A travel for a new life

di black_eyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap. 1 ***
Capitolo 2: *** cap. 2 ***
Capitolo 3: *** cap. 3 ***
Capitolo 4: *** cap. 4 ***
Capitolo 5: *** cap. 5 ***
Capitolo 6: *** cap. 6 ***
Capitolo 7: *** cap. 7 ***
Capitolo 8: *** cap. 8 ***
Capitolo 9: *** cap. 9 ***
Capitolo 10: *** cap. 10 ***



Capitolo 1
*** cap. 1 ***


Chiusi la valigia di scatto. Nessuno mi aveva vista, nessuno mi aveva sentita. Misi una borsa a tracolla dove schiaffai dentro portafogli, documenti, tutti i miei soldi, il cellulare, l'mp3 e alcuni libri. Il pc lasciato in stanza, dopotutto non volevo contatti con nessuno. Poi, senza far rumore, uscii dalla porta di casa. Corsi giù per le scale tirandomi dietro la valigia, scavalcai il cancello e corsi alla stazione dei treni diretta all’aeroporto, unico pensiero fisso in testa: andarmene dall'Italia.Nessuno si interessava a me, genitori affidatari e amici che se ne fregavano altamente di me. Io c'ero sempre stata per loro. Invece quando ero io ad aver bisogno di un minimo d’aiuto, loro erano sempre occupati. Che schifo di persone che conoscevo.Scesi alla fermata ed entrai all’aeroporto. Comprai un biglietto per un volo last minute e feci il check-in. Salita sull'aereo, mi affrettai a prendere posto.Mollare l'Italia per l'USA. Non sapere dove poter andare. Avevo però una buona pronuncia inglese ed americana ed odiavo tutte le persone che avevo nella mia cosiddetta 'casa'. Chiusi gli occhi e poggiai la fronte sul finestrino. Volevo piangere, volevo urlare, volevo sparire. Ci stavo riuscendo. Mi addormentai sentendo un nodo alla gola. Mi sentivo morire. Mi svegliai solo quando il sole mi bruciava la faccia, un sole caldo che entrava dal finestrino. Mi stiracchiai e sentii le ossa scrocchiare. Avevo dormito più o meno otto ore e ne mancavano ancora due prima dell’atterraggio.
Serve qualcosa signorina?” mi chiese un' hostess.
Sbattei le palpebre: “no grazie. Sa tra quanto arriveremo?”
Ci sono stati dei problemi, ci siamo dovuti fermare in un aeroporto di Londra, tra qualche ora saremo a San Francisco.”
Annuii : “grazie… mi porterebbe un bicchiere d'acqua per piacere?”
La signorina mi sorrise: “certo. È sola?”, annuii e il nodo alla gola divenne più pesante. “Viaggio di piacere o di lavoro?” aggrottò la fronte.
Mi morsi il labbro: “viaggio di piacere”, deglutii: “mi porti una bottiglietta non solo un bicchiere, per favore.
Subito”. Se ne andò, diretta alla cabina del comandante.
Capii che non appena fossi scesa in aeroporto sarei dovuta correre per non farmi trovare da nessuno. Poco dopo ebbi la mia bottiglia d'acqua, ringraziai e controllai il mio cellulare: non mi avevano ancora cercata.
Avrei dovuto cambiare numero, cambiare vita, magari anche taglio. Dovevo fare in modo che non mi trovassero. Stavo scappando da tutto e da tutti, d’altronde! Forse, anche da me stessa, dalla vita che non avevo voluto.
Arrivai a destinazione dopo altre tre ore di volo. Scesi dall'aereo, presi il mio unico bagaglio, cambiai tutti i soldi che avevo con me da euro a dollaro, comprai qualcosa da mangiare e subito dopo mi accorsi di alcuni tipi in divisa avvicinarsi al gate. Merda!
Corsi al primo taxi che vidi e ci salì sopra. “Dove la porto?” mi chiese il tassista fissando nello specchietto retrovisore.
Via. Via da qui. Anche in un parco qualunque!”
Che succede?” mi chiese fin troppo velocemente.
Nulla. Vada via, parta per favore! Veloce!” chiesi controllando i finestrini. Sentii le ruote sgommare e partimmo. Ci infilammo nel traffico e dopo qualche minuto si fermò di fronte a un parco. Scesi e pagai. Presi la mia valigia e mi allontanai dalla fermata dei taxi. Sospirai e cercai un posto dove poter stare in pace e tranquillità. Trovai un piccolo pub. Ordinai una birra e un panino. Dovevo trovarmi un lavoro. Non potevo sprecare tutti i mie soldi, ma sapevo anche che non mi sarebbero bastati per molto. Andai in un internet-bar e mi connessi al mio indirizzo di posta elettronica. Pubblicità, pubblicità, e-mail di amici di penna e… cavolo! Giovanni! Mi morsi il labbro. Non ci voleva.

-Greta … dove sei finita? Ti ho sentita uscire dalla casa dei Rossi, dove sei andata? È da un po' che ti stanno cercando. Rispondi! E magari torna a Milano…

Non appena aver letto la mail risposi subito.

-Sono fuori Milano. Quello che faccio non vi interessa più. Sono maggiorenne da troppo tempo, ho la possibilità di andarmene quando e dove voglio. Non cercarmi.

Inviai e poi cancellai sia quella che tutte le mail precedenti. Passai tutto il pomeriggio in giro per San Francisco. Si fece tardi, cominciò a fare buio e freddo. Avevo bisogno di un posto dove dormire, avevo un bisogno estremo di un letto. Feci fermare un taxi e vi salii: “al primo motel meno caro che c'è da queste parti, e anche il prima possibile” chiesi gentilmente e chiudendo un po' gli occhi.
Un motel a buon prezzo? Ne conosco a bizzeffe. Dove di preciso?”
Fuori dal centro. In periferia, grazie” dissi aprendo un occhio. Lo sentii partire e dopo un'ora mi portò davanti ad un motel abbastanza carino. Scesi e pagai la corsa, lasciandogli anche la mancia. Entrai al motel e chiesi una camera.
Quanto vuole stare qui?” mi chiese un tipo svogliato, dietro al bancone.
Poco più di due giorni. Il tempo di sistemarmi e trovare un altro posto” risposi fluentemente in lingua. Lo vidi inarcare un sopracciglio e controllare le varie agende più il pc che aveva sul bancone vicino a lui.
Ascolti” dissi con voce tremante “mi serve una camera per poco tempo, anche solo per dormire.”
Ok, una stanza, per una sera sola, va bene?”
Perfetto! Mi serve solo per fare una doccia, cambiarmi e dormire. Solo questo."
La chiave” disse porgendomela. “Vada”
Corsi su per le scale, tirandomi dietro la valigia. Aprii la porta e poggiai tutto a terra. Deglutii: il primo passo era stato fatto. Tolsi la scheda dal cellulare e la buttai in un cestino. Altro passo fatto. Aprii la valigia e tirai fuori tutti i vestiti che vi avevo messo dentro alla rinfusa: pantaloni, jeans, canottiere, magliette, pullover e intimo. Potevo farcela, vivere in America per sempre e queste poche cose. Sistemai tutti i vestiti, mi stesi sul letto ancora vestita e sistemai l'orario per poi mettere la sveglia per la mattina dopo. Dormii qualche ora e mi svegliai alle sette. Mi feci una doccia, mi cambiai e andai nella hall. Pagai la notte e me ne andai. Mi trascinai la valigia dietro. Un posto dove stare, un lavoro e una nuova vita. Come prima cosa in quella mattinata andai da un parrucchiere. Mi feci tagliare i capelli. Da lunghi, che mi arrivavano a metà schiena ora li avevo poco sopra le orecchie. Un taglio maschile. Un taglio nuovo. Taglio, mi fissai il polso sinistro. Avevo ancora le cicatrici del mese prima. Mi coprii il braccio. Perché avevo voluto farlo ancora? La prima volta a sedici anni, la seconda a diciotto, la terza a venti e l'ultima poco tempo fa. Perché tagliarmi le vene per porre fine alla mia vita? Mi premetti il palmo su quelle ferite oramai rimarginate. Non ero riuscita a morire, solo a venir additata ancor di più, ero riuscita a farmi odiare e far pensare a quelle persone, che erano la mia famiglia, che ero pazza. Perché non avevo voluto scappare prima? Potevo andarmene appena diventata maggiorenne. Allora perché non ero fuggita? Ah sì! Emily. La bambina che aiutavo a sopravvivere in quella casa. Sorrisi, ecco perché avevo deciso di andarmene via ora: Emily aveva trovato una famiglia migliore.
Con quel nuovo taglio ai capelli, iniziai a girare alla ricerca di un lavoro in qualche negozio, in qualche pub, ma niente da fare. Ero sola, senza un posto dove stare. Che avrei fatto adesso? Non potevo mollare tutto, non ora. No, non sarei tornata indietro.
Cercai altro, provai ovunque, presi una rubrica telefonica e guardai qualche numero che poteva interessarmi. Non mi sarei fermata. Non avrei fatto la figura della ragazza senza spina dorsale. Non sarei tornata indietroMa nonostante tutto non trovai nulla. Stanca, affranta, affamata e messa peggio di uno straccio entrai un pub malconcio.
Salve” dissi posando le borse e la valigia accanto a me “una birra”.
Il barista mi fissava stranito e non si mosse da dove stava. Mi guardai attorno. Era un bar come un altro. Niente insegne strane o con probabili doppi sensi. Era solo un po' sporco, buio e vecchio.
Mi guardai intorno, non ero sola, vi erano altri clienti che stavano seduti accanto alle finestre o al bancone.
Vorrei bere” dissi prendendo tutto e avvicinandomi al bancone “se non avete birre mi va bene anche dell’acqua” Ancora nessun segno di vita da parte del barista. Ma che gli prendeva? Aveva abusato di crack?
JHON! CAZZO!” urlò un tipo seduto nella parte più buia del locale “smettila di fissarle le tette e dalle da bere”.
Il barista si riscosse e mi diede una bottiglia d'acqua. Lo ringraziai e mi sedetti sullo sgabello
Come mai da queste parti morettina?” mi chiese una donna uscendo da una porta che dava sul magazzino
Avevo bisogno di fermarmi. Sto girando da stamattina e non ho messo quasi nulla sotto ai denti”
La vidi annuire e passarmi alcuni tovagliolini. Mi porse dei salatini. Almeno avrei mangiato qualcosa.
Vidi la barista trafficare vicino ad un lavandino per lavare qualche stoviglia, mentre l'uomo se ne stava imbambolato di fronte a me. E se provassi avessi provato a cercare lavoro qui? O la va o la spacca, pensai mentre svitavo il tappo e vedevo muffa sul collo della bottiglia. Non la bevvi e la allontanai da me
Serve una nuova barista?” chiesi “non ho lavoro e mi sono appena trasferita. Serve aiuto?”
Perchè?” chiese Jhon aprendo finalmente la bocca e parlando
Perchè finirò i soldi e non mi va di battere la strada” dissi semplicemente
Perchè vuoi venire qui?” domandò la tizia voltandosi verso di me
Perchè nessuno mi vuole” risposi ancora gentilmente
Sei americana?” domandò il tipo seduto lontano dal bancone
Scossi il capo “italiana”
Datele un lavoro, cazzo. Non sembra una mafiosa! Almeno, a me non pare.”
Non lo sono” dissi ridendo “non tutti gli italiani sono mafiosi” sorrisi “mi dai questo lavoro sì o no?”
Vidi Jhon annuire e mi porse uno straccio. Avrei lavorato fin da subito?
Jhon porca troia non adesso!” urlò la tizia scuotendo il capo e prendendogli lo straccio di mano
Di dove sei? Hai la green card? Sei maggiorenne? Perchè sei qui?” chiese il tizio seduto accanto a me
Sono di Milano. Non ho la green card. Ho ventitré anni. Ho bisogno di migliorare il mio accento. Continua pure il tuo terzo grado, non mi da fastidio essere trattata male” dissi incrociando le braccia al petto
Calmati bambolina. Non voglio farti male. Ritrai gli artigli” disse sfiorandomi il naso
Mark lasciala stare” disse il barista svegliandosi da quella sottospecie di trance in cui era stato
"Hai un posto dove stare questa notte, o per lo meno per il tempo in cui rimarrai qui?" mi chiese la donna sorridendomi "sono Tracy"
Scossi il capo "non ho nulla. Ma non sono così fortunata da trovare un lavoro e un appartamento" dissi ironica
"Non direi … sopra a questo bar c'è un bilocale. Ti interessa?" chiese Tracy sorridendomi
"Ed è conciato come questo bar?" domandai guardandomi attorno
"Non lo so" scosse il capo Jhon "è da un po' che non ci metto piede. E questo pub non è messo male"
Mark si mise a ridere, o meglio guaire "è pieno di polvere e muffa"
"Ok. Lo prendo. Quanto vuoi?" chiesi alzando le spalle
"Prima non vuoi vederlo? Ti accompagno" disse la barista prendendo un mazzo di chiavi
"Ahm … ok" sorrisi e presi tutti i miei bagagli e lo seguii su per le scale
Vi erano molti appartamenti, tutti abitati, in cui si sentivano persone urlare e lanciare piatti contro i muri. In che posto ero finita? Tracy aprì la porta e mi fece entrare nell'appartamentino. Una cucina, un bagno e una camera. Non era male. Era già ammobiliato. Forse era un po' sporco, ma era abitabile.
"Mi piace. Quanto vuoi?" chiesi mettendo la valigia a terra "o per lo meno se lavoro da te al bar, mi pagherai?"
"Ovvio che ti pago … diciamo dieci dollari a ora di paga e duecento dollari mensile di affitto"
"Ok … andata" dissi porgendogli la mano
"Tu italiana mi piaci. Il tuo nome?" chiese stringendomi la mano
Mi morsicai un labbro "Andrea. Sono qui per migliorare un po' la mia pronuncia, ma purtroppo non ho trovato nessuna famiglia che mi avrebbe potuto accogliere. Credo di poter stare qui per qualche mese" alzai le spalle. Ero brava a dire bugie e a ricordarle. Dovevo solo essere furba
"Piacere di conoscerti Andrea" disse storpiando un po' quel nuovo nome. Che non avrei tenuto per molto
"Piacere mio signora" sorrisi "quando posso iniziare a lavorare?" chiesi curiosa
"Domani. Apriamo alle due di pomeriggio e chiudiamo alle due di notte"
"Wow … è un bell'orario pesante" pensai ad alta voce "ma ci sto" annuii "ho bisogno di soldi, di un posto dove stare"
"Ok. Per oggi niente. Oggi sistemati. Poi domani inizierai" e se ne andò chiudendo la porta dietro di sé
potevo ricominciare. Ora ero Andrea

"Ultima scena" urlò il regista
Basta! Basta! Basta! Basta! Urlavano i miei neuroni "ok" disse invece la mia voce
"Grant … ti prego" disse Darren finendo di leggere il suo copione "dimmi che sei stanco pure tu"
"No. Non sono stanco. Sono distrutto" dissi mettendo da parte il panino che stavo mangiando
"E allora perchè non continuiamo domani?" fissò il regista "dai!" urlò "ti preeeego!"
Ma perchè si comportava così da ignorante? Avere ventisette anni ma mentalmente averne cinque!
Vidi i regista stropicciarsi gli occhi "ok. Andate a casa, tanto adesso giriamo scene di poco conto, è da più di sedici ore che lavoriamo. Capisco che siete stanchi"
"Grazie" dissi alzandomi e raccattando tutte le cose nella mia borsa
"Ci vediamo domani, stessa ora, intesi?" disse a tutti noi
"Ok" dicemmo in coro
Presi un taxi e me ne tornai a casa mia. Dopo tre stagioni di un telefilm per ragazzini, una parte in un episodio di un telefilm grandioso, una parte in uno spettacolo teatrale e una parte per un paio di film, ora stavo recitando in un altro film con alcuni amici che avevo conosciuto nelle due stagioni del telefilm.
Erano passati più o meno due o tre anni. Ma ci eravamo sempre sentiti.
Arrivai al mio appartamento, chiusi la porta dietro di me e lanciai la borsa da qualche parte. Dio quanto ero stanco! E il giorno dopo ci sarebbe stata la solita solfa, prove degli abiti, rilettura copione, recitazione, pausa e altra recitazione. Che rottura! Andai in bagno e mi feci una doccia. Tutta la stanchezza e l'ansia della giornata mi scivolarono addosso con l'acqua. Molto meglio.
Quando mi fui sistemato ed ebbi indossato un paio di pantaloni della tuta, mi sdraiai sul divano. C'era troppo silenzio. Ero abituato a sentire i miei due coinquilini urlare e maledire l'altro per il disordine. Ma adesso che se ne erano andati perchè avevano trovato una casa, si erano fatti una famiglia, c'era troppo silenzio. Che vita! O meglio, che bella vita! Lavoro come attore, ho un sacco di amici, conoscenti che vedo ogni giorno, ho due genitori che mi vogliono un bene dell'anima e vado d'accordo con mio fratello e mia sorella. Ho anche un appartamento tutto mio meraviglioso, che voglio di più?
Accesi la tv, stavo bene, ma mi mancava qualcosa.

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Capitolo 2
*** cap. 2 ***


RINGRAZIAMENTI: Volevo ringraziare innanzitutto la mia adorata beta GirlOnFire (andate a leggere le sue storie, non ve ne pentirete! U.U ) che sopporta me e i miei scleri … poi volevo ringraziare quelle belle persone ( 16 in totale! Una vittoria immensa per me!! ) che hanno letto il primo capitolo di questo mio obrobrio, poi ringrazio tantissimissimo eloX26 per aver commentato e lulamae che sta seguendo questo sclero.
Se non chiedo troppo a queste meravigliose creature, che sono entrate in questa storia spastica e la stanno leggendo, se potevano scrivere anche una recensione mignon.
Anche solo per dire che dovrei buttare 'sta storia alle ortiche e io con lei.
COSA IMPORTANTE!! I personaggi non li conosco ( purtroppo ç_ç ) e i fatti narrati sono frutto della mia mente perversa!
Ok, ho parlato pure troppo … vi lascio al secondo capitolo!
Grazie ancora a tutte. Kiss&hugs :)

 

 

Iniziai a lavorare subito, nel pomeriggio. Davo le birre, offrivo panini dall'aria poco sana e mi prendevo i miei dieci dollari l'ora. Andai avanti così per un mese. Poi accadde l'impensabile. Alla tv apparve una mia foto di quando avevo dieci anni. Mi stavano cercando. Ero nei guai fino al collo!

"Andrea … la conosci quella ragazza?" mi chiese Tracy.

Scossi il capo senza guardare lo schermo. Merda, merda, merda!

"dicono si chiami Greta. È di Milano come te" continuò a dire "dicono che sia più vecchia di quella foto. Non si ricordano manco quanti anni abbia" alzai gli occhi su di lei "povera piccina. Avere una famiglia che la odia"

Mi morsicai un labbro e sistemai le bottiglie di alcolici sulla mensola. Mi tremavano le mani come non mai. Dovevo stare calma, e anche se mi avessero scovata sarei dovuta scappare più velocemente possibile.

Il mio lavoro al pub andava a gonfie vele, nessuno notava la somiglianza. Nessuno mi chiedeva nulla. Nessuno pensava a nulla. Una mattina dopo il turno di lavoro me ne tornai al mio appartamento, ero distrutta, avevo solo bisogno di una doccia calda e di una dormita. Aprii la porta e mi trascinai fino al bagno. Mi spogliai e mi misi sotto al getto dell'acqua. Con un solo accappatoio addosso mi stesi sul divano e accesi la tv. Si parlava di tanto in tanto di me. No, non di me. Di Greta. Mi addormentai con la tv accesa e le sirene dei vigili che giravano per tutto il quartiere. La solita routine.

Passarono ancora un paio di mesi. Non sentii più nulla alla tv del caso dell'italiana. Prendevo i miei soldi e riuscivo a pagare l'affitto senza arrivare con l'acqua alla gola. Mi trovavo bene. Ma un giorno, dopo ben otto mesi che lavoravo lì, ebbi la sensazione che la mia nuova vita si stesse per sgretolare sotto ai miei piedi e davanti ai miei occhi. Mi volevano licenziare. Stavo pulendo il bancone e i tavoli del locale quando sentii Tracy parlare con il capo riguardo ai miei turni, al fatto che lavoravo bene, ma che già a stare in due a servire bastava e avanzava. Passò una settimana da quella sera

"Andrea!" mi chiamò Tracy "puoi anche staccare prima questa sera … sistemo io"

"ok grazie" dissi sorridendole "Jhon! Volevo chiederti un favore" dissi a Jhon "mi potresti pagare questa settimana? Lo so che mi paghi alla fine del mese, ma non faresti un'eccezione?" domandai congiungendo le mani "ti prego"

"ok. Eccoti ottocentoquaranta dollari" mi fece un occhiolino "facciamo ottocento, gli altri te li do a fine mese".

Sospirai, mi pagavano di meno e stavo per essere licenziata. Mi andava bene comunque "grazie tante" dissi mettendo tutto in borsa. Vi erano ancora i miei documenti e il cellulare che non usavo. Guardai fuori dal locale.

"chissà perchè sono qui quei tipi" disse Tracy corrugando la fronte e indicandoli.

Sbiancai improvvisamente. Poliziotti. Ogni volta che li vedevo mi prendeva l'ansia

"ok. Il tuo turno è finito. A domani" disse Jhon fissando la porta

"a domani" dissi uscendo a testa bassa. Non andai in appartamento, camminai fino a che non svoltai un angolo. Poi mi misi a correre. Dovevo andarmene via da lì. Non avrei avuto molto tempo, Tracy e Jhon avrebbero parlato con i poliziotti, avrebbero risposto alle domande e io sarei divenuta una fuggitiva. Non avevo più un lavoro e i soldi che avevo mi sarebbero bastati per qualche tempo. Mi stavo facendo venire le paranoie assurde! Ma non ci sarei mai più tornata in Italia. Quella non era casa.

Corsi un po'. Rallentai solo quando sentii i polmoni scoppiare. Mi ero allontanata dalla città, ma mi serviva un posto dove stare, per dormire. Camminai fino ad arrivare di fronte a una specie di edificio e vi entrai: un b&b. Chiesi per una camera. La pagai subito e salii le scale. Mi feci una doccia e mi sdraiai sul letto con indosso solo un accappatoio. Di vestiti avevo solo quelli. Mi addormentai quasi subito e sognai di venire rincorsa. Sognai di tornare in Italia e di finire ancora in prigione. O meglio, dalla famiglia da cui ero scappata.

Mi svegliai con il fiatone. Mi sistemai alla meno peggio e uscii dal b&b. Camminai fino ad arrivare ad una strada trafficata e iniziai a fare l'autostop, dopo circa mezz'ora qualcuno si fermò. Una ragazza mi diede un passaggio fino a Monterey "grazie" le dissi appena scesi. Le pagai la benzina e andai in un negozio qualunque di vestiti. Comprai un paio di shorts e una canotta assieme a un costume. Non potevo girare con dei vestiti già usati. Girai per la città cercando di raccogliere qualche informazione. Di capire se mi cercavano ancora, ma non sentii nulla. Respirai a pieni polmoni e cercai un altro passaggio. Non mi andava di restare lì. Bel mare però, pensai camminando sul bagnasciuga.

Mi incamminai verso una delle stradine e iniziai a fare l'autostop. A questo punto avrei anche potuto farla a piedi la strada, dato che non si fermava nessuno e io continuavo a camminare. Mi fermai ad un bar e mi comprai un panino, pagai e continuai a cercare qualcuno che mi portasse via da quella cittadina. Un Bella per carità, ma non attraente. Con i piedi che mi urlavano di fermarmi e il caldo che mi asfissiava, mi fermai. Avevo bisogno di un po' di ombra. Vidi un macchina arrivare, e anche bella a dirla tutta. Misi avanti un braccio e la macchina si fermò vicino a me. Il finestrino dalla parte del passeggero si abbassò e un ragazzo dai capelli ricci si allungò verso di me

"bisogno di un passaggio?" mi chiese aprendo la portiera "sali"

"grazie" dissi salendo in auto e chiudendo la portiera. Mi morsicai un labbro. Portava una maglietta a manica corta e un paio di jeans stretti.

"dove la porto?" mi chiese il conducente. Aveva un paio di occhiali da sole con la montatura viola

forse era leggermente strano, ma era molto, molto, molto carino

"dove vai?" chiesi sistemandomi la cintura di sicurezza e sistemando la borsina con i vestiti sporchi in grembo

"Los Angeles. Tu?" domandò ingranando la marcia e partendo

"che combinazione!" dissi spalancando gli occhi "anche io!" mentii

il viaggio fu piacevole. Alla radio si ascoltava solo musica. E quando capitava su una stazione di informazioni cambiava subito. Mi morsicai un labbro. C'era da fidarsi?

"non mi hai detto come ti chiami" disse quando fummo fermi al bar di un distributore di benzina

stavo per rispondere Andrea, quello che avevo usato per otto mesi, quando notai che sghignazzava

"tu sei Andrea, giusto? O dovrei chiamarti Greta?" sorridendomi

"sì, sono io. Che vuoi fare? Riportarmi là?" chiesi stringendomi nelle spalle "non sono riuscita a farmi una vita nuova, mi hanno licenziata, forse mi hanno scoperta, sono un casino vivente" mi fissai le mani. Avevo ricominciato a tremare

"no" mi fissò "se vuoi andartene vai. Io non ti riporto da nessuno. Comunque … com'è scappare?" mi chiese

"non … tu non vuoi portarmi dalla polizia?" domandai spalancando la bocca

"se l'avessi voluto fare, ti avrei riportato fin da stamattina" rise "mi sono fermato perchè ti ho riconosciuta"

"e perchè non vuoi mandarmi dalla polizia?"

"i tuoi familiari non sanno quanti anni hai, non hanno una tua foto recente … ma che animali sono?"

"non sono i miei genitori" dissi abbassando il tono della voce "andiamo in macchina. Qui ci sono troppe persone" dissi indicandola "ti prego. Ti spiegherò tutto di me"

annuì. Salimmo in auto e ripartimmo per LA "raccontami tutto"

"mi chiamo Greta, sono di Milano e ho abitato fino a poco tempo fa in una casa famiglia. Tipo orfanotrofio"

"come mai?" chiese spegnendo la radio e guidando

"mio padre non lo conosco e mia madre mi ha abbandonato quando avevo cinque anni. Mi hanno affidato ad una famiglia che aveva già tre figli, in più si sono aggiunti altri orfani … ho vissuto lì per troppo tempo"

"come mai i segni sui polsi?" chiese senza staccare gli occhi dalla strada

automaticamente mi premetti il palmo sulle cicatrici "volevo morire"

"quante volte hai provato?" disse scuotendo il capo "lo sai che suicidarsi non è una risposta ai propri mali?"

alzai le spalle "ma almeno non avrei più sofferto … quattro volte. Ho provato quattro volte a morire"

scosse il capo "non va bene" rimanemmo in silenzio, guidò ancora fissando di fronte a sé "comunque io sono Darren"

lo fissai "piacere di conoscerti … come mai sei così gentile con me?"

