A Tie Called Eternity

di scythemeister_MakaAlbarn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** cap 1: KIKKIRIKIIIIIILL... ***
Capitolo 3: *** cap 2: CIO' CHE ACCADE QUANDO UNA SCYTHE MEISTER SI ALZA CON IL PIEDE SBAGLIATO... ***
Capitolo 4: *** cap 3: NON E' SPLENDIDO DIRE POF? ***
Capitolo 5: *** cap 4: RICORDI, ASSURDITA' E CAVOLATE VARIE... ***
Capitolo 6: *** cap 5: OHMMIOSHINIGAMI...Ti prego, aiutami tu! ***
Capitolo 7: *** cap 6: ...GIURO CHE LE CHIEDO DI MONTARE ALL'AMAZZONE... ***
Capitolo 8: *** cap 7: TI MANGERA' SE NON LE CREDI... ***
Capitolo 9: *** cap 8: ATTERRAGGIO MORBIDO... ***
Capitolo 10: *** cap 9: I TREMENDI, TERRIFICANTI PUPAZZI DI NEEEVE! Uuuuuuh... ***
Capitolo 11: *** cap 10: DI LACRIME E FIORI APPASSITI... ***
Capitolo 12: *** cap 11: PETALI NERI... ***
Capitolo 13: *** cap 12: IL BOCCIOLO BIANCO... ***
Capitolo 14: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** prologo ***


PROLOGO

 
 
 
 

Sto cadendo, giù nella mia ombra
E trattengo il respiro
Perché ciò che mi attende è una notte fatale…
 

 

  Death City.
L’oscurità lambisce ogni angolo, ogni singolo centimetro della città.
L’appartamento è avvolto nel più totale silenzio.
Il ragazzo sciabatta fino al televisore le cui trasmissioni sono terminate da un pezzo. Lo spegne.
“Dann…”- impreca in un sussurro.
Stupido tappeto, l’ha fatto inciampare…
Si costringe a ritrovare l’equilibrio per trovarsi ritto d’innanzi una figura acciambellata sul divano.
La scruta, seguendo con lo sguardo i lunghi capelli che splendono nella fioca luce del lampione giù in strada. Questa filtra flebile dalla finestra, la illumina.
Il viso sereno e disteso, l’aria da bambina.

   
Ci vediamo nei tuoi sogni,
Piccola mia,
Anche se saranno incubi…  
 
 

  Un paio di grandi cuffie è calato sulle sue orecchie. Gli occhi chiusi.
E’ raro sorprendere la piccola maestra d’armi intenta ad ascoltare musica…
Il ragazzo si abbassa fino a sfiorarle il nasino col proprio.
Il suo odore è gradevole. Il suo profumo…
“Maka…”- pronuncia in un soffio -“Stai dormendo?”
Nessuna risposta.
  

Fata Blu,
Per te io ridurrò in pezzi le stelle

E ne userò i frammenti per abbellire
Questa Luna di Carta Nera
 
Perché tu credesti in me quando mi persi.
Sono qui,
Per sempre nella tua anima
E se guardi in alto
Ci vedrai risplendere come la luna…
 
 

“Ho capito…”- sbuffa sogghignando.
La solleva con delicatezza. Un paio di labbra umide e piene gli si poggiano sul collo.
Il suo respiro é caldo e regolare. Arrossisce, felice che nessuno lo possa vedere.
Sarebbe molto poco cool…giusto?
Il ragazzo muove pochi passi incerti, tuffandosi nel buio della stanza della meister.
Si stacca a malincuore da quel corpo esile e così fragile all’apparenza. Si separa da quel calore…
La distende sul morbido letto che profuma di buono, di pulito, di lei.
“Buona notte…”- le scocca facendole scivolare via le cuffie.
 
 

Il tuo destino, se lo desideri,
Non importa ciò che potrà accadere,
Potrai afferrarlo con queste mani
 
Non essere confuso,
Non lasciare che qualcuno lo distrugga…
 
 

Quelle cuffie gli schiacciano ora i capelli lattei.
Seduto al lato del letto, la schiena contro il comodino strabordante di libri, tiene il ritmo con le dita affusolate. Va a tempo con il suo respiro. 
“Soul…”
Niente più che un flebile sussurro spezzato da un sonoro sbadiglio.
Lui piega la testa all’indietro senza riuscire a vedere il soffitto. Sorride.
“Buona notte…”- ripete a se stesso.
 
 

Fata Blu,

Mi hai dato la prova che esisto…
 
  

 

Angolo a me:



Bene bene beeeeeene...
Ed eccomi tornata a sbriciolare le scatole a tutti, miei adorati...!
Come ben sapete...cioè, come vi ripeto, questo è il mio primo tentativo di fic a più capitoli!!
Ce la metterò tutta e mi farebbe molto piacere se qualche d'uno fosse tanto clemente da recensire...
Ovviamente vi ho fatto i miei immancabili scarabacchi! Ecco...sono tutti per voi!
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"Ehi, senza-tette...non ti bastano le mie criti... Ehm, i miei consigli? Che fai, mi scavalchi?"
"Esattamente, incapace!" *vena che pulsa e Maka-chop*
"Vi prego, salvatemi da questa sadica..."
"Vi avverto, ser lo salvate potrei perdere per sempre l'ispirazione!"
"E perderesti soltanto quella, tappetta?" *aria da porco*
"Ovvio che no, tesoro mio..." *aura omicida* "Anche la possibilità di legnarti a sangue..."
*Soul si allontana pianino pianino...*
Okaaay!!
A prestissimooooooooooo...


 

scythemeister_MakaAlbarn

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Capitolo 2
*** cap 1: KIKKIRIKIIIIIILL... ***


capitolo 1

 

KIKKIRIKIIIIIILL…
 

 
 

La luce filtrava dalle persiane appena accostate della sua stanza illuminandole il volto.
Il piacevole calore del sole mattutino la ridestò, risucchiandola dal mondo dei sogni nel quale si trovava.
Maka Albarn si stropicciò gli occhi sbadigliando.
Ancora intorpidita, afferrò con la destra un lembo del sottile lenzuolo ricamato e lo tirò mollemente fino a coprirsi il viso.
Solo allora si accorse che qualcosa non andava.
Spalancò i grandi occhi verdi scattando sui gomiti. Il torpore della notte sembrava aver completamento abbandonato le sue membra.
Aggrottò le sottili sopracciglia, gonfiò le guance e…
“SOUL EATER!! Vieni qua, I-M-M-E-D-I-A-T-A-M-E-N-T-E!”
A quell’urlo, un ragazzo si sporse dalla doccia sgocciolando sul pavimento.
I capelli lattei erano appiccicati alla nuca e alcune ciocche gli ricadevano scomposte sulla fronte.
Se ne scostò una, che gli copriva gli occhi carmini infastidendolo.
Le goccioline schizzarono ovunque fino a scivolare sulla grande specchiera. Il calore dell’acqua scrosciante aveva fatto appannare tutti i vetri.
“SOUUUL!!”- ringhiò ancora la ragazza.
La Death Scythe sbuffò rumorosamente assumendo un’espressione scocciata.
“Sì, arrivo…”- borbottò infine decidendosi ad afferrare il caldo accappatoio bianco.
Lo infilò e strinse con forza la cintura in vita. Una volta trovato il coraggio di abbandonare il tepore creatosi nella stanza, si strinse nelle spalle e, quasi amareggiato, abbassò la maniglia.
Soul sgattaiolava per il corridoio a piedi nudi, lasciando al suo passaggio, una fila di impronte bagnate sul pavimento.
Giunse infine sulla soglia della camera della meister e sollevò un sopracciglio.
Lei lo fissava di sbieco seduta sul soffice materasso, la schiena ritta. Aveva i capelli ancora raccolti in quelle sue buffe codine, ma la notte gliele aveva completamente “smontate” ed ora una delle due le penzolava sulla guancia con l’elastico a metà.
Soul non poté che trovarla immensamente carina tutta stravolta com’era.
Appoggiò con un gesto fluido un gomito allo stipite della porta e sogghignò.
“Dimmi Maka…Che cavolo vuoi?”- proferì fingendosi scocciato.
Lei gli lanciò una stilettata con quei suoi grandi occhi fluidi.
Soul aveva sempre pensato che gli occhioni luminosi della meister fossero assurdamente belli…
Però in quel momento sembrava volessero soltanto prenderlo e spaccargli la faccia…e non se ne sentì di certo rincuorato. Il ghigno sul suo volto si spense.
Continuarono a fissarsi in malomodo per qualche secondo.
L’espressione austera della scythe meiter sembrava volesse dire “Ehi tu, idiota! Vedi di non dire parole sbagliate altrimenti giuro che ti strangolo…tutto chiaro?”, mentre quella della sua arma, beh, la implorava semplicemente di non ucciderlo.
“Siamo nervosette stamattina, my master?”- sbuffò lui una volta ritrovata un po’ della sua figaggine.
Maka distolse lo sguardo astiosa e domandò sibilante -“Perché sono andata a letto completamente vestita? Anzi no…ora che ci penso com’è che ci sono arrivata al letto?”
La ragazzina ricordava perfettamente che la sera precedente il partner stava stravaccato sul divano a guardare un barbosissimo filmetto dell’orrore da quattro soldi, una roba davvero scadente…
Sta di fatto che lei non riusciva a ripassare con tutto quel chiasso e quelle urla tanto acute. Così, data una rilettura veloce ai suoi impeccabili appunti, si era decisa a sedersi accanto all’arma calandosi le cuffie di quest’ultima sulle orecchie. Aveva ascoltato cinque o sei splendidi pezzi jazz eseguiti magistralmente al pianoforte, ritrovandosi in un mondo completamente nuovo e speciale: quello della musica. Tuttavia sentiva di non appartenergli…
Ripeteva a se stessa che quel mondo non sarebbe mai stato in grado di comprenderlo.Non sarebbe mai stata in grado di capire appieno Soul.
Quel pensiero l’aveva infinitamente rattristata. Si era perciò decisa a cercare qualche bel brano cantato e, premuto qualche tasto sull’MP3 nero dell’amico, era riuscita a scovare anche quelli.  Alcuni erano davvero belli, le parole la stregavano. Aveva chiuso gli occhi accoccolandosi sul vecchio divano sgangherato e poi…
Niente! Poi si era svegliata nel suo letto completamente vestita. Gli abiti erano tutti stropicciati e la corta gonna viola e nera a quadretti le copriva a malapena le mutande da bimbetta.
Non ci fece troppo caso e si sciolse i codini con noncuranza. Stava aspettando una risposta.
Soul si passò le dita fra i capelli umidi e prese fiato.
Faticava sempre a capire perché non riuscisse a dirle la verità senza provare sensi di colpa. Dopotutto non aveva fatto niente di male, anzi…
Ma Maka era maledettamente brava a metterlo in soggezione con quei suoi modi a volte altezzosi, da bambina viziata. Lo faceva sentire disadatto in qualsiasi situazione.
Era pazzesco come lui, così tremendamente cool, dovesse sottostare al volere di quella tappetta senza-tette. La sua tappetta senza-tette…
“Ieri ti sei addormentata sul divano…”- disse con un nodo allo stomaco –“Allora ti ci ho portata io nel letto. Non volevo svegliarti…”
“Oooh…in questo caso…”- il viso imbronciato della ragazzina si distese in un sorriso dolcissimo -“Grazie Soul!”
I suoi occhi brillavano fulgidi nella tenue luce che inondava la stanza.
A quella visione, Soul non potè che arrossire violentemente.
La giovane meister era la cosa che più splendeva in quella camera, a Death City, nel mondo intero!
Pensieri poco fighi, pensieri poco fighi...
Ripeté a se stesso fissando gli occhi vividi sul comodino a destra del letto.
Maka si alzò lisciandosi la gonna e si diresse al guardaroba.
Ne estrasse la candida uniforme scolastica che riportava l’emblema della Squadra Scelta “Spartoi” ricamato appena sotto la spalla sinistra e tornò a guardare il compagno.
“Dai Soul, muoviti!”- cominciò sorridente.
Lui schioccò la lingua e le sorrise di rimando.
“Io mi vesto e preparo la colazione… Non ho più il tempo di farmi la doccia! Però tu sbrigati a finire in bagno, okay?”- e così dicendo si chinò intenta a tirar fuori gli stivali da sotto il letto.
“V-va bene…v-vado…”- balbettò il ragazzo.
Si era ritrovato, infatti, a fissare il sedere tondo e sodo della meister appena coperto da quella gonna troppo corta e da un paio di mutande rosa e grigie a strisce.
Deglutì rumorosamente portandosi le mani al volto, nel vano intento di reprimere l’epistassi sicura e fece dietrofront pregando di passare inosservato.
Oh, mio Shinigami...
Non fece in tempo ad avanzare di tre passi che sbatté la faccia contro qualcosa di morbido…o meglio, qualcuno.
“Oooh, Soul-kun!! Vieni a giocare con Blair!”
Beh, ovvio no?
La stregatta, completamente nuda, aveva fatto la sua apparizione…e per qualche ragione a noi ignota, il seno prosperoso era costantemente regolato ad altezza Soul.
Strinse forte lo sciagurato contro il petto procace e gli si appiccicò a forza.
Lui non poté più trattenere il sangue che cominciò a scendergli copiosamente dal naso.
“Blair!”- sbraitò il ragazzo cercando ossigeno –“Mollami subito! Non ho voglia di giocare con te. Siamo in ritardo!!”
Scalciando come un ossesso, riuscì finalmente a scollarsi di dosso la gatta ninfomane che sbatté il sedere pieno sul pavimento.
“Ahi ahi… Ma Soul-kun, Blair ha voglia di giocare!”- piagnucolò la giovane “donna” dai capelli viola.
“Blair ha voglia di giocare un corno!”- fece lui rabbioso fissando il soffitto. Voleva evitare un’ulteriore perdita di sangue e si costrinse di non guardarla. Prima o poi, quella gatta sexy l’avrebbe fatto secco, e la testa già gli girava per l’emorragia ingente.
Se ancora ci si metteva Maka…avvampò.
“Cattiiivoo!”- cantilenò Blair per poi trasformarsi in gatta con un vaporoso *POFF* e zampettare via tristemente.
Non sapeva, la povera Death Scythe, che quella mattina avrebbe perso ancora molto sangue.
Dietro di lui, una figura a noi nota, avvolta da una mastodontica aura omicida, sollevò il braccio armato di tomo enciclopedico.
Un boato si propagò per tutta la città.
Nella Death Room, Shinigami-sama sghignazzò battendo le enormi mani bianche tutto compiaciuto.
“E brava la nostra Maka-chan! Diventa sempre più forte! Già già!”
 
 
 
Il villaggio era stato completamente raso al suolo.
Un vento gelido soffiava impietoso sulle macerie facendo sollevare qua e là piccoli vortici di neve.
I cadaveri di numerosi weapon meister a due stelle giacevano scomposti sul terreno ghiacciato. Sotto qualche cumulo di detriti doveva essercene anche un paio a tre…
Il bianco perfetto che regnava in quel luogo era compromesso in più punti da larghe chiazze purpuree ed i cristalli di neve continuavano a scendere imperterriti, ovattando ogni singolo fruscio.
In mezzo a tutta quella desolazione, qualcosa di vivo singhiozzava.
Una bambina, la testa incassata tra le ginocchia magre, piangeva sommessamente stringendosi al petto un grande pupazzo rosa. Un orsacchiotto di pezza piuttosto malconcio, che probabilmente era tutto ciò che le rimaneva.
I lunghi capelli scarlatti le carezzavano delicatamente le guance arrossate. Non aveva freddo.
Un fiocco candido le si poggiò sulla spalla senza però sciogliersi al contatto con la sua pelle diafana.
Dopotutto il gelo le veniva da dentro e non l’avrebbe mai abbandonata.
Sollevò il viso. Le lacrime si erano solidificate sul volto pallido. Spalancò i grandi occhi stingendosi nella lunga sciarpa grigia.
In quello sguardo non si scorse nulla.
Solo gelo, vuoto e tenebra…
 
“Che qualcuno mi fermi…”
 
 
 
I due ragazzi cominciarono finalmente a percorrere l’immane scalinata che si stagliava loro d’innanzi.
Più di una volta, Maka aveva provato a contare il numero ingente di gradini che ogni stramaledettissima mattina dovevano superare per partecipare alle lezioni della DWMA…
Ed ogni stramaledettissima volta…beh, si era persa a centosessantadue e aveva rinunciato nell’intento.
Ricordava che agli inizi, salire alla scuola, era stata una gran fatica per lei come per il partner. Per non cedere alla stanchezza si tiravano sberle, si incitavano a vicenda, a volte volavano insulti del tipo “Ehi idiota deficiente! Vedi di non crollarmi qui, perché io non ho la minima intenzione di trascinarti lassù a calci!”.
Poi una volta Soul le aveva persino detto “Tu farai di me la Death Scythe più figa di tutte! Cosa vuoi che siano qualche centinaio di scale?”, e aveva sorriso.
Era stata una delle poche volte che il ragazzo le avesse rivolto un sorriso vero…e non il solito ghigno strafottente.
Ora invece quell’odiosa gradinata la facevano quasi senza accorgersene e l’atmosfera era del tutto diversa.
Soul era diventato per davvero la Death Scythe più figa di tutte ed avanzava claudicante con le mani affondate nelle tasche dei jeans chiari. La sua meister si osservava imbronciata la punta degli stivali.
Quella mattina non erano certo battute o incitazioni a volare tra i due, ma sguardi pieni d’astio…
Eheh… Maka si era proprio arrabbiata per quella scenata con Blair e dopo il portentoso colpo sferrato al compagno, era quasi dispiaciuta del fatto che questi si fosse rialzato barcollante.
Aveva seriamente pensato di lasciarlo agonizzante a terra…era stata davvero troppo buona.
Il silenzio cresceva e con questo anche la tensione.
Continuavano a salire…
Alcune ragazze ferme alla loro destra, erano intente a scambiarsi notizie e pettegolezzi. Al passaggio del ragazzo dai capelli lattei abbandonarono i loro discorsi e gli rivolsero sguardi sdolcinati e supplichevoli, pieni di malizia e ammirazione. Il tutto ovviamente accompagnato da gridolini di esultanza…
Nessuna sembrava di essersi accorta della presenza di Maka, e in caso contrario, nessuna dimostrava nei suoi confronti il minimo interesse. Erano troppo prese dal tentativo di attirare l’attenzione di quel gran figo di Soul Eater Evans…
Evidentemente si trattava delle mittenti delle ultime richieste di far squadra che l’arma aveva ricevuto. Quelle odiose lettere profumate e piene di ghirigori che si era sempre rifiutato di aprire.
Povere illuse senza speranza.
Per lui c’era solo Maka…
Maka, che con il suo coraggio lacerava la follia.
Maka, che ogni volta lo strappava alle tenebre della sua anima.
Maka, che in quel momento camminava al suo fianco e che…le stava polverizzando con lo sguardo!
…OCHE…
Per fortuna le superarono senza dover ricorrere a metodi drastici.
Ad un tratto Soul sbuffò lievemente imbarazzato. Ancora una volta la giovane era riuscita a metterlo in soggezione.
“Maka…per stamattina… Scusa.”- mugugnò rompendo l’atmosfera decisamente pesante che era andata formandosi.
Per tutta risposta l’artigiana estrasse un tomo da sotto il cappotto.
La falce se ne accorse. Strizzò gli occhi digrignando i denti, pronto ad incassare l’ennesimo colpo, seppur questo stesse per giungere apparentemente senza alcun motivo logico.
I secondi passarono ma non accadde nulla. Pertanto il ragazzo si azzardò a socchiudere un occhio titubante.
Davanti a lui, la partner seguiva con sguardo perso il lunghissimo corrimano che fiancheggiava il lato sinistro della scalinata. Era rossa in volto. 
“Maka-chop…”- borbottò sollevando lentamente il libro per poi dare un debole colpetto sulla testa dell’amico.
“Scuse accettate, idiota!”
Davvero non ce la faceva e tenergli il muso troppo a lungo…
Poi posò finalmente lo sguardo su di lui e gli dedicò un sorriso deciso.
Ma perché riusciva ad essere così maledettamente carina?
Soul ridacchiò alzando gli occhi cremisi al cielo. Con la sinistra arruffò la frangia biondo cenere della meister.
Pensieri poco foghi, pensieri poco fighi... 
 
 
“Cosa?”- sbraitò imbestialito lo zombie blu –“La spedizione H.A.C.C.A. ha fallito?!”
“Già già… Purtroppo sono stati tuuutti eliminati…”
Dietro la maschera buffa del Sommo Shinigami si poteva comunque notare una profonda tristezza per le importanti perdite subite… Il tono amaro della sua voce lo confermava.
“Ma tra di loro vi erano anche due maestri a tre stelle. Per non parlare del fatto che tutti erano artigiani scelti e incredibilmente abili. Com’è possibile che si sia verificato un simile massacro…?”-si intromise una voce femminile.
Per qualche istante, un silenzio opprimente avvolse la Death Room.
“Cara Neigus…”- riprese il dio –“Quella strega è pericolosa. Va fermata al più presto! La situazione sta degenerando e…ci rimane un ultimo asso nella manica.”
“Dobbiamo far chiamare i ragazzi?”- fece a testa bassa il professor Sid.
Aveva paura che persino per lui e la propria partner quella missione fosse troppo. Figuriamoci per dei ragazzini…
Però, in fondo, sapeva che soltanto loro sarebbero stati in grado di portare a termine tale mansione. Shinigami, se ne rendeva perfettamente conto, condivideva le sue preoccupazioni. Uscì con una solennità che non gli si addiceva dallo specchio, la cui superficie brillò di una luce azzurrina. Si mosse lentamente e poggiò paterno le manone bianche sulle spalle dei suoi due interlocutori.
“Fateli chiamare…”- proferì serio -“E non fatene parola con gli altri membri della Spartoi.”
Soltanto le loro anime erano adatte a quell’incarico.
  



ANGOLO A ME:

Ehyoooooooow, eccomi ancora qua a sbriciolare!!
OH SHINIGAMI!!
Solo per il prologo ben QUATTRO *O.O* recensioni...non ci posso ancora credere!!
Bene, prima che me ne dimentichi di nuovo (e che Soul venga di conseguenza a scassare...), la canzone era "Paper moon", "PAPER MOON", okay!?
Sì, continuiamo...
In questo capitolo ha fatto la sua comparsa una bimbetta piuttosto inquietante. Ed io, ovviamente, (che l'altra notte non avevo un tubo da fare...perchè io non dormo la notte, chiaro?!) ne ho fatto lo studio! Yahooo...oddio Black*Star non ha una buona influenza su di me...
"Fidati Maka, non ce l'ha su nessuno..."
"Questa volta non posso darti torto, inutila arma..."
"Ehi!"
"TACI!"
Comunque eccola qui!! Scusate per la pessima risoluzione delle mie immagini...mi spiace...
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Ringrazio infinitamente kasumi 89, Hiyoki, Willow Gorgon ed IllyElric di aver recensito!
Spero che ne abbiate ancora voglia!!
Bacioniiii!
Arigatou!


 

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Capitolo 3
*** cap 2: CIO' CHE ACCADE QUANDO UNA SCYTHE MEISTER SI ALZA CON IL PIEDE SBAGLIATO... ***


 capitolo 2

 

CIO’ CHE ACCADE

QUANDO UNA SCYTHE MEISTER

 SI ALZA CON IL PIEDE SBAGLIATO…

 
 
 

“Dai Soul! Manca poco!”
Un largo spiazzo, pavimentato da grosse lastre di pietra dalle sfumature giallastre, si aprì d’innanzi a loro.
“Hallelujah!”- esclamò la buki, felice di essere arrivata all’ultimo scalino.
Non aveva nemmeno fatto in tempo a posare entrambi i piedi a terra che…
“YAHOOOOOOOOOO!! Sono l’illustre Black*Star! Guardatemi, il sole non è niente in confronto a me!”
Già, proprio lui…eheh!
Tutti i presenti alzarono gli occhi al cielo. Ovunque, intorno ai due giovani partner, si levarono sussurri mentre un’ombra si lanciava da uno degli spuntoni dai quali era adornato l’ingresso della DWMA.
“Ancora? Ma non è possibile!” oppure “Ma quando ci è arrivato lassù?”
Sì, Black*Star…idiota!
Il ragazzo dalla chioma azzurrina si scaraventò sui due poveracci atterrando la Death Scythe.
 Maka, più agile e scattante, riuscì ad evitare l’esuberante (a dir poco) amico.
“Ma soprattutto VOI non siete niente in confronto all’illustrissimo big qui presente. Brutti otaku rinsecchiti! Seguite il mio sorriso, vi illuminerà la strada…!”- proseguì allegro come al solito.
Come al solito nessuno gli diede retta.
Come al solito…”MAKA-CHOP!!”
Soul si rialzò un po’ traballante, ritirandosi prima che in sangue dell’amico raggiungesse i suoi vestiti.
“Yo, Black*Star!”- sbuffò infilandosi le mani in tasca.
A quel saluto, l’azzurro, con la faccia spiaccicata al suolo dal poderoso colpo messo a segno dalla scythe meister, sollevò il braccio destro tirando su il pollice.
“Black*Star…sei il solito imbecille…”- aggiunse Maka in un sospiro.
Stesso gesto da parte dell’assassino.
Tsubaki giunse poco dopo, trafelata.
“Buongiorno Maka, Soul…”- cominciò sorridente e gentile la buki multiforma.
I lucidi capelli neri carezzavano le guance rosee, i grandi e dolci occhi blu splendevano dietro le lunghe ciglia.
Già…la camelia aveva davvero un bellissimo sorriso.
“Ciao, Tsubaki!”- esclamò di rimando l’artigiana.
Soul le fece un cenno di saluto col capo.
“Ragazzi…”- proseguì la mora –“Avete per caso visto Black*Star? Prima è corso via all’improvviso e…OMMIOSHINIGAMI!!”
Tsubaki s’interruppe a metà frase. Voltandosi per indicare la direzione nella quale il meister era scheggiato via, si rese finalmente conto che questi era ridotto, all’incirca, ad una poltiglia dalle sembianze “quasi” umane…
Sgranò gli occhi mentre la mascella andava a sfiorarle le ginocchia.
“Eheheh…”- ridacchiò una ragazza a caso dagli occhi verdi.
Una falce a caso dagli occhi cremisi si sbatté una mano sulla faccia.
Una camelia a caso dagli occhi cerulei rimase lievemente scioccata dalla visione.
*okay, la smetto*
“M-Maka-chan… C-cos’è successo?”- balbettò la mora rivolgendo uno sguardo disperato all’amica.
“Niente di particolare…”- rispose lei con noncuranza –“Tutto normale! Come sempre, no?”
“A-ah…okay…”                  
Soul, che sembrava essere l’unico rimasto con un minimo “d’umana lucidità” in quella situazione quasi inquietante, si riscosse. Mosse qualche passo avvicinandosi all’arma amica e le poggiò un palmo sulla spalla.
“Tranquilla, Tsubaki… Dopotutto il vecchio Star ha la pellaccia dura! Vedrai che se la caverà anche ‘sta volta!”- disse cercando di non sembrare troppo indelicato.
A quelle parole uno “Ngnuuungn…” d’approvazione si levò da quello che rimaneva del cranio di Black*Star.
“Visto?”- concluse l’albino sogghignando.
Tsubaki annuì con forza.
Persino Maka, davanti a quella scena così strana ed innaturalmente smielata, non poté che sorridere.
Soul, dopo aver tranquillizzato alla bell’e meglio la ninja, si riavvicinò alla partner.
Rimase a fissare per qualche istante la sua espressione distesa come se fosse la cosa più preziosa al mondo. Anche perché pochi minuti prima, quella tappetta aveva letteralmente “sminuzzato” Black*Star…
I suoi occhi vividi si poggiarono sulle gote piene della partner accarezzandole, mentre gli angoli della sua bocca si piegavano in un sorriso.
Ma che cavolo sto facendo?!
La meister, sentendosi particolarmente osservata, avvampò.
Ma che cavolo sto facendo?!
I due sbuffarono all’unisono guadando in direzioni opposte.
Intanto Tsubaki stava cercando invano di rianimare il compagno…
Dopo l’ennesimo tentativo clamorosamente fallito, si decise a portarlo in infermeria.
Lo prese dunque per le ascelle e, dopo essersi pestata i piedi non meno di tre volte, lo trascinò via barcollante, congedandosi dagli amici con un cordiale –“Ci vediamo dopo!”
Soul e Maka, rimasti relativamente soli (data la gran quantità di studenti che si aggiravano urlanti nel vasto spiazzo), erano impietriti l’uno di fianco all’altra.
…uno, due…
I secondi passavano lenti ma nessuno proferì parola né tantomeno si mosse.
…tre, quattro, cinque…
Per quale motivo poi, entrambi faticavano a capirlo.
…sei, sette, ott…
“GIRAFFA!!!”
Un urlo squarciò la “pace” fra i due.
Maka trasse allora un respiro di sollievo…
Patty…ti adoro. Grazie di esistere!
Anche Soul si distese vedendo le tre figure arrivare. Alzò il braccio aprendo il palmo.
“Saluti a voi, amici miei!!”- disse il giovane Shinigami deciso.
“Yo!”- gli fece eco la maggiore delle Thompson.
Finalmente la shokunin ritrovò la parola.
“Ehi, ciao ragazzi!”- disse saltellando in avanti. Le code bianche del cappotto sobbalzarono.
Sembrava aver ritrovato l’entusiasmo di sempre.
Improvvisamente, l’espressione bonaria del ragazzo dai capelli zebrati, mutò.
Sul suo volto si dipinse una serietà assoluta.
 
 
 
“Avanti Black*Star…resisti!”- lo incitò sbuffando la compagna a pochi metri dalla porta chiusa dell’infermeria.
Passi trascinati risuonarono nella penombra del corridoio.
“Ancora un piccolo sforzo e ci siamo!”- ripeteva più a se stessa che al partner, senza ovviamente darlo a vedere.
Da quest’ultimo giungevano invece solo rantoli soffocati che, probabilmente, dovevano significare “Io sono più grande di un dio! Questo non è niente per l’illustre sottoscritto! Uwahahah!!!”.
Perché doveva farla sempre preoccupare in quel modo? In fondo gli sarebbe bastato non rompere le scatole a Maka-chan…
Mah…si vede che si divertiva.
Tsubaki sospirò con un sorrisetto tirato. Era la ventiseiesima mattina di fila che si ritrovava a dover trascinare il compagno in infermeria…
Per fortuna si riprendeva in fretta!
Diede all’azzurro un ultimo strattone e alzò lo sguardo.
Il cartello riportante la scritta “Dispensary” a lettere dorate la sovrastava dalla sua altezza.
Vi si era ritrovata davanti così tante volte che, per un motivo o per l’altro, ci aveva quasi fatto l’abitudine. Quasi…
Si deterse il lieve velo di sudore che era andato ad imperlarle la fronte candida.
Quella stanza era pur sempre un luogo di dolore che dimostrava la durezza degli scontri, la crudezza dei colpi subiti in battaglia.
Quel luogo si era pur sempre macchiato della paura e del sangue dei suoi amici.
Scosse la testa ritornando alla realtà.
La sua attenzione venne attirata da un foglio di carta attaccato con lo scotch al legno chiaro della porta.
 

