My sky, your world ~ Mondi riflessi

di _MoonShine_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il cielo che vedono i miei occhi ***
Capitolo 2: *** Il tuo mondo sopra il mio cielo ***
Capitolo 3: *** Quella ragazza dai capelli color del cielo ***
Capitolo 4: *** Un portale di cielo che ci separa ***
Capitolo 5: *** Il cielo che vedevo da laggiù ***
Capitolo 6: *** Il futuro dei nostri cieli ***
Capitolo 7: *** Il tuo regno nel cielo ***
Capitolo 8: *** Ballando sotto un cielo che non è il mio ***
Capitolo 9: *** La mia famiglia dall'altra parte del cielo ***
Capitolo 10: *** Verità nascoste di un cielo sconosciuto ***



Capitolo 1
*** Il cielo che vedono i miei occhi ***


~ Il cielo che vedono i miei occhi ~
 



 
 -Io non le vedo- disse una bambina guardando il cielo. Il suo sguardo era rivolto verso le nuvole, osservava l’infinito. Con quei suoi occhi color ambra scrutava ogni minima nuvola, ogni singolo pezzo di cielo.
-Vieni- una bambina dai capelli rossi le prese una mano. La tirò verso lo scivolo del parco giochi in cui si trovavano. I suoi occhi    erano ancora più rossi e brillavano di allegria alla luce calda del tramonto.
Salirono i piccoli gradini arrivando in cima allo scivolo.
La bambina dai capelli rossi alzò un dito indicando qualcosa nel cielo. Ora erano più vicine alle nuvole -Adesso le vedi?- 
L’altra osservò l’immenso universo sopra di loro. La scintilla di speranza che si era accesa nei suoi occhietti si spense. Le sue iridi color ambra si inumidirono.
Si inginocchiò portandosi le piccole mani agli occhi cercando di far smettere di scendere le lacrime.
-Non è giusto! Voglio vedere anche io le tue isole-
La piccola dai capelli rossi si abbassò vicino a lei, la guardava mortificata, era colpa sua se stava piangendo. Fissò di nuovo il cielo, perché Ayako non riusciva a vederle?
 


Hanno sempre detto che i miei occhi fossero strani, che io fossi strana. Quando ero piccola dicevano che le cose che vedevo erano solo frutto della mia immaginazione infantile, poi quando fui più grande lo presero come uno scherzo. Ma alla fine fui io ad accorgermi che c’era qualcosa che non andava in me, i miei occhi erano diversi.
Da quella volta passarono dieci anni. Mi dissero che quando Ayako era tornata a casa in lacrime aveva raccontato ai suoi genitori il motivo del suo pianto. Sua madre mi pregò di non inventare più bugie riguardo le isole davanti ad Ayako. Aveva detto più volte a sua figlia che non era vero ciò io le raccontavo, che era solo la mia fantasia di bambina. Ayako non aveva mai dato retta a sua madre.
-Io ti credo- mi aveva detto da quella volta per tutti questi dieci anni. Si fidava di me. Ma io avevo notato chiaramente che lo diceva perché eravamo amiche. Ci conoscevamo da tantissimi anni, quattordici per la precisione. Quando avevamo entrambe un anno, lei e la sua famiglia si trasferirono nella mia città. Abbiamo sempre frequentato la stessa scuola, nella stessa classe.
Lei era ed è un libro aperto per me. Quando diceva che era sicura che ciò che io dicevo di vedere fosse la verità, le sorridevo confortata. Cercavo di convincermi che lei mi credesse davvero. Probabilmente era così, ma lei non le vedeva, c’era sempre quella nota di incertezza nella sua voce quando lo diceva. E la stessa titubanza c’era anche quando guardava il cielo insieme a me.
 
-Fine- sentivo una voce che mi chiamava, era lontana, ma squillante. –Fine!- ripeté più forte.
Aprii piano gli occhi come se mi fossi accorta che la voce che mi chiamava non era nella mia testa, ma fuori.
Mi ritrovai a fissare con gli occhi ancora assonnati una bambina davanti a me. Aveva i capelli scuri, quasi neri e due occhi verde molto scuro. Quelle iridi mi fissavano allegre e un sorriso divertito si dipinse sulla sua faccia.
-Finalmente!- disse saltando in piedi e tirandomi per un braccio. La guardai non capendo ancora che ero sveglia e che era mattina.
-Dai alzati è pronta la colazione! Farai tardi-
Voltai lo sguardo verso la finestra senza dire nulla. Odiavo quella finestra, era esattamente di fianco al mio letto. Ogni volta che andavo a dormire o che mi svegliavo, i miei occhi ricadevano su quel buco di vetro nella parete che mi mostrava il cielo, quel cielo che sembrava vedessi solo io.
Circa dieci minuti dopo scesi in cucina, mi ero lavata e vestita. Presi una fetta di pane e marmellata e mi sedetti a tavola. Mio padre guardava la tv e leggeva il giornale nello stesse tempo, non avevo mai capito come facesse a fare entrambe le cose. Mia madre era ai fornelli a bollire l’acqua per il caffè.
Mia sorella invece sembrava estremamente contenta oggi. Disegnava qualcosa di indefinito su un foglio, qualcosa di orribile, scarabocchi a non finire.
-Non sarebbe ora che imparassi a disegnare?- chiesi annoiata guardando quello sgorbio che stava prendendo forma sul suo foglio. Lei mi fissò male facendomi la linguaccia. Faceva sempre così quando sapeva che avevo ragione.
-Fine lasciala stare- disse mia mamma guardandomi sempre con quello sguardo dolce. I capelli erano legati in una coda bassa e laterale, diverse ciocche le ricadevano sul viso. Adoravo i suoi capelli, erano neri e lucenti, mentre quelli di mio padre tendevano al castano. Mi ero sempre chiesta perché i miei fossero di un acceso e particolare rosso.
-Chiyako, tieni- disse poi consegnando a mia sorella un sacchetto contente il suo pranzo. Lei quel giorno sarebbe andata in gita con la scuola elementare in montagna, in una fattoria. Guardai Chiyako che prese il pranzo e se lo ficcò con noncuranza dentro lo zainetto rosa con i maialini che si era preparata per la gita. Poi tornò al suo disegno.
Spostai la mia attenzione sulla tv. C’era il notiziario della mattina, mio padre non se lo perdeva mai nonostante poi leggesse le stesse notizie sul quotidiano.
-C’è stata un’altra piccola scossa stanotte- disse senza distogliere lo sguardo dal giornale. Anche il conduttore alla tv stava parlando della stessa cosa.
Ormai erano mesi che le cose andavano avanti così. Scosse ti terremoto perseguitavano la mia città giorno e notte. Non erano forti, la maggior parte non si percepivano nemmeno, ma con i macchinari di oggi venivano rilevate comunque. E non solo da noi, anche in altri paesi nello stesso esatto momento.
-Io non l’ho sentita- obbiettò mia madre posando la tazza di caffè sotto il naso di papà.
-Nemmeno io!- urlò acconsentendo poi mia sorella alzando la testa verso la tv.
-Io vado. Ci vediamo dopo- mi alzai sbuffando, stufa di sentire parlare ogni mattina di terremoti e fenomeni naturali strani. Ne avevo già abbastanza di fenomeni strani nella mia vita.
Scompigliai i capelli a mia sorella e andai alla porta, la aprii fissando in basso. Uscii a grandi passi senza voltarmi indietro.
Spesso mi capitava di alzare lo sguardo verso il cielo, lo riabbassavo subito per paura di convincermi di vederci bene. Sospirai camminando per pochi minuti.
-Ayako!- urlai di colpo vedendola lontana, alla fine del ponte che stavo percorrendo sopra la strada trafficata di macchine. Ci incontravamo ogni giorno per caso e in quel posto e finivamo per andare a scuola insieme.
Lei si voltò e i suoi capelli bruni ondeggiarono nell’aria. Mi piaceva il suo taglio, erano tutti scalati un po’ senza senso e la frangetta le ricadeva drittissima sugli occhi.
-Buongiorno Fine-
Percorremmo il lungo viale al di là del ponte che ci avrebbe portate direttamente davanti all’entrata della scuola. Quella strada la conoscevamo troppo bene, era dalle elementari che la facevamo ogni mattina. Il nostro era un istituto con tre edifici, elementari, medie e il liceo.
I nostri compagni di scuola, grandi e piccoli camminavano nel nostro stesso viale, chi correndo, chi chiacchierando, chi da solo
-Sono ancora lì?- mi chiese Ayako fissando davanti a sé.
-Sì- risposi alzando per un solo attimo lo sguardo per accertarmi che stessero ancora sopra di noi. Che stupida, non se n’erano andate in quindici anni, come potevano andarsene ora?
Quella domanda, Ayako, me la faceva ogni giorno, puntualmente prima di entrate a scuola. A volte rispondevo meccanicamente altre volte verificavo la mia risposta fissando quelle isole nel cielo. Sette ammassi di terra fluttuanti nel cielo disposti in cerchio con la settima al centro, sopra le nuvole. Ben lontane da tutti noi, ma non così lontane da non poter essere impercettibilmente viste.
Quando ero piccola pensavo che molti non le vedessero perché spesso erano coperte dalle nuvole o perché erano così distanti che si faceva fatica a notarle. Poi mi resi conto di essere l’unica a poterle guardare.
Mi ero sempre sentita diversa per quello, esclusa dagli altri, anche se non sapevano ciò che vedevo. Spesso notavano che mi incantavo a guadare il cielo e dicevano che avevo sempre la testa tra le nuvole.
Era vero, la mia mente vagava sempre in mezzo alle nuvole bianche cercando di immaginare come fossero quelle isole fluttuanti sulla loro superficie, cosa fossero in realtà.
-Buongiorno Fine! Buongiorno Ayako!-
Entrammo in classe insieme alle compagne che avevamo incontrato strada facendo. Un’altra giornata di scuola, altre sei ore interminabili di lezione, altre sei ore infinite al mio banco di fianco a quella dannata finestra.
 



SPOILER:
Il pavimento su cui stavo in piedi era.. allagato, sembrava di camminare sull’acqua […]
Una ragazza dai lunghi capelli color oceano stava camminando nella mia direzione. Passi lenti, silenziosi e un sorriso dolce sul viso.
-Sei tu- […] Lei era come me. Mi somigliava […]
Mi venne spontaneo allungare una mano verso la sua. La appoggiai su qualcosa, un vetro invisibile[…]
-Ci serve il tuo potere-
-Chi sei?- […]
-Sbrigati..!-
Feci  qualche passo indietro. Avevo  paura. […]
-ASPETTA!- allungai una mano nel tentativo di afferrare la sua, ma sentii solo una piccola goccia d’acqua esplodere nella mia mano bagnandola. […]












 
Salve popolo!
Allora questa nota autrice sarà un po' lunghetta -.-
Inizio con il dire che non ho resistito a non mettere almeno il primo capitolo di questa fic che mi è venuta in mente quando.. beh, diciamo che amo guardare il cielo, mi incanto per ore a volte a fissare le nuvole.. [anima sognatrice che sono *^*] ho sempre immaginato un mondo nel cielo, sopra le nuvole. E' sempre stato il mio mondo immaginario fin da piccola. Così ho detto: perchè non provare a farci una fic con i personaggi del mio anime preferito?
E quindi eccomi qua con il primo capitolo! Innanzitutto spero vi sia piciuto, ma essendo il primo capitolo non pretendo nulla, anche perchè si capisce solo cosa riesce a vedere Fine e l'amicizia che c'è tra lei e la sua amica d'infanzia Ayako.
Beh che posso dire.. allora avviso che qualche personaggio sarà un pochino OOC..  però non di molto, anche perchè sennò che personaggi di Twin Princess sarebbero?
Ho pensato che dopo tre storie in cui c'era la terza persona, questo era il caso di farlo raccontare da Fine.. non so mi piaceva l'idea xD
E anche di mettere un'immagine in ogni capitolo, anche se sarà un'impresa difficilina.. dato che dovrei trovare un'immagine significativa.. per esempio questa l'ho interpretata come Fine che guarda qualcosa (che dovrebbe essere il cielo, ma ahimè guarda un po' più in basso -.-) e si sente diversa..
E poi ho deciso (anche se non mi piace del tutto) per la prima volta nelle mie storie, di mettere uno Spoiler del capitolo successivo. Però magari a voi da fastidio, quindi se non lo volete ditemelo che non ho problemi a non metterlo! ;D
Spero che come inizio non vi abbia fatto rigurgitare ^^'
Ora non so quando aggiornerò di preciso, anche perchè ho intenzione di continuare anche The Damned Kiss! Odio lasciare le fic a metà, quindi penso che [siccome parto di nuovo tra qualche giorno] riuscirò a mettere qualche altro (due o tre) capitolo per ogni storia.. Scusate i miei ragionamenti mentali -.-
Beh ora vado che è tardi e sto crollando sulla tastiera.
Un bacione e buona notte :)

 
p.s. Questa storia è dedicata a tutte voi che mi seguite sempre, chi recensisce e anche chi legge e basta. Grazie di tutto!

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Capitolo 2
*** Il tuo mondo sopra il mio cielo ***


~ Il tuo mondo sopra il mio cielo ~

 



Nulla, solo buio. Mi guardavo intorno e non vedevo niente. Mi voltai e rivoltai, nemmeno uno spiraglio di luce.

Abbassai la testa guardando per terra, ai miei piedi portavo un paio di stivaletti bassi rosa. Il pavimento su cui  stavo in piedi era.. allagato, sembrava di camminare sull’acqua. Feci qualche passo e il liquido sotto di me si mosse, creando diversi cerchi d’acqua.
Improvvisamente quell’acqua buia e scura stava diventando chiara, luminosa. Rifletté un cielo azzurro pieno di nuvole, un cielo sotto i miei piedi ancora immersi nel bagnato. Alzai la testa di scatto per vedere il cielo reale. Rimasi ferma. Era un cielo normale. Il cielo che vedevano tutti, non il mio cielo. Sorrisi involontariamente, finalmente riuscivo a vedere l’universo come lo vedevano tutti.
Un rumore di gocce e acqua che si muove attirò la mia attenzione. Rivolsi lo sguardo di fronte a me. Una ragazza dai lunghi capelli color oceano stava camminando nella mia direzione. Passi lenti, silenziosi e un sorriso dolce sul viso.
-Sei tu- disse in un sussurro sorridendo quasi sollevata. La vidi fermarsi e appoggiare le mani al nulla. Come se ci fosse un muro invisibile.
-Avvicinati- mi chiese sempre sorridendo. La sua voce mi era arrivata come una supplica.
Mi avvicinai senza pensarci. Mi venne spontaneo allungare una mano verso la sua. La appoggiai su qualcosa, un vetro invisibile. Provai a fare poca pressione, ma niente.
Lei continuava a sorridere. Era come me. Mi somigliava, se non fosse per i colore degli occhi e dei capelli saremmo potute essere due gocce d’acqua. Chi era questa ragazza?
-Ci serve il tuo potere-
-Cosa?-
Lei smise di sorridere, ora era seria.
-Chi sei?- le chiesi prima che potesse dire altro.
-Non c’è tempo ora, ti prego ci serve il tuo potere- ripeté. Sentivo nella sua voce una nota di agitazione. Non c’è tempo? Tempo per cosa?
Improvvisamente sentii la parete su cui stavo poggiando le mani farsi liquida, si stava illuminando. Indietreggiai di cinque o sei passi, cosa stava succedendo? Sentii un venticello sulla mia pelle, lo sentivo farmi svolazzare l’abito che indossavo. Ora che lo guardavo era una gonna con una lunga giacca rosata che si apriva a mo di abito principesco ai fianchi. Era come quello di quella ragazza.
Davanti a me ora c’era un cerchio d’acqua, sembrava uno di quegli specchi magici delle storie fantasy. Lo guardai spaventata ed estasiata. Non avevo mai fatto un sogno come questo.
-Entra nel portale- mi disse. Ora la sua voce era ansiosa, perché?
-C-cosa? Perché?-
-Ti prego entra.. non ho molto tempo..- la vidi al di là di quel portale, come lo aveva chiamato lei, inginocchiarsi e prendersi la testa tra le mani. Strinse i denti e trattenne un gemito di fatica. Stava male?
Allungai una mano, ma la ritrassi subito non appena sfiorai la superficie di quello specchio d’acqua. Sembrava quasi che le gocce che lo componevano volessero avvolgermi il braccio.
-Sbrigati..!-
Feci  qualche passo indietro. Avevo  paura. Ma perché avevo paura? Forse perché non sapevo quello che mi stava accadendo, non sapevo chi era lei.
Scossi la testa come se fossi in tranche senza rendermene conto. Non riuscivo ad aprire bocca o a sbattere le palpebre, ero come pietrificata.
La sentii gemere e stringersi ancora di più. Vidi lo specchio d’acqua che ci separava rimpicciolirsi, la sua figura stava svanendo e piccole onde d’acqua rendevano la sua immagine più confusa. Riuscii vederla alzare lo sguardo verso di me e allungare una mano come per chiamarmi.
-Aspetta- sussurrai riprendendomi e vedendola sempre meno –ASPETTA!-
Allungai una mano nel tentativo di afferrare la sua, ma sentii solo una piccola goccia d’acqua esplodere nella mia mano bagnandola. Quel cerchio d’acqua non c’era più.
 
-Aspetta.. aspet..-
Un tonfo sordo mi fece smettere di mugugnare qualcosa. Sentii del duro sotto di me e un dolore al braccio destro.
Aprii pianissimo gli occhi ritrovandomi in un luogo familiare e luminoso: la mia camera. Mi guardai in giro senza muovermi, ero a terra, ancora avvolta nelle coperte che avevo buttato giù insieme a me.
Sentii la sveglia iniziare a suonare e volsi lo sguardo verso il comodino. Il suono incessante di quell’aggeggio mi arrivava lontano, nella mia mente c’era solo la voce di quella ragazza uguale a me.
Spensi la sveglia e guardai fuori dalla finestra. Era un nuovo giorno. Pioveva. Il cielo era coperto da nuvoloni grigi. Adoravo le giornate di pioggia, in quei momenti potevo vedere lo stesso cielo di tutti gli altri.
 


-Principessa!-
Un uomo, un piccolo  basso uomo con grandi orecchie sporgenti e a punta si precipitò accanto a una ragazza accovacciata a terra. Lei si teneva una mano alla testa e l’altra era ancora protesa in avanti.
-Rein- una donna dai  lunghi capelli rosso fuoco l’aiutò a rialzarsi con l’aiuto della vecchia creatura dalle strane orecchie.
-Ce l’avevo quasi fatta- disse lei stringendo i pugni e fissando il pavimento arrabbiata.
-Non ti preoccupare tesoro, riproveremo-
-Regina Elza- la richiamò Omendo, il piccolo uomo dalla carnagione olivastra-azzurrina –Stanno arrivando le mongolfiere del Regno dei Gioielli e del Regno di Mera Mera-
La donna guardò nel monitor che stava fissando Omendo. Le immagini di due grandi mongolfiere riccamente decorate si facevano avanti verso il giardino del suo palazzo.
-Grazie-
Insieme alla ragazza dai capelli color oceano si diressero fuori da quel grande e buio stanzone per dirigersi nel cortile reale.
 
-Buongiorno principessa Rein- un ragazzo dai folti capelli color grano e due occhi rossi come il sangue ma altrettanto dolci, si inchinò davanti alla ragazza prendendole una mano e portandosela alla bocca. Le lasciò un leggero bacio provocando un lieve rossore sulle gote della principessa.
-Ciao Rein- salutò anche una ragazza dai lunghi capelli arancioni raccolti in una coda alta. Lione era appena uscita dalla sua mongolfiera in compagnia del fratello Tio.
Dopo aver cordialmente salutato il principe Bright, Rein si diresse verso l’amica abbracciandola.
Dalla mongolfiera del principe Bright uscì un altro ragazzo seguito da una piccola bambina che svolazzava in aria sopra una piccola stellina dorata, erano venuti insieme.
-Buongiorno principe Shade- salutarono le due principesse facendo un leggero inchino per poi salutare affettuosamente Milky, la sorellina dai capelli rosa e gli occhi blu come quelli del fratello.
-Ciao Altezza- sorrise Lione vedendo un’altra ragazza uscire elegantemente dalla mongolfiera del Regno dei Gioielli. I suoi capelli erano biondissimi e molto ricci e una corta frangetta le incorniciava il viso con due occhioni verdi.  –Bungiorno- sorrise.
La regina Elza, la madre di Rein, invece si era preoccupata di salutare i genitori dei principi che erano appena arrivati.
-Prego entrate- disse facendo strada dentro al castello del suo regno: il Regno Solare.
 
