Sunrise

di Sara_94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caccia alle streghe ***
Capitolo 2: *** Fame ***
Capitolo 3: *** Protetta ***
Capitolo 4: *** Dubbi ***
Capitolo 5: *** Lily ***



Capitolo 1
*** Caccia alle streghe ***


Nella mia testa cominciano a rimbombare le grida e le urla di quella notte. La notte in cui sono stato trasformato in vampiro. Mi succede spesso di lasciarmi andare nel fiume dei ricordi. Anche se sono sbiaditi e indistinti, non potrò mai dimenticarmi cosa successe.
Le grida di mia madre, mentre la gente del villaggio trascinava me e mia sorella per le strade fino alla piccola chiesa in pietra al centro esatto del paese. Le suppliche di mio padre e le due piattaforme in legno erette nella piazza adiacente alla chiesa. In quel momento capii cosa stava succedendo, ma non ebbi paura di morire, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato quel giorno. Io e mio sorella eravamo considerati dei demoni a causa di quello che sapevamo fare. Mia sorella era la più dotata a quel tempo; il mio dono non era ancora sbocciato del tutto; ma era anche quella che si esponeva di più ai rischi.
Sono ancora convinto che, in quella notte di duecentotre anni fa, morimmo principalmente a causa sua.

-A cosa pensi?-la voce stridula e squillante di mia sorella mi arriva da dietro le spalle. Ero così assorto nei miei pensieri che non mi sono accorto della sua presenza.
Mi volto.
Jane indossa un tailleur in vecchio stile nero. La gonna le arriva fin sotto il ginocchio e le calze bianche le ricoprono quel breve tratto di pelle scoperta. Porta il cappuccio del mantello sopra la testa, ad indicare che è appena tornata.

-A niente. Dove sei stata?-le chiedo guardandola in faccia. Porta i capelli biondo pallido stretti in uno chignon alto, alcuni ciuffi ribelli le ricadono sulla fronte e sulle guance. Le labbra inclinate in un sorriso e gli occhi di un intenso rosso brillante.

-Sei stata a caccia,-dico, rispondendo alla mia stessa domanda.

-Si, non ho saputo aspettare,-dice con quel tono di voce indifeso con cui riusce ad attirare a sé le sue prede.

-Heidi sarà qui a momenti con un nuovo gruppo di turisti.-Il più delle volte non riusco a capire la mia stessa sorella. Aro odiava quando qualcuno cacciava all'interno della città, ma chissà perché, Jane, riusciva sempre a farla franca.

-Dai andiamo,-dice prendendomi per mano e trascinandomi verso la sala di giustizia.

La sala di giustizia è un ampio salone completamente in marmo. Davanti a noi si trovano tre troni elaborati, rifiniti in oro e intagliati con estrema attenzione. Siamo soltanto io e mia sorella nella sala.

-A cosa stavi pensando?-domanda lei piroettando su se stessa.

-Te l'ho detto. Non stavo pensando a niente.

-Non sei bravo a mentire,-sbuffa.-Vorrei poter leggere nel pensiero come Aro e riuscire finalmente a sapere quello che ti passa nella testa.

-Ti piacerebbe,-dico sorridendo. Una delle cose che odio di più è farmi leggere nella mente e questo Aro lo sa; la seconda è il pensiero che Jane sappia quello che mi passa per la testa. Voglio bene a mia sorella, ma alcune volte diventa completamente pazza. Adora usare il suo potere su chiunque le capiti a tiro e vederli contorcersi dal dolore sembra darle una scarica inebriante.

-Jane. Alec.-Mi volto appena intempo per vedere entrare Aro, Caius e Marcus nella sala ed accomodarsi sui loro troni.-Heidi sarà qui a momenti,-mormora Marcus, puntando lo sguardo sulla porta alle nostre spalle.

In lontananza si sente una porta aprirsi e decine di passi avvicinarsi. Heidi è arrivata.

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Capitolo 2
*** Fame ***


Le porte si aprono lentamente, Heidi entra, picchiettando i tacchi sul marmo. Indossa un elegante abito tosso con un profondo scollo a V sul davanti. I capelli scuri le ricadono sulla schiena in morbide ciocche. -Avanti, seguitemi,-dice incitando il gruppo a seguirla nel salone.

Qualcuno, incurante del pericolo imminente, comincia a scattare delle foto. Una bambina di circa otto anni, strattona la camicia della madre e mi indica con il dito paffuto. La madre si volta e mi osserva. Ai loro occhi sono un ragazzo di tredici o forse quattordici anni, con i capelli castani scompigliati e gli occhi rossi.

