Remember me

di Miss Wixen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo giorno di scuola ***
Capitolo 2: *** Il coraggio e la paura ***
Capitolo 3: *** Cosa è cambiato? ***
Capitolo 4: *** Ad occhi puntati su un cielo di stelle ***
Capitolo 5: *** Sai tenere un segreto? ***
Capitolo 6: *** La rivelazione ***
Capitolo 7: *** Le conseguenze di un bacio ***
Capitolo 8: *** Il ritorno ***
Capitolo 9: *** Sotto la pioggia scrosciante ***
Capitolo 10: *** Lasciare andare Part 1 ***
Capitolo 11: *** Lasciare andare Part 2 ***
Capitolo 12: *** Le fasi della sofferenza d'amore ***
Capitolo 13: *** La bomba che esplode ***
Capitolo 14: *** La scelta di Finn ***
Capitolo 15: *** Mia sorella è figlia unica ***
Capitolo 16: *** Remember me Part 1 ***
Capitolo 17: *** Remeber Me Part 2 ***



Capitolo 1
*** Il primo giorno di scuola ***


Luglio, 1994
Amore mio,
mi manchi da morire.
Mia madre non mi permette di chiamarti, né di raggiungerti, per questo ti scriverò delle lettere nella speranza di riuscire ad inviartele un giorno.
Odio tutta questa situazione, odio dovermi separare da te.
E per cosa? Per evitare gli scandali? Mio padre è nel congresso non io!
Ti prometto che appena potrò scapperò da questo inferno e verrò a prenderti.
Ti giuro, amore mio, ovunque tu sei, verrò a prender…

 
 
La lettura di Summer fu interrotta inaspettatamente quando si ritrovò con la testa nell’ armadietto.
Non poteva davvero crederci! Qualcuno le era passato accanto e l’ aveva spinta senza motivo.
Si girò di scatto sgranando gli occhi per la sorpresa e il diario in cui era immersa poco tempo prima le cadde dalle mani.
<<  Dovresti stare più attenta a dove ti trovi mentre io passo, carina >>  disse con una nota di disgusto la ragazza che di proposito le era venuta addosso poco prima.
Summer notò subito che aveva l’uniforme da cheerleader e che i grandissimi occhi castano scuro, truccati accuratamente con dei colori sul dorato e marrone, terminavano in lunghe e folte ciglia finte. I suoi capelli erano di un rosso fuoco, e le ricadevano sulle spalle formando morbidi ricci.
Provò a controbattere, ma nello stesso momento in cui Summer aprì la bocca per parlare, la ragazza dai capelli rossi, seguita dallo sciame di stupide ragazze cheerleader, si mise a ridere e dandole le spalle scomparve in un angolo del corridoio.
Un ottimo primo giorno di scuola, pensò Summer quando si accorse che il suo prezioso diario era precipitato e terra e che tutti i fogli che conteneva si erano sparsi ovunque attorno a lei.
Si chinò per raccoglierlo ma qualcuno fu più veloce di lei. Alzò lo sguardo e si ritrovò faccia a faccia con un ragazzo.
<<  Tieni >> le disse aiutandola a raccogliere gli ultimi fogli e porgendoglieli.
Summer non potè fare a meno di squadrare quel ragazzo che si era dimostrato così gentile con lei.
Aveva gli occhi neri come la pece, dello stesso colore dei folti capelli che formavano un ciuffo accuratamente sistemato, il mento a punta, le labbra carnose che si aprirono in un sorriso leggermente incerto.
Poi Summer si rese conto che forse lui si aspettava che emettesse un suono di qualche tipo.
<<  Grazie >> biascicò riponendo al sicuro nell'armadietto quell'ormai cumulo di fogli.
<< E' il tuo primo giorno di scuola? >> le chiese mostrandole un sorriso, questa volta così bello da togliere il fiato.
<< Gia >> rispose Summer tentando anche lei di sorridere, ma quella che le uscì probabilmente somigliava più ad una smorfia.
Chiuse l'armadietto e si allontanò sperando che quel ragazzo così carino non la seguisse. Insomma era così imbarazzante, e Summer non era per niente abituata ad avere a che fare con dei.... ragazzi!
Ma fu proprio quello che il ragazzo fece.
< < Anche io sono nuovo, primo anno >> disse cercando di tenere il passo svelto di Summer.
<< Sono Zackary Lisbon... ma tu puoi chiamarmi Zack> si piazzò davanti a lei impedendole di proseguire tendendole la mano.
<< Io sono Summer Hulrick, piacere >> rispose stringendogli mano.
Poi ricominciarono a camminare per i corridoi affollati del liceo McKinley.
<< E' davvero come essere nella gabbia dei leoni qui! >> commentò Zack cercando di sovrastare con la voce il rumore delle risate e delle chiacchiere degli altri studenti.
<< E tu non sembri tipo da gabbia dei leoni>>.
Summer annuì.
<<  Scuola privata? >> le chiese dopo qualche secondo di riflessione.
<< Bhè diciamo di si... ero l'unica studentessa... ho studiato sempre in casa fin ora >> confessò Summer molto imbarazzata giocherellando con la prima pagina del libro di biologia che stringeva tra le braccia.
<< Veramente? Wow! Credo ti aspetterà un anno davvero duro!! Sei di Lima? >>.
Voleva davvero fare conversazione, pensò Srmmer, mentre lei invece non vedeva l'ora di trovare la sua aula e mettersi in un angolo ad ascoltare in silenzio. Infondo non era andata in quella scuola per fare amicizia. E quel ragazzo era davvero troppo curioso per i suoi gusti.
<< No. Sono di Chicago. >>
<< E come mai sei arrivata fino a Lima? Amici, fidanzato, lavoro di tuo padre...? >> ridacchiava sotto i baffi, e Summer scoprì che la irritava da morire.
<< Nessuna delle tre, in realtà >>
<< Sei una ragazza misteriosa.... sappi che scoprirò che cosa nascondi >>
<< Non nascondo niente ok? >> disse leggermente infastidita.
<< Sto solo... cercando una persona, che credo viva qui. >>
<< Davvero? Allora dimmi il nome, magari la conosco, vivo qui da quando sono nato!! >>
Summer si fermò. Forse aveva ragione, forse lui poteva aiutarla. In fondo era solo chiedergli se conosceva una persona non doveva raccontargli nient'altro.
Lui la guardava con aria d'attesa, Summer prese un bel respiro.
< < Ecco… il suo nome è..... Rachel Berry >>
 
 
Quando Rachel finì di attaccare l'ultimo poster con la locandina di West Side Story alla parete della stanza nuova stanza, si sentì finalmente soddisfatta.
Quelle quattro mura le avrebbe chiamate "casa" per i prossimi anni e l'idea era semplicemente elettrizzante.
Anche se , volendo essere precisi, le mura erano due.
<< Chi è questo? >>
Già, perchè per obbligo doveva dividere quella stanza con un'altra ragazza: Janet.
Rachel si avvicinò alla ragazza poco più alta di lei con i capelli castano scuro legati in una coda di cavallo.
<< Nessuno >> si affrettò a dire quando capì a quale foto si stava riferendo la sua coinquilina impicciona.
Janet era strana, aveva pensato Rachel appena l’aveva vista, persino più strana di lei!
Conviverci sarebbe stato un delirio e non solo perché la metà stanza di Rachel era il regno dell'ordine, del rosa e di Barbra mentre quella di Janet era il regno del caos e di stupidi volantini che incitavano al diventare degli hippie sballati di canne, ma soprattutto perché avrebbe dovuto dividere il bagno con quella svitata figlia dei fiori!
A tal proposito, Rachel aveva provato più volte a recarsi in segreteria richiedendo il modulo per avere una stanza singola, per poi scoprire che non esisteva nessun modulo per quell’ operazione, e quindi aveva finito con l'adattarsi alla situazione.
<< Dai!! Dimmi chi è? Il tuo fidanzato, Berry? >> Janet le andò incontro e cominciò a darle pizzichi nello stomaco ridendo.
<< No davvero Janet, non è nessuno! >>
Rachel prese di scatto la foto incriminata e la guardò.
Finn.
<< Nessuno >> sussurrò a malapena stringendola tra le dita. Diede le spalle a Janet per non tradirsi, se l' avesse guardata negli occhi avrebbe capito che c’era qualcosa sotto.
Janet si stufò presto e sbuffando si avvicinò al bagno e aprì la porta.
<< Sei troppo misteriosa tu!! >>
<< E' solo una persona che non ha più… nessuna importanza >>
Buttò la foto nel cestino, per poi riprenderla appena Jenet sparì dietro la porta del bagno.
Rachel ripose la foto con attenzione nella prima pagina del libro che era sul mio comodino, così Janet se ne sarebbe dimenticata e avrebbe smesso di farle domande.
Andrà tutto bene, si rassicurò, andrà tutto bene.
 
 
Appena Summer ebbe pronunciato il nome di Rachel, Zack sorridendo la prese per mano e cominciò a trascinarla facendosi spazio tra la folla di ragazzi che cominciava a raccogliersi nelle classi.
Anche lei sarebbe dovuta andare in classe, pensò, la campanella avrebbe cominciato a suonare a distanza di pochi minuti, eppure qualcosa le diceva di seguire Zack ovunque l’avrebbe portato. Lui poteva aiutarla.
<< Eccoci >> disse avvicinandosi alla bacheca dove erano conservati tutti i trofei vinti dagli studenti del McKinley.
C’era la foto dei giocatori di football e gli ultimi campionati delle cheerleader, e poi c’era un trofeo davvero enorme “ Nazionali 2012 Canto coreografato: 1° Classificato”
<< Faceva parte del glee club e l’anno scorso hanno vinto le nazionali, è una leggenda! Ed è anche l’ultima reginetta in carica, si è diplomata l’anno scorso >> disse Zack entusiasta delle sue scoperte.
Summer era rimasta completamente ipnotizzata dalla miriade di trofei e dalle foto di tutti quei ragazzi che sembravano così.. felici. E da quel sorriso così familiare.
<< Ma perché stai cercando proprio lei? >> le chiese Zack riportandola alla realtà.
<< L’ho vista alle Nazionali a Chicago, avrei voluto conoscerla >> non sapeva proprio cosa inventarsi per giustificare quel suo interesse.
<< Adoro cantare >> disse alla fine.
<< Allora dovresti iscriverti al glee club…. Molti dei componenti si sono diplomati e ora cercano nuovi iscritti… lì c’è il foglio se vuoi segnarti >>
La campanella suonò.
<< Bhè, direi che è meglio andare in classe, ci ribecchiamo… Summer >> e dopo averle fatto un sorriso sghembo, Zack si allontanò tra la folla.
Summer rimase qualche istante a fissare una foto. Quello doveva essere il glee che aveva portato il McKinley alla vittoria, e il viso di Rachel primeggiava al centro del gruppo di ragazzi. Summer sapeva che doveva trovarla, a qualunque costo.
Si girò di scatto e si diresse spedita al punto in cui era appesa la lista degli iscritti al glee club e con una leggera esitazione scrisse il suo nome. 

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Capitolo 2
*** Il coraggio e la paura ***


Ottobre 1996
 
Forse nella vita ci vuole davvero troppo coraggio.
Coraggio nel seguire i propri sogni, coraggio per amare, coraggio per essere padroni della propria vita.
Io non credo di essere molto coraggioso in realtà, fare lo sbruffone con gli altri ragazzini, fare a botte la sera dopo la discoteca ubriaco non credo siano da considerare atti coraggiosi. Più da stupidi, in realtà.
Io ho paura, il più delle volte: dell’amore, degli impegni, dei miei genitori.
Fin da piccolo l’unica cosa che riusciva a darmi un po’ di sano coraggio era prendere la mia chitarra e suonare.
Se suonavo non esisteva più niente, né le urla dei miei genitori, né le prese in giro dei compagni, né la pioggia o il freddo c’eravamo solo io e la melodia che emetteva la mia preziosa chitarra.
Perché quel suono era di quanto più bello al mondo potessi creare, e lo creavo io attraverso il movimento delle mie dita sulle corde tese. E ne sono sempre stato fiero ed orgoglioso.
E volevo che tutto il mondo potesse ascoltare la mia musica, volevo trasmettere cosa fosse il coraggio.
Ma nascosto dietro quello strumento che tanto amavo, probabilmente non sapevo nemmeno cosa volesse dire essere coraggioso.
Così un giorno smisi di suonare.
Sai, io non ti conoscerò mai probabilmente, però se mi fosse concesso un giorno di farti un regalo, bhè, saprei già cosa scegliere, senza indugio. La cosa più bella e pura che esista al mondo: Il coraggio.
Non lo chiederei per me, se potessi, lo regalerei a te, ovunque tu sia.
 

Quella pagina del diario scritto da suo padre era la preferita di Summer, la leggeva spesso quando era agitata o spaventata per darsi coraggio.
E quel giorno ne aveva davvero bisogno. Ripose il diario nell’armadietto e si avviò verso l’auditorium della scuola dove si sarebbero tenute le selezioni per il glee club.
Summer si accorse di non essere mai stata in quattordici anni di vita così agitata quanto lo era in quel momento.
L’auditorium del McKinley era davvero bello e molto grande, almeno agli occhi di Summer che non ne aveva mai visto uno per poter fare un paragone.
Poco prima di entrare aveva già capito che dovevano esserci diversi ragazzi riuniti lì quel pomeriggio, poteva sentirne i toni felici delle chiacchiere e delle risate.
Quando entrò per un momento si sentì stranamente a suo agio respirando quell’odore di legno e moquette, ed era un sensazione del tutto nuova per lei da quando era entrata in quel liceo.
Cominciò a scendere tra le poltrone guardandosi intorno, c’era un gruppetto di cheerleader, tra le quali notò la ragazza con i capelli rossi che l’aveva spinta il giorno prima, diversi ragazzi della squadra di football e anche dei ragazzi che come lei sembravano essere del primo anno. Si sedette in terza fila, la prima ad essere occupata dai provinanti, al primo posto che trovò libero, due sedili più in là erano sedute due ragazzine occhialute che ridacchiavano guardandosi in giro.
Sotto al palco invece erano posizionati carichi di grandi sorrisi quelli che dovevano essere i componenti del glee club dell’anno prima perché ne riconobbe alcuni che aveva visto cantare alle Nazionali a Chicago : c’era il ragazzo sulla sedia a rotelle, la ballerina bionda, la ragazza con gli occhi a mandorla e quel ragazzo che l’aveva colpita per il suo talento con i capelli nerissimi e il papillon rosso a pois bianchi.
Il peso di uno sguardo su si sé la distolse dall’osservazione dei veterani del glee, sapeva che quando guardi una persona intensamente quella prima o poi si girà, così lei si girò. Qualcuno la guardava, probabilmente la ragazza dai capelli rossi che l’aveva presa di mira.
La trovò con lo sguardo, ma era impegnata a flirtare con un ragazzo della squadra di football che sembrava molto più grande di lei.
Cercò tra i ragazzi finchè i suoi occhi non incontrarono quelli nero pece di quel ragazzo che aveva conosciuto il giorno prima. Zack le sorrise e lei ricambiò con un sorriso un po’ incerto e imbarazzato.
Era seduto accanto ai giocatori di football. Faceva parte della squadra! Ma la cosa che più la sorprese fu che anche lui era là ai provini.
<< Buongiorno ragazzi >> appena sentì la voce ,che doveva appartenere al professor Shuester, la sua attenzione tornò sul palco al cui centro, con il microfono in mano si era posizionato il professore.
Tutti fecero silenzio e pian piano anche la sensazione di essere osservata svanì.
<< Sono davvero felice di notare l’affluenza che c’è stata oggi per i provini e vi ringraziamo >> disse sprizzando gioia.
Aveva davvero una faccia simpatica e sembrava davvero adorato da tutti, pensò Summer.
<< Per cui propongo senza indugi di procedere con le canzoni >>
“Canzoni? Già, è vero” , Summer era stata così concentrata sulla storia del diario e del suo piano che aveva quasi dimenticato che per sostenere un provino per un coro avrebbe dovuto cantare una canzone davanti a tutti.
Le salì all’improvviso una grandissima voglia di alzarsi e scappare senza guardarsi indietro, e stava per farlo se il professor Shuester non avesse parlato.
<< Cominciamo da destra, tu alla prima poltrona >> le disse con dolcezza indicandola.
Summer si guardò in giro, stava indicando proprio lei.
 
<< Tu >> cominciò la professoressa Malley indicando proprio la zona dove Rachel era seduta.
<< Justin, vieni a cantare la canzone che hai preparato >>
Rachel tirò un sospiro di sollievo e approfittò del fatto che la Malley si era seduta in prima fila dando loro le spalle per rannicchiarsi ancora di più nella sua poltroncina.
Erano nel gran teatro dell’accademia e la parola “gran” era solo un eufemismo. Quel teatro era davvero enorme o forse era solo Rachel che per la prima volta si era sentita davvero piccola.
Quella era la seconda lezione che faceva di “Studio interdisciplinare”, ed era anche quella che più la spaventava.
Ogni lezione consisteva nel cantare una canzone preparandone l’interpretazione che il personaggio del musical avrebbe dato e alla fine dell’esibizione la professoressa avrebbe dato commenti, critiche e consigli. Soprattutto critiche. Fortunatamente in un’ora e mezza non riusciva a sentire cantare tutti e anche quella volta se l’era scampata. Ma cosa le stava accadendo?
Non era facile e meraviglioso come raccontava agli amici che la telefonavano. In realtà era una giungla dove sopravviveva solo il più forte. E per quanto Rachel pensava di essere forte, si accorse ben presto di non esserlo abbastanza.
Era stato facile essere la più brava e talentuosa del liceo della sua piccola città, ma lì a New York tutti le sembravano almeno dieci gradini sopra di lei. E per la prima volta la presuntuosa ed egocentrica Rachel Berry, che voleva essere sempre la prima ad esibirsi e stare sempre al centro dell’attenzione, era così spaventata da voler quasi scomparire.
E se non era all’altezza dei suoi sogni? E se Finn e lei stessero facendo un sacrificio inutile? Non sarebbe mai diventata una stella. Come poteva pensare di voler calcare i più grandi palcoscenici di Broadway se aveva paura persino di cantare davanti ad una ventina di compagni che erano lì come lei per imparare?
<< Anche tu non sei pronta per il compito? >> le chiese il ragazzo seduto accanto a lei di cui non si era nemmeno accorta della presenza.
<< Si… voglio lavorarci un altro po’ finchè non sarà perfetto.>> rispose Rachel raddrizzandosi sulla poltrona continuando a guardare avanti fingendo interesse in quello che intanto accadeva sul palco.
Il ragazzo accanto a lei rise.
Rachel lo guardò perplessa.
<< Cosa ti fa ridere? >>
<< Niente tu sei… strana, stai sempre sulle tue, sembra che non ti importa di quello che succeda qui >>
Sarai normale tu, pensò leggermente infastidita. Chi era quel ragazzo? Come si permetteva di dire quelle cose a lei? Si ricordò che in effetti non sapeva nemmeno il suo nome, non era stata molto attenta a memorizzarli la settimana prima quando aveva conosciuto i compagni di lezione.
<< Sono solo molto concentrata, non è vero che non mi interessa, al massimo è il contrario >> rispose monocorde ritornando a guardare dritto davanti a sé.
<< Sarà…. Io sono Blake comunque non ci siamo presentati >> le sorrise e le tese la mano.
Rachel lo scrutò incerta e poi ricambiò la stretta di mano.
<< Rachel >>
<< Si, lo so >>
Aveva dei begli occhi color nocciola e i capelli biondi gli coprivano la fronte sistemati accuratamente in un ciuffo liscio. Si accorse che era un po’ di tempo che non guardava davvero una persona negli occhi, se non di sfuggita.
Improvvisamente la Rachel logorroica e chiacchierona non aveva più nulla da dire.
Lui sorrise divertito e si girò mantenendo un tono di voce che le permettesse di sentire.
<< Rachel, l’interessante, solitaria Rachel Berry >>
 
Quando Summer salì sul palco e guardò l’immensa platea vuota se non per la ventina di ragazzi seduti con gli occhi puntati su di lei, dovette lottare con tutte le forze per non svenire.
Si sentiva come quando suo padre la portava da piccola a guardare la citta da sopra una terrazza e appena si affacciava giù veniva colpita dalle vertigini.
Tutti la guardavano come se si stesse preparando per fare un salto nel vuoto, invece doveva solo avvicinarsi al microfono dire il suo nome e cantare.
Appena le sue labbra si avvicinarono a quell’oggetto malefico fu colpita da un’amnesia e dimenticò il suo nome.
E cominciò a balbettare.
Le cheerleader cominciarono a ridere e lei d’istinto guardò Zack che le sorrideva per darle coraggio.
Prese un bel sospiro.
<< Ciao a tutti, io sono Smmer Hulrick e…. un momento >> si ricordò all’improvviso che le serviva una chitarra.
Si girò e chiese ad uno dei musicisti se poteva prenderla in prestito e chiese agli altri se conoscevano la canzone che aveva deciso di cantare.
Era certa che i musicisti la conoscessero perché la canzone che aveva scelto era quella che aveva sentito cantare a Rachel alle Nazionali. Era rimasta così colpita dall’interpretazione della ragazza della canzone che aveva deciso di trovare gli spartiti e impararla. E quella fu la prima canzone che le venne in mente mentre si alzava, colta alla sprovvista, dalla poltrona e si recava sul palco.
Tornò al microfono e avvicinò la bocca nuovamente.
<< La canzone che canterò è di Celine Dion e si chiama it’ all coming back to me now.>>
La sua voce era esitante e la prima cosa che notò fu lo stupore sui volti di tutti i veterani del glee.
Cominciò a suonare e la band la seguì nella dolce melodia.
Poco prima di emettere il suono con la sua voce chiuse gli occhi, gonfiò il diaframma e cominciò a cantare.
 
There were nights when the wind was so cold
That my body froze in bed
If I just listened to it
Right outside the window

There were days when the sun was so cruel
That all the tears turned to dust
And I just knew my eyes were
Drying up forever

 
Pensò intensamente a quello che il padre aveva scritto sul coraggio nel diario, e di come la chitarra lo aiutasse ad averne, era così anche per lei. Da quando il padre a sette anni gliene aveva regalata una non aveva mai smesso di suonare.
Era contenta di poter somigliare al padre in qualcosa, di avere qualcosa in comune con lui : la musica.
 
I finished crying in the instant that you left
And I can't remember where or when or how
And I banished every memory you and I had ever made

 
Riaprì gli occhi e si sentì come Rachel. Finse di essere quella ragazza che tanto ammirava cercò di interpretare quella canzone nel modo in cui aveva visto lei farlo. Quel modo che agli occhi di una tredicenne sembrava l’unico modo. E così si sentì più forte, come se da qualche parte nell’universo ci fosse Rachel ad ascoltarla e in un attimo la vide proprio lì davanti ai suoi occhi a tenderle la mano.
 
If you forgive me all this
If I forgive you all that
We forgive and forget
And it's all coming back to me
When you see me like this
And when I see you like that
We see just what we want to see
All coming back to me
The flesh and the fantasies
All coming back to me
I can barely recall but it's all coming back to me now

 
 
La canzone terminò e le sembrò un attimo, e appena la chitarra ebbe emesso l’ultima nota la magia sparì con essa. Aveva quasi l’affanno, come se avesse corso dieci kilometri senza scarpe sulla sabbia.
Ritornò ad essere la Summer insicura e impaurita che era sempre stata e riportò la chitarra al suo posto.
Zack e gli altri ragazzi cominciarono a battere le mani e il suo sguardo andò al professor Shuester che al contrario degli altri la fissava a bocca aperta. Dopo alcuni secondi svegliato dal rumore degli applausi si alzò applaudendo lentamente.
<< Bravissima, Summer. Grazie >> sembrava sorpreso e confuso e le sorrise.
Summer ringraziò e imbarazzata scese le scale per tornare in platea, prima di andare al suo posto passò accanto al professore.
Blaine gli si avvicinò all’orecchio e gli sussurrò qualcosa sorridendo che Summer riuscì a sentire.
<< Non le ricorda qualcuno professor Shue? >>
<< Si Blaine, si >>
Summer si andò a sedere e per la prima volta, sapendo a chi si stavano riferendo il professore e Blaine, si sentì orgogliosa di se stessa.
 
Finn era rimasto nascosto dalle tende rosse che precedevano l’ingresso all’auditorium. Voleva sentire i provini dei nuovi ragazzi ma non voleva essere visto. Nessuno doveva sapere che era tornato.
Sentì quella ragazza cantare e rimase paralizzato. Somigliava in maniera impressionante a Rachel, forse era la canzone che gliela ricordava, forse la luce negli occhi di quella ragazzina o forse era il luogo o che Rachel gli mancava da morire. Finn non lo sapeva. Si sentì improvvisamente a disagio, come un fantasma che guarda da lontano la propria vita andare avanti senza di lui.
Sentì gli applausi e sentì come una fitta al cuore.
E come ogni fantasma che si rispetti, Finn sparì nel buio lasciando che la tenda si muovesse tra gli applausi.
 
Angolo della scrittrice *__*
 
Salve a tutti, è la prima volta che scrivo un “angolo della scrittrice” perché mi piaceva che fosse la mia storia a parlare per me, però era giunto il momento di presentarmi.
Scrivere è una passione che ho da tanto, come quella di glee, telefilm che adoro!
So che non siete grandi fan di Finn e Rachel e in particolare di Rachel xD, però visto che è invece un personaggio che adoro, probabilmente perché un po’ mi rispecchio in lei e un po’ perché vorrei tanto assomigliarle, ho deciso di scrivere questa storia per analizzare una parte di lei che spero venga affrontata nella 4 serie.
So che vuol dire trasferirsi dopo il liceo da sola in una grande città per realizzare il proprio sogno, e so che è bello quanto destabilizzante. Emergono tutte le insicurezze e le paure che prima non si pensava nemmeno di avere. Per questo ho voluto incentrare su Rachel questa mia fan fiction. Ovviamente non parlerà solo di lei ma anche di questo nuovo personaggio inventato da me che tanto le assomiglia, e che nasconde un grande segreto, quale sarà?? Hihihihi
Detto questo ringrazio chi legge questa storia e vi esorto a commentare perché mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate e confrontarmi con voi che siete delle lettrici davvero meravigliose.
Un saluto e un bacio.

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Capitolo 3
*** Cosa è cambiato? ***


Agosto 1995
 
Il cambiamento è la cosa che più riesce a disorientarmi.
Odio il cambiamento e nello stesso momento lo desidero.
Ma quello che proprio non sopporto è il cambiamento degli altri, quando cambiano in peggio ovviamente.
O quando non c’è più posto per te.
Ma c’è un posto da qualche parte per me?
E se il mio posto fosse con te? Ovunque tu sia?
Fino ad un anno fa giuravo di sapere quale fosse il mio posto eppure non ho fatto niente per ottenerlo. Neppure provare a contrastare la decisione dei miei di allontanarmi dal mio grande amore.
Ora non so più chi sono e ho paura.
A volte penso che mi piacerebbe conoscerti, ma non vorrei vedere la parte peggiore di me riflessa nei tuoi occhi. Quindi alla fine penso che forse è meglio così, che è così che dovevano andare le cose.

 
 
Summer chiuse il diario del padre e lo ripose al suo posto nel cassetto del comodino della sua stanza e lo chiuse a chiave.
Se mai suo padre o sua madre si fossero accorti del suo piccolo furto sarebbero andati su tutte le furie.
Ma Summer pensò che se l’avevano lasciato lì in quello stanzino per quasi dieci anni a prendere polvere e se quel giorno per puro caso le era caduto sui piedi, forse c’era un motivo.
Forse una forza maggiore soprannaturale voleva che lei trovasse quel diario e incantata dalla lettura di quelle pagine ingiallite dal tempo, scoprisse tutto.
In fondo quel segreto riguardava la sua famiglia, e quindi anche lei.
Ormai si sentiva quasi in obbligo di venire a capo di quella situazione, come se fosse una missione che qualcuno le aveva affidato, proprio a lei.
Così, dopo aver sentito cantare il coro del liceo McKinley alle gare nazionali a Chicago convinse i genitori a trasferirsi a Lima, dove il padre era nato e vissuto per quasi vent’anni per conoscere le origini del padre e per iscriversi a quel glee club che tanto l’aveva entusiasmata.
Il padre stravedeva per Summer, unica sua figlia, nata dal matrimonio con Lidsay che aveva conosciuto un’estate in vacanza, e per quanto era possibile accontentava Summer in tutto.
Quando la figlia espresse il desiderio di trasferirsi a Lima, Nick Hulrick ne fu subito entusiasta, cambiare aria avrebbe fatto bene alla famiglia, e soprattutto a Summer che era fino a quel momento cresciuta sotto una campana di vetro, e pensò che quello fosse il momento più adatto per far si che si facesse degli amici e che conducesse una vita normale immersa tra persone della sua età.
Summer, infatti, stava spesso da sola, aveva studiato sempre in casa per via dell’ iperprotettività dei genitori e gli unici amici che aveva erano : Milly, la piccola cagnolina bianca, Jerry, il pony con il quale faceva equitazione tutti i giovedì pomeriggio e Lisa, l’istitutrice che aveva più di cinquant’anni.
Vendettero la casa a Chicago e ne presero una a due piani con un bel giardino a Lima nel quartiere dove Nick era cresciuto.
Nick inoltre si fece trasferire nell’azienda che i genitori avevano aperto all’inizio dell’attività a Lima spedendo il vecchio direttore nella sede a Chicago. Era tutto perfetto. E Summer poteva finalmente compiere la sua missione. Tutto sarebbe cambiato. A lei i cambiamenti piacevano infondo e sapeva anche che il quel caso era necessario.
Il primo giorno di scuola era andato bene, era riuscita a trovare la foto di Rachel e se si sarebbe iscritta al glee avrebbe sicuramente saputo dove si trovava ora la ragazza che stava cercando.
Le mancava solo l’ultimo passo, quello più difficile e che richiedeva più coraggio di quanto ne possedesse probabilmente la ragazza: il provino per il glee club che avrebbe dovuto sostenere quel giorno alle tre in punto del pomeriggio.
 