-Com’è andata?- chiese una donna dai corti capelli biondi. Indossava una corona con un grande diamante in testa. Il suo regno era conosciuto come il più ricco tra i sette. Suo marito, come lei, portava in capo una corona molto grande ornata da diverse pietre preziose. I genitori di Bright, come del resto quelli di Lione e Shade, erano curiosi di sapere come fosse andato il primo esperimento. Se l’avessero già trovata.
Rein abbassò la testa fissando la tovaglia del tavolo a cui era seduta.
-L’abbiamo trovata, ma non siamo riusciti a portarla qui- disse Elza accarezzando la testa di sua figlia.
-Mi dispiace-
-Rein, non preoccuparti, è solo il primo tentativo- sorrise suo padre seduto accanto ad Elza. Era un uomo molto bello, aveva due bellissimi occhi turchesi e i capelli come la figlia.
-Quindi l’hai vista?- chiese Tio non riuscendo a trattenere la curiosità.
Rein annuì alzando la testa titubante –Sembrava.. spaventata-
-È normale, non è abituata. Non ricorda nulla di questo posto- cercò di tranquillizzarla una donna dai capelli blu come la notte con un grande copricapo a forma di luna, era la madre di Shade e Milky, i regnanti del Regno della Luna.
Lei annuì di nuovo un po’ sconsolata. Però era vero, era solo il primo tentativo.
-Mi dispiace solo che i regnanti degli altri tre regni non siano qui oggi, ma per ora non è indispensabile- iniziò a dire Tolouse, il padre di Rein –Volevamo solo annunciare che, come sapete già, abbiamo iniziato gli esperimenti per cercare di creare dei portali spazio-tempo per collegarci al mondo sottostante e trovarla-
-Ma una volta trovata come faremo?- chiese il padre di Lione e Tio stringendo la mano della moglie.
-Non lo so. So solo che in lei c’è l’altra metà del potere che alimenta il Regno Solare. Insieme a Rein potranno finalmente stabilizzarlo e salvare i nostri regni- la sua voce tremava, Rein non sapeva perché, ma sentiva che suo padre era preoccupato. E come non esserlo visto la distruzione che si stava piano piano avvicinando al destino del loro mondo?
 
Rein si trovava fuori dal suo palazzo, al confine dei villaggi del Regno Solare, nel punto esatto in cui l’isola galleggiante che formava il suo regno terminava. Un passo e poi il nulla, solo il cielo immenso e le nuvole bianche. Sotto, a chilometri e chilometri di distanza c’era il suo mondo. Il mondo doveva viveva quella ragazza, Fine. Dove viveva quella che tutti dicevano essere sua sorella. Quella sorella che aveva conosciuto a sette anni attraverso i monitor di Omendo, che aveva visto ridere, piangere, che aveva visto vivere sulla Terra, inconsapevole di essere osservata da due occhi uguali ed opposti ai suoi.
-Vedrai, riuscirai a portarla qui-
Rein sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla. Si voltò e vide Bright che le sorrideva. Adorava il suo sorriso, riusciva sempre a tranquillizzarla. Alle spalle del ragazzo c’erano gli altri principi, erano amici da sempre, e sempre sarebbero voluti rimanere tali. Rein assunse un’espressione determinata. Se voleva salvare i sette regni e tutti i suoi amici doveva ritrovare quella ragazza e portarla lì, unire il loro poteri, il Potere di Prominence che alimentava la Benedizione del Sole, nonché il potere che manteneva il suo regno e che permetteva la vita degli altri sei. Quel potere che spettava di diritto a ogni erede della corona del Regno Solare, che era stato diviso in due bambine alla loro nascita.
Ma mai era capitato che questo potere dovesse essere diviso in più eredi, una era stata così allontanata dal regno per evitarne la distruzione, non c’era scelta. Il potere non era nel giusto equilibrio, quindi si dovette rinunciare a una delle due fonti di potere. Ma ora sembrava proprio che la distruzione fosse imminente comunque. La Benedizione del Sole si stava indebolendo per qualche strano motivo e il solo potere di Rein non bastava. Dovevano riunire tutta l’energia di Prominence per ristabilire l’equilibrio del regno, o almeno era una possibilità da tentare. Solo così sarebbero riusciti a evitare catastrofi terribili e la distruzione del loro mondo e di quello sottostante. Questo perché i due mondi erano legati, sia dalla presenza di una delle due principesse su di esso, sia da un equilibrio spazio-temporale: un mondo era come il riflesso dell’altro.
-Sì, la ritroverò-

 


 
 
SPOILER:
-L’ultima volta, per favore-
Omendo sospirò –Va bene, l’ultima- […]
-Sta funzionando!- disse Tio entusiasta. […]
-Fine ti prego! Non ho tempo!- […]
-S-si può sapere chi sei? Che vuoi da me?- […]
-Perché non ci provi tu?!- si scaldò Rein stringendo i pugni.
-D’accordo. Ma tu dovrai tenere aperto il portale- disse lui senza espressione.
Rein alzò le sopracciglia sorpresa fino a farle sparire sotto la frangetta azzurra. Era ovvio che lei avrebbe dovuto tenere aperto il portale, solo lei poteva crearlo avendo dentro di sé il Potere di Prominence. Ma lui, davvero lui voleva fare il resto? Era davvero sicuro di riuscire a convincere Fine? […]
 











Salve gente disperata che è arrivata a leggere fino a qui! Vi compatisco, davvero -.-
Aaaaallora: sotto consiglio di una lettrice che ha commentato il primo capitolo, ho guardato un anime che secondo lei assomigliava alla mia storia.. e accidenti l'inizio era davvero molto simile 0.0 Me lo sono guardata tutta e ho finito per ribaltare tutta la mia idea. Cioè avevo in mente delle cosucce, ma me ne sono venute in mente altre, quindi ecco qua il secondo capitolo con tanto di immaginetta. Dovrebbe rappresentare Rein dall'altra parte del portare nel momento in cui dice a Fine di sbrigarsi perchè non riesce più a tenere aperto quello "specchio" (non vi dico cos'è, si scoprirà). Beh il momento è più o meno quello.
Vogli specificare che (siccome non mi sono spiegata bene) l'abito che indossa Rein per fare le prove e mettersi in contatto con Fine, è quello classico della prima serie con cui va in giro (senza cappello xD) E lo stesso Fine, che ritrovandosi in un "sogno" o comunque in quella fessura spazio-temporale si ritrova a indossare.
Qui ho voluto più che altro spiegare la situazione e quello che succede, anche se le spiegazione verranno a momento debito o meglio "capitolo debito" xD
Ora visto che sono certissima di aver rotto le scatoline con queste spiegazioni, vi lascio finalmente libere !
Grazie mille a chi ha avuto il coraggio di arrivare fin qua e a chi ha recensito, grazie :)
Ah dimenticavo! ho pronto, bello e sfornato il uovo capitolo di The Damned Kiss, ma lo metto domani perchè ora proprio non riesco -.-
Un bacione, buona serata!

 

p.s. Avete visto? Shad-uccio è comparso! Per mezzo secondo, ma c'era eh! *^*

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Capitolo 3
*** Quella ragazza dai capelli color del cielo ***


Quella ragazza dai capelli color del cielo ~


 

-Ayako!- la chiamai passandole la palla. Lei la ricevette con un colpo assestato del tacco della scarpa da ginnastica e iniziò a correre avanti scavalcando diversi compagni. Poi mi ripassò il pallone, sorpassai una mia compagna di classe e tirai il pallone verso la porta. Entrò facilmente in rete.
Il fischio della professoressa riecheggiò per il campo sportivo della scuola. Quattro a uno.
Non c’era giorno che la squadra che avesse sia me che Ayako come giocatrici non vincesse. Eravamo una grande coppia noi due, fin da bambine.
Ci ritirammo tutti negli spogliatoi, l’ora di educazione fisica era finita.
Cercai di asciugarmi un po’ i capelli umidicci per il sudore con un asciugamano, poi dopo aver rindossato la divisa, uscii  fuori con Ayako verso la successiva aula.
 
-Ehi-
Alzai la testa di scatto guardandomi in giro come se non capissi cosa stesse succedendo. Mi resi conto di essermi imbambolata a fissare chissà cosa per terra. Io e Ayako stavamo tornando a casa, finalmente anche oggi era finita.
-Eh?- dissi senza nemmeno accorgermene. Lei mi fissava con la testa protesa in avanti e piegata da un lato. Era un passo avanti a me.
-Fine è tutto il giorno che sei assente, che hai?-
-Niente- le risposi mettendo su uno dei sorrisi più convincenti che avevo. Non volevo dirle nulla, mi avrebbe preso per pazza più di quanto alcuni facessero ancora adesso. Come le dicevo di aver sognato una ragazza uguale a me che mi chiedeva di aiutarla? E anche se glielo avessi detto, poteva benissimo essere un sogno come un altro. E poi non era la prima volta che sognavo cose strane. Da piccola mi capitava spesso di trovare nei miei incubi un frigo gigante che camminava, oppure di volare in sella a un drago. Che aveva di particolare quel sogno?
Restava il fatto che continuavo a ripensarci, il viso di quella ragazza non se ne andava, e la cosa mi spaventava sempre di più, mi era sembrata così vera, non un’illusione, come se avessi potuto toccarla se solo avessi allungato prima la mano.
Guardai per l’ennesima volta il cielo. Aveva piovuto solo per un’oretta quella mattina, poi era uscito il sole permettendoci di fare la lezione di educazione fisica all’aperto. E con il bel tempo erano tornate anche le isole nel cielo. Quelle isole che per un attimo avevo sperato fossero sparite insieme alle nuvole grigie, ma eccole di nuovo lì, sopra di me.
Arrivai a casa e salutai la mia amica con un cenno della mano, lei proseguì, lei abitava più in là.
-Sono a casa!- silenzio.
Mi diressi in cucina e trovai sul tavolo un biglietto. Lo lessi e sbuffai accartocciandolo. Siccome Chiyako era a casa di una compagna di classe, mamma e aveva approfittato ed era rimasta a lavoro a finire alcune cose con la scusa che non doveva badare a mia sorella. E mio padre come ogni giorno tornava alle sei e mezza.
Realizzai che almeno per tre ore avevo la casa libera, ero sola.
Passai la prima ora a guardare la tv fino a che, senza rendermene conto, mi addormentai. Sentivo gli occhi chiudersi, il corpo stanco e pesante. Continuando a fissare un programma alla tv, mi sdraiai più comoda sul divano, appoggiando la testa al bracciolo.
Dopo pochi istanti il rumore della tv e la voce degli attori del film mi arrivò lontana, come cigolii indefiniti e impercettibilmente irritanti.
 


 
-Forza, riproviamo!-
-Ma principessa..- provò a calmarla Omendo –è già la terza volta che proviamo a creare un portale. Dovete riposarvi, continueremo domani-
Rein fece un bel respiro. Era vero, sentiva che si stava stancando, usare quel potere che c’era dentro di lei per mantenere aperto un portale spazio-temporale era difficile, spesso non funzionava proprio. Era già tre volte che stava cercando di riaprirne uno per mettersi in contatto con Fine con l’aiuto dei macchinari del vecchio Omendo che servivano per ampliare quella sua energia.
-Rein, Omendo ha ragione, riprenderai domani- Lione e gli altri erano rimasti lì tutto il pomeriggio. Dopo la riunione insieme ai genitori erano rimasti con lei, anche quando aveva voluto riprovare a trovare Fine senza avvisare sua madre.
-L’ultima volta, per favore-
Omendo sospirò –Va bene, l’ultima-
Mosse qualche leva e cliccò dei pulsanti con grande sicurezza. La pedana dove si trovava Rein iniziò ad illuminarsi creando diverse scariche elettriche. La ragazza chiuse gli occhi sotto lo sguardo speranzoso e preoccupato degli amici. Si concentrò, visualizzò il volto di Fine e immaginò di trovarsi nella sua mente, di poterle parlare. Strinse i pugni per intensificare quel pensiero. Questa volta non poteva fallire!
Improvvisamente una forte luce la avvolse.
-Sta funzionando!- disse Tio entusiasta.
 
Rein si trovava in uno spazio immenso, scuro. Ai piedi c’era acqua, si trovava nello spazio-temporale che aveva creato. Ce l’aveva fatta. Sentiva gli sguardi degli altri principi su di sé, ma li ignorò. Doveva solo raggiungere Fine con la mente.
Vide davanti a sé comparire una figura dai capelli rossi che ondeggiavano nell’aria. La vide atterrare, appoggiando i piedi ornati da piccole scarpette rosa identiche alle sue azzurre sul pavimento bagnato.
-Fine!-
Vide la ragazza guardarla spaventata. Sicuramente aveva paura, ritrovarsi di nuovo lì, in quello stano sogno per ben due volte mentre dormiva non era esattamente normale.
-Fine ti prego! Non ho tempo!- disse cercando di farla avvicinare nonostante ci fosse quel muro invisibile dell’altra volta. Non poteva passare oltre, quello era ciò che divideva i loro mondi. Lo toccò con entrambe le mani, sotto il suo tocco diventò quel cerchio d’acqua che fungeva da portale –Entra ti prego-
Vide Fine fissare lo specchio con occhi impauriti, come la volta scorsa. Tremava.
-S-si può sapere chi sei? Che vuoi da me?- balbettava fissandola attraverso il portale.
-Ti spiegherò tutto dopo, ma ti prego abbiamo bisogno di te-
-D-di me?-
-Solo tu puoi aiutarci a salvare il nostro mondo, ti prego vieni!- la voce di Rein si faceva sempre più piena di fatica, stava cedendo. Si era stancata troppo nei vari tentativi.
 
Intanto dietro la principessa, i ragazzi guardavano Rein parlare in mezzo a quella luce.  Sentivano la voce dell’altra ragazza dalla parte opposta del portale. Le sue parole rimbombavano nella stanza.
Omendo li chiamò con un gesto della mano mostrando loro un monitor che raffigurava quello che vedeva Rein. Era in qualche modo connesso con il suo potere, alla sua mente.
Sullo schermo c’era una ragazza con lunghi capelli rossi e due occhi cremisi spaventati e titubanti. Indossava un abito sulle tinte rosate, lo stesso che indossava Rein quando faceva prove nel creare portali spazio-temporali: una gonnellina con una lunga giacchetta sopra.
-È identica alla regina Elza- sussurrò Lione esterrefatta. Non aveva mai visto la seconda principessa del Regno Solare.
Sentirono Milky mugugnare qualcosa di incomprensibile vista l’età e la mancanza dei dentini. Il fratello, Shade, si voltò. La vide sorridere, forse le piaceva quella ragazza. Tornò a portare la sua attenzione sulla figura sul monitor, in effetti era una bella ragazza e somigliava in tutto e per tutto a Rein.
La vedeva ogni tanto indietreggiare e balbettare qualcosa mentre Rein la pregava di raggiungerla. Aveva paura, lo vedeva bene. Forse quello non era il modo giusto per attirarla da loro.
Guardò Rein immersa nella luce, per poi tornare a guardare Fine nello schermo.
La luce d’un tratto scomparve, lasciando cadere Rein in ginocchio. Era sfinita. Bright e Lione le corsero vicino.
-Maledizione!- imprecò tirando un pugno a terra. Ce l’aveva quasi fatta, mancava così poco. Se Fine non avesse avuto paura sarebbe stato tutto più facile.
-Secondo me sbagli approccio-
Rein si voltò di scatto ignorando Bright e Lione che cercavano di confortarla. Shade la fissava con le braccia incrociate e lo sguardo serio. Quando mai non era serio? Da quando lo conosceva lo aveva visto sorridere o ridere pochissime volte, e tutte o con Milky o con sua madre. Solo di rado si divertiva anche con Bright.
-E che dovrei fare?- disse acida, detestava quando faceva il so tutto io. Ma la cosa che le dava fastidio di più era che ogni volta che la correggeva o le consigliava qualcosa aveva sempre ragione.
Shade fissò il monitor fermo come in pausa sull’immagine di Fine.
-Non dovresti insistere come fai-
-Perché non ci provi tu?!- si scaldò stringendo i pugni. Cos’è, pensava fosse facile tenere aperto un portale e cercare di parlare con una ragazza che non sapeva nulla di poteri o mondi fluttuanti?
-D’accordo. Ma tu dovrai tenere aperto il portale- disse lui senza espressione.
Rein alzò le sopracciglia sorpresa fino a farle sparire sotto la frangetta azzurra. Era ovvio che lei avrebbe dovuto tenere aperto il portale, solo lei poteva crearlo avendo dentro di sé il Potere di Prominence. Ma lui, davvero lui voleva fare il resto? Era davvero sicuro di riuscire a convincere Fine?
-Bene, forza- sbuffò, voleva proprio vedere come avrebbe fatto.
-No, per oggi hai già fatto abbastanza. E poi credo che ora lei non stia più dormendo- la fermò Bright tirandola giù dalla pedana bianca per un braccio –Riprenderemo domani- le sorrise poi. Rein abbassò la testa un po’ rossa. Annuì, in fondo aveva ragione.
Uscirono tutti dalla stanza, lasciando Omendo con i suoi macchinari.
-Se attraverserà il portale si ritroverà subito qui, in questa stanza?-
Omendo si voltò, era convinto di essere rimasto solo. Ma a quanto pare qualcuno si era trattenuto un istante di più a fissare l’immagine bloccata nel monitor dei suoi aggeggi.
-Sì principe Shade, senza complicazioni-
-Bene. Allora preparatevi ad accogliere la principessa domani- disse freddo mentre si voltava, uscendo definitivamente da quella grande stanza.
 


 
Mi svegliai di scatto. Senza pensarci mi misi seduta sul divano. Non ero del tutto presente, la mia mente vagava nel nulla.
Sentii del vociare. Guardai davanti a me, la tv era ancora accesa. La spensi meccanicamente riappoggiando il telecomando sul divano, accanto a me.
Mi misi a fissare il vuoto, cos’era quella sensazione che sentivo dentro di me? Era.. paura? Stavo diventando pazza, forse. Era la seconda volta che sognavo quella ragazza. Era sempre lei, sempre uguale a me, sempre con quegli occhi color oceano opposti a miei color fuoco. E mi chiedeva la stessa cosa.
Guardai fuori dalla finestra, il cielo chiaro era illuminato dai dolci e caldi raggi di sole. Nuvole bianche qua e la interrompevano quel celeste acceso. Ma non erano solo loro. Anche sette enormi isole galleggianti si contrapponevano tra me e il resto dell’infinito. Lontane sì, ma potevo sempre vederle. Io potevo sempre vederle.
Riportai lo sguardo avanti a me e mi rannicchiai, circondando le ginocchia al petto con le braccia. Prima le isole e i miei occhi diversi, ora questi sogni e la voce di quella ragazza che mi rimbombava nella testa.
Cosa c’era che non andava in me?