Infermeria chiusa per mancanza di personale addetto.
Tsubaki, Black*Star scusate…stamattina vi dovrete aggiustare.
 

prof.ssa Neigus
 

Tsubaki deglutì rumorosamente…
 
 
 
“K-Kid…cosa diavolo stai facendo?!”
Le mani dello Shinigami si strinsero sulle spalle sottili della maestra d’armi. I grandi occhi ambrati brillarono mentre il suo viso si faceva sempre più vicino.
Maka avvampò irrigidendosi sotto quello sguardo mellifluo.
Soul seguiva la scena senza riuscire a spiccicare parola. Gli occhi strabuzzati e la mascella cadente.
Era a non più di cinque passi dalla partner ma non riuscì comunque a muoversi.
“Kiiiiiid…!!”- sbraitò ancora lei con voce roca.
Liz sbatté le palpebre sorpresa. Persino Patty si strofinò gli occhioni fulgidi per assicurarsi di non aver preso solo un abbaglio.
“Giraffa?”- domandò confusa.
Dieci dita premevano contro le ossa della shokunin. Era una presa dalla quale non avrebbe potuto sciogliersi facilmente, né sarebbe stata in grado di farlo in quella situazione.
Il suo corpo era molle ed inerme, la mente annebbiata.
“Maka…”- pronunciò languido il giovane zebrato a cinque centimetri scarsi dal viso dell’amica.
Lei strizzò gli occhi inarcando le sopracciglia sottili.
Che cavolo stai facendo brutto idiota di un Death the Kid?!
L’urlo esplose nella testa di Maka acuto ed insopportabile. Poi…
“Oggi la tue codine sono perfettamente simmetriche!! Oh, quale magnificenza, quale grazia divina!”
Il fantomatico dio si staccò dall’amica congiungendo le mani, gli occhi sberluccicanti e il piedino alzato a fare qualcosa tipo *TWICH TWICH*.
Tutt’intorno calò il silenzio... intaccato soltanto dagli ansiti di Soul, che aveva ripreso a respirare.
L’aria elettrica lambì per l’ennesima volta quella mattina.
La minore delle Thompson rimase per qualche istante ammutolita.
Poi (grazie al cielo) scoppiò a ridere e, per la cronaca, nessuno riuscì a calmarla per il resto della giornata…
“TWICH TWICH?”- sospirò Liz sollevata mentre il rispettivo maestro continuava a gongolare felice...
La povera Maka fece una risatina isterica accasciandosi un poco sulle ginocchia.
Con sguardo folle si rivolse al partner.
“Io…ho le codine simmetriche…”- sghignazzò come se fosse in balia del sangue nero.
Soul le si avvicinò allarmato, piegatosi per raggiungere la sua modesta altezza.
I loro occhi s’incrociarono ed in quelli di lei parve balenare un barlume della perduta lucidità.
“Tutto a posto?”- le chiese normalizzando il proprio respiro.
Maka annuì mollemente. Lui le sorrise deciso.
“Bene, allora vai e uccidilo!”- concluse tranquillamente il ragazzo dai capelli lattei.
I due si separarono.
Kid, troppo occupato a sollazzarsi, non fece caso al prodigio che si compì alle sue spalle.
Senza nemmeno doverlo tirare fuori, nella destra dell’ormai nota “book meister”, si materializzò un tomo colossale. Già solo la copertina borchiata doveva pesare sui cinque chili…
Ad un occhio attento, era chiaro che si trattasse di tutto il ciclo di Deltora, rilegato in un unico, immenso volume.
“Makaaaaaa…”
Liz chiuse gli occhi, tappando a sua volta quelli di Patty, che cercava invece di sbirciare la memorabile scena aprendosi un varco tra le dita della sorella.
Ci fu un attimo di suspense…
“…CHOP (multiplo concatenato)!!”
Il colpo allucinante e divenuto ormai leggendario si abbatté sul malcapitato, che si ritrovò splattato al suolo con il cranio deformato e fumante.
Soul rise soddisfatto rivolgendo alla compagna uno sguardo fiero.
“Davvero cool!”
Lei gli sorrise dolcemente di rimando.
Liz, che aveva seguito lo svolgersi degli avvenimenti a spezzoni per la fifa, trovò, giustamente, la reazione gioviale dei due, come dire…anomala.
Patty,  che con le lacrime agli occhi stava punzecchiando munita di bastoncino il corpo “scomposto (=TOTALMENTE ASIMMETRICO)” del meister, continuava a ripetere tra le risate  –“TWICH TWICH, TWICH TWICH!!”
Nel caso se ne fosse accorto, il giovane Shinigami avrebbe sicuramente cominciato a sputare ettolitri di sangue assillando le rispettive armi con discorsi completamente futili.
Era una fortuna che fosse praticamente in coma…
Lentamente, una figura che fino a quel momento era rimasta nell’ombra, si avvicinò alla buffa combriccola.
“Oh, buongiorno professor cadav…ehm, Sid!”- salutarono in coro Maka e la maggiore delle Thompson.
“GIRAFFA, GIRAFFA!!”
“…’giorno…”- fece Soul per ultimo.
“Salve a voi, ragazzi!”- disse lo zombie blu, fingendosi calmo e paterno come al solito.
Si guardò intorno per poi soffermarsi sullo stato di Kid.
Nonostante fosse un dio, quel colpo non gli doveva aver fatto certo bene…
Lui era un educatore e come tale doveva prendersi cura dei propri studenti. In più, con l’infermeria chiusa…
Una volta esaminata la “sformatuta” della sua scatola cranica, si rivolse alla diretta responsabile.
“Maka, ce l’avevi il testimone per la sfida?”- le chiese perplesso.
La meister strabuzzò gli occhi.
“Professore…”- rispose seria –“Non c’è stata nessuna sfida.”
“Ah…”
Soul stentava a trattenere le risa.
“Va bene…”- riprese il knife meister in un sospiro.
“Liz e Patty, voi riportatelo a casa… Dovrebbe riprendersi nel giro di due o tre giorni.”- ordinò indicando la massa informe di Kid.
“O-Okay!”
“Yesssss…!!”
Le due sorelle lo sollevarono, chi per i piedi, chi per le spalle, e s’incamminarono giù per la lunga scalinata esclamando un “Ciao!” poco convinto.
Poi Sid, scuro in volto, si rivolse all’altra coppia di studenti.
“Voi due, Soul e Maka, venite con me. Il Sommo Shinigami desidera vedervi…”
 
 
 

La luna vola
La luna cade
La luna splende se la si vede…
 E se cantando
Qualcosa chiedi…

 

La fioca voce flautata si arrestò all’improvviso.
Una voce infantile eppure così assurdamente carica d’esperienza…
I piedi nudi e bianchi affondavano nella neve fino alle caviglie e la tenue luce di un tramonto smunto le gettava sul volto ombre marcate. Da quanto camminasse, non avrebbe saputo dirlo con esattezza. Era dannatamente stanca.
Ad un tratto, sotto i talloni magri, un cigolio. Un suono che sapeva di casa, di calore.
“Oh, guarda Hime-chan…”- sussurrò stringendo debolmente l’orsacchiotto –“Stanotte avremo un letto.”
Senza produrre alcun rumore si addentrò in quella casetta tanto accogliente. Seduta al tavolo in cucina, solo una giovane donna dai capelli stopposi.
“Ehi, e tu chi sei?”- chiese sgomenta quest’ultima vedendo la bambina scalza sulla porta.
“Nessuno…”
Le mani della ragazza cominciarono a tremare…
“C-cosa vuoi? Quando sei entrata?”
La piccola la fissò, i grandi occhi velati e spenti. Poteva sentire la paura attanagliare il petto della giovane.
L’aveva riconosciuta, lei sapeva…
“Solo dormire.”- proferì vacua.
Era sincera…
“No-non è vero!! Vattene!”
Urlando, la donna afferrò la sedia sulla quale era rimasta seduta fino a quel momento e gliela scagliò addosso con tutta la forza di cui disponeva.
“Pup Puppet Pun Pun”
Un grido. Acuto, perforante, disperato.
Terrore.
Il corpo vacillò davanti i due pozzi neri.
Un’altra anima si spense.
 

Ti mangerà se non le credi…





ANGOLO A ME:

Wella ragazziiiiii!! Come procede l'esistenza??
IO HO UN SONNO MICIDIALE!
"Soul! Portami la colazione!!"
"Ma chi sono io, il tuo fattorino?"
"SI'!"
"..."
Comunque...accomi ancora qui!!
Avete presente quando si ha la testa talmente vuota da non riuscire più nemmeno a capire dove ci si trova? Ecco cosa ne ecse in queste situazioni! Ma si può...?

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*suono di tromba*
Ringrazzio infinitamente Willow Gorgon, kasumi_89, midori no yume, Hiyoki e IllyElric di aver recensito...
Grazie a Hiyoki di aver inserito la storia nelle preferite e nelle seguite...
E grazie anche a me_ che l'ha messa nelle ricordate...
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e a presto!!
"SOUL, LA COLAZIONEEEE!!"

scythemeister_MakaAlbarn




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Capitolo 4
*** cap 3: NON E' SPLENDIDO DIRE POF? ***


capitolo 3

 
 

NON E' SPLENDIDO DIRE “POF”?

 
 
 No no no no...la prego la prego la pregooo... 
 
I loro passi risuonavano pesanti tra le spesse pareti.
Maka e Soul camminavano l’uno a fianco all’altra. Il professor Sid li precedeva di pochi metri.
Entrambi erano piuttosto irrequieti per il richiamo appena ricevuto…chi più chi meno.
Il ragazzo, la schiena stranamente ritta, si guardava intorno come se si sentisse osservato, sfiorando di tanto in tanto la partner con la spalla. Nessuno dei due sembrava accorgersene.
Accadeva di rado che  i corridoi della DWMA fossero deserti…
Beh, dopotutto era normale che a quell’ora non ci fosse ancora nessuno.
Le lezioni sarebbero cominciate di lì ad un quarto d’ora buono.
I suoni ritmati provocati dal loro avanzare rimbalzavano contro gli alti soffitti per poi tornare in basso a coprire il sibilare dei respiri.
…tap, tap,tap...
A parte questo, silenzio.
Da quando era venuto a chiamarli, lo zombie blu non aveva spiccicato parola. Si limitava a far loro strada, la testa bassa e le mani affondate nelle tasche dei pantaloni sgualciti.
La situazione non prometteva nulla di buono…e Maka l’aveva intuito.
Un brivido gelido le percorse la schiena.
Tutta quella calma apparente stonava in modo inverosimile con il macello che le stava crescendo nella testa.
Aveva capito che qualcosa non era o non stava filando per il verso giusto…e questo qualcosa doveva riguardare per forza lei ed il suo partner.
Cominciò a torturarsi una ciocca di capelli, nervosa, il cranio sul punto di esplodere.
Cosa stava succedendo? Perchè?
Si poneva domande su domande, nel vano tentativo di trovare anche solo una pecca nel suo comportamento all’accademia…
Ancora una volta, ciondolando, Soul le toccò la palla.
“Scusa.”- sbuffò poco convinto.
L’artigiana alzò lo sguardo incerta poi…il lampo di genio!
Il suo viso assunse un’espressione al limite della disperazione. Decise di fare mente locale.
Soul era da poco diventato Death Scythe.
Avevano dovuto lavorare ed allenarsi duramente per raggiungere tale traguardo. Si erano macchiati di sangue e sudore…
Ovviamente, avrebbero dovuto continuare ad impegnarsi a fondo.
Entrambi sapevano che diventare la Falce della Morte ed il suo artigiano, non significasse necessariamente essere i più forti.
Quello era il loro obbiettivo.
Ultimamente però, si erano incentrati sul perfezionamento delle tecniche, l’affinamento della capacità di percezione dell’anima e, in particolar modo, sulla coordinazione.
Niente missioni o compiti extracurricolari…
Lei e la sua buki non avevano raccolto una gran quantità di anime divenute malvagie, forse solo tre o quattro e comunque tutte rinvenute all’interno di Death City…
Fino a quel momento non ci aveva dato troppo peso. Si stavano comunque impegnando, sia nello studio che nella pratica.
Insomma…pensava che Shinigami-sama avesse deciso di dar loro un minimo di tregua!
E invece…
Maka deglutì.
Non è che vogliono di nuovo mandarci a fare qualche lezione di recupero...
Aveva brutti ricordi a riguardo… Soul, in qell'occasione, le aveva alzato…
Avvampò dandosi una sberla sulla fronte.
Ma cosa stava andando a pensare in un momento simile?
Pertanto, nel tentativo di allontanare quel pensiero infelice, piantò la sua attenzione sul professore, che continuava imperterrito a tacere.
Non poteva certo vedere alle sue spalle una ragazza con le codine che lo fissava supplice.
Soul non si era fatto assurdi viaggi mentali come la partner, ma si sentiva lo stesso a disagio.
Sbuffò per spostare un ciuffo latteo dagli occhi e sollevò un sopracciglio. Accanto a lui, Maka sembrava una mocciosetta che inseguiva lo zio, nella speranza che questi le desse le caramelle.
Sì, lo zombie era lo zio...
Ridacchiò tra sé e sé.
Che carina…
Non poteva certo immaginare che la ragazza fosse in realtà tanto preoccupata.
Riusciva solo a ripetersi che la cosa fosse tremendamente poco cool…
...tap, tap, tap…
“Ehi, Soul...”- sussurrò lei all’improvviso.
Il ragazzo parve finalmente tornare alla realtà. L’espressione da trota salmonata, che fino ad un istante prima trionfava sul suo volto, scomparve.
“S-sì, dimmi.”- borbottò imbarazzato. Aveva quasi paura che Maka volesse prenderlo in giro per la faccia da idiota appena sfoggiata…
Solo dopo qualche secondo si accorse che la meister non lo stava neanche guardando. Trasse dunque un sospiro di sollievo.
“Cosa c’è?”- ripeté più deciso posando lo sguardo sui capelli biondo cenere di lei.
La shokunin fremette per poi avvicinarglisi un poco.
“Io…io credo di aver capito perché siamo stati convocati…”- gemette intenta a stritolarsi le mani.
La falce perse un battito. Il tono con cui l’aveva detto era  davvero preoccupante.
La afferrò per una spalla cercando il suo sguardo verde e liquido.
“Cosa? E allora dimmi, forza!”- l’apostrofò scuotendola con malagrazia.
Lei alzò finalmente gli occhi. Era scura in volto.
Soul rimase allibito e stinse la presa come volesse infonderle un po’ di forza d’animo. Le sorrise debolmente.
Odiava vederla in quello stato, i grandi occhi spenti.
“Soul…”- continuò Maka seria – “Penso che Shinigami voglia…”
Dovette zittirsi.
Esattamente in quell’istante, com’era ovvio che accadesse, il professor Sid si fermò dinnanzi all’imponente entrata della Death Room.
Soul ritrasse la mano e se la mise in tasca mentre Maka raddrizzava la schiena.
Lo zombie ritrovò la perduta capacità di parola.
“Bene ragazzi, venite.”
E detto ciò il knife meister spalancò la lucida porta intarsiata.
 
 
 
La lunga sciarpa di lana grigia era stata abbandonata sul letto sfatto. Un lembo andava a toccare il pavimento chiaro arricciandosi un poco verso la fine. Sul cuscino, un orsacchiotto rosa di pezza scadente...
La bambina spuntò dal riquadro della porta lanciando un'occhiata al corpo esanime della giovane donna. Questi giaceva supino a pochi passi dal grande tavolo di ferro battuto che trionfava al centro della cucina. Poté scorgerlo senza problemi dalla vita in giù, anche se era parzialmente nascosto dalle sedie poste intorno al mobile.
Chiuse i grandi occhi strizzando le palpebre.
E' stata colpa tua...
Vi si avvicinò muovendosi a piccoli passi, il legno che scricchiolava sotto i talloni nudi.
E' stata solo colpa tua...
Ripeté a se stessa accovacciandosi.
La grossa cerniera al centro dello scialbo abito rattoppato che portava le premette contro il petto. I lunghi capelli scarlatti, scivolando sulle spalle magre, andarono a coprirle parte delle braccia candide.
Intrecciò le dita sopra le ginocchia.
I due pozzi neri affondavano nello sguardo vitreo del cadavere di fronte a lei.
“Mi chiedo perché la gente voglia continuare a guardare anche mentre sta morendo...”- domandò inespressiva con voce acuta ed infantile.
Levò lo sguardo al soffitto e si rialzò rischiando di perdere l'equilibrio.
Quindi spalancò le braccia per non ruzzolare rovinosamente al suolo.
Pup Puppet Pun Pun...
Alcuni fili emananti una fredda sfumatura azzurrognola, si librarono nella fioca luce della camera sviluppandosi dalle dita esili della bambina. Come dotati di vita propria, raggiunsero il corpo della giovane per poi attaccarsi saldamente alle estremità dei suoi arti. La donna venne sollevata mollemente, la testa che penzolava all'indietro e accantonata in angolo per non intralciare il passaggio. A coprirla, solo l'alta credenza.
I biondi capelli stopposi andarono finalmente a celarle gli occhi rimasti sgranati...
La piccola, allontanatasi una voluminosa ciocca di capelli dall'occhio sinistro, si voltò, mentre le particolari appendici delle sue falangi si dileguavano con un sibilo.
Saltellando, tornò nella camera da letto.
Non era certo spaziosa, ma c'erano un morbido materasso con tanto di coperte calde e pulite, un cuscino vaporoso e, cosa che non si sarebbe di certo aspettata, una grande finestra dalla quale il tepore del sole da poco sorto filtrava flebile e dolce.
Se non fosse stata incapace di sorridere, lo avrebbe sicuramente fatto.
Purtroppo aveva dimenticato come si facesse...
Avvicinatasi alle scure persiane semiaperte, notò un grosso vaso di terracotta appeso ad un gancio arrugginito appena oltre l'intelaiatura della finestra.
I suoi occhi parvero illuminarsi.
“Hime-chan, Hime-chan! Vieni a vedere!”- urlò sgambettando verso il pupazzo poggiato sul letto.
Lo prese delicatamente per una zampa e, tornata alla finestra, se lo alzò fin sopra la testa.
In punta di piedi, sporgendosi fin oltre il bordo, la piccina poté ammirare quei meravigliosi fiori bianchi e azzurrini, che sembravano rifulgere di luce propria, sprezzanti della neve e del gelo che li circondavano.
“Sai, Hime-chan... Mi piacerebbe essere come questi fiori...”- sussurrò fredda.
Rimase lì immobile ancora per qualche istante, poi si abbassò per far ritorno alla cucina nella quale sperava di trovare qualcosa da mangiare.
Scrach...
 A quel suono sussultò. I capelli le rimbalzarono sulle spalle e, una volta posato lo sguardo sull'orso di pezza che reggeva tra le braccia...
“Oh!”
Un largo squarcio solcava il fianco destro del peluche, lasciando scoperta gran parte della gommapiuma ci cui era composto il suo interno. Doveva essersi impigliato al gancio metallico e, tirandolo, il fragile tessuto si era lacerato con facilità...
La bambina studiò il suo pupazzo con sguardo saccente accomodandosi sul letto soffice. In fondo si trattava dell'ennesima sgualcitura da rattoppare...
Vi poggiò dunque un palmo sopra. Questo subito si illuminò di un bagliore livido mentre quegli strani fili ricominciavano a danzare tutt'intorno.
I lucidi bottoni, che gli facevano da occhi, parvero volerla ringraziare.
 
 
I due partner avanzavano.
Sotto le minacciose ghigliottine che precedevano quella sottospecie di soppalco sul quale troneggiava lo specchio del Sommo Shinigami, non si poteva che avvertire un aleggiante senso d'inquietudine.
Chissà se un giorno (sfigatissimo), al passaggio di qualcuno (sfigatissimo), le lame si sarebbero accidentalmente abbassate (per pura sfiga)...
Buki e shokunin sbuffarono all'unisono.
...tap,tap,tap...
“Bene...”- annunciò il professor Sid, fermandosi una volta oltrepassata l'ultima ghigliottina –“Da qui andate da soli... Shinigami deve spiegarvi un paio di cosette.”
Detto ciò, il meister fece dietrofront e si avviò all'uscita con passo claudicante.
I ragazzi, spiazzati dall'abbandono fulmineo del prof., rimasero impietriti al centro del corridoio le cui pareti non erano ben definite.
In quella stanza tutto era relativo e sfuggevole. Persino lo spazio!
Beh, si trattava pur sempre della Death Room...
Improvvisamente, un urlo sguaiato e disumano squarciò il silenzio perfetto che era andato a crearsi.
“Muoviamoci!!”
Soul e Maka incrociarono gli sguardi allarmati e, dopo aver stretto le dita intorno alla mano altrui, si misero a correre decisi.
Quello a cui si ritrovarono a dover assistere, fu uno spettacolo davvero pietoso...
Gli occhi arrossati e gonfi continuavano a zampillare acqua salata mentre dal naso colavano ettolitri di muco bianchiccio.
Death Scythe, il “padre” di Maka, era spalmato al suolo in una pozza di lacrime.
Continuava imperterrito a frignare, mollemente aggrappato ai piedi dell'imponente specchiera dalla quale, Lord Shinigami, gli scoccava continui incitamenti ed insulti.
“Bwaaaaaaaaah... Makaaa... Il papà non vuoleee...sigh sob...”
“Oh! Forza forza Spirit! Stai tranquillo!”
“No no no no no...la prego la prego la pregooo...”
I due poveri spettatori seguirono l'intera scena disgustati.
 Maka ringhiò guardandosi alle spalle.
Soul, ridacchiando, si ritrovò a pensare che, se il vecchio porco fosse stato lucido, lo avrebbe volentieri pestato a sangue vedendolo mano nella mano con l'adorata figlioletta...
Senza rendersene conto, aumentò la stretta.
Finalmente Shinigami sembrò accorgersi della loro presenza.
“Ehi! Hello hello ragazzi, co-me sta-te?”- disse scandendo ogni sillaba.
“E-ecco signore, noi...”- cominciò titubante la giovane meister.
“MAKINAAA! No! Non andareee! E' troppo pericolosooo...”
Spirit ebbe l'ennesima esplosione di pianto.
Una vena si gonfiò sulla tempia della maestra d'armi...
Una vena si gonfiò sulla tempia della nuova Death Scythe...
Una vena si gonfiò sulla maschera di Sua Eccellenza Il Dio Della Morte...
“Stavo dicendo...”- proseguì scocciata la ragazza -”CHE STAREMMO MEGLIO SE QUEST'IDIOTA TACESSE!”
L'aura omicida che l'avvolgeva si riversò sull'idiota in questione, seguita da un poderoso “Shinigami-chop”.
“Resta...con il...papà...”- riuscì ancora a farfugliare Spirit prima di cadere in coma con un sorrisetto ebete stampato sulla faccia.
“Vecchio porco senza speranze...”- pronunciò Soul attonito punzecchiandolo con il piede in pieno stomaco.
Maka sospirò sollevata.
“Bene bene carini!! Ora però torniamo seri...”- cantilenò il presunto dio.
I partner drizzarono le spalle pronti ad ascoltare.
“Dunque...”- parlò con voce incredibilmente ferma -”Vi ho convocati qui perché... Vedete, sono costretto ad affidarvi una missio... Maka-chan, qualcosa non va?”
Dovette fermarsi a metà della frase.
La ragazzina, infatti, aveva cominciato a tremare vistosamente mentre piccole gocce di sudore gelato andavano ad imperlarle la fronte. Il suo respiro si fece irregolare e pesante.
Persino Soul si abbassò alla sua altezza per assicurarsi che stesse bene...
Le spostò i capelli dalla fronte poggiandoci poi il palmo.
“Eppure non sei calda...”- disse.
Lei, vedendo quegli occhi cremisi tanto vicini, scosse la testa facendo sbalzare i morbidi codini.
“NOCHENONSONOCALDAIDIOTA!!”- sibilò avvampando.
L'albino sghignazzò schioccando la lingua.
“Maka-chan?”- ripeté Shinigami preoccupato.
“N-niente...è solo che...”- biascicò confusamente la meister -”Se deve appiopparci un'altra lezione di recupero, lo faccia subito!”
La voce della giovane riecheggiò nell’ampia stanza…
Calò il silenzio (ancora!)...
Il dio tirò fuori una manona bianca da “chissàddove” e si grattò il cranio allibito...
“No no Makina... Non hai capito proprio un tubo!”- disse dunque tutto goduto.
Soul si mise a ridere mentre l'artigiana si fissava la punta degli stivali imbarazzata.
Shinigami ricominciò.
“Vi ho fatti chiamare per affidarvi una missione parecchio importante e altrettanto pericolosa.”
Il suo tono era dannatamente serio, tanto da far rabbrividire i due interlocutori che, dopo la breve pausa, tornarono a prestare la massima attenzione alle sue parole.
“Avrete senz'altro sentito parlare della spedizione H.A.C.C.A. ...”
Fecero segno di no con la testa.
“Capisco... Si trattava di una squadra di artigiani ed armi reclutati tra i migliori della scuola. Era un gruppo di persone scelte, un po' come voi della Spartoi.”
Soul annuì.
“Lord Shinigami, perché parla al passato?”- proferì attenta la meister.
Il dio, girandosi lievemente, sospirò.
“Vedete, tale spedizione aveva il compito di rintracciare ed E-LI-MI-NA-RE...”
Attimo di pausa.
Akemi, la strega dei pupazzi.”
“Strega...?”- domandarono incerti i due partner.
“Già... Purtroppo la missione è fallita. La strega è riuscita a scappare dopo aver massacrato l’intera squadra H.A.C.C.A. .
Non avrà mica intenzione di mandare noi a cercarla?
“Il vostro compito sarà concludere la missione cominciata dalla precedente spedizione. Grazie alle informazioni in nostro possesso siamo stati in grado di stabilire la posizione della strega. E' un affare di massima urgenza! Mi spiace ma dovrete partire subito...”
Ohmmioshinigami...ma è fuori?
“Sommo Shinigami!”- sbraitò la shokunin in preda al panico.
La mano di Soul si strinse forte intorno alla sua.
“N-noi...come arriveremo a destinazione? Abbiamo qualche possibilità si successo? Voglio dire...è riuscita da sola a spazzare via un'intera squadra!!”
Il dio sbuffò, tornando al suo atteggiamento di sempre.
“Tranquilli nanerottoli! In questo manga/anime, e di conseguenza anche nella fic, ci sono sempre spostamenti improvvisi e non ben precisati! A volte ci si muove di tre continenti in un misero cambio di scena...eheh!”
Le grandi mani bianche spuntarono dallo specchio dando loro un colpetto sulla testa. *pof*
“Quindi via, scattare!”
“Ma ma...”- balbettò l'artigiana con gli occhi sgranati e le labbra secche.
“FORZA!! Se ho scelto VOI DUE ho i miei buoni motivi!”- ciondolò Shinigami.
Soul e Maka erano disperati e non poco confusi. Non potevano certo rifiutare la missione della quale erano appena stati incaricati! Sarebbe stato poco cool tirarsi indietro.
E poi, Shinigami-sama aveva fiducia in loro.
Appiccicati l'uno all'altra, forse per infondersi coraggio a vicenda, si avviarono demotivati all'uscita.
“Ah! Ragazzi, ancora una cosa!”- fece la voce alle loro spalle.
Appena voltatisi, due pezze nere scivolarono fra le dita guantate della meister.
Fasce a lutto...
“Almeno qualcuno potrà piangere la loro perdita... Se la rendessimo pubblica sarebbe un macello.”- disse  Shinigami con tono amaro.
“E NON AZZARDATEVI A MORIRE, INTESI?”
 
 
 

ANGOLO A ME:

Dunque, per prima cosa vi chiedo di scusarmi per il fatto che il capitolo...NON C'ERA!!
Ci sono rimasta male...
Comunque...
Ohilaaaaà ragazzi! Come procede il ciclo vitale?
Beh, io ho la febbre a 39 e mezzo...yahoooooooo!!
"Maka, vedi di darti una regolata altrimenti ti sale ancora..."
"Tu sai zitto! In questo momento non sei proprio d'aiu--@uiewthàdfopà.,<" *le è caduta la faccia sulla tastiera*
"Che dici, vuoi una mano?"
*alza il pollice*
(Soul sotto dettatura)
Allora...ma voi sieta matti!!
Sapete quante recensioni ho ricevuto per lo scorso capitolo? N-O-V-E!!
Indicibile...
E per queste stille di felicità devo ringraziare IllyElric , Willow Gorgon , Mitzune_chan , darkbluestar , Maoko , Hiyoki , muffinishere , kasumi_89 e Gazzettina_97.
Ringrazio anche:
Hiyoki , Maoko e Juliet_Capulet per aver inserito la storia nelle preferite!
me_  per averla messa nelle ricordate
Hiyoki , muffinishere , darkbluestar e Mitzune_chan per averla infilata nelle seguite!
Ecco a voi il consueto schizzetto fatto in un momento di puro delirio!
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Ah, anche il titolo l'ho messo mentre deliravo...eheh!
"Maka, abbiamo finito?"
"Mais oui!"
"Eh?"
Davvero...grazie!
APPRESTOO!!

