Accidental Love... di _YeongWonhi_ (/viewuser.php?uid=106393)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Some Questions ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: At the Hospital ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Don't you want see me? ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Go Back Home ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Back to School ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Is it a date? ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Interferenze ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: I want an explanation ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Remember ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: First Meeting ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Salve a tutti!!
Per chi ancora non mi conoscesse, io sono Alice. *si presenta
imbarazzata* Ok, probabilmente vivete anche senza sapere il mio
nome, ma avevo bisogno di un'introduzione che desse il via
alla mia parlantina (?) Scommetto che vi ho già fatto
passare la voglia di leggere, vero? *lacrimuccia* Prima che cominci a
sclerare seriamente, ci tengo a precisare che i personaggi non mi
appartengono (ma è questione di poco perchè ho in
progetto una fuga in Corea per rapirli. Ovviamente, quando saranno qui
in Italia, organizzerò un party e sarete tutti i benvenuti
*lo dice convinta*), e di conseguenza tutto ciò che
leggerete è solo il frutto della mia immaginazione da
sclerata incallita. Credo di aver già fatto abbastanza la
scema, quindi vi lascio alla lettura! Spero possa essere di vostro
gradimento! ;) Le recensioni (positive o negative che siano) sono
più che ben accette (Nb: sono innocua e non cannibale, non
vi succederà niente,xD.) Ok,avevo detto di aver
già detto abbastanza scemate, ma è più
forte di me. Buona Lettura!! Kisses, Alice...
_Prologo_
Crystal non
amava particolarmente andare a scuola,
ma, come sempre si sentiva ripetere, era l’unico suo dovere e
per questo doveva
rispettarlo. Così frequentava l’ultimo anno,
nonché terzo, delle Scuole
Superiori.
Non era
né la ragazza più popolare
dell’istituto, né
la secchiona di turno. Diciamo che rientrava nella categoria
“normale”, per
così dire, ovvero faceva parte di coloro che non venivano
considerati
minimamente, in quanto privi di doti particolari, che si trattasse di
bellezza
sovraumana o intelligenza fuori dal comune e chi più ne ha
più ne metta.
Ma la cosa non
le dispiaceva affatto, anzi, amava
passare indiscreta tra la folla che si accalcava nei corridoi della
scuola ai
cambi dell’ora o durante l’intervallo.
Crystal era una
ragazza semplice e alla mano, la sua
famiglia aveva origini europee, più precisamente tedesche e
italiane. I capelli
erano castano chiaro e ondulati, con qualche riflesso dorato
all’altezza delle
scapole.
I suoi
lineamenti richiamavano molto quelli
infantili da tanto che erano delicati e rotondi, e, come se non
bastasse, le
lentiggini le ricoprivano il naso all’insù che si
ritrovava, dandole un aspetto
da eterna bambina.
Le labbra
carnose si incurvavano quasi sempre in un
sorriso aperto e gentile, segno inconfutabile della sua
solarità perenne. Anche
i suoi occhi color nocciola ridevano spesso, dando un tocco in
più a
quell’allegria contagiosa di cui era la protagonista.
Anche quel
dannato giorno era andata a scuola, ed in
quel momento stava tornando a casa dopo un’intensa mattinata
dedicata allo
studio.
Si
fermò al semaforo, aspettando che scattasse quel
benedetto verde, dandole così il via libero per proseguire
il tragitto. Quando
ciò avvenne, partì con qualche attimo di ritardo,
e, senza alcun preavviso,
sentì qualcosa urtare la sua ruota posteriore.
Quello che
successe dopo fu praticamente
inevitabile. La ragazza perse la presa sul manubrio e di conseguenza
anche
l’equilibrio, cercò di recuperare il controllo
della bicicletta ma non ottenne
nessun risultato. Senza quasi rendersene conto cadde
sull’asfalto con la bici
addosso.
Un dolore
lancinante si impossessò della sua testa, e,se
avesse avuto il fiato necessario, probabilmente avrebbe gridato con
tutto quello
che aveva in corpo, ma il respiro era diventato irregolare, rendendole
impossibile persino sussurrare.
La vista le si
annebbiò in poco tempo, tutto intorno
a lei cominciò a divenire sempre più sfocato,
fino a rendere tutto buio.
Ora
vedeva solo il nulla e sentiva terribilmente freddo. Ciò
voleva significare
solo una cosa…o stava morendo o stava semplicemente perdendo
i sensi.
Simultaneamente,
il suo tamponatore, una volta
accortosi del danno che aveva appena fatto, inchiodò con la
macchina al semaforo,
provocando una reazione a catena dietro di sé e il suono dei
clacson tutto
intorno.
Fregandosene,
scese di fretta dal veicolo, lasciando
addirittura la portiera aperta e la chiave inserita, per raggiungere la
ragazza
che aveva visto cadere a causa sua. Così
raggirò velocemente l'auto e la vista che gli si
presentò di fronte gli fece raggelare il sangue nelle vene.
Il suo battito
cardiaco
accelerò al ritmo con il suo respiro che si faceva sempre
più corto, mandandolo
nel panico più totale, mentre l’angoscia saliva a
più non posso.
Si
inginocchiò accanto alla ragazza priva di sensi,
spostando la bicicletta dal suo corpo, mentre una folla si stava
formando
intorno a loro.
-“Qualcuno
chiami i soccorsi!” gridò il ragazzo,
prendendosela con i guardoni che se ne stavano lì con le
mani in mano a fissare
la scena.
Vide
più persone afferrare il cellulare e avviare
una chiamata, così tornò a controllare le
condizioni della “vittima”.
Aveva una ferita
non troppo profonda sulla fronte,
dalla quale fuoriusciva ancora del sangue che si accumulava su quello
già
secco. I capelli erano appiccicati al suo volto, così
JunHyung le scostò
qualche ciocca per esaminare meglio i danni.
Non ne capiva
niente di tagli o pronto soccorso, ma
gli sembrava di capire che la situazione non era delle meglio.
Controllò il suo
respiro, per vedere se era ancora viva, e, con suo sollievo, si accorse
che il
suo petto continuava ad innalzarsi ad intervalli abbastanza regolari.
Senza pensare,
si tolse la maglietta che indossava
per cercare di limitare la fuoriuscita del sangue, tamponando
leggermente la
ferita e rimanendo così in canottiera.
Le
afferrò la testa, appoggiandola sulle proprie
gambe, in modo da tenerla un po’ rialzata. Rimase in quella
posizione finché
non arrivarono i soccorsi e…la polizia.
Cristo!
Da quando aveva visto quella ragazza cadere dalla bicicletta, la
preoccupazione
lo aveva investito con tanta velocità da fargli dimenticare
che la colpa era
sua e, probabilmente, sarebbe potuto finire nei guai.
In quel momento
si avvicinarono due uomini con una
barella, pronti a prendere la ragazza. Ma, nello stesso istante, furono
raggiunti anche da due poliziotti che cominciarono subito a fargli
domande
sull’avvenuto.
-“Scusate
non capisco nessuna delle vostre domande.”
ed era vero, era confuso e non riusciva a cogliere il senso delle loro
parole.
“Vi dispiacerebbe seguirmi in ospedale per interrogarmi? Mi
sento in dovere di
andare con quella ragazza.”
I due uomini in
divisa annuirono comprensivi con un
cenno del capo, ma lo guardarono fino a che non salì
definitivamente
sull’ambulanza.
-“Posso
venire anche io?” domandò, prima che i
volontari chiudessero gli sportelli posteriori.
-“E tu
saresti?” chiese a sua volta uno di loro.
-“Sono
il ragazzo che l’ha tamponata e l’ha soccorsa
aspettando il vostro arrivo.” disse.
-“Non
dovresti essere con la polizia?” continuò
l’altro, assumendo un espressione contrariata.
-“Hanno
acconsentito ad interrogarmi in ospedale
affinché potessi accompagnare la ragazza.”
-“D’accordo,
allora sali.”
JunHyung non se
lo fece ripetere due volte e con una
specie di balzo salì sull’ambulanza per poi
sistemarsi in un angolo.
Improvvisamente si ricordò di aver lasciato la macchina in
mezzo alla strada e
si maledisse mentalmente, ma, in quel momento, aveva altri problemi per
la
testa. Forse, ci avrebbe pensato la polizia alla sua auto,
altrimenti…
pazienza.
Lungo tutto il
tragitto non poté fare a meno di
fissare quella ragazza che, tutto sommato, non aveva la più
pallida idea di chi
fosse. Era completamento devastato dal senso di colpa. Se avesse
aspettato un
attimo prima di partire e avesse prestato più attenzione a
chi aveva di fianco
a quest’ora non sarebbe stato lì.
-“Come
sono le sue condizioni?” chiese.
-“Non
troppo gravi, ma nemmeno buone. Ha un taglio abbastanza
profondo sulla fronte, potrebbe aver subito una commozione cerebrale e
temo che
abbia un braccio rotto, per non parlare di qualche contusione
nell’intera parte
destra del corpo, ovvero quella dell’impatto.”
-“Ce
la farà?” domandò ancora, in preda
all’ansia.
-“Ma
certo! Non è sul punto di morte se è questo che
vuole sapere, quindi si tranquillizzi, altrimenti avremo un paziente in
più.”
JunHyung trasse
un sospiro di sollievo, ma era
ancora in pena per quella povera ragazza, così si mise ad
ascoltare ciò che si
stavano dicendo i volontari.
-“Una
volta arrivati in ospedale dovremmo contattare
un suo familiare o qualunque persona a lei vicina per avvertire
dell’incidente.
Potresti guardare se nelle tasche ha un cellulare o un
portafoglio?”
Li
osservò mentre cercavano un oggetto necessario da
cui trarre informazioni sulla ragazza, e notò che trovarono
entrambe le cose da
loro citate.
-“Lei
la conosceva?” si sentì domandare.
Così
alzo il volto per rivolgere la propria
attenzione su colui che gli aveva appena rivolto la parola.
-“No,
è la prima volta che la vedo.” rispose
prontamente.
Nel
suo tono di voce era ben percepibile un velo di tristezza. Non
sopportava
l’idea di aver fatto del male ad una ragazza. Aveva
paura… e si stava lasciando
controllare da essa, sprofondando nel timore più totale.
Inutile
dire che i sensi di colpa lo stavano ancora torturando, costringendolo
a fare
respiri profondi per non cedere ad una crisi di panico.
Fu questione di
un altro paio di minuti e
raggiunsero la loro destinazione. La ragazza fu portata via sotto lo
sguardo
devastato di JunHyung, il quale aspettò pazientemente,
nell’atrio
dell’ospedale, l’arrivo dei poliziotti che lo
avrebbero interrogato.
Quando
quest’ultimi arrivarono, non si persero in
chiacchiere ed andarono subito dritti al dunque.
-“Credo
sia più opportuno se ci segue in sede per
l’interrogatorio.” lo informò quello che
sembrava avere più esperienza sul
campo, vista anche la certa età che dimostrava.
-“D’accordo.”
acconsentì il giovane ragazzo, infilandosi
le mani nelle tasche e seguendo i due uomini fino alla loro macchina.
All’apparenza
poteva facilmente sembrare
strafottente. Ogni cosa in lui pareva richiamare su di sé
quell’etichetta.
Il
suo modo di vestire, con jeans strappati o pantaloni larghi e maglie
appariscenti. Per non parlare degli occhiali da sole che gli coprivano
mezzo
volto, nascondendo i suoi occhi, e che metteva anche quando non vi era
alcun
bisogno, o dei
giacchetti di pelle che
indossava in rare occasioni ma che amava.
La
sua camminata quasi strascicata, ma sicuramente decisa.
Le
posizioni che assumeva ogni qualvolta che si fermava, con le braccia
incrociate
al petto o il peso tutto su una gamba.
L’espressione
sicura di sé e fiera che indossava sempre, e gli dava
un’aria di apparente
superiorità.
Le
sue labbra che, regolarmente, si stendevano in un sorriso malizioso ed
arrogante.
Ma
c’era un elemento che stonava in tutto il contesto
circostante…i suoi occhi. Se
si osservavano bene si poteva notare, senza difficoltà, che
celavano verità
devastanti. Lo si poteva capire dall’intensità
dello sguardo e dalla luce
malinconica che vi viveva quotidianamente.
Mai
avrebbe permesso a qualcuno di vedere la sua debolezza. Mai.
A
suo parere, però, quel giorno aveva vacillato parecchio.
Si
era visto il suo lato più sensibile, si erano percepite le
sue paure e i suoi
timori. Non poteva permettere che ciò accadesse di nuovo, ma
dubitava che
avrebbe resistito a lungo.
Ciononostante
era sempre rispettoso verso il prossimo e, a differenza di come
suggeriva il
suo aspetto, non era mai andato contro alla legge, fino ad ora, o
compiuto atti
illegali. Non aveva nemmeno mai provato a fumare, e non si era mai
ubriacato.
Voleva
solo apparire forte emotivamente, per impedire che gli venisse fatto di
nuovo
del male. Ma, dentro, era solo un ragazzo fragile che cercava forza
nelle cose
materiali.
“L’apparenza
inganna…”
non c’era frase più azzeccata per descriverlo.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1: Some Questions ***
Capitolo
1: “Some
Questions”
Il ragazzo
giunse alla sede della polizia,
accompagnato dai due uomini in uniforme. Doveva ammettere che era a dir
poco
imbarazzante salire e scendere dalla loro macchina.
Nel farlo
provò una strana sensazione di…disagio.
Sapeva che di solito solo i delinquenti o coloro che avevano commesso
un reato
venivano scortati, e quel pensiero non lo confortava per niente. Anzi,
ne
aumentava l’angoscia.
Poi,
però, pensò al lato positivo… quella
situazione
sarebbe potuta servire ad accentuare la sua fama apparente di bad boy.
Anche se
quest’ultima idea se ne andò tanto velocemente
come era arrivata.
Sempre immerso
tra i suoi pensieri, seguì i
poliziotti all’interno dell’edificio e fu condotto,
sotto lo sguardo
incuriosito dei loro colleghi, nella sala apposita per gli
interrogatori.
Tutto
quello era assurdo.
Una volta seduto
al tavolo, alzò lo sguardo sul suo
interlocutore, preparandosi ad una lunga serie di domande.
-“Allora,
innanzitutto qual è il suo nome? Mi dia un
documento.”
-“Mi
chiamo Yong JunHyung.” disse, mentre estraeva la
patente dalla tasca dei jeans e la porgeva all’uomo.
-“Allora,
ricostruiamo insieme la situazione. Era al
semaforo, dietro quella ragazza, giusto?” il ragazzo
annuì con un cenno del
capo e l’uomo continuò “Una volta
scattato il verde, cos’è successo
precisamente?”
-“In
poche parole io sono partito ed ho urtato la
bicicletta della ragazza, facendole perdere
l’equilibrio.”
-“Come
mai, nonostante ci fosse qualcun altro
davanti a lei, non ha aspettato?”
-“Perché
non l’avevo vista. Quando me ne sono
accorto era troppo tardi, allora sono sceso dalla macchina e
l’ho soccorsa come
potevo.”
-“Allora
quella macchina in mezzo alla strada senza
un proprietario era la sua?”
-“Si,
era la mia.” Il ragazzo non si lasciò sfuggire
il verbo usato all’imperfetto, non era affatto un buon segno.
-“L’ha
portata via un carro attrezzi. Se la rivuole
deve rivolgersi direttamente alla ditta e dovrà pagare.
Tornando all’incidente…
conosceva già la ragazza?”
-“No,
è stata la prima volta che l’ho vista in vita
mia.” replicò JunHyung.
Sembrava
più in interrogatorio da omicidio. Forse
pensavano che lui ne avesse tentato uno? “Assurdo”
pensò ancora. Il poliziotto sembrò
pensarci su per qualche attimo, prima di
replicare.
-“Sentiremo
anche il parere della vittima, quando
sarà in grado di sostenere un paio di domande.”
-“Se
state pensando che io possa averlo fatto
volontariamente, vi sbagliate di grosso.” sbottò
improvvisamente il ragazzo, non
sopportando l’idea che si era fatto quell’uomo su
di lui. “Se avessi voluto
ucciderla, secondo voi, l’avrei aiutata subito dopo, facendo
chiamare i
soccorsi?
L’uomo
che aveva di fronte decise di non ribattere,
rimanendo impassibile davanti all’insinuazione del ragazzo.
-“Comunque,
io non la conoscevo.” ripeté convinto
JunHyung. “Anzi, volevo chiederle se mi poteva dire almeno il
suo nome.”
Sapeva
perfettamente che se gli avesse chiesto
dell’altro, quell’uomo non gli avrebbe rivelato
niente, sia per la privacy che
per il fatto di essere una specie di sospettato, quindi si
limitò a voler
sapere almeno come si chiamava.
-“Crystal.”
lo assecondò l’interrogatore. “Non posso
dirle altro.”
Finirono
brevemente la discussione, non avendo altro
da dirsi. Poi l’uomo prese tutte le informazioni necessarie
per rintracciare il
ragazzo, nel caso in cui si fossero dovuti rincontrare per
l’analoga
situazione.
-“Le
faremo sapere la spesa che dovrà versare per la
denuncia.” lo informarono, prima di congedarlo
definitivamente.
JunHyung
uscì da quell’edificio grigio, inspirando
profondamente l’aria fresca che lo circondava. In testa aveva
solo una cosa, o
meglio, un nome… Crystal. Se
lo tenne
bene a mente per quando sarebbe tornato in ospedale.
Quella sera
tornò all’appartamento, che condivideva
con due dei suoi amici, stanco morto. Era letteralmente a pezzi, tutta
quella
situazione lo aveva distrutto. Entrò in casa con in mano la
maglietta che aveva
usato per diminuire l’uscita del sangue dalla ferita della
ragazza.
Sperò
con tutto sé stesso di non incontrare nessuno
dei due nel tratto atrio-camera, ma, ovviamente, le sue speranze furono
del
tutto inutili.
Kikwang
spalancò sia gli occhi che la bocca alla
vista di quell’indumento intriso di sangue. Era seduto sul
divano intento a
vedere un documentario sull’alimentazione, quando
notò l’aspetto dell’amico.
-“Ehi!
Ma cosa ti è successo?!” disse, con un tono
che riprendeva un’esclamazione e una domanda insieme.
-“Lascia
stare.” biascicò il più grande, non
volendo
preoccupare l’altro.
-“Rientri
in casa con una t-shirt sanguinante in
mano ed un’espressione sconvolta in viso e mi dici di lasciar
stare?”
Come aveva
temuto, Gikwang non si dava per vinto. Se
c’era una persona in grado di tenergli testa era proprio lui,
ed era per quello
che erano diventati amici. Si
compensavano a vicenda. Lui, a differenza di tutte le persone
che
incontrava, aveva capito sin da subito la vera natura di JunHyung. Era
in grado
di capirlo, ed era il primo punto di riferimento per il ragazzo, poi
c’erano
anche gli altri.
-“Ok,
forse hai ragione. Hai diritto di sapere cosa
mi è successo. Però, aspetta un
attimo.” disse, prima di raggiungere la
stanzetta con la lavatrice e buttarci dentro la maglia. Come se il
sangue
sarebbe potuto andare via tanto facilmente.
Poi
tornò in sala, lasciandosi cadere nello spazio
di fianco all’amico e stirando le gambe.
-“Dov’è
DongWoon?” domandò, sperando di riuscire a
deviare l’attenzione sull’altro loro coinquilino.
DongWoon era il
più piccolo, aveva diciotto anni, ma
era prossimo ai diciannove, e frequentava ancora le Scuole Superiori.
Era anche
lui amico di Kikwang, infatti quest’ultimo lo aveva accolto
in casa (come aveva
fatto con JunHyung) per
permettergli di
studiare a Seul. I loro genitori si conoscevano da sempre, quindi erano
stati
felici di quella sua scelta.
-“È
andato a fare un po’ di spesa, in casa è rimasto
poco o niente. Ora, dimmi, cos’è
accaduto?”
Il maggiore gli
raccontò tutto per filo e per segno,
cercando di non tralasciare nulla. Quando ebbe finito, non si era
accorto che
DongWoon era appena rientrato da fuori e aveva sentito
l’ultima parte della
conversazione.
Il nuovo
arrivato portò le buste della spesa in
cucina e le abbandonò sul tavolo, per poi tornare dagli
altri due.
-“Chi
sarebbe all’ospedale?” domandò allarmato
il
più piccolo. Gli era parso di riconoscere quel nome, ma non
voleva sbagliarsi.
-“Una
ragazza. Per sbaglio l’ho tamponata con la
macchina e lei è caduta dalla bicicletta. Ora è
ricoverata all’ospedale di
Seul.”
-“Si,
l’ho sentito… volevo sapere il suo
nome.”
specificò l’altro.
-“Crystal,
o almeno così mi è stato detto.”
DongWoon
sbiancò tutto d’un colpo, cominciando a sudare
fastidiosamente.
-“Cognome?
Età?” chiese, con un tono di voce più
alto della norma.
I più
grandi si guardarono preoccupati dalla
reazione del minore.
-“Non
lo so, non hanno potuto dirmelo. Perché?”
-“Hyung…
se è chi penso io si tratta di una mia
compagna di classe, nonché amica di vecchia data.”
In fondo, quante Crystal
potevano esserci in tutta la Corea? Non molte probabilmente.
-“Perché
non ce ne hai mai parlato?” s’intromise
Kikwang, sorpreso.
-“Kiki,
non mi sembra il caso. Da quando in qua ci
parla delle sue conoscenze femminili? Lo sai che è un tipo
riservato.” disse
JunHyung.
