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di IsaLim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shame ***
Capitolo 2: *** Embrace ***
Capitolo 3: *** Memories ***
Capitolo 4: *** BEGINNING ***



Capitolo 1
*** Shame ***


CAPITOLO I - SHAME

“non… non ce la faccio”

“Belle…”

Rumpel la fissava, non gli mostrava il viso, solo la schiena l’unico lato di se che era disposta a donargli.

 

&&&&&&&&&&&&&&&&&

 
“Dove stiamo andando?”

“ti sto portando a casa Belle”

“a casa?”

Era allo stesso tempo eccitata e spaventata dall'idea di vivere nuovamente sotto lo stesso tetto, non sapeva che tipo di uomo era diventato. Poteva ancora essere l’uomo di cui si era innamorata? Certo, stava ancora cercando il potere, lo stesso che gli aveva fatto rinunciare a lei, al loro amore.

“si, la mia casa, non è proprio come il nostro castello, ma sarai al sicuro li!”

il nostro castello…”

Continuava a ripetersi quelle parole nella mente. Forse non era cambiato. Quella unica parola “nostro” sembrava così giusta, e ne aveva davvero bisogno in quell momento, per fermare tutti quei pensieri che la tormentavano. Significava davvero che ora li pensava come una sola cosa adesso?

Si, era ancora il Rumpelstiltskin che conosceva, quello che l’aveva amata, e che l’amava ancora.
Come poteva essere stata così stupida, gliel’aveva anche detto:
“ti amo anche io” le aveva sussurrato.
Si fermò e arrossì a quel pensiero.

“Belle? Qualcosa non va?”

Era persa nei suoi pensieri e non si era accorta di essere rimasta indietro, non finchè  lui non la chiamò, per la seconda volta.

“Belle!”

“uh? Oh scusami stavo pensando a…”

“non c’è tempo , dobbiamo andare a casa.”

La sua voce si fermò quando le prese il braccio, tirandola a se, dicendole che dovevano sbrigarsi.
Sbrigarsi? E perchè? Non era stato lui a dire “ci sarà tempo per qualsiasi cosa”?
Ora sarebbero potuti fuggire se l’avessero voluto, avrebbero potuto spendere tutto il loro tempo insieme, lontano da quella città, lontano da Regina, da tutti gli altri… lontano da quella stanza dell’ospedale.

---

“devo proteggerti”

Non lo disse, non voleva che lei sentisse che aveva il bisogno di essere difesa. O forse aveva solo paura di non essere capace di proteggerla, era completamente confuso. Si sentiva in colpa per aver creduto a Regina quando gli disse che Belle era morta. Come può adesso credere che la ami ancora? Non l’ha mai cercata per tutto questo tempo, non aveva mai chiesto perdono per quello che era successo quel giorno. Come avrebbe potuto capire quello che provava veramente per lei?

“troverò un modo”

“uh?”

“Regina deve pagare per ciò che ti ha fatto. Mi ha fatto credere che eri morta, ecco perchè non ho mai..”

 “lo so, ho capito”

Continuarono a camminare. La gamba continuava a far male e aveva ancora bisogno dell'aiuto del suo bastone, come era possibile? Non era tornata la magia? Eppure poteva sentirla, ma non controllarla. Forse non era più capace di farne uso dopo tutto il tempo che ha passato in una terra senza di essa.

Belle rimase ancora in dietro, guardando lontano nella foresta pensando a tutte le cose successe in così poco tempo e a quelle che non erano accadute nei 28 anni che aveva passato rinchiusa in quella stanza.

Lasciò il suo bastone a terra e provò a raggiungerla senza di esso.

“Rumpel!”

“Belle ti sei fermata ancora!”

“Mi dispiace! Lascia che ti aiuti. Fa male?

“sto bene! Dobbiamo andare!”

“ti fa male? Perchè hai lasciato il bastone a terra?”

“stavo provando a…”

“puoi stare in piedi da solo? Vado a prendere il tuo bastone”
 
“grazie, ora dobbiamo…”

“dobbiamo andare, lo so… non mi fermerò di nuovo… scusami”
 
 
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Angolo scrittrice:

Ok… questa è la prima fan fiction che scrivo in assoluto! Mai avuta la passione della scrittura xD Avevo l’ispirazione e mi sono buttata giù a scrivere anche se non so dove andrò a parare U.U
I trattini indicano il cambio di punto di vista, mi piaceva l'idea di mostrare sia i pensieri di Belle che quelli di Rumpel =D spero si capisca!
mi piacerebbe moltissimo leggere qualche feedback! Però non aspettatevi troppo e siate buoni xD

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Capitolo 2
*** Embrace ***


CHAPTER II - EMBRACE

“Non provare neanche ad usarla con me! Hai promesso!”