 

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Capitolo 5
*** cap 4: RICORDI, ASSURDITA' E CAVOLATE VARIE... ***


capitolo 4
 

 RICORDI, ASSURDITA’ E CAVOLATE VARIE…

 
 
In questo manga/anime, e di conseguenza anche nella fic, ci sono sempre spostamenti improvvisi e non ben precisati! A volte ci si muove di tre continenti in un misero cambio di scena...eheh!”-scimmiottò Soul con voce innaturalmente stridula.
Maka, seduta accanto a lui, lo ascoltava di sfuggita sfogliando con delicatezza le pagine del tomo enciclopedico che le poggiava sulle cosce magre.
“Ceeeerto… Molto divertente.”- proseguì scocciato l’albino.
Infatti, contrariamente a quanto pronosticato da Shinigami-sama, i due erano ormai seduti sui sedili ammuffiti di quel ferro vecchio volante da più di tre ore e mezza….e ne sarebbero state necessarie altrettante per giungere a destinazione (eheh!).
Ad essere sinceri però, un piccolo prodigio era andato ugualmente compiendosi…
I loro abiti si erano improvvisamente trasformati!!
Le leggere uniformi scolastiche avevano lasciato magicamente posto a vaporose sciarpe e caldi indumenti invernali.
Un morbido giubbotto con tanto di pelo e tripla imbottitura per Soul e un chiaro cappotto di camoscio per la sua shokunin. Sulla manica sinistra di entrambi i capi, troneggiava l’immancabile emblema della Squadra Scelta Spartoi. Appena sotto di esso, il tessuto veniva stretto al braccio dalla simbolica fascia a lutto…
La scythe meister era stata inoltre dotata di un paio di pratiche calze di lana nera, che però, non erano sufficientemente lunghe da coprire per intero la pelle diafana.
Inutile dire che, al presunto “cool guy”, l’occhio cascava non di rado nel punto in cui la gonna troppo corta della partner lasciava spazio ad un paio di bianche gambe affusolate…
Poi, generalmente, lo stesso idiota assumeva un colorito purpureo e cominciava a sudare mentre un interrogativo titanico andava a dipingersi sul viso di Maka, che si limitava ad inarcare in sopracciglio.
Pensieri poco fighi… Pensieri DECISAMENTE poco fighi!- si ripeteva lui cercando invano di convincersi che le curve acerbe della compagna non lo eccitassero affatto.
Quest’imbecille avrà la febbre?- si chiedeva lei vedendolo ansimare come un cane…
Tornando a noi…
Una sola cosa era loro chiara: appena imbarcatisi sull’aereo, i vecchi indumenti erano andati a farsi benedire…
Quale miracolo della fisica poteva essere intervenuto?
Bah…ecchissenefrega! A voi importa?
Sono questi i miracoli dei cartoni!!
Ma ora stiamo divagando un po’ troppo…
La giovane sollevò per un attimo lo sguardo dai fogli stampati sospirando.
“Soul…davvero, non hai proprio niente da fare?”- disse fissandolo con i grandi pozzi verdi.
L’arma sbuffò portandosi le mani dietro alla nuca. Scivolò facendo sfregare la schiena contro lo scomodo sedile.
“Fin’ora non hai fatto altro che lamentarti e rompere…”- aggiunse lei con un sorrisetto tra il divertito e il rassegnato.
Soul affondò ancora più in basso strofinandosi gli occhi cerchiati.
“Cheppalle...”- grugnì.
La shokunin tornò alla sua interessante lettura: un massiccio volume a tema principalmente filosofico.
Il ragazzo ne percorse con lo sguardo la pesante rilegatura bordeaux. A giudicare dal livello di scoloritura e dalla ruggine sulle borchie metalliche, non doveva avere meno di qualche secolo.
Sospirò, chiudendo gli occhi annoiato.
“Non te le sei prese dietro le cuffie?”
La domanda arrivò fulminea ed improvvisa, prendendolo in contropiede.
Soul sgranò di colpo le palpebre e rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva, che aveva cominciato ad impastargli la bocca.
Le cuffie...
Il ricordo della sera prima gli tornò implacabile alla mente, tanto meraviglioso quanto devastante.
Maka che ascolta la sua musica…
Maka che si addormenta al suo fianco…
Le sue labbra umide e calde sul collo, il suo respiro dolce e ritmato…
Il profumo dei suoi capelli che lo pervade, insinuandosi spietato nel suo petto fino a lambire completamente la sua anima.
Poi, una parola…
Soul.
E lui, tonno com’era, avvampò all’istante. Ma quale cool e cool…
Maka, leccatosi l’indice, voltò la fitta pagina appena terminata.
“L-le cuffie…! Già...”- sghignazzò istericamente il ragazzo puntellandosi sui gomiti.
Lei lo osservò turbata con la coda dell’occhio.
Soul, riacquistato un minimo del contegno e della figaggine momentaneamente perduta, prese fiato.
“Le cuffie sono rimaste in camera mia…”- pronunciò cercando di soppesare ogni parola, nel tentativo di mascherare, almeno in minima parte, l’evidente stato d’imbarazzo.
La ragazza, non particolarmente ferrata in quest’ambito, non diede segno di accorgersi del suo nervosismo e continuò imperterrita a seguire i minuti caratteri che le sfilavano d’innanzi agli occhi fulgidi.
Soul trasse allora un sospiro di sollievo.
“A proposito…”- riprese la Death Scythe indispettita –“Non abbiamo neanche avuto il tempo di passare a casa. La professoressa Marie ci ha letteralmente trascinati in quello squallido aeroporto…”
Maka biascicò un “E con questo…?” poco convinto.
L’albino strabuzzò gli occhi avvicinandosi paurosamente.
“Dove accidenti l’hai preso quello?”- concluse esasperato indicando con insistenza il voluminoso tomo che la partner reggeva in grembo.
Lei alzò lo sguardo, fissandolo per qualche istante sull’amico.
Poi, infilato il braccio destro “da qualche parte sotto il cappotto”, un altro volume andò a materializzarsi nel palmo guantato.
“Tranquillo…”- proferì pacata –“Ne ho preso uno anche per te. Avrai tutto il tempo di leggerlo.
Tanto, Landa Sperduta e Desolata Village non è esattamente dietro l’angolo…”
Detto ciò, il mitico libro dalla spessa sovraccoperta smangiata, passò nelle mani dell’arma.
Lui lo studiò a lungo, gli occhi sgranati.
Era sicuro di non aver notato alcun rigonfiamento negli indumenti della meister. Evidentemente, Maka doveva avere una qualche abilità speciale nascosta…
Sta di fatto che le leggi della fisica lo avevano nuovamente abbandonato.
Questa ragazza è pazzesca.
Rimase così, imbambolato, lo sguardo perso su quel volume rigorosamente chiuso.
Lo stringeva saldamente con le dita affusolate, nessun titolo era impresso sulla copertina scura.
In quel preciso istante, quel gran figo di Soul Eater Evans, somigliava incredibilmente alla minore delle Thompson intenta a studiare (ergo libro sigillato).
“Ehm, Soul…”
Una voce lo strappò ai suoi pensieri tormentati.
Lui, passatosi una mano fra i capelli diafani, affondò lo sguardo cremisi in quello liquido e vagamente preoccupato della meister.
“Soul, dovresti aprirlo, sai…per leggere.”- sussurrò la ragazza piegando la testa di lato.
Il ragazzo deglutì.
Lo stava forse prendendo per i fondelli?
Certo che sapeva come si facesse a leggere un libro!
Non riuscì comunque a replicare…
Infine, infilato il medio sotto l’angolo in alto a destra della spessa copertina, il volume fu finalmente dischiuso.
Un solo termine, ornato da fronzoli e arricciamenti altezzosi, andò lentamente disegnandosi nella mente già di per sé incasinata dell’arma.
Galateo.
Soul grugnì riconsegnando con veemenza l’opera alla shokunin.
Sì, lo stava proprio prendendo per i fondelli…
“Fanculo, senza-tette.”- sibilò tra i denti.
“Peccato. Avrebbe potuto esserti davvero utile…”- sentenziò lei con tono falsamente dispiaciuto, non riuscendo però a trattenere una risatina.
Il ragazzo tornò scocciato ad accoccolarsi contro lo schienale, le dita intrecciate tra i capelli.
Era quasi ora di pranzo.
Ricordò improvvisamente che, un istante prima dell’imbarco, Marie aveva consegnato loro una sottospecie di grosso cestino da pic-nic…
“Non penso che su questa linea servano il pasto!”- aveva detto gentilmente porgendoglielo.
Ora, l’oggetto in questione, poggiava al suolo, davanti alle gambe esili della compagnia.
Soul ci lanciò un’occhiata fugace.
“Me lo passi?”- chiese con un breve cenno del capo. I capelli fini ed arruffati dondolarono, un ciuffo gli ricadde sull’occhio sinistro.
L’artigiana, distolta l’attenzione dal tomo che era intenta a leggere, si piegò in avanti sospirando.
A quel movimento, la stoffa della gonna si sollevò appena, lasciando scoperta buona parte della pelle liscia. L’albino si costrinse amaramente di non guardare.
“In effetti, comincio ad avere fame anch’io…”- disse lei dalla scomoda posizione nella quale si trovava.
Dopo qualche secondo, il cesto giaceva tra le mani avide del compagno.
Ne infilò una dentro…
“Un gelato preconfezionato. Un cono, per essere precisi.”- disse professionale, la lingua tra le labbra piene.
Continuò a frugare incuriosito.
Sotto i suoi polpastrelli, però, avvertì soltanto qualcosa di ruvido e sottile.
Non riusciva a capire di cosa si trattasse.
Maka scrutava divertita la sua espressione perplessa.
Si decise dunque ad estrarre quel “materiale non identificato”...
La meister scoppiò in una grassa risata mentre sul volto della Death Scythe andava dipingendosi un’espressione di ripugnanza.
“Come mai la cosa non mi risulta nuova?”- farfugliò sdegnato facendo sventolare il foglio d’alga da condimento davanti al naso dell’amica.
Lei strinse le braccia allo stomaco.
“Ahahahah…davvero! Io non ne sapevo niente!”
“Certo…”
“E’ la verità!”
I due si squadrarono in un silenzio rotto soltanto dalle risa a stento trattenute dall’artigiana.
“Passami il gelato.”- decretò infine l’albino premendole la mano sui capelli biondo cenere.
Una volta scartato, il cono aveva un aspetto a dir poco inquietante.
La falce fece una smorfia.
Il gelato alla crema appariva di un inconsueto colore chimico e acceso e la cialda, beh…era dura quasi quanto la testa di Maka. Il che era tutto dire!
La ragazza lo studiò aggrottando le sottili sopracciglia.
La sua espressione pareva volesse dire “Non vorrai mica mangiartelo?”
Per tutta risposta, Soul sollevò le spalle portandosi quella bomba calorica alle labbra.
Aaah... E' disgustoso...
Poi, tutto ad un tratto, la luce che splendeva negli occhi di Maka si attenuò.
Distolto lo sguardo dal partner, lo fece scivolare fuori dall’oblò.
Era la struggente aria di chi guarda tutto ma non vede niente…
“Soul…pensi davvero che ce la faremo?”- disse come svuotata.
Lui poggiò con malagrazia il cesto di vimini accanto ai propri piedi.
La fissò, seguendone il profilo aggraziato
Ancora quell’espressione persa e vacua… L’espressione che più di tutte odiava.
Significava angoscia e frustrazione.
Era sintomo di una chiara cognizione della propria inadeguatezza.
Non era da lei. Non era da Maka!
Ma la cosa peggiore era che, ogni volta, la compagna cercava di mascherare il suo timore con il più falso dei sorrisi.
Questo proprio non riusciva a reggerlo.
Trovava ingiusto che l’amica dovesse farsi carico da sola di tutte quelle strazianti preoccupazioni…
Ed ecco che, puntuali, gli angoli di quella bocca rosea cominciarono ad inarcarsi.
Il ragazzo fu pronto. L’artigiana voltò impercettibilmente la testa e…*SPLAT*!
“Maka, sei un’idiota!”- esclamò deciso l’albino spingendole il gelato tra le labbra semiaperte.
Lei, sgomenta, farfugliò qualcosa di incomprensibile.
Soul si sentiva appagato… Probabilmente la ragazza lo avrebbe malmenato, ma non gli importava un granché.
Era riuscito a tirarla su di morale, ne era certo! E si sentiva dannatamente cool…
La sua mano fu artigliata da quella decisamente più minuta della partner che gli strappò via il cono con forza inaudita.
“Imbecille!”- annaspò gonfiando le guance che si erano via via tinte di un acceso color porpora.
L’arma la guardò sghignazzando.
Toltasi il candido guanto destro, la nanerottola si sfregava il dorso della mano sulla bocca, nell’intento di ripulirsi come poteva.
Era così maledettamente carina...
Con il pollice, le raccolse una piccola goccia giallo fluorescente di crema dalla punta del naso.
Maka, veemente, sollevò il braccio con considerevoli intenzioni omicida.
“IMBECILL…”
Il colpo venne bloccato a mezz’aria…
Ora sì che la riconosceva!
Gli occhi carmini di Soul, ad una spanna scarsa dai propri, la scrutavano determinati.
Le labbra del ragazzo s’inarcarono in un sorriso vero, lasciando intravedere la sua immacolata quanto particolare dentatura.
Maka rimase impietrita, le iridi frementi.
“Ovvio che ce la faremo!”- proferì lui convinto –“Siamo o non siamo la coppia Death Scythe/weapon meister più figa del mondo!?”
Poteva vedere l’imbarazzo crescere sul bel volto della partner. Se lo poteva assaporare.
Lei annuì, gli occhioni strabuzzati e le guance in fiamme.
“E poi…”- continuò la buki facendole cenno di guardare fuori dal finestrino –“Guarda là. Quella nuvola non ti ricorda quel vecchio porco di tuo padre mentre frigna?”
La shokunin si riscosse.
“Dove, dove!!”- sbraitò voltandosi con impeto, i due pozzi verdi che tornavano a luccicare.
Forse ci mise un po’ troppo entusiasmo… Le lunghe codine bionde, a quel movimento, andarono a frustare con forza le sventurate guance di Soul.
In ciuffo gli raggiunse l’occhio, ed il ragazzo dovette portarsi le mani al viso.
“Porca vacca…”- imprecò dunque senza però smettere di sghignazzare.
Quando, dopo qualche tempo, la giovane si rese conto dell’accaduto, gli occhi le divennero lucidi e due grosse lacrime si raccolsero ai lati di ognuno.
Scoppiò nuovamente a ridere, le mani premute sulla pancia e sulla bocca.
Il libro che reggeva in grembo vacillò, mentre le gocce di gelato andavano ad imbrattarne le pagine sottili.
L’albino sbuffò socchiudendo un occhio.
Accidenti a quella secchiona senza-tette…
Perché cavolo non si rendeva conto di quanto la sua anima stesse rombando in quel momento…?
Di quanto quella risata cristallina riuscisse a mandarlo fuori di testa.
Schioccò la lingua.
Pace se pareva divertirsi soltanto vedendolo soffrire… Gli andava benissimo così.
Lei era la sua artigiana, la sua Maka.
E lui, in qualità di arma, avrebbe fatto qualunque cosa per proteggerla dai fantasmi che l’assillavano, per renderla felice.
In qualità di arma...
“Soul…ahah…scusa, non l’ho…ihih…fatto appost…mmmh?”
Spalancò le palpebre.
Due labbra calde e umide l’avevano zittita a metà della frase, quelle stesse morbide labbra che ora premevano contro le proprie.
Maka fremette, le anime tuonarono all’unisono.
Il gelato, che aveva cominciato a sciogliersi, colò sulle dita tremanti della giovane imbrattandone il guanto.
Per un lungo istante, Soul affondò in quel tepore dolciastro, lasciando che il fiato tiepido della partner lo inebriasse.
Non era riuscito a trattenersi...
Con uno schiocco, l’albino si staccò. Affodò il naso nella morbida sciarpa che gli lambiva il collo e, rosso in viso, si accomodò alla bell’e meglio sul sedile rigido.
Lui era un’arma, lei la sua meister.
Ed era anche la singolare ragazza della quale si era innamorato…
Qualche problema?
Maka tornò a fissare intontita il volume sulle sue ginocchia.
 
 
“Si avvisano i signori passeggeri che si stanno verificando turbolenze… Si intima perciò di stare seduti al proprio posto e di allacciare le cinture di sicurezza.”- pronunciò professionalmente il pilota all’altoparlante.
C’era comunque una vaga nota di titubanza nelle sue parole.
Il copilota osservava da qualche tempo i radar, ma nessun agente esterno pareva aver interagito con il mezzo.
Si gratto la nuca poco convinto… Prima o poi sarebbe passata.
I due si scambiarono uno sguardo disorientato.
Improvvisamente, una giovane e procace hostess, fece il suo ingresso in cabina.
I ciuffi color cioccolato danzarono morbidi intorno ad un paio di grandi occhi luminosi.
“Signori… Temo che le cause della turbolenza non siano provocate da fattori esterni…”- disse divertita indicando una ragazzina dalle bionde codine che pestava a suon di librate il sanguinante vicino di posto.
Aaaah…l’amore è giovane!- pensò sognante. 



ANGOLO A ME:

Ebbene sì, sono ancora viva!!
In questo capitolo dovevamo finalmente incontrare la strega Akemi...e invece, guardate che disastro!
Ed è tutta colpa di questo scarabocchio che inizialmente avevo fatto su un tovagliolo...
Vi prego non picchiatemi!
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Soul non dovrà mai vederlo...okay? *blush*
"Vedere cosa?" *Soul si affaccia dalla porta*
"N-niente... MMMUORI!!" *lo makachoppa senza pietà*
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, almeno un pochino...eheh! Io mi sono divertita da fare schifo a scriverlo.
Ma ora passiamo alle cose serie...
Mille grazie a chi ha recensito il precedente capitolo, ovvero Gazzettina_97 , IllyElric , muffinishere , Mitzune_chan , souleater99 e kasumi_89 ...
Sono davvero lusingata!
Come sempre, ringrazio infinitamente anche:
Hiyoki , Maoko , Juliet_Capulet , sostar e Odoru Hi Kaze No per aver inserito la storia nei preferiti...
me_ e ThatIsWhyISmile per averla messa nelle ricordate...
Hiyoki , muffinishere , darkbluestar , Mitzune_chan , IllyElric e sostar per averla infilata nelle seguite...
Infine, grazie di cuore anche a Dark_Star, che ha recensito il prologo...
Sono felicissima che abbiate la voglia di continuare a seguire le mie farneticazioni!!
GRAZZZIEEEE...
APPRESTOOOOO!!

scythemeister_MakaAlbarn




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Capitolo 6
*** cap 5: OHMMIOSHINIGAMI...Ti prego, aiutami tu! ***


capitolo 5
 

 

OHMMIOSHINIGAMI…Ti prego, aiutami tu!

 
 
 
Le sue magre dita diafane continuavano ad accarezzare quei meravigliosi petali.
I fragili ed impalpabili fiori sbocciati prepotentemente in mezzo al ghiaccio, attendevano il suo tocco.
Era una sensazione dolce, magnificamente semplice.
I lunghi capelli scarlatti serpeggiavano sulla terra gelata, avvolgendo le pallide foglioline e coprendo le sottili radici.
Erano passati minuti, ore probabilmente, ma la piccina non si era mossa.
Con Hime-chan stretto in grembo ed il grande vaso d’innanzi al capo, il tempo sembrava essersi finalmente fermato.
I due enormi pozzi neri scivolarono ancora una volta sui soffici petali seguiti quasi inconsciamente dalla manina tremante.
Come un porto sicuro nel mezzo del mare burrascoso, quella pianta fendeva l’oscura desolazione dei suoi occhi.
Akemi strinse forte il pupazzo rosa al petto.
“Sarebbe davvero bello essere come questi fiori…”- gli sussurrò strizzando le palpebre.
Un singhiozzo.
Le folte ciglia nere vibrarono mentre due grosse lacrime cristalline andavano ad intaccarne la perfezione.
E invece perché era costretta a vivere nel dolore, nella paura, nella disperazione…
Perché era costretta ad esistere?
Domande destinate a non trovare mai una vera risposta.
Scarne e futili domande che si poneva ogni istante, ogni secondo della sua breve ed ignobile esistenza.
Forse perché, fino a quel momento, nessuno era stato in grado di strapparla a quelle tenebre che da sempre le attanagliavano il cuore e l’anima.
Nessuno era riuscito a fermarla…
E la sua anima urlava, dilagnata da una continua lotta che sapeva di non poter vincere.
Sbatteva impietosa contro il corpo minuto alla ricerca di una salvezza che probabilmente non sarebbe mai giunta.
Avrebbe voluto gridare.
Avrebbe voluto morire.
Perchè lei non era come quei fiori...

La piccola soffocò il conato di vomito in un gemito.
Premette gli avambracci contro le labbra frementi e Hime-chan rotolò al suolo.
Poi, un sussulto. Il corpo fu attraversato da potenti spasmi.
E lei rimase in silenzio, incapace di reagire o di lamentarsi.
I piccoli piedi sbattevano dispoticamente sul duro terreno, i capelli le si avvinghiavano al collo frustandolo senza riserbo. Il suo sguardo velato non apparteneva a questo mondo.
Quando finalmente le contrazioni si furono calmate, Akemi si portò le mani al viso, dove le tenui lacrime si erano nuovamente addensate.
A testa china, le ginocchia che raschiavano contro il legno chiaro del pavimento, abbassò le sottili dita fino al livello del cuore.
Sotto la pelle e le ossa fragili, la sua anima pulsava lenta e viscida, intaccata ancor più nel profondo.
“E’ cresciuta…”- pianse sommessamente.
Perché il tempo non si era fermato e lei non era come quei fiori, dopotutto…
 
 
 
Maka sbadigliò stropicciandosi i grandi occhi lucidi per il sonno.
Il partner la scrutò di soppiatto arrossendo impercettibilmente.
Dieci minuti scarsi prima, quando ancora si trovavano all’interno del presunto aeroplano, la ragazzina gli aveva accennato di aver fatto un sogno assurdo…
No, incubo lo aveva definito.
In un primo momento, la buki si era sforzata di comprendere senza ottenere risultati.
Poi, lentamente, aveva assimilato l’informazione ricevuta…
Era come se la sua mente incasinata avesse fatto *DLIN*!
Sembrava che quanto accaduto poche ore prima fosse stato irrimediabilmente resettato.
Forse per lo shock o l’imbarazzo, la testolina bacata della partner aveva trasformato l’inaspettato approccio in un ricordo indistinto e dai contorni sfocati.
E lui ci era rimasto male.
L’aveva…sì, insomma…
Aveva fatto quello che aveva fatto e quella tonta di Maka Albarn se l’era dimenticato volontariamente. Si era addormentata di botto, il tomo enciclopedico ancora serrato nella destra, il gelato nella sinistra.
Il primo oggetto era stato prontamente lanciato in fondo al mezzo. Il secondo, leccato fino al midollo.
Maka non si era chiesta dove fosse sparito il suo volume. Evidentemente aveva cancellato anche quello dalla memoria.
Il ragazzo trovò invece strano che non si fosse fatta domande nemmeno a riguardo dei vistosi ematomi che spiccavano sul suo volto. Erano una prova inequivocabile del suo operato…
Ma in fondo, si era detto, in certi ambiti la meister era davvero lenta di comprendonio.
Ancora poteva sentire il calore della sua bocca, il sapore dolciastro del gelato che le aveva strappato dalle labbra.
Se l’era premuta contro all’improvviso, senza un apparente motivo logico, senza una spiegazione.
E quando aveva deciso di staccarsi, a malincuore, non le aveva detto niente, vittima del suo stesso orgoglio.
Codardo…
Eppure, nonostante tutto, era stato così dannatamente bello.
Per un lungo istante, Maka era rimasta nuda davanti ai suoi occhi. Così fragile ed indifesa.
Così sua.
L’incapacità di comprendere cosa le stesse realmente accadendo, il motivo di quel gesto tanto azzardato le attanagliava il petto. Lui era riuscito a mordere la sua incertezza.
Ed era così meravigliosamente confusa, così inerme che avrebbe volentieri ricominciato ad assaporarne il sapore mellifluo.
Anzi, in quella situazione le sarebbe letteralmente saltato addosso.
Porca miseria…
Imprecò il giovane ritrovandosi ad osservare quella pelle liscia che lo stuzzicava senza farsi troppi scrupoli all’insaputa della proprietaria.
Si diede dell’idiota, dell’inetto, addirittura del poco figo.
Perché, vi starete chiedendo…
Beh, ecco…nel giro di venti secondi netti, era passato da quei pensieri disgustosamente melensi, ad altri, assolutamente meno casti.
Ed era tutta colpa sua!
Di quella dannatissima gonna che si era stropicciata andandosi ad arricciare appena sotto il cappotto chiaro.
Ora copriva a malapena le natiche sode dell’artigiana, che si potevano comunque indovinare sotto il tessuto aderente.
Soul era stato tentato di dirglielo un paio di volte ma, alla fine, si era sempre zittito non appena increspate le labbra.
Per strizza, decisamente per strizza…
Con un groppo in gola si ripeteva che, se glielo avesse fatto notare, sarebbe sicuramente passato per depravato…e la partner l’avrebbe legnato, di nuovo.
Scosse la testa quasi per convincersi della sua decisione
No, sarebbe veramente poco cool…
Infilò dunque le dita tra i soffici capelli senza però distogliere lo sguardo da scemo estasiato da quello “spettacolo”.
Nella sua testa incasinata, vorticavano immagini scabrose e piene di malizia…e Maka ne era la protagonista indiscussa.
Ghignò rassegnato.
Sapeva perfettamente di essere un porco…
E poi, quel fondoschiena tondo e quelle gambe affusolate, erano l’unica cosa nell’esile fisico della shokunin che potesse attirare facilmente l’attenzione di un uomo.
Si guardò allora distrattamente intorno, accaldato.
Pochi istanti e i suoi occhi sfavillarono in un moto di repulsione.
Soul non poté fare a meno di notare gli sguardi perversi che quei pochi disperati ai bordi del lucido corridoio pavimentato lanciavano al passaggio ondulante della compagna.
E lei se ne stava lì, a sgambettare ingenua.
Okay che le sue curve fossero praticamente inesistenti…
Okay anche che non avesse un briciolo di sensualità nei movimenti…
Ma appunto per questo, appunto perché lei era la sua tappetta acerba e meravigliosamente infantile, nessuno doveva azzardarsi a sfiorarla.
Soul ringhiò aggrottando le sottili sopracciglia.
Nessuno, eccetto lui ovviamente, poteva guardare il culo alla sua Maka…
 
In quel preciso istante Spirit, alla DWMA, si risvegliò dal coma.
Starnutì.
 
L’albino decise perciò di agire.
Allungando impercettibilmente il passo claudicante, si avvicinò alla meister.
Non aveva alcuna intenzione di mettersi a urlare con uno di quegli sfigati di turno, né voleva menare le mani con loro.
Lanciava sguardi infuocati e colmi d’astio a destra e a manca nel vano tentativo di metterli in guardia.
Gli eccitati spettatori parvero non darci alcun peso.
Soul, tacitamente imbestialito, cominciò dunque a spremersi le meningi.
Avanti Soul, pensa… PENSA, deficiente!
Che cosa poco figa… Si sentiva come Winnie the Pooh…
Ma ora cosa c’entrava?
NO, ACCIDENTI. PENSA!!
Non era affatto facile, anche perché lui non era troppo abituato ai ragionamenti complessi e lo svolazzare dei capelli chiari di Maka non lo aiutava di certo.
Intanto, quegli sguardi bramosi si fecero, se possibile, ancora più pressanti.
Lui li intercettò deciso.
Aveva bisogno alla svelta di una soluzione efficace. La trovò…
Strinse i pugni nelle tasche e trasse un profondo respiro, pronto ad entrare in azione.
Qualche secondo e…
Ci siamo, o la va o la spacca…
“Ti si è sporcato il cappotto…”- bisbigliò dando con falsa disinvoltura un colpetto sul sedere pieno della partner.
Finalmente il morbido tessuto tornò al suo posto.
Ce l’aveva fatta.
 