 
 
 

 
SPOILER:
Nell’esatto punto dove negli scorsi sogni c’era quella ragazza uguale a me, lui mi fissava zitto, senza muovere un muscolo […]
-Il mio mondo sta per essere distrutto […] E anche il tuo- […]
-P-perché io?-
-Perché tu sei speciale- disse sorridendo, un sorriso che mi fece accaldare le guance. […]
-Il mio mondo è il riflesso del tuo, e il tuo è il riflesso del mio. Se cade uno, cade anche l’altro- […]
-Afferra la mia mano- disse porgendomi di nuovo la mano al di là del portale.
Se l’avessi presa cosa sarebbe successo? […]
 

















Buongiorno gente! (Buongiorno.. -.- è quasi mezzanotte...)
Beh ecco qua il terzo capitolo di questa assurda storia. Fine sei prorio una scema.. entra e basta no? (mi stai facendo fare tu questa parte -.- nd.Fine) (è vero.. ma tu puoi improvvisare.. alla gente piace l'improvvisazione! ^^'' nd Me)
Ok, beh, non so se ho espresso bene le sensazioni e la paura di Fine.. Spero che comunque non vi abbia stimolato ad andare in bagno o a vomitare ^^''
Ero molto indecisa sulla fan art da mettere, spero vi piaccia. In teoria doveva rappresentare la somiglianza delle due, uguali ed opposte, come dice Fine nelle ultime frasi relativo agli occhi (...).
Qui vediamo Shaduccio caro che prende parte finalmente alla storia. Cosa vorra fare? Ce la farà? Mah.. magari sì, o magari no perchè è un impedito totale, chi lo sa xD
Beh non so che altro dire.. oggi l'angolino dell'autrice è un po' smorto, non ho molto da dire o da spiegare...
vabbè siccome è tardi e sto crollando vado a fare la nanna (credeteci, perchè questo è quello che dico a mamma e papà, ora accendo il cellulare e recensisco le storie che avete aggiornato :P)
Intanto spero sia stato di vostro gradimento.. un bacione e dolce notte :)

p.s. avete visto che Milky ha già preso in simpatia Fine?
(Ok, lo ammetto, non sapevo cosa scrivere nell'immancabile "P.s" xD)

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Capitolo 4
*** Un portale di cielo che ci separa ***


Un portale di cielo che ci separa ~


 


La sera era arrivata abbastanza in fretta. Mamma e papà erano tornati più o meno allo stesso orario e io, verso le sei, mentre mamma aveva iniziato a preparare la cena, ero dovuta andare a prendere Chiyako dalla sua amica. Non abitava lontana, ci avevo messo poco tempo.
Mi aspettavo di rivedere quella ragazza nei miei sogni quella notte. Ma diversamente dalle mie temute previsioni non successe nulla. Mi sentivo sollevata, piano piano la paura ne stava andando. O forse ero io che mi stavo solo convincendo che non c’era nulla di strano, che era la mia immaginazione.
Uscii di casa con la solita divisa scolastica. Era composta da una giacca color porpora che copriva una gonnellina bianca. Era corto, arrivava a metà coscia. Non mi dispiaceva più tanto, non ne impazzivo, ma era comoda e particolare.
Incontrai Ayako come ogni mattina sul ponte e insieme andammo fino a scuola. Non mancò la quotidiana domanda sulle mie isole.
-Sempre lì- risposi guardando in alto con gli occhi un po’ chiusi per via del sole.
La sentii sbuffare. La guardai mortificata, le era sempre dispiaciuto non riuscire a vederle e non potermi credere con tutta se stessa.
Vidi che fissava qualcosa davanti a sé. Segui il suo sguardo potendo con sollievo constatare che il suo sbuffare non era riferito alla mia risposta, ma bensì alla persona che avevamo quasi davanti.
-Ciao Takashi- sorrisi io preparandomi al solito discorso che faceva ogni mattina su come convincerci a votare per lui come rappresentante del comitato studentesco dell’anno prossimo.
-Buongiorno Fine, Ayako!- mi mollò in mano un foglio, lo stesso di ogni volta. Lo guardai come tutte le mattine per incoraggiarlo, c’era la sua foto con i diversi motivi per cui voleva essere eletto.
Sentii trascinarmi via per un braccio, Ayako cercava sempre di svignarsela per non sorbirsi le chiacchiere di Takashi.
-Vedremo l’anno prossimo- lo liquidò impedendogli di dire altro.
Raggiungemmo la nostra aula dove iniziò una giornata monotona come le altre, con la solita finestra accanto al mio banco.
 



-Siete pronta, principessa?-
Era notte, il cielo fuori che avvolgeva i regni era buio. Tante piccole stelle brillavano qua e la risplendendo in quel manto blu.
-Sì-
Avevano aspettato un giorno intero attendendo che calasse la notte per aprire di nuovo un portale spazio-temporale per incontrare Fine. Così erano sicuri che lei stesse dormendo. Entrare nella sua mente mentre dormiva era molto più facile.
Omendo si voltò verso il principe del Regno della Luna. Non indossava più la veste regale del suo regno, ma una semplice camicia bianca e un paio di pantaloni scuri. Omendo gli aveva consigliato di mettere abiti leggeri e semplici come faceva Rein. L’impatto con quell’energia e con il portale poteva essere forte, era meglio stare comodi.
Shade annuì, precedendo la domanda del vecchio. Quest’ultimo, rassegnato all’assurda idea dei due, si voltò verso i macchinari.
Rein era già pronta sulla pedana, Shade la raggiunse affiancandola. La principessa lo guardò di sottecchi. Forse non era poi una così cattiva idea. Lei ora doveva solo tenere aperto il contatto, Shade si sarebbe occupato di parlare con Fine. Avrebbero avuto più tempo in quel modo, dato che lei non avrebbe dovuto fare entrambe le cose. Notò che lui non l’aveva minimamente guardata, o per dirle che era pronto o per incoraggiarla.
Le tornò in mente la domanda sul perché voleva provare lui a parlare con Fine. Perché era così sicuro di riuscire a portarla lì? Forse era lei che aveva realmente sbagliato, usando un approccio troppo affrettato e insistente.
-Quando volete, principessa- acconsentì Omendo vedendo la pedana illuminarsi ed emanare scariche di energia.
Rein fece come ogni volta. Chiuse gli occhi e focalizzò il viso di Fine, connesse la sua mente a quella di sua sorella e immagino il volto di Shade in quel luogo buio e bagnato. D’un tratto una luce accecante inondò la stanza, stava andando tutto bene per ora.
 
Shade si ritrovò a volteggiare nel buio più assoluto. Sentì la presenza di Rein lì da qualche parte, accanto a lui anche se non la vedeva.
Si sentì sempre più pesante fino a che appoggiò i piedi su una superficie bagnata. Fece qualche passo in avanti andando incontro ad una forza, un muro invisibile che gli impediva di avanzare oltre.
Appoggiò le mani facendo leva, ma nulla. Doveva essere il confine tra il suo mondo e quello sottostante, la Terra.
Sentì una voce nella sua mente, era Rein. Gli descriveva il posto in cui avrebbe dovuto trovarsi, era quello. Rispose un “Sì” accennato dentro la sua mente, la sentì sbuffare, quindi l’aveva sentito.
Gli chiese se la vedeva, se vedeva Fine. Shade constatò che Rein, mandando lui in quel posto, non poteva vedere ciò che vedeva lui, ma solo sentire i suoi pensieri, e forse sentire la sua voce ed eventualmente quella di Fine attraverso i macchinari di Omendo.
D’un tratto vide una figura avvolta in un abito rosato, o per meglio una lunga giacca che si priva e allargava in vita come se fosse un abito da cerimonia, ma che arrivava alle ginocchia, poggiare i piedi a terra, sull’acqua. I suoi morbidi capelli rossi erano sciolti e svolazzavano in aria fino a riappoggiarsi  compostamente sulle sue spalle. I suoi occhi guardavano il luogo in cui si trovava spaventati, ma più preparati delle prime volte.
Non si era ancora accorta di lui. La fissò senza dire una parola. Solo quando lei spostò i suoi occhi cremisi su di lui, aprì la bocca. Ma da essa non uscì nulla. Quello scambio di sguardi impedì a Shade di dire una qualsiasi cosa, prosciugandogli la gola.
Perché improvvisamente si sentiva strano?

 


 
Ero ancora in quel luogo bagnato e buio. Ero sicura che in poco tempo si sarebbe illuminato come le altre volte mostrando un bellissimo cielo.
Davanti a me c’era un ragazzo. Nell’esatto punto dove negli scorsi sogni c’era quella ragazza uguale a me, lui mi fissava zitto, senza muovere un muscolo.
Fissavo i suoi occhi come se fossero qualcosa che non avessi mai visto. Erano blu, blu intenso. Profondi, non saprei dire quanto. Erano come una calamita, nonostante volessi spostare lo sguardo per studiarlo meglio, non ci riuscii. Rimasi lì ferma impalata a fissare quelle iridi cobalto.
Perché non avevo paura?
-Ciao- disse dopo interminabili istanti di silenzio. La sua voce era calda, bellissima. Il suo tono era tranquillo, non era agitato come lo era stata la voce di quella ragazza.
Mi guardai attorno, parlava con me? Certo che parlava con me, c’ero solo io. Perché mi stavo agitando? Arrossii al pensiero che non stesse parlando con me, non era possibile, eravamo soli in quel posto buio.
Lo vidi sorridere, evidentemente aveva capito. Abbassai la testa un po’ imbarazzata. Che strano, quando mi trovavo in quel posto con la ragazza dai capelli color oceano avevo paura, timore, dubbi. Ora invece ero più tranquilla, forse agitata per lo sguardo di quel ragazzo, ma perché?
-C-ciao- risposi senza guardarlo. Come mai adesso c’era lui?
-D-dov’è quella ragazza..?- chiesi poi in un sussurro. Ma perché? Perché avevo fatto una domanda simile, non volevo nemmeno essere lì, allora perché chiedevo della persona che mi aveva portata in quel posto la prima volta?!
-Sta tenendo aperto il portale- disse lui calmo –stavolta sono io che devo parlarti-
Lo fissai un po’ timorosa. Anche lui mi avrebbe chiesto la stessa identica cosa?
Improvvisamente quel luogo si illuminò, facendo comparire il cielo azzurro che attendevo dall’arrivo lì. Lui sembrò non notare nemmeno il cambiamento di luce.
-Dove sono?- le parole mi uscirono da sole.
-Questo è una fessura spazio-temporale che collega il mio mondo al tuo- disse guardandomi sempre con quel sorriso dolce e confortante sul viso.
-Che.. che cosa volete da me?-
Lo vidi abbassare un po’ la testa e il suo sorriso si trasformò in un sorriso amaro, triste. Perché?
-Il mio mondo sta per essere distrutto- lo disse con un tale dolore nella voce che se fossimo stati in circostanze diverse, gli sarei saltata addosso abbracciandolo forte senza nemmeno sapere perché. Connessi solo un istante dopo le sue parole.
-Eh?-
-E anche il tuo- continuò rialzando lo sguardo verso di me, questa volta serio.
Mi paralizzai, non sapevo perché ma un terrore puro mi nacque dentro. Erano state le sue parole, o il suo tono, non lo sapevo. Ma quella frase.. cosa voleva dire che anche il mio mondo stava per essere distrutto?
-Cosa?- sussurrai flebilmente, ma lui mi sentì comunque.
-Mi dispiace, non ho il tempo per spiegarti tutto, ma devo chiederti di aiutarci-
Anche lui? Anche lui con questa storia? Ma che potevo fare io? Perché sembrava che tutti volessero il mio aiuto?
-P-perché io?-
-Perché tu sei speciale- disse sorridendo, un sorriso che mi fece accaldare le guance. Speciale? Io?
-N-no, io.. non..-
-Tu vedi i sette regni ricordi?- mi interruppe continuando a sorridere.
Sgranai gli occhi. Si riferiva alle isole fluttuanti che vedevo nel cielo? Come.. come lo sapeva? E soprattutto, cosa c’entrava ora?
Notò la mia sorpresa e sorrise ancora di più –Per questo abbiamo bisogno del tuo potere-
Era un potere quindi? Il fatto che vedessi cose che gli altri non vedono, che vedessi quelle cose nel cielo, era un potere, non pazzia?
Improvvisamente tra me e quel ragazzo si formò un cerchio d’acqua. Lo stesso che appariva ogni volta. Vedevo quel ragazzo sorridere al di là del portale. Lo vidi porgermi una mano.
Feci un passo indietro. Ora dentro di me stava nascendo di nuovo la paura.
-Mi dispiace- disse. Il suo sguardo su di me era mortificato –Non avremmo mai voluto coinvolgerti, ma è stato davvero necessario. Sei la nostra unica speranza. Se l’unica speranza per il mio mondo.. e per il tuo-
Il mio?
-I nostri mondi sono collegati. Il mio mondo è il riflesso del tuo, e il tuo è il riflesso del mio. Se cade uno, cade anche l’altro-
Sentivo i miei occhi inumidirsi, ma le lacrime non scendevano. Perché volevo piangere? Forse perché le parole di quel ragazzo preannunciavano la fine della mia casa, della mia famiglia. Erano parole assurde, ma gli credevo. Non sapevo perché, ma gli credevo. Ero una stupida, mi fidavo di lui, dei suoi occhi e non lo conoscevo, non sapevo chi era e da dove venisse o se fosse solo frutto della mia mente folle.
-Tu puoi salvare il futuro dei nostri mondi, Fine-
Iniziai a fare qualche passo verso di lui. Il modo in cui aveva pronunciato il mio nome mi aveva fatto smuovere da quello stato di terrore che mi aveva attanagliato il cuore.
Lo vidi sorridere involontariamente, non era un sorriso cattivo. Il contrario.
Ora ero di fronte a lui, di fronte a quello specchio d’acqua. Lo fissavo intimorita, dovevo raggiungerlo?
-Afferra la mia mano- disse porgendomi di nuovo la mano al di là del portale.
Se l’avessi presa cosa sarebbe successo? Sarei andata da lui, nel suo mondo come aveva detto? E la mia famiglia? I miei amici, Ayako?
Mossi la mano, non sapevo perché ma volevo afferrare la sua. Stavo per sfiorare la superficie d’acqua ma un tremore improvviso mi spaventò.
Sentivo la terra sotto i miei piedi e tutto ciò che avevo intorno tremare. Questo era..
-Il terremoto- dissi senza accorgermene. Vidi il ragazzo fissarmi confuso mentre cercava di rimanere in piedi, anche lui era stato colto di sorpresa, evidentemente non si aspettava una scossa simile.
-Nel mio mondo sono frequenti molti terremoti di recente- dissi. Ma perché glielo stavo dicendo?
-È per l’indebolimento della Benedizione del Sole, è per questo che ci serve il tuo potere per ristabilire l’equilibrio- disse a fatica. La sua immagine era meno nitida, sentivo la sua voce più lontana di prima. Forse.. forse perché mi stavo svegliando. Quel sogno sarebbe scomparso?
-Fine prendi la mia mano!- urlò.
Fissai la sua mano lontana solo pochi centimetri, ma anche chissà quanti chilometri dato il portale.
-Tu puoi impedire che continui tutto questo!- quelle parole mi smossero –Sbrigati prima che tu ti svegli!-
Mi mossi senza pensare. Allungai la mano, trapassando con sicurezza quella superficie liquida.
Perché lo stavo facendo? Non ragionavo più. Quando quel ragazzo ha detto che potevo impedire quella distruzione ho sentito qualcosa nel petto. Per la prima volta avevo sentito la voglia di voler proteggere qualcuno. 
Sentii delle scosse attraversarmi la mano e poi il braccio. Scosse di energia e gocce d’acqua che mi avvolgevano prima la mano, poi il polso, fino al gomito. Le gocce diventarono presto vapore, come.. nuvole. Che quel portale in realtà fosse fatto di.. cielo? Assurdo, davvero impossibile.
Esitai un attimo spaventandomi di quella sensazione sulla mia pelle, continuando ad avvertire il tremore intorno a me.
Sentii la mano di quel ragazzo stringere la mia e tirarmi, tirarmi verso di lui. Il suo tocco era così vero, no quella non era un’illusione o un sogno, ora ne ero certa.
Feci un passo dandomi una spinta verso il portale, verso di lui. Sentii quella sensazione di energia e bagnato avvolgermi tutto il corpo.
-Fine-
Una voce lontana, dolce, mi fece voltare un ultima volta lo sguardo. Non c’era nulla.. ma l’avevo sentita. Quella era..
-Mamma..?-
 
D’un tratto mi sentii cadere, come se fossi inciampata, mi accorsi di avere gli occhi chiusi. Cercai di aprirli, ma, al contrario, li serrai ancora di più sentendo qualcosa che mi avvolgeva. Ora la mia unica domanda era cosa fosse successo, e dove ero finita. Ma senza aprire gli occhi non avrei mai avuto la risposta. 


 

 





SPOILER:
-Mi chiamo Rein- […]
Fissai le sue esili dita non sapendo se prenderle la mano e fare amicizia o scansarla e chiedere spiegazioni all’istante. Optai per la prima. […]
La domanda che avevo nella testa non era perché quella donna stesse piangendo, ma perché fosse la mia copia sputata. Aveva i miei stessi capelli, i miei stessi occhi. Perché mi somigliava così tanto, perché anche Rein era identica a me? […]
Non riuscii a girarmi, nonostante volessi salutarli e iniziare a fare qualche domanda, non riuscivo a distogliere lo sguardo dal cielo. […]
-Fine, tutto be..-
-Dove sono?- la interruppi rimanendo nella stessa posizione –Dove sono le isole fluttuanti?- […]
-Ci sei sopra- [...]

















Eccomi dopo tanto tempo ^^ Mi mancava tantissimo non poter più pubblicare capitoli. Ma adesso ho di nuovo tra le mani il mio adorato computer *me ghigna*
Beh, che dire, qui come aspettavate da tanto (?) c'è un capitolo dedicato interamente a Shade-uccio ^^
Povera Rein, dopo tutti i suoi sforzi, è stato Shade a convincere Fine.. L'immagine l'ho trovata adattissima al momento in cui si "toccano" e lui la tira dall'altra parte, anche se Fine non ha realizzato la cosa xD
Spero vi sia piaciuto, ho cercato di fare del mio meglio nel loro incontro..
Sempre grazie mille a chi legge, recensisce e segue le mie storie. Arigarou! :)
Bene, ora vado, spero di non avervi deluse. Un bacione e buona notte per dopo!

P.s. Aggiornerò presto anche The Damned Kiss, ho già il capitolo pronto !