Di sicuro è quello che più colpisce, il colore degli occhi; quasi tutti iniziano ad urlare subito dopo. E così fa anche la madre della bambina. In quel momento scoppia il caos. Mia sorella si lancia in avanti afferrando la donna che ha appena urlato e affondando i denti nel collo; anche Aro, Marcus e Caius si lanciano in avanti.

 

Il sangue sta lentamente risucchiando dietro di sé il bianco del marmo. L’odore speziato e dolce mi arriva fino alle narici e non riesco più a trattenermi, mi lancio verso la porta in modo da bloccare la strada ad un uomo che sta tentando di scappare. Mi avvento su di lui, mordendolo sul braccio. Il sangue caldo mi scende giù nella gola velocemente. So che nel giro di pochi minuti sarà morto. L’istinto della caccia si risveglia con forza dentro di me e mentre lascio cadere a terra il cadavere dell’uomo a cui ho appena strappato la vita, sono già pronto a balzare addosso alla ragazza che si trova a circa cinque metri da me.

 

E’ spaventata, continua a voltarsi a destra e a sinistra. Grosse lacrime di cristallo le scendono sulle guance e i capelli biondi le ricadono in ciocche confuse sul viso.

Vengo trasportato dall’odore del suo sangue, non si accorge neppure della mia presenza finché non le sono addosso. La scaravento a terra facendole battere la testa contro il marmo ormai tinto di rosso. Mi avvento su di lei, afferrandola per la gola e inchiodandola tra il mio corpo e il pavimento. Le pupille sono dilatate e lasciano intravedere solo una piccola striscia di grigio, le labbra tremano senza controllo.

Mi chino su di lei, affondando i denti nella carne tenera del collo. Il sangue mi riempie la bocca in un secondo, scendendo giù nella mia gola e infondendomi una sensazione di calore momentanea.

 

Non ha neppure lottato per difendersi. Forse sapeva già dal principio che sarebbe stato inutile, però in duecento anni è la prima volta che mi capita una cosa del genere. Non ho mai visto nessuno arrendersi così velocemente alla morte.

Continuo a beve e ogni tanto la sento contorcersi sotto di me per il dolore. Passerà presto, penso riempiendomi di nuovo la bocca di sangue.

Speriamo.

Mi fermo. Il sangue che ho in bocca fuoriesce lentamente e le cola sulla camicia azzurra. Mi sollevo quel tanto che basta per poterla vedere negli occhi. Le pupille non sono più dilatata e ora lasciano spazio al grigio dei suoi occhi. Mi guarda ansimando, il collo completamente imbrattato dal suo stesso sangue.

 

-Perché non la finisci, Alec?

Mi volto. Alle mie spalle si trova Aro, la tunica che indossa impeccabile, senza alcuna traccia di sangue. Si china su di me, in modo da potermi toccare la mano.-Interessante,-sussurra alzandosi.

Il pavimento è disseminato di cadaveri e macchie di sangue. -Bisogna eliminare questo problema, Aro,-sussurra Caius facendosi più vicino.

-Fratello, tu non hai visto quello che invece ho potuto vedere io. Questa ragazza è speciale e non vorrei mai sprecare un dono come il suo,-spiega Aro senza scomporsi.-Alec,-dice, rivolgendo la sua attenzione su di me,-tu avrei il compito di occuparti di lei per tutto il tempo in cui rimarrà nella sua... situazione.

-Cosa!-gracchio con la bocca impiastricciata di sangue.

-E adesso andate.

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Capitolo 3
*** Protetta ***


Trascino la ragazza per i corridoi del palazzo. Non oppone resistenza e si lascia trasportare con facilità. Non so se la mia stretta che le serra il polso le faccia male, non mi interessa. Continuo a camminare, non provo neanche a respirare, so che se lo facessi rischierei di attaccarla. Ho dovuto sopportare la fame per due settimane, senza poi poterla placare quando ne ho avuto la possibilità. Stringo i denti e la strattono, aumentando il passo.

Lei non si lamenta, aumenta l’andatura e continua a seguirmi.