Rachel era finalmente riuscita a conquistare il bagno, dopo la lunga attesa Janet gliel’aveva liberato.
Odiava aspettare. Senza rivolgerle uno sguardo entrò e chiuse la porta.
Ora aveva il bagno tutto per se.
Prese dall’armadietto chiuso accuratamente a chiave tutte le sue maschere per il viso, il colluttorio e lo spray per la gola per difendere il suo apparato fonatorio da qualunque tipo di rischio. Era molto orgogliosa del suo rituale di preparazione per affrontare la giornata che l’aspettava, anche se era domenica e non aveva lezione.
Dopo aver ben steso la crema verde al cetriolo per l’idratazione del viso prese lo spazzolino il dentifricio e comincio a lavarsi i denti finchè non fu interrotta da qualcuno che suonava alla sua porta.
Urlò qualcosa di incomprensibile a Janet affinchè aprisse lei la porta, visto che Rachel non aspettava nessuno quella domenica pomeriggio.
<<  Rachel è per te! Un tuo amico del liceo! >> le urlò Janet avvicinandosi alla porta del bagno.
Cosa? Pensò, chi poteva essere? Un amico del liceo? Sputò immediatamente il dentifricio che aveva in bocca e sciacquò la bocca.
<< Un attimo, arrivo! >>
Cominciò ad agitarsi, apriva e chiudeva i cassetti senza sapere cosa cercare.
Poi si fermò un momento per decidere cosa fare. C’era poco da decidere, in realtà, doveva uscire.
Si guardò allo specchio, era tutta verde! Sembrava Elphaba, e sebbene adorasse wicked con tutto il suo cuore non poteva accogliere il suo ospite in quello stato.
Soprattutto dal momento che l’ospite doveva essere Finn.
Chi altri? Janet aveva detto amico e quale altro ragazzo del McKinley sarebbe arrivato fino a New York solo per salutarla?
Forse si era pentito, di averla lasciata così, forse stava per lasciare il paese per chi sa quale posto a combattere tra la vita e la morte e voleva darle l’ultimo addio. No, in quel caso non gliel’avrebbe mai permesso, sarebbe morta lei piuttosto.
Si lavò la faccia meglio che potè e si recò fuori, infondo Finn l’aveva già vista con la sua crema al cetriolo tutta spalmata sulla faccia, e l’aveva amata lo stesso! Ma perché pensava al passato? Era certa che lui l’amasse ancora, sapeva che l’aveva lasciata andare proprio perché l’amava.
Si precipitò alla porta e vide chi era il suo visitatore. Era di spalle e guardava in giro nel corridoio del dormitorio, notò subito che non era alto. Non alto quanto Finn.
<< Kurt! >> urlò appena il suo migliore amico si girò.
<< Hai del verde sul naso >> le disse ridendo poco prima di stringerla in un abbraccio.
<< Mi sei mancato non sai quanto! >>
La delusione per il fatto che non fosse Finn era sparita non appena aveva stretto tra le braccia Kurt e aveva fatto posto all’entusiasmo di quella visita inaspettata.
Del resto perché doveva essere Finn? Avrebbe dovuto subito pensare a Kurt! Forse però aveva l’abitudine sbagliata di pensare a lui come un’ amica, piuttosto che un amico.
<< Rachel io vado >> annunciò Janet prendendo la borsa.
<< Kurt lei è la mia coinquilina: Janet. Janet lui è un mio grandissimo amico : Kurt >>
<< Piacere di conoscerti >> disse Kurt cordialmente allungandole la mano.
Janet gli fece un gran sorriso, ma invece di ricambiare la stretta di mano, gli diede una pacca sulla spalla.
<< Ciao, belli! >> e uscendo si chiuse la porta alle sue spalle.
<< Tipino… particolare >> notò Kurt con il suo tono sarcastico che Rachel tanto amava.
<< Leggermente disordinata forse >> aggiunse squadrando la metà stanza di Janet.
<< Oh, fidati così è quando è in ordine >>
Kurt sgranò leggermente gli occhi e tornò a guardare l’amica.
<< Bene >> risero entrambi.
Improvvisamente Rachel si ricordò che in quella scuola dovevano starci insieme, e che non doveva essere facile per Kurt stare lì, e si sentì così in colpa, che quasi la voglia di ridere le era passata .
<< Come mai sei qui…. Cioè voglio dire sono felicissima che tu sia qui >> gli chiese con un misto di dolcezza e stupore.
Kurt sorrise e si sedette sulla poltrona rosa accanto al letto di Rachel.
Kurt aveva un dono naturale, sembrava essere a suo agio in ogni luogo e portava con se una luce che lo faceva sembrare adatto a tutti gli ambienti.
Così anche su quella poltrona in quella stanzetta di Rachel, Kurt risultava perfetto, sicuramente più di quanto lo fosse lei con i residui di crema verde sulla faccia.
<< Bello davvero come hai sistemato qui, sicuramente meglio della zona della tua compagna, forse qualcuno dovrebbe ricordarle che i figli dei fiori ormai sono kitch >>
Rachel rise.
<< Comunque sono qui a New York per viverci, Lima ormai puzza di vecchio e io ho bisogno di nuovi stimoli >> cominciò alzandosi dalla poltrona e curiosando in giro.
<< Così ho preso un monolocale da queste parti e comincerò a lavorare come assistente in un piccolo teatro, non è molto ma almeno potrò farmi le ossa, guadagnare qualcosa e prepararmi per rifare l’audizione l’anno prossimo! >> disse girandosi a guardare entusiasta la sua amica.
<< Ma è magnifico, Kurt!! E Blaine? >>
<< Blaine è meraviglioso, è stato lui a trovarmi il lavoro al teatro e ad incentivarmi!! L’ho sentito poco fa, ti saluta e mi ha detto che oggi pomeriggio ci saranno i provini per il glee e dice che senza di noi non sarà comunque lo stesso >> anche nel tono di Kurt c’era una leggera punta di malinconia.
Nel cuore di Rachel si aprì una voragine, non capisci quanto ami qualcosa finchè non la perdi. E sebbene Rachel avesse ricevuto tante cose ne aveva perse di altre, probabilmente più importanti.
Ma forse voleva dire crescere.
<< Tu, come stai? >> le chiese Kurt notando il rabbuiarsi del viso dell’amica.
<< Io… bene. Insomma la NYADA, le lezioni, è tutto fantastico >>
Eppure non sembrava così fantastico detto con quel tono, pensò Kurt.
<< E per quanto riguarda le amicizie? >>
Rachel ripteva spesso nelle loro telefonate che non pensava più tanto a Finn, ma Kurt non era mai stato davvero convinto.
<< Ho conosciuto un sacco di gente. Certo sono tutti un po’ esaltati ma ci esco spesso, cerco di fare qualcosa è bello. >>
Ma entrambi sapevano che non era vero. Rachel si sentiva molto sola in quel periodo, non era mai stata una molto brava nel fare amicizia, anche Kurt la odiava all’inizio, tutti la odiavano all’inizio. Però alla fine i ragazzi del glee erano stati gli unici amici che avesse mai avuto. E le mancavano maledettamente.
Era ancora immersa nel passato e non poteva farci molto. Ma sarebbe passato un giorno, ne era certa.
<< Comunque sono così felice che tu sia qui! Adesso ci andiamo a prendere un bel caffè alla caffetteria, offro io!! >> disse Rachel per rompere il silenzio colmo di malinconia che si era creato.
<< Però..  >> cominciò Kurt avvicinandosi alla ragazza.
<< Però? >> chiese Rachel curiosa.
<< Dovresti togliere questa roba verde dalla faccia prima >> disse ridendo e sfiorandole la guancia per toglierle un po’ di crema.
I due risero e Rachel si avviò in bagno promettendogli di fare subito.
Kurt approfittò per guardarsi un po’ intorno incuriosito.
< La biografia di Marilyn! Volevo leggerla anche io, poi me la presti >> urlò per farsi sentire mentre tirava su il libro che Rachel teneva sul comodino.
Ma quando aprì la copertina non fu la prima pagina della biografia a colpirlo, fu invece una foto.
Kurt si zittì e guardò la foto. C’erano Rachel e Finn abbracciati, lui la guardava come fosse la cosa più bella al mondo.
Notò anche che la foto era leggermente bagnata negli angoli. Lacrime.
No, non le era passata. Non le era passata per niente.
E pensò che ,a volte, quando le cose cambiano non è che cambino più di tanto.

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Capitolo 4
*** Ad occhi puntati su un cielo di stelle ***


Ciao a tutti, ecco un nuovo capitolo a cui tengo particolarmente. La canzone a cui faccio riferimento è tratta dal musical Parade e si chiama “All the wasted Time” vi consiglio di ascoltarla, se viva, perché è molto bella, su youtube c’è anche il video dello spettacolo. Detto questo buona lettura

 
Dicembre 1995
 
Quando non trovo le cose mi innervosisco.
Fin da piccolo quando non riuscivo a trovare le scarpe o un giocattolo piangevo e ordinavo a mia madre di cercarmele. Ovviamente le cose che non trovi sono sempre sotto il tuo naso. Oppure le hai perse.
Ah ecco cosa ho sempre odiato : perdere qualcosa.
Mi ricordo ancora come a sette anni persi il mio pupazzo preferito, lo cercai ovunque ma non l’ho mai ritrovato, e piansi un sacco. Ripensandoci forse avrei dovuto cercarlo meglio, fare qualcosa insomma, invece mi ero solo messo a piangere.
Da allora ho cominciato a perdere un milione di cose: chiavi, carte, documenti importanti, le canottiere, quelle le perdo ancora. Per non parlare dei treni persi e delle occasioni.
Poi o perso te e ancora lo rimpiango.
Una volta ho perso pure me stesso, e a dire la verità non so se mi sono ancora trovato.
Però ti do un consiglio: se mai dovessi perdere la via di casa, e dovessi sentirti sola e spaventata, alza la testa e guarda le stelle.
E se non ci sono chiudi gli occhi e immaginale.
Ti porteranno dritta verso casa.

 
<< C’è da sgomberare il tavolo otto >>
Il locale quel giorno era davvero più pieno del solito ma nonostante le urla e le risate dei clienti la voce del capo si udiva perfettamente.
La divisa del “Pizza Planet” ,dove ormai lavorava da più di un mese, glia andava troppo corta, e la odiava. Per non parlare dello stupido cappellino bianco con su disegnata un enorme pizza fumante al pomodoro.
Se qualcuno dei suoi amici lo avesse visto così avrebbe riso per settimane.
Per fortuna nessuno l’avrebbe mai visto, o per lo meno così sperava.
 
Il professor Shuester era in anticipo quel giorno, la lezione al glee non sarebbe cominciata prima di mezz’ora, e così decise di passare prima da “Pizza planet” a prendere una tazza di caffè fumante. Non era mai entrato in quel posto, e non era neanche vicinissimo a scuola, ma quel giorno essendo chiusa la solita strada, passando davanti a quel locale pensò bene di parcheggiare la macchina lì di fronte e assaggiare quel caffè che tanto decantavano i suoi vicini di casa.
 
“Pizza planet” faceva il miglior caffè del centro, nonostante fosse in teoria una pizzeria- tavola calda.
Gli era sembrata una cosa particolare così aveva deciso di lavorare lì.
La cosa che più odiava era affettare il prosciutto e gli altri ingredienti che servivano al cuoco per preparare le pizze. In cucina si moriva sempre di caldo e dopo un paio di settimane l’odore di sugo, fritto e ketchup cominciavano a dargli il voltastomaco.
<< Hey ragazzo esci dacci una mano con le ordinazioni >> aveva gridato il capo.
Lavorava lì da un mese e ancora non ricordava il su nome.
“ Non mi chiamo ragazzo, mi chiamo…”
<< Finn!! >>
La prima cosa che sentì fu la paralisi alle gambe e poi la bocca che si apriva per la sorpresa e fu preso dal senso di colpa, come quando la madre lo trovava da piccolo con le mani nel burro di arachidi e sapeva di essere stato scoperto a fare qualcosa che non avrebbe dovuto fare.
Il professore e Finn si guardarono per un momento che sembrò interminabile, poi Finn pensò di reagire.
<< Salve professor Shuester >> disse togliendosi il cappello dalla testa istintivamente, come se bastasse ad impedire che l’incredulo professore capisse che era lì che lavorava.
Peggio di così non poteva andare, pensò.
Sorrise imbarazzato appoggiandosi a un carrellino che cominciò a scivolare.
Il rumore delle posate che caddero fece destare tutti i commensali e bastò a creare un silenzio di tomba.
Si era sbagliato, al fine non c’è mai peggio.
 
Un quarto d’ora dopo, raccolte le posate e dopo aver chiesto il resto del pomeriggio libero al suo capo, Finn si sedette accanto al professor Shuester ad un tavolino fuori dal locale con una tazza di caffè fumante.
<< Allora Finn, mi spieghi che ci fai qui?>>
<< Ho chiesto un congedo >>
<< Ne danno dopo così poco tempo? E poi non eri al campo d’addestramento, non sapevo esistessero
congedi …>>
<< Non mi hanno preso ok? >> il ragazzo interruppe il professore alzando gli occhi che fino a quel momento non avevano ancora lasciato il caffè.
<< Non sono buono neanche per far parte dell’esercito >>
Si sentiva uno schifo, un fallito. Aveva perso tutto, aveva perso se stesso.
Non poteva giocare a football, non poteva cantare o recitare e non poteva fare il soldato.
Poteva affettare il prosciutto e servire caffè, ecco cosa poteva fare.
<< Ma come, perché? >>
Il professor Shuester non riusciva a credere che il quel momento il suo ex-alunno, futuro testimone di nozze, fosse lì in quel momento, davanti a lui e non in Georgia come avrebbe dovuto.
<< Allergie. Ho cominciato con l’allenamento fisico, ed ero bravo! Poi alla visita medica hanno scoperto che ero allergico alla polvere, e agli acari e una persona che non riesce a strisciare a terra senza starnutire non è fatto per l’esercito. Ora ho degli antistaminici da prendere e uno spruzzino da portare sempre dietro.>> mentre parlava Finn si era alzato e camminava avanti e indietro.
<< E perché lavori qui? Perché non con Burt in officina? >>
<< Non volevo che nessuno lo sapesse, non volevo che nessuno sapesse che sono un fallito buono a nulla, così ho trovato questo lavoro e preso un monolocale qui vicino. Non sapevo dove altro andare >>
<< E Rachel? >>
Finn rimase in silenzio per un secondo, solo udire quel nome gli provocava una fitta al cuore, o allo stomaco non ne era sicuro. Si sedette.
<< Non deve sapere niente. Tornerebbe qui e i non voglio. Non si merita un fallito al suo fianco. >>
<< Non devi essere così duro con te stesso, Finn. A tutti capita di fallire >> gli mise una mano sulla spalla per confortarlo.
<< Sarà… ma non so perché a me capita sempre >>
Shuester rimase qualche secondo a riflettere guardando Finn che non aveva mai visto in quello stato.
Poi gli venne un’idea.
<< Perché non vieni con me a scuola? Tra cinque minuti devo essere in aula canto per la lezione con il glee, abbiamo degli ottimi elementi. Potresti darmi una mano a coordinare il gruppo >>
Finn sembrava incerto.
<< Se sei tornato è giusto che lo sappiano tutti >>
E detto questo gli allungò la mano aspettando che il ragazzo la stringesse.
 
Rachel aveva gli occhi persi nella sua tazza di caffè. Sorrideva fingendo di ascoltare le chiacchiere di Kurt sulla sua giornata trascorsa a sistemare la scena dello spettacolo al cui allestimento partecipava come assistente del regista.
<< E poi ho cominciato a fare sesso sfrenato con uno gnu nel camerino di Harrison Ford >> disse Kurt accorgendosi che l’amica non l’ascoltava.
Rachel non si scompose e annuì.
<< Mi stai ascoltando? >>
<< Certo >>
<< E cosa ho detto? >>
<< camerino di Harrison Ford >>
Kurt incrociò le gambe e le braccia e tirò su il naso volgendo lo sguardo verso l’alto stizzito.
<< Scusa Kurt mi sono solo distratta un attimo >>
Kurt aprì la bocca per rispondere ma fu zittito dal suono di un cellulare che squillava.
<< E’ il tuo >> notò il ragazzo vedendo che Rachel non si era mossa di un millimetro.
<< Ah si >> e distrattamente rispose.
Ma come mai era così distante? pensò Kurt.
<< Hey Blake… ciao…. Ah una festa stasera? >>
Rachel non aveva nessuna voglia di festeggiare ma Kurt la guardò con lo sguardo assassino annuendo.
<< Ok… va bene. Si fammi sapere l’orario a dopo >>
Partecipare ad una stupida festa era duemila volte meglio di sopportare i rimproveri del suo migliore amico.
<< Chi è Blake? >> chiese Kurt tutto soddisfatto.
<< Solo un compagno di corso con cui sto preparando un duetto per la lezione di simulazione audizioni >> disse riponendo nella borsa il cellulare e prendendo un sorso del suo caffè.
<< Ed è carino? >>
<< Bho, si… forse >>
<< Senti Rachel un ragazzo o è carino o non lo è >>
<< Si ok lo è >> disse Rachel come per accontentarlo, ma Kurt notò che i suoi occhi non svelavano nessuna particolare emozione.
Kurt adorava la sua migliore amica, nonostante spesso avesse voglia di strangolarla, ma quella Rachel che aveva davanti non era l’egocentrica e ambiziosa donna che avrebbe fatto di tutto per realizzare il suo sogno.
Era solo una ragazzina ferita e spaventata.
<< Cosa ti succede, Rachel? Dovresti essere felice >> disse dolcemente.
Rachel cercò di tirar fuori un bel sorriso, ma non ci riuscì poi molto bene.
<< Lo sono, Kurt, lo sono >>
 
Ormai era passato un mese da quando Summer era entrata a far parte del glee club e finalmente le sembrava di aver trovato il suo mondo, il suo posto. Tutti erano così simpatici e il tempo passava piacevolmente a suon di musica. Trascorreva tutta la settimana ad aspettare quella lezione in aula canto.
Di Rachel non aveva ancora detto niente a nessuno, voleva aspettare di fare amicizia con tutti, prima di chiedere informazioni, ma per lei non era facile. Non parlava molto però cantava tanto e le bastava.
Parlava spesso con Zack quando non era accerchiato dai compagni del football o dalle ragazze cheerleader.
Anche la ragazza dai capelli rossi di cui aveva scoperto il nome, Chloe Carson, faceva parte del glee club e ogni volta che lei entrava in aula la accoglieva con diverse risatine, ma a lei poco importava.
Quel giovedì il professor Shuester era arrivato con qualche minuto di ritardo e aveva annunciato di avere con se una sorpresa.
Pochi secondi dopo accolto dall’eccitazione di tutti fece il suo ingresso in aula un ragazzone alto con i capelli castani e dei grandissimi occhi imbarazzati.
Blaine, Brittany, Rori e gli altri ragazzi del vecchio glee cominciarono a lanciare urla di gioia correndo ad abbracciare il ragazzo che sembrava sempre più confuso e impacciato.
<< Finn!! >> urlò Arti raggiungendo gli altri con la sedia a rotelle.
Finn Hudson.
Ecco perché le sembrava di aver già visto quel volto.
C’era in bacheca una sua foto accanto a Rachel : il re e la regina della scuola.
Subito si sentì soddisfatta! Quel ragazzone dal viso simpatico e buono poteva essere il suo aggancio per arrivare a Rachel.
 
Quella sera, alla festicciola che Blake aveva dato nella sua stanza per passare un sabato diverso, Rachel riusciva a sentire solo le risate.
Ma non riusciva a ridere.
Prendeva un sorso del suo drink analcolico e guardava i suoi compagni di corso chiacchierare.
In realtà sembrava più che ognuno di loro recitasse un monologo imparato a memoria cercando di catturare la completa attenzione degli altri.
Ma a Rachel sembrava tutto così artefatto e finto. O forse era semplicemente lei che non aveva voglia di stare lì.
Blake l’aveva invitata a sedersi sul piccolo divanetto grigio accanto a lui di fronte agli altri ragazzi e lì era rimasta con il suo drink alla frutta in una mano e l’altra appoggiata alle ginocchia.
Non aveva detto una parola a parte “ ciao” e “ io sto bene e voi?”   
E dopo pochi istanti l’avevano completamente dimenticata.
Era come una presenza assente, nessuno sembrava accorgersene.
La grande stella si era eclissata.
<< Io vado a prendere un po’ d’aria. >> sussurrò alzandosi ma gli altri erano troppo ubriachi e intenti a ridere per prestarle attenzione.
Rachel non aspettò nessuna risposta e abbandonò la stanza chiudendo la porta alle sue spalle.
Finalmente si trovò immersa nel silenzio. Il campus era al buio e il cielo era pieno di stelle.
Si sedette su gradino che c’era davanti alla porta accovacciando le gambe e portando le ginocchia al petto.
Sistemò il suo vestitino turchese in modo che la coprisse bene e sospirò.
Non aveva voglia di piangere. Non piangeva molto in quel periodo, aveva consumato tutte le sue lacrime nel treno che dall’Ohaio l’aveva portata a New York.
Già quando aveva messo i piedi nella grande mela le sue guance erano perfettamente asciutte.
Quello era il suo sogno. Sapeva in fondo nel su cuore che quella era la scelta giusta. Ma l’aveva presa un altro per lei. Lei avrebbe scelto Finn sempre e comunque.
Ma forse il problema non era Finn in realtà, in fondo aveva passato tutta l’adolescenza a bastarsi.
Il problema era che aveva così paura di fallire che aveva smesso di provare.
Di provare a ridere, ridere davvero. Provare ad amare. E soprattutto aveva smesso di provare a cantare.
Aveva come la sensazione di essere bloccata in uno spazio temporale che non esisteva. Si sentiva stranamente annullata.
E forse un po’ le mancava anche Finn, si sentiva sola e confusa.
Persa. Come se non riuscisse più a ritrovare la via di casa.
Finn era stato l’unico a cui aveva concesso un po’ di spazio nella sua vita e ora che l’aveva lasciata sentiva un vuoto incolmabile, una voragine che nulla avrebbe potuto richiudere.
E se la sua casa fosse ovunque era Finn?
Alzò lo sguardo e notò la miriade di stelle che brillavano proprio sopra la sua testa.
Ce n’era una in particolare che la colpì, era piccola e sembrava quasi avesse paura di brillare.
Era come se fosse vuota, incompleta. Come lei.
E poi si ricordò : Finn Hudson.
Quella era la stella che lui le aveva regalato a natale e a cui aveva dato il suo nome.
Era lì, anche se lontana, piccola e poco luminosa era lì sopra il suo naso a ricordarle che non era sola, da qualche parte del mondo c’era lui che pensava a lei. Non l’avrebbe mai lasciata sola.
E capì che in fondo casa era anche lì, ovunque avrebbe potuto vedere un cielo stellato
Chiuse gli occhi e cominciò a pensare alla melodia del duetto che doveva cantare con Blake.
Era una canzone tratta da musical Parade che lei adorava e il titolo era “ All the wasted time”, e pensò al tempo che stava perdendo lei. Fino a quel momento pensava che non avrebbe mai interpretato bene quel personaggio così forte e determinato. Quelle oramai erano parti del suo carattere che aveva lasciato chiuse in un angolo del suo cuore a prendere polvere.
Provò ad essere Lucille per un momento, ad essere la donna che durante tutto lo spettacolo lotta con tutte le sue forze e tutto il suo amore per difendere il suo uomo accusato ingiustamente e messo in carcere.
Quella scena era ambientata nel carcere, alla fine dello spettacolo, quando Lucille e Leo si trovano nella fredda cella dell’ uomo a dichiararsi tutto il loro amore e lei gli aveva preparato un picnic.
L’insegnate diceva sempre che per interpretare al meglio una canzone dovevano immaginare una situazione della loro vita in cui avevano provato le stesse emozioni provate dal personaggio in questione.
Ma come poteva Rachel pensare alla felicità di un tale ritorno, la sensazione che si riprova quando dopo tanto tempo riabbracci l’amore della tua vita per cui hai duramente combattuto?
Lei infondo non aveva combattuto. Aveva subito la scelta di Finn e basta.
Ma quella sera coperta dal cielo stellato Rachel chiuse gli occhi e quelle parole ebbero finalmente un senso.
 
<< I will never understand How all the world misjudged you >>
 
La sua voce risuonò dolcemente nel silenzio del campus addormentato.
E all’improvviso il vento che le scompigliava i capelli sparì, l’odore del prato bagnato dagli irrigatori del campus sparì, la sua paura sparì.
Il suono prodotto dall’orchestra si diramò per tutto il teatro buio, e lei non era più sola.
Decine di occhi la guardavano, un paio di questi la scrutavano con attenzione per carpire ogni suo movimento.
Era nel teatro della scuola e di fronte a lei c’era Blake. Ma non era Blake, era Leo e lei non era Rachel, era Lucille.
 
When I have always known
How lucky I must be.
I will never understand
How I kept from going crazy
Just waiting there till you came home to me.

 
Rachel vide Finn seduto accanto a lei, sulla tovaglia a quadri che aveva steso sul palco dell’auditorium al McKinley. Lui le aveva preso una mano e l’aveva avvicinata al suo cuore, sbagliando lato del petto. E lei si sentì improvvisamente fortunata ad avere quei ricordi e di aver permesso a Finn di far parte della sua vita, anche se forse per troppo poco.
Si chiese come poteva essere stata così stupida ad aver dubitato anche un solo momento di se stessa e dell’amore che aveva provato e dell’amore che provava.
 
Now look at me
Now that you're finally here with me -
Now that I know I was right to wait
And everyone else was so wrong
For so long
All the wasted time

 
Erano insieme, nessuno li avrebbe separati e si fece trasportare da quella sensazione. Dal suo profumo, dal sapore delle labbra del ragazzo sulle sue. Ricreò perfettamente nella sua testa ogni angolo del viso di Finn e sentì la felicità di due anime che si incontrano. Ed era come se fosse reale.
 
Leaves too high to touch,
Roots too strong to fall.
All the days gone by
To never show I loved you so
And I never knew anything at all.

 
Si ,si sentiva proprio come una foglia spazzata via dal vento e con esso girava vorticosamente.
“ Io non ho mai capito nulla di te” diceva la canzone ma lei non aveva mai capito niente di se stessa.
La sua voce si incastrò perfettamente con quella di Blake, ignaro della magia che accadeva nella testa di Rachel, fino all’ultima nota.
Poi la musica sparì e con essa la magia.
Rachel si risvegliò dal suo sogno e capì di essere semplicemente su un palco vuoto seduta accanto a Blake durante un’ora di lezione.
Fu scossa dagli applausi e ancora disorientata si alzò e Blake fece lo stesso.
Il professor Cardew parlò appena l’applauso si fu affievolito.
<< Perfetta Rachel, sembravi in una sorta di estasi creativa, Blake tu invece sembravi un po’.. distante >>
Rachel sentì a stento le parole dell’insegnate annuì e tornò a sedersi.
Non poteva crederci a quello che aveva visto durante la canzone, così richiuse gli occhi e provò a immaginare tutto. Ma quando sentì le ciglia combaciare, l’unica cosa che vide fu il buio. Poi vide le stelle. O forse non vide niente. Certe magie funzionano solo quando c’è musica.
Però capì che qualcosa era cambiato in lei, qualcosa era scattato. Forse non aveva ritrovato Finn, ma aveva ritrovato qualcosa di molto più importante : se stessa.
 