“solo… non lasciarmi”

“non puoi costringermi”

&&&&&&&&&&&

 
“wow, ma è grandissima… ci vivi davvero da solo?”

“si, mi piace avere i  mei spazi”

“mi… mi ricorda molto il nostro castello… sai?”

Si era fermata a fissare l’esterno della casa, quando Rumpel le prese la mano e le fece cenno di entrare.

---

“ma che disastro!”

C’era un po’ di disordine, fogli ovunque, pile di libri e altri oggetti rovesciati sul piccolo tavolo che si trovava al centro della stanza, quadri e cornici sparsi sopra le sedie e sul pavimento.
Solo la vetrina vicino alla finestra sembrava perfettamente in ordine. Si avvicinò.

“sono stato derubato un po’ di tempo fa… non ho mai riordinato la stanza”

“la conservi ancora…”

Non lo stava ascoltando, il suo sguardo era preso dal servizio di thè nella vetrina, dalla loro tazzina scheggiata. Sorridendo.

“ha cercato di portarmi via proprio quella”

“ha cercato? Chi è stato?”

“non… non è importante… immagino tu voglia fare una doccia ora”

“doccia?”

“intendevo un bagno… puoi andare di sopra, ti mostro la strada”

---

Era tutto nuovo per lei, non aveva mai visto come le cose funzionavano in questo mondo senza magia, Rumpel aveva dovuto spiegarle anche come usare quella doccia di cui aveva parlato, che, a prima vista, sembrava così complicata.

“blu per acqua fredda, rosso per quella calda… devi girarlo così. Vedi?”

 “oh si… grazie…”

Si sentiva un po’ stupida per non essere stata capace di fare una cosa così semplice da sola.

Le aveva anche spiegato come usare il phon: due bottoni, uno per regolare la potenza e l’altro per il calore dell’aria, oh e se avesse voluto un getto più fresco avrebbe dovuto premere il bottone a sinistra. Doveva stare attenta con l’elettricità, non poteva toccare la presa della corrente con le mani bagnate altrimenti avrebbe preso la scossa.

Indossò i vestiti che gli aveva lasciato sulla sedia. C’era una camica e un paio di pantaloni neri, non erano i suoi? Avrebbe dovuto indossarli? Bhè non poteva di certo scendere senza nulla addosso oltre l’asciugamano, e probabilmente lui aveva già gettato i vestiti che aveva indossato fino a quel momento.

---

“Già finito? Ma… I tuoi capelli sono ancora bagnati”

“li faro asciugare all’aria...”

“ma oggi non è così caldo…”

“mi piace di più farli asciugare senza quell’affare”

“oh e come faresti a saperlo?”

Lo disse con sarcasmo prendendola in giro per non essere capace di usare il phon. Belle sorrise stando al gioco. Amava i momenti come quello, quei sorriso sarcastico sul suo viso le faceva ricordare il tempo passato nel castello, quando si era innamorata di lui.

Notò la sua gamba appoggiata sulla sedia solo quando distolse lo sguardo dal suo viso.

---

“oh! Ti fa ancora male?”

“no-no non preoccuparti, sto bene!”

Appoggiò immediatamente la gamba a terra e si alzò in piedi. Gli provocava più dolore di quanto pensasse, e, non importa quanto fosse bravo a nasconderlo, Belle l’aveva notato.

Gli disse di sedersi e incominciò a massaggiargli la gamba.

“non… non ce n’è bisogno, veramente, sto bene!”

“no non è vero! E la colpa è la mia… mi dispiace”

Non aggiunse nulla, sussurrò solo un leggero “grazie”.

Quel massaggio era davvero d’aiuto, almeno è quello che sentiva in quell momento, sapeva che un semplice massaggio non avrebbe potuto eliminare il suo dolore, solo la magia poteva farlo, e lui ancora non era capace di usarla.

Chiuse gli occhi e appoggiò il gomito sul tavolo, reggendo il capo con la mano.

---

“ti da fastidio?”

“cosa? No! stavo solo… pensando.”

“pensando a…?”

“dovrò andare in città, tu rimarrai qui.”

“rimanere qui? Non posso venire con te?”

“no, è troppo pericoloso per ora!”

“pericoloso per me? E tu allora? La tua gamba ancora ti fa male, e non puoi usare la magia questa volta!”

