Come puoi sconfiggere gli orrori nel mondo se prima non sconfiggi gli orrori nella tua testa?

di Emera96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 Katniss - Una fiamma che distrugge. ***
Capitolo 2: *** #2 Peeta - Protagonista o comparsa? ***
Capitolo 3: *** #3 Johanna - L'ombra di me stessa. ***
Capitolo 4: *** #4 Mrs. Everdeen - Vorrei solo dimenticare. ***
Capitolo 5: *** #5 Annie - Troppe voci, poche realtà. ***
Capitolo 6: *** #6 Effie - Invisibile. ***
Capitolo 7: *** #7 Gale - Nato per perdere. ***
Capitolo 8: *** #8 Haymitch - Quel 'no' di troppo. ***



Capitolo 1
*** #1 Katniss - Una fiamma che distrugge. ***


 #1 Katniss - una fiamma che distrugge.



Non è facile amare qualcuno.
Dimostrargli ogni giorno quanto sia importante per te, e che se il mondo finisse, a te basterebbe passare i tuoi ultimi secondi con quel 'qualcuno'.
Fidarsi di una parola nuova, di un 'noi', di una squadra e non solo di una sola persona. Lasciarsi cadere tra le sue braccia, senza la minima esitazione.
Sacrificarti per quel qualcuno, fino ad annientare ogni pensiero negativo, pur di vederlo sorridere come faceva prima.
Perdersi con la paura che sia per sempre, per poi ritrovarsi un attimo dopo, con quella sensazione di sollievo in bocca.

Amare, dimostrare, fidarsi, sacrificarsi, perdersi e ritrovarsi.

Un ciclo di infinti, di ordini e regole non scritte , un cane che si morde la coda e nonostante senta male, continua a sbagliare.
E per alcune persone, amare è l'unico modo per sopravvivere, per riuscire a non sprofondare nel baratro. Per vedere una luce.
Per me, Katniss Everdeen, l'amore per alcune persone è stato un motivo per combattere, per rischiare la vita e per salvarmi.
Ma quando tutti ti conoscono come 'La ragazza in fiamme' , è naturale scottare qualcuno, o persino vederlo bruciare.

Io non mi sono limitata a scottare.
La mia fiamma, il mio troppo amore, è stato la causa dei miei incubi.
Tutti quei volti, quegli occhi dapprima vivissimi e poi improvvisamente opachi.. La mia fiamma ha distrutto.
Ha cancellato il segno di intere vite, con il suo enorme calore. E quei volti spenti, non mi permettono di dimenticare.

Rapidamente, sciolgo la mia treccia, mi passo una mano tra i capelli, e mi avvicino alla mia camera.
Peeta sta già dormendo, e immeditamente riconosco quell'espressione corrucciata: sta sognando.
Scosto la sottilissima coperta bianca e mi distendo sul letto, una mano in quella di Peeta, come se aggrappandomi a lui, tutto si azzerasse.
Mi accorgo subito di esseremi sbagliata nel momento esatto in cui chiudo gli occhi, e mi addormento.

' Primrose Everdeen. '
Prim con lo sguardo spaventato si avvicina ad Effie, cercando il mio sguardo.
Cammina lentamente, sistemandosi la camicetta troppo lunga dentro la gonna.
Nessuna la ferma, nessuno cerca di prendere il suo posto.. nemmeno io.
E io provo a urlare con tutto il fato che ho in gola, ma non emetto nessun suono. E allora capisco.
Sono una senza voce, una traditrice, una persona talmente indegna da non poter nemmeno parlare.

Prim, Prim, Prim! 
Vorrei urlare ma non ci riesco.
Vorrei proteggerla, ma non posso.

La vedo, davanti a tutti, gli occhi nocciola che trattengono a stento le lacrime.
Non appena un'unica lacrima scende a terra, una pioggia di bombe le crollano addosso, annientandola.
E io, come rinchiusa una scatola invisibile, mi sforzo di urlare, di dirle di andare via, di salvarsi.
Ma nessuno può sentirmi.

Nemmeno Prim.
Che, prima di morire, mi sussurra una breve frase.
'Scusa, Katniss.'










Spazio autrice:

Eccomi qua!
Era da almeno due anni che non scrivevo qualcosa, e ieri notte alle due mi sono ritrovata a scrivere questo.
Spero che sia riuscita a far capire la disperazione di Katniss attraverso queste poche righe. 