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Capitolo 5
*** Il cielo che vedevo da laggiù ***


~ Il cielo che vedevo da laggiù ~ 



 

Ero passata? Ero davvero passata?
Quando ebbi la sensazione di sentire la voce di mia madre, fui sicura che fosse tutto un sogno, che mi sarei svegliata a momenti. Invece quella sensazione di essere avvolta da qualcosa, quella sensazione di trovarmi chissà dove, continuava ad impossessarsi della mia mente e del mio cuore.
-C-ce l’ha fatta- sentii dei sussurri intorno a me. Il silenzio assoluto era interrotto solo dal vociare di qualcuno.
Decisi di aprire gli occhi, non potevo stare a pensare su dove mi trovassi per tutto il tempo.
Alzai la testa aprendo gli occhi. Mi scontrai con un paio di occhi blu, blu cobalto, che mi fissavano. Rimasi un attimo ferma a guardare il ragazzo che avevo davanti. Era quello di prima, quello del portale. Solo che.. solo che ora era vero, era insieme a me, mi toccava. Le sue braccia erano intorno a me e le sue mani aperte dietro la mia schiena. Ecco cos’era quella sensazione di essere avvolta in qualcosa. Mi aveva stretta a sé per tirarmi dall’altra parte. Altra parte? Un momento, quindi ero.. ero passata attraverso quel portale?
Mi accorsi che non stavo respirando. Lui mi fissava ancora, un sorriso si dipinse sul suo viso. Solo ora potevo vedere bene quanto fosse bello. E quel sorriso poi. Scaccia subito quei pensieri, avevo cose ben più importanti su cui fare conto.
Voltai la testa guardandomi intorno lentamente. Ero a terra, quel ragazzo dagli occhi bellissimi era di fronte a me, seduto con le gambe aperte, come se fosse caduto all’indietro. Probabilmente era caduto all’indietro.  Io ero davanti a lui, tra le sue braccia. Eravamo su una specie di pedana bianca e intorno a noi c’erano tantissimi macchinari, sembrava quasi una stanza di uno scienziato tecnologico. Ma cos’era quel posto?
Vidi sulla pedana, proprio dietro al ragazzo dai capelli blu, una ragazza con un vestito azzurro, identico a quello che inspiegabilmente indossavo anche io. Lunghi capelli color oceano le ricadevano sulla schiena, legati in una coda bassa. Lei era.. era la ragazza del portale, quella che avevo visto le prime due volte! Era chinata, protesa verso di me e mi guardava intensamente. La sua espressione era un misto di emozioni: felicità, preoccupazione, curiosità..
Si inginocchiò di colpo accanto a noi allungando una mano per toccarmi, forse i capelli. Come se fosse un mostro la fissai con occhi sgranati e mi allontanai di poco da lei, avvicinandomi al ragazzo che  ancora mi teneva tra le braccia, ma con una stretta meno forte.
Perché avevo reagito così? Avevo paura sì, ma non sembrava cattiva. Ma i dubbi e l’angoscia non mi avevano fatto pensare.
-N-non voglio farti del male- mi disse mortificata ritirando la mano. Non sapevo cosa fare, dovevo fidarmi? Che fare? Non sapevo nemmeno dove mi trovavo.
Guardai il ragazzo accanto a me. Chissà perché, ma sentivo di poter fare affidamento su di lui. È  da pazzi una cosa simile, ma mi fidavo dei suoi occhi. Due occhi che fino a un’ora fa nemmeno immaginavo esistessero.
Lo vidi sorridermi e annuire come per tranquillizzarmi e dirmi che potevo stare calma, fidarmi. Quindi mi allontanai piano da lui senza accorgermi di essermi appiccicata al suo petto come una fidanzatina innamorata persa. Guardai la ragazzina vicino a me, ora riuscivo a vedere bene i suoi occhi, erano turchesi, bellissimi.
Mi aiutò ad alzarmi e mi porse la mano -Mi chiamo Rein-
Fissai le sue esili dita non sapendo se prenderle la mano e fare amicizia o scansarla e chiedere spiegazioni all’istante. Optai per la prima. La strinsi fissandola con aria intontita. Ancora non capivo dove mi trovassi e come fossi arrivata lì, ogni secondo che passava mi convincevo che non era un sogno, che era anche più reale della mia solita vita.
Sentii dei brusii alle mie spalle, mi voltai di scatto vedendo diverse persone che mi fissavano meravigliare.
Un ragazzo dai capelli color grano, una ragazza bionda con una capigliatura a mela e molto riccia. Al suo fianco un’altra ragazza dai lunghi capelli arancioni e un ragazzino più piccolo con una coda da leoncino. Vicino a loro, sospesa in aria, una bambina di pochi anni dai capelli rosa.
Li fissavo completamente fuori di me, con gli occhi spaventati che scrutavano ogni minimo particolare. La domanda spontanea che mi occupò tutta la mente era il perché indossassero tutti vestiti così assurdi. Sembravano quasi abiti di nobili estremamente particolari mischiati allo stile del circo.
Ad un tratto, quella piccola bambina che lievitava in aria sopra a.. che cos’era? Una piattaforma con l’immagine di una stella?  Beh, lei si avvicinò a me sorridendo e parlottando frasi incomprensibili data l’età. Realizzai solo quando mi stette per arrivare addosso che stava realmente volando. Sopra a una stella, ma stava volando!
Feci un passettino indietro senza rendermene conto fissandola con occhi sgranati. La vidi assumere uno sguardo deluso, cos’è, voleva venirmi in braccio?
Vidi il ragazzo che mi aveva portata lì avanzare verso di lei di qualche passo. Le sorrise -Milky, è ancora presto, è appena arrivata- le disse scompigliandole i capelli –perché non vai ad avvisare la mamma e gli altri?- a quelle parole, la bambina sorrise annuendo e mugugnando qualcosa. La vidi volare di corsa verso una porta dove scomparve. Dov’era andata? Ad avvisare.. gli altri chi?
Sentii degli occhi puntati addosso, peggio di prima. Mi voltai piano ritrovandomi due ragazze che mi fissavano a meno di tre centimetri dalla mia faccia. Erano le due ragazze che avevo visto prima in disparte insieme agli altri due. Rimasi immobile, che dovevo fare? Parlare? Quegli occhi verdi e arancioni mi mettevano in soggezione. Chi erano quelle ragazze? Ma soprattutto, chi erano tutti loro?
Mi soffermai a guardare la ragazza dai lunghi capelli arancioni. Sgranai gli occhi di colpo come una spiritata. Aveva.. aveva d-due orecchie! Due orecchie da leone sulla testa, che spuntavano tra i capelli. No, non poteva essere. Stavo davvero diventando pazza!
La ragazza notò cosa stavo fissando e si allontanò di un passo capendo la mia soggezione e ridacchiò mortificata coprendosi le orecchie. Aveva capito che non ero abituata?
L’altra rimase lì ferma. Sembrava una delle tipiche principesse antiche che si credono chissà chi. Mi prese di scatto la mano facendomi fare una giravolta. Mi studiò per bene da tutti i punti di vista. Mi batteva il cuore, avevo forse paura del suo giudizio?
-Non male- disse infine accennando un sorrisetto.
Voltai lo sguardo e tornai a guardare quel ragazzo dai capelli blu. Appena vide che lo stavo guardando tornò a dipingersi sul suo viso un sorriso dolce. Chissà se lo faceva perché gli andava o solo per confortarmi.
-Principessa Rein, ora che tutto è andato per il meglio, penso sia opportuno portarla fuori di qui-
Vidi la ragazza del portale annuire. Si chiamava Rein! Cercavo di mettermi in testa il suo nome, ma ormai la mia mente l’aveva memorizzata come Ragazza del Portale.
Spostai la testa verso la persona che le aveva appena parlato. Faticai a trovarla, fino a che vidi, ai piedi della pedana, alla mia sinistra, un uomo davvero molto basso. Indossava anche lui abiti stranamente ricamati e costosi. Aveva una specie di bastone. La sua carnagione era strana, era azzurrina-olivastra e aveva..
Dalla mia bocca uscì un urlo terrorizzato non appena lo guardai meglio, un istante dopo mi ritrovai per terra. Dovevo aver fatto un passo indietro ed ero caduta da quella pedana bianca senza passare per i piccoli scalini a poca distanza da me.
In quel momento non pensai affatto alla figuraccia che avevo appena mostrato a quelle persone. Il mio sguardo e la mia mente erano concentrati sulla figura di quell’ometto dalle orecchie sporgenti e a punta. Sembrava un misto tra un troll e un folletto. E poi il colore della sua pelle.. ma che razza di mostriciattolo era?!
Lo vidi assumere un’espressione offesa e severa, mentre tutti i ragazzi che mi stavano attorno scoppiarono in una fragorosa risata. Iniziamo bene.
Vidi il ragazzo dai capelli e occhi blu ancora sulla pedana fare qualche passo verso di me. Ma prima che arrivasse, sentii due forti braccia prendermi per i fianchi e aiutarmi a rimettermi in piedi. Mi voltai. Un ragazzo dai capelli color grano e due occhi rosso fiammeggiante mi sorrideva, un sorriso dolce e bellissimo anche il suo. Vidi sul suo capo una corona dorata, indossava uno strano completo, il classico che hanno i principi delle fiabe. Rise vedendo che stavo osservando il suo abbigliamento un po’ sorpresa. 
-Permettetemi di presentarmi, io sono il principe Bright, benvenuta- prese la mia mano e se la portò alla bocca facendo il baciamano. Ero sicurissima di essere avvampata all’istante. Ma.. ma che faceva? Da quando in qua ci si presenta così? E per di più dando del Voi?
Quando mi lasciò la mano mi voltai di nuovo verso il ragazzo sulla pedana. Non mi guardava, non sorrideva. Fissava il tipo che si era presentato come il Principe Bright con un’espressione seria, inespressiva, la stessa con cui l’avevo visto prima che iniziasse a parlarmi dal portale. Poi non appena notò che ero voltata verso di lui, scese e sorrise di nuovo.
Vidi Rein che anche lei scendeva piano i gradini e fissava Bright con un’espressione accigliata.. infastidita forse? Poi mi arrivò davanti e sorrise come se nulla fosse, un sorriso bello, sincero -Vieni, ti porto da mamma e papà-
 
-Rein!-
Una donna dai lunghi capelli rosso fuoco legati in una cosa alta, si mise a correre verso di noi. Si era alzata dal trono non appena aveva visto la Ragazza del Portale insieme a me e a tutti gli altri ragazzi entrare in un grande salone. Era una sala del trono quella?
In effetti sembrava proprio di essere in un castello, avevamo percorso molti corridoi e stanze, erano uguali a quelle dei libri di fiabe. E poi anche gli abiti e le corone di tutti facevano pensare a un insieme di nobili. Ora era chiaro anche il modo inusuale di vestirsi e la presentazione di quel ragazzo. Adesso che ci ripensavo quell’omino strano aveva chiamato Rein “principessa”.
-Mamma ce l’ho fatta!- urlò Rein correndo incontro a quella donna.
Alle loro spalle vidi un uomo molto simile a Rein, aveva lo stesso colore dei suoi capelli, doveva essere il padre, alzarsi con più calma e raggiungerci un istante dopo. I due voltarono lo sguardo su di me facendomi di nuovo sentire gli occhi di tutti addosso.
Vidi la donna sorridere, aveva.. gli occhi lucidi? Avanzò verso di me mentre piccole lacrime iniziavano a scenderle sulle guance. La domanda che avevo nella testa non era perché stesse piangendo, ma perché fosse la mia copia sputata. Aveva i miei stessi capelli, i miei stessi occhi. Perché mi somigliava così tanto, perché anche Rein era identica a me?
Mi abbracciò singhiozzando e mugugnando monosillabi incomprensibili. Rimasi ferma, irrigidendomi. Perché quella donna faceva così?
Mi lasciò dopo circa un minuto, per tutto il tempo mi aveva accarezzato i capelli. La guardai confusa con le sopracciglia talmente alzate che sparirono sotto alla mia frangetta rossa.
-Elza, lasciala respirare- disse il marito tirandola per un braccio e allontanandola da me di qualche passo. Vidi Rein sorridere.
-B-beh perché non vai a cambiarti e ti riposi, è notte, sarai stanca- disse allora la donna asciugandosi le lacrime e sorridendo. Io annuii senza sapere il perché mentre Rein mi portava da qualche parte tirandomi per il polso.
Quando fui sulla porta sentii i ragazzi parlare con quello che poteva essere il re, il padre di Rein. Aveva detto loro di rimanere lì per la notte.
Guardai per un secondo indietro. Perché mi sentivo sollevata del fatto che quel ragazzo che mi aveva portata qui rimanesse nelle vicinanze?
 
Mi guardavo allo specchio incerta. Rein mi aveva fatto indossare un abitino, per fortuna, abbastanza semplice che fungeva da pigiama. Aveva notato che quando aveva tirato fuori una vestaglia da principessa lunga fino ai piedi come quella che ora indossava lei piena di fiocchi e pizzi, avevo fatto involontariamente una faccia disgustata. Così me ne aveva data una più corta, al ginocchio, rosa pallido, con le maniche a sbuffo che mi arrivavano morbide ai polsi. Non era l’esatto stile che mi caratterizzava, ma poteva andare per dormire.
-Ti piace?- mi chiese vedendo che mi fissavo allo specchio.
Mi accorsi che fino a quel momento non avevo aperto bocca. Ero stata zitta e terrorizzata per tutto il tempo -Sì-
-Allora ce l’hai la lingua- scherzò sorridendo guardando il mio riflesso nello specchio.
Sorrisi involontariamente in segno di scuse -Chi siete?- chiesi poi senza pensarci. Stavo riprendendo l’uso della parola, dovevo approfittarne.
La vidi esitare, forse non sapeva cosa dirmi o come dirmelo. -Io sono la principessa di questo regno- disse cercando di non dare l’impressione da chi va fiero del suo rango -e tutti gli altri ragazzi che hai visto sono i principi e principesse degli altri regni. Ce ne sono altri, ma sfortunatamente i regnanti non erano qui prima-
La guardai misto tra il confuso e l’incuriosito .
-Ma li vedrai domani!- si affrettò a continuare come se avesse pensato che mi fosse dispiaciuto non poterli incontrare subito -Mentre la donna che ti ha abbracciato e l’uomo accanto a lei erano il re e la regina di questo regno. I.. i miei… i miei genitori- balbettò l’ultima parte della frase. Perché? Sembrava che non volesse dire “i miei genitori”, ma un'altra cosa. Non ci feci caso, quello che voleva dire lei era l’ultima delle mie preoccupazioni.
-Dove sono?- chiesi notando una finestra. Rein mi spinse verso di essa capendo che volevo vedere fuori. Mi affacciai, sotto di noi c’era un ampio giardino, sembrava un giardino reale. Realizzai che lo era in effetti.
Guardai più in là. Era buio, ma l’orizzonte era illuminato da tante lucine vicine di un villaggio, come i paesini di montagna. Non riuscii a vedere oltre, era tutto buio. Non distinguevo dove finiva il giardino, o dove finiva il villaggio. Anche il cielo era buio pesto. Meno male, almeno per ora non mi sarei sentita diversa vedendo quelle sette isole.
 
Mi ero addormentata senza accorgermene. Rein mi aveva portata in una stanza che stando a quello che aveva detto era di fronte alla sua. Era carina, enorme e lussuosa, ma carina. Mi ero sdraiata sul letto ed ero sprofondata nel sonno più assoluto senza pensare a nulla.
Quando mi sveglia, trovai Rein che stava per bussare alla mia porta, ma vedendomi in piedi mi aveva sorriso.
Ora eravamo fuori, fuori da quell’enorme palazzo, nel giardino. Stavamo scendendo gli scalini verso quel verde ben curato. Ora che guardavo avanti a me potevo benissimo vedere il villaggio che avevo visto la sera prima. Era lontano, lontanissimo ma era grande. Poi oltre quelle casette minuscole all’orizzonte vedevo il cielo, solo il cielo. Niente montagne, come se fosse una pianura immensa che non riesci a scorgere.
Alzai la testa. Rimasi ferma immobile con gli occhi fissi su quell’azzurro immenso.
Sentii delle voci alle mie spalle, se avevo memorizzato bene dovevano essere i ragazzi.. i principi del giorno prima che si erano fermati per la notte. Forse c’era anche quel ragazzo.
Non riuscii a girarmi, nonostante volessi salutarli e iniziare a fare qualche domanda, non riuscivo a distogliere lo sguardo da cielo.
Sentii Rein allontanarsi per raggiungerli e poi tutti insieme tornare accanto a me. Rein prima di dirmi qualcosa esitò -Fine, tutto be..-
-Dove sono?- la interruppi rimanendo nella stessa posizione –Dove sono le isole fluttuanti?-
Perché nel mio tono c’era una nota di agitazione, di paura? Avevo sempre odiato quelle isole perché mi rendevano diversa, perché solo io le potevo vedere. E ora che non c’erano più, ora che non le vedevo, perché mi sentivo persa? Forse perché non ero abituata a vedere un cielo limpido e pulito come quello? O forse perché le sentivo parte di me? O perché in fondo mi piaceva avere un segreto al quale nessuno sarebbe mai venuto a conoscenza.
-Ci sei sopra-
Come se una doccia d’acqua fredda mi avesse colpito all’istante, spostai lo sguardo su Rein. Sorrideva, sorrideva come se niente fosse. Io.. ero.. io.. dove? -Scusa?-
-Questa è l’isola al centro delle altre sei- disse aprendo le braccia per mostrare tutto, il palazzo, il villaggio, l’orizzonte.
Non capivo, non connettevo le parole. In pratica ero su una delle isole che vedevo nel mio cielo? Ma andiamo, che assurdità. Era impossibile, anche perché non avrei mai potuto arrivarci. Però c’era stato quel portare.. come lo avevano chiamato? Spazio-temporale. Avevano detto che metteva in contatto i due mondi. Due mondi? Allora io.. non ero più a casa mia, sul mio pianeta?
Mi misi a correre, corsi per non so quanto tempo senza motivo. Ma non in direzione del villaggio, ma del castello. Volevo arrivare da qualche parte, ma dove? Gli gira attorno. Non so per quanto corsi, per quanto ansimai, ma non mi fermai nemmeno una volta. Perché correvo così? Dove volevo arrivare?
Mi fermai di colpo, dovevo essere sull’esatto retro del palazzo. Davanti a me non c’era più nulla, come un burrone. Vedevo le nuvole. Nuvole? Cielo? C’era solo questo davanti a me.  Il mio vestito ondeggiava mosso dal vento e i capelli mi arrivavano negli occhi. Guardai i miei piedi. Pochi centimetri e poi il vuoto.
Sentii dei passi raggiungermi, dovevano essere i ragazzi.
Sporsi un po’ la testa e quel che vidi mi fece mancare il fiato, non respiravo. Sotto di me, sotto i miei piedi, a chilometri e chilometri, sotto le nuvole c’era.. c’era.. -Quello è il mio mondo- sussurrai a me stessa. Sembrava una di quelle immagini di Internet che mostrava la Terra dall’alto.
Davvero mi trovavo su una di quelle isole che vedevo solo io? Davvero ero sopra la mia città? Davvero mi trovavo nel cielo che di solito vedevo alzando lo sguardo?



 

 
 
 


SPOILER:
[…] Era come un ciclo continuo di produzione di energia. Niente potere nel Regno Solare, niente vita negli altri regni. Chiaro. […]
-Ed è quello che sta accadendo ora- mi interruppe guardandomi seria -e abbiamo bisogno del tuo potere per stabilizzare di nuovo l’equilibrio- […]
-Di nuovo?- […]
-Sì, è già successo quindici anni fa- il ragazzo dagli occhi blu, quello che mi aveva portata qui, si era finalmente deciso ad aprir bocca. […]
-Perché stavolta ci devo essere anche io?- […]
-Lui ha detto che se non lo faccio anche il mio mondo verrà distrutto. […] Quando potrò ritornare a casa?- […]
-Ora non devi pensare a questo. Se vuoi salvarli concentrati su questo mondo- […]















Ciao Belle donne di Efp ^^
Come state? spero bene! State vedendo Avatar? xD Io no, mi fa paura quel film. Quindi sono qua ad aggiornare
Ecco finalmente il quinto capitolo. Fine è passata dall'altra parte, HALLELUIAH! Lo so, gliel'ho tirata lunga, ma anche Shade doveva avere il suo momento di gloria xD
Beh, comunque sia Fine ha conosciuto Rein, Elza e Tolouse. E anche gli altri ragazzi che erano lì al momento. Povero Omendo, si è beccato del "troll" ahaha
E alla fine la nostra protagonista s è resa conto di essere su quelle isole che vedeva, sopra il suo mondo. (io non ce la farei, soffro di vertigini xD)
Spero vi sia piaciuto. L'immagine non è proprio azzeccata, però dovrebbe rappresentare Fine un po' confusa sulla situazione e Rein tutta contenta che se la guarda felice di averla vicina..
Vabbè, aspetto i vostri commenti. E ricordo sempre che accetto anche le critiche, così che possa migliorare ^^
Domani inizio gli allenamenti e non potrò aggiornare, ma martedì se non ho problemi dovrei mettere il capitolo di The Damned Kiss :)
Un bacione e buona serata!

 

p.s. Che tenero Shade che le sorrideva ^^ (scusate, attimo di entusiasimo xD)

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Capitolo 6
*** Il futuro dei nostri cieli ***


Il futuro dei nostri cieli ~


 

Non so per quanto rimasi ferma a fissare in basso. A fissare il mondo che poco prima calpestavo con i miei piedi. Non so nemmeno cosa fissavo di preciso, se le montagne, se l’oceano che vedevo da quella prospettiva o se solo quell’angolino di mondo dove sapevo c’era la mia città.
Il mio cervello, la mia mente non riusciva a comprendere a pieno che non ero a casa. Era difficile realizzare un pensiero simile, come potevo da un secondo all’altro accettare ,così di colpo, che mi trovavo su una specie di altro pianeta composto da sette isole che fluttuavano sopra il mio mondo?
Dopo non so quanti minuti di silenzio mi sentii tirare per un braccio, era Rein ne ero certa. Nonostante mi allontanai da quel “burrone” per aiuto del suo tocco, non spostai lo sguardo. I miei occhi erano ancora puntati laggiù.
-Fine- sentii la voce di Rein chiamarmi in un sussurro flebile. Mi girai piano ancora con l’espressione sconcertata sul viso, come se stessi ancora guardando quello spettacolare, ma inquietante panorama.
Non disse più nulla, si limitò a fissarmi dispiaciuta, forse sembravo davvero scioccata.
Guardai alle sue spalle, c’erano tutti i ragazzi della sera prima. Mi soffermai sul tipo che mi aveva portata qui. Perché i miei occhi si concentravano su di lui? Forse perché mi ero fidata subito di quel ragazzo senza alcun motivo. Ero stata una vera stupida. Avevo deciso di raggiungerlo e ora dove mi trovavo? Da qualche parte che non era casa mia.
 