 
 
“Landa Sperduta e Desolata Village” era forse la cittadina dotata di aeroporto più vicina al luogo al quale i due fossero diretti. Era un piccolo paese provvisto di quel servizio per la necessità di chi vi risiedeva di non rimanere isolato tra i ghiacci. Gli abitanti avevano espressamente richiesto la sua costruzione per mantenere i contatti con il “mondo esterno”. Nei suoi pressi, vi erano importanti cave di un minerale prezioso e la popolazione viveva principalmente del suo commercio.
Ora era una città-fantasma.
Quasi tutti erano fuggiti il più lontano possibile. Chi per aver perso i parenti più prossimi chi per semplice e comprensibile paura di rimanere ucciso.
E la causa era una sola: Akemi, la strega dei pupazzi.
Negli ultimi due mesi, aveva raso al suolo quattro dei villaggi vicini e smantellato una delle cave primarie. Le vittime si erano contate a centinaia.
Eppure il motivo che la spingesse a questi atti non era ancora stato chiarito. Si muoveva senza seguire itinerari precisi e distruggeva qualunque ostacolo le si parasse davanti.
Ed era forte, maledettamente forte.
Sta di fatto che la strega si era guadagnata velocemente un posto in prima pagina nella lista nera di lord Shinigami…
Incurante di tutto ciò, la giovane saltellava, felice di essere finalmente uscita all’aria aperta.
L’insopportabile odore di chiuso aveva abbandonato le sue narici e lei si mise a correre.
Il vento limpido le sferzava il volto, i lunghi codini danzavano nella tenue brezza.
D’innanzi a quel panorama mozzafiato la sua anima rombò mentre le sue labbra si dischiudevano in un sorriso raggiante e i languidi pozzi verdi rifulgevano puri.
Il profilo svettante di un’elevata montagna si stagliò d’innanzi a lei. Ai margini dell’ampia vallata, grossi alberi secolari dai minacciosi rami scheletrici sembravano voler lacerare il cielo cristallino.
Stava cominciando ad imbrunire e le soffici nuvole si sarebbero presto tinte di un dolce rosa pallido.
Queste coronavano il fiacco e ghignante sole crepuscolare.
Meraviglioso…
Sì, meraviglioso e terrificante allo stesso tempo.
Come gli occhi cremisi di Soul…
Maka si fermò inspirando quell’aria fresca a pieni polmoni.
Dietro di lei, il partner affondò il viso più a fondo nella calda sciarpa di lana.
“Che si fa?”- grugnì, il naso arrossato dal freddo pungente.
Di rimando, la shokunin estrasse dal cappotto una cartina dettagliata del posto.
Mosse alcuni passi verso di lui dispiegandola con le magre dita guantate e gli si affiancò.
La sua spalla andò a cozzare inevitabilmente contro il braccio contratto di lui.
“Guarda…”- gli disse indicando un punto preciso nel mezzo di quella moltitudine di nomi, linee, punti e quant’altro –“Dobbiamo arrivare qui.”
“Il luogo nel quale è avvenuta l’ultima ecatombe…”- proferì vacuo l’albino.
“Già…”
Silenzio. Timore.
La Death Scythe chinò il capo sbuffando mentre Maka si risistemava la carta nella tasca.
Ma loro non si sarebbero arresi.
“Ce la facciamo!!” fu il grido che le esplose nella mente.
Battè le mani con foga. Soul sollevò un sopracciglio indispettito.
“Soul, ce la facciamo. Siamo o non siamo la coppia Death Scythe/weapon meister più figa del mondo?”- proferì sicura rivolgendogli un sorriso.
Era sicura del fatto che, nel suo strampalato sogno, il compagno le avesse detto una cosa del genere…
Peccato solo che si trattasse della pura e semplice verità. Ma forse era meglio che lei non ne fosse a conoscenza…eheh!
L’arma sospirò.
“Sì Maka, lo siamo.”- le rispose affogando nello sguardo fluido di lei.
La ragazza strizzò gli occhioni accennando ad una risatina. Si allontanò un poco sollevando il pugno al cielo.
“Bene, allora si parte! Trasformati in falce!!”- sbraitò tutta esaltata.
Il fisico armonioso, slanciato ed “imbacuccato” del ragazzo si illuminò di un cangiante bagliore ceruleo. In pochi istanti la sua forma mutò, assumendo questa aggraziata dell’arma che in realtà era.
La sinuosa e affilatissima lama fendette l’aria fredda mentre uno sfavillio rossastro ne attraversava la linea affusolata.
Il lungo manico bianco e dorato trovò la sua sistemazione nelle salde e minute mani della rispettiva artigiana.
“E ora si vola!”
Fu un grido euforico e ricco d’impeto. La lama si accorciò mentre ai lati dei suoi ornamenti si dischiudevano un paio di enormi e vaporose ali angeliche.
Maka passò una gamba al di sopra dell’arma accomodandosi sul suo manico.
“E ora si vola.” si ripeté Soul avvampando.
Aveva finalmente trovato un altro motivo per sorridere mentre candidi fiocchi andavano a sciogliersi sulla sua superficie levigata… 


ANGOLO A ME:

Ciacciaracciausssssssss a tuuuuutti, pazzi screanzati!!
Come vi funge l'organismo?
Beh, io penso di aver capito perchè al cambio di stagione Ohkubo-sensei mi abbia appioppato un paio di calze lunghe lunghe...
Qui c'è del perverso, non pensate anche voi?
Ma IO sono ovviamente andata a cercarmi rogne...eheh! E questo capitolo ne è il risultato!!
Soul è troppo impegnato a sbavare, per cui non sbriciolerà, penso...
Allora...
Come sempre ringrazio chi ha avuto la clemenza di recensire il precedente capitolo: BakaMakaInu , sostar , Willow Gorgon , IllyElric , Gazzettina_97 , Dark_Star , darkbluestar , kasumi_89 muffinishere e Mitzune_chan...
Grazie infinite!!
un abbraccio anche a:
darkbluestar , Hiyoki , Maoko , Juliet Capulet , Odoru Hi Kaze No , shoppingismylife , Tamashi_chan , sostar e Williw Gorgon per aver inserito la fic nelle preferite...
me_ , ThaIsWhyISmile e __maka__ per averla messa tra le ricordate...
BakaMakaInu , __maka__ , hacca , Hiyoki , darkbluestar , IllyElric , Dark_Star , sostar , muffinishere e Mitzune_chan per averla infilate nelle seguite...
Sono commossa...
Ed ecco a voi il disegnino!!
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Fa caldo e io sogno i pupazzi di Sou-- ehm, neve...eheh!
Bene, ora smetto di rompere e svanisco...
"Soul, andiamo a dormire!"
"Certo...*slurp*...my Master..."
APPRESTOOOOOOOOO!!

scythemeister_MakaAlbarn

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Capitolo 7
*** cap 6: ...GIURO CHE LE CHIEDO DI MONTARE ALL'AMAZZONE... ***


Dunque dunque…
Innanzi tutto voglio scusarmi per il “notevole” ritardo con il quale oso aggiornare.
Spero possiate chiudere un occhio…
“E magari anche l’altro… Eh, Maka?”
“…Soul…” *lo guarda scura in volto*
“...” *PANICO*
“Hai ragione...”
“Cosa?” *non ci può credere *
E’ vero…scusatemi. Ho avuto qualche serio problema.
In qualche modo sono riuscita a controllare le nuove storie sul sito (a proposito…meravigliose!), ma mi è mancato materialmente il tempo per battere il nuovo capitolo…
Inoltre ho riscritto il qui presente “coso” almeno sei volte…e non ne sono ancora per niente convinta.
Volevo che l’incontro con la strega fosse grandioso! E invece…
Spero comunque di non deludere (esageratamente) le vostre aspettative. *incrocia le dita*
“Maka…diamoci un taglio…”
“Soul…lasciami morire in pace. PER-FAVORE!”
*la alza dalla sedia di peso*
“Mai, mia piccola meister senza-tette…” 
 

capitolo 6

 

…GIURO CHE LE CHIEDO

 DI MONTARE ALL’AMAZZONE…

 
 

 

Fuori nevicava.
I candidi fiocchi vorticavano come piccole fate sulle punte e gli ultimi bagliori del tramonto s’infrangevano prepotentemente su di esse.
Il pupazzo se ne stava immobile, immerso in quel mite torpore. Milioni di scintille danzavano intorno a lui come lucciole in una fresca notte estiva.
Il sole ghignante, riflesso nei suoi lucidi bottoni, sembrava volerlo schernire.
E sbadigliava stremato l’inquietante astro, consapevole del suo eterno e ripetitivo dovere.
Stanco, stufo anch’egli di essere costretto a vegliare su quel mondo corrotto e dilaniato da follia e paura. Un mondo che poteva crollare in un istante, che riusciva a risorgere nello stesso lasso di tempo.
Poteva sembrare una presa in giro, un affronto. Ma le cose non sarebbero mai cambiate.
Quello era il pianeta Terra, monotono e piatto.
Meraviglioso.
Lo sapeva, perché l’aveva visto accadere infinite volte.
Lo sapeva, perché quel triste spettacolo l’avrebbe intrattenuto fino alla fine.
E lui sorgeva, guardava, rideva, calava, dormiva…
I riflessi rossastri di quel dolce calore accarezzavano Hime-chan, accendendo d’infinite sfumature il suo manto roseo e sdrucito. Poggiato distrattamente sullo scuro davanzale di legno pesante, pareva voler raggiungere il grande vaso che lo sovrastava.
I vellutati petali argentei lo chiamavano.
Voleva cogliere uno di quei fiori per lei che, rannicchiata mollemente ai piedi del letto, lasciava dondolare la testa al ritmo della sua continua litania.
Uno sbuffo di vento. L’orsacchiotto vacillò un poco.
Poi, una folata più forte lo fece scivolare fuori dall’ampia apertura.
“Hime-chan…?”-domandò la piccina con un filo di voce.
Ma Hime-chan era caduto e non poteva risponderle.
La neve continuò impietosa a crollargli addosso.
 
La giovane strinse più saldamente le sottili dita intorno al suo manico.
Aveva freddo e batteva i denti.
Il vento le sferzava il volto, affondato per metà nella morbida sciarpa di lana.
A causa del gelo, le guance piene da bambina si erano via via tinte di un’accesa sfumatura purpurea ed anche il nasino era andato irrimediabilmente arrossandosi.
Sbuffò e il suo fiato tiepido si coagulò in vaporose nuvolette candide.
Non sapeva cos’avrebbe dato in quel momento per una tazza di cioccolata fumante…
Magari accompagnata da una bella fetta di torta.  Magari a casa sul divano, con Soul accanto che sputacchiava battendosi forte il petto perché il dolce gli era andato di traverso. E lei che sghignazzava divertita…
Sorrise amareggiata a quel pensiero.
Perché quella sarebbe stata per lei, per loro una situazione normale.
Un normale istante di ambita tranquillità.
E invece ora erano lì, nel bel mezzo del nulla a duecento e rotti metri da terra. Reclutati per compiere una missione a dir poco impossibile.
Un incarico praticamente suicida.
E mentre i minuscoli cristalli si raccoglievano sui suoi capelli chiari sciogliendosi a poco a poco, l’artigiana si chiedeva se davvero sarebbero riusciti a portare a termine tale mansione.
Scosse la testa con decisione.
Se torniamo a casa tutti interi, giuro che abbraccio Black*Star.
Pensò inorridendo all’immagine che si era affacciata alla sua mente.
“Soul…”- esordì ad un tratto con voce roca –“Tu non hai freddo?”
Infilato tra le sue gambe flessuose, il ragazzo sobbalzò.
Maka aveva tenuto la bocca sigillata fino a quel momento e la domanda lo prese in contropiede.
La “falce-scopa” ondeggiò pericolosamente rischiando di far ribaltare la shokunin che la cavalcava. Lei cacciò un debole urletto abbracciandone il manico bianco per mantenere saldo l’equilibrio. L’acerbo seno sinistro andò irrimediabilmente a schiacciarsi contro la sua superficie mentre le cosce morbide lo stringevano in un movimento involontario.
Soul mugugnò sgranando gli occhi. Se non fosse stato trasformato in arma, di sicuro il naso avrebbe cominciato a sanguinargli profusamente…e la cosa non sarebbe stata troppo cool.
Freddo?! Ma stiamo scherzando?
COME DIAVOLO FACCIO AD AVERE FREDDO QUA IN MEZZO??!
Si domandò avvampando esasperato mentre la sua anima ricominciava a pulsare eccitata. La superficie lucida e levigata sembrò arroventarsi per un istante e le grandi ali immacolate si gonfiarono ancor di più.
Maka, in risonanza con lui (ma SOLO per questo motivo), percepì il suo nervosismo.
 “Ehi, Soul? Tutto a posto?”- chiese ingenua riassestandosi a dovere.
Lui schioccò la lingua, asciugandosi con il dorso della mano il lieve velo di sudore che aveva cominciato ad intaccargli qualche candido ciuffo sulla fronte.
“Tutto…okay…”- rispose a fatica fingendo uno dei suoi soliti sorrisetti storti –“Scusa.”
La giovane lo fissò riducendo il gigantesco paio di fanali dei quali era dotata a due fessure.
Riavvicinò un poco il viso all’impugnatura della sua falce.
“Sicuro…?”
Ma come cavolo fai ad essere tanto ottusa?
La buki avrebbe voluto sbattersi una mano in faccia…e poi sbatterla in faccia a lei.
Tutti i torti, dopotutto, non li avrebbe neanche avuti…
“Yeah, yeah… E non ho freddo, tranquilla…”- si limitò infine a biascicare con le palpebre a mezz’asta.
Maka sollevò un sopracciglio poco convinta. Scrollò allora le spalle annuendo ad occhi chiusi.
Improvvisamente, il respiro le morì in gola.
Soffocò un gemito di dolore.
La sua anima rombò sorda e il corpo s’irrigidì.                                         
“Fermati, Soul.”- ordinò veemente.
L’albino obbedì allarmato.
“Maka…?”- chiamò serio scuotendosi leggermente per richiamare l’attenzione della compagna.
Lei acuì lo sguardo sulla vallata sottostante percorrendone la linea spezzata.
Aumentò ancora la stretta delle mani mentre tentava di riprendere fiato.
“Ci siamo…”- sussurrò tra gli ansiti come impietrita.
Soul la squadrò con preoccupazione mentre una domanda gli sbocciava fulminea sulle labbra.
“Hai percepito qualco…”
Ma non riuscì nemmeno a terminarla.
Il giovane sentì chiaramente una pressante sensazione di gelo attanagliargli il cuore come una stilettata.
Faceva male…
“Ma cosa…?”
La forte risonanza che lo legava alla meister colmò all’istante ogni suo dubbio.
Ringhiò sommessamente sentendosi il sangue ribollire.
Maka, sopra di lui, ansimava con la testa china.
“La vedo.”- asserì con un sorrisetto trionfante dipinto sul volto.
Il ragazzo gettò lo sguardo nel baratro sotto di loro.
Ed eccola…
Un’anima impressionante dalle tenui sfumature bruno-giallastre.
Alcune striature argentee ne attraversavano a sprazzi la superficie e la forma ricordava molto quella di una cella con tanto di pesante chiavistello e catene.
Al centro esatto rifulgeva una sfera bianchiccia e pulsante che sembrava colare ed infrangersi contro le alte pareti gialline.
Nessuna chiave alloggiava nella sinistra toppa cangiante…
Nessuna barriera, nessun ostacolo.
Il Soul Protect sfacciatamente disattivato…
Akemi li stava aspettando.
Maka trasse un profondo respiro mentre Soul, sotto di lei, fremeva come una corda tesa.
I soffici ciuffi biondo cenere continuavano frustarle le gote, lo sguardo risoluto e fiero puntato sull’obbiettivo.
Il partner condivideva ogni sua sensazione, ogni pensiero ed indecisione.
Ogni paura.
Ogni tormento.
Ed era pronto.
Se fosse stato necessario, avrebbe sputato sangue e sudore.
Represso il dolore e le urla e lottato fino allo stremo delle forze con lei e per lei.
La sua unica fonte di luce. Quella che per lui avrebbe sempre lacerato le tenebre e dissipato i dubbi.
La sua meister, la sua Maka.
Sua…Maka.
Suonava bene.
Suonava cool.
“Andiamo.”- ghignò in quell’impeto di sicurezza.
“Andiamo.”- decretò Maka con determinazione.
Un istante e i due ripartirono celeri, lanciandosi in picchiata e planando leggiadri sempre più in basso.
L’artigiana socchiuse gli occhi a causa dell’elevata velocità tornando a stringere istintivamente il manico della sua arma in mezzo alle gambe lisce e sottili.
Nonostante la situazione, Soul si ritrovò a sogghignare imbarazzato.
Se torniamo a casa tutti interi, giuro che le chiedo di montare all’amazzone alla mia…Maka.
 
I compagni si poggiarono leggeri, sollevando un lieve nuvolo di nevischio ancora fresco.
Soul, riassunte le sembianze di un essere umano, si stiracchiò alzando le braccia ed intrecciandole sopra la testa.
Erano atterrati alla periferia di un villaggio apparentemente calmo e silenzioso.
Affiancatosi l’uno all’altra, iniziarono ad addentrarsi nelle strette viuzze.
Erano all’erta, i nervi tesi e i muscoli pronti a scattare alla minima evenienza. Cominciarono a guardarsi intorno con titubanza.
Ogni casa si mostrava familiare ed accogliente e quasi tutti i vialetti erano sgombri dalla coltre di neve che trionfava tutt’intorno.
Ovunque, sui davanzali, si potevano distintamente scorgere grandi vasi contenenti misteriose efflorescenze.
Maka si avvicinò al partner col naso all’insù tirandogli insistentemente la manica.
Lui la inquadrò con aria torva e indisponente.
“Sì?”- domandò.
Evidentemente non si era accorto di tali piante…o, semplicemente, queste non avevano acceso il suo interesse di “cool guy”.
“Guarda Soul!”- cominciò esaltata la ragazzina –“ Quei fiori sono cresciuti in mezzo alla neve! Mi devo documentare…non ne ho mai sentito parlare.”
“Oh. Davvero fantastico…!”- la prese in giro l’albino sollevando un sopracciglio –“Riesci a fare la secchiona anche in un momento del genere? Incredibile…”
E detto ciò prese ad arruffarle le ciocche sulla fronte.
Una vena si gonfiò sulla tempia della giovane mentre i suoi occhi si dilatavano e le guance imporporate andavano riempiendosi. Sollevò il braccio infastidita.
“Uffa Soul!”- borbottò rifilandogli una cinquina di nocche sulla testa.
Lui rovinò dolorante a terra, il volto incassato nella sciarpa pesante.
“Ah sì, nanerottola?”- proferì ringhiando minaccioso.
Con la destra prese a massaggiarsi la parte lesa, con la sinistra afferrò la caviglia della compagna e, dato uno strattone, se la fece piombare sulle gambe incrociate.
Ondeggiante, Maka sussultò, gli occhi sbarrati e un grido strozzato sul nascere.
*SBAM*, atterrata.
“Sei davvero un’imbranata!”- ghignò Soul alzando un indice in un gesto di professionalità –“Un’imbranata secchiona senza-tette decisamente poco stabi…mh?”
La ragazza piegò il collo lateralmente esibendo un sogghigno inquietante e beffardo.
Lui deglutì trasalendo.
“Che ti prende…? Maka!”
“Soul…”
E gli infilò in bocca mezzo chilo di neve costringendolo ad allontanarsi saltellando e tossendo come un forsennato.
“MMMUORIII!! Muahahahah!”
Il giovane sollevò le braccia arreso, guardando di sbieco la meister con occhi sgranati.
Una mano premuta sul petto e la bocca ancora spalancata nel tentativo di racimolare più ossigeno possibile.
“Ma tu sei pazza.”- farfugliò ansante.
Maka si riassestò pacata, dandosi qualche lieve colpetto per ripulirsi dalla neve che le aveva imbrattato in cappotto e le calze.
“C’è forse qualcuno che non lo è almeno un po’?”- domandò burbera.
 
In una ventina di minuti, i due partner non avevano incontrato anima viva.
Il sole continuava a calare, inesorabile.
Ma la strega era lì, da qualche parte…e li stava chiamando.
I loro passi risuonavano ovattati e regolari sulla coltre bianca e perfetta, i loro respiri erano diventati ritmici.
Poi, in un attimo…
“Soul, cos’è quello?”- disse seria la shokunin indicando al compagno una massa davanti a loro.
Era un semplice rigonfiamento della neve, proprio accanto ad una graziosa casetta dotata di un’enorme finestra e un grande vaso sul davanzale.
L’artigiana gli si avvicinò con passo incerto e, piegate le ginocchia, sfiorò con la punta delle dita la superficie innevata che ricopriva la massa.
Soul mosse pochi passi verso di lei osservandola indispettito.
Maka gli lanciò uno sguardo, per poi affondare la mano sotto il sottile velo di neve ed afferrare l’oggetto che questa ricopriva.
Si rialzò stupita, reggendo dolcemente il pupazzo con entrambe le mani. Lo ripulì con qualche colpetto.
“Soul…”- sussurrò mostrandoglielo.
Lui lo esaminò riluttante.
L’orsacchiotto sgualcito lo fissava con i suoi inquietanti occhi a bottone. Il manto sciupato e roseo mostrava più e più rappezzi apportati evidentemente da una mano inesperta. Al centro del petto, quasi in corrispondenza del cuore, una toppa azzurrina.
Soul ne sfiorò il contorno con disappunto: era un’anima.
Si ritrasse spostando lo sguardo oltre la testa della ragazza che stava d’innanzi a lui.
“Chissà se c’è ancora qualcuno che possa reclamare questo peluche…”- sbuffò fingendo il suo tono freddo e menefreghista.
Maka cercò tristemente il suo sguardo vivido.
“Soul…”
Lo capiva.
Si riavvicinò alla piacevole abitazione con l’intento di poggiare nuovamente il pupazzo al suolo. Al coperto, dove il gelo non lo avrebbe più importunato.
Stava per chinarsi quando... 
“Oh…”
Maka sobbalzò.
A pochi passi da lei, sulla soglia della porta, apparve una bambina.
Non doveva avere più di otto a nove anni e una folta e lucida zazzera carmine le danzava tutt’intorno al viso, coprendolo in parte e solleticandole le guance pallide.
I grandi occhi neri erano sgranati e brillavano di un riflesso inquietante dietro i ciuffi vividi.
La fine casacca che l’avvolgeva, apparentemente di juta scadente, le lasciava scoperte spalle e braccia e una grossa cerniera la teneva chiusa sul petto magro. Il bel visino infantile affondava in una spessa sciarpa di lana grigia, mentre i piedini bianchi e nudi erano immersi nella coltre bianca.
Immobile nel riquadro buio dell’entrata, sembrava una bambola poco curata e tutta sdrucita.
Una splendida bambola abbandonata.
Dopo pochi istanti, le manine chiare fremettero.
“Hime-chan…”- chiamò la piccola piagnucolando.
Soul e Maka la fissarono sconvolti, gli occhi strabuzzati fissati nei giganteschi pozzi bui di lei.
L’artigiana le si avvicinò lentamente tendendo l’orsacchiotto nella sua direzione.
“Ecco.”- sussurrò sorridendo dolcemente.
La piccola sporse un braccino magro e afferrò mollemente il pupazzo. Poi alzò lo sguardo sulla ragazza che le stava davanti.
“Quella fascia nera…”- farfugliò sottile.
Maka vi poggiò istintivamente la mano abbassando lo sguardo.
La bambina si allungò per sfiorarne un’estremità.
Poi un urlo.
“Maka!! Allontanati da lì!”
L’artigiana fletté la testa di lato per incontrare l’espressione inquieta del partner.
“Che co…”- biascicò.
La piccola affondò lo sguardo, divenuto strisciante e viscido, in quello limpido di lei.
“Le portate a causa mia.”- concluse. 



ANGOLO A ME:

Maccavolo...
Questo angolo nemmeno me lo merito!!
Sono un essere orribile.
Ma tutti voi che mi seguite dovete essere ringraziati a dovere! Già già...
Quindi...
A tutti quelli che hanno trovato il tempo di recensire...
Willow Gorgon , BakaMakaInu , angel_94_  , Dark_Star (VOGLIO LA MIA SORPRESINAAAAAA... Muahahahahahah!! Scherzo...) , _Soul97_ , kasumi_89 , Gazzettina_97 , IllyElric , sostar e Mitzune_chan.
Vi darei un bacio se potessi...ma poi Soul romperebbe.
Grazie ovviamente anche a:
darkthunder , Hiyoki , Juliet_Capulet , Maoko , Odoru Hi Kaze No , shoppingismylife , sostar , Tamashi_Chan e Willow Gorgon per aver inserito la long nelle preferite...
me_ e __maka__ per averla messa nelle ricordate...
BakaMakaInu , darkthunder , Dark_Star , Grace_BB , hacca , Hiyoki , IllyElric , Mitzune_chan , muffinishere , sostar , _Soul97_ e __maka__ per averla infilata nella ricordate...
Ecco il consueto disegnino.
Spero di farmi perdonare...eheh!
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Grazie ancora a tutti voi perchè mi date la forza e l'entusiasmo per continuare!
E grazie anche a quei lettori silenziosi che magari aprino la fic solo per errore!!
APPRESTOOOOOOOOO!!!

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Capitolo 8
*** cap 7: TI MANGERA' SE NON LE CREDI... ***


capitolo 7

 

TI MANGERA’ SE NON LE CREDI…

 

 
 

Io sono colei che lambisce la speranza nel suo abbraccio viscoso.
Sono ciò che intacca la ragione e fa precipitare il desiderio nell'oblio.
Sono la consapevolezza dell'orrore e della sua creazione.
Chi recide il fiore che allunga i suoi petali alla luce del sole.
Io sono la disperazione, causa ed effetto di ogni follia...
 

 
“C-che cosa?”
La giovane meister sgranò gli occhi.
Il viso del suo partner si deformava in una maschera di terrore e preoccupazione pungente.
“VIA DI LI'!! VAI VIA!!”- quasi gridò questo protendendo le braccia verso di lei e agitandole in modo spasmodico, come tentasse di lacerare l'aria.
Maka tornò a guardare inorridita e confusa la piccina che ancora attendeva immobile ai suoi piedi, il grosso pupazzo stretto tra le braccia esili e nude.
In quei suoi vuoti pozzi neri, parve balenare un guizzo sinistro e opprimente. In un istante si illuminarono come di una luce maligna e viscida al tempo stesso.
La shokunin si sentì affondare, risucchiata inesorabilmente da quell'oscurità strisciante. Si accasciò sulle ginocchia inclinando penosamente il capo in avanti, gli occhi ancora strabuzzati e la conscia incapacità di reagire.
Ansimava, la schiena che si alzava ed abbassava in un inconsulto moto frenetico, e crudeli perle di sudore gelato cominciarono ad adornare la sua pelle candida.
In quel preciso momento, per Maka fu come vedere l'annullamento del suo stesso essere ed un panico scottante si fece largo nel profondo della sua anima.
“S-Soul...”- sussurrò in un sussulto soffocato.
Era come se non avesse più la cognizione del suo corpo.
Aprì la bocca nel vano intento di racimolare in po' d'aria.
Strinse convulsamente i pugni, immergendoli nella neve soffice.
Eppure, il mondo che la circondava sembrava non appartenerle, come lei non sembrava più appartenere ad esso.
“S-Soul...a...aiu...to...”
Maka Albarn, sprofondata in un secondo nell'oceano di catrame qual era la disperazione, non esisteva più...
 
 
“MAKAAA!!”- sbraitò in giovane albino.
L'eco delle sue urla si propagò triste e rombante, intaccando il silenzio immobile che aleggiava nella valle.
Si mosse, corse, lanciandosi tra i fiocchi di neve.
Il gelo gli feriva gli occhi, sferzando impietoso le sue guance scarne ed improvvisamente livide.
A pochi metri dalla compagna, rovinò al suolo e, rotolando in quel candore ghiacciato, le giunse appresso.
Incurante della piccola strega che stava loro vicina, Soul ribaltò la rispettiva artigiana con un colpo secco e poderoso del braccio. Questa si abbandonò debolmente sulla schiena, ritrovandosi supina sul manto nevoso, gli occhi ancora spalancati e maledettamente vacui.
La buki si buttò su di lei. Dopo averle afferrato le spalle, prese a scuoterla con insistenza.
“Maka! Forza, rispondi!! RISPONDIMI!”
Nessuna reazione.
Quei meravigliosi pozzi verdi si erano trasformati in voragini inespressive sul volto contratto della giovane.
“Maka!”
Il ragazzo se la strinse al petto cominciando ad accarezzarne le guance ormai pallidissime, incassando il mento tra i suoi morbidi capelli biondo cenere.
Quella pelle così calda, quelle labbra umide e tremanti, persino la sua presa salda e decisa erano state come annullate.
Ora Maka era fredda ed inerme come una bambola di porcellana.
E improvvisamente, Soul comprese...
Come.
Allentata appena la presa...
Una.
...sollevò piano gli occhi carmini reclinando lievemente il capo.
Bambola.
E quando si poggiarono sulla minutissima figura di Akemi, vibrarono di un guizzo omicida.
Di.
Il giovane dischiuse le labbra rinsecchite in un ghigno folle e rabbioso.
Porcellana.
“Cos'hai fatto alla mia partner? Che hai fatto a Maka?”- sussurrò sibilante.
 
 
Il terso cielo dai dolci toni aranciati stava andando via via a stingere sulle profonde sfumature del blu. Osservando attentamente in alto, si riusciva ad azzeccare il profilo ghignate e cinico di una luna inquietante.
Le vaporose nuvole, ancora illuminate dagli ultimi raggi del sole morente, spiccavano prepotenti sullo sfondo limpido. Dietro la linea dell'orizzonte si riusciva ancora a scorgere un caldo baluginio di quell'assonnato astro.
Ma in quello scenario luminoso, un dolore cieco strisciava e si nascondeva, aspettando pazientemente una buona preda da colpire. E giunto il momento propizio, procedeva.
Scattando, corrodendo, grattando il corpo e l'anima fino a giungere al cuore e lacerare anche quello.
“COS'HAI FATTO A MAKA!”- urlò ancora l'albino puntellandosi su di un polso.
L'altro braccio ancora cingeva le spalle della smorta compagna i cui battiti cardiaci erano ormai lenti, indolenti.
La piccina scosse energicamente il capo, dilatando ancor di più i due pozzi scuri.
“I-io...non ho...”- sussurrò portandosi una manina davanti alla bocca - “Non ho fatto niente...”
Soul ringhiò scoprendo la dentatura affilata.
“Bastarda...dimmel--”
“NON E' COLPA MIA!”- sbraitò Akemi affondando il nasino nel tessuto sdrucito della sua sciarpona.
Il giovane, a quella razione così infantile ed apparentemente priva di senso, non poté che innervosirsi ancor di più.
Strattonò debolmente la sua meister tentando di rimettersi in piedi e se la caricò in braccio di peso.
Le spalle, divenute molli e inanimate, cedettero lasciando che il sottile braccio destro finisse ciondoloni all'indietro.
Soul barcollò cercando un precario equilibrio. Sogghignò.
“Oooh…non sarebbe colpa tua?”- la schernì con tono incrinato dall'ira e dall'opprimente preoccupazione che gli gravava sullo sterno.
La piccina sussultò.
Sebbene i suoi occhi non fossero capaci di trasmettere emozioni o sentimenti, Soul poté chiaramente leggervi l'ombra di un muto timore.
Se ne compiacque lanciandole nuovamente una stilettata d'odio.
Akemi aprì più e più volte la bocca, incapace di rispondere.
“Non è colpa mia... E' lei, è dentro di me...”- farfugliò infine ad occhi bassi.
Un interrogativo si disegnò sul volto della Death Scythe per poi dissolversi come nuvolette di fumo grigiastro.
Ansimò, osservando il suo fiato raggrumarsi in compatti sbuffi bianchicci.
“Lei...?”- grugnì irato.
La strega si accasciò improvvisamente, flettendo le ginocchia mingherline. Il pupazzo le cadde di mano e quelle sue fragili dita andarono ad allacciarlesi al petto.
Mugolò silenziosamente, trattenendo a stento i singulti che la scuotevano.
Dei violenti spasmi presero a tormentarla fin da dentro...ancora.
“Io non volevo...!”- biascicò sconnessamente tra i rantoli - “Non è colpa mia! E' lei. Lei cresce e vuole che faccia tutte queste cose brutte!”
Soul osservò la scena confuso e quasi incredulo. Vide quel corpicino contorcersi in un sordo dolore e gli arti schiantarsi al suolo senza alcun ritegno.
Gli occhi cremisi gli si spalancarono mentre la bocca si dischiudeva.
Persino lui, che non era in grado di percepire le anime, se non quando entrava in risonanza con la sua artigiana, avvertì la lunghezza d'onda di Akemi crescere e svilupparsi inverosimilmente.
Tutt'intorno, una folata di vento gelido sollevò spiraliformi nuvoli di nevischio e un'impressionante onda d'urto li sbatté lontano di parecchi metri.
Maka si ribaltò su di lui che, istintivamente la strinse forte al petto. Ricaddero scompostamente a terra.
Il ragazzo sollevò acciaccato il mento, tornando a fissare i movimenti della piccola rossa.
Stavano lentamente scemando fin quasi ad arrestarsi.
Fece qualche colpo di tosse, sputando con noncuranza un fiotto di sangue denso.
“Stronza...”
Lei, impacciata, si rialzò, afferrando delicatamente in suo orsacchiotto.
“Ti prego...uccidimi.”- disse senza guardarlo.
Finì di ripulire il pupazzo e sollevò gli occhi al cielo.
“Fermatemi.”
 