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Capitolo 2
*** #2 Peeta - Protagonista o comparsa? ***


#2 Peeta - Protagonista o comparsa? 


Non so se sia la vita, il destino, o se sia solo questione di fortuna.
Sta di fatto che le persone si dividono in due categorie distinte: protagonisti e comparse.
La vita è una continua lotta, un infinito 'Hunger Games'. E si sa, c'è solo un vincitore.. Solo un protagonista.

Ma a volte, la vita, o chi per lei, decide di prendere una svolta inaspettata, un vicolo cieco.
Di concedere quel ruolo così importante a due persone, due persone che condividono un solo cuore.
Non mi sono mai lamentato di niente, anche quando avrei dovuto (o potuto?) farlo.
Ho deciso di mettermi da parte, di sorridere, di mostrare a tutti il mio lato migliore, facendo quello che so fare meglio: confondermi.

Quando cresci in una famiglia dove tu sei sempre il più piccolo, il meno forte, o semplicemente il figlio meno considerato, sparire viene naturale.
E fa male sapere che per quanto tu possa sforzarti, rimarrai sempre 'il fratello di..' o solo 'il ragazzo del pane.' Fa male, ma ci fai l'abitudine.
Ma ricordate la svolta di cui ho parlato prima? A volte, quella svolta non si chiama 'vittoria' o 'sconfitta'. Nè vita o morte. Si chiama amore.

Non puoi spiegare l'amore: l'amore è vita. 
L'amore è svegliarsi la mattina, e sorridere al suono della sua voce.
L'amore è essere pronti a perdere tutto, per non perdere lei.
L'amore è .. come una torta. Da decorare insieme, a quattro mani.
Una pasta ancora da modellare 
che col tempo riusciremo a far diventare dolce insieme.

L' amore è la miglior vittoria.
Ma è un arma a doppio taglio, una condanna così sottile e potente, che può portarti alla pazzia.
A me è successo. E succede sempre, ogni singola notte, da quando ho conosciuto Katniss.

- Peeta, vieni a dormire, è tardi. -
Non puoi evitare qualcosa che avverrà sicuramente.
E dopo aver baciato Katniss ancora una volta, sento ancora la sensazione di vuoto che precede i miei incubi.

Sono in una stanza che riconosco fin troppo bene.
La cella dove Capitol City mi ha depistato, torturato. Annientato.
Mi accorgo che Katniss è lì con me appena la vedo, un bagliore spaventato negli occhi.
Gli stessi occhi che si spostano freneticamente da me ad un uomo che solo adesso emerge dall'ombra.
L'odore di rose e sangue che improvvisamente impregna l'aria mi fa intuire subito di chi si tratta.

- Cosa ci fa lei qui? - chiedo a Snow senza preoccuparmi del tono sfrontato di voce.
- Signor Mellark. Se la cosidetta Ghiandaia Imitatrice è qui, è solo a causa sua. -
- Peeta, non lo ascoltare! - mi avvisa Katniss, tremante.
- Sa, lei doveva convincermi del suo amore. Ma purtroppo, la vostra recita è stata.. scadente, oserei dire. Non sufficiente. -

Non sufficiente. A cosa?
La risposta immediata mi fa venire la pelle d'oca.
- Non sufficiente a tenere voi due in vita. Ma uccidervi sarebbe troppo facile, sa? E niente affatto divertente. -
- Cosa vuole? Katniss è sempre stata d'accordo, è tutta colpa mia, lei..-
Uno sparo interrompe la mia frase.

Uno sparo, dritto al cuore di Katniss.
Uno sparo, che spazza via l'unico motivo valido che avevo per rimanere in vita.




- Non è necessario. Nei miei incubi di solito ho paura di perdere te. - confessa. - E sto bene quando mi accorgo che ci sei. -
















Spazio autrice:

Lo so, lo so, lo so.
Questo capitolo su Peeta fa cagare.
Lui è il mio personaggio preferito, e se il capitolo non piace mi sentirò uno schifo c.c
comunque, vorrei ringraziare un po' di persone u.u

Fa molto discorso per l'Oscar vero? *si schiarisce la voce rumorosamente*
Grazie a Juliet Cullen che mi ha spinto a scrivere questa fic.
Grazie a chi l'ha letta e messa nelle seguite/preferite/ricordate.
E grazie a Giuli, per avermi dato il titolo per la fic. YOLO. 






