Accidental Love...

di _YeongWonhi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Some Questions ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: At the Hospital ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Don't you want see me? ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Go Back Home ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Back to School ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Is it a date? ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Interferenze ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: I want an explanation ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Remember ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: First Meeting ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti!! Per chi ancora non mi conoscesse, io sono Alice. *si presenta imbarazzata* Ok, probabilmente vivete anche senza sapere il mio nome, ma avevo bisogno di un'introduzione che desse il via alla mia parlantina (?) Scommetto che vi ho già fatto passare la voglia di leggere, vero? *lacrimuccia* Prima che cominci a sclerare seriamente, ci tengo a precisare che i personaggi non mi appartengono (ma è questione di poco perchè ho in progetto una fuga in Corea per rapirli. Ovviamente, quando saranno qui in Italia, organizzerò un party e sarete tutti i benvenuti *lo dice convinta*), e di conseguenza tutto ciò che leggerete è solo il frutto della mia immaginazione da sclerata incallita. Credo di aver già fatto abbastanza la scema, quindi vi lascio alla lettura! Spero possa essere di vostro gradimento! ;) Le recensioni (positive o negative che siano) sono più che ben accette (Nb: sono innocua e non cannibale, non vi succederà niente,xD.) Ok,avevo detto di aver già detto abbastanza scemate, ma è più forte di me. Buona Lettura!! Kisses, Alice...

_Prologo_

Crystal non amava particolarmente andare a scuola, ma, come sempre si sentiva ripetere, era l’unico suo dovere e per questo doveva rispettarlo. Così frequentava l’ultimo anno, nonché terzo, delle Scuole Superiori.

Non era né la ragazza più popolare dell’istituto, né la secchiona di turno. Diciamo che rientrava nella categoria “normale”, per così dire, ovvero faceva parte di coloro che non venivano considerati minimamente, in quanto privi di doti particolari, che si trattasse di bellezza sovraumana o intelligenza fuori dal comune e chi più ne ha più ne metta.

Ma la cosa non le dispiaceva affatto, anzi, amava passare indiscreta tra la folla che si accalcava nei corridoi della scuola ai cambi dell’ora o durante l’intervallo.

Crystal era una ragazza semplice e alla mano, la sua famiglia aveva origini europee, più precisamente tedesche e italiane. I capelli erano castano chiaro e ondulati, con qualche riflesso dorato all’altezza delle scapole.

I suoi lineamenti richiamavano molto quelli infantili da tanto che erano delicati e rotondi, e, come se non bastasse, le lentiggini le ricoprivano il naso all’insù che si ritrovava, dandole un aspetto da eterna bambina.

Le labbra carnose si incurvavano quasi sempre in un sorriso aperto e gentile, segno inconfutabile della sua solarità perenne. Anche i suoi occhi color nocciola ridevano spesso, dando un tocco in più a quell’allegria contagiosa di cui era la protagonista.

Anche quel dannato giorno era andata a scuola, ed in quel momento stava tornando a casa dopo un’intensa mattinata dedicata allo studio.

Si fermò al semaforo, aspettando che scattasse quel benedetto verde, dandole così il via libero per proseguire il tragitto. Quando ciò avvenne, partì con qualche attimo di ritardo, e, senza alcun preavviso, sentì qualcosa urtare la sua ruota posteriore.

Quello che successe dopo fu praticamente inevitabile. La ragazza perse la presa sul manubrio e di conseguenza anche l’equilibrio, cercò di recuperare il controllo della bicicletta ma non ottenne nessun risultato. Senza quasi rendersene conto cadde sull’asfalto con la bici addosso.

Un dolore lancinante si impossessò della sua testa, e,se avesse avuto il fiato necessario, probabilmente avrebbe gridato con tutto quello che aveva in corpo, ma il respiro era diventato irregolare, rendendole impossibile persino sussurrare.

La vista le si annebbiò in poco tempo, tutto intorno a lei cominciò a divenire sempre più sfocato, fino a rendere tutto buio.

Ora vedeva solo il nulla e sentiva terribilmente freddo. Ciò voleva significare solo una cosa…o stava morendo o stava semplicemente perdendo i sensi.

Simultaneamente, il suo tamponatore, una volta accortosi del danno che aveva appena fatto, inchiodò con la macchina al semaforo, provocando una reazione a catena dietro di sé e il suono dei clacson tutto intorno.

Fregandosene, scese di fretta dal veicolo, lasciando addirittura la portiera aperta e la chiave inserita, per raggiungere la ragazza che aveva visto cadere a causa sua.  Così raggirò velocemente l'auto e la vista che gli si presentò di fronte gli fece raggelare il sangue nelle vene.

Il suo battito cardiaco accelerò al ritmo con il suo respiro che si faceva sempre più corto, mandandolo nel panico più totale, mentre l’angoscia saliva a più non posso.

Si inginocchiò accanto alla ragazza priva di sensi, spostando la bicicletta dal suo corpo, mentre una folla si stava formando intorno a loro.

-“Qualcuno chiami i soccorsi!” gridò il ragazzo, prendendosela con i guardoni che se ne stavano lì con le mani in mano a fissare la scena.

Vide più persone afferrare il cellulare e avviare una chiamata, così tornò a controllare le condizioni della “vittima”.

Aveva una ferita non troppo profonda sulla fronte, dalla quale fuoriusciva ancora del sangue che si accumulava su quello già secco. I capelli erano appiccicati al suo volto, così JunHyung le scostò qualche ciocca per esaminare meglio i danni.

Non ne capiva niente di tagli o pronto soccorso, ma gli sembrava di capire che la situazione non era delle meglio. Controllò il suo respiro, per vedere se era ancora viva, e, con suo sollievo, si accorse che il suo petto continuava ad innalzarsi ad intervalli abbastanza regolari.

Senza pensare, si tolse la maglietta che indossava per cercare di limitare la fuoriuscita del sangue, tamponando leggermente la ferita e rimanendo così in canottiera. 

Le afferrò la testa, appoggiandola sulle proprie gambe, in modo da tenerla un po’ rialzata. Rimase in quella posizione finché non arrivarono i soccorsi e…la polizia.

Cristo! Da quando aveva visto quella ragazza cadere dalla bicicletta, la preoccupazione lo aveva investito con tanta velocità da fargli dimenticare che la colpa era sua e, probabilmente, sarebbe potuto finire nei guai.

In quel momento si avvicinarono due uomini con una barella, pronti a prendere la ragazza. Ma, nello stesso istante, furono raggiunti anche da due poliziotti che cominciarono subito a fargli domande sull’avvenuto.

-“Scusate non capisco nessuna delle vostre domande.” ed era vero, era confuso e non riusciva a cogliere il senso delle loro parole. “Vi dispiacerebbe seguirmi in ospedale per interrogarmi? Mi sento in dovere di andare con quella ragazza.”

I due uomini in divisa annuirono comprensivi con un cenno del capo, ma lo guardarono fino a che non salì definitivamente sull’ambulanza.

-“Posso venire anche io?” domandò, prima che i volontari chiudessero gli sportelli posteriori.

-“E tu saresti?” chiese a sua volta uno di loro.

-“Sono il ragazzo che l’ha tamponata e l’ha soccorsa aspettando il vostro arrivo.” disse.

-“Non dovresti essere con la polizia?” continuò l’altro, assumendo un espressione contrariata.

-“Hanno acconsentito ad interrogarmi in ospedale affinché potessi accompagnare la ragazza.”

-“D’accordo, allora sali.”

JunHyung non se lo fece ripetere due volte e con una specie di balzo salì sull’ambulanza per poi sistemarsi in un angolo. Improvvisamente si ricordò di aver lasciato la macchina in mezzo alla strada e si maledisse mentalmente, ma, in quel momento, aveva altri problemi per la testa. Forse, ci avrebbe pensato la polizia alla sua auto, altrimenti… pazienza.

Lungo tutto il tragitto non poté fare a meno di fissare quella ragazza che, tutto sommato, non aveva la più pallida idea di chi fosse. Era completamento devastato dal senso di colpa. Se avesse aspettato un attimo prima di partire e avesse prestato più attenzione a chi aveva di fianco a quest’ora non sarebbe stato lì.

-“Come sono le sue condizioni?” chiese.

-“Non troppo gravi, ma nemmeno buone. Ha un taglio abbastanza profondo sulla fronte, potrebbe aver subito una commozione cerebrale e temo che abbia un braccio rotto, per non parlare di qualche contusione nell’intera parte destra del corpo, ovvero quella dell’impatto.”

-“Ce la farà?” domandò ancora, in preda all’ansia.

-“Ma certo! Non è sul punto di morte se è questo che vuole sapere, quindi si tranquillizzi, altrimenti avremo un paziente in più.”

JunHyung trasse un sospiro di sollievo, ma era ancora in pena per quella povera ragazza, così si mise ad ascoltare ciò che si stavano dicendo i volontari.

-“Una volta arrivati in ospedale dovremmo contattare un suo familiare o qualunque persona a lei vicina per avvertire dell’incidente. Potresti guardare se nelle tasche ha un cellulare o un portafoglio?”

Li osservò mentre cercavano un oggetto necessario da cui trarre informazioni sulla ragazza, e notò che trovarono entrambe le cose da loro citate.

-“Lei la conosceva?” si sentì domandare.

Così alzo il volto per rivolgere la propria attenzione su colui che gli aveva appena rivolto la parola.

-“No, è la prima volta che la vedo.” rispose prontamente.

Nel suo tono di voce era ben percepibile un velo di tristezza. Non sopportava l’idea di aver fatto del male ad una ragazza. Aveva paura… e si stava lasciando controllare da essa, sprofondando nel timore più totale.

Inutile dire che i sensi di colpa lo stavano ancora torturando, costringendolo a fare respiri profondi per non cedere ad una crisi di panico.

Fu questione di un altro paio di minuti e raggiunsero la loro destinazione. La ragazza fu portata via sotto lo sguardo devastato di JunHyung, il quale aspettò pazientemente, nell’atrio dell’ospedale, l’arrivo dei poliziotti che lo avrebbero interrogato.

Quando quest’ultimi arrivarono, non si persero in chiacchiere ed andarono subito dritti al dunque.

-“Credo sia più opportuno se ci segue in sede per l’interrogatorio.” lo informò quello che sembrava avere più esperienza sul campo, vista anche la certa età che dimostrava.

-“D’accordo.” acconsentì il giovane ragazzo, infilandosi le mani nelle tasche e seguendo i due uomini fino alla loro macchina.

All’apparenza poteva facilmente sembrare strafottente. Ogni cosa in lui pareva richiamare su di sé quell’etichetta.

Il suo modo di vestire, con jeans strappati o pantaloni larghi e maglie appariscenti. Per non parlare degli occhiali da sole che gli coprivano mezzo volto, nascondendo i suoi occhi, e che metteva anche quando non vi era alcun bisogno, o  dei giacchetti di pelle che indossava in rare occasioni ma che amava.

La sua camminata quasi strascicata, ma sicuramente decisa.

Le posizioni che assumeva ogni qualvolta che si fermava, con le braccia incrociate al petto o il peso tutto su una gamba.

L’espressione sicura di sé e fiera che indossava sempre, e gli dava un’aria di apparente superiorità.

Le sue labbra che, regolarmente, si stendevano in un sorriso malizioso ed arrogante.

Ma c’era un elemento che stonava in tutto il contesto circostante…i suoi occhi. Se si osservavano bene si poteva notare, senza difficoltà, che celavano verità devastanti. Lo si poteva capire dall’intensità dello sguardo e dalla luce malinconica che vi viveva quotidianamente.

Mai avrebbe permesso a qualcuno di vedere la sua debolezza. Mai.

A suo parere, però, quel giorno aveva vacillato parecchio.

Si era visto il suo lato più sensibile, si erano percepite le sue paure e i suoi timori. Non poteva permettere che ciò accadesse di nuovo, ma dubitava che avrebbe resistito a lungo.

Ciononostante era sempre rispettoso verso il prossimo e, a differenza di come suggeriva il suo aspetto, non era mai andato contro alla legge, fino ad ora, o compiuto atti illegali. Non aveva nemmeno mai provato a fumare, e non si era mai ubriacato.

Voleva solo apparire forte emotivamente, per impedire che gli venisse fatto di nuovo del male. Ma, dentro, era solo un ragazzo fragile che cercava forza nelle cose materiali.

“L’apparenza inganna…” non c’era frase più azzeccata per descriverlo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Some Questions ***


Capitolo 1:  “Some Questions”

Il ragazzo giunse alla sede della polizia, accompagnato dai due uomini in uniforme. Doveva ammettere che era a dir poco imbarazzante salire e scendere dalla loro macchina.

Nel farlo provò una strana sensazione di…disagio. Sapeva che di solito solo i delinquenti o coloro che avevano commesso un reato venivano scortati, e quel pensiero non lo confortava per niente. Anzi, ne aumentava l’angoscia. 

Poi, però, pensò al lato positivo… quella situazione sarebbe potuta servire ad accentuare la sua fama apparente di bad boy. Anche se quest’ultima idea se ne andò tanto velocemente come era arrivata.

Sempre immerso tra i suoi pensieri, seguì i poliziotti all’interno dell’edificio e fu condotto, sotto lo sguardo incuriosito dei loro colleghi, nella sala apposita per gli interrogatori.

Tutto quello era assurdo.

Una volta seduto al tavolo, alzò lo sguardo sul suo interlocutore, preparandosi ad una lunga serie di domande.

-“Allora, innanzitutto qual è il suo nome? Mi dia un documento.”

-“Mi chiamo Yong JunHyung.” disse, mentre estraeva la patente dalla tasca dei jeans e la porgeva all’uomo.

-“Allora, ricostruiamo insieme la situazione. Era al semaforo, dietro quella ragazza, giusto?” il ragazzo annuì con un cenno del capo e l’uomo continuò “Una volta scattato il verde, cos’è successo precisamente?”

-“In poche parole io sono partito ed ho urtato la bicicletta della ragazza, facendole perdere l’equilibrio.”

-“Come mai, nonostante ci fosse qualcun altro davanti a lei, non ha aspettato?”

-“Perché non l’avevo vista. Quando me ne sono accorto era troppo tardi, allora sono sceso dalla macchina e l’ho soccorsa come potevo.”

-“Allora quella macchina in mezzo alla strada senza un proprietario era la sua?”

-“Si, era la mia.” Il ragazzo non si lasciò sfuggire il verbo usato all’imperfetto, non era affatto un buon segno.

-“L’ha portata via un carro attrezzi. Se la rivuole deve rivolgersi direttamente alla ditta e dovrà pagare. Tornando all’incidente… conosceva già la ragazza?”

-“No, è stata la prima volta che l’ho vista in vita mia.” replicò JunHyung.

Sembrava più in interrogatorio da omicidio. Forse pensavano che lui ne avesse tentato uno? “Assurdo” pensò ancora. Il poliziotto sembrò pensarci su per qualche attimo, prima di replicare.

-“Sentiremo anche il parere della vittima, quando sarà in grado di sostenere un paio di domande.”

-“Se state pensando che io possa averlo fatto volontariamente, vi sbagliate di grosso.” sbottò improvvisamente il ragazzo, non sopportando l’idea che si era fatto quell’uomo su di lui. “Se avessi voluto ucciderla, secondo voi, l’avrei aiutata subito dopo, facendo chiamare i soccorsi?

L’uomo che aveva di fronte decise di non ribattere, rimanendo impassibile davanti all’insinuazione del ragazzo.

-“Comunque, io non la conoscevo.” ripeté convinto JunHyung. “Anzi, volevo chiederle se mi poteva dire almeno il suo nome.”

Sapeva perfettamente che se gli avesse chiesto dell’altro, quell’uomo non gli avrebbe rivelato niente, sia per la privacy che per il fatto di essere una specie di sospettato, quindi si limitò a voler sapere almeno come si chiamava.

-“Crystal.” lo assecondò l’interrogatore. “Non posso dirle altro.”

Finirono brevemente la discussione, non avendo altro da dirsi. Poi l’uomo prese tutte le informazioni necessarie per rintracciare il ragazzo, nel caso in cui si fossero dovuti rincontrare per l’analoga situazione.

-“Le faremo sapere la spesa che dovrà versare per la denuncia.” lo informarono, prima di congedarlo definitivamente.

JunHyung uscì da quell’edificio grigio, inspirando profondamente l’aria fresca che lo circondava. In testa aveva solo una cosa, o meglio, un nome… Crystal. Se lo tenne bene a mente per quando sarebbe tornato in ospedale.

Quella sera tornò all’appartamento, che condivideva con due dei suoi amici, stanco morto. Era letteralmente a pezzi, tutta quella situazione lo aveva distrutto. Entrò in casa con in mano la maglietta che aveva usato per diminuire l’uscita del sangue dalla ferita della ragazza.

Sperò con tutto sé stesso di non incontrare nessuno dei due nel tratto atrio-camera, ma, ovviamente, le sue speranze furono del tutto inutili.

Kikwang spalancò sia gli occhi che la bocca alla vista di quell’indumento intriso di sangue. Era seduto sul divano intento a vedere un documentario sull’alimentazione, quando notò l’aspetto dell’amico.

-“Ehi! Ma cosa ti è successo?!” disse, con un tono che riprendeva un’esclamazione e una domanda insieme.

-“Lascia stare.” biascicò il più grande, non volendo preoccupare l’altro.

-“Rientri in casa con una t-shirt sanguinante in mano ed un’espressione sconvolta in viso e mi dici di lasciar stare?”

Come aveva temuto, Gikwang non si dava per vinto. Se c’era una persona in grado di tenergli testa era proprio lui, ed era per quello che erano diventati amici. Si compensavano a vicenda. Lui, a differenza di tutte le persone che incontrava, aveva capito sin da subito la vera natura di JunHyung. Era in grado di capirlo, ed era il primo punto di riferimento per il ragazzo, poi c’erano anche gli altri.

-“Ok, forse hai ragione. Hai diritto di sapere cosa mi è successo. Però, aspetta un attimo.” disse, prima di raggiungere la stanzetta con la lavatrice e buttarci dentro la maglia. Come se il sangue sarebbe potuto andare via tanto facilmente.

Poi tornò in sala, lasciandosi cadere nello spazio di fianco all’amico e stirando le gambe.

-“Dov’è DongWoon?” domandò, sperando di riuscire a deviare l’attenzione sull’altro loro coinquilino.

DongWoon era il più piccolo, aveva diciotto anni, ma era prossimo ai diciannove, e frequentava ancora le Scuole Superiori. Era anche lui amico di Kikwang, infatti quest’ultimo lo aveva accolto in casa (come aveva fatto con JunHyung)  per permettergli di studiare a Seul. I loro genitori si conoscevano da sempre, quindi erano stati felici di quella sua scelta.

-“È andato a fare un po’ di spesa, in casa è rimasto poco o niente. Ora, dimmi, cos’è accaduto?”

Il maggiore gli raccontò tutto per filo e per segno, cercando di non tralasciare nulla. Quando ebbe finito, non si era accorto che DongWoon era appena rientrato da fuori e aveva sentito l’ultima parte della conversazione.

Il nuovo arrivato portò le buste della spesa in cucina e le abbandonò sul tavolo, per poi tornare dagli altri due.

-“Chi sarebbe all’ospedale?” domandò allarmato il più piccolo. Gli era parso di riconoscere quel nome, ma non voleva sbagliarsi.

-“Una ragazza. Per sbaglio l’ho tamponata con la macchina e lei è caduta dalla bicicletta. Ora è ricoverata all’ospedale di Seul.”

-“Si, l’ho sentito… volevo sapere il suo nome.” specificò l’altro.

-“Crystal, o almeno così mi è stato detto.”

DongWoon sbiancò tutto d’un colpo, cominciando a sudare fastidiosamente.

-“Cognome? Età?” chiese, con un tono di voce più alto della norma.

I più grandi si guardarono preoccupati dalla reazione del minore.

-“Non lo so, non hanno potuto dirmelo. Perché?”

-“Hyung… se è chi penso io si tratta di una mia compagna di classe, nonché amica di vecchia data.” In fondo, quante Crystal potevano esserci in tutta la Corea? Non molte probabilmente.

-“Perché non ce ne hai mai parlato?” s’intromise Kikwang, sorpreso.

-“Kiki, non mi sembra il caso. Da quando in qua ci parla delle sue conoscenze femminili? Lo sai che è un tipo riservato.” disse JunHyung.