La piega che
aveva preso la discussione era
completamente fuori luogo, così, l’ultimo che
aveva parlato, decise di tornare
sull’argomento principale, dato che gli premeva di
più.
-“Dimmi
chi è.” disse, sottintendendo che voleva sapere
più cose possibili su di lei.
DongWoon
arrossì appena, mentre prendeva posto accanto a loro. Era la
prima volta che
parlava apertamente di una ragazza, e la cosa lo metteva un
po’ in imbarazzo.
Soprattutto perché era una sua grande amica ed era rimasta
in segreto fino a
quel momento.
-“Beh,
si chiama Crystal Atrei. Ha origini italiane da parte di padre e
tedesche da
parte di madre, però lei è nata e cresciuta qui e
dice di non essere mai stata
in Italia o in Germania. Ovviamente ha la mia età, anche se
lei ha già compiuto
i diciannove. È una ragazza semplice e sempre solare, non
smette mai di
sorridere e le piace stare all’aria aperta.” disse,
ricordandosi delle
passeggiate che facevano sempre insieme nei parchi della
città. “Non capisco
come mai non sono ancora stato avvisato, però.”
Sbuffò
pesantemente, sottolineando la sua
inquietudine. L’idea di lei
all’ospedale,
ferita e dolorante, lo angosciava irrimediabilmente.
-“Devo
andare a trovarla.” sbottò poi
all’improvviso, alzandosi dal divano.
JunHyung lo
fermò, afferrandolo per un braccio e costringendolo
a voltarsi.
-“Io
vengo con te.” disse.
Kikwang, invece,
scosse la testa sconsolato e tentò
di farli ragionare.
-“Ragazzi…
è tardi, probabilmente l’ora del passo
è
già terminata. In più ci saranno i suoi genitori
e non vorranno rotture di scatole
al momento, visto che hanno una figlia ricoverata e in condizioni non
molto
buone.” parlò con ovvietà. “E
poi, scusa se te lo dico JunHyung, ma non credo
che tu sia il benvenuto lì. Sono più che sicuro
che i suoi attribuiranno a te
la colpa.”
-“Non
puoi dirlo, loro non mi hanno nemmeno visto,
potrei spacciarmi per un suo amico dato che c’è
anche Woonie con me.”
-“Si,
ma se la ragazza fosse sveglia, ti
riconoscerebbe e direbbe la verità.”
insisté il moro.
-“Stavolta
l’hai vinta te. Ma domani, la prima cosa
che farò sarà andarla a trovare. Devo scusarmi e
farmi perdonare, anche se so
già che non sarà affatto un’impresa
facile.” il più grande sembrò essersi
rassegnato alle parole di Kikwang.
Poi, anche
DongWoon lasciò perdere la questione,
proponendo all’altro di andare comunque insieme
l’indomani.
Colui
che era stato coinvolto nell’incidente non riuscì
a prendere sonno quella
notte. L’immagine di quella ragazza lo tormentava non appena
socchiudeva gli
occhi, così si ritrovava costretto a riaprirli
immediatamente. Si rigirò più e
più volte nel letto, attribuendo la colpa di quei tormenti
alla posizione
scomoda, ma non riuscì a trovare sollievo neanche per un
secondo.
Nella
stanza adiacente, il più piccolo sospirava pesantemente ogni
qualvolta pensava
all’espressione sofferente che doveva aver avuto Crystal al
momento
dell’impatto o del risveglio in ospedale. Aveva provato a
chiamarla e a
mandarle un messaggio, ma rispondeva la segreteria telefonica.
Probabilmente il
suo telefono era staccato.
GiKwang,
invece, ripensò all’accaduto che gli era stato
raccontato e all’espressione che
aveva JunHyung quando ne aveva parlato. Aveva notato qualcosa di
diverso nei
suoi atteggiamenti, quel qualcosa che di solito vedeva solo nel suo
sguardo.
Era ovvio che quell’esperienza appena vissuta, avrebbe
cambiato molto il suo
modo di fare. La sua maschera da bad boy stava già
cominciando a sgretolarsi.
Ora,
le situazioni sarebbero potute essere due, completamente differenti.
La
prima consisteva in uno sgretolamento completo, ma ciò
avrebbe richiesto
qualcosa di veramente…diverso
e mai
provato prima. Kikwang era convinto che solo l’amore avrebbe
potuto portare
fuori ciò che JunHyung nascondeva dentro di sé.
La
seconda situazione, invece, riguardava un’ispessirsi
ulteriore di quella
maschera di pietra. Più sofferenza provava, più
sentiva la necessità di
innalzare un muro intorno a sé.
Tutto
dipendeva da ciò che sarebbe potuto accadere in futuro.
Eccomi di nuovo
qui!! Spero di non avervi fatto aspettare troppo e di non avervi deluso
con questo nuovo capitolo! So che, probabilmente, volevate l'incontro
tra i due protagonisti, ma tranquilli, ciò
avverrà nel prossimo capitolo!! ^.^ Questo è
servito per capire meglio la situazione e per farvi conoscere gli altri
personaggi... e che personaggi! *sbava* Ehm, ehm... scusate. *si
ricompone, anche se sa che è per poco* Allora, cosa ne
pensate? Forse è ancora presto per capirlo, però
magari ora avete una vaga idea dell'ambiente della storia....o almeno
credo. Boh! *si gratta la testa confusa* Voi siete d'accordo con
Kikwang? Cosa succederà a JunHyung? Diventerà
più "stronzo" o più "dolcioso"? *si improvvisa
veggente e muove le mani intorno ad una sfera invisibile* Ok, credo sia
meglio salutarvi, altrimenti non smetto più di sclerare!
Alla prossima! Kisses, Alice... ^^
PS: Ci tengo a
ringraziare chi mi ha recensito e tutti coloro che hanno letto!
Gomawo!! *-* Ah! Ultima cosa: I BEAST HANNO VINTO
L'MCountdown!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! OH YEAH! *saltella felice e
scompare nel nulla* "Chissà! Forse riesco a materlializzarmi
in collo ad uno di loro" *pensa*
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2: At the Hospital ***
Capitolo
2: “At the Hospital”
La mattina seguente, il risveglio non fu facile per
nessuno di loro. Il primo ad alzarsi, anche se con parecchie
difficoltà, fu
JunHyung.
Quest’ultimo
non aveva chiuso occhio per quasi l’intera
nottata. Ogni volta che ci provava, l’immagine di una ragazza
sanguinante lo
riportava bruscamente alla realtà. La vicenda del giorno
precedente lo aveva
davvero spossato.
Si
alzò dal letto, facendo leva sulle braccia per
tirarsi su, si infilò le ciabatte e strascicò i
piedi fino alla cucina, dove si
lasciò ricadere pesantemente su una delle sedie poste
intorno al tavolo.
Ancora
assonnato, si prese la testa tra le mani,
mentre le palpebre pesanti minacciavano di chiudersi. Allora decise di
raggiungere il bagno per farsi una doccia fredda, sperando che almeno
quella lo
avrebbe aiutato a riprendersi un po’.
Sempre con passo
strascicato raggiunse la sua
destinazione, si privò velocemente dei pantaloni della tuta,
della canottiera e
dell’intimo, gettando il tutto a terra, ed entrò
sotto il getto fresco
dell’acqua.
Chiuse per un
attimo gli occhi, posando entrambe le
braccia contro la superficie bagnata dell’interno doccia per
reggersi in piedi.
Le gocce che si abbattevano sulla sua pelle, rigenerandola, gli davano
quel
mancato senso di tranquillità che, in quel momento, tanto
bramava.
Poi,
però, per ogni goccia gli tornava alla mente un ricordo,
facendo riemergere un
passato che voleva solo dimenticare. I volti appartenenti alle persone
che lo
avevano fatto soffrire sfrecciavano velocemente sotto le sue palpebre
chiuse.
Strinse con
forza i pugni contro il muro, poi
scivolò lentamente a terra, mettendosi a sedere sul fondo
della doccia. Alzò la
testa verso l’alto, come se l’acqua avesse potuto
cancellare il suo passato,
ma, ovviamente, non ottenne l’effetto sperato.
Contemporaneamente,
DongWoon usciva dalla sua stanza,
ancora assonnato, per dirigersi verso il bagno. Quando si
trovò di fronte alla
porta sentì dei rumori provenire dall’interno,
così decise di bussare.
A quel richiamo,
JunHyung si riprese, alzandosi
repentinamente da terra.
-“Un
attimo, ora esco.” disse, ponendo fine al getto
d’acqua per poi uscire definitivamente.
Si strinse un
asciugamano intorno ai fianchi,
afferrò i vestiti che aveva precedentemente buttato sul
pavimento e andò ad
aprire a DongWoon.
-“Il
bagno è tutto tuo.”
Il minore era
già entrato e si stava per richiudere
la porta alle spalle quando si voltò ed afferrò
JunHyung per un braccio.
-“Mi
do una lavata veloce e poi vado in ospedale.
Vieni?” domandò poi, nonostante si fossero
già messi d’accordo la sera
precedente.
L’interpellato
annuì con un cenno del capo, tanto ci
sarebbe andato comunque anche senza quella richiesta.
***
Avevano
approfittato del sonno profondo di GiKwang
per uscire di casa. Erano ben consapevoli che se fosse stato sveglio,
avrebbe
cercato in tutti i modi di convincerli a non andare, convinto che
sarebbe stata
una cattiva idea. O perlomeno per quanto riguardava colui che era
coinvolto
nell’incidente.
Fatto sta che
ora si trovavano all’entrata
dell’ospedale e si stavano dirigendo con passo svelto verso
il banco informazioni.
Una giovane donna, una volta accortasi della presenza dei due ragazzi,
alzò lo
sguardo dai fascicoli che stava esaminando, per posarlo sui nuovi
arrivati.
-“Buongiorno.”
disse cordialmente. “Posso aiutarvi
in qualche modo?”
-“Vorremmo
sapere dove possiamo trovare Crystal
Atrei. È stata ricoverata ieri pomeriggio.”
rispose DongWoon, con una nota di
urgenza nella voce.
La donna
consultò velocemente gli ultimi fogli della
giornata precedente, in cerca del nome che le era appena stato
suggerito.
-“Siete
fortunati, inizia l’ora del passo. Secondo
piano, prima curva a destra, stanza numero sette.”
-“Grazie.”
replicò educatamente il ragazzo.
Poi si
incamminarono entrambi verso le scale e,
rasentando appena la corsa, raggiunsero in meno che non si dica la loro
destinazione.
Fuori
dalla stanza numero sette, JunHyung cominciò a volersi
trovare da un’altra
parte. Una goccia di sudore scivolò dalla sua fronte, segno
inconfutabile del
suo nervosismo. Non era affatto pronto a rivedere colei che aveva
praticamente
quasi investito.
Sapeva
che quel momento equivaleva ad un altro cedimento da parte sua, e non
poteva
permetterselo. Rimaneva comunque il fatto che si sentiva in dovere di
scusarsi
e voleva ottenere il perdono, anche se temeva che non ci sarebbe
riuscito tanto
facilmente.
DongWoon, che si
era accorto dell’ansia dell’amico,
esitò qualche istante sulla soglia della stanza. Un po’ ce l’aveva con il
maggiore per l’accaduto, perché se fosse stato
più attento la sua amica non si sarebbe trovata in un letto
d’ospedale; ma
dall’altra parte sentiva che doveva stargli accanto.
-“Te
la senti o no?” gli chiese allora, con una
certa premura.
JunHyung trasse
un respiro profondo, e, con qualche
incertezza ancora ben visibile, fece cenno di si con la testa.
Entrarono
insieme, fianco a fianco, e trovarono la stanza vuota; o meglio, non
c’era
nessuno oltre a lei.
Crystal era
sdraiata sul letto centrale e sembrava
profondamente addormentata. Aveva una benda sulla fronte, e altre bende
poste
in vari punti delle braccia. Le gambe erano ricoperte dalle lenzuola,
ma si
poteva intravedere un lieve rigonfiamento che pareva ricordare la forma
di un
gesso che, probabilmente, le circondava la gamba destra. Per non
parlare dei
lividi che ricoprivano la sua pelle prima immacolata.
Al braccio
sinistro, invece, nella piegatura del
gomito, le era stato infilato l’ago della flebo e alle narici
aveva i tubicini
che si collegavano con le bombole dell’ossigeno. Non era
affatto un bello
spettacolo, non che pensassero sarebbe potuto essere il contrario, ma
vederlo
era un altro paio di maniche.
Si scambiarono
un breve sguardo, come a confermare
la gravità della situazione. Poi DongWoon si
avvicinò al letto, prendendole
dolcemente un mano e stringendola tra le sue.
JunHyung,
invece, rimase immobile sul posto, non riuscendo
ad avvicinarsi neanche di un millimetro. Il
pensiero che era stato lui a farla ridurre in quello stato gli stava
dilaniando
il petto, ma si promise che non lo avrebbe dato a vedere.
-“Credo
stia dormendo.” constatò il più
piccolo,
senza dire niente di nuovo. Nel mentre le accarezzava una guancia con
affetto.
-“Ma
non mi dire?!” esclamò l’altro
sarcasticamente,
ottenendo un’occhiataccia da parte del suo interlocutore.
Nonostante
non ci riuscisse, JunHyung sentiva il bisogno di avvicinarsi. Come se
il corpo
della ragazza fosse stato una sorta di calamita, la quale lo attraeva a
sé ma,
allo stesso tempo, lo respingeva. Era una sensazione alquanto strana e
frustrante.
In quel momento
sentirono dei passi vicini e si
voltarono contemporaneamente verso la fonte di quel suono. Una donna
occidentale li stava guardando sorpresa, con in mano un
caffè fumante. Doveva trattarsi
sicuramente della madre della ragazza.
-“Salve
signora Wiedermann.” DongWoon la salutò,
accompagnando le parole con un inchino educato.
-“Ma
quante volte ti avrò detto di darmi del tu,
Woon! Chiamami Ingrid.” disse di rimando lei, rivolgendogli
un dolce sorriso.
Il ragazzo
arrossì imbarazzato, abbassando
leggermente il capo verso il basso. Poi lo sguardo della donna si
posò su JunHyung,
cercando di capire chi fosse.
Quest’ultimo
sentiva gli occhi della signora bruciargli addosso, senza mai
incrociarli
direttamente. Se prima aveva desiderato trovarsi altrove, ora voleva
semplicemente scomparire.
-“Questo
giovanotto chi sarebbe?” domandò, senza
rivolgersi a qualcuno in particolare.
-“È
un mio amico.” replicò il minore.
“È grazie a
lui se ho saputo di Crystal. Era nel luogo
dell’incidente.”
A quelle parole,
JunHyung cominciò a tossire,
rischiando di strozzarsi con la sua stessa saliva.
-“Infatti
mi stavo chiedendo come facevi a sapere
che eravamo in ospedale.” osservò Ingrid, non
facendo caso al comportamento
strano dell’altro ragazzo. “Piacere di
conoscerti.” continuò poi, rivolgendosi
di nuovo a quest’ultimo.
-“Il
piacere è mio.” disse Jun, fingendosi
disinvolto.
-“Sei
per caso riuscito a vedere qualcosa? Da quello
che hanno detto i poliziotti e mia figlia sembrerebbe che una macchina
abbia
tamponato la sua bicicletta e lei ha perso l’equilibrio. La
denuncia è già
scattata automaticamente. Menomale che non ha subito danni gravi,
altrimenti
non sarei riuscita a sopportarlo. Comunque hanno anche aggiunto che il
guidatore l’ha soccorsa e l’ha accompagnata
all’ospedale, assumendosi le giuste
responsabilità. Questa è una cosa che apprezzo
molto, anche se, sinceramente,
sono arrabbiata. Ma, in fondo, si è trattato di un
incidente, quindi…”
-“Si,
infatti, io…” solo dopo si accorse di
ciò che
stava per dire e cercò di rimediare nel miglior modo
possibile, sotto lo
sguardo confuso dell’amico e della donna.
“Cioè…l’avrei soccorsa subito
anche
io, ma ho visto che l’autista era già in suo aiuto
così sono semplicemente
rimasto ad aspettare l’ambulanza.”
Ingrid parve
rilassarsi un attimo, ma lo sguardo
rimase assottigliato. Sentiva che c’era qualcosa di strano
nel suo tono di
voce, da madre riusciva a percepirlo bene. Inutile nasconderlo, nutriva dei sospetti.
Mentre la donna
sembrava scannerizzare il ragazzo,
una voce appena udibile portò la loro attenzione altrove.
-“Dong-Woon.”
sussurrò sorpresa Crystal, stringendo
ripetutamente gli occhi come a liberarli dall’annebbiamento
tipico del sonno.
-“Crystal!
Come stai?” il ragazzo si era nuovamente
avvicinato e le accarezzò dolcemente i capelli castani.
-“Bene.”
rispose lei, sorridendo.
JunHyung
rimase ancora una volta in disparte a guardarla. Il sorriso radioso che
si era
impossessato delle sue labbra lo metteva a disagio. Come riusciva a
sorridere e
a dire che stava bene in una situazione del genere? Doveva ammettere
che la
ragazza aveva carattere.
In
quell’istante i loro occhi si incontrarono per la prima
volta, prima
circospetti, poi semplicemente curiosi. JunHyung avvertì una
sorta di stretta
al petto, incapace di distogliere lo sguardo. Come aveva potuto essere
stato
così disattento? Non se lo sarebbe mai perdonato.
Dopo
pochi secondi, Crystal abbassò la testa infastidita. Aveva
provato una strana
sensazione nel guardarlo, come se lo avesse riconosciuto. Ma era sicura
di non
averlo mai visto prima. Cosa significava?
DongWoon, il
quale aveva intercettato lo sguardo
della ragazza, si prese la premura di presentarli.
-“Ah!
Giusto! Quasi dimenticavo! Crystal, lui è un
mio amico, si chiama JunHyung, era sul luogo
dell’incidente.”
Il maggiore
inclinò appena il capo in cenno di
saluto, non riuscendo a fare di meglio. Ingrid seguì ogni
suo minimo gesto e
comprese che stava nascondendo qualcosa, lo si poteva capire dalla
rigidità con
cui si muoveva.
La
ragazza riuscì a stento a non spalancare la bocca. Ora
capiva come mai si era
sentita così strana qualche attimo prima. Era stato lui. Lo aveva riconosciuto
perché poco prima di perdere i sensi
aveva visto una figura avvicinarsi a lei, e quella figura corrispondeva
con
quella del ragazzo che ora aveva a qualche metro di distanza.
JunHyung
non si lasciò sfuggire quell’espressione
sbalordita e la guardò attentamente.
Che avesse capito qualcosa? Il cuore cominciò ad aumentare
la velocità dei
battiti, ma lui fu in grado di mascherare il timore con un sorriso
strafottente. Subito dopo, però, si maledisse per quel
gesto.
-“Mamma,
potresti uscire un attimo. Ho bisogno di
parlare con DongWoon.”
La donna rimase
interdetta per qualche istante, poi
acconsentì e si diresse fuori dalla stanza. JunHyung stava
per seguirla
all’esterno, visto che Crystal doveva parlare con il minore,
ma lei glielo
impedì.
-“Rimani.”
disse con voce flebile.
I due ragazzi si
voltarono a guardarla, stupiti e
improvvisamente preoccupati, poi si scambiarono uno sguardo
d’intesa, sapendo
già cosa avrebbe potuto dire.
-“Sei
stato tu, vero?” domandò, con gli occhi fissi
sulla sagoma immobile di JunHyung.
Quest’ultimo
sbiancò di colpo e le sue paure si
rivelarono tremendamente fondate. Lei sapeva.
-“Anche
se fosse?” sbottò, nascondendosi ancora una
volta dietro una maschera di strafottenza. E, anche stavolta se ne
pentì
all’istante. Doveva scusarsi, non dargli un altro motivo per
essere odiato.
-“Ok,
sei stato tu.” replicò Crystal con un tono di
voce fin troppo pacato e controllato.
-“Io…”
non sapeva cosa dire, ma doveva sforzarsi.
“Mi dispiace. Sarei dovuto stare più attento, non
ti avevo proprio visto.”
cercò comunque di controllarsi, sperando di risultare, oltre
che dispiaciuto,
anche a suo agio.
-“Certe
persone dovrebbero pensarci due volte prima
di prendere la patente.”
-“Ehi!
Ti ho chiesto scusa e pagherò la denuncia.
Cos’altro dovrei fare?”
La discussione
stava cominciando a farsi più calda e
non era affatto un buon segno.
-“Ormai
niente, il danno l’hai fatto lo stesso.
Comunque tranquillo, non sono una ragazza che fa pesare le cose, anche
se in
questo caso sarei più che motivata a farlo.” gli
rivolse un sorriso falso.
-“Troverò
il modo di farmi perdonare.” sbottò allora
JunHyung con un che di sfida, stupendosi da solo per quelle parole.
-“Dubito
fortemente che ce la farai. Comunque
apprezzo la tua sincerità e il fatto che tu mi abbia
soccorso.” ammise
arrossendo. “Fatto sta che non occorre che tu ti faccia
perdonare, cosa te ne
faresti del mio perdono? Per non parlare del fatto che ciò
comporterebbe spesso
un tuo incontro e non ci tengo particolarmente, mi è
già bastato il primo.” era
addirittura in grado di fare del sarcasmo!
-“Dopo
queste tue parole dovrei farmi da parte,
giusto? Mi dispiace ma non sono il tipo che si sottrae tanto
facilmente. Ho
detto che troverò il modo di farmi perdonare e
così sarà.”
