Un giorno, per caso

di remsaverem
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mensa ***
Capitolo 2: *** INCONTRI ***



Capitolo 1
*** La mensa ***


Prologo

Prologo

-Occupato!-

Wilson si diresse verso il posto vuoto di fianco a quello dove avrebbe voluto sedersi.

-Occupato!- “anche questo...” pensò Wilson e compiendo una breve circumnavigazione del tavolo si ritrovò a fianco dello sconosciuto inquilino proprietario di quel pezzo di mensa.

Notando quelle manovre l’individuo, intento a leggere un giornale, borbottò un –sei straniero?-.

Wilson fece no con la testa.

-Allora hai bisogno di un otorino. C’è n’è uno bravissimo al secondo piano-.

-Grazie ma non credo di averne bisogno- rispose educatamente Wilson. Era il suo primo giorno di lavoro e l’unica cosa che non desiderava era fare polemica con qualcuno.

-E io invece credo di sì, a meno che tu non sia uno di quelli che fanno l’esatto contrario di quello che gli si dice di fare, solo per il gusto di farlo…ma ops quello sono io- esclamò lo strano individuo soffocando malamente una risata.

-La mensa è piena e questi sono gli ultimi posti rimasti…-protestò Wilson tenendo in precario equilibrio il suo vassoio. Non ottenendo risposta si risolse per accomodarsi lì, nel caso si sarebbe spostato.

A quella mossa, evidentemente inaspettata lo sconosciuto al tavolo levò la testa di scatto, sorpreso. Aveva i capelli spettinati, la barba incolta e una giacca spiegazzata di tweed verdognola, ma quello che colpiva erano i due grandi occhi azzurri, profondi e penetranti. Sotto quello sguardo indagatore Wilson si sentì un po’ a disagio.

Apparentemente soddisfatto da quel breve colloquio l’uomo davanti a lui fece spallucce e tornò al suo giornale.

Dal canto suo Wilson controllò l’orologio, erano le due e alle due e mezza aveva un colloquio.

“Accidenti” mormorò sommessamente, ma non abbastanza da non farsi sentire dal suo vicino: l’insalata non era condita.

-Cosa succede? Hai scoperto che la mensa del Princeton Plainsboro Hospital non è così allettante come raccontavano nell’ultimo numero di Gourmet e vuoi già andartene via? Al primo giorno di lavoro?-.

Come diavolo faceva quel tizio a sapere che era il suo primo giorno?

Ma non ebbe il tempo di domandarglielo, perché quello emise un fischio lungo e prolungato- Sventola a ore dodici-.

Una bella ragazza sui venti anni passò loro vicino.

-Scommetto quello che vuoi che non toccherà nulla di quello che ha nel piatto. Si limiterà a bere molto, sorridere tanto e a toccare qualche fogliolina d’insalata, dopodichè dirà “Oh oggi non ho molta fame” e metterà da parte il tutto. Poi si alzerà, sorridendo sempre e andrà in bagno a vomitare il tutto.-

Wilson si voltò a guardare meglio la ragazza –e che cosa le suggerisce che…-

Sparito, andato.

-Hei ma dove…?- si guardò intorno alla ricerca del suo misterioso interlocutore e incontrò lo sguardo contrito della giovane ventenne. James Wilson, nuovo oncologo del Princeton Plainsboro Hospital osservò la ragazza sorridere e dire che quel giorno non aveva molta fame.

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Capitolo 2
*** INCONTRI ***


Ne approfitto per ringraziarvi per le vostre utilissime recensioni

Ne approfitto per ringraziarvi per le vostre utilissime recensioni. Ecco un nuovo capitolo di questa storia dedicata a House e Wilson.

Cap 1 Incontri

-Ben arrivato. Molto Piacere. Lisa Cuddy- la donna, sui quaranta portati molto bene gli strinse calorosamente la mano con un sorriso radioso.- sono molto contenta di averti qui, sai, ci serviva proprio un nuovo oncologo e.. - in quel momento squillò il telefono-perdonami solo un istante- esclamò sempre sorridendo.

-Sì? Ah..ah..bene, sì me lo mandi immediatamente.-

Non era una richiesta, quello era il tono di qualcuno a abituato a comandare e ad essere obbedito. Sempre.