La piega che aveva preso la discussione era completamente fuori luogo, così, l’ultimo che aveva parlato, decise di tornare sull’argomento principale, dato che gli premeva di più.

-“Dimmi chi è.” disse, sottintendendo che voleva sapere più cose possibili su di lei.

DongWoon arrossì appena, mentre prendeva posto accanto a loro. Era la prima volta che parlava apertamente di una ragazza, e la cosa lo metteva un po’ in imbarazzo. Soprattutto perché era una sua grande amica ed era rimasta in segreto fino a quel momento.

-“Beh, si chiama Crystal Atrei. Ha origini italiane da parte di padre e tedesche da parte di madre, però lei è nata e cresciuta qui e dice di non essere mai stata in Italia o in Germania. Ovviamente ha la mia età, anche se lei ha già compiuto i diciannove. È una ragazza semplice e sempre solare, non smette mai di sorridere e le piace stare all’aria aperta.” disse, ricordandosi delle passeggiate che facevano sempre insieme nei parchi della città. “Non capisco come mai non sono ancora stato avvisato, però.”

Sbuffò pesantemente, sottolineando la sua inquietudine. L’idea di lei all’ospedale, ferita e dolorante, lo angosciava irrimediabilmente.

-“Devo andare a trovarla.” sbottò poi all’improvviso, alzandosi dal divano.

JunHyung lo fermò, afferrandolo per un braccio e costringendolo a voltarsi.

-“Io vengo con te.” disse.

Kikwang, invece, scosse la testa sconsolato e tentò di farli ragionare.

-“Ragazzi… è tardi, probabilmente l’ora del passo è già terminata. In più ci saranno i suoi genitori e non vorranno rotture di scatole al momento, visto che hanno una figlia ricoverata e in condizioni non molto buone.” parlò con ovvietà. “E poi, scusa se te lo dico JunHyung, ma non credo che tu sia il benvenuto lì. Sono più che sicuro che i suoi attribuiranno a te la colpa.”

-“Non puoi dirlo, loro non mi hanno nemmeno visto, potrei spacciarmi per un suo amico dato che c’è anche Woonie con me.”

-“Si, ma se la ragazza fosse sveglia, ti riconoscerebbe e direbbe la verità.” insisté il moro.

-“Stavolta l’hai vinta te. Ma domani, la prima cosa che farò sarà andarla a trovare. Devo scusarmi e farmi perdonare, anche se so già che non sarà affatto un’impresa facile.” il più grande sembrò essersi rassegnato alle parole di Kikwang.

Poi, anche DongWoon lasciò perdere la questione, proponendo all’altro di andare comunque insieme l’indomani.

Colui che era stato coinvolto nell’incidente non riuscì a prendere sonno quella notte. L’immagine di quella ragazza lo tormentava non appena socchiudeva gli occhi, così si ritrovava costretto a riaprirli immediatamente. Si rigirò più e più volte nel letto, attribuendo la colpa di quei tormenti alla posizione scomoda, ma non riuscì a trovare sollievo neanche per un secondo.

Nella stanza adiacente, il più piccolo sospirava pesantemente ogni qualvolta pensava all’espressione sofferente che doveva aver avuto Crystal al momento dell’impatto o del risveglio in ospedale. Aveva provato a chiamarla e a mandarle un messaggio, ma rispondeva la segreteria telefonica. Probabilmente il suo telefono era staccato.

GiKwang, invece, ripensò all’accaduto che gli era stato raccontato e all’espressione che aveva JunHyung quando ne aveva parlato. Aveva notato qualcosa di diverso nei suoi atteggiamenti, quel qualcosa che di solito vedeva solo nel suo sguardo. Era ovvio che quell’esperienza appena vissuta, avrebbe cambiato molto il suo modo di fare. La sua maschera da bad boy stava già cominciando a sgretolarsi.

Ora, le situazioni sarebbero potute essere due, completamente differenti.

La prima consisteva in uno sgretolamento completo, ma ciò avrebbe richiesto qualcosa di veramente…diverso e mai provato prima. Kikwang era convinto che solo l’amore avrebbe potuto portare fuori ciò che JunHyung nascondeva dentro di sé.

La seconda situazione, invece, riguardava un’ispessirsi ulteriore di quella maschera di pietra. Più sofferenza provava, più sentiva la necessità di innalzare un muro intorno a sé.

Tutto dipendeva da ciò che sarebbe potuto accadere in futuro.

Eccomi di nuovo qui!! Spero di non avervi fatto aspettare troppo e di non avervi deluso con questo nuovo capitolo! So che, probabilmente, volevate l'incontro tra i due protagonisti, ma tranquilli, ciò avverrà nel prossimo capitolo!! ^.^ Questo è servito per capire meglio la situazione e per farvi conoscere gli altri personaggi... e che personaggi! *sbava* Ehm, ehm... scusate. *si ricompone, anche se sa che è per poco* Allora, cosa ne pensate? Forse è ancora presto per capirlo, però magari ora avete una vaga idea dell'ambiente della storia....o almeno credo. Boh! *si gratta la testa confusa* Voi siete d'accordo con Kikwang? Cosa succederà a JunHyung? Diventerà più "stronzo" o più "dolcioso"? *si improvvisa veggente e muove le mani intorno ad una sfera invisibile* Ok, credo sia meglio salutarvi, altrimenti non smetto più di sclerare! Alla prossima! Kisses, Alice... ^^

PS: Ci tengo a ringraziare chi mi ha recensito e tutti coloro che hanno letto! Gomawo!! *-* Ah! Ultima cosa: I BEAST HANNO VINTO L'MCountdown!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! OH YEAH! *saltella felice e scompare nel nulla* "Chissà! Forse riesco a materlializzarmi in collo ad uno di loro" *pensa*

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: At the Hospital ***


Capitolo 2: “At the Hospital”


La mattina seguente, il risveglio non fu facile per nessuno di loro. Il primo ad alzarsi, anche se con parecchie difficoltà, fu JunHyung.

Quest’ultimo non aveva chiuso occhio per quasi l’intera nottata. Ogni volta che ci provava, l’immagine di una ragazza sanguinante lo riportava bruscamente alla realtà. La vicenda del giorno precedente lo aveva davvero spossato.

Si alzò dal letto, facendo leva sulle braccia per tirarsi su, si infilò le ciabatte e strascicò i piedi fino alla cucina, dove si lasciò ricadere pesantemente su una delle sedie poste intorno al tavolo.

Ancora assonnato, si prese la testa tra le mani, mentre le palpebre pesanti minacciavano di chiudersi. Allora decise di raggiungere il bagno per farsi una doccia fredda, sperando che almeno quella lo avrebbe aiutato a riprendersi un po’.

Sempre con passo strascicato raggiunse la sua destinazione, si privò velocemente dei pantaloni della tuta, della canottiera e dell’intimo, gettando il tutto a terra, ed entrò sotto il getto fresco dell’acqua.

Chiuse per un attimo gli occhi, posando entrambe le braccia contro la superficie bagnata dell’interno doccia per reggersi in piedi. Le gocce che si abbattevano sulla sua pelle, rigenerandola, gli davano quel mancato senso di tranquillità che, in quel momento, tanto bramava.

Poi, però, per ogni goccia gli tornava alla mente un ricordo, facendo riemergere un passato che voleva solo dimenticare. I volti appartenenti alle persone che lo avevano fatto soffrire sfrecciavano velocemente sotto le sue palpebre chiuse.

Strinse con forza i pugni contro il muro, poi scivolò lentamente a terra, mettendosi a sedere sul fondo della doccia. Alzò la testa verso l’alto, come se l’acqua avesse potuto cancellare il suo passato, ma, ovviamente, non ottenne l’effetto sperato.

Contemporaneamente, DongWoon usciva dalla sua stanza, ancora assonnato, per dirigersi verso il bagno. Quando si trovò di fronte alla porta sentì dei rumori provenire dall’interno, così decise di bussare.

A quel richiamo, JunHyung si riprese, alzandosi repentinamente da terra.

-“Un attimo, ora esco.” disse, ponendo fine al getto d’acqua per poi uscire definitivamente.

Si strinse un asciugamano intorno ai fianchi, afferrò i vestiti che aveva precedentemente buttato sul pavimento e andò ad aprire a DongWoon.

-“Il bagno è tutto tuo.”

Il minore era già entrato e si stava per richiudere la porta alle spalle quando si voltò ed afferrò JunHyung per un braccio.

-“Mi do una lavata veloce e poi vado in ospedale. Vieni?” domandò poi, nonostante si fossero già messi d’accordo la sera precedente.

L’interpellato annuì con un cenno del capo, tanto ci sarebbe andato comunque anche senza quella richiesta.

***

Avevano approfittato del sonno profondo di GiKwang per uscire di casa. Erano ben consapevoli che se fosse stato sveglio, avrebbe cercato in tutti i modi di convincerli a non andare, convinto che sarebbe stata una cattiva idea. O perlomeno per quanto riguardava colui che era coinvolto nell’incidente.

Fatto sta che ora si trovavano all’entrata dell’ospedale e si stavano dirigendo con passo svelto verso il banco informazioni. Una giovane donna, una volta accortasi della presenza dei due ragazzi, alzò lo sguardo dai fascicoli che stava esaminando, per posarlo sui nuovi arrivati.

-“Buongiorno.” disse cordialmente. “Posso aiutarvi in qualche modo?”

-“Vorremmo sapere dove possiamo trovare Crystal Atrei. È stata ricoverata ieri pomeriggio.” rispose DongWoon, con una nota di urgenza nella voce.

La donna consultò velocemente gli ultimi fogli della giornata precedente, in cerca del nome che le era appena stato suggerito.

-“Siete fortunati, inizia l’ora del passo. Secondo piano, prima curva a destra, stanza numero sette.”

-“Grazie.” replicò educatamente il ragazzo.

Poi si incamminarono entrambi verso le scale e, rasentando appena la corsa, raggiunsero in meno che non si dica la loro destinazione.

Fuori dalla stanza numero sette, JunHyung cominciò a volersi trovare da un’altra parte. Una goccia di sudore scivolò dalla sua fronte, segno inconfutabile del suo nervosismo. Non era affatto pronto a rivedere colei che aveva praticamente quasi investito.

Sapeva che quel momento equivaleva ad un altro cedimento da parte sua, e non poteva permetterselo. Rimaneva comunque il fatto che si sentiva in dovere di scusarsi e voleva ottenere il perdono, anche se temeva che non ci sarebbe riuscito tanto facilmente.

DongWoon, che si era accorto dell’ansia dell’amico, esitò qualche istante sulla soglia della stanza. Un po’ ce l’aveva con il maggiore per l’accaduto, perché se fosse stato più attento la sua amica non si sarebbe trovata in un letto d’ospedale; ma dall’altra parte sentiva che doveva stargli accanto.

-“Te la senti o no?” gli chiese allora, con una certa premura.

JunHyung trasse un respiro profondo, e, con qualche incertezza ancora ben visibile, fece cenno di si con la testa. Entrarono insieme, fianco a fianco, e trovarono la stanza vuota; o meglio, non c’era nessuno oltre a lei.

Crystal era sdraiata sul letto centrale e sembrava profondamente addormentata. Aveva una benda sulla fronte, e altre bende poste in vari punti delle braccia. Le gambe erano ricoperte dalle lenzuola, ma si poteva intravedere un lieve rigonfiamento che pareva ricordare la forma di un gesso che, probabilmente, le circondava la gamba destra. Per non parlare dei lividi che ricoprivano la sua pelle prima immacolata.

Al braccio sinistro, invece, nella piegatura del gomito, le era stato infilato l’ago della flebo e alle narici aveva i tubicini che si collegavano con le bombole dell’ossigeno. Non era affatto un bello spettacolo, non che pensassero sarebbe potuto essere il contrario, ma vederlo era un altro paio di maniche.

Si scambiarono un breve sguardo, come a confermare la gravità della situazione. Poi DongWoon si avvicinò al letto, prendendole dolcemente un mano e stringendola tra le sue.

JunHyung, invece, rimase immobile sul posto, non riuscendo ad avvicinarsi neanche di un millimetro. Il pensiero che era stato lui a farla ridurre in quello stato gli stava dilaniando il petto, ma si promise che non lo avrebbe dato a vedere.

-“Credo stia dormendo.” constatò il più piccolo, senza dire niente di nuovo. Nel mentre le accarezzava una guancia con affetto.

-“Ma non mi dire?!” esclamò l’altro sarcasticamente, ottenendo un’occhiataccia da parte del suo interlocutore.

Nonostante non ci riuscisse, JunHyung sentiva il bisogno di avvicinarsi. Come se il corpo della ragazza fosse stato una sorta di calamita, la quale lo attraeva a sé ma, allo stesso tempo, lo respingeva. Era una sensazione alquanto strana e frustrante.

In quel momento sentirono dei passi vicini e si voltarono contemporaneamente verso la fonte di quel suono. Una donna occidentale li stava guardando sorpresa, con in mano un caffè fumante. Doveva trattarsi sicuramente della madre della ragazza.

-“Salve signora Wiedermann.” DongWoon la salutò, accompagnando le parole con un inchino educato.

-“Ma quante volte ti avrò detto di darmi del tu, Woon! Chiamami Ingrid.” disse di rimando lei, rivolgendogli un dolce sorriso.

Il ragazzo arrossì imbarazzato, abbassando leggermente il capo verso il basso. Poi lo sguardo della donna si posò su JunHyung, cercando di capire chi fosse.

Quest’ultimo sentiva gli occhi della signora bruciargli addosso, senza mai incrociarli direttamente. Se prima aveva desiderato trovarsi altrove, ora voleva semplicemente scomparire.

-“Questo giovanotto chi sarebbe?” domandò, senza rivolgersi a qualcuno in particolare.

-“È un mio amico.” replicò il minore. “È grazie a lui se ho saputo di Crystal. Era nel luogo dell’incidente.”

A quelle parole, JunHyung cominciò a tossire, rischiando di strozzarsi con la sua stessa saliva.

-“Infatti mi stavo chiedendo come facevi a sapere che eravamo in ospedale.” osservò Ingrid, non facendo caso al comportamento strano dell’altro ragazzo. “Piacere di conoscerti.” continuò poi, rivolgendosi di nuovo a quest’ultimo.

-“Il piacere è mio.” disse Jun, fingendosi disinvolto.

-“Sei per caso riuscito a vedere qualcosa? Da quello che hanno detto i poliziotti e mia figlia sembrerebbe che una macchina abbia tamponato la sua bicicletta e lei ha perso l’equilibrio. La denuncia è già scattata automaticamente. Menomale che non ha subito danni gravi, altrimenti non sarei riuscita a sopportarlo. Comunque hanno anche aggiunto che il guidatore l’ha soccorsa e l’ha accompagnata all’ospedale, assumendosi le giuste responsabilità. Questa è una cosa che apprezzo molto, anche se, sinceramente, sono arrabbiata. Ma, in fondo, si è trattato di un incidente, quindi…”

-“Si, infatti, io…” solo dopo si accorse di ciò che stava per dire e cercò di rimediare nel miglior modo possibile, sotto lo sguardo confuso dell’amico e della donna. “Cioè…l’avrei soccorsa subito anche io, ma ho visto che l’autista era già in suo aiuto così sono semplicemente rimasto ad aspettare l’ambulanza.”

Ingrid parve rilassarsi un attimo, ma lo sguardo rimase assottigliato. Sentiva che c’era qualcosa di strano nel suo tono di voce, da madre riusciva a percepirlo bene. Inutile nasconderlo, nutriva dei sospetti.

Mentre la donna sembrava scannerizzare il ragazzo, una voce appena udibile portò la loro attenzione altrove.

-“Dong-Woon.” sussurrò sorpresa Crystal, stringendo ripetutamente gli occhi come a liberarli dall’annebbiamento tipico del sonno.

-“Crystal! Come stai?” il ragazzo si era nuovamente avvicinato e le accarezzò dolcemente i capelli castani.

-“Bene.” rispose lei, sorridendo.

JunHyung rimase ancora una volta in disparte a guardarla. Il sorriso radioso che si era impossessato delle sue labbra lo metteva a disagio. Come riusciva a sorridere e a dire che stava bene in una situazione del genere? Doveva ammettere che la ragazza aveva carattere.

In quell’istante i loro occhi si incontrarono per la prima volta, prima circospetti, poi semplicemente curiosi. JunHyung avvertì una sorta di stretta al petto, incapace di distogliere lo sguardo. Come aveva potuto essere stato così disattento? Non se lo sarebbe mai perdonato.

Dopo pochi secondi, Crystal abbassò la testa infastidita. Aveva provato una strana sensazione nel guardarlo, come se lo avesse riconosciuto. Ma era sicura di non averlo mai visto prima. Cosa significava?

DongWoon, il quale aveva intercettato lo sguardo della ragazza, si prese la premura di presentarli.

-“Ah! Giusto! Quasi dimenticavo! Crystal, lui è un mio amico, si chiama JunHyung, era sul luogo dell’incidente.”

Il maggiore inclinò appena il capo in cenno di saluto, non riuscendo a fare di meglio. Ingrid seguì ogni suo minimo gesto e comprese che stava nascondendo qualcosa, lo si poteva capire dalla rigidità con cui si muoveva.

La ragazza riuscì a stento a non spalancare la bocca. Ora capiva come mai si era sentita così strana qualche attimo prima. Era stato lui. Lo aveva riconosciuto perché poco prima di perdere i sensi aveva visto una figura avvicinarsi a lei, e quella figura corrispondeva con quella del ragazzo che ora aveva a qualche metro di distanza.

JunHyung non si lasciò sfuggire quell’espressione sbalordita e la guardò attentamente. Che avesse capito qualcosa? Il cuore cominciò ad aumentare la velocità dei battiti, ma lui fu in grado di mascherare il timore con un sorriso strafottente. Subito dopo, però, si maledisse per quel gesto.

-“Mamma, potresti uscire un attimo. Ho bisogno di parlare con DongWoon.”

La donna rimase interdetta per qualche istante, poi acconsentì e si diresse fuori dalla stanza. JunHyung stava per seguirla all’esterno, visto che Crystal doveva parlare con il minore, ma lei glielo impedì.

-“Rimani.” disse con voce flebile.

I due ragazzi si voltarono a guardarla, stupiti e improvvisamente preoccupati, poi si scambiarono uno sguardo d’intesa, sapendo già cosa avrebbe potuto dire.

-“Sei stato tu, vero?” domandò, con gli occhi fissi sulla sagoma immobile di JunHyung.

Quest’ultimo sbiancò di colpo e le sue paure si rivelarono tremendamente fondate. Lei sapeva.

-“Anche se fosse?” sbottò, nascondendosi ancora una volta dietro una maschera di strafottenza. E, anche stavolta se ne pentì all’istante. Doveva scusarsi, non dargli un altro motivo per essere odiato.

-“Ok, sei stato tu.” replicò Crystal con un tono di voce fin troppo pacato e controllato.

-“Io…” non sapeva cosa dire, ma doveva sforzarsi. “Mi dispiace. Sarei dovuto stare più attento, non ti avevo proprio visto.” cercò comunque di controllarsi, sperando di risultare, oltre che dispiaciuto, anche a suo agio.

-“Certe persone dovrebbero pensarci due volte prima di prendere la patente.”

-“Ehi! Ti ho chiesto scusa e pagherò la denuncia. Cos’altro dovrei fare?”

La discussione stava cominciando a farsi più calda e non era affatto un buon segno.

-“Ormai niente, il danno l’hai fatto lo stesso. Comunque tranquillo, non sono una ragazza che fa pesare le cose, anche se in questo caso sarei più che motivata a farlo.” gli rivolse un sorriso falso.

-“Troverò il modo di farmi perdonare.” sbottò allora JunHyung con un che di sfida, stupendosi da solo per quelle parole.

-“Dubito fortemente che ce la farai. Comunque apprezzo la tua sincerità e il fatto che tu mi abbia soccorso.” ammise arrossendo. “Fatto sta che non occorre che tu ti faccia perdonare, cosa te ne faresti del mio perdono? Per non parlare del fatto che ciò comporterebbe spesso un tuo incontro e non ci tengo particolarmente, mi è già bastato il primo.” era addirittura in grado di fare del sarcasmo!

-“Dopo queste tue parole dovrei farmi da parte, giusto? Mi dispiace ma non sono il tipo che si sottrae tanto facilmente. Ho detto che troverò il modo di farmi perdonare e così sarà.”

-“Come ti pare, sprechi solo del tempo che potresti impiegare in modo migliore. E ora dimmi, perché ti ostini tanto a volere il mio perdono?”