-“Come
ti pare, sprechi solo del tempo che potresti
impiegare in modo migliore. E ora dimmi, perché ti ostini
tanto a volere il mio
perdono?”
-“Per
avere la coscienza a posto, tutto qua.” disse
bruscamente.
-“Non
sarà affatto piacevole, per nessuno dei due.
Soprattutto quando i miei verranno a sapere chi sei.”
DongWoon stava
seguendo il loro scambio di battute
in silenzio, non sapendo come intromettersi per calmare le acque.
Gli altri due
stettero un altro paio di minuti a
misurarsi con lo sguardo, c’era un segno di sfida nel modo in
cui lo facevano,
ma c’era anche qualcos’altro.
“Rimpianto?
Senso di colpa? Frustrazione?” si chiese il
ragazzo. “No, non credo che abbia
un nome ciò che
sento.” pensò.
“Rabbia?
Dolore? Fastidio?” si
domandò invece Crystal. “Probabilmente
fastidio.” accordò lei.
-“Io
devo andare.” la informò JunHyung. “Ci
rivediamo presto.” le sorrise con una malizia costruita.
-“Non
vedo l’ora.” replicò sarcasticamente la
ragazza.
Dopo un ultima
occhiata, Jun uscì definitivamente,
salutando anche la donna che era appostata nel corridoio principale.
-“Sai,
dovresti cambiare amicizie.” sentì dire da
Crystal.
-“Non
è come credi. È un bravo ragazzo.”
ribatté
DongWoon, prima di seguire l’amico fuori.
Farsi
perdonare non sarebbe stata una passeggiata. Era una sfida bella e
buona. Ma
lui era determinato a voler ottenere la vittoria.
Annyeong!!! Stavolta ci ho
messo più tempo a postare *conta sulle dita* cinque giorni,
giusto?? Spero non sarete arrabbiate con me, xD. Mi sa che
comincerò a rallentare un pò con i tempi
perchè sabato mi tocca andare ufficialmente in vacanza per
due settimane con i miei, e non so se mi consentiranno di portarmi
dietro il pc ç__ç *si dispera al solo pensiero*
Ma come farò senza di voi??!! Povera me, devo rassegnarmi a
lunghe giornate in spiaggia durante le quali muoio di caldo e mi
abbrustolisco ben bene. Cambiando discorso... beh, cosa ne pensate ora
che si sono finalmente incontrati? Riuscirà il nostro Joker
a farsi perdonare? Domanda scontata ok, allora la cambio u.U : Quanto
ci metterà a farsi perdonare??!! (Che ne dite? Questa
domanda è meglio, vero?) O mamma, sclero sempre di
più! Mi conviene salutarvi e augurarvi buone vacanze
rimanenti (?) Faccio prima a dire: Alla prossima! (come sempre, xD)
Kisses, Alice...
PS: Come ogni volta ci tengo a ringraziare in modo particolare, oltre
chi legge e segue questa storia *-*, coloro che hanno avuto la pazienza
di recensirmi ancora una volta! Gomawo girls!! Mi rendete davvero
felice con le vostre opinioni! ^^
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Capitolo 4 *** Capitolo 3: Don't you want see me? ***
Capitolo
3: Don’t you want see me?
Quello stesso
giorno, nell’appartamento di Kikwang,
ebbe luogo un pranzo con i loro amici, dato che ogni settimana ne
facevano come
minimo quattro tutti insieme.
Il problema era
che JunHyung e DongWoon se ne erano
completamente dimenticati, e quando arrivarono a casa li trovarono
tutti già
lì. In ospedale avevano perso la cognizione del tempo.
Il primo a
salutare tutti fu il più piccolo, poi fu
il torno del maggiore, il quale li salutò sotto lo sguardo
rimproverante di
Kikwang. Quest’ultimo, probabilmente, era rimasto male per il
loro
comportamento, in quanto non lo avevano reso partecipe delle loro
recenti
azioni.
Il
“gruppo”, per così dire, consisteva in
sei
ragazzi compresi loro. Si erano incontrati casualmente ad una festa,
eccetto
Kikwang e DongWoon che già si conoscevano
dall’età infantile, e da lì avevano
stretto un legame d’amicizia. Insieme potevano essere
sé stessi, persino
JunHyung era in grado di mettere da parte la sua maschera.
DooJoon era il
più grande, nonché il loro Hyung
ufficiale. Era un ragazzo con la testa sulle spalle, responsabile
quanto
bastava per tenerli a bada nei momenti di bisogno, ma quando
c’era da
divertirsi, la sua responsabilità sembrava diminuire, ma non
se ne andava mai
del tutto. L’unico suo difetto, a detta dei compagni, era la
sua troppa
apprensione nei loro confronti, in fondo erano tutti maggiorenni,
sapevano
assumere il controllo delle proprie azioni.
HyunSeung,
invece, era il secondo per età.
All’apparenza sembrava uno di quei ragazzi a cui non
interessava niente di
nessuno, ma se lo si conosceva meglio era inevitabile affezionarsi a
lui. Quei
rari sorrisi che ogni tanto era in grado di dare agli amici erano il
segno del
suo affetto. Purtroppo, però, non sembrava andare molto
d’accordo con JunHyung.
Tra i due c’era sempre stato un po’ di astio e,
probabilmente, ci sarebbe
sempre stato. Ciononostante si volevano bene.
Infine
c’era YoSeob, il quale aveva la stessa età di
Kikwang, anche se era più grande di qualche mese. Era facile
scambiarlo per il
più piccolo, il suo viso tradiva perfettamente la sua reale
età. Era un ragazzo
allegro, sempre sorridente, che amava far divertire gli altri per non
vederli
tristi. La sua apparente spensieratezza celava una notevole
maturità, la quale
gli permetteva di comprendere tutti loro meglio di chiunque altro.
Anche lui
aveva un difetto, ovvero era troppo curioso.
Ma
cos’era un’amicizia senza i difetti
dell’uno o dell’altro? Sarebbe stata una
cosa falsa e costruita dietro ad una finta perfezione. Invece,
conoscendo le
debolezze di ognuno, era più facile compensarsi ed
appoggiarsi a vicenda. Ed
era proprio ciò che loro facevano.
-“ Il
cibo è già in tavola.”
informò Kikwang, un po’
seccato per il ritardo dei suoi due coinquilini.
Gli altri non se
lo fecero ripetere due volte e
raggiunsero la cucina a passo svelto, per poi prendere posto a tavola e
cominciare a mangiare.
-“Ehi,
Joker! Hai qualcosa che non va?” la voce
sottile di YoSeob lo riscosse dai proprio pensieri. Quel soprannome se
l’era
guadagnato a forza di fare sempre lo sbruffone.
JunHyung scosse
energicamente la testa in cenno di
diniego, poi tornò a mangiare, sperando di riuscire a
nascondere il proprio
malessere mentale.
Quando ebbero
finito di consumare il pranzo si aiutarono
a vicenda nello sparecchiare e lavare i piatti. Il fatto che tutti loro
non
vivessero più con i genitori era un vantaggio sotto quel
punto di vista, perché
sapevano cavarsela da soli anche in cucina.
Una volta finito
si risedettero discutendo del più e
del meno, come facevano sempre.
JunHyung
non riusciva a seguire nessuno dei loro discorsi, la mente lo riportava
in
continuazione all’incontro con la ragazza. Il suo sorriso
radioso, il suo
sguardo consapevole... c’era qualcosa in lei che lo faceva
sentire… strano. La
cosa migliore da fare era smettere di vederla, ma non poteva venir meno
alla
promessa che si era fatto.
Quindi,
l’altra unica opzione plausibile era ispessire sempre di
più il suo muro
personale e continuare comunque a vederla escogitando un modo per
ottenere il
suo perdono in breve tempo.
-“Ragazzi,
io vado a riposarmi un po’, stanotte non
sono riuscito a chiudere occhio.” disse poi, realmente
stanco.
-“Chissà
cos’hai fatto invece di dormire?!”
esclamò
DooJoon con una punta di malizia e facendogli l’occhiolino.
Passandogli
accanto, JunHyung gli tirò una lieve
pacca sulla testa, sorridendo divertito.
-“Magari
avessi fatto ciò che pensi!” replicò.
Poi
andò definitivamente in camera sua, buttandosi
sul letto senza neanche togliersi le scarpe. Era completamente cotto.
Stava quasi per
addormentarsi, quando sentì un lieve bussare.
-“A...avanti.”
disse nel bel mezzo di uno sbadiglio.
La testa bionda
di YoSeob fece capolino da dietro la
porta, imitata poi dal resto del corpo.
-“Scusa
se ti disturbo.” cominciò, avvicinandosi al
bordo del letto per poi lasciarsi ricadere accanto a lui. “Ma
si può sapere
cos’hai e come mai stanotte non hai dormito?”
Sempre dritto al
punto, come al solito. Questa era
la prova evidente della sua curiosità, che poteva essere
meglio definita con
una frase più appropriata, ovvero “interesse per
la vita di coloro a cui voleva
bene”. Peccato che non sempre gli altri erano in grado di
capire la differenza.
JunHyung si
tirò su, mettendosi a gambe incrociate,
poi si passò una mano tra i capelli castani e trasse un
respiro profondo misto
ad un nuovo sbadiglio.
-“Ci
tieni proprio a saperlo?” chiese, nonostante
già conoscesse la risposta.
-“Certo.
Sono tuo amico e vorrei venire a conoscenza
della causa che ti fa stare così.”
Allora il
maggiore raccontò anche a lui
dell’incidente, senza però soffermarsi troppo sui
singoli dettagli.
-“…
le ho detto che troverò il modo di farmi
perdonare. Ma credo di essermi cacciato in un bel guaio
perché non ho la più
pallida idea di come fare.”
-“Effettivamente
l’hai combinata grossa. A partire
dall’incidente fino ad arrivare al perdono. Ma, conoscendoti,
sono più che
sicuro che ce la farai a superare tutto. Hai passato gran parte della
tua vita
a lottare e ne sei uscito vittorioso. Cosa mai può essere
questo in confronto?”
L’allusione
al suo passato lo portò a fare una
smorfia sofferente, ma aveva ragione. Se era riuscito ad uscire da quello, ottenere un perdono doveva
essere anche fin troppo facile. Il problema era che non ne era poi
così
convinto.
-“Dovresti
parlarne anche con gli altri.” aggiunse
poi il minore.
La loro amicizia
era fondata sulla fiducia, quindi
non dovevano esserci segreti. O perlomeno non dovevano esserci se si
trattava
di cose non troppo personali.
-“Scommetto
che ci ha già pensato GiKwang.” ribatté
l’altro.
-“Hai
ragione. Infatti anche io sapevo già tutto, ma
sono voluto venire comunque a chiedertelo perché, a mio
parere, avevi bisogno
di parlarne.”
Quel
ragazzo intuiva troppe cose, a detta di JunHyung.
***
La sera, quando
rimasero in casa solo i suoi tre
abitanti, JunHyung decise di tornare all’ospedale. Aveva
stabilito che l’inizio
del suo piano avrebbe consistito nell’assisterla
regolarmente, anche se non
sapeva come. Innanzitutto sarebbe tornato da lei.
Stavolta
andò da solo, senza avvertire gli altri
della sua scelta. Non voleva coinvolgerli
inutilmente, quella era una cosa che riguardava solo lui e non voleva
portare
loro preoccupazioni in più.
Dato che si era
già informato sull’orario del passo,
una volta entrato nell’ospedale, andò direttamente
verso la stanza della
ragazza. Mentre si avvicinava il suo
passo diveniva sempre più lento, come se, inconsapevolmente,
non avesse voluto
andare davvero da lei.
Quando si
trovò di fronte alla sua destinazione,
rimase sorpreso di trovare sua madre davanti alla porta con le braccia
conserte.
-“Salve
signora.” disse, accennando un inchino.
-“Ciao
ragazzo. Cos’è che ti ha portato qui?”
c’era
diffidenza nel tono della sua voce.
-“Beh,
ecco…io volevo vedere come sta Crystal.”
-“Sarebbe
un gesto carino da parte tua, se non fosse
la colpevolezza a spingerti a venire.”
A quelle parole
JunHyung dovette soffocare l’impulso
di fare retromarcia per fuggire. Probabilmente la ragazza ne aveva
parlato con
la madre. Come aveva fatto a non prendere
in considerazione tale evenienza?
-“Voglio
davvero sapere come sta, indipendentemente
dalla mia colpevolezza o meno.” replicò deciso.
-“Lei
ha detto di non volerti vedere.” lo sguardo
che gli stava rivolgendo sembrava in grado di incenerirlo sul posto.
-“La
prego! So di aver fatto un grave errore, ma le
giuro che non l’avevo vista. Voglio solo darle il mio aiuto
per ripagare ciò
che ho fatto, tutto qui. La mia assicurazione pagherà anche
la denuncia una
volta stabiliti i danni.”
Quella era la
prima volta che pregava una persona,
mai si era trovato in una situazione simile.
-“E
dimmi… come vorresti aiutarla?” Ingrid non
voleva demordere.
-“Non
lo so ancora. Ma voglio cominciare con
l’assicurarmi che stia bene e cercherò di fare in
modo che abbia ciò di cui ha
bisogno.”
Se
voleva conquistarsi la fiducia di quella donna, doveva lasciar cadere
momentaneamente la maschera, ed era proprio ciò che stava
facendo.
-“D’accordo,
entra pure. Non volevo
sembrarti…cattiva, ma sono sua madre, e questa cosa
dell’incidente mi ha
assorbito del tutto. Sembri un bravo ragazzo, ma sappi che
basterà un tuo passo
falso e non la rivedrai.”
Quelle parole
non avrebbero dovuto fargli né caldo
né freddo, dato che, comunque, non conosceva ancora bene
Crystal. Ma, al
contrario, l’idea di non vederla più gli diede
fastidio. Doveva farsi perdonare ad ogni
costo!
-“Capisco.”
sussurrò JunHyung.
In
realtà non capiva affatto, lui non aveva la più
pallida idea di come fosse
l’amore materno.
Detto
ciò, entrò lentamente nella stanza, dove vi
trovò Crystal intenta a sfogliare una rivista con
l’aria annoiata.
-“Permesso.”
disse il ragazzo, annunciando la sua
apparizione.
Lei
alzò lo sguardo, nonostante avesse già
riconosciuto la sua voce. Quando i suoi occhi si soffermarono sul suo
volto, sbuffò
sonoramente e posò la rivista sul comodino.
-“Avevo
detto a mia madre di non farti entrare nel
caso in cui fossi venuto!” si lamentò.
-“Infatti
me lo ha riferito, ma alla fine mi ha
lasciato entrare.”
-“Sempre
la solita! Basta fargli due moine e lei
cede, non sembra affatto tedesca, dovrebbe essere più
rigida.”
JunHyung,
ignorando le lamentele della ragazza,
aveva raggiunto la sedia posta a lato del suo letto e si era seduto
senza
troppi complimenti.
-“Ehi!Ehi!Ehi!
Cosa credi di fare?” domandò Crystal,
riferendosi al fatto che si era accomodato tranquillamente.
-“Ti
faccio un po’ di compagnia.” spiegò,
accompagnando le parole con un cenno della mano. “Piuttosto,
come stai?”
-“Non
voglio la tua compagnia, puoi tornartene a
casa.” ignorò volutamente la domanda.
-“Credo
di non aver captato la risposta. Come stai?”
insistette, fingendo di non aver sentito la sua richiesta di lasciarla
in santa
pace.
-“Bene,
a parte qualche dolore alla gamba destra e
alla testa.” si era rassegnata alla sua presenza ormai. Ma ci
tenne ad
incrociare le braccia al petto come segno di disappunto.
-“Menomale.
Hai bisogno di qualcosa?” le chiese,
senza però lasciare andare la propria maschera. Anzi,
aggiunse un sorrisetto
malizioso alla sua espressione apparentemente strafottente.
-“Sinceramente
si. Ho bisogno che tu te ne vada!”
sbottò innervosita.
-“Non
vuoi proprio vedermi eh?” ribatté JunHyung,
rimanendoci un po’ male, mascherando la cosa con un altro
sorriso da stronzo.
Ma, in fondo, non poteva certo pretendere di stargli simpatico dopo
averla
quasi investita.
Crystal
tremò impercettibilmente per
l’intensità con cui l’aveva appena
guardata.
Perché stava tremando? Probabilmente per la rabbia. Non
voleva averlo lì,
punto.
Però
si trovava in difficoltà, non sapeva cosa rispondere.
Dopotutto, le attenzioni
di un bel ragazzo facevano sempre piacere ad una ragazza, o no? Poi si
ricordò
il motivo per cui si trovavano lì e la rabbia riprese il
sopravvento.
-“Esattamente.
Non ti voglio vedere.”
-“Peccato,
ti tocca lo stesso. Se non mi facessi più
vedere non avrei il modo di farmi perdonare, mentre così un
modo lo troverò.”
-“Ti
correggo: così ti guadagnerai il mio odio.”
-“Non
credo proprio. Se dico una cosa, quella sarà.
Mi dispiace per te, ragazzina.”
-“Non
chiamarmi ragazzina!” ecco, cominciava davvero
ad infastidirsi.
-“Non
è forse quello che sei?!”
“JunHyung
ti conviene darti una calmata, così peggiorerai le cose e
basta.” la vocina
interiore fece visita al ragazzo, ammonendolo.
Crystal
voltò la testa di lato, distogliendo così lo
sguardo dal suo. Se lo avesse ignorato, forse, se ne sarebbe andato.
Invece…
sentì rovistare e poi il tipico rumore di pagine sfogliate e
si rigirò
completamente. JunHyung aveva preso la sua rivista e si era messo a
leggerla
curioso.
-“Quella
è mia!” esclamò lei, sempre
più allibita.
-“Lo
so.” ribatté indifferentemente l’altro e
continuando a leggere. “Lo sapevi che i fan degli SHINee si
chiamano Shawol?”
domandò poi, distogliendo l’attenzione
dall’articolo che stava leggendo.
Crystal, ormai
sconsolata, si lasciò ricadere sul
cuscino, sprofondandoci con la testa.
-“Lo
sapevo già. Invece tu lo sapevi che i tuoi fan
si chiamano deficienti?!”
-“Wow,
non sapevo di avere dei fan. Per caso te sei
tra questi?”
-“Aiutatemi,
vi prego.” borbottò la ragazza
sottovoce, rivolgendosi chissà a quale entità.
In quel momento
un’infermiera giovane entrò nella
stanza, ammiccando lievemente in direzione di JunHyung.
-“L’ora
del passo è terminata. È venuta a trovarla
il suo fidanzato?” domandò la nuova arrivata,
continuando a regalare sguardi
poco casti al ragazzo.
-“No!
No! Non sono il suo ragazzo.” rispose
prontamente lui.
Nel frattempo
Crystal aveva le guance imporporate di
rosso.
-“Non
sia mai!” esclamò poi.
-“Buono
a sapersi.” civettò l’infermiera.
JunHyung e
Crystal si guardarono per un attimo,
d’accordo per la prima volta: quella ragazza flirtava in modo
pessimo.
-“Io
vado. Ci vediamo…presto.”
il ragazzo marcò l’ultima parola più
del dovuto, mentre si
stava pigramente alzando dalla sedia.
-“Addio.”
sospirò lei, sperando di non doverlo più
vedere. Ma sapeva già che i suoi desideri non sarebbero
stati esauditi.
Così,
una volta salutatosi, si separarono, riprendendo momentaneamente ognuno
il
proprio cammino.
Sorprese di rivedermi??!! Io si,
e anche parecchio,xD. Non so come ho fatto a scrivere un capitolo in
soli tre giorni, ma mi ci sono impegnata per non lasciarvi a bocca
asciutta per troppo tempo, prima della mia partenza. In questo capitolo
ci sono altri nuovi personaggi...ovviamente non potevano mancare, u.U
Soddisfatte o rimborsate per le nuove entrate? *scemenza mode:on* Mi
scuso nel caso in cui il capitolo presentasse alcuni errori
grammaticali o di ortografia, dato che l'ho terminato stanotte, xD. A
parte questo spero che sia stato di vostro gradimento, il prossimo
capitolo non ho la più pallida idea di quando lo
pubblicherò ç__ç perchè
domani parto (*Vocina interiore: s'era già capito, l'avevi
già detto la scorsa volta. Io: Zitta tu! u.U*) e
torno tra due settimane. Fatemi sapere se vi è piaciuto eh!
Ci tengo! Alla prossima *spera presto*! Kisses, Alice...
PS: Other thanks to the
readers and a special thanks to the reviewers!! *-*
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Capitolo 5 *** Capitolo 4: Go Back Home ***
Capitolo
4: “Go back home.”
Era
passata una settimana da quando Crystal era stata ricoverata in
ospedale, e,
fortunatamente, poteva benissimo essere dimessa, date le sue buone
condizioni.
E,
di conseguenza, erano cinque giorni che non vedeva JunHyung.
L’ultima volta che
era andato a trovarla era proprio quando l’infermiera ci
aveva spudoratamente
provato con lui a suon di battutine.
Non
che la ragazza si fosse dispiaciuta della sua assenza, anzi…
però, doveva
ammettere che la cosa un po’ la infastidiva.
L’aveva investita, l’aveva
tormentata nei primi giorni di convalescenza ripetendole che avrebbe
ottenuto
il suo perdono, e poi? Era letteralmente scomparso, abbandonandola.
Quella
cosa la faceva imbestialire. Ripeto, non è che avesse
sentito la sua mancanza,
però… boh, non lo sapeva nemmeno lei.
L’unica cosa che era in grado di
comprendere era che ne era infastidita.
Mentre
ci pensava stava prendendo le sue ultime cose per riporle dentro un
borsone.