-Come sarebbe a dire che non è rintracciabile??!!!- O forse no, non sempre, evidentemente c’era qualcuno che faceva eccezione, ma Wilson non avrebbe voluto, chissà perché, essere nei panni di questo sprovveduto contestatore.

-Emetti un mandato di cattura, qualunque cosa e appena lo trovi digli che se non si presenta nel mio ufficio all’istante l’ultimo luogo che vedrà di questo ospedale saranno le latrine!!-

Wilson sobbalzò.

Non appena messa giù la cornetta, Lisa Cuddy, direttrice dell’ospedale, tornò a rivolgergli tutta la sua attenzione con i suoi occhi color indaco.

-Allora Come ti trovi?-

-Dottor Wilson un paziente per lei nella due- Wilson prese la cartella e si presentò nella stanza.

Seduto sul lettino vi era un uomo sulla cinquantina, con una barba ispida e un’aria sofferente.

-Buongiorno, sono il dottor Wilson-.

-So leggere grazie-.

Wilson sorrise, aveva già conosciuto in passato, pazienti poco amichevoli.

-Bene, mi dica Signor- e lesse il nome dell’uomo sulla cartella. –Quali sono i suoi sintomi?-

-Bè è quasi un mese che ho questa tosse, oltretutto soffro di insonnia e...-

Wilson cominciò ad auscultare il torace dicendo all’uomo di tossire.

-Per prima cosa faremo degli esami preliminari.

-Non avrò nulla di serio no?-domandò il paziente guardandolo speranzoso.

Wilson rispose che solo gli esami avrebbero potuto fornire una risposta esauriente.

Terminò la visita e gli prescrisse le successive radiografie.

Quella tosse non gli piaceva, ma non significava che ci fosse qualcosa di grave. In tal caso, ci avrebbe pensato in seguito. Da anni aveva imparato a concentrarsi su un paziente alla volta, evitando di disperdere le sue energie inutilmente, cosa che sarebbe andata a discapito di tutti i malati che si rivolgevano a lui.

Si dispose quindi ad attendere il paziente successivo, dopo qualche istante, non vedendo arrivare nessuno decise di aprire la porta e fu investito da acute grida che riconobbe all’istante.

-E questo cosa sarebbe???!!Avevo chiesto tutte le cartelle dell’ultimo mese!-La Cuddy strepitava all’accettazione.

-Non è colpa mia- protestò con un filo di voce una giovane infermiera dall’aria spaventata.

-E dove sono finite le altre cartelle? O devo chiamare la Cia per averle?-

-L’ultima volta le ho viste erano in mano al dottor House!-

Lisa Cuddy tacque, cosa molto significativa per una donna come lei.

Wilson le si avvicinò.

-C’è qualche problema?-

- House House sempre lui- borbottò Lisa Cuddy.

E si affrettò verso le scale senza rispondergli.

Un’infermiera gli corse incontro –Dottor Wilson, un’emergenza nella camera 104!.-

Wilson si infilò lo stetoscopio al collo ed accorse.

-Cos’è successo?- esclamò non appena messo piede nella sala.

-Non so, non capisco, stavamo facendo un prelievo e all’improvviso è collassato e adesso…- l’uomo disteso sul letto aveva le convulsioni.

-Sicuri che non fosse allergico??-

-Certo, gliel’abbiamo chiesto e…-

Wilson ordinò un sedativo, ma le convulsioni non cessavano.

-Se continua così…-

-Lo so…- mormorò Wilson aiutando le infermiere a tenerlo fermo.

-Dategli l’activan-

Wilson si voltò di scatto –E lei cosa ci fa qui? Esca immediatamente!!- aveva riconosciuto l’uomo della mensa.

-Quello lo conosco! -esclamò un infermiere- è…-

-Allora vogliamo darglielo quell’ activan o preferiamo vederlo finire in stato vegetativo?Allora sì che si sarà calmato!- esclamò l’uomo dalla giacca spiegazzata

-Dottor Wilson cosa…-

-Daglielo!-

Il paziente si calmò e i valori tornarono normali.

-Ma come diavolo…-Wilson si voltò verso l’uomo all’ingresso della stanza, ma era scomparso di nuovo. Spalancò la porta e lo cercò in corridoio.

Nulla.

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