 
Maka sbatté più volte le palpebre.
I suoi passi incerti scricchiolavano sul legno mezzo marcio di una stanza immersa nella penombra.
Si guardò distrattamente intorno cercando di capire come fosse capitata in quel luogo sconosciuto e rimase sorpresa nel constatare di essere completamente nuda.
Una fatua e livida luce cangiante l’avvolgeva pulsando vivida ad ogni suo movimento.
I lunghi capelli arruffati le galleggiavano liberi attorno al viso, rilucendo anch’essi.
Assorta, si fissò la punta delle dita, passando poi ai palmi luminosi delle minute mani.
Non arrossì, né tentò di coprirsi.
Non c’era nessuno lì con lei…
“Soul…”- sussurrò in un sospiro.
Era sola.
Girò leggera sui talloni.
In quel momento Soul doveva trovarsi in grossi guai…
La fanciulla ricordava perfettamente di averlo abbandonato alla mercé di Akemi.
Ma come aveva potuto abbassare la guardia tanto facilmente?
E il potere della strega si era fulmineamente inoculato nella sua anima, addormentandola come un anestetico. Un brivido le percorse la spina dorsale.
La sola vicinanza di quell’essere poteva fere una cosa del genere?
Già, perché non l’aveva sentita pronunciare alcuna formula o incantesimo…
Forse era una sua abilità, un potere nascosto…
Un po’ come la sua innata capacità di estrarre enciclopedie dal nulla!
Un po’ come la sua onda esorcista…
Scosse la testa battendosi entrambi i palmi sulle guance che a quel contatto sfavillarono.
Doveva trovare al più presto il modo per uscire da lì…
Doveva tornare da Soul!
E, intanto, sperare dal profondo del cuore, che la strega non riuscisse ad intaccare anche la sua anima.
Pregare affinché non lo uccidesse.
Aveva bisogno di lui e della sua amicizia, del suo sfrontato e malcelato affetto e delle sue arroganti battutacce. Non doveva permettersi il lusso di crepare senza prima averla salutata.
Chiuse qualche istante gli occhi, nell’intento di chiamare a raccolta tutta la propria lucidità ed il coraggio di cui disponeva.
Inspirò, espirò, inspirò, espirò…
Quando quei due fanali verdi e fulgidi si spalancarono nuovamente nel buio, una voce flautata si propagò leggiadra per tutta la stanza. In un angolo, fino a quell’istante eclissato al suo sguardo, apparve un piccolo lume acceso che, con la sua allegra fiammella divampante, proiettava ombre tremolanti sulla parete spoglia.

 La luna vola
La luna cade…

Maka assottigliò gli occhi, schermandosi il volto con la destra.
Si mosse cauta e silenziosa cercando l’artefice di quel suono tanto soave. Trattenne il respiro continuando a seguire attentamente la dolce melodia.
Ad un tratto, come per magia, alla sua sinistra si materializzò un’immagine vagamente sfocata.
Un grande materasso sgangherato, le cui molle affioravano in molteplici punti dal tessuto sdrucito e, su di esso, una giovane e bellissima donna dai fluenti capelli rossi.

La luna splende se la si vede…

La chioma di entrambe rifulgeva magnificamente delle calde vampate emesse dalla lampada.
E sorridendo amorevolmente, la dama cantava quella che probabilmente doveva essere una ninna-nanna.
Maka ne colse poche strofe rimanendone, ad ogni modo, incantata.
Assaporò la maternità di quella voce e tutta la sua gentilezza.

E se cantando
Qualcosa chiedi…

Sentiva la piccina ridere e cercare di ripetere le ritmate parole. A volte si ingarbugliava, biascicando lemmi inesistenti e smangiati. Altre, semplicemente, sbottava ilare mentre la donna sopra di lei le solleticava il pancino.

Ti mangerà se non le credi…

“Aaaahm… Oh, brava Akemi! Ma che bella bimba! Ora ti mangiooo!”
“Eheheh! Mammina, b-basta! Ahahah!!”
 E la fanciulla si ritrovò inaspettatamente a sorridere raddolcita per quanto quella situazione fosse buffa ed intima.
Poi, esattamente com’era arrivata, l’effimera proiezione svanì, portandosi dietro gli ultimi lascivi versi della filastrocca.
Maka rimase vagamente indispettita mentre altre immagini le scorrevano veloci d’innanzi, imprimendosi sfrontate nella sua mente. Fugaci.
Fino a che una di queste rallentò la sua precaria corsa.
Ed ancora, quella stessa bambina, avvolta in un leggero abitino color pesca, si stagliò nel suo campo visivo.
Questa volta, la piccina era sola, un grosso pupazzo roseo stretto tra le braccia. Singhiozzava e sembrava triste.
 La fanciulla acuì lo sguardo, incuriosita.
Si protese nel tentativo di sfiorarle una guancia, ma le sue dita trapassarono l’immagine come si trattasse di una proiezione.
Si ritrasse vagamente sconsolata.
“Devi smetterla di muoverti!”- pronunciò improvvisamente la piccola avvicinando le labbra all’orecchio dell’orsacchiotto di pezza.
Il pupazzo reclinò lievemente il capo all’indietro.
Maka sussultò portandosi entrambe le mani alla bocca.
“Mi fa male quando ti muovi, Hime-chan… E la mamma si arrabbia se ti vede.”- disse ancora in tono accusatorio.
Il peluche abbandonò allora il capo in avanti perdendo finalmente vita.
La meister sgranò gli occhi sentendosi l’equilibrio mancare e cadde.
Akemi si voltò di scatto, quasi si fosse accorta della sua presenza.
Maka rimase immobile. Solo in seguito comprese il motivo di quella sua reazione.
Alle sue spalle, una porta andò aprendosi cigolando.
Udì dei passi pesanti, poi lo schiocco sonoro di un poderoso schiaffo.
“Akemi! Ti ho detto di smetterla!”
La piccina cominciò a piangere sommessamente. Calde lacrime si riversarono al suolo disegnando dolorosi arabeschi sulle sue guance arrossate.
E Maka, affranta, capì il terrore di quella giovane madre.
La consapevolezza di aver messo al mondo una strega.
“M-ma mamma…”- gemette Akemi –“Non è colpa mia! N-non lo faccio apposta… E’ lei!”
Un altro schiaffo.
“Ora basta… Lei chi? Smettila di dirmi bugie!”
“NON STO DICENDO BUGIE! E’ COLPA SUA!!”- urlò indicandosi il petto.
In quell’istante, la meister ebbe come un flash.
Vide una piccola anima guizzare affannosamente, come volesse scappare da se stessa. La osservò dilatarsi e comprimersi, dividersi per poi ricongiungere le parti lese.
Prese coscienza del dramma di quell’acerbo essere.
Abbandonando le braccia parallele al corpo, strizzò inorridita le palpebre.
Era ovvio che Akemi fosse una strega, eppure, una remota parte del suo essere, pareva voler reprimere, rinnegare quella sua natura. E a causa di questo, la sua anima sarebbe sempre stata in lotta.
Maka sospirò tornando a rimuginare sull’immane lunghezza d’onda della piccina.
Finalmente poteva capire come un essere tanto giovane fosse in grado di sprigionare quell’incredibile energia.
Se da una parte la Guida del Potere Magico che indirizzava ogni strega alla distruzione premeva per uscire, dall’altra una purezza assoluta la frenava sul nascere.
Queste due forze portanti si sarebbero spronate a vicenda sviluppandosi in maniera straordinaria e terribile.
Poi, lentamente, l’artigiana socchiuse gli occhi.
Ai suoi piedi la donna giaceva riversa, la folta chioma a coprirne il volto.
“M-mamma…perdonami!”- disperò Akemi.
Si buttò a terra urlando e battendo i pugni, mentre Hime-chan veniva lanciato lontano.
“Non mi hai creduto…e alla fine anche io ti ho mangiato! Mamma!”
Continuò a piangere a lungo, le braccia strette al petto, scossa da violente contrazioni.
E quando tutto cessò, e Maka capì di essersi finalmente risvegliata, una disperazione aleggiante si insediò nel profondo della sua anima. Un residuo fastidioso e pesante come macigni.
 
 
Alzò lo sguardo incrociando quello visibilmente sollevato di Soul che ghignò isterico.
“Ci siamo ripresi, mia bella addormentata?”
Lei lo fissò aggrottando le fini sopracciglia nel suo consueto quanto caratteristico broncio.
E la falce magica ebbe la conferma che la partner stesse bene.
“Soul…abbiamo un problema.”- sbuffò Maka.
L’albino schioccò la lingua appiattendosi su di lei.
“Ma che cavolo…!?”
In quell’esatto momento, uno strano fascio di fili luminosi e azzurrognoli, falciò l’aria sopra di loro.
L’artigiana ne seguì la linea flessuosa scoprendo, con sua sorpresa, che questi fossero dirette appendici delle dita di Akemi. Protuberanze volontarie della sua stessa anima.
Male.
Soul si pulì con disinvoltura una macchia di sangue che gli aveva intaccato il bordo del labbro inferiore.
“Fidati Maka… Qui non ne abbiamo solo uno di problema…”- sghignazzò stringendosela al petto.
Un’altra falciata e i due rotolarono di lato.
L’albino sembrava stanco ed ansimava vistosamente.
Maka arricciò le labbra, dispiaciuta di avergli arrecato tanta pena.
Ma, in quella situazione, doveva evitare di lasciarsi trasportare dalle emozioni.
Prese coraggio serrando i pugni.
“Io…”- cominciò seria cercando lo sguardo vivido del compagno –“…suppongo che una strega che possiede l’onda dell’anima esorcista, sia in ogni caso il peggiore.”
Si fissarono complici, allentando di colpo la stretta che li univa l’uno all’altra.
Soul si sentì affondare in quegli occhi liquidi.
 “Cosa?”- disse. 





ANGOLO A ME:

"Fanbrodo, Soul!! Te li fai da solo i compiti!"
"Ma dai Maka... Andiamo..."
"NO! E piantala di strusciarti, sei fastidioso!"
"A me piace..." *sorrisetto*
*sguardo assassino* "A ME NO..."

E-ehm...dicevamo...
Sì, sono ancora viva... Incredibile, non trovate?
Se state davvero leggendo queste assurdità meritate una medaglia al merito...
Non posso credere che qualcuno abbia ancora voglia di seguire questa long! Non dopo il tempo che è passato dallo scorso capitolo, almeno...
Vi ringrazio infinitamente della fiducia che mi date e delle aspettative che riponete nel mio inutile essere!!
GRAZZZZIEEEE!!
Ma passsiamo alle cose serie...
A chi ha recensito: Dark_Star , BakaMakaInu , Willow Gorgon , angel_94_ , kasumi_89 , Excalibuuur_ , sostar , IllyElric (m-mi hai inserita tra...tra gli autori p-preferiti *e leggendolo sputa tutto il cappuccino...in faccia a Soul*) e Mitzune_chan...
Posso darvi un bacio...?
"Maka, non si fanno certe domande!"
"Soul, sei per caso geloso"
"Tappetta..."
"Idiota..."
Sì, ecco... Continuiamo!
Un abbraccio a: 
darkthunder , Dark_Star , Hiyoki , Juliet capulet , Kiara Albarn , Maoko , Odoru Hi Kaze No , robin goodfellow , shoppingismylife , sostar , Tiashe e Willow Gorgon per aver inserito la fic nei preferiti...
me_  e __maka__ per averla messa nelle ricordate...
angel_94_ , BakaMakaInu , darkthunder , Dark_Star , Grace BB , hacca , Hiyoki , IllyElric , Mitzune_chan , muffinishere , RedPaperMoon , robin goodfellow , sostar , Soul97 e __maka__ per averla infilata nelle seguite...

Grazie davvero... *lacrimuccia*
Ecco il consueto allegato!!

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Ciao ciaussss e APPRESTOOOOOOO!!
 

scythemeister_MakaAlbarn

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Capitolo 9
*** cap 8: ATTERRAGGIO MORBIDO... ***


capitolo 8

 

ATTERRAGGIO MORBIDO...
 

 
 
 
La ragazza si sollevò a fatica puntellandosi sui polsi ancora intorpiditi.
Le ginocchia sottili affondarono nel candido manto nevoso mentre gli ultimi effetti dell'incantesimo andavano finalmente scemando.
Alzò il mento.
Sul suo volto infantile ed arrossato, tra gli immacolati sbuffi vaporosi e le scarmigliate ciocche biondo cenere, si illuminò un'espressione sicura e decisa.
Gli angoli delle labbra piene e seccate dal gelo si inarcarono in un ghigno di sfida, mentre i suoi pozzi verdi venivano attraversati da un balenio guizzante.
Tutt'intorno, le livide fruste cangianti continuavano a ferire il cielo crepuscolare, producendo sibili acuti, quasi stordenti.
Maka, senza curarsene, fece debolmente leva sulle cosce, ritrovandosi poi a ciondolare in una situazione di precario equilibrio. Barcollante, ma pur sempre sfoggiando il suo sorriso audace, levò lo sguardo alla piccola che le stava decine di metri dirimpetto.
E la strega Akemi, erse  finalmente il capo.
In quegli occhi,sempre il vuoto.
In quell'anima, sempre la disperazione.
La meister si raddolcì, dispiaciuta. Ma non si sarebbe fatta sopraffare ancora...
Non dopo aver compreso il dolore immenso di quella piccola creatura, dopo aver condiviso la sua paura.
Non dopo essere stata lisa dalla stessa follia latente che, poco prima, l'aveva ingoiata.
Non dopo essere riemersa dal baratro.
“Maka!”- urlò l'albino ancora irrigidito ai suoi piedi seguendo il movimento serpeggiante di un'appendice.
Il fascio danzante le raggiunse lo zigomo, sfregiandolo.
Era freddo, doloroso.
Una sensazione fastidiosa e raggelante capace di inocularsi attraverso la pelle come una moltitudine di spilli ghiacciati, per poi arrivare alle ossa e consumare anche quelle.
L'artigiana le sentì scricchiolare, quasi stessero per rompersi sotto il giogo di quella morsa gelata.
Avvertì una fitta lancinante alla parte lesa che, piano piano, si propagò fino a raggiungerle la punta dei piedi.
Era come se, nelle vene, il sangue, fosse stato sostituito da azoto liquido.
Nonostante ciò, non si mosse.
Non gemette.
Non distolse lo sguardo.
“Soul...”- sussurrò mordendosi il labbro.
Dalla sottile lacerazione cominciarono a sgorgare tonde stille purpuree che le scivolarono dense sulla guancia, intaccandone la morbidezza.
Maka rimase immobile. Poteva quasi sentire il rumore che quelle gocce viscose producevano schiantandosi sul terreno innevato, sporcandolo.
Il loro tonfo le rimbombava nella testa, moltiplicandosi in un'eco infinita e straziante.
Sembrava un pianto amaro e silenzioso... Il pianto di che si è perduto.
Deglutì piano assottigliando gli occhi.
“Andiamo.”- decretò infine allargando maggiormente il sorriso.
Soul reclinò il capo in avanti, gli avambracci appoggiati alle ginocchia, ritrovando la consueta espressione da pallone gonfiato.
“Ora sì che ti riconosco, my master!”- masticò quasi a volersi nascondere dai due pozzi smeraldini che si erano inevitabilmente spostati su di lui.
Non voleva ammetterlo a se stesso perché, a parer suo, la cosa sarebbe stata poco cool, ma era maledettamente orgoglioso di quella baka che si era ritrovato per partner. La ammirava.
Sbuffò, ghignante.
Gli piaceva...tanto, troppo.
Un colpo deciso e si portò in piedi, afferrando con rinnovata passione la mano tesa che la sua meister gli porgeva.
La trazione subita, lo fece allontanare da lei di qualche passo, mentre le loro dita restavano intrecciate e le anime rombavano basse all'unisono.
I ciuffi vagamente argentei di lui le solleticarono il viso al suo passaggio e la fanciulla riuscì a scorgere due iridi cremisi vibrare a poche spanne dal suo volto.
Si sentì al sicuro.
Inconsapevolmente, le gote s'infiammarono procurandole una strana sensazione di benessere.
Il braccio aitante di Soul assunse una velata luminosità azzurrina; il suo corpo mutò, avvolto da un caldo fulgore abbacinante.
E, nell'istante in cui la sua forma si mostrò in tutta la sua armoniosa maestosità, e le mani di lei lo sollevarono facendolo roteare al di sopra della testolina bionda, l'artigiana dischiuse le labbra.
“Strega dei Pupazzi Akemi...”
Contrasse la mascella.
“Siamo venuti a liberare la tua anima!”
Maka, sei fottutamente cool...
 
 
“Pup Puppet, Pappet...”
La piccina strinse al petto il pupazzo sdrucito mentre, fiaccamente, sollevava l'esile braccio destro.
I pozzi scuri dilatati, le fruste fulgenti presero a pulsare di una sfumatura ancor più funerea.
Akemi, immobile al cospetto dei due partner, troneggiava sull'ormai grigio orizzonte ed il profilo della luna, cinica e maligna, ne incorniciava la sottile figura.
Quella gelida luce argentata sembrava lambire ogni cosa nel suo abbraccio rachitico seppur, oltre la linea spezzata dei monti, s'intravedesse ancora qualche debole raggio aranciato.
Ma ben presto sarebbe calata l'oscurità e l'astro notturno, piacevolmente conscio di questo, era felice di poter presenziare ad un altro macabro spettacolo.
Una luttuosa e monotona opera teatrale alla quale mai e poi mai avrebbe rinunciato.
Il suo unico momento di svago.
Il suo divertimento...
La superficie straziata e craterica, andò a tingersi di un amaranto viscido e gocciante, mentre il suo ghigno si allargava inesorabilmente. Fremeva per l'imminente principio dello show, agognando il sangue di chi fosse stato sconfitto e le urla strazianti di un dolore cieco.
Si sarebbe crogiolata ancora e ancora nella più struggente disperazione e beata della paura traboccante dalle anime di quei così effimeri mortali.
Ne avrebbe assaggiato le carni e bevuto il sudore...
“Pup Puppet Pun Pun.”
Era ora.
La strega distese il palmo, aprendo maggiormente le dita pallide.
Nuova energia scaturì da quelle fragili unghie, energia che incrementò il ronzare spasmodico delle loro appendici e le pulsazioni della sua anima.
I cinque fasci si sollevarono guizzanti, animati da nuova vita, per poi ripiombare celeri verso terra in un ondeggiante e fluido movimento.
Maka inspirò.
Erano maledettamente veloci...
Probabilmente per Kid o Black*Star sarebbe stato più facile star dietro a quel ritmo assurdo.
Eppure, nessuno di loro sarebbe stato in grado di comprendere la natura di quell'essere...
“HOOOORAAA!!”
Forse era proprio questo il motivo che aveva spinto Lord Shinigami a selezionarli per tale missione...
La lunga lama affusolata roteò fendendo il nulla, rilucendo inquietante delle ultime calde sfumature del sole.
Per quanto la fantomatica divinità potesse apparire infantile e bonaria con quei suoi modi buffi e talvolta azzardati ed egocentrici, si trattava in realtà di un abilissimo stratega, attento alle capacità dei suoi sottoposti. Un dio giusto ed imparziale con la volontà di aiutarli e proteggerli fin dove ciò gli fosse stato concesso.
Un “uomo” con la “maschera” sulle spalle...
Insomma, davvero un grande.
Ma evidentemente, esistevano situazioni che nemmeno un essere di tale valore sarebbe stato in grado di gestire.
Casi particolari, certo.
Quei casi che necessitavano dell'entrata in ballo di forze insolite.
Casi che sarebbero stati affidati a loro...
E Maka non poté che sentirsi fiera di sé, della sua arma e del legame che li univa a prescindere dalla situazione.
Si vergognò un po' di aver inizialmente dubitato nella scelta di Shinigami-sama.
Ora tutto le appariva più chiaro e i dubbi erano evaporati come sbuffi di fumo.
Scartò di lato appena un istante prima che il fendente si abbattesse su di lei.
Quest'ultimo, a bersaglio mancato, non poté che schiantarsi al suolo provocando uno squarcio di profondità non indifferente. Una lunga scia scura si disegnò tra i cristalli immacolati che nascondevano la terra ormai sterile di quella landa.
Ed ancora la neve non accennava a voler smettere di precipitare dal cielo.
Quindi il fascio si risollevò lentamente, pronto a colpire di nuovo dall'angolo morto appena se ne fosse presentata l'occasione.
La meister scattò, sollevando il viso.
Facendo leva sul manico levigato della sua falce, spiccò un salto dalla notevole elevazione.
Si portò l'arma sotto i talloni e, a quel contatto, due vaporose ali si spalancarono ad accarezzare la brezza nevosa mentre le anime entravano in risonanza.
In piedi sulla lunga asta metallica, Maka galleggiò nel vento, scansando magistralmente un altro paio di frustate.
“Ehi...”- proruppe la buki all'improvviso, mentre si apprestavano a planare un poco più in basso -“Se continuiamo così non riusciremo mai a colpirla.”
Lei abbassò la testa ritrovandosi a strisciare lungo la presa del suo partner.
Nello sfavillare cupo della lama, più corta per non intralciare durante il volo, apparve un volto concentrato e teso.
“Lo so, Soul... Ma...”
Un fischio a pochi millimetri dal suo ginocchio la fece sobbalzare, impedendole di portare a termine la frase.
“Merda...”- ringhiò
“Maka!!”
Al di là della calza, ormai irrimediabilmente lacerata, un altro profondo graffio fece penetrare il gelo dentro di lei.
Quella stessa sensazione che si era insinuata nel suo corpo poco prima...
Ansimò sonoramente, strizzando un occhio e mordendosi la lingua per soffocare il grido che le premeva in gola, pronto a sbocciare sulle sue labbra.
“S-Soul...”- biascicò tra un rantolo e l'altro -“Non possiamo toccare quelle...cose...”
Il ragazzo masticò un'imprecazione, con un tuffo al cuore per non essere riuscito a proteggere la sua meister.
Si sentì inadeguato e inutile mentre la mani gli formicolavano per la frustrazione. Avrebbe volentieri sofferto al suo posto, pur di non vederla in quello stato.
“Col cavolo! Tanto se le colpisci toccano solo me...”- pronunciò con amarezza, fissando lo sguardo perennemente triste in quello di lei.
La fanciulla si riassestò, le gambe ciondoloni e le braccia esili incrociate sulle cosce.
Sospirò, cercando di normalizzare il proprio respiro, le codine libere di fluttuare.
Poi, nel bel mezzo della battaglia, una vena le si gonfiò sulla tempia.
“BAKA!! Non dire assurdità!!”- si mise a sbraitare balzando a cavalcioni della falce magica ed afferrandola poderosamente con ambo le mani. Quindi prese a scuoterla con inaudita violenza rischiando, oltretutto, una rovinosa caduta da circa cento metri d'altezza con conseguente splattamento al suolo...
Qualcosa tipo Black*Star... *SPLAT*
Se avesse avuto a disposizione un altro braccio, probabilmente l'avrebbe anche legnato a suon di librate!
E Soul, con gli occhi a spirale e la bava alla bocca per via dell'atroce sballottamento, non poté fare a meno di chiedersi cos'avesse detto di tanto sconveniente.
“Scemo! Imbecille!! TONNO!!!”- continuò a raffica la fanciulla. Si morse l'interno delle guance.
Come poteva pensare, quell'idiota, di correre un simile pericolo.
Non glielo avrebbe mai più concesso...
Era diventata più forte per evitare che lui si facesse di nuovo male. E sarebbe migliorata ancora, per lui...CON LUI!
Per cui, Soul non aveva il permesso di crepare se non insieme a lei, dopo una strenua ed imperitura battaglia.
Punto.
La giovane gridò tutta la sua rabbia, persino la piccola strega riuscì a sentirla...
Non per questo smise di attaccarli.
“Smettetela di litigare...- pianse sommessamente mentre lei la costringeva a continuare...
Mi dispiace. State attenti...
Ed Akemi non poté che obbedirle, scoppiando in un pianto fragoroso.
Sussultò, Hime-chan appiccicato al petto e seminascosto dallo sventolare della sciarpa e la lunghezza d'onda che, ancora una volta, divampava ingigantendo la prigionia della sua anima.
Spalancati gli occhi, una nuova scarica si propagò dalle sue gracili dita incanalandosi poi nelle fruste.
Ci fu una violentissima onda d'urto seguita da un boato allucinante.
“Voi dovete fermarmi! Dovete vivere!!”
Il suo urlo esplose altisonante nella valle ormai deserta.
“Cretina!”- mugugnò Soul con la bocca impastata, mentre venivano sbalzati via dalla forza raccapricciante di quest'ultimo attacco.
Maka, gli occhi strizzati, strinse a sé la falce.
Quello non sarebbe certamente stato un “atterraggio morbido”!
Contrasse la mascella precipitando da un'altezza non ben identificata.
Dopotutto, anche se non si fosse trattato di un'elevazione così eccezionale, la forza devastante con la quale erano appena stati colpiti, li avrebbe fatti sfracellare al suolo.
Eppure, quel cadere sembrava non dover finire mai...
“CRETINA!”- gemette ancora l'albino, riassumendo in un bagliore la consueta forma umana.
Maka si sentì cingere le spalle mentre sulla schiena andava allargandosi una piacevole sensazione di calore.
Si azzardò a socchiudere un’iride.
Tutto il suo campo visivo venne immediatamente occupato da una massa lattea e soffice che le frustò sfacciatamente la guancia.
Spalancò gli occhi, le pupille dilatate.
“Soul...”- bisbigliò sgomenta con un filo di voce.
Per colpa sua, lui...
Non voleva che accadesse di nuovo. Era già successo troppe volte.
Soul aveva già pagato il prezzo più alto della sua sfrontatezza.
Scusami…
Una lacrima le sfuggì impudente dalle ciglia umide, mentre, istintivamente, si raggomitolava facendosi piccina tra le braccia del partner.
Lui, la testa incassata nell'incavo della sua spalla, la strinse forte senza riuscire a trattenere un sogghigno.
Mia...
 
Lo schianto fu atroce...
 
 
 
ANGOLO A ME:
 
Ma WAZZAWAZZA a tutti voi!!
Yahoooooooo!!
E anche questa volta ce l'ho fatta...più o meno...eheh!!
*Soul sbuca da dietro la porta alzando un sopracciglio*
“Che c'è, imbecille? Perché quell'espressione scettica?”
*si è messo a battere il piede*
“Ma che vuoi??!”
*E NON LA PIANTA PIU'!!*
“OKAY! Sono in ritardo, lo so!! Non rompere!!!”
“O.O... Veramente io ero venuto solo perché devi restituirmi la felpa da più di un mese...”
“Ah...”
 
Mah, che ci volete fare... Ho i sensi di colpa! Scusate...
Comunque…
Vi rode il finale, eh??
Muahahahahah!! Quanto sono malvagia…
Beh, a dire la verità ho dovuto tagliare… Altrimenti il capitolo sarebbe venuto decisamente, DECISAMENTE troppo lungo…eheh!
Quindi ancora scusa… *si inchina a ripetizione*
Bene, cominciamo!! Here we gooooo!!!
A tutti quelli che hanno (incredibilmente) recensito l’ultimo capitolo:
Buki_Puntinia atomica Vill , angel_94_ , sostar , Mitzune_chan , IllyElric , Excalibuuur_  e kasumi_89...
Luci dei miei occhi!
GRAZZZIEEEE!!
Un abbraccio abbraccioso anche a:
Buki_Puntina atomica Vill , darkthunder , Dark_Star , Excalibuuur_ , Hiyoki , Juliet_Capulet , Kiara Albarn , luna moontzutzu ,  Maoko , Mitzune_chan , muffinishere , Odoru Hi Kaze No , robin goodfellow ,  shoppingismylife , sostar , Tamashi_Chan , Tiashe e Willow Gorgon per aver salvato la fic nelle preferite…
me_ e __maka__ per averla ficcata tra le ricordate…
angel_94_ , BakaMakaInu , briciola82 , darkthunder , Dark_Star , hacca , Hiyoki , IllyElric , ItalianBaka , luna moontzutzu ,  Mitzune_chan , RedPaperMoon , robin goodfellow , sostar , _Soul97_ e __maka__ per averla infilata nelle seguite…
Mi piacerebbe tanto poter parlare di persona ad ognuno di voi…sì, ecco! *fa sì, sì con la testa*
NON CON TE, VILL… Rompi già abbastanza ogni santo giorno a scuola…eheh! (grazie per avermi sopportata fino ad ora *linguaccia*!!)
Image and video hosting by TinyPicCredetemi...
Non ho idea di chi possa essere la piccola rossa qui presente...
Di certo non è la mia piccola Akemi!!
YAHOOO!!
GRAZZZZIE!! GRAZZZZZIEEEEEE!!
E APPRESTOOOOOO!!!

scythemeister_MakaAlbarn 

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Capitolo 10
*** cap 9: I TREMENDI, TERRIFICANTI PUPAZZI DI NEEEVE! Uuuuuuh... ***


capitolo 9
 

 

   I TREMENDI, TERRIFICANTI PUPAZZI DI NEEEVE!!
Uuuuuuh...

   

 
 
Ancora una volta...
Impassibile dinnanzi al dolore, vuota.
I piedini nudi fremettero, sprofondati nella spessa coltre nevosa, le guance pallide accolsero i gelidi raggi di luna.
Nel vento impietoso, un soffice spiraleggiare di ciuffi amaranto. Le lunghissime ciocche vivide parevano essere animate da una luce divampante.
Un lume acceso e ardente in quella gelida tempesta silenziosa. La notte della disperazione...
E le catene della sua anima tintinnavano maligne, straziandone la sottile eppur mastodontica aura cangiante.
Akemi sospirò, affranta...
Strizzando gli occhioni scuri, affondò il nasino nel tessuto roseo e sdrucito dell'amato pupazzo, l'altra mano ancora levata.
Ancora una volta...
Molti passi dinnanzi a lei, la fanciulla urlava, accasciata sul corpo inerme del compagno.
Le cinque aggraziate e letali appendici brillanti emisero un ultimo balenio, per poi esplodere con uno schianto assordante e frantumarsi in rifulgenti schegge simili al vetro.
Gli ultimi cocci dell'incantesimo si librarono per qualche istante nella luce funerea, mescolandosi ai cristalli di ghiaccio.
Se solo contesto e situazione fossero stati diversi, quella sarebbe potuta apparire come una visione meravigliosamente dolce.
Quelle scintille...
Quegli aggraziati bagliori fluttuanti...
E invece...
“Pup Puppet Puppet...”
Dalla pezza consunta rispuntarono i due pozzi corvini, assottigliati da una consapevolezza amara.
E tutto si fermò.
I fiocchi immacolati, i granelli di polvere, il respirare ormai spasmodico, il sudore e le lacrime da poco stillate da languidi occhi verde prato, rimasero sospese a mezz'aria, come ibernate.
Il tempo e lo spazio si immobilizzarono, persino il vento sembrò voler dare un secondo di tregua alla terra dilaniata di quella landa.
Per un istante, il silenzio calò, mettendo a tacere il flebile suono dell'universo.
La luna trattenne il fiato, eccitata...
Un densa goccia di sangue scuro le scivolò dalle labbra, squarciando quell'attimo eterno.
Il candore si ruppe quando questa esplose al suolo, inondandolo di porpora.
Poi, nello scoppiettare dell'aria ormai elettrica, dei corpi grotteschi e tumescenti si svilupparono dagli schizzi. Tre forme lente e scomposte, prive di un volto, forgiate nel sangue...
Sussultarono, crescendo e stropicciandosi su se stesse come grossi vermi biancastri, gli arti appena accennati, protesi mollemente in ogni direzione.
Ognuna di esse, animata da un recondito frammento di quell'anima afflitta.
Ed Hime-chan ringhiò...
Il suo tenero musetto si lacerò in uno strappo secco, aprendosi per tutta la lunghezza della testa. Da orecchio a orecchio, si poté distinguere il cinico sfavillare di affilatissimi denti coriacei, mentre la sua espressione dolce si deformava in una maschera di scherno mefistofelico.
Presto avrebbe dovuto raccogliere altre anime ed assicurarsi di disperderne le energie.
Liberarle, per non far gravare sulla padroncina anche quell'infausto e crudele compito.
Seppur fosse doloroso...
Seppur bruciasse dal profondo...
L'avrebbe fatto per lei.
Akemi lo strinse forte al petto magro.
“Hime-chan...”- esalò terrea.
Ancora una volta, lei avrebbe riscosso il sangue dei caduti come di diritto...
Avrebbe ucciso...
“Pup Puppet Pun Pun..”
Ancora una volta, l'ennesima...

