Oltre ogni limite.

di Nathalieh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quindici anni, quattro mesi, quattordici giorni, cinque ore, tre minuti, due secondi. ***
Capitolo 2: *** Una prova da superare. ***
Capitolo 3: *** Non c'è due senza tre. ***
Capitolo 4: *** Angie. ***
Capitolo 5: *** Benvenuti nel Seattle College! ***
Capitolo 6: *** Demone. ***
Capitolo 7: *** Joe, il ragazzo conquistacuori. ***
Capitolo 8: *** Un sorpresa piacevole. ***



Capitolo 1
*** Quindici anni, quattro mesi, quattordici giorni, cinque ore, tre minuti, due secondi. ***


 Mi svegliai con il rumoroso suono della sveglia.

Mi alzai dal letto, mi strizzai gli occhi e mi infilai le ciabatte per andare in cucina. I miei occhi si alzarono sull'orologio e si sbarrarono: erano le 9 di sera e dormendo tutto il pomeriggio mi ero dimenticata totalmente che alle 10 avevo una festa da una mia cara amica. Mi preparai in fretta, mi truccai con una leggera passata di eyeliner e mascara, pettinai i 
miei lunghi capelli neri, presi la borsa e uscii di casa.

Il viale era tranquillo, fin troppo, non vi era anima viva. Faceva freddo, infilai le dita nelle maniche del giubbotto e attraversai il sottopassaggio, il 
punto più mal frequentato della mia città. Mi misi le cuffie, cosa che facevo sempre quando sono in giro, iniziai ad ascoltare la canzone "Call me when you're sober" del gruppo "Evanescence" e mi concentrai sulla musica.

Avevo l'impressione di essere seguita, ma non me ne curai più di tanto. I miei pensieri furono interrotti da una mano che mi afferrò il braccio. Mi girai di scatto e un'altra mano 
mi tappò la bocca. Un uomo sulla cinquantina mi guardava con un leggero sorriso, ma un tipo di sorriso che spaventa. Egli indossava un berretto, un cappotto nero e dei guanti. Mi appoggiò al muro e mi mise una mano al collo. Mi sentivo soffocare, non riuscivo a respirare e il mio cuore batteva all’impazzata. Cercai di liberarmi dalla sua presa, di correre ma lui era più veloce di me e precedeva tutte le mie mosse. Cercai di urlare, chiamare aiuto, ma non potevo avendo la bocca tappata dalla sua mano. Egli continuava a sorridermi in quel modo che mi metteva ancora più timore mentre le sue mani mi stringevano il collo.

Pensavo a mia mamma, a mio padre e al mio fratellino Lukas, a cosa sarebbe successo in quell’istante, ma l’immagine che mi entrava più impressa nella testa erano le sue 
mani e il suo sguardo. Chiusi gli occhi mentre cercavo disperatamente di liberarmi dalla sua presa e in quell'attimo sentii un pizzico sul braccio, poi... il vuoto.

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Capitolo 2
*** Una prova da superare. ***


Al mio risveglio mi trovai all’ospedale e una dottoressa mi guardava pronunciando per varie volte “ va tutto bene “.

Ogni movimento e suono si fecero sempre più lontani fino a scomparire.

Aprii gli occhi : ero distesa sul letto di casa mia, con un biglietto sul comodino in cui vi era scritto “ torno subito, sono andata a fare la spesa, a dopo, ti voglio bene “.

Mi alzai dal letto penzolante, le gambe mi cedevano e mi girava la testa. Decisi di uscire di casa per prendere una boccata d’aria.

Il paesaggio che ricordavo solare, con fiori che profumavano l’aria, era diventato tutto grigio, non vi era nemmeno un raggio di sole e i fiori sembravano appassiti.

Mi sentivo strana, come se avessi dimenticato una piccola parte del mio passato. Un’immagine sorvolò la mia mente : un uomo con un sorriso spaventoso.

Mi sembrava di aver vissuto quel momento, ma non capivo perché i miei pensieri erano così interrotti.