“starò bene”

“starò bene anche io! Fammi venire con te, cosa dovrei fare io qui?”

“sarai al sicuro qui! Puoi fare tutto ciò che vuoi… in casa”

“quindi mi stai abbandonando di nuovo”

Non avrebbe voluto dirlo, ma lo fece. Sapeva bene che la colpa non era la sua, ma aveva sofferto troppo per quei 28 anni chiusa in una stanza, e ora che era finalmente libera lui la stava abbandonando di nuovo, forzandola a rimanere rinchiusa in casa.
Vide la tristezza nascosta sul viso di Rumpel, e si sentì colpevole… amava quel piccolo sorriso che aveva fino al minuto prima, e non voleva perderlo.

“… non tis to abbandonando Belle… tornerò presto”

“per la cena”

“si, per la cena”

Si alzò, prese il bastone e lei lo fissò andarsene rimanendo seduta sulla sedia. Sentì il rumore delle chiavi che chiudevano la serratura. Ed era sola.

---

Era tutto cambiato in città, sembrava quasi fosse stata colpita da un uragano. Poteva la magia essere la causa di tutto quel disastro?
Poteva sentirla ora, ma non come prima, la sentiva nelle sue mani, nelle gambe, nella testa.

Lasciò il bastone in macchina ed entrò nel suo negozio. Tutto era al suo posto, sembrava quasi che la magia non fosse passata di li. Andò nel suo ufficio, doveva pensare a cosa fare con Regina, probabilmente ancora non si era accorta che Belle non era più nella stanza dell’ospedale, ma l’avrebbe decisamente scoperto presto.

Non aveva ancora un piano, doveva lavorarci su.

---

Aveva finalmente finito di sistemare quella stanza e voleva esplorare il resto della casa. Certo, avrebbe preferito che gliel’avesse mostrata Rumpel, ma era troppo curiosa per poterlo aspettare.
Andò al piano superiore cercando una stanza in cui avrebbe potuto passare la notte, non poteva pensare che avrebbero dormito nella stessa stanza, lui non gliel’avrebbe permesso.

Riconobbe la stanza di Rumpel, era la più grande e assomigliava totalmente a quella nel castello, quella che era abituata a pulire ogni settimana. Era incredibilmente ordinata e poteva riconoscere il suo profumo. Non mise entrambi i piedi all’interno della stanza, non sapeva se avesse il permesso di entrarci.

La stanza vicino era molto piccola in confronto, e c’era solo un piccolo letto e un armadio. Sembrava che nessuno ci metteva piede da anni, e ne capì il motivo guardando nell’armadio. Vestiti, piccoli, gli stessi che aveva trovato nel castello, quelli che sapeva fossero di suo figlio. Il figlio che perse tempo fa... Si fermò, uscì dalla stanza lasciando tutto com’era e andò a preparare qualcosa per cena.
 
Sentì la porta aprirsi, aveva mantenuto la sua promessa.

---

Lasciò il bastone all’entrata e camminò in cucina.

 “la tua gamba! È guarita?”

“immagino le tue mani siano magiche”

Sorrisero entrambi.

“quindi, hai trovato quello che stavi cercando?”

“no, no ancora”

“ma hai trovato la magia…”

Si immobilizzò e rimase in silenzio. Che cosa volevano dire quelle parole? Che cos’era quel tono? Non era forse contenta? Poteva camminare senza nessun aiuto adesso, la gamba non gli faceva più male… ma si sentì triste.

“siediti, ho cucinato questo per te, spero di ricordare ancora come si fa”

Aveva di nuovo il sorriso in viso. Non si sedette, ma si avvicinò a lei per vedere con cosa avrebbero cenato.

“lo sai che non sei più obbligata a farlo… vero?”

“certo, sto solo cucinando!”

“hai anche riordinato la sala”

“non posso vivere in quel disastro Rumpel! Se non vuoi riordinarlo te ci devo pensare da sola. Non è un problema… davvero”

Erano più vicini di quanto pensasse quando Belle si girò. Teneva due piatti sulle mani, glieli prese entrambi e li posò sul tavolo. Le passo la mano nei capelli e avvicinò il viso al suo. Sentì di nuovo dolore alla gamba, ma non se ne curò troppo. Sentì le mani di Belle toccarlo, allontanandolo, evitando il bacio che stava per arrivare

“Rumpel… non… non possiamo, cosa farai se perderai di nuovo i poteri, come…”

“si… scusami”

Non le diede il tempo di finire la frase, avrebbe fatto troppo male. Si girò  e si sedette, incominciando a mangiare. C’era solo il silenzio ora. Lei era ancor in piedi, che preparava qualcos’altro.