Era tutta la settimana che aspettava il giorno della sua dimissione.
Così
prese le riviste dal comodino, gettandole con noncuranza
all’interno della
borsa, e il suo sguardo si posò sul magazine che aveva letto
“insieme” al
ragazzo, facendola sorridere appena. Ma perché mai stava
sorridendo?
La
sensazione di divertimento iniziale la abbandonò
nell’istante esatto in cui
bussarono alla sua porta, distraendola dalle sue azioni.
-“Avanti!”
esclamò, ormai abituata a ripeterlo di continuo.
Qualcuno
entrò nella stanza, avvicinandosi con passi silenziosi.
Crystal, che aveva
ripreso a recuperare gli oggetti di sua proprietà,
percepì una presenza dietro
di sé, così si costrinse a voltarsi.
Appena
vide di chi si trattava, per poco non si strozzò con la sua
stessa saliva,
cominciando a tossire rumorosamente. JunHyung, sorpreso da tale
reazione, fece
un passo indietro visto che si era avvicinato fin troppo.
-“Buongiorno
anche a te!” disse, divertito. “Lo so! Faccio
questo effetto a molte ragazze.
Il mio fascino le lascia senza parole.” aggiunse, senza
alcuna modestia.
-“
‘Giorno.” borbottò lei. “Senza
parole e con la tosse? Mm, non devi avere molto
successo allora.”
Non
sapendo come replicare alla sua insinuazione, JunHyung si
limitò ad una
scrollata di spalle indifferente.
-“Ti
ho portato la colazione. Mi è giunta voce che oggi ti
dimettono e volevo
festeggiare.” annunciò poi, mettendole davanti al
viso un sacchettino.
Lei
lo afferrò con non poca diffidenza, per poi sbirciarci
dentro.
-“Bombolone?”
chiese stupita.
-“Beh…
sapendo che hai origini italiane mi sembrava giusto portartene uno. Non
è forse
quello che mangiano lì a colazione?”
-“Oltre
le altre cose, si.” rispose, sempre più stupita
del comportamento di colui che
aveva di fronte. “Ma se questo è il tuo modo di
ragionare…la prossima volta mi
porterai uova sbattute e bacon perché ho origine anche
tedesche?” altro
sarcasmo.
-“Che
caratterino!” esclamò JunHyung, facendole una
lieve carezza derisoria sulla
guancia.
-“Non-
mi- toccare.” sibilò lei tra i denti, non
riuscendo a fermare l’affluire del
sangue sul suo volto.
-“Si,
si.” annuì l’altro a se stesso.
“Proprio un bel caratterino. Dopo tutto che ti
porto anche la colazione è così che mi
ringrazi?”
-“Dopo
tutto che mi hai quasi investito dovrei anche ringraziarti?”
sbottò
infastidita.
Ultimamente
lo era anche troppo, cosa inusuale per una ragazza come lei.
-“Allora,
com’è andata in questi giorni?” chiese
JunHyung, senza badare troppo alla sua
scontrosità.
-“Bene,
benissimo senza di te! A proposito! Che fine avevi fatto?”
ok, sinceramente
avrebbe preferito stare zitta, ma quella domanda le era venuta
spontanea.
-“Allora
te ne sei accorta della mia assenza. Dì un po’, ti
sono mancato vero?” la
guardò con malizia. Non poteva farci niente, era
più forte di lui.
-“Cristo
come sei sfacciato! E comunque no, non mi sei mancato affatto, si stava
molto
bene senza le tue chiacchiere noiose. E, invece di evitare la mia
domanda
ponendomene una tutta tua, e per giunta senza senso, rispondi alla mia:
che
fine avevi fatto?” ripeté.
-“Ho
avuto da fare. Sai…commissioni e roba simile.”
La
verità era che aveva deciso di prendersi qualche giorno di
pausa per irrigidire
la propria maschera. Perché era
stata
davvero sul punto di sgretolarsi. Troppa gentilezza faceva certi
effetti.
-“Chi
ti ha detto che mi dimettevano stamani?” domandò,
ma poi si diede una risposta
da sola. “No, non dirmelo, lo so già. DongWoon,
vero?”
Il
ragazzo annuì con un cenno del capo, confermando le sue
supposizioni.
-“Hai
visto mia madre fuori?” era in vena di domande quella
mattina.
-“Ehi!
Sono già stato sottoposto una volta ad un interrogatorio,
vuoi farmi ripetere
quell’orribile esperienza?”
-“Se
significherebbe romperti le scatole, beh, molto probabilmente si, mi
farebbe
più che piacere farti rivivere un interrogatorio!”
-“Mamma
mia, quanta acidità stamani! Ti hanno riempito di yogurt
bianco, per caso?”
-“Smetti
di fare lo sbruffone. E, comunque, a parte gli scherzi, hai visto o no
mia
madre?”
-“No,
non l’ho vista. Contenta ora?” sbottò
lui.
Crystal
lo ignorò volutamente e riprese ciò che stava
facendo prima che lui la
interrompesse, quando il ragazzo si accorse di una cosa.
-“Ma
il gesso dove l’hai?” chiese, facendo riferimento
al gesso che aveva supposto
avesse alla gamba destra, ma che, in quel momento, pareva proprio non
avere.
-“Oh…
me l’hanno tolto. Me l’avevano messo solo il primo
giorno per precauzione ma
hanno stabilito che non ne ho bisogno.” rispose con
ovvietà.
-“Wow!
Allora di danni gravi non ne hai!” esclamò
sollevato.
-“Fisici
o concreti no, sono stata fortunata. Ma astratti ne avrei
uno!”
-“E
sentiamo, quale sarebbe il tuo grave danno astratto?”
domandò JunHyung,
avvicinandosi in modo tale da sovrastarla con il proprio corpo, mentre
le loro
fronti quasi si sfioravano.
-“Tu!”
soffiò fuori lei, prima di spingerlo via con forza.
Nonostante lo
avesse
allontanato da sé, in fondo, da qualche parte,
c’era stato un barlume di
desiderio di avvicinarlo. Ma, ovviamente, era stato subito messo a
tacere dalla
rabbia che provava nei confronti di quel ragazzo strafottente.
Lui, invece,
nell’esatto istante in cui le sue mani si erano posate sul
suo petto per
spingerlo via, aveva sperato con tutto se stesso che lei non sentisse i
battiti
del suo cuore farsi più veloci. Quello era
l’effetto strano e fastidioso che
gli procurava quella ragazza.
Si attraevano
inconsapevolmente, e si respingevano consapevolmente.
***
Erano appena
usciti dall’ospedale, dopo che la madre
di Crystal ebbe finito di firmare tutti i fogli di dimissione.
Ingrid si era
ormai rassegnata, come la figlia,
all’ostinazione del ragazzo nel voler ottenere il perdono. In
fondo, non ci
vedeva proprio niente di male, anche se lui non gli andava poi
così tanto a
genio, nonostante lo reputasse un bravo ragazzo.
Una macchina
nera con le quattro frecce sembrava
aspettare proprio loro, così JunHyung decise che era
arrivato il momento per
lui di congedarsi. Probabilmente nell’auto c’era il
padre, e si sa come sono i
padri, no? Apprensivi, gelosi, e capaci di staccarti la testa dal collo
se fai
soffrire la loro “bambina”.
-“Crystal,
signora Wiedermann, vi saluto.” disse,
facendo un lieve inchino nella loro direzione. “A
presto!”
La ragazza
sbuffò sonoramente alzando gli occhi al
cielo. Non le piaceva affatto l’idea di doverlo rivedere
“presto” e non si sforzò
nemmeno di salutarlo a sua volta.
-“Ciao.”
replicò Ingrid. Poi, una volta avvicinatasi
alla figlia, le sussurrò poche parole
all’orecchio: “Non ti ho insegnato a
comportarti così. Il saluto non si toglie a
nessuno.”
“O
mio dio!” pensò Crystal “Mia madre
è decisamente impazzita!”
Però,
si voltò appena per rivolgere a JunHyung
giusto un cenno di saluto con il capo. Più di
così non poteva, e soprattutto
non voleva fare.
Così,
mentre il ragazzo si incamminava lungo il
marciapiede verso la fermata del bus che lo avrebbe riportato a casa
(la
macchina doveva ancora recuperarla), Crystal salì in
macchina insieme alla
madre.
-“Chi
era quel ragazzo?” domandò accigliato il
padre, una volta che mise in moto l’auto.
-“Un
amico di DongWoon.”
A rispondere fu
Ingrid, con sorpresa della ragazza.
-“E
che ci faceva in ospedale?” continuò
l’uomo.
-“Era
venuto ad aiutarla, sapendo che veniva
dimessa. Ha sostituito Woonie perché lui doveva andare a
trovare i suoi fuori
città.”
“Erano
tutte scuse”osservò Crystal, sempre più
allibita. Non riusciva a capire il
comportamento della madre. Da quando in qua si inventava tutte quelle
scuse per
proteggere un ragazzo?
Ok,
era ormai evidente che Ingrid voleva dargli la possibilità
di farsi perdonare,
e, probabilmente, preferiva non dire la verità a suo padre
in quanto lui non
glielo avrebbe permesso.
Ma
c’era una domanda che tormentava sia la mente di Crystal che
quella di
JunHyung…
“Dove
avrebbe portato tutta quella situazione?”
Annyeong!! Dopo ben sette giorni
sono riuscita a tornare! Non è facile trovare il tempo di
scrivere, sono quasi sempre al mare -.-" Uffa!! Voglio tornare a casa
mia!! *fa i capricci* Ehm, ehm, scusate... *cerca di ricomporsi*
Allora, cosa ne pensate stavolta?? Ora che Crystal torna a casa, cosa
succederà con JunHyung?? Io dico che ne vedremo delle belle,
altro che stalker, u.U. Ok, siccome ho un sonno tremendo e non so
cos'altro aggiungere, direi che posso anche congedarmi, che ne dite??!!
*fa un inchino coreano (?)* Alla prossima! Kisses, Alice..
PS: Grazie ancora a chi
recensisce ogni volta! Gomawo girls! *-* E, ovviamente, grazie anche a
chi segue questa storia ^^
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5: Back to School ***
Capitolo
5: “Back to school”
Quello stesso
lunedì, ovvero due giorni dopo le sue
dimissioni, Crystal poteva perfettamente ricominciare ad andare a
scuola, e la
cosa le faceva stranamente piacere.
Dopo una
settimana passata in ospedale, trovava
entusiasmante perfino passare l’intera mattinata in
quell’edificio che di
solito preferiva non vedere nemmeno da lontano.
Quindi, quella
mattina, quando la sveglia la informò
che era giunta l’ora di riscuotersi dal mondo dei sogni, si
alzò all’istante,
scattando in piedi in un battibaleno.
Lasciò
le coperte tutte arruffate sul materasso,
senza badarci minimamente, e, una volta messe le pantofole si diresse
in bagno
per la doccia mattutina. Quando uscì aveva ancora il sorriso
sulle labbra e lo
mantenne anche durante la colazione.
-“Come
mai così felice?” le chiese Ingrid.
-“Beh,
non sono in ospedale e posso uscire. Dopo una
settimana in cui non ho fatto altro che starmene a letto a leggere
riviste per
ragazzine, perfino andare a scuola mi fa piacere.” disse la
ragazza,
distogliendo momentaneamente l’attenzione dai cereali che
stava mangiando.
Nonostante fosse
nata e cresciuta in Corea, la
colazione a cui era abituata la sua popolazione ancora non le andava a
genio, e
dubitava che qualcosa sarebbe potuto cambiare al riguardo.
-“Come
hai intenzione di andare a scuola oggi?”
domandò la madre.
-“A
piedi, almeno mi sgranchisco un po’ le gambe.
Tanto ci vorrà massimo un quarto d’ora per
arrivare.”
-“Allora
ti conviene darti una mossa, non vorrei che
tu arrivassi in ritardo.”
-“Giusto!”
buttò giù l’ultima cucchiaiata e bevve
l’ultimo sorso di latte, per poi lasciare tutto
nell’acquaio e dirigersi di
nuovo in camera per vestirsi.
Optò
per un paio di jeans semplici e una camicia
azzurra a maniche lunghe, così da coprire i lividi che aveva
ancora sulle
braccia. Poi corse in bagno per la seconda volta, dove tentò
di coprire il
livido della guancia destra con il fondotinta. I capelli gli
lasciò sciolti, e
il lieve ciuffo che aveva impediva in parte di vedere la ferita che le
ricopriva
la fronte.
Una volta
pronta, prese lo zaino e se lo issò sulle
spalle per poi precipitarsi fuori urlando un saluto ai suoi. Non aveva
voglia
di aspettare l’ascensore, così decise di fare la
scale da tanto che era di
buonumore.
Quando giunse
definitivamente fuori si ritrovò a
dover fare i conti con una spiacevole sorpresa, e sottolineo
spiacevole, a
detta della ragazza, ovviamente.
-“Ehi!
E tu cosa diavolo ci fai qui? Hai deciso di
darmi il tormento vero? E come cavolo facevi a sapere dove
vivo?” lo tempestò
di domande, raggiungendolo a passo svelto.
JunHyung era
appoggiato ad una macchina con fare
noncurante, quella macchina, la
stessa che l’aveva urtata il giorno dell’incidente.
Cosa che le fece montare la
rabbia.
-“Mi
piace il tuo strano modo di dare il
buongiorno.” sorrise appena “Ora vedo di rispondere
ad ogni tua domanda: primo,
sono venuto per darti un passaggio fino a scuola; secondo, si ti
tormenterò con
molto piacere; terzo, DongWoon ovviamente.”
Crystal si
batté una mano sulla fronte per non
averci pensato prima, poi fece mente locale per capire qual era
l’informazione
che più l’aveva infastidita, ovvero il passaggio
che lui le voleva dare.
-“Tu
vorresti darmi un passaggio? Vuoi forse fare un
altro incidente?” sbottò, con tutta la riluttanza
che aveva.
-“Senti,
bimba…” cominciò lui, afferrandola per
un
polso ma senza stringere eccessivamente. “Si dà il
caso che io abbia speso
parecchio per riavere questa dannata macchina e ho fatto la benzina
apposta per
portarti a scuola, quindi, non è che mi faresti questo
benedetto piacere di
darti un passaggio?” lo chiese con tutta la gentilezza di cui
era disponibile.
-“Ok.”
si arrese lei. “Ma solo perché non voglio
arrivare tardi a scuola, sia chiaro!”
Detto
ciò, JunHyung le aprì galantemente la portiera,
permettendole così di salire sull’auto. Crystal
sperò con tutta sé stessa che i
suoi genitori non si fossero affacciati alla finestra per controllarla
e salì
una volta per tutte, sorpresa dal gesto del ragazzo.
Il tragitto fu
abbastanza silenzioso, esclusa
qualche breve constatazione sul tempo e roba varia. Stranamente era
l’imbarazzo
a fare da padrone.
Così
arrivarono di fronte all’edificio che fungeva da loro
destinazione, e la
ragazza scese, imitata da JunHyung, il quale la seguì fin
sotto il portico
della scuola, dovendo aspettare il suono della campanella.
-“Vuoi
controllare se entro?” sbottò Crystal,
incrociando le braccia al petto. “Non sapevo di avere un
baby-sitter!”
-“Perché?
Ne avresti bisogno? In tal caso posso
aiutarti io eh!” era in vena di sarcasmo, come sempre
d’altronde.
-“No,
grazie, so cavarmela benissimo anche da sola.
Piuttosto…dov’è il mio amico,
nonché anche tuo?”
-“Non
ne ho la più pallida idea. Sai com’è,
anche io
ho una vita propria! Probabilmente sarà qui da qualche parte
anche lui, no?
Sbaglio o siete in classe insieme?”
Neanche a farlo
apposta, in quel momento una chioma
castana e familiare svettò tra le altre, dato che colui che
si stava
avvicinando a loro due era fra i più alti
dell’istituto.
-“Crystal!”
quasi urlò, cercando di attirare la sua
attenzione, mentre si sbracciava e cercava di farsi largo tra gli altri
studenti.
Dopo qualche
sforzo, riuscì a raggiungerla, tirando
così un sospiro di sollievo, anche se sembrava
più un sospiro stanco.
-“Jun!”
lo salutò appena con un cenno del capo,
facendo quasi come se non ci fosse stato.
Il fatto era che
tra loro due era sempre stato così,
si può dire che il loro legame era alquanto strano. Non si
parlavano mai più di
tanto, ma, ben o male, sapevano sempre cosa dicevano i loro silenzi
reciproci.
E andavano avanti così, volendosi bene, anche se non
volevano ammetterlo.
-“Come
stai? Scusa se non mi sono fatto più vivo, ma
sono dovuto andare dai miei questa settimana, infatti ho saltato la
scuola. Ti
ho riempito di messaggi, ma non hai risposto nemmeno ad uno.”
“Che
coincidenza!” pensò la ragazza “Era
davvero dai suoi! Proprio come aveva
“finto” mia madre!”
-“Sto
meglio, grazie Woonie. Comunque tranquillo,
capisco, e se non ti ho risposto è perché il mio
cellulare è letteralmente
morto sul colpo.” fece una finta smorfia addolorata,
scoppiando poi a ridere
con l’amico.
JunHyung
fissò la scena, invidioso. Perché Crystal, quando
era con lui, non si lasciava
andare come faceva con DongWoon? Era stupido chiederselo, dato che il
motivo
l’aveva mandata all’ospedale. Ma non riusciva a non
pensarci, questa era la
verità.
In quel momento
la tanto attesa campanella suonò,
annunciando l’inizio della mattinata scolastica. Prima che la
ragazza si
voltasse per incamminarsi verso l’entrata, JunHyung le si
avvicinò quel tanto
che gli bastava per sfiorargli una guancia con le dita, a mo’
di carezza.
-“Ciao,
bimba.” non sapeva per quale motivo, ma gli
piaceva stuzzicarla.
Crystal
percepì una sorta di scarica elettrica
laddove era avvenuto il contatto, e la cosa la rese alquanto perplessa,
mentre
avvampava per l’imbarazzo.
Istintivamente
si scansò dalla sua mano con un
movimento brusco, ponendo fine alla sua carezza, per poi addentrarsi
nell’edificio scolastico senza degnarlo di un altro sguardo,
e, ovviamente,
senza rivolgergli il saluto.
DongWoon, il
quale aveva seguito silenziosamente la
scena, rimase per un attimo sul posto, cercando di capire il
significato di ciò
che i suoi occhi avevano visto. Ancora pensieroso lanciò un
cenno di saluto
all’amico, prima di dirigersi all’interno
dell’istituto per raggiungere
Crystal.
Il
minore aveva una vaga idea di cosa stava succedendo, lo percepiva anche
fin
troppo bene, ma, per un motivo a lui ancora ignoto, la cosa gli dava
fastidio,
aveva paura che la situazione sarebbe potuta sfuggire di mano ad
entrambi i
suoi amici.
Era
incredibili come, delle volte, il destino decideva di intromettersi
nelle vite
altrui.
JunHyung, che
era rimasto fuori più del dovuto,
aspettando che entrassero tutti gli studenti senza un motivo preciso,
decise di
andare da un fioraio per fare acquisti.
Mentre
raggiungeva l’auto si sentiva leggero, come
se avesse potuto fluttuare anziché camminare, e rivolgeva un
sorriso al vuoto
intorno a sé. Era felice…davvero felice, ed era un evento raro,
quindi una domanda gli sorse spontanea: che
fosse merito della ragazza?
***
I corridoi
scolastici erano affollati come al solito
mentre i due amici raggiungevano la loro classe, uno svogliato
l’altra
entusiasta.
-“Allora,
dimmi un po’, come prosegue con Jun?”
chiese il ragazzo, nell’esatto istante in cui prendevano
posto ai loro soliti banchi.
-“Sempre
uguale: mi dà il tormento.” biascicò
Crystal, lasciando ricadere lo zaino a terra con un tonfo sordo.
-“Non
è che in realtà un po’ ti
piace?” azzardò
l’amico, tirando fuori i libri della prima ora di lezione.
-“No!”
esclamò la ragazza, quasi urlando “Ma cosa
vai a pensare!?”
-“E
allora perché sei diventata bordeaux?”
insisté
DongWoon, ridacchiando sotto i baffi.
Già,
perché arrossiva quando c’era di mezzo JunHyung?
Non si era nemmeno accorta che
un lieve rossore le aveva imporporato delicatamente le guance prima
pallide.
-“Ma
dai! È assurdo!” sembrava più
convincere sé
stessa “Lo conosco da appena due settimane circa, come
potrebbe piacermi?!”
-“Se
qualcuno ti piace te ne accorgi subito, fidati.
E poi devo ricordarti che esistono i colpi di fulmine?”
-“Ed
io devo ricordarti che mai ci ho creduto e mai
ci crederò?”
-“Ehi,
Crystal, aspetta a dirlo.” il tono del
ragazzo aveva assunto una sfumatura più seria.
-“Woonie,
ti prego, non insistere con questa storia.”
la voce della ragazza risultò quasi esasperata “Se
ti dico che non mi interessa
un accidente del tuo amico devi crederci.”
-“Lo
farei volentieri, ma non ci credi nemmeno te,
quindi…” lasciò la frase in sospeso,
sottintendendo la sua supposizione.
Crystal
roteò gli occhi, sbuffando sonoramente e fu
salvata da un altro interrogatorio dall’entrata in classe
della loro
insegnante, la quale portò il classico ordine tra gli
studenti.
***
JunHyung aveva
appena raggiunto il fioraio con un
sorriso ebete ancora stampato in faccia, se lo avessero visto i suoi
amici,
probabilmente lo avrebbero deriso fino allo sfinimento.