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Capitolo 3
*** #3 Johanna - L'ombra di me stessa. ***



#3 Johanna - L'ombra di me stessa. 


- Come stai? -
- Bene. -

Ecco, tutto è iniziato da qui.
Da una domanda a cui ho risposto mentendo spudoratamente, ingoiando una verità troppo amare da condividere con gli altri.
Tutta la mia vita, o comunque la maggior parte, potrebbe essere descritta con una sola, viscida, parola: menzogna. 
Mentire davanti a mia sorella, fingendo che mia madre stesse bene, dicendo che Capitol City l'aveva solo allontanata per un po'.
Mentire a l'intera Panem, fingendomi una smidollata, un insetto fastidioso facile da eliminare. Superfluo.
Mentire a quelli che mi chiedono se sto bene, nascondendomi a malapena dietro il mio sorriso tirato.

Ho sempre sentito che ero diversa, che quella corazza che mi ero costruita mi stesse impedendo di vivere.
Ma quando quella corazza si è frantumata in mille, in milioni di pezzi, ho capito che niente sarebbe più stato lo stesso.

Ma io in fondo chi sono?

Sono una donna consumata dai volti esangui, dagli occhi vuoti, dalla morte.
Morte morte morte.
No, non morte: assassinio. Lama, lancia che squarcia gole, cuori che smettono di battere. 
Sono un rivolo rosso di sangue sulla bianchissima neve pura.
Sono nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Sono una pedina che perde sempre beh giochi del mondo.
Sono una donna che è riuscita a ingannare tutti tranne me stessa.
Ma forse non sono tutto questo. Sono un ricordo sbiadito.
Sono l'ombra di me stessa.

La donna forte, coraggiosa, spavalda che era entrata nell'arena la prima volta?
Di lei non rimane niente. E' come un fantasma che mi guarda da lontano, e deride le mie nuove paure.
So chi sono. Sono una donna che ha paura dell'acqua. Sono quello che fingevo di essere.
Una smidollata.

E quando sono sul punto di dimenticare, quando quasi mi sembra di poter andare avanti, arrivano loro.
Quelle persone, quei volti, quelle parole. Quegli incubi che mi fanno solo desiderare di non svegliarmi più. Di farla finita.
La luce si spegne e con lei la consapevolezza che questa notte non sarà di certo tranquilla.

Blu.
Blu che si muove, blu che si increspa, blu che spaventa.
Sono in mare aperto, ma mi accorgo di non essere sola con un secondo di ritardo.
- Jo! -
La voce di mia madre, a pochi metri di distanza, mi fa sobbalzare.
- Mamma! -
Non mi importa se riesco a malapena a nuotare. Mi tuffo in mare senza esitazione, per raggiungere la barca che ospita mia madre e mia sorella.
Una bracciata, due, tre, dieci. Ma più nuoto, più loro si allontanano. Le mie lacrime si confondono con l'acqua salata del mare. 
- Vieni Jo, vieni qua! - mi urla mia sorella Violet, ormai un puntino poco distringuibile in mare aperto.

Ma poi la vedo.
Vedo il sigillo di Capitol City.
Vedo quel maledetto sigillo impresso nell'ancora che scopro di avere intorno alla caviglia.
Ed è troppo tardi per pensare. L'acqua inonda le mie narici, il peso dell'ancora mi trascino a fondo, fino a che di me rimangono solo poche bollicine in superficie. 
- E' inutile opporre resistenza. Capitol City vincerà. Sempre. -

 


- Non possono farmi niente. Non sono come voi. Non mi è rimasto nessuno a cui voler bene. - 

 





Spazio autrice:

* si ripara con un ombrello dal lancio di pomodori da parte dei lettori *
Io ancora mi chiedo perchè continuo a scrivere.. Lo so, ho rovinato Johanna in tutto e per tutto.
Non mi sorprenderò se non riceverò recensioni, me lo merito. 
Avevo promesso che aggiornavo, ed ecco il mostruoso risultato. Beh, spero che vi piaccia. 
Adios!

ps. Grazie comunque a tutti quelli che hanno recensito. Siete speciali :')

 

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Capitolo 4
*** #4 Mrs. Everdeen - Vorrei solo dimenticare. ***


#4 Mrs. Everdeen - Vorrei solo dimenticare. 


Non chiedo molto.
Non voglio una vita sfavillante, sommersa da ozio e lusso.
Non voglio mille persone che non fanno che complimentarsi con me.
Non voglio neanche il calore di una famiglia, l'abbraccio di una figlia.