"mi sei sembrata una gatta spelacchiata … mi hai fatto tenerezza" disse alzando le spalle "e sei carina" disse in italiano

quasi mi cadde la mandibola "tu …" iniziai a parlare in italiano "parli la mia lingua?" domandai

"sono stato ad Arezzo qualche mese … l'ho imparato" scosse le spalle "ti va se guidi tu? È da ieri che guido"

"ok" si fermò e mi fece andare al posto di guida "posso sistemare il sedile? Sono una nana io" dissi in americano

"non preoccuparti fai pure" si sedette e si accomodò vicino a me "anche io sono un hobbit"

risi a quella affermazione e ingranai la prima. Bella macchina. Non si sentiva neanche il rumore del motore quando si viaggiava, era rilassante

"ti va di fare una capatina a Long Beach?" chiese spezzando il silenzio. Era da dieci minuti che non si sentiva nulla

"come? Ma non volevi andare a LA?" chiesi fissandolo

"certo. Ma non mi aspettano presto" prese una chitarra dai sedili posteriori e iniziò a canticchiare una canzoncina

sorrisi e dato che che la conoscevo la canticchiai assieme a lui. Era proprio bravo come cantante. Sorpassammo l'uscita per LA e guidai fino a Long Beach. Parcheggiai l'auto e scesi. Mi stiracchiai e controllai quanti soldi avevo in borsa. Abbastanza, conclusi chiudendo il portafoglio e rimettendolo nella borsetta che avevo a tracolla.

"ascolta" dissi quando scese anche lui e mi fu accanto "grazie per il passaggio. Io resto qui, mi trovo un posto, un nuovo appartamento e magari una nuova identità, ci sono riuscita per otto mesi. Ci riuscirò per altri otto"

"ma no … dopo andiamo a LA e lì sarà più bello e più semplice … dai" mi fece un muso troppo dolce

scossi il capo ridendo "riesci a far dire di sì a tutti tu vero?"

"quando mi ci metto sì" disse ridendo "ma non avevi con te qualche altra valigia?"

scossi il capo "sono scappata. Avevo con me solo questa borsa. Il minimo indispensabile" alzai le spalle

"allora non dovresti cambiare i vestiti?" azzardò

"li ho cambiati da poco ma forse hai ragione, ne prenderò altri. Lo sai che oltre a essere bello sei anche intelligente?" e me ne andai lasciandolo di sasso

entrai in un negozio di vestiti. Cercai qualcosa da mettermi, trovai un costume, una canottiera e un altro paio di shorts. Li provai. Mi andavano a pennello. Li pagai e li indossai subito. Misi in un sacchetto gli altri abiti sporchi di sabbia, sudore e fumo e uscii dal negozio

"che mi hai detto prima?" disse Darren fermandomi per un polso

sorrisi inarcando un sopracciglio "che sei intelligente"

"prima" disse portandomi in spiaggia

"che avevi ragione?" mi morsicai il labbro

"Cristo voi italiane mi sapete far impazzire" mugugnò sedendosi in riva al mare

mi sedetti in parte a lui "non sei male" dissi dandogli una leggera gomitata "sei simpatico, carino" gli sorrisi "e mi hai aiutato nonostante io fossi una specie di fuggitiva" abbassai gli occhi, mi fissai i piedi, feci dei cerchi nella sabbia, nessuno mi era stato tanto vicino come lui "perchè lo hai fatto?" alzai lo sguardo e lo vidi fin troppo vicino a me "che fai?" chiesi allontanandomi. Non ero abituata a tutta quella gentilezza

"perchè anche tu sei carina, non sei interessata a essere famosa, e vuoi cambiare una vita che non hai voluto"

alzai le spalle deglutendo "sono una ragazza semplice, molte sono come me e anche meglio" sorrisi tristemente

"ma non mi hai riconosciuto … non … niente" disse agitando la mano

"ti prego ..." dissi poggiando la testa sulla sua spalla "cosa c'è?"

"nulla" disse scuotendo il capo "meglio che non te lo dica"

"Darren …" sussurrai sfiorandogli il braccio "che c'è?"

"niente" scosse il capo cercando di non ridere "ma quanto sei strana tu?" scoppiò a ridere "strana" ripetè. Il suo cellulare squillò. Lo fissò e sbuffò "scusa. Mi chiamano" si allontanò da me e andò a parlare da un'altra parte

fissai il mare. Dio! Da quanto tempo non ci andavo? Da quanto non stavo in pace con me stessa? Forse davvero dovrei stare qui. Ricrearmi una nuova vita. Non era male come idea. Mi cinsi le ginocchia con le braccia e vi poggiai sopra una guancia. Che ho fatto? Sono scappata di casa! Ho vissuto per otto mesi in una città, per poco non mi hanno scovata e adesso sono vicina a LA. Mezzo sogno e mezzo incubo.

 

Ok, il primo film era andato a gonfie vele. Era stato apprezzato e sarebbe uscito nei vari cinema,

adesso però ci avevano scritturato per una commedia. Darren, il primo giorno di lavoro tardava

"dove diavolo è?" chiesi prendendo il cellulare e controllando l'ora "dove diavolo è Darren?"

"doveva arrivare tre giorni fa, non era obbligato a tornare oggi per le riprese. La sua scena la possiamo fare domani" disse il regista "non preoccuparti, chiamalo" lo vidi andare al tavolo e prendersi qualcosa

"idiota!" dissi appena mi rispose "dove sei? Ti stiamo aspettando!" alzai gli occhi al cielo "non me ne frega un benemerito cazzo se sei al mare con… oh! Una ragazza? Bene. Bene, bene" sorrisi "racconta un po'! Com'è? È alta?" risi "bassa più di te? Allora deve essere proprio nana. Sì, so di essere simpatico. Noi ti aspettiamo qui. O in un modo o nell'altro ci devi tornare!" chiusi la telefonata

"allora? Darren?" chiese Janet, un'attrice "dov'è?"

"si è preso una pausa qui vicino. Arriverà"

dopo un'ora e passa Darren arrivò in studio. Accompagnato dalla tipa. E che tipa. Una nana, ma molto carina.

Capelli corti castano scuro, occhi tra il marrone e l'ambrato, un fisico non statuario ma con le curve al posto giusto. Indossava una canottiera viola, un paio di pantaloncini gialli e dei sandali blu. Capii perchè era amica di Darren. I colori non c'azzeccavano l'uno con l'altro, ma nel totale non stava male.

"scusate ma ho incontrato …" la fissò "Greta … qui vicino, mi ha chiesto un passaggio … doveva venire qui pure lei … sono stato gentile dai!" disse facendo il broncio

"non volevo disturbare nessuno" disse Greta mordendosi il labbro "mi spiace aver fatto tardare il vostro amico"

"ho fatto una gita al mare" le sorrise sfiorandole un polso "cominciamo con le riprese!" disse facendosi largo

"riprese?" chiese la ragazza "che riprese? Ora mi spieghi tutto!" disse puntando un dito contro Darren

"ecco, vedi… io sono un, ehm, attore" spiegò scompigliandosi i riccioli

"perchè non me lo hai detto prima? Adesso tutti penseranno che sono qui perchè cerco di essere famosa e balle varie …" cominciò a balbettare "sto sclerando" disse infine in italiano, quindi non capii nulla

"no tu non capisci"

"ok ragazzi" dissi alzando gli occhi al cielo "fate del sesso così sistemate tutto, e almeno non rompete a chi vuole e deve lavorare" me ne andai cercando di non ringhiare 

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Capitolo 3
*** cap. 3 ***


RINGRAZIAMENTI: e ancora una volta ringrazio la mia meravigliosa beta.
Poi volevo ringraziare tutte quelle personcine nell'ombra ( ben 44 nel primo cap e 23 nel secondo!! Wow ragazze! Grazie 1000! ) che leggono questo sclero.
E adesso iniziamo con i nomi! Ringrazio SofiaKaiEleutheria AnacondinaFab e lulamae per seguire questa cosa a cui non so dare nome, ringrazio Giu_ , fra_Glee e ancora SofiaKaiEleutheria per aver commentato e aver messo questa “storia” ( dai chiamiamola così … ) nei preferiti.
Ricordo che i commenti e le critiche fanno sempre piacere ;)
Pubblicherò ogni lunedì e venerdì. E come sempre parlo troppo XD
Vi lascio al terzo capitolo. Grazie ancora a tutte. Kiss&hugs :)

 

 

"Perchè non mi hai detto chi eri? Perchè non mi hai detto che eri un attore? La verità! Io ti ho detto tutto di me, della mia vita, della mia condizione, del perchè sono scappata" dissi con la voce che tremava e le lacrime iniziare a uscire dai miei occhi "e non ti conoscevo neanche! Non sapevo e non so nulla di te. Chi sei tu in realtà?"

"Darren di nome e Criss di cognome. Attore, ho partecipato in vari telefilm, film e spettacoli teatrali. Sono stato in Italia ad Arezzo e a Milano. Ah sì, suono la chitarra, il pianoforte e altri strumenti. Sono anche un cantante … ti basta?"

Mi asciugai le guance con il dorso della mano e spalancai gli occhi "tu … tu sei veramente un attore? O Cristo! Mi sono comportata di merda con te! Mi spiace un casino, non sai quanto! Scusami!" dissi mettendomi le mani davanti alla faccia "che figura di merda! Scusami tantissimo!"

"Ecco perchè sono stato zitto. Tu sei l'unica che non mi tratta come una star ma come una persona normale"

"Sei romantico signor Criss … e mi dispiace di averti fatto tardare" sorrisi. Cercai qualcosa nella borsa e tirai fuori qualche banconota da dieci dollari "ti pago la benzina più il disturbo che ti ho causato" glieli misi in mano "ciao" e me ne andai via. Non potevo rimanere, non ero un'attrice, non ero nessuno.

Camminai per le strade di LA, comprai un giornale e mi sedetti su una panchina. Prima cosa da fare era trovare un lavoro. Anche sottopagato. Ma dovevo trovare qualcosa. Dalla mia borsa trovai una matita e cerchiai i vari annunci che potevano interessarmi o per lo meno andarmi bene

"Greta" disse una voce. Alzai gli occhi, Darren. "perchè te ne sei andata? Hai almeno un posto dove stare?" mi chiese sedendosi accanto a me "ascoltami bene ragazza italiana. Io non ti ho detto nulla prima perchè mi piaceva stare in tua compagnia, sei stata l'unica, ma l'unica, che non ha urlato vedendomi"

"Forse perchè non ti conoscevo" dissi chiudendo il giornale e mettendolo in borsa "non ti ho mai visto da nessuna parte, te lo giuro. Non sono una tipa da telefilm … tranne che per 'CSI'. Ma non ti ho mai visto lì" sorrisi

Rimase sorpreso "mai visto nessun telefilm a parte 'CSI'? Mai visto 'Glee'?"

Scossi il capo "alcune delle mie coetanee e ragazze più piccole lo vedono, ma io non sono tipa da … quel tipo di roba"

Rise "mai vista una ragazza più strana di te" mi prese di mano la borsa "torna sul set. Dopo ti aiuto a trovare un posto per la notte … ti va?" chiese

Scossi il capo "hai già fatto troppo per me e non mi conoscevi neanche … per adesso basta così" gli sorrisi "tu sei un attore, io sono nessuno. Ok?"

"Come posso convincerti a restare ancora un po' con me?"

"Non puoi" sorrisi "davvero, basta così, non voglio disturbarti"

Alzò gli occhi al cielo e si mise una mano fra i riccioli castani "e se ti pagassi un gelato?"

"Cosa?" domandai spalancando gli occhi "cos'è che vorresti fare?"

"Pagarti un gelato" disse tranquillamente "non puoi mangiarlo? Sei allergica al gelato?"

"No no no … non è questo … è che nessuno mi ha mai offerto nulla"

"Possiamo iniziare oggi. Nuova vita, nuove abitudini" si alzò e mi porse la mano "dai Greta, vieni con me" disse in italiano e facendomi l'occhiolino "un gelato. Che c'è di male?"

"E vada per il gelato" dissi alzandomi dalla panchina e prendendo la mia borsa

"Non è che dovresti rifarti il guardaroba?" mi chiese mentre mi faceva salire in auto. Partimmo

Scossi le spalle "non sono una patita di vestiti alla moda e firmati. Un giorno quando mi verrà in mente farò compere ai magazzini … o a qualche mercatino …" guardai fuori dal finestrino "perchè ti interessi a me?"

"Mi sei simpatica. Mi piacerebbe essere tuo amico e aiutarti" non mi fece parlare "non so come ci si sente a non avere nessuno, ho molti amici, ho una famiglia che mi vuole bene …" mi fissò "sono stato fortunato … voglio fare qualcosa per te …" alzò le spalle "anche se non so cosa"

Sorrisi leggermente "ok, grazie comunque … per tutto" tornammo agli studi. Mi sedetti lontano dalle scene

"Così tu conosci Darren" mi disse una ragazza avvicinandosi a me e facendomi sobbalzare "dove vi siete conosciuti?"

"Non lo conosco" dissi alzando le spalle "mi ha dato un passaggio fino a qui. Tra poco tolgo il disturbo"

"Si dice che sia single … si è mollato con la sua ragazza storica … molte gli fanno la corte"

"Senti!" sbottai "non me ne frega niente se è single, impegnato o gay. Mi ha dato un passaggio. Non stiamo assieme e non abbiamo mai fatto sesso, o ancora meglio, non ci siamo mai baciati. Noi non ci conosciamo. Intesi?"

"Calmati isterichina. Ritrai gli artigli. Nessuno ha detto niente" e se ne andò sculettando

Calmati a me? Ma che se ne vada a quel paese! Dopo qualche ora Darren tornò da me sorridendomi

"Ok. Andiamo a prendere questo gelato" disse prendendomi a braccetto "conosco un bel posto qui vicino. Ti va?"

Deglutii "le persone pensano che stiamo assieme, che ci frequentiamo. Ma non ti da fastidio?"

"No" scosse le spalle "bisogna far parlare di sé. Meglio con te che con una racchia" rise e mi portò fuori dagli studi

"Ok, tu mi stai dicendo che ti sta bene che pensino che noi due ci frequentiamo? Anche se hai una morosa?"

"Non ce l'ho più. Ci siamo mollati qualche tempo fa. E poi noi due sappiamo la verità. Basta questo" stava per salire in auto quando si fermò "Grant!" urlò "coglione! Vieni con noi a prendere un gelato?" chiese a un ragazzo molto alto con gli occhiali. Perchè lì in USA i ragazzi erano tutti molto sexy? Era alto, spalle larghe e un fisico da paura. Era un figo

"No stronzetto. Non vorrei disturbare i piccioncini" sogghignò. Che palle. Perchè pensavano tutti la stessa cosa?

"Possiamo anche fare un trio, vieni con noi così la conosci pure tu" disse aprendo la portiera "dai"

"Se ti do fastidio io posso anche andarmene" dissi alzando le spalle "voi credo che vi conosciate da molto tempo, e può darsi che io sia di troppo … tolgo il disturbo" dissi allontanandomi

"Ma che sei scema?" rise Darren "io il gelato te lo offro, e se questo idiota vuol venire bene, altrimenti niente"

"Ma voi …" dissi inarcando un sopracciglio "vi conoscete … sono io quella che dovrebbe andarsene"

"Siete sicuri di non stare assieme? Siete mielensi come una coppietta del cinema" sbuffò il tizio, che era alto, ma alto!

"Sicurissimissimi!" gridò Darren "dai dai dai vieni con noi" lo pregò

Ok, quanti anni aveva quel ragazzo? Il ragazzo alto rise scuotendo il capo. Che bella risata. Pensai

"Ok. Dove metto il cambio?" chiese indicando il suo borsone

"Metti in macchina" disse aprendo il bagagliaio "oh che bello! Andiamo a prendere il gelato come una famiglia felice!"

Sbuffai "ok, chi fa la mamma?" domandai

"E il papà?" rise Grant seguendomi a ruota

"Io faccio il bambino!!" pestò i piedi Darren "e voi siete i miei genitori"

Io e lo stangone ci fissammo inarcando le sopracciglia. Notai che i suoi occhi erano verdi, due smeraldi.

Ma cazzo! Non è possibile che sbavavo ad ogni ragazzo presente lì a LA! Anche se lui era veramente molto bello!

"Dai tuoi comportamenti e modi di fare da piccolo bambino adorato …" disse il ragazzo che doveva chiamarsi Grant

" ... credo che sia abbastanza giusta come ipotesi" finii di dire io

"Ohhh ma che bello! Finite le frasi a vicenda! Come i veri innamorati"

Mi misi una mano sulla faccia. Che bambinone che era Darren!

"Andiamo!" urlò prendendoci per la mano e correndo, o meglio zompettando, verso un bar

"E' sempre così?" chiesi al ragazzo più alto quando Darren entrò per prendere i gelati a tutti

"Anche peggio" sospirò "comunque piacere Grant Gustin" disse porgendomi la mano sorridendo

"Greta" gli sorrisi stringendola "è da molto che vi conoscete?" chiesi

"Da molti anni. Tre per la precisione. Ci siamo conosciuti sul set di un telefilm per ragazzi … 'Glee' avrai presente, tutti lo conoscono!" disse sedendosi e scrocchiandosi la schiena

Risi scuotendo il capo "mi spiace ma non sono una ragazza che guarda quel genere di telefilm. Io sono più propensa per 'CSI', 'The body of proof', 'Criminal minds', 'Numbers' e via dicendo, mi piacciono i telefilm dove qualcuno muore dolorosamente. Non dove ragazzi cantano e ballano" sorrisi "e anche il fatto di sentire le ragazze che stavano in stanza con me parlare di Kurtbastian, Seblaine, Klaine e cose così … non ti fa proprio venir voglia di guardarlo" scossi il capo e mi morsicai il labbro inferiore "ma non è perchè erano gay! Anzi! Io avevo un amico gay, quindi non mi da fastidio vedere due ragazzi baciarsi" arrossii "e poi devi scusarmi, tu hai lavorato per quelle persone lì, magari hai interpretato una parte importante e io sto blaterando e balbettando" dissi d'un solo fiato fissandolo negli occhi "scusa" arrossii

"L'ultima parte non credo di aver capito ciò che hai detto, ma devo dedurre che non hai mai e poi mai visto anche una sola puntata di 'Glee'?" chiese sogghignando

"Esatto" annuii. Vidi arrivare Darren con tre coni in mano. Pensai che gli sarebbero caduti di mano

"Ed ecco che li fa cadere" sussurrò Grant scuotendo il capo "è un pericolo ambulante Criss, ma è d'oro"

Annuii fissandolo "mi ha dato un passaggio sapendo pure chi sono" mi morsicai il labbro inferiore. Merda!

Darren si sedette in mezzo a noi e mi porse il mio cono. Lo ringraziai diventando rossa peggio di un peperone

Mangiammo il gelato raccontando un po' di noi. Quindi io rimasi costantemente zitta tutto il tempo.

"Ok. Greta. Ma il tuo cognome?" disse Grant fissandomi storto "non hai detto nulla di te"

"Oh lei non ha un cognome! Lei è la Greta che è scappata dall'Italia. I suoi non sanno manco quanto anni ha!" rispose Darren per me "e volevo chiederti se conoscevi un posto dove poteva stare … o qualcuno a cui servirebbe una mano in più a lavorare" chiese tutto senza avermi detto nulla. Era veramente un pazzo d'oro quel ragazzo

"Ehm ehm ehm" dissi schiarendomi la gola "non fa nulla. Mi organizzerò. Non dovete fare nulla"

"Ma …" disse facendo tremolare il labbro "io vorrei aiutarti" disse Darren

Scossi il capo finendo di mangiare il gelato "grazie lo stesso" gli diedi un bacio sulla guancia "sei stato fantastico" mi voltai verso Grant e gli strinsi la mano "grazie anche a te. Sei stato gentile con me e questo mi basta" e me ne andai.

 

Ok, se ne era andata. Aveva dato un bacio a Darren, ma a me no. Non mi aveva riconosciuto. Una leggera fitta mi prese lo stomaco, ma che diavolo mi prendeva?

"Come mai la lasci andare?" mi chiese Darren sogghignando "so che ti piace, so che ti piace, so che ti piace" cantilenò.

"Piacerà a te hobbit!" dissi alzandomi dalla sedia "ora mi aspetta un week-end fatto di letto, divano e tv"

"Io invece non so se tornare a casa mia o prendermi una camera" guardò l'ora "tra poco si cena!"

Ma che ignorante era quel tipo? E aveva ventotto anni! Scossi il capo. Era bravo tanto ad autoinvitarsi

"Dato che è tardi che ne dici se vieni a casa mia? Prepari tu la cena dato che ti offro un letto dove stare. E sia chiaro! Una notte solamente però!" gli dissi puntandogli un dito contro

"Ok. Ma perchè non hai invitato pure la ragazza?" domandò andando verso la sua macchina e dandomi un passaggio verso il mio appartamento

"Perchè magari lei non voleva?" domandai accigliandomi "lo ha detto!"

Darren si girò molto lentamente verso di me. Ecco, mi faceva paura.

"Solo perchè lei lo ha detto, allora tu hai creduto che veramente non volesse? Ma quanto sei cretino?"

"Poco?" domandai "eddai Dar… tanto troverà un posto, un lavoro e si sistemerà"

Lo sentii sbuffare sonoramente. Poi inchiodò

"Cristo!" urlai "Dar! Ma che cazzo ti prende?" sibilai massaggiandomi il collo

"Greta!" urlò senza ascoltarmi "vieni con noi! Per una notte Grant ti fa dormire da lui"

"Che cosa?" dicemmo entrambi. Lei urlò, io sibilai mollandogli una gomitata tra le costole

Greta allungò il collo verso di me, si morsicò il labbro inferiore e scosse il capo

"Fa nulla" la sentii dire "ringrazialo, ma ho già trovato un posto dove stare a dormire"

"Sul serio?" mi ritrovai a chiedere "non è che stai dicendo una balla?" mi maledii enormemente

La vidi scrocchiarsi le dita "sì. Sul serio" rispose tentennando

"Non fare la sciocca e sali in auto" urlò Darren facendole segno di avvicinarsi "non ti credo" 

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Capitolo 4
*** cap. 4 ***


RINGRAZIAMENTI: come sempre i primi ringraziamenti vanno alla mia beta.
Poi ringrazio tutte le persone che leggono e perdono tempo su questa roba qui e specialmente eloX26; AnacondinaFab; lulamae; fra_Glee; Giu_, vy92 e SofiaKayEleutheria quella meraviglia che mi commenta ogni capitolo. Sei grande dato che leggi e non scleri a causa di 'sto obrobrio XD
Grazie a tutti quanti, davvero! Vi moltiplicate ogni giorni di più e io morirò di felicità
Come sempre, spero vi piaccia questa cosa senza nome :p
Vi lascio a questo chappy. Kiss&hugs :)

 

 

 Ed ecco che mi fermano nuovamente. Darren mi chiese se volevo andare a dormire a casa di Grant. Scossi il capo, a quel ragazzo stavo proprio a cuore.

"Per una sola notte" disse il ricciolino "ti prego".

Fece gli occhioni da cucciolo e sbuffai sonoramente "e va bene. Grazie mille" entrai in auto

"Dì la verità. Avevi già il posto dove stare o no?" chiese Grant girandosi verso di me

Abbassai il capo "non avevo prenotato nulla. Avrei dormito anche in un b&b, o in aeroporto. Mi sarei arrangiata"

"Come hai sempre fatto fino ad ora?" domandò Darren fissandomi nello specchietto retrovisore "guarda che adesso sei a LA. Non più a Milano, qui inizi una nuova vita"

Inarcai un sopracciglio. Ma chi era Darren Criss? Un ragazzo prodigio con la mentalità di un bambino guru?

"Ed ecco il nostro guru" rise Grant appoggiando la testa al sedile "per colpa tua cretino mi fa un male cane il collo! Dovrò andare dalla fisioterapista e c'è solo martedì. Che giorno è oggi?" domandò

"Sabato" risposi "manca ancora tutto il week-end" sorrisi chiudendo gli occhi

"Cavolo!" disse massaggiandosi la nuca "quattro giorni… riprese?"

"Re-iniziano martedì" rise Darren "alcune volte mi sembra che hai proprio bisogno dei post-it, peggio di me"

"E te hai bisogno di una revisione del cervello" ribattè quello più alto

Non ce la feci più a limitarmi e scoppiai a ridere. Mi tenni la pancia con entrambe le mani, quei due erano fantastici

"Che ti ridi?" chiese Darren mettendosi a ridere

"Siete la coppia di amici più esilaranti che abbia mai visto e conosciuto. Siete grandi" dissi asciugandomi una guancia dalle lacrime che mi scendevano dagli occhi per le risate che mi stavo facendo.

Arrivammo davanti a un edificio, tipo condominio, Darren parcheggiò, scesi dall'auto e aspettai gli altri. Grant ci fece strada accompagnandoci al suo appartamento. E che appartamento! Il solo salotto era grande quanto la camerata che dividevo con le altre quattro ragazze nella casa famiglia dove abitavo prima, e forse anche di più. Per poco non mi cadde la mandibola quando mostrò le due camere, il bagno e la cucina. Quello non era un appartamento, quella era una reggia! Lasciai cadere la borsa a terra guardandomi attorno. Dove ero finita? Era tutto vero?

"I tuoi coinquilini?" chiese Darren aprendo il frigorifero in cerca di qualcosa

"Andati. Sono solo" disse il padrone di casa buttando il suo borsone in un angolo. Mi vide ancora in piedi, ferma a bocca e occhi spalancati "Greta?" si avvicinò a me e mi schioccò le dita davanti agli occhi "stai bene?"

Scossi il capo per uscire da quella sottospecie di coma a occhi aperti "sì" dissi con una voce diversa dalla mia "qui è dove vivi? È tutto tuo?" domandai fissando tutto quanto

"Sì. Prima avevo due coinquilini, ma se ne sono andati … ora ci abito io qui" alzò le spalle "fame?" chiese

"Se volete cucino io" proposi "ero la cuoca nella casa famiglia dove stavo prima" scossi le spalle "nessuno si è mai lamentato di come preparavo colazione, pranzi, cene e facevo tutto quanto"

"Ok. Dove stavi tu?" domandò Grant sgranando gli occhi

"In una casa famiglia, tipo un orfanotrofio" mi grattai il naso e andai ai fornelli "è dall'età di cinque anni che vivevo, no meglio, sopravvivevo, là dentro. In una stanza si dormiva in cinque, se non sei, persone. Vi erano quattro stanze da letto, una cucina e due bagni" spiegai mentre mettevo sul gas le pentole "ero una tra le più grandi, ho cercato di fuggire ma riuscivano sempre a riportarmi dentro" sogghignai "almeno fino a qualche mese fa. Sono scappata e ora sono qui"

"Giurami che non mi state prendendo per il culo" disse il padrone di casa fissandomi sconcertato "una nana come te è scappata dall'Italia e non si è ancora fatta prendere?" si mise a ridere "sei tosta per essere piccola"

"Piccola lo dici a tua sorella. Ho ventitrè anni io" sogghignai mettendo la pasta nella pentola

"Sei molto bassa però … più bassa anche di quest’hobbit qui" disse indicando Darren che era spaparanzato sul divano

Scossi le spalle sorridendo "sono una tappa" dissi semplicemente "e ci ho fatto l'abitudine a essere tale"

"Noi non siamo bassi!" urlò Darren "sono gli altri che sono alti! Lui è uno stangone!" continuò a dire "vero?" chiese

"Ma è caduto dal seggiolone da piccolo?" chiesi sottovoce a Grant fissando Darren

Scosse il capo "non lo so. Ma quando abbiamo girato il telefilm e l'ultimo film ha fatto troppe cadute, credo che il suo cervello ne abbia risentito parecchio"

Annuii con fare cospiratore. Ci mettemmo a ridere poco dopo. Era simpatico quel Grant.