Finn era pronto per il passo finale : dire a Burt e sua madre che era di nuovo a Lima.
Così due giorni dopo il suo ritorno al glee, si era licenziato da quella pizzeria che odiava e pieno di borse e valige aveva bussato alla porta di casa sua.
Gli aprì Carole.
Rimase interdetta e quasi smise di respirare.
<< Ciao mamma, sono tornato >>
 
Angolo della scrittrice *_*
 
Vorrei scusarmi se è molto lungo, ma non riesco a smettere di scrivere!!
Spero che sia piaciuto il capitolo e so che può sembrare noiosa come storia, deve ancora svilupparsi, perché mi piacerebbe che seguisse il corso come se fosse davvero un’ipotetica quarta stagione.
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia anche senza commentare e esorto nuovamente chi avesse voglia di farlo ed aiutarmi a migliorare anche con critiche e consigli.
 
Inoltre ringrazio Tatiadream per il commento! Mi fa piacere che ti piaccia *_* grazie, grazie, grazie sono mi farebbe piacere avere anche in futuro altri tuoi consigli e suggerimenti!!
 
Un bacio :D
 

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Capitolo 5
*** Sai tenere un segreto? ***


 Febbraio 1996
 
Non sono mai stato molto bravo con i segreti, fin da piccolo quando dicevo una bugia mi si leggeva perfettamente in faccia, e così venivo sempre smascherato.
Una volta ruppi il vaso preferito di mia madre e dissi che era stato il cane che correndo aveva fatto cadere il tavolino con il vado sopra. Mia madre ci credette. Quel segreto sono riuscito a mantenerlo, non saprà mai che in realtà sono stato io.
Poi crescendo ho imparato che mentire è una necessità dell’essere umano.
Ci sono tanti motivi per dire una bugia: c’è chi lo fa a fin di bene, a volte le bugie sono meno dolorose di mezze verità, c’è chi lo fa perché in realtà prova piacere nel prendere in giro il prossimo, e c’è chi lo fa perché non ha altra scelta.
Anche se, quello che ho capito in questi ultimi anni, è che si ha sempre una scelta. C’è sempre la possibilità di fare la cosa giusta, ma continuiamo a fare quella sbagliata perché ci sembra più semplice.
La verità fa male e la bugia distrugge.
Quanto si è disposti a pagare pur di mantenere un segreto?
Io porto ogni giorno con me il fardello del segreto più grande della mia vita. E non so se potrò mai rivelarlo.
C’è una sola cosa che so: tutti hanno un segreto.
Tutti.

 
Dire ai suoi amici del glee club che era tornato : fatto.
Dirlo a sua madre e Burt: fatto.
Mancava solo una cosa, pensò Finn : dire tutto a Rachel.
La parte più difficile.
 
Era una domenica pomeriggio quando il telefono di Rachel squillò.
Lesse distrattamente il numero sul display: Privato.
 
<< Pronto? >> sentire la sua voce dopo tre mesi fu come fare bunging jumping dal dirupo più alto del mondo.
La gola gli si seccò. Deglutì.
 
<< Pronto?? >> ripetè con maggiore intensità Rachel non avendo ricevuto risposta.
Forse era uno scherzo? Qualcuno che aveva composto un numero a caso con l’intento di prendere in giro qualcuno?
Ma non c’era nessuna risata. Sentì solo qualcuno respirare, come se avesse paura di parlare.
Allora capì.
<< Finn? >>
Non ci fu risposta.
 
Senza aver pronunciato nemmeno una parola, Finn riagganciò e lanciò il cellulare contro il muro della sua vecchia stanza.
 
Summer si sedette ad un tavolo con il suo vassoio nella mensa della scuola.
Come ogni giorno prese la sua bella mela e cominciò a leggere un libro indisturbata.
<< Hey >>
Sobbalzò e il libro le cadde a terra.
Alzò lo sguardo e vide che Zack le si era seduto accanto e stava raccogliendo quello che le era caduto.
<< Dovresti pagarmi per tutte le volte che ho raccolto le tue cose da terra >> disse ridendo e porgendole il suo libro.
Summer lo prese sorridendo imbarazzata.
<< Grazie>> si limitò a dire.
<< Figurati! Mi fa piacere salvare le giovani fanciulle in difficoltà >> disse atteggiandosi con finta superbia.
<< Dove hai parcheggiato il cavallo bianco? >> chiese Summer ironicamente.
Entrambi risero.
<< Devo dire che il cavallo bianco mi manca, però ho il mio motorino parcheggiato qui davanti, magari un giorno potremmo farci un giro… >> le sorrise ma il suo tono era serio.
Le stava chiedendo un appuntamento? Non sapeva che rispondere, pensò a quelle ragazze che vedeva sempre nei telefilm.
<< Sei sempre così esplicito tu? >>
<< Di solito >> e sfoderò un altro sorriso che lasciò Summer senza parole.
<< Bhè, posso pensarci… ho molti impegni… >> cercò di mantenersi sul vago ridendo.
<< Tipo domani dopo scuola cosa hai da fare? >>
Ok, non poteva più tegiversare. Fin quando si parlava di un’uscita ipotetica che si sarebbe forse svolta un giorno sapeva cosa rispondere. Ma quello era un invito in piena regola con tanto di data fissata!
Cosa avrebbe detto il padre? La risposta era semplice : no.
<< Domani non posso >>
<< Ok, ragazza del mistero! Ti do un ultima possibilità, controlla la tua agenda e fammi sapere quando sei disponibile.>> disse guardandola in modo persuasivo.
Summer fece una risatina imbarazzata, poi pensò di cambiare argomento.
<< Cosa sai di quel Finn Hudson? >>
<< Va bene che non vuoi uscire con me, ma usarmi per avere informazioni sul perticone, tra l’altro troppo grande per te, mi sembra davvero poco carino >> disse prendendo una grande cucchiaiata dal suo budino e portandola alla bocca.
<< Ma no che hai capito! E’ solo per informazione…. Ti ricordi che ti dissi che stavo cercando informazioni su di una persona… >>
<< Ah si! Rachel Berry. Per quello che ne so erano fidanzati, mi sembra di aver sentito da Sam che dovevano addirittura sposarsi! Lui era il quaterback ma non è riuscito a vincere una borsa di studio per il college così ha deciso di arruolarsi nell’esercito. Però non si sa per quale motivo è tornato a Lima >>
Summer ascoltò attentamente le parole di Zack.
Fidanzati. In effetti ad un occhio più attento era scontato che lo fossero visto che erano anche il re e la reginetta del McKinley oltre che i leader indiscussi del glee club.
Forse era più vicina al suo obbiettivo di quanto immaginasse.
<< E con Rachel? Come è andata a finire? Si sentono ancora? >>
<< Non ne ho idea! Ma tu perché lo vuoi sapere? >>
Summer non sapeva più che scuse inventarsi.
Gli occhi scuri di Zack la scrutavano colmi di curiosità
Forse parlarne a qualcuno non le avrebbe fatto male, e poi Zack le ispirava stranamente fiducia.
Stava lì con il suo budino in mano concentrato su ogni minimo dettaglio del suo volto come se la stesse studiando.
Era.. buffo.
Summer si fece prendere dalla tenerezza.
<< Senti Zack…. Sai tenere un segreto? >>
 
Qualcuno bussò alla porta.
Rachel era sola in stanza così nonostante fosse ancora in tuta decise di aprire.
Doveva essere Kurt che la veniva a tirare fuori dal letto per una passeggiata o per portarla al cinema.
<< Hey >>
Quando vide chi era in realtà alla porta per poco non gliela chiuse in faccia.
<< Ciao, Blake! >> disse imbarazzata pensando alla sua tuta viola piena di brillantini e i capelli raccolti frettolosamente in uno chignon venuto male.
<< Ciao, posso entrare? >> la sua bocca era spalancata in un affascinante sorriso, e Rachel non potè fare altro che aprire la porta e fargli spazio per entrare.
<< Carino qui >> disse guardandosi intorno nella stanza.
<< Grazie… la mia è la parte della stanza meno delirante >> disse sciogliendo i capelli sistemandoli leggermente cercando di essere naturale.
<< Tu che ci fai qui? >> chiese interrompendo il silenzio che si era creato.
<< Passavo di qui e volevo chiederti se ti andava di farci un giro? >>
Rachel sgranò gli occhi.
<< Non accetterò un no come risposta >> disse lui sicuro di sé.
Rachel mise le mani in tasca appoggiandosi alla scrivania e facendo una risatina leggermente isterica.
<< Dovrei vedermi con Kurt… >>
<< Chi è? Sono geloso! >> disse lui ironicamente.
<< E’ solo un mio amico… gay >>
Risero entrambi.
<< Bè allora credo possa aspettare >> disse sedendosi sul letto di Rachel.
Rachel non sapeva che rispondere, sapeva, conoscendo il tipo, che non si sarebbe arreso facilmente.
Mentre lui attendeva una risposta e si sistemava il ciuffo biondo che gli copriva leggermente l’occhio destro, Rachel pensò stranamente a Jesse, il suo ex, e sorrise guardandosi le scarpe.
<< Avanti… cosa c’è di male, Berry? >>
<< Non esco con ragazzi >>
<< Con Kurt ci esci >>
<< Kurt è gay!>>
<< Già, e ti assicuro che io non lo sono >>
<< Appunto >>
Ci furono pochi istanti di silenzio.
<< Non mi sembra che tu abbia un fidanzato a cui rendere conto >> disse Blake appena Rachel si fu seduta al suo fianco sul copriletto rosa.
<< In un certo senso… è complicato >> si limitò a rispondere lei guardandolo negli occhi.
<< Però potrebbe essere semplice >>
Rachel doveva ammettere che quell’aria da cattivo ragazzo molto sicuro di se l’affascinava.
Erano molto vicini e Blake ne approfittò per avvicinarsi pericolosamente al viso della ragazza.
Rachel trattenne il fiato. E se si fosse lasciata andare per una volta?
Le venne in mente il suo primo bacio. La prima volta che era stata così vicina nella sua vita da poter toccare con le labbra quelle di un ragazzo.
E improvvisamente il volto che le si avvicinava non era più quello di Blake, era quello di Finn.
Si alzò di scatto prima che il ragazzo potesse baciarla.
<< Allora facciamo questa passeggiata? >> disse ridendo cercando di togliersi da quella situazione imbarazzante.
<< Certo >> nel tono divertito di Blake poteva notare una nota di delusione, ma fece finta di niente.
<< Se mi dai un secondo mi cambio >>
<< Certo >>
Prese un vestitino rosso, il primo che trovò aprendo l’armadio e si diresse verso il bagno.
<< Senti ma tu sai se c’è un modo per risalire al numero di qualcuno che ti ha chiamato con il privato? >> chiese Rachel poco prima di aprire la porta del bagno.
<< Non credo, a meno che tu non abbia qualche parente nella Cia, o nella polizia postale >> disse ironicamente.
<< Perché? >> aggiunse.
<< No, nulla. Curiosità >>
 
<< Professor Shuester, dopo vorrei chiedere una cosa agli altri ragazzi.>>
Summer era arrivata con qualche minuto di anticipo alla lezione al glee club e prima di sedersi al suo posto era andata accanto al professore per potergli chiedere una cosa in privato.
<< Certo, Summer. >> le rispose cordiale Shuester.
Summer sorrise e lanciando uno sguardo d’intesa a Zack si andò a sedere.
<< Bene ragazzi >> cominciò Shuester appena si fu creato il silenzio.
<< Volevo subito avvisarvi che siccome si avvicina la data delle provinciali, ho pensato che dovreste esercitarvi con dei duetti. Quindi durante la settimana vi dividerete a coppie e sceglierete una canzone i vincitori canteranno la propria canzone alla gara >>
Tutti applaudirono entusiasti.
Summer cercò con lo sguardo Zack, e notò che anche Chloe aveva fatto lo stesso.
<< Ma prima di tutto volevo dare la parola a Summer che ha qualcosa da chiedervi >>
Summer rimase sorpresa per qualche istante, non sapeva che sarebbe toccato a lei così presto.
Si alzò in piedi e quando passò guardò Finn, che era stato tutto il tempo in piedi accanto al professore e che ora lo seguiva per sedersi in modo da dare spazio a lei per parlare.
Ma appena i loro occhi si incrociarono lui, stranamente, distolse lo sguardo.
Summer si mise al centro dell’aula e tutti quegli occhi che la guardavano curiosi le misero subito una gran soggezione.
Finn ebbe il coraggio di guardare quella ragazzina impaurita appena si sedette. Aveva dei jeans stretti e una maglietta a fiori che le scendeva larga fino a metà coscia e stretta con un nastro azzurro poco sotto il seno.
Si tormentava le mani e sembrava stranamente agitata.
I lunghi capelli neri le ricadevano lisci fino sotto le spalle ed erano tirati leggermente su da un lato con una mollettina azzurra. Le ricordava Rachel, una fragile e piccola Rachel.
Summer guardò Zack che le fece segno di parlare, lui sapeva già tutto e le aveva consigliato di chiedere aiuto ai ragazzi.
<< Io ecco…>> non sapeva da dove cominciare. Così decise di cominciare esattamente dall’inizio.
<< Mi sono trasferita qui da Chicago, non solo per iscrivermi al glee club che tanto mi aveva entusiasmato alle Nazionali, ma anche per un altro motivo.>> Summer cominciò leggermente imbarazzata ma pian piano prese più confidenza con il racconto.  
<< So che fino all’anno scorso faceva parte del glee una ragazza di nome Rachel Berry >>.
Quando sentì quel nome per poco Finn non cadde dalla sedia.
Blaine e Tina annuirono per farla continuare.
<< Io mi chiedevo se poteste darmi delle informazioni su di lei… >>
<< Rachel è a New York >> Finn parlò nel silenzio tenendo gli occhi fissi sulle sue scarpe.
<< E sai quando torna? >> insistette Summer continuando a guardare Finn.
<< No, non lo so e sinceramente spero il più tardi possibile >> il tono di Finn si fece sempre più duro e strinse i pugni.
Sentir parlare di Rachel da quella ragazza per Finn fu strano, la prima impressione che ebbe appena la vide cantare fu che gliela ricordava maledettamente e non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi.
Stava impazzendo.
<< E potresti per caso parlarmi di lei. Dirmi qualcosa che la riguarda. >>
L’insistenza di quella ragazzina spiazzò tutti. Perché faceva quelle domande?
< Io… io non posso>> disse Finn balbettando.
Improvvisamente sentì che gli girava la testa.
<< Scusate ho bisogno di un po’ d’aria >>
Si alzò e si diresse verso la porta.
Summer vide chiudere la porta alle spalle di Finn e senza pensarci bene cominciò a inseguirlo, ormai doveva andare fino in fondo.
Finn aveva appena varcato la porta dell’istituto quando Summer lo rincorse.
<< Ti prego Finn, devi parlarmi di lei! >> gli urlò fermandosi sulle scale.
Anche Finn si fermò.
Summer ebbe l’impressione di stare per piangere.
In un attimo anche gli altri ragazzi la raggiunsero e si disposero dietro di lei come attenti spettatori di uno spettacolo teatrale.
<< Ma tu chi sei, cosa vuoi? >> le chiese Finn in uno scatto di rabbia.
<< Voglio solo sapere qualcosa su di lei >>
<< E perché dovrei farlo, eh? Cosa te ne importa, perché dovrei parlarti di Rachel? >> erano costretti ad urlare vista la distanza considerevole che li divideva. Ma nessuno dei due fece un passo.
<< Perché… >> cominciò Summer. Non pensava di doverlo dire così, non era sicura nemmeno che la sua voce avrebbe retto.
<< Perché? >> tutti la guardavano ma la cosa che più la colpì fu lo sguardo ferito e confuso di Finn.
<< Perché sono sua sorella >>


Angolo della scrittrice *___*

Tadàn! Ecco svelato il grande segreto!!
Volevo innanzitutto ringraziare tutte coloro che leggono anche se silenziosamente la mia storia! E' davvero emozionante leggere che alcune di voi l'hanno messa tra i preferiti!!
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo. So che può sembrere noioso ma adeso cominceranno a complicarsi un pò le cose hauahauahau :)
Per curiosità volevo farvi notare che per due personaggi ho preso spunto dal glee project, non so chi di voi lo segue, ve lo consiglio perchè è un programma davvero carino e molto emozionante. Comunque i due personaggi sono : uno è facilmente intuibile perchè ha il suo stesso nome, Blake Janner ( mi piaceva troppo il nome xD) l'altro è Zack che nella mia testa è inerpretato da Michael Wisman . Sono davvero dispiaciuta che sia uscitoooooo!!! Ve lo dico giusto per far si che abbiate un punto di riferimento per immagginarvi i personaggi!!
Un bacio ;)

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Capitolo 6
*** La rivelazione ***


Ottobre 1994
 
Cara Shelby,
ormai sono quattro mesi che non ti vedo.
So che la bambina è nata, che l’hai chiamata Rachel e che hai deciso di darla in adozione.
Mia madre ha detto che ti ha mandato tutti i soldi che ti servivano per le cure e per ricominciare una nuova vita.
Mi dispiace, mi dispiace per tutto.
Ma vedi, non sono abbastanza forte, e non eravamo pronti per una cosa del genere.
Non so nemmeno cosa dirti, ma in fondo che senso ha continuare a scrivere?
Questa è l’ennesima lettera che non ti arriverà mai.
In alcuni casi credo sia meglio lasciare una pagina bianca, e rimanere in silenzio.

 
 
Tutti rimasero immobili.
Ognuno al suo posto, come in un fermo immagine.
Anche Summer respirava a malapena e cercava con tutte le sue forse di non mettersi a piangere davanti a tutti.
Blaine le si avvicinò e le mise una mano dolcemente sulla spalla.
<< Come fai a saperlo? >> le chiese gentilmente con una nota di stupore.
Finn era rimasto senza parole e la guardava in silenzio.
Summer chiuse un momento gli occhi e in un secondo ricostruì tutti i suoi pensieri nella sua mente.
 
5 mesi prima. Gare nazionali canto coreografato. Chicago.
 
<< Accogliamo con un grande applauso il prossimo gruppo in gara, dal Liceo McKinley, Ohaio : le nuove direzioni!>>
Il pubblicò si aprì in un boato e la musica partì.
Summer si sentiva come una bambina che viene portata alle giostre per la prima volta.
Da quando aveva sentito che le gare Nazionali si sarebbero svolte a Chicago, la sua città, aveva fatto di tutto per convincere i genitori ad accompagnarla.
E in quel momento seduta proprio tra il pubblico della gara le veniva quasi voglia di alzarsi e mettersi a saltare.
Davanti a lei si era appena seduto il gruppo dei Vocal Adrenaline che si era esibito poco prima e Summer avrebbe voluto chiedere l’autografo a quella ragazza di nome Unique, anche se non era così certa che in realtà fosse una ragazza.
Intanto sul palco si stava esibendo un nuovo gruppo, ed erano davvero bravissimi.
<< Jen, la vedi quella ragazza? Il coatch St. James non ha occhi che per lei!>>
Summer fu distratta dalle chiacchere delle due ragazze sedute davanti a lei, guardavano la ragazza che stava cantando sul palco e poi un ragazzo che stava sulla destra in piedi sugli scalini.
Summer non riusciva a vedere bene quel ragazzo, era illuminato solo dalle poche luci di emergenza che provenivano dalle scale. Ma le era sembrato carino, un bel fisico e i capelli biondi ricci.
Guardava attentamente quello che accadeva sul palco con un sorriso, come se fosse in una specie di estasi.
Si sforzò per continuare a sentire quello che le ragazze dicevano.
<< Ma non lo sai? Erano fidanzati l’anno scorso >>
<< Davvero? >>
<< Si poi alle fine lei ha scelto quel suo compagno di corso, gusti orrendi!>> .
Ridacchiarono.
<< Poi sai chi è lei? Rachel Berry, la figlia della Corcoran, Shelby Corcoran, l’ex coatch dei vocal adrenaline>>
<< La Corcoran ha una figlia?>>
<< SI! Pare che l’abbia ritrovata l’anno scorso, l’aveva data in adozione. Ha due padre gay!>>
E cominciarono a ridere.
Summer smise di ascoltare persa nei suoi pensieri.
La ragazza si avvicinò al microfono a centro palco e partì la musica di una canzone di Celine Dione.
Shelby Corcoran.
Summer pensò al diario del padre che aveva appena trovato.
E ricordò la destinataria di tutte quelle lettere mai inviate dal padre. Shelby Corcoran.
Un amore del padre consumato diciotto anni prima.
Summer allora capì che quella ragazza sul palco dalla voce meravigliosa era la bambina di cui il padre parlava.
Rachel Berry.
Sua sorella.
 
 
Aveva da poco posato la borsa sul letto quando il suo cellulare squillò.
Rachel sobbalzò e comincio a cercare nella borsa l’oggetto da cui proveniva “don’t rain on my parade”
Dopo poco lo trovò e lesse il numero sul displey : Privato.
Ancora? Ma chi cavolo poteva essere?
<< Senti ti diverti a chiamare con l’anonimo? Bhè io no, per cui o mi dici chi sei e cosa vuoi o ti denuncio alla polizia postale!!>>
<< Rachel?? >> una voce risuonò nell’apparecchio appena lei finì il suo accorato monologo.
<< Professor Shuester? >> disse Rachel spiazzata appena riconobbe la voce.
<< Ciao Rachel, ti disturbo? >>
<< No. Mi scusi ma ho letto privato sul display e siccome sto ricevendo delle telefonate anonime ho reagito in questo modo>>
<< Davvero? Deve essersi impostato sull’anonimo! Dannato telefono nuovo! Comunque come stai?>>
<< Io bene, lei? >>
<< Benissimo! Ti ho chiamato per dirti che io e Emma, come previsto, ci sposiamo il mese prossimo. Coinciderà con il periodo delle vacanze di natale, quindi spero che tu riesca a venire.>>
Rachel sorrise.
<< Ma certo! Non me lo perderei per nulla al mondo!>>
Sentì il professore ridere di gioia.
<< Perfetto anche perché pensavo di organizzare il karaoke, quindi mi aspetto che tutti voi cantiate.>>
Tutti quindi anche Finn.
Solo in quel momento realizzò che probabilmente sarebbe anche venuto Finn e che lei l’avrebbe visto, e sentì come un pugno nello stomaco.
Forse lui aveva parlato con Finn, almeno per avvertirlo delle nozze, magari sapeva come stava.
Fu tentata di chiederglielo, ma non lo fece, la conversazione sarebbe diventata imbarazzante.
Per cui dopo i convenevoli e i saluti Rachel attaccò con mille domande che le ronzavano nel cervello.
Appena ripose il cellulare nella borsa qualcuno bussò alla porta.
Quella sera Janet aveva organizzato una festa per pochi intimi nella loro stanza e lei aveva invitato Kurt e Blake.
Senza pensare troppo a chi potesse essere, quasi per inerzia, Rachel aprì la porta.
<< Tadàn>> gridò Kurt sorridendo appena fu difronte a lei.
Rachel rimase immobile, non lo guardò nemmeno, persa nei suoi pensieri.
Kurt rimase leggermente deluso dall’asetticità dell’amica.
<< Allora quando comincia la festa? >>
 
Summer guardò i grandi occhi smarriti di Finn.
In realtà non erano molto diversi dal solito, almeno quelli che aveva visto lei.
Le erano sempre sembrati degli occhi stanchi, come persi.
Molto diversi dagli occhi che aveva visto accanto a sua sorella nella foto della vittoria delle Nazionali.
Erano seduti sui gradini fuori la scuola, il professore aveva detto a tutti di entrare e aveva lasciato cinque minuti ai due per chiacchierare.
<< Mi dispiace >> biascicò lei dopo qualche secondo di silenzio.
<< Di cosa? Al massimo dispiace a me per aver reagito a quel modo >> disse lui sfregandosi il mento con una mano.
<< Io non sapevo come dirlo. Però io sono venuta qui per conoscerla, e vorrei davvero conoscerla! E lei ovviamente non è qui!>>
<< Si non è qui.. >>
<< Perciò volevo chiedere a te, mi sembra che tu sia quello che la conosce meglio >>
Finn fece una risatina amara.
La conosceva davvero? Forse si.
Poteva catalogare ogni suo tipo di sorriso, la luce negli occhi che si accendeva quando voleva assolutamente avere un assolo, o l’espressione che faceva quando voleva un bacio o un abbraccio.
Si, lui la conosceva davvero bene.
Guardò Summer, sembrava così indifesa, ingenua.
Si percepiva quanto ammirasse Rachel e quanto desiderasse davvero conoscerla.
Le sorrise.
<< Sai, Rachel è una ragazza particolare : è egocentrica, diventa isterica se le cose non vanno come dice lei. Vuole sempre averla vinta, e ha quel modo fastidioso di farti credere che ti ha dato ragione quando invece non è per niente così. E spesso fa richieste assurde, soprattutto a se stessa. Ma mai, mai nessuno riesce ad abbatterla >>
Summer lo guardò parlare, all’apparenza sembrava che stesse elencando una serie interminabile di difetti, ma dagli occhi lei riusciva a capire che non era così.
<< Ed è la persona più straordinaria che abbia mai conosciuto >> aggiunse con un leggero sorriso.
Summer sorrise a sua volta piena di gratitudine, sapeva che per lui era difficile parlarne.
<< Ti parlerò di le, potrai chiedermi quello che vuoi >> concluse lui alzandosi.
<< Però ora torniamo in classe o Shuester ci manderà a chiamare. >> aggiunse porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Summer lo guardò e sorrise ricambiando la stretta.
<< Grazie >>
 
<< Forza Rachel Berry tocca a te! >> disse Janet tra le risate.
Rachel aveva la testa che le girava e non riusciva a smettere di ridere.
Janet aveva invitato due sue compagne del corso di regia che frequentava e il ragazzo con il quale usciva che aveva portato un amico.
Rachel non aveva molta voglia di festeggiare, dopo la telefonata, ma la serata aveva preso una piega inaspettata. Gli amici di Janet avevano portato degli alcolici e avevano deciso di giocare a “ Non ho mai fatto” che consisteva nel formare delle frasi partendo da quell’espressione e chi del gruppo non aveva fatto quella cosa doveva bere. Rachel si accorse di non aver mai fatto davvero tante cose, così dovette bere parecchio.
Kurt, seduto accanto al ragazzo di Janet, ogni tanto facendo finta di niente versava il contenuto del suo bicchiere in quello del suo vicino, e in quel momento era brillo ma non ubriaco.
Anche Blake aveva bevuto abbastanza ma reggeva l’alcool molto meglio di Rachel che si era ubbriacata una sola volta nella sua vita e non era un buon segno visto che quella volta si era ritrovata a baciare Blaine, il fidanzato di Kurt.
In quel momento erano seduti in cerchio e giocavano a “ Obbligo o verità”. E toccava a Rachel.
<< Obbligo o verità? >> chiese Janet maliziosa.
<< Verità >> disse Rachel poco prima di scoppiare a ridere.
<< Ok…. Vediamo…. Chi è il ragazzo misterioso della foto ? >>
Ok, Rachel era ubbriaca ma non stupida.
<< Ok, scelgo la penitenza!>> fortunatamente c’era ancora un barlume di lucidità nella sua testa.
Sentì Kurt tirare un sospiro di sollievo.
Janet era leggermente delusa ma si esaltò nuovamente appena scelse la penitenza per la coinquilina.
<< Bene, bene. Devi baciare Blake! >>
Rachel sgranò gli occhi e Kurt si portò una mano alla testa.
<< Non credo sia il caso… >> si affrettò a dire Kurt in soccorso della sua migliore amica.
<< Dai non c’è niente di male è solo un bacio!! >> disse l’amico di Janet.
Rachel guardò Blake che le sorrise imbarazzato portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Non devi farlo per forza>> le disse Kurt all’orecchio sottovoce.
Ma Rachel non l’ascoltava, si era già alzata per andare verso Blake.
La testa le girava, non riusciva a pensare a niente, Blake non si era mosso così lei si posizionò in ginocchio davanti a lui.
Si guardarono per un’istante, vicinissimi.
E dopo un sorriso Rachel avvicinò le labbra a quelle di Blake e lo baciò.
 