Si richiuse
lentamente la porta del negozio alle
spalle e fu subito inondato da diversi profumi che gli inebriarono i
sensi.
Dietro ad un bancone c’era una signora anziana, intenta a
sorseggiare un po’ di
tè.
-“Buongiorno.”
disse educatamente il ragazzo,
avvicinandosi.
-“Buongiorno
a te.” replicò la signora, alzando lo
sguardo occhialuto su di lui e sorridendogli. “Come posso
esserti utile?”
-“Oh,
beh, ecco…” si portò una mano dietro il
collo,
leggermente imbarazzato. “Vorrei prendere un mazzo di
fiori.”
La donna rise
sommessamente, celando elegantemente
il suono dietro una mano.
-“Tesoro,
così sei troppo vago, devo capire cos’è
che vuoi con più precisione.”
-“Ah,
ehm…scusi.” sembrava in grado di parlare solo
con dei suoni. “Vorrei un mazzo di fiori per una
ragazza” ripeté “Non saprei
quali, lei cosa mi consiglia?”
-“Oh,
a mio parere i fiori vanno regalati in base
alla personalità del destinatario. Se è una
ragazza romantica allora ti
consiglio le rose.”
Romantica?
Crystal? Pff, il romanticismo e lei sembravano due cose completamente
opposte!
Il ragazzo
scosse energicamente la testa, in segno
di diniego. Poi una scena gli sfiorò violentemente i
pensieri, anzi, un
ricordo. Lei che sorrideva anche mentre
era ricoperta di lividi e contusioni, oppure quella stessa mattina
quando aveva
scherzato giocosamente con DongWoon.
Il
suo sorriso era il più radioso e sincero che avesse mai
visto addosso ad una
ragazza.
-“Credo
che le prenderò dei girasoli!” esclamò
trionfante.
La signora
annuì con un cenno del capo,
sorridendogli per la seconda volta, poi si diresse verso un angolo del
negozio,
e dopo qualche attimo tornò al bancone con una decina di
girasoli in mano.
-“Dieci
sono troppi?” chiese con premura.
-“No,
no, vanno benissimo.” non voleva badare alla
spesa quella mattina, era il minimo che poteva fare per farsi
perdonare, ed era
solo l’inizio.
La signora
legò tutti i girasoli, facendone un
fascio ed incartandoli con cura, per poi porgerli al ragazzo.
-“Quanto
le devo?” domandò JunHyung, estraendo il
portafoglio dalla tasca dei pantaloni neri.
Andò
a finire che non spese molto, grazie anche allo
sconto che la donna decise di fargli reputandolo un ragazzo simpatico,
sotto
quali punti di vista poi non si sa.
Così
salì in macchina, posando delicatamente il
mazzo sul sedile accanto, e guidò verso la scuola della
ragazza, dove avrebbe
pazientemente aspettato la sua uscita.
***
La campanella
risuonò per tutto l’edificio,
annunciando la fine delle lezioni, così i ragazzi raccolsero
tutti i loro libri
e quaderni per riporli dentro lo zaino ed uscire dalla scuola.
Crystal e
DongWoon uscirono insieme, scherzando tra
loro come ogni volta e commentando la mattinata appena trascorsa.
L’amico fu il
primo a notare la presenza di lui, ma
fece finta di niente, aspettando che anche la ragazza se ne accorgesse.
Fu questioni di
qualche secondo prima che Crystal
notasse JunHyung, quest’ultimo era appoggiato alla macchina
proprio come quando
era andato a prenderla a casa.
Il
suo cuore perse inaspettatamente un battito alla sua vista. Lui se ne
stava là,
con le mani nelle tasche dei jeans neri e la maglietta bianca con lo
scollo a V
che lasciava intravedere un tatuaggio. Mentre un paio di occhiali
nascondevano
come sempre i suoi occhi e ciò che era davvero, aiutati dal
ciuffo castano che
ricadeva sulla sua fronte.
Perché
solo ora lo vedeva?
Perché quella
mattina non se n’era accorta? Che fosse merito della
“chiacchierata” con il suo
amico prima delle lezioni?
-“Attenta
alla bava!” commentò sarcasticamente
DongWoon, guadagnandosi un’occhiataccia e una gomitata
dall’amica.
-“Figurati
se io spreco la mia preziosa bava per lui!”
l’ultima parola quasi la sputò.
-“Come
vuoi, io vado! A domani!” con ciò le diede un
buffetto sul mento, facendola sentire una bambina. Poi
salutò l’amico con la
mano e si incamminò verso la fermata del bus, quando poteva
benissimo farsi
accompagnare a casa da lui. Certo che erano proprio strani!
Lei rimase
immobile, indecisa sul da farsi. Stava
tenendo in considerazione l’idea di andare a piedi, ignorando
volutamente il
ragazzo che ora le stava andando incontro, ma, ovviamente, non fece in
tempo a
muovere un passo che lui l’aveva già raggiunta.
-“Com’è
andata stamani?” le domandò, facendo per
prenderle lo zaino dalle spalle.
-“Stava
andando bene… prima che tu arrivassi.” gli
lanciò un’occhiata gelida ma si lasciò
sfilare lo zaino, senza nemmeno capire
perché lo stava facendo.
-“Anche
a me fa piacere rivederti.”
Raggiunsero la
macchina e JunHyung lasciò il suo
zaino sui sedili posteriori, mettendosi poi alla guida. Nel frattempo
la
ragazza stava salendo sull’auto, senza prestare attenzione ai
fiori.
-“Ferma!”
urlò lui, facendola sobbalzare per lo
spavento e prendendo di scatto i girasoli, sotto il suo sguardo
allibito.
“Ecco, ora puoi sederti.” disse come se nulla fosse.
Mentre lei si
allacciava la cintura, lui le porse il
mazzo di fiori con delicatezza.
-“Comunque
sono per te.” borbottò, mettendo in moto
la macchina.
-“G-
grazie.” balbettò lei in risposta, ormai rossa
in viso. “Come facevi a sapere che mi piacciono i
girasoli?”
-“Non
lo sapevo.” rispose sorridente “Sono andato ad
intuito, ti ho vista sorridere spesso, anche quanto la situazione lo
sconsigliava ed ho pensato che, eccetto con me, sei una ragazza solare
ed
allegra così mi sembrava la scelta giusta, ecco. Ti
rappresentano.”
Un
allarme scattò nella mente di JunHyung. Non doveva riferirle
quelle cose, le
aveva detto decisamente troppo. Accidenti!
Crystal
era in un mare di imbarazzo e non riusciva più a venirne a
galla, rimanendo così
nelle sue acque profonde.
Il resto del
tragitto fu silenzioso, fino all’arrivo
sotto la casa della ragazza.
-“Ehm,
grazie di tutto.” disse Crystal, ma quelle
parole richiesero molto sforzo da parte sua, era la prima volta che lo
ringraziava così apertamente.
Poi scese
lentamente dall’auto, prendendo lo zaino e
il mazzo di girasoli.
-“Non
c’è di che, bimba. Ah! Un’altra cosa,
non
prendere impegni per domani pomeriggio!” le disse JunHyung
con un tono deciso.
-“Eh?
E perché mai scusa?” e riecco la solita
scontrosità.
-“Fa
parte del piano per farmi perdonare, quindi, se
vuoi liberarti presto di me, non prendere impegni! Prima mi perdoni e
prima
sparirò dalla tua vita.”
Crystal
annuì con un debole cenno del capo.
Il
problema era che, alla fin fine, non era più così
sicura di volerlo fuori dalla
propria vita. In fondo, così aveva qualcuno da insultare.
OMO!
Sicuramente starete pensando a come farmi fuori e non vi biasimo
affatto! Ma al ritorno delle mie vacanze, quando il capitolo era pronto
per essere pubblicato, la mia chiavetta ha fatto i capricci, o meglio,
avevo terminato le ore di connessione che avevo a disposizione, e
ciò ha mandato all'aria tutte le mie tempistiche! Mi odio da
sola, sarei dovuta stare più attenta u.U Quindi vi
dò il permesso di tirarmi addosso i pomodori e tutti gli
altri ortaggi che desiderate ç___ç Cooomunque,
per farmi perdonare almeno in parte ho scritto più delle
altre volte e ci ho messo dei risvolti abbastanza interessanti, no??
*fa occhioni dolci* Detto ciò mi dileguo prima che mi
ricopriate di verdure, xD Alla prossima!! Kisses, Alice...
PS:
Grazie per continuare a seguirmi nonostante il mio imperdonabile
ritardo *-*
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Capitolo 7 *** Capitolo 6: Is it a date? ***
Capitolo
6: “Is it a date?”
Il giorno
successivo non c’era JunHyung ad
accompagnarla a scuola, e, per qualche strana ragione, ne rimase un
po’ delusa.
Alla fine sperava di rivederlo sotto casa ad aspettarla.
Così
andò a scuola a piedi, partendo con parecchio
anticipo per arrivare puntuale. Durante l’intero tragitto
ripensò più volte al
giorno precedente, così come aveva fatto per tutta la notte,
eccetto quei rari
momenti in cui era riuscita a sprofondare nel sonno.
“Prima
mi perdoni e prima sparirò dalla tua vita.”
Quella frase le
ronzava fastidiosamente nella testa,
facendole quasi male. Contro ogni aspettativa la cosa le dispiaceva, e,
senza
preavviso, si ritrovò a trattenere a stento le lacrime. Non
voleva separarsi da
lui, e finalmente cominciava a rendersene conto.
Sin dalla prima
volta che l’aveva visto,
all’ospedale, aveva sentito qualcosa nei suoi confronti, che
aveva subito
attribuito all’odio. Ma, con il passare del tempo, quella
definizione si faceva
via via più improbabile, rendendola alquanto assurda.
Non lo aveva mai
odiato, ora lo capiva. Era sempre
stata attratta da lui, fin dal primo sguardo. Si dovette ricredere
rispetto
alla conversazione avuta con DongWoon il giorno prima. I
colpi di fulmine esistevano, e lei era coinvolta in uno di essi.
Forse, quello
stesso pomeriggio, sarebbe stato
l’ultimo giorno in cui l’avrebbe visto, sempre se
avesse ottenuto il suo
perdono.
Cristo! Come
aveva fatto a non pensarci prima?!
Avrebbe finto di non perdonarlo, così da prolungare il tempo
da passare con
lui, seppur in modo sleale.
C’era
solo un problema, probabilmente sarebbe stata
smascherata prima o poi. Ma avrebbe corso il rischio, ormai era decisa.
Senza rendersene
conto raggiunse l’edificio
scolastico, arrivando nell’esatto istante in cui suonava la
campanella. Entrò
da sola stavolta, DongWoon non lo aveva ancora visto.
Poi si sedette
al suo banco, e fu questione di
qualche attimo prima che anche l’amico si posizionasse
accanto a lei.
-“Buongiorno
Cry.” la canzonò lui.
-“Quante
volte ti ho detto che non devi pronunciare
il mio nome abbreviato in inglese? Sembra che dici
“piangere”, è una cosa
triste.” mise il broncio, appoggiando la testa sul banco
freddo.
Lui la
ignorò volutamente, sorridendo appena e
deviando l’argomento precedente.
-“Tieni,
questo è per te.” aggiunse poi, porgendole
un biglietto spiegazzato.
La ragazza lo
afferrò con circospezione,
osservandolo più e più volte mentre se lo
rigirava tra le dita.
-“Stai
scherzando? È solo un biglietto!”
sbottò
divertito DongWoon.
Lei si
limitò a fargli una linguaccia, prima di
spiegare con cura il pezzo di carta che riportava ben poche parole.
“Fatti
trovare alla fermata del bus vicino casa tua alle quattro in punto!
J.”
La grafia era
disordinata, probabilmente era stato
scritto in fretta e furia, e Crystal ebbe qualche difficoltà
prima di recepire
il messaggio. Quando ebbe compreso il contenuto di quel biglietto una
smorfia
si impossessò del suo volto.
-“Cattive
notizie?” l’amico inarcò lievemente un
sopracciglio.
-“Non
dirmi che non l’hai letto?” replicò lei,
incredula. “Comunque dice che devo essere alla fermata del
bus alle quattro.”
-“Io
so cosa ha in mente di fare!” la derise
DongWoon, saltellando appena sulla sedia come un bambino.
-“Cosa?
Dimmelo subito se non vuoi che assuma un
atteggiamento violento!” disse lei, afferrandolo per il
colletto della camicia
ed attirando il volto verso il suo.
-“Scordatelo,
io non ti dico proprio niente.”
ribatté l’altro, ridendogli subito dopo in faccia.
Lei lo
lasciò andare, rassegnata. Se lui non voleva
dirle una cosa, non gliela diceva, indipendentemente dalle conseguenze.
Durante le
lezioni Crystal riusciva a stento a
seguire le spiegazioni, era davvero stanca, aveva dormito poco o niente
quella
notte, ed ora percepiva il sonno dalla pesantezza delle proprie
palpebre.
Senza rendersene
conto sbadigliò nel mezzo della
lezione di chimica, attirando su di sé gli sguardi di tutti
i presenti e il
professore non tardò certo a richiamarla.
-“Atrei!”
sbottò innervosito, storpiando il cognome
italiano con una pronuncia più che coreana. “Trova
che la mia lezione sia
noiosa?” insinuò.
-“N-
no, certo che no, professore!” chinò il capo
verso il banco, in segno di rispetto.
-“A me
pare proprio di si!” continuò
l’insegnante,
avvicinandosi al banco della ragazza. “Vada fuori subito! E
non torni fino a
che non sono passati dieci minuti! Rifletta bene sul suo comportamento
mentre
aspetta di rientrare, e si ritenga fortunata se mi limito a buttarla
fuori
dalla classe.”
-“Si
professore.” la sua voce parve poco più che un
sussurro, mentre, rossa in volto, usciva dalla stanza.
Appena fuori
appoggiò la schiena contro il muro,
cercando di regolarizzare il respiro. Non le era mai capitata una cosa
del
genere. Per quanto riguardava il comportamento poteva ritenersi una
studentessa
modello… fino a quel momento.
Contò
ogni singolo minuto, così da non rischiare di
sbagliare tempistiche, e, dopo i dieci minuti consigliati, si
posizionò davanti
alla porta della classe e bussò lievemente, con le gambe
molli. Aspettò di
sentire la voce del professore che la invitava a rientrare ed
aprì la porta.
Mentre andava a
sedersi al proprio banco sentiva gli
sguardi dei compagni di classe bruciargli addosso e cercò di
nascondere
l’ulteriore imbarazzo lasciando i capelli a coprirgli il
volto.
DongWoon le
accarezzò dolcemente la mano, cercando
di tranquillizzarla almeno un po’ e lei gli rivolse un
sorriso di
riconoscimento. Non era mai stata umiliata così in tutta la
sua vita.
***
A casa non disse
niente del richiamo in classe, se
ne vergognava tremendamente, anche se non era stata una cosa voluta. Si
era
trattato solo di un incidente.
Dopo pranzo
Crystal si fiondò letteralmente in
camera sua, per studiare per l’indomani le poche cose che
ancora non aveva
fatto il giorno precedente. Alle tre e mezzo chiuse definitivamente
libri e
quaderni e cominciò a prepararsi.
Non sapeva bene
cosa doveva mettersi, dato che non
aveva la più pallida idea di dove lui volesse portarla. Per
calmarsi pensò al
fatto che non si trattava di un appuntamento e quindi non doveva essere
così
indecisa su come vestirsi.
E se
l’avesse portata in una fattoria?
Improbabile, ma doveva tener conto di ogni
eventualità e alla fine mise un paio di jeans elasticizzati
e una t-shirt
azzurra. Così sarebbe dovuta andare bene per ogni
situazione.
Non si
truccò nemmeno, non ne aveva voglia e poi non
sarebbe stata puntuale per l’incontro. Così
uscì dalla camera ed andò in bagno
per darsi una pettinata veloce e, subito dopo, raggiunse la porta
d’ingresso.
-“Mamma,
papà, vado a fare un giro in centro con
DongWoon!” esclamò, prima di precipitarsi fuori
per raggiungere quasi di corsa
la fermata del bus.
Ingrid si
affacciò dalla finestra, scostando appena
le tende, e, quando vide arrivare la sua macchina,
sorrise divertita per poi tornare a fare le faccende.
Crystal,
ovviamente, non se n’era accorta, e, senza
troppi complimenti, aprì lo sportello dell’auto e
vi salì. Appena fu seduta si
allacciò la cintura, e si girò verso il guidatore.
-“Ciao!”
disse, facendo l’indifferente.
-“Pensavo
ti avessero tolto la parola!” replicò
divertito JunHyung, prendendola in giro. Poi le portò
istintivamente una ciocca
dei capelli dietro l’orecchio, facendola arrossire.
“Allora, sei pronta?”
-“Sinceramente?
Per niente, dato che non so dove tu
voglia andare.” sbottò lei, fingendosi scocciata.
-“Tranquilla,
lo scoprirai presto. La nostra
destinazione non è lontana.” tentò di
rassicurarla, ma con scarsi risultati.
Il tragitto,
come previsto, fu breve. Si trattò di raggiungere
il centro, ovvero una decina di minuti circa, e parcheggiarono di
fronte ad un
parco.
-“Andiamo
a fare una passeggiata nel parco?” domandò
la ragazza, inarcando un sopracciglio sorpresa.
-“No,
ho solo parcheggiato, bimba. Non sono così
prevedibile, ho pensato a tutto.”
Crystal
arrossì violentemente quando si sentì
chiamare ancora una volta “bimba”, ma
cercò di non dargli troppo peso. Non
doveva assolutamente mostrarsi toccata dalle sue parole, altrimenti
sarebbe
stata la fine.
-“Ehi,
ma è un appuntamento?” domandò allora,
per
riprendere in mano le redini della situazione. Voleva solo provocarlo,
voleva
sentirsi sicura e decisa, la sua era tutta una montatura.
-“Vedila
un po’ come ti pare.” replicò
noncurante,
incamminandosi sul marciapiede.
Lei si
ritrovò a seguirlo ad un metro di distanza
dietro di lui, tenendo lo sguardo fisso sui propri piedi.
Così non si accorse
che lui si era fermato e finì contro la sua schiena,
rischiando poi di ricadere
all’indietro a causa dell’impatto. Fortunatamente
JunHyung si voltò di scatto e
l’afferrò per un braccio, mantenendola in
equilibrio.
I loro sguardi
si incontrarono ancora, studiandosi
reciprocamente e senza trovare la volontà di distogliersi e
guardare altrove.
Poi Crystal si lasciò sfuggire un sospiro, interrompendo
quello strano scambio
silenzioso.
-“Guarda
dove metti i piedi, bimba.” sbottò lui
preoccupato e lasciando andare il suo braccio.
Poi la prese per
mano, cercando di non far caso al
proprio battito accelerato, e la condusse verso la loro destinazione,
senza più
fermarsi.
Così
raggiunsero il Luna Park, soffermandosi
all’ingresso per permettere a Crystal di elaborare la cosa.
La ragazza,
infatti, rimase immobile a fissare le attrazioni di fronte a
sé, che si
susseguivano sui vari lati dello spazio circostante.
-“Vuoi
comprare così il mio perdono?” chiese lei,
sorridendo divertita. “Se non ci riesci sono soldi spesi per
niente.”
-“Allora
farò in modo di riuscirci, no?” replicò
prontamente, riprendendola per mano e conducendola
all’interno del parco
divertimenti. “Decidi tu dove andare prima.”
Crystal si
guardava intorno, più che indecisa su
quale scegliere, i suoi occhi vagavano da un posto all’altro,
come se stesse
seguendo una partita di tennis. Poi il suo sguardo si
illuminò alla vista delle
montagne russe.
-“Voglio
andare lì!” esclamò allora, con gli
occhi
che le brillavano.
-“Aggiudicato!”
disse lui, mettendosi in fila per
fare i biglietti.
Dovettero
aspettare più di cinque minuti prima di
riuscire a salire sull’attrazione. Si sedettero accanto e
abbassarono la
protezione in ferro battuto. Fu questione di pochi secondi prima che le
montagne russe cominciassero a muoversi.
L’inizio
fu abbastanza rettilineo e tranquillo, ma
poi iniziò, con estrema lentezza, la salita, che precedeva
la parte preferita
della ragazza. Quando arrivarono in cima, si voltò appena
verso di lui,
sorridendogli divertita, e subito dopo scesero a tutta
velocità, facendo venire
ad entrambi le vertigini.
Crystal, durante
l’ultima discesa, cercò
involontariamente la mano del ragazzo, per stringerla appena una volta
trovata.
E, senza proferire parola, continuò a tenerla stretta alla
sua fino alla fine
del giro.
Una volta scesi,
nessuno dei due disse niente
riguardo a quel breve contatto, forse troppo imbarazzati per parlare.
Dopo le montagne
russe, la ragazza decise di andare
sullo scivolone. Così si mischiarono ai bambini, prendendo
un tappeto a testa e
cominciando a salire le scale che li portavano in cima. Una volta su,
si
sedettero contemporaneamente, uno di fianco all’altro.
-“Vediamo
chi arriva per primo!” esclamò JunHyung,
con un cenno di sfida nella voce.
-“Preparati
alla sconfitta!” ribatté lei,
afferrandosi ai lati dello scivolo e preparandosi.
-“Al
mio tre! Uno, due, tre!” il ragazzo si diede la
spinta con le braccia, e così fece anche lei.
La discesa
durò pochi secondi ed entrambi si
schiantarono contro l’imbottitura a fine scivolo.