Poi come un fulmine a ciel sereno "adesso mi ricordo dove ti ho visto!" urlai indicandolo "tu hai preso parte a una puntata di CSI la decima stagione! Tredicesima puntata! Gemelli!" risi "ecco che mi sono ricordata di te!"

Lo vidi sorridere "vero! È strano vedersi raddoppiato in tv … molto"

Parlammo del più e del meno, poi verso le nove di sera cenammo con un piatto di pasta

"Sto avendo una relazione amorosa con questo piatto" disse Darren "è orgasmica questa pasta!"

Risi pulendomi gli angoli della bocca "chi meglio di un'italiana può cucinare un'ottima pasta all'italiana?"

"E' davvero ottima" disse il padrone di casa prendendo il bis "non ho mai mangiato meglio"

"Sono contenta vi piaccia. Almeno sapete com'è che mangiamo noi italiani" quando si alzarono da tavola iniziai a sparecchiare. Era una bella casa, comoda, accogliente e sopratutto mi avevano trattata bene

"Ehy!" disse Darren "perchè sparecchi da sola? Fatti aiutare!" mi sorrise "GRANT!" urlò "aiutala"

Ridacchiai, quello era scemo forte! Grant si avvicinò a me sconsolato

"Non so che fare con lui. Vorrei abbatterlo perchè non sta bene, ma mi mancherebbe quel cucciolo" disse ridendo "ok, ti aiuto … vai pure a fare quello che devi fare qui sistemo io" disse prendendomi di mano i piatti

Alzai il volto verso di lui. Era troppo alto "ma no, sono abituata a sistemare … metti il pigiama che qui sto io"

"Mai vista una ragazza come te" scosse il capo mettendo i piatti nel lavello

"Forse perchè sono un'italiana bassa che cerca di non farsi trovare?" chiesi facendolo ridere

"Può darsi. Ma tu hai già fatto tanto. Qui metto a lavare io. Vivo da solo da qualche mese, mi arrangio bene io!"

"Ovvio, ma sei un maschio" dissi sconsolata "i maschi sanno stare in cucina senza morire?"

"Ci sto raramente, ma sono ancora vivo" rise mentre lo aiutavo a sparecchiare e a pulire la cucina

"Allora complimenti per essere vivo" dissi facendo partire il carico della lavastoviglie

"E' strano …" disse fissandomi

"Cosa?" dissi lavandomi le mani nel lavello "dimmi" gli sorrisi

"Nulla. Vai pure a farti una doccia, o un bagno, come preferisci. Qui è tutto lindo"

Scossi il capo "controllo un paio di cose nella mia borsa, tu fai con calma, quando mi sarò sistemata andrò in bagno"

"Sicura?" mi chiese andando verso la zona notte

"Sicurissimissima" dissi facendo un sorriso smagliante a trentadue denti

"Allora, ok, buona notte Greta" mi disse sorridendo prima di sparire alla mia vista

"Notte" sussurrai sedendomi sul divano. Potevo ricominciare, presi la mia borsa e controllai i contanti che avevo a disposizione. Qualche settimana in un b&b me lo potevo permettere. Controllai sul giornale di quella mattina se trovavo altri lavori. Cerchiai quelli interessanti, tipo barista, baby-sitter, dog-sitter. Sospirai, le cose che facevo a Milano per pagarmi la stanza nella casa famiglia. Sentii un sapore amaro in bocca, il sapore dell'odio, perchè mi tenevano da loro se poi pretendevano che li pagassi? Bastardi! Mi strofinai gli occhi. Ok, ora basta.

"Greta?" chiese Darren avvicinandosi a me "ehy" mi strinse a sé carezzandomi i capelli "cosa c'è?"

Non mi accorsi neanche che stavo piangendo finchè non sentii le sue dita raccogliermi le lacrime

"Odio l'Italia, odio quelle persone che sono state la mia famiglia per anni, odio me stessa per non essere riuscita a scappare prima e quindi a non essere abbastanza forte da sapermi gestire la vita. Certe volte mi faccio schifo" dissi tremando e singhiozzando. Sentii le sue braccia stringermi ancor di più. Misi la testa nell'incavo della sua spalla, mi stavo comportando da idiota, ma per una volta nella vita potevo anche sfogarmi!

"Ora è tutto finito" sussurrò "vorrei aiutarti Greta, lo giuro, dimmi che posso fare"

"Nulla" dissi staccandomi da lui e strofinandomi le guance "hai fatto molto, troppo, per me"

"Ok, vai a farti un bagno, ti lascio in camera qualcosa con cui puoi andare a dormire. Ok?"

Mi morsicai un labbro "lascialo qui in sala, mi sistemo e vengo a letto" arrossii "un po' di privacy dai"

"Certo! Giusto! Le ragazze hanno i propri spazi" e se ne andò saltellando. Scossi il capo e andai in bagno.

Doccia o vasca? Per una volta sola vasca! La riempii di acqua e vi versai dentro un po' di bagnoschiuma. Mi spogliai e mi immersi. Che bella sensazione! Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla tranquillità di quel posto.

Niente ambulanze, niente sirene, che bel quartiere!

 

"Come sta Greta?" chiesi mentre Darren entrava nella mia stanza "ma che cazzo fai?" chiesi

"Le serve qualcosa da mettere … è a farsi una doccia credo" lo vidi troppo serio

"Darren Everett Criss, cosa diamine mi nascondi?" chiesi chiudendo l'anta del mio armadio

"Greta era di là, ripensava all'Italia, o meglio a quello che ha passato là. Non credo ci voglia tornare"

"E cosa c’entra con il fatto che sei fin troppo normale?" domandai lanciandogli una mia maglietta "per lei" spiegai alzando le spalle

"C’entra che lei s'è messa a piangere. Mi ha dato l'impressione di essere sempre stata sola" sorrise "le porto le cose in bagno" stava per uscire dalla mia camera quando lo fermai

"Idiota di proporzioni infinite. Mettile le cose in sala o in camera. Tu vuoi vederla nuda. Aspetta almeno due giorni" dissi alzando gli occhi al cielo

"Vero!" disse battendosi una mano in fronte "allora le porto la maglietta in camera mia. Poi appena entra le chiedo come sta. Giusto?"

Per poco non lo strozzai. Come faceva a passare da uno stato di persona matura a uno stato completamente anormale? Solo lui poteva!

"No. Tu porti questo cambio in camera. Tu esci, aspetti che si cambi e alla fine entri in camera pure tu. Oppure lasci le cose sul divano in camera e aspetti che si sistemi"

"Ok. Perchè non lo fai tu?" mi domandò porgendomi quella maglietta vecchia e logora

"Perchè devo esserti amico?" dissi spingendolo fuori dalla mia camera "io sono idiota e tu sei uno scemo"

"Ci troviamo bene assieme!" disse prima di entrare in camera degli ospiti

Scossi il capo e andai in sala. Misi la maglietta sul divano accanto alla sua borsa. Ritornai in camera mia, ma sentii provenire dal bagno una voce che canticchiava qualcosa. Mi guardai in giro per vedere se Darren fosse lì a controllare o sbirciare qualcosa. Appoggiai l'orecchio alla porta e sentii distintamente Greta cantare. E cantava anche molto bene! Sorrisi tra me e me e mi allontanai dalla porta. La privacy prima di tutto

"Canta bene vero?" disse Darren a braccia incrociate vicino alla mia camera "ed è carina"

"Cazzo Criss, non rompere i coglioni" dissi alzando gli occhi al cielo "notte" e chiusi la porta a chiave 

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Capitolo 5
*** cap. 5 ***


RINGRAZIAMENTI: alla mia meravigliosa beta, che senza di lei io non avrei mai messo questa roba qui su questo sito.
Poi le persone adorabili che leggono e capiscono ciò che ho scritto. Davvero, vi state moltiplicando e io ne morirò dato che non credevo che avrebbe avuto così tanto successo! GRAAAZIE!
Ringrazio: vy92, lulamae, AnacondinaFab, disappearinggirl, eloX26 e un grazie particolare va a quella tesora di SofiaKayEleutheria che commenta ogni capitolo spastico. Ringrazio Giu_ e fra_Glee, due adorabili ragazze che hanno messo questa storia nelle preferite e che commentano questo mio obrobrio.
Vi lascio a questo nuovo “capitolo”. A lunedì. Kiss&hugs :)

 

Uscii dal bagno e andai in sala con una salvietta stretta al corpo. Come intimo per la sera avevo il costume che mi ero comprata quel pomeriggio. Mi sistemai e indossai quella maglietta che vi era sul divano. Mi stava tre volte. Mi asciugai i capelli alla meno peggio e mi sdraiai sul divano. Quel bagno mi aveva destabilizzata completamente. Ero in uno stato di rilassamento completo. Mi addormentai subito. Dormii benissimo.

"Buongiorno" disse Darren appena aprii gli occhi. Lo vidi inginocchiato davanti al divano dove ero stesa "Dormito bene?" mi chiese porgendomi una tazza di caffè

"'Giorno" dissi in italiano con la bocca impastata dalla sonno "dormito bene" gli sorrisi "grazie" dissi prendendo la tazza dalle sue mani "stamani andrò a cercarmi una stanza e un lavoro" soffiai sul caffè per farlo raffreddare

"E se per caso rimanessi qui come mia coinquilina?" chiese Grant con indosso solo con un paio di pantaloni della tuta appoggiandosi allo stipite della porta della cucina.

Deglutii mettendomi a sedere. Cristo quant’era figo! Notai che aveva un tatuaggio sul petto e uno sull'incavo del braccio. Era un gran bel pezzo di ragazzo. Feci passare lo sguardo su tutti i suoi nei. Sexy. Questo è quello che pensai deglutendo per l'ennesima volta. Notai delle fossette che finivano dritte dritte sotto al bordo dei pantaloni. Cercai di non guardare oltre, ma fu leggermente difficile. Che bella visione.

Scossi il capo, perchè stava parlando con Darren. Concentrazione, e non facciamoci beccare a sbavare. Mi sorrise

"... e poi è un appartamento abbastanza spazioso per entrambi" mi fissò "ok, che io sono un ragazzo e tu una ragazza. Ma, ehy, le camere sono due!" alzò le mani come per proteggersi "quindi … ti va di abitare qui?"

Fissai prima lui poi Darren, poi ancora l'uno e l'altro. Era una presa per i fondelli? Perchè sarebbe stato fantastico, ma era anche troppo incredibile! Troppo bello per essere vero!

"Allora? Che ne dici?" chiese il ricciolino sedendosi in parte a me "non è una brutta idea no?"

"No! Anzi!" dissi balbettando "è … è fantastica come idea, ma siete certi che posso stare qui?" fissai il padrone di casa

Alzò le spalle "è un appartamento grande abbastanza per due persone. Se ti va, rimani"

"Prima però devo trovare un lavoro. Insomma pago anch'io le bollette. No?"

Rise "certo, ma prima compra qualche vestito. Le bollette le riesco a pagare ancora da solo"

Arrossii fino alla punta dei capelli "ok. Lo farò"

"Bene! Io sono pronto. Vado a fare un giro. Ci vediamo nel pomeriggio per le riprese?" disse Darren rivolgendosi a Grant che annuì "Greta vuoi che ti aspetti che ti porto a fare compere?"

"Sarebbe un sogno!" dissi saltando in piedi e correndo in bagno "dieci minuti!" urlai

Li sentii ridere e dopo dieci minuti ero di fronte a loro. Pantaloncini gialli del giorno prima e il costume che avevo preso il giorno prima. Dovevo accontentarmi. Misi la borsa in spalla e sorrisi "andiamo?" chiesi

entrambi mi fissarono spalancando la bocca. Mai visto un seno prosperoso? Stavo per chiedere. Ma invece schioccai le dita di fronte a loro e subito si riscossero "io sono pronta. Usciamo?" chiesi al ricciolino

"Sicuro" disse schiarendosi la gola. Uscimmo dall'appartamento e andammo nella sua auto.

Mi portò in un centro commerciale e mi lasciò decidere cosa comprare. Mi rifeci il guardaroba, quindi presi tre paia di pantaloncini corti, cinque canottiere, qualche costume e intimo di vario genere. Almeno mi sarebbero dovuti bastare

"Perchè non compri anche questo?" mi chiese Darren mostrandomi un vestito

"Cosa? Questo?" lo fissai "no. Non metto gli abiti. Non mi stanno affatto bene"

"Provalo" mi chiese facendo gli occhi dolci "ti prego"

"E va bene. Ma dopo andiamo all'appartamento di Grant. Ok?"

"Perchè non dici il vostro appartamento?" domandò chiudendo la tendina

"Perchè non pago ancora nulla. Sarà anche mio quando pagherò almeno tre mesi di bolletta" risposi cercando di allacciare il vestito. Uscii dal camerino "mi aiuti?"

Tirò su la zip del vestito "ti sta bene. Viola e giallo … ti si addice" disse ridendo

Mi fissai allo specchio "non sto male tanto. ok, e facciamola questa pazzia" tornai in camerino e mi rivestii con gli abiti con cui ero uscita. Pagai tutto quanto e appena fummo fuori dal centro commerciale mi andai a cambiare

"Stai bene. Ma perchè niente gonne?" chiese appena salimmo in auto

"Perchè io e le gonne, come per i tacchi, non abbiamo un buon rapporto di amicizia" dissi stringendo a me le compere

"Capito. Io ti lascio qui. Devo andare alle riprese. O per caso vuoi venire con me?"

"Non sono un'attrice, e non sono la tua ragazza" sorrisi "quindi lasciami qui. Grazie" e dandogli un bacio sulla guancia me ne andai verso l'appartamento. Trovai ancora il padrone di casa sull'uscio

"Aspetta!" dissi correndo verso di lui "non chiudere. Se ti fidi sto io qui, cioè, almeno sistemo un po' la casa e metto a lavare i vestiti" dissi mostrando la borsina "sempre se ti fidi di me" dissi arrossendo

"Mi fido" aprì la porta "ci vediamo a pranzo?" chiese "semmai torno qui"

"Ti preparo qualcosa da leccarti i baffi, anche meglio di ieri" dissi appoggiandomi alla porta "fidati delle mie doti"

"Mi fido ciecamente" disse ridendo prima di lasciarmi le chiavi e voltandosi per uscire

Entrai in casa e misi la borsa sul divano, poi andai in bagno dove cercai di capire come funzionava quella lavatrice. Schermi ultrapiatti e sensori. Insomma faceva tutto lei. Andai in cucina e preparai il tavolo e controllai se nel frigo vi era qualcosa di commestibile. Vidi verdure, frutta, mozzarella, latte, vino, e molto altro. Sorrisi. Qualcosa potevo cucinare! Dovevo solo inventarmi qualche ricetta. Le ore passarono lente. Avevo rifatto tutti letti, messo ad asciugare i miei vestiti e fatto partire un altro carico di cose sporche. Mi sentii leggera, per non dire libera!

I giorni passavano lenti. Darren si era trovato una sistemazione da amici, così mi aveva lasciato la camera da letto. La mattina avevo imparato dove andare a comprare la spesa, e c'era un negozio di frutta e verdura italiano. Mi trovai subito alla grande! E subito feci amicizia col proprietario che mi consigliava cosa comprare e in che quantità. Mi stavo facendo anche voler bene dai vari condomini che abitavano vicino al nostro appartamento, che anche se non avevo un lavoro stabile, aiutavo con i soldi che avevo risparmiato. Il lavoro non lo avevo ancora trovato, ma non demordevo. Cercavo, mandavo cv, facevo colloqui, continuai a girare LA senza eliminare il mio sorriso dalla faccia, forse anche perchè mi si era formata una paralisi facciale allegra. Mi ero andata a comprare anche qualche indumento in più, anche se li avevo presi nei pressi di alcune bancarelle o in negozietti a poco prezzo.

Alcune sere io e Darren uscivamo per un gelato o anche solo per andare in alcuni bar per divertirci.

Mi presentò la troupe del cast del film in cui stava recitando. E mi presentò come un'amica

In quei giorni, quando Darren veniva a trovarci, Grant si trasformava. Quando eravamo soli potevamo parlare con calma e con tranquillità, ridavamo, scherzavamo e alcune volte cucinavamo assieme. Ma quando Darren e io stavamo vicini allora lì diventava peggio di una statua di ghiaccio. Mi dispiaceva vederlo così, ma non sapevo dove sbagliavo.

Trovai un lavoro, e riuscì ad ottenerlo per qualche mese. Aiutavo a pagare le bollette e tenevo ordinata la casa. Io e Grant ci incontravamo solo a cena quando c'era anche Darren. Una sera, quando ebbi finito di sistemare la cucina, ci sedemmo in sala per rilassarci un po'. Io e Darren sul divano e Grant sulla poltrona

"Grant … che ne dici se mettessimo su un film?" chiese Darren sdraiandosi e poggiando la testa sulle mie gambe.

Sorrisi e gli passai una mano fra i capelli. Lo sentii fare le fusa come un gatto. Avevo trovato il suo punto di relax

"Ok" disse alzandosi "cosa?" mi fissò "cosa vuoi vedere?"

"Io sono morta" dissi scrocchiandomi il collo "qualunque cosa va bene"

Lo vidi prendere un dvd e infilarlo nella fessura. Abbassò le luci e si sedette sulla poltroncina

Era un'atmosfera rilassante, familiare e tranquilla. Amavo la mia vita. Mi addormentai già all'inizio del film.

Venni licenziata dal lavoro, dissero che dovevano tagliare fuori qualche dipendente, non cacciarono solo me, ma anche tutti quelli nuovi. Così cercai altro.

Passarono le settimane e finalmente il film che stavano girando venne terminato

"Allora stasera è la prima" dissi mentre facevo il nodo alla cravatta di Darren

"Già. Sono emozionato come non mai. Ok che è un film come un altro … ma è sempre un film!" disse felice e nervoso come un bambino al suo primo giorno di scuola. Era il mio bambino di ventotto anni.

Risi piegandogli bene il colletto della camicia e della giacca "che bel figurino che sei"

"Vieni anche tu no?" chiese Grant cercando di abbottonarsi i polsini della camicia. Mi avvicinai e lo aiutai

"Sarei d'impiccio, e poi ho qualche giornale da far passare per trovare un lavoro nuovo" dissi mettendomi sulle punte per stringergli il nodo della cravatta. Sorrisi cercando di non arrossire troppo

"Daiiiiii" cantilenò Darren "ti prego … dopo andiamo a cena assieme"

"Oppure …" dissi io alzando un dito al cielo "voi andate e io vi preparo una cena con i contro fiocchi"

Si fissarono "andata!" gridò Darren. Li vidi uscire, poi mi sedetti sulla poltroncina e accavallando le gambe Sbirciai i vari annunci. ‘Troppo lontano’, ‘non riuscirei’, ‘non servo’, ‘non vado bene’. Segnai tutti i lavori e mi scrissi i numeri e gli indirizzi su un foglio. Dovevo trovare un lavoro, stavo esaurendo i contanti e non sarei riuscita a pagare più le bollette e quindi non sarei più riuscita ad aiutare in casa. Dannazione!

Rimasi su quella poltroncina ancora un pezzo cercando di trovare un lavoro, ma nulla. Così mi alzai e andai in cucina.

Cucinai la cena canticchiando qualche canzone che conoscevo. Girai per la cucina sulle punte, cercando di ballare, risi mentre facevo una giravolta su me stessa. Quando la cena era in forno iniziai a pulire la cucina.

Canticchiai ancora mentre stavo finendo di riporre le ultime pirofile, quando mi fermai di scatto.

I ragazzi erano già arrivati in appartamento e mi fissavano sgranando gli occhi. O meglio, Grant era una statua di sale

"Scusate" dissi mettendo in tavola la cena "ma non vi ho sentiti entrare e … ok, qui c'è una mia ricetta"

"Sembra ottima" disse Darren sedendosi accanto a me e dandomi un bacio sulla guancia "canti bene" mi sussurrò

Sorrisi mettendo nei piatti una porzione di quello che avevo preparato. Una torta salata con verdure, mozzarella e pomodorini freschi. Una bontà a parer mio. Il padrone di casa si sedette a capotavola, addentò una forchettata di quello che avevo preparato e non mi fissò per tutto il tempo. Che avevo fatto? Mi morsicai il labbro inferiore e cenai.

"Ottima" disse finalmente Grant "chi è che ti ha insegnato?" prese un'altra porzione

"Quando ero in Italia dovevo arrangiarmi a preparare il pranzo a tutti. Ho imparato a memoria tutte le ricette e in più ne ho inventate alcune. Almeno per far mangiare la verdura ai bambini bisogna far andare la fantasia" spiegai versando un bicchiere di vino nei loro bicchieri

"Se potessi ti sposerei" disse Darren abbracciandomi "carina, simpatica, dolce, buona, sa far da mangiare e non vuole pesare su nessuno! Credo di essermi innamorato di te" prese un'altra porzione "vieni da papà tesoro mio" disse rivolgendosi al piatto.

Grant scosse il capo e finì in poche forchettate quello che aveva nel piatto "da domani abbiamo la giornata libera, che si fa?" domandò alzandosi da tavola e aiutandomi a sparecchiare

"Portiamola in spiaggia" disse Darren saltellando in giro per la cucina "a Milano non c'è il mare! Io ci sono stato!"

Mi colpii la fronte con il palmo della mano. Un bambino. Avevo a che fare con un bambino

"Devo trovare un altro lavoro per pagare l'affitto" dissi alzandomi e iniziando a sparecchiare "andate voi domani. Può darsi che magari quando ho finito di girare tutta LA vengo a farvi compagnia"

"Ti prego Greta" mi chiese Darren inginocchiandosi di fronte a me e congiungendo le mani "ti prego"

Sentii Grant sbuffare, poi chiudere la lavastoviglie e se ne andò in camera

"Darren …" dissi tentennando "che gli ho fatto?" chiesi sedendomi a terra e stringendomi le ginocchia al petto "che ho fatto di male? Sembra che alcuni momenti non mi sopporti, mentre altri… in altri momenti è gentile. Perchè?" chiesi

Si sedette in parte a me e mi passò una mano sulla schiena "nonostante siamo colleghi da parecchi anni, devo dirti che non lo so perchè si comporta in questa maniera" mi strinse a sé dolcemente "ma non credo che ti odi"

Scossi le spalle e mi strofinai una guancia. Ma perchè piangevo così spesso? Mi alzai e aiutai quel ricciolino a tirarsi su. Mi abbracciò stretto e mi baciò la fronte "è un idiota, ecco perchè si comporta così" bisbigliò facendomi sorridere

Sentii qualcuno schiarirsi la gola "resti qui a dormire Dar?" domandò atono "o vai via?"

"Sto qui" disse sfiorandomi un braccio "per stasera resto qui" mi sorrise

"Ok" lo abbracciai "ti lascio la camera, io sto sul divano" e dicendo questo andai a prendere il mio pigiama

tornai in sala che Grant era seduto sulla poltrona "film?" chiese fissandomi

"Ok" sorrisi. Mi sedetti sul divano accanto a Darren che come al solito appena cominciai a sfiorargli la fronte iniziò a fare le fusa "che gatto spastico che sei" gli dissi in italiano facendolo ridere

"Miaaaoooo" disse continuando a fare le fusa

Guardammo un film, il loro ultimo film, e risi come non mai vedendo la parte di Darren, quella di un ragazzo che si stava per sposare con la sorella di Grant, ma quest'ultimo non voleva dato che erano sempre stati nemici fidati fin dai tempi antichi e in più anche lui ne era innamorato, dato che la ragazza era sua sorella acquisita. Insomma era una casino unico, tipo come i cinepanettoni italiani, ma meno volgare, e per questo lo amai come non pochi. Mi divertii e risi sentendo di quante volte avevano dovuto rifare la scena perchè uno dei due non la smetteva di ridere o perchè dicevano le battute sbagliando i tempi o peggio ancora l'uno diceva le battute dell'altro. Quella serata la passammo assieme, come una famiglia. E io mi sentivo come in famiglia.

Passò qualche giorno, e trovai un altro lavoro. Come barista. Mi andava più che bene!

"Allora andiamo al mare?" chiese Darren già in costume che prendeva il necessario "Greta … daiiiii" disse pregandomi

"Mi piacerebbe ma …" dissi guardando l'ora. Verso le dieci sarei dovuta andare al lavoro, ma tanto era vicino alla spiaggia quindi potevo stare con loro. Stavo per rispondere quando Grant parlò

"Andiamo sì o no in spiaggia?" disse Grant in tono secco. Mi squadrò "vieni sì o no?"

Annuii stringendomi a Darren. Era strano Grant. Ridevamo assieme e poi mi trattava come se mi odiasse. Non lo capivo proprio quel ragazzo. E avevo paura che avesse cambiato idea sul volermi come coinquilina. Dopotutto, non era obbligato a farmi stare lì. Ero lì da più di sei mesi, poteva anche essersi stufato di me. E in più io ero solo un'italiana.

"Non da fastidio quindi se mi accomiato?" chiesi scrocchiandomi le dita

"No che non dai fastidio!" disse Darren abbracciandomi "anzi!!" mi fissò ridendo

"Allora vado a prepararmi … ho preso qualche costume … ci metto un secondo. Ok?"

"Mi devo sistemare pure io" disse Darren seguendomi "mi metto in costume"

"Darren … fermo, cuccia, seduto" disse Grant fermandolo per una spalla "prima si cambia lei" e mi indicò "poi tu"

Risi entrando in bagno. Mi svestii e indossai un costume verde. Non mi stava male. Poi misi una paio di pantaloncini e un top. Uscii dal bagno e raccattai la mia borsa con dentro tutto quanto e aspettai Darren assieme a Grant

"Se ti faccio una domanda tu mi rispondi?" chiesi a voce bassa

"Se è qualcosa a cui posso rispondere ovvio" disse prendendo qualcosa da un mobiletto e mettendoselo in tasca

"Mi odi?" domandai di getto

Si voltò verso di me e mi squadrò inarcando le sopracciglia "cosa?" sibilò

"Ed eccomi qui!" urlò Darren entrando in sala e prendendomi a braccetto "andiamo" e mi portò fuori dall'appartamento

Andammo in spiaggia. Era a dir poco spettacolare. Mi tolsi i vestiti e rimasi in costume. Mi sedetti vicino alla riva del mare. Sorrisi inconsciamente. Stavo bene, finalmente ero tranquilla. Mi sedette accanto Grant

Mi morsicai l'interno guancia e mi strinsi ancor di più le gambe al petto

"Perchè mi hai chiesto se ti odio?" domandò fissando l'orizzonte

"Alcune volte sembri un po' troppo freddo nei miei confronti … come se ti desse fastidio la mia compagnia" alzai le spalle "ti posso capire. Sono una rompipalle … se non mi vuoi più come coinquilina cerco altro"

"Non … non ti odio" riuscì a dire "e non voglio che tu cerchi altro" si alzò maledicendo qualcosa o qualcuno

 

"Perchè non le chiedi di restare qui?" mi chiese Darren la mattina

"Cosa?" gracchiai passandomi una mano sul volto "a chi? Perchè? Cosa?"