Quando Summer tornò in classe seguita da Finn, la prima cosa che le venne voglia di fare fu di andare da Zack per dirgli della chiacchierata con Finn.
Ma si bloccò a metà strada quando si accorse che già stava parlando con Chloe.
<< Ho sempre stimato Rachel >> la voce alle sue spalle proveniva da Joe che le si era avvicinato.
Summer si girò e gli sorrise. Il ragazzo alto con i capelli rasta, faceva parte de glee già l’anno precedente, quindi conosceva sua sorella.
<< E’ una ragazza davvero piena di talento, e lo sei anche tu >>
<< Grazie >> sorrise e arrossì leggermente, doveva ancora abituarsi ai complimenti.
<< Senti hai già pensato a qualcuno per il duetto? Perché mi farebbe piacere cantare con te..>> Joe aveva un’espressione molto dolce, da bravo ragazzo.
Si girò e lanciò uno sguardo a Zack che sorrideva con aria tronfia circondato dalle ragazze cheerleader.
Quando faceva così lo odiava! Poi si ricordò lo sguardo d’intesa che si erano scambiati poco prima, quando il professore aveva annunciato l’idea dei duetti, e pensò che forse sarebbe stato poco carino accettare la proposta di Joe. Zack ci sarebbe rimasto male, probabilmente.
<< Mi dispiace Joe ma già ho un compagno per il duetto >> spiegò mortificata.
<< Tranquilla, sarà per la prossima!>> e facendole l’occhiolino tornò a sedersi.
Summer si rigirò per guardare Zack e cominciò ad avvicinarsi a lui. Chloe non aveva intenzione di mollare la preda così doveva fare qualcosa lei se voleva cantare il duetto con Zack.
<< Allora ci vediamo domani alle cinque in auditorium per provare la canzone >> disse Chloe a Zack poco prima di stampargli un sonoro bacio sulla guancia.
Summer si immobilizzò a pochi passi da loro annaspando con la bocca come se volesse dire qualcosa, ma non le uscì nessun suono.
Chloe la fulminò con lo sguardo.
<< Allora? Ti sei bloccata? Togliti, devo passare>> e dopo averla leggermente verso destra Chloe lasciò l’aula.
<< Hey, Summer bello il discorso >> le disse Zack si accorse di lei.
<< Grazie >> rispose tra i denti.
<< Ora devo andare >> prese frettolosamente la sua borsa poggiata alla sedia dove prima era seduta e si allontanò sotto lo sguardo confuso di Zack.
Che stupida era stata! Farsi tutti quegli scrupoli quando a Zack non importava nulla!
Si era sbagliata su di lui, non era diverso dagli altri. Era solo un pallone gonfiato. Uno stupido ed insignificante giocatore di football. E si sa i giocatori di football escono con le cheerleader.
Improvvisamente si ricordò di Joe e notò che lui stava ancora sistemando dei libri nello zaino, così lo raggiunse con passo deciso.
<< Scusa Joe, è ancora valida la tua proposta per il duetto? >>
 
<< Pronto Kurt? >>
<< Papà? Ciao dimmi! >>
<< Senti so che tra un paio di settimane torni per le vacanze, ma non è che potresti tornare un po’ prima? >>
<< Come mai? Non stai bene? >>
<< No, io sto bene è per Finn>>
<< Cosa gli è successo? >>
<< E’ tornato. In realtà non è mai partito >>
Kurt rimase in silenzio.
<< E’ complicato Kurt, ma non lo riconosco più, e io e Carole non sappiamo come aiutarlo. Credo abbia bisogno di suo fratello!>>
<< Prendo il primo aereo che trovo sabato >>
<< Ok… ah Kurt?>>
<< Si? >>
<< Per favore non dire niente a Rachel!>>
 
Angolo della scrittrice *__*
 
Ecco un nuovo capitolo spero vi sia piaciuto!!! Si avvicina il matrimonio di Will ed Emma e cosa accadrà quando tutti i protagonisti si ritroveranno nella stessa città? Preparatevi a dei grandi ritorni e nuovi colpi di scenaaa.
Ringrazio tutti coloro che continuano a leggere con pazienza questa storia, le ragazze che l’hanno aggiunta ai preferiti e alle seguite e un particolare ringraziamento a Kaylie e Tatiadream che hanno recensito il capitolo, aspetto altri vostri commenti!!! Un bacio a tutti!
 

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Capitolo 7
*** Le conseguenze di un bacio ***


Febbraio 1995
 
Una delle cose che amo di più sono i baci. Li adoro di tutti i tipi e per tutte le occasioni.
Quelli che da piccolo mi dava mia madre prima di andare a scuola, i primi baci dati di fretta su una panchina al parco, i baci al mattino quando ti svegli dopo una notte passata a fare l’amore.
Tutti i baci hanno un significato secondo me e sono il modo migliore per esprimere i propri sentimenti.
I miei baci preferiti sono quelli bagnati, dalla pioggia, dal mare, dall’acqua della doccia, dalle lacrime.
E poi ci sono i baci appassionati, quelli rubati e i baci mai dati, questi ultimi ti rimangono proprio lì sulle labbra come le parole che avresti voluto dire e che poi non hai detto.
E quante sono le cose che avrei voluto dire… quanti baci mai dati.
Tipo a te piccola mia. Quando sei nata non ti ho dato nessun bacio. Nemmeno ti ho vista in realtà.
Spero che ci sia stato qualcuno quel giorno a darti quel bacio, quel bacio che avrei voluto tanto darti io.
Io nella vita ti auguro di dare e ricevere milioni, miliardi di baci, tutti diversi, tutti speciali.
Ma ricorda che ogni bacio ha un significato.
Come quella legge della fisica per cui ad un’azione corrisponde una reazione uguale o contraria.
Così ad ogni bacio corrisponde una conseguenza.
E può essere terribilmente bella o terribile e basta.

 
Blake si era recato alla lezione di improvvisazione teatrale con uno strano entusiasmo.
Sarà stato perché avrebbe incontrato Rachel o forse che non aveva pensato ad altro la domenica successiva alla piccola festicciola nella stanza di Rachel.
Sapeva che nonostante l’alcool e il gioco le sensazioni che aveva provato lui le aveva provate allo stesso modo anche lei.
Era così, se lo sentiva. Avrebbe anche potuto chiederle un appuntamento ufficiale!
Quando Rachel entrò si sentì quasi emozionato e le fece cenno di sedersi accanto a lui.
Lei arrivò con il suo bellissimo sorriso stampato sulla faccia e lo salutò silenziosamente prima di sedersi.
La lezione stava per cominciare. Aveva pochi minuti per parlare.
<< Senti, riguardo l’altra sera… volevo dirti che…>>
<< Già, era solo un gioco, anche per me non ha significato niente tranquillo. >> lo interruppe lei con un sorriso naturale.
<< Bene, era proprio quello che stavo per dire >> biascicò cercando di non far vedere la forte delusione causata da quelle parole.
<< Sempre amici? >>
<< Certamente >>
 
Kurt aveva preso il primo aereo che aveva trovato ed era arrivato a Lima il prima possibile.
Bussò con forza alla porta di casa sperando che qualcuno gli aprisse subito.
Odiava aspettare fuori dalla porta.
Dopo pochi minuti la porta si aprì e comparve Finn.
<< Heilà!>> disse Kurt facendo segno al ragazzone fermo immobile davanti a lui di prendergli le valigie.
Finn era confuso e meccanicamente prese le borse del fratello acquisito e gli fece posto per entrare in casa.
<< Kurt! Che sorpresa!>> disse posando le borse nell’ingresso e chiudendo la porta alle sue spalle.
<< Potrei dire la stessa cosa >> sussurrò guardandosi in giro.
<< Cosa ci fai qui? >> gli chiese Finn grattandosi la fronte con aria confusa.
<< Io? Tu cosa ci fai qui? Non dovresti essere in Iraq o in qualche altro posto pericolosissimo con un elmetto in testa e un fucile a sparare ai terroristi? Pensavo che facessero questo i soldati!>> rispose accigliato Kurt.
<< E’ una storia lunga! >> ammise Finn che ormai si era stancato di inventare palle.
<< Bhè, mio caro soldato Ryan ho tutto il tempo che vuoi….>> disse camminando verso il salone.
<< Ma prima devo rinfrescarmi un po’. Il volo è stato stancante >> cominciò Kurt.
<> Finn cercò in vano di fermare il fratello che ignaro si dirigeva nella stanza accanto.
<< Senza contare che ho dovuto cambiare il mio biglietto con uno in classe super economica e ho dovuto fare tutto il viaggio in mezzo a due ciccioni che puzzavano di sudore e fumo e tossivano continuamente sulla mia giacca nuova e…>> Kurt si bloccò appena vide che il salone non era vuoto.
Appena i due entrarono nella stanza Summer si alzò tenendo ancora stretto in mano l’album fotografico che le aveva dato poco prima Finn.
<< Ciao >> disse lei sorridendo imbarazzata nel silenzio.
Kurt si girò verso Finn.
<< Adesso te la fai con le dodicenni? >> chiese sgomento al fratello.
<< Non è una dodicenne, Kurt >>
<< Quanti anni hai cara? >>
<< Quattordici >> rispose Summer esitando.
<< In ogni caso non mi sembra un’età adeguata per te Finn >>
<< No Kurt aspetta.. >> cercò di rispondere Finn.
<< Va bene che sei tornato a casa senza avvertire nessuno, ma fartela con le ragazzine mi sembra troppo… che dirà Rachel, hai pensato a lei? >>
<< Kurt tu non capisci… se aspetti posso spiegarti!>>
<< Finn forse dovrei presentarmi >> intervenne Summer.
<< Già. Kurt forse dovresti sederti!>>
<< Perché dovrei.. non ne ho nessuna intenzione >>
<< Ok, Lei è Summer Hulrick ed è… ecco.. >>
<< La sorella di Rachel Barry >> concluse Summer per togliere Finn dall’imbarazzo.
Ci fu qualche istante di silenzio.
<< Ok, forse devo sedermi >>
Kurt si sedette sulla poltrona color crema nel suo salotto continuando a guardare i due ragazzi.
<< Ma, ma come è possibile…. Cioè se Shelby aveva un’altra figlia seminata in giro perché non ce l’ha detto? >>
<< Shelby non è l’unico genitore biologico di Rachel >> cominciò a spiegare Finn.
<< Sai com’è, di solito si fanno in due i figli. Io sono la figlia di Nick Hulrick il padre biologico di Rachel >> terminò Summer sedendosi anche lei sul divano seguita a ruota da Finn.
<< Ok, e come facciamo a sapere che è vero? >>
<< Ho trovato questo qualche mese fa nella cantina.>> disse indicando il libricino che aveva appena preso nella borsa.
<< Apparteneva a mio padre. È un diario che lui scriveva spesso. Ogni pagina è dedicata ad una bambina, una bambina che lui non ha mai conosciuto. Le date scritte qui sono tutte precedenti alla mia nascita, ed io non ho sorelle>> disse Summer con dolcezza.
<< Oltre Rachel ovviamente. >> aggiunse dopo qualche istante.
<< Si ma potrebbe essere chiunque quella bambina>>
<< Come tu hai detto Shelby Corcoran ha avuto solo una figlia, e nel diario c’erano anche delle lettere che mio padre aveva scritto a Shelby e mai inviate per paura. Loro erano innamorati, sono stati i miei nonni a dividerli, temendo lo scandalo. Mio nonno era immischiato nella politica, ed era una persona conosciuta. Hanno dato i soldi a Shelby necessari per cominciare una nuova vita, e l’hanno convinta a dare la bambina in adozione.>>
Kurt ascoltò il racconto a bocca aperta.
<< Mi sono trasferita qui per conoscere Rachel e Finn si è proposto di darmi una mano. Ero qui perché mi stava facendo vedere delle sue foto >> disse indicando l’album che aveva posato sul tavolino di fronte al divano.
<< Ok…. Non vorrei essere in te quando dovrai spiegare tutto questo a Rachel >> disse Kurt guardando dritto negli occhi Finn.
<< Oppure quando le dirai che non ti sei mai arruolato nell’esercito, perché glielo dirai vero? Non puoi più evitarla, sarà qui la settimana prossima >>
<< Si, le dirò tutto Kurt, però prima devi aiutarci ad organizzarle una sorpresa per quando tornerà >> disse Finn per la prima volta entusiasta in quei mesi.
<< Credo che siano davvero sufficienti come sorprese!>>
<< Ma io parlo di una canzone! Ok, ti spiego! >>
 
Rachel era indecisa se portare a Lima il vestito bianco a pallini rossi o quello blu a pallini bianchi.
Era lì da mezz’ora davanti alla sua valigia che tirava fuori vestiti e maglioncini nell’armadio senza riuscire a decidere cosa portare e cosa no.
E se le fosse servito proprio qualcosa che aveva deciso di lasciare?
Come poteva scegliere?
Si girò e notò che Janet era stesa sul letto a leggere un giornale di politica, o forse era un quotidiano, non avrebbe saputo dirlo.
Era stranamente silenziosa e sulla sedia accanto alla scrivania era buttata una borsa semi-aperta dalla quale fuoriuscivano dei vestiti messi lì alla rinfusa.
<< Non finisci di preparare la valigia? >>
<< E’ già pronta >> le rispose come se fosse la cosa più ovvia al mondo la sua coinquilina alzando appena gli occhi dal giornale.
<< Ok…. Questo o questo? >> le chiese Rachel indicando i due vestiti che aveva in mano.
<< Nessuno dei due direi… quando la smetterai di vestirti come una bambolina di porcellana? >> le chiese Janet con aria di rimprovero.
<< E tu quando smetterai di vestirti come una fricchettona hippie? >>
<< Hey >> protestò Janet lanciandole il primo cuscino che aveva trovato.
Rachel lo prese al volo e le due cominciarono a ridere.
Janet si era alzata e seduta sul letto e Rachel le porse il cuscino e poi si sedette accanto a lei.
<< Sei contenta di tornare a casa? >> le chiese senza nemmeno pensarci.
<< Diciamo di si…. Sai quel ragazzo della festa… non è andata molto bene… >>
<< Capisco>>
<< E tu? >> le chiese Janet dopo qualche secondo.
<< Io non lo so…. Ci sono persone che non sono sicura di voler rivedere a Lima >>
<< Tipo il ragazzo della foto? >> le chiese con una leggere risata.
<< Già >>
Rimasero qualche secondo in silenzio a guardare la parete.
<< Sai, forse queste storie da una notte e via non mi vanno più bene, forse vorrei qualcuno disposto ad impegnarsi >> disse Janet spezzando il silenzio.
<< Non sono un’esperta di sesso occasionale…. Considerando che sono stata a letto con un solo ragazzo fino ad ora >>
<< Davvero? Scommetto che era il ragazzo della foto >>
Rachel scoppio a ridere, in fondo Janet era davvero simpatica.
<< Esatto, indovinato! Finn. Ci siamo conosciuti al liceo e siamo stati insieme quasi due anni. Doveva venire a New York… mi aveva anche chiesto di sposarlo >>
<< Sposarlo? Wow! E poi? >> Janet era sempre più curiosa.
<< E poi niente, non è stato preso all’actor studio, e ha deciso di arruolarsi nell’esercito. >>
<< Mi dispiace >>
<< Oh, tranquilla. Io non sto male, cioè all’inizio si, però credo che se due persone siano destinate a stare insieme prima o poi si ritroveranno, e staranno insieme per sempre. >> disse Rachel stringendo la catenina dorata che portava sempre al collo.
Appeso alla catenina, nascosto dai vestiti, c’era l’anello di fidanzamento che le aveva regalato Finn.
Lo portava con se sempre, era come se in quella posizione fosse sempre vicino al cuore.
<< Mi piacerebbe essere come te Rachel Berry >> disse sorridendo Janet.
Rachel ricambiò il sorriso.
<< Essere come me è davvero difficile, se non impossibile. >>
Janet le tirò sulla faccia il cuscino e le due risero di nuovo.
<< Dovevamo diventare amiche prima >> le disse Janet tra le risate.
<< Già, e per consolidare quest’amicizia, ho deciso che ti aiuterò a mettere un po’ in ordine la stanza >> annunciò Rachel fiera di se stessa alzandosi in piedi.
<< Il mio non è disordine è un ordine personale!>> affermò Janet fingendo di essere offesa.
Rachel le porse una mano per alzarsi, e tra le risate le due ragazze si misero all’opera.
<< Mi dici solo una cosa? Se sei sempre innamorata di Finn, perché hai paura di incontrarlo? Cosa è cambiato? Forse Blake? >>
Rachel rimase qualche secondo in silenzio a guardarla.
Già non ci aveva pensato: Blake.
 
Summer e Joe si incontrarono davanti scuola alle quattro del pomeriggio e insieme si recarono all’auditurium per provare la canzone del loro duetto. Avevano pensato di proporre “ Broken strings “ una canzone di Nelly Furtado e James Morrison che piaceva molto a Summer.
<< Ma non era occupato da Chloe e Zack l’auditorium oggi? >> le chiese Joe appena ebbero varcato la porta della scuola.
<< Loro stanno qui dalle tre, credo che un’ora sia sufficiente!>> si affrettò a rispondere la ragazza.
In realtà Summer sperava di arrivare giusto in tempo per interromperli, e in ogni caso l’auditorium era di tutti!
Si avvicinò alla tenda del teatro prima di entrare.
<< Vedi non sento nessuna musica, possiamo entrare>> disse lei precipitandosi dentro.
<< Magari sono anche andati vi.. >> ma si bloccò prima di terminare la frase.
Si era sbagliata. Non era vuoto.
Chloe era semplicemente avvinghiata come una scimmia al collo di Zack e le loro labbra erano letteralmente attaccate e persino Summer ,che era la ragazza più inesperta quando si trattava di quelle cose, si era accorta che si stavano baciando.
Anche Joe la raggiunse e ci fu un interminabile momento di silenzio ed imbarazzo quando i due si accorsero dei nuovi arrivati e si staccarono.
<< Non è come sembra>> si affrettò a dire Zack sulla difensiva.
Ah no, e com’è? Avrebbe voluto rispondere Summer.
<< Già, immagino! Scusate il disturbo. Andiamo via.>> disse invece asettica.
Non sapeva se aveva più voglia di urlare o di piangere, in ogni caso cominciò a camminare a passo veloce.
Voleva solo andare via di lì.
Sentì dei passi e seppe che qualcuno l’aveva raggiunta. Sperò con tutte le sue forze che fosse Joe.
<< Summer aspetta!>> ma la voce che udì non fu quella di Joe.
<< Senti non mi devi spiegazioni>> sbottò all’improvviso lei girandosi verso di lui.
Zack la guardò confuso per un istante.
Poi la sua espressione cambiò, sembrava quasi infastidito.
<< Si, hai ragione, io non devo spiegarti nulla! E tu non puoi farmi scenate di gelosia!>>
<< Senti non gira tutto intorno a te, sai! Io non faccio nessuna scenata di gelosia!>>
<< E allora perché sei andata via così? >>
<< Perché non credo sia il luogo più consono per baciarsi l’auditorium della scuola, potreste prendere una stanza!>> i toni cominciarono a farsi accesi, e anche Joe e Chloe erano usciti per ascoltare.
<< Non devi certo dirmi tu dove posso o non posso baciare qualcuno! >> Zack era davvero arrabbiato e i suoi occhi sembravano ancora più neri del solito.
<< Bene e allora tornaci chi ti ha chiesto di seguirmi? >>
<< Certo che tu sei assurda!>> disse lui portandosi le mani alla testa.
<< Ti ho chiesto di uscire mille volte e mi hai sempre rifiutato! Cosa credi che le persone siano a tua disposizione? >>
<< Zack stai facendo tutto tu! Che cosa vuoi da me? >> Summer era esasperata. Non sapeva come reagire a quelle situazioni. Non sapeva cosa esattamente si dovesse dire, o provare. Sentiva solo fastidio alla gola e un pizzicorio agli occhi.
<< Sai cosa penso, Summer? Che dovresti crescere!>>
A Summer non piaceva come la stava guardando in quel momento.
Lottò con tutte le sue forze per non piangere.
<< E sai cosa penso io ,Zack? Che dovresti andare al diavolo! >>
<< Bene! >> urlò Zack tornando indietro verso Chloe.
Joe e Chloe erano rimasti spettatori silenziosi di quella litigata che ai loro occhi appariva paradossale.
<< Bene >> ma le parole le uscirono quasi in un sussurro.
Stava per scoppiare.
<< Torniamo dentro >> disse Zack accompagnando Chloe con una mano dietro la schiena.
Diedi un’ultima occhiata a Summer e seguì la sua compagna in auditorium.
Summer non riuscì neppure a muoversi, con quello sguardo l’aveva gelata, e rimase imbambolata a guardare la tenda muoversi.
<< Dai andiamo>> le disse Joe con dolcezza raggiungendola.
Non riusciva a capire cosa provava in quel momento.
Forse, pensò Summer, questa è la sensazione che si prova quando ti si spezza il cuore per la prima volta.
 
<< Il treno delle ore otto diretto a Chicago è in partenza dal binario 10>>
La voce metallica rimbombava per tutta la stazione.
Rachel sistemò la sua gonna nera stretta lunga fin sotto il ginocchio e accavallò le gambe.
Dalla vita sbucava una camicetta bianca seminascosta dal suo adorato cappotto rosso. In testa aveva adagiato un basco nero. Aveva messo anche un paio di stivaletti con il tacco, erano molto comodi e la facevano sentire più grande.
Si guardò intorno seduta nella sala d’attesa aspettando che il suo treno arrivasse.
La stazione le sembrava stranamente piccola, molto di più di quando era arrivata.
O forse era semplicemente cresciuta lei. Si sentì improvvisamente orgogliosa.
Era lì da sola, seduta con la sua bella valigia rosa e invece di sentirsi persa e spaventata si sentiva a suo agio.
Le altre persone leggevano giornali, parlavano al cellulare, c’era una signora che giocava con una piccola bambina.
Sorrise e respirò a pieni polmoni quell’aria d’indipendenza.
All’inizio era un po’ strano, ma in quegli ultimi mesi aveva scoperto che la sua autonomia le piaceva.
Per questo era un po’ spaventata dal suo rientro a casa.
Non sapeva cosa aspettarsi.
Avrebbe rivisto tutti. E se fossero cambiati?
E se era cambiata lei?
E poi Finn: l’avrebbe rivisto? Come sarebbe stato? Avrebbero fatto finta di niente?
Ma come avrebbero potuto fare finta di niente?
E se non si fossero nemmeno riconosciuti? In fondo entrambi avevano avuto delle esperienza di vita importanti, che li aveva resi diversi, inevitabilmente.
E se lui non l’avesse più voluta?
Un ragazzo biondo corse davanti a lei sistemandosi il ciuffo.
Improvvisamente pensò a Blake, non seppe il perché.
E la sua mente ritornò a qualche ora prima e alla conversazione avvenuta con il ragazzo nella sua stanza.
 
Qualche ora prima
 
Rachel aveva appena chiuso la valigia. Il suo taxi stava per arrivare.
Janet era andata via da una mezz’ora. Avevano passato la giornata a mettere in ordine il suo casino e a ridere.
A Blake aveva pensato davvero poco, gliel’aveva fatto notare Janet.
Il bacio per lei era stato solo un gioco e poi era sbronza. Il giorno prima aveva parlato con Blake e sapeva che era tutto risolto, che non era cambiato nulla.
Che quel bacio non avrebbe avuto conseguenze.
Eppure se ci pensava riusciva a ricordare che le era piaciuto. E anche molto.
Ma in fondo poteva essere solo una sensazione fisica.
L’ultimo bacio che aveva dato era stato quello con Finn qualche mese prima segnato dalla disperazione e bagnato dalle lacrime. E sapeva di addio.
Quello sapeva di alcool e risate. Forse per quello le era piaciuto. Era stata una delle poche serate in cui aveva pensato poco, ed era stata istintiva. Ma niente di più. E finito l’alcool era tornato tutto alla normalità. Almeno così pensava.
Aveva appena finito di chiudere la borsa quando bussarono alla porta.
Aprì di corsa senza pensarci e si ritrovò davanti Blake.
<< Ciao, sei in partenza? >>
<< Già, e tu? >> chiese la ragazza confusa da quella visita inaspettata.
<< Si parto stasera >>
Rimasero in silenzio lei aggrappata alla porta e lui fuori nel corridoio.
<< Volevo augurarti buon viaggio>>
<< Grazie, anche a te >>
Blake fece per andarsene ma tornò indietro.
<< Senti, non volevo dirti solo questo… volevo dirti che mi piaci. E non come piaci a Kurt o a qualsiasi tuo amico, mi piaci davvero. Come una ragazza piace ad un ragazzo. E se hai bisogno di tempo, io posso aspettare. So che ora passerai tre settimane a Lima, però poi finite le vacanze è qui che tornai. Ed è qui che io sarò.
Non so dietro il ricordo di chi tu ti stia nascondendo, ma io sono qui ora. E sarò qui anche al tuo ritorno. Ecco cosa volevo dirti >>
Rachel era rimasta immobile come se qualcuno le avesse fatto un incantesimo di congelamento.
<< Ok >> sussurrò a malapena.
Blake le si avvicinò e le lasciò un leggero bacio sulla guancia molto vicino alle labbra e poi scomparve.
Rachel chiuse la porta, e vi si appoggiò sempre più confusa.
Si era sbagliata, tutti i baci, tutti, hanno una conseguenza.
 
<< Il treno delle ore otto e trenta diretto a Lima, Ohio è in arrivo al binario 14 >>
Rachel scacciò via l’immagine di Blake davanti la porta della sua stanza e dopo aver preso la sua valigia si avviò verso il binario.
A quello avrebbe pensato successivamente. Ora doveva tornare a casa.
 
Angolo della scrittrice *__*

Ecco qui un nuovo capitoloo! Spero vi sia piaciuto! Le cose cominciano a precipitare!! Che cosa prova Summer? Che si sia presa una bella cotta per Zack!!
E Blake? Mi sa che lui se l’è davvero presa un mega cotta per Rachel!! Hehehehe
Comunque volevo proporvi una specie di giochino! Visto che mi è stato chiesto di dare un volto ai nuovi personaggi, ho pensato di fare un ipotetico casting! Che ne dite? Vi va di aiutarmi a dare un volto a Summer, Chloe e Janet?
Partiamo dalla perfida cheerleader Chloe! Fin ora l’ho descritta molto bella con i capelli ricci rosso fuoco!
Le mie proposte sono tre:
 
  1. Deborah Ann Woll la perfida vampira dagli occhi di ghiaccio di True Blode.
  2. Lily Cole la bellissima e innocente Valentina di Parnassus
  3. Annabelle Avery Thorne la deliziosa ballerina di A tutto ritmo
 
Voi chi scegliereste? Ovviamente si accettano anche altre proposte!
Baciiiii
 
Ps un grande GRAZIE a chi continua a seguire la storia e a Tatiadream e Kaylie per le recensioni!!!

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Capitolo 8
*** Il ritorno ***


Agosto 1995
 
I ritorni. Non ti saprei dire se mi piacciano o meno.
Un ritorno presuppone che qualcuno sia andato via.
Io odio chi va via, senza spiegazioni.
Soprattutto perché è quello che ho fatto io, e non mi odierò mai abbastanza per questo.
Ci sono diversi motivi per un ritorno: si ritorna per necessità, perché non si ha scelta, per restare o per ribadire che si è andati via. Per dire addio.
Una volta quando ero piccolo ricordo che mio padre dopo una lite con mia madre, andò via sbattendo la porta. Tornò a casa dopo tre ore tutto bagnato.
Era stato al parco, sotto la pioggia a riflettere.
Poi aveva chiesto scusa a mia madre e le aveva detto che a volte “ adorava andare via perché poi tornare a casa era sempre meraviglioso”.
Un po’ mi colpirono quelle parole. Uno per apprezzare quello che ha, a volte, deve andare via.
Magari stare seduto al parco sotto la pioggia scrosciante.
Ho sempre immaginato lo sguardo che potresti avere se io mai ritornassi.
Quegli occhi…. Li sogno ancora sai? Gli occhi di tua madre…
Mia piccola Rachel…. Io spero che tu nella tua vita ti ritrovi a dover andare via almeno una volta.
Perché quando ritornerai, mia cara, sarà magnifico.
 

 
Finn era così entusiasta del ritorno imminente di Rachel che la notte precedente dormì a malapena.
Alle prime luci dell’alba decise di alzarsi definitivamente e dirigersi in cucina per prepararsi un bella tazza di caffè bollente.
<< Hey >> salutò preso alla sprovvista Kurt appena vide il fratello entrare dalla porta.
<< Hey >> rispose Finn stropicciandosi gli occhi.
<< Come mai così mattiniero? >> gli chiese Kurt sorseggiando la sua tazza di caffè.
Finn sorrise leggermente imbarazzato.
<< Non sono riuscito a dormire granchè>>
<< Immagino…. C’è del caffè se vuoi>> disse indicandogli la brocca con il caffè appena fatto.
Finn prese una tazza e la riempì fino all’orlo.
<< E tu come mai già sveglio?>>
<< Telefonate di lavoro! Non mi danno tregua nemmeno in vacanza!>> rispose Kurt ridacchiando.
<< Ti lascio al tuo caffè. Vado a farmi una doccia!>> annunciò posando la tazza nel lavandino.
Finn annuì e gli sorrise.
Appena il fratello andò via si appoggiò leggermente al piano da cucina e il suo sguardo si posò sul cellulare che Kurt, evidentemente, aveva lasciato incustodito sul tavolo.
Guardò la porta per accertarsi che il fratellastro fosse andato via e senza pensare prese in mano il telefono.
Sapeva che non era la cosa giusta da fare, non si leggono i messaggi nel cellulare degli altri, se qualcuno l’avesse fatto a lui avrebbe dato di matto. Eppure la curiosità prese il sopravvento e in pochi istanti si trovò a scorrere l’elenco dei messaggi ricevuti.
Dopo essersi imbattuto in un paio di messaggi di quello che doveva essere il capo di Kurt, comparve tra i mittenti quello che più gli interessava: Rachel Berry.
Rimase un secondo immobile perdendosi tra le lettere di quel nome che tanto gli era mancato, poi aprì il messaggio. Risaliva alla sera prima. Alle 21 e 50.
“ Hey Kurt, sono arrivata a casa. Ci sentiamo domani!! Non vedo l’ora! Notte! XO XO R.”  
Chiuse immediatamente il messaggio, ripose il telefono dove l’aveva trovato e si allontanò di scatto.
Si accorse di avere improvvisamente il respiro pesante, prese un altro bel sorso di caffè e si sedette al tavolo.
In quei giorni si era immaginato il ritorno di Rachel in mille modi diversi, aveva visto il suo sorriso, la sua espressione di disappunto, il modo in cui si trasformavano i suoi occhi quando si sentiva ferita.
Aveva immaginato milioni e milioni di reazioni, eppure non l’aveva mai sentita così vicina come in quell’istante, leggendo quel piccolo messaggio che la sera prima lei aveva scritto magari seduta alla sua poltrona preferita.
Era reale, pensò Finn.
Il giorno seguente l’avrebbe vista, non avrebbe dovuto più immaginarla.
Il giorno seguente Rachel sarebbe stata reale, e l’avrebbe guardata negli occhi come non faceva da troppo tempo ormai.
E gli venne paura. Una paura nera, fottuta. Cosa le avrebbe detto? Sapeva che qualunque discorso si sarebbe preparato non poteva funzionare, forse davanti alla sua immagine allo specchio, ma non davanti a quegli occhi scuri che lo scrutavano perplessi.
Non avrebbe avuto parole.
Non abbastanza.
Tirò un sospiro di sollievo quando pensò alla canzone che aveva preparato e all’aiuto che gli avevano dato Kurt e i ragazzi del glee club.
Finì l’ultimo sorso di caffè pensando che finalmente lui e Rachel avrebbero calpestato lo stesso terreno e forse con un po’ di fortuna, condiviso la stessa musica, di nuovo.
Per l’ultima volta, o per sempre.
 