Alzò finalmente lo sguardo e si accorse dei singhiozzi. Si alzò e la abbracciò

“perdonami… perdonami, mi dispiace così tanto…”
 
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ending un po' sad questa volta... del resto la loro storia è molto triste...
credo che ho il problema di innamorarmi per le coppie tragiche! succede sempre così!

ok secondo capitolo concluso, scusatemi in anticipo per gli eventuali errori di scrittura xDDD
spero proprio vi piaccia... non so quanto dovrete aspettare per un seguito... ma arriverà prima o poi!

grazie per avermi donato il vostro tempo! spero non sia del tutto sprecato!
ciao ciao
*Isa*

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Capitolo 3
*** Memories ***


CAPITOLO III – MEMORIES

“Belle… dovrei parlarti di una cosa”
“sono qui, parlami”
“sai dovrai pure rivedere  tuo padre prima o poi…”

 

&&&&&&&&&&&

 
La cena sembrava aver preso la piega sbagliata, ma si risolse meglio di quanto Belle potesse immaginare. Sedevano l’uno di fronte l’altro, vicini. Lui stava forse condividendo il suo primo vero discorso da quando si erano rincontrati in quella nuova terra, e lei lo guardava, ascoltando ogni singola parola, godendo di ogni piccolo gesto.

---

“sai sono stato in città oggi, era completamente cambiata”

“cambiata? In che senso?”

“c’era una gran confusione, sembrava quasi fosse passato un uragano!”

“cosa? Ma sul serio?”

Annuì.

“vorrei vederla… può essere la magia la causa di quel disastro?”

“non lo so Belle”

Sviò il discorso per evitare l’ennesima discussione. Le spiegò che ancora non sapeva cosa fare con Regina, ma aveva pensato che per ora sarebbe stata sicuramente impegnata nella guerra per riavere “suo figlio” e che quindi avevano più tempo di quanto pensassero.

Belle si era già alzata per lavare i piatti.

“non c’è bisogno ho detto, posso pulirli…”

“con cosa con la magia?”

“no… avrei usato la lavastoviglie… ma anche la magia sarebbe una soluzione”

“… si… ok… usa ciò che vuoi, ma non la magia, non quando ci sono io!”

“come vuoi”

“promettimelo”

“cosa?”

“non userai mai la magia in questa casa, se ci sono io, ma soprattutto per nessuna ragione la userai con me”

“te lo prometto”

Si sedette sul divano e stese le gambe, il dolore sembrava essersene andato di nuovo. Non ci pensò più, vide Belle avvicinarsi e sedersi accanto a lui.

---

Chiese spiegazioni su molti degli oggetti presenti in quella stanza, e si stese appoggiando la testa ai cuscini appoggiati al bracciolo del divano. Si sarebbe addormentata ascoltando la sua voce, ma aveva bisogno di parlare anche lei. Sentiva il bisogno di raccontargli tutto quello che non aveva potuto in quei 28 anni, sentiva il bisogno che lui l’ascoltasse, solo per avere la certezza che ora anche lei faceva parte del suo mondo, donandogli la parte di lei che ancora non conosceva. L’unica che poteva donargli.
Gli raccontò di come era stata ripudiata dal padre dopo essere ritornata a casa, di come era dovuta fuggire dall’unico posto dove aveva pensato di potersi rifugiare, di come incontrò Jefferson, che la aiutò in quel periodo difficile e di come, avendo aspettato inutilmente nel castello per giorni, caddero tutte le sue speranze di rivedere Rumpel scoprendo che era stato catturato.

“non sapevo cosa avrei potuto fare, tutto quel tempo sprecato per chissà quale preparazione prima di rincontrarti… e quando arrivo al castello tu non ci sei…”

“dove diavolo sei Rumpel?”


---

Ascoltava il racconto, in silenzio. Era disteso dietro di lei, nello spazio che sembrava avesse lasciato appositamente per lui. Le accarezzava i capelli, ormai completamente asciutti, intrecciando di tanto in tanto qualche ciocca tra le dita.
Aveva atteso quel momento, sapeva che aveva bisogno di essere ascoltata, e lui ora era li per quello.
Condivideva con lei tutti i momenti di tristezza, quelli di difficoltà e quelli di maggior sollievo, non si curava troppo dei piccoli cenni d’odio che diceva di aver provato nei suoi confronti.

Sentiva la sua voce stancarsi, affievolendosi piano piano.
 