"E poi come, dove, quando … svegliati Grant! Lei!" e indicò Greta sul divano "come coinquilina"

"Ahh" dissi capendo "e se non vuole?"

"Vedrai che vorrà"

Maledetto il giorno che feci quella conversazione e decisi di farla diventare mia coinquilina!

La vedevo tutti i giorni, tutte le sere, io non avendo la ragazza… la desideravo!

Eppure vederla con lui mi dava fastidio. La bile che avevo nello stomaco diventava ancor più acida. Lei e Darren sembravano la coppia perfetta. Uscivano, si divertivano, e lui le aveva fatto comprare un vestito. E che vestito!

Lo aveva messo una volta, ad una cena con il cast del film in cui recitavo. Darren l'aveva invitata come amica. Ma per tutto il tempo non smisero di ridere e giocare fra loro. No. Non era gelosia! Non poteva esserlo!

Una sera l'avevo aiutata a sistemare tutta la cucina. Oramai girava sempre e solo con una maglietta che le arrivava leggermente sotto le cosce, e potevo immaginare ogni minima curva del suo corpo.

Avevo cercato di essere gentile con lei , ma ogni volta che le parlavo assieme pensavo che stava con Darren. E questo mi faceva arrabbiare. E anche parecchio. Passò del tempo, facemmo una conversazione, mi chiese se la odiavo! Io odiarla! Magari! Almeno così non dovrei reprimere istinti poco umani e molto animaleschi nei suoi confronti. La tranquillizzai dicendole che no, non la odiavo e mi piaceva che fosse la mia coinquilina.

Passarono altri giorni, altre settimane. E io la volevo, la desideravo, la bramavo. E, cavolo, non potevo averla!

"Grant" mi chiamò tranquillamente Darren facendomi alzare gli occhi dal libro che leggevo "vorrei parlarti"

"Dimmi" sbuffai togliendomi gli occhiali, pulendoli nella maglietta e chiudendo il libro

"Perchè diavolo tratti di merda Greta?" ringhiò avvicinandosi a me

"Io non la tratto di merda!" sibilai "tu e lei fate una bella coppia. puoi sempre coccolarla dopo che, a parer tuo, la tratto male. Cosa che non faccio assolutamente!" dissi lanciando il libro sul tavolino e sistemando gli occhiali su una mensola vicino alla poltrona

"Strano. Perchè lei, ogni fottuta volta che la tratti gelidamente, è come se cadesse in mille pezzi. A che pensi?"

"Che ti sta a cuore." sibilai alzandomi in piedi e andandogli di fronte. Lo superavo in altezza e di tanto

"E allora? Diamine! È una ragazza simpatica e gentile, ti cucina, ti sistema casa e ti aiuta a pagare l'affitto, non mi dire che a te non te ne frega un cazzo della sua condizione!" mi puntò addosso un dito "le hai viste almeno le sue cicatrici? Quelle sul braccio? Sai da dove provengono?"

"Me ne ha parlato" sbuffai andando in cucina. Greta non era in casa

"E che ti ha detto? Ti ha spiegato che sono le cicatrici di quando ha cercato di ammazzarsi?" ringhiò

Sputai la birra nel lavandino "cosa?" urlai "no! Lei mi ha detto che era colpa del forno, alcune volte si era fatta male con la teglia… merda" mi appoggiai al ripiano "merda"

"Cosa c'è? Adesso ci ripensi prima di trattarla male? Ora che sai che ha cercato di suicidarsi proverai a trattarla meglio? Cazzo Grant! Ci si comporta bene anche se non si conosce il passato delle persone!" urlò Darren

"No, ma Dar … lei non ne fa mai parola. Non mi dice mai nulla"

"E perchè diavolo dovrebbe confidarsi con te che fai solo la parte del bastardo?" sibilò

"Perchè a me piace porca troia!" urlai. Poco dopo strinsi le labbra. Troppo tardi

"Cosa?" domandò Darren puntandomi un dito contro "tu cosa?" sibilò profondamente stizzito

"Niente. Dimentica tutto" dissi deglutendo con qualche difficoltà. E con non poche difficoltà.

"Ti piace" Darren scosse il capo e senza dirmi una parola in più uscì dall'appartamento

Mi sfregai gli occhi. Che mi era successo? Perchè glielo avevo detto? Magari loro due stavano pure assieme!

Che casino! Che situazione! Stavo pensando di farmi un'altra birra quando sentii la porta aprirsi

"Grant, sono tornata" disse Greta. Fece capolino in cucina "ehy! Sei tutto pallido!" si avvicinò "stai bene?"

"Sì" dissi scostandola da me "io … io faccio un giro" andai in sala, presi la mia felpa e aprii la porta "ahm … Greta?"

"Sì?" disse fissandomi. Sembrava sul punto di cadere a pezzi, ma poteva solo essere la mia immaginazione

"Sono felice che tu sia qui" e me ne andai da lì. 

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Capitolo 6
*** cap. 6 ***


RINGRAZIAMENTI: alla mia beta: GirlOnFire!

Ringrazio: _lucedeimieiocchi_, yuke, vy92, lulamae, AnacondinaFab, eloX26, disappearinggirl e SofiaKayEleutheria, poi ... Giu_ e fra_Glee due angeli che hanno messo sta roba qui nei preferiti.

Esssiamo a 100 e passa lettrici!!! Grazie a tutti!! :D

E ora vi mollo questo nuovo robo, a venerdì! Kiss&hugs :)

 

 

Diceva che era contento di avermi lì … ma non mi sembrava. Era come se cercasse in tutti i modi di evitarmi

"Dar" gli chiesi una sera mentre eravamo in un bar "perchè Grant è così strano con me?"

"In che senso strano?" mi chiese prendendo una birra anche per me e porgendomela. Ci andammo a sedere ad un tavolino in un angolo

"Nel senso che appena io entro in appartamento lui se ne va. Appena ci incontriamo mette su i film oppure legge, tutto pur di non parlarmi " bevvi la birra " sono sua coinquilina" bevvi un altro sorso di birra "ok che ci vediamo raramente per il mio lavoro al bar, ma vorrei quanto meno fare conversazione. Magari lui non vuole" finii la birra. Ne ordinai un'altra. Darren mi ascoltava, non parlava, sembrava che volesse nascondermi qualcosa.

Bevvi cinque o sei birre quella sera. E alla fine non mi reggevo sulle gambe, non capivo nulla, ero letteralmente fuori. Capii solo che chiamò un taxi, mi portò in appartamento e mi fece sdraiare nel mio letto. Non ricordavo più nulla. La mattina mi svegliai con i vestiti addosso, un saporaccio in bocca e un cerchio alla testa

Che sbronza epocale mi ero presa? Una bella potente! Qualcuno mi bussò alla porta. Mi tenni la testa, che male!

"E' aperto" gracchiai gettandomi sul materasso

Entrò Grant, con un bicchiere di acqua e una pastiglia "'giorno" disse porgendomi il bicchiere

"Ciao" dissi mettendomi seduta "grazie" ingoiai la pastiglia e bevvi "come mai?"

"So quanto i postumi della sbronza possono essere odiosi, terribili e dolorosamente scombussolanti"

Risi tenendomi la fronte

"Ieri ho bevuto. Non ricordo nulla" lo fissai "mi è successo qualcosa?"

"A parte tornare a casa alle cinque di mattina accompagnata da Darren, anche lui marcio? No"

"E' tornato a casa o è rimasto?" domandai alzandomi dal letto e prendendo il ricambio

"Gli ho pagato il taxi per tornare da chi lo ospita. non ha guidato. non ha rischiato" disse atono andandosene

Gli corsi dietro "Grant!" urlai fermandolo per un braccio "grazie mille per tutto. Sei fantastico"

Mi sorrise "di nulla. Adesso va a farti una doccia. Hai l'odore di un mini bar"

Risi "e ieri era venerdì sera" lo baciai su una guancia "vado in bagno. Prendo i miei tempi"

"Fai con calma" disse deglutendo

Andai in bagno e mi chiusi la porta dietro le spalle. Perchè oggi sembrava più dolce delle altre volte?

Forse perchè avevo un leggero bisogno di aiuto. almeno era un umano. Sorrisi andando in doccia.

Forse, e dico forse, mi poteva piacere il mio coinquilino. Oh cavolo! Mi piace Grant, che poi non è una grande novità, Grant è un figo, un attore ed era tutto ciò che c'è di sbagliato in un uomo … ma io sono attratta dalle cose sbagliato. Lui non è un bastardo, è solo la sua maschera. E a me le persone con problemi affettivi sono quelle che colpiscono di più

Sono sbagliata tanto anche io! Risi uscendo dalla doccia e asciugandomi con l'accappatoio. Mi vestii e andai in sala, trovai Grant seduto sulla poltrona che leggeva un libro. In cucina era già tutto pronto.

Sorrisi e inclinai la testa di lato. Aveva un lato dolce anche lui dopotutto.

Lo fissai mentre era assorto. Indossava gli occhiali, aveva le gambe accavallate e poggiate sul tavolino ai suoi piedi. Con una mano teneva fermo il libro mentre l'altra era appoggiata su una guancia. Leggeva rapidamente le parole e sfogliava le pagine come se stesse divorando ogni frase. Si sentiva solo il frusciare delle pagine. Mi ero incantata a guardarlo, poi a un certo punto chiuse il libro e alzò gli occhi su di me. Sbattè le palpebre continuando a fissarmi, si alzò dalla poltrona inarcando un sopracciglio

"Ti piace leggere" dissi parlando per prima "cosa?" domandai

"Di tutto" rispose andando in cucina "è pronto il pranzo. Per una volta ho provato a prepararlo io"

"Devi essere orgoglioso. Ha un aspetto invitante" dissi sorridendo "evviva il cinese d'asporto!"

Lo feci ridere. Avrei fatto di tutto pur di sentire ancora la sua risata.

"Allora …" disse mangiando "Darren mi ha detto la verità su quelle cicatrici"

Sbiancai e mi strinsi il braccio sinistro "perchè?"

"Gliel'ho estorto. È un bambinone" disse. Mi sembro quasi forzata come frase "perchè?" domandò

"Stavo male. Ero sola. Cosa avrei potuto fare?"

"Cambiare casa" disse semplicemente alzando le spalle e posando le bacchette

"Ovvio" sibilai "a sedici anni in Italia si è ancora minorenni. E dopo i tipi che mi avevano tenuto lì mi volevano ancora in casa perchè pagavo l'affitto della camera. Oltre a dover tenere pulita la casa dovevo anche pagare"

Aggrottò la fronte "mi stai dicendo che sei voluto scappare non solo perchè ti trattavano male?"

"Già" dissi allontanando il piatto "venivo derisa, venivo additata, ero odiata" alzai gli occhi verso di lui

"Mi dispiace per quello che hai passato" disse sorridendomi.

Non mi ero mai resa conto di quanto potesse essere dolce quel ragazzo a cui facevo da coinquilina

Si alzò da tavola e mi venne accanto, si sedette sui talloni e mi fissò "ascolta. Hai fatto bene a fuggire, e non so come hai fatto a vivere in quel modo" mi sfiorò le cicatrici "ho capito perchè Dar ci tiene a te" si alzò e sparecchiò

Per la prima volta mi aveva sfiorato. Aveva un tocco leggero, fresco, abbassai gli occhi verso le cicatrici.

"Tutto ok?" chiese fissandomi mentre buttava le scatole vuote in pattumiera

"Certo" dissi alzandomi "grazie per tutto comunque"

Stavo per chiedergli se voleva prendere un gelato con me quando suonarono alla porta. Andai ad aprire e Darren entrò

"Buon giorno!" disse baciandomi su una guancia "avete pranzato? Bene! Gelato?"

"Io passo" disse Grant "magari un altro giorno" e si sedette sulla poltrona riprendendo in mano il libro

"E tu?" chiese Darren scuotendo il capo "vieni con me?"

"Ma Grant? Potevamo stare assieme. Oggi non lavoro" dissi alzando le spalle

"Sopravvivrò ad una giornata di rilassamento totale" disse facendomi l'occhiolino "vai" e si buttò a capofitto nel libro

"Ok" dissi prendendo la borsa "ci vediamo stasera? Cucino io"

"No dai. Stasera andiamo fuori!" disse Darren facendo un musetto dolce "conosco un posto dove poi si può cantare"

Grant rise " basta cantare. L'ho già fatto per un paio di anni … e non mi sembra il caso di ripetere tutto"

"Io però non ti ho mai sentito cantare" dissi fissandolo "stasera dai … canterò pure io! Lo giuro!"

"Fate un duetto!" disse Darren "ma ci penseremo questa sera. Adesso noi andiamo e se vuoi venire dopo con noi, ti aspettiamo in spiaggia al solito posto" disse rivolgendosi a Grant. Poi mi trascinò fuori dall'appartamento.

Prendemmo il gelato in questione, pagando io. Andammo in giro per LA a piedi, ridemmo, ci divertimmo e andammo in spiaggia. Grant non si fece vedere. Quando tornammo a casa vi era tutto spento

"Idiota" sibilò Darren "di dimensioni epiche e oltre!" mi prese per un polso "andiamo a cena noi due, e ti voglio sentire cantare ugualmente!" disse puntandomi un dito contro al petto "intesi?" ridacchiò

"Preferisco cenare qui. Fa nulla? Canto ugualmente" dissi alzando le mani

"Ok. Io intanto faccio una chiamata" e andò in bagno. Sentii distintamente urlare Darren, mandare a quel paese il tipo che stava chiamando, forse Grant, dal modo con cui lo riprendeva. E dirgli che era una sottospecie di coglione per essere riuscito a mancare una serata. E sentii tutto questo nonostante io fossi in sala. Darren poteva anche essere e sembrare un cucciolo, ma faceva paura quando si arrabbiava.

Cenammo tranquillamente noi due da soli. Canticchiai qualche pezzo di alcune canzoni con lui. Parlammo del più e del meno. Mi sedetti sul divano e come al solito si sdraiò mettendo la testa sulle mie gambe. Era rilassato, o per lo meno lo sembrava, perchè mi pareva leggermente frustrato, come se cercasse di nascondere qualcosa

"Che c'è?" gli chiesi mentre passavo una mano fra i suoi riccioli

Mi guardò mordendosi internamente la guancia "nulla"

"Ti conosco da qualche mese. Cosa c'è?" domandai nuovamente

"Nulla … ma te hai fatto la domanda per avere la green-card?"

"Purtroppo no. Devo dare alcuni esami o robe del genere. È da più di un anno che sono qui, ma nessuno mi ha mai detto nulla. Non mi hanno ancora trovata"

"E se ti trovano o ti mandano in prigione o ti rimandano in Italia. Che preferisci fare?"

"La prigione non è male" dissi sogghignando "ok, domani andrò a vedere per la green-card" sbuffai vedendolo inarcare un sopracciglio triangolare

"T'accompagno" disse accoccolandosi meglio sul divano "e se dormissi qui?" chiese con il tono della voce già basso per la sonno "mi lasceresti dormire qui da voi?"

"Cosa ne dice la persona che ti ospita?" chiesi sfiorandogli una tempia dolcemente

Mugugnò "nulla"

"Allora resta pure" sorrisi carezzandogli la testa coperta dai riccioli.

Quando si fu addormentato, mi alzai cercando di non farlo svegliare e delicatamente gli misi sotto alla testa un cuscino. Poi andai in camera e mi misi a letto. Dov'era Grant? Perchè non era tornato? Ero leggermente preoccupata.

La mattina dopo mi svegliai presto, controllai se Grant era arrivato. Dormiva nel suo letto con addosso solo un paio di boxer. Feci vagare gli occhi sul suo corpo snello, nella luce tenue che proveniva dal corridoio potevo vedere i vari nei sul suo petto, vicino alla spalla e sul collo, i muscoli delle gambe erano contratti. Magari sognava qualcosa e aveva un'espressione leggermente tesa sul suo volto. Si voltò su un fianco, sempre dormendo. Avrei voluto baciarlo, morderlo e passare la lingua sui suoi pettorali. Cavolo. Chissà se aveva passato la serata con qualcuna. Mi morsicai un labbro fino quasi a sentire il sapore ferroso del sangue. Ero gelosa. Gelosa del fatto che avesse qualcuna. Mi odiai per quel pensiero. Mi lavai e vestii.

Poi andai in sala e trovai ancora che Darren dormiva profondamente. Senza far troppo rumore andai in cucina e preparai la colazione per noi tre. Poco dopo Grant entrò in sala, aveva indosso un paio di pantaloni della tuta. Notai un succhiotto sul collo. Mi morsicai la guancia interna fino a farmi male. non potevo essere gelosa. Non dovevo essere gelosa. E poi … lui era un bel ragazzo, naturale che avesse la ragazza!

"Giorno" disse con la voce roca "che c'è per colazione?"

"Caffè, brioches, crepes, muffin … e se vuoi anche un antidolorifico" dissi mettendo una pastiglia sul tavolo

"Non mi sono ubriacato" disse prendendola ugualmente "ma ho il cervello che fa male"

Misi sul tavolo la colazione e andai a svegliare Darren, ma lo trovai già seduto sul divano

"Ehy. Dormito bene?" chiesi sedendomi accanto a lui

"Sì. Grant?" domandò allungando il collo verso la cucina

"Sta facendo colazione. Andiamo?" chiesi alzandomi

"Ok" alzò le spalle

Andammo in cucina e ci sedemmo al tavolo. Non so perchè, ma c'era tanta di quella tensione che si poteva tagliare con un coltello. C'era troppo silenzio.

"Allora" dissi spezzando il silenzio "io devo andare a chiedere per la green-card, mi preparo ed esco" mi alzai

"Perchè la green-card?" chiese il mio coinquilino alzando gli occhi dal caffè

"Perchè magari sono italiana e ho bisogno di un permesso permanente?" domandai ironica

"Sai quanti modi ci sono per avere la green-card?" domandò inarcando un sopracciglio

"No. E tu? Sapresti dirmeli?" non sapevo neanche perchè rispondevo così male.

"O devi sposarti con un americano, o un tuo parente americano deve richiedere la green-card per te, o se trovi un lavoro in un posto fisso, il tuo datore di lavoro la richiede, oppure con la fortuna" elencò contandoli sulle dita

"Fortuna?" ripetei sarcastica "non so neanche cosa sia la fortuna io"

"C'è una lotteria. Hai un diploma delle superiori?" spiegò Darren facendo scorrere lo sguardo su noi due

"Ovvio. Mi sono diplomata in un liceo linguistico" scossi le spalle

"Hai la fedina penale pulita?" chiese Darren ridendo

"Credo di sì. Sono solo scappata dall'Italia. Ma non sono mai stata in prigione" dissi pensando al mio passato italiano

"Comunque non credo che lavorare in un bar però sia un lavoro adatto. Devi avere un lavoro “importante” per richiedere la tessera, devi cercare altro" disse Grant mimando le virgolette alla parola importante

Alzai gli occhi al cielo, facile per lui dirlo che aveva tutto "e trovamelo tu un lavoro allora!" ringhiai

"Oltre a darti un posto dove dormire devo pure farti un posto di lavoro?" sibilò "sei qui a scroccare un posto dove dormire e mangiare, ti faccio pagare poco l'affitto. Cosa vuoi che ti faccia? Da baby-sitter? Ma cresci un po'!" urlò "non sei capace neanche di trovare un lavoro e vorresti vivere qui a LA? Qui non siamo in Italia. Svegliati"

Darren si coprì gli occhi con una mano, io indietreggiai per quelle parole, Grant strinse le labbra

"Merda…" sussurrò Darren fissandomi e facendo scorrere lo sguardo anche su Grant

"E così io ti peso" incrociai le braccia al petto. Sentivo un nodo alla gola da far male più di un pugnale nel cuore "bene. Allora me ne vado" e andai in camera. Presi i pochi vestiti che mi ero comprata in quei tempi, li misi dentro una valigia che mi ero presa, raccattai la mia borsa con dentro i miei pochi averi e uscii dalla stanza. Salutai Darren con un cenno del capo e mollai qualche centone sul tavolo "per l'affitto" sibilai e me ne andai sbattendo la porta. Uscii in strada con un groppo alla gola. Sentii gli occhi pizzicare e delle lacrime scendere lungo le guance. Meglio che ricominci a cercare un altro posto dove stare. Non ho più niente e, ancor peggio, nessuno. Sono sola, ancora una volta.

Camminai su quel marciapiede fissando a terra, pur di non vedere le persone, pur di non mostrare che stavo piangendo come un bambina.

Ero fragile, ero sola. Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano, comprai un giornale e controllai se vi erano appartamenti liberi e anche un altro tipo di lavoro. Con solo il lavoro del bar non sarei riuscita a pagare un affitto da sola! Andai al lavoro e lasciai la valigia vicino alla cantina

"Che ti affligge Greta?" chiese il mio capo

"Nulla Cindy" dissi indossando la divisa "vorrei chiedere la green-card. Mi aiuteresti?"

Corrugò la fronte "questo bar non è così importante come un vero lavoro, ma se serve l'aiuto di un'americana pazza io ci sono" disse andando a sistemare i tavoli "oggi c'è un addio al nubilato. Rimani tu a pulire il casino" e non era né una domanda, né una richiesta. Era un ordine. Annuii e iniziai a pulire il bancone.

 

Sbattè la porta dietro di sé. Se ne era andata lasciandomi i soldi dell'affitto. Diamine!

"Sei un'esimia testa di cazzo" urlò Darren spingendomi in sala "un deficiente!"

"Ma porca troia la smetti di continuare a rompere le palle?" sibilai sedendomi sul divano

"Forse non hai capito cos'è appena successo" disse fin troppo calmo "lei se ne è andata"

Alzai le spalle, dovevo far finta di nulla "quindi? Tu la puoi sempre rivedere"

Scosse il capo "mi avevi detto che ti piaceva. non mi pare" disse indicando il succhiotto

"Ho rivisto una vecchia amica" spiegai alla veloce "e non devi darti spiegazioni. La vita è mia"

"Lo so" disse avvicinandosi alla porta "ed è una vita di merda" e uscì sbattendola

Chiusi il libro e lo lasciai cadere a terra. Che avevo combinato?

 

Passai tutto il giorno dietro al bancone. Lavorai fino a tardi e appena la festa finì, verso le tre di notte, rimasi ancora lì per pulire tutto. Per cinque dollari l'ora non so se ne valeva la pena.

Alle cinque finii di sistemare il bar, ora avrei dovuto trovare un posto dove dormicchiare. E i divanetti del bar erano comodi a sufficienza. Scossi il capo, andai a prendere la mia valigia e uscii chiudendo tutto. Riposi la chiave al solito posto e cercai un motel per quelle poche ore di sonno che mi sarei meritata, poi avrei cercato un nuovo lavoro.

"Salve" dissi cercando di reprimere uno sbadiglio "mi servirebbe una camera per qualche giorno"

"Stanza 23f" disse porgendomi la chiave "quanto tempo?"

"Una settimana circa" dissi prendendola e alzando le spalle "devo lasciare una caparra?"

"No. Domani mattina lascerai i soldi per la settimana in cui starai"

"Ok. È settimanale quindi il pagamento?" domandai

"Dipende" mi fissò "a domani" disse congedandomi

Sorrisi e corsi alla stanza. Minuscola, perchè era minuscola. Ma c'era un bagno, un letto e niente altro. Una camera spartana e perfetta per quei giorni. Mi sdraiai sul letto e andai nel paese dei sogni nel giro di pochi secondi.

Il giorno dopo mi svegliai solo verso le due di pomeriggio. Presi la mia borsa con tutto ciò che avevo di prezioso e uscii dalla camera. Pagai la settimana meravigliandomi di quanto potessero essere bassi i prezzi.

Per una settimana controllai annunci vari, giravo la città e cercavo di sopravvivere con i pochi soldi che mi rimanevano.

L'ultimo giorno della settimana pagata presi la mia valigia e lasciai la stanza. Dovevo cercare altro. Andai a una tavola calda e pranzai con quello che la casa consigliava. Un hot dog, una birra e delle patatine. Mi mancavano i pranzi che sapevo cucinare io. Pagai il pranzo e andai a comprarmi un giornale, poi andai in riva al mare e feci passare tutti gli annunci. Verso la fine del giornale, quindi dopo aver passato almeno mezz'ora nel cerchiare, confrontare, controllare annunci, trovai qualcosa che mi fece battere il cuore peggio di un martello pneumatico

Balzai in piedi e corsi all'indirizzo scritto sul giornale. Suonai ed entrai nell'edificio. Mi serviva quel lavoro e io servivo a loro. Traduttrice. Ce la potevo fare. Ce la dovevo fare

"Salve, per fare un colloquio?" domandai

"Così vestita?" chiese l'impiegata. Mi fissò e squadrò la mia canottiera blu, i miei pantaloncini bianchi e i sandali neri

"E' importante come sono vestita o come traduco articoli spagnoli, francesi, portoghesi e italiani in inglese?" chiesi di rimando sogghignando e sventolando il mio cv davanti alla sua faccia

"Mi segua. Quindi lei parla cinque lingue?"

"Ne parlo due correttamente e fluentemente, le altre tre moderatamente fluentemente" risposi "sono italiana. Mi serve un lavoro adeguato per avere la green-card" dissi senza mezzi termini

Aprì una porta "buona fortuna allora"

Entrai e rimasi lì ferma, finchè un uomo di mezza età non si voltò verso di me

"E lei è qui per…?" domandò inarcando un sopracciglio

"Per il lavoro di traduttrice, sono un'italiana, ma so parlare americano fluentemente, come può ben sentire. Poi conosco altre tre lingue. Due molto simili, quali spagnolo e portoghese, e il francese" dissi avvicinandomi alla scrivania

"Curriculum?" chiese poggiando la schiena allo schienale della sedia

"Eccolo" dissi mettendolo sul tavolo

"Preparata" annuì "noi siamo un giornale importante. Ci vengono portati articoli da più o meno tutto il mondo, ci serve una persona che in poco tempo sappia tradurre articoli di vario formato e scriverli altrettanto velocemente, per poi inviarli alla stampa. Ce la può fare?"

"Mi metta alla prova" dissi deglutendo "qualunque tipo di articolo. Scientifico, cronaca rosa, cronaca nera, sportivo, anche da americano in un'altra lingua. Mi dica cosa"

Mi porse un foglio "due minuti e tre per riscriverlo. Ho la copia giusta io"

Annuii e mi sedetti davanti a lui. Era un articolo di cronaca gialla, un assassino seriale portoghese, riscrissi tutto in brutta copia e glielo porsi "posso usare il pc o le basta?"

"Mi basta. È giusto" fece schioccare la lingua "ho qualche documento da farle tradurre. Inizia settimana prossima"

Mi fece uscire. L'impiegata mi sorrise "benvenuta alla 'Trade Language Information'"

"Grazie" sorrisi e uscendo dall'edificio mi sentii completa. Avevo un lavoro e non dovevo pesare su nessuno, ora mi mancava solo un appartamento. Solo. Tanto per dire.