Tornare a casa per Rachel era stato bello quanto strano.
I suoi due padri l’avevano accolta a suon di musica tra lo spumante e le urla di gioia.
Le erano mancati davvero tanto, ma tutto quello sapeva di adolescenza e lei cominciava a sentirsi un’adulta.
Salutò con un gran bacio e un abbraccio i suoi genitori e salì in camera e, dopo una bella doccia e un messaggio di buonanotte a Kurt, era andata a dormire.
Il suo primo giorno a Lima passò davvero in fretta: alcuni amici dei suoi genitori erano andati a trovarla per darle il “bentornata” ed erano rimasti a pranzo riempiendola di complimenti per la vita meravigliosa che stava conducendo e di chiacchiere sul fatto che doveva essere davvero felice.
I suoi padri la guardavano con orgoglio e lei sfoderava dei gran sorrisi di circostanza.
Si sentiva come chiusa in una bolla di sapone, ovattata.
Quindi fu sollevata quando finalmente verso le cinque era ritornata a chiudersi nella sua stanzetta.
Si sentiva quasi un’estranea in casa sua, e non capiva il perché.
La prima cosa che fece, entrata in stanza, fu togliersi le sue ballerine jimmy choo che le avevano regalato i suoi papà per il suo rientro e indossò le sue babbucce preferite rosa, piene di pelo e strass.
Poi cominciò a disfare la valigia che era rimasta intatta dalla sera prima.
Odiava lasciare i vestiti in valigia, prendevano l’odore della stoffa e della plastica e di chiuso.
Ma quella volta non ne aveva proprio voglia. Vedere la valigia, lì pronta, le dava la sicurezza di poter scappare in un qualunque momento.
Stava sistemando il suo vestitino blu elettrico quando bussarono alla porta della sua stanza.
<< Papà puoi entrare>> urlò tornando alla valigia, ormai semivuota.
Nessuno entrò.
Bussarono di nuovo.
Che uno dei suoi padri fosse impazzito? Perché non entrava?
Rachel sbuffò e si precipitò ad aprire la porta.
<< Ti avevo detto che potevi… >> si bloccò appena notò che dietro la porta non c’era nessuno dei suoi padri.
<< entrare.. >> terminò la frase in un sussurrò.
<< Sorpresa!>> urlò Kurt.
<< Guarda chi ti ho portato!>>
Dalla sua destra esibendo due grandi sorrisi sbucarono una testolina delicata e bionda ed una leggermente più ingombrante circondata da perfetti boccoli neri.
<< E’ qui la festa!>> urlò Mercedes scaraventando Kurt da un lato mostrando le due buste che portava in mano.
<< Ragazze che bello vedervi!!> esclamò Rachel facendo posto ai tre per entrare.
Quinn ridendo le si avvicinò e la abbracciò.
Il suo sorriso gentile e perfetto le era mancato da morire.
<< Mi sei mancata tanto>> le sussurrò Quinn dolcemente all’orecchio, come se avesse letto i pensieri dell’amica.
<< Non me lo merito anche io un abbraccio?>> disse Mercedes appena le due si staccarono.
Posò le buste a terra e corse da Rachel imprigionando tra le sue braccia l’amica.
Le era mancata anche l’esuberanza di Mercedes!
Rachel rise di gioia.
<< Ma quando siete tornate? >> disse alle sue due amiche dopo aver salutato anche Kurt con un sonoro bacio sulla guancia.
<< Io stamattina, baby. Ho avuto solo il tempo ti portare le valigie a casa e ho ricevuto la chiamata di Kurt!>> disse Mercedes sedendosi sul letto.
<< Io invece sono qui da un paio di giorni >> aggiunse Quinn raggiungendo Mercedes sul letto di Rachel.
<< Miei care bando alle ciance, direi che siamo pronti per dare inizio alla nostra seratina tra donne!>>  annunciò Kurt cingendo la vita Rachel con un braccio.
Le tre ragazze diedero un urlo di gioia.
<< Abbiamo portato schifezze varie e ingredienti per preparare le creme per il viso esfolianti e nutrienti!>> aggiunse Mercedes afferrando le due buste e rovesciando sul letto il contenuto.
<< Perfetto! Si comincia!!>>
 
Dopo un’ora, ricoperti di crema, i quattro ragazzi erano distesi sul letto di Rachel a ridere e mangiare patatine.
<< Mi passate quelle al formaggio?>>
<< Davvero Kurt? Tu non le mangi mai!>> notò Mercedes.
<< Voglio provarle! Non le ho mai mangiate perché pensavo che mi lasciassero la puzza di formaggio sulle mani!>>
Quinn ridendo allungò una mano prese la busta delle patatine al formaggio e le passò a Kurt.
<< La mia prima patatina al formaggio >> disse solenne mettendosi a sedere e prendendo titubante la patatina per portarsela alla bocca.
<< Fa schifo!>> esclamò ancora masticando con un’ espressione di disgusto. 
Le tre ragazze cominciarono a contorcersi dalle risate.
<< Sei troppo schizzinoso Kurt Hummel! Sono deliziose!>> lo prese in giro Mercedes prendendo un cuscino e colpendolo in pieno viso.
Kurt per l’impatto cadde all’indietro stendendosi sulle gambe di Quinn che non riusciva a smettere di ridere.
<< Il cuscino è tutto sporco!>> la rimproverò tra le risate la padrona di casa.
<< Ne vuoi un po’?>> chiese Mercedes minacciosa impugnando il cuscino sporco.
<< No no >> implorò Rachel alzandosi per difendersi.
<< Dai buttalo a terra che poi cambio la federa>> ordinò Rachel.
Era tantissimo che non rideva così, si trovò a pensare.
<< E poi sono io lo schizzinoso!>> disse Kurt ancora con la bocca piena sputacchiando da tutte le parti.
<< Kurt ma devi ancora ingoiare la patatina!>> esclamò Quinn spolverandosi la gonna turchese sulla quale Kurt era appoggiato con la testa, ricoperta di briciole.
<< Ho detto che mi fa schifo!>>
<< Allora sputala!>> lo ammonì scherzando Mercedes.
<< Si credo che lo farò!>>
<< Non sul copriletto!>> urlò Rachel spaventata.
Scoppiarono a ridere di nuovo. Se qualcuno li avesse visti così avrebbe di certo pensato che erano ubbriachi.
Kurt si alzò prese un fazzoletto e sputò il boccone.
<< Ho temuto di affogare!>> disse poco prima di buttare il fazzolettino nel cestino e riaccomodarsi sul letto.
Si creò un secondo di silenzio.
<< Sembra che non sia passato un giorno dal diploma!>> disse Mercedes sorridendo.
L’atmosfera si fece più seria e ognuno prese a guardare un punto fisso differente nella stanza continuando a sgranocchiare patatine.
Rachel si guardò per un istante i piedi e poi guardò i suoi amici. Sembravano ognuno assorto in un proprio pensiero, come se per un istante non fossero più nella stessa stanza.
Quanto le era mancato tutto quello? Tanto, forse troppo.
Pensava che fosse tutto cambiato, e invece no, i suoi amici erano rimasti gli stessi.
Quinn aveva un taglio nuovo di capelli e Mercedes più sicurezza in se stessa, ma erano rimaste le sue migliori amiche nonostante la lontananza e le chiacchierate sporadiche su skype.
Si sentì stupida ad aver dubitato in quei giorni ,anche per un solo secondo, del loro affetto.
Mancava solo una cosa, pensò, per darle l’impressione davvero che tutto fosse tornato esattamente come prima….
Scacciò subito quel pensiero di malinconia che le avrebbe rovinato di certo l’umore.
<< Io vado giù a farmi un frullato di carote e melone chi lo vuole? >> chiese interrompendo quello strano silenzio.
<< Che schifo Rachel! Carote e melone!! A me fallo carote e limone!>> disse Mercedes.
<< Anche per me!>> si unirono all’unisono Quinn e Kurt.
Rachel uscì dalla sua stanza con un sottofondo di risate.
Appena arrivò in cucina cominciò a prendere gli ingredienti per i frullati e si accorse di non essere sola.
<< Vuoi una mano?>> le chiese Quinn appoggiandosi alla porta della cucina.
<< Puoi prendermi il latte per favore?>> le rispose Rachel sorridendo, poi cominciò ad affettare le carote.
Quinn aprì il frigo in silenzio, prese il latte e si avvicinò a Rachel cominciando a spremere un limone con lo spremiagrumi che Rachel aveva preparato.
<< Non ti ho ancora chiesto come stai…>> cominciò cercando con i suoi occhi verdi quelli di Rachel.
<< Quindi: Come stai?>>
Rachel sorrise.
<< Bene>>
<< Ok, ora seriamente>> la sua espressione si fece seria e costrinse Rachel a smettere di tagliare le carote e guardarla.
<< Sono solo un po’… nervosa>> ammise alla fine.
<< Perché rivedrai Finn, vero?>>
<< Verrà? Ha avuto il permesso?>> cominciò a chiedere esaltandosi a quell’idea improvvisamente.
<< Calma Rachel lui…. Ecco.. >> Quinn non sapeva esattamente che dire le vennero in mente le immagini relative al pomeriggio precedente.
 
Il giorno prima
 
Quinn tamburellava nervosamente le dita sul tavolo del Caffè in cui era seduta.
Finn il giorno prima le aveva chiesto di vedersi perché voleva parlarle, così lei si era presentata in orario all’appuntamento e si era seduta al primo tavolo libero.
Dopo pochi minuti di attesa Finn arrivò e dopo averla salutata ordinarono due cappuccini con panna.
<< Allora cosa dovevi dirmi?>> chiese lei sorridendogli curiosa.
<< Te lo dirò senza giri di parole, per essere il più onesto possibile. Sono tornato a Settembre a Lima, all’addestramento dell’esercito non sono risultato idoneo a causa di allergie.>> disse tutto d’un fiato.
<< Ok…>> Quinn non riusciva a capire quale fosse esattamente il punto.
<< Rachel non me l’ha mai detto…>>
<< Perché lei non sa niente >> la interruppe lui.
<< E non deve sapere niente >> aggiunse in tono serio.
<< Ma perché? >> Quinn era sempre più perplessa.
<< Le dirò tutto io. Ma prima ho bisogno di tutti voi per organizzarle una sorpresa per quando tornerà. Intanto riesci a mantenere questo segreto?>> chiese Finn guardandola implorante.
Sembrava un cucciolo bastonato e spaventato.
E Quinn pensò che non era cresciuto poi così tanto.
<< Puoi farlo, Quinn … per me?>>
Quinn sospirò.
<< Ok.>>
 
<< Quin! Allora? Sai qualcosa?>> la voce di Rachel la riportò alla realtà.
Guardò i suoi occhi pieni di speranza e le sorrise.
<< Non so molto, so solo che è riuscito ad avere un permesso per tornare al matrimonio. Ci sarà>> le disse infine.
Rachel entusiasta prese le carote tagliate e le mise nel frullatore, aggiunse il latte e cominciò a preparare il suo frullato canticchiando.
Quinn si guardò i piedi felice del fatto che Rachel non avesse fatto caso alla sua titubanza nel darle quella risposta.
Non avrebbe dovuto mentirle, ma se ci sarebbe stato qualcuno a doverle spezzare il cuore, di certo non doveva essere lei.
 
Quel giorno Finn seguì poco la lezione, alcuni ragazzi si esibirono in delle canzoni di cui non ascoltò nemmeno il titolo.
Era troppo perso nei suoi pensieri.
Ogni tanto dava uno sguardo a Summer anche lei aveva lo sguardo stranamente assente e non doveva aver seguito molto.
Il giorno seguente avrebbe finalmente rivisto la sorella, e Finn pensò che l’avrebbe vista sprizzare gioia da tutti i pori. E invece no, sembrava triste.
Finita la lezione decise di seguirla per chiedere cosa c’era che non andava, e dopo una decina di minuti si ritrovarono seduti su una panchina nel cortile della scuola.
<< Allora sei emozionata?>> le chiese dopo qualche secondo di silenzio.
<< Si, certo>> rispose Summer ricordandosi improvvisamente che il giorno seguente avrebbe finalmente conosciuto Rachel.
Erano settimane ormai che fantasticava su quell’incontro, ma in quegli ultimi giorni si era rattrista e chiusa ancora di più in se stessa.
Non sapeva se Zack si fosse fidanzato ufficialmente con Chloe o se stessero solo uscendo insieme, ma fatto sta che, dopo la litigata della settimana prima, non si erano parlati molto.
<< Senti io non sono molto perspicace, per cui, perché non mi dici cosa non va e basta?>>
Finn aveva un’espressione buffa ed era sempre in grado di farla ridere.
Aveva preso a cuore il suo caso e la trattava come se fosse sua sorella.
Summer pensava che doveva amarla davvero tanto Rachel, visto che voleva bene a lei per pura traslazione.
Forse lui era davvero l’unico con cui poteva parlare.
<< E’ solo che…. Ho litigato con Zack…. Perché l’altra settimana l’ ho beccato mentre si baciava con Chloe… cioè in auditorium… non mi sembra il posto adeguato ecco>>
<< Hai una cotta per Zack!>>
<< No!>> esclamò sulla difensiva.
<< Si invece, e anche bella grossa!>>
<< No, non è vero è solo che..>>
<< E’ solo che niente! Summer ti piace Zack, ammettilo!>> disse Finn fiero della sua intuizione.
<< Mi viene una rabbia… cioè a pensarli insieme, non so perché>> disse Summer stringendo i pugni.
Non aveva mai avuto una “cotta” non sapeva cosa si provava in quel caso. Certe cose non le trovi nei libri di scuola.
< Si chiama gelosia, Summer! Sei gelosa di lui perché ti piace >> terminò il ragazzo come se fosse la cosa più naturale al mondo.
Summer alzò le spalle in segno di resa guardando davanti a sé.
<< Bene la sfigata secchiona con un innato talento nella musica che si prende una cotta per lo stupido giocatore di football che, ovviamente, si fidanza con la perfetta ragazza cheerleader!>> ammise irritata Summer.
Finn scoppiò a ridere.
<< Mi ricorda vagamente qualcuno…>> disse sorridendole allusivo.
Summer cominciò anche lei ridere.
<< Con la differenza che io non sono stupido!>> aggiunse facendo ridere Summer ancora più forte.
<< Quindi prima di stare con Rachel eri fidanzato con una cheerleader? >> chiese Summer improvvisamente curiosa.
<< Già, ma questa è un'altra storia. Un giorno, forse, te la racconterò >>
 
Rachel era così nervosa che se non avesse fatto da poco la manicure si sarebbe certamente mangiata tutte le unghie.
Il fatidico giorno era arrivato.
Il professore aveva chiesto a tutti i diplomati, ex membri del glee club, di riunirsi quel pomeriggio in auditorium della loro vecchia scuola per decidere e provare le canzoni da cantare al suo matrimonio.
Rachel per quell’occasione aveva scelto un pantaloncino stretto in vita grigio e un maglioncino argentato.
Aveva lasciato sciolti i capelli e aveva sistemato tra delle ciocche una mollettina grigia a forma di cuore. Pensò che le avrebbe portato bene.
Kurt era andato a prenderla con la macchina di Burt fin sotto casa, per evitare che dovesse andare lì da sola.
Così arrivati davanti alla porta d’ingresso al liceo lui le prese dolcemente la mano, e Rachel dopo aver preso un bel respiro sorridendogli entrò.
Kurt la condusse in auditorium con passo svelto, quasi correndo.
Scostò le tende che permettevano l’ingresso nel teatro e la trascinò dentro.
Rachel non seppe nemmeno come ma si trovò in quel teatro buio che quasi le mise paura.
Kurt la guidò fino a metà platea e la lasciò.
Rachel era così spaesata che non si accorse nemmeno di essersi immobilizzata lì con la bocca aperta e che Kurt era corso via dietro le quinte.
Improvvisamente udì alcune note suonate con il pianoforte rimbombare nel silenzio e si accese una luce sul palco così forte che chiuse leggermente gli occhi e si portò una mano sulla fronte per poter vedere cosa stava accadendo.
Affianco a lei, seduti in platea, c’erano alcuni ragazzi che lei non aveva mai visto.
E dopo pochi istanti, quando i suoi occhi si furono abituati alla luce, lo vide.
Finn era appoggiato al pianoforte e guardandola intensamente aveva cominciato a cantare sulle note di una canzone a lei nota.
 
 
Just a small town girl
Livin' in a lonely world
She took the midnight train going anywhere
 

Era Don’t stop believing, una versione acustica, solo pianoforte e la calda voce di Finn.
Rachel sorrise e quando toccò a lei, improvvisamente illuminata da un faro, cominciò a cantare come se sapesse che era il suo turno.
 
Just a city boy
Born and raised in south Detroit
He took the midnight train going anywhere

 
Finn le sorrise scese le scale e le andò incontro prendendole la mano.
E in quel contatto c’era tutto. Come se non si fossero mai separati davvero, come se fossero sempre stati lì, insieme.
Come se non ci fossero stati mesi, chilometri, sogni infranti, lacrime, rimpianti.
Come se non si fossero mai detti addio.
 
Strangers waiting
Up and down the boulevard
Their shadows searching in the night
Streetlight people
Living just to find emotion
Hiding somewhere in the night

 
La canzone cominciò a movimentarsi e sentì delle voci creare un armonioso coro e lentamente alcuni ragazzi uscirono da dietro le quinte.
Rachel li vide tutti, uno ad uno: Sam, Mercedes, Tina, Artie, Kurt, Blaine, Santana, Puck, Brittany, Mike, Quinn, erano tutti lì, davanti a lei.
Tutti diversi, cresciuti, ma con lo stesso sorriso.
In un istante si ritrovarono tutti ad eseguire la coreografia come se non avessero fatto altro in quei mesi, ricordando ogni passo, ogni nota, ogni incastro, ogni armonia.
Come se non fosse passato un solo minuto dalla loro esibizione alle regionali con quella canzone.
Rachel si ritrovò con le guance rigate dalle lacrime ed un enorme sorriso stampato sulla faccia.
Rivedere tutti i suoi compagni di avventura era come ricominciare a respirare.
 
Some will win, some will lose
Some are born to sing the blues
Oh, the movie never ends
It goes on and on and on and on

 
A quella frase si avvicinò a Finn e gli cinse la mano in vita come da coreografia, lui fece lo stesso e persi l’uno negli occhi dell’altro girarono.
Quando i loro corpi si allontanarono durante l’acuto Rachel fece fatica a lasciare la sua mano e i due continuarono a seguirsi con lo sguardo finchè non tornarono ai loro posti.
 
Don't stop believin'
Hold on
Streetlight people

Don't stop believin'
Hold on to that feelin'
Streetlight people

 
Cantarono le ultime strofe con tutta la forza che avevano abbracciandosi e avanzando.
Era la canzone che in un modo o nell’altro aveva rappresentato la loro vita lì in quel glee club.
“ Partecipare a qualcosa di speciale, rende speciali” Rachel non avrebbe mai finito di ripeterselo.
Ed era grazie a loro che finalmente Rachel era riuscita a sentirsi speciale.
Finirono di cantare tutti commossi e piano piano lei li abbracciò uno ad uno.
Quelli che dovevano essere i nuovi ragazzi del glee club applaudirono e anche Joe, Sugar e Rori salirono a salutarla.
Finn era rimasto un po’ in disparte e non le toglieva gli occhi di dosso, sorridendole e battendo le mani.
Dopo aver salutato anche Santana con un enorme abbraccio si avviò lentamente verso Finn.
Quei pochi passi le sembrarono infiniti. Come due anime che si cercano e non si trovano mai.
Loro finalmente si erano ritrovati, anche se per poco.
Si avvicinò e senza dirgli nessuna parola l’abbracciò.
Lui ricambiò stringendola a sé ancora più forte, come se avesse paura che potesse sparire da un momento all’altro.
E forse sarebbe stato così, lei sarebbe andata via dopo le feste e chi sa se l’avrebbe rivista.
Ma non aveva importanza.
Quello che importava era che erano lì. Insieme. Dopo tutto.
Si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò.
<< Ben tornata, Rachel>>

Angolo  della scrittrice *___*
  
Rieccomi!! Scusate l’attesa ma ero in vacanza!! Hihihi
Ecco un nuovo capitolo!! Spero vi sia piaciuto!! Allora? Finalmente Finn e Rachel si sono rincontrati!! E con loro si è riunito tutto il glee club cantando una delle mie canzoni preferite del telefilm! A tal proposito mi sono ispirata alla versione acustica della canzone di Boyce Avenue che io adoro!! Vi consiglio di ascoltarla!!
Un enorme grazie a Samy per il commento e l’aiuto con le foto e ovviamente un grazie alla mia lettrice affezionata Tatiadream!!!
Detto questo vi mando un bacio e vi invito a darmi altri consigli per dare un volto a Chloe!
Nel frattempo vi lascio le mie proposte per Janet!!
 
  1. Ashley Green la dolce e simpatica vampira di Twiligth
  2. Anna Kendrik la timida e riservata Natalie di Tra le nuvole
  3. Kayla Eewell la ribelle sorella di Mat e primo amore del fratellino di Elena in Vampires Diaries
  4. Sophia Bush la determinata Brooke di One tree hill
 
In più tatiadream ha riproposto Deborah Ann Woll la cui foto è nel capitolo precedente.
 
Al prossimo capitolo!!

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Capitolo 9
*** Sotto la pioggia scrosciante ***


Dicembre 1995
 
La pioggia mi piace. Soprattutto quando sono al caldo a casa e la sento scrosciare incessantemente lungo i vetri.
Quando invece sei fuori, la pioggia può assumere un rilievo interessante.
È capace di leccare le ferite, cancellarle per sempre o crearne di nuove.
La pioggia può essere terribilmente affascinante, ma può essere anche tagliente come una lama.
Tagliente come poche parole urlate o come mille sussurrate e portate via dal vento.
Quello che so è che la pioggia ha scandito diversi momenti importanti della mia vita.
Il primo bacio a tua madre lo diedi sotto la pioggia. Fu bellissimo eravamo così bagnati e così felici che non riuscivamo a capire se quelle sulle nostre guance fossero lacrime o gocce di pioggia.
Anche il giorno in cui sono andato via da Lima con i miei genitori pioveva.
Rispecchiava esattamente il mio stato d’animo e se avessi potuto, invece di entrare in quella macchina, sarei rimasto lì sotto la pioggia ad aspettare che smettesse e a piangere.
Nessuno se ne accorge se piangi sotto la pioggia.
So anche che tu sei nata un giorno di pioggia, o per lo meno qui quel giorno pioveva.
Io spero che tu sia bella, affascinante e inspiegabilmente forte come la pioggia.
E spero che la pioggia confonda tutte le tue lacrime e le cancelli, prima di essere asciugate dal sole.
Piccola mia dovunque tu sia io ti auguro tanti giorni di pioggia, perché solo dopo la pioggia possiamo vedere l’arcobaleno.

 
 
<< Ti va di fare una passeggiata?>> le chiese Finn cercando di farsi sentire da Rachel nel trambusto generale che aveva creato la fine di quella riunione speciale.
Dopo aver deciso le canzoni da cantare e provato qualche arrangiamento di gruppo, William li congedò dando l’appuntamento per le altre prove il giorno successivo.
Così tutti avevano cominciato a chiacchierare e ridere dividendosi in gruppetti.
Rachel non ci stava capendo più niente e appena sentì il fiato di Finn vicino all’orecchio sentì un brivido correrle lungo tutta la schiena.
<< Per parlare.. qui c’è troppa confusione>> aggiunse in una piccola risatina nervosa.
Era agitato anche lui, lo percepiva.
Aveva imparato a conoscere ogni espressione, ogni singolo atteggiamento che assumeva a seconda dell’emozione che provava.
<< Si >> rispose sorridendogli.
 
 
Summer era rimasta ancora un po’ in auditorium nonostante fossero andati tutti via.
Si era seduta in prima fila su una poltroncina e si era messa a riflettere guardando il palco.
Le orecchie le rimbombavano ancora per il frastuono generato poco prima dalla musica, dalle chiacchiere e dalle risate.
Come primo incontro con Rachel era andato bene, anche se era stato molto veloce, non era riuscita nemmeno a stringerle la mano, avevano fatto una presentazione di gruppo molto generale, ma di certo non si aspettava molto altro, almeno per quel giorno.
Per lo più era rimasta in silenzio ad osservare, la cosa che le veniva meglio.
Aveva scrutato attentamente ogni movenza e ogni espressione che si creava sul volto di Rachel trovando tantissimi atteggiamenti familiari. Molti modi di fare che spesso aveva anche lei.
Ed era incredibile, pensò, come il DNA ci condizioni così tanto, e come una perfetta sconosciuta potesse ricordarle così tanto se stessa.
E pensò a quanto fosse cambiata la sua vita in quei mesi, e in un modo che non avrebbe mai immaginato.
Ora aveva degli amici, aveva ritrovato una sorella di cui nemmeno sapeva l’esistenza, aveva un suo armadietto e faceva parte di qualcosa di così bello e speciale…. Non si sentiva più sola.
<< Tutto bene?>> disse una voce alle sue spalle.
Summer si girò di scatto, sorpresa.
Vide Zack in piedi nel corridoio che separava i due settori della platea.
Aveva i capelli leggermente scompigliati, le mani in tasca e la poca luce che lo illuminava mostrava il suo dolce volto contratto leggermente per la tensione.
Summer deglutì.
<< Tutto bene>> disse a malapena.
Non si parlavano da più di una settimana, come doveva reagire? Fare finta di niente.
<< Qui è davvero bello!>> disse Summer dopo qualche secondo di silenzio ritornando a guardare il palco vuoto.
<< Lo so…>> disse Zack cominciando a camminare per raggiungerla.
Forse cercava un contatto, un modo per fare pace, per ricominciare.
Lei gliel’avrebbe permesso? O forse la paura e l’orgoglio avrebbero avuto il sopravvento?
<< Ma a volte fa paura!>> disse con un tono che Summer non seppe bene riconoscere.
Si sedette sulla poltroncina accanto a lei.
Rimasero così per qualche minuto, in silenzio ad osservare quella piattaforma di legno davanti a loro.
Forse aveva ragione Zack, un po’ faceva paura visto da lì, così grande….
In confronto loro erano dei piccolissimi puntini.
Le ricordò la sua audizione per il glee, e la sensazione di un salto nel vuoto.
Poi pensò alla sua chitarra, alla musica e alle note che le erano uscite da sole, quasi senza che lei ci pensasse, e pensò che forse, le sarebbe piaciuto saper affrontare la vita sempre così.
Come quando cantava. Come quando non esisteva rancore, rabbia o paura e lo stomaco che si attorciglia.
Proprio come in quel momento, così vicina a Zack come non lo era da giorni.
Forse lui le piaceva, quello era il problema. Aveva ragione Finn.
<< Mi dispiace >> sussurrò Zack guardandola finalmente negli occhi.
Summer si perse in quello sguardo così scuro, e le sembrò dispiaciuto davvero.
E le salì d’improvviso un senso di terrore, terrore puro.
<< Si anche a me>> disse frettolosamente alzandosi e smettendo di ricambiare il suo sguardo.
Prese la sua roba e cominciò ad allontanarsi.
<< Ora devo andare, ciao>>
Summer si precipitò fuori dall’istituto in un modo che nemmeno lei seppe spiegarsi, lasciando il povero Zack da solo, nella platea semibuia di quel teatro vuoto.
 