-“Per avere la coscienza a posto, tutto qua.” disse bruscamente.

-“Non sarà affatto piacevole, per nessuno dei due. Soprattutto quando i miei verranno a sapere chi sei.”

DongWoon stava seguendo il loro scambio di battute in silenzio, non sapendo come intromettersi per calmare le acque.

Gli altri due stettero un altro paio di minuti a misurarsi con lo sguardo, c’era un segno di sfida nel modo in cui lo facevano, ma c’era anche qualcos’altro.

“Rimpianto? Senso di colpa? Frustrazione?” si chiese il ragazzo. “No, non credo che abbia un nome ciò che sento.” pensò.

“Rabbia? Dolore? Fastidio?” si domandò invece Crystal. “Probabilmente fastidio.” accordò lei.

-“Io devo andare.” la informò JunHyung. “Ci rivediamo presto.” le sorrise con una malizia costruita.

-“Non vedo l’ora.” replicò sarcasticamente la ragazza.

Dopo un ultima occhiata, Jun uscì definitivamente, salutando anche la donna che era appostata nel corridoio principale.

-“Sai, dovresti cambiare amicizie.” sentì dire da Crystal.

-“Non è come credi. È un bravo ragazzo.” ribatté DongWoon, prima di seguire l’amico fuori.

Farsi perdonare non sarebbe stata una passeggiata. Era una sfida bella e buona. Ma lui era determinato a voler ottenere la vittoria.

 

Annyeong!!! Stavolta ci ho messo più tempo a postare *conta sulle dita* cinque giorni, giusto?? Spero non sarete arrabbiate con me, xD. Mi sa che comincerò a rallentare un pò con i tempi perchè sabato mi tocca andare ufficialmente in vacanza per due settimane con i miei, e non so se mi consentiranno di portarmi dietro il pc ç__ç *si dispera al solo pensiero* Ma come farò senza di voi??!! Povera me, devo rassegnarmi a lunghe giornate in spiaggia durante le quali muoio di caldo e mi abbrustolisco ben bene. Cambiando discorso... beh, cosa ne pensate ora che si sono finalmente incontrati? Riuscirà il nostro Joker a farsi perdonare? Domanda scontata ok, allora la cambio u.U : Quanto ci metterà a farsi perdonare??!! (Che ne dite? Questa domanda è meglio, vero?) O mamma, sclero sempre di più! Mi conviene salutarvi e augurarvi buone vacanze rimanenti (?) Faccio prima a dire: Alla prossima! (come sempre, xD) Kisses, Alice...

PS: Come ogni volta ci tengo a ringraziare in modo particolare, oltre chi legge e segue questa storia *-*, coloro che hanno avuto la pazienza di recensirmi ancora una volta! Gomawo girls!! Mi rendete davvero felice con le vostre opinioni! ^^

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Don't you want see me? ***


Capitolo 3: Don’t you want see me?

Quello stesso giorno, nell’appartamento di Kikwang, ebbe luogo un pranzo con i loro amici, dato che ogni settimana ne facevano come minimo quattro tutti insieme.

Il problema era che JunHyung e DongWoon se ne erano completamente dimenticati, e quando arrivarono a casa li trovarono tutti già lì. In ospedale avevano perso la cognizione del tempo.

Il primo a salutare tutti fu il più piccolo, poi fu il torno del maggiore, il quale li salutò sotto lo sguardo rimproverante di Kikwang. Quest’ultimo, probabilmente, era rimasto male per il loro comportamento, in quanto non lo avevano reso partecipe delle loro recenti azioni.

Il “gruppo”, per così dire, consisteva in sei ragazzi compresi loro. Si erano incontrati casualmente ad una festa, eccetto Kikwang e DongWoon che già si conoscevano dall’età infantile, e da lì avevano stretto un legame d’amicizia. Insieme potevano essere sé stessi, persino JunHyung era in grado di mettere da parte la sua maschera.

DooJoon era il più grande, nonché il loro Hyung ufficiale. Era un ragazzo con la testa sulle spalle, responsabile quanto bastava per tenerli a bada nei momenti di bisogno, ma quando c’era da divertirsi, la sua responsabilità sembrava diminuire, ma non se ne andava mai del tutto. L’unico suo difetto, a detta dei compagni, era la sua troppa apprensione nei loro confronti, in fondo erano tutti maggiorenni, sapevano assumere il controllo delle proprie azioni.

HyunSeung, invece, era il secondo per età. All’apparenza sembrava uno di quei ragazzi a cui non interessava niente di nessuno, ma se lo si conosceva meglio era inevitabile affezionarsi a lui. Quei rari sorrisi che ogni tanto era in grado di dare agli amici erano il segno del suo affetto. Purtroppo, però, non sembrava andare molto d’accordo con JunHyung. Tra i due c’era sempre stato un po’ di astio e, probabilmente, ci sarebbe sempre stato. Ciononostante si volevano bene.

Infine c’era YoSeob, il quale aveva la stessa età di Kikwang, anche se era più grande di qualche mese. Era facile scambiarlo per il più piccolo, il suo viso tradiva perfettamente la sua reale età. Era un ragazzo allegro, sempre sorridente, che amava far divertire gli altri per non vederli tristi. La sua apparente spensieratezza celava una notevole maturità, la quale gli permetteva di comprendere tutti loro meglio di chiunque altro. Anche lui aveva un difetto, ovvero era troppo curioso.

Ma cos’era un’amicizia senza i difetti dell’uno o dell’altro? Sarebbe stata una cosa falsa e costruita dietro ad una finta perfezione. Invece, conoscendo le debolezze di ognuno, era più facile compensarsi ed appoggiarsi a vicenda. Ed era proprio ciò che loro facevano.

-“ Il cibo è già in tavola.” informò Kikwang, un po’ seccato per il ritardo dei suoi due coinquilini.

Gli altri non se lo fecero ripetere due volte e raggiunsero la cucina a passo svelto, per poi prendere posto a tavola e cominciare a mangiare.

-“Ehi, Joker! Hai qualcosa che non va?” la voce sottile di YoSeob lo riscosse dai proprio pensieri. Quel soprannome se l’era guadagnato a forza di fare sempre lo sbruffone.

JunHyung scosse energicamente la testa in cenno di diniego, poi tornò a mangiare, sperando di riuscire a nascondere il proprio malessere mentale.

Quando ebbero finito di consumare il pranzo si aiutarono a vicenda nello sparecchiare e lavare i piatti. Il fatto che tutti loro non vivessero più con i genitori era un vantaggio sotto quel punto di vista, perché sapevano cavarsela da soli anche in cucina.

Una volta finito si risedettero discutendo del più e del meno, come facevano sempre.

JunHyung non riusciva a seguire nessuno dei loro discorsi, la mente lo riportava in continuazione all’incontro con la ragazza. Il suo sorriso radioso, il suo sguardo consapevole... c’era qualcosa in lei che lo faceva sentire… strano. La cosa migliore da fare era smettere di vederla, ma non poteva venir meno alla promessa che si era fatto.

Quindi, l’altra unica opzione plausibile era ispessire sempre di più il suo muro personale e continuare comunque a vederla escogitando un modo per ottenere il suo perdono in breve tempo.

-“Ragazzi, io vado a riposarmi un po’, stanotte non sono riuscito a chiudere occhio.” disse poi, realmente stanco.

-“Chissà cos’hai fatto invece di dormire?!” esclamò DooJoon con una punta di malizia e facendogli l’occhiolino.

Passandogli accanto, JunHyung gli tirò una lieve pacca sulla testa, sorridendo divertito.

-“Magari avessi fatto ciò che pensi!” replicò.

Poi andò definitivamente in camera sua, buttandosi sul letto senza neanche togliersi le scarpe. Era completamente cotto.

 Stava quasi per addormentarsi, quando sentì un lieve bussare.

-“A...avanti.” disse nel bel mezzo di uno sbadiglio.

La testa bionda di YoSeob fece capolino da dietro la porta, imitata poi dal resto del corpo.

-“Scusa se ti disturbo.” cominciò, avvicinandosi al bordo del letto per poi lasciarsi ricadere accanto a lui. “Ma si può sapere cos’hai e come mai stanotte non hai dormito?”

Sempre dritto al punto, come al solito. Questa era la prova evidente della sua curiosità, che poteva essere meglio definita con una frase più appropriata, ovvero “interesse per la vita di coloro a cui voleva bene”. Peccato che non sempre gli altri erano in grado di capire la differenza.

JunHyung si tirò su, mettendosi a gambe incrociate, poi si passò una mano tra i capelli castani e trasse un respiro profondo misto ad un nuovo sbadiglio.

-“Ci tieni proprio a saperlo?” chiese, nonostante già conoscesse la risposta.

-“Certo. Sono tuo amico e vorrei venire a conoscenza della causa che ti fa stare così.”

Allora il maggiore raccontò anche a lui dell’incidente, senza però soffermarsi troppo sui singoli dettagli.

-“… le ho detto che troverò il modo di farmi perdonare. Ma credo di essermi cacciato in un bel guaio perché non ho la più pallida idea di come fare.”

-“Effettivamente l’hai combinata grossa. A partire dall’incidente fino ad arrivare al perdono. Ma, conoscendoti, sono più che sicuro che ce la farai a superare tutto. Hai passato gran parte della tua vita a lottare e ne sei uscito vittorioso. Cosa mai può essere questo in confronto?”

L’allusione al suo passato lo portò a fare una smorfia sofferente, ma aveva ragione. Se era riuscito ad uscire da quello, ottenere un perdono doveva essere anche fin troppo facile. Il problema era che non ne era poi così convinto.

-“Dovresti parlarne anche con gli altri.” aggiunse poi il minore.

La loro amicizia era fondata sulla fiducia, quindi non dovevano esserci segreti. O perlomeno non dovevano esserci se si trattava di cose non troppo personali.

-“Scommetto che ci ha già pensato GiKwang.” ribatté l’altro.

-“Hai ragione. Infatti anche io sapevo già tutto, ma sono voluto venire comunque a chiedertelo perché, a mio parere, avevi bisogno di parlarne.”

Quel ragazzo intuiva troppe cose, a detta di JunHyung.

***

La sera, quando rimasero in casa solo i suoi tre abitanti, JunHyung decise di tornare all’ospedale. Aveva stabilito che l’inizio del suo piano avrebbe consistito nell’assisterla regolarmente, anche se non sapeva come. Innanzitutto sarebbe tornato da lei.

Stavolta andò da solo, senza avvertire gli altri della sua scelta. Non voleva coinvolgerli inutilmente, quella era una cosa che riguardava solo lui e non voleva portare loro preoccupazioni in più.

Dato che si era già informato sull’orario del passo, una volta entrato nell’ospedale, andò direttamente verso la stanza della ragazza. Mentre si avvicinava il suo passo diveniva sempre più lento, come se, inconsapevolmente, non avesse voluto andare davvero da lei.

Quando si trovò di fronte alla sua destinazione, rimase sorpreso di trovare sua madre davanti alla porta con le braccia conserte.

-“Salve signora.” disse, accennando un inchino.

-“Ciao ragazzo. Cos’è che ti ha portato qui?” c’era diffidenza nel tono della sua voce.

-“Beh, ecco…io volevo vedere come sta Crystal.”

-“Sarebbe un gesto carino da parte tua, se non fosse la colpevolezza a spingerti a venire.” 

A quelle parole JunHyung dovette soffocare l’impulso di fare retromarcia per fuggire. Probabilmente la ragazza ne aveva parlato con la madre. Come aveva fatto a non prendere in considerazione tale evenienza?

-“Voglio davvero sapere come sta, indipendentemente dalla mia colpevolezza o meno.” replicò deciso.

-“Lei ha detto di non volerti vedere.” lo sguardo che gli stava rivolgendo sembrava in grado di incenerirlo sul posto.

-“La prego! So di aver fatto un grave errore, ma le giuro che non l’avevo vista. Voglio solo darle il mio aiuto per ripagare ciò che ho fatto, tutto qui. La mia assicurazione pagherà anche la denuncia una volta stabiliti i danni.” 

Quella era la prima volta che pregava una persona, mai si era trovato in una situazione simile.

-“E dimmi… come vorresti aiutarla?” Ingrid non voleva demordere.

-“Non lo so ancora. Ma voglio cominciare con l’assicurarmi che stia bene e cercherò di fare in modo che abbia ciò di cui ha bisogno.”

Se voleva conquistarsi la fiducia di quella donna, doveva lasciar cadere momentaneamente la maschera, ed era proprio ciò che stava facendo.

-“D’accordo, entra pure. Non volevo sembrarti…cattiva, ma sono sua madre, e questa cosa dell’incidente mi ha assorbito del tutto. Sembri un bravo ragazzo, ma sappi che basterà un tuo passo falso e non la rivedrai.”

Quelle parole non avrebbero dovuto fargli né caldo né freddo, dato che, comunque, non conosceva ancora bene Crystal. Ma, al contrario, l’idea di non vederla più gli diede fastidio. Doveva farsi perdonare ad ogni costo!

-“Capisco.” sussurrò JunHyung.

In realtà non capiva affatto, lui non aveva la più pallida idea di come fosse l’amore materno.

Detto ciò, entrò lentamente nella stanza, dove vi trovò Crystal intenta a sfogliare una rivista con l’aria annoiata.

-“Permesso.” disse il ragazzo, annunciando la sua apparizione.

Lei alzò lo sguardo, nonostante avesse già riconosciuto la sua voce. Quando i suoi occhi si soffermarono sul suo volto, sbuffò sonoramente e posò la rivista sul comodino.

-“Avevo detto a mia madre di non farti entrare nel caso in cui fossi venuto!” si lamentò.

-“Infatti me lo ha riferito, ma alla fine mi ha lasciato entrare.”

-“Sempre la solita! Basta fargli due moine e lei cede, non sembra affatto tedesca, dovrebbe essere più rigida.”

JunHyung, ignorando le lamentele della ragazza, aveva raggiunto la sedia posta a lato del suo letto e si era seduto senza troppi complimenti.

-“Ehi!Ehi!Ehi! Cosa credi di fare?” domandò Crystal, riferendosi al fatto che si era accomodato tranquillamente.

-“Ti faccio un po’ di compagnia.” spiegò, accompagnando le parole con un cenno della mano. “Piuttosto, come stai?”

-“Non voglio la tua compagnia, puoi tornartene a casa.” ignorò volutamente la domanda.

-“Credo di non aver captato la risposta. Come stai?” insistette, fingendo di non aver sentito la sua richiesta di lasciarla in santa pace.

-“Bene, a parte qualche dolore alla gamba destra e alla testa.” si era rassegnata alla sua presenza ormai. Ma ci tenne ad incrociare le braccia al petto come segno di disappunto.

-“Menomale. Hai bisogno di qualcosa?” le chiese, senza però lasciare andare la propria maschera. Anzi, aggiunse un sorrisetto malizioso alla sua espressione apparentemente strafottente.

-“Sinceramente si. Ho bisogno che tu te ne vada!” sbottò innervosita.

-“Non vuoi proprio vedermi eh?” ribatté JunHyung, rimanendoci un po’ male, mascherando la cosa con un altro sorriso da stronzo. Ma, in fondo, non poteva certo pretendere di stargli simpatico dopo averla quasi investita.

Crystal tremò impercettibilmente per l’intensità con cui l’aveva appena guardata. Perché stava tremando? Probabilmente per la rabbia. Non voleva averlo lì, punto.

Però si trovava in difficoltà, non sapeva cosa rispondere. Dopotutto, le attenzioni di un bel ragazzo facevano sempre piacere ad una ragazza, o no? Poi si ricordò il motivo per cui si trovavano lì e la rabbia riprese il sopravvento.

-“Esattamente. Non ti voglio vedere.”

-“Peccato, ti tocca lo stesso. Se non mi facessi più vedere non avrei il modo di farmi perdonare, mentre così un modo lo troverò.”

-“Ti correggo: così ti guadagnerai il mio odio.”

-“Non credo proprio. Se dico una cosa, quella sarà. Mi dispiace per te, ragazzina.”

-“Non chiamarmi ragazzina!” ecco, cominciava davvero ad infastidirsi.

-“Non è forse quello che sei?!”

“JunHyung ti conviene darti una calmata, così peggiorerai le cose e basta.” la vocina interiore fece visita al ragazzo, ammonendolo.

Crystal voltò la testa di lato, distogliendo così lo sguardo dal suo. Se lo avesse ignorato, forse, se ne sarebbe andato. Invece… sentì rovistare e poi il tipico rumore di pagine sfogliate e si rigirò completamente. JunHyung aveva preso la sua rivista e si era messo a leggerla curioso.

-“Quella è mia!” esclamò lei, sempre più allibita.

-“Lo so.” ribatté indifferentemente l’altro e continuando a leggere. “Lo sapevi che i fan degli SHINee si chiamano Shawol?” domandò poi, distogliendo l’attenzione dall’articolo che stava leggendo.

Crystal, ormai sconsolata, si lasciò ricadere sul cuscino, sprofondandoci con la testa.

-“Lo sapevo già. Invece tu lo sapevi che i tuoi fan si chiamano deficienti?!”

-“Wow, non sapevo di avere dei fan. Per caso te sei tra questi?”

-“Aiutatemi, vi prego.” borbottò la ragazza sottovoce, rivolgendosi chissà a quale entità.

In quel momento un’infermiera giovane entrò nella stanza, ammiccando lievemente in direzione di JunHyung.

-“L’ora del passo è terminata. È venuta a trovarla il suo fidanzato?” domandò la nuova arrivata, continuando a regalare sguardi poco casti al ragazzo.

-“No! No! Non sono il suo ragazzo.” rispose prontamente lui.

Nel frattempo Crystal aveva le guance imporporate di rosso.

-“Non sia mai!” esclamò poi.

-“Buono a sapersi.” civettò l’infermiera.

JunHyung e Crystal si guardarono per un attimo, d’accordo per la prima volta: quella ragazza flirtava in modo pessimo.

-“Io vado. Ci vediamo…presto.” il ragazzo marcò l’ultima parola più del dovuto, mentre si stava pigramente alzando dalla sedia.

-“Addio.” sospirò lei, sperando di non doverlo più vedere. Ma sapeva già che i suoi desideri non sarebbero stati esauditi.

Così, una volta salutatosi, si separarono, riprendendo momentaneamente ognuno il proprio cammino.


Sorprese di rivedermi??!! Io si, e anche parecchio,xD. Non so come ho fatto a scrivere un capitolo in soli tre giorni, ma mi ci sono impegnata per non lasciarvi a bocca asciutta per troppo tempo, prima della mia partenza. In questo capitolo ci sono altri nuovi personaggi...ovviamente non potevano mancare, u.U Soddisfatte o rimborsate per le nuove entrate? *scemenza mode:on* Mi scuso nel caso in cui il capitolo presentasse alcuni errori grammaticali o di ortografia, dato che l'ho terminato stanotte, xD. A parte questo spero che sia stato di vostro gradimento, il prossimo capitolo non ho la più pallida idea di quando lo pubblicherò ç__ç perchè domani parto (*Vocina interiore: s'era già capito, l'avevi già detto la scorsa volta. Io: Zitta tu! u.U*)  e torno tra due settimane. Fatemi sapere se vi è piaciuto eh! Ci tengo! Alla prossima *spera presto*! Kisses, Alice...

PS: Other thanks to the readers and a special thanks to the reviewers!! *-*

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Go Back Home ***


Capitolo 4: “Go back  home.”

Era passata una settimana da quando Crystal era stata ricoverata in ospedale, e, fortunatamente, poteva benissimo essere dimessa, date le sue buone condizioni.

E, di conseguenza, erano cinque giorni che non vedeva JunHyung. L’ultima volta che era andato a trovarla era proprio quando l’infermiera ci aveva spudoratamente provato con lui a suon di battutine.

Non che la ragazza si fosse dispiaciuta della sua assenza, anzi… però, doveva ammettere che la cosa un po’ la infastidiva. L’aveva investita, l’aveva tormentata nei primi giorni di convalescenza ripetendole che avrebbe ottenuto il suo perdono, e poi? Era letteralmente scomparso, abbandonandola.

Quella cosa la faceva imbestialire. Ripeto, non è che avesse sentito la sua mancanza, però… boh, non lo sapeva nemmeno lei. L’unica cosa che era in grado di comprendere era che ne era infastidita.