Arrivai ancora in spiaggia. Sentii le lacrime scendere lungo le guance. Perchè mi aveva cacciato? Mi strinsi le gambe al petto, la felicità di aver trovato un lavoro fu spazzata via dal male che mi ricordò le parole chi mi disse. Mi odiava, non ero riuscita a farmi nessun amico. Ero una delusione unica anche per me. Affondai la testa tra le braccia singhiozzando.

Verso pomeriggio tardo andai alla ricerca di appartamenti anche minuscoli, ma a LA tutto era enormemente caro. Pagai un'altra settimana in un motel un po' più alla mano e meno costoso. I soldi stavano per finire.

Passò una settimana, oramai la mia settimana al motel era terminata. Presi le valigie e andai a cercare altro.

Ma niente da fare. Tutto costoso e troppo grande per una persona sola.

Sbuffando andai in un bar, pensando al fatto che, dato che ora stavo per iniziare un lavoro serio, avrei potuto licenziarmi dal bar, ma mi trovavo bene e mi pagavano abbastanza bene. Avrei potuto pagarmi di che vivere con quei due lavori. Stavo ripensando a tutto quanto, quando una barista mi si avvicinò porgendomi la mia ordinazione. Cappuccio e brioches. Un po' di italianità ci vuole. Mi rallegrai vedendo che il cacao sulla schiuma raffigurava un sorriso. Alzai lo sguardo sulla cameriera. Stava servendo altre persone con un sorriso sul volto. Bevvi il cappuccio lentamente. Chissà se anche lei sorride per mascherare qualche dolore? Sempre bevendo il cappuccio guardai le persone passare davanti al bar. Mi accomodai meglio sulla sedia e lasciai scorrere la mente e immaginare le loro vite. Donne, uomini, ragazzi, bambini, vecchi. Tutti con un passato, un presente e un futuro da vivere. Io ero un'immigrata con un futuro da scrivere. Finii il cappuccio e controllai nella mia borsa se avevo dimenticato qualcosa. Vidi il mio cellulare, forse avrei dovuto comprarmi una nuova scheda telefonica e magari controllare la mia posta elettronica. Mi morsicai un labbro ed entrai nel bar chiedendo se vi erano dei pc su cui poter andare su internet.

Presi qualche spicciolo e pagai per una mezz'ora di connessione. Controllai la mia posta. Una ventina di messaggi da parte di Giovanni e fin troppe della pubblicità. Queste ultime le cancellai tutte. Poi lessi quelle di Giovanni

 

-Ti prego Greta, torna, qui siamo in pensiero per te. Come mai sei fuggita?

-Greta cazzo! Rispondi! Il cellulare dice che sei irraggiungibile! Dove sei finita?

-Greta, ti stanno cercando tutti, anche la polizia, sei sei fuori dall'Italia ti troveranno comunque!

-Torna a casa porca puttana!

-Silvia ha già trovato una tua sostituta. Vuole lasciar perdere le tue ricerche. Ha una persona in più. I soldi entrano lo stesso anche se tu sei scappata. La stiamo odiando!

-Emily ti ha cercata . Appena ha saputo che non c'eri ha pianto. Le ho spiegato che adesso sei felice.

-Greta, io e Max abbiamo fatto outing. Speravo fossi con me, ad aiutarmi. Come avevamo detto? Fratelli per sempre?

-Mi manchi sorellastra

-Dove sei? Inghilterra? Spagna? Francia? Irlanda? Islanda? Rispondi cazzo!

-Dimmi almeno che sei viva!

-La tipa che ha preso il tuo posto è orrenda. La odiamo tutti. Sta simpatica a Silvia

-Se hai bisogno di soldi ti faccio un bonifico. Se hai bisogno di una mano per scappare, qui siamo disposti a cancellare ogni tua traccia. Ma dicci dove stai. Giovanni&Ramon

-Sono Ramon, Giovanni sta facendo calmare le acque. Rispondi ad un solo messaggio. Solo per sapere che sei viva, va bene che ti sei fatta una nuova personalità, una nuova vita in un nuovo paese. Ma facci sapere qualcosa!

-Ok, non ti cercheranno più. Abbiamo detto che sei fuggita, ti sei sposata e stai vivendo in un paese troppo lontano da qui. Ci credono. Non farti sgamare cazzo!

-Ma porca troia almeno fammi sapere come stai

-Diana sta andando fuori di matto. Rivuole la sua amica di stanza. Vuole sapere come stai. Lo fai almeno per lei?

-Sto bestemmiando peggio di un turco, mi manca la mia psicologa con cui parlare di sesso.

-Puoi rispondere a un solo messaggio? Grazie. Ti voglio bene. Ma tanto. Ci manchi piccola Greta.

 

Deglutii pesantemente, solo adesso erano gentili, solo adesso mancavo loro, solo adesso notavano la mia presenza. Diana, quella stronza, le manco solo perchè adesso deve sistemare lei la camerata. L'unica persona che mi stava mancando era Emily e sì, forse anche Giovanni. Mi asciugai le lacrime e scrissi un-email

 

-Ciao ragazzi, sto bene, sono in America, vi dico questo perchè so che l'America è leggermente grande, e comunque non riuscireste mai a trovarmi. Sì, mi sono rifatta una vita e no, non mi sono sposata. Sto bene e sono viva. Non scrivetemi più o mi farete sgamare. Cosa che non voglio assolutamente! Salutatemi Emily. Anche voi mi mancate leggermente, ma non ci torno a Milano. Vi voglio bene anch'io. Vi prego non cercatemi più.

 

Inviai l'email e cancellai tutte le mie tracce. Anche se oramai potevo vivere tranquillamente. Chiusi tutto e uscii dal bar.

Mi tirai dietro la valigia. Dovevo trovarmi una casa e una scheda per il cellulare. Girai per le vie della città, avrei voluto tornare a Milano solo per stringere a me la mia piccola Emily, ma non potevo. Ora la mia vita era qui.

"GREEETAAAAAAA!" sentii urlare il mio nome. Mi fermai e mi guardai attorno, non vidi nessuno, mi riincamminai verso il mare "fermatiiiiii!" urlarono ancora, mi voltai. Vidi qualcuno correre come un forsennato. Ma che? O cazzo! Darren? 

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Capitolo 7
*** cap. 7 ***


I ringraziamenti alla fine del capitolo :)
Ed eccovi a voi l'obrobrioso capitolo 7! See ya e kiss&hugs :)

 

 

 

Darren? Quel forsennato che cercava di correre senza cadere e farsi male era Darren? Sì, senza alcun dubbio! Era il mio hobbit.

"C'è una persona che vuole parlarti" disse con il fiatone e fermandosi accanto a me. Poco dopo si avvicinò anche Grant. Non correva, camminava, lento, guardandosi le scarpe

Scossi il capo e mi voltai, stavo per andarmene quando Darren mi fermò per un polso "ascoltalo"

"No" dissi con un nodo alla gola "sono di peso per lui" sentii gli occhi pizzicare.

E che palle però!

"Mi spiace" disse lui ad un certo punto "non volevo dire quelle cattiverie"

"Ma le hai dette" sibilai io incrociando le braccia al petto "non si può cancellare quello che mi hai detto"

"Lo so. E non si può neanche dimenticare" ringhiò "ma puoi perdonarmi?" fece fatica a dire quella frase

Sorrisi, già solo a chiedermi scusa aveva detto di aver sbagliato. Mi morsicai il labbro inferiore lasciando andare la valigia a terra. Mi chinai per guardarlo negli occhi, dovetti storcermi il collo dato che non voleva incontrare il mio viso

"Grant" dissi tirandogli la maglietta "renditi conto che io sono una deficiente. Voi una deficiente per amica?"

Scosse il capo "mi piacerebbe avere te come coinquilina" rispose alzando la testa. Poi mi fissò negli occhi

C'era tristezza, rancore, felicità, speranza e qualcosa somigliante vagamente a … malizia?

"Come avete fatto a trovarmi?" domandai morsicandomi il labbro inferiore

"Di solito questo è uno dei tuoi bar preferiti" disse Darren saltellando "facevamo i controlli, e poi so che tu passi di qui tutti i giorni per andare in spiaggia. Sempre verso quest'ora … non è stato difficile"

Sorrisi "meglio della polizia" risi

"Non ci vuole molto per trovare una persona a cui si è interessati" disse Darren dando una gomitata a Grant "vero?"

"Mi spiegate come mai vi comportate in modo strano?" domandai inarcando un sopracciglio

"No" disse Grant tappando la bocca a Darren "siamo solo felici di averti trovata ancora a LA"

"Ok" dissi annuendo "vi credo un gran poco, ma va bene"

"Allora torni a casa da lui?" domandò Darren staccando la mano di Grant da lui

Grant lo fulminò con lo sguardo. Poi fissò me inarcando un sopracciglio.

"Se mi vuole ancora, altrimenti mi prendo una camera" scossi le spalle

"No!" urlò Darren "tu non cerchi altro. Tu vai a casa con lui" disse indicandolo

"Ho un altro lavoro. Non peserò troppo" sogghignai "un lavoro “serio”" e mimai le virgolette dell'ultima parola

"Ok, ma solo perchè mi mancano i tuoi pranzetti" disse ridacchiando

Risi, e trascinandomi dietro la valigia, tornai a casa con loro.

Tornò la solita routine, facevamo colazione assieme, io andavo al lavoro, ci trovavamo a pranzo, tornavo al lavoro e tornavo a casa per preparare la cena. E poco dopo io e Grant tornammo alla nostra routine. Non ci parlavamo più.

Finalmente avevo trovato un lavoro che mi piaceva. Traducevo e scrivevo articoli. E in più mi pagavano anche bene!

Il lavoro al bar lo avevo lasciato. Non riuscivo a fare due lavori e dormire. Mi era praticamente impossibile andare a dormire alle tre di mattina e svegliarmi alle sette. Passò più di un mese dal mio ritorno in quell'appartamento e dovevo ancora richiedere la green-card.

Stavo lavorando al pc quando mi cadde l'occhio sul calendario. Sorrisi e continuai a lavorare

"Che c'è Greta?" chiese la mia vicina di cubicolo "sorridi come se avessi ricordato un avvenimento importante"

"Diciamo che è così" risi io scrocchiandomi la schiena

"Racconta!" urlò Kevin dal suo cubicolo "dai cazzo, ti conosciamo da più di un mese! Racconta!"

Rise tutto il settore di cubicoli e scossi il capo "è da due anni che mi sono trasferita qui"

"Ahhh!" disse urlando Bridget correndo verso di me e stritolandomi "allora auguri cucciola!"

"Mi soffochi, Briii, mi soffochi!" dissi battendole una mano sulla spalla

"Ma la tessera?" chiese Margaret "l'hai presa?"

"Purtroppo no, devo andare a farla. Ma qualcuno mi deve dare un appoggio"

"Il capo … è abbastanza orgoglioso di te" disse Kevin annuendo

Ridemmo tutti. Poi tornammo al lavoro. Stavo finendo di scrivere un articolo quando il mio capo mi chiamò da lui.

"Voleva parlarmi signore?" chiesi chiudendomi la porta alle spalle

"Sì. I tuoi articoli sono sempre ben fatti, modifichi alcune frasi per farci stare tutto nello spazio che ti lasciamo" alzò gli occhi dallo schermo che stava controllando "vuoi diventare qualcosa di più?"

"Cioè?" chiesi avvicinandomi tremante

"Cioè che ti diamo le notizie e tu ne ricavi articoli da prima pagina" spiegò accendendo un sigaro "e li scrivi anche in altre lingue così che possiamo venderli ad altri giornali" inarcò un sopracciglio "che ne dici?"

"Wow, ok, grazie! Non la deluderò capo" dissi asciugandomi una lacrima

"Suvvia, qui non piange nessuno dei miei collaboratori" disse passandomi un fazzoletto di carta "vada al pc"

Annuii e corsi al mio cubicolo. Un lavoro importante, un lavoro vero, un lavoro mio.

Continuai a tradurre articoli e spezzoni. Mi capitavano tra le mani articoli di cronaca nera, gialla, rosa. Di ogni e da ogni parte del mondo. Facevo un lavoro che amavo

"Vai a casa Greta" disse Vivianne "sono quasi le undici di sera e non hai neanche cenato"

Alzai gli occhi dallo schermo. Non mi ero neanche accorta del tempo che era passato "finisco qui e vado"

"Non fare il turno di notte. Non serve, vai a casa che domani hai giornata libera"

Soffocai uno sbadiglio "odio il week-end, preferisco stare qui" alzai le spalle

"Non hai nessuno a casa?" chiese avvicinandosi al mio cubicolo

"Diciamo che io sono la coinquilina di un ragazzo. E se anche non mi vede arrivare non credo gli interessi"

"Dimmi che non ti piace il tuo coinquilino! Ti prego!"

Sbuffai finendo di scrivere l'ultima frase di un articolo di una strage avvenuta a Madrid e spedii tutto quanto al pc del capo. Il mio lavoro era finito. Sbadigliai. Vivianne era ancora lì che mi fissava

"Ok. Sì. Mi piace il mio coinquilino" sbuffai

Prese una sedia lì accanto e mi venne vicina "che casino hai combinato? Ti conosco da un mese ma so che combini molti guai, non al lavoro. Ovvio" disse facendomi l'occhiolino

Abbassai il capo "ma non so neanche io che ho combinato. So solo che mi piace e credo che sia fidanzato"

"E' fidanzato e condivide un appartamento con te?" rise "non credo proprio"

"Allora è gay!" sbottai "perchè aveva un succhiotto grande quanto il mio pugno!"

"Ok, e quand'è che l'hai visto 'sto succhiotto? Hai qualcosa da dirmi?"

"Solo che qualche tempo fa gli ho visto … quella roba … io ero leggermente gelosa …"

"Avete fatto sesso?" domandò senza peli sulla lingua

"Oddio no!" dissi spingendomi indietro sulla sedia "non potrei. Siamo coinquilini porca miseria!"

"E allora? Lucas prima di essere mio marito fu il mio coinquilino, poi scopamico e infine fidanzato"

Alzai lo sguardo al cielo "sì, ma lui mi odia! Fa fatica a parlarmi. le poche volte che ci vediamo non parliamo neanche tanto" scossi il capo "poi quando esco con un altro ragazzo mi …"

"Ok! Zitta!" mi fermò Vivianne "adesso noi usciamo da qui e ti tiro le orecchie"

Uscimmo dall'ufficio e appena fummo in strada mi puntò addosso un dito

"Mi stai dicendo che ti piace il tuo coinquilino ma esci lo stesso con un altro?"

"Sì, un suo amico" dissi annuendo

"Beata innocenza!" urlò prendendomi a braccetto "ascolta me che sono vecchia. Questo tuo coinquilino è geloso di te, geloso del ragazzo con cui esci" mi fissò prendendomi il mento e facendomi alzare il viso verso di lei "scopati uno dei due. Il suo amico per vedere se il tuo coinquilino è geloso, e quest'ultimo per rabbonirlo"

Scossi il capo tanto forte da farmi venire le vertigini "no! Lui mi ha cacciato dal suo appartamento e solo dopo due settimane mi ha chiesto di tornare. Non so neanche perchè l'ha fatto dato che ci vediamo solo a mangiare"

"Ok, adesso vai a casa, sarà in pensiero. Lunedì devo lasciarti qualche articolo da controllare, scrivere e tradurre"

Sorrisi, presi un taxi e me ne tornai in appartamento. Trovai Grant seduto sul divano con gli occhi spalancati

"Perchè non hai chiamato. Come mai hai fatto tardi? Questo non è un hotel!" urlò a vanvera

"Ho lavorato fino a tardi" dissi sbadigliando "scusa ma non ho il numero" mi tolsi la borsa dalla spalla "scusa" e me ne andai nella mia camera chiudendo la porta dietro di me. Mi spogliai e mi buttai sul letto. Volevo solo dormire.

 

Odio, rabbia, gelosia. Le undici e 10 minuti e non era ancora tornata. Non aveva telefonato e non aveva avvertito nessuno. Mi sedetti sul divano ad aspettarla. Ok. Era tornata nel mio appartamento. Mi faceva molto piacere rivederla e risentirla armeggiare con le pentole in cucina, cantare in bagno, ballare per il corridoio. Ma non potevo perdonare Darren di uscire con lei ogni dannato week-end. Rientrò in casa, aveva gli occhi gonfi con un paio di borse nere. Ore piccole? Straordinari? Ringhiai. Si scusò e andò in camera sua. Sentì la porta chiudersi. Rimasi lì ancora tre fottuti secondi poi mi alzai e andai da lei. Volevo parlarle. Chiedere spiegazioni. Ma appena aprii la porta la vidi sdraiata sul letto a pancia in giù solo con gli slip addosso. Deglutii e chiusi gli occhi. Li riaprii, sì, era nuda, non mi ero immaginato, o meglio, sognato nulla. Cazzo, cazzo, cazzo. Mi avvicinai al suo letto, riuscivo a vedere la sua schiena abbassarsi e alzarsi al ritmo del suo respiro. La sua pelle candida, la curva del collo, anche lei aveva alcuni nei, sopratutto sulle spalle, sulle braccia e immaginai li avesse anche sul costato, anche se non riuscivo a vederli dato che era sdraiata a pancia in giù. Mi venne voglia di stringerla a me, sentire il profumo della sua pelle, morderle l'incavo del collo, quella parte di pelle così invitante. Scossi il capo per far andare via quei pensieri dalla mia testa. Già una volta l'avevo sognata, e fu la notte prima che io la cacciassi di casa. La coprii con un lenzuolo. Non dovevo fare nulla. Non dovevo fare nulla. Le sfiorai per sbaglio un fianco. La sentii fremere, chiudersi a guscio e stringersi le gambe al petto. Me ne andai chiudendo la porta dietro di me. Cavolo! Scivolai sul pavimento posando la schiena contro la porta. Mi tenni la testa fra le mani. Che diavolo mi succede?

 

La mattina dopo mi svegliai con il lenzuolo attorcigliato alle gambe, feci per alzarmi ma inciampai e caddi a terra tirandomi dietro anche le lenzuola e il cuscino

"Porca troia che male!" urlai tenendomi le chiappe e rialzandomi. Scostai le lenzuola e le misi sul letto, indossai la mia maglietta della notte e zoppicando andai in cucina. Adesso faceva male pure la caviglia! Ma quanto ero impedita?

"Tutto bene?" chiese Grant con in mano una tazza di caffè bollente

"No" ringhiai versandomi il caffè nella mia tazza "sono caduta"

Lo sentii ridere posando la tazza vicino al lavello. Si coprì la faccia con entrambe le mani per mascherare la risata, senza successo, ovviamente. Mi voltai verso di lui. Solo in quel momento constatai che indossava solo i boxer, neri, parecchio attillati. Deglutii vedendo le spalle, il torace e quelle bellissime fossette a V che scendevano oltre l'elastico.

No! Spostai lo sguardo verso la mia tazza. Molto interessante il colore del caffè, ah sì, buono il caffè, forse scotta leggermente la tazza, sì forse perchè il caffè è stato appena fatto. E sì, questa deve essere la ragione. Ok sono pazza.

"Greta?" domandò fissandomi "tutto ok?"

"Sì, buono il caffè, caldo il caffè" sbattei le palpebre e mi morsicai il labbro inferiore. Che stronzate dicevo?

"Già" mi fissò stranito. Deglutì "che fai oggi?"

"Niente" ma il volto di Vivianne mi si proiettò davanti agli occhi e ricordai le sue parole. Anzi l'unica parola. Scopatelo!

"Sicura di stare bene?" chiese avvicinandosi

"Hai voglia!" mi sfuggì in italiano. Mi misi a ridere della sua faccia "scusa" dissi scoppiando a ridere "ma mi è sfuggita questa frase in italiano" scossi il capo "sono due anni qui in Usa, ma alcune volte parlo ancora italiano. Sono patetica! Come si fa a pensare e parlare ancora con la propria madrelingua?"

"Non sei patetica. È normale" disse alzando le spalle "mi insegneresti a parlarlo?" domandò mettendo la tazza nel lavandino "Mi affascina come lingua. Ci sono molte abbreviazioni e come dite voi … ehm ..."

"Dialetti?" chiesi sorridendo "andata. E tu? In cambio che fai? Che mi insegni?" mi accorsi troppo tardi ciò che avevo detto, ciò che poteva capire. Ma che bello è essere coinquilina di un figo da paura che fa venire in mente solo frasi maliziose e pensieri poco casti!

"Tante belle cose se vuoi" rise inumidendosi il labbro inferiore

I miei ormoni si sbizzarrivano così come i miei pensieri.

Deglutii e sorrisi come un'ebete "tu sai ballare vero?" lo vidi annuire "insegnami a ballare" dissi

"Adesso?" domandò prendendomi la tazza e posandola nel lavandino

"Siamo in pigiama" risi "ma se non ti da fastidio …" dissi porgendogli la mano

"Meglio così" disse attirandomi a sé

Ma perchè la sera prima era così scontroso mentre adesso è più gentile? Che sia grazie al caffè che è così gestibile?

"Sei bassa" disse fissandomi negli occhi "riesci a ballare ugualmente senza tacchi?"

"Non li metto neanche i tacchi. E poi se tu quello alto" sogghignai io

"A stare con Darren impari pure a parlare come lui" sibilò freddo e stringendo la presa sulle mie mani

"Fai male" dissi mordendomi l'interno guancia "stringi troppo" sussurrai

"Scusa" e mi lasciò. Andò verso il divano e si sedette tenendosi la testa

Sospirai e andai verso di lui. Mi sedetti a gambe incrociate vicino a lui "Grant, che ti prende?"

"Niente. Come va il lavoro?" chiese senza fissarmi

"Bene" alzai le spalle "ieri erano due anni che vivo qui in USA" sussurrai "ancora tre anni e poi potrò fare domanda"

"Se la fai prima magari sono più veloci … quando vai?"

"Non lo so. Oggi?" mi scrocchiai la schiena "dovrò chiedere a qualcuno di accompagnarmi. Da sola farei solo casini"

"Chiedi al tuo Darren ti venire con te" sibilò gelidamente alzandosi dal divano e dirigendosi in bagno

Mi morsicai un labbro e mi strinsi le braccia attorno ai fianchi. Perchè mi voleva qui se poi mi trattava male?

"Scusa" disse. Mi voltai verso di lui. Era in piedi vicino allo stipite della porta "mi comporto troppo male con te, non volevo ferirti. Chiedi a Darren, sempre che sia ancora qui a LA"

"Oppure non potresti venire tu?" domandai flebilmente "non ci vediamo quasi mai. Un pomeriggio assieme, no?"

Si avvicinò a me e si sedette sul divano "dopo tutto ciò che ti ho detto vorresti passare del tempo con me?"

"Siamo coinquilini. E poi hai ragione" alzai le spalle "sono un'italiana io" mi alzai dal divano "io mi vado a preparare, usciamo allora?" domandai indossando il mio sorriso migliore. Lo vidi annuire. Poi andai in bagno.

Quel pomeriggio Grant mi aiutò a compilare qualche foglio per la richiesta della tessera. Avrei dovuto aspettare tre anni, ma avevo il suo appoggio e quello del mio capo. Avevo un lavoro stabile e un posto fisso dove vivere. Ero in regola per poter abitare e diventare cittadina ufficiale americana.

Passarono i mesi. Grant e Darren si ritrovarono per altre riprese, o anche per incidere dei dischi.

"Stasera usciamo?" chiese Darren fissando Grant "ho bisogno di rilassarmi e Greta non può sempre cucinare per noi"

"Guarda che non mi fa nulla cucinare. È una delle poche cose che faccio qui" dissi posando un libro che mi aveva prestato Grant. Tutti i miei libri li avevo lasciati a San Francisco.

"Guarda come l'hai ridotta!" urlò Darren "è più docile di una gatta!"

"Miaaaooo!" dissi alzandomi "attenzione che le gatte hanno gli artigli" mi strusciai addosso a Darren e andai in cucina

Non vidi Grant scrocchiarsi il collo, non lo vidi irrigidirsi, non lo vidi deglutire né tanto meno chiudere gli occhi.

"Allora che volete per cena?" urlai tirando fuori pentole, pentolini e sughi di vario genere "pasta? Pizza? Carne?"

"Io esco" disse Grant entrando in cucina alla ricerca di qualcosa "hai visto le chiavi della macchina?"

"Sono al solito posto" dissi inarcando un sopracciglio e indicando il vassoio vicino alla porta

"Giusto" e andò alla porta

"Grant!" urlai cercando di non ridere "indossa almeno una maglietta prima di uscire"

E in effetti stava uscendo solo con un paio di pantaloni della tuta. Scosse il capo e si sedette sulla poltrona

"Forse è meglio che ordino del cinese" dissi affacciandomi alla sala "che ne dite?"

"Per una sera si può fare" annuì Darren "e mi è venuto in mente che ho già un impegno. Ci vediamo sul set" e uscì

"Sei strano" dissi sedendomi sul divano e riprendendo in mano il libro "che hai?"

"Nulla" ringhiò "chiamo per il cinese. Tu prendi il solito?"

"Sì grazie. I soldi sono sulla dispensa. La mia paga me l'hanno data ieri" e tornai a leggere il capitolo che avevo lasciato a metà. Amavo la mia vita.

I giorni passavano lenti, Grant di tanto in tanto impazziva e faceva qualche scenata particolare e io non ne capivo il motivo, ma a parte questo era un coinquilino fantastico.

Darren passava molto tempo in appartamento con noi. Sia per scrivere nuovi testi che per arrangiare qualche nota assieme al suo collega.
"Come sta venendo?" chiesi sedendomi a gambe incrociate sulla poltroncina vicino a loro due che scrivevano e provavano.
"Bene" Darren si scrocchiò la schiena posando la chitarra a terra "sono a buon punto e Grant è ottimo a trovare le parole" lo fissò "nei testi è un grande".
Grant alzò gli occhi al cielo andando in cucina.
Risi scuotendo il capo, poi, dato che mi annoiavo a stare lì ferma senza far nulla, presi alcuni smalti colorati e mi dipinsi le unghie.
"Oddio che bel colore!" urlò Darren fissandomi le mani.
Risi facendo asciugare le unghie. Un colore per unghia: giallo, verde, blu, viola e rosso.
"Quale vuoi provare?" chiesi dopo essermi accertata che fossero perfette.
"No … Greta non provarci neanche" disse alzandosi e saltando fino ad arrivare in cucina. Risi e prendendo lo smalto giallo e lo rincorsi per la cucina, dove Grant cercava di capire se bisognava fare la spesa o meno.
Riuscii a bloccarlo al muro "arrenditi!" sghignazzai.
"Mai! Grant aiutami! Ti prego! Aiuta il tuo cucciolo adorato!"
Mi girai verso il mio coinquilino che mi fissò le unghie e scosse il capo.
"Vi siete trovati voi due" sospirò "amate entrambi colori strani e vi vestite in maniera …"
"Strana?" domandammo all'unisono io e Darren, scoppiando a ridere poco dopo
"Nana staccati" mi disse Darren prendendomi il polso dove tenevo lo smalto
"Hobbit non rompere" risi io
"Ma quanto siete bambini voi due?" domandò Grant facendomi staccare dal ricciolino
Mi alzò da terra prendendomi quasi per la collottola come una gatta. Miagolai di rimando facendolo ridere
"Dato che mi hai fermato" dissi svitando il tappo dello smalto "dovrai pagarne le conseguenze"
"Cosa?" domandò Grant fissando la boccetta dello smalto aperta. Capì "no" scosse il capo indietreggiando
"Dai … non ci vorrà molto e non sentirai male" risi "vieni qui" dissi rincorrendolo mentre scappava in sala.
Corremmo attorno al tavolino, andammo nelle camere, lo rincorsi come in un gioco per bambini.
Anche perchè mi sentivo un po' così. Mi sentivo libera, felice, come non lo ero mai stata.
Riuscii, dopo un po', a gettarlo, o meglio, bloccarlo, sul divano stando attenta a non rovesciare il colore.
"E adesso?" domandò tenendomi fermi i polsi con una mano e ridendo
Cercai di liberarmi, mi mordicchiai il labbro inferiore "adesso ti pitturo le unghie!"
"Provaci!" disse sfilandomi di mano lo smalto
Cercai di liberarmi dalla sua stretta, ma mi sbilanciai troppo facendolo sdraiare sul divano.
Ci mettemmo a ridere come due pirla. Deglutii rendendomi conto che eravamo vicini.
Ma vicini da avere i nostri nasi a contatto.