<< Allora come va a New York?>> le chiese Finn leggermente impacciato.
Lui e Rachel stavano camminando per le strade affollate di Lima con due cappuccini caldi tra le mani.
Mantenevano una distanza di sicurezza, entrambi attenti a non avere nessun contatto.
Non erano così vicini da mesi eppure, pensò Rachel, non erano mai stati, in quei quasi quattro anni, così lontani.
Nemmeno quando lei era la solitaria e sfigata Rachel Barry che lottava per un assolo al glee club e lui Finn Hudson, il più popolare giocatore di football del McKinley.
<< Tutto bene, insomma la scuola è fantastica! >> cercò di raggruppare nella sua voce tutto l’entusiasmo che aveva. Non voleva che si preoccupasse e che pensasse che era stato tutto inutile.
<< Mi fa piacere!>> disse sorridendole.
Finn del resto non capiva cosa stesse succedendo, perché si sentiva così impacciato?
Avrebbe voluto dirle tante di quelle cose, ma perché non riusciva a venirgliene in mente neanche una?
Perché riusciva a pensare solo a quanto fosse bella Rachel in quel momento?
<< A te invece, come va in Geogia? E’ stancante vero?>> le chiese lei fermandosi per poterlo guardare meglio negli occhi.
Finn inspirò ed aprì la bocca, ma la richiuse dopo pochi secondi.
Cosa poteva dirle? Doveva, doveva assolutamente dirle la verità.
<< Ti trattano male, vero? Deve essere terribile! A me puoi dirlo Finn, sono forte!>>
A Finn scappò un sorriso amaro, non aveva dimenticato quanto la sua ex fidanzata fosse chiacchierona ed apprensiva.
Le fece segno di sedersi su una panchina che era lì accanto a loro.
<< Perché mi dici di sedermi? Hai brutte notizie? Senti Finn io non volevo dirtelo, ma io sto pensando di lasciare la NYADA e venire da te, ovunque tu vada, perché il mio posto è accanto a te!>> disse Rachel prendendo le mani di Finn tra le sue.
Non era vero che ci stava pensando da un po’, in realtà le era venuta in mente in quell’istante quell’idea.
Non riusciva ad immaginare il suo Finn in un campo di combattimento a sparare con un fucile, lui che non avrebbe fatto male nemmeno ad una mosca! Oppure, cosa a cui non poteva nemmeno pensare, che venisse ferito o ucciso in battaglia. Non gliel’avrebbe permesso, e se quello voleva dire rinunciare a tutto l’avrebbe fatto.
<< No, Rachel, non se ne parla! Tu rimarrai esattamente dove sei!>> si affrettò a dire preso dal panico.
<< Ma perché? Io..>>
<< No Rachel>> cominciò interrompendola.
Guardò quei grandi occhi nocciola rattristarsi e gli si strinse il cuore, le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le accarezzò la guancia.
<< Non mi trattano male, anzi… a me piace. Forse ho trovato la mia strada, Rachel, e sono felice. Era quello il mio sogno, onorare la memoria di io padre e sto cercando di farlo in qualche modo.>> disse il ragazzo cercando di essere il più convincente possibile.
Mentirle gli sembrò la cosa più crudele al mondo, ma l’unica cosa giusta da fare per non far si che Rachel lasciasse New York, quello era il suo piano fin dal principio, e avrebbe fatto di tutto per rispettarlo.
<< Partirò presto in missione>> disse facendosi serio.
<< Dove? >> Rachel cominciò a farsi prendere dal panico.
<< Non lo so ancora >>
Così la sua farsa era perfetta. Rachel l’avrebbe creduto in chi sa quale luogo e avrebbe finalmente voltato pagina e vissuto la sua vita nel modo che meritava.
Non con un fallito come lui.
Rachel sospirò.
<< Se è questo il tuo sogno..>>
<< Lo è >>
Allora lei l’avrebbe rispettato, nonostante non lo condividesse, perché era questo amare davvero.
Gliel’aveva fin troppe volte impedito, anteponendo i suoi desideri a quelli di Finn, ma non questa volta.
Lui aveva fatto una scelta e lei l’avrebbe rispettata.
<< Ok, Finn, ma voglio che tu sappia, che io ti aspetterò, non mi importa quanto ci vorrà. Se è necessario aspetterò anche per sempre.>> disse Rachel prendendo il viso di Finn tra le sue mani e avvicinando la fronte alla sua.
Finn chiuse gli occhi, non sapeva cos’altro dirle, non era forte abbastanza.
Non se il suo respiro era così vicino e lo faceva impazzire.
Aprirono gli occhi e stettero qualche secondo a guardarsi, in silenzio.
Poi si avvicinarono. Finn sapeva che non era la cosa giusta da fare. Ma stava passando la vita a cercare di fare la cosa giusta, farne una sbagliata non avrebbe fatto troppi danni.
Stava distruggendo se stesso per permettere a lei di non farlo, poteva concedersi quel piccolo errore.
Rachel lo baciò con tutta la dolcezza che possedeva e per lei non esisteva altro in quel momento.
Non c’erano guerre, scuole, ore, città o chilometri che potessero separarli.
Erano solo due ragazzi, un pomeriggio qualsiasi seduti su una panchina a baciarsi.
 
<< Allora io vado, ci vediamo dopodomani in chiesa!>> disse Finn alzandosi dal suo posto.
Avevano appena finito le prove e lui, Rachel, Quinn, Kurt, Santana, Brittany e Blaine erano rimasti ancora un po’ a chiacchierare.
Avevano riso e ricordato il passato in quell’aula piena di emozioni e ricordi, ma Finn aveva promesso a Burt di aiutarlo con un cliente in officina, così si era alzato ed era andato via.
<< E’ bello che aiuti ancora tuo padre in officina!>> disse Rachel sorridendo guardando Kurt.
Aveva sempre lo sguardo innamorato, e nonostante sapesse che quel bacio non avrebbe preannunciato nessun particolare cambiamento della situazione, sapeva che almeno anche Finn provava gli stessi sentimenti che provava lei. E che prima o poi sarebbero stati insieme, dopo tutto.
Kurt sorrise stranamente a disagio.
<< Già aiuta spesso Burt!>> disse Brittany come se fosse una cosa ovvia.
<< Come aiuta anche noi del glee con le canzoni da preparare e la ricerca di nuovi membri e il resto>> continuò ingenuamente Brittany.
Tutti gli altri la fulminarono con gli occhi.
Il sorriso sparì dal volto di Rachel e guardò i suoi amici confusa.
<< In che senso Brittany? Come fa ad aiutarvi dalla Georgia? >> chiese Rachel dolcemente con il tono di chi non riesce a capire cosa stia succedendo.
<< In Georgia? Non c’è mai stato!>> aggiunse Brittany guardando l’amica come se stesse dicendo delle cose assurde.
<< Zitta Brit!>> le sussurrò Santana.
<< Perché dovre…?>> Brittany si bloccò un secondo comprendendo la gravità delle informazioni che aveva appena dato.
<< Era questo che non dovevamo dire a Rachel?>> chiese mordendosi il labbro mortificata.
L’aveva dimenticato completamente!
<< Dirmi cosa? >> Rachel si era alzata e aveva cominciato ad agitarsi.
Kurt le si avvicinò e le mise le mani sulle spalle.
<< Rachel, stai calma! Finn non ci è andato in Georgia è stato qui, ma…>>
<< Cosa? Finn per tutto questo tempo è stato qui? E allora tutta la storia della missione per cui doveva partire era….>>
“Una bugia” avrebbe voluto dire ma le parole le morirono in bocca.
Rachel si immobilizzò respirando a fatica.
Finn le aveva mentito. Per tutto quel tempo!
Poi guardò Kurt.
<< E tu lo sapevi? Tutti voi lo sapevate?>> disse alzando la voce e guardando i suoi amici con disprezzo.
<< Rachel, calmati.. >> cercò in vano di dire Quinn.
<< Lo sapevi anche tu Quinn? >> le chiese ripensando alla loro chiacchierata in cucina.
Quinn abbassò lo sguardo.
<> si mise le mani tra i capelli.
Non sapeva cosa fare, nessuno di loro sapeva come gestire quella situazione.
Poi a Rachel venne in mente che tutte quelle domande, e tutta quella rabbia le stava riversando sulle persone sbagliate, senza pensare prese la borsa e corse via sperando di trovare Finn ancora lì da qualche parte.
Andò in sala professori e chiese al professor Shuester se l’aveva visto, prima aveva detto che sarebbe passato da lui prima di andare, pensò Rachel.
<< L’hai mancato di poco, Rachel, se fai una corsa lo trovi fuori!>> disse sorridendole.
Salutò di fretta e si precipitò all’ingresso.
Fuori pioveva, ma nemmeno quella pioggia scosciante avrebbe cancellato l’ira e la collera che provava in quel momento.
Cercò Finn con gli occhi e lo vide dirigersi verso il suo furgone al parcheggio.
<< Finn >> urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Finn si girò sorpreso e vide Rachel poco lontano da lui che urlava il suo nome, e sembrava sconvolta.
Le si avvicinò.
<< Hey tutto bene?>> le chiese dolcemente cercando di accarezzarle un braccio.
<< Sei un bastardo bugiardo!>> urlò lei spingendolo con tutta la forza che riuscì a trovare.
Finn era confuso.
<< Mi spieghi che succede?>>
<< Succede che sei un bugiardo! Per quanto avresti continuato questa farsa eh? Dimmelo! Per quanto?>> Rachel era furiosa e continuava a prenderlo a schiaffi sul petto nonostante sapesse che lui non li avrebbe nemmeno percepiti quegli schiaffi, ma a lei servivano per sfogarsi.
<< Calmati Rachel!>> disse bloccandole i polsi.
<< Te l’avrei detto!>>
<< Ah si e quando? Dopo avermi mandato una bella cartolina dall’Iraq in cui mi dicevi che eri ancora vivo?>>
<< Rachel io… >>
<< No, tu stai zitto ora e mi ascolti!>>
<< Come sempre!>> gli sfuggì soffocato da una risata amara.
<< Cosa diavolo vorrebbe dire? >> Rachel smise di fare forza nei pugni e lui la lasciò.
<< Che è sempre stato così, Rachel, tu parli e io ascolto. Sempre!>>
<< Allora è colpa mia ora? >>
<< No voglio dire questo…>>
<< E cosa vuoi dire, Finn? La colpa è mia hai ragione! Che ho passato tutti questi mesi a piangere, a pensare a te che eri chisà dove a farti massacrare da chi sa chi, a preoccuparmi per te, che invece eri qui, a Lima, dove sei sempre stato! Quando cazzo pensavi di dirmelo?>> tutti li stavano guardando compresi Kurt e gli altri che erano usciti.
La pioggia ormai li aveva inzuppati completamente ma non ci facevano più caso.
<< Non potevo venire a New York da te! Cosa avrei fatto?>>
<< Ah già perché il tuo sogno è sempre stato quello di rimanere a Lima a gestire il glee club, vero?>>
<< No, Rachel, non avevo scelta!>>
<< E invece si! Potevi venire da me, a New York! Ma è evidentemente non ti è mai poi importato così tanto! Di stare con me, Finn. Hai paura, sei un codardo. Non hai avuto nemmeno il coraggio di dirmi che per tutto questo tempo sei stato qui a non fare niente!>>
Era così arrabbiata e quella situazione le sembrava così assurda.
Finn non sapeva più che dirle. Continuava a guardarsi le scarpe e mordersi le labbra
E Rachel pensò che quella persona che aveva lì davanti, in realtà, non sapeva nemmeno chi fosse.
Stava continuando a lottare per uno sconosciuto in una battaglia che non avrebbe mai vinto.
Era ora di raccogliere i cocci ed abbandonare il campo.
<< Volevo solo che la tua vita continuasse senza di me>> disse a stento Finn senza riuscire nemmeno a guardarla negli occhi.
Faceva troppo male, vedere gli occhi della persona che più amava al mondo così delusi ed arrabbiati.
La cosa che aveva temuto di più.
<< Bene, è quello che farò. Vivrò la mia vita, questa volta senza di te per davvero! Non ti azzardare a cercarmi. Va dove ti pare : in guerra al glee club, non mi importa più. Ti libero. Ecco sei libero di realizzare tutti i tuoi sogni. Io realizzerò i miei.>> sentenziò alla fine fredda, glaciale e tagliente come quella pioggia invernale.
Poi indietreggiò e si avviò alla sua macchina. Kurt la raggiunse.
<< Rachel se vuoi vengo con te…>>
<< No voglio stare da sola.>>
La sua macchina sfrecciò davanti a Finn.
Lui rimase lì immobile incapace di fare, dire o pensare qualunque cosa.
Era finita. E in fondo aveva raggiunto il suo scopo: far si che Rachel ricominciasse a vivere senza di lui.
Ora doveva trovare lui il modo di sopravvivere senza di lei.
 
Angolo della scrittrice *_*
 

Ecco un nuovo capitolo!!! Cercherò di metterne uno ogni venerdì d’ora in poi!
Aspetto con ansia vostri commenti o critiche!!!
Il prossimo capitolo sarà finalmente dedicato al matrimonio di Will ed Emma ed ovviamente a nuove inaspettate rivelazioni!
Intanto vi invito se vi va a leggere la nova fan fiction che ho cominciato a pubblicare nella sezione attori- cast glee si chiama Amici di letto ed è dedicata alla coppia Lea Michele Cory Monteith!
Un bacio al prossimo capitolo!!!!
 

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Capitolo 10
*** Lasciare andare Part 1 ***


Piccola premessa:  (Sposto qui l’angolo della scrittrice )Questo capitolo mi era venuto un po’ troppo lungo, per cui ho deciso di dividerlo in due parti, per questo avrà lo stesso titolo e la pagina di diario sarà solo questa per entrambi. Posto questo oggi e il prossimo lunedì sera, massimo martedì mattina, perché questo weekend non ci sono xD
Entrambi i capitoli sono incentrati sul matrimonio di Will ed Emma e ho pensato di strutturarli come se fossero davvero la puntata di un telefilm, raccontando la storia nella prospettiva di ogni personaggio.
Il passaggio tra un personaggio e l’altro è scandito da una canzone ( così sarà strutturato anche il prossimo).
Le canzoni in questione sono: “ Be carreful it’s my heart”, un classico intramontabile di Irving Berlin che vi consiglio di ascoltare. L’altra è “Set fire to the rain”, che penso conosciate già, di Adele e infine la canzone cantata da Will è “ I’ve got you under my skin” di Cole Porter, un altro meraviglioso classico che vi consiglio di ascoltare.
Un bacio.
                                                              
Settembre 1994
 
Se ami qualcuno devi lasciarlo libero di andare via.
E quindi io l’ho fatto: ti ho lasciata libera.
Di andare a New York, di vivere la tua vita e di essere felice.
Ecco cosa avrei voluto poterti scrivere, ma non l’ho mai fatto perché sapevo anche che non era la verità.
Era la bugia che mi raccontavo, in realtà, forse, ho solo liberato me.
O più semplicemente, sei stata tu a lasciare andare via me.
Hai permesso che io vivessi la mia vita e che fossi felice, senza di te, sebbene inizialmente sembrasse impossibile.
Forse la verità , e un po’ mi piace immaginarlo, è che tu mi abbia lasciato andare via senza dire nulla perché mi amavi.
Ed è questo che si fa quando si ama davvero, si antepone la felicità dell’altro alla propria.
Ma che ne so io, infondo, che vuol dire amare? Sono mai stato capace di amare?
Non so se esiste una risposta a queste domande. Forse un giorno lo capisci e basta, e tutto ti sembrerà chiaro, anzi, ti sentirai stupida perché non l’hai capito sin dall’inizio.
Oppure non ci capirai mai niente, perché l’amore non è fatto per essere spiegato.
Non ci capiva niente manco Shakespeare!
Io so che per capire certe cose bisogna lasciare e farsi lasciare, innamorarsi e soffrire, vivere le cose nel momento in cui accadono.
Ci sono situazioni in cui dovrai aggrapparti all’amore con tutte le forze che hai, stringerlo e non lasciarlo andare mai più. Altre in cui devi semplicemente, lentamente mollare la presa e lasciare che l’amore si allontani.
Rimanere in silenzio, immobili e lasciare che le cose seguano il loro corso naturale.
Bisogna vivere di assenze per poter apprezzare davvero una presenza.
Quando ti troverai in questa situazione, piccola mia, chiudi gli occhi e impara a lasciare andare.
 

 
Be careful, it's my heart
It's not my watch you're holding, it's my heart
It's not the note that i sent you that you quickly burned
It's not the book i lent you that you'll never return

 
La voce di Blaine risuonava dolcemente per tutta la sala che Will e Emma avevano scelto per il matrimonio.
La cerimonia si era svolta velocemente agli occhi di Rachel.
Si era seduta al banco accanto ai genitori di Emma perché non aveva molta voglia di parlare con gli altri ragazzi.
Si era fatta spostare dal tavolo dove erano seduti Finn, Kurt, Blaine, Quinn e Mercedes e si era seduta accanto a Sam e Joe nel tavolo più lontano che aveva trovato.
Dopo l’antipasto si erano quasi tutti alzati, e lei era rimasta immobile al suo posto torturando con la forchetta il contenuto del suo piatto ancora intatto.
Non aveva molta fame e non aveva voglia di socializzare.
 
Remember, it's my heart
The heart with which so willingly I part
 

 
Tutti applaudivano e ridevano felici mente Blaine cantava e così si unì anche lui a quel coro di persone festose.
Anche se per lui c’era poco da festeggiare. Mostrava qualche sorriso di circostanza perché era il testimone e non voleva rovinare la festa ad Emma e Will.
Ogni tanto dava un’occhiata a Rachel, seduta da sola al tavolo con gli occhi fissi sul suo piatto, ma distoglieva subito lo sguardo. Vederla così gli mandava il sangue al cervello. Era tutta colpa sua, ma non sapeva cosa fare.
E in tutto questo non aveva nemmeno più aiutato Summer a parlarle, dopo l’accaduto aveva pensato che sarebbe stato troppo da sopportare per Rachel.
Così adesso anche Summer era in un angolino triste ed imbarazzata.
Stava solo collezionando casini.
 
It's yours to take, to keep or break
But please, before you start
Be careful, it's my heart.

 
Blaine terminò e si propagò per tutta la sala un caloroso applauso, ma Rachel a stento se ne accorse.
<< Hey >> disse Brittany dolcemente sedendosi al posto accanto a Rachel.
<< Ciao >> rispose la ragazza cercando di mostrarle un debole sorriso.
<< Mi dispiace, Rachel, io non…>>
<< Tranquilla. Non è colpa tua, anzi tu sei stata l’unica sincera>> le disse accarezzandole un braccio.
Gli occhioni di Brittany le sembravano davvero dispiaciuti, ed era grazie alla sua ingenuità e la sua buona fede che Rachel aveva finalmente aperto gli occhi.
Se non fosse stato per lei avrebbe continuato a vivere in una bugia aspettando il ritorno di qualcuno a cui probabilmente nemmeno importava di ritornare.
Avrebbe solo sprecato tempo.
<< Anzi ti devo ringraziare>> le disse con un sorriso amaro.
<< Rachel sei la prossima a cantare!>> le disse Blaine avvicinandosi.
<< Arrivo >> rispose Rachel alzandosi e tirando su con una mano il lungo strascico di organza blu che Emma aveva scelto per le damigelle.
Salì sul palco e si avvicinò al microfono.
L’unica cosa che aveva voglia di fare era cantare. Significava sfogarsi e si accorse che ne aveva un gran bisogno.
Il giorno prima aveva avvertito Will di voler cambiare la canzone da cantare.
All’inizio aveva optato per “ To make you fell my love” nella versione di Adele, ma in quel momento non c’era nessun amore di cui voleva far sentire la presenza.
C’era solo rabbia.
Quindi aveva deciso di cantare una canzone della stessa cantante che fosse più appropriata a quel suo stato emotivo : “Set fire to the rain”.
Arrivata al microfono non disse nulla, l’orchestrina ingaggiata per l’evento cominciò subito a suonare.
 
I let it fall, my heart,
And as it fell you also claim it.
It was dark and I was all right,
Until you kissed my lips and you saved me.
My hands they’re strong, but my knees were far too weak,
Stand in your arms without fall into your feet,

 
Finn non si aspettava quella canzone, in realtà sembravano tutti un pò sorpresi.
Insomma non era proprio una scelta da matrimonio.
Ma Finn sapeva perché avesse scelto quella canzone.
Era il suo modo di comunicare, cantare, quello che aveva sempre trovato più facile.
Non che le fossero mai mancate le parole, di solito quello che restava in silenzio era lui, ma quando le parole non sono abbastanza, allora i sentimenti li canti, perché tramite la musica arrivano dritti al cuore, e lo spezzano.
 
But there’s a side to you that I never knew, I never knew.
All the things you say that where never, where never true,
And the games you play, you always, always win.

 
Quelle parole Rachel le sentiva particolarmente.
Era quello che voleva dire a Finn. Lo guardò negli occhi per la prima volta da quella mattina.
Era così “ c’era un lato di lui che non aveva mai conosciuto, e tutte le cose che le aveva detto non erano vere”, esattamente come diceva la canzone.
Non gli avrebbe più permesso di prenderla in giro.
Se era necessario, avrebbe dato fuoco alla pioggia.
 
But I set fire to the rain,
Watch it pour as I touched your face,
Let it burn while I cry,
Cause I heard it screaming at your name, your name!

 
Il ritmo di quella canzone colpiva al cuore Finn, come se le note fossero proiettili.
Ma la cosa peggiore era guardarla negli occhi. Non l’aveva mai vista così arrabbiata.
Tutti li guardavano, cercavano di sorridere facendo finta di niente, ma la tensione si tagliava con il coltello.
Nessuno dei due sembrava accorgersene, erano troppo impegnati in quel litigio silenzioso.
 
When I’m with you I could stay there,
Close my eyes, feel you’re here forever,
You and me together, nothing is better

 
Summer si sentiva sempre più a disagio, l’unica cosa che voleva era fare amicizia con sua sorella ma none era stata in grado di dirle nulla, non era mai il momento giuste e poi le cose erano precipitate.
Ora si tormentava ogni minuto perché non c’era più tempo. Rachel sarebbe tornata a New York il giorno successivo, ma come faceva a parlare ora?
Ora che era così arrabbiata con Finn, la guardò mentre cantava e si sentì triste per lei.
Sapeva che Finn lo faceva in buona fede, ma in realtà lei pensava che stava sbagliando tutto.
Che nel tentativo di fare la cosa giusta a tutti i costi stava distruggendo entrambi e lei non voleva incasinare la vita di Rachel ancora di più.
 
Sometimes I wake up by the door,
…gone…waiting further.
Even that…
I can’t help myself from looking further.
I set fire to the rain,
Watch it pour as I touch your face,
Let it burn when I cry,
Cause I heard it screaming your name, your name
I set fire to the rain,
And I feel lost into the…
Cause I knew that was the last time
The last time, oh, oh!

 
La canzone finì e lentamente partì un applauso un po’ incerto, non per l’esibizione, ma per il clima che si era creato.
Rachel deglutiva respirando a fatica.
Will salì sul palco nel tentativo di stemperare la situazione.
<< Bene, bravissima Rachel, grazie mille! Continuiamo con le esibizioni!>> disse poco prima che l’orchestrina ricominciasse a suonare.
Rachel scese dal palco e Kurt le corse incontro.
 
I've got you under my skin.
I've got you deep in the heart of me.
So deep in my heart that you're really a part of me.
I've got you under my skin.
I'd tried so not to give in.

 
Aveva cominciato a cantare Will guardando dolcemente la sua Emma che era seduta e sorrideva per la dedica.
Rachel superò Kurt accelerando il passo desiderando solo di ritornare nell’ombra al suo posto.
<< Rachel, stai bene? Ti prego parlami>>
<< Ora non mi va Kurt>> lo zittì lei senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
Kurt si fermò e lasciò che tornasse a sedersi al suo posto da sola.
Blaine gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla.
<< Le passerà, Kurt…. Dalle tempo>> gli sussurrò dolcemente all’orecchio.
<< Lo spero Blaine, lo spero>>

Continua…









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Capitolo 11
*** Lasciare andare Part 2 ***


Ecco qui la seconda parte del capitolo.
Come il precedente, il passaggio da un personaggio all’altro è scandito da due canzoni che vi consiglio di ascoltare durante la lettura, tanto per creare l’atmosfera, e sono : Be your love di Rachel Yamagata e With or without you degli U2
 
Nelle due ore successive nessuno toccò l’argomento né con Finn, né tantomeno con Rachel, la cerimonia procedeva nel migliore dei modi possibili, almeno per la maggior parte degli invitati.
Al momento del lento Quinn salì sul palco e annunciò la canzone che avrebbe cantato “ Be your love” di Rachel Yamagata.
<< La dedico a Will ed Emma, che ci hanno sempre insegnato che l’amore vince su tutto, anche le difficoltà e i problemi. A me piace pensare che sia così per tutti. Questa è per voi>> disse al microfono, nell’ultima parte del suo discorso Quinn guardò Rachel per un istante.
Rachel abbassò lo sguardo. Si era alzata e si era unito al gruppo di Joe, Sam, Zack e Sugar, ma era rimasta leggermente in disparte.
La musica partì con dei colpi di batteria che si confondevano con il battito del cuore di Rachel, poi Quinn cominciò a cantare.
 
If I could take you away
Pretend I was queen
What would you say
Would you think I'm unreal
'Cause everybody's got their way I should feel

 
Tutti erano rimasti incantai a guardare gli occhi verde smeraldo di Quinn, poi Will invitò Emma a ballare il loro primo lento da marito e moglie, e dopo qualche nota anche altre coppie si unirono ai due.
 
Everybody's talking how I, can't, can't be your love
But I want, want, want to be your love
Want to be your love, for real
Everybody's talking how I, can't, can't be your love
But I want, want, want to be your love
Want to be your love for real
Want to be your everything

 
Kurt si avvicinò a Blaine.
<< Ti prego va a salvarla, sembra che le ginocchia le stiano per cedere>> lo supplicò Kurt vedendo Rachel sbiancare. Sembrava terrorizzata. Forse temeva che Finn le chiedesse di ballare. Voleva toglierla da quell’imbarazzo.
Blaine annuì e si allontanò dal suo ragazzo.
 

Everything...
 

Summer guardò Zack. Anche lui la stava fissando intensamente da un pò.
Lo vide muoversi e fu presa dal panico: che stesse per avvicinarsi per invitarla a ballare?
Si girò alla sua destra e vide Kurt impegnato a seguire con lo sguardo Blaine che si era avvicinato a Rachel.
<< Balliamo? >> gli chiese spiazzando il ragazzo.
Kurt la guardò sgranando gli occhi. Perché stava chiedendo proprio a lui di ballare?
<< Io sono…>> cominciò.
<< Gay, lo so. Però ti prego>> lo supplicò lanciando uno sguardo a Zack che le si avvicinava sempre di più.
Kurt capì, le sorrise, la prese per mano e insieme si avvicinarono alla pista da ballo unendosi agli altri nelle danze.
 
Everything's falling, and I am included in that
Oh, how I try to be just okay
Yeah, but all I ever really wanted
Was a little piece of you

 
<< Hey, vuoi ballare? >> Rachel fu presa alla sprovvista e sobbalzò.
Blaine le sorrise dolcemente così fece anche lei lo stesso.
Annuì semplicemente con gratitudine e lo seguì sulla pista da ballo che si affollava sempre di più.
Esausta per tutta quella tensione si appoggiò alla spalla di Blaine e si fece cullare dalla dolce melodia.
Aveva proprio bisogno di qualche istante di tregua da tutto quello.
Prima di chiudere gli occhi diede un ultima occhiata a Finn.
La stava guardando. O forse aveva semplicemente lo sguardo perso nel vuoto. Era appoggiato leggermente ad un tavolo con le braccia incrociate e lo sguardo assente.
Abbracciò Blaine più forte che le accarezzò dolcemente la schiena in risposta.
<< Sta tranquilla, tutto passa>>
Annuì debolmente con il mento sulla spalla di Blaine e si lasciò trasportare dal dolce dondolio.
 
Everything will be alright
If you just stay the night
Please, sir, don't you walk away, don't you walk away, don't you walk away
Please, sir, don't you walk away, don't you walk away, don't you walk away

 
<< Stai fuggendo da qualcuno? >> le chiese Kurt sorridendo complice appena iniziarono ad ondeggiare.
<< No, no >> rispose Summer vaga.
Appoggiò la testa a quella di Kurt e il suo sguardo cadde sulla figura immobile di Zack, la stava guardando deluso.
Chloe gli si avvicinò e lo tirò fino alla pista da ballo.
Summer seguì i due fino a che non trovarono una postazione.
Chloe appoggiò ridendo la testa sulla spalla di Zack, che non sembrava altrettanto felice.
Ballava con la cheerleader più popolare della scuola eppure non riusciva a togliere gli occhi da quelli color nocciola di Summer.
La guardava con una tale intensità che Summer si sentì quasi in imbarazzo e nonostante tutto non smise di guardarlo. Era come se non ne potesse fare a meno, come respirare.
Immersa nel suo sguardo si ricordò come in un flash la prima volta che aveva incontrato quegli occhi, il primo giorno di scuola, rivide quegli occhi che le erano sembrati così sinceri e quell’adorabile sorriso che tanto l’aveva colpita.
Poi ritornò alla realtà e quegli occhi che ora la scrutavano intensamente sembravano altri occhi, di un’altra persona. Una persona lontana, che non poteva avere e di cui lei probabilmente era innamorata.
L’aveva ammesso? L’aveva finalmente ammesso a se stessa?
Improvvisamente si sentì come un groppo in gola che le tolse il respiro per un istante.
Si allontanò leggermente da Kurt smettendo di ballare.
<< Tutto bene? >> le chiese Kurt leggermente preoccupato.
<< Si…. Ehmm… io, ecco… devo andare>> disse allontanandosi da Kurt e cominciando a correre.
 
Everybody's talking how I can't can't be your love
but I want want wanna be your love
Wanna be your love for real

 
Finn vide passarsi accanto Summer, sembrava sconvolta.
La seguì con lo sguardo mentre usciva dalla porta finestra che dava sul grande giardino illuminato dalla luce del sole.
La pioggia di quei giorni sembrava aver spazzato il freddo dicembrino e aveva portato il sole.
Finn diede una rapida occhiata a Kurt che era rimasto basito nel mezzo della pista da ballo.
Quando incontrò lo sguardo di Finn alzò le spalle perplesso. Non sapeva davvero cosa avesse fatto scappare via Summer.
Finn non indugiò altro tempo e si precipitò fuori per inseguire Summer.
 
Everybody's talking how I can't can't be your love
but I want want wanna be your love
Wanna be your love for real

 
Rachel aprì gli occhi distrattamente ma fu colpita nel vedere Finn camminare velocemente per uscire dalla sala.
Cercò in quella direzione chi stesse seguendo e vide una ragazza con i capelli scuri correre via nel giardino.
Si guardò intorno per vedere chi mancava. Forse seguiva Santana.
Ma non poteva essere perché Santana era esattamente lì, dove l’aveva lasciata poco prima, a ballare con Brittany.
Il suo sguardò si spostò a sinistra e vide Kurt andarsi a sedere al tavolo da solo.
Ma non stava ballando con Summer? Si chiese.
Summer, ecco chi mancava. La ragazzina del primo anno con i capelli neri.
Ma perché Finn seguiva proprio lei?
Le prese il panico. Alzò la testa irrigidendosi e Blaine se ne accorse.
<< Che succede? >>
<< Niente, niente. >>
 
Everybody's talking how I can't can't be your love
but I want want wanna be your love
Wanna be your love for real

 
<< Summer!>> urlò Finn appena le fu abbastanza vicino.
Correva davvero veloce quella ragazzina, pensò.
Summer si fermò poco lontano da lui, entrambi avevano il fiatone.
<> disse con la voce rotta dal pianto.
<< Hey, hey, tranquilla>> le disse dolcemente Finn abbracciandola.
Summer prese a singhiozzare e Finn le accarezzò la testa.
<< Riuscirai a parlare con Rachel, te lo prometto!>>
 
Everybody's talking how I can't can't be your love
but I want want wanna be your love
Wanna be your love for real

 
Zack vide Summer correre via e gli venne subito voglia di seguirla.
Perché faceva così? Perché scappava ogni volta che provava ad avvicinarla.
<< Dove vai? >> gli chiese Chloe irritata.
Senza nemmeno accorgersene si era staccato da lei e aveva cominciato a camminare nella direzione in cui aveva visto scappare Summer.
<< Vai da lei? Perché Zack, perché? >> Chloe accelerò il passo per stargli accanto.
<< Senti la devi smettere di perseguitarmi!>> sbottò Zack fermandosi all’improvviso.
Chloe lo fulminò indignata con lo sguardo.
<< Ok, ci siamo baciati, o meglio, tu mi hai baciato. Ma ti ho detto che tra noi non ci potrà mai essere niente!>> le disse Zack esasperato.
Diede un’altra occhiata alla porta dalla quale Summer era uscita seguita da Finn e notò che ora anche Rachel l’aveva attraversata.
Ritornò a guardare Chloe che sembrava davvero inferocita.
Ma a lui poco importava, in quel momento voleva solo essere fuori di lì.
<< Bene, allora corri pure da quella sfigata, ma sappi che…>>
<< Si certo, ciao>> la interruppe Zack poco prima di allontanarsi deciso a raggiungere la sua meta.
 
 Wanna be your love….
 
Rachel aveva deciso di andate a vedere cosa stava succedendo là fuori e come mai Finn e quella ragazza non erano ancora tornati.
Così si precipitò fuori e quando fu abbastanza vicina ai due ragazzi notò che erano abbracciati e che Summer piangeva sul suo petto mentre lui le accarezzava dolcemente i capelli.
Le sembrò di rivedere una scena già vista, solo che al posto di Summer c’era sempre stata lei.
Anzi ora che ci pensava bene quella ragazza le somigliava in maniera incredibile.
Solo che le sembrava molto più carina.
E finalmente ora tutto le sembrò più chiaro.
<< Finn >> sussurrò tra lo sgomento e il disgusto.
I due si girarono di scatto.
Finn si accorse dell’espressione di Rachel e comprese che aveva frainteso.
Summer si irrigidì e cercò di asciugarsi le lacrime allontanandosi da Finn.
<< Rachel, io… >> disse Finn avvicinandosi per prenderle le mani.
Rachel si scansò.
<< Finalmente è tutto chiaro….. le bugie, il perché non sei venuto a New York….>> disse con un sorriso amaro.
Si sentiva sempre più stupida e arrabbiata e le veniva quasi da vomitare.
Non ci aveva pensato neanche un momento al fatto che lui l’avesse tradita, rimpiazzata.
<< Rachel no, non è come pensi>> si affrettò a dire Finn preso dal panico.
<< Non mi toccare!>> urlò Rachel isterica.
Si ricordò immediatamente della sua collanina alla quale aveva ancora attaccato il loro anello di fidanzamento.
Improvvisamente le sembrò che pesasse come un macigno e che lì, in quella posizione, proprio sul cuore, le bruciasse da morire.
La afferrò e la strappò.
<< Questo puoi tenertelo, a me non serve più>> disse porgendo l’anello a Finn bruscamente e girandosi per andare via.
Summer decise che doveva fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Non voleva che sua sorella l’odiasse.
<< Nick Hulrick conobbe Shelby Corcoran diciannove anni fa>> urlò tra le lacrime.
Rachel appena ebbe ascoltato quel nome si bloccò rimanendo di schiena rispetto ai due ragazzi.
<< Shelby rimase incinta ma i genitori di Nick la obbligarono a dare in adozione la bambina e le diedero dei soldi per lasciare loro figlio e trasferirsi a New York. Nick Hulrick è mio padre… >> le uscì di getto.
Non pensava di doverglielo dire così, ma sembrava che quella rivelazione dovesse farla sempre nei momenti sbagliati.
<< Ed è anche il tuo>>
A quelle parole Rachel sentì come una scarica di elettricità percorrerle la schiena.
Si girò shoccata.
Finn era rimasto in silenzio a guardare l’anello che aveva tra le mani torturandolo.
<< C-cosa?>> balbettò Rachel ma le parole le morirono in bocca.
Guardò Summer e finalmente comprese perché le ricordava così tanto se stessa.
<< Siamo sorelle >> disse infine Summer con le lacrime agli occhi.
Rachel strinse gli occhi e si morse un labbro.
Poteva essere vero?
A lei sembrava un incubo, un brutto, terribile incubo dal quale sperava solo di svegliarsi.
Riaprì gli occhi e la scena le si ripresentò esattamente uguale ad un momento prima.
No, non era un sogno. Era tutto vero.
Improvvisamente capì che non avrebbe sopportato più nulla, che voleva solo andare via.
<< Io… io, devo andare>> disse indietreggiando terrorizzata.
Si girò e per poco non andò a sbattere contro Zack che li aveva appena raggiunti.
Poi cominciò a correre, correre veloce, come mai aveva fatto.
Voleva solo scappare, scappare da se stessa.
Summer non aveva ancora realizzato tutto quello che era successo.
Guardò Finn con lo sguardo perso nel vuoto, sembrava senza forze, continuava a guardare quello stupido anello senza fare nulla.
Si sentì inerme e le salì una forte rabbia per tutto quello che era successo.
E perché Finn rimaneva lì imbambolato?
Poi si accorse di Zack. Lo guardò in silenzio, neanche lui disse nulla.
Un silenzio che le rimbombava nelle orecchie come se avessero bombardato la città proprio in quel momento, sotto i suoi occhi. Ma quello era peggio.
Tirò su con il naso, prese lo strascico del suo vestito e cercando di pulirsi gli occhi si mosse verso la festa, lasciando Finn a piangere su se stesso e Zack a guardare la sua sagoma sparire attraverso la porta della sala.
 
See the stone set in your eyes
See the thorn twist in your side
I wait for you

Sleight of hand and twist of fate
On a bed of nails she makes me wait
And I wait without you

 
Summer guardava Finn sul palchetto cantare.
Una volta asciugate le lacrime erano tutti tornati alla normalità della festa e Finn era salito per cantare una delle ultime canzoni preparate per il matrimonio.
Rachel era andata via e aveva mandato un messaggio a Kurt in cui diceva che sarebbe tornata il giorno stesso a New York.
E quindi finiva così, pensò : con Rachel che odiava Finn, probabilmente lei, e Finn che cantava con gli occhi persi nel vuoto, quasi per inerzia.
Tutto quello che aveva fatto, i segreti con i suo genitori, trasferirsi in una realtà a cui non era abituata, tutto quello per cui lottava da mesi si era infranto così : tra urla e lacrime.
 
With or without you
With or without you
I can't live
With or without you

 
Sentì lo sguardo di Zack su di lei, ma nemmeno si girò a controllare.
“ Quando ami qualcuno lo lasci andare” le venne in mente.
Si ricordò delle parole scritte dal padre su quello stupido diario che in quel momento non avrebbe mai voluto aver ritrovato.
E voleva dire quello? Amare voleva dire davvero lasciare andare? Arrendersi?
Rimanere inerme mentre la vita ti calpesta?
Poteva mai davvero voler dire quello amare? Quegli occhi tristi….
Ma allora, si trovò a pensare, di innamorarsi, ne vale davvero la pena?

I can't live
With or without you 



Angolo della scrittrice *__*
 
Tragedia delle tragedie!!!! Cosa accadrà adesso? Potrà Rachel ritornare alla normalità? E Finn come affronterà tutto questo?? Lo scoprirete martedì prossimo ( i weekend di questo mese sono davvero incasinati e mi impediscono di pubblicare il venerdì come avevo preventivato!) nel capitolo dedicato alle fasi della sofferenza d’amore!!!
Tra l’altro martedì sarà anche il giorno in cui manderanno in onda glee su Fox e non vedo l’oraaaa visto che non ho ancora visto la puntata!!!!
Ringrazio i lettori silenziosi e Rroberta per il commento *__*
Un bacioooo a martedì!!
Ps intanto vi ricordo che domani posterò un altro capitolo nell’altra fan fiction Amici di letto!!!

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Capitolo 12
*** Le fasi della sofferenza d'amore ***


 Salve a tutte, volevo solo avvertirvi che i brani scritti in corsivo fanno parte del diario del padre di Summer, visto che diversamente dal solito sono divisi in tutto il capitolo invece che essere un unico brano all’inizio!
Buona lettura :D
 
Dicembre 1993
 
Un mio amico psicologo una volta mi disse che dopo un lutto un essere umano generalmente attraversa cinque fasi per poterlo elaborare: la negazione, la rabbia, il patteggiamento, la depressione e in fine l’accettazione.
Molti ritengono che sia lo stesso anche per le delusioni d’amore.
In questo caso lo stato emotivo di una persona che viene lasciata può dividersi in quattro fasi, simili a quelle dell’elaborazione del lutto ma con qualche differenza: depressione, negazione, rabbia e accettazione.
 
Depressione
Durante la prima fase la persona, donna o uomo indifferentemente, tende all’autodistruzione. Si chiude in casa, rimane tutto il giorno a letto, oppure sul divano a guardare stupidissimi film d’amore e rimpinzarsi di patatine, cioccolatini e schifezze varie annegando nelle lacrime e nell’auto commiserazione.
Questa fase è comunemente conosciuta con il termine “abbrutirsi”, e capita a tutti almeno una volta nella vita. Prendersela con se stessi sembra sempre la scelta migliore quando non si può fare altro.

 
<< Finn>> Blaine bussò insistentemente alla porta della camera dell’amico tre o quattro volte prima che lui gli aprisse.
Finn era rimasto per tre giorni nel suo letto, aveva detto a tutti che era malato, ma non era vero. Semplicemente non aveva voglia di alzarsi, né di mangiare, o fare altro.
Non gli era mai successo di sentirsi in quel modo ma in quel momento gli sembrava l’unica cosa che gli riuscisse bene : stare nel letto immobile.
Non degnò nemmeno di uno sguardo Bliane e ancora in pigiama si ributtò sul letto fissando la parete.
Blaine appena entrò nella stanza sentì un forte odore di chiuso e gli sembrò evidente che Finn non si lavasse da almeno un paio di giorni. Le tende, così come le finestre, erano sigillate e il suo amico sembrava in coma vegetativo.
<< Ok, direi che possiamo anche far entrare qualche raggio di sole, no? È proprio una bella giornata oggi!>> disse aprendo la finestra e le tende per far entrare un po’ di luce.
Finn mugugnò qualcosa di incomprensibile e nascose la testa sotto l’enorme piumone.
<< Andiamo Finn! Vuoi restare qui tutto il resto della tua vita!>> lo rimproverò Blaine tirandogli via le coperte di dosso.
<< Ma che cavolo!>> imprecò Finn coprendosi gli occhi dalla luce con un braccio.
I suoi occhi non vedevano il sole da quando dopo il matrimonio si era rinchiuso nella sua stanza e fecero una grande fatica ad abituarsi alla luce.
<< Che differenza farebbe?>> chiese mettendosi seduto.
<< Che devi reagire! E che devi andare avanti, o tornare indietro, come ti pare, ma non puoi rimanere in questa camera a piangerti addosso!>> disse Blaine severo.
Finn distolse lo sguardo dal suo amico e rimase in silenzio.
Non sapeva davvero che fare, era come se improvvisamente, con Rachel che l’odiava, non valeva la pena nemmeno alzarsi più dal letto.
<< Tua madre è preoccupata, Kurt è preoccupato, mi ha telefonato disperato dicendo che non mangi e che a quanto pare non fai la doccia da tre giorni!>> disse Blaine addolcendo il tono della voce e sedendosi accanto a Finn sul suo letto.
<< E a quale scopo?>> chiese Finn alzandosi esasperato.
<< Sai cosa penso? Che dovreste smetterla di dirmi cosa fare, dove andare, chi vedere. Sono stufo. Lasciatemi in pace.>> urlò poco prima di chiudersi in bagno sbattendo la porta.
 
Negazione
Questa fase è una delle più contorte. L’essere umano per difendersi dal dolore elabora una specie di vita parallela nella quale non è mai accaduto ciò che gli provoca dolore.
È un’arma potentissima, se ci pensiamo, il cervello umano. In qualunque momento possiamo pensare e credere ciò che vogliamo, persino che determinati fatti non siano mai accaduti.
“ E’ impossibile che sia successo a me!” ce lo ripetiamo come un mantra nascondendo il dolore sotto un enorme castello di sabbia.
Ma si sa, basta che cambi la marea e il castello si sgretola inghiottito dalle onde.

 
<< Come sta?>> chiese preoccupato Kurt appena Janet aprì la porta della stanza.
<< Malissimo!>> disse Janet abbassando la voce per non fare sentire nulla alla coinquilina che intanto era in bagno sotto la doccia.
<< E’ letteralmente impazzita, è iperattiva e si comporta come se non fosse mai successo nulla!>>
Kurt cominciò a camminare per la piccola stanza irrequieto.
<< E’ strano dovrebbe voler vedere qualche film sdolcinato e piangere rimpinzandosi di patatine!>> costatò Kurt pensieroso.
<< E invece sembra l’esorcista che salta e canta felice per New York!>>
<< Chi sembra l’esorcista?>> chiese Rachel uscendo dal bagno canticchiando allegramente.
<< Betty Palmer… l’ho incontrata prima>> disse Janet colta alla sprovvista.
<< Io vado, vi lascio soli!>> disse prendendo la giacca.
Kurt le rispose con un espressione che voleva dire “ non puoi scappare proprio ora!”
Janet salutò i due ragazzi e sgattaiolò fuori dalla stanza.
<< Ciao Kurt, che bello che sei venuto!>> lo salutò Rachel saltandogli al collo.
<< Ciao..>> rispose incerto Kurt, disarmato da tanta inspiegabile euforia.
<< Pensavo di fittare un bel film e poi comprare patatine e gelato e guardarcelo insieme sul letto! >> disse sorridendole il suo migliore amico.
<< Con questo sole tu vuoi chiuderti in casa?>> chiese Rachel con una smorfia di disappunto.
<< Stavo giusto pensando di farmi una bella corsetta mattutina!>> aggiunse prendendo la sua tuta viola dall’armadio.
<< Corsetta?>> chiese Kurt esterrefatto.
<< Si cosa c’è di meglio? Vuoi venire?>>
<< Uhm no, non credo di avere l’abbigliamento adeguato!>>
Rachel alzò le spalle e corse in bagno a vestirsi.
<< E stasera? Che ne dici del film stasera?>> urlò Kurt speranzoso.
<< Stasera esco con Blake!>> rispose Rachel entusiasta.
Il mento di Kurt per poco non gli arrivò sui piedi.
<< C-cosa?>>
<< Si, ieri l’ho chiamato e ci siamo messi d’accordo per cenare insieme stasera>> disse come se fosse la cosa più normale della terra tornando in camera per mettere le scarpe.
Kurt sembrava sempre più perplesso per quel comportamento.
<< Dai, mi hai sempre detto che dovevo dargli una chance!>> disse Rachel stamppandogli un bacio sulla guancia.
<< Si ma non ti sembra il momento meno opportuno?>>
<< E perché mai?>>
<< Rachel forse non dovresti far finta che non stia capitando a te, che al matrimonio non sia accaduto niente!>>
<< E cosa dovrei fare?>> Rachel si era fermata ed era rimasta immobile a guardarlo.
<< Non lo so…. Parlare con tuo padre!>>
<< Quale dei tre?>> chiese lei con una punta di irritazione nella voce.
Kurt si arrese, era completamente impreparato a quel tipo di reazione, lui aveva pensato al film e al gelato e ai fazzoletti. Non a quello.
<< Senti Kurt io ho un disperato bisogno di andare avanti ok? Quindi tu resta pure qui con il tuo gelato se vuoi io me ne vado a correre>>
E detto questo prese la giacca della tuta e si richiuse la porta alle spalle lasciando un Kurt sempre più confuso.
 
Rabbia
La rabbia può essere un sentimento terribile quanto affascinate. La rabbia ci acceca e ci rafforza.
Quando siamo arrabbiati per qualcosa o per qualcuno possiamo compiere atti che non avevamo mai immaginato di poter compiere. Quando siamo feriti e ci sentiamo traditi siamo capaci di tutto, sputare veleno contro chiunque e urlare tutte quelle parole che c’eravamo sempre tenuti dentro.
In ogni caso penso che non ci sia niente di peggio di una donna ferita e arrabbiata che chiede vendetta.

 
Summer sapeva solo che aveva ricevuto un biglietto che diceva : alle 3 e mezza in auditorium. E basta.
Non sapeva chi gliel’avesse mandato e perché e cosa voleva, ma la curiosità era tale che decise di farci un salto.
Così puntuale si recò in auditorium e passò attraverso le tende rosse che portavano nella sala.
Lo vide subito, in piedi sul palco. Zack.
<< Ciao>> le disse.
<< Ciao>> rispose incerta lei.
Lo raggiunse sul palco come attirata da una calamita.
Lui le prese le mani.
<< Volevo cantarti una canzone, ma non riuscivo a trovarne una con un testo adeguato e quindi ho desistito>> cominciò lui leggermente imbarazzato.
Summer si limitò a sorridere e deglutire. Era così stanca di combattere contro di lui, contro se stessa, contro i suoi sentimenti.
Era così stanca di avere paura.
<< Volevo solo dirti che tra me e Chloe non c’è mai stato niente e mai niente ci sarà. Perché non è lei che mi interessa. Sei tu. E lo so che sei spaventata e che ti sembra tutto così complicato ma io credo che…>>
Zack non potè continuare perché fu interrotto dalle labbra di Summer che si erano posate sulle sue.
Dopo qualche istante, superata la sorpresa, Zack ricambiò il bacio stringendole le mani lungo i fianchi.
Summer dopo il matrimonio aveva imparato una cosa: che bisogna agire, non aspettare che lo facciano gli altri, che bisogna rischiare, sempre e comunque.
E quello rappresentava il suo salto nel vuoto. Il suo ignoto. Il suo rischio.
E aveva sprecato tantissimo tempo a pensare quanto tutto quello fosse complicato, e invece era così semplice!
Semplice come quel bacio che due ragazzi si scambiavano un giorno in un auditorium.
Semplice e meraviglioso come il sapore del primo bacio.
 
Chloe sospirò irritata.
Spiarli da dietro la tenda dell’auditorium era stata un’ impresa estremamente facile.
Non si erano accorti che lei era rimasta una spettatrice silenziosa di quell’idillio d’amore che le faceva venire il voltastomaco.
Lui l’aveva mollata per una sfigata.
Non poteva comprenderne il motivo.
Ma sapeva esattamente cosa succedeva a chi tentava di mettersi contro di lei.
Con lo sguardo di fuoco abbandonò l’auditorium e cominciò a camminare nel corridoio semi vuoto, con passo deciso, sapeva esattamente qual era la sua meta.
Si avvicinò con nochalance all’armadietto di Summer, prese una forcina dal suo chignon di folti capelli color fuoco e l’apri con poche abili mosse.
Guardò dentro alla ricerca di un oggetto in particolare che trovo dopo pochi secondi.
Prese tra le mani il piccolo libricino color oro ricolmo di fogli e pagine ingiallite e se lo mise in borsa sorridendo.
Richiuse l’armadietto e uscì in fretta dall’istituto indisturbata.
La vendetta è un piatto che va servito freddo.
 
Accettazione
L’ultima fase è anche quella più dura. Non tutti ci arrivano facilmente e in poco tempo anzi di solito è il contrario.
Ma una volta arrivati a questa fase improvvisamente ci si sente meglio, quasi sollevati.
Si è pronti ad andare avanti.
Ma prima di arrivare a questa sorta di pace dei sensi bisogna superare l’ultimo terribile ostacolo: la rottura definitiva. Per poi raccogliere i cocci.

 
Aveva bevuto tanto vino, aveva mangiato tanto e riso.
Si sentiva adulta non più una ragazzina del liceo.
Il ristorante era bellissimo e aveva una veduta spettacolare su New York.
Rachel aveva indossato un abitino nero stretto che aveva comprato insieme a Kurt qualche settimana prima.
E si sentiva stranamente allegra e ovattata, come se fosse rinchiusa in una bolla di cristallo circondata da colline e prati in fiore.
Chiacchierare con Blake le piaceva ogni istante di più. In fondo lui era simpatico, carino, dolce, avevano gli stessi interessi e lui, a quanto pareva, aveva un debole per lei.
Le sembrò la serata perfetta.
Alla fine della cena Blake l’accompagnò sulla terrazza del ristorante dove si poteva vedere una luna bellissima.
E dopo qualche risata si era avvicinato e l’aveva baciata.
E Rachel si era lasciata trasportare da quel bacio come se fosse giusto.
Era così che funzionava tra adulti, no? Si esce, si parla, si ride e ci si bacia. Quindi lei non era più quella strana, era quella nella norma.
Quel bacio era diverso dal primo che si erano dati la sera della festa a casa sua durante il gioco.
Era più intimo e intenso e sapeva di… non avrebbe saputo dirlo… forse di crescita, o forse proprio di nulla.
Non sapeva di nulla. In quel momento sotto la luna, baciando un ragazzo perfetto Rachel non provava nulla.
Si stacco. Blake ne fu sorpreso ma le sorrise e lei fece lo stesso.
<< Vieni, voglio portarti in un posto>> le disse prendendola dolcemente per mano.
Rachel si risentì di nuovo nel mondo delle favole e rise, divertita dall’idea del ragazzo.
Forse non era vero, aveva sentito qualcosa, o forse era normale, in fondo era il primo appuntamento, non poteva pretendere che scoppiasse subito un amore travolgente.
<< Chiudi gli occhi!>> le disse tenendola per un braccio e con l’atra mano coprendole gli occhi.
<< Non farmi cadere!>> disse tra le risate Rachel sempre più curiosa.
Chisà dove voleva portarla.
<< Ora puoi aprirli!>>
Rachel ridendo li aprì.
Central Park.
Di notte, pieno di fiori e i sentieri colmi di coppiette che camminavano felici.
Le si bloccò il respiro.
Ogni coppietta aveva cambiato volto e tutti somigliavano moltissimo a lei e Finn il giorno delle loro prime Nazionali, quando lui le aveva chiesto di uscire.
Ovunque si girasse vedeva lei e Finn ridere mentre si tenevano per mano, lui nel suo completo nero e lei nel suo vestitino azzurro con lo scollo a barca.
La testa cominciò a pulsarle e si porto le mani per massaggiarsi le tempie. E intanto Central Park non smetteva di girare!
<< Ti senti bene?>> le chiese Blake reggendola tra le braccia preoccupato.
<< Sto… bene… devo solo andare via!>> disse cominciando a correre.
Ma cosa diavolo le era venuto in mente? Tutta quella sceneggiata per evitare di affrontare tutto!
Doveva smetterla di nascondersi, di fare finta che non stesse accadendo a lei, perché stava accadendo a lei.
Prese un taxi al volo e si fece accompagnare fino all’appartamento in cui viveva Kurt.
Bussò alla porta e il suo migliore amico aprì quasi subito nel suo pigiamino di flanella.
<< Hai ancora quel gelato?>> chiese Rachel sorridendo mentre una lacrima le rigava la guancia.
Il mascara le era colato.
Kurt le sorrise.
<< Devo regalarti il mascara waterproof ricordamelo! Entra!>> disse facendole spazio per entrare a casa e poi chiuse la porta.
 
Questo è quello che dicono gli psicologi, ma io penso che in realtà non sia proprio così.
Ognuno ha il suo modo di reagire, i suoi tempi e i suoi motivi.
Non esiste un dolore peggiore e uno migliore esiste la sofferenza d’amore che è sempre esistita e sempre esisterà. Tutti a questo mondo soffrono, ma d'amore non è mai morto nessuno, o quasi.
Quindi piccola mia, se ne senti il bisogno piangi, urla, strepita, prendi a schiaffi qualcuno e rimpinzati di cioccolata perché capita a tutti di lasciare ed essere lasciati.
Ma sappi che verrà un giorno in cui tutto sarà solo un ricordo e sarà bellissimo.
Magari arriverà qualcun altro che ti aiuterà, o magari scoprirai che sei tu ,da sola, a dover ricostruire la tua vita, ma fa in modo che accada.
Fa arrivare il giorno in cui come la fenice potrai risorgere dalla cenere.
Non ascoltare gli psicologi, sono tutte cazzate, ascolta te stessa, e prima o poi troverai tutto quello che stai cercando.
   
 
Angolo della scrittrice *___*
Ecco il nuovo capitolo!!!Cosa pensate della reazione d Rachel e di Finn??? Vi lascio con questo capito qualche ora prima della trasmissione di glee su Fox italia, sono emozionatissima!!! Ho cominciato a scrivere questa storia proprio perchè avevo la nostalgia di glee e finalmente ricominciaaaaaaa! Un ringraziamento a tutte coloro che leggono e a Rroberta per il grande sostegno *__*
Un bacio a tutte!
 
Ps il prossimo capitolo lo pubblicherò la settimana prossima, non di martedì, ma di venerdì, se riesco a resistere hauahauahau :D
 
Buon Glee a tutti!!!

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Capitolo 13
*** La bomba che esplode ***


 Settembre 1995
 
Credo di essermi innamorato. Per davvero. Puoi capire da un momento all’altro che ti sei innamorato?
Io credevo di no. Pensavo che l’amore fosse solo un invenzione della Walt Disnay per fare soldi, invece no, è tutto vero.
Ho incontrato Lidsay tre mesi fa a Los Angeles, dove ero in vacanza.
Il mese prossimo ci sposiamo.
E’ assurdo no? Io ho sempre odiato tutta quella storia delle bomboniere, confetti e fiocchi bianchi e tutto il resto.
E invece ora non vedo l’ora.
Sono elettrizzato e…

 
Chloe chiuse il diario. Stucchevole, pensò.
Guardò l’orologio. Era l’ora di andare a scuola, quel giorno c’era la gara dei duetti al glee club, e lei doveva vincere.
Lasciò quello che definiva uno “stupido diario” sulla sua scrivania prese la borsa e chiuse la porta della stanza alle sue spalle.
 
 
<< Ti accompagno a casa?>> le chiese Zack con un enorme sorriso.
Si allontanarono leggermente l’uno dall’altro rimanendo sempre mano nella mano.
<< Prendo dei libri nell’armadietto e andiamo>> rispose Summer ricambiando il sorriso.
<< Andiamo!>> aggiunse tirandolo per un braccio fuori dall’auditorium.
Tra le risate raggiunsero il corridoio della scuola continuando a tenersi per mano, come se non ci fosse niente di più naturale al mondo.
Summer aprì meccanicamente l’armadietto e prese il libro di algebra che le serviva per studiare e cercò il diario del padre.
Strano che non ci fosse, pensò. Cominciò a rovistare tra i vari libri ma del diario non c’era nemmeno l’ombra.
<< E’ tutto ok? Hai perso qualcosa?>> le chiese Zack notando la sua aria preoccupata.
<< Oh, niente. Solo il diario di mio padre! Devo averlo lasciato a casa!>> rispose lei sorridendogli e tranquillizzandosi.
Richiuse l’armadietto e riprese la mano di Zack.
<< Allora andiamo?>> le chiese dandole un leggero bacio sulla fronte.
<< Andiamo>>
 
Quando Blake aprì la porta e si ritrovò davanti Rachel non seppe all’istante se era più sorpreso o più felice per quella visita inaspettata.
Non si erano sentiti per una settimana, lui aveva voluto darle del tempo, in fondo era appena uscita da una storia importante e sapeva di aver sbagliato a far accadere tutto così in fretta.
<< Ciao>> disse lei esibendo un sorriso titubante.
<< Ciao>> rispose facendole spazio per entrare in camera.
<< Scusa il disordine, Kenny è davvero un pazzo!>> disse raccogliendo due magliette da terra e buttandole sul letto del compagno di stanza.
<< Tranquillo!>> rispose lei con una risata nervosa.
Lui le fece segno di accomodarsi e si sedettero entrambi sul letto.
<< Rachel, io…>>
<< Blake, io…>>
Dissero entrambi. Poi scoppiarono a ridere.
<< Prima tu!>> le disse gentilmente Blake.
<< Ok, io volevo scusarmi per la mia reazione. Ti sarò sembrata una ragazzina isterica quando sono scappata in quel modo!>>
<< No, è colpa mia non avrei dovuto farti pressione, non avrei dovuto baciarti>>
<< No, Blake, davvero tu sei stato meraviglioso! Sono io che sono un disastro.>> disse abbassando lo sguardo verso le sue mani che stava torturando per la tensione.
<> disse alzandole delicatamente il viso con la mano per incontrare il suo sguardo.
<< Sta tranquilla, ok? So che esci da una relazione importante e complicata. Quindi ti capisco se non te la senti…>>
<< Blake>> lo interruppe lei.
<< Questa settimana ho riflettuto davvero tanto. E mi sono accorta di aver sprecato tantissimo tempo a rincorrere qualcosa che c’era solo nella mia testa. E invece tu, tu sei reale, e sei qui e sei meraviglioso. Io vorrei tanto che tu mi dessi un’altra possibilità. A me. A noi, se ti va insomma….>>
<< Certo che mi va >> disse sorridendole dolcemente.
Rachel ricambiò il sorriso.
<< Ricominciamo d’accapo ti va?>> propose lei.
<< Ciao, sono Blake, tu?>> le disse porgendole la mano.
Rachel rise e assecondò il gioco.
<< Rachel, Rachel Berry, piacere!>>
 
<< Allora ragazzi sono davvero emozionato per la gara di oggi! Vi siete esercitati tanto tempo e oggi vi giocate la vostra possibilità di cantare il vostro duetto alle Provinciali di quest’anno!>> esordì entusiasta il professor Shuester guardando con emozione tutti i ragazzi seduti di fronte a lui in auditorium.
<< Manca Summer ,Mr Shue!>> disse Zack leggermente preoccupato.
Era strano che stesse facendo così tardi, e che il suo cellulare squillasse e vuoto. Che si fosse addormentata?
<< E manca anche Finn!>> aggiunse Artie.
<< Si, bhè, credo che lui non verrà!>> disse imbarazzato il professore.
Non aveva più spiegazioni plausibili per l’assenza di Finn e sperava che i ragazzi non se ne fossero accorti.
<< E’ ancora malato professore?>> chiese Tina.
<< Ecco lui…>>
<< Ciao a tutti>> disse Finn entrando nell’auditorium di corsa buttandosi sulla prima poltrona libera.
Aveva la barba incolta, i capelli arruffati e gli occhi assonnati. Aveva abbinato un pantalone della tuta ad una maglia larga marroncina.
Blaine lo squadrò perplesso.
<< Non una parola!>> lo ammonì Finn senza dargli il tempo di parlare.
<< E’ già tanto che sono venuto!>>
<< Bene, almeno è un inizio!>> disse soddisfatto Blaine continuando a guardare avanti.
Il professore sorrise a Finn.
<< Credo che possiamo anche cominciare!>> disse Chloe al professore sicura di se.
<< Deve arrivare Summer! >> la fulminò Zack.
<< Ok, cominciamo! Non tocca ancora a Summer e Joe !>> annunciò Will scendendo dal palco dando una leggera pacca sulla spalla a Joe che cominciava anche lui ad essere preoccupato per il ritardo della sua compagna.
<< Cominciamo con Blaine e Artie!>>
 
Era da più di un’ora che rovistava nella sua camera e del diario del padre nemmeno l’ombra.
Sembrava si fosse volatilizzato, puff, sparito.
Come era possibile? L’aveva sempre portato con se, non poteva averlo perso.
Cominciò a rovistare nei cassetti dell’armadio, presa dal panico, nonostante sapesse perfettamente che non potesse essere lì.
<< Tutto ok piccolina?>>
Summer sobbalzò appena vide suo padre che la guardava perplesso accanto alla porta della camera.
Lui si guardò intorno, c’erano fogli sparsi dappertutto e cassetti rovesciati.
Sua figlia lo guardava immobile con le mani dietro la schiena e lo sguardo innocente.
<< Tutto bene, papà!>> si sforzò a sorridere.
Il padre annuì e si allontanò.
Summer tirò un sospiro di sollievo e continuò la sua ricerca.
Doveva, doveva assolutamente ritrovare quel diario.
Ormai erano le tre e mezza di pomeriggio e Summer aveva completamente dimenticato di guardare l’orologio che, imponente sopra l’armadio, faceva muovere le sue lancette.
 
<< Bene, sarebbe il turno di Joe e Summer>> annunciò Shuester controllando la sua lista.
Zack provava a chiamarla ma lei non rispondeva.
Anche Joe era piuttosto irrequieto, andava avanti e indietro per la sala per controllare se qualcuno stesse per entrare.
Ma niente.
Summer si era volatilizzata.
<< Allora diamole ancora un po’ di tempo. Sentiamo prima Sam e Brittany!>>
Sam e Brittany sorridendo salirono sul palco.
Zack guardò Chloe, sembrava stranamente soddisfatta, che c’entrasse lei in questa faccenda?
La loro canzone era andata sorprendentemente bene, nonostante lui non avesse molta voglia di cantare, ed erano rimasti tutti davvero entusiasti. Tutti tranne Finn, che se ne stava in disparte e applaudiva ogni tanto.
Si girò di nuovo a guardare le tende dell’ingresso dell’auditorium. Immobili.
 
Summer lanciò un urlo esasperato.
Non aveva nemmeno pensato che magari qualcuno potesse sentirla e pensare che era le successo qualcosa.
Aveva urlato e basta, circondata da vestiti e fogli sparsi per tutta la stanza.
Aveva perso il diario. Era la pura e semplice realtà.
Come diavolo aveva fatto ad essere così stupida?
Il diario del padre, quel piccolo libricino che le aveva dato conforto e rifugio in tutti quei mesi, era sparito.
Come l’avrebbe detto al padre? E cosa avrebbe dato a Rachel? Era il suo unico contatto con quella sorella che non aveva nemmeno voglia di parlarle. E che probabilmente l’odiava.
Nick spaventato dall’ urlo della figlia corse in camera sua con ancora in mano la chiave inglese con cui stava tentando di riparare un rubinetto.
<< Sum, che succede?>>
Summer aveva la testa nascosta tra le mani.
Quando il padre la vide in quello stato con la camera in subbuglio rimase spiazzato.
Ci furono pochi istanti di silenzio, poi Summer alzò la testa per guardare il padre.
<< Papà io devo dirti una cosa…>> cominciò alzandosi.
Era venuto il momento.
<< A Chicago ho trovato per caso in cantina il diario di quando eri giovane…. E ho scoperto di Rachel!>> le parole le uscirono automaticamente come se facessero parte di un discorso provato e riprovato mille volte.
Nick sgranò gli occhi.
<< Ho insistito tanto per venire qui, perché alle gare Nazionali ho scoperto chi è Rachel. Ho scoperto che viveva a Lima e che frequentava il McKinley. Ora vive a New York e…. l’ho incontrata. Sa tutto.>>
A Nick quelle parole arrivarono come una coltellata in pieno petto.
Lasciò andare la chiave inglese che cadde rumorosamente sul pavimento.
Nessuno dei due si mosse.
<< Mi dispiace papà…>> sussurrò Summer cominciando a sentire gli occhi pungere.
<< Lei mi odia credo, gliel’ho detto nel momento sbagliato. Durante il matrimonio del professor Shuester e lei alla fine è scappata via ed è tornata a New York senza che io le potessi parlare. E poi non trovo più il diario. Temo di averlo perso. E sono un disastro!>> disse scoppiando a piangere all’improvviso.
Nick non sapeva cosa dire. Si avvicinò semplicemente a sua figlia e la accolse in un abbraccio.
Sapeva che sarebbe potuto succedere. Non ci aveva mai pensato davvero, ma sarebbe potuto capitare.
E alla fine era successo, la bomba era scoppiata. Poteva solo contare i danni e tentare di ripararli.
Non si fugge dal passato.
<< Andrà tutto bene, piccola mia, andrà tutto bene>>
 
<< Possiamo aspettare ancora un po’?>> chiese Joe.
<< Abbiamo aspettato fino a fine lezione>> disse il professor Shuester dispiaciuto.
<< Non possiamo attendere oltre. Purtroppo devo squalificarvi dalla gara. Ci vediamo giovedì prossimo e vi diremo chi canterà alle Provinciali. Mi dispiace Joe, ci saranno altre occasioni.>> disse il professore prima di congedare i ragazzi.
Zack si precipitò fuori per cercare di scoprire cosa era accaduto a Summer.
Chloe fu l’ultima ad uscire, soddisfatta del risultato imprevisto del suo piano.
Sperava che la perdita del suo amato diario avrebbe distratto Summer durante l’esibizione, non che le impedisse di partecipare.
Aveva fatto tutto da sola Summer.
Il duetto delle Provinciali ormai era suo.   
 
 
Angolo della scrittrice *___*
 
Ciao a tutteeeeeeeeeeeeeeeee!! Scusate per il ritardooooooooooooooooooooooo. E’ stata una settimana stra complicataaaaaaaaa! Comunque ecco il nuovo capitolooo.
Grazie a tutte colore che leggono e che commentano!! Un bacio a tutteeeee.
Ps vi informo che stiamo arrivando in dirittura d’arrivo, dovrebbero mancare o due o tre capitoli!!

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Capitolo 14
*** La scelta di Finn ***


 Agosto 1996
 
E’ nata Summer. Ieri sera alle 21 e 14 minuti.
Linday ha urlato e qualche secondo dopo si è udito un pianto.
Io ero lì, nella sala d’attesa a camminare avanti e indietro eccitato e spaventato allo stesso momento.
Sta per cambiare tutto, ho pensato.
Panico. Poi il pianto. Mi sono fermato, ho chiuso gli occhi e l’ho ascoltato.
Semplicemente è venuta al mondo Summer.
Quando l’ ho vista così minuscola avvolta nel suo lenzuolino rosa per poco non mi sono messo a piangere.
Non posso crederci che una cosa così meravigliosa fosse lì, al mondo, grazie a me.
Pensavo non potesse succedere. Avere una seconda possibilità. Una nuova opportunità per essere padre.
Ed io sarò il padre che tu avresti sempre meritato, e che merita Summer.
Lo devo a lei e lo devo a te.
Oggi c’ho pensato sai? Chi ha visto i tuoi occhioni spalancarsi per la prima volta?
Io non c’ ero, io non potevo esserci.
Allora chi c’era? Eri sola?
Ho un vuoto nel cuore che non potrò mai colmare se solo ci penso.
Se solo penso a te piccola indifesa e sola.
Ma per Summer non sarà così.
Sai, quando la guardo mi immagino anche un po’ te.
Con quegli occhioni scuri e le manine piccole.
Immagino che anche tu abbia un po’ di me, come Summer.
Mi dispiace Rachel, mi dispiace.
Mi dispiace di averti privato di un padre, di una madre, di una sorella.
Spero che un giorno tu la incontrerai, tua sorella, e in quegli occhi neri e vivaci ti riconoscerai, come io riconosco me.

 
Zach chiuse il diario. Poteva finalmente capire perché Summer ci fosse così legata.
Perché volesse cercare Rachel e consegnarglielo. Lei voleva rispecchiarsi in quegli occhi e riconoscere una sorella perduta e non sentirsi più sola, finalmente.
Sentì un rumore di passi che si avvicinavano e nascose il diario nello zaino.
Gli c’era voluto poco per scoprire dove Chloe nascondeva il diario e ancora meno a farsi portare in camera sua per cercarlo.
Ora doveva solo andare via e riportare il diario a Summer.
<< Ecco l’acqua che mi avevi chiesto>> disse Chloe porgendogli il bicchiere con un sorrisetto provocatore.
Poi suonò il campanello.
 
<< Il frappè alla fragola, vero? >> le chiese Blake affacciandosi dal bancone dove stava ordinando.
Rachel seduta al tavolino gli sorrise ed annuì.
Quel giorno a New York si respirava un’aria particolare, quasi nuova.
Finalmente era andata avanti e si stava godendo la sua nuova vita.
Quel giorno era andata a fare un giro per i negozi con Blake, dato che Kurt non poteva, e si era divertita.
Lui si era seduto su una poltrona marrone cuoio dall’aria molto comoda e aveva dispensato smorfie di disappunto e consigli su ogni abito.
Blake le piaceva, le dava stabilità. Ci stavano andando piano e stavano facendo in modo che le cose seguissero il loro corso.
Blake arrivò con i due frappè e si sedette di fronte a lei.
<< A lei signorina!>> disse porgendole il bicchiere.
Rachel lo ringraziò e afferrò tra le labbra la cannuccia gustando il suo squisito frappè.
<< Sai… la settimana prossima devo tornare a casa, a Los Angeles>> cominciò Blake leggermente imbarazzato.
<< Ah, ok!>> disse Rachel leggermente confusa per il modo strano in cui lui le stava dando quell’informazione.
<< E ecco…. Visto che io e te ci frequentiamo stabilmente ormai da un po’…>>
Rachel sapeva dove voleva arrivare ma sperò che non dicesse ciò che stava pensando stesse per dire.
Continuava a bere il suo frappè cercando di non farsi prendere dal panico.
<< Quindi mi chiedevo se ti va di venire con me? A Los Angeles>> terminò Blake in un moto di coraggio guardandola finalmente negli occhi.
Rachel tossì, per poco non si era affogata con il frappè.
Allontanò leggermente il bicchiere e si schiarì la voce.
<< Ok>> disse titubante.
Quella parola le uscì stranamente di getto.
Non ebbe molto tempo per pensarci. Aveva detto ok, ok e basta.
Aveva pronunciato la prima parola che le era venuta in mente.
Il viso di Blake si aprì in un enorme sorriso.
<< Ok!>> ripetè lui ridendo entusiasta.
<< E poi non sono mai stata a Los Angeles!>>
 
Non sapeva esattamente perché stava andando lì. Eppure un motivo c’era.
L’aveva preso lei il suo diario. Non sapeva come lo sapeva ma lo sapeva.
L’aveva cercato ovunque e non c’era.
Poteva solo averlo rubato qualcuno, e l’unica persona che conosceva in grado di fare una cosa del genere era lei: Chloe.
Appena le arrivò quella illuminazione non ci pensò due secondi prese lo zainetto rosa con il quale usciva sempre, la giacca e si diresse verso casa di Chloe.
Non sapeva nemmeno esattamente cosa le avrebbe detto. Aveva pensato che le parole le sarebbero venute non appena lei avrebbe aperto la porta.
Che le avrebbe vomitato addosso tutto il flusso di parole che aveva sempre voluto dirle ma che non era mai stata capace di pronunciare.
E si sarebbe ripresa il suo diario.
Appena arrivò davanti la sua porta bussò con forza il campanello.
Era un fiume in piena e stava per straripare.
Appena si aprì la porta intravide la chioma rosso sangue e capì che era stata Chloe ad aprirle.
Ispirò per prepararsi ad attaccare.
<< Tu? Che ci fai qui?>> le chiese brusca Chloe appena la vide.
<< Summer?>> pronunciò una voce incerta.
Summer mise a fuoco la figura alle spalle di Chloe lontano da loro.
Zack la guardò confuso.
Zack era lì da Chloe. Perché?
Non seppe dirlo. Improvvisamente sentì che tutto intorno a lei cominciava a girare e indietreggiò leggermente.
Non sapeva che dire. Tutta quella spavalderia durante tutto il tragitto e cosa aveva concluso? Niente.
Non una parola.
Non era capace. Non era brava ad arrabbiarsi con le persone ad urlargli contro.
Il più delle volte non aveva parole.
Aveva solo silenzi.
Ma una cosa la sapeva fare. Correre. Così, cominciò a correre.
 
<< Buongiorno ragazzi. Oggi annunceremo chi ha vinto la gara dei duetti!>> disse entusiasta il professor Shuester.
<< Noto che mancano sia Summer che Zack. Summer so che è malata ma Zack? Qualcuno ha notizie?>>
Tutti cominciarono a guardarsi l’un l’altro per cercare risposte.
<< Ok, annuncerò comunque il verdetto. Qualcuno avrà la premura di comunicarglielo!>> terminò Shuester sorridendo ai ragazzi.
<< I vincitori della gara, che si aggiudicano il duetto da cantare alle gare Provinciali di quest’anno sono…>> disse creando un po’ di suspance.
<< Chloe e Zack!! Complimenti!>> annunciò festoso.
Chloe sorrise ma gli altri non sembrarono molto entusiasti del risultato.
<< No!>> disse Zack entrando frettolosamente dalla porta brandendo un libricino in mano.
<< Professor Shuester questo è il motivo per cui Summer non si è presentata alla gara la scorsa settimana!>> disse indicando il diario in un gesto plateale.
Tutti sembravano confusi.
<< Chloe aveva rubato il diario del padre di Summer, che lei voleva regalare a Rachel, per distrarla. L’ho trovato a casa sua! Non credo sia nello spirito del glee club!>> disse infine guardando con rabbia Chloe che cominciò a muoversi sulla sedia presa all’improvviso dal panico.
<< Chloe è vero?>> chiese Shuester sorpreso e sgomento.
<< No… certo che no! Se lo sta inventando!>>
<< Smettila Chloe sai benissimo che è così!>>
Chloe si sentì gli occhi di tutti addosso e cominciò ad agitarsi.
<< Chloe se è vero sono costretto a squalificarti dalla gara!>>
<< Lei non mi squalifica proprio da nulla! Sono io che lascio questo stupido club! Siete solo uno stupido covo di sfigati che pensano di poter risolvere tutto cantando una canzone! Forse dovreste uscire da questo mondo delle favole!>>
<< Forse tu dovresti uscire da questa sala!>> disse Blaine alzandosi e raggiungendo al centro Zack per appoggiarlo.
Chloe fece una smorfia di disappunto e andò via dall’aula.
Blaine accarezzò la spalla di Zack e tornò a sedersi.
<< Bene, credo che dovremmo rivedere i risultati della gara! Ammetto che non mi aspettavo tutto questo!>> disse il professore.
Zack si sedette accanto a Finn che era rimasto in disparte seduto alla sua sedia. Sembrava che non gli importasse molto.
<< Potresti portarlo a Summer?>> gli chiese porgendogli il diario.
<< Non puoi farlo tu?>>
<< No, perché glielo hai promesso! Le avevi promesso che l’avresti aiutata a parlare con Rachel!>>
<< Non posso farla parlare con Rachel!>>
<< Senti lei mi ha visto a casa di Chloe, quando sono andato a recuperare il diario e non mi ha dato modo di spiegarle e non vuole più parlarmi, ma parlerà con te!>> disse deciso tendendo sempre il diario verso di lui.
<< Non vedo come io potrei aiutarla…. Io e Rachel…>> disse Finn abbassando lo sguardo.
<< Non si tratta di te e Rachel, ok? Si tratta della famiglia di Rachel! Deve conoscere Summer! Deve darle un’opportunità!>>
Finn fece no con la testa, non aveva voglia di ascoltarlo.
<> asserì guardando Finn dritto negli occhi.
Gli porse nuovamente il diario e Finn lo prese titubante.
Lo strinse tra le mani.
Poi guardò Shuester e senza pensarci troppo si alzò.
<< Io… io devo andare!>>
 
Summer aprì la porta ancora in pigiama.
Non aveva voglia di andare a scuola o di uscire in generale, così si era data malata.
<< Finn?>> chiese sorpresa vedendo il ragazzo con il fiatone davanti la sua porta.
Stringeva tra le mani un libricino ingiallito a lei tanto familiare.
Per poco non le mancò il respiro.
Il diario di suo padre.
<< Prepara una borsa>> disse Finn cercando di regolarizzare il respiro.
<< Andiamo a New York!>>
 
 
Angolo della scrittrice *__*
 
Rieccociii!! E finalmente Chloe e fuori dalle scatole yuppieeeee!!! Che ne pensate del viaggio di Rachel a Los Angeles con Blke, ci andrà?? E parlando di viaggio cosa accadrà a quei due in missione speciale a New York? Lo scoprirete nel ultimo, avvincente ( Si spera!!!) capitolo!!
Per ora vi mando un baciooo alla prossimaaa!
Grazie a tutte coloro che seguono questa storia e a Rroberta per le sempre più belle recensioni!!! Tra l’altro è anche una bravissima scrittrice e vi consiglio di leggere la sua storia, per chi non l’avesse ancora fatto :D
A presto!
 
Ps: visto che non ho ancora scritto l’ultimo capitolo potrei dividerlo in due parti se dovesse essere troppo lungo. Poi ci sarà anche un piccolo epilogo!

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Capitolo 15
*** Mia sorella è figlia unica ***


 Gennaio 1995
 
Il viaggio. Come amo viaggiare! Se fosse per me viaggerei tutti i giorni e visiterei ogni volta un posto diverso del mondo.
Adoro conoscere, scoprire, luoghi nuovi, profumi, colori. Adoro imparare.
A volte amo anche girare una città nuova così tanto da perdermici dentro.
Ci sono posti dai quali non vorrei più andare via e posti in cui mai ritornerei.
Un giorno mi svegliai e decisi di partire per un viaggio, così all’improvviso.
Presi la borsa e cominciai a riempirla di vestiti, il dopobarba, le pantofole, spazzolino e tutto quello che mi sembrava necessario.
Poi mi fermai. E mi accorsi che avevo si deciso di fare un viaggio, ma non avevo scelto la meta.
Ci pensai per tutta la giornata e alla fine rimasi a casa.
Sai, credo che ognuno di noi si debba almeno alzare una volta nella vita e partire via, per terre lontane.
E non importa la meta, quello che importa è il viaggio.

 
<< Finn, non so cosa dirle! Andiamo via!>> disse Summer presa improvvisamente dal panico.
<< Siamo arrivati fino a New York, ora entri là dentro e le parli!>> le ordinò Finn categorico indicando il grande ingresso della NYADA.
Summer guardò l’enorme porta dalla quale entravano decine di ragazzi sorridenti e deglutì.
Non si era mai sentita così agitata in vita sua.
Dopo qualche ora passata a discutere con il padre, con l’ausilio di Finn, aveva ricevuto il permesso per recarsi a New York il giorno seguente.
Finn l’avrebbe accompagnata alla scuola di arte drammatica dove studiava la sorella e lei sarebbe andata da lei per parlarle. E per darle il diario.
<< Perché non puoi venire anche tu?>> chiese guardandolo implorante.
<< Perché sai quanto è arrabbiata con me, non mi vorrà parlare. E comunque riguarda te, Summer, io centro poco>> rispose lui guardandosi i piedi.
Summer annuì e facendosi coraggio salì i primi scalini che portavano alla porta d’ingresso principale.
Poi si girò un istante verso Finn.
<< Grazie!>> gli disse piena di gratitudine.
Finn le sorrise e le fece segno di andare.
L’avrebbe aspettata lì, in fondo alle scale immerso nell’andirivieni di giovani artisti.
 
Erano le quattro quando bussarono alla porta.
Rachel aveva appena finito di sistemare gli spartiti del musical che avrebbero fatto di lì a breve per una dimostrazione di fine corso.
Non si aspettava delle visite. Kurt era a lavoro e Blake era andato in palestra.
Aprì la porta sovrappensiero e quando si ritrovò davanti un sorriso incerto e due occhioni neri trasalì per la sorpresa.
Summer era in piedi davanti la sua porta. Stringeva un piccolo quadernino tra le braccia e batteva il tallone contro il pavimento nervosamente.
<< Ciao>> disse Summer cercando di sorridere.
<< Ciao>> le rispose Rachel rimanendo immobile.
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Rachel le fece spazio per entrare in camera.
<< Co- cosa ci fai qui?>> chiese improvvisamente nervosa cercando di non sembrare scortese.
<< Io volevo parlarti. Hai un minuto?>>
<< Credo di si…>>
Rachel le fece segno di sedersi sul letto e lei fece lo stesso.
<< Un giorno ero a casa e mi annoiavo terribilmente, così mi venne in mente di cercare i miei pattini per andare a giocare in giardino>> cominciò Summer mentre Rachel l’ascoltava silenziosamente.
<< Andai in cantina e inciampai in uno scatolone pieno di polvere. Mi abbassai a raccogliere ciò che era caduto da dentro quando trovai questo>> continuò indicando il diario che stringeva forte tra le mani, quasi avesse paura di perderlo di nuovo.
<< Incuriosita l’ho aperto e ho cominciato a leggerlo. Era stato scritto da mio padre dal 1994 al 1996, parladella sua vita, di tua madre ed ogni pagina è indirizzata a te>> disse prendendo coraggio per guardarla negli occhi.
<< da quando ho cominciato a leggere queste pagine ho deciso che volevo incontrarti. Lo so, potrà sembrarti stupido e so anche che stai pensando “ Ma questa che vuole da me?” è che io sono cresciuta da sola. I miei mi hanno sempre fatta studiare in casa e non hanno avuto altri bambini. Poi ho trovato questo diario e improvvisamente non ero più sola! Sapevo che c’eri tu, da qualche parte nel mondo, che magari avevi i miei stessi sogni, le mie stesse paure e miei stessi occhi.>>
Rachel sentì quasi un tuffo al cuore. Era esattamente come si era sentita lei in tutti quegli anni, sola.
<< Poi ti ho sentita cantare e per me sei diventata come un mito, un modello da imitare. Ero così orgogliosa del fatto che nelle mie vene scorresse il tuo stesso sangue, così ho chiesto a mio padre di trasferirci a Lima, nella speranza di incontrarti. So che magari non hai voglia di conoscermi, ma io volevo darti questo. Credo che tu debba conoscere tuo padre!>> disse porgendole il diario.
<< Io ho già un padre. In realtà due.>> rispose Rachel, poi le sorrise.
<< Lo so, Però credo dovresti leggere questo diario comunque…>>
Rachel prese lentamente il diario e lo rigirò tra le mani. Quasi le faceva paura, come se potesse esploderle tra le mani.
Summer sorrise e si alzò.
<< Ero venuta per questo>> si avvicinò alla porta e fece per aprirla.
<< Sai..>> la interruppe Rachel prima che potesse uscire.
<< Non credo di essere pronta ad avere una sorella… ma avrei tanto bisogno di una nuova amica!>>
Summer sorrise e tornò indietro ad abbracciare Rachel.
Forse ora, non era più tanto sola.
 
<< Allora, come va lì?>> chiese Blaine dall’altro capo del telefono appena Finn rispose alla chiamata.
<< