Tramonto e alba d'un amore

di Ariel_ioscriviana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3° Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1° Capitolo ***


Il sole sorgeva su Heatherfield, spazzando via la notte, insieme al vento, e spegnendo ad una ad una le stelle. Cornelia si svegliava insieme al sole, e dal suo balcone assisteva alla nascita di quel giorno tanto agognato, tanto desiderato e sperato. Il cuore in tumulto e impaziente le aveva impedito di prendere sonno, se non per un attimo, ma solo per sognare lui, Caleb. Sfiorò dolcemente i suoi fiori che con la loro corolla sembravano sorriderle, lasciando che il vento le accarezzasse il volto e facesse fluttuare nella brezza i suoi capelli d'oro, e che il sole illuminasse con i suoi raggi fiochi il suo volto sereno e felice, mentre quell'alba troppo sospirata finalmente l'avvolgeva. Ed il sole, guardandola con i suoi raggi, avrà certamente scorto nei suoi occhi azzurri un'aria di lieto turbamento, di attesa e contentezza. Era un giorno speciale, il giorno appena nato. Finalmente Caleb sarebbe tornato da lei, e stavolta sarebbero stati insieme per sempre. Ad Heatherfield. Lui aveva rinunciato a Meridian, a Kandrakar, aveva quasi rinnegato la sua natura di ribelle, solo per lei. Non gli sarebbe stato facile abituarsi alla sua nuova vita, tuttavia era disposto a qualsiasi sacrificio pur di vivere accanto a colei che gli faceva sussultare il cuore. Il litigio che tempo prima aveva avuto con Cornelia a proposito del futuro della loro storia e che sembrava aver minato il loro rapporto, era una ferita ancora aperta per lui, che ancora gli bruciava. Per questo non vedeva l'ora di incontrarla, di rinnovarle il suo affetto, di vivere una nuova vita con lei, nel segno dell'amore. L'appuntamento era fissato per le otto in un boschetto cui si arriva passando per il parco di Heatherfield. Caleb sarebbe arrivato mediante il teletrasporto, per questo aveva optato per un posto così isolato. Ma il vero motivo di questa scelta, per quanto potesse sembrare strano, era un altro: desiderava stare solo con Cornelia, senza nessun altro a far loro compagnia, nessun altro che non fosse il cielo, il canto dei grilli e la grande quercia che dominava quel bosco. Dopo aver assolto al suo compito di araldo di Kandrakar e prima di trasferirsi ad Heatherfield, Caleb era ritornato a Meridian a porgere i suoi omaggi ad Elyon e a salutare i suoi compagni ribelli. Si era concedato da Vathek e dagli altri ribelli quando Meriet, una giovane ribelle che l'aveva sempre seguito nelle sue imprese, senza però esporsi sempre in prima persona, lo trattenne e lo chiamò, isolandolo dal resto dei compagni. "Caleb...allora...te ne vai davvero?" gli chiese con gli occhi velati dalle lacrime e dalla delusione, spingendosi verso di lui quasi a fargli capire che desiderava ardentemente abbracciarlo. "Sì, vado davvero. Ho assolto alla mia missione, finalmente Meridian è tornata a essere una città splendente e ideale. E con lei tutto il Metamondo. Elyon è un'ottima regina, non ci saranno altri problemi. Ma se mai dovessero sorgere, allora io tornerò a combattere per la giustizia." le rispose risoluto. "Caleb, ma...non ti mancheremo...noi? Noi compagni?" "O Meriet, con voi compagni ho combattuto tante battaglie e vissuto tante avventure. E' grazie a voi, che avete dato la forza di reagire a questo popolo, che Meridian è tornata quella di un tempo. A voi e alle guardiane della Muraglia." "Le guardiane della Muraglia...Dimmi, vai in quella città per stare accanto a...a una di loro? Se non ricordo male è dalla città in cui ti trasferirai che provengono...". Caleb la guardava un pò sorpreso, non sapendo cosa dire, mentre gli occhi castani di Meriet gli accarezzavano il volto e si tuffavano nei suoi. "Bè, sì, è così" mormorò. "Ah, ho capito...tornerai da Cornelia...la terrestre amica della regina. Vai allora, e sappi che non ti dimenticherò." . "Noi compagni non ci dimenticheremo mai...nessuno di noi può dimenticare un altro." Così dicendo, accarezzando Meriet ad una spalla, se ne andò, verso il luogo in cui doveva avvenire la dislocazione. Lasciata in preda allo sconforto, Meriet guardava Caleb allontanarsi sempre di più da lei e dal quel mondo che aveva salvato, seguiva i suoi passi con lo sguardo, lasciando che a poco a poco i colori, le forme, tutto ciò che vedeva si confondesse, sfumando i suoi contorni nelle lacrime che ormai non riusciva più a trattenere e copiose le rigavano il volto. "Caleb... no, non può essere...il nostro amore non può finire senza essere mai nato...io...io ti seguirò ad Heatherfield!" E mentre pronunciava queste parole, nei suoi occhi si fece strada come un lampo splendente d'una strana e sinistra luce, quella luce che illumina lo sguardo di coloro che combattono per amore.