Mi sedetti su una panchina nel parco della mia città e iniziai ad osservare tutto quello che mi circondava : i bambini che giocavano sullo scivolo, ragazzi che ascoltavano la musica e anziane che parlavano del loro passato e di quanto il presente sia peggio. Una signora anziana si sedette vicina a me e mi guardò incuriosita. Quando i miei occhi incrociarono i suoi, lei iniziò a parlarmi.

<< Ciao bella ragazzina, perché quell’aria triste e dispersa?  >>  Abbassai lo sguardo e mi guardai le mani, dopodiché le risposi timidamente :
<< Non lo so nemmeno io, ho pensieri confusi in questo momento e sono molto stanca.  >>
Mi sorrise con occhi dolci, mentre mi accarezzò la mano.
<< E’ normale nel periodo dell’adolescenza, anche io ero spesso pensierosa e triste.
Devi svelare i segreti che porti dentro di te e confrontare quello che provi con persone con cui hai un rapporto di fiducia
. >>
Annuì a testa bassa, poi la alzai e le ricambiai il sorriso.
<< Ora mi scusi ma devo tornare a casa, grazie per i suoi consigli, arrivederci >>, dissi, mentre mi allontanai da quella panchina e mi incamminai verso la mia meta.

Quando aprii la porta, mia madre corse verso di me e mi abbracciò preoccupata.

<< Dove sei andata? Che hai fatto? Perché sei uscita di casa?! >> Mi prese per il braccio e un ricordo sfumato mi attraversò la mente.
<< Sono semplicemente uscita… Perché fai così? >> Mia madre si sedette sul divano e mi fece cenno di fare ugualmente. Mi sedetti e la guardai: i suoi occhi erano lucidi.
<< Amy, un uomo ieri sera… Cioè… Sei stata stuprata… >> Il mio cuore cominciò a battere forte, mille brividi percorrevano il mio braccio.

Ora ricordavo tutto : il sorriso minaccioso, la mano che mi tappava la bocca e un pizzico sul braccio. Sentii un vuoto dentro me, un vuoto che non aveva fine.

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Capitolo 3
*** Non c'è due senza tre. ***


Mia madre mi consigliò di andare a comprare un test di gravidanza, e così feci.

Presi la mia bici che oramai era vecchia e piccola per me e mi diressi verso la farmacia, il negozio più temuto da me da quando ero piccola.

Le pareti erano bianche come il resto dell’arredamento  con tanto di commesse con il camice bianco, ovviamente.

C’era un reparto pieno di giochi per bambini, l’unica cosa che amavo vedere in quel negozio.

Ritornai nel presente e la faccia scocciata della commessa mi fece capire quanto è triste il mondo ; molti lavorano per soldi, soldi e soldi, mentre la gente che lavora per passione è davvero poca  oramai.
 
<< Dimmi. >> disse la commessa alzando gli occhi al cielo.
 << Vorrei… un… test di gravidanza. >> risposi, notando che quell’affermazione aveva peggiorato la situazione.
Lei mi squadrò con aria disgustata, poi prese una scatoletta BIANCA dal cassetto e me la porse. Pagai di fretta, visto che non volevo starci ancora un minuto li dentro, e uscii
di corsa da quell’inferno.

Pioveva. ‘ Fantastico ‘ , pensai, ‘ Ci mancava solo questo per farmi venire la depressione ‘. In quel momento anche la cosa più stupida mi faceva irritare.

Probabilmente sembravo un demonio pronto a mandare all’inferno tutti, perché mi guardavano tutti con lo sguardo impaurito. Ecco come rovinarsi la reputazione, ma alla fine in quello ero brava.

Non ero la classica  ragazza per bene, pensavo solo alla musica, a divertirmi e a quelle sigarette che mi facevano rivivere nei momenti più difficili.

Vedevo bianco e nero e non credevo nel ‘ vissero tutti felici e contenti ‘. Recuperai la bici e percorsi la strada che oramai conoscevo come le mie tasche.