"Allora!" urlò Darren entrando in sala "siete riusciti a dipingervi le unghie?" ci fissò sul divano
Io mi alzai di dosso a Grant che si sedette porgendomi lo smalto. Ringraziai arrossendo
"Ok. Allora lo prendo io questo" disse l'hobbit sfilandomi di mano lo smalto "ci vediamo una di queste sere, appena esce il mio disco" e se ne andò dall'appartamento.
Sospirai vedendo Grant andare in cucina e sgolarsi cinque bicchieri di acqua e uno di vodka in meno di cinque minuti. Perchè ho sentito una sensazione strana alla bocca dello stomaco quando eravamo vicini sul divano? Perchè avrei voluto baciarlo? Perchè mi piace e io sono deficiente!

 

 

RINGRAZIAMENTI: alla bella beta mia GirlOnFire!
Poi … AnacondinaFab, disappearinggirl, lulamae, SofiaKaiEleutheria, vy92, yuke, eloX26, _lucedeimieiocchi_ … e quelle gioie che hanno messo questa cosa nei preferiti: fra_Glee e Giu_
( se ho dimenticato qualcuno, perdonoooooo! )
E tutte quelle personcine che perdono tempo e neuroni a leggere questa sottospecie di ff ( siamo a più 1oo più o meno, cioè … INCREDIBBBILE! )

Grazie ancora a tutte!! ( ricordo che le recensioni e le critiche non fanno mai male :D ) 

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Capitolo 8
*** cap. 8 ***


I ringraziamenti, come nel precedente, alla fine del capitolo :)
Ed eccovi a voi il capitolo 8!
Premetto che ci saranno delle leggere scene hot ( ma dato che non sono capace di scriverne non sarà niente di che )
p.s. Vedo che i commenti si sono ridotti, perchè? ç_ç Non vi piace più?
Ma don't worry! Ne mancano ancora due di capitoli alla fine!
See ya e kiss&hugs :)

 


Una sera Darren venne da noi per festeggiare l'uscita del suo nuovo cd.

"Allora ci vuole una cena con i baffi e contro baffi" risi io andando in cucina

Sentii Darren canticchiare di tanto in tanto qualche nota. Le canzoni che conoscevo pure io ci andavo dietro, le altre, la maggior parte, stavo zitta e lo lasciavo cantare da solo.

Iniziai a preparare delle fettine di carne con un ripieno di varie spezie. Darren mi aiutò e di tanto in tanto assaggiava il sugo di pomodoro, fontina e altre spezie che preparavo per cucinare la carne. Le mie ricette ed esperimenti facevano veramente gola, ed erano veramente buone. cenammo seduti al tavolo in cucina. Si complimentarono entrambi. Gongolai come una bambina. Piaceva tutto!

Dopo cena, dopo aver sparecchiato e messo a lavare tutto, quando fummo in sala ci accomodammo sia sul divano che sulla poltroncina. Darren quella volta lì preferì sedersi, o meglio, appollaiarsi sulla poltrona

"Che ne dite di cantare?" chiese Darren, io e Grant eravamo sul divano. Lontani. Opposti.

Lo fissai "ti va?" chiesi alzandomi e scrocchiandomi il collo

"Ok. Darren, che ci farai cantare?" sogghignò

"Nulla di strano. Questa la conoscete entrambi. Dai che voglio sentire cantare la mia bella" e fece partire la musica

 

Now as the summer fades I let you slip away
You say I'm not your type But I can make you sway
It makes me burn to learn You're not the only one

I'd let you be if you put down your blazing gun
Now you've gone somewhere else Far away
I don't know if I will find you (find you, find you)
But you feel my breath On your neck Can't believe
I'm right behind you (right behind you)
'Cause you keep me coming back for more
And I feel a little better than I did before
And if I never see your face again I don't mind
'Cause we gone much further than I thought we'd get tonight
Sometimes you move so well It's hard not to give in
I'm lost, I can't tell Where you end and I begin
It makes me burn to learn I'm with another man
I wonder if he's half The lover that I am
Now you've gone somewhere else Far away
I don't know if I will find you (find you, find you)
But you feel my breath On your neck
Can't believe I'm right behind you (
right behind you)
'Cause you keep me coming back for more And I feel a little better than I did before
And if I never see your face again I don't mind
'Cause we gone much further than I thought we'd get tonight

Baby, baby Please believe me Find it in your heart to reach me
Promise not to leave me behind (Promise not to leave me behind)

Take me down, but take it easy Make me think but don't deceive me
Torture me by taking your time
(Talk to me, talk to me)
'Cause you keep me coming back for more And I feel a little better than I did before
And if I never see your face again I don't mind
'Cause we gone much further than I thought we'd get tonigh
t
'Cause you keep me coming back for more
And I feel a little better than I did before And if I never see your face again

I don't mind 'Cause we got much further than I thought we'd get tonight


A fine canzone avevamo entrambi il fiatone, vidi che i suoi occhi erano neri di passione e mi accorsi solo alla fine di aver flirtato con lui. Capii solo in quel momento che gli stringevo la maglietta fra le dita e ci fissavamo come se avessimo voluto divorarci con gli occhi. E capii che il segno che avevo visto sul suo collo, molti giorni addietro, avrei voluto faglielo anche io e in altri posti più bassi. Arrossii staccandomi da lui, deglutendo e Grant si schiarì la gola "brava" disse allontanandosi da me "sicura che non hai mai cantato in vita tua?"

Annuii schiarendomi la gola e scrocchiandomi le dita "sì. No cioè, ho cantato ma da sola" balbettai

"Voi due avete cantato veramente bene" annuì Darren "vorrei tanto ascoltarvi ancora ma, oh, com'è tardi! Io vado! Ci vediamo domani bellezza" disse baciandomi su una guancia.

Fissò Grant che si irrigidì e si sedette sul divano accavallando le gambe e sistemandosi la maglietta.

"E siamo soli" sussurrai sedendomi sulla poltrona "se durante la canzone ho fatto qualcosa di sbagliato scusa"

Scosse il capo "non hai fatto nulla di male" fissò un punto davanti a sé "film?"

Annuii e mi rannicchiai sulla poltrona cercando di capire il film.

Infatti non ero concentrata sulle scene ma su quello che era successo poco prima. Io e Grant avevamo cantato, mi era venuta pure voglia di baciarlo, morderlo, fare cose impossibili. O per lo meno non semplici dato che lui stava di sicuro assieme a qualche bella ragazza americana bionda e bella. Sospirai posando la testa sul bracciolo della poltrona. Perchè mi sono innamorata di lui? No, non posso essermene innamorata sul serio! Lui mi piace. Io non posso innamorarmi di lui. È fuori discussione! Ed ecco che impazzisco. Parlo pure con il mio cervello.

Sbuffai. Fissai Grant per qualche secondo. Sdraiato sul divano e la testa girata vero la televisione. Aveva un'espressione strana. Come se stesse pensando. Sorrisi leggermente, sì, era bello, e sì, forse me ne ero innamorata.

 

Quella notte la sognai ancora, mi svegliai con l'alzabandiera un po' troppo evidente. Mi tolsi le lenzuola di dosso e fissai il soffitto. Ma perchè ho sognato di baciarla? Perchè ho desiderato di sfiorarla nuovamente, magari anche più a lungo di quella stessa sera, quando avevamo cantato e avevamo iniziato a flirtare. Iniziai inconsapevolmente a massaggiarmi il cavallo dei pantaloni, gemetti. Non dovevo pensare a lei. Non dovevo pensare che lei dormiva nella stanza accanto alla mia, magari con indosso solo una maglietta. Non dovevo immaginare le sue mani, le sue labbra, su di me. Non dovevo far nulla del genere. Ansimai, oramai la mia mano viveva di vita propria, si intrufolò nei boxer, il cervello si staccò, ripensai a lei, alla mattina che la cacciai di casa, ai suoi occhi, pieni di rabbia e di orgoglio, ripensai a quando la ritrovammo e di come mi sentii più sollevato, al fatto che poche ore prima cantò assieme a me. Ripensai al suo modo di muoversi e, o cavolo, i suoi fianchi, le sue labbra. Mi vennero in mente i pensieri poco casti che feci su di lei.

Senza volerlo i miei movimenti diventarono scoordinati e veloci, il respiro affannato e la vista mi si annebbiò. Sentii quel piacevole calore al bassoventre. Venni nei miei pantaloni e nella mia mano. Feci un gemito roco. Chiusi gli occhi e cercai di moderare il respiro, cazzo, cazzo, cazzo. Mi ero masturbato pensando alla mia coinquilina. Andai nel bagno che condividevamo e mi ripulii cambiandomi. Tornai in camera e riprovai a tornare nel mondo dei sogni, sperando di non sognarla più. Ma non riuscii più a prendere sonno, anche dopo un'ora, così andai in cucina. Accesi la piccola luce che era sul tavolino in salotto per fare un po' di chiaro. Le tre di notte. Non dormire per colpa sua! Per colpa di una ragazzina, una nana, che mi era entrata in testa e non si schiodava da lì.

"Tutto bene?" mi chiese una voce. Mi voltai. Lei. Con indosso la mia maglietta, la prima che aveva indossato quando quella notte la feci stare da me. Aveva i capelli corti sparati in testa, il segno del cuscino su una guancia ed era a piedi scalzi. Notai che aveva gli occhi rossi. Se li stropicciò.

Perchè mi sembrava una bambina con un corpo da donna?

Rimasi a fissarla, si intravedeva la curva del seno, la clavicola e la spalla destra. Quella maglietta era fin troppo grande per lei, eppure sapendo che indossava qualcosa di mio mi rendeva felice. E in punti sbagliati. Troppo.

Ero geloso che Criss potesse sfiorarla. Mentre io no. O meglio, non come intendevo io.

"Sì. Non riesco a prendere sonno" sentii che la mia voce era fin troppo roca, e il cavallo dei pantaloni mi era diventato ancora fin troppo stretto. Che mi aveva fatto quella ragazza?

"Neanche io" disse sedendosi al tavolo della cucina "incubi del cazzo" sibilò sfiorandosi il braccio sinistro

mi sedetti vicino a lei "dato che non abbiamo festeggiato come si deve i tuoi due anni qui in Usa, ti va un goccetto dato che siamo anche svegli entrambi?" le domandai di getto

Mi sorrise e annuì. Ok. Vodka a manetta. Il mio cervello dopo qualche bicchiere fu leggero, e vidi Greta leggermente rossa in viso. Mille domande mi frullavano per la testa, e l'alcool me le fece sputare fuori

"Allora! Come va con Darren?" le chiesi cercando di non risultare troppo freddo, che non ci riuscii molto bene "cioè, è sempre qui con te, vi sentite spesso. Quando è qui uscite sempre, siete una coppia formidabile" dissi sputando ogni parola di quell'ultima frase "puoi dirmi tutto, sono il tuo coinquilino"

Scosse il capo e ingollò una buona dose di vodka, forse il suo quinto bicchiere "dimmi la verità, ma quando mi hai mandato via, parlavi sul serio?" mi chiese una seconda volta alzando gli occhi verso di me. Erano lucidi, non so se per la sonno, o per l'alcool, o per altro, ma avrei voluto perdermici dentro, caderci per non riemergere più. Volevo perdermi dentro di lei "cioè, ti stavo antipatica? Avevo fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?" ancora quella domanda. Allora dovevo comportarmi proprio di merda con lei per farle venire quei dubbi.

Ma lei e Darren, le immagini mi riempirono il cervello "no" ringhiai "ma rispondi alla mia domanda"

"Con Darren va tutto bene" sorrise "mi diverto ed è un amico fantastico"

Ovvio. Fa tenerezza ed è un gran simpaticone. Dopotutto lui ha sempre fatto quella parte, io sono sempre stato il bastardo della situazione, e forse è anche un po' per questo che oramai i personaggi che ho interpretato hanno lasciato qualcosa nel mio carattere, una loro caratteristica, un loro segno.

E il segno inconfondibile di Sebastian era che voleva persone che non poteva avere, ma che alla fine riusciva a scoparsi chiunque senza provare schifo per sé stesso. Ma quest'ultima cosa non me l'aveva lasciata in eredità.

Bevvi ancora. L'incazzatura aumentò con l'aumentare dei bicchieri bevuti

"Già" dissi sentendo l'amaro della bile e della vodka in bocca "a chi non piace il buono e simpatico ragazzo della porta accanto? Le ragazze sognano e cercano il principe azzurro. Chi è che non lo fa?" domandai aspramente

"Io" disse alzando le spalle "non mi sono mai piaciuti i principi. Ho sempre preferito i cattivi, tipo gli orchi, le bestie, i mostri, i pirati" iniziò a massacrarsi le dita delle mani "forse perchè io ho sempre pensato di essere la strega cattiva invece della principessa. Anche perchè nessuno mi ha mai trattata tale" bevve e mi fissò. Le vidi scorrere sulla guancia una sola lacrima, se la sfregò via subito. E riempì un altro bicchiere

"Mi stai dicendo che non hai mai sognato di essere salvata dal principe?" domandai sconcertato

"Già" sorrise e fece dei cerchi concentrici sul tavolo "quando ero piccola, avrò avuto sì e no, dieci anni, ho sempre pensato che un giorno un uomo mascherato e armato, un delinquete, un ricercato, mi sarebbe venuto a portare via" rise "ma non è mai successo, niente pirati, niente principi, solo umani" la vidi stringere le mani a pugno attorno al bicchiere "bestie in forma umana"

Le sfiorai un braccio, non mi piaceva vederla così. E poi lei aveva detto, sempre che non avevo capito male, che non stava assieme a Darren. Che lui era un amico. Sorrisi.

"Io se vuoi posso essere qualunque cattivo tu voglia che io sia. Sono specializzato in questo"

La feci ridere, che bella risata, amavo sentirla ridere "allora sii il mio pirata nero" sussurrò fissandomi negli occhi e sfiorandomi uno zigomo. La vodka aveva cominciato a circolare nei miei e nei suoi neuroni e il mio cervello fece leggermente fatica a suddividere quella frase a quel punto della mattinata. Ormai erano le cinque!

Allora. Sii. Il. Mio. Pirata. Nero.

MIO.

Deglutii pesantemente. Che strega era quella ragazza lì? Quanto avevo bevuto? Quanto erano belle le sue labbra? Avrei voluto assaggiarle

 

Ma che gli avevo detto? Dannazione! Deglutii fissandolo negli occhi. Scorsi una fiamma di lussuria, potevo specchiare la mia stessa voglia, nei suoi occhi. Non dovevo fare cazzate! Avevo bevuto troppo, sapevo che a bere troppo raccontavo di me e mi lasciavo andare agli istinti. Non andava bene. Mi alzai e salutandolo andai in camera mia. appena chiusi la porta sospirai scivolando contro la porta, che gli avevo detto? Se poteva essere il Mio Pirata Nero.

Ma che mi ero fumata? Quanta vodka avevo bevuto? Sentii bussare delicatamente. Aprii e vidi Grant

non feci in tempo a chiedergli nulla che mi baciò. Il sapore della vodka era molto più buona sulle sue labbra.

Mi prese il viso fra le sue mani, abbassò il suo viso verso il mio e mi baciò.

Era dolce inizialmente, poi sempre più passionale e umido. Lingue che si rincorrevano e denti che mordevano le labbra.

Non mi resi conto di nulla, chiuse la porta dietro di sé e mi fece scontrare contro al muro. Ansimai sentendo un suo ginocchio coperto dai pantaloni del pigiama premere contro i miei slip, gemetti sulle sue labbra, che meravigliosa frizione. Lo sentii rabbrividire e ansimare. Gli calai i pantaloni che calciò via. Indietreggiò verso il letto trascinandomi con sé. Mi fece sdraiare sotto di lui continuando a far scontrare il suo ginocchio contro i miei slip. Ci baciammo ancora, gli strinsi i capelli alla base della nuca, lo sentii far passare le mani sotto alla maglietta che indossavo. Cominciò a baciarmi e a mordicchiarmi il collo. Sospirai quando mi sfiorò il seno. Immaginai di sentire la porta dell'appartamento aprirsi e chiudersi velocemente. Non ci feci caso. La mia mente era troppo presa dal fantastico lavoro che quella fantastica bocca stava facendo sulla pelle del mio collo.

Pensai, nessuno alle sei di mattina si presenta a casa di qualcuno senza invito. E invece no. Una persona esisteva

"Greta!" urlò Darren aprendo la porta. Grant si scostò da me, lo fissai negli occhi totalmente neri, si vedeva solo la pupilla dilatata e un gran poco dell'iride. Sentii una gran caldo al bassoventre, si voltò vero Darren senza però mollare la presa dai miei fianchi, si sedette in parte a me io mi alzai sui gomiti. Lo fissammo entrambi "o cavolo" sibilò Darren

Mi inumidii le labbra e feci passare lo sguardo anche su Grant, che si massaggiò una tempia con la mano libera

"Che ci fai qui, alle sei di mattina, senza avvertire?" disse schiarendosi la gola di tanto in tanto

"Volevo chiedere se avevate voglia di venire con me a Long Beach" disse alzando le spalle "posso parlarti Grant? Soli"

Grant raccattò i suoi pantaloni, li indossò e uscirono dalla mia camera. Mi gettai con la faccia sul cuscino. Che diavolo stavo facendo? Che diamine mi era successo? Io stavo per fare sesso con lui. Sesso con Grant Gustin. O merda! Chiusi gli occhi, adesso mi sveglio e non è successo nulla.

È stato solo un incubo. Un meraviglioso incubo! Li sentii urlare. O meglio. Sentii urlare solo Darren

"… e poi ubriachi! … coglione! … quanti bicchieri … perchè … ma ti vedi" ringhiò

"… hobbit …" disse Grant cercando di parlare

"No, tu stai zitto!" urlò alzando la voce di qualche decibel

Risi girandomi a pancia in su. Sentivo il cervello leggero. Peccato che ci avesse interrotto. Sentii la porta aprirsi

"Greta" era Darren "che ti ha fatto Grant? Ti ha obbligato?"

Risi tirandomi sui gomiti "Darren … siediti" e gli indicai il mio letto. Accesi la luce "non mi ha obbligato, non ha fatto nulla ed è stato gentile con me" alzai le spalle "tutto qui" chiusi gli occhi e mi passai le mani sulla fronte

"Quanto hai bevuto Greta?" mi chiese alzandosi dal letto e spegnendo la luce "dimmelo"

"Non lo so. Mentre parlavo bevevo, mentre bevevo parlavo … e avanti così. Ma non mi sono tracannata la bottiglia"

"Io lo ammazzo quel ragazzo" sibilò aprendo la porta della mia camera "te dormi"

E uscì dalla porta chiudendola silenziosamente. Scivolai sotto alle lenzuola. Chissà perchè sentivo il profumo del suo bagnoschiuma e del suo dopobarba. Era buono. Inspirai profondamente. E poco dopo mi addormentai.


Mi svegliai nel pomeriggio con un cerchio alla testa. Dovevo essermi sognata tutto. Non è possibile che Grant mi abbia baciata! Dai! È impensabile che ad uno come lui possa piacere una tappa come me!

Ma ricordai le sue labbra, come mi baciava, come mi fissava e come mi sfiorava. Passando vicino allo specchio notai più di un segno rosso sul mio collo. Ok, non mi ero sognata tutto. Era successo realmente.

Andai in cucina trascinando i piedi, Darren se ne era andato. Grant era seduto davanti a una scatola di cinese

"Ciao" disse schiarendosi la gola e sistemandosi sulla sedia

"Ciao" gli sorrisi "ieri, anzi, stamattina è successo qualcosa?" cercai una pastiglia per il mal di testa, la trovai e con un goccio di acqua la mandai giù "mi hai … ehm … tipo … ehm … baciata?"

"La verità?" chiese alzandosi e fissandomi dall'alto verso il basso. Annuii "sì, ma è stata colpa dell'alcool. Non ero in me, non ti avrei mai baciata, non avrei mai fatto nulla" e andò in sala

Sentii qualcosa rompersi dentro di me. Ok, lo sapevo di già. È tutto normale. Coraggio Greta, indossa il tuo sorriso migliore e vai avanti a vivere. Mi fissai le cicatrici del braccio sinistro. Erano quasi invisibili a occhio nudo, le sfiorai, non le sentivo neanche più. Cedetti. Mi avvicinai ai cassetti della credenza. Che stavo facendo? Ne aprii uno, sfiorai il manico di un coltello, la lama era ben affilata, come le lamette che avevo imparato a usare. Che stavo facendo?

Volevo esternare il male, avevo il petto compresso in una morsa tagliente, faceva male, troppo. Mi sorpresi a prendere in mano quel piccolo coltello dalla lama affilata. Mi sedetti a terra. Fissai il mio riflesso nella lama. Sentii la lama piatta e fredda sulla pelle, non feci ancora nulla. Freddo e caldo. Acciaio e sangue.

Presi un respiro

Massaggiai il polso con le dita libere, sentii le vene, sapevo i punti da colpire.

"CHE STAI FACENDO?" urlò una voce facendomi fermare "che cazzo vuoi fare?" sibilò Grant sedendosi davanti a me strappandomi di mano il coltello e lo lanciò lontano sul pavimento "Greta!" mi prese per le spalle scuotendomi da quella specie di trans in cui ero caduta "Greta" mi chiamò più dolcemente. Lo fissai negli occhi come se lo vedessi solo ora.

Che stavo per fare? Scoppiai in lacrime. Mi tenni le ginocchia al petto scossa dai tremiti. Stavo per farmi ancora del male fisico. Sentii Grant sospirare, poi fece qualcosa che non mi sarei mai e poi mai aspettata che facesse. Mi abbracciò. Mi tenne stretta a sé cercando di farmi calmare "scusami" mi sussurrò in un orecchio quando misi la testa sulla sua spalla "non volevo dire quelle cose. Non le pensavo sul serio. Scusami" disse baciandomi il collo "scusa"

Inspirai a fatica ossigeno. Mi stava chiedendo scusa. Gli strinsi le spalle. Che volevo fare?

"Sono debole" dissi placando le lacrime e i singhiozzi "sono solo una povera stupida"

"No" mi zittì "no, Greta, non lo sei" mi asciugò le guance "sei straordinaria" mi fece alzare la testa verso di lui "non devi più fare una cosa del genere. Ti prego Greta. Mi hai messo paura. Non voglio che tu … non farmi finire la frase"

Annuii e abbassai gli occhi sul braccio sinistro, non c'era nessun segno rosso. Qualcuno mi aveva fermato, qualcuno si era interessato a me. Grant mi strinse ancora di più a sè.

La porta si aprì di scatto e vidi Darren non appena alzai il capo. Ci fissava con un sopracciglio inarcato e poco dopo venne verso di noi con aria minacciosa.

 

ODIATEMI PURE! XD

RINGRAZIAMENTI: alla mia GirlOnFire!
Alle lettrici/commentatrici : AnacondinaFab, disappearinggirl, lulamae, SofiaKaiEleutheria, vy92, yuke, eloX26, _lucedeimieiocchi_ e Gleek_CaSa_NaGu, una bellezza come fra_Glee e Giu_ che hanno messo questa cosa nei preferiti ( sono emozionata un casino! XD )
E un grazie particolare va a chi legge soltanto :)
Grazie ancora a tutte!! ( ricordo che le recensioni e le critiche non fanno mai male :D Quindi pleeeaaaseeee, almeno una! ç_ç ) 

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Capitolo 9
*** cap. 9 ***


Awww ragazze! Siamo arrivate al penultimo capitolo!
I ringraziamenti come solito a fine chap!

 

 

"Come. Mai. Tu. Stai. Lì?" disse Darren scandendo ogni parola

"Ti posso spiegare!" disse Grant allontanandosi come se si fosse scottato. Mi porse la mano a mi aiutò ad alzarmi "vedi, lei …"

Mi abbassai verso il pavimento e raccolsi il coltello e lo buttai nel lavello. Fissai Darren e mi strinsi a Grant che sorrise

"Cosa diamine?" domandò Darren "che … oh!" il suo sguardo si posò sul mio braccio "tu … e … come mai?"

Mi morsicai il labbro inferiore scuotendo la testa "mi sono lasciata prendere da una tristezza infinita e lui m'ha fermata"

"Così l'ho abbracciata e le ho fatto passare la tristezza infinita!" sorrise dolcemente fissandomi e prendendo spunto dalle mie parole

"Ok" disse poco convinto "che si mangia?" domandò sedendosi a tavola, come nulla fosse

Scoppiai a ridere "mi sono appena alzata. Ordiniamo cinese?" chiesi andando verso il telefono

"Già ordinato" mi fermò Grant. Alzò le spalle "avevo fame, sono mezzo imbranato ai fornelli, detto fatto"

"Anche per noi hai ordinato vero?" domandò Darren facendo gli occhi dolci

"Sì, microonde" disse indicando le sue spalle "ho già pagato"

"Bene" dissi prendendo la mia scatola e sedendomi accanto a Grant "ma … hai già pranzato?"

"Avevo fame … sì" rise "Dar … sai usare le bacchette o ti servono le forchette?"

"Uso le forchette …" borbottò alzandosi e frugando fra le posate "non so come facciate voi a saper mangiare con queste robe qui … è impossibile! Cioè, è più semplice mangiare con le mani che con queste bacchette!"

"Lo so Dar, ma dopo un po’ ci fai l'abitudine" dissi mangiando un boccone del mio piatto "e comunque dopo possiamo andare in spiaggia come ha detto Darren questa mattina" sorrisi alzandomi da tavola "che ne dite?"

"Io devo controllare un copione. Non so se prendere parte a uno spettacolo teatrale" disse Grant

"Teatro?" chiesi io spalancando gli occhi "vacci! Ho visto i dvd dei tuoi spettacoli, e non sei niente male"

"Detto da te lo prendo come un complimento, dato che sei un'attrice nata"

Gli feci una linguaccia "non è vero! Non sono un'attrice! Sono solo brava a dire piccole innocenti bugie"

"Che bella gattina che è tornata a essere" rise Darren "ok, preparati. Usciamo"

Andai in bagno, mi feci una doccia, mi cambiai e tornai in sala. Darren mi stava aspettando seduto sulla poltrona

"Andiamo?" chiesi prendendo la borsa "dai che ho voglia di prendere il sole!"

