The big Seven; di Something Rotten (/viewuser.php?uid=120962)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Slow Hands; ***
Capitolo 3: *** Hey, get rhythm; ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
The
Big Seven;
'Prologo.
'Sette
qualità che bisogna possedere per essere un chitarrista
degno di tale nome;
Sette
racconti per fargli capire che non
ne possiede neanche una.'
Gerard scelse il modo meno consono alla situazione per bere il suo dannato
caffè; per prima cosa assunse il liquido ambrato con un
poderoso risucchio, per certi versi simile a quello prodotto da uno
scarico in funzione, poi lo tenne per un po' nella bocca, credendo che
fosse troppo normale
ingoiarlo subito. Lo usò come se fosse del collutorio,
finendo quindi con lo sciacquare rumorosamente la sua cavità
orale. Infine, quando decise che fosse giunta l'ora di mandarlo
finalmente giù, lo inghiottì, producendo un verso
simile a quello di una foca in calore. Quando Frank sentì
quel versò, capì che l'altro era sul punto di
dire qualcosa
di totalmente sconveniente.
“
Sai Frank, ” disse, infatti. “
Io lo sapevo che non saresti stato tu! ”
“
Cosa? ” ebbe l'ardire di chiedere, dandosi del coglione
subito dopo; era caduto
a piedi pari nella sua trappola.
“
Il migliore chitarrista del mondo, ovvio! ”
pigolò, giocherellando con lo zucchero in bustina.
“
Ah, sì? ” chiese, facendo scrocchiare tutte e
dieci le dita delle mani.
“
Sì! ”
“ E
perché mai? ”
“
Perché - come hai ben detto tu durante un'intervista- un
ottimo chitarrista dovrebbe necessariamente possedere sette
qualità! ”
“ E
quindi? ”
“ Tu non ne possiedi neanche una,
Frankie. ”
Il
volto del chitarrista divenne paonazzo, il respiro si fece sempre
più pesante, e le nocche assunsero un colore cereo; la
cameriera che si era avvicinata per chiedere se desideravano dell'
altro, se ne tornò in cucina per prendere lo straccio, che
di lì a poco avrebbe usato per smacchiare il pavimento dalle
chiazze di sangue, che sicuramente sarebbe sgorgato dal corpo del
maggiore.
“
Neanche una? ” chiese, assottigliando gli occhi, e reprimendo
un ringhio.
“
Sì, e se vuoi ti spiego anche il perché!
”
“
Ne sarei onorato! ” esclamò ironico; avrebbe
utilizzato il tempo della spiegazione per formulare sette metodi
diversi per ucciderlo, o magari sei modi per torturarlo, ed uno per il
colpo mortale.
“
Bene, ” cominciò il moro. “
Vedrai che dopo la mia accuratissima spiegazione mi ringrazierai...
”
“
Oh, lo farò a modo mio, Gee, ” pigolò
il più piccolo con uno scintillio macabro negli occhi.
Gerard prese
un lungo respiro, e dopo l'ennesimo goccio di caffè, riprese
a parlare.
“
Un ottimo chitarrista deve essere veloce,
Frank, e tu non lo sei... ”
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Capitolo 2 *** Slow Hands; ***
Slow
Hands;
Frank sgranò gli occhi, boccheggiando in preda alla
sorpresa; sicuramente le sue orecchie avevano capito male, Gerard
non gli aveva appena dato del 'lento', non a lui che era l'uomo
più veloce al mondo, lui che riusciva ad eseguire 'Starway
to heaven' così veloce da dar del filo da torcere persino ad
Angus Young. No. Sicuramente aveva sentito male.
«
Puoi ripetere? » chiese, giocherellando inconsciamente con il
coltello affilato, che aveva precedentemente usato per tagliare la
pizza.
Gerard schioccò le labbra, umettandole con la punta della
lingua; Frank ebbe il forte sospetto che le sue orecchie non si erano
sbagliate, Gerard aveva realmente detto quella cosa.
«
Vedi? Ho ragione io! Sei
lento, Frank, e purtroppo non solo le tue dita sono lente,
ma anche tutto il resto! » chiocciò.
Il volto di Frank assunse il colore di un pomodoro maturo, mentre le
sue mani vennero scosse da fremiti rabbiosi; la cameriera, che era
tornata alla carica con il conto, fece dietro-front, barricandosi
dietro al bancone, e maledicendo il giorno nel quale aveva accettato
quel lavoro, che si era rivelato essere persino più
pericoloso che l'arruolamento nelle truppe speciali Americane.
«
Io? » sbraitò, gesticolando pericolosamente con la
mano che ancora stringeva saldamente il coltello affilato. « Io non sono lento,
Gerard! Le mie dita scorrono velocemente sulle corde, passando
fluidamente da un tasto a quello successivo senza il minimo errore! Io
sono il chitarrista più veloce che il mondo abbia mai avuto
il piacere di conoscere, e di ascoltare! »
Gerard gli diede una pacca consolatoria sulla spalla, cosa che se
possibile lo fece imbestialire ancor di più; odiava le
'pacche consolatorie' del ragazzo quasi quanto odiava il suo sguardo da
mancato psicoterapeuta, che pareva dirgli: ' Non ti preoccupare, Frank,
un giorno lo capirai. Sei ancora nella fase della negazione, ed
è normale. Un giorno passerai all'accettazione, e capirai
che quello è il primo passo nella via della guarigione...'
«
Non fare quella faccia, Way! » berciò,
assottigliando gli occhi con aria minacciosa. « Non provare a
biasimarmi! »
Gerard gli diede l'ennesima pacca consolatoria, passandogli per giunta
la sua birra con l'invito di ' affogare i suoi problemi nell'alcol';
Frank si chiese cosa ci faceva ancora lì, e
perché non aveva lasciato l'altro quando ne aveva avuto
l'occasione. 'Perché gli vuoi bene, Frankie!'
pigolò una voce saccente e urticante nella sua testa, una
voce che somigliava vagamente a quella di Mikey-saputello-Way.
«
E comunque dovresti motivare la tua tesi! Non puoi formulare una teoria
senza delle forti basi empiriche! »
Gerard ci mise qualche secondo per capire che l'altro gli chiedeva
degli esempi; il suo criceto interiore aveva corso parecchio per
arrivare a quella conclusione, e necessitava di una sana dose di birra
per riprendersi. Quindi il ragazzo si scolò il boccale
stracolmo di birra prima di snocciolare i suoi esempi con una
facilità assurda.
«
Il primo esempio Frank è banale, e sicuramente riderai
quando lo sentirai, ma sappi che è di fondamentale
importanza. » spiegò, togliendosi una ciocca
immaginaria dal volto. Frank impaziente com'era, gli fece cenno di
continuare nel suo monologo e di arrivare dritto al punto, senza fare
voli pindarici inutili. « Quando fai
colazione, Frank, sei lento! Prendi quel dannato cucchiaino e lo
immergi lentamente nella tazza, catturando un solo cereale alla volta,
e portandotelo in bocca con dei movimenti altrettanto cadenzati... mi
fai venire il latte alle ginocchia, dannazione! E' frustrante vedere
quel fottuto cucchiaino entrare nella tua bocca, e venire fuori lentamente.
Dannatamente frustrante. » esplicò con fare
concitato. Frank per la terza o quarta volta consecutiva si chiese
qualcosa, e per esattezza si chiese da quando fare colazione
lentamente, e portarsi un solo cereale alla volta in bocca facesse di
lui un pessimo chitarrista. Ma volle dare il beneficio del dubbio
all'amico, e così lo esortò a continuare.
«
Poi, Frank, vogliamo parlare di quando ti fai la doccia? »
chiese, diventando rosso in volto. « E non provare a
darmi del pervertito! Quando sei ubriaco hai la brutta abitudine di
farti la doccia di fronte a tutti, e non chiedermi né come,
né dove! Non te lo dirò mai! »
Frank cercò di trattenere le risate; era successo una sola
volta durante uno dei primi Warped Tour, e non era ubriaco, solo
leggermente brillo.