Perchè ho capito.
Nessuno può farmi male adesso. Sono sola. 
Un puntino nero, quasi invisibile, in un foglio bianco che non finisce mai.
Ho perso tutto quello che mi impediva di sprofondare nel baratro.

Prima mio marito.
Al pensiero che è stato un incidente a cancellare quel sorriso, la rabbia monta dentro di me.
Come può una persona tanto buona e onesta perdere la vita, solo per uno stupido errore?
Poi Prim.
La mia piccola, dolce Prim. La Prim innocente, la Prim con gli occhi che riflettevano la purezza.
La mia Primrose, spazzata via, annientata da una bomba. Annientata da Gale. 
No, no. Non è stato Gale. E' stata solo colpa mia. Io dovevo proteggerla, io dovevo farla vivere.
E adesso? Adesso nemmeno Katniss vuole più vedermi. E come biasimarla?
Mi sono arresa, ho lasciato che il tempo mi cambiasse, fino ad annullare anche l'ultimo briciolo di positività.
L'ho abbandonata quando aveva bisogno di me. Ed è per questo che non ci riesco.

Non posso dimenticare.
Per quanto io ci provi, la notte sembra voler sempre ostacolarmi.
Perchè al buio non puoi vedere. Perchè il buio rispecchierà la realtà, anche quando non lo vorrei.
Anche se vorrei solo dimenticare.

L'incubo arriva in concomitanza con il sonno in cui sprofondo.
Sono in una strada, e il silenzio è così irreale che potresti toccarlo con un dito.
Ma la solitudine dura poco, troppo poco.

- Mamma! -
- Tesoro! -

due parole, tre voci distinte che mi inondano gli occhi di lacrime.
E li vedo, pallidi e opachi. Katniss, Prim e mio marito. 
Ma solo quando provo ad abbracciarli, capisco e inorridisco. Sono fantasmi.
Provo e riprovo ad abbracciare Katniss, a baciare mio marito, a spettinare le due trecce di Prim.
Ma le mie mani, le mie dita e le mie labbra toccano il vuoto, che si dissolve e si ricompone.

E quei visi dapprima così felici di vedermi, diventano rabbiosi.
Un milione di voci e di frasi sconnesse mi annebbiano la mente.
E una su tutte prevale, poco prima che riesca a svegliarmi.

- Ci hai abbandonato. E' tutta colpa tua. - 





Spazio autrice:

Buonsalve meraviglie!
Allora, devo fare un discorso dolcioso u.u

Innanzitutto, volevo ringraziare TUTTE le persone che hanno letto questa storia.
Non mi riferisco solo a quelli che recensiscono, o l'hanno messa nelle seguite.
Intendo tutti quelli che hanno perso cinque minuti per leggermi. Per me significa molto.
Poi, ringrazio ancora Juliet Cullen, perchè senza lei non avrei mai scritto di nuovo su EFP.
E un ringraziamento speciale va a Giu1996, che sopporta i miei scleri su Josh e che mi vuole bene e mi accetta come sono.
E grazie alle 7 persone che hanno messo questa storia nelle seguite. A modo mio, vi amo. 



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Capitolo 5
*** #5 Annie - Troppe voci, poche realtà. ***


#5 Annie - Troppe voci, poche realtà.


piccolo spazio autrice:

Prima di iniziare il capitolo, volevo puntualizzare una cosa.
O due magari.
La prima è che anche io non apprezzo la madre di Katniss, ma nei capitoli devo essere imparziale.
La seconda è che la fic sta per finire. Mancano solo i capitoli di Gale, Effie e Haymitch. 
Come farò senza di voi? Vabè, buona lettura. 






Sussurri, brusii, parole di cui non capisco il significato, urla agghiancianti.
La mia testa non può mai godere di qualche minuto di silenzio, è un continuo viavai di suoni indistinti,
e la maggior parte di essi sono solo l'ennesima prova che sono cambiata.. che sono pazza.

Pazza. Svitata. Squilibrata. Anche malata.
Gli aggettivi e i nomignoli che in questi anni mi hanno descritto continuano ancora a farmi male.
E' come se tutto a un tratto, io non fossi più niente di speciale. Come se non avessi mai vinto gli Hunger Games.
Come se fossi solo un parassita, per cui puoi solo provare pietà, perchè ha sempre bigono di essere aiutato.
Come se l'umiliazione, il dolore, le perdite che ho subito, siano una cosa normalissima da affrontare.