Uscimmo e con l'auto di Darren andammo in spiaggia

"Perchè ci stavi andando a letto?" mi chiese quando ci sedemmo in riva al mare "la verità"

Mi morsicai il labbro inferiore "prometti di non essere geloso? Qualunque cosa dirò?"

"Prometto sugli occhiali da sole rosa che non sarò geloso" disse ammiccando "poi sai che mi puoi dire tutto"

"Ok" presi un respiro profondo "mi piace, credo, e dico, credo, di essermene innamorata" mi passai una mano sul collo

"Perfetto" sorrise Darren "non so se dovrei essere io a dirtelo … e infatti non te lo dico"

"Darren …" inarcai un sopracciglio "cosa c'è?"

"Non te lo dico" sogghignò "non te lo dico" ripetè con il tono di un infante

Scossi il capo, che ignorante amabile era quel ragazzo lì? "te lo chiedo un'ultima volta. Cosa nascondi?"

"Chiedilo al tuo coinquilino" ridacchiò felice "comunque, divertiamoci, prendiamo il sole non pensiamo al lavoro"

Sbuffai sfiorandomi il braccio sinistro. Sorrisi inconsciamente, mi aveva salvato la vita

"Perchè volevi tagliarti?" mi prese il braccio e passò le dita sulle cicatrici biancastre "perchè?"

"Stavo male, e sono ricaduta in uno dei miei soliti pensieri da stupida. Grant è stato dolce"

"Ti piace sul serio?" sorrise mollandomi il braccio sulla sabbia "è un bravo ragazzo, sembra uno stronzo, ma non lo è"

Fissai l'orizzonte e inspirai l'aria salmastra "lo so"

Passammo tutto il pomeriggio assieme, la sera tornai a casa e trovai l'appartamento pieno di persone

"Ecco e lei è la mia coinquilina" mi presentò Grant "mamma, papà, lei è Greta"

"Piacere … Grant?" domandai fissandolo "posso parlarti assieme un secondo?"

"Ovvio" andammo in cucina e chiudemmo la porta "scusa!" sibilò "ci sono i miei, mio fratello e mia sorella, mi hanno fatto una sorpresa, manco io sapevo che sarebbero venuti! Che facciamo?" disse con gli occhi fuori dalle orbite. Non lo avevo mai visto così profondamente provato emotivamente. Sembrava stesse sull’orlo di una crisi di nervi.

"Facciamo?" chiesi ridendo "stai calmo, risolvo io la questione" e uscii dalla cucina "salve!" dissi stringendo la mano a tutti "io sono la sua coinquilina, mi ha detto che rimarrete qui per qualche tempo, quindi prendete la mia camera" sorrisi

"E tu?" chiese la sorella di Grant "che farai?"

"Non preoccupatevi" dissi facendo in gesto non curante con la mano "mi prendo una camera in un motel, la famiglia prima di tutto" sorrisi e andai in camera mia, feci tutti i bagagli, controllai di non aver lasciato nulla e cambiai le lenzuola "ecco, la camera che usavo è tutta per voi, piacere di aver fatto la vostra conoscenza" e uscii dall'appartamento

Grant uscì seguendomi "ma sei pazza? Lasciarmi con loro? Ok, che gli voglio un bene dell'anima, ma da solo? No!"

"Sono i tuoi genitori Grant. Hai una famiglia, pensa a chi non ce l'ha" scossi le spalle "almeno tu vai d'accordo con loro"

"Ovvio che sì" rise "ma non mi va di mandarti via per loro" disse indicando la porta del nostro appartamento "appena se ne vanno tu torna ok? Come farò senza i tuoi pranzi?"

Ridemmo assieme. Avrei voluto baciarlo, ringraziarlo ancora. Ma non feci nulla. Non riuscii perchè fu lui a baciarmi.

Si abbassò verso le mie labbra e mi diede un leggero bacio a stampo

"Grazie" dissi arrossendo "mi hai salvato, mi hai baciato, hai bevuto?"

sSosse il capo "sono sobrio e tu …"

"Grant! Vieni! La mamma vuole cucinare! Il numero dei pompieri?" urlò suo fratello "ho interrotto qualcosa?" Tyler ci fissò e vidi il ragazzo dagli occhi verdi sospirare per trattenere il fumo che gli usciva dalle orecchie "no, idiota. Non hai interrotto nulla"

Lo vidi chiudere la porta dell'appartamento, Grant mi fissò "per questa settimana stai con i tuoi, vedremo quando se ne vanno di sistemare la cucina" dissi sorridendo e me ne andai prendendo l'ascensore. Appena le porte si chiusero mi stropicciai gli occhi. Che mi stava per dire? Sospirai e uscii dal condominio per cercare una stanza di un motel. Feci fermare un taxi e mi feci portare in uno dei tanti motel vicini al mare. Pagai la corsa e scesi prendendo la mie valigie. Niente male pensai dirigendomi verso una pensioncina che sembrava pulita e alla mano.

"Salve" dissi posando a terra le valigie e appoggiandomi al bancone della reception "mi servirebbe una camera per qualche giorno, almeno una settimana" tirai fuori il portafoglio "pago subito"

"Ok. Interno 50e. Chiavi, 140 dollari a settimana" disse mostrandomi dei fogli "firmi, compili e grazie"

Firmai, compilai, pagai e presi la chiave. Entrai nella camera. Molto spartana, ma poteva andare bene per una settimana. Sentii lo stomaco brontolare, fantastico! Non avevo neanche cenato! Presi la borsa a tracolla, chiusi la camera e andai in una delle tavole calde che avevo visto passando per questa strada. Entrai e ordinai il piatto della casa. Vidi avvicinarsi un nano moro riccioluto, mi sorrise e si guardò intorno, poi inarcò un sopracciglio

"Come mai qui?" mi chiese Darren sedendosi di fronte a me "ti ha buttato ancora fuori?" sibilò

Sorrisi e scossi il capo "è arrivata la famiglia Gustin … ho lasciato l'appartamento cosicchè Grant potesse godersi i suoi genitori e i suoi fratelli" alzai le spalle "non mi dispiace vivere per una settimana da sola" lo fissai "e perchè tu sei qui? Non dovresti essere a San Francisco? Vita tua?" domandai

"Dovrei, ma qui a LA devo fare alcuni set fotografici, interviste per il nuovo album e decidere le date del tour"

"Farai un tour?" domandai sgranando gli occhi e spiegando il tovagliolo sulle gambe, feci posto all'ordinazione che mi diedero. Iniziai a cenare "quando vorresti partire?" chiesi

"Mah … diciamo che in estate sarebbe fantastico. Tre mesi di relax, magari visito qualche bel posto" sorrise

"Basta che mi mandi una cartolina di ogni posto che io ti preparo altri fantastici pranzetti" chiacchierammo del più e del meno, sui testi delle canzoni, sulle basi, su come gli erano venuti in mente. Lo vedevo con la testa fra le nuvole, finii di mangiare, inarcai un sopracciglio "Dar, che hai? Sei malinconico, peggio di me quando mi volevo suicidare"

"Niente" scosse il capo "mi ricordo solo quando ti ho vista a fare l'autostop" sorrise "che gatta strana che eri"

"Non ero strana … ero … come hai detto tu? Spelacchiata!" risi finendo di pulirmi le mani "puoi dirmi la verità"

"Non voglio tornare a San Francisco … preferisco LA, ma non ho più un posto dove stare, e vivere in un motel non mi attrae particolarmente tanto" sbuffò posando la fronte sul tavolo "che palle"

"Mi dici perchè non ci vuoi tornare a casa dai tuoi?" chiesi alzandomi e pagando per poi prenderlo per le spalle e uscendo dalla tavola calda "vuoi per una volta dirmi che ti passa per quella capoccia piena di ricci?"

"Non mi va di stare in casa dei miei. Vorrei essere più come te" alzò le spalle "te ne sei andata via da tutto e da tutti, hai mollato la tua vita per costruirtene un'altra" mi sorrise "hai avuto molto fegato per fare tutto ciò"

Lo fissai "Dar, io me ne sono andata perchè non avevo nessuno in Italia, la mia vita faceva completamente schifo, ecco perchè sono scappata" lo feci voltare verso di me e gli presi il mento fra le mie dita "ma tu hai una famiglia, e scommetto tutto ciò che vuoi, che ti ama,che farebbe di tutto per te e che gli mancheresti"

"Forse hai ragione … ma vivere qui è diverso, sarebbe meraviglioso. E sarei vicino al posto di lavoro e …"

"Darren" lo fermai "se vuoi stare qui basta che lo dici ai tuoi, non serve scappare da una famiglia che ti vuole bene"

"E poi mi daranno i soldi per comprarmi un appartamento, non mi molleranno, mi faranno domande. Romperanno!"

Risi scuotendo il capo. Gli feci cenno di seguirmi e tornai nella mia camera del motel

"Darren" iniziai facendolo sedere sul letto mentre io mi appollaiai su una sedia "e anche se i tuoi ti aiutano? Che c'è di male? Dopo che ti avranno dato dei soldi tu continuerai a vivere come meglio potrai credere" gli sorrisi "ora dormi, domani torni dai tuoi. Intesi?"

"A volte sembri più matura di quello che sei" scosse il capo e si sdraiò nel letto "non voglio tornare dai miei"

"Povero piccolo" dissi mugugnando "allora ti porto io tirandoti per le orecchie" sibilai "a domani Darren"

Lo sentii ridere, spensi la luce e mi rannicchiai sulla sedia. Dormì maledettamente male, ma almeno avevo aiutato Dar.

La mattina mi svegliai, Darren se ne era già andato, mi aveva lasciato un biglietto ringraziandomi per il letto, poi mi feci una doccia veloce e uscii chiudendo la porta. Andai al lavoro e continuai a scrivere articoli. La solita giornata di traduzioni. Matrimoni, sparatorie, nascite, morti. Quante belle cose. Finii di scrivere l'ultimo articolo, mandai tutto al pc del capo, presi la borsa decisa ad andare a pranzo, quando Vivianne mi chiamò a sé

"Allora, fatto sesso con il tuo coinquilino?" mi domandò

"Vivianne!" urlai "no, non l'abbiamo fatto. E non sono certa che lo faremo"

"Ma ti piace" rise "te ne sei innamorata e perchè diamine non glielo dici?" domandò

"Perchè è troppo bello per me? Perchè lui è il tipico modello e io sono la tipica tappa?"

"Siete dei tipi atipici. Non esistono i fighi modelli e tu non sei una tappa, almeno, non se indossassi i tacchi "

"Vivianne … te ne prego. Basta parlarne, se ci andrò a letto te lo dirò"

"E l'altro? Il ragazzo di cui era geloso?"

Alzai le spalle "è un amico. Non provo un'attrazione verso di lui. Un amico fantastico, aggiungerei"

"Quindi non te lo porteresti a letto manco se fossi ubriaca?" domandò trascinandomi in un bar ordinando due panini

"Giuro! È simpatico, dolce, un eterno bambino, e tutte le caratteristiche più belle che si cercano in un ragazzo, ma non mi attrae come se mi piacesse, come se ne fossi innamorata" mangiai il mio panino e ordinai un'altra birra

"Non riuscirò mai a capirti" disse pulendosi le mani con una salvietta umida "forza torniamo al lavoro" detto ciò, si alzò pagando la consumazione di entrambe.

Tornai al mio cubicolo, Kevin, il mio avvoltoio personale mi fissava cercando di carpire qualche informazione che non avevo detto a Vivianne. Il che era inutile dato che avevo detto la pura verità.

"Allora. La green-card?" mi domandò Bridget mentre stavo facendo un controllo ortografico di tutto il mio lavoro

"Non me l'hanno ancora data" dissi scrocchiandomi le caviglie, stavo seduta da troppo tempo

"Sposati con un americano così non devi aspettare così tanto tempo" rise Margaret

"No" dissi facendo schioccare la lingua contro al palato "e poi … con chi dovrei sposarmi?"

"Il tuo coinquilino" disse Kevin sporgendosi da sopra il suo cubicolo e spalancando gli occhi come un avvoltoio

"No" dissi indietreggiando con la sedia "no. Lui no. Ok che è carino, ma no"

"Domanda: Ti piace? Ne sei innamorata?" fece Bridget mangiucchiando una penna "rispondi"

"Vivianne, che cosa hai detto? Chi non lo sa?" chiesi scuotendo il capo. Avevo paura della risposta

"Il capo" disse alzando le spalle "noi giornalisti siamo pettegoli. Abbiamo a cuore il tuo futuro" rispose

"Una ragazza bella come te non resterà zitella a vita" annuì Kevin

"Ti troveremo il ragazzo/marito/uomo da usare" continuò Margaret "oppure se non lo vorrai tu, me lo prendo io"

"Zitta tu che sei la serial moglie! In 10 anni ne hai fatto passare 5!" sibilò Vivianne

"Per la precisione 3. Due li ho sposati due volte, e poi non è colpa mia se li trovo tutti deficienti"

"Deficienti ricchi a cui aspiri tutto" rise Kevin

"Zitto avvoltoio!" rise Margaret

"Zecca" soffiò l'unico uomo nel reparto

Scossi il capo ridendo. Che collaboratori strani avevo? Ripresi a sistemare gli articoli quando il mio capo mi chiamò nel suo ufficio. Speriamo non abbia combinato nessuna gastroneria!

"Mi voleva signore?" domandai chiudendo la porta dietro di me

"Sì. Vivi con qualcuno o vivi da sola?" domandò

"Abito con un altro ragazzo, siamo coinquilini, amici, perchè?" chiesi inarcando un sopracciglio

"Ragazza mia, Vivianne parla peggio di una comare. Anche i muri hanno le orecchie" alzò le spalle e si tolse gli occhiali

"E quindi capo?" domandai avendo paura del seguito di quella premessa

"Quindi vorrei sapere da quanto sei qui a LA e da quanto ti piace questo suddetto ragazzo" mi fissò intensamente

"Oh" mi sedetti su una seggiola messa vicino alla porta "sono qui da due anni e qualche mese" deglutii "e mi piace da un anno, quattro mesi, due settimane e tre giorni" mi asciugai i palmi delle mani sudate sui miei pantaloncini

"E lui lo sa?" domandò "comunque, a parte noi" e indicò lo studio, il reparto "lo sa qualcun altro?"

Alzai le spalle "un amico di entrambi" sospirai "come mai lo sa anche lei che il mio coinquilino mi piace?"

"I muri hanno le orecchie e i tuoi collaboratori sono avidi di notizie e quando si radunano alle macchinette scommettono su varie cose. Anche sui collaboratori stessi"

Mi coprii gli occhi con una mano. Li avrei uccisi e avrei rubato i soldi delle scommesse. Sentii ridere il capo

"A che pensi Greta?" domandò picchiettando alcuni fogli e dividendone altri

"Che oramai tutti sanno tutto di me"

"Tranne il ragazzo che ti piace tanto. Dovresti diglielo" mi fissò "e ora vai a finire il tuo lavoro. Ah, belli gli articoli. Alcuni sono molto, come posso dire, divertenti, hanno quella vena di ironia che fa leggere articoli di vario tipo"

"Con gli omicidi però non c'è da ridere" dissi alzandomi e aprendo la porta

"Mai detto che gli omicidi fanno ridere" mi indicò di uscire "Greta?" sorrise "diglielo"

"Ok capo. Grazie del consiglio" me ne andai e chiusi la porta dietro di me

Vidi i miei colleghi troppo calmi. Mi sedetti alla mia postazione e finii un articolo

"Ditemi quanti soldi avete raccolto delle scommesse e su cosa" sospirai non sentendoli parlare come al solito

"Come lo sai?" chiesero tutti fissandomi

"Il capo. Sa che voi fate scommesse e sa che mi piace il mio coinquilino. E solo perchè vi ha sentiti parlare di me e lui"

"Ah. Quindi ci ha sentiti fare le scommesse varie anche su di lui?"

"Non cambiare discorso Bri" sorrisi ammiccando "cosa avete scommesso?"

"Prima o poi finirete a letto. Alcuni dicono che non vi ricorderete nulla perchè ubriachi, altri invece che ricorderete tutto quanto, anche le varie, ehm, coreografie" risero "e poi ne rimarrai incinta, lo sposi, e taaac. Green-card!" rise Kevin

Alzai gli occhi al cielo "voi non siete normali!" sbuffai

"Invece noi siamo normalissimi. Sei te che non vuoi dire al tuo coinquilino figo che te ne sei innamorata" replicò Vivianne facendomi l'occhiolino "appena il turno finisce vai a casa, gli dici che lo ami e fate tanto sesso"

"Così che tu possa vincere la scommessa?" domandai sarcastica "no" scossi il capo "stasera non torno in appartamento ma vado in un motel. C'è qui la sua famiglia, è venuta a trovarlo"

"Noooo" fece il coro dei miei colleghi non del tutto collegati al mondo reale "così non potremo vincere!" mugugnò Bri rivolgendosi a Kevin

"E invece sì. Faranno sesso e vinceremo dato che lei rimarrà incinta!" rise Kevin "vedrai che dopo lo sposa!"

"Ehy!" protestai "state parlano del mio futuro! Io non diventerò madre, non voglio"

"Allora … ne adotterete una!" Margaret prese un quaderno "ok, scommettete: quanto? Nome? Anni? Sesso?"

"No, io non avrò figli" dissi fermandola "sono stata abbandonata da piccola, non so come si fa a essere madri"

Mi fissarono tutti a bocca aperta. Misero via il quaderno e tornarono a lavorare

Se sapevo che dire il mio passato li faceva stare tranquilli, lo avrei fatto da mesi. Continuarono a lavorare e alla fine del turno se ne andarono salutandomi gentilmente

"Vivianne" la chiamai fermandola "dì agli altri pazzi che non devono trattarmi come se fossi fatta di cristallo, sono stata abbandonata, è vero, ma come vedi sono viva" sorrisi "mi aspetti che manca una frase e poi mando tutto al capo?"

"Ok" si sedette accanto a me "tuo padre?" mi chiese dopo qualche attimo di silenzio

"Non so chi sia, non c'è neanche scritto sul mio documento di nascita"

"Lo hai letto? Almeno sai chi è tua madre!" disse illuminandosi tutta

"Conosco il nome di mia madre" alzai le spalle "ma non l'ho mai cercata, cioè, non mi ha tenuta, perchè volerla conoscere? Mi ha scaricata ad una casa famiglia, non è stata molto materna"

Le passai un foglio con i miei dati di nascita "posso leggerli?" domandò

"Se ti ho passato il documento significa che sì, puoi" le sorrisi finendo alla veloce di scrivere le ultime righe

"Qui dice che neanche tua madre sapeva il nome di tuo padre, era una ragazza madre in pratica" mi squadrò "te la sei mai immaginata? Il perchè ti abbia abbandonata?"

Mi inumidii il labbro inferiore spegnendo il pc e prendendo la borsa "forse, ma ero così piccola che non ricordo nulla"

"Neanche i ricordi della tua immaginazione?" mi chiese porgendomi i documenti. li presi, li piegai e li rimisi in borsa "una cosa sola ricordo" sorrisi "il fatto che un giorno una ragazza mi disse che mia madre mi aveva lasciato lì perchè mi odiava, perchè le avevo rovinato la vita ed ero solo un peso, che era meglio se quella donna che mi aveva partorito mi abortiva" scossi le spalle "ecco cosa ricordo"

"Miseria che stronza!" sibilò Vivianne "mi spiace per quello che hai passato. E scusa se abbiamo fatto o detto qualcosa di errato" disse sfiorandomi una spalla. Le sorrisi scuotendo il capo

"Non avete fatto né detto nulla di male. È la mia vita" alzai le spalle "va tutto bene, domani tornate a essere i soliti, intesi? Voglio vedervi carichi" sorrisi, poi uscimmo dall'edificio "a domani!"

"A domani Greta" e le nostre strade si divisero. Andai alla mia camera del motel, e appena aprii la porta mi buttai sul letto. Lasciai scivolare la borsa sul pavimento e poco dopo caddi nel sonno.

 

Stavo leggendo il copione quando bussarono alla porta, magari era Darren, o Greta, sperai più la seconda.

Una peste mi si allacciò al collo e poco dopo i miei genitori e mio fratello mi fecero spostare dall'uscio per poter entrare. O diamine! E adesso?

"Mamma! Papà! Che bella sorpresa! Come mai qui?" domandai

"Volevamo passare un po' di tempo assieme a te, piccolo" disse mia madre guardandosi attorno "com'è pulito!"

"Eh già. O c'è qualcuno che vive con lui o ha una donna delle pulizie" rise mio fratello sedendosi sul divano

"Perchè non credi che sia stato io a pulire?"

Mi fissarono tutti, anche mia sorella. Ecco, questa era una domanda che potevo fare a meno di porre.

"Chi sta qui?" domandò mio padre vedendo una t-shirt troppo piccola per me

"Una ragazza" sospirai "la mia coinquilina. Mi da i soldi tutti i mesi per l'affitto. È a posto"

"E' a posto" ripetè mia sorella "fratellino … non è che ci hai già provato e la farai scappare via?"

"No" risposi stizzito. Almeno sperai che non scappasse via anche se ci avevamo provato entrambi sotto l'effetto dell'alcool, della passione e di altro.

"Grant!" schioccò le dita mio fratello per farmi svegliare fuori

"Sì, ci sono" sbottai andando in cucina. Ok, perchè avevo urlato?

Verso sera Greta tornò a casa. Notai lo sguardo di mio fratello su di lei, non mi piaceva come la guardava: se la mangiava con gli occhi. Mia sorella annuì. Mio padre abbassò il giornale sul tavolo e mia madre sorrise.

Li presentai, e alla fine Greta se ne andò. La fermai sul pianerottolo. Le diedi un bacio a stampo, anche se avrei desiderato baciarla molto più intensamente per sentire ancora il suo sapore. Stavo per dirle una cosa abbastanza delicata, quando quell'intelligente di mio fratello mi fermò.

Grazie tante amorevole fratellino!

Rientrai in casa, passai la serata con la mia famiglia, prima di andare a letto stavo sistemando i vari copioni in camera mia quando mia sorella entrò senza bussare come al suo solito

"Ti piace" e si sedette sul mio letto

"Cosa? Chi? Come?" domandai mollando tutto e avvicinandomi a lei

"Manca solo il perchè e il dove" disse roteando gli occhi e sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio "la ragazza, la tua coinquilina … ti piace, vero?" domandò nuovamente

"Ma che diamine ti salta in testa? No, assolutamente no!" mi sedetti vicino a lei incrociando le gambe

"Non fare il deficiente. Dimmi la verità"

"Non lo so manco io se mi piace o meno" mentii scuotendo le spalle

"Cerrrto" annuì alzandosi "allora non ti da fastidio sapere che il nostro caro fratellino Tyler le chiederà il numero per poterci uscire assieme, dato che ci vuole provare, dico bene?" inarcò un sopracciglio ridendo

Serrai la mascella e deglutii "non può chiederle il numero, non ha il cellulare"

"Troverà altri modi, tipo andare a prenderla al lavoro" sghignazzò "sai che se lui è interessato a qualcosa, o a qualcuna, se la prende" mi sorrise "allora vado a riferirgli che non ti piace. Che ha campo libero"

Non ce la feci più "no che non lo fai! Se ci prova giuro che lo ammazzo"

"Sei geloso" miagolò mia sorella saltandomi in braccio "il mio fratellone gelosone s'è innamorato!"

Ringhiai. La odiavo, tanto. Era riuscita a cavarmi di bocca la verità.

 

I giorni passarono, la famiglia di Grant andò via e io potei ritornare al nostro appartamento

"Io esco" dissi prendendo la mia borsa "ci vediamo a pranzo o a cena ok?" dissi a Grant. Gli diedi un bacio sulla guancia e uscii, era una domenica mattina, stavo iniziando ad amare tanto il week-end. Andai al bar, feci colazione e vidi un ricciolino seduto al bancone … "Darren" dissi sedendomi accanto a lui "che ci fai qui?"

"Ho detto che a casa non ci torno" sbottò mescolando il suo cappuccio "non mi va"

Sbuffai scompigliandomi i capelli "perchè? Solo questo. Rispondi solo a questa domanda"

"Voglio essere più indipendente. Non stare sotto allo stesso tetto dei miei. Per carità, ci vado d'amore e d'accordo, ma ho quasi ventinove anni per la misera! Un appartamento mio ci sta!"

Risi scuotendo il capo "almeno non sei un mammone. Ma sarebbe meglio se ne parlassi con i tuoi"

"No. Voglio cavarmela da solo, come ho fatto in questi ultimi anni, ma vorrei avere la mia libertà"

Sospirai pagando le nostre consumazioni "va bene. Ma almeno fagli sapere dove stai"

Si alzò "ok, vedo se riesco a rintracciare mio padre" e uscì dal bar

Scossi il capo. Quel benedetto ragazzo mi avrebbe fatta impazzire. Poco dopo si sedette accanto a me un tizio

Mi alzai per vedere se Darren era riuscito a chiamare i suoi quando il tizio si voltò verso di me spalancando gli occhi

"Fiorenza?" chiese fissandomi "no" scosse il capo "più giovane … ma, simile"

"Scusi?" domandai inarcando un sopracciglio. Entrò Darren e si avvicinò a me

"Papà!" disse fissando il tizio seduto accanto a me "come mai qui?"

Deglutii, era il padre di Darren quel tipo lì? Perchè mi aveva chiamata Fiorenza?

"Tua madre mi ha detto di venire qui a LA, molti dicevano di averti visto qui intorno, volevo chiamarti e invece ci siamo visti" mi fissò ancora, poi scosse il capo

"Papà? Ma conosci Greta per caso?" gli domandò fissandoci. Io alzai le mani scuotendo il capo

"Greta? Nome italiano" mi sorrise suo padre "va bene, allora Darren, torni a casa vero?"

"No, sto qui. Vicino a Greta" e mi indicò "ora se ci vuoi scusare" e mi trascinò fuori "ecco. Ti presento mio padre"

Annuii "strana persona. Quando mi ha visto è sbiancato"

"E' mio padre, ma non so com'è fatto, tu fai spaventare chiunque!"

"Stronzo" dissi facendogli una linguaccia "ci vediamo ok? Io vado in spiaggia, te che fai?"

"Parlerò con mio padre" si voltò "a parlare del diavolo … ci vediamo" e mi diede un bacio sulla guancia

Mi allontanai lasciando padre e figlio da soli a parlare. Mi incamminai verso la spiaggia e quando vi fui arrivata mi sedetti in riva al mare. Perchè quel nome mi tormentava i neuroni? Dove l'avevo già sentito o letto Fiorenza?

Recuperai da dentro la borsa il mio documento di nascita, non lo leggevo da anni oramai. Feci scorrere gli occhi sulla mia data di nascita, l'ora, il mio peso, la foto di quando ero in culla, poi rilessi il nome della donna che mi aveva dato alla luce e cinque anni dopo, abbandonata a me stessa in una casa famiglia. Fiorenza. Nero sbiadito su bianco ingiallito.

Ne esistevano così tante di Fiorenza nel mondo. No, non poteva. Ma che cosa penso? Sbuffai e rimisi i documenti in borsa. Bello il mio mare, rilassante, confortante e personale. Sorrisi a quest'ultima parola. Non era tanto personale dato che tutti vi andavano e tutti, chi più chi meno, si rilassavano a guardare le onde infrangersi sulla costa.