«
Sei lento anche mentre ti fai la doccia, dannazione! Strofini ogni
singolo centimetro del tuo corpo per ore, ed
è una tortura osservare quelle dita perfette
indugiare per minuti intensi su quella parte del corpo, Frank! Una
delle torture peggiori al cui confronto persino la Vergine di
Norimberga sembra una tranquilla passeggiata in campagna! »
Frank rise di gusto.
«
E non ridere, sono serio! Sei l'essere più lento del mondo,
sei lento persino di comprendonio! »
Frank scosse la testa, posando il coltello sul tavolo; non ne aveva
più bisogno ora che sapeva che l'altro non era serio, o che almeno
le sue parole non erano dette con cattiveria.
«
Sono finiti gli esempi? » chiese.
«
No, certo che no! » gli rispose. « Ne ho quanti ne
vuoi. »
«
Perché non li dici, allora? »
Gerard prese un altro lungo sorso di birra; il povero criceto interiore
era tutto un bollore dopo la storia della doccia e dei movimenti
cadenzati, doveva bagnarlo con qualcosa se non voleva che andasse in
combustione spontanea.
«
Trovo che sia lento anche il modo in cui pronunci il mio nome! Il cuore
che formano le tue labbra quando dici ' Ge', il modo in cui si
ritraggono quando pronunci ' rar', ed i tuoi denti che si stringono
feroci quando pronunci quella maledetta 'd', il tutto eseguito con una
flemma da far invidia ad un bradipo! » urlò. « Ed ogni volta che
pronunci quella maledetta 'Ge', che metti quelle dannate labbra a
cuore, io penso erroneamente che tu voglia fare qualcosa di diverso dal
pronunciare il mio nome. Ma sei un'idiota, quindi non mi faccio troppe
speranze. »
«
Questo è l'ultimo esempio? »
«
No, » asserì. « Le tue mani sono
lente anche quando ti metti a giocherellare con i miei capelli; lente
nel lisciarli, lente nell'accarezzarli, lente nell'impicciarli. Tu hai un grosso problema, Frank.
»
«
Perché ho le mani lente? » chiese ironico.
«
Dannazione, sì! » sbraitò. « Perché
io odio quando mi si tocca con lentezza. »
Frank sorvolò volutamente sull'ultima affermazione; forse
aveva capito il perché di tutta quella scenata, ma era
più che intenzionato a giocare con lui, a farlo 'friggere
nel suo stesso olio'. Avrebbe giocato la parte del 'cretino' ancora per
un po'.
«
E dimmi, Gerard, quale altra qualità mi manca secondo te?
»
Gerard alzò un sopracciglio basito; in cuor suo
sperava bastasse la prima spiegazione per far capire all'altro
ciò che intendeva.
«
Ehm... » balbettò. « Vedi, Frank... un
ottimo chitarrista deve saper mantenere il ritmo, e tu chiaramente non
sai farlo... »
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Capitolo 3 *** Hey, get rhythm; ***
Ringrazio chi
ha commentato, aggiunto tra le seguite e le preferite il capitolo
precedente e la storia.
Hey, get rhythm;
Frank
fece un cenno alla barista, che si avvicinò al tavolo con
notevole sprezzo del pericolo: sapeva che avvicinandosi non si sarebbe
potuta nascondere all'ennesimo scoppio d'ira del moro, che nonostante
le basse dimensioni sembrava avere un paio di bicipiti ben scolpiti. “
Desiderate? ” chiese con un filo di voce, estraendo dal
taschino la biro, ricordandosi della lezione di Difesa Personale nella
quale il maestro le aveva detto che bastava una penna per recidere la
carotide dell'aggressore; l'avrebbe usata se fosse stato necessario.