Mentre ero impegnata a guidare, vidi un’immagine che mi rese la giornata molto più piacevole : David Hodges, il ragazzo più figo della scuola.

Aveva un tatuaggio sul braccio sinistro e un piercing al sopracciglio che a lui stava da dio. Era il tipo di persona che piaceva a me, il ragazzo che ascolta buona musica e che non è per niente perfettino.

Mi svegliai da quel  ‘ sogno irraggiungibile ‘ perché stavo per investire una vecchia che gentilmente mi mandò a quel paese. Si, le persone nella mia città erano molto solari.


Arrivai davanti casa mia, parcheggiai la bici, incrociai le dita e mi chiusi in bagno per provare il test. Quando lessi il risultato, iniziai a piangere, a sbattere i pugni contro il mobiletto. Ero incinta.

Non potevo credere a quello che vedevo. Non ero abbastanza matura per affrontare tutto ciò, anzi, non lo ero per niente! Mi guardai allo specchio con aria triste, delusa, arrabbiata.

Volevo spaccare ogni oggetto che avevo davanti. In quell’attimo mia madre bussò alla porta.

<< Amy, è tutto ok? Parliamone, non reagire così. >> Mi feci coraggio, aprii la porta e abbracciai la persona che mi aveva sempre aiutato sin da piccola.

Aveva gli occhi lucidi, ma sorrideva per confortarmi. Non c’erano bisogno di parole in quel momento, un abbraccio aveva molto più senso.

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Capitolo 4
*** Angie. ***


Era l’una di notte e non riuscivo ad addormentarmi. Pensavo alla notizia del giorno e a come risolvere tutto quanto.
 Mi arrivò un messaggio.
Guardai lo schermo : un nuovo messaggio ricevuto da Angie.
Angie era la mia migliore amica da un anno e la persona con cui avevo fatto più cavolate in tutta la mia vita.
Lessi il messaggio : Ehi Amy, sei sveglia vero? Se si, guarda fuori dalla finestra ;) .
Sorrisi, corsi dalla finestra e li sotto c’era Angie.


<< Angie! Non finisci mai di sorprendermi, neh? >>
<< Ahah, in effetti no, scendi subito e non fare storie! >>
<< Ma sveglio i miei se esco dalla porta principale! >>
<< Scendi dalla finestra! >>



In effetti aveva ragione, ero al primo piano quindi non mi facevo male.
Presi il cellulare e le chiavi dalla borsa, me le misi in tasca e scesi dalla finestra.
Angie mi venne incontro e mi abbracciò.


<< Come sta la mia vecchia amica? >>
<< Mh, bene, ma… ho una notizia… non bella >>

Cercai il pacchetto di sigarette che avevo in tasca già dal giorno prima e ne accesi una; ero troppo nervosa.
<< Uh, fantastico, ti rincontro dopo un mese che non ci vediamo e partono le notizie! Sentiamo. >>
<< Ecco… Qualche giorno fa dovevo andare alla festa di Sarah, ma nel tragitto sono stata stuprata, ieri ho fatto il test di gravidanza e sono incinta e mi farò tutto l’anno scolastico con il pancione. Ecco le notizie. >>

<< Cavolo… Non lo sapevo… Ma non puoi abortire? >>
<< Potrei, ma non voglio. L’idea di uccidere una vita dentro me mi fa stare troppo male… E’ una cosa che non ho mai appoggiato. Sono sempre stata contro l’aborto. >>
<< Quindi vuoi tenere la bambina o… Adottarla? >>
<< Non lo so, c’è ancora tempo per decidere. Intanto mi godo questa sigaretta e la fine dell’estate. >>

Continuai a fumare sapendo che poi non avrei più potuto essendo incinta.
<< Domani primo giorno di scuola! Io sono carica di adrenalina! >>
<< Beata te, Angie. Davvero beata. Vorrei addormentarmi e svegliarmi tra 10 mesi, quando è finito tutto. >>



Mi passò un braccio dietro al collo e iniziammo a camminare per la strada.
Parlammo di tutto quello che ci aspettavamo dell’anno e di come pensavamo che fossero i nuovi professori.
Angie mi raccontò che c’è un nuovo professore di psicologia che tiene degli appuntamenti a scuola, quindi non è una materia.
‘Magari ti servirà per il tuo problema della gravidanza’, mi disse.
Non lo sapevo, però l’idea di sfogarmi con una persona che aveva esperienza non mi dispiaceva.
‘Chissà come sarebbe stato l’anno nuovo. Pieno di sorprese, nuove amicizie, amori…?’
‘Ahah, bella battuta’, pensai, e intanto continuavo a girare ridendo e scherzando con Angie.