“Puppet Dance.”

 
 
 
“No, no, no,no, NO!! Avanti Soul, non scherziamo!!”
I palmi doloranti premevano contro il suo petto magro mentre le molteplici contusioni sulle gambe andavano velocemente infiammandosi. Una nuova fitta alla schiena la fece lievemente sussultare ma Maka non ci fece troppo caso.
Era impegnata in quel momento...
Impegnata a lottare contro le stilettate lancinanti che le sue ossa incrinate le trasmettevano ad ogni movimento.
Impegnata a mantenere un minimo di controllo.
Già, perché stavano per essere schiacciati dalla superiorità della strega bambina e sembrava che Soul non volesse saperne di riaprire gli occhi.
Picchiò forte contro le sue spalle ampie pregando con tutta se stessa che almeno il dolore riuscisse a ridestarlo, le lacrime che le squarciavano le guance sporche di terra.
I capelli morbidi della falce erano ormai fradici di sudore e acqua gelata.
Vicino alla tempia, il sangue sgorgava da un profondo taglio imbrattando i bei ciuffi di un nero viscoso. Un contrasto indecente.
“S-Soul! Ti prego...”- pianse disperatamente la ragazza portandogli entrambe le mani al volto.
Nessuna risposta.
I guanti vellutati si macchiarono di quel fluido corrotto mentre le dita tremanti percorrevano il contorno scavato delle sue guance.
Si sdraiò debolmente su di lui, strisciando sul suo torace.
Le braccia irrigidite del compagno ancora la stringevano, tenendosela incollata addosso.
E le stupide gocce salate che le inondavano le iridi cominciarono a bruciare, scivolando sopra i dolorosi arabeschi disegnati sulle sue gote.
Alcune caddero, precipitando sfrontate sul viso del ragazzo, mescolandosi al suo sudore e raccogliendosi alle estremità dei suoi occhi irrimediabilmente serrati, quasi fossero state sue.
L'artigiana urlò tutta la sua rabbia senza nemmeno tentare di darsi un contegno.
Desiderava più di ogni altra cosa poter sprofondare in quello sguardo cremisi, così triste ed intenso.
Lo sguardo che la faceva sentire a casa.
Lo sguardo che amava più di ogni altra cosa.
Cavolo!
Arrossì, sforzandosi invano di comprendere la natura di quest'ultima riflessione
Affondò il mento nell'incavo del suo collo, abbandonandosi ai singhiozzi, la vista completamente appannata.
Durante lo schianto, l'elastico di una delle code si era strappato.
Liberi dalla mancata costrizione, gli scarmigliati ciuffi biondo cenere ora ricadevano scompostamente sullo sterno dell'amico descrivendo ampie volute dorate.
La fronte e la punta del nasino arrossato sfiorarono il suolo innevato quando, dopo l'ennesimo grido, lo stritolò in un abbraccio furioso.
“N-non...”- mugolò -“Non t-ti permettere... Non provarci n-nemmeno, stupida arm...”
*TU-TUM*
Maka sgranò gli occhi, sgomenta.
Soul... L'ANIMA DI SOUL!
Un paio di mani tremanti si riallacciarono fiaccamente dietro la sua schiena, facendola ulteriormente sobbalzare.
Si raggomitolò nelle spalle ritirando le braccia con uno scatto invidiabile e prese ad agitare le gambe come volesse liberarsi da quella presa.
Riuscì ad allentarla quel tanto che bastava per sollevare di un poco la testa.
A cinque centimetri scarsi dalle sue labbra, un ragazzo albino tossicchiava ridacchiando ad occhi strizzati.
La meister rimase paralizzata, le guance imporporate.
Soul provò a scandire qualche parola ma dalla bocca insanguinata sfuggì solo un flebile rantolo interrotto dallo stridere dei denti digrignati...per il dolore, probabilmente.
Lei trattenne il fiato, non sapendo bene cosa fare.
“Sei una scema...senza-tette...”- boccheggiò la buki, dischiudendo lentamente un occhio, continuando a sorridere.  
E Maka poté finalmente immergersi in quel rosso così puro e vivo.
Nuove lacrime cominciarono a spingere ai bordi del viso, pungenti e sfrontate. Ancora una volta caddero sugli zigomi e le labbra del ragazzo, calde.
Lui le leccò, assaporandone il tocco salmastro, mentre si ritrovava a dover reprimere l'ennesimo gemito.
“P-por...sigh...porco...”
La giovane si rituffò sul suo collo con l'intento di celare l'espressione felicemente imbarazzata che le trionfava sul volto, totalmente incurante delle lamentele ricevute per il suo gesto.
Lui, con espressione vagamente distesa, se la trascinò ancora più addosso, passandole poi le dita affusolate tra i capelli.
Le loro anime erano tanto vicine che entrambi potevano avvertirne distintamente le pulsazioni sincronizzate.
I seni acerbi di lei premevano dolcemente contro il suo torace.
Ma in quell'istante, a Soul importava soltanto di potersi crogiolare nel profumo acre e leggero della sua pelle.
Lo trovava in qualche modo voluttuoso...
Inspirò, abbassando le palpebre.
“Scusami...”
La voce spezzata e vibrante della fanciulla gli giunse tristemente alle orecchie.
Grugnì, leggermente infastidito.
“Se...se io non fossi sempre tanto...tanto...”
Maka sussurrava piano, scandendo le parole a scatti. Il suo fiato tiepido gli solleticava l'orecchio.
“Se io non fossi così, tu non soffriresti sempre a causa mia...”
Baka! Se tu non fossi così, non mi piaceresti a tal punto!
Ma dico... E' colpa tua se ogni fottutissima notte mi faccio le seghe mentali...cacchio!
Fu mentre gli balenava per la testa un pensiero del genere e si dava del poco cool, che dalla bocca dell'albino uscì un verso impacciato tipo “mmmh”.
Sbuffò, circondandole le spalle sottili con le dita e fece forza. Il busto della giovane si sollevò di qualche spanna, permettendogli finalmente di scorgere un paio di lucidissimi e arrossati occhi verdi.
Erano belli, seppur celati dai numerosi ciuffi appiccicati alle linee salate che rigavano la sua pelle. Le labbra le tremavano.
La osservò solamente con la coda dell'occhio, troppo imbarazzato per riuscire a fissarla.
“Scusami...”- sussurrò ancora lei abbassando lo sguardo mentre, istintivamente, ambo le mani si chiudevano a pugno.
“Ascolta, tonta!”
Soul irruppe con voce rombante. Si era stufato di tutto quel rimuginare.
Si puntellò sui gomiti, incurante del dolore, portandosi all'altezza dell'artigiana.
Lei strabuzzò gli occhi, sorpresa, la mascella improvvisamente calata.
“Punto uno...”- cominciò lui saccente levando l'indice. In un'altra situazione, Maka lo avrebbe indubbiamente preso a sprangate, data l'espressione da “mister cool guy” che aveva messo su...
Certo, in un'altra situazione.
“Non mi sono fatto niente. Fidati, tu pesti molto più forte...”
Ridacchiò divertito, mentre la ragazza sporgeva offesa il labbro inferiore e gonfiava le guanciotte.
“Punto due...”- secondo dito -“Botta più, botta meno non fa una gran differenza. Sai che mi cambia una nuova cicatrice sulla schiena! Ce ne sono già tante... E poi così sarò ancora più fico.”
Maka lo squadrò ancor più truce e scettica, incrociando le braccia. Sotto il suo ginocchio, la neve si era lentamente tinta di rosso.
“Punto tre... Nessuno può permettersi di toccare la mia meister.”
Soul abbassò il tono, reclinando il capo lateralmente per non guardarla in faccia, il naso sprofondato nel tessuto caldo della sciarpa.
Le sinistre marionette di brina si stavano pericolosamente avvicinando.
“Io ho bisogno di proteggerti.”
L'ultima lacrima solitaria si staccò dal volto della fanciulla, galleggiando nella brezza gelata.
Esplose sulle dita irrigidite della buki, scivolando poi su di esse e seccandosi dopo poco per il freddo.
Lui tornò vergognosamente a guardarla, schioccando la lingua nel tentativo di mantenere almeno un briciolo del suo smisurato ego. Le sfiorò la punta del naso esfoliato, timidamente, quasi avesse paura di romperla.
Eppure, nel suo sguardo nuovamente puntato in quello della compagna, trasparivano convinzione e una fermezza assoluta.
“Voglio proteggerti...”
Maka fremette.
“Sempre.”
 
 
“Hime-chan! Vola!”
La piccina parve sorridere, mentre lanciava in alto il pupazzo.
Questi compì un paio di giravolte per poi cominciare la sua fase discendente. Sul petto rattoppato, l'anima aveva assunto una tonalità corvina.
Akemi lo afferrò impacciatamente per una zampetta, la quale crepitò nel distinguibile schiocco dell'ennesimo strappo. I fili che la univano all'ormai logoro corpicino peloso si allentarono, lasciandola dondolare sgradevolmente.
Allo stesso modo, le tre macabre essenze ghiacciate si mossero.
Spiccarono celeri e rozze nel cielo scuro, stagliandosi a schermare la già flebile luce delle modiche stelle per poi precipitare come macigni a pochi passi dai due partner, sollevando un nuvolo bianchiccio.
Avevano escrescenze contorte che ondeggiavano sibilanti e, sul fondo, si espandevano in un rigonfiamento livido molto simile ad una grassa zecca.
Al centro del petto, semitrasparente, un bagliore pulsante
 Maka saltò, indietreggiando un poco. Ruotò su se stessa abbassando il capo mentre, la falce stretta nella destra, si apprestava a schivare il colpo. Si trascinò di peso l’arma dietro, colpendo alla cieca e ritrovandosi poi completamente accerchiata.
“Ma porca...”- ringhiò.
La strega portò il peluche in avanti, abbassandogli dolcemente il muso.
Di riflesso, le marionette reagirono, imitando il suo movimento.
Troppo vicine...
La fanciulla non ebbe il tempo di scostarsi.
Strinse le labbra, reprimendo un urlo lancinante.
Avvertì la pelle slabbrarsi, perforata da lunghi denti affilati.
Entrambe le calze andarono a farsi benedire, il polpaccio imbrattato di porpora.
Si morse la lingua fin quasi a farsi male mentre avvertiva il defluire incessante del sangue.
Vide di sfuggita la bimba trafficare ancora sull'orsetto di pezza e i suoi lunghissimi capelli sobbalzare a destra e a manca.
La grande testa attaccata alla sua gamba compì un movimento secco e poi un altro, martoriandole la carne viva come un cane rabbioso.
Maka annaspò senza realmente riuscite a respirare.
Era certa che quel “coso” le avesse raggiunto l'osso...
Levò il braccio armato, menando fendenti a casaccio nella speranza di staccarselo di dosso.
Soul ribollì di rabbia, l'adrenalina che cominciava a montare.
Esplose in un clangore veemente mentre la sua forma mutava.
Forse era solo un'impressione, ma il “Caccia allo Stregone” pareva più potente del consueto.
La lama affondò per tre quarti nel corpo raggelante del demone nevoso.
Aveva una consistenza spugnosa ma, allo stesso tempo, viscida e molliccia.
Soltanto la dura scorza che lo proteggeva diede loro qualche difficoltà, offrendo una resistenza non indifferente.
L'artigiana spinse, gemendo ad occhi strizzati.
L'albino se lo sentì strisciare addosso soffocando un moto di disgusto. Contrasse la mascella, affondando sempre di più, fino ad arrivare al cuore pulsante dello strano essere.
Lo trapassò.
Solo allora, la giovane avvertì la presa sulle ossa allentarsi.
Il mostro sussultò, arretrando mollemente mentre un bagliore gelido e abbacinante si accendeva nel suo centro esatto. Gli ascessi agli estremi dei suoi arti implosero, cominciando a trasudare una sostanza scura e appiccicosa, simile al catrame.
Questa gocciò densa, allargandosi e nascondendo il biancore della terra.
Uno schizzo raggiunse la lama cangiante della Death Scythe che, in un istante, perse tutto il suo lucore riacquisendo l'elegante e consueta forma.
“Soul...”- arrancò la ragazza puntandosi sul suo manico e facendo leva per rialzarsi.
Si sollevò a stento, le ginocchia semiflesse.
Davanti a loro, la bestia tumescente si accartocciò su se stessa e, con uno scoppio, si dissolse in una fitta bruma dalla tinta indefinita e malsana che presto occupò l'intero campo visivo.
Akemi schiacciò la destra al petto, fin a far affondare le unghie nella carne, attraversando il tessuto sottile della sua casacca, occhi e bocca spalancati.
“Tutto okay?”- tossì ancora la maestra d'armi.
Soul si ritrasformò in umano circondandole le spalle con un braccio per permetterle di appoggiarsi.
Dopotutto, le gambe della compagnia erano ridotte in uno stato decisamente peggiore rispetto alle sue...
“Mmmh...”- mugugnò per tutta risposta.
Maka reclinò lievemente il capo per poterlo guardare in faccia.
“Che accidenti è quella roba?”
“Acido, credo...”- bisbigliò lui con sguardo perso.
Calò il silenzio, tanto denso da schiacciare il fischiare del vento imperioso.
La ragazzina lo inquadrò, le pupille dilatate e il broncio in bella vista.
“Ma non è possibile! Non è giustooo!”
Lo disse con un tono così poco consono e inappropriato alla situazione, così infantile, che Soul non poté che mettersi a ridere premendole una mano sulla testa.
Lei sollevò un sopracciglio, indispettita.  Si sfilò la sciarpa dal collo sottile per poi legarla saldamente intorno al polpaccio.
Pochi istanti e tornò a stringere l'arma magica tra le dita, i guanti ormai completamente lerci.
La lama rombò, ingigantendosi mentre la risonanza si riattivava più forte e dirompente.
C'erano ancora due marionette d'abbattere da qualche parte, al di là della spessa foschia.
Chiuse gli occhi, acuendo al massimo la sua capacità di percezione.
Gli ultimi mesi trascorsi tra allenamenti ed esercitazioni alla DWMA, dovevano pur essere serviti a qualcosa!
Era ora di cogliere i frutti della fatica di entrambi.
E poi, in qualche libro, era certa di aver letto che sentimenti quali affetto e amore fossero in grado d'incrementare e approfondire l'eco delle anime...
 
 
 


ANGOLO A ME:

Okaaaaaay...
Sono tornata, seeeeeeeee!!! E soltanto per farmi uccidere da voi!! *fa sì sì con la testa*
Tra l'altro...
Ho una gran voglia di panini alla cotoletta... *slurp*
No, perchè allo spaccio della mia scuola i panini alla cotoletta sono dannatamente buoni!!
Oggi ho mangiato un panino alla cotoletta. Anche ieri ho mangiato un panino alla cotoletta... E pure l'altro ieri ho mangiato...
*si guarda intorno improvvisamente consapevole della situazione*

E-ehm, scusate...
"Maka, per quale oscuro motivo continui a disegnare cotolette...?"
"Queli cotolette?" *nasconde il foglio*
"Maka... PERCHE' HAI COMINCIATO A SBAVARE??"
"Eheh... Dettagli!"
"O.o"

Grazie infinite a chi ha avuto il coraggio di recensire lo scorso capitolo: Buki_Puntina atomica Vill , Excalibuuur_ (l'hai poi cercato il significato di "coibentazione"? Eheh!!) , IllyElric , sostar , Violet Star (gran, GRAN bel nome!!) , angel_94_ , Mitzune_chan  e kasumi_89...
Un panino alla cotoletta anche a:
Buki_Puntina atomica Vill , darkthunder , Hiyoki , Excalibuuur_ , Juliet_Capulet , Kiara Albarn , luna moontzutzu , Maoko , Michy_66 , Mitzune_chan Odoru Hi Kaze no , robin goodfellow , shoppingismylife , sostar , Tamashi_Chan , Tiashe , Violet Star e Willow Gorgon per aver ficcato la long tra le preferite...
me_ e __maka__ per averla infilata nelle ricordate...
angel_94_ , BakaMakaInu , briciola82 , darkthunder , hacca , Hiyoki , IllyElric , ItalianBaka , luna moontzutzu , Mitzune_chan , RedPaperMoon , robin goodfellow , sostar , StarVulpix95 , Violet Star , _Akemi_ (OHMMIOSHINIGAMI... Sul serio?? Cioè, COME LA MIA PICCINA??! O.O WoW!) , _Soul97_ e __maka__ per averla salvata tra le seguite...
Devo ricordarmi di offrirvi la merenda...
Fino a quel momento accontentatevi di questo (che probabilmente non verrà mai completato...eheh!!). Non picchiatemi, please please! Nemmeno si vedesse bene...
Acc!! E' tutto sgranato, uffa!!
Perdooono!!

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Ancora una cosetta...
Qualcuno di voi serebbe così gentile da dirmi colore e dolce preferito? Se vi va, ovviamente...
"Perchè? A che ti serve??!" vi chederete...
Eh, non lo so nemmeno io... *risata satanica*
Vedrete...muahahahah!! (?)
SONO SEMPLICEMENTE STUPIDA!!
APPRESTOOOOOOOOOOO!!!

scythemeister_MakaAlbarn



 
  

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Capitolo 11
*** cap 10: DI LACRIME E FIORI APPASSITI... ***


 capitolo 10
 

 

DI LACRIME E FIORI APPASSITI…

 
 
 
 

“Ehi, Soul… La senti questa musica?”
Il ragazzo socchiuse le palpebre, lentamente. Puzzava di bruciato quell’antro, come sempre e i suoi occhi non avevano bisogno di abituarsi all’oscurità che vi regnava.
Schioccò la lingua, infilando le mani nei pantaloni gessati. I capelli nivei si perdevano nel buio, così come il lampo rubizzo delle sue iridi.
“Oh, certo che la senti, Soul…!”- continuò il piccolo demone in doppiopetto, masticandosi le grandi mani fino alle nocche. Sedeva sul lucido pianoforte come fosse privo di vita e lo scricchiolio dei suoi denti sulle dita inondava l’immobilità della grande sala.
L’albino piegò il capo in avanti, inarcando le sopracciglia, seccato. Accanto a lui la solita seduta di velluto rosso attendeva silenziosa che il grammofono smettesse di gracchiare.
“Sta' zitto, stronzo.”- soffiò tra i denti, muovendosi lento verso uno dei bagliori lividi che puntellavano il nero pece di quel luogo come le stelle un cielo notturno. La fiacca luce azzurrognola rischiarò il profilo spigoloso della sua mascella per poi perdersi sulla guancia liscia. Solo metà del volto era visibile, solo metà della dentatura scoperta in un ghigno arrogante. Avanzò ancora, lasciando che lo sprazzo annoiato dei suoi occhi socchiusi sbiadisse nuovamente nel buio.
Il diavolo sogghignò in un modo che a Soul ricordò tanto la propria risata. Strinse i pugni nelle tasche, arrestandosi ad un passo dall’elegante sgabello.
“Questa è la paura, Evans.”- ghignò il mostriciattolo rosso, allungando un lungo dito coperto di saliva verso la tastiera.
Dlon.
L’albino s’irrigidì, frustrato. Due piccoli occhi gialli raggiunsero i suoi. Erano occhi malati, quelli e lo nauseavano.
“Ah, già…”- continuò il demone allargando maggiormente l’enorme bocca –“Tu sei la Falce Magica, Soul Eater.”
Dlon.
“Non toccare il mio pianoforte, bastardo.”
“Il cognome della tua famiglia non ti appartiene…”
“Non toccare il mio pianoforte.”- ripeté il giovane schiantando entrambe le mani sui tasti bianchi e neri. Il viso era ad un palmo da quello del suo interlocutore, i denti digrignati quasi involontariamente.
La sentiva la melodia della paura, le sentiva eccome. Veloce, incalzante e angosciosa. Aveva imparato a conoscerla sul campo di battaglia, ad accompagnarla e a perdersi in essa traendone i benefici, pagandone le conseguenze. Era forte, la paura, un’alleata incorruttibile e preziosa, incapace di sottostare agli ordini. E più volte l’aveva apprezzata.
L’albino serrò le palpebre, abbandonandosi sul basso sedile che scricchiolò sotto il suo peso.
Senza la paura si è soltanto avventati.
A colui che non teme spetta la distruzione della propria anima. A colui che teme troppo attende la stessa sorte. Bisogna essere equilibrati.
Questo gli avevano insegnato a scuola. Questo continuava a ripetersi. Questo era ciò in cui credeva.
Il diavolo gongolò, sornione.
“E Soul?”- sibilò agghiacciante –“Riesci a cogliere l’altro componimento…?”
Il ragazzo dischiuse un occhio, sospirando. L’aveva notato da un po’; trasudava dai pavimenti e dalle pareti, strisciando silenzioso.
“Sì.”
Fu allora che i tasti del pianoforte presero a muoversi da soli, amplificando quello che prima era stato nient’altro che un flebile mormorio. La musica si propagò veloce, rimbalzando sul freddo pavimento a scacchiera, insinuandosi nei morbidi avvolgimenti dei tendaggi scuri. S’intrecciò alla paura, accavallandosi ad essa, sormontandola con le sue note stucchevoli ed invitanti.
“E non ti viene voglia di suonare?”
Erano strane quelle note. A volte tristi, altre frizzanti, parevano gemiti. I maggiori e i minori si alternavano molli generando un’atmosfera irreale. Accordi, arpeggi, passaggi tonali…
Soul roteò gli occhi, in segno di stizza.
“Diciamo che mi fa abbastanza cagare…”- disse calmo.
“Ma come?”- lo incalzò il piccoletto –“E’ un pezzo così dolce…”
“Così dolce che mi si appiccicherebbero le dita alla tastiera.”
Il diavolo sospirò arreso, massaggiandosi il naso importante con la destra.
“Capisco…”- piagnucolò dispiaciuto –“E così non vuoi abbandonarti alla disperazione.”
Il giovane grugnì mentre nuovamente la musica scemava tornando ad essere solo un sussurro lontano, un pianto infantile.
Il pianto di Akemi.
Un titolo adatto a quella melodia. La puntina del vecchio grammofono saltò un paio di volte sui solchi impolverati del vinile e il solito tetro motivo tornò a regnare, padrone di quello spazio.
“Mh…”- riprese l’albino, assoggettando l’insistente diavoletto –“Preferisco un altro genere di musica.”
Fremette quando le dita flessuose accarezzarono i tasti del pianoforte, lisci e freddi. Era come se lo stessero risucchiando. Quella era la sua follia, la stessa sensazione che gli regalava Maka stringendolo.
Re, sol, si. Secondo risvolto di sol maggiore.
Il demone sbarrò gli occhi seguendo l’abbassarsi dei tre tasti bianchi. Il suono lambì ogni cosa facendo ondeggiare pareti e pavimento.
“Non mi dirai mica di voler seguire quella ragazzetta!?”- ringhiò mordendosi la lingua –“Lei non sa niente della musica! Non sa niente di te!”
“Non è vero.”- asserì lui guardandolo astioso –“Sei tu a non conoscermi.”
Per un istante l’interlocutore non seppe come ribattere, gli occhi spalancati ed iracondi, le fauci semiaperte.
“Non dire cazzate, bamboccio di merda!! Io sono te! IO SONO TE!”- gridò infine esasperato, sputando ovunque. Le sottili braccia sproporzionate frustarono il buio mentre le gambette si agitavano colpendo il legno smaltato dello strumento.
Soul cominciò a suonare.
“Non toccare il mio pianoforte.”- sussurrò inespressivo.
“Io sono te!”
“Lo so.”
“E Maka è stonata come una campana!”
Sorrise.
“Lo so.”
 
 
A Maka non piaceva chiudere gli occhi.
Non poteva scorgere né la punta delle scarpe, né la lama vivida della sua falce.
Che fosse a casa, in biblioteca o nel bel mezzo di un’importante missione, tentava sempre di tenerli aperti per il maggior tempo possibile. Dietro le palpebre calate c’era soltanto il buio e una sensazione fastidiosa e strisciante. La consapevolezza di essere scoperta e vulnerabile, nuda.
Eppure, in quel momento, immobile tra il candore della neve e lo scarlatto del suo stesso sangue, Maka non poteva fare altrimenti.
Tenere gli occhi aperti non avrebbe fatto altro che confonderla ulteriormente.
La fitta bruma che la circondava occultava ogni cosa si trovasse a più di cinque centimetri dal suo nasino arrossato e da qualche parte, nascosti nella spessa foschia, due esseri tumescenti la stavano aspettando. Il nero del cielo si era dissolto in quel lucore bianchiccio, e anche la luna non riusciva a vedere nulla dalla sua postazione d’onore
La giovane spostò il peso da una caviglia all’altra, stringendo più forte le dita intorno al manico di Soul.
Il dolore alla gamba la stordiva almeno quanto la consapevolezza che, ben presto, l’incessante sgorgare del sangue l’avrebbe lasciata priva di sensi. Le impediva di concentrarsi a sufficienza ed era riuscita a farsi solo una vaga idea della posizione dei nemici. Tastò il terreno con il piede; ormai anche tutto lo stivale era incrostato di rosso e la sciarpa stretta sul polpaccio completamente zuppa. La stoffa gocciava sui pochi brandelli di calza rimasti appiccicati alle gambe.
Una folata gelida le si insinuò fin sotto la gonna e il freddo le punse la pancia liscia nonostante i diversi strati di vestiti, le ciglia strizzate vibrarono.
Soul aveva iniziato a suonare.
L’artigiana rabbrividì mentre le labbra screpolate cominciavano a muoversi quasi meccanicamente ad accompagnare quella melodia, un suono che tanto somigliava al loro prezioso ed instabile legame, che solo per loro rompeva il silenzio opprimente di quella landa.
L’armonia delle note di Soul le esplose in testa intrecciandosi al filo della sua voce arrochita e stonata. Perfezione ed imperfezione si scontrarono, fondendosi e reinventandosi, dando vita a qualcosa di unico e nuovo.
Bene, Soul… Improvvisiamo!
Maka non aveva bisogno di osservare la superficie levigata della sua arma per scorgervi il sorriso che, effettivamente, spiccava al centro della lama.
 
 
Un lieve spostamento d’aria alle sue spalle. Si acquattò stringendo i denti e facendo perno su di un polso, ruotando poi su se stessa fino a che la falce stretta nella mano libera non ebbe incontrato una resistenza. Fece forza, premendo anche l’altro palmo sulla lama per accompagnarne i movimenti. Qualche cosa schizzò via, seguita da una specie di rantolo liquido e strane gocce viscose puntellarono il terreno emettendo sbuffi pesanti al contatto con esso.
La piccola shokunin si chiedeva se davvero quella sostanza non facesse soffrire Soul, che ad ogni colpo serrava i denti continuando a mantenere la risonanza. Sul metallo il veleno strideva, come acqua gettata su una lastra rovente. A lei qualche spruzzo era caduto sul cappotto ed in quei punti la stoffa era lentamente marcita..
Ancora una volta, l’aria accanto alla sua guancia vibrò, lasciando poi spazio ad uno spesso tentacolo. Troppo improvviso per riuscire a schivarlo. Maka incespicò, perdendo l’equilibrio e dovette incassare il colpo. Sollevata da terra, fluttuò per qualche istante per poi ricadere con uno schianto, il corpo che pareva non avere alcun peso.
Le orecchie rombarono, mentre gli occhi spalancati fissavano il nulla e il respiro le moriva in gola. Le sembrò di non sentire più niente, solo un dolore lancinante allo zigomo. Neanche il pugno di Black*Star le aveva fatto così male. Lentamente si tastò il volto, sentendo le ossa della mascella scricchiolare. E Soul non c'era più.
"Merda."
 Tossì sangue, sputando poi un dente rotto mentre le braccia si stringevano sul petto.
“MAKA!”- urlò la falce ora abbandonata tra i fiocchi porpora, lontana dalla proprietaria.
La sua forma si scompose, facendo brillare la nebbia che la circondava.
Cazzo.
Qualunque tattica utilizzassero, quella scomoda situazione non accennava a sbloccarsi. La loro inferiorità era crudelmente palese.
Soul inciampò sul terreno rivoltato, scivolando con un ginocchio sul ghiaccio sporco. Non vedeva assolutamente niente.
Cazzo!
Le mani gli formicolavano per il freddo e la pelle si era strappata appena sotto il pollice. La testa girava, il sudore gelato tirava sulla fronte.
"Maka!? Dove cazzo sei?!"- ruggì con il fiato mozzato.
A rispondergli, soltanto il sibilo del vento e tanti, tanti fruscii che avrebbe voluto sentire meno vicini.
Si morse la lingua, tramutando il braccio destro in lama. Il palmo, precariamente puntato sulla coscia, tremava come tutto il resto del corpo. Come la sua mente, come la sua anima...
"Maka. Dove sei."
 
 
"Hime-chan?"
L'orsacchiotto la scrutò con i suoi occhietti infuocati e Akemi se lo strinse forte sul cuore, fino a sfiorarlo con la punta del naso.
"Stiamo facendo male...al bambino con i capelli di neve."- sussurrò, nascondendo le voragini nere tra i lunghi ciuffi.
Dall'anima ricamata sul petto del pupazzo presero a trasudare tonde stille scarlatte.
"E anche alla sua amica dalle belle codine."
Silenzio.
La strega discostò appena il volto, passando la punta delle dita sulla toppa sanguinante. Il fluido corrompeva il biancore della sua pelle, impiastricciandosi fin sotto le unghie.
Allungò piano un piede, calciando un grumo compatto di neve.
"Loro sono buoni."- gemette vuota -"Non dovrebbero soffrire così tanto."
Silenzio.
Una lacrima solitaria le rigò la guancia, gelida, esattamente come quelle che aveva sempre versato.
Già, non dovrebbero...
Akemi la raccolse col dorso candido, senza nemmeno darci peso, ormai dimentica della sua reale importanza, lontana da qualunque emozione. Infondo lei non era altro che uno dei tanti volti della disperazione, disperazione che l'aveva cresciuta e corrotta e distrutta.
E si chiedeva cosa si provasse a piangere lacrime calde al posto dei consueti cristalli di vento e neve.
"Loro di sicuro lo sanno..."- fece infantile scrollando le spalle -"Per questo adesso li uccidiamo, Hime-chan."
GROAR.
 