“
Altre due birre, grazie! ” pigolò il moro con voce
languida; la cameriera pensò ad una personalità
borderline, reminiscenza di un seminario di psicologia spicciola. “ E
credo ne serviranno altre cinque prima della fine della serata...
”
La
ragazza si sentì mancare, ma optò per un sorriso
di circostanza; non solo era la prima volta che il proprietario del
locale la lasciava da sola nel turno di notte, ma era anche la prima
volta che avrebbe dovuto chiudere il locale senza la supervisione di
qualcuno, e se il proprietario l'indomani mattina avesse trovato
qualcosa di rotto, lei avrebbe sicuramente perso il posto di lavoro. “
Non crede che sette birre siano fin troppe? ” chiese,
ostentando un sangue freddo che non le era consono.
“
Sette birre equivalgono a sette qualità, mia cara!
” esclamò criptico, occhieggiando verso il
più grande, che soffiò frustrato. “
Vuole ascoltare anche lei i vaneggiamenti del mio amico? ”
La
cameriera declinò l'offerta con un cenno del capo. “
Preferirei tornare a casa tutta intera, grazie, ”
cianciò, scrivendo di corsa l'ordinazione, ed eclissandosi
dietro al bancone, che ancora una volta assunse le proprietà
di una vera e propria trincea: con tutti i coltelli che c'erano
lì dietro, ed i boccali di birra da usare come arma
contundente, sicuramente quei due non avrebbero potuto scalfirla,
neanche se avessero chiesto l'aiuto di Superman in persona.
“
Certo che è strana, ” asserì Gerard,
torturandosi il labbro inferiore con i canini appuntiti; se non
l'avesse visto sanguinare milioni di volte, avrebbe sicuramente pensato
fosse un vampiro, pallido e cadaverico com'era. “
Ci ha trattato come se fossimo dei ladri, o dei pazzi! ”
Frank
rise di gusto. “
Forse perché tu ti comporti come un pazzo, Gee! ”
“
Io? ” chiese sorpreso, spalancando gli occhi, che si
illuminarono di rosso. “
Sei tu quello che cambia umore peggio di una donna incinta,
Frank! ”
“
Touche,” mormorò, accogliendo la cameriera e le
birre con un ampio sorriso. “
E' sicura di non voler ascoltare i vaneggiamenti del mio amico?
Sarà una cosa divertente, ed indolore. ”
“
No, ” rispose la ragazza, guardando con una certa speranza
l'orologio, che con un semplice movimento di lancette, fece crollare a
terra tutte le sue speranze; mancavano
ancora quattro ore alla chiusura, quattro ore tonde, che non sarebbero
mai passate. Decise di avvantaggiarsi con il lavoro,
rassettando i tavoli adiacenti a quello dove quei due tizi strani
trangugiavano la loro birra in silenzio, stando ben attenta a non
fissarli troppo; magari erano come i cani, fiutavano la paura o la
coglievano dallo sguardo. Si rilassò soltanto quando
capì quello che effettivamente stava succedendo fra i due, e
lo capì grazie al tono che il più grande
usò per parlare. Un tono che lasciava trasparire sia
l'imbarazzo, che la difficoltà nel trovare le parole adatte;
si pentì
quasi di non essersi seduta al tavolo, magari avrebbe potuto aiutarlo.
“
Un chitarrista deve tenere il ritmo, Frank, ”
cominciò, deglutendo sonoramente. “ E
tu non sei capace di farlo. ”
Frank
annuì, reprimendo nuovamente l'istinto di ridere;
ciò avrebbe sicuramente suscitato le ire del più
grande, che nonostante le mani tremanti e la voce ridotta ad un
sussurro, sembrava aver ripreso la capacità di controllarsi,
o quasi...