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Capitolo 5
*** Benvenuti nel Seattle College! ***


Cammino nel buio, sento dei passi sempre più vicini. Inizio  correre e ad urlare, ma non riesco a dire una parola. Corro, corro più che posso, ma mentre mi giro inciampo, forse per colpa di una roccia. Non ho forze nelle gambe, mi sforzo al massimo per alzarmi e continuare a correre, ma… niente, nessun risultato.
La figura misteriosa si avvina, sempre di più, finchè…


-          Amy, svegliati! E’ tardi! – mi dice mia mamma, tirandomi giù le coperte.
-          Ancora dieci minuti… - dico girandomi dall’altro lato del letto.
-          Suvvia, Amy! Oggi è il primo giorno di scuola, ricordi?

I miei occhi si spalancano. Cavolo, mi ero dimenticata che oggi è il 17 Settembre. Maledetta scuola. Mi fiondo in bagno, mi lavo i denti, mi pettino e corro in camera. Senza troppo pensarci, indosso i primi vestiti che mi capitano sotto mano : jeans, una t-shirt e una felpa larga. In camera arriva mia mamma con dei panni stirati.

-          Ah, non fai colazione a casa?
-          No, prendo qualcosa in qualche panificio, ma grazie comunque, mamma.
-          Va bene, buona scuola tesoro, ci vediamo per pranzo.

Scendo le scale, esco dalla porta e prendo la mia adorata bici.
Nell’angolo della strada c’è Angie che mi aspetta. Appena mi vede, mi viene incontro e sorride.

-          Weilà, ciao bella! Sei pronta? – Mi dice lei, tutta raggiante.

Sinceramente questo entusiasmo non lo capisco.

-          Ovvio! Sali, andiamo insieme.

Accendo il motore e ci rechiamo verso il panificio, dove prendo un pezzo di focaccia.
Arriviamo nel cortile della scuola. Tutti i nostri compagni sono già li. Individuo David, il mio migliore amico e il ragazzo di Angie da ben 2 anni e i suoi amici. Parcheggio la bici, faccio scendere la mia amica e ci incamminiamo verso i nostri compagni.


-          Amy, ma chi si rivede!  - Mi dice David, dandomi una pacca sulla spalla. Mi tratta come se fossi un maschio, ma alla fine è quello che voglio.
-          Ma ciao bello, sei in gran forma.  In questi tre giorni hai fatto molta palestra? Ti vedo cambiato! -

Ride, ma secondo me per compassione.
 
David è proprio un bel ragazzo : è alto, magro, occhi verde intenso e capelli biondo cenere.
Ho sempre invidiato Angie e David; si amano alla follia, stanno bene insieme, non litigano spesso… Meglio di così non può andare. 
Io invece non ho mai avuto un ragazzo, e ammetto che vederli sempre abbracciati mi fa venire voglia di innamorarmi.
Ma non innamorarmi di una persona qualunque : innamorarmi di quel ragazzo che mi faccia sognare ad occhi aperti, che riesca a togliermi il fiato, che mi sorprenda e che mi faccia sentire protetta.
 
-          Entriamo? – Mi chiede Angie, già incollata a David.
-          Va bene. Il benvenuto si tiene in palestra, se non mi ricordo male.
-          Okay, andiamo.