Mentre ci pensava stava prendendo le sue ultime cose per riporle dentro un borsone. Era tutta la settimana che aspettava il giorno della sua dimissione.

Così prese le riviste dal comodino, gettandole con noncuranza all’interno della borsa, e il suo sguardo si posò sul magazine che aveva letto “insieme” al ragazzo, facendola sorridere appena. Ma perché mai stava sorridendo?

La sensazione di divertimento iniziale la abbandonò nell’istante esatto in cui bussarono alla sua porta, distraendola dalle sue azioni.

-“Avanti!” esclamò, ormai abituata a ripeterlo di continuo.

Qualcuno entrò nella stanza, avvicinandosi con passi silenziosi. Crystal, che aveva ripreso a recuperare gli oggetti di sua proprietà, percepì una presenza dietro di sé, così si costrinse a voltarsi.

Appena vide di chi si trattava, per poco non si strozzò con la sua stessa saliva, cominciando a tossire rumorosamente. JunHyung, sorpreso da tale reazione, fece un passo indietro visto che si era avvicinato fin troppo.

-“Buongiorno anche a te!” disse, divertito. “Lo so! Faccio questo effetto a molte ragazze. Il mio fascino le lascia senza parole.” aggiunse, senza alcuna modestia.

-“ ‘Giorno.” borbottò lei. “Senza parole e con la tosse? Mm, non devi avere molto successo allora.”

Non sapendo come replicare alla sua insinuazione, JunHyung si limitò ad una scrollata di spalle indifferente.

-“Ti ho portato la colazione. Mi è giunta voce che oggi ti dimettono e volevo festeggiare.” annunciò poi, mettendole davanti al viso un sacchettino.

Lei lo afferrò con non poca diffidenza, per poi sbirciarci dentro.

-“Bombolone?” chiese stupita.

-“Beh… sapendo che hai origini italiane mi sembrava giusto portartene uno. Non è forse quello che mangiano lì a colazione?”

-“Oltre le altre cose, si.” rispose, sempre più stupita del comportamento di colui che aveva di fronte. “Ma se questo è il tuo modo di ragionare…la prossima volta mi porterai uova sbattute e bacon perché ho origine anche tedesche?” altro sarcasmo.

-“Che caratterino!” esclamò JunHyung, facendole una lieve carezza derisoria sulla guancia.

-“Non- mi- toccare.” sibilò lei tra i denti, non riuscendo a fermare l’affluire del sangue sul suo volto.

-“Si, si.” annuì l’altro a se stesso. “Proprio un bel caratterino. Dopo tutto che ti porto anche la colazione è così che mi ringrazi?”

-“Dopo tutto che mi hai quasi investito dovrei anche ringraziarti?” sbottò infastidita.

Ultimamente lo era anche troppo, cosa inusuale per una ragazza come lei.

-“Allora, com’è andata in questi giorni?” chiese JunHyung, senza badare troppo alla sua scontrosità.

-“Bene, benissimo senza di te! A proposito! Che fine avevi fatto?” ok, sinceramente avrebbe preferito stare zitta, ma quella domanda le era venuta spontanea.

-“Allora te ne sei accorta della mia assenza. Dì un po’, ti sono mancato vero?” la guardò con malizia. Non poteva farci niente, era più forte di lui.

-“Cristo come sei sfacciato! E comunque no, non mi sei mancato affatto, si stava molto bene senza le tue chiacchiere noiose. E, invece di evitare la mia domanda ponendomene una tutta tua, e per giunta senza senso, rispondi alla mia: che fine avevi fatto?” ripeté.

-“Ho avuto da fare. Sai…commissioni e roba simile.”

La verità era che aveva deciso di prendersi qualche giorno di pausa per irrigidire la propria maschera. Perché era stata davvero sul punto di sgretolarsi. Troppa gentilezza faceva certi effetti.

-“Chi ti ha detto che mi dimettevano stamani?” domandò, ma poi si diede una risposta da sola. “No, non dirmelo, lo so già. DongWoon, vero?”

Il ragazzo annuì con un cenno del capo, confermando le sue supposizioni.

-“Hai visto mia madre fuori?” era in vena di domande quella mattina.

-“Ehi! Sono già stato sottoposto una volta ad un interrogatorio, vuoi farmi ripetere quell’orribile esperienza?”

-“Se significherebbe romperti le scatole, beh, molto probabilmente si, mi farebbe più che piacere farti rivivere un interrogatorio!”

-“Mamma mia, quanta acidità stamani! Ti hanno riempito di yogurt bianco, per caso?”

-“Smetti di fare lo sbruffone. E, comunque, a parte gli scherzi, hai visto o no mia madre?”

-“No, non l’ho vista. Contenta ora?” sbottò lui.

Crystal lo ignorò volutamente e riprese ciò che stava facendo prima che lui la interrompesse, quando il ragazzo si accorse di una cosa.

-“Ma il gesso dove l’hai?” chiese, facendo riferimento al gesso che aveva supposto avesse alla gamba destra, ma che, in quel momento, pareva proprio non avere.

-“Oh… me l’hanno tolto. Me l’avevano messo solo il primo giorno per precauzione ma hanno stabilito che non ne ho bisogno.” rispose con ovvietà.

-“Wow! Allora di danni gravi non ne hai!” esclamò sollevato.

-“Fisici o concreti no, sono stata fortunata. Ma astratti ne avrei uno!”

-“E sentiamo, quale sarebbe il tuo grave danno astratto?” domandò JunHyung, avvicinandosi in modo tale da sovrastarla con il proprio corpo, mentre le loro fronti quasi si sfioravano.

-“Tu!” soffiò fuori lei, prima di spingerlo via con forza.

Nonostante lo avesse allontanato da sé, in fondo, da qualche parte, c’era stato un barlume di desiderio di avvicinarlo. Ma, ovviamente, era stato subito messo a tacere dalla rabbia che provava nei confronti di quel ragazzo strafottente.

Lui, invece, nell’esatto istante in cui le sue mani si erano posate sul suo petto per spingerlo via, aveva sperato con tutto se stesso che lei non sentisse i battiti del suo cuore farsi più veloci. Quello era l’effetto strano e fastidioso che gli procurava quella ragazza.

Si attraevano inconsapevolmente, e si respingevano consapevolmente.

***

Erano appena usciti dall’ospedale, dopo che la madre di Crystal ebbe finito di firmare tutti i fogli di dimissione.

Ingrid si era ormai rassegnata, come la figlia, all’ostinazione del ragazzo nel voler ottenere il perdono. In fondo, non ci vedeva proprio niente di male, anche se lui non gli andava poi così tanto a genio, nonostante lo reputasse un bravo ragazzo.

Una macchina nera con le quattro frecce sembrava aspettare proprio loro, così JunHyung decise che era arrivato il momento per lui di congedarsi. Probabilmente nell’auto c’era il padre, e si sa come sono i padri, no? Apprensivi, gelosi, e capaci di staccarti la testa dal collo se fai soffrire la loro “bambina”.

-“Crystal, signora Wiedermann, vi saluto.” disse, facendo un lieve inchino nella loro direzione. “A presto!”

La ragazza sbuffò sonoramente alzando gli occhi al cielo. Non le piaceva affatto l’idea di doverlo rivedere “presto” e non si sforzò nemmeno di salutarlo a sua volta.

-“Ciao.” replicò Ingrid. Poi, una volta avvicinatasi alla figlia, le sussurrò poche parole all’orecchio: “Non ti ho insegnato a comportarti così. Il saluto non si toglie a nessuno.”

“O mio dio!” pensò Crystal “Mia madre è decisamente impazzita!”

Però, si voltò appena per rivolgere a JunHyung giusto un cenno di saluto con il capo. Più di così non poteva, e soprattutto non voleva fare.

Così, mentre il ragazzo si incamminava lungo il marciapiede verso la fermata del bus che lo avrebbe riportato a casa (la macchina doveva ancora recuperarla), Crystal salì in macchina insieme alla madre.

-“Chi era quel ragazzo?” domandò accigliato il padre, una volta che mise in moto l’auto.

-“Un amico di DongWoon.”

A rispondere fu Ingrid, con sorpresa della ragazza.

-“E che ci faceva in ospedale?” continuò l’uomo.

-“Era venuto ad aiutarla, sapendo che veniva dimessa. Ha sostituito Woonie perché lui doveva andare a trovare i suoi fuori città.”

“Erano tutte scuse”osservò Crystal, sempre più allibita. Non riusciva a capire il comportamento della madre. Da quando in qua si inventava tutte quelle scuse per proteggere un ragazzo?

Ok, era ormai evidente che Ingrid voleva dargli la possibilità di farsi perdonare, e, probabilmente, preferiva non dire la verità a suo padre in quanto lui non glielo avrebbe permesso.

Ma c’era una domanda che tormentava sia la mente di Crystal che quella di JunHyung…

“Dove avrebbe portato tutta quella situazione?”

 

Annyeong!! Dopo ben sette giorni sono riuscita a tornare! Non è facile trovare il tempo di scrivere, sono quasi sempre al mare -.-" Uffa!! Voglio tornare a casa mia!! *fa i capricci* Ehm, ehm, scusate... *cerca di ricomporsi* Allora, cosa ne pensate stavolta?? Ora che Crystal torna a casa, cosa succederà con JunHyung?? Io dico che ne vedremo delle belle, altro che stalker, u.U. Ok, siccome ho un sonno tremendo e non so cos'altro aggiungere, direi che posso anche congedarmi, che ne dite??!! *fa un inchino coreano (?)* Alla prossima! Kisses, Alice..

PS: Grazie ancora a chi recensisce ogni volta! Gomawo girls! *-* E, ovviamente, grazie anche a chi segue questa storia ^^

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Back to School ***


Capitolo 5: “Back to school”

Quello stesso lunedì, ovvero due giorni dopo le sue dimissioni, Crystal poteva perfettamente ricominciare ad andare a scuola, e la cosa le faceva stranamente piacere.

Dopo una settimana passata in ospedale, trovava entusiasmante perfino passare l’intera mattinata in quell’edificio che di solito preferiva non vedere nemmeno da lontano.

Quindi, quella mattina, quando la sveglia la informò che era giunta l’ora di riscuotersi dal mondo dei sogni, si alzò all’istante, scattando in piedi in un battibaleno.

Lasciò le coperte tutte arruffate sul materasso, senza badarci minimamente, e, una volta messe le pantofole si diresse in bagno per la doccia mattutina. Quando uscì aveva ancora il sorriso sulle labbra e lo mantenne anche durante la colazione.

-“Come mai così felice?” le chiese Ingrid.

-“Beh, non sono in ospedale e posso uscire. Dopo una settimana in cui non ho fatto altro che starmene a letto a leggere riviste per ragazzine, perfino andare a scuola mi fa piacere.” disse la ragazza, distogliendo momentaneamente l’attenzione dai cereali che stava mangiando.

Nonostante fosse nata e cresciuta in Corea, la colazione a cui era abituata la sua popolazione ancora non le andava a genio, e dubitava che qualcosa sarebbe potuto cambiare al riguardo.

-“Come hai intenzione di andare a scuola oggi?” domandò la madre.

-“A piedi, almeno mi sgranchisco un po’ le gambe. Tanto ci vorrà massimo un quarto d’ora per arrivare.”

-“Allora ti conviene darti una mossa, non vorrei che tu arrivassi in ritardo.”

-“Giusto!” buttò giù l’ultima cucchiaiata e bevve l’ultimo sorso di latte, per poi lasciare tutto nell’acquaio e dirigersi di nuovo in camera per vestirsi.

Optò per un paio di jeans semplici e una camicia azzurra a maniche lunghe, così da coprire i lividi che aveva ancora sulle braccia. Poi corse in bagno per la seconda volta, dove tentò di coprire il livido della guancia destra con il fondotinta. I capelli gli lasciò sciolti, e il lieve ciuffo che aveva impediva in parte di vedere la ferita che le ricopriva la fronte.

Una volta pronta, prese lo zaino e se lo issò sulle spalle per poi precipitarsi fuori urlando un saluto ai suoi. Non aveva voglia di aspettare l’ascensore, così decise di fare la scale da tanto che era di buonumore.

Quando giunse definitivamente fuori si ritrovò a dover fare i conti con una spiacevole sorpresa, e sottolineo spiacevole, a detta della ragazza, ovviamente.

-“Ehi! E tu cosa diavolo ci fai qui? Hai deciso di darmi il tormento vero? E come cavolo facevi a sapere dove vivo?” lo tempestò di domande, raggiungendolo a passo svelto.

JunHyung era appoggiato ad una macchina con fare noncurante, quella macchina, la stessa che l’aveva urtata il giorno dell’incidente. Cosa che le fece montare la rabbia.

-“Mi piace il tuo strano modo di dare il buongiorno.” sorrise appena “Ora vedo di rispondere ad ogni tua domanda: primo, sono venuto per darti un passaggio fino a scuola; secondo, si ti tormenterò con molto piacere; terzo, DongWoon ovviamente.”

Crystal si batté una mano sulla fronte per non averci pensato prima, poi fece mente locale per capire qual era l’informazione che più l’aveva infastidita, ovvero il passaggio che lui le voleva dare.

-“Tu vorresti darmi un passaggio? Vuoi forse fare un altro incidente?” sbottò, con tutta la riluttanza che aveva.

-“Senti, bimba…” cominciò lui, afferrandola per un polso ma senza stringere eccessivamente. “Si dà il caso che io abbia speso parecchio per riavere questa dannata macchina e ho fatto la benzina apposta per portarti a scuola, quindi, non è che mi faresti questo benedetto piacere di darti un passaggio?” lo chiese con tutta la gentilezza di cui era disponibile.

-“Ok.” si arrese lei. “Ma solo perché non voglio arrivare tardi a scuola, sia chiaro!”

Detto ciò, JunHyung le aprì galantemente la portiera, permettendole così di salire sull’auto. Crystal sperò con tutta sé stessa che i suoi genitori non si fossero affacciati alla finestra per controllarla e salì una volta per tutte, sorpresa dal gesto del ragazzo.

Il tragitto fu abbastanza silenzioso, esclusa qualche breve constatazione sul tempo e roba varia. Stranamente era l’imbarazzo a fare da padrone.

 Così arrivarono di fronte all’edificio che fungeva da loro destinazione, e la ragazza scese, imitata da JunHyung, il quale la seguì fin sotto il portico della scuola, dovendo aspettare il suono della campanella.

-“Vuoi controllare se entro?” sbottò Crystal, incrociando le braccia al petto. “Non sapevo di avere un baby-sitter!”

-“Perché? Ne avresti bisogno? In tal caso posso aiutarti io eh!” era in vena di sarcasmo, come sempre d’altronde.

-“No, grazie, so cavarmela benissimo anche da sola. Piuttosto…dov’è il mio amico, nonché anche tuo?”

-“Non ne ho la più pallida idea. Sai com’è, anche io ho una vita propria! Probabilmente sarà qui da qualche parte anche lui, no? Sbaglio o siete in classe insieme?”

Neanche a farlo apposta, in quel momento una chioma castana e familiare svettò tra le altre, dato che colui che si stava avvicinando a loro due era fra i più alti dell’istituto.

-“Crystal!” quasi urlò, cercando di attirare la sua attenzione, mentre si sbracciava e cercava di farsi largo tra gli altri studenti.

Dopo qualche sforzo, riuscì a raggiungerla, tirando così un sospiro di sollievo, anche se sembrava più un sospiro stanco.

-“Jun!” lo salutò appena con un cenno del capo, facendo quasi come se non ci fosse stato.

Il fatto era che tra loro due era sempre stato così, si può dire che il loro legame era alquanto strano. Non si parlavano mai più di tanto, ma, ben o male, sapevano sempre cosa dicevano i loro silenzi reciproci. E andavano avanti così, volendosi bene, anche se non volevano ammetterlo.

-“Come stai? Scusa se non mi sono fatto più vivo, ma sono dovuto andare dai miei questa settimana, infatti ho saltato la scuola. Ti ho riempito di messaggi, ma non hai risposto nemmeno ad uno.”

“Che coincidenza!” pensò la ragazza “Era davvero dai suoi! Proprio come aveva “finto” mia madre!”

-“Sto meglio, grazie Woonie. Comunque tranquillo, capisco, e se non ti ho risposto è perché il mio cellulare è letteralmente morto sul colpo.” fece una finta smorfia addolorata, scoppiando poi a ridere con l’amico.

JunHyung fissò la scena, invidioso. Perché Crystal, quando era con lui, non si lasciava andare come faceva con DongWoon? Era stupido chiederselo, dato che il motivo l’aveva mandata all’ospedale. Ma non riusciva a non pensarci, questa era la verità.

In quel momento la tanto attesa campanella suonò, annunciando l’inizio della mattinata scolastica. Prima che la ragazza si voltasse per incamminarsi verso l’entrata, JunHyung le si avvicinò quel tanto che gli bastava per sfiorargli una guancia con le dita, a mo’ di carezza.

-“Ciao, bimba.” non sapeva per quale motivo, ma gli piaceva stuzzicarla.

Crystal percepì una sorta di scarica elettrica laddove era avvenuto il contatto, e la cosa la rese alquanto perplessa, mentre avvampava per l’imbarazzo.

Istintivamente si scansò dalla sua mano con un movimento brusco, ponendo fine alla sua carezza, per poi addentrarsi nell’edificio scolastico senza degnarlo di un altro sguardo, e, ovviamente, senza rivolgergli il saluto.

DongWoon, il quale aveva seguito silenziosamente la scena, rimase per un attimo sul posto, cercando di capire il significato di ciò che i suoi occhi avevano visto. Ancora pensieroso lanciò un cenno di saluto all’amico, prima di dirigersi all’interno dell’istituto per raggiungere Crystal.

Il minore aveva una vaga idea di cosa stava succedendo, lo percepiva anche fin troppo bene, ma, per un motivo a lui ancora ignoto, la cosa gli dava fastidio, aveva paura che la situazione sarebbe potuta sfuggire di mano ad entrambi i suoi amici.

Era incredibili come, delle volte, il destino decideva di intromettersi nelle vite altrui.

JunHyung, che era rimasto fuori più del dovuto, aspettando che entrassero tutti gli studenti senza un motivo preciso, decise di andare da un fioraio per fare acquisti.

Mentre raggiungeva l’auto si sentiva leggero, come se avesse potuto fluttuare anziché camminare, e rivolgeva un sorriso al vuoto intorno a sé. Era felicedavvero felice, ed era un evento raro, quindi una domanda gli sorse spontanea: che fosse merito della ragazza?

***

I corridoi scolastici erano affollati come al solito mentre i due amici raggiungevano la loro classe, uno svogliato l’altra entusiasta.

-“Allora, dimmi un po’, come prosegue con Jun?” chiese il ragazzo, nell’esatto istante in cui prendevano posto ai loro soliti banchi.

-“Sempre uguale: mi dà il tormento.” biascicò Crystal, lasciando ricadere lo zaino a terra con un tonfo sordo.

-“Non è che in realtà un po’ ti piace?” azzardò l’amico, tirando fuori i libri della prima ora di lezione.

-“No!” esclamò la ragazza, quasi urlando “Ma cosa vai a pensare!?”

-“E allora perché sei diventata bordeaux?” insisté DongWoon, ridacchiando sotto i baffi.

Già, perché arrossiva quando c’era di mezzo JunHyung? Non si era nemmeno accorta che un lieve rossore le aveva imporporato delicatamente le guance prima pallide.

-“Ma dai! È assurdo!” sembrava più convincere sé stessa “Lo conosco da appena due settimane circa, come potrebbe piacermi?!”

-“Se qualcuno ti piace te ne accorgi subito, fidati. E poi devo ricordarti che esistono i colpi di fulmine?”

-“Ed io devo ricordarti che mai ci ho creduto e mai ci crederò?”

-“Ehi, Crystal, aspetta a dirlo.” il tono del ragazzo aveva assunto una sfumatura più seria.

-“Woonie, ti prego, non insistere con questa storia.” la voce della ragazza risultò quasi esasperata “Se ti dico che non mi interessa un accidente del tuo amico devi crederci.”

-“Lo farei volentieri, ma non ci credi nemmeno te, quindi…” lasciò la frase in sospeso, sottintendendo la sua supposizione.

Crystal roteò gli occhi, sbuffando sonoramente e fu salvata da un altro interrogatorio dall’entrata in classe della loro insegnante, la quale portò il classico ordine tra gli studenti.

***

JunHyung aveva appena raggiunto il fioraio con un sorriso ebete ancora stampato in faccia, se lo avessero visto i suoi amici, probabilmente lo avrebbero deriso fino allo sfinimento.

Si richiuse lentamente la porta del negozio alle spalle e fu subito inondato da diversi profumi che gli inebriarono i sensi. Dietro ad un bancone c’era una signora anziana, intenta a sorseggiare un po’ di tè.

-“Buongiorno.” disse educatamente il ragazzo, avvicinandosi.

-“Buongiorno a te.” replicò la signora, alzando lo sguardo occhialuto su di lui e sorridendogli. “Come posso esserti utile?”

-“Oh, beh, ecco…” si portò una mano dietro il collo, leggermente imbarazzato. “Vorrei prendere un mazzo di fiori.”

La donna rise sommessamente, celando elegantemente il suono dietro una mano.

-“Tesoro, così sei troppo vago, devo capire cos’è che vuoi con più precisione.”

-“Ah, ehm…scusi.” sembrava in grado di parlare solo con dei suoni. “Vorrei un mazzo di fiori per una ragazza” ripeté “Non saprei quali, lei cosa mi consiglia?”

-“Oh, a mio parere i fiori vanno regalati in base alla personalità del destinatario. Se è una ragazza romantica allora ti consiglio le rose.”

Romantica? Crystal? Pff, il romanticismo e lei sembravano due cose completamente opposte!

Il ragazzo scosse energicamente la testa, in segno di diniego. Poi una scena gli sfiorò violentemente i pensieri, anzi, un ricordo. Lei che sorrideva anche mentre era ricoperta di lividi e contusioni, oppure quella stessa mattina quando aveva scherzato giocosamente con DongWoon.

Il suo sorriso era il più radioso e sincero che avesse mai visto addosso ad una ragazza.

-“Credo che le prenderò dei girasoli!” esclamò trionfante.

La signora annuì con un cenno del capo, sorridendogli per la seconda volta, poi si diresse verso un angolo del negozio, e dopo qualche attimo tornò al bancone con una decina di girasoli in mano.

-“Dieci sono troppi?” chiese con premura.

-“No, no, vanno benissimo.” non voleva badare alla spesa quella mattina, era il minimo che poteva fare per farsi perdonare, ed era solo l’inizio.

La signora legò tutti i girasoli, facendone un fascio ed incartandoli con cura, per poi porgerli al ragazzo.

-“Quanto le devo?” domandò JunHyung, estraendo il portafoglio dalla tasca dei pantaloni neri.

Andò a finire che non spese molto, grazie anche allo sconto che la donna decise di fargli reputandolo un ragazzo simpatico, sotto quali punti di vista poi non si sa.

Così salì in macchina, posando delicatamente il mazzo sul sedile accanto, e guidò verso la scuola della ragazza, dove avrebbe pazientemente aspettato la sua uscita.

***

La campanella risuonò per tutto l’edificio, annunciando la fine delle lezioni, così i ragazzi raccolsero tutti i loro libri e quaderni per riporli dentro lo zaino ed uscire dalla scuola.

Crystal e DongWoon uscirono insieme, scherzando tra loro come ogni volta e commentando la mattinata appena trascorsa. L’amico fu il primo a notare la presenza di lui, ma fece finta di niente, aspettando che anche la ragazza se ne accorgesse.

Fu questioni di qualche secondo prima che Crystal notasse JunHyung, quest’ultimo era appoggiato alla macchina proprio come quando era andato a prenderla a casa.

Il suo cuore perse inaspettatamente un battito alla sua vista. Lui se ne stava là, con le mani nelle tasche dei jeans neri e la maglietta bianca con lo scollo a V che lasciava intravedere un tatuaggio. Mentre un paio di occhiali nascondevano come sempre i suoi occhi e ciò che era davvero, aiutati dal ciuffo castano che ricadeva sulla sua fronte.

Perché solo ora lo vedeva? Perché quella mattina non se n’era accorta? Che fosse merito della “chiacchierata” con il suo amico prima delle lezioni?

-“Attenta alla bava!” commentò sarcasticamente DongWoon, guadagnandosi un’occhiataccia e una gomitata dall’amica.

-“Figurati se io spreco la mia preziosa bava per lui!” l’ultima parola quasi la sputò.

-“Come vuoi, io vado! A domani!” con ciò le diede un buffetto sul mento, facendola sentire una bambina. Poi salutò l’amico con la mano e si incamminò verso la fermata del bus, quando poteva benissimo farsi accompagnare a casa da lui. Certo che erano proprio strani!

Lei rimase immobile, indecisa sul da farsi. Stava tenendo in considerazione l’idea di andare a piedi, ignorando volutamente il ragazzo che ora le stava andando incontro, ma, ovviamente, non fece in tempo a muovere un passo che lui l’aveva già raggiunta.

-“Com’è andata stamani?” le domandò, facendo per prenderle lo zaino dalle spalle.

-“Stava andando bene… prima che tu arrivassi.” gli lanciò un’occhiata gelida ma si lasciò sfilare lo zaino, senza nemmeno capire perché lo stava facendo.

-“Anche a me fa piacere rivederti.”

Raggiunsero la macchina e JunHyung lasciò il suo zaino sui sedili posteriori, mettendosi poi alla guida. Nel frattempo la ragazza stava salendo sull’auto, senza prestare attenzione ai fiori.

-“Ferma!” urlò lui, facendola sobbalzare per lo spavento e prendendo di scatto i girasoli, sotto il suo sguardo allibito. “Ecco, ora puoi sederti.” disse come se nulla fosse.

Mentre lei si allacciava la cintura, lui le porse il mazzo di fiori con delicatezza.

-“Comunque sono per te.” borbottò, mettendo in moto la macchina.

-“G- grazie.” balbettò lei in risposta, ormai rossa in viso. “Come facevi a sapere che mi piacciono i girasoli?”

-“Non lo sapevo.” rispose sorridente “Sono andato ad intuito, ti ho vista sorridere spesso, anche quanto la situazione lo sconsigliava ed ho pensato che, eccetto con me, sei una ragazza solare ed allegra così mi sembrava la scelta giusta, ecco. Ti rappresentano.”

Un allarme scattò nella mente di JunHyung. Non doveva riferirle quelle cose, le aveva detto decisamente troppo. Accidenti!

Crystal era in un mare di imbarazzo e non riusciva più a venirne a galla, rimanendo così nelle sue acque profonde.

Il resto del tragitto fu silenzioso, fino all’arrivo sotto la casa della ragazza.

-“Ehm, grazie di tutto.” disse Crystal, ma quelle parole richiesero molto sforzo da parte sua, era la prima volta che lo ringraziava così apertamente.

Poi scese lentamente dall’auto, prendendo lo zaino e il mazzo di girasoli.

-“Non c’è di che, bimba. Ah! Un’altra cosa, non prendere impegni per domani pomeriggio!” le disse JunHyung con un tono deciso.

-“Eh? E perché mai scusa?” e riecco la solita scontrosità.

-“Fa parte del piano per farmi perdonare, quindi, se vuoi liberarti presto di me, non prendere impegni! Prima mi perdoni e prima sparirò dalla tua vita.”

Crystal annuì con un debole cenno del capo.

Il problema era che, alla fin fine, non era più così sicura di volerlo fuori dalla propria vita. In fondo, così aveva qualcuno da insultare.


OMO! Sicuramente starete pensando a come farmi fuori e non vi biasimo affatto! Ma al ritorno delle mie vacanze, quando il capitolo era pronto per essere pubblicato, la mia chiavetta ha fatto i capricci, o meglio, avevo terminato le ore di connessione che avevo a disposizione, e ciò ha mandato all'aria tutte le mie tempistiche! Mi odio da sola, sarei dovuta stare più attenta u.U Quindi vi dò il permesso di tirarmi addosso i pomodori e tutti gli altri ortaggi che desiderate ç___ç Cooomunque, per farmi perdonare almeno in parte ho scritto più delle altre volte e ci ho messo dei risvolti abbastanza interessanti, no?? *fa occhioni dolci* Detto ciò mi dileguo prima che mi ricopriate di verdure, xD Alla prossima!! Kisses, Alice...

PS: Grazie per continuare a seguirmi nonostante il mio imperdonabile ritardo *-*

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Is it a date? ***


Capitolo 6: “Is it a date?”

Il giorno successivo non c’era JunHyung ad accompagnarla a scuola, e, per qualche strana ragione, ne rimase un po’ delusa. Alla fine sperava di rivederlo sotto casa ad aspettarla.

Così andò a scuola a piedi, partendo con parecchio anticipo per arrivare puntuale. Durante l’intero tragitto ripensò più volte al giorno precedente, così come aveva fatto per tutta la notte, eccetto quei rari momenti in cui era riuscita a sprofondare nel sonno.

“Prima mi perdoni e prima sparirò dalla tua vita.”

Quella frase le ronzava fastidiosamente nella testa, facendole quasi male. Contro ogni aspettativa la cosa le dispiaceva, e, senza preavviso, si ritrovò a trattenere a stento le lacrime. Non voleva separarsi da lui, e finalmente cominciava a rendersene conto.

Sin dalla prima volta che l’aveva visto, all’ospedale, aveva sentito qualcosa nei suoi confronti, che aveva subito attribuito all’odio. Ma, con il passare del tempo, quella definizione si faceva via via più improbabile, rendendola alquanto assurda.

Non lo aveva mai odiato, ora lo capiva. Era sempre stata attratta da lui, fin dal primo sguardo. Si dovette ricredere rispetto alla conversazione avuta con DongWoon il giorno prima. I colpi di fulmine esistevano, e lei era coinvolta in uno di essi.

Forse, quello stesso pomeriggio, sarebbe stato l’ultimo giorno in cui l’avrebbe visto, sempre se avesse ottenuto il suo perdono.

Cristo! Come aveva fatto a non pensarci prima?! Avrebbe finto di non perdonarlo, così da prolungare il tempo da passare con lui, seppur in modo sleale.

C’era solo un problema, probabilmente sarebbe stata smascherata prima o poi. Ma avrebbe corso il rischio, ormai era decisa.

Senza rendersene conto raggiunse l’edificio scolastico, arrivando nell’esatto istante in cui suonava la campanella. Entrò da sola stavolta, DongWoon non lo aveva ancora visto.

Poi si sedette al suo banco, e fu questione di qualche attimo prima che anche l’amico si posizionasse accanto a lei.

-“Buongiorno Cry.” la canzonò lui.

-“Quante volte ti ho detto che non devi pronunciare il mio nome abbreviato in inglese? Sembra che dici “piangere”, è una cosa triste.” mise il broncio, appoggiando la testa sul banco freddo.

Lui la ignorò volutamente, sorridendo appena e deviando l’argomento precedente.

-“Tieni, questo è per te.” aggiunse poi, porgendole un biglietto spiegazzato.

La ragazza lo afferrò con circospezione, osservandolo più e più volte mentre se lo rigirava tra le dita.

-“Stai scherzando? È solo un biglietto!” sbottò divertito DongWoon.

Lei si limitò a fargli una linguaccia, prima di spiegare con cura il pezzo di carta che riportava ben poche parole.

“Fatti trovare alla fermata del bus vicino casa tua alle quattro in punto! J.”

La grafia era disordinata, probabilmente era stato scritto in fretta e furia, e Crystal ebbe qualche difficoltà prima di recepire il messaggio. Quando ebbe compreso il contenuto di quel biglietto una smorfia si impossessò del suo volto.

-“Cattive notizie?” l’amico inarcò lievemente un sopracciglio.

-“Non dirmi che non l’hai letto?” replicò lei, incredula. “Comunque dice che devo essere alla fermata del bus alle quattro.”

-“Io so cosa ha in mente di fare!” la derise DongWoon, saltellando appena sulla sedia come un bambino.

-“Cosa? Dimmelo subito se non vuoi che assuma un atteggiamento violento!” disse lei, afferrandolo per il colletto della camicia ed attirando il volto verso il suo.

-“Scordatelo, io non ti dico proprio niente.” ribatté l’altro, ridendogli subito dopo in faccia.

Lei lo lasciò andare, rassegnata. Se lui non voleva dirle una cosa, non gliela diceva, indipendentemente dalle conseguenze.

Durante le lezioni Crystal riusciva a stento a seguire le spiegazioni, era davvero stanca, aveva dormito poco o niente quella notte, ed ora percepiva il sonno dalla pesantezza delle proprie palpebre.

Senza rendersene conto sbadigliò nel mezzo della lezione di chimica, attirando su di sé gli sguardi di tutti i presenti e il professore non tardò certo a richiamarla.

-“Atrei!” sbottò innervosito, storpiando il cognome italiano con una pronuncia più che coreana. “Trova che la mia lezione sia noiosa?” insinuò.

-“N- no, certo che no, professore!” chinò il capo verso il banco, in segno di rispetto.

-“A me pare proprio di si!” continuò l’insegnante, avvicinandosi al banco della ragazza. “Vada fuori subito! E non torni fino a che non sono passati dieci minuti! Rifletta bene sul suo comportamento mentre aspetta di rientrare, e si ritenga fortunata se mi limito a buttarla fuori dalla classe.”

-“Si professore.” la sua voce parve poco più che un sussurro, mentre, rossa in volto, usciva dalla stanza.

Appena fuori appoggiò la schiena contro il muro, cercando di regolarizzare il respiro. Non le era mai capitata una cosa del genere. Per quanto riguardava il comportamento poteva ritenersi una studentessa modello… fino a quel momento.

Contò ogni singolo minuto, così da non rischiare di sbagliare tempistiche, e, dopo i dieci minuti consigliati, si posizionò davanti alla porta della classe e bussò lievemente, con le gambe molli. Aspettò di sentire la voce del professore che la invitava a rientrare ed aprì la porta.

Mentre andava a sedersi al proprio banco sentiva gli sguardi dei compagni di classe bruciargli addosso e cercò di nascondere l’ulteriore imbarazzo lasciando i capelli a coprirgli il volto.

DongWoon le accarezzò dolcemente la mano, cercando di tranquillizzarla almeno un po’ e lei gli rivolse un sorriso di riconoscimento. Non era mai stata umiliata così in tutta la sua vita.

***

A casa non disse niente del richiamo in classe, se ne vergognava tremendamente, anche se non era stata una cosa voluta. Si era trattato solo di un incidente.

Dopo pranzo Crystal si fiondò letteralmente in camera sua, per studiare per l’indomani le poche cose che ancora non aveva fatto il giorno precedente. Alle tre e mezzo chiuse definitivamente libri e quaderni e cominciò a prepararsi.

Non sapeva bene cosa doveva mettersi, dato che non aveva la più pallida idea di dove lui volesse portarla. Per calmarsi pensò al fatto che non si trattava di un appuntamento e quindi non doveva essere così indecisa su come vestirsi.

E se l’avesse portata in una fattoria?  Improbabile, ma doveva tener conto di ogni eventualità e alla fine mise un paio di jeans elasticizzati e una t-shirt azzurra. Così sarebbe dovuta andare bene per ogni situazione.

Non si truccò nemmeno, non ne aveva voglia e poi non sarebbe stata puntuale per l’incontro. Così uscì dalla camera ed andò in bagno per darsi una pettinata veloce e, subito dopo, raggiunse la porta d’ingresso.

-“Mamma, papà, vado a fare un giro in centro con DongWoon!” esclamò, prima di precipitarsi fuori per raggiungere quasi di corsa la fermata del bus.

Ingrid si affacciò dalla finestra, scostando appena le tende, e, quando vide arrivare la sua macchina, sorrise divertita per poi tornare a fare le faccende.

Crystal, ovviamente, non se n’era accorta, e, senza troppi complimenti, aprì lo sportello dell’auto e vi salì. Appena fu seduta si allacciò la cintura, e si girò verso il guidatore.

-“Ciao!” disse, facendo l’indifferente.

-“Pensavo ti avessero tolto la parola!” replicò divertito JunHyung, prendendola in giro. Poi le portò istintivamente una ciocca dei capelli dietro l’orecchio, facendola arrossire. “Allora, sei pronta?”

-“Sinceramente? Per niente, dato che non so dove tu voglia andare.” sbottò lei, fingendosi scocciata.

-“Tranquilla, lo scoprirai presto. La nostra destinazione non è lontana.” tentò di rassicurarla, ma con scarsi risultati.

Il tragitto, come previsto, fu breve. Si trattò di raggiungere il centro, ovvero una decina di minuti circa, e parcheggiarono di fronte ad un parco.

-“Andiamo a fare una passeggiata nel parco?” domandò la ragazza, inarcando un sopracciglio sorpresa.

-“No, ho solo parcheggiato, bimba. Non sono così prevedibile, ho pensato a tutto.”

Crystal arrossì violentemente quando si sentì chiamare ancora una volta “bimba”, ma cercò di non dargli troppo peso. Non doveva assolutamente mostrarsi toccata dalle sue parole, altrimenti sarebbe stata la fine.

-“Ehi, ma è un appuntamento?” domandò allora, per riprendere in mano le redini della situazione. Voleva solo provocarlo, voleva sentirsi sicura e decisa, la sua era tutta una montatura.

-“Vedila un po’ come ti pare.” replicò noncurante, incamminandosi sul marciapiede.

Lei si ritrovò a seguirlo ad un metro di distanza dietro di lui, tenendo lo sguardo fisso sui propri piedi. Così non si accorse che lui si era fermato e finì contro la sua schiena, rischiando poi di ricadere all’indietro a causa dell’impatto. Fortunatamente JunHyung si voltò di scatto e l’afferrò per un braccio, mantenendola in equilibrio.

I loro sguardi si incontrarono ancora, studiandosi reciprocamente e senza trovare la volontà di distogliersi e guardare altrove. Poi Crystal si lasciò sfuggire un sospiro, interrompendo quello strano scambio silenzioso.

-“Guarda dove metti i piedi, bimba.” sbottò lui preoccupato e lasciando andare il suo braccio.

Poi la prese per mano, cercando di non far caso al proprio battito accelerato, e la condusse verso la loro destinazione, senza più fermarsi.

Così raggiunsero il Luna Park, soffermandosi all’ingresso per permettere a Crystal di elaborare la cosa. La ragazza, infatti, rimase immobile a fissare le attrazioni di fronte a sé, che si susseguivano sui vari lati dello spazio circostante.

-“Vuoi comprare così il mio perdono?” chiese lei, sorridendo divertita. “Se non ci riesci sono soldi spesi per niente.”

-“Allora farò in modo di riuscirci, no?” replicò prontamente, riprendendola per mano e conducendola all’interno del parco divertimenti. “Decidi tu dove andare prima.”

Crystal si guardava intorno, più che indecisa su quale scegliere, i suoi occhi vagavano da un posto all’altro, come se stesse seguendo una partita di tennis. Poi il suo sguardo si illuminò alla vista delle montagne russe.

-“Voglio andare lì!” esclamò allora, con gli occhi che le brillavano.

-“Aggiudicato!” disse lui, mettendosi in fila per fare i biglietti.

Dovettero aspettare più di cinque minuti prima di riuscire a salire sull’attrazione. Si sedettero accanto e abbassarono la protezione in ferro battuto. Fu questione di pochi secondi prima che le montagne russe cominciassero a muoversi.

L’inizio fu abbastanza rettilineo e tranquillo, ma poi iniziò, con estrema lentezza, la salita, che precedeva la parte preferita della ragazza. Quando arrivarono in cima, si voltò appena verso di lui, sorridendogli divertita, e subito dopo scesero a tutta velocità, facendo venire ad entrambi le vertigini.

Crystal, durante l’ultima discesa, cercò involontariamente la mano del ragazzo, per stringerla appena una volta trovata. E, senza proferire parola, continuò a tenerla stretta alla sua fino alla fine del giro.

Una volta scesi, nessuno dei due disse niente riguardo a quel breve contatto, forse troppo imbarazzati per parlare.

Dopo le montagne russe, la ragazza decise di andare sullo scivolone. Così si mischiarono ai bambini, prendendo un tappeto a testa e cominciando a salire le scale che li portavano in cima. Una volta su, si sedettero contemporaneamente, uno di fianco all’altro.

-“Vediamo chi arriva per primo!” esclamò JunHyung, con un cenno di sfida nella voce.

-“Preparati alla sconfitta!” ribatté lei, afferrandosi ai lati dello scivolo e preparandosi.

-“Al mio tre! Uno, due, tre!” il ragazzo si diede la spinta con le braccia, e così fece anche lei.

La discesa durò pochi secondi ed entrambi si schiantarono contro l’imbottitura a fine scivolo.

-“Sono arrivata prima io!” disse trionfante Crystal.

-“Ma cosa stai dicendo? Quando sono arrivato tu eri dietro di me!”

-“Ma smettila! Accetta la sconfitta e fai l’uomo!”

Continuarono così ancora un po’, prima di scoppiare a ridere insieme. JunHyung interruppe improvvisamente la propria risata, rimanendo a fissarla incantato. Era la prima volta che la vedeva sorridere così spontaneamente con lui, e la cosa non poteva che fargli piacere.

-“Ehm, c’è qualcosa che non va? Ho i capelli fuori posto?” si preoccupò lei.

-“No, sei ancora presentabile.” replicò divertito. “Dove vuoi andare ora?”

-“Uhm…” provò a pensarci su, ma le sue attrazioni preferite erano le due che avevano già fatto e non le veniva in mente nient’altro “Decidi tu!” disse allora.

-“Potresti pentirtene, sei sicura?”

Lei annuì con un cenno del capo, curiosa di vedere a cosa alludeva quando aveva accennato al pentimento. Così lui le fece strada fino all’attrazione successiva. Una volta giunti di fronte ad essa lei dovette trattenersi dallo sgranare gli occhi.

-“Stai scherzando, vero?” la sua voce era quasi stridula.

-“Affatto! Hai detto che dovevo decidere io, no? Ecco, questa è la mia decisione, che ti piaccia o no.” indicò con la mano la cosiddetta “casa degli specchi”.

-“E tu vorresti farti perdonare?” disse sarcasticamente “Se entro lì dentro esco con più lividi rispetto a quando mi hai quasi investita!” mugolò.

-“Ti aiuto io, non fare la bambina!” la trascinò letteralmente per il braccio fino alla biglietteria.

Non dovettero fare nessuna fila, perché, stranamente, sembrava non esserci nessuno lì dentro.

-“Due biglietti, grazie.” disse lui, porgendo già i soldi alla signora. Quest’ultima porse loro i “lascia passare” e i due ragazzi entrarono dentro.

All’inizio c’era uno stretto corridoio buio, con qualche luce rossa soffusa, e alla fine del breve percorso c’era una specie di porta.

-“Prendi la mia mano.” sussurrò lui, precedendola di poco per farle strada.

Lei lo ascoltò e afferrò la sua mano. A metà corridoio, arrivarono dei getti d’aria dai lati e dal pavimento, facendole scompigliare tutti i capelli e facendola urlare dalla sorpresa. Menomale che non si era messa una gonna.

Lui si girò, con i capelli in disordine quanto lei, e scoppiarono a ridere per la seconda volta, poi passarono la porta a fine corridoio, addentrandosi in un altro percorso stretto, dove dovevano evitare i vari ostacoli di gomma che spuntavano ovunque.

Stavolta se la cavarono abbastanza bene, escluso il fatto che JunHyung per poco non inciampò per una svista. Alla fine di quest’altro percorso, raggiunsero la tanto attesa stanza degli specchi e lei si guardò intorno meravigliata.

-“Jun, dove sei?” esclamò, una volta accortasi della sua mancata presenza.

-“Qui!” rispose lui, ridendo. Il problema era che la ragazza lo vedeva ovunque.

In quello stesso momento le luci si adombrarono, assumendo colori più scuri per rendere il gioco più difficile e confuso.

-“Jun, sto cominciando ad avere paura!” disse, stavolta davvero innervosita.

-“Prendi!” esclamò, offrendole sei mani…?

Lei provò ad afferrarne una, ma andò inevitabilmente a sbattere contro uno specchio, lasciandosi sfuggire un piccolo grido.

-“Sei proprio imbranata, bimba.” rise ancora una volta.

-“Invece di prendermi in giro, perché non provi te a raggiungermi?” sbottò inacidita, girandosi dalla parte opposta.

Senza accorgersene si scontrò contro la sua schiena, rabbrividendo al contatto. Subito dopo si voltò anche lui, ritrovandosi con il volto a pochi centimetri da quello della ragazza. Lei strinse istintivamente la sua maglia, come per capire se era quello vero.

-“Allora, sono perdonato?” sussurrò, rimanendo pericolosamente vicino.

-“Pensi che basti così poco per ottenere il mio perdono?” replicò lei in un soffio.

Avevano entrambi il respiro irregolare e il battito del cuore accelerato.

-“A me sembra di si. Insomma, mi aspettavo di essere insultato tutto il tempo, invece credo di averti fatto divertire.”

-“Non è così. Non ti ho ancora perdonato.”

-“Ah si?! Allora perché non mi allontani? Non mentirmi, lo capisco quando dici le bugie, bimba.”

Ok! Era nella merda. Cosa avrebbe dovuto dire o fare in quel momento? Allontanarlo solo perché lui glielo aveva fatto notare? Sarebbe stato troppo scontato. O continuava a mentire o si arrendeva alla realtà.

-“Se ti perdono tu scomparirai, giusto?” azzardò, con il fiato corto.

-“Solo se tu lo vorrai. Ma ne dubito, dato che ora che mi hai perdonato – lo diede per scontato- tocca a te farti perdonare da me.”

Rimase sconvolta a quelle parole, non riuscendo a capire cosa voleva dire con ciò.

-“E sentiamo… quale sarebbe il motivo per cui io dovrei farmi perdonare?” lo guardò direttamente negli occhi, aspettando la risposta.

-“Beh, perché hai abbattuto il mio muro senza nemmeno conoscermi.” disse deciso.

Gli costava moltissimo ammetterlo, ma quando era con lei, il suo muro sembrava inesistente, come se si sbriciolasse alla sua vista, per poi ricomporsi solo quando era lontano da lei. Doveva esserne felice? Forse si, o forse no. In caso di un rifiuto sarebbe stata dura.

-“I- il tuo muro?” balbettò lei.

-“Si. Il tuo peccato è quello di attrarmi a te come una calamita. Hai rotto il mio muro, e dovresti pagarne i danni, sai?” le sorrise, sforzandosi di restare lucido.

Non si erano ancora allontanati di un millimetro, e non sembrava minimamente intenzionati a farlo.

-“E… e come posso farmi perdonare?” aggiunse lei, sempre più emozionata.

Incredibile come l’odio poteva mutare in qualcosa di più sconvolgente e bello.

Lui non rispose, aveva deciso di azzardare il tutto e per tutto senza pensare al dopo. Così cancellò la poca distanza che li separava, posando dolcemente le labbra sulle sue.

Crystal si ritrovò con le braccia inermi lungo i fianchi e gli occhi chiusi, a pensare a quanto soffici fossero le labbra del ragazzo. Avevano un sapore tutto loro, indescrivibile, e avevano una delicatezza disarmante. Non riusciva a capire cosa provava esattamente in quel momento, sapeva solo che gli piaceva e basta.

Lui serrò istintivamente la presa sui suoi fianchi, attirandola a sé per far combaciare il corpo con il suo. Percepiva il calore che emanava e si sentiva percuotere dai brividi. Senza quasi accorgersene fece più pressione sulla sua bocca, facendola dischiudere lentamente per poi far scivolare la lingua tra le sue labbra.

Si baciarono teneramente, senza nessuna fretta di smettere. Ma, dopo qualche attimo, il bisogno richiese più trasporto e si ritrovarono a baciarsi con foga. Lei intrecciò le mani tra i suoi capelli, tirandolo appena verso di sé, e lui la spinse delicatamente contro uno degli specchi.

Inutile dire che, quando si separarono con lentezza, erano senza fiato e tremendamente imbarazzati. Poi JunHyung appoggiò la fronte contro quella della ragazza, rimanendo così e respirando insieme a lei.

-“Ed ora?” sussurrò, intrecciando le dita alle sue.

-“Ed ora boh…” rispose lei, sorridendo felice.

Lui si allontanò definitivamente, tenendola per mano ed avviandosi verso l’uscita della casa degli specchi.

-“Che risposta è boh?” replicò divertito, mentre uscivano dall’attrazione.

-“Una risposta come le altre.” ribatté decisa “Non capisco cosa vuoi dire con e ora.”

-“Ma è semplice: cosa siamo ora?” domandò, mentre andavano via dal Luna Park.

-“Amici, ovviamente.”

-“Ah, perché tu baci anche DongWoon?” la canzonò lui.

-“Stupido!” esclamò, tirandogli una lieve gomitata ed arrossendo visibilmente. “Siamo amici speciali.” si corresse.

-“Uhm…” finse di rifletterci su “Amici speciali… ok, sembra che suoni bene.” disse, prima di scoppiare a ridere.

Nessuno dei due riusciva a credere a ciò che era appena successo e non sapevano come comportarsi e come definirsi. Avevano paura di come si sarebbero svolte le cose dopo ciò.

-“Prendiamola come viene.” suggerì Crystal, ancora rossa in volto.

-“Provo a tradurre: proviamoci?”

-“Proviamoci!” esclamò lei, sorprendentemente felice.

Lui le sorrise, sentendosi leggero come non mai. Quale sarebbe stato il futuro del suo muro personale?

OMO! Alla fine sono passati circa dieci giorni anche stavolta, quindi mi espongo per il lancio di frutta e verdura, scegliete voi ciò che preferite tirarmi addosso ç_ç Comunque questo è il capitolo più lungo che abbia mai scritto, ed è anche il mio preferito! Finalmente entriamo nel vivo della situazione *__* Almeno questo mi consola, in contrapposizione con l'inizio della scuola -.-" Per colpa di ciò credo che manterrò questo ritmo di pubblicazione, non penso di riuscire a scrivere capitoli in meno tempo ormai, mi dispiace!! Comunque mi farebbe piacere cosa ne pensate ora che c'è più sostanza (?) nella storia xD Ora vi lascio, alla prossima! Kisses, Alice...

PS: Ringrazio come sempre chi legge e recensisce. Vi meritate una statua per la pazienza :))

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Interferenze ***


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Capitolo 7: “Interferenze”

Quel giorno, quando JunHyung rientrò in casa, i suoi amici non si lasciarono sfuggire la sua strana euforia, cercando di togliergli di bocca il motivo per cui era così felice.

-“Ehi, com’è andata oggi?” chiese per primo GiKwang, anche lui a conoscenza di come si era svolto più o meno il pomeriggio. “Sei riuscito a farti perdonare da quella ragazza?”

-“Mmm.” questa fu la risposta dell’interpellato.

-“Mmm?!” ripeté DongWoon, chiedendo tacitamente una delucidazione al riguardo.

-“Si, sono riuscito a farmi perdonare.” biascicò l’altro, con un’espressione ebete dipinta in faccia.

-“E cosa avete fatto di bello?” domandò ancora una volta GiKwang, sempre più curioso.

-“Siamo andati al Luna Park.” alzò le spalle, come se fosse ovvio.

-“Quello già lo sappiamo, scemo! Intendevo dire cosa avete fatto al Luna Park?” insistette il maggiore.

-“Oh beh, tante cose.” altra scrollata di spalle.

GiKwang scosse la testa, sconsolato e si alzò dalla sua postazione, ovvero di fronte al computer, per raggiungere l’amico.

-“O ti senti male o sei completamente andato!” sbottò, posandogli le mani sulle spalle “Ma, dato che non hai l’aspetto di uno malato, ne deduco che è successo qualcos’altro che ti ha reso così… così…imbecille!” schioccò le dita quando gli venne in mente la parola più adatta a descrivere lo stato del coinquilino.

-“Ehi, vacci piano con le offese, non sono imbecille!” replicò l’altro.

-“Ok, allora sei ubriaco? Fammi sentire l’alito!” alzò un sopracciglio circospetto.

Allora JunHyung gli diede una lieve spinta per allontanarlo da sé.

-“Ma la smetti di fare il deficiente?! Poi dici a me! Sai benissimo che non bevo.”

-“Ha ragione lui, Kiki. Temo che stai cominciando a perdere colpi.” si intromise il più piccolo dei tre, rivolgendosi al moro.

Quest’ultimo gli fece una linguaccia, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio come un bambino piccolo.

-“Uffa!” batté un piede per terra “Voglio solo sapere perché sei così felice! Sono curioso.” continuò, senza lasciar perdere la questione.

-“Mio dio!” esclamò il maggiore, roteando gli occhi “Certe volte sai essere peggio di YoSeob, ed è un’impresa ardua, credimi.”

-“Allora? Vuoi dirmi o no cosa è successo?” insistette di nuovo, ignorando volutamente il paragone con il loro amico.

-“DongWoon, ti prego, aiutami tu a liberarmi da questo investigatore apprendista!” si voltò per implorare il minore, invocando il suo aiuto.

-“Scordatelo, sono curioso anche io!” si sfregò le mani, divertito, ricordando una mosca che strofinava le zampette tra loro. “Tanto se non me lo dici te, me lo dirà lei, lo sai vero?”

-“Non vale, mi stai minacciando!” JunHyung si lasciò cadere sul divano, sprofondandoci letteralmente e mettendosi un cuscino sul viso.

GiKwang, non soddisfatto della situazione, glielo tolse di mano, scoprendogli il volto e costringendolo a guardarlo negli occhi.

-“O tu mi dici come sono andate le cose o ti butto fuori di casa!” sbottò.

-“Te sei pazzo, questo è poco ma sicuro.” borbottò la vittima di tutta quella curiosità “Dovresti imparare a farti gli affari tuoi.”

-“Hai ragione, ma dal momento che vivi sotto il mio stesso tetto e sei mio amico, beh, ritengo che questo sia un affar mio.”

-“E va bene, mi arrendo!” raddrizzò appena la schiena, per sedersi più compostamente “C- ci siamo baciati. Contenti ora?”

GiKwang tirò un urletto, sembrava peggio di una ragazza in piena crisi isterica, e un sorriso gli attraversò il volto da parte a parte.

-“Lo sapevo!” esclamò poi, abbracciando il più grande e lasciandolo letteralmente di sasso.

-“Te hai dei problemi seri, Kiki.” disse, ricambiando l’abbraccio con impaccio.

Nel mentre, DongWoon aveva sorriso soddisfatto, pensando già a come deridere l’amica il giorno successivo a scuola.

***

Il giorno dopo, Crystal si recò,come al solito, a scuola, ma stavolta non c’era JunHyung ad accompagnarla e lei si preoccupò un po’, temendo che dopo quel bacio lui non si sarebbe fatto più vedere.

 Inoltre, in classe dovette affrontare il terzo grado da parte di DongWoon, il quale voleva sapere tutto nei minimi dettagli e lei ne approfittò anche per chiedergli notizie dell’amico.

-“Come mai JunHyung non si è fatto vedere stamani?” domandò, con una punta di ansia nella voce.

-“Siamo già a questi livelli!?” esclamò l’amico, sorpreso e divertito insieme.

La ragazza lo guardò confusa, non capendo dove volesse arrivare con quell’uscita.

-“Nel senso che già ti preoccupi così tanto solo perché non l’hai visto stamani!?” spiegò “Comunque tranquilla, mi ha detto di riferirti che ti viene a prendere a fine mattinata.”

-“Mm…ok.” biascicò Crystal, strofinandosi gli occhi.

Passò il resto delle lezioni a pensare a lui e aspettando impazientemente la fine della mattinata scolastica per rivederlo. Quando suonò la campanella della ricreazione tirò un sospiro di sollievo, perché stava a significare che era già a metà mattinata, un altro paio di ore e l’avrebbe rivisto.

-“Io vado in bagno.” disse rivolta a DongWoon mentre si alzava elegantemente dalla sedia.

Poi uscì nel corridoio, riversandosi nella solita folla che popolava la scuola, e raggiunse a passo svelto il bagno delle ragazze, facendosi largo tra le persone. Con sua fortuna lo trovò vuoto e non dovette fare la fila, ma, mentre si stava lavando le mani, la porta si aprì facendo entrare… un ragazzo?

-“Ehi! Non dovresti stare qua dentro!” esclamò allora Crystal “Questo è il bagno delle ragazze!”

Lui le fece un sorrisetto sinistro, e cominciò ad avvicinarsi alla ragazza, la quale stava arretrando verso il muro dietro di lei.

-“Dici davvero?” chiese, fingendosi ingenuo.

-“S- si, dico davvero.” sussurrò “Se non esci immediatamente…u-urlo.”

Crystal stava cominciando davvero a spaventarsi e fissava con occhi impauriti la figura possente di colui che le stava di fronte. Dalle maniche della uniforme spuntavano due braccia decisamente muscolose, il che suggeriva che doveva essere un tipo abbastanza palestrato; i capelli neri come la pece gli coprivano leggermente gli occhi, anch’essi neri e freddi e quando parlava le labbra carnose si muovevano con sensualità.

La sua immagine ispirava tutto tranne che sicurezza e Crystal si ritrovò a rabbrividire di paura davanti a lui.

-“P- potrebbe arrivare qualcuno da un momento all’altro.” tentò così di raggirarlo.

-“La vedo dura, visto che davanti alla porta ci sono dei miei amichetti.” rispose con voce melliflua.

-“Chi sei? Cosa vuoi da me?” sbottò, cominciando anche ad innervosirsi.

Il ragazzo sconosciuto si fermò a pochi centimetri da lei, continuò a fissarla deciso e annuì a se stesso con un cenno del capo.

-“Tu dovresti essere Crystal, giusto?” insinuò poi, senza distogliere minimamente lo sguardo.

-“Non hai risposto alla mia domanda!” replicò lei, stringendo i pugni.

-“Ok, sei tu, mi avevano detto che hai un caratterino combattivo.” altro sorrisetto.

-“Tra un po’ suonerà la campanella e se non mi vedono rientrare in classe verranno a cercarmi!” come minaccia poteva bastare?

-“Oh, tranquilla, ho bisogno di pochissimo tempo per fare ciò che devo fare.” allungò una mano verso il suo volto, accarezzandole una guancia, ma lei si ritrasse prontamente a quel tocco, rabbrividendo di nuovo.

-“N- non mi toccare.” ringhiò tra i denti.

Lui rise fragorosamente, ritraendo la mano con estrema lentezza.

-“Non voglio farti niente, non preoccuparti, non sono così cattivo. Il mio compito è quello di metterti in guardia, mi hanno detto di riferirti di stare lontana da lui.

-“Lui chi?” sbottò, sempre più confusa.

-“Andiamo, non fare la finta tonta! Hai capito perfettamente a chi mi riferisco, se non erro ieri pomeriggio eravate insieme al Luna Park, no?”

Crystal spalancò gli occhi, non sapendo più cosa pensare, anche se aveva mille domande da fare.

-“C- chi ti ha detto di dirmi di stargli lontana?” chiese, con una punta di incertezza nella voce.

-“Questo non ti deve interessare, ti basti sapere che non si tratta di una cosa tanto semplice e che è bene che tu non ti immischi, lo dico per la tua incolumità. E poi…sei solo una delle tante, sarebbe un peccato se un gioiellino come te soffrisse inutilmente quando potrebbe evitarlo.”

-“N- non è vero, tu stai mentendo!” ormai aveva le lacrime agli occhi, sia per il nervoso che per l’ultima frase udita.

Lui si limitò a fissarla di nuovo negli occhi, poi uscì silenziosamente dal bagno, senza aggiungere altro. La ragazza appoggiò la testa al muro, cercando di regolarizzare il respiro e portandosi una mano sul petto, poi suonò la campanella e, dopo essersi sciacquata velocemente il viso, rientrò in classe.

-“Cry, è successo qualcosa?” domandò preoccupato DongWoon, notando la strana espressione che aveva l’amica.

Lei scosse energicamente il capo, sussurrandogli che era tutto ok, ma non riuscì a convincerlo pienamente.  Durante l’ultima ora di lezione aveva lo sguardo del tutto assente, e il ragazzo non si lasciò certo sfuggire quel particolare, provò anche a parlarle ma lei sembrava rifiutarsi di dargli spiegazioni.

Nonostante non glielo avesse detto, era più che sicura che non doveva fare parola con nessuno dell’incontro avvenuto in bagno, era sottinteso. Con nessuno…tranne con JunHyung, con lui ne avrebbe parlato senza ombra di dubbio, voleva delle spiegazioni.

***

JunHyung era già arrivato di fronte alla scuola, per aspettarla e riaccompagnarla a casa. Non riusciva a trattenere la propria felicità e non vedeva l’ora di poterla rivedere. Così era appoggiato alla macchina, con le braccia incrociate al petto e in attesa.

Sentì il suono della campanella, e pochi istanti dopo gli studenti cominciarono a riversarsi fuori dall’edificio. Lui allungò subito il collo alla ricerca di Crystal, impaziente come non mai.