Voci, ancora e ancora.
A volte passano intere ore, prima che, in un gesto ormai automatico, mi rannicchi su me stessa e mi tappi le orecchie.
Ma per quanto possa sperare, in quel turbinio di voci, non sento mai quella rassicurante voce che riusciva a placare tutte le altre.
E spesso mi sorprendo a piangere, mentre tocco i soffici capelli rossicci di Junior. - Sei tutto tuo padre. - penso, ogni volta.
E ogni volta suona come una condanna.

Ormai ho smesso di guardarmi allo specchio.
Perchè tutte le volte, sentivo che mancava il suo braccio a cingermi la vita, le sue labbra piegarsi in un sorriso.
Ma ho imparato a non arrendermi. Ad aggrapparmi a quella che dicono sia la realtà. Per me, per Finnick. Per Junior.
Purtroppo, per quanto possa impegnarmi, quelle voci la notte diventano reali. E popolano il mio sonno puntualmente.

Riconosco subito il Distretto 13 e noto che non indosso i soliti vestiti grigi, bensì un vestito da sera, che sento non essere mio.
Il tessuto leggero mi avvolge come un bozzolo avvolge una farfalla che sta per uscire fuori. E' il giorno del mio matrimonio.
Ma al posto dei trecento invitati che riempivano la sala buia, una sola sedia è occupata. 
- Ciao Annie. -

La voce che ho aspettato di sentire per mesi riempe la mia mente in un attimo.
Finnick si alza con una lentezza snervante, e si avvicina a me con un espressione triste.
- Ciao Finnick. - rispondo, sorprendomi della mia freddezza. 

- Come sta Junior? -
La domanda, così semplice e innocua, sembra svegliare le voci, che iniziano a tormentare la mia testa.
E mentre aspetto che Finnick si avvicini e mi dica che non è reale, le voci crescono, si moltiplicano, quasi mi assordano.
Solo adesso mi accorgo che Finnick è scomparso. Che il suo corpo longilineo è nelle grinfie di un branco di ibridi.
Che i suoi occhi verdemare piangono un ultima, enorme lacrima, prima di chiudersi per sempre.

La sua bocca, colma di sangue, pronuncia una frase prima di esalare l'ultimo respiro.
- Davvero hai creduto che potessi amare una pazza come te? - 




Spazio autrice:

E... ho rovinato pure Annie! 
Sto riuscendo a far diventare osceno ogni personaggio di cui scrivo.
Non avevo idea di cosa scrivere, ma Annie era il personaggio più facile, tra quelli rimasti.
Mi chiedo come farò a scivere di Gale (che non sopporto) o di Effie, o Haymitch. Pooovera me. 
E poveri voi che dovete leggermi!
Come sempre, ringrazio Juliet Cullen e Giu1196.
e vi consiglio di passare da Always Sil, ne vale la pena.
ciàcià! 

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Capitolo 6
*** #6 Effie - Invisibile. ***


#6 Effie - Invisibile.


Piccolo spazio autrice:

Eccomi quaaaaaa.
Sono rimasta un po' male per le recensioni.. solo sei.
Ma voglio scrivere, e non saranno le recensioni a fermarmi.
Terzultimo capitolo, e vi avverto che non so cosa ne verrà fuori.
Effie.. boh, la conosco talmente fuori. Speriamo bene!






Colori.
Tatuaggi.
Trucco, tonnellate di trucco.
Parrucche.
E sorrisi, sorrisi, sorrisi. In ogni occasione.

Perchè a loro non importa se dentro di te stai urlando.
A loro non interessa se per te leggere quei nomi equivale a vedere altri due ragazzi morirti davanti.
A loro basta divertirsi. Applaudire, quando serve. Ma il problema vero è che.. che tra loro c'ero pure io.
Seppure una minuscola mosca colorata in un mosaico di colori, io ero d'accordo. Anzi, io avevo pretese.

Io pretendevo in grande, troppo in grande.
Parrucche più costose, colori più sgargianti, nuovi preparatori che potessero curare e trasformare il mio viso in un capolavoro.
E poi, l'aspirazione massima, quella che (purtroppo per fortuna) non sono mai riuscita a raggiungere. Un Distretto diverso.
Perchè quei cerchi violacei intorno agli occhi dei miei tributi, quei visi scavati.. stonavano. 
Perchè non ho mai capito che ero io a stonare.