-“Sono
arrivata prima io!” disse trionfante Crystal.
-“Ma
cosa stai dicendo? Quando sono arrivato tu eri
dietro di me!”
-“Ma
smettila! Accetta la sconfitta e fai l’uomo!”
Continuarono
così ancora un po’, prima di scoppiare
a ridere insieme. JunHyung interruppe improvvisamente la propria
risata,
rimanendo a fissarla incantato. Era la prima volta che la vedeva
sorridere così
spontaneamente con lui, e la cosa non poteva che fargli piacere.
-“Ehm,
c’è qualcosa che non va? Ho i capelli fuori
posto?” si preoccupò lei.
-“No,
sei ancora presentabile.” replicò divertito.
“Dove vuoi andare ora?”
-“Uhm…”
provò a pensarci su, ma le sue attrazioni
preferite erano le due che avevano già fatto e non le veniva
in mente
nient’altro “Decidi tu!” disse allora.
-“Potresti
pentirtene, sei sicura?”
Lei
annuì con un cenno del capo, curiosa di vedere a
cosa alludeva quando aveva accennato al pentimento. Così lui
le fece strada
fino all’attrazione successiva. Una volta giunti di fronte ad
essa lei dovette
trattenersi dallo sgranare gli occhi.
-“Stai
scherzando, vero?” la sua voce era quasi
stridula.
-“Affatto!
Hai detto che dovevo decidere io, no?
Ecco, questa è la mia decisione, che ti piaccia o
no.” indicò con la mano la
cosiddetta “casa degli specchi”.
-“E tu
vorresti farti perdonare?” disse
sarcasticamente “Se entro lì dentro esco con
più lividi rispetto a quando mi
hai quasi investita!” mugolò.
-“Ti
aiuto io, non fare la bambina!” la trascinò
letteralmente per il braccio fino alla biglietteria.
Non dovettero
fare nessuna fila, perché,
stranamente, sembrava non esserci nessuno lì dentro.
-“Due
biglietti, grazie.” disse lui, porgendo già i
soldi alla signora. Quest’ultima porse loro i
“lascia passare” e i due ragazzi
entrarono dentro.
All’inizio
c’era uno stretto corridoio buio, con
qualche luce rossa soffusa, e alla fine del breve percorso
c’era una specie di
porta.
-“Prendi
la mia mano.” sussurrò lui, precedendola di
poco per farle strada.
Lei lo
ascoltò e afferrò la sua mano. A metà
corridoio, arrivarono dei getti d’aria dai lati e dal
pavimento, facendole
scompigliare tutti i capelli e facendola urlare dalla sorpresa.
Menomale che
non si era messa una gonna.
Lui si
girò, con i capelli in disordine quanto lei,
e scoppiarono a ridere per la seconda volta, poi passarono la porta a
fine
corridoio, addentrandosi in un altro percorso stretto, dove dovevano
evitare i
vari ostacoli di gomma che spuntavano ovunque.
Stavolta se la
cavarono abbastanza bene, escluso il
fatto che JunHyung per poco non inciampò per una svista.
Alla fine di
quest’altro percorso, raggiunsero la tanto attesa stanza
degli specchi e lei si
guardò intorno meravigliata.
-“Jun,
dove sei?” esclamò, una volta accortasi della
sua mancata presenza.
-“Qui!”
rispose lui, ridendo. Il problema era che la
ragazza lo vedeva ovunque.
In quello stesso
momento le luci si adombrarono,
assumendo colori più scuri per rendere il gioco
più difficile e confuso.
-“Jun,
sto cominciando ad avere paura!” disse,
stavolta davvero innervosita.
-“Prendi!”
esclamò, offrendole sei mani…?
Lei
provò ad afferrarne una, ma andò inevitabilmente
a sbattere contro uno specchio, lasciandosi sfuggire un piccolo grido.
-“Sei
proprio imbranata, bimba.” rise ancora una
volta.
-“Invece
di prendermi in giro, perché non provi te a
raggiungermi?” sbottò inacidita, girandosi dalla
parte opposta.
Senza
accorgersene si scontrò contro la sua schiena,
rabbrividendo al contatto. Subito dopo si voltò anche lui,
ritrovandosi con il
volto a pochi centimetri da quello della ragazza. Lei strinse
istintivamente la
sua maglia, come per capire se era quello vero.
-“Allora,
sono perdonato?” sussurrò, rimanendo
pericolosamente vicino.
-“Pensi
che basti così poco per ottenere il mio
perdono?” replicò lei in un soffio.
Avevano entrambi
il respiro irregolare e il battito
del cuore accelerato.
-“A me
sembra di si. Insomma, mi aspettavo di essere
insultato tutto il tempo, invece credo di averti fatto
divertire.”
-“Non
è così. Non ti ho ancora perdonato.”
-“Ah
si?! Allora perché non mi allontani? Non
mentirmi, lo capisco quando dici le bugie, bimba.”
Ok!
Era nella merda. Cosa avrebbe dovuto dire o fare in quel momento?
Allontanarlo
solo perché lui glielo aveva fatto notare? Sarebbe stato
troppo scontato. O
continuava a mentire o si arrendeva alla realtà.
-“Se
ti perdono tu scomparirai, giusto?” azzardò,
con il fiato corto.
-“Solo
se tu lo vorrai. Ma ne dubito, dato che ora
che mi hai perdonato – lo diede per scontato- tocca a te
farti perdonare da
me.”
Rimase
sconvolta a quelle parole, non riuscendo a capire cosa voleva dire con
ciò.
-“E
sentiamo… quale sarebbe il motivo per cui io
dovrei farmi perdonare?” lo guardò direttamente
negli occhi, aspettando la
risposta.
-“Beh,
perché hai abbattuto il mio muro senza
nemmeno conoscermi.” disse deciso.
Gli
costava moltissimo ammetterlo, ma quando era con lei, il suo muro
sembrava
inesistente, come se si sbriciolasse alla sua vista, per poi ricomporsi
solo
quando era lontano da lei. Doveva esserne felice? Forse si, o forse no.
In caso
di un rifiuto sarebbe stata dura.
-“I-
il tuo muro?” balbettò lei.
-“Si.
Il tuo peccato è quello di attrarmi a te come
una calamita. Hai rotto il mio muro, e dovresti pagarne i danni,
sai?” le
sorrise, sforzandosi di restare lucido.
Non si erano
ancora allontanati di un millimetro, e
non sembrava minimamente intenzionati a farlo.
-“E…
e come posso farmi perdonare?” aggiunse lei,
sempre più emozionata.
Incredibile
come l’odio poteva mutare in qualcosa di più
sconvolgente e bello.
Lui non rispose,
aveva deciso di azzardare il tutto
e per tutto senza pensare al dopo. Così cancellò
la poca distanza che li
separava, posando dolcemente le labbra sulle sue.
Crystal
si ritrovò con le braccia inermi lungo i fianchi e gli occhi
chiusi, a pensare
a quanto soffici fossero le labbra del ragazzo. Avevano un sapore tutto
loro,
indescrivibile, e avevano una delicatezza disarmante. Non riusciva a
capire
cosa provava esattamente in quel momento, sapeva solo che gli piaceva e
basta.
Lui
serrò istintivamente la presa sui suoi fianchi, attirandola
a sé per far
combaciare il corpo con il suo. Percepiva il calore che emanava e si
sentiva
percuotere dai brividi. Senza quasi accorgersene fece più
pressione sulla sua
bocca, facendola dischiudere lentamente per poi far scivolare la lingua
tra le
sue labbra.
Si baciarono
teneramente, senza nessuna fretta di
smettere. Ma, dopo qualche attimo, il bisogno richiese più
trasporto e si
ritrovarono a baciarsi con foga. Lei intrecciò le mani tra i
suoi capelli,
tirandolo appena verso di sé, e lui la spinse delicatamente
contro uno degli
specchi.
Inutile dire
che, quando si separarono con lentezza,
erano senza fiato e tremendamente imbarazzati. Poi JunHyung
appoggiò la fronte
contro quella della ragazza, rimanendo così e respirando
insieme a lei.
-“Ed
ora?” sussurrò, intrecciando le dita alle sue.
-“Ed
ora boh…” rispose lei, sorridendo felice.
Lui si
allontanò definitivamente, tenendola per mano
ed avviandosi verso l’uscita della casa degli specchi.
-“Che
risposta è boh?”
replicò divertito, mentre uscivano
dall’attrazione.
-“Una
risposta come le altre.” ribatté decisa
“Non
capisco cosa vuoi dire con e ora.”
-“Ma
è semplice: cosa siamo ora?” domandò,
mentre
andavano via dal Luna Park.
-“Amici,
ovviamente.”
-“Ah,
perché tu baci anche DongWoon?” la
canzonò lui.
-“Stupido!”
esclamò, tirandogli una lieve gomitata
ed arrossendo visibilmente. “Siamo amici speciali.”
si corresse.
-“Uhm…”
finse di rifletterci su “Amici
speciali… ok, sembra che suoni
bene.” disse, prima di scoppiare a ridere.
Nessuno
dei due riusciva a credere a ciò che era appena successo e
non sapevano come
comportarsi e come definirsi. Avevano paura di come si sarebbero svolte
le cose
dopo ciò.
-“Prendiamola
come viene.” suggerì Crystal, ancora
rossa in volto.
-“Provo
a tradurre: proviamoci?”
-“Proviamoci!”
esclamò lei, sorprendentemente
felice.
Lui le sorrise,
sentendosi leggero come non mai. Quale
sarebbe stato il futuro del suo muro
personale?
OMO! Alla fine sono passati
circa dieci giorni anche stavolta, quindi mi espongo per il lancio di
frutta e verdura, scegliete voi ciò che preferite tirarmi
addosso ç_ç Comunque questo è il
capitolo più lungo che abbia mai scritto, ed è
anche il mio preferito! Finalmente entriamo nel vivo della situazione
*__* Almeno questo mi consola, in contrapposizione con l'inizio della
scuola -.-" Per colpa di ciò credo che manterrò
questo ritmo di pubblicazione, non penso di riuscire a scrivere
capitoli in meno tempo ormai, mi dispiace!! Comunque mi farebbe piacere
cosa ne pensate ora che c'è più sostanza (?)
nella storia xD Ora vi lascio, alla prossima! Kisses, Alice...
PS: Ringrazio come sempre chi
legge e recensisce. Vi meritate una statua per la pazienza :))
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Capitolo 8 *** Capitolo 7: Interferenze ***
New Chapter
Capitolo
7: “Interferenze”
Quel giorno,
quando JunHyung rientrò in casa, i suoi
amici non si lasciarono sfuggire la sua strana euforia, cercando di
togliergli
di bocca il motivo per cui era così felice.
-“Ehi,
com’è andata oggi?” chiese per primo
GiKwang,
anche lui a conoscenza di come si era svolto più o meno il
pomeriggio. “Sei
riuscito a farti perdonare da quella ragazza?”
-“Mmm.”
questa fu la risposta dell’interpellato.
-“Mmm?!”
ripeté DongWoon, chiedendo tacitamente una
delucidazione al riguardo.
-“Si,
sono riuscito a farmi perdonare.” biascicò
l’altro, con un’espressione ebete dipinta in faccia.
-“E
cosa avete fatto di bello?” domandò ancora una
volta GiKwang, sempre più curioso.
-“Siamo
andati al Luna Park.” alzò le spalle, come
se fosse ovvio.
-“Quello
già lo sappiamo, scemo! Intendevo dire cosa
avete fatto al Luna Park?”
insistette il maggiore.
-“Oh
beh, tante cose.” altra scrollata di spalle.
GiKwang scosse
la testa, sconsolato e si alzò dalla
sua postazione, ovvero di fronte al computer, per raggiungere
l’amico.
-“O ti
senti male o sei completamente andato!” sbottò,
posandogli le mani sulle spalle “Ma, dato che non hai
l’aspetto di uno malato,
ne deduco che è successo qualcos’altro che ti ha
reso così…
così…imbecille!”
schioccò le dita quando gli venne in mente la parola
più adatta a descrivere lo
stato del coinquilino.
-“Ehi,
vacci piano con le offese, non sono
imbecille!” replicò l’altro.
-“Ok,
allora sei ubriaco? Fammi sentire l’alito!”
alzò un sopracciglio circospetto.
Allora JunHyung
gli diede una lieve spinta per
allontanarlo da sé.
-“Ma
la smetti di fare il deficiente?! Poi dici a
me! Sai benissimo che non bevo.”
-“Ha
ragione lui, Kiki. Temo che stai cominciando a
perdere colpi.” si intromise il più piccolo dei
tre, rivolgendosi al moro.
Quest’ultimo
gli fece una linguaccia, incrociando le
braccia al petto e mettendo il broncio come un bambino piccolo.
-“Uffa!”
batté un piede per terra “Voglio solo
sapere perché sei così felice! Sono
curioso.” continuò, senza lasciar perdere
la questione.
-“Mio
dio!” esclamò il maggiore, roteando gli occhi
“Certe volte sai essere peggio di YoSeob, ed è
un’impresa ardua, credimi.”
-“Allora?
Vuoi dirmi o no cosa è successo?”
insistette di nuovo, ignorando volutamente il paragone con il loro
amico.
-“DongWoon,
ti prego, aiutami tu a liberarmi da
questo investigatore apprendista!” si voltò per
implorare il minore, invocando
il suo aiuto.
-“Scordatelo,
sono curioso anche io!” si sfregò le
mani, divertito, ricordando una mosca che strofinava le zampette tra
loro.
“Tanto se non me lo dici te, me lo dirà lei, lo
sai vero?”
-“Non
vale, mi stai minacciando!” JunHyung si lasciò
cadere sul divano, sprofondandoci letteralmente e mettendosi un cuscino
sul
viso.
GiKwang, non
soddisfatto della situazione, glielo
tolse di mano, scoprendogli il volto e costringendolo a guardarlo negli
occhi.
-“O tu
mi dici come sono andate le cose o ti butto
fuori di casa!” sbottò.
-“Te
sei pazzo, questo è poco ma sicuro.”
borbottò
la vittima di tutta quella curiosità “Dovresti
imparare a farti gli affari
tuoi.”
-“Hai
ragione, ma dal momento che vivi sotto il mio
stesso tetto e sei mio amico, beh, ritengo che questo sia un affar
mio.”
-“E va
bene, mi arrendo!” raddrizzò appena la
schiena, per sedersi più compostamente “C- ci
siamo baciati. Contenti ora?”
GiKwang
tirò un urletto, sembrava peggio di una
ragazza in piena crisi isterica, e un sorriso gli attraversò
il volto da parte
a parte.
-“Lo
sapevo!” esclamò poi, abbracciando il
più
grande e lasciandolo letteralmente di sasso.
-“Te
hai dei problemi seri, Kiki.” disse,
ricambiando l’abbraccio con impaccio.
Nel mentre,
DongWoon aveva sorriso soddisfatto,
pensando già a come deridere l’amica il giorno
successivo a scuola.
***
Il giorno dopo,
Crystal si recò,come al solito, a
scuola, ma stavolta non c’era JunHyung ad accompagnarla e lei
si preoccupò un
po’, temendo che dopo quel bacio lui non si sarebbe fatto
più vedere.
Inoltre,
in
classe dovette affrontare il terzo grado da parte di DongWoon, il quale
voleva
sapere tutto nei minimi dettagli e lei ne approfittò anche
per chiedergli
notizie dell’amico.
-“Come
mai JunHyung non si è fatto vedere stamani?”
domandò, con una punta di ansia nella voce.
-“Siamo
già a questi livelli!?” esclamò
l’amico,
sorpreso e divertito insieme.
La ragazza lo
guardò confusa, non capendo dove
volesse arrivare con quell’uscita.
-“Nel
senso che già ti preoccupi così tanto solo
perché non l’hai visto stamani!?”
spiegò “Comunque tranquilla, mi ha detto di
riferirti che ti viene a prendere a fine mattinata.”
-“Mm…ok.”
biascicò Crystal, strofinandosi gli occhi.
Passò
il resto delle lezioni a pensare a lui
e aspettando impazientemente la fine
della mattinata scolastica per rivederlo. Quando suonò la
campanella della
ricreazione tirò un sospiro di sollievo, perché
stava a significare che era già
a metà mattinata, un altro paio di ore e l’avrebbe
rivisto.
-“Io
vado in bagno.” disse rivolta a DongWoon mentre
si alzava elegantemente dalla sedia.
Poi
uscì nel corridoio, riversandosi nella solita
folla che popolava la scuola, e raggiunse a passo svelto il bagno delle
ragazze, facendosi largo tra le persone. Con sua fortuna lo
trovò vuoto e non
dovette fare la fila, ma, mentre si stava lavando le mani, la porta si
aprì
facendo entrare… un ragazzo?
-“Ehi!
Non dovresti stare qua dentro!” esclamò
allora Crystal “Questo è il bagno delle
ragazze!”
Lui le fece un
sorrisetto sinistro, e cominciò ad
avvicinarsi alla ragazza, la quale stava arretrando verso il muro
dietro di
lei.
-“Dici
davvero?” chiese, fingendosi ingenuo.
-“S-
si, dico davvero.” sussurrò “Se non esci
immediatamente…u-urlo.”
Crystal stava
cominciando davvero a spaventarsi e
fissava con occhi impauriti la figura possente di colui che le stava di
fronte.
Dalle maniche della uniforme spuntavano due braccia decisamente
muscolose, il
che suggeriva che doveva essere un tipo abbastanza palestrato; i
capelli neri
come la pece gli coprivano leggermente gli occhi, anch’essi
neri e freddi e
quando parlava le labbra carnose si muovevano con sensualità.
La sua immagine
ispirava tutto tranne che sicurezza
e Crystal si ritrovò a rabbrividire di paura davanti a lui.
-“P-
potrebbe arrivare qualcuno da un momento
all’altro.” tentò così di
raggirarlo.
-“La
vedo dura, visto che davanti alla porta ci sono
dei miei amichetti.” rispose con voce melliflua.
-“Chi
sei? Cosa vuoi da me?” sbottò, cominciando
anche ad innervosirsi.
Il ragazzo
sconosciuto si fermò a pochi centimetri
da lei, continuò a fissarla deciso e annuì a se
stesso con un cenno del capo.
-“Tu
dovresti essere Crystal, giusto?” insinuò poi,
senza distogliere minimamente lo sguardo.
-“Non
hai risposto alla mia domanda!” replicò lei,
stringendo i pugni.
-“Ok,
sei tu, mi avevano detto che hai un
caratterino combattivo.” altro sorrisetto.
-“Tra
un po’ suonerà la campanella e se non mi
vedono rientrare in classe verranno a cercarmi!” come
minaccia poteva bastare?
-“Oh,
tranquilla, ho bisogno di pochissimo tempo per
fare ciò che devo fare.” allungò una
mano verso il suo volto, accarezzandole
una guancia, ma lei si ritrasse prontamente a quel tocco, rabbrividendo
di
nuovo.
-“N-
non mi toccare.” ringhiò tra i denti.
Lui rise
fragorosamente, ritraendo la mano con
estrema lentezza.
-“Non
voglio farti niente, non preoccuparti, non
sono così cattivo. Il
mio compito è
quello di metterti in guardia, mi hanno detto di riferirti di stare
lontana da lui.”
-“Lui
chi?” sbottò, sempre più confusa.
-“Andiamo,
non fare la finta tonta! Hai capito
perfettamente a chi mi riferisco, se non erro ieri pomeriggio eravate
insieme
al Luna Park, no?”
Crystal
spalancò gli occhi, non sapendo più cosa
pensare, anche se aveva mille domande da fare.
-“C-
chi ti ha detto di dirmi di stargli lontana?”
chiese, con una punta di incertezza nella voce.
-“Questo
non ti deve interessare, ti basti sapere
che non si tratta di una cosa tanto semplice e che è bene
che tu non ti
immischi, lo dico per la tua incolumità. E
poi…sei solo una delle tante,
sarebbe un peccato se un gioiellino come te soffrisse inutilmente
quando
potrebbe evitarlo.”
-“N-
non è vero, tu stai mentendo!” ormai aveva le
lacrime agli occhi, sia per il nervoso che per l’ultima frase
udita.
Lui si
limitò a fissarla di nuovo negli occhi, poi
uscì silenziosamente dal bagno, senza aggiungere altro. La
ragazza appoggiò la
testa al muro, cercando di regolarizzare il respiro e portandosi una
mano sul
petto, poi suonò la campanella e, dopo essersi sciacquata
velocemente il viso,
rientrò in classe.
-“Cry,
è successo qualcosa?” domandò
preoccupato
DongWoon, notando la strana espressione che aveva l’amica.
Lei scosse
energicamente il capo, sussurrandogli che
era tutto ok, ma non riuscì a convincerlo pienamente. Durante l’ultima
ora di lezione aveva lo
sguardo del tutto assente, e il ragazzo non si lasciò certo
sfuggire quel
particolare, provò anche a parlarle ma lei sembrava
rifiutarsi di dargli
spiegazioni.
Nonostante non
glielo avesse detto, era più che
sicura che non doveva fare parola con nessuno dell’incontro
avvenuto in bagno,
era sottinteso. Con nessuno…tranne con JunHyung, con lui ne
avrebbe parlato
senza ombra di dubbio, voleva delle spiegazioni.
***
JunHyung era
già arrivato di fronte alla scuola, per
aspettarla e riaccompagnarla a casa. Non riusciva a trattenere la
propria
felicità e non vedeva l’ora di poterla rivedere.
Così era appoggiato alla
macchina, con le braccia incrociate al petto e in attesa.