In quel momento, un gruppo di ragazze gli passò davanti e sarebbe stata una cosa alquanto normale, se non fosse stato per quella voce e quel profumo fin troppo familiari che gli aveva appena inebriato le narici.

Fece una smorfia disgustosa, ma quando si voltò per verificare le sue supposizioni, il gruppetto era già scomparso alla sua vista.

Intanto il suo cuore aveva preso a scalpitare per la preoccupazione e dalle sue labbra uscì un verso sofferente.

Fortunatamente arrivò Crystal a riportarlo alla realtà e ad interrompere il flusso dei suoi pensieri. Di fronte a lei non poté non sorridere, anche se non riusciva ancora a togliersi dalla testa quanto appena accaduto.

-“Ciao.” sussurrò lei, scossa.

-“Ciao.” replicò il ragazzo, mentre il suo sorriso si spengeva all’istante.

La osservò attentamente, e gli mancò un battito. Era sicuramente successo qualcosa, e, probabilmente, voleva dire solo una cosa… lei era tornata.

 

 

Ehm, ehm *tossicchia imbarazzata* Chiedo venia! Chiedo venia! Chiedo venia! *si butta a terra, inginocchiandosi ed implorando perdono* Non pensavo che il rientro a scuola mi avrebbe impegnato così tanto, mi ha letteralmente privato di ogni fonte di ispirazione! o.O Spero davvero mi perdoniate e che non abbiate già deciso di abbandonarmi, nonostante me lo meriterei xD Comunque, in questo nuovo capitolo abbiamo due nuove entrate... che ne pensate? Che ruolo potrebbero avere nella storia, e cosa hanno a che fare con i protagonisti?? Misterooo *gesticola con le mani* Spero che, nonostante il mio ritardo vi sia piaicuto comunque questo capitolo! Alla prossima! (che non arriverà molto preso ç_ç) Kisses, Alice... *^*
PS: Come sempre ringrazio coloro che hanno ancora la voglia e la pazienza di recensirmi, vi dovrei fare una statua :)) Thanks!! 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: I want an explanation ***


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Capitolo 8: “I want an explanation…”

 

Era sicuramente successo qualcosa, e, probabilmente, voleva dire solo una cosa… lei era tornata.

Crystal lo stava guardando con sguardo smarrito, come se non riuscisse a capire cosa ci stava facendo di fronte a lui in quel momento. Lo sguardo che, invece, le stava rivolgendo lui era colmo di preoccupazione ma lei sembrava non accorgersene.

Così, senza dire una parola, raggiunse velocemente lo sportello della macchina aspettando che JunHyung l’aprisse. Il ragazzo si passò una mano tra i capelli sospirando lievemente e aprì l’auto con uno scatto della chiave per poi salire al posto del conducente.

Allora aspettò pazientemente che anche lei fosse salita e si fosse agganciata la cintura, e, dopo aver tratto un respiro profondo per infondersi un po’ di coraggio, si fece forza e decise di rompere il silenzio una volta per tutte.

-“B-buongiorno eh!” non era da lui balbettare, ma quella era una circostanza più che speciale, e, se le sue supposizioni erano vere quella non sarebbe stata ne la prima ne l’ultima volta.

-“Buongiorno.” quello che uscì dalle labbra di lei sembrava più un mugolio soffocato.

-“E’ successo qualcosa?” strinse appena il volante mentre metteva in moto.

-“Forse…” la ragazza cominciò a giocherellare con una ciocca dei propri capelli, sottoponendoli ad una vera e propria tortura.

JunHyung fece retromarcia per uscire dal parcheggio e si insinuò con l’auto nella strada principale cominciando a guidare verso casa della ragazza.

-“Il tuo forse lo interpreto come un si, quindi ti pregherei di spiegarmi cosa è successo.” aggiunse una volta che ebbe il controllo totale sulla strada.

-“Se qui c’è qualcuno che deve dare delle spiegazioni non sono certo io.” replicò con tono distaccato lei.

-“Hai ragione – altro sospiro – ma se tu mi dicessi cosa diamine è successo potrei riuscire a spiegarmi meglio, non credi?” le lanciò uno sguardo di sbieco.

-“Mm – fece una smorfia – diciamo che mi hanno quasi minacciato.”

Stavolta il ragazzo si ritrovò a serrare con forza i pugni intorno al volante, facendo diventare le nocche bianche, e si morse il labbro. Nonostante la situazione suggerisse tutt’altro, Crystal pensò che quel gesto sembrava maledettamente sexy e si maledisse mentalmente per aver pensato una cosa del genere in quel momento.

-“In che senso ti hanno quasi minacciato?” digrignò appena i denti, cercando di mantenere lo sguardo fisso sulla strada, ma con scarsi risultati. Infatti sbirciava continuamente in direzione della ragazza per osservare le sue reazioni.

-“Nel senso che qualcuno è venuto a dirmi di starti lontano e di non immischiarmi.”

-“Descrivimi questo qualcuno.” disse lui senza troppi giri di parole.

-“E’ un ragazzo abbastanza alto, muscoloso il giusto, occhi e capelli scuri e labbra carnose. Ricordo solo questo.”

-“Merda!” sbottò JunHyung picchiando una mano sul volante e rischiando così di farsi quasi male.

-“Che c’è?” chiese preoccupata “Lo conosci forse?”

-“Certo che lo conosco!”

-“E si può sapere chi è? Anzi, vorrei sapere tutto, dall’inizio alla fine.” Crystal inclinò la testa di lato come se ciò le facilitasse l’ascolto e si voltò completamente verso di lui mentre accostava vicino al marciapiede e spengeva momentaneamente il motore. Erano già arrivati a casa.

-“Sei giunta a destinazione.” borbottò lui ignorando volutamente la sua domanda.

-“Non me ne frega niente se sono arrivata, voglio delle spiegazioni! E subito!”

-“Hai tutto il diritto di sapere. Ma ora non è il momento giusto.”

-“E quando avresti intenzione di dirmelo, sentiamo!?” incrociò le braccia al petto decisamente seccata.

-“Crystal, per favore, non ora…” la guardò direttamente negli occhi supplicandola.

Lei avrebbe voluto ribattere che non voleva aspettare, ma lo sguardo che si era incatenato al suo le impediva anche solo di pensare, figuriamoci di controbattere.

L’unica cosa che fu in grado di fare fu quella di avvicinare lentamente una mano al suo volto per sfiorarlo appena con la punta delle dita a mo’di carezza.

-“I- io non voglio starti lontana, ma voglio sapere a cosa vado incontro, mi sembra lecito.”

Lui posò una mano sopra la sua facendo così intrecciare le loro dita ed inspirò profondamente socchiudendo appena gli occhi.

-“Ok, ma te la faccio breve perché devi andare a casa e non mi basterebbe il tempo.” aspettò il suo cenno d’assenso per poi proseguire. “In poche parole circa due anni fa ho avuto una storia importante con una ragazza altolocata, e quando dico altolocata significa che dietro ai soldi vi sono anche fatti illegali. Fatto sta che era diventata insostenibile e sono sparito dalla sua vita senza dirle una parola…lo so, ho sbagliato, ma non sapevo come venirne fuori. Sapevo che avrebbe fatto di tutto per ritrovarmi, e a quanto pare ci è riuscita e, ovviamente, non è da sola…”

Aspettò per darle il tempo di assimilare quanto appena ascoltato.

-“E quel ragazzo che ti ho descritto prima chi sarebbe?”

-“Uno del giro, si chiama Jongin.”

-“In che senso uno del giro?” era sempre più confusa e faticava a stargli dietro, mentre la testa le girava debolmente.

-“Non è facile da spiegare, e richiederebbe tempo che noi non abbiamo a disposizione. Ti prometto che ti dirò tutto, ma ripeto che ora non è il caso.”

-“M- ma…” provò a replicare ma lui la fermò prima che potesse farlo posandole due dita sulle labbra.

-“Fidati di me, bimba.” sussurrò a pochi centimetri dal suo viso.

Inutile dire che lei arrossì violentemente nel sentirsi chiamare così e fu percossa da una lieve scossa di brividi, dimenticandosi l’argomento che stavano trattando fino ad un attimo prima. Così si ritrovò ad annuire con un cenno del capo senza esserne realmente consapevole.

JunHyung accennò un sorriso, increspando appena un angolo delle labbra. Poi cancellò ogni distanza che li separava e sostituì le dita con le labbra, dandole un bacio appena sfiorato.

-“Lo stai facendo apposta.” sussurrò lei nel bacio.

-“Forse…” replicò lui separandosi dalle sue labbra per poi guardarla negli occhi. “Ti conviene andare, altrimenti i tuoi si preoccupano. Ci sentiamo, ok?” le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le accarezzò una guancia con il dorso della mano.

-“Ok, sappi che poi dovrai spiegarmi tutto nei minimi dettagli.” disse aprendo lo sportello della macchina e scendendo.

-“Certo bimba! Ah! Non ti stai dimenticando qualcosa?” sorrise divertito.

Crystal si voltò corrugando la fronte poi si sporse appena verso il posto del conducente per dargli un altro bacio a fior di labbra e quando si allontanò lui scoppiò a ridere.

-“Ehi! Cos’hai da ridere?” sbottò innervosita e anche un po’ imbarazzata.

-“Io mi stavo riferendo al tuo zaino quando ti ho chiesto se stavi dimenticando qualcosa, comunque mi va più che bene anche così.” continuò a ridere e si beccò uno schiaffo sul braccio.

-“Stupido!” borbottò la ragazza, recuperando lo zaino e mettendoselo in spalla.

-“Si, anche io ti voglio bene… bimba.” le lanciò un bacio ridacchiando sotto i baffi e lei gli fece una linguaccia per poi avviarsi verso la porta d’ingresso del palazzo in cui viveva.

Non appena furono entrambi soli i loro sorrisi si spensero contemporaneamente, e nelle loro menti si agitavano pensieri tutt’altro che divertenti.

Una complicazione minacciava la loro relazione appena cominciata. Cos’avrebbero dovuto fare ora? JunHyung doveva darle ulteriori spiegazioni per decidere come procedere.

Quindi si ponevano una sola domanda a vicenda.

Crystal si stava chiedendo se sarebbe riuscita ad uscirne.

JunHyung si stava chiedendo se sarebbe riuscito ad uscirne di nuovo.


Ehm, ehm! *tossicchia imbarazzata* Ma ciao a tutti! >///< Ok, dopo questa mia lunga assenza non vi dico nemmeno che potete tirarmi addosso tutte le verdure o tutta la frutta che volete, credo sia abbastanza scontato. OMO! Giuro che fosse per me aggiornerei tutti i santissimi giorni, ma di questi tempi la mia ispirazione vaneggia, a quanto pare sente la crisi pure lei.  Detto ciò, premetto che questo capitolo è una sorte di ponte per quello successivo, infatti non ci sono svolgimenti particolarmente significativi, ma si tratta più che altro di una delucidazione di quanto accaduto in quello precedente. Nonostante ciò, spero vivamente che vi sia piaciuto! *^* Come ogni volta non so quando sarò in grado di postare quello successivo, ma viste le vacanze natalizie che bussano alla porta si spera che stavolta sia in grado di rivedervi prima dell'ultima! xD  Alla prossima! Kisses, Alice...

PS: Ora passiamo alle cose serie: Come state???!!! Ci sono stati bei cambiamenti nelle vostre vite? *si fa gli affari altrui*  Volevo anche ringraziare coloro che mi hanno recensito il capitolo precedente, ogni volta mi stupisco della vostra pazienza di starmi ancora dietro :))  ILOVEYOU! *-*

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Remember ***


Capitolo 9: “Remember”

Quel giorno, Crystal pranzò in assoluto silenzio sotto lo sguardo preoccupato dei suoi genitori, i quali tentavano inutilmente di inserirla nella loro solita conversazione pomeridiana. Non riuscì nemmeno a finire ciò che aveva nel piatto, cosa che fece accigliare sua madre visto che le uniche volte che Crystal lasciava degli avanzi erano quando stava male.

-“Tutto ok?” le chiese allora Ingrid, guardandola con amorevole maternità mentre protendeva una mano per accarezzarle i capelli.

La ragazza si limitò ad una scrollata di spalle e rimase in costante silenzio, come se avesse perso la capacità di parlare e avesse potuto comunicare solo a gesti.

Il padre, il quale aveva cercato di rimanere indifferente alla situazione poiché pensava che si trattasse di semplice stanchezza dovuta alla scuola, intervenne dandole una lieve pacca sulla spalla.

-“Su con il morale!” esclamò sorridendo e ricevendo così un’occhiataccia da parte della moglie che lo stava decisamente incenerendo con lo sguardo. “M – ma…” provò a replicare qualcosa in sua difesa ma l’espressione di Ingrid gli fece cambiare repentinamente idea.

Crystal però, aveva abbozzato un lieve sorriso, apprezzando il tentativo del padre di tirarla su di morale, nonostante non vi fosse riuscito neanche un po’.

-“C’è qualcosa che non va?” continuò la mamma, scompigliandole leggermente il ciuffo che le ricadeva sbarazzino sulla fronte.

-“No, tutto ok, sono solo molto stanca.” questa fu la scusa che riversò ai suoi genitori, convincendo poco entrambi.

Ma si sa che quando una figlia non è dell’umore giusto e ha deciso di starsene zitta, conviene non insistere per sforzarla di parlare, altrimenti potrebbero aprirsi le porte dell’inferno.

-“Dato che non ho molto appetito e ritengo di aver finito di mangiare… posso andare a studiare?” azzardò Crystal, guardandoli uno alla volta.

-“C – certo, vai pure.” rispose sua madre, decisamente colta alla sprovvista da quella domanda.

La ragazza non se lo fece ripetere un’altra volta e, dopo essersi alzata da tavola, costrinse le proprie gambe a raggiungere velocemente il suo rifugio, nonché la sua amata camera, per poi buttarsi di peso sul letto.

Possibile che nell’esatto istante in cui aveva di nuovo trovato il sorriso, era arrivato qualcos’altro per portarglielo via?

Crystal si mise a pancia in su con le mani congiunte sopra lo stomaco, intenta a fissare il soffitto senza un pensiero preciso in testa.

In quel momento la sua mente era solo un ammasso inutile di confusione totale, e per quanto tentasse di riemergere da quello stato confusionale, le sembrava solo di affondare sempre di più.

Sempre con un atteggiamento alquanto passivo estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans per fissare il display sperando in qualche segnale. Mentre stava per rimetterlo dov’era, la suoneria cominciò a  riecheggiare tra le mura della stanza.

Così, dopo aver dato la conferma alla chiamata, avvicinò il cellulare all’orecchio in attesa.

***  

Da quando aveva lasciato Crystal a casa, Jun non si dava pace mentre mille pensieri vorticavano fastidiosamente nella sua mente. Se c’era qualcosa che odiava era proprio non riuscire a controllare ciò che gli passava per la testa.

Secondo lui non c’era niente di più odioso dell’essere vittima dei propri pensieri, perché non li concepivi te di tua spontanea volontà, ma erano loro che si artigliavano nella tua testa senza chiedere il permesso e dandoti il tormento.

Anche ora che se ne stava disteso sul divano era controllato da quell’insieme di frasi e suoni che risuonavano dolorosamente nel suo cranio. Perlomeno aveva avuto la fortuna di trovare la casa vuota, altrimenti GiKwang e DongWoon lo avrebbero interrogato per scoprire il motivo del suo stato d’animo facendolo sentire ancora peggio.

Per provare a darsi una calmata afferrò il telefono dal tavolino posto accanto al divano e compose il numero di Crystal, che sapeva già a memoria nonostante glielo avesse dato Woonie solo un paio di giorni prima e non lo avesse mai composto.

Fu questione di un solo squillo e una voce femminile e familiare rispose con una punta di incertezza.

-“C – Crystal?” chiese, per assicurarsi di non aver sbagliato numero.

Dall’altra parte percepì un lieve sbuffo e non poté non sorridere.

-“No, Britney Spears.” replicò.

 Nonostante non fossero in una delle situazioni migliori, li bastava sentire le loro voci per sentirsi rincuorati e felici almeno in parte.

-“Wow, allora ho fatto proprio un bell’affare a sbagliare numero!” scherzò mentre tamburellava le dita sulla propria pancia.

-“E dai, smetti di fare lo scemo e dimmi piuttosto per quale motivo mi hai chiamato…?” non era propriamente una domanda, più che altro un ordine.

-“Mi chiedevo se oggi sei occupata… credo che dovremmo parlare.” disse, riacquistando quella poca serietà che gli rimaneva.

-“Non mi dire che finalmente te ne sei accorto?! Comunque sono libera, anzi, ti sarei enormemente grata se mi delucidassi l’intera questione. Quindi, dimmi l’ora, il luogo, come e perché. Ah no, il perché già me l’hai detto.”

Sull’ultima frase gli parve quasi di vederla sorridere, ed effettivamente Crystal aveva un angolo della bocca appena rivolto verso l’alto.

-“Ti passo a prendere io tra un quarto d’ora, dove andremo ancora non lo so, ma tranquilla cercherò di rimanere nei confini nazionali.”

Non le diede nemmeno il tempo per ribattere qualcosa che riattaccò, alzandosi di scatto dal divano per andare da lei.

***  

-“Ma non so se faccio in tem…” Crystal non ebbe occasione di  terminare la frase perché la linea era già caduta “…po.”

Allora la ragazza sospirò passandosi una mano tra i capelli e si tirò su con il busto per guardarsi intorno spaesata. Un quarto d’ora.

Tra un quarto d’ora avrebbe potuto avere delle risposte… forse, dato che, conoscendolo, avrebbe cercato di essere il più misterioso possibile. Ma lei, testarda com’era, avrebbe fatto tutto il possibile per estorcergli tutta la verità.

Uscì dalla camera con impressionante velocità e corse in bagno a darsi una sistemata veloce e a lavarsi i denti, visto che prima aveva la testa altrove per farlo.

Una volta terminato tornò in cucina dove avvertì i genitori che sarebbe uscita per andare a prendere una cosa di cui aveva assolutamente bisogno in centro.

I due si guardarono sempre più stupiti dal comportamento della figlia e scrollarono le spalle non sapendo cos’altro dire o fare.

Crystal non aveva aspettato nemmeno il loro consenso che si era già precipitata fuori casa e aspettò pazientemente la solita macchina nera che ormai conosceva fin troppo bene.

Fu questione di pochi attimi e vide l’auto che attendeva svoltare l’angolo per poi fermarsi proprio davanti a lei. Il finestrino si abbassò automaticamente e la voce di lui la raggiunse all’istante.

-“Sali o aspetti il mio invito ufficiale?” sempre il solito sbruffone. Nonostante tutto non era cambiato di una virgola, ma a lei piaceva proprio così.

-“Un po’ di galanteria non fa certo male.” replicò divertita mentre saliva in macchina e si allacciava la cintura. “Allora, dove andiamo?”

-“In centro a fare una passeggiata al parco, lontano da orecchi indiscreti.” rispose lanciandole un’occhiata di sbieco e rimettendo in moto.

-“Non vedo l’ora di sentire la tua affascinante storia.” lo prese un po’ in giro.

-“Oh, io non sarei così impaziente di conoscerla, dopo potresti pentirti di avermi conosciuto.”

Quella frase le fece salire un brivido lungo la spina dorsale e scosse la testa come a scacciare via quella brutta sensazione di disagio.

-“Smettila di fare lo scemo!” esclamò allora, con una punta di acidità nella voce.

Lui non rispose e guidò fino al parcheggio di fronte al parco, proprio dove aveva lasciato la macchina anche la volta che erano andati al Luna Park.

Una volta scesi entrambi dall’auto le si avvicinò e la prese per mano mentre si avviavano verso il cancello che consentiva loro l’entrata al parco e lei fu colta da un altro brivido quando le loro dita si intrecciarono automaticamente tra di loro.

I primi minuti della passeggiata li passarono in silenzio, come se stessero aspettando di addentrarsi meglio in quella fitta vegetazione nel mezzo della città che distaccava per ambiente dai palazzi circostanti.

-“Allora… da dove potrei cominciare?”domandò in un sussurro flebile JunHyung.

-“Non chiederlo a me.” rispose lei accennando un sorriso timido mentre indicava una panchina lì vicina proponendo tacitamente di sedersi.

In meno che non si dica si ritrovarono entrambi seduti, l’uno di fianco all’altra, e stretti in un dolce abbraccio.