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Capitolo 2
*** 2° Capitolo ***


"Finalmente le sette e mezza! Sarà meglio partire un pò prima se non voglio arrivare in ritardo!" pensò raggiante fra sè e sè Cornelia alzandosi dal letto. All'incontro con Caleb ormai mancava solo mezz'ora. "Buongiorno, Napoleone! Hai dormito bene,eh? Tu dormi più del ghiro di Will, ci scommetto! Io stanotte non ho chiuso occhio per la troppa emozione, ma tra poco sarò ripagata della mia notte insonne!" sussurrò con dolcezza e allegria al suo gatto ancora accoccolato ai piedi del letto, allungandogli una carezza.
Dopo essersi vestita, uscì dalla sua camera diretta verso la cucina, dove l' aspettava, come sempre, una buona colazione. "Lilian non si è ancora svegliata! Meglio così!" pensò passando accanto alla porta ancora chiusa della camera della sorella. "Buongiorno mamma!" esclamò entrando in cucina. "Oh, buongiorno Cornelia! Ehi, hai detto buongiorno?! Di solito, dopo esserti svegliata, riesci a proferir parola dopo almeno quindici minuti!" le rispose le mamma, e Cornelia la fissò di sfuggita con una dolce aria di disappunto, intenta a gustare la colazione. "Papà è già andato a lavorare. Ma...Cornelia, oggi non c'è scuola, come mai ti sei alzata così presto?" le chiese sorpresa. "Oh, bè...devo incontrarmi con Will e le altre...è... per una cosa importante, che riguarda la scuola" le spiegò la figlia, mentendo, non poteva dirle che stava per incontrare Caleb. Almeno non ora. "Ah, ho capito! Io sono fuori!" si concedò la donna, prendendo i suoi guanti da giardinaggio e dirigendosi in balcone ad occuparsi dei fiori.
Cornelia finì in fretta la colazione, troppo emozionata persino per mangiare, corse fuori salutando la mamma e salì sulla sua bicicletta. "Al parco!" esclamò dentro di sè montando la bici.
Aveva attraversato tante volte quel percorso, da sola o con le amiche, ma quella volta lo fece con un'emozione nuova nel cuore e le parve di scoprirlo per la prima volta. "Ho il potere della terra, ma non avevo mai notato come lo sto facendo ora la bellezza di questi alberi e di questi fiori. Posso sentire i loro sussurri... E'... è incredibile come l'amore riesca a cambiare il tuo modo di vedere le cose" riflettè mentre percorreva il lungo viale alberato che l'avrebbe condotta al parco, e da lì al boschetto. Amore. Come questa parola si fece strada nella sua mente, i suoi pensieri la portarono nuovamente a Caleb.
"Caleb... non mi sembra vero ch'io, in questo momento, sto correndo per raggiungere te. E'... è ancora un sogno, anche questo?" pensò, accellerando la velocità della bici. "Ora è inverno... e anche quando ti incontrai per la prima volta era inverno. Strana coincidenza. E' come...come se l'inverno volesse essere scaldato dal nostro amore. Non basta, infatti, questo cielo senza nuvole ma con un sole così pallido, a farlo" si disse distogliendo per un attimo gli occhi dalla strada e alzandoli ad ammirare un cielo invernale stranamente azzurro, quasi terso. "Ti ho incontrato per la prima volta nei sogni, ed è da quel momento che ti ho amato. Quando Elyon mi ha regalato il tuo ritratto... era destino che ci incontrassimo. Non volevo, non voglio e non vorrò mai nessun altro che non sia tu" continuò a pensare ripercorrendo le tappe del loro amore. "Quando Phobos ti ha trasformato in fiore...io non ho smesso d'amarti neanche quando non eri più tu nell'aspetto. Sei sempre tu nell' anima, però, amore mio, ed è questo, solo questo, che io voglio."