-Ecco a voi- mi sorrise una cameriera mettendomi sotto al naso una tazza di..tè? La vidi allontanarsi dopo averlo consegnato a tutti.
Rein e gli altri mi avevano trascinata, mentre ancora fissavo il mio mondo, in un angolo del cortine del castello. Era molto grazioso, circondato da piante e fiori. Eravamo seduti a un tavolo bianco, il tipico arredamento da giardino. Lì avrebbero dovuto raccontarmi un po’ di cose.
Vidi Rein sospirare, e dopo un cenno da parte degli altri come per darle il permesso di parlare, iniziò a fissarmi. Poi sorrise vedendo che mi rigiravo stranamente in mano la tazza -È un normalissimo tè-
Arrossii notando che si erano accorti tutti della mia titubanza in ogni minima cosa che facevo. Ma era normale no?
-Beh penso che tu sia un po’ confusa- disse. Sì, giusto un pochino. -Proverò a raccontarti dall’inizio.. il perché sei qui- a quelle parole mi misi sull’attenti, era proprio quello che aspettavo dalla sera prima.
-Il nostro mondo, Wonder, è composto da sette regni, ognuno disposto su un’isola, come le chiami tu. Wonder appartiene a un altro spazio temporale, a un altro universo- cercava di trovare le parole adatte per farmi capire meglio -un luogo ben differente e lontano dal tuo mondo-
-Ma io vedevo benissimo le isole galleggianti- dissi senza pensare, aveva detto molto lontano, allora perché quando ero a casa mia le vedevo benissimo?
Vidi improvvisamente alcuni dei ragazzi sorridere, mentre quella principessa dai capelli arancioni mi guardava come ammaliata. Mi resi conto che era la prima volta che mi sentivano parlare, tutti a parte Rein e quel principe dagli occhi blu. Arrossii, nascondendomi nelle spalle come se avessi parlato troppo. Non sapevo perché ero in imbarazzo, non era da me parlare così poco.
-Perché tu sei speciale- disse Rein. La stessa frase di lui. -Questo regno, il Regno Solare, è al centro degli altri sei. Li alimenta fornendo loro energia e vita- continuò poi -ma anche questo regno ha bisogno di ricevere energia, essa è chiamata Benedizione del Sole. Mantiene il Regno Solare dando forza vitale e luce, permettendo la vita. Negli eredi di questo regno è contenuto il Potere di Prominence che mantiene l’equilibrio dell’energia della Benedizione del Sole. Senza di esso, senza un erede, il regno e di conseguenza gli altri sei cadrebbero-
-N-non credo di capire..- era un concetto difficile per me, era chiara la cosa, ma non del tutto.
-Ti faccio un esempio- ci interruppe, se mi ricordo bene il nome, Bright -È come il sole nel vostro mondo. La vostra luce solare, che rappresenterebbe il Potere di Prominence qui, alimenta le piante e i vegetali paragonabili alla Benedizione del Sole. Se sulla Terra non ci fosse la luce le piante morirebbero e non sarebbero in grado di creare ossigeno per gli altri esseri viventi. Così se non ci fosse un erede con Prominence, la Benedizione del Sole del Regno Solare non potrebbe mai permettere che ci sia vita nel suo e negli altri regni-
Ora era un po’ più chiaro. Era come un ciclo continuo di produzione di energia. Niente potere nel Regno Solare, niente vita negli altri regni. Chiaro.
Cercai di annuire il più convita possibile, poi Rein riprese la parola, ma non mi sfuggì l’occhiata di ammirazione e quel sorriso involontario che le comparve sul viso mentre Bright tornava a tacere -Per mantenere stabile l’energia della benedizione del Sole, il potere di Prominence deve essere il più costante possibile. Se questo non dovesse accadere, la Benedizione si indebolirebbe, fino a portare la caduta del regno e degli altri sei-
Rimasi ferma immobile a guardarla e a formare immagini nella mia mente su quello che aveva appena detto: distruzione? Dopo poco spostai lo sguardo intorno a me, fissando all’orizzonte il villaggio di quel regno. Sembrava tutto normale.
-Ma..-
-Ed è quello che sta accadendo ora- mi interruppe guardandomi seria -e abbiamo bisogno del tuo potere per stabilizzare di nuovo l’equilibrio- “Di nuovo”? Non sapevo perché, ma la mia attenzione era ricaduta proprio su quelle due parole. Non era la prima volta che succedeva allora?
-Di nuovo?- forse non dovevo chiederlo. La vidi esitare, aveva un’espressione da chi ha detto qualcosa di troppo.
-Sì, è già successo quindici anni fa- il ragazzo dagli occhi blu, quello che mi aveva portata qui, si era finalmente deciso ad aprir bocca. Mi ero quasi dimenticata la sua voce, nonostante fu una di quelle che avevo sentito di più tra i ragazzi presenti. Stavolta però non mi sorrideva, era serio, freddo. Lo vidi spostare lo sguardo su Rein, lei ricambiò l’occhiata con espressione dura. Non si andavano a genio forse? O c’era altro?
-Già, ma ora abbiamo bisogno di te- si affrettò poi a dire lei tornando a guardarmi. Sembrava quasi che volesse sviare il discorso della volta precedente di quindici anni fa. Mi sorse di colpo una domanda, non riuscii a trattenerla anche se forse avrei dovuto.
-Ma perché avete bisogno di me? Quindici anni fa avete detto che è successa la stessa cosa, e io quella volta non c’ero e avete sistemato tutto. Perché stavolta ci devo essere anche io?-
Osservai gli sguardi di tutti. Perché sembravano bambini colti durante una bravata? Rein mi fissava quasi terrorizzata, poi la vidi calmarsi, forse voleva nascondermi la sua agitazione. Mi sa che non avrei dovuto fare quella domanda.
-Perché quindici anni fa ti..-
-Perché quindici anni fa lo squilibrio era minore e ancora all'inizio. Ora invece la situazione è più complessa- Rein aveva bruscamente interrotto il principe dagli occhi cobalto che aveva iniziato a parlarmi con un tono troppo serio. Sembrava che volesse rivelarmi una verità nascosta da anni. Invece il tono di Rein era agitato, quasi per impedire a lui di parlare, come se non volesse che io sapessi qualcosa. Mi sentii come esclusa, beh in effetti ero l’unica diversa in quel mondo, lo ero anche prima.
Vidi il principe alzarsi e sbattere fortemente le mani sul tavolo facendo tremare tutte le tazzine, fissava Rein quasi con astio -Prima o poi dovrai dirlo!-
-Non adesso!- ribatté lei alzandosi a sua volta e facendo ondeggiare il suo lungo vestito da principessa color indaco.
-Sei una stupida- grugnì lui. Lo vidi allontanarsi a grandi passi.
-Mi dispiace.. non dovevo chiederlo- abbassai la testa. Mi sentivo in colpa, quei due non  sembravano andare sempre d’accordo, ma essere la causa del litigio di due persone era frustrante. Ero mortificata.
Rein si sedette di nuovo e mi sorrise –No, non è colpa tua. Non siamo mai andati d’accordo-
Avevo notato benissimo che aveva evitato di dirmi il perché si fosse scaldato così, e quello che lei avrebbe dovuto dire, secondo le parole del principe. Ma non chiesi più nulla.
-Comunque, ci darai il tuo aiuto?-
-Lui ha detto che se non lo faccio anche il mio mondo verrà distrutto-
-Sì, i nostri mondi sono uno il riflesso dell’altro, sono strettamente collegati da portali spazio-temporali. Se uno cade, l’altro muore- disse con un tono di amarezza.
Mi salì un’ansia tremenda nel petto. Quando lo aveva detto quel ragazzo, nel portale, mi ero spaventata, ma ora era diverso. Adesso avevo la certezza che sarebbe accaduto quello che dicevano perché conoscevo la storia, o almeno una parte.
-È per questo che ci sono frequenti terremoti nel mio mondo?- avevo paura della risposta.
-Sì- disse abbassando un po’ la testa -Le conseguenze dell’indebolimento di Wonder stanno già iniziando a verificarsi anche sulla Terra-
Strinsi i pugni spiegazzando il tessuto del mio abito. Ripensai a mia madre, a mio padre, a Chiyako, alla mia migliore amica, alla mia scuola, persino alla vecchia fruttivendola. Avrei perso tutto se non avessi fatto qualcosa.
Guardai dritto davanti a me, oltre le spalle della ragazza dai capelli biondi. Guardai un orizzonte che non era il mio, che non era quello che vedevo di solito. Oltre quell’orizzonte, in basso, sotto alle nuvole flebili e bianche c’era la mia casa. Una casa in cui volevo tornare, che volevo salvare.
-Quando potrò ritornare a casa?- chiesi in sussurro fissando sempre quel punto lontano.
Sentii Rein sobbalzare per poi irrigidirsi sulla sedia. Gli altri la guardarono un po’ dispiaciuti, come se lei stesse soffrendo. Perché? Non chiesi nulla.
-Se vorrai, quando tutto sarà finito- disse con tono indecifrabile. Non riuscivo a scorgere sentimento in quello che aveva detto.
-E quando finirà?- nessuna risposta. Non la volevo nemmeno una risposta. -Come faccio a far sapere loro che sto bene?- chiesi poi pensando a quanto potessero essere preoccupati i miei genitori non trovandomi nel mio letto.
-Ora non devi pensare a questo. Se vuoi salvarli concentrati su questo mondo- non mi piacque affatto il modo in cui parlò Rein. Lo disse come se i miei genitori non fossero importati, come se l’idea di avvisarli fosse futile, stupida. Certo, non era lei a trovarsi lontano dalla sua famiglia senza che questa lo sappia.
-Tu puoi salvare il futuro dei nostri mondi, Fine- mi tornarono in mente le parole di quel ragazzo. Io volevo davvero salvare la mia famiglia, il mio mondo.
Alzai lo sguardo su di loro, su tutti loro -Vi aiuterò-
Sorrisero. Sorrisero tutti tranne Rein.

 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SPOILER:
Alzai lo sguardo per puro caso incontrando quello di un ragazzo appoggiato a una.. era forse una mongolfiera con la base a forma di barca? […]
Iniziai a camminare verso di lui. Forse perché volevo parlargli, forse solo per guardarlo meglio. […]
-Mi dispiace- dissi allungando le braccia e consegnandogli sua sorella, Milky era la sorella giusto?
-Per cosa?- […]
-Starai qui nel frattempo?- chiese poi, sembrava irritato. […]
-Come ti chiami?!- […]
Si girò e sul suo viso si dipinse un sorriso bellissimo. Sembrava più un sorriso soddisfatto che uno dolce come quelli di prima. Si aspettava forse che glielo chiedessi?
-Shade- […]
-Mi stai facendo una marea di domande su Shade e sul suo regno, te ne sei accorta?- […]

















Buonasera! *me che tiene in mano un cuscino*
ok, prima di lanciarmi insulti per le mie numerose assenze e i terrificanti ritardi, vorrei prima dire qualcosina. Come ho detto nell'Angolo Autrice dell'altra storia, io amo scrivere e se ritardo così tanto è perchè davvero sono impegnatissima. La scuola in queste prime settimane è faticosissima, mi stanno riempiendo di verifiche, e poi gli allenamenti sono aumentati.. Poi ho un lavoro importante da fare con la mia migliore amica e mi prende un po' di tempo..
Comunque sia, davvero mi dispiace. Scrivere ff è una delle cose che amo di più e spero davvero di non deludervi. Cercherò il più possibile di essere un po' meno in ritardo, spero.
Passando al capitolo.. spero abbiate capito qualcosa in più, più che altro sulla questione del Potere di Prominence e bla bla.
Fine si è decisa di aiutarli, ma sarà tutto rose e fiori come si aspetta? Ne sarà in grado? O forse è tutta una sua fantasia e la realtà di quello che dovrà affrontare è ben diversa? Non ve lo immaginate nemmeno cosa il mio cervello sta architettando ^^
L'immagine non so se è proprio centrata (il cappello non dovrebbe esserci xD).. diciamo che volevo che rappresentasse in generale la tristezza di Rein per quello che sta accadendo, ma più che altro il momento in cui non sorride e ci rimane male per alcune parole di Fine quando parla dei genitori e che vorrebbe comunicare con loro.. Sono certa che avete intuito qualcosa, ma svelerò tutto mooooolto più avanti.
Beh non so che altro dire.. spero vi sia piaciuto e che non vi siate annoiate :)
A presto.
Ross

p.s. [Non so cosa dire qua..] ... Spero che a scuola stia andando bene a tutte voi ;) [pessima]

 

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Capitolo 7
*** Il tuo regno nel cielo ***


Il tuo regno nel cielo 

 


Poco prima di pranzo i ragazzi se ne andarono. Non so perché, ma mi dispiaceva, avevano facce simpatiche, e poi avevano la mia età, mi sentivo bene con loro.
Guardai Lione e Tio salire sulla loro mongolfiera arancione. Il loro regno doveva aver mandato qualcuno a prenderli dato che i loro genitori erano andati via il pomeriggio del giorno prima dopo la riunione che si era svolta secondo i racconti di Rein poco prima del mio arrivo. Al contrario i ragazzi erano rimasti qui a sostenerla e poi.. beh ero comparsa io.
Li salutai a malincuore occupando poi la mente dal pensiero che almeno avevo conosciuto i loro nomi e che.. magari potevamo diventare amici.
Vedemmo i genitori di Rein uscire dal castello. Si fermarono davanti alle mongolfiere giusto in tempo per salutare con un cenno di mano i principi del Regno di Mera Mera andare via, se non sbaglio era quello il loro regno.
Vidi Bright inchinarsi elegantemente davanti ai sovrani salutando cordialmente e in una maniera davvero troppo educata per me. Poi lo vidi rivolgere un sorriso a Rein e baciarle la mano, lei arrossì. Ero sicura di aver afferrato i pensieri di lei: probabilmente aveva una cotta per quel principe.
Poi Bright si avvicinò a me, fece un inchino allungando la mano per prendere la mia. Vidi di sottecchi Rein che lo guardava, guardava me e lui, e mi sentii una traditrice. Perché? Non la conoscevo nemmeno.
Nascosi la mia mano dietro la schiena intrecciando le dita di entrambe le mani e sorridendo nervosamente -È stato un piacere-
Lo vidi un po’ confuso, ma poi sorrise -A presto-
-Ciao Altezza- salutò Rein vedendola entrare con la grazia di una vera principessa. Lei era una principessa! Accidenti, non riuscivo ancora ad afferrare l’idea che fossi circondata da nobili.
-A presto- disse lei come il fratello accennando un sorriso, era davvero una bella ragazza. Peccato solo che lo sapesse bene, rendendosi un po’ vanitosa agli occhi di tutti.
Li vedemmo entrare nella mongolfiera, anch’essa mandata dai loro genitori dal loro regno, e partire verso il cielo.
Fissavo il mezzo che diventava sempre più piccolo, un puntino. Poi sentii una presenza accanto a me, non Rein. Mi voltai, trovandomi di fronte una bambina dai grandi occhi blu, sospesa per aria, che mi fissava curiosa. Le sorrisi un po’ titubante. Avevo sempre fatto piangere mia sorella Chiyako quando mi avvicinavo a lei quando aveva pochi anni, anche senza fare nulla. 
La vidi sorridere mostrando la punta di un dentino nella gengiva inferiore. Forse il problema del pianto era di mia sorella, non mio.
Mi venne in braccio e iniziò a giocherellare con una ciocca dei miei capelli. Sorrisi divertita e la tenni tra le braccia per evitare che cadesse nonostante avesse quella stellina volante.
Alzai lo sguardo per puro caso incontrando quello di un ragazzo appoggiato a una.. era forse una mongolfiera con la base a forma di barca? Mi incantai a guardare i suoi occhi. Dalla prima volta era la cosa che mi avevano colpito di più. Mi fissava serio con le braccia incrociate e un ginocchio piegato con il piede appoggiato alla mongolfiera. Ora non indossava più la camicia e i semplici pantaloni della sera prima, quando lo avevo visto la prima volta. Aveva un completo alquanto bizzarro, almeno per il mio stile, giallo e nero. Sembrava un vero principe ora, e poi quella corona in testa gli dava un’aria ancora più rigida e severa. Quando sorrideva sembrava un’altra persona.
Iniziai a camminare verso di lui. Forse perché volevo parlargli, forse solo per guardarlo meglio. Mi ricordai della discussione che aveva avuto con Rein per colpa mia.
Lo raggiunsi e lui si mise dritto, staccando la schiena dalla mongolfiera. Mi fissò per un istante, un istante che sembrava interminabile. Sembrava fosse arrabbiato, furioso. Poi assunse un’espressione più rilassata e sorrise. Mi sorrise come aveva fatto quando lo avevo conosciuto. Sentii le mie guance accaldarsi, forse stavo arrossendo. Era come se non vedessi quel sorriso da tanto tempo, d’un tratto fui sollevata di quel gesto, almeno non era in collera con me.
-Mi dispiace- dissi allungando le braccia e consegnandogli sua sorella, Milky era la sorella giusto?
-Per cosa?- chiese con sguardo confuso, ma la sua voce era impassibile. Prese sua sorella in braccio.
-P-per prima. Non dovevo fare quella domanda-
Lo vidi guardare Rein lontano, dietro di me, senza alcuna espressione. Poi tornò da me e sorrise di nuovo -Non siamo mai andati d’accordo- sorrisi dentro di me, era la stessa cosa che mi aveva detto lei.
-Starai qui nel frattempo?- chiese poi, sembrava irritato. Qualcosa mi diceva che la risposta la conosceva già. Annuii.
Lo vidi annuire di rimando. Perché avevo quell’impressione che fosse come contrario all’idea? Perché secondo lui non era una buona cosa stare qui, nel Regno Solare? C’era qualcosa che non sapevo?
Mi sorpassò mentre riflettevo. Me ne accorsi solo quando non lo trovai più davanti a me. Era andato a salutare i genitori di Rein. Poi le passò accanto facendo un misero inchino con un cenno della testa. Lo vidi sussurrare qualcosa sempre con quello sguardo freddo e duro. Ero curiosa di sapere cosa le avesse detto, ma non lo chiesi, non erano affari miei. Potevano dirsi qualunque cosa, io non ero nessuno per saperlo.
Tornò verso di me, verso la sua mongolfiera. Sorrise e mi superò.
-Come ti chiami?- gli chiesi poco prima che entrasse nella mongolfiera. Perché diavolo lo avevo chiesto? Oltretutto mi accorsi di aver usato un tono abbastanza alto, era stato così evidente che volessi saperlo?
Si girò e sul suo viso si dipinse un sorriso bellissimo. Sembrava più un sorriso soddisfatto che uno dolce come quelli di prima. Si aspettava forse che glielo chiedessi?
-Shade- si limitò a dire prima che la mongolfiera prendesse il volo lasciandomi solo un nuvolone di polvere attorno. Dovetti coprirmi il viso con le braccia mentre il vestitino chiaro che indossavo svolazzava di qua e di là come una tenda mossa dal vento. Poi riuscii a rialzare lo sguardo e vedere quella nave-mongolfiera con il pallone a forma di mezza luna ormai lontana.
 