-Come ti chiami?-chiede all’improvviso, cogliendomi di sorpresa.
-Alec,-rispondo perplesso. E’ la prima volta che mi metto a chiacchierare con un’umana E’ strano e allo stesso tempo interessante.
-Sei un vampiro?-domanda ancora, continuando con il suo interrogatorio.
-Che perspicace,-esclamo.-L’hai capito mentre affondavo i denti?
Non risponde e per un po' rimane in silenzio. Per fortuna. Non avrei più aria per rispondergli e respirare equivarrebbe ad ucciderla.

Arriviamo davanti ad una porta di legno in stile medievale. Nel palazzo non sono state apportate molte modifiche da quando i Volturi ci abitano. Apro la porta e la faccio entrare. L’arredamento non è dei migliore. C’è un cassettone accostato al muro in legno massello, un pianoforte vicino alla finestra, un divano sull’altra parte del muro rispetto al cassettone e qualche libro appoggiato sullo sgabello lì affianco.
-E’ la tua stanza?-domanda facendo qualche passo avanti.
Annuisco e mi dirigo verso il cassettone tirando fuori una delle maglie che solitamente uso per mischiarmi con gli umani. E’ nera, semplice, con lo scollo a V.
Gliela consegno e esco velocemente dalla stanza.

Jane è lì fuori che mi aspetta. -Avresti dovuto mangiarla finché eri in tempo.
Sospiro:-Lo so.
Mi affretto lungo il corridoio con Jane che mi segue svolazzandomi intorno.  

-Aro non sarà contento di sapere che sei andato a prendere delle sacche dalla sua scorta personale.

-E’ un emergenza,-spiego.-La prossima volta mi permetterà di finire di mangiare, altrimenti dovrà rammaricarsi di aver perso il suo prezioso talento.

-Appunto di questo volevo parlare,-dice fissandomi con i suoi brillanti occhi rossi.-Cosa sa fare?

-Non ne sono sicuro. Dopo che l’ho morsa sentivo i suoi pensieri rimbombarmi in testa,-le spiego, aprendo la porta che ci ritroviamo davanti alla fine del corridoio. E’ pesante e di metallo. L’aria ghiaccia ci investe ed entriamo nella cella frigorifera. Prendo le prime sacche di sangue che mi capitano a tiro e richiudo la cella alle mie spalle.

-Aro ti ha dato il compito di proteggerla finché non diventerà un vampiro?-domanda.

-A quanto pare...,-mormoro digrignando i denti.

Quando torno in camera, sto finalmente bene. La fame è scomparsa e la mia pelle ha leggermente preso calore. Apro la porta. La ragazza è raggomitolata sul divano con la sua vecchia maglietta macchiata di sangue premuta sul collo.

Sbuffo irritato e mi avvicino. Lei non mi toglie gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.
Mi siedo accanto a lei, prendendole la maglietta di mano e tamponandole la ferita. E’ uno squarcio profondo e irregolare, il sangue è rappreso ai bordi del morso; non posso dire lo stesso del centro della ferita, dove il sangue continua ad uscire, se pur lievemente.
-M... Mi dispiace,-dico velocemente distogliendo lo sguardo dal divano e puntandolo verso la finestra, oscurata dalle pesanti tende.
-Grazie,-mormora piegando la testa. Le tampono con più facilità il collo, poi appallottolo la maglia e la butto in un angolo.

-Perché mi ringrazi?-le chiedo; dopotutto sono stato io a morderla e a cercare di ucciderla.

-Non lo so... ti sei fermato. Non mi hai ucciso.

La guardo, ha il viso rilassato e per niente impaurito, e in quel momento so che le sue parole sono vere. Mi è riconoscente perché le ho salvato la vita. Non sono stato io, però. E’ stata lei stessa a salvarsi, se non mi avesse parlato nella mente, dubito che mi sarei fermato. Ma lei a quanto pare non lo sa. Non si rende conto di quello che ha fatto.
    
-Sei stata tu a fermarmi,-le dico.

-Cosa?
Cerco di spiegarle delle facoltà supplementari, anche se so che non mi crederà: -Alcuni di voi possiedono delle facoltà speciali visibili già così, mentre in altri queste facoltà spuntano fuori dopo.
    
    -Dopo cosa?
    
    -Dopo la trasformazione,-le dico semplicemente. Capisce subito cosa vogliono dire le mie parole e questo sembra spaventarla, tira su le gambe, poggiando i piedi nudi sul cuscino del divano, e le circonda con le braccia. -Non voglio,-sussurra lievemente, esattamente come una bambina impaurita. Se fossi umano potrei capire la sua paura. Ma non lo sono e questo non mi sembra il peggio che le possa accadere. -Sempre meglio che morire,-dico con una leggera scrollatina delle spalle.
    