I cancelli dell'entrata del parco di Heatherfield la rubarono alle sue fantasie. Entrò, ed adesso mancava davvero poco per ritrovarsi al boschetto. Col cuore e con l'anima e con la mente lei era già lì, e lo era sempre stata, al fianco di Caleb. E avrebbe voluto che le ruote della bici corressero alla velocità del suo cuore, della sua anima e della sua mente per arrivare subito nel luogo tanto desiderato, in un battito d'ali. "Ecco...ecco il boschetto!" sussurrò uscendo dal parco e svoltando a sinistra verso quei grandi alberi. "Oh, Caleb, è già qui!" si disse, arrossendo violentemente e facendo ancor più viva d'emozione la sua espressione non appena vide il suo amato che l'aspettava, seduto ai piedi della grande quercia con lo sguardo perso fra i prati e le nuvole.
"Voglio fargli una sorpresa!" si disse, scendendo dalla sua bici e nascondendola fra i cespugli, abbastanza lontano perchè lui non la potesse vedere. "Ed ora...ed ora i nostri corpi sono più vicini, Caleb. I nostri cuori lo sono sempre stati." sussurrò guardando nella direzione della grande quercia, e, mentre il suo sussurro si perdeva nel vento, iniziò a incamminarsi verso Caleb. Sarebbe arrivata dal lato opposto, in questo modo avrebbe potuto coglierlo di sorpresa. Mentre i suoi passi leggeri erano attutiti dal tappeto di foglie ancora autunnali, il suo cuore venne assalito dal dubbio, che sembrò folata di vento ghiacciato improvvisa, in quella giornata d'inizio inverno quasi primaverile. "Caleb...adesso...come devo mostrarmi a te? Trasformata? No,no...non posso" pensò preoccupata memore della prima volta in cui Caleb la vide nel suo vero aspetto. Il sole si oscurò un momento, e nel cielo, per gioco di riflessi e nuvole, sembrò nascere un rosato tramonto. Cornelia poteva sentire crescere il suo respiro dall'emozione mentre si avvicinava sempre di più a lui. Era ormai arrivata alla grande quercia, Caleb non sentì i suoi passi leggeri e lei si nascose abbracciata e stretta all'altro lato della quercia.
Ormai Caleb era davanti a lei, seduto davanti all'albero. "Caleb...ciao!" esordì finalmente Cornelia facendo intravedere il suo viso fra i rami. "Cornelia! Oh, sei arrivata! Non ti avevo sentita!" la salutò Caleb mentre i suoi occhi si illuminavo alla vista della sua amata, alzandosi e correndo ad abbracciarla.
In un momento i lori corpi si unirono in un dolce abbraccio. "Oh, Caleb! Tu...tu mi vuoi anche...anche se sono diversa da come...da come mi hai sempre vista?" gli chiese Cornelia liberandosi finalmente da quel peso. "Ma certo,cosa dici! L'altra volta ero rimasto sorpreso, ecco tutto! Figurati...figurati se io posso abbandonarti, amore mio" le rispose dolcemente Caleb stringendola ancor di più fra le sue braccia, e accarezzandole con la stessa dolcezza il collo con le labbra. "Oh,Caleb!" esclamò felice Cornelia liberando due lacrime dai suoi occhi ed abbandonandosi completamente a lui. "Hai fatto molto strada? Sarai stanca! Vieni, sdraiati ai piedi della quercia!" le disse Caleb prendendola per mano. Si sedettero entrambi sotto l'albero, accarezzati dal vento e immersi nella natura. "Ma...per te non sarà facile abituarti alla vita di Heatherfield!" gli disse preoccupata Cornelia. "Amore mio, con te al mio fianco io sono disposto ad affrontare tutto, non devi preoccuparti" rispose Caleb, prendendole il viso fra le mani, accarezzandole i capelli per poi farle scivolare lungo il suo corpo.
Le mani di Caleb su di lei erano come acqua limpida che l'inondava della sua freschezza, e a poco a poco lavava via tutte le sue preoccupazioni, i suoi problemi, per darle solo gioia. L'abbraccio di Caleb si fece più forte, come il ritmo dei suoi baci e delle sue carezze. Cornelia si lasciò sopraffare da quell'impeto di passione, lasciandosi andare anche lei, e rispondendo ai suoi baci con altri baci,alle sue carezze con altre carezze.
Nel frattempo, nella classe di Cornelia, si era iscritta una nuova ragazza, una certa Alberica Flyden...