Non parlò più, concluse la sua storia, si bloccò per un istante. Sembrava addormentata, poi parlò.

“grazie”

“per cosa?”

“mi stai ascoltando… non lo faceva più nessuno”

“ti ascolterò sempre Belle, farò tutto quello che serve per farti sentire bene”

“me lo prometti?”

“si”

 
“mi dai un bacio?”

“…non posso farlo…”

“trova un modo, me l’hai promesso”

La guardava stupito da quella domanda, dalla sicurezza con cui l’aveva formulata e  con cui l’aveva buttata li, dopo tutti quei discorsi di odio e di tristezza. Continuava a guardarla, era tranquilla, rilassata con gli occhi chiusi, aveva una mano sotto il cuscino e l’altra che quasi le cadeva a penzoloni sopraffatta dalla stanchezza. Sorrise.

Si baciò la punta delle dita, e vi sfiorò le sue labbra.

---

“sai mantenere le tue promesse”

“è abbastanza?”

“lo è…”

La sua voce si faceva sempre più leggera, anche se ogni tanto cercava una scusa per farsi sentire ancora. Non voleva che quel momento perfetto finisse, portato via dal sonno, non voleva che il seguito fosse solo un sogno. Chiese della sua stanza, se ce ne fosse una in cui avrebbe potuto tenere le sue cose; non che ne avesse, ma doveva trovare una scusa a quella domanda posta così in fretta, non voleva dare per scontato il fatto che avrebbero dormito in stanze separate visto che ancora non avevano affrontato l’argomento. Gli chiese se gli avrebbe spiegato l’utilità di ogni oggetto che aveva in casa e la storia di quelli che teneva in negozio; gli chiese quante stanze avesse la casa e se poteva visitarle tutte.

Le sue domande venivano ricambiate con un “si” o un “va bene” ma mai con una vera risposta.

Chiese se si sarebbe dovuta spostare, se era scomodo.

“no”

E si lasciò finalmente sopraffare dalla stanchezza, sperando non avesse portato via quel momento troppo in fretta.

---

La stava ancora ascoltando ma non poteva ignorare il fatto che il dolore alla gamba ritornava… Perché? Gli sembrava di aver già percorso chilometri senza quel bastone, eppure il dolore si faceva
risentire, solo quando era con lei.

Poteva quindi essere la presenza di Belle accanto a lui, il suo desiderio di toccarla, di baciarla che lo privava della magia? No, non avrebbe rinunciato anche a questo, non l’avrebbe sopportato.
Forse era solo una cosa temporanea, la magia era appena arrivata a Storybrooke, non poteva avere la stessa influenza che aveva nel mondo delle favole, ancora era troppo debole. Ci voleva solo del tempo.

Si appoggiò a quest’ultimo pensiero e si accostò ancora a Belle. Chiuse gli occhi un momento, l’avrebbe portata nella stanza che aveva pensato per lei, voleva solo assaporare quel momento ancora per un po’, senza pensare ad altro.

---

Si accorse del braccio che la sfiorava in vita. Si sentì quasi mancare il fiato, non sapeva neanche quale emozione stesse provando, sapeva solo che la rendeva felice.
Toccò la sua mano, la afferrò, la strinse, la avvicinò al petto. La sentì ritirarsi con uno scatto.

“cos’è successo?”

“scusami… è… è che…”

Non sapeva cosa dire, era completamente bloccata dall’imbarazzo, temeva di aver fatto qualcosa di sbagliato.
Sentì Rumpel alzarsi all’improvviso e quasi la fece cadere. Si era probabilmente reso conto solo in quel momento di quello che era successo.

 “oh, perdonami, devo essermi addormentato”

“no, è tutto ok, non preoccuparti”

Si alzò in piedi e sorrise guardandolo sfregarsi il viso con le mani.

“non volevo svegliarti, mi dispiace”

“dal tuo sorriso non sembra che ti dispiaccia tanto”

 Risero.

“è mattino, ti saresti comunque svegliato a momenti! Preparo la colazione”
 
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ANGOLO AUTRICE:
ecco finito il 3 capitolo =D spero vi sia piaciuto U.U per ora la storia è molto lenta, non succede mai niente [uffi che noia] ma ho intenzione di farla scorrere più velocemente nei prossimi capitoli!
Credo che per il prossimo capitolo dovrete aspettare un po’ di più… di idee ne ho molte! Devo solo trovare il modo giusto di metterle insieme XDD

[per chi non avesse capito il mi fa male/non mi fa male la gamba: diciamo che Rumpel ha fatto delle giuste supposizioni U.U la magia a Storybrooke è appena arrivata! È molto debole e anche solo la presenza di Belle (per ora) affievolisce i poteri di Rumpel (succede quando è particolarmente vicina a lui, il quasi bacio, il dormire vicini sul divano...). Questo perché quando è con lei prova dei sentimenti che sono unicamente umani (amore, desiderio, passione ecc ecc…) e che quindi lo allontanano dalla “bestia” incapace di amare qualcos’altro oltre alla sua magia U.U questa cosa non potevo renderla completamente chiara all’interno della storia visto che mi limito a riportare i sentimenti e i pensieri dei personaggi, ignari come voi lettori di quello che ronza nella mia testolina U.U spero la mia risposta sia stata esauriente, se volete ancora chiarimenti chiedete pure =D]

Grazie ancora per il vostro tempo!
*vi adoro*

Isa

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Capitolo 4
*** BEGINNING ***


CHAPTER IV - BEGINNING

 

“Sto cercando un lavoro… ho letto l’annuncio qui fuori”
“oh si si venga pure signorina”

&&&&&&&&&&&

 “oggi andrò di nuovo in città Belle, potrei prenderti qualche vestito”

“oh… si mi piacerebbe...”

Sorrise a stento, voleva andare anche lei in città, aveva trascorso solo una settimana in quella casa, e le sembrava fosse passata un’eternità! Si trattenne, sapeva già quale sarebbe stata la sua risposta.

Seguì un attimo di silenzio che la disturbò, c’era qualcosa che non andava?

“Belle… dovrei parlarti di una cosa”

“sono qui, parlami”

“sai dovrai pure rivedere  tuo padre prima o poi…”

Non si aspettava di certo che suo padre fosse la cosa di cui doveva parlarle. Abbassò lo sguardo. Non avrebbe voluto che quel discorso fosse uscito in quel momento, anzi, non avrebbe mai voluto affrontarlo. Era frustrata.

“dovrei?”

“potrebbe essere cambiato, essere pentito”

“potrebbe… ma comunque sarebbe tardi”

“Belle…”

“cosa? Mi ha abbandonata, quando avevo più bisogno di lui! Anzi no! Ha fatto peggio! Mi ha costretta a fuggire se non volevo vivere  in una cella per il resto della mia vita”

Alzò il tono, e non si sarebbe fermata. Non se ne parlava, rivederlo? E perché! Per essere rifiutata di nuovo. Poi ora viveva di nuovo con “quella bestia”, come l’aveva definito lui, non sarebbe cambiato nulla.

“Belle ascoltami, è successa una cosa un po’ di tempo fa”

Lo guardò negli occhi. Ascoltò quello che aveva da dirle.

Le disse che era stato proprio suo padre a derubarlo, a portargli via la tazzina, tutto perché Regina gli aveva detto di farlo. Le disse anche che avevano avuto una discussione molto accesa… l’aveva picchiato e mandato all’ospedale. Perché? Per averlo derubato? Si anche, ma soprattutto perché credeva fosse lui la causa della “morte” di Belle…

“avevo così tanto disprezzo per quell’uomo, condannare così una figlia…”

“fai bene ad averne”

Non sapeva più cosa pensare, dove guardare. L’uomo che amava aveva picchiato e mandato all’ospedale suo padre… avrebbe forse dovuto esprimere rabbia nei confronti di Rumpel? eppure non ne provava affatto.

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“Belle”

Le alzò il viso in modo che potesse guardarla negli occhi. Non gli nascondevano più nulla ormai.

Non erano lucidi, non sembrava stesse per piangere, né sembrava arrabbiata, solo confusa.

“forse allora dovresti parlargli tu”

“ti accompagnerò!”

“non voglio andare”

“ma devi dargli una seconda possibilità! Tutti ne meritano una! Soprattutto se si tratta di tuo padre…”

Ora era lui che abbassava lo sguardo, aveva quasi dimenticato di chi si stava parlando.

---

“verrò con te”

Le rivolse di nuovo lo sguardo. Aveva capito perché la questione gli era molto a cuore, non si trattava solo di lei e di suo padre, c’era molto altro dietro, c’era la speranza. La speranza che se lei fosse
riuscita a perdonare suo padre probabilmente anche lui avrebbe avuto qualche possibilità con suo figlio.

“così andrò anche a scegliere qualche vestito!”

“non possiamo andare in giro liberamente Belle! Nessuno sa di te… di noi”

“ci muoveremo con cautela”

All’improvviso l’ansia di ritrovare suo padre era stata sostituita dall’eccitazione di visitare la città. Di uscire finalmente da quella casa che stava per diventare una nuova prigione.