Invisibile.
Ecco cosa sono adesso.
Buffo vero? Prima apparire era la cosa che sapevo fare meglio.
Adesso nemmeno la parrucca più bella riuscirebbe a farmi notare da qualcuno.
Perchè di me non è rimasto niente. 
Solo qualche cipria molto vecchia e qualche tatutaggio ormai sbiadito. Ma niente di più.

Questa guerra è riuscita a cambiare anche me, fino al particolare più insignificante.
Tanto che adesso, nemmeno la notte riesce a scorrere tranquilla come un tempo.

I tacchi a spillo rosa che porto ticchettano sul palco ormai familiare del Distretto 12.
Ma nel pubblico non vedo i soliti volti spaventati, non vedo i familiari di questi ragazzi farsi forza tra loro.
Ma vedo loro. I tributi, i miei tributi. Guardarmi uno a uno, senza emettere un suono. Gli occhi fissi su di me.
Vedo gli occhi verdi di Rose, vedo i capelli rossicci di Nathan, vedo le gemelle Picky piangere abbracciate.
Tutti quei ragazzi che anno dopo anno ho visto morire, sono qui, davanti a me.

E poi arrivano loro.
Peeta e Katniss, mano nella mano, un sorriso di sfida.
E mentre i loro occhi si aggiungono ai migliaia che mi stanno guardando in silenzio, qualcosa accade.
Uno, due, cento, mille. Come in un terrificante domino, loro muoiono. Uno dopo altro, come se colpiti da un pugnale invisibile.
I brividi che percorrono la mia pelle bianchissima sembrano farmi notare che nessuno è rimasto in piedi.
Nemmeno loro. Nemmeno Peeta e Katniss. Che giacciono a terra, i volti troppo pallidi, i sorrisi spenti per sempre.

E una minuscola voce dentro di me mi scuote.
- Dovevi proteggerli, ma eri troppo impegnata a pensare di abbandonarli. - 





Spazio autrice:

Ta ta ta taaaaaaaaaaaaaaan.
Ta ta ta taaaaaaaaaaaaan.
Ed ecco il mio omaggio a Effie, personaggio strano (?) ma bello.
Non so voi, ma non riesco a odiarla. Okay, è frivola e tutto quello che volete.
Ma anche lei ne ha passate tante, e mi sembrava giusto darle il suo spazio.
Ormai mancano solo due capitoli alla fine della fic ç_ç come farò?

ps. Nel prossimo capitolo vi svelerò una sorpresa.. Diciamo che non vi lascerò soli u.u
a presto! 





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Capitolo 7
*** #7 Gale - Nato per perdere. ***


#7 Gale - Nato per perdere. 

piccolo spazio autrice:
 
Lo so, doveva essere su Haymitch.
Ma secondo voi io che odio Gale gli do l'onore di essere l'ultimo?
No no no. E quindi, ecco Gale.





Arrendersi.
C’è un momento esatto nella vita in cui l’unica cosa che può salvarti dal peggio, è proprio non fare più niente.
Non tentare più di cambiare il destino, ma lasciarsi andare a cosa lui ha riservato a noi. Anche se non ci piace affatto.
 
Perché a volte devi solo metterti di parte.
Guardare quella che doveva essere la tua vita scorrere lontano, con invidia.
Accontentarti di altri sorrisi, fingendone uno, sperando prima o poi di dimenticare.
Ma i ricordi non si fanno ingannare. I ricordi, a differenza delle persone, sono per sempre.
 
Niente è per sempre.
Io l’ho imparato a mie spese, cercando di mostrarmi forte per gli altri.
Non è per sempre un’amicizia che si basa solo sulla sopravvivenza.
Non è per sempre un padre che la rischia la vita per salvare la tua.
Non è per sempre l’amore che ti fa battere il cuore, e che finisce per spezzarlo.
 
Ho capito che nella vita puoi solo perdere.
Che ci sarà sempre qualcuno che ti porterà via ciò a cui tieni.
Che troverai sempre qualcuno migliore di te.
 
E tutti sembrano saperlo..
Anche i miei incubi.
 
Il profumo di pino mi inebria la mente, facendomi sorridere come una volta.
Il sole batte pallido sulla mia pelle, e un rumore di passi mi fa notare che non sono solo.
Mi volto, cercando due occhi girigi come i miei, da Giacimento. E sobbalzo quando li trovo.
 