Crystal teneva la testa appoggiata sulla spalla di lui ed inspirò per un attimo il suo profumo, chiudendo gli occhi,  e senza pensare ad altro se non al batticuore che le causava ogni volta la sua vicinanza.

Lui, invece, posò il mento sopra i suoi capelli, avvolgendo le braccia intorno alle sue spalle e avvicinandola delicatamente a sé, come se in qualche modo avesse voluto impedirle di scappare da lui.

-“Sto aspettando…” sussurrò la ragazza in attesa dell’inizio del racconto.

-“Ponimi qualche domanda, così mi riuscirebbe meglio informarti su ciò che vuoi sapere tu.”

-“Mmh – si portò un indice alle labbra con fare pensoso – innanzitutto vorrei sapere il nome di lei, per pura curiosità.”

-“Si chiama JinKyung.” una smorfia si impossessò del suo volto alla pronuncia di quel nome.

-“Sei sicuro che l’incontro che ho avuto io nel bagno sia collegato a lei?”

-“Più che sicuro, l’ho vista fuori dalla tua scuola, temo che abbia cominciato a frequentarla anche lei.”

-“E questo Jongin chi sarebbe di preciso? Stamani hai detto che è uno del giro…”

JunHyung trasse un respiro profondo, cercando le parole giuste per spiegarle come stavano le cose.

-“Cercherò di spiegarti tutto dal principio, così capirai meglio… pronta?”

Con l’indice le alzò il viso per guardarla negli occhi e le annuì con un cenno del capo deciso.

-“Lei frequentava la mia stessa scuola e mi si avvicinò. Era la classica ragazza popolare che quando mette gli occhi su qualcosa fa di tutto affinché le appartenga, ed io ero nel posto sbagliato al momento sbagliato. Mi tormentò nel vero senso della parola, e alla fine mi costrinse a credere di ricambiare i suoi sentimenti, e credimi se dico che tuttora non mi capacito di come abbia fatto. Fatto sta che venni a sapere che i nostri rispettivi genitori si conoscevano dai tempi dell’infanzia, e progettavano già il nostro futuro.”

Fece una pausa per farle assimilare l’introduzione, poi riprese sotto lo sguardo incoraggiante che lei gli rivolse.

-“Lei aveva la sua cerchia di amiche e di amici e mi inoltrò in quel giro di conoscenze che non riuscivo ad apprezzare per niente. Si credevano tutti superiori e si davano delle arie e quel comportamento non  mi andava proprio giù. Come se non bastasse scoprii che i suoi genitori erano coinvolti in brutti affari, ed era proprio questo traffico illegale a permettere loro la posizione altolocata all’interno della società.”

-“Scusa se ti interrompo… ma per brutti affari cosa intendi?” chiese Crystal.

-“Intendo truffe, erano dei truffatori in tutto e per tutto, persino nella scelta delle loro amicizie.”

-“E – e i tuoi genitori lo sapevano?” azzardò la ragazza.

Quella domanda lo colpì violentemente al petto, era meglio se non glielo avesse chiesto. Sentii un lieve bruciore alle guance e gli angoli degli occhi cominciarono a pizzicargli. Non poteva permettersi di piangere, non ora, non lui.

Insomma, era o non era lo strafottente JunHyung? No, non lo era più grazie a lei.

Forse ricordare era proprio ciò di cui aveva bisogno, e nessuno meglio di lei poteva ascoltare il suo sfogo.

-“No, loro non lo sapevano – sospirò scuotendo amaramente la testa, mentre la voce gli tremava – ma nonostante ciò, furono coinvolti a loro insaputa.”

-“E com’è finita? Ne sono usciti?”

Quella di Crystal non era curiosità, non voleva sapere gli affari loro, non voleva “spettegolare”, ma aveva notato che lui aveva bisogno di parlarne e le sue domande lo aiutavano a liberarsi di quel peso.

-“L – loro sono… morti.” l’ultima parola fu appena sussurrata dalle sue labbra.

La ragazza si irrigidì nel sentire quella frase ed ebbe bisogno di un paio di secondi per assimilare tutto mentre una lacrima solitaria le attraversava la guancia, quando si rese effettivamente conto di ciò che aveva appena udito lo strinse in un abbraccio mozzafiato, cercando di fargli arrivare tutto il suo conforto.

-“S – scusami, io non immaginavo che…” Crystal lasciò la frase in sospeso, incapace di proseguire.

Intanto JunHyung stava combattendo contro le lacrime che minacciavano di fuoriuscire. Non voleva mostrarsi così debole e fragile, non davanti a lei, perché ora come ora aveva bisogno solo di forza.

Cristo! Era riuscito a trattenerle per ben due anni, perché proprio ora doveva sentirsi così impotente?!

Poi riprese coraggio e continuò il racconto della sua “vita”.

-“Morirono per uno stupido incidente, solo perché li avevano scambiati per i genitori di JinKyung. Da quel momento odiai tutto e tutti, soprattutto lei e fuggii senza dirle niente. Fortunatamente avevo i miei amici e Kikwang mi accolse a braccia aperte offrendomi ospitalità nella sua casa.”

-“Ma quindi lei non è di Seoul, giusto?”

-“Giusto, noi vivevamo a Busan.”

-“E come facevi a conoscere Kikwang e avere degli amici qui a Seoul?”

-“Perché io sono nato qui e la mia infanzia l’ho passata qui. Mi trasferii con i miei a Busan perché a loro mancava il loro paese d’origine, all’età di undici anni circa. E durante la mia vita là, rimasi in contatto con Kikwang e gli altri.”

-“Cambiando un attimo argomento… Jongin fa parte della cerchia di amici di lei?”

-“Esattamente, e i suoi amici fanno sempre ciò che lei chiede loro.”

-“Grazie…” sussurrò Crystal stringendosi ancora di più a lui.

JunHyung le rivolse uno sguardo interrogatorio, non capendo l’origine del suo ringraziamento.

-“Di cosa?” chiese infatti subito dopo.

-“Di aver condiviso il tuo passato con me.” rispose lei, alzando lo sguardo per ritrovarsi con il volto a pochi centimetri dal suo. “E sappi che mi dispiace moltissimo per i tuoi genitori, davvero. I- io…”

-“Sshh!” le posò un dito sulle labbra impedendole di continuare “Non occorre che tu dica niente.” le sorrise dolcemente avvicinandola ancora di più a sé.

I loro sguardi si incatenarono l’uno all’altro e non si accorsero nemmeno che i loro volti si erano avvicinati tanto che i loro nasi già si sfioravano. Non si sarebbero nemmeno resi conto del bacio che si stavano scambiando se non fosse stato per la scarica elettrica che aveva attraversato entrambi al momento del contatto tra le loro labbra.

Lui fece appena pressione su quelle della ragazza, la quale dischiuse prontamente le sue per permettere alle loro lingue di intrecciarsi e sfiorarsi ripetutamente dando così vita ad un dolce bacio.

Era un bacio diverso dagli altri. Aveva un gusto amaro nei loro cuori, ma allo stesso tempo pieno di dolcezza e passione.

 Era uno di quei baci strazianti e appaganti allo stesso tempo.

Era un bacio più unico che raro.

Ci sarebbe voluto ben più di una ragazzina capricciosa per separarli.

 


La-la-la *canticchia felice* Buon Salve a tutti, e soprattutto Buon Anno!! Come avete passato le feste?? Spero bene :))  Comunque sono riuscita a scrivere un capitolo abbastanza decente dopo tanto!! Deve essere stato Babbo Natale che, avendo letto la mia letterina, ha deciso di regalarmi l'ispirazione xD Ah, dovrei fare una piccola precisazione per farvi capire un po' meglio l'intensità del personaggio di Jongin: sarebbe KAI degli EXO K, non so se ce l'avete presente ^^ Detto ciò, credo di aver sclerato abbastanza! Quindi... alla prossimaaa! Kiss, Alice...

PS: Grazie mille a chi continua a recensirmi anche se non lo meriterei! E grazie anche ai nuovi recensori  *^*

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: First Meeting ***


Capitolo 10: “First meeting”

Anche quella mattina le toccava andare a scuola, e, dopo la discussione avuta con JunHyung il giorno precedente, era particolarmente svogliata.

Senza alcun motivo l’idea di poter incontrare JinKyung la rendeva inquieta e anche un po’ intimorita. Un confronto diretto con lei avrebbe portato a qualcosa di buono? Ne dubitava fortemente.

Si lasciò cadere sulla sedia di peso dopo aver buttato in malo modo lo zaino per terra, ai piedi del banco e gonfiò appena le guance per poi soffiare fuori l’aria che aveva accumulato.

Come al solito DongWoon le si sedette di fianco elegantemente, facendola sentire alquanto inadeguata vista la sua mancata delicatezza in quella circostanza.

-“Qualcosa ti turba?” le chiese a bassa voce dopo essersi avvicinato di poco al suo volto.

-“Sinceramente più di una cosa, ma non ho nessuna voglia di parlarne.”

-“Ehi! Ti sei alzata male stamani?” DongWoon strabuzzò appena gli occhi alla sua risposta abbastanza secca.

-“Può darsi… scusa.” Crystal si passò una mano tra i capelli sospirando.

-“Non ti preoccupare, a tutti capitano i periodi no.” si strinse nelle spalle accennando un sorriso mentre estraeva il libro di matematica con il quaderno di appunti.

-“Gli hai capiti gli esercizi per oggi?” domandò la ragazza, ricordandosi improvvisamente di avere quella materia alla prima ora. “Certo che gli hai capiti, quando mai non capisci qualcosa.” si rispose da sola.

DongWoon inclinò la testa di lato guardandola incuriosito e poi scoppiò a ridere mentre le passava il quaderno con gli esercizi fatti ordinatamente.

-“Tu no vero?” ridacchiò divertito “Copiali velocemente, poi vedo se riesco a rispiegarteli durante la lezione.”

-“Grazie Woonie, senza di te sarei semplicemente spacciata.” gli diede un bacio veloce sulla guancia e si fiondò sul proprio quaderno armata di penna e di forza di volontà.

Riuscì a finirli di scrivere tutti appena in tempo, mentre il loro insegnate faceva la sua entrata in classe, costringendo così tutti gli studenti ad alzarsi in piedi per dare il buongiorno.

Le lezioni si susseguirono una dopo l’altra con la solita noia quotidiana. Tutti i suoi compagni seguivano attentamente ciò che gli insegnanti spiegavano e sembravano pendere rapiti dalle loro labbra.

Lei, invece, si sentiva tremendamente fuori posto. Non riusciva a trovare il giusto fascino nello stare a scuola, preferiva di gran lunga imparare da sola, perché ciò che riteneva davvero interessante non veniva mai insegnato dai libri scolastici, ma bensì si apprendeva guardandosi intorno.

E questo era ciò che lei amava fare, guardarsi intorno per osservare ciò che la circondava e farne tesoro quando serviva. Con quei pensieri il suono della campanella di ricreazione arrivò più velocemente del previsto.

Quella volta decise di uscire nel cortile dell’edificio per prendere un po’ d’aria.

-“Dove vai?” le domandò l’amico.

-“Nel cortile.” sussurrò lei prima di scomparire dalla vista del ragazzo.

Si era letteralmente fiondata fuori senza troppi complimenti e si era seduta sul muretto del cortile, con le gambe che penzolavano leggermente con un ritmo costante.

Era una giornata abbastanza bella, il Sole veniva coperto raramente da qualche nube di passaggio, e la temperatura era primaverile, non per altro avevano cambiato la divisa scolastica con quella più leggera.

Crystal si perse ad osservare il cielo, ignara degli studenti che le sfrecciavano davanti schiamazzando allegramente. Ebbe un momento di nostalgia e cominciò a fare un breve viaggio mentale nel passato.

Non era stato sempre facile riuscire ad interagire con gli altri, nonostante la sua spiccata solarità tendeva anche a isolarsi, il che può considerarsi una sorta di contraddizione, ma era così.

Si sentiva diversa dagli altri e, pur sapendo che era solo una sua idea malsana, temeva di risultare strana agli occhi altrui. Forse perché lei non aveva gli occhi a mandorla che da piccola aveva tanto desiderato avere, forse perché le sue tradizioni non erano le stesse che avevano i suoi compagni, fatto sta che si sentiva discriminata senza esserlo davvero.

Fortunatamente crescendo aveva capito l’assurdità di quella cosa, e grazie all’aiuto degli amici aveva totalmente eliminato quella sensazione di disagio che la attanagliava ogni qualvolta si trovava in un posto affollato.

Proprio mentre pensava a queste cose le passò davanti un gruppo di ragazze che non aveva mai visto, ma solo una di loro attirò la sua attenzione, quando la sentì chiamare dalle amiche.

Era lei.

Nell’esatto istante in cui lo pensò JinKyung alzò lo sguardo ed incrociò il suo. Non sembrava poi così antipatica dall’espressione che aveva in quel momento. Pareva piuttosto una ragazza che sentiva la mancanza d’affetto e che puntava tutto sull’esteriorità, ma niente di più.

I loro occhi rimasero a scrutarsi solo per poco più di un secondo, poi Crystal distolse lo sguardo, sentendo le proprie guance imporporarsi lievemente e si fissò le ginocchia posandovi sopra le mani.

Quando rialzò gli occhi le ragazze non c’erano più, ma al loro posto si trovò davanti il ragazzo che la volta prima l’aveva provocata nel bagno.

-“Jongin?” chiese corrugando la fronte.

-“Come fai a sapere il mio nome?” replicò l’altro, scrutandola attentamente.

La ragazza si morse la lingua, maledicendosi per non essere stata più cauta e lo guardò quasi con un cenno di sfida.

-“Affari miei. Piuttosto tu cosa vuoi da me?” sbottò.

-“Lo sai cosa voglio, te l’ho già detto l’altra volta. Devi smetterla di frequentarlo, lui porta solo sofferenza, sto solo cercando di metterti in guardia.”

-“Si, come no. A te interessa solo quello che può far piacere alla tua amichetta, no?” saltò giù dal muretto guardandolo dritto negli occhi.

-“E tu che ne sai?” ridusse gli occhi a due fessure passandosi una mano tra i capelli. “Non dirmi che… gli hai detto di me?”

Crystal rimase in silenzio, abbassando il capo con fare colpevole. Mentire non era decisamente una delle sue doti migliori.

Il ragazzo la afferrò con forza per un polso e la accompagno in un luogo più appartato, appena dietro ad una colonnina di cemento e ce la spinse quasi contro prendendola per le spalle.

-“Ti avevo detto di stare zitta!” sibilò alzando gli occhi al cielo. “Non capisci che così complichi tutto?”

-“Non me ne frega niente se rovino i vostri stupidi piani. Lui aveva il diritto di saperlo!”

-“Abbassa la voce, stupida.” le posò una mano sulla bocca per affievolire il suono della sua voce.

-“Stupido sarai te.” bofonchiò contro la sua mano prima di mordergliela appena.

-“Aish!” ritrasse subito la mano guardandola in cagnesco. “Io lo sto facendo davvero per te, non sto mentendo. Lei non mi ha chiesto proprio niente, ok? Ti sto mettendo in guardia perché se non lo facessi io poi sarà lei che verrà a cercarti, e allora si che ci saranno problemi.” disse quelle parole come se avesse dovuto fare una fatica immensa.

-“Chi me lo dice che non mi stai mentendo? In fondo neanche mi conosci!” lo guardava con un’espressione allibita, incapace di credere alle proprie orecchie.

-“E’ qui che ti sbagli. Possibile che non ti ricordi di me?” la fissò negli occhi, mordendosi quasi con forza il labbro inferiore.

-“Perché dovrei ricordarmi di te?” era sempre più sconvolta e si sforzava di comprendere cosa avesse voluto dire lui con quelle parole.

-“Yah! Lascia perdere.” voltò velocemente la testa di lato, distogliendo così lo sguardo dal suo. “Comunque ora che lui lo sa è un problema. Se lui e lei dovessero incontrarsi e a JunHyung scappasse il mio nome sarei nei guai, verrebbe sicuramente a chiedermi perché ti ho cercato e non potrei dirle mai la verità.” sospirò, come se fosse stato un sospiro esasperato.

-“La verità? Quale verità? Dio, non ci capisco niente così.” si prese la testa tra le mani scuotendola leggermente, come se ciò potesse aiutarla a fare maggiore chiarezza sulla situazione che si stava venendo a creare.

Lui riportò lo sguardo sul suo, e la ragazza poté leggervi uno strano bagliore, quasi come se lui cercasse di dirle con gli occhi ciò che non poteva dirle a parole.

Poi avvenne l’imprevedibile, lui avvicinò il volto al suo fino a far sfiorare i loro nasi, senza smettere di guardarla negli occhi, mentre le cingeva i fianchi con le braccia.

Crystal era rimasta immobile, incapace di muovere un muscolo anche se l’istinto le diceva di spingerlo via.

Le loro labbra stavano quasi per sfiorarsi… quando la campanella suonò insistentemente e la ragazza si riprese posando con forza le mani sul suo petto, allontanandolo da sé.

-“Non provarci mai più.” urlò puntandogli un dito contro e detto ciò si voltò quasi di scatto cominciando a camminare velocemente verso l’interno dell’edificio.

Jongin, che era inizialmente rimasto fermo sul posto, la raggiunse con pochi passi e la fece girare stringendole poco delicatamente un braccio, e lei finì con lo scontrarsi contro il suo petto guardandolo spaventata.

Lui le prese con forza il volto tra le mani e posò le labbra sulle sue senza troppi complimenti. La ricreazione era finita quindi non c’era nessun testimone di quel bacio.

Nessuno… tranne DongWoon, il quale seguì la scena con la bocca spalancata, non riuscendo a credere ai propri occhi.

                                                                      ***

Quel pomeriggio, quando Woonie tornò a casa, spalancò la porta con forza. Non aveva chiesto niente a Crystal riguardo quel bacio, ma quando l’aveva vista tornare in classe le era sembrata sconvolta.

-“Jun!” urlò il ragazzo. “Devo parlarti, è urgente!”

Continuava ad urlare mentre si avvicinava alla porta della sua camera, e spalancò anche questa. JunHyung, seduto alla scrivania, inclinò la testa di lato nella sua direzione.

-“Dimmi tutto.”

-“Preparati.” lo avvertì l’amico, mentre l’altro lo guardava sempre più confuso.

-“Non fare giri di parole e parla.” disse con un tono di voce fermo.

-“Crystal è stata baciata da un ragazzo.” soffiò fuori quelle parole velocemente, come a liberarsi di quel peso.

-“Crystal cosa…?” sbottò JunHyung alzandosi di scatto dalla sedia, facendola cadere a terra.

-“Hai capito!”

-“Aish! Come ha osato? Scommetto che è stato Jongin.” tirò un calcio alla sedia già rovesciata a terra e chiuse entrambe le mani in due pugni, tenendo le braccia inermi lungo i fianchi.

-“E ora?” sussurrò DongWoon, scompigliandosi appena i capelli.

-“Bella domanda.” si abbassò per tirare su la sedia, cercando di sbollire la rabbia che aveva in corpo. Poi si rialzò e si diresse verso l’ingresso dell’abitazione, seguito subito dopo dall’amico che lo guardava con ansia.

-“Dove vai?”

-“Non lo so.”

Queste furono le ultime parole che disse prima di uscire di casa, senza sapere davvero quale fosse la sua meta.

Oddio, quanti mesi sono passati dall’ultima volta che ho pubblicato un capitolo? Tre, quattro? Sono veramente pessima, non mi meraviglio se qualcuno ha smesso di seguire questa fan fiction! Yaah! Chiedo umilmente perdono! *si inginocchia sui ceci e sui fagioli* Mi sono resa conto che chiedo venia ogni volta che posto, scuola antipatica! E’ tutta colpa sua se ci metto così tanto a riuscire a postare ç_ç . E purtroppo credo che la qualità di ciò che scrivo stia scemando un po’ ultimamente *si asciuga qualche lacrimuccia* Non vedo l’ora che la scuola finisca così potrò dedicarmi meglio alla storia. Detto ciò, spero comunque che quel poco che ho scritto sia stato di vostro gradimento, altrimenti mi ritiro seriamente xD *nah, non lo farebbe mai* Alla prossima! (se ne avete ancora voglia ç_ç ) Kiss, Alice.

PS: Grazie mille a coloro che continuano a leggere questi obbrobri, dovrebbero farvi sante *O*

 

 

 

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