---

Tutto sembrava essere tornato come prima, a parte alcuni pezzi di strada ancora malmessi, probabilmente la gente di Storybrooke aveva bisogno di trovare quel pizzico di normalità che gli era mancata da quando la magia era tornata.

“possiamo andare li per vedere qualche vestito”

Belle si fermava di fronte ad ogni vetrina cercando di imparare qualcosa da questo nuovo mondo in cui era stata catapultata improvvisamente.
La prese per un braccio e le disse dove sarebbe dovuta entrare e cosa avrebbe dovuto chiedere.

“ma non entri con me?”

“non possiamo farci vedere insieme!”

“ma…”

“entra li, trova un vestito in fretta, ti aspetto qui fuori”

---

Non c’erano obiezioni. Entrò nel negozio, incominciò a guardare i vestiti sui manichini e poi quelli appesi con le stampelle. Era così che le aveva chiamate Rumpel. Le si avvicinò una ragazza biondissima e bellissima.

“hai bisogno di aiuto?”

Si guardò e si rese conto che ancora indossava i vestiti di Rumpel.

“oh vorrei un vestito… da donna”

Sorrisero entrambe.

“ho quello che fa per te”

Le mostrò una decina di abiti, gonne e maglie. Scelse un vestitino azzurro che le ricordava un po’ quello che le aveva fatto fare Rumpel molti anni prima. Pagò con i soldi che le aveva dato Rumpel e uscì dal negozio.

Rumpel era li fuori che la aspettava.

“scusami se ci ho messo molto! La ragazza mi ha fatto vedere un sacco di cose”

“se ti piacevano potevi comprarle”

“con i tuoi soldi”

“tutto quello che vuoi!”

Sorrise. Le pesava un po’ il fatto di dover pagare con i suoi soldi, ma in fin dei conti a lui non servivano. Però avrebbe voluto trovare un lavoro.

“andiamo?”

“oh… si”

Tutti i bei pensieri svanirono pensando a ciò che la aspettava. Ora pensava a cosa avrebbe detto a suo padre, di certo non poteva andare li e abbracciarlo, no non poteva, non ci sarebbe riuscita!
Poteva pure capitare che non le aprisse neanche la porta, lo sperava quasi, così si sarebbe risparmiata tutta la fatica. O magari che non l’avrebbero neanche trovato in casa.

---

“ecco la casa è quella… sei pronta?”

“a dir la verità no… però so che devo farlo”

“io sono qui Belle!”

“no voglio che vieni con me! Non rimarrai qui!”

“non credo sia una buona idea”

“Hai promesso che saresti venuto con me!”

“…”

“voglio che mi stai vicino, non ce la farei senza di te. Vieni almeno li vicino la porta”

“si, hai ragione”

Le sorrise e le accarezzò il viso tentando di mandare via tutta la paura e l’indecisione.

---

Erano li, avanti la porta. Suonò il campanello sperando che nessuno avesse aperto. Rumpel si era messo da un angolo per non farsi vedere. “non voglio compromettere il vostro incontro” ecco la spiegazione che le aveva dato.
Sembrava non ci fosse nessuno, ma non fece in tempo a fare un respiro di sollievo che la porta si aprì.

“Belle…”

Era immobile, incapace quasi di parlare o di muoversi. Abbassò lo sguardo a terra, sentiva che stava per scoppiare in lacrime. Avrebbe voluto urlargli tutta la sua rabbia ma non parlò.

“Belle sei davvero tu? Doève sei stata tutto questo tempo? Sei fuggita… perché sei fuggita?”

E chiedeva anche il perché? Di certo non sembrava aver capito i suoi sbagli

“padre…”

Era l’unica cosa che riuscì a dire. La tirò a sé e la abbracciò. Non ricambiò l’abbraccio, anzi si staccò. Era proprio quello che voleva evitare.

“padre”

“no Belle fammi parlare. Immagino sei venuta per sentire le mie scuse.”

“si”

Rispose con freddezza, mantenne una certa distanza con suo padre.

“ti chiedo perdono Belle per quello che ti ho fatto passare! Ho sbagliato lo so! Quando sei fuggita avrei voluto cambiare ogni cosa! Ti avevo perso di nuovo, come avevo potuto lasciare che accadesse!? Perdonami Belle ti prego”

“non so se posso perdonarti ora…”

Erano rimasti sull’uscio della porta, lui non era neanche uscito e per questo ancora non si era accorto di Rumpel, che si limitava ad ascoltare in silenzio.