    -No!-grida, prendendomi completamente impreparato.-Pensavo che mi avreste lasciata andare via. Non voglio essere trasformata in un mostro. Voglio andare a casa.
    
    -Non credo che succederà.
    
Lei mi guarda, gli occhi ridotte a due fessure, la mascella irrigidita dalla rabbia. Ne avevo incontrati di umani pazzi, ma lei batteva chiunque. Mi alzo e usco dalla stanza. Per quanto mi riguardava avrebbe potuto piangere e supplicarmi, io però non avrei fatto niente se non tenerla al sicuro, finché Aro non avesse deciso di trasformarla.
   

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Capitolo 4
*** Dubbi ***


Dal vassoio che tengo in mano sale un forte odore di carne grigliata e verdure stufate, è tutto chiuso ermeticamente in contenitori di plastica opaca. Chiara – la nostra nuova segretaria – si è preoccupata di andare a comprare qualcosa da mangiare per l’umana, visto che ero di passaggio le ho risparmiato la fatica di salire le scale e portarle il vassoio personalmente. L’odore di cibo è disgustoso, non vedo l’ora di lasciarglielo in camera ed andarmene, magari riesco a rifugiarmi per un po' in biblioteca.

Quando apro la porta, lei è esattamente dove l’ho lasciata circa tre ore prima, sul divano con le braccia strette intorno alle ginocchia e il volto rigato di lacrime.

 

-Tieni, ti ho portato qualcosa da mangiare,-le dico poggiando il vassoio sul cuscino accanto a lei

 

-Non ho fame,-mormora lei asciugandosi gli occhi con il palmo della mano.

 

-Fa come ti pare.-Sono già pronto per andarmene quando le sue parole mi raggiungono.

 

-Come si diventa vampiri?-domanda guardandomi.

 

Questa domanda mi lascia completamente disorientato, ad essere sincero non ho mai spiegato a nessuno come avviene la trasformazione. Le poche volte che ho trasformato un umano poi l’ho lasciato libero di andare per la sua strada senza degnarmi di rivolgergli la parola. -Mmm... E’ complicato,-dico sperando di mettere fine alla conversazione.

Non è così: -Spiegamelo, cercherò di capire.

Sospiro, rassegnato, e mi vado a sedere vicino a lei, lasciando il vassoio a dividerci.

 

-Devi essere morsa per poterti trasformare. Quando mordiamo qualcuno rilasciamo attraverso la saliva un veleno. Non è un veleno che uccide, almeno non gli esseri umani, ma lì trasforma.

 

-Tutto qui?-chiede incuriosita.

 

-No. Questo è solo l’inizio. La trasformazione dura dai tre ai quattro giorni. Il veleno entra in circolo arrivando fino al cuore e lentamente viene pompato per tutto il corpo cambiandolo. I muscoli diventano più robusti, la pelle si rafforza, i riflessi migliorano e alla fine il cuore smette di battere.

 

-Fa male?

 

Non servirebbe a niente mentirle, tanto nel giro di qualche giorno lo proverà sulla sua stessa pelle. Quindi rispondo semplicemente: -Sì.

 

-Ah,-questo sembra turbarla eppure non è spaventata come poco prima, anzi, sembra che stia pensando a qualcosa. Ha le sopracciglia contratte e le labbra increspate.

Non so cosa le passi per la testa e di certo non voglio scoprirlo. So solo che la conversazione è finalmente giunta alla fine e questo è il momento buono per uscire di qui.

Sono quasi alla porta quando riprende a parlare. Sono pronto a non ascoltarla ed a uscire velocemente dalla stanza, ma le sue parole mi prendono completamente alla sprovvista.

 

-Se la trasformazione avviene con un semplice morso perché non mi sono trasformata?

 

Non so cosa pensare e l’unica cosa che riesco a fare è uscire.

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Capitolo 5
*** Lily ***


Ancora non riesco a capacitarmi della cosa. La ragazza ha ragione, io l’ho morsa e si sarebbe dovuta trasformare. Invece il suo cuore pulsa ancora e nelle sue vene scorre sangue. Non ho mai sentito di casi in cui il morso non abbia avuto effetto e non credo che ne esistano, è soltanto impossibile.

Eppure sono sicuro di non essere stato per niente attento. In quel momento volevo solo nutrirmi e anche se così non fosse non l’avrei di certo risparmiata, se fosse stato per gioco o sarebbe morta o si sarebbe trasformata. In questo momento non è nessuna delle due cose. E’ viva e per qualche assurda ragione non è un vampiro.

