mente gli aveva inviato una scena ai limiti del macabro: Gerard stretto in un tutù rosa con tanto di boa, che ballava in punta di piedi sulle note del famoso balletto russo. “ Che c'è? ” gli chiese piccato l'altro.
“ Niente, ” rispose, tossendo. “ Solo che l'immagine di te in tutù che balli mi ha riproposto la cena, che credevo di aver digerito correttamente... ”
Gerard gli mostro il dito medio, e la cameriera sbuffò sonoramente; possibile che il piccoletto fosse così idiota? Avrebbe corretto la sua birra con del Whisky, magari da ubriaco era più ricettivo di un tronco di legno essiccato al sole, e mangiucchiato dai castori!
“ Invece di pensare a me che ballo, - e ti assicuro che in tutù sono uno spettacolo, amico-, perché non segui il mio discorso, e la smetti di ridere come un coglione?  ” chiese, fissando truce il più piccolo, che con un gesto della mano finse di cucirsi la bocca. “ Bene! Dicevo? Ah, sì! Tu sei incapace di scegliere un ritmo, e seguirlo per tutta la lunghezza della canzone, capisci? Tu saresti capace di partire in quarta, e poi scalare velocemente in prima, riuscendo persino a fondere il motore, che detto tra noi è una metafora per le mie palle! ”
“ Stai dicendo che ti sto fondendo le palle, Gee?  ” chiese ironico, sorseggiando la birra, e correndo il rischio di strozzarsi.
“ In un certo senso... ” farfugliò, pensando che no, le sue palle non correvano alcun rischio di fondersi, ma forse di esplodere da un momento all'altro, sì! Dio, l'avrebbe sbattuto lì sopra al tavolo con la cameriera che guardava sbigottita la scena, ed anche di fronte alla polizia, che la ragazza avrebbe sicuramente chiamato. Ma la colpa non era la sua! Che colpa poteva avere, se quando il ragazzo metteva il broncio era così fottutamente adorabile? Se quando i suoi occhi color nocciola si inumidivano quel tanto che bastava per farlo somigliare ad uno dei suoi tanti cani, che dopo l'ennesimo casino combinato, - calzini smangiucchiati, pipì sul tappeto, e cose simili...- lo fissavano con quell'aria così angelica e rammaricata da farlo sentire in colpa per un qualcosa che non aveva commesso?
Dio doveva avercela con lui per avergli permesso di conoscerlo, di diventarci amico, e di non riuscire ad essere qualcosa di più. Lo doveva odiare a morte per avergli permesso di conoscere una simile perfezione, ma di non riuscire ad averla neanche per un misero secondo, di non potersi fondere con essa e diventare perfetto per osmosi.
“ Non è una cosa carina da dire, Way, ” disse, palesando tutto il suo essere permaloso. “ Potrei davvero offendermi... ”
“ Questo perché non mi lasci finire il discorso,  ” replicò. “ Non è facile convivere con te, Frank. Non è per niente semplice riuscire a capire il tuo ritmo, o almeno il perché dei cambiamenti veloci che fai... ”
Frank prese un altro sorso di birra, guardando accigliato il moretto, che dalle sue parole aveva lasciato trasparire un certo grado di frustrazione, quasi che ormai si fosse arreso al comportamento instabile del ragazzo, che non avesse più la forza necessaria per comprenderlo appieno.
“  Il mio ritmo non cambia! ”
“ Oh, sì! ” esclamò. “ Un giorno il tuo comportamento è simile alla melodia dell'Atto III del Lago dei Cigni; la melodia non è né lenta, né troppo ritmata; è perfetta. Ti comporti normalmente, scherzi, e sei quasi dolce con me; né troppo avventato, né troppo meccanico. Ti avvicini, e non scappi alla mia più piccola dimostrazione d'affetto... Insomma, i tuoi comportamenti hanno un filo logico, e nel complesso sono finalizzati ad uno scopo...”
“ Come fai a conoscere quel balletto? ” chiese Frank, sempre più spaventato.
“ Mikey, ” rispose. “ Insieme ad Alicia sono due strani esserini che si divertono a guardare balletti di danza classica, e contemporaneamente i My Little Pony, credendo ancora che siano piccoli cuccioli di Unicorno.  ”
Frank rise sommessamente, facendo cenno all'amico di continuare.
“ Poi il tuo comportamento cambia, e diventa simile a quella canzone degli All that remains; il ritmo si fa più serrato, le parole a tratti diventano incomprensibili, ma nel complesso riesco ancora a capirti. Infine diventi come una canzone dei Burzum, cantata in una lingua da me sconosciuta, ed io non riesco davvero più a capire che diavolo vuoi da me; amore? Amicizia? Protezione?  ”
Frank scosse la testa, reprimendo l'istinto di urlare una risposta; la cameriera urtò
involontariamente un contenitore dello zucchero, che cadde a terra rompendosi in mille pezzi. “ Scusate, ” mormorò, arrossendo. “ Non volevo disturbarvi, continuate pure.  ” Rivolse un'occhiata malevola verso di Frank, che per un attimo si sentì quasi in colpa, ma non poteva dargliela vinta così, non dopo anni e anni di taciuta 'ammirazione'.
“ Vuoi una mano? ” chiese Gerard rivolgendosi alla cameriera, un po' per gentilezza, un po' per scappare da quella situazione; si era esposto fin troppo, ed ora se ne pentiva amaramente.
“ No, ” rispose quella, sparendo nel retrobottega e tornando nella sala con scopa e sacco dell'immondizia. Gerard provò nuovamente ad offrire il suo aiuto, ma quella declinò nuovamente l'offerta.
“ Voglio degli esempi, Gee, ” mormorò dopo un po' Frank, e Gerard seppe che non aveva scampo.
“ Ti ricordi alla festa di quel coglione? Come si chiamava? Taylor?  ”
“ Tyson, ” lo corresse Frank.
“ Sì, lui. Mi hai difeso, non ricordo neanche per cosa perché ero troppo ubriaco. Ti sei messo contro quattro persone, che da sole erano già il doppio di te, ” balbettò. “ E dopo, non contento, ti sei preso cura di me come avrebbe fatto mia madre, o forse anche di più. Ma il giorno dopo ti sei comportato come se non fossi mai esistito, come se non mi conoscessi e non fosse successo nulla.  ”
“ Non è vero! ” esclamò, scuotendo il capo.
“ Sì,  ” replicò Gerard. “ E sul palco? Sul palco mi baci, avvicini la tua testa nella zona più delicata del mio corpo, sussurrando poi parole suadenti al mio orecchio, ma una volta sceso dal palco ti allontani, fingendo quasi che non fosse successo nulla. Il tuo ritmo è inconstante, Frank, è un continuo avvicinarsi e allontanarsi, un alternarsi instabile di alti e bassi. Il tuo ritmo è una Babilonia per me... ”
Frank sospirò, ordinando alla cameriera un nuovo giro di birra.
“ Credo che questi esempi siano sufficienti, Gee, ” disse. “ Mancano ancora cinque qualità. ”
“ Un bravo chitarrista riesce a rimediare ai piccoli errori, che nel corso di un concerto possono capitare a tutti. Tu non lo fai mai, Frank,  ”
Frank fu sul punto di richiamare la cameriera per chiederle qualcosa di molto più forte rispetto alla birra che aveva ordinato, ma decise di non farlo; se fosse stato ubriaco non sarebbe riuscito a trattenersi fino all'ultima qualità.

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