-Perché aveva uno scafo al posto che una cabina?- chiesi a Rein mentre mi faceva fare il giro del castello. Era pomeriggio, avevo pranzato insieme a lei e ai suoi genitori, era stato piacevole anche se mi sentivo poco a mio agio.
-Perché il Regno della Luna ha un clima desertico e spesso volare lì è pericoloso per la sabbia..-
-C’è un deserto in quel regno?- la interruppi curiosa.
Lei rise annuendo. -Mi stai facendo una marea di domande su Shade e sul suo regno, te ne sei accorta?-
Dopo un attimo che riformulai la sua frase nella mia testa, la guardai di scatto arrossendo. Era vero, avevo iniziato a fare domande a raffica su Shade, sul suo abbigliamento, su sua sorella, su sua madre, sul suo regno e persino sulla sua mongolfiera. Sembrava che avessi ripreso l’uso della parola e stessi recuperando tutto quel tempo che avevo perso stando zitta. Ma la cosa peggiore era che mi interessava sapere quelle risposte, e Rein aveva maledettamente ragione.
-N-non è vero! È..è solo una coincidenza- balbettai nonostante sapessi che le mie guance rosso acceso avevano fatto danno. Lei ridacchiò di nuovo ma non disse nulla, forse aveva capito che ero in imbarazzo.
Quel pomeriggio lo passai bene. Avevo visitato gran parte del castello. Ero sicura che se avessi vissuto lì per il resto della mia vita ci sarebbero state stanze in cui non avrei mai messo piede da quanto era grande quel posto. Ma fortunatamente me ne sarei tornata presto nella mia semplice villetta a due piani nel bel mezzo della costa orientale di Hokkaido. Lontana da tutto quel lusso e quella galanteria che non mi appartenevano.
Anche la cena era passata tranquillamente. Avevo cercato di essere il più educata e formale possibile a tavola, ma tra i vari cibi c’era il pollo, come facevo a mangiare una coscia di pollo con le posate? E poi quali posate, ce n’erano a milioni. Ora che ci pensavo il pollo era l’unico piatto che avevo riconosciuto, il resto dei cibi erano talmente complicati e lussuosi che non avevo la minima idea di cosa fossero composti.
 
Prima di andare a dormire Rein era passata nella mia stanza, la sua era quella di fronte. Indossava una vestaglia lunga e celeste chiaro. Era piena di fiocchetti, pizzi e merletti. Nonostante la considerassi eccessiva per essere un pigiama le stava bene, le stava bene tutto.
Io avevo preso dall’armadio che avevano messo a mia disposizione nella stanza in cui alloggiavo una vestaglia più semplice. Era giallo pallido, mi arrivava poco sopra le ginocchia e aveva le maniche corte a palloncino. La odiavo, era scomoda, ma non avevo trovato traccia di pigiami normali composti da pantaloni e maglietta.  Non le dissi nulla, erano già stati fin troppo gentili e ospitali con me.
-Fine senti..- disse sedendosi sul letto vicino a me -domani sera ti dispiacerebbe se organizzassimo.. una festa di benvenuto?- Festa di benvenuto? Sicuramente se io non fossi stata completamente estranea al linguaggio regale Rein avrebbe usato parole più appropriate all’evento. Ma.. una festa per me? Ma perché? Non ero lì di certo per giocare o divertirmi ad una festa. Ero lì per salvare il mio e il suo pianeta! -Si insomma..- continuò poi vedendo che non rispondevo -volevamo festeggiare qui insieme agli altri regni il tuo arrivo. L’arrivo.. della persona che riuscirà ad aiutarci a salvare Wonder-
Le sorrisi per educazione anche se dentro di me mi sembrava eccessiva una cosa simile. Cioè, lo facevo anche per dovere verso il mio mondo, non per essere proclamata “l’eroina del secolo che salvò Wonder”.
Mi era sembrato che ci fosse di più. Aveva pensato qualche istante prima di dire “..della persona che riuscirà ad aiutarci a salvare Wonder”, come se volesse dire altro, ma si fosse limitata a questo. In effetti non era la prima volta che avevo l’impressione che mi stesse tenendo all’oscuro di qualcosa, anche prima con gli altri e il giorno precedente era successo. Diceva sempre cose al posto di altre. Ma sicuramente era una mia impressione, una mia fantasia. E anche se fosse stato davvero così non mi sentivo di chiederle nulla, se non mi diceva niente era una sua decisione, e io non volevo sapere altro. -Grazie, ma.. non credo sia necessario-
-Invece sì! Ti faremo conoscere ufficialmente a tutti, vedrai sarà fantastico!- disse d’un tratto entusiasta prendendomi le mani. Le sorrisi poco convinta, però mi piaceva vederla felice.
-Ti farò indossare un abito stupendo! Favoloso!- a quella frase mi preoccupai. Un vestito tipo quelli che indossavano le principesse? Come i suoi, quelli di Altezza e Lione? Ma erano orrendi! No no, non mi avrebbe mai fatto indossare una cosa simile. Non le dissi nulla per non rovinarle la gioia del momento, ma l’indomani le avrei spiegato per bene che quei vestiti dovevano stare alla larga da me.
Dopo aver chiacchierato per un po’, uscì dalla mia stanza.
Io mi affacciai al balcone della camera, guardando chissà dove. Poi alzai lo sguardo verso il cielo. Mi mancava il mio cielo, quello in cui ero ora visto dal basso. Mi mancava casa mia, la scuola, Ayako, la mia famiglia. Ma dovevo resistere, li dovevo salvare, no?
Occupai la mente con altri pensieri. La sera successiva ci sarebbe stato davvero un ballo in mio onore? Non avevo mai sentito una cosa simile, soprattutto non avevo mai pensato si potesse fare per me.
Mi immaginai con uno di quegli abiti addosso e non trattenni una smorfia disgustata. Poi mi misi a ridere pensandomi mentre ballavo il valzer anche se non lo avrei fatto per nulla al mondo. Inaspettatamente, mentre pensavo all’idea stramba del valzer il viso dell’uomo con cui danzavo era quello del principe Shade.
Scossi la testa irritata, perché diavolo mi ero immaginata a ballare con lui?! Non avrei mai avuto motivo di fare un valzer, per lo più con lui. Detestavo ballare, soprattutto la musica lenta e noiosa, no. Non lo avrei mai fatto.
Tornai dentro e mi stesi sul letto. Mi addormentai presto stranamente serena, sperando che la sera successiva sarebbe stato davvero un ballo fantastico come aveva affermato Rein.



 

 
 



 
SPOILER:
-Chissà come riusciranno a nasconderlo stasera- disse Altezza un po’ preoccupata guardando l’entrata del castello che si riempiva piano piano di nobili venuti dai vari regni […]
[…] -Maledizione è la principessa! Deve sapere per quale motivo abbiamo bisogno proprio del suo aiuto!- Shade stringeva i pugni. Non sapeva nemmeno lui perché si fosse scaldato così […]
Rimasi immobile quando vidi tutta la gente sotto di me, nel salone che ci fissava, che mi fissava. Che fissava l’eroina del momento. Ma sarei davvero riuscita a non deluderli tutti? […]
-Ti stai annoiando, eh?- chiese lui improvvisamente.
-No, ma che dici!- mi affrettai a dire sventolando le mani. Era vero, era così evidente? […]
















Buon pomeriggio favolose ragasuolee :D
Ok, scusate se non ho messo questo capitolo anzichè quello di The Damned Kiss, ma siccome oggi sono di particolare umore perchè mi sono balzata la scuola perchè c'era manifestazione (e ho fatto pure il picchetto e mi sento una bulla ahaha), e il mio migliore amico viene a trovarmi lunedì, mi è venuto in mente questo che ritengo abbastanza "felice". Lo so sono strana, ma quando sono strafelice non riesco a scrivere capitoli mosci o con suspance, verrebbe un deygfnwdgmxgeyfnd.
Beh.. per quanto riguarda questo capitolo spero vi sia piaciuto.. ho voluto un po' parlare di Shade e Fine *--* ahaha
L'immagine dovrebbe rappresentare il fatto che Fine inzia a incuriosirsi su Shade, la sua vita ecc.. spero si capisca il messaggio.
Ora vado, aspetto con ansia i vostri pareri eh! E ripeto che se avete consigli sono ben accetti ;)
Un bacione grande! 
Ross

p.s. un ballo in onore di Fine *--* che succederà? ahhhh io lo so, ma non posso dirvelo.. uffa! Ross morditi la lingua non puoi spifferare tutto!

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Capitolo 8
*** Ballando sotto un cielo che non è il mio ***


Ballando sotto un cielo che non è il mio ~ 



 

Mi svegliai da sola per colpa dei raggi solari che mi arrivavano dritti negli occhi. Mi alzai subito, era una delle poche volte che non avevo voglia di tornare a dormire.
Guardai fuori dalla finestra il cielo: niente isole. Dopo un attimo di agitazione mi ricordai di essere su quelle isole. Fissai per un attimo quel pulito azzurro con un po’ di nostalgia di casa. I miei pensieri vennero interrotti dalla porta che si aprì di colpo alle mie spalle.
-Fine svegl..- era Rein -Oh, sei già in piedi. Forza preparati per la colazione, abbiamo un po’ di lavoro da fare- sorrisi a quelle parole. Finalmente potevo rendermi utile in qualche modo.
Subito dopo colazione però mi resi conto che quel “abbiamo un po’ di lavoro da fare” non era inteso come lo pensavo io, ma come lei voleva addobbarmi per la festa. Mi fece provare vestiti di ogni tipo, di ogni tessuto, di ogni colore. Nonostante io le avessi spiegato bene il mio volere, non mi diede retta. Rispose invece ai miei “Ma non è presto? La festa è stasera!” con dei ripetuti “No, non c’è tempo! Sei l’ospite d’onore, devi essere perfetta!”.
Mi ritrovai la sera, poco prima dell’inizio del ballo, ad indossare un abito estremamente scomodo, per non parlare delle scarpe. Era bello, molto bello, lo dovevo ammettere, ma non addosso a me. Non ero tipo da queste cose, men che meno da tacchi. Rein continuava a ripetere che ero perfetta, una dea, ma non le davo retta. Quella che vedevo allo specchio non ero io.

 



 -Buonasera principe Shade- si inchinò cordialmente Altezza seguita da suo fratello che si limitò al solito “ciao” amichevole che si scambiava sempre con il principe del Regno della Luna. I tre erano appena atterrati nel cortile reale del Regno Solare per il ballo organizzato per l’arrivo di Fine. Indossavano i loro abiti regali molto eleganti, sembravano proprio usciti da un libro di fiabe.
Shade si fermò salutando i due principi appena arrivati. I genitori dei tre iniziarono ad entrare nel palazzo mentre i figli rimasero fuori per qualche istante.
-Chissà come riusciranno a nasconderlo stasera- disse Altezza un po’ preoccupata guardando l’entrata del castello che si riempiva piano piano di nobili venuti dai vari regni, quella sera non ci sarebbero stati solo i regnanti, ma anche le famiglie più ricche.
-Già, sarà difficile, visto che tutti conoscono la verità. A parte le famiglie reali però, nessuno sa di dover tenere segreta la sua identità a lei stessa- convenne Bright portando anche lui lo sguardo sui nobili appena arrivati. Entrambi tenevano un volume di voce basso, come se non volessero farsi sentire.
-Avrebbero dovuto dirglielo prima- intervenne Shade freddo. Lui aveva provato a dirle la verità quella volta, ma Rein aveva subito rigirato tutto, provocando poi quel battibecco.
Altezza lo guardò poco convinta, aveva ragione sì e no. Dipendeva dai punti di vista -Però lei potrebbe non capire, ha..-
-Maledizione è la principessa! Deve sapere per quale motivo abbiamo bisogno proprio del suo aiuto!- Shade stringeva i pugni. Non sapeva nemmeno lui perché si fosse scaldato così, perché fosse estremamente convinto che Fine dovesse sapere la verità subito, e non aspettare chissà quanto. Forse perché  avrebbe sofferto di più se glielo avessero detto a fine missione, non permettendole di tornare sulla Terra, obbligandola a rimanere nella sua vera casa.
-Calmati Shade- sussurrò Bright guardandolo severo sia per aver alzato la voce, sia per essersela presa con sua sorella.
Il principe si calmò, tranquillizzando i muscoli. Perché stava esagerando in quel modo? Si stava preoccupando troppo e senza motivo per i sentimenti di quella ragazzina appena arrivata. Ma perché? Cosa aveva di tanto speciale che l’aveva colpito?
 



-Sarai fantastica!- continuava a ripetermi Rein -Shade non ti staccherà gli occhi di dosso-
-S-Shade?- perché me lo rinfacciava? Era fissata con Shade, solo perché le avevo fatto tante domande su di lui si era fatta qualche viaggio mentale di troppo.
Lei annuì sorridendo maliziosa -Sai è strano, non lo avevo mai visto sorridere a una sconosciuta. Le uniche persone con cui riesce ad andare d’accordo sono sua madre, Milky e delle volte con Bright. Mi sorprende che sia stato così carino con te- arrossii un po’. Era solo perché ero nuova, in fondo lui doveva essere un bravo ragazzo, si vedeva, voleva solo farmi sentire bene e tranquillizzarmi dopo il mio arrivo. Era solo per quello che mi aveva sorriso.
Ripensando al suo bellissimo viso mi imbambolai a fissare il muro del corridoio che stavamo percorrendo in direzione della sala da ballo.
-Dovevi vedere come ti teneva stretta quando ti ha tirato fuori dal portale, e come ti guardava!- Mi sembrava che Rein si stesse facendo davvero pensieri sbagliati. Sembrava in estasi, neanche fosse capitato a lei. Non le dissi nulla, sicuramente mi avrebbe ammonita di non controbatterla. Ora che ci pensavo avevo anche io una bella battutina da farle su Bright.
 
Le grandi tende rosso scuro si aprirono lasciando inondare me e Rein di una luce fortissima prodotta dal grande lampadario della sala da ballo. I miei occhi si erano abituati al buio dell’anti-camera dove io e la principessa dovevamo aspettare prima di essere annunciate. Mi fece davvero un effetto strano sentire il discorso di re Tolouse e della regina Elza su come presentarmi.
Fortunatamente entrai insieme a Rein, da sola non so come avrei retto l’emozione.
Ci trovavamo su una scalinata altissima in marmo, ornata d’oro e materiali pregiati. Un grande tappeto rosso era appoggiato su ogni gradino.
Rimasi immobile quando vidi tutta la gente sotto di me, nel salone che ci fissava, che mi fissava. Che fissava l’eroina del momento. Ma sarei davvero riuscita a non deluderli tutti? A usare il mio potere per.. ma aspetta, quale potere poi?
Rein mi tirò per un braccio sorridendomi. Mi portò vicino alla scalinata dove iniziammo a scendere piano piano ogni gradino. Quei maledetti tacchi! Fortunatamente, e inspiegabilmente, riuscii a rimanere in piedi. Grazie all’aiuto di Rein avevo imparato che dovevo tirare su le estremità del mio abito per non inciamparci dentro.
Mi sentivo continuamente fuori posto, tutti gli occhi puntati su di me. Tutti sorridevano e mi guardavano ammaliati. Chissà se si aspettavano qualcosa di diverso.
-Ed ecco, insieme alla principessa Rein, la ragazza che sarà in grado di salvare il futuro del nostro mondo- così aveva parlato il re per poi farci entrare. Ne sarei davvero stata in grado?
Mi guardavo intorno, avevo notato tutti i ragazzi che conoscevo già. Mi vennero incontro, presentandomi gli altri principi e principesse degli altri regni. Chissà se avrei ricordato tutti i nomi.
-Principessa, mi concede questo ballo?- In molti me lo avevano chiesto. Io avevo sempre rifiutato gentilmente dicendo che non me la sentivo o spesso che non ne ero capace. Non mi piaceva che si rivolgessero a me in quel modo, così educatamente come se fossi una dea. E poi “principessa”? Perché mi chiavano così? Tolouse non aveva mica detto che ero una nobile o che, non aveva nemmeno detto il mio nome. Perché allora si rivolgevano a me chiamandomi in quel modo? Era forse l’usanza di quel mondo dire principessa, anziché miledi sulla Terra come nei tempi antichi? Non dissi nulla a nessuno degli uomini che mi invitò a ballare per non essere sgarbata, in fondo erano tutti lì per me.
Vidi Rein ballare con il principe Bright. L’avevo persa di vista solo un attimo e guardala. Sembrava davvero felice, arrossiva ad ogni sorriso di lui. Doveva essere proprio persa per quel principe. Anche Altezza e.. aspetta.. lo so.. Auler forse? Mi pare si chiami così. Beh anche loro ondeggiavano felici a ritmo di quella musica lenta.
Senza farmi vedere e beccarmi un “Resta qua, dove vai!?” di Rein, uscii sul terrazzo. Fortunatamente tutti erano impegnati nelle loro danze, non mi avevano vista. Respirai a fondo camminando all’indietro e tenendo d’occhio l’interno. Poi mi voltai. Sobbalzai di colpo ritrovando una figura alle mie spalle affacciata alla ringhiera che fissava in alto nel cielo blu -Shade..- sussurrai senza rendermene conto. Lui si voltò di scatto, probabilmente non mi aveva sentita.
Lo vidi sorridere -Ciao- Perché mi sentivo arrossire? Che mi stava succedendo? Da un lato però mi sentivo più sollevata, prima non lo avevo visto da nessuna parte, pensavo non fosse venuto. Lo raggiunsi piano e guardai il cielo. Sorrisi pensando che era buffo non vedere più quelle macchie scure  che guardavo ogni giorno.
-Ti stai annoiando, eh?- chiese lui improvvisamente.
-No, ma che dici!- mi affrettai a dire sventolando le mani. Era vero, era così evidente? Ma non volevo dirlo, non volevo essere maleducata, erano stati tutti così gentili, che mostro sarei stata? Lo vidi sorridere ancora. Sospirai, aveva l’espressione da chi aveva capito tutto.
-È.. è che.. non è proprio il mio genere di festa..- provai a dire cercando di essere il meno antipatica possibile.
Lui mi guardò, dopo qualche istante alzò un sopracciglio divertito -Non devi avere paura di offendere gli altri- Arrossii a quella frase. Possibile che riuscisse a capire sempre tutto? Sembrava mi leggesse nella mente.
-È che sono stati tutti così carini, si sono impegnati tanto per questa festa..-
-Neanche me piacciono queste cerimonie- alzai lo sguardo sorpresa. Davvero? O forse lo aveva detto solo per farmi piacere? -Qual è il tuo genere di feste?- mi chiese poi riferendosi alla mia frase di prima.
Mi venne spontaneo sorridere ripensando ai miei ricordi con Ayako -Beh.. i rinfreschi sportivi.. o il barbecue in giardino nel giorno del Ringraziamento.. o anche i buffet durante la festa di fine anno a scuola!-
Lo vidi assumere un’espressione curiosa. Forse non sapeva cosa fossero.. -Barbecue?- ripeté confuso. Ci rimasi un po’ male, non pensavo che lì non ci fosse. In poche parole cercai di spiegargli cosa fosse. Disse che gli sarebbe piaciuto provarlo.
Rimase colpito quando gli dissi che mi piaceva il calcio, che insieme alla mia migliore amica eravamo le campionesse della scuola. Ma rimase ancora più scioccato quando gli parlai della mia classe e del liceo -Vai.. a scuola?-
-Sì- perché mi faceva quella domanda? Era così strano? Dalla sua espressione si dedusse di sì.. -Perché, tu no?- chiesi sarcasticamente sorridendo divertita. Vedendo la sua espressione e il suo viso scuotersi in un “No” tornai seria e.. confusa.
-N-Niente scuola?- lui scosse la testa di nuovo.
-Niente aule impolverate e piene di libri?-
-No-
-Niente compagni di classe, niente divisa, niente lezioni?- chiesi di colpo. Accidenti, ma non studiavano lì? Che fortuna! Shade rise divertito, non capivo perché. Dovevo avere una faccia davvero buffa.
-Non andiamo a scuola, ma abbiamo dei professori privati che ci danno lezione al castello- mi spiegò con calma. Certo, era prevedibile, non ci avevo pensato. Anche sulla Terra molti ricconi si fanno dare lezioni da insegnanti privati.
Abbassai la testa un po’ delusa, mi dispiaceva che non potessero andare a scuola, niente compagni che fanno battute strane, niente intervalli, niente gite dal preside, nulla di divertente.
-Vuoi ballare?-
Alzai improvvisamente la testa vedendo che Shade aveva cambiato discorso. Mi fissava sorridendo con quegli occhi blu profondo. Erano bellissimi. Lui era bellissimo. Perché continuavo a fissarlo così, a pensare a quanto fosse affascinante ogni volta che lo avevo davanti?
Vidi che mi porse una mano facendo un leggero inchino. Ero sicura di essere rossa come un pomodoro, il cuore mi batteva come un tamburo, ma perché?! Non mi era mai successo.
-I-io non so ballare..- dissi, ma non riuscii a non balbettare. La frase mi era uscita come un sussurro spaventato, possibile che fossi così in imbarazzo? Eppure non era il solo che me lo aveva chiesto.
-Non preoccuparti, seguimi- disse avvicinandosi a me e prendendomi una mano. Fece intrecciare le nostre dita, mentre appoggiava l’altra mano al mio fianco. Non gli avevo nemmeno detto di .
Iniziò ad ondeggiare a ritmo di quella melodia. Stranamente l’ascoltai con attenzione, era diversa da quelle precedenti, era calma, melodiosa, romantica. Mi piaceva, non so perché ma iniziava a prendermi quella composizione. Forse perché la stavo ballando con lui?
Non si rivelò tanto difficile stargli dietro ora che sentivo la melodia nella mia testa. Certo era comunque difficile rimanere concentrata senza sbagliare i passi avendo Shade così vicino.
Sentii improvvisamente la sua mano passare dal mio fianco più verso la schiena. Il mio cuore accellerò di colpo, accidenti. Deglutii a fatica pensando che a momenti sarei morta di crepacuore. Mi appoggiò la mano sulla schiena, accidenti a Rein che aveva scelto un vestito completamente scollato dietro! Sentii il mio corpo avvicinarsi al suo spinto dalla sua mano.
Mi ritrovai appoggiata al suo petto, i nostri corpi uniti. Avrei tanto voluto allontanarmi, scappare e far calmare quel treno che avevo ormai al posto del cuore, ma non mi mossi. Forse non volevo muovermi, mi piaceva sentirlo vicino. Era incredibile come volessi stare con lui in quella posizione per chissà quanto tempo e nemmeno lo conoscevo. Sapevo il suo nome, il suo regno e qualche notizia che mi aveva dato Rein, nulla di più. Eppure fin da quando avevo visto i suoi occhi quella volta nel portale, avevo capito che potevo fidarmi di lui, che c’era qualcosa in quel ragazzo che mi attirava.
Sorrisi. Forse la permanenza in quel mondo non sarebbe stata poi così terribile.