- Ehi Catnip. –
- Ehi Gale. –
 
E’ tutto così normale che quasi non ci credo. E infatti..
E infatti spunta un altro paio di occhi , azzurri come il cielo sopra di me.
Non parlo. Mi limito a guardare Peeta e Katniss baciarsi senza dire una parola.
Perché sarebbe di troppo… come me.
 
- Gale? –
- Sì, Katniss? –
- Come hai potuto uccidere Prim? - 








Spazio autrice:

Vi sembrerà strano ma.. mi piace.
Questa volta non mi lamento di cosa ho scritto. Strano vero?
Strano che il personaggio che più detesto sia uscito così bene. Mah.
Comunque sia la sorpresa è che quando avrò finito questi capitoli.. SCRIVERO' UNA NUOVA FIC!
Una Peeta/Katniss che parlerà del loro matrimonio. Chi mi ama mi segua (?) *e rimase sola.*
Cià cià, al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** #8 Haymitch - Quel 'no' di troppo. ***


#8 Haymitch - Quel 'no' di troppo.



piccolo spazio autrice:

Ultimo capitolo. Dio mio, che tristezza ç___ç
Vi mancherò almeno un pochino? Voi sì, anche se spero mi seguirete nella mia prossima fic.
Comunque sia.. ecco Haymitch e il suo incubo.





Ragazzo.
Tributo.
Non favorito.
Vincitore.
Mentore.

La mia vita è stata suddivisa così, da semplici parole.
Parole che volano, che si perdono, parole che mi hanno fatto diventare quello che sono oggi.
Cosa sono oggi? Sono uno spettro. Sono l'ultima goccia di quello che Katniss chiama 'liquore bianco.'
Sono a volte un amico, a volte qualcuno che non vorresti nemmeno aver conosciuto. Sono questo. Una fase.

A volte, anzi, le poche volte in cui la realtà e l'incubo sono due cose distinte, penso, E mi incazzo.
Perchè da una mia risposta sbagliata, è dipesa la vita di tre persone. Non una, non due. Tre!
Indirettamente, ho ucciso tre persone innocenti solo perchè a una domanda ho risposto con un 'no' secco.

'Gli Hunger Games non finiranno mai.'
Più che un pensiero questa è una realtà fin troppo solida, almeno per me.
E' per questo bevo, che sto giorno interi senza mangiare, che aspetto.
Perchè ora come ora l'unica via di scampo è la morte, ma sono troppo codardo per andarle vicino.
E bevo per dimenticare. 

Ma a volte l'alcool non basta.
A volte nemmeno la sbronza più tosta è in grado di mettere a tacere la paura.

Gli occhi glaciali del presidente Snow mi fissano, in attesa di una risposta.
Le labbra gonfie sorridono, vittoriose, consapevoli che la mia risposta potrebbe uccidermi.
- Non capisco quando parla, forse per quelle enormi labbra rifatte. Cosa vuole da me? - chiedo con strafottenza.
- Qui si sbaglia, signor Abernathy. Non cosa voglio da lei. Cosa lei deve fare per me. 
E' semplice. Nonostante il suo atteggiamento discutibile, lei a capitol City piace. Soprattutto alle signore.. -

Non c'è bisogno che continui la frase, perchè interrompo subito quella proposta indecente.
- No. -
- Ne è sicuro? -
- Ho detto no. -

Nella stanza lussuosa cala il silenzio.
Quando mi volto, sentendo dei gemiti, capisco il mio errore.
Gli occhi spaventati di Jeremy, la bocca contorta in una smorfia di mia madre, il cadavere esanime di Gwen, la mia ragazza.
Uno.. due spari. Poi, il niente.





Spazio autrice:

Ed eccoci qua, siamo arrivate alla fine della fic.
Qui ci vuole un discorso ispirato, quindi ..
Ringrazio tutte le persone che mi hanno letto, anche quelle che non hanno mai recensito. Perchè avete speso due minuti per me.
Ringrazio Juliet Cullen perchè senza di lei la fic non sarebbe mai iniziata. Grazie a Giu1996 perchè senza di lei non sarebbe stata così bella. 
Grazie a tutte le persone che hanno sempre recensito e grazie a chi ha smesso di farlo. Grazie a voi che adesso state leggendo queste parole.
Vi aspetto nella mia prossima fic, che si chiamerà 'Vuoi sposarmi. Vero o falso?'

Grazie per avermi sostenuto,
Elisita.

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