 
“Soul, davvero…”- ghignò il demone, schioccando le dita –“Unisciti alla disperazione.”
La musica tornò a crescere, riempiendogli la testa, martoriandogli i timpani.
 
Soul si portò la mano alla fronte, arrestandosi un secondo.
“Fanculo.”- ansò.
Doveva ricominciare a correre o sarebbe rimasto troppo scoperto.
Doveva ricominciare a correre o Maka sarebbe morta.
 
“Ma così non sentirai più dolore!”- lo rimbeccò suadente il diavoletto, torturandosi le mani –“Vedrai che finirà tutto in fretta.”
 
L’albino contrasse la mascella, aggrottando le sopracciglia. Mosse la lama in alto, appena in tempo per intercettare qualcosa di gommoso e sentirlo schizzare via. I suoi riflessi non erano neanche lontanamente paragonabili a quelli della sua meister.
Cieco, ruotò di tre quarti, muovendo un passo dopo l’altro; il suo avanzare era lento, quasi agonizzante.
 
Accanto al diavolo rosso c’era una ragazza.
 
Quasi arreso…
 
Era bella, avvolta da un lungo abito di velluto nero che serpeggiava come incantato sul gelido marmo a scacchiera. La stoffa aderiva dolcemente alle sue forme sinuose, sottolineandone la vita sottile e lunghe maniche di pizzo le ricadevano ondeggianti sui fianchi. Il petto, non troppo pronunciato, era costretto in una banda che dal corvino stingeva al perla.
Soul la scrutò, con scarso interesse: somigliava ad un fiore appassito.
Stava immobile, gli occhi bassi. La sua carnagione cerea lo infastidiva, come pure i lunghi capelli, rigidamente acconciati in una treccia che si riavvolgeva più volte sulla nuca. Alcuni ciuffi riccioluti sfuggivano alle innumerevoli forcine decorate.
Roteò gli occhi, facendosi qualche passo più vicino a lei.
“Non è stupenda?.”- fece il piccoletto rosso, picchiettando le lunghe dita sul panciotto.

 
Soul si piegò, annaspando. Il colpo allo stomaco l’aveva colto alla sprovvista. Allungò debolmente l’avambraccio, per evitare di ribaltarsi in avanti. Un altro lo urtò alla nuca e per un istante tutto si fece rosso.
Strisciò in avanti, fiacco.
 
“Potreste ballare un po’, tanto per fare conoscenza…”
La giovane levò lo sguardo grigio. Gelido, come la sua intera figura, spento.

 
Un nuovo sibilo improvviso lo fece sussultare. Proveniva dal basso, vicinissimo alla caviglia già malconcia. L’albino affondò la lama nel terreno, senza trasporto né remore.
Forse si sarebbe fermato…
 
Le sue dita affusolate ed eleganti erano protese verso di lui, allettanti come un tacito invito. Ne seguì il profilo, risalendo poi lungo il braccio flessuoso e il morbido incavo del collo. Aveva le labbra leggermente dischiuse e dipinte di un rosa livido.
Era come uno spettro, eppure la sua presenza lo stordiva.
Quando infine i suoi pozzi sanguigni si immersero in quelli vitrei di lei, il giovane sentì una scossa artica percorrergli le ossa.
Spostò lo sguardo attonito al demone.
“Chiamarla come ti pare…”- sbuffo questi, annoiato –“La disperazione ha molte facce.”
Il gelo si diffuse, a poco a poco, e man mano che s’impadroniva dello spazio, il dolore scemava…

 
Ma dovette spalancare gli occhi non appena si rese conto di aver reciso qualche cosa di diverso dalla gomma viscida delle malsane marionette.
Poi, un gemito, un gorgoglio.
Guardò fisso davanti a sé, riuscendo a riconoscere soltanto un paio di chiazze verdi immerse in una massa indistinta. Perse un battito quando la massa si issò con un colpo di reni, facendolo sbilanciare.
“Soul…”- esalò Maka, terrea, prima di avvinghiare le gambe del suo compagno in una morsa.
 
La ragazza si guardò intorno, visibilmente allarmata. Ritrasse il palmo, portandoselo alla bocca.
Soul sghignazzò. La sua anima ribolliva mentre le dita s’intrecciavano a quelle di un’altra minuscola, calda mano.

 
Si chinò su di lei, con foga, finalmente vicino abbastanza da poterla vedere, nella mano nuovamente umana le lunghe ciocche bionde e umidicce che le aveva appena tagliato. L’unica codina rimasta si era irrimediabilmente accorciata e l’elastico tratteneva a stento i pochi capelli, che sfuggivano qua e là.
L’artigiana, sorrise tra le lacrime essiccate e il rivolo rosso che le scendeva dall’angolo della bocca.
“C’è mancato un soffio, imbecille.”
Soul la strinse.
 
“Ma non è possibile, Soul!”
“Stai zitto, bastardo…”- rispose la falce, rozzamente.
Maka, al suo fianco lo scrutava con aria di rimprovero. Avrebbe voluto tirargli un libro in testa per il pessimo esordio. Saggiò la presa sulla sua mano: era grande e lievemente callosa. Ma dopotutto, quel contatto non le dispiaceva.
L’albino le regalò uno sguardo, notando come il suo consueto e semplice vestito da ballo fosse inspiegabilmente divenuto azzurrino. Cercò di velare la meraviglia in uno dei suoi sorrisetti sbilenchi. Maka era come un bagliore vivido nel mezzo del nero di quel luogo.
Un angelo.
Sghignazzò, stupendosi del suo pensiero così poco cool.
No, una fata blu.
“E tu sembri una di quelle marmocchie che fanno da damigelle ai matrimo--”
Il tacco a spillo della fanciulla si conficcò istantaneamente nel suo piede, accompagnato dal ritmico pulsare della vena sulla tempia.
“Ahi…”- farfugliò, sudando freddo.
“Idiota, cafone!!”- sbraitò lei, sputando fiamme.
“Ma guardateli…”- bisbigliò il diavolo arricciando il naso, mentre la giovane ragazza al suo fianco tornava a fondersi con l’oscurità dei tendaggi, dissolvendosi così com’era apparsa –“Litigano come una coppietta di anziani.”
 
 
 
 

 

“Ognuno balli con il suo demone
ed ogni storia finisce bene.”
(Safari, Jovanotti)




 

ANGOLO A ME: SOUL:

Allora...*si gratta la testa*...ve lo dico subito.
Quella cretina di Maka è in un angolino ad affogarsi nelle sue stesse lacrime...e continua a ripetere cose del tipo "Non dovrei esistere", "Sono un mostro", "Non sono degna" eccetera...
Eeeeeh, diciamo che non è proprio uno spettacolo. *la voce della verità*

"BWAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH...sniff sniff...sono in ritardoooooooooo..."
"Ehi, Maka!! Ritornatene nell'angolo! Qui ci penso io, okay?"

Ecco, sì...dicevamo?
Ah, già...
Se non ricordo male, prima di tutto i ringraziamenti... (cheppalle...magari salto)
"COSA?? SOUL! FALLI IMMEDIATAMENTE!"
"O.o t-tu leggi nel pensiero..."
Allora, a tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo: kasumi_89 , StarVulpix95 , IllyElric , Violet Star , Buki_Puntina atomica Vill , Mitzune_chan (Maka dice che hai cambiato avatar...e che è davvero carino), __maka__ , angel_94_ , Michy_66 , Excalibuuur_ , luna moontzutzu , Cocco95 (no, Maka, ti prego non rimetterti a frignare... Ti ringrazia per l'interessamento alla storia, comunque), souleater93 , simpo , Domino_Tabby_ , sostar e Willow Gorgon (l'hai cambiato anche tu l'avatar!)...

"Come giustamente Wi-chan mi ha fatto notare, siamo arrivati alla centesima recensione... E per questo vi ringrazio infinitamente. I commenti e riflessioni che ricevo mi spronano a darci dentro. Cercherò di migliorare per non deludere le vostre aspettative...eheh!"

Un grazie anche a:
anka6ra , Buki_Puntina atomica Vill , Excalibuuur_ , firephoenix , Frankie Albarn , Hiyoki , Juliet_Capulet , kuroi fuyo , luna moontzutzu , Maoko , Mathieu96 , Michy_66 , Mitzune_chan, NonChiamatemiEvans , Pan , robin goodfellow , shoppingismylife , sostar , Tiashe , Violet Star  e Willow Gorgon che hanno inserito la storia tra le preferite...
me_ , Nancy95 e __maka__ che l'anno messa tra le ricordate...
angel_94_ , BakaMakaInu , briciola82 , Cocco95 , Domino_Tabby_ , hacca , Hiyoki , IllyElric , ItalianBaka , kuroi fuyo , luna moontzutzu , MaryEaterLebon , Mathieu96 , Mitzune_chan , RedPaperMoon , robin goodfellow , sky_wings , sostar , StarVulpix95 , Violet Star , _Akemi_ , _Soul97_ e __maka__ per averla infilata nelle seguite...
Okay...e adesso manca solo la sorpresa che ha preparato...
Perdonatela se non ci sono tutti.


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E con questo ho veramente concluso. Io vado a giocare a basket... Maka vi saluta.
"VALE-CHAAAN!! Sei un'infameee!"
"Ma che hai?!"
APPRESTOOOOOO!!

 

Soul

 

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Capitolo 12
*** cap 11: PETALI NERI... ***


capitolo 11

 

 

PETALI NERI…

 
 

 “Certo Maka, che così sei davvero ridicola…” 

Poteva sentirlo, Maka…
Poteva ascoltarne la voce, vedere il suo profilo nel nero pece delle palpebre serrate. Poteva sentire l’odore del suo sangue, del suo sudore gelato e lo scricchiolare delle sue ossa. Soul, l’anima di Soul.
La neve nei suoi vestiti le sembrava bollente e la testa le stava scoppiando. Ormai, una patina giallastra le incrostava il polpaccio.
Ma Soul…Soul tra le sue dita, nella sua mente, abbracciato alla sua anima, era lì per lei.
Il suo lungo manico le trasmetteva calore, nonostante fosse apparentemente metallico. Era come se le dita dell’albino le stessero stringendo i polpastrelli.
Un boato, ghiaccio e piccole zolle di terreno si levarono dal suolo, rimanendo a fluttuare a mezz’aria.
“Non rompere…”- sbuffò la piccola meister roteando gli occhi –“Non ti ho chiesto io di mozzarmi il codino.”
Non riuscì a trattenere una lacrimuccia…
Traballò qualche istante, prima di riuscire ad alzarsi. I piedi incespicavano e le caviglie facevano male. Strizzò gli occhi –“Ahi!”
 
“E balli anche abbastanza da cani, secchiona…”- continuò il ragazzo, riacciuffandola di peso dopo una rovinosa caduta.
“Quelle non dovresti metterle se non ci sai camminare.”
Sorrise beffardo quando la meister gli si arpionò il braccio per mantenere un minimo di equilibrio.
“Sei tu che sei andato a destra, idiota.”- grugnì Maka, fissandolo in cagnesco.
Lui le passò una mano tra i capelli, sciogliendo i sottili lacci che stringevano i capelli biondo cenere. Sotto la luce delle tenui fiaccole, avevano assunto dolci sfumature dai toni perlati.
“Sono delle trappole.”- piagnucolò ancora, lanciando uno sguardo alle altissime calzature che le si aggrovigliavano su per le caviglie –“Dovrebbero vietarne il commercio.”
Le ciocche ricaddero morbide su una spalla, mentre dall’altra parte scendevano ad incorniciare il viso infantile e le guance rosee.
TOTALE ASIMMETRIA.
Se solo Kid l’avesse potuta vedere in quel momento...
 “Sai, Maka.”- ghignò Soul, avvicinandosi al suo orecchio –“Qui sono io a guidare.”
La giovane gonfiò le guance, senza imbarazzo, stringendo la giacca del partner tra le dita. Non era abituata a quei lunghi guanti di seta che pizzicavano leggermente sul dorso.
“Lo so, l’ho letto...”
“Ovviamente!”
 
Intorno a loro la nebbia si era dissolta. Un globo pulsante di luce bianca li circondava, spazzando i cristalli di ghiaccio con le sue candide, immense ali d’angelo.
“Hai problemi, Soul?”- rise la fanciulla.
“No, è cool.”- asserì l’arma, mordendosi l’interno delle guance.
 
Maka piegò la testa di lato, sporgendo il labbro –“Dovremmo impegnarci di più.”
“Dici?”- soffiò l’albino, poggiandole il mento sulla spalla ossuta.
La partner annuì leggermente, lasciando che lo sguardo perso spaziasse sulle ombre della grande stanza. Il grammofono saltò un paio di volte, accompagnato dalle lamentele di un certo piccolo demone rosso.
“Dobbiamo uscire dalla foschia...”- fece vacua –“Non ci possiamo permettere di essere attaccati ancora da quei...quei...”
“Cosi.”- concluse la falce, sospirando.
Maka sorrise, abbandonando la fronte contro il suo petto –“Già.”
 
La grande anima bianca si dilatò ancora, sollevando il nevischio sporco. I capelli infangati non volavano più di tanto, tutti appiccicati alla pelle livida e graffiata, alla fronte e al collo.
La shokunin trattenne il fiato per un istante, abbassando la lama fulgida della sua arma fin sotto il naso.
“Okay.”
Soul...era sempre stato l’inverso dei suoi principi. Metteva in discussione ogni suo dogma, demoliva i suoi ideali. Era illogico e cafone. Scorbutico, introverso e maledettamente presuntuoso.
E fiero come pochi...
Un bastardo! L’avrebbe ucciso senza sentirsi troppo in colpa.
Eppure, pur essendo tanto diverso da lei, le somigliava più di chiunque altro.
Maka saggiò la presa sul lungo manico, schioccò la lingua.
Nessuno avrebbe mai scommesso un soldo bucato su di loro.
“Non entreranno mai in sincronia.” si erano sempre sentiti dire, “Le lunghezze d’onda sono troppo in contrasto.” Ed entrambi, in fondo, l’avevano sempre saputo...
Ma era stata quella loro testardaggine incurante dei pregiudizi, quel loro essere una cosa sola, un’unica anima, ad averli portati lontano. E ora avrebbero potuto girarsi e ridere in faccia a chi non aveva creduto in loro.
La loro risonanza era qualcosa di fastidioso e sgraziato, perfetto nella sua imperfezione. Unico.
Miravano in alto, avrebbero continuato a farlo.
“Okay...”- ripeté piano, poggiando un bacio sul filo della lama.
Soul chiuse gli occhi.
“Eco dell’Anima.”- esalò.
 
 
Akemi dondolò sui talloni portandosi poi in punta di piedi.
A braccia tese dietro la schiena e dita intrecciate, stringeva la zampetta pelosa dell’orsacchiotto che ad ogni oscillazione si scontrava sui suoi polpacci sottili.
Aspettava.
Voleva ringraziare quei due ragazzi coraggiosi che più di chiunque altro avevano tentato di aiutarla. Sarebbe andata a cercarli, alla fine, per regalare degna sepoltura ai loro corpi.
“Se lo meritano...”- sussurrò, spostandosi con il ditino un ciuffo che le era finito tra le labbra –“No, Hime-chan?”
La mano si fermò a pochi centimetri dalla sua bocca prima di ricominciare la sua discesa, immobile.
La strega bambina spalancò gli occhi. Forse vide il lampo immacolato squarciare la bruma, forse semplicemente si rese conto che le sue marionette non c’erano più. Si piegò sulle ginocchia, incapace di respirare per il dolore e la luna, immersa nel suo mare stellato, tornò finalmente a fremere. Lo spettacolo era ricominciato…
Le particelle sottili della densa coltre di nebbia vibrarono, increspandosi come scosse dal vento. Spazzate via in un istante.
La piccola alzò il viso in tempo per scorgere un globo di luce colossale che lentamente veniva riassorbito da una figura piccina piccina che stringeva un’imponente falce tra le braccia. La vide scattare in avanti, celere, sfrecciare sicura bruciando i metri che la separavano da lei.
La vista le si annebbiò. Aveva un paio di ali sulla schiena?
Le era parso di intravederle, ma forse l’aveva soltanto immaginato.
“Una persona non ha le ali... Non può averle.”- rantolò, guardando la neve candida dinnanzi a lei.
Le spesse catene che le cingevano l’anima tintinnarono ancora, producendo un clangore agghiacciante. Non si era mai sentita tanto stanca, a breve l’angelo e il suo amico l’avrebbero raggiunta. E pregava che per una volta, le venisse risparmiata la tortura di rispondere all’attacco e di uccidere.
Non le restava che attendere, come aveva sempre fatto.
Attendere che lei si risvegliasse, costringendola a lottare ancora o che quella lama lucente calasse sibilando, liberandola dalla sua atroce condanna.
Attendere, in silenzio.
“E’ triste...”- disse piano.
Il tonfo dei passi adesso era molto vicino. Stavano rallentando sempre di più.
Vide un paio di scarpe entrare timidamente nel suo campo visivo e i passi si arrestarono. Erano tutte sporche di sangue raggrumato, scuro.
“Hai ragione.”- rispose flebile una voce.
Akemi scosse la testa, disegnando arabeschi nella neve.
“Tu sei un angelo...”- disse, spenta –“Portami via.”
Sentì un singhiozzo, simile ad un riso trattenuto, poi una piccola mano si aprì dolce tra i suoi capelli. Era cocente, così calda che a stento riusciva a sopportarne la presenza. O magari era lei ad essere terribilmente gelida...?
Alla prima se ne unì una seconda più pesante che la sfiorava con un solo dito facendole dondolare la testa da destra a sinistra. E pure quella scottava.
Guardò davanti a sé, oltre le orecchie sgualcite dell’orsacchiotto che teneva sulle cosce.
Anche i piedi da due erano diventati quattro.
 
 
Silenzio.
Le candide pareti di gommapiuma salivano fino a dove lo sguardo non poteva più raggiungerle, così come i lunghissimi fili argentati ai quali erano appese stelle di cartoncino rosso di svariate dimensioni. Alcune, grandissime, toccavano il pavimento niveo, generando riflessi sanguigni sul marmo, altre, piccole e insignificanti, giravano su se stesse toccandosi, di tanto in tanto, le une con le altre. Parevano essere state ritagliate da mano inesperta. Alcune erano sparse a terra, simili a sporadiche foglie autunnali.
L’albino ne sfiorò una che dondolava placida davanti ai suoi occhi, più cerchiati del consueto. Crepitò appena, prima di cadere al suolo.
Ovunque spuntavano strani fiori neri simili a gigli, dalle foglie scure e secche, i cui morbidi petali si protendevano alla luce fittizia delle stelle di carta, puntellando il biancore della stanza come gocce di catrame.
“Posticino allegro, non trovi?”- sghignazzò sghembo, distendendo la fronte.
Maka lo fulmino con lo sguardo.
Entrambi erano ancora sporchi e affaticati e i loro abiti non erano mutati, come nella Black Room. Quel luogo trasmetteva una strana sensazione.  Vi regnava un particolare profumo dolciastro, come se qualcuno avesse fatto bruciare dello zucchero. Pareva vuoto e asettico, eppure sporco, contaminato.
In una parola…sgradevole.
La giovane arricciò il naso, stringendo più forte la mano del compagno.
“Non piace neanche a voi, vero?”
“Fa davvero schifo.”- asserì la falce, sogghignando.
I partner si voltarono un poco. Davanti a loro, improvvisamente, una bambina dai fluenti capelli scarlatti li osservava da dietro le lunghissime ciglia corvine. Sbatté le palpebre, spostando il peso su una gamba.
“Sì.”- fece a sguardo basso.
Girò dunque sui talloni e sgattaiolò goffa oltre un’altra enorme sagoma vermiglia. Il suono dei suoi passi pareva venire risucchiato dal pavimento freddo.
“Andiamo, Soul.”- pronunciò la meister, puntando dritto davanti a sé. Avvinghiatasi al partner con ambo le mani, cominciò a strattonarlo un poco, saltellando su una gamba.
“Muoviti!”- aggiunse ancora, lanciandogli uno sguardo agguerrito.
L’albino sghignazzò di rimando. Sarebbe annegato in quello sguardo.
“Agli ordini, My Master.”
 
 
La giovane lisciò la lunga gonna nera, riassestandosi sul basso sgabello. Un ricciolo nero le scivolò sulla fronte quando sollevò il volto. Aveva grandi occhi cinerei e pelle di alabastro, labbra esangui e mille forcine tra i capelli.
La falce sudò freddo. Avrebbe preferito non rivederla più.
Era lei.
“Dolce Akemi…”- pronunciò, tornando a stringere tra le braccia un orsacchiotto di pezza rosa. Lunghe maniche di pizzo ricadevano aggraziate dalle sue spalle, arricciandosi sui gomiti, drappeggiando fino a terra –“Abbiamo ospiti.”
Maka deglutì, sentendo un lungo brivido pervaderle le ossa. Quella voce morbida nascondeva atrocità innominabili. Chissà quante volte aveva persuaso l’anima tormentata della piccola strega.
Chissà quante volte l’aveva costretta e macchiata di colpe e delitti.
Una piccola lacrima si addensò all’angolo delle ciglia. Sicuramente troppe.
Svelta, la maestra strofinò gli occhi con la manica sdrucita.
La piccina sedeva a gambe incrociate d’innanzi ad un ampio foglio bianco. Alcuni pastelli rotolavano tutt’intorno a lei e i lunghi capelli generavano rivoli sanguigni sul marmo spesso. Ne prese uno, tristemente: bianco, come tutti gli altri.
“Stronza…”- ringhiò l’albino, rivolgendo un’occhiata di fuoco alla ragazza dai capelli d’ebano. Le sue iridi fiammeggiarono. Sentiva la membra ardere, mosse dall’ira e la frustrazione.
Piegò il capo in avanti, facendo ricadere i capelli sudati sugli occhi. Probabilmente solo la presenza di Maka lo stava trattenendo dall’andarle a spaccare la bella faccina da bambola.
“Avanti.”- fece questa, alzandosi e allargando le braccia con eleganza –“Sedetevi pure.”
Il peluche ruzzolò a terra.
La shokunin si guardò alle spalle, con gli occhioni lucidi. Due modeste seggiole erano apparse dal nulla. Ma i due rimasero in piedi, immobili.
La dama nera corrugò appena la fronte, dispiaciuta.
“Oh…”- singhiozzò, allungando una mano ad accarezzare la bimba –“Desiderate forse qualcosa?”
Soul strinse i pugni, affondando le unghie nella carne e nel tessuto umido del guanto della compagna.
“Stronza!”- ripeté, feroce.
“Soul!”- lo ammonì Maka, severa -“Non si dicono queste parole in presenza di una bambina!”
Mosse allora qualche passo, costringendolo ad accovacciarsi accanto ad Akemi, lei fletté un poco le ginocchia, poggiandovisi con un polso.
“Non hai qualche altro colore?”- domandò sorridendo.
Soul allungò la mano libera, sollevando le ciocche della piccola strega. Guardava il foglio bianco, assorta, concentrata nel tracciare linee invisibili.
Le pizzicò una guancia più dolcemente di quanto in realtà volesse fare e si abbassò ancora, trascinando Maka in giù, che dovette appoggiare lo zigomo contro la sua spalla.
“Allora, piccoletta?”- incalzò con malagrazia. Non era abituato a parlare con i bambini.
Akemi lo guardò appena, facendo di no con la testolina. L’albino sbuffò, spostandosi i capelli dalla fronte.
Lei dice che non servono altri pastelli.”- ne prese un altro -“Dice che ho già tutto quanto.”
La falce la scrutò, perplesso –“Ma qui non c’è niente.”
 “Dice che sono come quei fiori scuri.”- proseguì la bimba a bassa voce –“Loro non esistono, sapete? Io non dovrei esistere.”
La dama nera inarcò gli angoli della bocca in un sorriso compiaciuto. Il rosso del sangue, il bianco della solitudine e il nero della paura… Cosa si può desiderare di più?
“Non esistono fiori che crescono dal marmo, guarda come sono secchi e tristi.”
La meister ne adocchiò un paio che spuntava a qualche metro di distanza da loro e li studiò per un momento.
“Però, somigliano molto ai fiori che crescono qui fuori.”- disse timida –“E loro germogliano nella neve.”
Il volto di Akemi parve illuminarsi. Si voltò di scatto con il pastello stretto in mano, frustando l’aria immobile con le lunghe ciocche.
“Tu…li hai visti?”- gemette ad occhi spalancati.
Maka si limitò ad annuire. Poi, la piccola tornò alla sua opera.
“Li andrei a vedere se lei mi facesse uscire. Ma la porta è chiusa a chiave…”
“E tu la chiave non ce l’hai, nanerottola?”- domandò il ragazzo, volgendo gli occhi al cielo.
“L’ha buttata via.”- concluse sbrigativa, afferrando debolmente le estremità del foglio e capovolgendolo.
Soul ne percorse l’intera lunghezza con sguardo attento. Al suo centro esatto c’era una piccola chiazza nera, simile ad una toppa. La strega allungò il ditino, fino a passarlo sulla macchia.
“E’ magica.”- sussurrò, mostrando come il polpastrello affondasse nella minuta apertura per poi ricominciare a tracciare linee.
“Beh, fattene fare una dalla tua amichetta, no?”- grugnì l’albino, lanciando l’ennesima stilettata. La reazione della giovane meister non si fece attendere troppo.
“Deficiente!”- lo redarguì, schiantandogli una mano in piena fronte.
“Ahi!”
Per la prima volta in quel luogo, Maka sfilò la mano dalla presa del compagno, portandosela al petto –“Quindi quella è l’uscita.”
Saltellò sulle ginocchia lasciando sul pavimento una scia purpurea fino a che non fu spalla contro spalla alla piccina. Si sbilanciò in avanti, poggiandosi sui gomiti. La sciarpa legata al polpaccio si era allentata, aprendosi a terra.
“Sì.”- fece Akemi, senza guardarla –“E là ci sono anche le mie lacrime, ma non ho la chiave per aprire.”
“Resterà qui con me per sempre…”- precisò la dama nera, sorridendo e si chinò per cogliere un fiore che dopo pochi istanti si dissolse in polvere tra le sue dita.
Maka la scrutò di sbieco, nauseata. Sentiva che presto avrebbe ceduto, ma non poteva permettersi di perdere il controllo. In quel caso l’avrebbe perduto anche Soul e per entrambi sarebbe stata la fine.
“Le tue lacrime?”- domandò l’arma, puntando la gamba per alzarsi. Una volta in piedi, infilò le mani nelle tasche della giacca, inspirando profondamente ad occhi chiusi. In basso, sul pavimento traslucido, il suo riflesso era mutato: la sua pelle non era più intaccata da ferite e schizzi di sangue, i capelli candidi e spettinati incorniciavano un volto abbronzato. Un completo grigio chiaro lo avvolgeva, le maniche arrotolate fino al gomito e i piedi erano nudi.
La strega annuì, in uno sfarfallio di ciuffi vivaci.
“Sono le cose che lei mi ha portato via. Mi ha lasciato solo Hime-chan… ma ci gioca sempre lei.”
“Che rompiballe…!”- rise mestamente il giovane, scoprendo la dentatura –“Magari noi te le possiamo ridare.”
I suoi occhi erano rivolti al nulla e Maka, dalla sua posizione, riusciva a vedergli soltanto la schiena.
La dama si schernì di quelle parole, ridendo maligna. La sua voce soave era divenuta aspra e tonante. Allungò la mano cercando di afferrare la maestra d’armi per i capelli –“E come, poveri sciocchi? Come pensate di fare? Akemi è mia.”
“ZITTA.”
L’albino scattò in avanti, bloccandole il polso. Lei sgranò gli occhi, finalmente impaurita.
“Nella mano, Maka…”- proferì, calmo. Non aveva alcuna intenzione di farsi sottomettere ancora da quella sporca presenza. Maka l’aveva già spazzata via per lui e adesso egli avrebbe fatto lo stesso.
La fanciulla aprì il palmo, cauta, quello stesso palmo che fino a poco prima era rimasto avvinghiato a quello del compagno. Lentamente, anche il suo riflesso sul marmo cominciò a cambiare mostrando un’immagine colma di grazia e lucore. La gambe magre e insanguinate, ora erano coperte da un’ampia veste di tela azzurra che si arrampicava dolcemente fino alle spalle, e i capelli pettinati in due morbide codine: una più lunga dell’altra. Anche le guance erano tornate a tingersi del loro caldo rossore.
Le iridi smeraldine vibrarono, colme di nuova speranza.
 “Soul…”- sussurrò, mostrando una piccola chiave argentata. La passò fra le dita porgendola ad Akemi che rimase immobile a fissarla. Le labbra le tremavano.
Maka sorrise decisa, cedendogliela.
 “Il tuo nome significa bellezza splendente…”- disse ridendo apertamente, mentre continuava a guardare la piccina che ora stringeva la chiave al petto –“Questo posto così triste non è adatto a te.”
Soul ghignò in faccia alla dama nera che subito volse lo sguardo altrove.
“Che ne dici di uscire?”
“Tu…sei davvero un angelo…”- sussurrò piano, la piccola.
“Sai, all’inizio lo pensavo anch’io.”- esordì il ragazzo, costringendosi di non guardarla, per il momento. La sua reazione sarebbe stata decisamente poco cool.
“Ma ti assicuro che le mazzate che da non sono proprio “angeliche”!”
Uno sguardo carico d’astio si riversò su di lui, seguito da un tomo enciclopedico apparso dal nulla. Il giovane si scansò veloce, portandosi dietro anche la ragazza-bambola che perse l’equilibrio abbandonandosi molle contro di lui, arresa. In ogni caso non avrebbe più potuto fare nulla.
“E’ una fata…”- recitò insolente guardando al cielo, con un sorriso vero dipinto sulle labbra -“Una fata blu.”
“Fata blu, portami a vedere i fiori, per favore…” 




ANGOLO A ME:

Allora...ehm...
Sì, diciamo che non sono ancora morta, per vostra sfortuna. Muahahahahah! (?)
Ma se volete lo faccio! Mi butto? *urla dalla punta di un precipizio*
Ma sì, non vi sarò nemmeno mancata... *depressione*
Sono anche riuscita a rovinarvi le vacanze, magari.
Scusate, scusate davvero. Please, please.
"Che qualcuno la fermi..." *guinge l'idiota con una salsiccia in mano*
"Perchè hai una salsiccia in mano?"
"Sei davvero uno spettacolo pietoso, Maka. E piantala di frignare."
"Perchè hai una salsiccia in mano?"
"E se vuoi l'addento anche!"
"Sei un animale..."
"Grazie! E tu non sei umana...ma dettagli." (si riferisce al semplice fatto che i libri NON POSSONO SPUNTARE DAL NULLA!!)