 



 


 

 
 
SPOILER:
[…] -Ti piace il principe Bright?- chiesi improvvisamente mentre guardavo una bancarella di anellini di perline brillanti. Rein ne stava studiando uno verde acqua, ma le cadde dalle dita al sentire la mia domanda. […]
-No! Che cosa vai a pensare!- […]
-Perché non glielo dici?- […]
-Sai, il mio mondo è molto diverso  […] E poi c’è mia sorella- dissi con un sorriso involontario sul viso mentre guardavo davanti a me qualche nuvola. Avvertii che Rein aveva alzato di scatto la testa, troppo velocemente per essere solo curiosa. Sembrava quasi colpita, scioccata da quell’affermazione. Provai ad ignorare la sua reazione e a continuare […]
-È stato orribile..- diceva Rein tra i singhiozzi stringendosi nell’abbraccio di Elza -Ha detto che ha una sorella- […]














Buon pomeriggio fantastiche fanciulle di EFP :)
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Io non ne sono pienamente soddisfatta, non so.. mi sembra banale, non è successo nulla di particolare, il classico ballo sul terrazzo.. mi dispiace, non avevo una grandissima ispirazione :(
Prometto che il prossimo capitolo sarà un po' più.. ok, meglio che non prometto nulla -.-
Mi dispiace per il ritardo, ma è che ci ho impiegato tantissimo per scrivere il capitolo dell'altra storia che avevo già aggiornato e quindi questo l'ho fatto di fretta tra ieri e oggi.. infatti scusate se non è lunghissimo..
Passando alla storia.. Fine si sta accorgendo che Shade è abbastanza speciale per lei ^^ teneri *--*
E.. beh questa la devo dire: meno male che Fine è talmente svampita che non ha capito il motivo per cui tutti la chiamavano "principessa" xD ahaha. Tolouse è stato furbetto, ha fatto capire a tutti (anzi tutti già lo sapevano) che Fine era la seconda principessa, ma senza farlo capire a lei x'D che uomo! 
Beh ora evaporo, grazie a chi continua a seguire questa storia. 
Aspetto con ansia i vostri pareri, e ricordo sempre che chi ha consigli o critiche ben venga! :D
Un bacione enormissimo
Ross :)

p.s. Rein e Bright che ballano *--* Auler e Altezza che ballano *--*  mi sono accorta adesso che avrei potuto fare anche Narlo e Milky che ballavano -.- vabbè.

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Capitolo 9
*** La mia famiglia dall'altra parte del cielo ***


La mia famiglia dall'altra parte del cielo ~

 



 
Sentivo il viso caldo, la stanza illuminata. Aprii piano gli occhi capendo che ormai era mattina, probabilmente anche mezzogiorno dato il sole ormai alto nel cielo. Stetti qualche minuto seduta sul letto, ero ancora mezza addormentata, i capelli a momenti per aria e gli occhi che mi si chiudevano ancora. Appena mi ero messa sotto le coperte la sera prima ero crollata. Ero stanchissima, quei tacchi mi avevano distrutta.
Ripensai alla serata, a com’era addobbata la sala e ovviamente mi soffermai su Shade. Su come avevamo ballato, su come lui mi aveva stretta e sulla chiacchierata che avevamo fatto.
Lui era stato uno degli ultimi a tornare nel suo regno insieme alla sua famiglia. Milky già dormiva tra le braccia della regina del Regno della Luna, ma lui era voluto rimanere ancora un po’. Poi ero stata io ad insistere perché tornasse a casa, sua sorella aveva bisogno di un letto. E anche lui. Mi aveva salutata facendomi il baciamano. Chissà com’ero diventata rossa.
Rein mi aveva assillata di domande su dove ero finita e perché ero arrivata alle mongolfiere in compagnia di Shade. Ovviamente le dissi una bugia, ma come se mi leggesse nel pensiero o come se mi conoscesse da anni lo capì. Così mi ero ritrovata a raccontarle tutto.
Dopo svariati minuti a realizzare che stavo fissando un monotono e pallido soffitto, mi alzai. Feci in tempo appena a lavarmi che una ragazza dai capelli oceano aprì bruscamente la porta della camera in cui alloggiavo salutandomi allegramente. Le dissi che andava tutto bene, che mi ero riposata, anche se tralasciai il fatto che una principessa non dovrebbe entrare in quel modo. In fondo chi ero per riprenderla se ammetto che anche io avrei fatto la stessa cosa?
-Senti- provai a dire mentre lei mi sceglieva un abito dall’armadio, potevo benissimo farlo io, ma probabilmente si fidava solo dei suoi gusti -Non hai detto che dovevo aiutarvi?-
La vidi voltarsi di scatto. Aveva assunto un’espressione confusa, probabilmente se non l’avessi fatto da sola mi avrebbe chiesto di ripetere la domanda, ma ero certa, certissima, che avesse capito, che stesse solo prendendo tempo -Sì insomma.. non volevate che io vi aiutassi con i miei poteri per ristabilire.. l’equilibrio?-
-Penso che la sola tua presenza qui per ora basti- disse con un sorriso che nascose subito voltandosi nuovamente verso l’armadio e prendendo finalmente un abito.
-M-ma io devo..- volevo provare a dirle che la mia famiglia mi aspettava a casa, che volevo tornare nel mio mondo e che quindi era meglio per me sbrigarci a fare quello che dovevamo fare, cioè salvare due mondi. Sì, poteva essere complicato, ma da come ne parlava la principessa Rein doveva essere una cosa da nulla.
Non riuscii nemmeno a terminare mezza frase che mi mise l’abito tra le mani e si diresse velocemente alla porta, prima di chiuderla mi sorrise -Oggi ti porto a fare un giro per i regni-
Rimasi a fissare la porta chiudersi facendola scomparire dalla mia vista. Perché non voleva dirmi a cosa servivano veramente i miei poteri? Non era possibile che bastasse la mia presenza lì per salvare due mondi.
 
-Quello invece è il Regno della Goccia-
La voce di Rein mi arrivava completamente lontana, riuscivo malapena a distinguere le parole. E come potevo? Mi trovavo in una mongolfiera, con il viso spiaccicato a uno dei finestrini per osservare meglio lo spettacolo meraviglioso, per non dire assurdo, che avevo intorno e sotto di me.
I miei occhi vagavano tra sette isole che ora erano poco sotto di noi, ognuna aveva su un’estremità un agglomerato di case e un enorme palazzo che doveva essere il castello dei sovrani. Erano molto colorati, come quelli delle fiabe, e ognuno rispecchiava cecamente il ruolo e il potere di quel regno.
Per esempio il Regno di Mera Mera si occupava del riscaldamento di tutti gli altri, produceva fuoco e lava dai numerosi vulcani dell’isola, permettendo anche ai fabbri di far conoscere il loro Regno per la sua manodopera.
Al contrario il regno del Mulino a Vento era caratterizzato dalla numerosa presenza di mulini intorno al palazzo e sulle alture del Regno. Doveva creare correnti d’aria e mantenere un clima vivibile a quel mondo.
Il Regno di Tana Tana invece era famoso per il suo territorio verdeggiante e pieno di natura.
Spesso riuscivo persino a ricordarmi i nomi dei principi dei rispettivi regni che avevo conosciuto alla festa il giorno prima. Ma la cosa che di più attirava la mia attenzione era quello che c’era sotto alle isole di Wonder. Là sotto, a chilometri di distanza, c’era il mio mondo. Una palla enorme azzurra con chiazze di terra, il tutto avvolto da nubi bianche e correnti che costituivano l’atmosfera terrestre. E io ero sopra a tutto quello. Come potevo concentrarmi sul tour di Rein quando sapevo di avere sotto non uno, ma ben due mondi?
-Dove andiamo?- mi decisi a chiedere vedendo che lei si era avvicinata al conducente della mongolfiera.
-Nel Regno dei Gioielli- sorrise lei fin troppo entusiasta. Doveva essere una delle tipiche principesse che amano agghinghiarsi per bene, e me lo aveva già dimostrato la sera prima.
Osservai di nuovo fuori dalla finestra. Capii che il regno che dovevamo raggiungere era quello quasi sotto di noi. La direzione era quella, e poi lo poteva riconoscere anche una che non lo ha mai visto come me: quel regno era fatto solo ed esclusivamente di diamanti. Il castello era molto vistoso, pieno di lussuosità e colori. Le case avevano tetti fatti di diamanti colorati e le strade erano affollate di gioiellerie e negozi. Quello doveva essere il regno della moda e dei tesori.
Solo quando fummo atterrate ed entrate nel castello capii che la vera ragione per cui eravamo lì non era perché Rein amasse gioielli e vestiti, e nemmeno perché volesse farmi fare un giro per il suo mondo. Lei era lì per lui. Quel ragazzo dai capelli color grano che circondavano due occhi vermigli, ci aveva accolte con un sorriso allegro stampato in faccia, mentre il mio era sparito, lasciando posto a una smorfia annoiata e delusa.
Aveva fatto come da copione il baciamano a Rein e poi si era avvicinato a me sorridendo continuamente. Avevo notato che era titubante se baciare la mano anche a me o no, dato che l’altra volta lo avevo respinto. Per non essere maleducata decisi in fine di porgergli la mano. Lui me la prese delicatamente e io la strinsi cercando di fargli capire che quello era il massimo con cui mi potevano salutare, non ero una principessa io!
-Stai portando Fine a fare una visita per i regni?- aveva chiesto Bright a Rein notando la mongolfiera parcheggiata proprio davanti all’entrata del castello. Avrei tanto voluto sapere anche io se la principessa mi avesse portato con sé perché davvero ci teneva a mostrarmi il suo mondo o se dovevo solo farle da compagnia mentre faceva gli occhi dolci al principe di cui, avevo capito benissimo, era innamorata.
Lei rispose entusiasta con un cenno della testa arrossendo.
Dopo svariati minuti eravamo di nuovo in viaggio, stavolta a piedi per le vie del Regno dei Gioielli. Ero riuscita a salutare la principessa Altezza, era passata per la sala del trono di sfuggita, ma giusto un attimo per farle un inchino impacciato.
-Ti piace il principe Bright?- chiesi improvvisamente mentre guardavo una bancarella di anellini di perline brillanti. Rein ne stava studiando uno verde acqua, ma le cadde dalle dita al sentire la mia domanda. La vidi voltarsi verso di me rossa in viso e con espressione severa -No! Che cosa vai a pensare!-
Bastava un semplice No. -Perché non glielo dici?- chiesi tornando a guardare una scodellina che conteneva diversi braccialetti di diamanti. Sentii il suo sguardo scioccato su di me, ok, non avevo dato retta alla sua risposta, sapevo che era una bugia.
-Potrei dirti la stessa cosa- disse lasciando perdere la bancarella e facendomi cenno di proseguire. Le lanciai uno sguardo confuso, non capivo il ragionamento della sua risposta.
-Anche tu dovresti dire a Shade che ti piace-. Mi voltai, forse troppo di scatto, il che la fece sorridere. Al sentire quel nome mi stavo agitando, perché mai? Erano solo cinque lettere! E poi quel principe non mi piaceva, cioè sì, era un bravo ragazzo, ma non ne ero innamorata.
-E perché? Non lo conosco nemmeno, lui non mi interessa affatto- lo dissi con una calma, una serietà mista a noia che non credevo sarei riuscita a fare. Dovevo dimostrarle che l’argomento non mi faceva ne caldo ne freddo, altrimenti avrebbe cominciato a fantasticare su me e Shade come la sera del ballo.
Lei mi guardò gonfiando le guance e poi alzò le spalle proseguendo come se nulla fosse. Non avevo capito che se mi aveva creduto o era solo una piccola tregua.
 
Passammo da un regno all’altro grazie alla mongolfiera del Regno Solare, mi piaceva stare lì sopra, si vedeva tutto, era una prospettiva totalmente diversa da tutte quelle che avevo visto fin ora. Nemmeno i più famosi astronomi, scienziati o chi che sia avrebbero mai visto una cosa simile, invece io sì, io ero lì, stava accadendo tutto a me.
Da un lato ero entusiasta di vedere un mondo che in realtà non doveva esistere, che secondo la logica non c’era. Un mondo di magia. Dall’altro invece mi domandavo perché a me, cosa avessi fatto di male. Mi ero ritrovata da un giorno all’altro in un’isola sopra il mio mondo, con il compito di salvare la Terra e Wonder senza nemmeno sapere quali fossero i miei poteri o cosa dovessi fare, dato che nessuno sembrava volermi dire una parola più del dovuto.
-Fine, vieni!- mi accorsi che la mongolfiera era atterrata, e la principessa stava aspettando solo me. Corsi fuori chiedendo scusa, lei non ci fece caso -Benvenuta nel Regno della Goccia-
Mi guardai intorno spaesata ma affascinata da quello spettacolo. C’erano laghi e corsi d’acqua ovunque, il castello era in alto a una scalinata circondato da vasche contenenti liquidi colorati.
Avevo conosciuto Mirlo, la principessa, la sera prima. Era una brava ragazza, mi aveva accennato della sua passione per dipingere, e ora capivo anche perché. Lì doveva essere facile trovare colori ad acquarello per fare dei quadri data la molta acqua e quei colori intorno al palazzo reale. Anche il panorama da dipingere era molto suggestivo e particolare, c’era molta natura. Se non sbaglio quel regno si occupava anche di mantenere le piogge negli altri regni permettendo la crescita della vegetazione.
Io e Rein raggiungemmo un enorme spiazzo di prato, ci sedemmo a guardare il panorama: l’isola accanto a quella del Regno della Goccia circondata da cielo, cielo e cielo.
Mi sdraiai mettendo le mani dietro la testa a mo di cuscino. Rein rimase seduta com’era.
Mi misi a fissare in alto, il cielo azzurro acceso. Mi venne in mente la mia famiglia e le chiacchierate con Ayako sulle mie isole. Lì non potevo vederle essendoci sopra, e la cosa da un lato mi mancava. Forse quello che mi mancava veramente era la mia solita vita.
-Sai, il mio mondo è molto diverso- dissi quasi senza rendermene conto. Non volevo dirlo, mi era venuto spontaneo, ma quando la vidi girarsi verso di me capii che il danno era fatto, mi aveva sentita.
-Lo so- si limitò a dire tornando a guardare davanti a sé. Sembrava che la mia affermazione le avesse dato fastidio.
-Voglio tornare a casa- mi misi seduta fissando l’erba che era diventata d’un tratto più interessante e meno nostalgica del cielo.
-Perché?- La guardai quasi accigliata. “Perché”? Come sarebbe perché? Ma soprattutto per quale motivo avevo la sensazione che non le andasse a genio il fatto di parlare del mio pianeta?
-Beh, è il mio mondo...- provai a dire trattenendo l’irritazione che mi aveva assalito la mente al suo tono da superiore -C’è la mia famiglia lì-
La sentii irrigidirsi all’ultima mia frase. Vidi che tutta la rabbia e il distacco che c’erano prima nel suo sguardo svanirono, lasciando posto alla.. rassegnazione?
-E com’è la tua famiglia?- chiese accennando un sorriso, anche se il suo tono amareggiato e le sue sopracciglia all’ingiù la tradirono.
Com’era la mia famiglia? Beh, magnifica. -Sono meravigliosi, mia mamma e mio padre sono i migliori genitori del mondo anche se a volte non capisco le abitudini di papà- dissi ripensando a come lui potesse leggere e ascoltare la tv contemporaneamente. Rein mi fissava triste, ma la sua curiosità era evidente. Non capivo perché si comportasse così. Abbassò la testa verso il suo abito spiegazzato sull’erba.
-E poi c’è mia sorella- dissi con un sorriso involontario sul viso mentre guardavo davanti a me qualche nuvola. Avvertii che Rein aveva alzato di scatto la testa, molto velocemente per essere solo curiosa. Sembrava quasi colpita, scioccata da quell’affermazione. Provai a ignorare la sua reazione e a continuare -anche se litighiamo spesso ed è una piccola peste, ci vogliamo bene. Credo che in fondo non cambierei con nessuno la mia sorellina- ed era vero. Eravamo sempre pronte a tirarci i capelli, quella bambina era un mostro. Ma anche se non lo avrei mai ammesso davanti a lei, avrei dato la vita pur di vederla sempre felice.
Rein si alzò di scatto attirando la mia concentrazione completamente su di lei, e dimenticando l’argomento “Chiyako-sorellina-adorata”. Non riuscii a vedere la sua espressione, aveva la testa bassa, la frangetta le copriva perfettamente gli occhi. -Si sta facendo tardi, è meglio se torniamo-
Non potei fare altro che annuire e seguirla, dato che si era già diretta a grandi passi  verso la mongolfiera dove il conducente si era comodamente sdraiato all’intendo. Poverino, era stato colto di sprovvista a oziare anziché sorvegliare il velivolo.
Il viaggio di ritorno fu in un silenzio snervante e curioso. Non capivo perché la principessa si fosse zittita in quel modo, per tutto il giorno non avevamo fatto altro che parlare. Provai a farle qualche domanda su qualche regno così da farla parlare, ma lei si limitò a risposte giuste giuste per accontentarmi.
Probabilmente era lunatica, o forse ero stata io a dire qualcosa di troppo senza nemmeno accorgermene.
 