Mentre ci rechiamo verso la palestra incontro miei amici che mi salutano sorridendo. Vicino all’entrata c’è quella smorfiosa di Jessie.
Tutti la chiamano ‘Barbie’ perché ne è la fotocopia. E’ alta, magra, bionda, occhi azzurri, ha sempre il sorriso stampato sulle labbra e ovviamente tutta la scuola ci sbava dietro.
Io invece sono una ragazza molto classica : sono alta 1.60, ho gli occhi verdi – grigi e i capelli di uno stupido castano.
Entriamo nella palestra che è già piena di scolari. Li ci facciamo anche le recite scolastiche, i balli di fine anno e tutte le attività che la scuola offre.
I professori sono seduti davanti ai microfoni per darci il benvenuto.
Dopo che si assicurano la presenza di tutte le classi, inizia a parlare la signora Brown, l’odiosa preside della scuola.


-          Buongiorno ragazzi e benvenuti al Seattle College!
-          Buongiorno – Diciamo tutti in coro.
-          Bene, quest’anno abbiamo delle novità. Innanzitutto, la classi si trovano in piani diversi dell’anno scorso, poi vi diremo tutto alla fine. La seconda novità è che la professoressa di Matematica si è ripresa quest’estate ed è in grado di insegnare.

Un ‘nooo!’ risuona nella palestra, compreso il mio.

-          La terza e ultima novità è l’arrivo di un nuovo insegnante, il signor Leonard Smith.

Il professore si alza e sorride, salutando.
E’ più giovane di quanto mi aspettassi, avrà 25 anni, è alto, occhi azzurri e profondi come l’oceano e capelli castani ramati, che risplendevano nella stanza.

-           Insegna psicologia, ma  è una materia senza voto. Chiunque volesse parlare con lui, basta che si faccia dare un appuntamento… Bene, ora annunceremo le classi e i piani corrispondenti.

Aspetto che chiami la mia classe : 2 D. Speriamo di capitare in un piano basso, così non dobbiamo fare tanti piani di scale.

-          … 2 D, secondo piano, ultima classe sulla sinistra.

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Capitolo 6
*** Demone. ***


Salgo le scale, dove vengo investita da mille ragazzi che corrono e urlano.
Ma mi chiedo, come mai tutta questo entusiasmo? Ok, è iniziato l’anno e tutti sono felici di rivedere i compagni, sono curiosi di cosa succederà prossimamente.
Sono l’unica che prova un senso di indifferenza verso tutti oggi? Sono così inusuale rispetto a tutti i ragazzi della mia età?
Tutti cercano il divertimento, la sfida, l’amore e il pericolo ; io cerco solo la mia classe, in questo momento (cosa assai complicata).

Finalmente non sono più compressa in quell’aria soffocante e mi trovo nel secondo piano.
Mi reco dove aveva detto la preside e noto che tutti sono già dentro.
Appena entro tutti si girano e mi squadrano dalla testa ai piedi e io li guardo con una faccia che vuole trasmettere un “volete l’autografo?”.
Mi siedo in un banco vuoto, Angie e David in un altro.

Mi sento sola e inutile : nonostante il forte rapporto di amicizia di me ed Angie, lei preferisce stare sempre con il suo ragazzo, lasciandomi sola.

Dopo di noi, entra in classe un ragazzo alto, con un fisico perfetto, capelli neri, occhi verdi e con lo sguardo da cattivo ragazzo.
Tutte le mie compagne lo guardano a bocca aperta, perfino Angie sembra guardi un angelo.
Bhe, si, è un bel ragazzo, ma.. sarà uno di quei bad boy di cui ti innamori e che ti lasciano dopo una settimana.
Gli occhi delle ragazze seguono i passi di quello strano individuo che si ferma davanti al mio banco.
Io tiro su gli occhi e lui mi parla.

-          E’ occupato da qualcuno questo posto?
 
Nella classe si sentono dei “oddio vorrei essere al suo posto” o dei “non è giusto!”.
 
-          No, sono sola.
 
Lui mi sorride e io ricambio ma sicuramente sembro più impacciata per via del mio enorme sforzo.
 
-          Come ti chiami?
-          Amy.
-          Bel nome. Piacere Joe.
-          Ciao.
 