“lo so, ci vorrà tempo. Se vuoi puoi venire a vivere qui, faremo un passo alla volta, ma potremmo vivere insieme di nuovo così!”

Rimase totalmente scioccata dalla richiesta del padre, non avrebbe mai immaginato le potesse già proporre di vivere con lui.

“io ho già una casa”

“ah si? E dove si trova? Potrei venire a trovarti”

Non rispose. Chinò la testa.

“cosa c’è? Non puoi dirmi dove vivi adesso? Non vuoi neanche che venga a trovarti?”

Le avrebbe voluto rispondere di si, ma non voleva ferirlo ancora.

“è che non vivo da sola, e poi la casa è lontana dalla città”

“…”

Sentiva il peso dello sguardo di suo padre. Stava sicuramente insinuando qualcosa.

“e dimmi… chi ti ospita?”

Si rese conto troppo tardi che aveva girato lo sguardo verso Rumpel come per chiedergli consiglio, e suo padre se ne era accorto.
La scansò dall’uscio con forza per poter vedere chi stesse guardando.

“Quest’uomo? Vivi sul serio con quest’uomo?”

Il suo tono era completamente cambiato, era così pesante, sembrava che dovesse farle una ramanzina, ma nella posizione in cui si trovava non ne aveva proprio alcun diritto. Cercò di strappare la mano di suo padre dal suo braccio per poter poi fuggire. Era sempre lo stesso.

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Rumpel vide che stava per portargli via Belle, non l’avrebbe permesso. Tentò di prenderle una mano ma non fece in tempo che già era chiusa in casa.

“lasciami andare, non hai il diritto di portarmi via da lui”

“ti ha stregata non capisci? Quell’uomo è un mostro”

“non è così! Non lo conosci! Sei tu il mostro adesso”

Sentì il rumore di uno schiaffo

“non osare parlare così a tuo padre”

Non ci vide più, tentò di sfondare la porta. Ricorse alla magia anche se le aveva promesso di non farlo.
La porta schizzò via.

Belle teneva il viso tra le mani. Non parlò. La prese e la portò via senza che suo padre potesse toccarla un’altra volta.

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Non riusciva a smettere di piangere anche se era la cosa che voleva di più in quel momento. Non voleva che Rumpel la vedesse così, voleva mostrarsi forte. Lui la stringeva a se.

“perdonami è colpa mia, è colpa mia”

Sentendo quelle parole le veniva ancora di più da piangere. Come poteva pensare che fosse colpa sua? L’aveva convinta a rivedere suo padre, ma non sapeva di certo che sarebbe successo tutto questo. Anzi se non gli avesse chiesto di seguirla fino alla porta probabilmente non sarebbe successo nulla perché suo padre non si sarebbe accorto di lui.

Teneva ancora il viso tra le mani e ce lo tenne finché non finirono le lacrime. Quando finalmente aprì gli occhi vide che erano a casa sul divano.

“non devi usare la magia”

“questa è magia buona Belle”

Continuava ad accarezzarle i capelli si addormentò tra le sue braccia.

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La portò nella sua camera e la lasciò dormire.

“non lasciarmi da sola”

“no sono qui…”

Si stese dietro di lei finché il sonno non la portò via di nuovo e poi si alzò. Era troppo doloroso.

Provava così tanta rabbia contro quell’uomo, lui che per suo figlio avrebbe fatto di tutto... non riusciva a capire.
 
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ANGOLO AUTRICE
Ecco qua concluso anche questo capitolo! Spero proprio vi sia piaciuto!!! Non ho mai tempo di scrivere e così mi tocca farlo di notte XDD quindi come sempre scusate in anticipo per eventuali errori di scrittura o grammaticali xDDDD non vedo l’ora di andare avanti e di mettere insieme tutte le idee che mi frullano in testa! Speriamo che troverò presto il tempo per farlo!

Sto aspettando sempre più con ansia la seconda stagione di OUAT!!! Non vedo l’oraaaaaaaaaa! Manca poco più di un meseee!! XDDDD *supereccitata*

Ciao ciao

Grazie mille per il tempo che mi dedicate ogni volta! Vi adoro! Un bacione

Isa
 
P.S. mi sento in dovere di scusarmi per aver dato questa personalità un po’ dura al padre di Belle, diciamo che sono stata ispirata da vicende personali per questo ha dei tratti parecchio forti[non preoccupatevi mio padre non mi ha mai toccato con un dito! È un uomo d’oro e mi vuole un sacco bene U.U]
 

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