Okaaaaay... Un ringraziamento a chi ancora si ostina a recensire!
kasumi_89 Kaname Kiomizu , IllyElric , Violet Star , Buki_Puntina atomica Vill , Mitzune_chan , Maka94 , angel_94_ , Michy_66 , Excalibuuur_ , luna moontzutzu , Cocco95  e robin goodfellow.
Tra l'altro, vi devo ringraziare, perchè mi arrivano messaggi meravigliosi che mi fanno sentire apprezzata e soprattutto ricordata. Davvero, li adoro.
Comunque, un abbraccio anche a:
anka6ra , Buki_Puntina atomica Vill , Excalibuuur_ , firephoenix , Frankie Albarn , Hiyoki , IllyElric , Juliet_Capulet , kuroi fuyo , Maka94 , Maoko , Mathieu96 , Michy_66 , Mitzune_chan, NonChiamatemiEvans , Pan , PandoraEvans_888 , PseudoAutrice , Rehara , robin goodfellow , shoppingismylife , sostar , Tiashe , Violet Star , Whiteney Black e Willow Gorgon che hanno inserito la storia tra le preferite...
me_ , Nancy95 e __maka__ che l'anno messa tra le ricordate...
angel_94_ , Aphrodite_Blody Rose , BakaMakaInu , briciola82 , Cocco95 , Domino_Tabby_  , Hiyoki , il gatto del cheshire ItalianBaka , Kaname Kiomizu   , kuroi fuyo , MaryEaterLebon , Mathieu96 , Mitzune_chan , OyamanekoRedPaperMoon , robin goodfellow , sostar , StarVulpix95warofchange , _Akemi_  e __maka__ per averla infilata nelle seguite...
 

Ecco qua, spero vi piaccia.
 

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E se mi chiedete chi sono io non rispondo! Scusate, va contro il segreto professionale...ù.ù
Spero solo che non mi odierete troppo per il casino di tempo che ci metto a pubblicare...
Scusate...scusate. 
"Soul..."
"Oh."
"DAMMI QUELLA SALSICCIA!"
E APPRESTOOO! *volo di scarpa*
(ormai ho paura a dirlo, sniff)

scythemeister_MakaAlbarn

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Capitolo 13
*** cap 12: IL BOCCIOLO BIANCO... ***


capitolo 12

 
 

IL BOCCIOLO BIANCO
 

 
 
 
 
 
 

Jacqueline soffiò forte sulle mani a coppa, i guanti non bastavano a riscaldarle.
Le pale dell’elicottero giravano ancora, sollevando una nuvola luccicante di ghiaccio e polvere.
La lanterna magica si guardò appena intorno, parandosi gli occhi: due infermieri facevano avanti e indietro, nervosi, quasi a voler consumare il terreno. Gli abiti chiari si perdevano nel buio e i pochi lampioni proiettavano luci tremolanti sui loro volti
Sbuffò. Tutt’intorno era riuscita a contare forse sette case, il resto del paese si perdeva nella nebbia.
Sentiva il pilota sbadigliare nella cabina di comando e il sedile scricchiolare sotto il suo ingente peso.
“Che luogo penoso…”- sussurrò arricciando il naso.
La sua maestra stava immobile, ritta accanto a lei.
- Squadra Z2, mi sentite?-
Kim assentì piano nel microfono.
I monti e le vette aguzze si stagliavano contro il nero del cielo.  Fauci oscure e incombenti, pronte ad inghiottire terra e stelle.
Calcò la sciarpa fin sopra il naso, ripercorrendo il profilo minaccioso della valle, mentre il vento gelido s’insinuava tra le pieghe dei suoi vestiti.
In fondo, proprio dove i due versanti parevano fondersi, pulsava una luce argentea.
- Squadra di Recupero Z2, attendere ordini. -
La ricetrasmittente nel suo orecchio gracchiò un paio di volte.
 “Forza, ragazzi…”
 
 
La chiave ruotò nella toppa una, due, tre volte, generando cigolii lontani.
Doveva usare entrambe le mani per farla muovere. Cercò per un istante lo sguardo liquido della fata. Il suo sorriso era così caldo e gentile.
Akemi rimase imbambolata a fissarla mentre le allontanava i ciuffi fluenti dal viso e glieli portava dietro le orecchie. Fece dunque leva sui talloni e sgattaiolò fino al pupazzo che giaceva ad alcuni passi da lei, sovrastato da una figura scura e gelida. La bimba osservò le pieghe della lunghissima veste nera.
“Hai trattato male Hime-chan.”
Si acquattò a raccogliere il peluche e sollevò il viso. La dama portò l’unghia del pollice tra le labbra arricciando il mento, le sopracciglia inarcate ad incorniciare il suo sguardo cinereo.
Akemi si rialzò, continuando a guardarla, Hime-chan stretto forte tra le braccine esili.
“Noi ce ne andiamo.”- disse atona –“La fata blu ci porta a vedere i fiori.”
Il grido risuonò acuto, riempiendo l’aria immobile. La dama nera si morse forte il labbro crollando a terra. Ora il suo volto si trovava alla stessa altezza di quello della strega bambina.
“Noi ce ne andiamo.”- ripeté la piccola, a un soffio dal suo naso.
Poi si voltò e zampettò un po’ più in là allungando piano un braccio. I piedini bianchi fremevano sul marmo.
Il giovane albino sghignazzò, morsicandosi l’interno delle guance. Soltanto Maka, fino a quel momento, gli aveva rivolto quel gesto. Le porse placidamente la mano, levando lo sguardo al cielo. Le minuscole dita di Akemi, ossute e gelide, si strinsero alle sue, provocandogli un lieve sussulto.
Riprese a sghignazzare, mentre la piccola tentava di tirarlo fino alla magica porta.
La meister li osservò divertita, fino a che non si sedettero: Akemi sulle gambe di Soul, Hime-chan su quelle di Akemi.
“Vai, piccola!”- la incitò il ragazzo, schioccando la lingua. La piccina riprese a far girare la chiave, ancora e ancora.
Cinque, sei, sette, otto, nove, dieci…cento volte.
Finché non si sentì un boato più profondo, uno rombo sordo ed infine un forte schiocco. La bimba si bloccò, prima di tirarsi indietro.
Improvvisamente, dalla fenditura, scaturì una luce abbacinante, tanto intensa da ferire gli occhi. Una folata di vento caldo inondò il biancore di quel luogo, sferzandole con forza il viso. I petali scuri dei fiori si staccarono dal marmo, punteggiando di nero le alte pareti. Maka si parò il volto, la pelle frustata dai capelli sottili. Si guardò intorno, stupita. Anche le grandi e piccole stelle artificiali  appese qua e là stavano sventagliando in preda alla potenza di quel soffio tiepido e la carta produceva un crepitio ritmico.
Una folata più forte raggiunse la dama nera accovacciata al suolo. La sua pelle si seccò, accartocciandosi contro le ossa nodose. Rientrò sugli zigomi, sulla fronte, intorno agli occhi, si ritirò dalle labbra pallide. Lo sguardo si fece più spento, i capelli sbiaditi. Lunghi fili d’argento che si spezzavano sotto il peso delle forcine.
L’abito nero ricadde su un corpo ormai troppo esile e decrepito per indossarlo. La dama portò le mani ossute al volto, strillando forte, istericamente.
E Akemi strinse Hime-chan facendo appello a tutte le sue forze. Sentiva come un fuoco pulsante dentro di lei, proprio al centro del petto, le cui lingue serpeggianti ed impetuose si dipanavano andando a sciogliere il gelo. Faceva un po’ male, pizzicava la pelle, ma alla fine tutto si perdeva nella dolcezza di un tenue calore.
Il buio, il dolore, la paura…la disperazione… Non c’erano più, spazzati via.
Affondò il naso nella stoffa mentre, avvolta dalla luce, una lacrima rovente le rigava la guancia.
“Ora posso sorridere, Fata Blu?”
La fate distese la fronte, carezzandole dolcemente la gota e Akemi si sentì libera.
 
 
La luna gongolò nel cielo, le gocce purpuree che le colavano dalla bocca non si erano ancora fermate.
I tre corpi stavano immobili, avvinghiati come a volersi scaldare l’un l’altro, ritorti su se stessi. Il globo luminoso li circondava, come un gigantesco cuore pulsante, e dai suoi fianchi s’intravedevano spessi catenacci. Serpeggiavano sulla sua superficie, tintinnando e scendevano fino a terra, allargandosi nella neve. Una piccola luce galleggiava nel centro. Un lampo guizzante, impazzito, in trappola. Si agitava, schiantandosi contro le alte barriere che erano la sua prigione, e poi tornava al suo posto, immobile per qualche istante prima di ricominciare la sua corsa.
Il chiavistello cigolava, dondolando lievemente e la sua toppa scura pareva voler inghiottire tutto. Come un buco nero, capace di risucchiare luce e tenebra.
Poi ci fu un boato.
Un suono basso e rombante fece tremare la terra e il cielo sembrò sollevarsi. La luce di alcune piccole stelle vibrò, tornando a brillare più intensamente di prima. Piccole fiaccole celesti accese nel buio.
E la chiave fece la sua apparizione.
I fiocchi di neve che cadevano in quel punto si erano illuminati, formando il suo profilo. Una chiave impalpabile e leggera, cristallina.
Era lì e ruotava nella toppa, raschiando e grattando sul fondo arrugginito, mossa da una mano invisibile. Tanto flebile quanto vera, la via di fuga, la salvezza.
Due catene rovinarono al suolo, scivolando dai lati come lacrime, ed uno sbuffo caldo scaturì dalla feritoia, mentre la chiave girava e girava. Ancora, le stelle sfarfallarono.
Lentamente, ad uno ad uno, tutti i vincoli si stavano sciogliendo. Ricadevano pesanti lacerando il vento e si aggrovigliavano a terra. Un intreccio di serpi di ferro.
Il piccolo lampo vacillò.
Per un secondo regnò il silenzio, la luna trattenne il respiro.
Poi, il guizzo argentato si proiettò verso il chiavistello, sbattendo violentemente. Una parte si infranse contro le pareti, un’altra si insinuò nella toppa. La chiave ormai immobile schizzò via, lontano, scomparendo nell’oscurità.
“Bene!”- cantilenò lo Shinigami, dall’altro lato dello specchio magico.
Le sue enormi mani candide si srotolarono dai fianchi mentre tirava un sospiro di sollievo.
“Ora Spirit sarà sollevato…”- disse ancora, battendole.
“Sarà meglio avvisare la squadra di soccorso.”
 
 
Gli occhi bruciavano e le membra erano intorpidite. Il freddo ora pungeva di nuovo fin nelle ossa.
Soul alzò un poco la testa.
“Siamo fuori…”- strascicò stancamente.
Tutti i muscoli gli facevano male da impazzire e la testa girava.
“Maka…?”
La maestra, si abbandonò contro la sua spalla. Ansimava forte e il fiato si raccoglieva in nuvole compatte. Il sangue sul suo viso si era completamente seccato ma gocciava ancora dalla ferita al polpaccio.
Soul le sollevò la frangia dalla fronte, scoprendo un altro vistoso taglio.
“Cazzo.”
“Sto bene…”- biascicò la giovane, contraendo la mascella –“Sono stanca…morta.”
Faticava a parlare i gemiti le morivano in gola, eppure si sforzava all’inverosimile per non darlo a vedere. Soul lo sapeva.
Cercò il suo sguardo, piegando il capo di lato.
“La testa mi fa un male cane…”- rise lei, debolmente, gli occhi socchiusi e gonfi.
L’albino la squadrò, serio. Era paurosamente pallida.
“Anche a me.”- rispose soltanto, spostandola di peso in modo che potesse appoggiarsi meglio. Il braccio gli aveva lanciato una fitta da capogiro.
Tornarono a guardare di fronte a sé, con le anime che appena si sfioravano. Una carezza piacevole, capace di lenire un poco il dolore penetrante.
Il pupazzo giaceva in una posizione scomposta, ormai fradicio per la neve. Fissava i due compagni coi suoi bottoni lucidi. Uno penzolava un po’ più in basso, rischiando di staccarsi, e l’imbottitura spuntava dappertutto. Anche i punti sulla bocca si erano allentati. Accanto alla zampa brillava un minuscolo germoglio. Una piccola piantina luccicante, cresciuta dal ghiaccio, le cui radici s’insinuavano in profondità, forti e vive.
Akemi.
La sua anima era la più candida e pura che Maka avesse mai visto. E quel fiore la racchiudeva. Quel bocciolo era la sua essenza, quello che era e quello che era stata. Lei. Le sue memorie. Le sue lacrime.
Hime-chan l’avrebbe sempre protetta.
Fu il ronzio ritmico delle pale di un elicottero a far sobbalzare i due partner. La shokunin si sforzò di acuire i sensi.
“Credo…”- fece piano –“Che siano Kim e Jakie.”
Soul annuì, dondolando la testa. Sporse il collo e la baciò.
Maka non poteva opporre resistenza, era troppo stanca… Ma in ogni caso non l’avrebbe fatto.
“Sei sporca e puzzi da fare schifo.”- constatò lui, staccandosi un poco. Sentiva il sapore metallico del sangue in bocca.
La ragazza boccheggiò. Gonfiare le guance le risultava doloroso in quel momento e aveva un labbro tagliato.
“E tu sei un bastardo.”
Soul sollevò un sopracciglio, ignorando l’insulto.
“Oh, così mi offendi.”- rise, mostrando una delle sue espressioni rilassate –“Io sono cool.”
Maka abbassò un po’ in capo, imbronciata.
E bastardo.
Maka tornò ad appoggiarsi fiaccamente a lui che schioccò la lingua, buttando la testa all’indietro, lo sguardo velato da un leggero imbarazzo e da una muta soddisfazione. L’elicottero stava atterrando non troppo lontano.
“ECCOLI! SONO LAGGIU’!”
“Portate una barella, presto!”
 
 
Le mani di Kim erano calde a contatto con la pelle. Dal punto in cui agiva la sua magia si spandeva un piacevole tepore. La pelle si risanava e i labbri della ferita si cicatrizzavano, lasciando soltanto un leggero gonfiore.
Il sangue era stato pulito alla bell’e meglio e tirava ancora un po’. Ma quasi tutti gli ematomi e i piccoli graffi erano scomparsi. L’albino tossicchiò, stringendo i denti.
“Hai una costola incrinata, credo.”- disse calma la giovane strega dai capelli rosa.
 Jacqueline reggeva una bottiglia di acqua ossigenata in una mano e un rotolo di garza nell’altra. La sua maestra aveva deciso di occuparsi dei tagli più profondi e delle gocce di sudore scivolavano sulla sua fronte. Il tipo di incantesimi che lei riusciva ad eseguire richiedeva grande fatica e concentrazione.
“Jakie, fascia la gamba a Maka.”- ansò, tergendosi la guancia.
Sul polpaccio, quella brutta slabbratura era quasi scomparsa.
“Siete stati grandiosi…”- sussurrò mentre terminava di pulire la ferita. Maka sorrise, tirata.
Soul la osservava dal fondo del lettino.
La strega bambina prigioniera di se sessa e della propria disperazione; provava una sorta di pena nei suoi confronti, ma forse era una forma di rispetto. Quella volta avevano davvero rischiato grosso.
La maestra della falce si tirò un po’ su.
“Lord Shinigami aveva detto che questa missione era della massima segretezza… Disse che se si fosse saputo in giro sarebbe stato un guaio.”
Kim si voltò appena a guardarla.
“Come pensi che avrebbero reagito gli altri se avessero saputo che rischiavate di tirare le cuoia in missione?”- sbuffò acida, premendo un cerotto sulla fronte di Soul.
“Beh, ma…”
“Come minimo Black*Star si sarebbe precipitato qui per aiutarvi…”- fece una breve pausa –“E sarebbe morto.”
L’albino schioccò la lingua, a sguardo basso. La lanterna gli fece sfilare giacca e maglioni per fasciargli la spalla.
“Sarebbero morti tutti se fossero venuti qui.”
Maka lo sapeva. Shinigami non li aveva scelti a caso. Erano stati capaci di comprendere Akemi e di salvarla in qualche modo. Gli altri avrebbero soltanto cercato di distruggerla e, uno dopo l’altro, sarebbero caduti. Perché non avevano un demone dormiente nella propria anima, pronto a divorarli.
Ma loro sì. Il sangue nero li minacciava in ogni momento, proprio come la disperazione che aveva sempre dominato la piccola strega.
“Ma se non venivamo io e Jakie sareste morti anche voi, per cui…”
Kim terminò la frase in un sorriso. I suoi occhi brillarono, vagamente lucidi.
“A qualcuno hanno dovuto dirlo.”- ridacchiò Soul, con viso disteso- “Peccato che abbiano scelto due galline starnazzanti.”
Jacqueline premette le dita proprio nel punto in cui, sotto le bende, la ferita doveva ancora rimarginarsi. E la falce imprecò dal dolore.
“Grazie, Jakie.”- fece la rosa, china a rovistare tra disinfettanti e giacconi. Ne seguì un battibecco piuttosto acceso. Volarono insulti e un paio di scarpe, finché il pilota non urlò di fare silenzio, piuttosto infastidito. Tra gli studenti calò un silenzio carico d’astio.
Death City era ancora lontana, ma Maka pensava a quello che avrebbe dovuto fare, una volta riacquistate le forze.
Testuali parole: "Se torniamo a casa tutti interi, giuro che abbraccio Black*Star." (dal capitolo 6)
Si spalmò una mano in fronte, disgustata. Soul, invece, sembrava essersi completamente scordato della sua promessa. E forse per lui era un bene.
Oltre la linea dell’orizzonte cominciava ad albeggiare.
 
 
Dopo aver raccomandato più volte ai due di riposare, Kim e Jacqueline salutarono con pochi cenni della mano e sparirono nella tromba delle scale. Era sicuramente presto, ma il sole sbavante già s’intravedeva dietro le dune di sabbia e i pochi monti sullo sfondo.
Soul si sfilò le scarpe coi piedi, calciandole vicino alla porta, appese sciarpa e giaccone ad una sedia e tolse uno dei due maglioni che si era dovuto rimettere in elicottero. Stava facendo un bagno nel sudore e i capelli si erano appiccicati alla base del collo.
“Secondo te perché è così?”- fece Maka, gettando un’occhiata alla finestra. Anche lei si stava liberando dagli strati di vestiti in eccesso.
Il giovane diede un colpo col capo, per spostarsi i capelli dagli occhi ed affondò le mani nelle tasche.
“Cosa?”
Lei si tolse gli scarponcini e li poggiò ordinatamente sul ripiano della scarpiera. Poi avrebbe dovuto lavarli.
“Il sole, la luna…non so…”- disse senza pensarci su. Prese un paio di forbici dal portamatite sul tavolino.
Soul ciondolò sui talloni, avvicinandosi a lei.
“E che ne so?”- esordì con in solito tono strafottente –“Ma ti ricordo che il dottor Stain ha una vite piantata in testa.”
Maka lo guardò storto, dirigendosi in bagno. Mentre camminava, raccolse i ciuffi ancora lunghi, e in un colpo solo li tagliò con le forbici. Poi li gettò nel gabinetto è tirò lo sciacquone.
Le veniva un po’ da piangere, avrebbe dovuto aspettare per potersi fare di nuovo i codini. Quei capelli così corti le facevano il solletico alle guance. Non era nemmeno stata attenta a tagliarli della stessa lunghezza e ora il suo aspetto ricordava vagamente quello di Chrona. In realtà non le importava un granché.
“Hai mai fatto caso che le nuvole passano dietro la luna? Se questo non è assurdo…”
Sospirò amaramente mentre Soul, dal salotto, continuava a cianciare.
“Il nostro professore è uno zombie blu e Blair ha delle tette così grosse che è un miracolo che si regga in piedi.”
Le si gonfiò una vena sulla tempia.
“Io allora sono in perfetto equilibrio!”- ruggì piccata, battendo i piedi sul pavimento mentre avanzava. Gli si avvicinò pericolosamente, alzando la testa per guardarlo degli occhi, le mani stette a pugno. Era parecchio più bassa.
“Questi capelli ti allargano la faccia.”- disse lui tronfio, mentre la bocca si piegava in un sorrisetto.
Maka gonfiò le guance, rosse per il nervoso. L’avrebbe picchiato, ma lui se la trascinò addosso, premendole una mano dietro la schiena. Labbra e denti cozzarono. L’aveva battuta sul tempo.
Quel bacio non durò a lungo anche se non fu un semplice schiocco. Caldo e umido.
Tenevano gli occhi socchiusi, senza mai smettere di guardarsi. Quelli di Maka avrebbero potuto lanciare fiamme. L’albino ghignò contro la sua bocca, sentendo che lei stava cercando di mordergli la lingua. La sollevò dalle natiche.
Seppur fosse magra ed esile, guance e sedere erano belli morbidi.
Lei mugolò appena, rabbiosa, mentre con i talloni cercava di fargli male, scalciando a destra e a manca.
“IDIOTA IDIOTA IDIOTAAA!! Fammi scendere!”
Lo disse senza pensarlo davvero… Soul le aveva lasciato come una sensazione di pace.
“Che fata rognosa…”- sbuffò questi, scaricandola sul divano a peso morto. Si rialzò strascicando i piedi e fece per andare in camera sua.
“Buona notte.”
“Sono le cinque di mattina…”- borbottò Maka, scontrosa, osservandosi ostinatamente le ginocchia. La faccia le si era arrossata ancora di più.
“Rognosa…”- scandì lui, poggiando la mano allo stipite della porta. Una fata rognosa, imperfetta e manesca. Bassa, acida, secchiona…
Eppure gli piaceva, gli piaceva da impazzire.
La sua piccola fata dagli occhi di smeraldo.
Sorrise piano, grattandosi la testa. Quei pensieri lo imbarazzavano più della lingua di Maka nella sua bocca e il biancore del suo collo liscio. E il suo collo lo attirava da morire.
“E poi non fraintendermi…”- riprese sarcastico, sentendo leggermente tirare in basso, sotto il cavallo dei pantaloni. Piegò il collo di quel tanto che bastava per vederla, sperando che non se ne fosse accorta.
“Sono sicuro che le tue tette mi stanno perfettamente in man…”
“MAKA-CHOP!”



ANGOLO A ME:


  




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DAAAAN! Ecco qui...ci ho messo un po' ma alla fine credo di aver fatto un buon...buonino...o almeno credo, lavoro!
Salto le cavolate perchè mio padre mi sta venendo a prendere e se ritardo ancora con la pubblicazione Illy-chan mi fucila! Chiedo scuuusa >_<
Un grazie galattico a chi ha recensito lo scorso capitolo : Heiwana_Kodai 99 , Una rosa di Versailles , Excalibuuur_ , Mitzune_chan (prima o poi noi due ci incontreremo!) , IllyElric (te l'avevo promesso, no?) , Michy_66 (non un disegno ma ben tre!) , luna moontzutzu , Violet Star , angel_94_ , Reahra , Buki_Puntina atomica Vill , Maka94 e kasumi_89.
Un abbraccio a tutti quelli che hanno inserito la storia tra preferite, seguite o ricordate. Mi spiace di non poter ringraziare tutti ma sto scrivendo più veloce che posso e mio padre è qui che  aspetta come un avvoltoio.
In poche parole sono in stramega ritardo!
Farò i ringraziamenti come si deve nell'ultimo, atteso (?) capitolo.
Grazie ancora e APPRESTOOOOOOO!!

scythemeister_MakaAlbarn

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Capitolo 14
*** epilogo ***


EPILOGO
 
 
Tra le montagne, molto lontano da qui, esiste un mondo incantato dove la neve scende tutto l’anno.
Si dice che in quel luogo ci siano laghi le cui acque scarlatte e cupe racchiudono tutta la tristezza e la sofferenza di una bambina. Alcuni pensano che fosse una strega malvagia, altri uno spirito consumato da una terribile maledizione.
Ora quella bambina non si sente più sola, non ha più paura. La neve candida piano piano cadrà e porterà via ogni brutto ricordo.
Quella bambina aspetta che tutto sia di nuovo bianco, fa l’angelo nella neve e i suoi occhi sono colmi di meraviglia. Quando sarà ora, potrà colorare il suo nuovo mondo come più le piace, perché ora è lei la sovrana.
La possente guardia la proteggerà fino alla fine.
E quei dolci, piccoli fiori magici sono tutti per lei, la principessa, il fiore più bello.
 
 

 

 Fata blu…
 
Riapre gli occhi che si è gia fatto giorno e un’unica linea di luce filtra dalla persiana.
Si solleva fiaccamente, puntando i polsi che sprofondano nel materasso. Quelle ore di sonno non hanno sortito gli effetti sperati; è ancora stanco morto e la testa gli gira paurosamente.
Al fondo del letto, Blair si rivolta piano tra le coperte finendo con una zampa a ciondoloni.
“Ohi, Master…”
Lei respira appena più forte, senza muoversi. Si è appoggiata alle sue cosce, incassando la testa tra le braccia incrociate. Potrebbe cadere da un momento all’altro dalla sedia sulla quale è accovacciata.
“Maka…”- chiama ancora. La solleva un poco dai gomiti per sfilare le gambe dalle lenzuola.
Sa che è sveglia ma finge di non accorgersene.
Si china in avanti, strizzando gli occhi per leggere l’ora sulla sveglia, gli sembra che la lancetta dei secondi si muova troppo velocemente. Sono le tre e dieci di pomeriggio e ha freddo ai piedi anche se si è addormentato coi calzini. Quel gelo bastardo che gli si è attaccato addosso durante la notte non lo vuole mollare.
Rimane a guardare il soffitto, immerso nella penombra, con le dita tra i capelli della sua maestra.
“Adesso i miei sono più lunghi, sai?”
Abbassa il capo per guardarla, l’ombra la nasconde. Il suono del suo respiro è il più dolce che abbia mai sentito.
 
Se mi chiamerai
ti troverò, mia cara,
Non importa dove tu sia,
Ti libererò da ogni maledizione.

 
 Scende ancora sentendo le doghe cigolare sotto il suo peso, la osserva più da vicino. Il suo viso è disteso e quieto come la notte precedente, come quando l’aveva presa a spalle e portata in camera sua.
E lei aveva pronunciato il suo nome nel sonno. 
 
 Quando perdi di vista i tuoi sogni e ti senti confusa,
Ti prego, innalza il tuo cuore.
 
Non sei sola, io sono qui,
Nella tua anima.
 
 
Il ragazzo inarca appena le labbra. Ora Maka non dirà il suo nome perché non sta dormendo.
La stringe a sé, forse più dolcemente di quanto avrebbe voluto, mentre lei ancora si ostina a restare immobile e molle. Il buio cela il rossore delle sue guance.
“Guarda che lo sento il casino che fa il tuo cuore.”- le soffia all’orecchio, sollevandola. Con un bacio leggero constata che il suo viso si è fatto rovente.
Maka mugola qualcosa serrando forte le palpebre –“Uffa…”
La adagia tra le lenzuola, sistemandosi accanto a lei. Ha troppo sonno per prenderla in giro.
“Soul…?”
Le carezza la nuca, ad occhi chiusi, sente il suo fiato caldo sul collo. Afferra un lembo del copriletto e se lo tira fin sopra le orecchie.
“Soul…”
 
Fata blu,
Mi hai dato la prova che esisto.
 
 I piedi di Maka stanno piano piano scaldando i suoi. Sente le due piccole mani sfiorarlo con titubanza.
“…ti amo.
 
Mi hai dato la prova che sono vivo.
 
 Lei è così, è sempre stata la più coraggiosa. Per questo è così cool…
“Anche io…Maka.”- sbadiglia -“Non aver mai paura di dirmelo.”
La maestra sobbalza, purpurea. La poca lucidità lo ha reso per un secondo terribilmente sincero.
Soul sente ancora una volta Blair rigirarsi ai suoi piedi.
Può addormentarsi, si renderà conto poi di aver detto qualcosa di cui si vergognerà per tutta la vita.
 
Un legame chiamato fiducia.
Un legame chiamato eternità.
 
 

A tie called eternity. Fine.

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ANGOLO A ME:

Bisogna fare silenzio per sentire meglio ciò che l’anima ha da raccontare.
Ecco perché la mia non ha ancora aperto bocca… La odio a volte.
Eppure avrei un mucchio di cose da dire, tantissime persone da ringraziare.
Subito ho pensato ad una storia bonus. “E’ geniale!” mi sono detta… Seh, geniale un corno. Come accidenti faccio a ringraziare tutti?! Siete…tanti…TANTI!
Sarebbe comunque rimasta un’idea assolutamente perfetta…se solo non mi fosse venuta in mente la pubblicità della “Ringo”.
“Sai, giocando ho capito una cosa: che è proprio quando non va che devi riprovarci, sapendo che in campo non sei mai da solo. E vedrai che la palla che aspetti arriva anche all’ultimo minuto… Nananana nananana e eeh nananaaaa.”
A quel punto ho deciso di cestinare l’idea…
 
“Nananana nananana…”
“Soul…ti prego. Proprio no.”
 
E davvero, sono qui da ore, piazzata davanti al monitor, mentre batto sulla tastiera parole senza senso. Scrivo e cancello, lasciando spazio a pensieri ancora più assurdi.
Tutto perché avevo promesso dei ringraziamenti seri e ben organizzati. Magari anche un po’ commoventi. E invece qui l’unica che si sta commovendo probabilmente sono io. Perché tutti, dal primo all’ultimo, siete stati meravigliosi. Grazie a questa storia ho avuto modo di parlare con persone speciali e importanti che mi hanno sostenuta e mi sostengono tuttora.
Vill…senza di te cosa potrei mai fare…? Grazie.
Mitzu-chan, Illy-chan, Exca-chan, Kasumi, Violet-chan e Wi-chan…siete sempre state con me e non finirò mai di pensare che siete grandiose…e spettacolari. E anche incredibilmente pazienti e gentili.
E vi adoro. Punto.
Sostar…Sol-chan…non so più come chiamarti…aiuto!
Angel e Luna…sempre dolcissime.
A tutti gli altri che hanno recensito, a coloro a cui è piaciuta la storia, anche a chi l’ha letta per sbaglio, un bacio, o se vi fa schifo, un abbraccio gigante. Scusate se non scrivo il nome di tutti…
E poi ci sono anche molte altre persone con cui non ho avuto occasione di discutere ma che comunque mi hanno seguita e sostenuta.
 
“Nananana…”
 
Anche quando avevo paura di fallire.
 
“Nananana…”
 
Voi tutti ci siete sempre stati…
 
“E eeh…”
 
E mai dimenticherò la meravigliosa esperienza che mi avete regalato.
 
“Nananaaa…”
“Soul.”
“Ohi…”
“Idiota.”
“Lo so…”
*chu*
 
Grazie a tutti.
 
Vostra,
scythemeister_MakaAlbarn

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