“
Vedi, le nostre canzoni hanno un ritmo ben preciso, e nonostante questo
possa cambiare leggermente dall'intro alla canzone vera e propria, ha
sempre un sua logica di fondo, ” spiegò,
gesticolando fin troppo. “
Non è che cominciamo come il 'Lago dei cigni' di Cajkovskij,
per poi proseguire come 'For Salvation' degli All That Remains, e
finire come 'Budstikken' dei Burzum! ”
Frank
rise sommessamente all'accostamento di generi così
differenti, o almeno rise perché la sua mente gli aveva
inviato una scena ai limiti del macabro: Gerard stretto in un
tutù rosa con tanto di boa, che ballava in punta di piedi
sulle note del famoso balletto russo. “
Che c'è? ” gli chiese piccato l'altro.
“
Niente, ” rispose, tossendo. “
Solo che l'immagine di te in tutù che balli mi ha riproposto
la cena, che credevo di aver digerito correttamente... ”
Gerard
gli mostro il dito medio, e la cameriera sbuffò sonoramente;
possibile che il piccoletto fosse così idiota? Avrebbe
corretto la sua birra con del Whisky, magari da ubriaco era
più ricettivo di un tronco di legno essiccato al sole, e
mangiucchiato dai castori!
“
Invece di pensare a me che ballo, - e ti assicuro che in
tutù sono uno spettacolo, amico-, perché non
segui il mio discorso, e la smetti di ridere come un
coglione? ” chiese, fissando truce il
più piccolo, che con un gesto della mano finse di cucirsi la
bocca. “
Bene! Dicevo? Ah, sì! Tu sei incapace di
scegliere un ritmo, e seguirlo per tutta la lunghezza della canzone,
capisci? Tu saresti capace di partire in quarta, e poi scalare
velocemente in prima, riuscendo persino a fondere il motore, che detto
tra noi è una metafora per le mie palle! ”
“
Stai dicendo che ti sto fondendo le palle, Gee? ”
chiese ironico, sorseggiando la birra, e correndo il rischio di
strozzarsi.
“
In un certo senso... ” farfugliò, pensando che no, le sue palle
non correvano alcun rischio di fondersi, ma forse di esplodere da un momento all'altro,
sì! Dio, l'avrebbe sbattuto lì sopra al tavolo
con la cameriera che guardava sbigottita la scena, ed anche di fronte
alla polizia, che la ragazza avrebbe sicuramente chiamato. Ma la colpa
non era la sua! Che colpa poteva avere, se quando il ragazzo metteva il
broncio era così fottutamente adorabile? Se quando i suoi
occhi color nocciola si inumidivano quel tanto che bastava per farlo
somigliare ad uno dei suoi tanti cani, che dopo l'ennesimo casino
combinato, - calzini smangiucchiati, pipì sul tappeto, e
cose simili...- lo fissavano con quell'aria così angelica e
rammaricata da farlo sentire in colpa per un qualcosa che non aveva
commesso?
Dio doveva avercela con lui per
avergli permesso di conoscerlo, di diventarci amico, e di non riuscire
ad essere qualcosa di più. Lo doveva odiare a morte per
avergli permesso di conoscere una simile perfezione, ma di non riuscire
ad averla neanche per un misero secondo, di non potersi fondere con
essa e diventare perfetto per osmosi.
“
Non è una cosa carina da dire, Way, ” disse,
palesando tutto il suo essere permaloso. “
Potrei davvero offendermi... ”
“
Questo perché non mi lasci finire il discorso,
” replicò. “
Non è facile convivere con te, Frank. Non è per
niente semplice riuscire a capire il tuo ritmo, o almeno il
perché dei cambiamenti veloci che fai... ”
Frank
prese un altro sorso di birra, guardando accigliato il moretto, che
dalle sue parole aveva lasciato trasparire un certo grado di
frustrazione, quasi che ormai si fosse arreso al comportamento
instabile del ragazzo, che non avesse più la forza
necessaria per comprenderlo appieno.
“
Il mio ritmo non cambia! ”
“
Oh, sì! ” esclamò. “
Un giorno il tuo comportamento è simile alla melodia
dell'Atto III del Lago dei Cigni; la melodia non è
né lenta, né troppo ritmata; è
perfetta. Ti comporti normalmente, scherzi, e sei quasi dolce con me; né
troppo avventato, né troppo meccanico. Ti avvicini, e non
scappi alla mia più piccola dimostrazione d'affetto...