Sono fredda, forse troppo ma non voglio far notare che se lo guardo muoio.

-          Ehi, non ti mangio mica eh!
 
‘Oddio’, penso, ‘che figura che ci sto facendo. Coraggio Amy, sforzati un po’ di più e guardalo’.
 
Lo guardo, lui mi fissa negli occhi e poi rispondo quasi sussurrando.

-          Perché ti sei seduto affianco a me?
 
‘ Ma perché ho la lingua tanto lunga? Non posso stare zitta per un momento senza causare danni?’
 
-          Non avevo cattive intenzioni, se ti do fastidio me ne vado, non volevo disturbarti.
-          NO!
 
Appena sento con quale volume ho pronunciato quel ‘no’ mi mordo le labbra, per farmi stare zitta.
 
-          Okay Amy, mi fa piacere.
 
Mi sorride e quegli occhi mi entrano nel profondo dell’anima. Era dannatamente bello, da star male. Voglio solo togliere il mio sguardo dai suoi occhi sennò muoio. Sembrano calamite, non riesco a staccarli. Lui fa lo stesso con me, ed io impazzisco.

-          Buongiorno ragazzi!
 
La prof. di Inglese entra in classe ed io, presa dal momento, faccio uno sbalzo sulla sedia, facendo una figuraccia davanti a Joe.
 
Nell’intervallo prendo Angie per la manica e la trascino in bagno.
 
-          Angie, quel ragazzo mi sta facendo morire.
-          E’ così antipatico? Sembra così dolce!
-          No, infatti. E’ fin troppo attraente. Mi ci perdo. Non voglio stare in banco con lui!
-          Ehi, Amy, è il primo giorno… aspetta almeno qualche settimana prima di innamorarti!
-          Non mi sto innamorando! Io? Ma va! E’ solo un demone che vuole far cadere le ragazze in trappola.
-          E tu ci stai cadendo.
-          Già, sono una stupida.
-          Amy, ne sei attratta. E lui lo sembra di te. Suvvia, non puoi non ammetterlo!
-          Io non voglio innamorarmi, almeno non di un demone.
 
Esco dal bagno e ritorno in classe. Egli è seduto e sta leggendo un libro.
Il nostro demone si sta rivelando anche intellettuale.
-          Amy, ciao!
 
Cavolo, mi ha vista.
-          Ciao Joe.
 
Sorride, e appaiono delle dolcissime fossette.
Quel ragazzo è perfetto, e io sono un disastro. Gli opposti si attraggono dicono, ma io non voglio che accada tutto ciò.
Angie ha ragione. Quel ragazzo mi sta sconvolgendo come nessuno aveva mai fatto prima. 

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Capitolo 7
*** Joe, il ragazzo conquistacuori. ***


Finita la ricreazione, mi siedo affianco a lui senza guardarlo e lui si accorge del mio comportamento ambiguo.

- Ehi, qualcosa non va?
- No, no... Sto bene, davvero.

Lui fa un cenno con la testa e continua a leggere.
'E io che pensavo che potesse essere interessato ad una stupida come me. Come sono sciocca!'
Fortunatamente l'ora finisce in fretta e corro fuori dalla classe.
Un foglio appeso al muro dell'entrata mi incuriosisce. Ci sono scritti gli orari di ricevimento con il prof di psicologia. 
Prendo nota sulla mia agenda, scrivendo sulla pagina di Venerdì 20 il mio impegno. 
Mi giro di scatto e senza volere vado addosso ad un ragazzo, il quale sobbalza dallo spavento.
Non è un ragazzo... è il professore di psicologia.

- Ehi scusa ti ho fatto male?
- Professore, scusi a me, mi dispiace. Comunque no, sto bene, grazie.

Egli mi guarda sorridendo da un lato della bocca, io mi tocco una guancia e scopro la spiacevole sorpresa di essere bollente e quindi anche rossa fuoco in volto.
'Fantastico, un'altra figuraccia in questa eterna mattinata'.