Sospirai, Vivianne mi aveva fatto ripensare al perchè mia madre mi aveva mollato, scaricato, abbandonato.

Era una bugia quella che le avevo raccontato, ovvio che ricordo i miei pensieri al riguardo!

Mi aveva dato a quella casa famiglia perchè non sapeva badare a me, non mi aveva procurato un padre e non voleva accollarsi una figlia piagnona. Non l'ho mai voluta conoscere, non ho mai sentito il bisogno di volerla rivedere né contattare. Lei non mi aveva voluto, ora io non la volevo nella mia vita.

Feci cerchi concentrici nella sabbia, mi mancava Emily, il mio mostriciattolo, ma io non mancavo a nessuno, quindi perchè essere tristi? Raddrizzai il capo e fissai le onde bianche che si infrangevano rabbiose contro la costa

Rimasi lì a vedere famiglie giocare, coppie farsi le coccole, vecchi che fissavano i giovani, bagnini che controllavano che nessuno affogasse e intanto io prendevo il sole, pur sapendo che mi sarei ustionata.

"Darren mi ha detto che questo è il tuo posto preferito" alzai gli occhi coprendomeli con una mano e vidi il padre di Darren sorridermi. Si sedette accanto a me fissando un punto impreciso nell'orizzonte "come ti chiami?"

"Greta, signore" risposi studiandolo. Che voleva da me? "lei è? Almeno il suo nome?"

"Oh certo! Charles Criss" mi sorrise porgendomi la mano

Gli sorrisi stringendogliela "piacere di conoscerla. Come mai è qui?" domandai curiosa

"Perchè Darren è andato via di casa senza dire niente a nessuno, si è rifugiato da amici e si vuole prendere un suo appartamento qui a LA" mi fissò come se stesse per dire altro ma chiuse la bocca "dimmi di te"

"Sono italiana, sono scappata dall'Italia perchè mia madre mi ha abbandonata quando ero poco più che una bambina e vivevo in una casa-famiglia, sono qui da due anni, ho fatto domanda per avere la green-card che mi arriverà non so quando. Ho trovato un posto dove vivere, un lavoro e sto bene qui" alzai le spalle "come mai prima mi ha chiamato Fiorenza? Come la donna che mi ha partorita?" domandai

"Perchè somigli a una ragazza che ho conosciuto molti, ma molti anni fa in Irlanda, si chiamava Fiorenza" mi studiò e annuii, come se stesse ragionando, come se si stesse ponendo delle domande a cui solo lui poteva rispondere

"Quanti … quanti anni fa?" domandai deglutendo. Volevo sapere, volevo rischiarare i miei dubbi

 

"Ok!" urlai sentendo Darren balbettare, strepitare e altro al cellulare "dove sei? Calmati che sto arrivando!"

Presi le chiavi e andai al solito bar, trovai il ricciolino seduto a un tavolo con un bicchiere di gin pieno e tre vuoti di fronte a sé. Cazzo. Come mai si era ubriacato?

"Sei arrivato! Devo dirti una cosa sconvolgente. Siediti. Questo è per te" mi porse il bicchiere di gin pieno

"Prima spiegami, poi berrò" mi sedetti di fronte a lui "dai" lo incitai

"Greta. Mio padre, la mia famiglia. Io" lo sentii ringhiare

"Dar … mi vuoi spiegare, ma bene però?" domandai. Lo vidi inspirare ed espirare un paio di volte

"Ok" e iniziò a parlare e a spiegare

 

"All'incirca ventisei anni fa, no forse venticinque. Non ricordo bene" disse ridacchiando

Annuii, ok, più o meno l'anno in cui la tipa che mi aveva messa alla luce era rimasta incinta. Coincidenze, mi dissi!

"Sta nascondendo qualcosa, mister Criss?" domandai "con me deve essere diretto e schietto"

Lo vidi annuire ancora, come se si fosse dato altre risposte. Mi stavano venendo i nervi. Se voleva dirmi qualcosa bene, io volevo chiarire!

"Ok, vedo che vuoi sapere le cose come stanno. Giusto?" mi chiese "ok, respira" mi intimò "un bel po' di anni fa sono dovuto andare in Irlanda da alcuni miei parenti, anche se in quei tempi vivevo con i miei due figli e mia moglie a Honolulu" si schiarì la gola "ecco, per una settimana restai da quei parenti, lì incontrai una ragazza, Fiorenza, nazionalità italiana, anche lei era lì per una settimana, ma solo per lavoro, non ricordo bene" sorrise "ci conoscemmo meglio dato che alloggiavamo nello stesso hotel. Una notte andammo a letto assieme, lei sapeva che avevo una famiglia, ma tanto entrambi sapevamo che era una notte e basta"

"Vi eravate ubriacati?" domandai inarcando un sopracciglio

"Probabile. Sono passati troppi anni" rise. Non capii cosa c'era da ridere "dopo quella settimana tornai a casa dalla mia famiglia, dalle persone che amavo realmente. Raccontai a mia moglie del mio errore. Si arrabbiò, ma mi perdonò" alzò le spalle "poi nel '92 tornammo tutti assieme a San Francisco"

"E tutto questo cosa c'entra con me?" domandai cercando di non capire quelle informazioni

"Ecco. Tu somigli in maniera incredibile a quella donna con cui feci sesso occasionale, quell'unica notte di sesso"

Questa volta fui io ad annuire. Un pensiero mi illuminò qualche neurone, ero il frutto di una scopata, ero un errore.

"Ti sto dicendo Greta che forse dovremmo fare l'esame del DNA" mi fissò "per sapere se sono tuo padre, perchè c'è una probabilità molto alta che io possa esserlo "

"No" scrollai il capo "sono passati fin troppi anni per …" stavo per continuare quando mi zittì

"Almeno per sapere se Darren è il tuo fratellastro maggiore?" domandò inarcando un sopracciglio

Sbuffai, non potevo crederci, un tizio, uno sconosciuto americano potrebbe essere l'uomo che ha messo incinta la donna che mi ha messo al mondo. Mi scrocchiai le dita "Ok. Quindi sua moglie sa tutto di quella notte?"

Charles annuì "sa anche che potrebbe esserci un figlio da qualche parte nel mondo" alzò le spalle "allora, faresti questo test?" si alzò "dimmi il giorno e cercherò di liberarmi"

Feci schioccare la lingua e mi alzai "quando vuole lei, signore. Ora mi scusi ma devo andare" mi spolverai i pantaloncini e feci per andarmene quando il tizio mi fermò per un braccio

"Sarò tuo padre alla fine del test positivo?" domandò

"No" replicai freddamente "lei è l'uomo che ha ingravidato la donna che mi ha partorito. È il padre di Darren, non mio"

Lo vidi annuire ancora, mi lasciò andare salutandomi

Me ne andai via di lì, prima camminando, poi allungando il passo, poi correndo, fino a sentire male ai polmoni e alla milza. Mi fermai contro a un muro appoggiando le mani sulle ginocchia. Ripresi fiato. Perchè? Perchè adesso? Perchè sento un sentimento di odio puro verso me stessa? Chiusi gli occhi poggiando la testa al muretto. Mi lasciai scivolare a terra. Ero un errore, il risultato di una scopata, solo sesso, neanche un pizzico di amore. Una copulata animale. Io sono il frutto di una cornificazione. Mi odiai. Odiai quelle persone che mi avevano creato.

Perchè ero nata? Denise aveva ragione, Fiorenza avrebbe dovuto abortire. Aprii gli occhi e mi fissai il braccio sinistro, no, non dovevo pensarci, deglutii pesantemente. Che schifo di persona ero?

 

Mi odiate? Non mi odiate? Intanto avete letto! XD
Oook girls! Siete arrivate fino a qui, vi faccio i miei complimenti! Prossimo chappy … ULTIMO! ( me piange ç_ç )

Ringrazio la mia adorata beta, GirlOnFire, tesora mia!
Poi ringrazio le mie commentatrici: SofiaKaiEleutheria, vy92, yuke, eloX26, AnacondinaFab, disappearinggirl, Gleek_CaSa_NaGu, lulamae, _lucedeimieiocchi_ e VaneVee degli angeli come fra_Glee e Giu_ che hanno messo questa mia storia nei preferiti.

(se ho dimenticato qualcuno sooooorrryyyy!! ç_ç ah! Ribadisco che i commenti e le critiche sono sempre ben accette! :D ) 

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Capitolo 10
*** cap. 10 ***


Ok, ultimo capitolo.

 

Voglio partire subito con i ringraziamenti!

Ringrazio la mia beta, GirlOnFire, senza di lei, i suoi consigli, e cosa più importante, è stata lei a dirmi di postare questa storia. Senza di lei non avrei mai e poi mai postato nulla. Quindi grazie tesora mia!

Ringrazio SofiaKaiEleutheria, la mia stalkerata, mezza stalker, mezza sclerata, i suoi commenti meravigliosi che mi hanno fatto spuntare un sorriso grande che partiva da un orecchio e finiva all'altro.

Le mie belle commentatrici: vy92, yuke, eloX26, AnacondinaFab, disappearinggirl, lulamae e _lucedeimieiocchi_

A Gleek_CaSa_NaGu e a VaneVee, quelle meravigliose ragazze che hanno commentato e quindi sclerato a causa mia, volevo chiedere loro scusa se ho provocato un qualche shock anormalmente anormale, pagherò lo psicanalista se ne avrete bisogno U.U

I miei angeli: _lucedeimieiocchi_, VaneVee, fra_Glee, Giu_ e ancora lei, la mia stalkerata, SofiaKaiEleutheria, che hanno messo questa mia storia nei preferiti.

E infine, anche se non meno importanti, tutte le lettrici/lettori che hanno sbirciato e hanno perso tempo a leggere questa “cosa” che ha partorito la mia mente quest'estate ( colpa del caldo! Compatitemi)

Insomma siete stati tutti molto gentili a leggere, per me è un traguardo importante dato che non ho mai scritto nulla :)

Quindi, anche se sono ripetitiva enormemente tanto, vi ringrazio!

(credo di avervi ringraziato tutte, se ho dimenticato qualcuno sorry!)

E ora … vi lascio all'ultimo capitolo! Buona lettura!

 

 

"Greta?" mi chiamò Darren. Alzai gli occhi su di lui. Si sedette accanto a me "lo sai"

"Anche tu?" domandai rocamente "sai che tuo padre ha messo incinta Fiorenza, la donna che mi ha dato la vita?"

"Sì. Sono il tuo fratellastro" disse sfiorandomi una guancia sorridendo

"E non mi odi? Dovresti odiarmi! Dovresti odiare il fatto che io respiri, che io sia qui … potevo rovinare la vita della tua famiglia … sono il frutto di una scopata occasionale! Manco si amavano, io sono un errore!" sibilai stringendo le mani a pugno "sono uno schifo di persona! Non sarei dovuta nascere, sarei dovuta morire!"

"No. Ho sempre desiderato avere una sorella minore" mi strinse a sé "non pensare neanche di dover morire, tu non sei un errore. Ok?" mi fissò negli occhi "andiamo" si alzò in piedi e mi aiutò ad alzarmi.

Si avvicinò Grant, ci fissò, fece passare lo sguardo su di noi due "non vedo molte similitudini fra voi due. Siete sicuri di essere fratelli?" mi fece sorridere "quindi avete un padre in comune" alzò un dito al cielo "Siete due rompipalle e anche molto bassi, un hobbit e una nana. Ecco" si illuminò "ho trovato ciò che vi accomuna! È nel vostro DNA!" mi fissò e mi attirò a sé abbracciandomi "sei la sorella di Darren" sussurrò poggiando il mento sulla mia spalla

Annuii "vero. Si capiscono molte cose. Tipo perchè era così dolcioso con me quando mi ha vista fare l'autostop, quando si è fatto in quattro per trovarmi una sistemazione …" sogghignai e gli sussurrai in un orecchio "e anche quando ci ha interrotti" risi vedendolo sbiancare "che ne dite se andiamo a festeggiare questa notizia, che io e Dar siamo parenti?"

"Cena!" urlò Darren "cucinata da Greta!" saltò e prendendoci a braccetto zompettò verso l'appartamento

risi, la mia famiglia me la sono creata. Sono gli amici la mia famiglia. Chi se ne frega del padre e della madre biologici!

"Allora. Come pensi di dire a tua madre che io sono la figliastra di tuo padre?" domandai mettendo in tavola il pranzo

"Nostro padre" mi corresse Darren puntandomi addosso una forchetta

"Tuo padre" marcai puntandogli addosso il mestolo di ferro. Lui alzò le mani arrendendosi "io sono stata cresciuta alla meno peggio dai lupi, io non ho i genitori e non mi interessa averli"

"Tu sei mia sorella, dovrò presentarti alla famiglia" sogghignò Dar "che non te l'ho mai detto … ma hai due fratelli maggiori, me e Chuck. Poi devo presentarti a mia madre, ai nonni …" stava continuando l'elenco quando lo bloccai sul nascere

"Ma anche no!" sbottai "mi farebbero a pezzi, ma almeno smetterei di soffrire" dissi ridendo

Grant mi fissò inarcando un sopracciglio facendo scorrere gli occhi anche sul mio braccio sinistro

Sbuffai "no, non mi taglio più" gli spiegai fissandolo sedendomi "allora, per il teatro cosa farai?"

"Vorrei accettare. Ma sarò in tour per qualche tempo. Due mesi a far tanto" disse infilzando la pasta

"E quindi?" domandò Darren "non vuoi lasciare sola la tua coinquilina? Sto io con lei" si offrì "o magari per questi mesi invita qui qualcun altro, magari tuo fratello" mi fissò "hai fatto colpo su Tyler" sogghignò "che ne dici? Tyler potrebbe venire qui per farle compagnia?" chiese a Grant che deglutì e strinse con forza la posata

"Davvero ho fatto colpo su tuo fratello, Grant?" domandai aggrottando la fronte

"Sì" ringhiò "e piaci alla mia famiglia. mia sorella dice che sei gentile, mia madre che sai comportarti bene, mio padre che sei ordinata … e mio fratello dice che sei bella, anche se bella è un eufemismo, ha detto altro"

Arrossii fino alla punta dei capelli. Quindi piacevo a Tyler, ma a lui? Non lo avevo ancora capito questo

"Bene. Così se tu e suo fratello vi mettete assieme sai già che la famiglia Gustin ti adora" disse Darren felice

Grant lo fissò come se volesse incendiarlo con lo sguardo "posso parlarti assieme? Da soli" ringhiò

"Certo amico caro" rise Darren, il mio fratellone, alzandosi da tavola

 

"Lo sai che mi piace! Perchè la fai andare nelle braccia di mio fratello? Perchè?" ringhiai a pochi millimetri dal suo volto quando fummo lontani dalle orecchie Greta

"Ma lei non lo sa. E poi non mi pare che sto facendo del male a nessuno. Tuo fratello la conoscerebbe meglio …"

Lo zittii "non m'interessa! Lei è MIA!" mi morsicai la lingua "merda"

Lo vidi sorridere sadicamente "davvero? Non mi pare che lei lo sappia che è di tua proprietà"

Sibilai frustrato "ok, ma" stavo per dire altro quando Darren urlò se qualcuno volesse cantare

"Ti va?" domandò alzando il mento "almeno muovi quel tuo culo e qualcos'altro"

Annuii. Greta era già in sala, seduta sul divano con le gambe incrociate, si stava mordicchiando il labbro inferiore

"Ok, chi canta per primo?" chiese fissandomi dal basso verso l'alto

"Io devo andare dai miei per parlare del trasloco e di te. Cantate voi due, registratevi, che poi vi voglio vedere" sghignazzò l'hobbit malefico.

Darren uscii di casa, avrei cantato io, se non ero capace a parole, ero capace con le note.
 

Grant mi disse di mettere su una canzone mai sentita prima, mi riaccomodai sul divano fra i cuscini e lo ascoltai cantare, ma quanto era bello? Sospirai, peccato che non riuscivo a dirgli quello che provavo

It seems so obvious theres something up with us
I smell the feeling from across the room.
So can I ask you this?
Not to be forward, miss, But I think I'll kill myself
If I never know... What do I have to do
to get inside of you? to get inside of you?
Cuz I love the way you move,
when Im inside of you. when Im inside of you...
Just ask and I will do anything you want me to
there is no limit to how far I will go..
And Im sure I can't pretend to be a gentlemen..
But before I began, I just gotta know,
just gotta know.... What do I have to do
to get inside of you? to get inside of you?
Cuz I love the way you move,
when Im inside of you. when Im inside of you...
For now I'll play the game
And I'm waiting for your move but i've got to say
I've gotta know.. What do I have to do
to get inside of you? to get inside of you?
What do I have to do to get inside of you?
to get inside of you?
Cuz I love the way you move,
when Im inside of you. when Im inside of you...
When I'm inside of you. You...You...You...
When Im inside of you...


Oltre a cantare ballava, si muoveva, mi fissava e porca miseria sentivo caldo quando incrociavo i suoi occhi, verso la fine si sporse verso di me. Non dovevo fare nulla. Non dovevo baciarlo, non dovevo mordergli le labbra.

Mi avvicinai a lui e gli presi la maglietta per farlo abbassare ancor di più verso di me. Ci fissammo ancora negli occhi come se volessimo divorarci a vicenda. Come quella notte. Sentii parecchio caldo al bassoventre

"Sei stato bravo" dissi inumidendomi le labbra "posso provare io adesso?" chiesi alzandomi fluentemente dal divano

"Fai pure" disse sedendosi e occhieggiando ai miei fianchi

If you want me to listen whisper If you want me to run just walk
Wrap your name in lace and leather I can hear you
You don't need to talk Let us make thousand mistakes
Cause we will never learn You're my obsession
My fetish,my religion My confusion,my confession
The one I want tonight You are my obsession
The question and conclusion You are,you are,you are
My fetish you are You can kiss me with your torture
Tie me up to golden chains Leave me beggin undercover
Wrong or right It's all a role play
Let us make a thousand mistakes We will never learn
You're my obsession My fetish, my religion
My confusion, my confession The one I want tonight
You're my obsession The question and conclusion
You are, you are, you are My fetish you are
Come to me tonight You're my obsession
My fetish, my religion My confusion, my confession
The one I want tonight You're my obsession
The question and conclusion You are, you are, you are My fetish you are


Cercai di ballare, o meglio, muovermi, senza staccare gli occhi da lui, a un certo punto della canzone Grant si alzò dal divano e mi venne accanto. Mi strusciai contro di lui. Lo volevo. Vedevo la mia passione e la libidine specchiata in quelle iridi smeraldine. Non ero mai stata capace di essere sexy o attraente, ma lui faceva uscire la parte peggiore di me, mi faceva desiderare di spogliarlo, morderlo, baciarlo ed essere un qualcosa di diverso dalla cara Greta che tutti conoscevano.

Alla fine della canzone, con il fiatone e il cuore a mille, mi baciò. Mi morsicò le labbra e mi prese di peso portandomi in camera da letto, nella sua camera da letto. Mi depose sul letto, sotto di lui. Mi morsicò la pelle del collo e mi baciò.

Gemetti sulle sue labbra cingendogli la vita con le gambe. Dio se lo volevo!

"Se non vuoi continuare, fermami ora perché dopo non credo ne sarò più capace " disse con voce roca spogliandomi dei pantaloncini

"E chi ha detto che devi fermarti?" gli sussurrai sulle labbra facendo scorrere le dita sulla sua patta

Lo sentii ansimare. Mi baciò il ventre e mi tolse la canottiera

"Allora speriamo non sia quel deficiente a fermarci" soffiò sulla mia pelle "cazzo, se ti desidero Greta. Mi piaci" disse mentre gli sfilavo la maglietta e lo baciavo nuovamente.

Mi aveva detto che gli piacevo! Mi inarcai contro di lui e le sue magnifiche mani

Ci spogliammo degli ultimi strati. Mi baciò il collo, succhiò quella porzione di pelle che mi faceva scollegare il cervello

Ansimai, gemetti, mi inarcai contro di lui, stringendo la presa sulle sue spalle

"G … Grant" sospirai "anche tu mi piaci" sospirai fra i gemiti. Smise di succhiare la pelle e mi fissò

I suoi occhi erano neri, non si vedeva neanche un filo di verde, un brivido mi scosse la colonna vertebrale, che divinità del sesso era quel ragazzo? Avevo un gran ben di dio davanti agli occhi. Lo attirai a me e lo baciai. Lingue, denti, labbra

Le sue mani mi sfiorarono l'inguine, lente, e io avevo un gran bisogno di lui. Le dita si avvicinarono sempre di più alla mia intimità, mi inarcai verso di esse. Grant sogghignò sulle mie labbra, continuando a baciarmi e a scendere lungo la gola. Lo baciai tirandogli i capelli alla base del collo. Lo sentii gemere, la sua erezione, non tanto piccola, sfregava contro la mia coscia. I nostri sguardi erano incatenati fra loro. Mi baciò dolcemente ed entrò in me. Nascosi il viso tra la sua spalla e il suo collo. Inspirai il suo profumo. Mi baciò sui capelli. Iniziò a muoversi.

Si muoveva dentro di me con un ritmo regolare. I nostri ansimi si mescolavano fra loro.

Gli strinsi le spalle, affondando le unghie nella sua pelle. Gemette. Movimenti concatenati. Lenti, dolci, che poi evolsero in altro.

Baci e morsi, spinte decise e piacevoli. Mi strinsi ancor di più a lui. Ci fissammo negli occhi, era la prima volta che vedevo i suoi occhi così da vicino. Verdi con venature bluastre e grigie. Ci baciammo. Le sue mani si strinsero alla spalliera del letto, ogni volta che si spingeva dentro di me il letto tremava. Ansimai. Gli morsicai la pelle del collo. Le sue braccia si tesero maggiormente e vidi le vene spiccare sotto la sua pelle bronzea. Gli strinsi le gambe attorno alla vita e aumentai la presa sulle sue spalle. Ansimai mentre mi morsicava la pelle tra l'incavo della spalla e del collo.

Venimmo assieme, ci baciammo ancora dolcemente. Strofinò il suo naso contro al mio sorridendomi. Gli sorrisi di rimando stringendolo a me. Me ne ero innamorata sul serio. Si lasciò cadere accanto a me

"Mi sono innamorata di te Grant" gli sussurrai poggiando la testa sul suo petto. Sentii il suo cuore martellare. Deglutii.

Ok, ero riuscita a dirglielo, ma avevo fatto bene? Lui provava lo stesso per me? In effetti mi aveva detto che gli piacevo, non che era innamorato di me. Chiusi gli occhi cingendogli la vita con le braccia. Mi ero scoperta troppo.

"Anche io Greta, non sapevo come dirtelo" disse scompigliandomi i capelli corti sulla nuca "mi sono innamorato di te"

Sorrisi sfiorandogli il petto con la punta del mio naso. Ero felice, anche lui provava lo stesso per me.

Mi strinse a sé, attirandomi a lui. Poggiai la testa sulla sua spalla. Inspirai il suo profumo a pieni polmoni, era buono anche dopo aver fatto sesso. Gli mordicchiai la pelle del collo, si voltò leggermente verso di me e mi baciò. Gli strinsi le braccia attorno alla vita. Ci addormentammo così. Abbracciati e contenti.


Mi svegliai con lui che mi fissava sorridente.

"Buongiorno Greta" disse baciandomi dolcemente

Sorrisi baciandolo con molto più entusiasmo. Non mi ero sognata nulla! Avevo fatto sesso con lui e ci eravamo detti, come due grandi pirla, che ci eravamo innamorati l'uno dell'altra

"Buongiorno Grant" gli soffiai sulle labbra "andiamo a fare colazione?" domandai

Scosse il capo "non mi voglio alzare di qui per nulla al mondo"

Risi sedendomi a cavalcioni su di lui. Vidi una scintilla nei suoi occhi. Dal suo petto si alzò una specie di ringhio

"Sei sexy" disse stringendomi i fianchi e facendomi rotolare sotto di lui

Arrossii, ridendo. Non ero abituata a tutto questo. Lo baciai ancora "ma … Grant … e adesso?" domandai "Come farai con il teatro? Te ne andrai?" chiesi sfiorandogli le tempie, gli zigomi e infine le labbra

Mi sorrise "magari ce ne andremo, verrai con me, che credi? Io non ti lascio nelle grinfie di mio fratello" mi Sfiorò il naso "e in più, adesso che sono riuscito a dirti tutto, volevo chiederti se volevi iniziare una storia con me"

"Storia intesa come … scopamici?" tentennai

Scosse il capo "come coppia"

Il mio cervello impiegò qualche secondo per ripetere la frase qualche volta, all'ennesima volta capii il senso e urlai di felicità abbracciandolo.

"Dici sul serio?" gli chiesi con gli occhi lucidi

"Mai stato più serio in vita mia. Staremo assieme, e tu mi accompagnerai" disse asciugandomi il bordo degli occhi

"Ti amo Grant" dissi posando il mento sulla sua spalla "ti amo tanto"

"Anch'io piccola" mi sussurrò baciandomi una guancia "anch'io ti amo"

Ci fissammo e ci baciammo. Ero felice, ero completa, ero amata.

"Buongiorno!" urlò Darren aprendo la porta della camera "copritevi!" urlò voltandosi

"E tu bussa!" dicemmo in coro andando sotto alle lenzuola

Mio fratello si voltò verso di noi "oh molto bene! Mi chiedevo quando l'avreste fatto. Avete aspettato fin troppo, sembravate due pirla! Greta correva dietro a Grant, Grant correva dietro a Greta. Non spiccicavate una parola in croce! E in più lui era geloso di Tyler, ho dovuto impegnarmi tanto per farvi capire che dovevate parlare" ci fissò "anche se questa notte non credo voi abbiate parlato. Comunque! Ci sono novità fra voi due?" domandò

"Saremo una coppia. Almeno … ci proviamo" disse Grant attirandomi a sé e stringendomi la vita

"Intanto sembra vada bene a entrambi" dissi io annuendo

"Oh che bello! Vi abbraccerei ma non siete a posto! Vi abbraccio dopo! La mia sorellina e il mio migliore amico stanno assieme! Oh che belle cose!" disse sbattendo le ciglia

Risi. Mio fratello era pazzo. E io ero pazza di Grant.

"Ecco! Devo dire a Vivianne che ho vinto la scommessa. Tempo due mesi e si scopre che vi sposerete!" disse uscendo

"Cosa?" gracchiai fissando Grant "che ha detto?"

"Spero di aver capito anch'io male … appena mi vesto lo strozzo, ma non ora" disse baciandomi la fronte.

Sorrisi abbracciandolo, questa giornata era la più bella della mia vita. E la mia vita era finalmente completa.

 

TADAAAAN! SURPRISE!

Vi chiedo perdono se leggendo questa sottospecie di capitolo hot vi siete shockati per la quantità di schifo che vi è intrisa.

 Sono sadica, ma alla fine sono una gatta dolciosa :3

 Ok, ora che la storia è finita veramente ringrazio ancora tutti! XD

 Il grande Ryan ci ha anche fatto un'altra sorpresa, questa: http://www.youtube.com/watch?v=x9M2NfGkXaE

 I commenti sono sempre apprezzati come per le critiche :)

 Al mio prossimo lavoro … abbiate paura +_+

 

Grazie ancora! See ya e kiss&hugs 

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