Sentì
il suono della campanella, e pochi istanti
dopo gli studenti cominciarono a riversarsi fuori
dall’edificio. Lui allungò
subito il collo alla ricerca di Crystal, impaziente come non mai.
In quel momento,
un gruppo di ragazze gli passò
davanti e sarebbe stata una cosa alquanto normale, se non fosse stato
per quella voce e quel
profumo fin troppo familiari che gli aveva appena inebriato le
narici.
Fece una smorfia
disgustosa, ma quando si voltò per
verificare le sue supposizioni, il gruppetto era già
scomparso alla sua vista.
Intanto
il suo cuore aveva preso a scalpitare per la preoccupazione e dalle sue
labbra
uscì un verso sofferente.
Fortunatamente
arrivò Crystal a riportarlo alla
realtà e ad interrompere il flusso dei suoi pensieri. Di
fronte a lei non poté
non sorridere, anche se non riusciva ancora a togliersi dalla testa
quanto
appena accaduto.
-“Ciao.”
sussurrò lei, scossa.
-“Ciao.”
replicò il ragazzo, mentre il suo sorriso
si spengeva all’istante.
La
osservò attentamente, e gli mancò un battito. Era sicuramente successo qualcosa, e,
probabilmente, voleva dire solo una cosa… lei
era tornata.
Ehm, ehm *tossicchia
imbarazzata* Chiedo venia! Chiedo venia! Chiedo venia! *si butta a
terra, inginocchiandosi ed implorando perdono* Non pensavo che il
rientro a scuola mi avrebbe impegnato così tanto, mi ha
letteralmente privato di ogni fonte di ispirazione! o.O Spero davvero
mi perdoniate e che non abbiate già deciso di
abbandonarmi, nonostante me lo meriterei xD Comunque, in questo nuovo
capitolo abbiamo due nuove entrate... che ne pensate? Che ruolo
potrebbero avere nella storia, e cosa hanno a che fare con i
protagonisti?? Misterooo *gesticola con le mani* Spero che, nonostante
il mio ritardo vi sia piaicuto comunque questo capitolo! Alla prossima!
(che non arriverà molto preso ç_ç)
Kisses, Alice... *^*
PS:
Come
sempre ringrazio coloro che hanno ancora la voglia e la pazienza di
recensirmi, vi dovrei fare una statua :)) Thanks!!
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8: I want an explanation ***
New Chapter
Capitolo
8: “I want an explanation…”
Era
sicuramente successo qualcosa, e, probabilmente, voleva dire solo una
cosa… lei era tornata.
Crystal lo stava
guardando con sguardo smarrito,
come se non riuscisse a capire cosa ci stava facendo di fronte a lui in
quel
momento. Lo sguardo che, invece, le stava rivolgendo lui era colmo di
preoccupazione ma lei sembrava non accorgersene.
Così,
senza dire una parola, raggiunse velocemente
lo sportello della macchina aspettando che JunHyung
l’aprisse. Il ragazzo si
passò una mano tra i capelli sospirando lievemente e
aprì l’auto con uno scatto
della chiave per poi salire al posto del conducente.
Allora
aspettò pazientemente che anche lei fosse
salita e si fosse agganciata la cintura, e, dopo aver tratto un respiro
profondo per infondersi un po’ di coraggio, si fece forza e
decise di rompere
il silenzio una volta per tutte.
-“B-buongiorno
eh!” non era da lui balbettare, ma
quella era una circostanza più che speciale, e, se le sue
supposizioni erano
vere quella non sarebbe stata ne la prima ne l’ultima volta.
-“Buongiorno.”
quello che uscì dalle labbra di lei
sembrava più un mugolio soffocato.
-“E’
successo qualcosa?” strinse appena il volante
mentre metteva in moto.
-“Forse…”
la ragazza cominciò a giocherellare con
una ciocca dei propri capelli, sottoponendoli ad una vera e propria
tortura.
JunHyung fece
retromarcia per uscire dal parcheggio
e si insinuò con l’auto nella strada principale
cominciando a guidare verso
casa della ragazza.
-“Il
tuo forse lo interpreto come un si, quindi ti
pregherei di spiegarmi cosa è successo.” aggiunse
una volta che ebbe il
controllo totale sulla strada.
-“Se
qui c’è qualcuno che deve dare delle
spiegazioni non sono certo io.” replicò con tono
distaccato lei.
-“Hai
ragione – altro sospiro – ma se tu mi dicessi
cosa diamine è successo potrei riuscire a spiegarmi meglio,
non credi?” le
lanciò uno sguardo di sbieco.
-“Mm
– fece una smorfia – diciamo che mi hanno quasi minacciato.”
Stavolta il
ragazzo si ritrovò a serrare con forza i
pugni intorno al volante, facendo diventare le nocche bianche, e si
morse il
labbro. Nonostante la situazione suggerisse tutt’altro,
Crystal pensò che quel
gesto sembrava maledettamente sexy e si maledisse mentalmente per aver
pensato
una cosa del genere in quel momento.
-“In
che senso ti hanno quasi minacciato?” digrignò
appena i denti, cercando di mantenere lo sguardo fisso sulla strada, ma
con
scarsi risultati. Infatti sbirciava continuamente in direzione della
ragazza
per osservare le sue reazioni.
-“Nel
senso che qualcuno è venuto a dirmi di starti
lontano e di non immischiarmi.”
-“Descrivimi
questo qualcuno.” disse lui senza
troppi giri di parole.
-“E’
un ragazzo abbastanza alto, muscoloso il
giusto, occhi e capelli scuri e labbra carnose. Ricordo solo
questo.”
-“Merda!”
sbottò JunHyung picchiando una mano sul
volante e rischiando così di farsi quasi male.
-“Che
c’è?” chiese preoccupata “Lo
conosci forse?”
-“Certo
che lo conosco!”
-“E si
può sapere chi è? Anzi, vorrei sapere tutto, dall’inizio alla
fine.” Crystal
inclinò la testa di lato come se ciò le
facilitasse l’ascolto e si voltò
completamente verso di lui mentre accostava vicino al marciapiede e
spengeva
momentaneamente il motore. Erano
già
arrivati a casa.
-“Sei
giunta a destinazione.” borbottò lui ignorando
volutamente la sua domanda.
-“Non
me ne frega niente se sono arrivata, voglio
delle spiegazioni! E subito!”
-“Hai
tutto il diritto di sapere. Ma ora
non è il momento giusto.”
-“E
quando avresti intenzione di dirmelo,
sentiamo!?” incrociò le braccia al petto
decisamente seccata.
-“Crystal,
per favore, non ora…” la guardò
direttamente negli occhi supplicandola.
Lei avrebbe
voluto ribattere che non voleva
aspettare, ma lo sguardo che si era incatenato al suo le impediva anche
solo di
pensare, figuriamoci di controbattere.
L’unica
cosa che fu in grado di fare fu quella di
avvicinare lentamente una mano al suo volto per sfiorarlo appena con la
punta
delle dita a mo’di carezza.
-“I-
io non voglio starti lontana, ma voglio sapere
a cosa vado incontro, mi sembra lecito.”
Lui
posò una mano sopra la sua facendo così
intrecciare le loro dita ed inspirò profondamente
socchiudendo appena gli
occhi.
-“Ok,
ma te la faccio breve perché devi andare a
casa e non mi basterebbe il tempo.” aspettò il suo
cenno d’assenso per poi
proseguire. “In poche parole circa due anni fa ho avuto una
storia importante
con una ragazza altolocata, e quando dico altolocata significa che
dietro ai
soldi vi sono anche fatti illegali. Fatto sta che era diventata
insostenibile e
sono sparito dalla sua vita senza dirle una parola…lo so, ho
sbagliato, ma non
sapevo come venirne fuori. Sapevo che avrebbe fatto di tutto per
ritrovarmi, e
a quanto pare ci è riuscita e, ovviamente, non è
da sola…”
Aspettò
per darle il tempo di assimilare quanto appena
ascoltato.
-“E
quel ragazzo che ti ho descritto prima chi
sarebbe?”
-“Uno
del giro, si chiama Jongin.”
-“In
che senso uno
del giro?” era sempre più confusa e
faticava a stargli dietro, mentre la
testa le girava debolmente.
-“Non
è facile da spiegare, e richiederebbe tempo
che noi non abbiamo a disposizione. Ti prometto che ti dirò
tutto, ma ripeto
che ora non è il caso.”
-“M-
ma…” provò a replicare ma lui la
fermò prima
che potesse farlo posandole due dita sulle labbra.
-“Fidati
di me, bimba.” sussurrò a pochi centimetri
dal suo viso.
Inutile dire che
lei arrossì violentemente nel
sentirsi chiamare così e fu percossa da una lieve scossa di
brividi,
dimenticandosi l’argomento che stavano trattando fino ad un
attimo prima. Così
si ritrovò ad annuire con un cenno del capo senza esserne
realmente
consapevole.
JunHyung
accennò un sorriso, increspando appena un
angolo delle labbra. Poi cancellò ogni distanza che li
separava e sostituì le
dita con le labbra, dandole un bacio appena sfiorato.
-“Lo
stai facendo apposta.” sussurrò lei nel bacio.
-“Forse…”
replicò lui separandosi dalle sue labbra
per poi guardarla negli occhi. “Ti conviene andare,
altrimenti i tuoi si
preoccupano. Ci sentiamo, ok?” le spostò una
ciocca di capelli dietro
l’orecchio e le accarezzò una guancia con il dorso
della mano.
-“Ok,
sappi che poi dovrai spiegarmi tutto nei
minimi dettagli.” disse aprendo lo sportello della macchina e
scendendo.
-“Certo
bimba! Ah! Non ti stai dimenticando
qualcosa?” sorrise divertito.
Crystal si
voltò corrugando la fronte poi si sporse
appena verso il posto del conducente per dargli un altro bacio a fior
di labbra
e quando si allontanò lui scoppiò a ridere.
-“Ehi!
Cos’hai da ridere?” sbottò innervosita e
anche un po’ imbarazzata.
-“Io
mi stavo riferendo al tuo zaino quando ti ho
chiesto se stavi dimenticando qualcosa, comunque mi va più
che bene anche
così.” continuò a ridere e si
beccò uno schiaffo sul braccio.
-“Stupido!”
borbottò la ragazza, recuperando lo
zaino e mettendoselo in spalla.
-“Si,
anche io ti voglio bene… bimba.” le
lanciò un
bacio ridacchiando sotto i baffi e lei gli fece una linguaccia per poi
avviarsi
verso la porta d’ingresso del palazzo in cui viveva.
Non appena
furono entrambi soli i loro sorrisi si
spensero contemporaneamente, e nelle loro menti si agitavano pensieri
tutt’altro che divertenti.
Una
complicazione minacciava la loro relazione appena cominciata.
Cos’avrebbero
dovuto fare ora? JunHyung doveva darle ulteriori spiegazioni per
decidere come
procedere.
Quindi
si ponevano una sola domanda a vicenda.
Crystal
si stava chiedendo se sarebbe riuscita ad uscirne.
JunHyung
si stava chiedendo se sarebbe riuscito ad uscirne di
nuovo.
Ehm, ehm! *tossicchia
imbarazzata* Ma ciao a tutti! >///< Ok, dopo questa mia
lunga assenza non vi dico nemmeno che potete tirarmi addosso tutte le
verdure o tutta la frutta che volete, credo sia abbastanza scontato.
OMO! Giuro che fosse per me aggiornerei tutti i santissimi giorni, ma
di questi tempi la mia ispirazione vaneggia, a quanto pare sente la
crisi pure lei. Detto ciò, premetto che questo
capitolo è una sorte di ponte per quello successivo, infatti
non ci sono svolgimenti particolarmente significativi, ma si tratta
più che altro di una delucidazione di quanto accaduto in
quello precedente. Nonostante ciò, spero vivamente che vi
sia piaciuto! *^* Come ogni volta non so quando sarò in
grado di postare quello successivo, ma viste le vacanze natalizie che
bussano alla porta si spera che stavolta sia in grado di rivedervi
prima dell'ultima! xD Alla prossima! Kisses, Alice...
PS: Ora passiamo alle cose serie:
Come state???!!! Ci sono stati bei cambiamenti nelle vostre vite? *si
fa gli affari altrui* Volevo anche ringraziare coloro che mi
hanno recensito il capitolo precedente, ogni volta mi stupisco della
vostra pazienza di starmi ancora dietro :)) ILOVEYOU! *-*
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9: Remember ***
Capitolo
9: “Remember”
Quel giorno,
Crystal pranzò in assoluto silenzio
sotto lo sguardo preoccupato dei suoi genitori, i quali tentavano
inutilmente
di inserirla nella loro solita conversazione pomeridiana. Non
riuscì nemmeno a
finire ciò che aveva nel piatto, cosa che fece accigliare
sua madre visto che
le uniche volte che Crystal lasciava degli avanzi erano quando stava
male.
-“Tutto
ok?” le chiese allora Ingrid, guardandola
con amorevole maternità mentre protendeva una mano per
accarezzarle i capelli.
La ragazza si
limitò ad una scrollata di spalle e
rimase in costante silenzio, come se avesse perso la
capacità di parlare e
avesse potuto comunicare solo a gesti.
Il padre, il
quale aveva cercato di rimanere
indifferente alla situazione poiché pensava che si trattasse
di semplice
stanchezza dovuta alla scuola, intervenne dandole una lieve pacca sulla
spalla.
-“Su
con il morale!” esclamò sorridendo e ricevendo
così un’occhiataccia da parte della moglie che lo
stava decisamente incenerendo
con lo sguardo. “M – ma…”
provò a replicare qualcosa in sua difesa ma
l’espressione di Ingrid gli fece cambiare repentinamente
idea.
Crystal
però, aveva abbozzato un lieve sorriso,
apprezzando il tentativo del padre di tirarla su di morale, nonostante
non vi
fosse riuscito neanche un po’.
-“C’è
qualcosa che non va?” continuò la mamma,
scompigliandole leggermente il ciuffo che le ricadeva sbarazzino sulla
fronte.
-“No,
tutto ok, sono solo molto stanca.” questa fu
la scusa che riversò ai suoi genitori, convincendo poco
entrambi.
Ma si sa che
quando una figlia non è dell’umore
giusto e ha deciso di starsene zitta, conviene non insistere per
sforzarla di
parlare, altrimenti potrebbero aprirsi le porte dell’inferno.
-“Dato
che non ho molto appetito e ritengo di aver
finito di mangiare… posso andare a studiare?”
azzardò Crystal, guardandoli uno
alla volta.
-“C
– certo, vai pure.” rispose sua madre,
decisamente colta alla sprovvista da quella domanda.
La ragazza non
se lo fece ripetere un’altra volta e,
dopo essersi alzata da tavola, costrinse le proprie gambe a raggiungere
velocemente il suo rifugio, nonché la sua amata camera, per
poi buttarsi di
peso sul letto.
Possibile
che nell’esatto istante in cui aveva di nuovo trovato il
sorriso, era arrivato
qualcos’altro per portarglielo via?
Crystal si mise
a pancia in su con le mani congiunte
sopra lo stomaco, intenta a fissare il soffitto senza un pensiero
preciso in
testa.
In
quel momento la sua mente era solo un ammasso inutile di confusione
totale, e
per quanto tentasse di riemergere da quello stato confusionale, le
sembrava
solo di affondare sempre di più.
Sempre con un
atteggiamento alquanto passivo
estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans per fissare il display
sperando in
qualche segnale. Mentre stava per rimetterlo dov’era, la
suoneria cominciò
a riecheggiare tra
le mura della stanza.
Così,
dopo aver dato la conferma alla chiamata,
avvicinò il cellulare all’orecchio in attesa.
***
Da quando aveva
lasciato Crystal a casa, Jun non si
dava pace mentre mille pensieri vorticavano fastidiosamente nella sua
mente. Se
c’era qualcosa che odiava era proprio non riuscire a
controllare ciò che gli
passava per la testa.
Secondo
lui non c’era niente di più odioso
dell’essere vittima dei propri pensieri,
perché non li concepivi te di tua spontanea
volontà, ma erano loro che si
artigliavano nella tua testa senza chiedere il permesso e dandoti il
tormento.
Anche ora che se
ne stava disteso sul divano era
controllato da quell’insieme di frasi e suoni che risuonavano
dolorosamente nel
suo cranio. Perlomeno aveva avuto la fortuna di trovare la casa vuota,
altrimenti GiKwang e DongWoon lo avrebbero interrogato per scoprire il
motivo
del suo stato d’animo facendolo sentire ancora peggio.
Per provare a
darsi una calmata afferrò il telefono
dal tavolino posto accanto al divano e compose il numero di Crystal,
che sapeva
già a memoria nonostante glielo avesse dato Woonie solo un
paio di giorni prima
e non lo avesse mai composto.
Fu questione di
un solo squillo e una voce femminile
e familiare rispose con una punta di incertezza.
-“C
– Crystal?” chiese, per assicurarsi di non aver
sbagliato numero.
Dall’altra
parte percepì un lieve sbuffo e non poté
non sorridere.
-“No,
Britney Spears.” replicò.
Nonostante non fossero in
una delle situazioni
migliori, li bastava sentire le loro voci per sentirsi rincuorati e
felici
almeno in parte.
-“Wow,
allora ho fatto proprio un bell’affare a
sbagliare numero!” scherzò mentre tamburellava le
dita sulla propria pancia.
-“E
dai, smetti di fare lo scemo e dimmi piuttosto
per quale motivo mi hai chiamato…?” non era
propriamente una domanda, più che
altro un ordine.
-“Mi
chiedevo se oggi sei occupata… credo che
dovremmo parlare.” disse, riacquistando quella poca
serietà che gli rimaneva.
-“Non
mi dire che finalmente te ne sei accorto?!
Comunque sono libera, anzi, ti sarei enormemente grata se mi
delucidassi
l’intera questione. Quindi, dimmi l’ora, il luogo,
come e perché. Ah no, il
perché già me l’hai detto.”
Sull’ultima
frase gli parve quasi di vederla
sorridere, ed effettivamente Crystal aveva un angolo della bocca appena
rivolto
verso l’alto.
-“Ti
passo a prendere io tra un quarto d’ora, dove
andremo ancora non lo so, ma tranquilla cercherò di rimanere
nei confini
nazionali.”
Non le diede
nemmeno il tempo per ribattere qualcosa
che riattaccò, alzandosi di scatto dal divano per andare da
lei.
***
-“Ma
non so se faccio in tem…” Crystal non ebbe
occasione di terminare
la frase perché
la linea era già caduta
“…po.”
Allora la
ragazza sospirò passandosi una mano tra i
capelli e si tirò su con il busto per guardarsi intorno
spaesata. Un quarto d’ora.
Tra
un quarto d’ora avrebbe potuto avere delle
risposte… forse, dato che,
conoscendolo, avrebbe cercato di essere il più misterioso
possibile. Ma lei,
testarda com’era, avrebbe fatto tutto il possibile per
estorcergli tutta la
verità.
Uscì
dalla camera con impressionante velocità e
corse in bagno a darsi una sistemata veloce e a lavarsi i denti, visto
che
prima aveva la testa altrove per farlo.
Una volta
terminato tornò in cucina dove avvertì i
genitori che sarebbe uscita per andare a prendere una cosa di cui aveva
assolutamente bisogno in centro.
I due si
guardarono sempre più stupiti dal
comportamento della figlia e scrollarono le spalle non sapendo
cos’altro dire o
fare.
Crystal non
aveva aspettato nemmeno il loro consenso
che si era già precipitata fuori casa e aspettò
pazientemente la solita
macchina nera che ormai conosceva fin troppo bene.
Fu questione di
pochi attimi e vide l’auto che
attendeva svoltare l’angolo per poi fermarsi proprio davanti
a lei. Il
finestrino si abbassò automaticamente e la voce di lui la
raggiunse
all’istante.
-“Sali
o aspetti il mio invito ufficiale?” sempre il
solito sbruffone. Nonostante tutto non era cambiato di una virgola, ma
a lei
piaceva proprio così.
-“Un
po’ di galanteria non fa certo male.”
replicò
divertita mentre saliva in macchina e si allacciava la cintura.
“Allora, dove
andiamo?”
-“In
centro a fare una passeggiata al parco, lontano
da orecchi indiscreti.” rispose lanciandole
un’occhiata di sbieco e rimettendo
in moto.
-“Non
vedo l’ora di sentire la tua affascinante
storia.” lo prese un po’ in giro.
-“Oh,
io non sarei così impaziente di conoscerla,
dopo potresti pentirti di avermi conosciuto.”
Quella frase le
fece salire un brivido lungo la
spina dorsale e scosse la testa come a scacciare via quella brutta
sensazione
di disagio.
-“Smettila
di fare lo scemo!” esclamò allora, con
una punta di acidità nella voce.
Lui non rispose
e guidò fino al parcheggio di fronte
al parco, proprio dove aveva lasciato la macchina anche la volta che
erano
andati al Luna Park.
Una volta scesi
entrambi dall’auto le si avvicinò e
la prese per mano mentre si avviavano verso il cancello che consentiva
loro
l’entrata al parco e lei fu colta da un altro brivido quando
le loro dita si
intrecciarono automaticamente tra di loro.
I primi minuti
della passeggiata li passarono in silenzio,
come se stessero aspettando di addentrarsi meglio in quella fitta
vegetazione
nel mezzo della città che distaccava per ambiente dai
palazzi circostanti.
-“Allora…
da dove potrei cominciare?”domandò in un
sussurro flebile JunHyung.
-“Non
chiederlo a me.” rispose lei accennando un
sorriso timido mentre indicava una panchina lì vicina
proponendo tacitamente di
sedersi.