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Capitolo 3
*** 3° Capitolo ***


La mattina lentamente lasciava posto al pomeriggio, nel boschetto antistante il parco di Heatherfield, e Cornelia e Caleb continuavano ad amarsi. Era come se il tempo per loro due si fosse fermato, e quell'angolo di mondo divenuto un mondo a parte, una boccia di cristallo che racchiudeva il loro amore. Erano ancora stretti in un abbraccio, ai piedi della grande quercia, come entrambi da sempre desideravano. Avevano perso la concezione del tempo e Cornelia aveva dimenticato di dover fare ritorno a casa. In quel momento l'unica cosa che desiderava era lasciarsi travolgere dalle emozioni e sensazioni d'amore che stava provando e darsi completamente a Caleb. Sentiva le carezze del vento confondersi con quelle dell'amato e una calda alba nascere nel suo cuore, mentre i raggi del sole che filtravano dalle fronde aumentavano la sua piacevole sensazione di calore. Caleb le strappò il vestito di dosso e si gettò su di lei, accarezzandola e baciandola con passione. A quelle carezze, Cornelia sentì come una vertigine rubarle la ragione e appropiarsi della sua mente, e le sue gote dipingersi del colore delle rose che voglion dire passione. Caleb era così vicino al suo volto da accarezzarla con il suo respiro. "Ho...ho perso il controllo su di me...o Caleb...ancora...accarezza il mio corpo con il tuo respiro..." gli sussurrò Cornelia, vinta dall'amore. Nel bosco silenzioso echeggiava la musica del loro amore, si udivano i loro respiri farsi più intensi, incontrarsi, per poi fondersi col vento,mentre lenti loro sprofondavano nell'estasi.
Il giorno dopo, Cornelia si svegliò di buon' ora, essendo giorno di scuola, ma il suo pensiero non andò alle ore di lezione e interrogazioni che l'attendavano, ma volò a Caleb. Sentiva ancora il corpo percorso dalle sue carezze e rinfrescato dal suo respiro, e quasi le parve di rivivere le meravigliose sensazioni che aveva provato insieme a lui. Cercò tuttavia di scacciare dalla sua mente quei pensieri per poter concentrarsi sulla giornata di studio che l'attendeva.
Come tutte le mattine che erano venute dal giorno in cui conobbe Caleb, si alzò meno svogliatamente che in passato, fece colazione e corse a scuola, con la sua inseparabile bicicletta. Per tutto il tragitto non fece che pensare a Caleb e vederlo in ogni cosa in cui si imbatteva.
Era quasi arrivata a scuola quando la sua attenzione fu attirata da un fiore che in un'aiuola sembrava splendere fra tutti gli altri fiori. "Sembra...sembra il fiore che mi ha regalato Caleb...com'è bello", sussurrò mentre, scesa dalla bic icletta, si calava ad accarezzarne i petali. "Vi vedo il tuo volto, amore mio" continuò a dirsi ancora in contemplazione della pianta. "Oh! Sarà meglio che vada, o arriverò in ritardo!" disse quando i suoi occhi caddero sull'orologio che portava al polso. Dando un'ultima carezza ai petali, risalì sulla bici e, entrata nel cortile dello Sheffield Institute, la posteggiò.
Arrivò in classe nello stesso istante del professor Collins,che però si fermò in corridoio a chiacchierare con una ragazza. Forse una studentessa di un altro corso. "Non potrà rimproverarmi" pensò Cornelia salutandolo con un sorriso ed entrando nell'aula.
Will era già arrivata e mentre Cornelia stava prendendo posto accanto a lei, le bisbigliò: "Com'è andata con Caleb?" . "Benissimo!Ne parleremo alla ricreazione" rispose Cornelia sedendosi, e arrossendo. Collins in quell'istante entrò in classe insieme alla ragazza con cui si era intrattenuto.
"Buongiorno, ragazzi, scusate se vi ho fatto attendere, ma dovevo ac! cogliere degnamente la vostra nuova compagna, Alberica Flyden" spiegò il professore indicando la ragazza. Una nuova compagna. Come tutto il resto della classe, anche Cornelia e Will erano molto sorprese. "Mi raccomando, accogliete bene la vostra nuova compagna e fate il possibile perchè si inserisca nel migliore dei modi nel vostro gruppo. Adesso, Alberica, puoi prendere posto" la invitò Collins accennandole un inchino. "Oh, credo che mi siederò in quel posto. Accanto a quella ragazza bionda, com'è che si chiama?" domandò al professore la nuova arrivata rivolgendo lo sguardo a Cornelia. "Hale. Cornelia Hale. " fu la risposta che ricevette. "Bene, molto bene." sussurrò, prendendo posto.
"Will, che cos' hai?" bisbigliò Cornelia all'amica vedendo che aveva mutato espressione. "Oh...non...non capisco....Cornelia, è da tanto che non provo questa sensazione. Non appena Alberica mi è passata vicino, ho...ho avuto un capogiro" rispose Will ancora stordita. "Non è niente, Will. O almeno niente che riguardi la nostra vita da guardiane di Kandrakar. Il pericolo di Phobos è scongiurato ormai da un pezzo e con il Metamondo noi abbiamo chiuso. E' un altro il nostro problema, adesso" cercò di rassicurarla Cornelia, alludendo nel contempo a Nerissa. "Non..non ti sembra che Collins si comporti in modo strano? Perchè non ha ci ha raccontato nulla di questa ragazza? Non è da lui..." "Per favore, Will! " la interruppe Cornelia, ma ella a sua volta fu interrotta dalla voce di Alberica: "Allora, voi due, parlavate di me?" domandò con fare petulante e al tempo stesso ingenuo, e mentre Cornelia la scrutava, notò in lei un qualcosa di strano che non riusciva bene a definire, e subito capì che anche Will aveva la stessa sensazione.

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