Insomma, i tuoi comportamenti hanno un filo logico, e nel complesso
sono finalizzati ad uno scopo...”
“
Come fai a conoscere quel balletto? ” chiese Frank, sempre
più spaventato.
“
Mikey, ” rispose. “
Insieme ad Alicia sono due strani esserini che si divertono a guardare
balletti di danza classica, e contemporaneamente i My Little Pony,
credendo ancora che siano piccoli cuccioli di Unicorno.
”
Frank
rise sommessamente, facendo cenno all'amico di continuare.
“
Poi il tuo comportamento cambia, e diventa simile a quella canzone
degli All that remains; il ritmo si fa più serrato, le
parole a tratti diventano incomprensibili, ma nel complesso riesco
ancora a capirti. Infine diventi come una canzone dei Burzum, cantata
in una lingua da me sconosciuta, ed io non riesco davvero
più a capire che diavolo vuoi da me; amore? Amicizia?
Protezione? ”
Frank scosse la testa, reprimendo l'istinto di urlare una risposta; la
cameriera urtò
involontariamente un contenitore dello zucchero, che cadde a terra
rompendosi in mille pezzi. “
Scusate, ” mormorò, arrossendo. “
Non volevo disturbarvi, continuate pure. ” Rivolse
un'occhiata malevola verso di Frank, che per un attimo si
sentì quasi in colpa, ma non poteva dargliela vinta
così, non dopo anni e anni di taciuta 'ammirazione'.
“
Vuoi una mano? ” chiese Gerard rivolgendosi alla cameriera,
un po' per gentilezza, un po' per scappare da quella situazione; si era
esposto fin troppo, ed ora se ne pentiva amaramente.
“
No, ” rispose quella, sparendo nel retrobottega e tornando
nella sala con scopa e sacco dell'immondizia. Gerard provò
nuovamente ad offrire il suo aiuto, ma quella declinò
nuovamente l'offerta.
“
Voglio degli esempi, Gee, ” mormorò dopo un po'
Frank, e Gerard seppe che non aveva scampo.
“
Ti ricordi alla festa di quel coglione? Come si chiamava?
Taylor? ”
“
Tyson, ” lo corresse Frank.
“
Sì, lui. Mi hai difeso, non ricordo neanche per cosa
perché ero troppo ubriaco. Ti sei messo contro quattro
persone, che da sole erano già il doppio di te, ”
balbettò. “ E
dopo, non contento, ti sei preso cura di me come avrebbe fatto mia
madre, o forse anche di più. Ma il giorno dopo ti sei
comportato come se non fossi mai esistito, come se non mi conoscessi e
non fosse successo nulla. ”
“
Non è vero! ” esclamò, scuotendo il
capo.
“
Sì, ” replicò Gerard. “ E
sul palco? Sul palco mi baci, avvicini la tua testa nella zona
più delicata
del mio corpo, sussurrando poi parole suadenti al mio orecchio, ma una
volta sceso dal palco ti allontani, fingendo quasi che non fosse
successo nulla. Il tuo ritmo è inconstante, Frank,
è un continuo avvicinarsi e allontanarsi, un alternarsi
instabile di alti e bassi. Il tuo ritmo è una Babilonia per
me... ”
Frank sospirò, ordinando alla cameriera un nuovo giro di
birra. “
Credo che questi esempi siano sufficienti, Gee, ”
disse. “
Mancano ancora cinque qualità. ”
“
Un bravo chitarrista riesce a rimediare ai piccoli errori, che nel
corso di un concerto possono capitare a tutti. Tu non lo
fai mai, Frank, ”
Frank fu sul punto di richiamare la cameriera per chiederle qualcosa di
molto più forte rispetto alla birra che aveva ordinato, ma
decise di non farlo; se
fosse stato ubriaco non sarebbe riuscito a trattenersi fino all'ultima
qualità.
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