- Eri interessata agli orari di ricevimento?
- Ehm, si, a quello di Venerdì 20... Ho bisogno di parlare con qualcuno.
- Certo, vieni pure, sono qua per questo. Ci vediamo Venerdì allora!
- Si prof, arrivederci!

Sorrido e scendo velocemente le scale, quando fuori dalla scuola vedo Angie che mi fa cenno di seguirla.
Corro verso di lei e arriviamo in un vicolo stretto.

- Amy, mi sono cacciata in un grosso problema.

'Ecco', penso, 'un'altra volta dovrò fare io da psicologa a qualcuno'.

- Che è successo?
- Mi piace Joe. Ho parlato con lui fuori dalla scuola ed è stato meraviglioso. Mi sentivo le famose 'farfalle nello stomaco'. Che posso fare Amy, devi aiutarmi. Io sto con David!

L'imbarazzo di qualche minuto prima si trasforma in gelosia pura. Non mi piace Joe, cioè... insomma, odio solamente l'idea che lui ricambi il sentimento verso di lei. 

- Ah... 
- Non sei arrabbiata vero? So che è affascinante e che piace a tutte, ma è irresistibile e penso che tu sia d'accordo su questo, sbaglio?
- Angie, tu sei libera di fare quello che vuoi... Ma se sicura di mandare tutto all'aria tra te e David? Pensaci bene, prima.
- Ma certo che ci penserò! Poi non so nemmeno se Joe è interessato a me. Farà così con tutte. 

Joe, il ragazzo che in poche ore riesce a far cadere tutte le ragazze della scuola ai propri piedi. Potremmo dare un titolo a questo 'bravo ragazzo' : Joe, il ragazzo conquistacuori, tra cui il mio. 

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Capitolo 8
*** Un sorpresa piacevole. ***


Prendo la mia vecchia bici e attraverso la solita lunghissima strada finché non mi trovo davanti al cancelletto di casa mia.
Sulla soglia, intravedo mio fratello che gioca al nintendo ds, cosa non molto anomala.

- Ehi Fede!
- Ciao Ila!

 
Mi guarda e mi sorrise dolcemente, un sorriso che potrebbe riempire un vocabolario intero
Adoro mio fratello. E’ sempre stato preso in giro dai bulletti della scuola, ma è un ragazzo d’oro e molto intelligente.
Apro la porta di casa e saluto mia mamma, che probabilmente sta preparando il pranzo, dopodiché salgo le scale e arrivo in camera mia.
Mi cambio, pettino i miei lunghi capelli mossi, poso la cartella sul pavimento della mia stanza e riscendo le scale saltellando.
In cucina mia mamma sta mescolando il pomodoro nel pentolino e quando mi vede mi sorride curiosa.

- Allora Amy, come hai passato il tuo primo giorno di scuola?
- Beh, che dire, strano... La scuola è molto bella, ho conosciuto qualche mio compagno di classe, i professori...
- Sono felice per te. Ho saputo che ci sono dei colloqui con l’ insegnante di psicologia. Sarebbe interessante andarci, non pensi?
- Si, infatti ho già preso appuntamento venerdì... Il professore sembra simpatico.
- Perfetto. Cosa fai oggi pomeriggio?
- Esco con Angie, penso. Voglio approfittare di questi primi giorni senza compiti.

               
Guardo il cellulare e sobbalzo dalla sedia.
               
- Cavolo, sono già le 15.00! Devo scappare, ciao mamma!
               
Corro via dalla cucina, apro la porta di casa e mi fiondo nel mondo esterno.
Il cielo è sereno, e il calore del sole riscalda la mia pelle tralasciando una sensazione meravigliosa.
Mi incammino verso il luogo dove ci incontriamo sempre : Piazza Everdeen.
Seduta sugli scalini c’è Angie e sta parlando con una figura che non riconosco da lontano.
Ma avvicinandomi di più lo riconosco.
Riconosco i suoi occhi, i suoi grandi e profondi occhi, i suoi capelli da cattivo ragazzo.
Joe.

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