Rein piangeva disperatamente tra le braccia di sua madre. La regina le accarezzava dolcemente i capelli, mentre re Tolouse era seduto accanto alla moglie e alla figlia sul letto matrimoniale della sua camera da letto.
Rein e Fine erano tornate dal loro giro in mongolfiera, ma stranamente Rein sembrava triste e tormentata da qualcosa. Avevano cenato in silenzio, la principessa aveva toccato cibo il giusto indispensabile per non morire di fame.
Dopodichè avevano fatto dileguare Fine nella sua camera con la scusa che era tardi e che dopo il viaggio di quel giorno doveva essere stanca. La ragazzina aveva salutato ingenuamente ed era sparita fuori dalla sala da pranzo. Anche Rein dopo poco era andata nella sua stanza per poi tornare di corsa piangendo nella camera dei genitori.
-È stato orribile..- diceva tra i singhiozzi stringendosi nell’abbraccio di Elza -Mi ha parlato di sua sorella-
Rein aveva raccontato al re e alla regina la conversazione avuta con Fine, quello che lei aveva detto del suo mondo e della sua famiglia, di quella famiglia che lei amava tanto e che considerava vera.
La regina cercò di sorriderle per confortarla -Rein, devi capire che Fine è cresciuta sulla Terra, è logico che si sia affezionata a quelle persone-
-Ma dovevi sentire come ne parlava..- ribattè lei mentre le lacrime le scendevano a goccioloni -Lei li ama, ha detto che non li cambierebbe mai con nessuno- Rein sapeva tutto di Fine, conosceva persino i visi della famiglia terrestre che l’aveva cresciuta, ma sentir parlare di loro dalla sorella stessa era stato come una pugnalata al petto. Considerava i terrestri la sua famiglia e non loro.
Tolouse si avvicinò alle due mettendo una braccio intorno alle spalle della moglie e una sulla testa della principessa scompigliandole la frangetta -Fine ti vuole bene-
-Ma non come lo vuole a quella- disse lei non riuscendo a trattenere tutto l’astio che aveva nei confronti della mai conosciuta sorella terrestre di Fine.
-Rein- sospirò sua madre. Capiva che Rein soffrisse per il fatto che Fine, sua sorella, non la considerasse come tale, anche per il fatto che non ne era a conoscenza. Sapeva che Rein, fin da quando le avevano rivelato di avere una sorella in un altro mondo, a sette anni, aveva fatto di tutto per convincere Omendo a fargliela vedere attraverso macchinari che mostravano il mondo sottostante. La principessina aveva passato ore a guardare quello che faceva Fine sulla Terra, quando andava a scuola, quando giocava o quando stava da sola, sapeva cosa le piaceva e cosa non, come si comportava in determinate situazione e come in altre. Era come se fosse cresciuta insieme a lei senza farglielo sapere, aveva imparato ad amarla come una vera sorella anche se non potevano toccarsi.
 Anche a lei dispiaceva non poter abbracciare la figlia dai capelli uguali ai suoi, non poterla chiamare “tesoro mio” come una vera mamma. Era preparata al fatto che mandando Fine sulla Terra quando aveva appena pochi mesi significava rinunciare a una figlia, perché era sicuro che venendo cresciuta da un’altra parte con altre persone si sarebbe affezionata a queste. E probabilmente non li avrebbe più considerati come una famiglia vera quando si fossero rincontrati. Ma non era nei piani riportarla su Wonder, si pensava che il potere fosse troppo e per questo aveva causato il primo squilibrio, quello di quindici anni prima. Ma ora sembrava ripetersi la stessa solfa, così l’unica soluzione era provare a riportare l’altra fonte di potere per ristabilirlo di nuovo visto l’indebolimento di Prominence. E in effetti sembrava funzionare. Da quando Fine era arrivata su Wonder non si erano più verificati danni sia lì che sulla Terra.
-Sono certo che imparerà ad amarti come una vera sorella- disse Tolouse accarezzandole una guancia bagnata e ricevendo un cenno della testa poco convinto della figlia.
-Non possiamo dirglielo? Forse se lo sapesse..-
-Non credo sia ancora il momento- la interruppe sua madre -Vorrei tanto che lei sapesse, credimi, ma non è ancora pronta, non conosce questo mondo a sufficienza per venire a sapere che è il posto dove è nata-
-E penso che ora come ora la prenderebbe male. Aspettiamo almeno che la Benedizione del Sole torni alla sua regolarità, poi le parleremo- continuò il re.
-E se vorrà tornare nell’altro mondo?- chiese Rein di getto, aveva paura della risposta.
-Questo si vedrà, in fondo è cresciuta lì- disse Elza con un sorriso amaro, troppo amaro -Ma chissà che non accetti il suo vero mondo e il suo ruolo di principessa-
Rein annuì, non era proprio la risposta che voleva sentirsi dire. Non sapeva cosa avrebbe fatto o cosa avrebbe deciso Fine una volta saputa la verità. Ma una cosa la sapeva: avrebbe fatto di tutto per farsi amare da Fine come una sorella, perché lei era sua sorella, sua sorella gemella, sua e di nessun altro.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
SPOILER:
[…] -Penso che quando la Benedizione del Sole si sarà ristabilita del tutto le parleranno- Bright sembrava meno irritato di Shade […]
-E la obbligheranno a restare per evitare altri squilibri? E se la Benedizione del Sole dovesse avere ancora dei vacilli che succerebbe? La rispedirebbero sulla Terra? […] E i suoi sentimenti?!- […]
 […] -Beh, nessuno mi ha detto come posso aiutavi con.. sì con i poteri- non sapevo nemmeno io quali parole usare. […] Il re e la regina si scambiarono una veloce occhiata e io mi sentii nuovamente esclusa da tutto. […]
-Ma non c’è fretta, come hai potuto vedere già dal tuo arrivo non ci sono stati problemi, nemmeno sulla Terra-
-Non ci sono più terremoti? […] -Quindi posso tornare a casa?- mi accorsi solo dopo aver parlato che la mia sembrava più un’allegra affermazione che una domanda. […]








Salve gente
Scusate per l'enorme ritardo, ma finalmente mi è tornata l'ispirazione.
Siccome sono di fretta non posso scrivere molto, ma spero tanto vi sia piaciuto. E spero che iniziate ad apprezzare Rein, mi ha fatto molta pena scrivendo questo capitolo..
A presto e grazie mille a chi segue ancora la storia
Baci Ross

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Capitolo 10
*** Verità nascoste di un cielo sconosciuto ***


Verità nascoste di un cielo sconosciuto ~



 

Il suono di passi veloci e sicuri riecheggiava nel lungo corridoio del palazzo del Regno della Luna. Un ragazzo dai capelli scuri e scompigliati tenuti fermi da una corona dorata avanzava verso il portone principale. Accanto a lui, sospesa per aria, c’era una bambina dagli stessi occhi che sorrideva allegra.
-Buongiorno- disse accennando un sorriso di cortesia mentre accoglieva nel suo castello il principe Bright e sua sorella. Milky si era catapultata vicino ad Altezza iniziando a toccarle ingenuamente i capelli. La principessa cercava di farle arrivare un’occhiata severa, ma la bimba sembrava non accorgersi del suo fastidio, continuando ad affondare le manine nella sua chioma bionda, mentre i loro fratelli si scambiavano qualche parola.
-Eravamo in uno dei villaggi del Regno della Luna per delle commissioni di famiglia, così abbiamo pensato di venire a portarvi i nostri saluti- sorrise Bright mentre strinse la mano di Shade in segno di saluto.
-Non era necessario disturbavi, ci siamo visti l’altra sera- rispose Shade mantenendo un tono gentile, anche se avrebbe voluto volentieri dire che aveva ben altro da fare che accogliere i loro saluti come se non si vedessero da anni.
-È stata carina la festa di benvenuto per Fine, non trovate principe Shade?-  ora anche Altezza aveva preso la parola con la vana speranza che ignorare Milky fosse la soluzione più utile. Il principe alzò le spalle con espressione poco interessata.
-Almeno non è successo nulla- pensò Bright ad alta voce portandosi due dita sul mento –Intendo, nessuna complicazione riguardo quella faccenda-
-Già, ma per quanto glielo terranno nascosto?- lo interruppe Shade chiedendo più a se stesso che ai suoi interlocutori per quanto Rein e la sua famiglia avrebbero taciuto sulla vera identità di Fine. Stranamente il suo tono era irritato, come ogni volta che parlava di questo argomento, non riusciva a essere d’accordo con i regnanti del Regno Solare, Fine avrebbe sofferto di più venendolo a sapere alla fine di questa storia.
-Penso che quando la Benedizione del Sole si sarà ristabilita del tutto le parleranno- Bright sembrava meno irritato di Shade, anche se pure lui riteneva che fosse sbagliato aspettare ancora con il rischio di perderla definitivamente, sempre che ci fosse comunque la speranza che una volta saputa la verità Fine sarebbe rimasta su Wonder. Tutti si chiedevano cosa avrebbe fatto.
-E la obbligheranno a restare per evitare altri squilibri? E se la Benedizione del Sole dovesse avere ancora dei vacilli che succerebbe? La rispedirebbero sulla Terra?- chiese alzando la voce e fulminandoli con lo sguardo, perché non capivano? –E i suoi sentimenti?!-
Bright e Altezza lo fissarono un momento incerti, il principe Shade non aveva tutti i torti. Fine era stata mandata sulla terra quasi appena nata perché il potere di Prominence contenuto in due eredi, Fine e Rein, era troppo grande e la Benedizione del Sole non era abbastanza equilibrata. Ma ora che il potere di Rein non bastava più erano stati costretti a riprendersi la loro principessa dai capelli rossi per riassestare quello squilibrio. Ma se Fine non avrebbe voluto rimanere lì? Se fosse voluta tornare sulla Terra provocando un altro problema di mancanza di Potere di Prominence alla Benedizione del Sole? O peggio, se Fine avesse accettato di rimanere, ma il potere sarebbe stato di nuovo eccessivo? L’avrebbero rimandata sulla Terra, sarebbe stata paragonata a merce di scambio tra mondi continuamente per evitare la loro fine.
-Lo so, ma non sta a noi dirle la verità- disse infine Bright abbassando la testa.
-E perché no?- chiese secco il principe del Regno della Luna.
-Come pensi che la prenderebbe se fosse chissà chi a dirglielo? Si sentirebbe ancora più ingannata di quello che è adesso se non fossero i suoi genitori e sua sorella a parlarle-
Shade non poté fare a meno di sbuffare sapendo che il principe dei Gioielli aveva ragione. Restava il fatto che era sbagliato aspettare, dovevano parlare subito, almeno avrebbe provato ad accettare l’idea.
-Ieri Rein e Fine sono venute nel nostro regno- disse poi cambiando discorso, mentre vedeva Altezza dirigersi verso il cortile reale dove era parcheggiata la loro mongolfiera.
Shade e Bright si misero a camminare dietro di lei. Il principe del Regno della Luna osservò Bright al suo fianco. Aveva visto Fine e Rein il giorno prima? Sicuramente Rein era voluta andare da lui vista la cotta che si era presa.
-Rein la stava portando a visitare qualche regno- continuò notando il suo interesse –Non sono venute qui?-
-No- rispose lui seccato. Cos’è, voleva rinfacciargli che le due ragazze erano andate nel Regno dei Gioielli e non nel Regno della Luna?
-Comunque Fine stava bene- sorrise Bright seguendo la sorella dentro alla mongolfiera e fermandosi sulla soglia –Sembrava che si trovasse bene con Rein-
Shade non disse nulla anche se a quelle parole si sentiva più sollevato, almeno Fine non aveva problemi per ora. Gli era piaciuto parlare con quella ragazzina due sere prima, alla sua festa di benvenuto, vederla sorridere mentre parlava del suo mondo. Lo poteva notare persino un cieco che era troppo legata alla sua famiglia terrestre e a quelle abitudini per cambiare vita da un momento all’altro.
Finalmente Bright si decise a salire sul suo velivolo e chiudere la porta dopo un cordiale saluto che Shade ricambiò con un sorriso e un educato “A presto”.
Quando tornò in camera sua aveva ancora quell’espressione seria e pensierosa. Gli venne il pensiero di parlare con Fine, ma Bright aveva ragione, lui non era nessuno per rivelarle una cosa simile.
Si tolse quello scomodo e giallo abito regale per indossare una semplice camicia e una giaccia blu notte in tono con i pantaloni. Quello sì che era stare comodi, al diavolo la ricchezza.
Si diresse verso le stalle reali dove liberò la cavalla che adorava fin da bambino, non c’era altro cavallo che non avesse montato se non Regina.
-Che ne dici, andiamo a fare un giro?- chiese dolcemente accarezzando il muso della bestia dai grandi occhi verdi e ricevendo una leccata sulla guancia.

 



-S-scusate..- mi trovavo davanti a un grande studio, precisamente sulla soglia. La stanza che mi si presentava davanti era molto ampia e con pareti gialline pallide coperte da diversi scaffali di libri e carte. Un grande tavolo inondato di fogli, penne e buste era al centro, illuminato dalla luce proveniente dalla finestra. Era lo studio dove il re Tolouse e la regina Elza si occupavano di riordinare, firmare e compilare carte e documenti relativi al regno.
Li avevo cercati per diversi minuti, mi ero girata mezzo castello da sola dato che Rein non c’era nella sua stanza. Avevo chiesto a qualche cameriera se l’avesse vista, ma niente, non sapevano nulla. Così mi ero arrangiata a trovare i diretti interessati senza l’aiuto della principessa. Ed eccomi lì, davanti alla loro porta che cercavo di attirare la loro attenzione nel modo meno impiccione possibile.
-Fine- vidi la regina Elza sorridere felice mentre si alzava e veniva verso di me. Mi mise una mano sulla schiena spingendomi dentro mentre il re continuava a stare seduto alla scrivania sorridendomi.
-I-io non vorrei disturbare..- nonostante fosse circa  cinque giorni che ero in quel castello non riuscivo a parlare normalmente a quei due sovrani, mi sentivo continuamente in imbarazzo, se non c’era Rein ero un pesce fuor d’acqua. Però, da quando mi aveva portata il giorno prima nei diversi regni e aveva avuto quell’improvviso cambio di umore, non mi aveva più parlato. O almeno, solo un “buongiorno” a colazione e un “ciao, a dopo” prima di sparire. Forse era arrabbiata con me, magari l’avevo infastidita senza nemmeno accorgermene. Restava il fatto che senza il suo aiuto era molto più difficile parlare con i suoi genitori.
-Ma cosa dici? Dimmi Fine, c’è qualche problema?- mi chiese la regina con quel suo tono così dolce e quel sorriso sempre stampato in faccia. Sembrava che solo il mio nome la facesse sorridere, forse perché mi vedeva come il fenomeno del momento.
-No no!- mi affettai a dire vedendo Tolouse che si metteva dritto sulla sedia pronto a sentire qualche problema da parte mia –Io volevo solo..- e fu in quel momento che mi resi conto che era troppo sfacciato da parte mia chiedere di sapere come potevo aiutarli al più presto perché volevo tornare a casa mia. Loro mi ospitavano, davano una festa per me, mi trattavano come una della famiglia e io?
-Cosa?- mi incitò il re appoggiando i gomiti alla scrivania.
-Beh, nessuno mi ha detto come posso aiutavi con.. sì con i poteri- non sapevo nemmeno io quali parole usare, sembrava che non volessero dirmi cosa fare.
Il re e la regina si scambiarono una veloce occhiata e io mi sentii nuovamente esclusa da tutto.
-Siamo felici che tu abbia preso sul serio questa faccenda- sorrise la regina. Certo che l’avevo presa seriamente, mi interessava salvare il mio mondo! –Ma non c’è fretta, come hai potuto vedere già dal tuo arrivo non ci sono stati problemi, nemmeno sulla Terra-
-Non ci sono più terremoti?- la interruppi. Mi zitti subito accorgendomi di aver alzato la voce, ma sapere che non c’erano più guai nel mio mondo mi aveva resa euforica.
La vidi annuire e accennare un sorriso, poi Tolouse continuò: -Esattamente. Probabilmente solo la tua presenza qui e quindi la presenza dei tuoi poteri abbiano sistemato lo squilibrio della Benedizione del Sole-
-Quindi è tutto risolto?- chiesi mentre un sorriso mi compariva sulle labbra. Non credevo fosse così facile salvare due mondi. Non avevo fatto nulla, solo andare su un altro mondo di punto in bianco passando da una specie di specchio fatto di cielo.
Li vidi fare un cenno impercettibile che interpretai come un “Sì, è tutto finito” e sorrisi ancora di più.
-Quindi posso tornare a casa?- mi accorsi solo dopo aver parlato che la mia sembrava più un’allegra affermazione che una domanda. E quando vidi le loro facce capii che avrei fatto meglio a usare un tono più interrogativo che sicuro.
La regina si era voltata verso il marito mentre il bellissimo sorriso che aveva mantenuto fino ad ora si era spento. Lo stesso, il re che ora mi fissava più serio con una nota di.. non lo so, sembrava come che volesse dirmi che mi era morto un parente.
-Noi pensavamo di aspettare ancora qualche tempo- disse mentre tutta la gioia che mi si era formata nel petto tornava allo stato inesistente e imbarazzato di prima –Non sappiamo se la Benedizione del Sole si sia ristabilita del tutto-
-Ah, capisco- dissi e non riuscendo a trattenermi abbassai la testa fissando le piastrelle quadrate del pavimento che andavano a farsi coprire da uno spesso tappeto rosso scuro. Sembrava quasi una scusa quello che aveva detto.
Sentii di colpo una mano posarsi sulla mia spalla e osservai la regina Elza sorridermi. Ero sollevata che le fosse tornata la voglia di incurvare le labbra guardandomi, ma mi sentivo un mostro vedendo che non era lo stesso sorriso spontaneo e sincero di prima. Sicuramente ora mi consideravano un’insensibile che vuole solo tornarsene a casa ignorando il destino del loro mondo. Ma come potevo non pensare alla mia famiglia? Mi mancava, e stare in quel posto era una cosa a cui non ero abituata.
-Sta tranquilla, qui sei la benvenuta, sarà questione di qualche tempo- Annuii mentre mi accompagnava di qualche passo verso la soglia.
-Ma non posso fare altro?- chiesi provocando la confusione sul suo viso –Intendo, devo solo rimanere e basta, non devo fare incantesimi o robe simili?- la mia domanda poteva benissimo sembrare stupida e infantile, ma continuavo a chiedermelo. Come previsto la regina trattenne una risata mentre si fermava sulla porta dello studio mentre io ero arrivata nel corridoio –No, sta tranquilla. Non è come nei libri di fiabe-
Le sorrisi per farle capire che avevo compreso. Lei mi salutò dicendo che ci saremo visti a cena dato che per tutto il pomeriggio sarebbero stati occupati con le carte e i documenti.
Mentre chiudeva la porta, prima che lo stipite si ricongiungesse con il muro, notai che re Tolouse e la regina si erano guardati in un modo che mi fece crollare la tranquillità che cercavo di mantenere sapendo che non potevo andarmene subito. Amarezza, tristezza, delusione c’era nello sguardo del re, e probabilmente anche in quello di Elza visto che era girata. Perché quei sentimenti? Avevo fatto qualcosa che non andava?
Perché avevo la netta impressione di continuare a far soffrire la gente che mi stava intorno? Prima Rein, poi il re e la regina. Ma che avevo fatto?
E perché avevo l’impressione, che si stava trasformando in certezza, che non volessero dirmi come stavano davvero le cose?
Un pensiero mi attraversò la mente e il sangue mi si gelò impedendo di proseguire verso un lato del corridoio. Mi strinsi nelle braccia mentre un brivido mi percorreva il corpo e il mio sguardo fissava il vuoto sul muro.
E se si comportassero così perché non volevano farmi tornare nel mio mondo?
 


 

 
 
 
SPOILER:
[..] -Che stai facendo?-
Qualcuno dietro di me aveva appena parlato riportandomi bruscamente alla realtà, troppo bruscamente. Sobbalzai pensando che nessuno potesse trovarmi lì. […]
-È una normalissima cavalla, non ti farà nulla- alzai la testa di nuovo verso colui che la cavalcava. “Normalissima cavalla”? […]
[…] -Sai questo non è un semplice lago- disse Rein fissando sognante l’acqua, chissà perché lo avevo intuito –Si dice che se pronunci tre volte il nome del persona che ami, il lago ti dirà se siete destinati a stare insieme-
Il mio sopracciglio destro si alzò da solo. […]
[…] -Ehi, quel tipo prima non c’era!- Rein attirò la mia attenzione indicando con la faccia spiaccicata al vetro una figura scura sulla riva del lago. Accanto a lui c’era una bestia grigia simile a un dinosauro. […]














Ciao ragazze! Mi dispiace per il ritardo, sono piena di impegni.. comunque oggi ho l'ispirazione quindi appena finisco di pubblicare questo capitolo vado a scriverne un altro per ogni storia che ho in corso che poi presto pubblicherò.
Spero vi sia piaciuto e di non aver deluso chi segue questa storia, aspetto con ansia i vostri commenti.
Il significato dell'immagine dovrebbe essere il fatto che Shade si preoccupa per Fine e dei suoi sentimenti. Io la scena dell'immi me la immagino quando Shade sta parlando con Bright.. un po' come negli anime che il ricordo o la figura di ciò a cui si riferisce appare alle spalle, non so se mi spiego. 
Beh comunque spero vi piaccia, a presto!
Bacioni enormissimi e coccolosi
Ross

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