Sono così assorto nei miei pensieri che mi accorgo a malapena di essermi scontrato con mia sorella. Continuo a camminare, ho bisogno di uscire e schiarirmi le idee.

 

-Dove stai andando?-mi domanda lei seguendomi come un’ombra.

 

-Ho bisogno di una boccata d’aria.

 

-Interessante. A cosa si deve tutta questa agitazione?-mi chiede.

 

Non so se posso fidarmi veramente di lei, il suo attaccamento ad Aro è qualcosa di morboso. Farebbe qualsiasi cosa per lui – così come tutti noi – ma in lei c’è qualcosa di strano ogni volta che gli siamo vicino. So che molto probabilmente Aro ne sarà a conoscenza nel giro di pochi minuti. Dopo che le avrò detto della ragazza, lei si precipiterà subito da lui. Aro però è sveglio ed è sulla piazza da molto prima di noi, se né sarà sicuramente accorto, si sarà reso conto che il morso non funziona su di lei.

-L’ho morsa,-dico, buttando fuori le parole in uno sbuffo.

 

-L’ho visto il trancio che le hai lasciato sul collo,-dice accelerando il passo.

 

-No. Non hai capito. Io l’ho morsa e lei non si è trasformata.

 

Questo deve averla quantomeno toccata o scossa, perché si ferma e si volta verso di me. Ha un’espressione sconcertata dipinta sul volto pallido e perfetto. Gli occhi rossi risplendono quando vengono toccati dalla luce delle lampade al neon del corridoio.

 

-Magari sei stato più attento di quello che pensavi.

 

-Si, certo. Lo sai che non è così,-dico. Eravamo troppo assettati per poterci rendere conto di quello che succedeva, figurarci se avessimo potuto controllare l’afflusso di veleno nel sangue. La realtà è ben diversa. Ancora però non so di cosa si tratta. Jane si incammina lungo i corridoi lasciandomi lì, da solo. Sospiro, cercando di dare un ordine ai miei pensieri. Vorrei rimanere da solo nella mia stanza, ma mi è impossibile visto che lì si trova anche la ragazza. Però non so dove altro andare così mi dirigo nuovamente nella mia stanza, quando entro noto due cose : la prima è che nel vassoio non è rimasto niente. La seconda riguarda la ragazza, che ora è distesa sul divano e sta dormendo.

 

Forse potrò rimanere in pace anche lì. Spero di non darle fastidio e mi metto seduto sul panchetto del pianoforte. In alcuni momento suonare sembra l’unica cosa che riesce a distrarmi - mi isola completamente dalla realtà. Comincio a suonare una melodia dolce e lenta. Le dita si muovano con naturalezza e leggerezza sui tasti bianchi e neri. Credo sia una ninna nanna – l’ho sentita suonare da Aro pochi giorni dopo il nostro ritorno da Forks.

Dietro di me sento il divano scricchiolare. Rimango comunque concentrato sulla musica, lei si avvicina titubante rimanendo in piedi dietro di me.

-Puoi sederti,-le dico facendole spazio sullo sgabello del pianoforte. Lei si siede e mi osserva suonare. -E’ bella,-dice.-L’hai scritta tu?

Scuoto la testa.-No. L’ho sentita suonare da Aro.

-Aro?

-E’ il vampiro che ti ha concesso di rimanere,-spiego facendo scivolare le mie dita sui tasti del pianoforte.

-Vuoi dire quello che mi ha concesso di restare viva. Anche se non credo sia del tutto la verità.

-Cosa vorresti dire?-dico smettendo immediatamente di suonare.

-Lo sai cosa voglio dire.

-Non è così,-affermo.-Se Aro non mi avesse detto di fermarmi ti avrei uccisa.

-Non credo. E non riuscirai a farmi cambiare idea, quindi non ci provare.

Sbuffo e riprendo a suonare. Un nuovo pensiero comincia a prendere vita nella mia testa. Questa ragazza così particolare che è riuscita a resistere al morso potrebbe avere ragione. Forse non l’avrei uccisa, mi sarei alzato e avrei abbandonato la sala, ma sono certo che non avrei fatto nulla per salvarla.

-Sai,-dico.-Ancora non mi hai detto come ti chiami.

-Non me l’hai chiesto,-afferma lei con un sorrisetto sulle labbra.

-Questo è vero.

-Lily.

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