In meno che non
si dica si ritrovarono entrambi
seduti, l’uno di fianco all’altra, e stretti in un
dolce abbraccio.
Crystal
teneva la testa appoggiata sulla spalla di lui ed inspirò
per un attimo il suo
profumo, chiudendo gli occhi, e
senza
pensare ad altro se non al batticuore che le causava ogni volta la sua
vicinanza.
Lui,
invece, posò il mento sopra i suoi capelli, avvolgendo le
braccia intorno alle
sue spalle e avvicinandola delicatamente a sé, come se in
qualche modo avesse
voluto impedirle di scappare da lui.
-“Sto
aspettando…” sussurrò la ragazza in
attesa dell’inizio
del racconto.
-“Ponimi
qualche domanda, così mi riuscirebbe meglio
informarti su ciò che vuoi sapere tu.”
-“Mmh
– si portò un indice alle labbra con fare
pensoso – innanzitutto vorrei sapere il nome di lei, per pura
curiosità.”
-“Si
chiama JinKyung.” una smorfia si impossessò del
suo volto alla pronuncia di quel nome.
-“Sei
sicuro che l’incontro che ho avuto io nel
bagno sia collegato a lei?”
-“Più
che sicuro, l’ho vista fuori dalla tua scuola,
temo che abbia cominciato a frequentarla anche lei.”
-“E
questo Jongin chi sarebbe di preciso? Stamani
hai detto che è uno del
giro…”
JunHyung trasse
un respiro profondo, cercando le
parole giuste per spiegarle come stavano le cose.
-“Cercherò
di spiegarti tutto dal principio, così
capirai meglio… pronta?”
Con
l’indice le alzò il viso per guardarla negli
occhi e le annuì con un cenno del capo deciso.
-“Lei
frequentava la mia stessa scuola e mi si
avvicinò. Era la classica ragazza popolare che quando mette
gli occhi su
qualcosa fa di tutto affinché le appartenga, ed io ero nel
posto sbagliato al
momento sbagliato. Mi tormentò nel vero senso della parola,
e alla fine mi
costrinse a credere di ricambiare i suoi sentimenti, e credimi se dico
che tuttora
non mi capacito di come abbia fatto. Fatto sta che venni a sapere che i
nostri
rispettivi genitori si conoscevano dai tempi dell’infanzia, e
progettavano già
il nostro futuro.”
Fece una pausa
per farle assimilare l’introduzione,
poi riprese sotto lo
sguardo incoraggiante che lei gli rivolse.
-“Lei
aveva la sua cerchia di amiche e di amici e mi
inoltrò in quel giro di conoscenze che non riuscivo ad
apprezzare per niente.
Si credevano tutti superiori e si davano delle arie e quel
comportamento
non mi andava
proprio giù. Come se non
bastasse scoprii che i suoi genitori erano coinvolti in brutti affari,
ed era
proprio questo traffico illegale a permettere loro la posizione
altolocata
all’interno della società.”
-“Scusa
se ti interrompo… ma per brutti affari cosa
intendi?” chiese Crystal.
-“Intendo
truffe, erano dei truffatori in tutto e
per tutto, persino nella scelta delle loro amicizie.”
-“E
– e i tuoi genitori lo sapevano?”
azzardò la
ragazza.
Quella
domanda lo colpì violentemente al petto, era meglio se non
glielo avesse
chiesto. Sentii un lieve bruciore alle guance e gli angoli degli occhi
cominciarono a pizzicargli. Non poteva permettersi di piangere, non
ora, non
lui.
Insomma,
era o non era lo strafottente JunHyung? No, non lo era più
grazie a lei.
Forse
ricordare era proprio ciò di cui aveva bisogno, e nessuno
meglio di lei poteva
ascoltare il suo sfogo.
-“No,
loro non lo sapevano – sospirò scuotendo
amaramente la testa, mentre la voce gli tremava – ma
nonostante ciò, furono
coinvolti a loro insaputa.”
-“E
com’è finita? Ne sono usciti?”
Quella
di Crystal non era curiosità, non voleva sapere gli affari
loro, non voleva
“spettegolare”, ma aveva notato che lui aveva
bisogno di parlarne e le sue
domande lo aiutavano a liberarsi di quel peso.
-“L
– loro sono… morti.” l’ultima
parola fu appena
sussurrata dalle sue labbra.
La ragazza si
irrigidì nel sentire quella frase ed
ebbe bisogno di un paio di secondi per assimilare tutto mentre una
lacrima
solitaria le attraversava la guancia, quando si rese effettivamente
conto di
ciò che aveva appena udito lo strinse in un abbraccio
mozzafiato, cercando di
fargli arrivare tutto il suo conforto.
-“S
– scusami, io non immaginavo che…”
Crystal
lasciò la frase in sospeso, incapace di proseguire.
Intanto
JunHyung stava combattendo contro le lacrime che minacciavano di
fuoriuscire.
Non voleva mostrarsi così debole e fragile, non davanti a
lei, perché ora come
ora aveva bisogno solo di forza.
Cristo!
Era riuscito a trattenerle per ben due anni, perché proprio
ora doveva sentirsi
così impotente?!
Poi riprese
coraggio e continuò il racconto della
sua “vita”.
-“Morirono
per uno stupido incidente, solo perché li
avevano scambiati per i genitori di JinKyung. Da quel momento odiai
tutto e
tutti, soprattutto lei e fuggii senza dirle niente. Fortunatamente
avevo i miei
amici e Kikwang mi accolse a braccia aperte offrendomi
ospitalità nella sua
casa.”
-“Ma
quindi lei non è di Seoul, giusto?”
-“Giusto,
noi vivevamo a Busan.”
-“E
come facevi a conoscere Kikwang e avere degli
amici qui a Seoul?”
-“Perché
io sono nato qui e la mia infanzia l’ho
passata qui. Mi trasferii con i miei a Busan perché a loro
mancava il loro
paese d’origine, all’età di undici anni
circa. E durante la mia vita là, rimasi
in contatto con Kikwang e gli altri.”
-“Cambiando
un attimo argomento… Jongin fa parte
della cerchia di amici di lei?”
-“Esattamente,
e i suoi amici fanno sempre ciò
che lei chiede loro.”
-“Grazie…”
sussurrò Crystal stringendosi ancora di
più a lui.
JunHyung le
rivolse uno sguardo interrogatorio, non
capendo l’origine del suo ringraziamento.
-“Di
cosa?” chiese infatti subito dopo.
-“Di
aver condiviso il tuo passato con me.” rispose
lei, alzando lo sguardo per ritrovarsi con il volto a pochi centimetri
dal suo.
“E sappi che mi dispiace moltissimo per i tuoi genitori,
davvero. I- io…”
-“Sshh!”
le posò un dito sulle labbra impedendole di
continuare “Non occorre che tu dica niente.” le
sorrise dolcemente
avvicinandola ancora di più a sé.
I
loro sguardi si incatenarono l’uno all’altro e non
si accorsero nemmeno che i
loro volti si erano avvicinati tanto che i loro nasi già si
sfioravano. Non si
sarebbero nemmeno resi conto del bacio che si stavano scambiando se non
fosse
stato per la scarica elettrica che aveva attraversato entrambi al
momento del
contatto tra le loro labbra.
Lui fece appena
pressione su quelle della ragazza,
la quale dischiuse prontamente le sue per permettere alle loro lingue
di
intrecciarsi e sfiorarsi ripetutamente dando così vita ad un
dolce bacio.
Era
un bacio diverso dagli altri. Aveva un gusto amaro nei loro cuori, ma
allo
stesso tempo pieno di dolcezza e passione.
Era uno di quei baci
strazianti e appaganti
allo stesso tempo.
Era
un bacio più unico che raro.
Ci
sarebbe voluto ben più di una ragazzina capricciosa per
separarli.
La-la-la
*canticchia felice* Buon Salve a tutti, e soprattutto Buon Anno!! Come
avete passato le feste?? Spero bene :)) Comunque sono
riuscita a scrivere un capitolo abbastanza decente dopo tanto!! Deve
essere stato Babbo Natale che, avendo letto la mia letterina, ha deciso
di regalarmi l'ispirazione xD Ah, dovrei fare una piccola precisazione
per farvi capire un po' meglio l'intensità del personaggio
di Jongin: sarebbe KAI degli EXO K, non so se ce l'avete presente ^^
Detto ciò, credo di aver sclerato abbastanza! Quindi... alla
prossimaaa! Kiss, Alice...
PS:
Grazie mille a chi continua a recensirmi anche se non lo
meriterei! E grazie anche ai nuovi recensori *^*
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 10: First Meeting ***
Capitolo
10: “First meeting”
Anche quella
mattina le toccava andare a scuola, e,
dopo la discussione avuta con JunHyung il giorno precedente, era
particolarmente svogliata.
Senza alcun
motivo l’idea di poter incontrare
JinKyung la rendeva inquieta e anche un po’ intimorita. Un
confronto diretto
con lei avrebbe portato a qualcosa di buono? Ne dubitava fortemente.
Si
lasciò cadere sulla sedia di peso dopo aver
buttato in malo modo lo zaino per terra, ai piedi del banco e
gonfiò appena le
guance per poi soffiare fuori l’aria che aveva accumulato.
Come al solito
DongWoon le si sedette di fianco
elegantemente, facendola sentire alquanto inadeguata vista la sua
mancata
delicatezza in quella circostanza.
-“Qualcosa
ti turba?” le chiese a bassa voce dopo
essersi avvicinato di poco al suo volto.
-“Sinceramente
più di una cosa, ma non ho nessuna
voglia di parlarne.”
-“Ehi!
Ti sei alzata male stamani?” DongWoon
strabuzzò appena gli occhi alla sua risposta abbastanza
secca.
-“Può
darsi… scusa.” Crystal si passò una
mano tra i
capelli sospirando.
-“Non
ti preoccupare, a tutti capitano i periodi
no.” si strinse nelle spalle accennando un sorriso mentre
estraeva il libro di
matematica con il quaderno di appunti.
-“Gli
hai capiti gli esercizi per oggi?” domandò la
ragazza, ricordandosi improvvisamente di avere quella materia alla
prima ora.
“Certo che gli hai capiti, quando mai non capisci
qualcosa.” si rispose da
sola.
DongWoon
inclinò la testa di lato guardandola
incuriosito e poi scoppiò a ridere mentre le passava il
quaderno con gli
esercizi fatti ordinatamente.
-“Tu
no vero?” ridacchiò divertito “Copiali
velocemente, poi vedo se riesco a rispiegarteli durante la
lezione.”
-“Grazie
Woonie, senza di te sarei semplicemente
spacciata.” gli diede un bacio veloce sulla guancia e si
fiondò sul proprio
quaderno armata di penna e di forza di volontà.
Riuscì
a finirli di scrivere tutti appena in tempo,
mentre il loro insegnate faceva la sua entrata in classe, costringendo
così
tutti gli studenti ad alzarsi in piedi per dare il buongiorno.
Le lezioni si
susseguirono una dopo l’altra con la
solita noia quotidiana. Tutti i suoi compagni seguivano attentamente
ciò che
gli insegnanti spiegavano e sembravano pendere rapiti dalle loro
labbra.
Lei, invece, si
sentiva tremendamente fuori posto.
Non riusciva a trovare il giusto fascino nello stare a scuola,
preferiva di
gran lunga imparare da sola, perché ciò che
riteneva davvero interessante non
veniva mai insegnato dai libri scolastici, ma bensì si
apprendeva guardandosi
intorno.
E questo era
ciò che lei amava fare, guardarsi
intorno per osservare ciò che la circondava e farne tesoro
quando serviva. Con
quei pensieri il suono della campanella di ricreazione
arrivò più velocemente
del previsto.
Quella volta
decise di uscire nel cortile
dell’edificio per prendere un po’ d’aria.
-“Dove
vai?” le domandò l’amico.
-“Nel
cortile.” sussurrò lei prima di scomparire
dalla vista del ragazzo.
Si era
letteralmente fiondata fuori senza troppi
complimenti e si era seduta sul muretto del cortile, con le gambe che
penzolavano leggermente con un ritmo costante.
Era una giornata
abbastanza bella, il Sole veniva
coperto raramente da qualche nube di passaggio, e la temperatura era
primaverile, non per altro avevano cambiato la divisa scolastica con
quella più
leggera.
Crystal si perse
ad osservare il cielo, ignara degli
studenti che le sfrecciavano davanti schiamazzando allegramente. Ebbe
un
momento di nostalgia e cominciò a fare un breve viaggio
mentale nel passato.
Non
era stato sempre facile riuscire ad interagire con gli altri,
nonostante la sua
spiccata solarità tendeva anche a isolarsi, il che
può considerarsi una sorta
di contraddizione, ma era così.
Si
sentiva diversa dagli altri e, pur sapendo che era solo una sua idea
malsana,
temeva di risultare strana agli occhi altrui. Forse perché
lei non aveva gli
occhi a mandorla che da piccola aveva tanto desiderato avere, forse
perché le
sue tradizioni non erano le stesse che avevano i suoi compagni, fatto
sta che
si sentiva discriminata senza esserlo davvero.
Fortunatamente
crescendo aveva capito l’assurdità di quella cosa,
e grazie all’aiuto degli
amici aveva totalmente eliminato quella sensazione di disagio che la
attanagliava ogni qualvolta si trovava in un posto affollato.
Proprio mentre
pensava a queste cose le passò
davanti un gruppo di ragazze che non aveva mai visto, ma solo una di
loro
attirò la sua attenzione, quando la sentì
chiamare dalle amiche.
Era
lei.
Nell’esatto
istante in cui lo pensò JinKyung alzò lo
sguardo ed incrociò il suo. Non sembrava poi così
antipatica dall’espressione
che aveva in quel momento. Pareva piuttosto una ragazza che sentiva la
mancanza
d’affetto e che puntava tutto
sull’esteriorità, ma niente di più.
I loro occhi
rimasero a scrutarsi solo per poco più
di un secondo, poi Crystal distolse lo sguardo, sentendo le proprie
guance
imporporarsi lievemente e si fissò le ginocchia posandovi
sopra le mani.
Quando
rialzò gli occhi le ragazze non c’erano
più,
ma al loro posto si trovò davanti il ragazzo che la volta
prima l’aveva
provocata nel bagno.
-“Jongin?”
chiese corrugando la fronte.
-“Come
fai a sapere il mio nome?” replicò
l’altro,
scrutandola attentamente.
La ragazza si
morse la lingua, maledicendosi per non
essere stata più cauta e lo guardò quasi con un
cenno di sfida.
-“Affari
miei. Piuttosto tu cosa vuoi da me?”
sbottò.
-“Lo
sai cosa voglio, te l’ho già detto
l’altra
volta. Devi smetterla di frequentarlo, lui porta solo sofferenza, sto
solo
cercando di metterti in guardia.”
-“Si,
come no. A te interessa solo quello che può
far piacere alla tua amichetta, no?” saltò
giù dal muretto guardandolo dritto
negli occhi.
-“E tu
che ne sai?” ridusse gli occhi a due fessure
passandosi una mano tra i capelli. “Non dirmi che…
gli hai detto di me?”
Crystal rimase
in silenzio, abbassando il capo con
fare colpevole. Mentire non era decisamente una delle sue doti migliori.
Il ragazzo la
afferrò con forza per un polso e la
accompagno in un luogo più appartato, appena dietro ad una
colonnina di cemento
e ce la spinse quasi contro prendendola per le spalle.
-“Ti
avevo detto di stare zitta!” sibilò alzando gli
occhi al cielo. “Non capisci che così complichi
tutto?”
-“Non
me ne frega niente se rovino i vostri stupidi
piani. Lui aveva il diritto di saperlo!”
-“Abbassa
la voce, stupida.” le posò una mano sulla
bocca per affievolire il suono della sua voce.
-“Stupido
sarai te.” bofonchiò contro la sua mano
prima di mordergliela appena.
-“Aish!”
ritrasse subito la mano guardandola in
cagnesco. “Io lo sto facendo davvero per te, non sto
mentendo. Lei non mi ha
chiesto proprio niente, ok? Ti sto mettendo in guardia
perché se non lo facessi
io poi sarà lei che verrà a cercarti, e allora si
che ci saranno problemi.”
disse quelle parole come se avesse dovuto fare una fatica immensa.
-“Chi
me lo dice che non mi stai mentendo? In fondo
neanche mi conosci!” lo guardava con un’espressione
allibita, incapace di
credere alle proprie orecchie.
-“E’
qui che ti sbagli. Possibile che non ti ricordi
di me?” la fissò negli occhi, mordendosi quasi con
forza il labbro inferiore.
-“Perché
dovrei ricordarmi di te?” era sempre più
sconvolta e si sforzava di comprendere cosa avesse voluto dire lui con
quelle
parole.
-“Yah!
Lascia perdere.” voltò velocemente la testa
di lato, distogliendo così lo sguardo dal suo.
“Comunque ora che lui lo sa è un
problema. Se lui e lei dovessero incontrarsi e a JunHyung scappasse il
mio nome
sarei nei guai, verrebbe sicuramente a chiedermi perché ti
ho cercato e non
potrei dirle mai la verità.” sospirò,
come se fosse stato un sospiro
esasperato.
-“La
verità? Quale verità? Dio, non ci capisco
niente così.” si prese la testa tra le mani
scuotendola leggermente, come se
ciò potesse aiutarla a fare maggiore chiarezza sulla
situazione che si stava
venendo a creare.
Lui
riportò lo sguardo sul suo, e la ragazza poté
leggervi uno strano bagliore, quasi come se lui cercasse di dirle con
gli occhi
ciò che non poteva dirle a parole.
Poi avvenne
l’imprevedibile, lui avvicinò il volto
al suo fino a far sfiorare i loro nasi, senza smettere di guardarla
negli
occhi, mentre le cingeva i fianchi con le braccia.
Crystal era
rimasta immobile, incapace di muovere un
muscolo anche se l’istinto le diceva di spingerlo via.
Le loro labbra
stavano quasi per sfiorarsi… quando
la campanella suonò insistentemente e la ragazza si riprese
posando con forza
le mani sul suo petto, allontanandolo da sé.
-“Non
provarci mai più.” urlò puntandogli un
dito
contro e detto ciò si voltò quasi di scatto
cominciando a camminare velocemente
verso l’interno dell’edificio.
Jongin, che era
inizialmente rimasto fermo sul
posto, la raggiunse con pochi passi e la fece girare stringendole poco
delicatamente un braccio, e lei finì con lo scontrarsi
contro il suo petto
guardandolo spaventata.
Lui le prese con
forza il volto tra le mani e posò
le labbra sulle sue senza troppi complimenti. La ricreazione era finita
quindi
non c’era nessun testimone di quel bacio.
Nessuno…
tranne DongWoon, il quale seguì la scena
con la bocca spalancata, non riuscendo a credere ai propri occhi.
***
Quel pomeriggio,
quando Woonie tornò a casa,
spalancò la porta con forza. Non aveva chiesto niente a
Crystal riguardo quel
bacio, ma quando l’aveva vista tornare in classe le era
sembrata sconvolta.
-“Jun!”
urlò il ragazzo. “Devo parlarti, è
urgente!”
Continuava ad
urlare mentre si avvicinava alla porta
della sua camera, e spalancò anche questa. JunHyung, seduto
alla scrivania,
inclinò la testa di lato nella sua direzione.
-“Dimmi
tutto.”
-“Preparati.”
lo avvertì l’amico, mentre l’altro lo
guardava sempre più confuso.
-“Non
fare giri di parole e parla.” disse con un
tono di voce fermo.
-“Crystal
è stata baciata da un ragazzo.” soffiò
fuori quelle parole velocemente, come a liberarsi di quel peso.
-“Crystal
cosa…?” sbottò JunHyung alzandosi di
scatto dalla sedia, facendola cadere a terra.
-“Hai
capito!”
-“Aish!
Come ha osato? Scommetto che è stato
Jongin.” tirò un calcio alla sedia già
rovesciata a terra e chiuse entrambe le
mani in due pugni, tenendo le braccia inermi lungo i fianchi.
-“E
ora?” sussurrò DongWoon, scompigliandosi appena
i capelli.
-“Bella
domanda.” si abbassò per tirare su la sedia,
cercando di sbollire la rabbia che aveva in corpo. Poi si
rialzò e si diresse
verso l’ingresso dell’abitazione, seguito subito
dopo dall’amico che lo
guardava con ansia.
-“Dove
vai?”
-“Non
lo so.”
Queste furono le
ultime parole che disse prima di
uscire di casa, senza sapere davvero quale fosse la sua meta.
Oddio,
quanti mesi sono passati dall’ultima volta che ho pubblicato
un capitolo? Tre,
quattro? Sono veramente pessima, non mi meraviglio se qualcuno ha
smesso di
seguire questa fan fiction! Yaah! Chiedo umilmente perdono! *si
inginocchia sui
ceci e sui fagioli* Mi sono resa conto che chiedo venia ogni volta che
posto,
scuola antipatica! E’ tutta colpa sua se ci metto
così tanto a riuscire a
postare ç_ç . E purtroppo credo che la
qualità di ciò che scrivo stia scemando
un po’ ultimamente *si asciuga qualche lacrimuccia* Non vedo
l’ora che la
scuola finisca così potrò dedicarmi meglio alla
storia. Detto ciò, spero
comunque che quel poco che ho scritto sia stato di vostro gradimento,
altrimenti mi ritiro seriamente xD *nah, non lo farebbe mai* Alla
prossima! (se
ne avete ancora voglia ç_ç ) Kiss, Alice.
PS:
Grazie mille a coloro che continuano a leggere questi obbrobri,
dovrebbero
farvi sante *O*
|
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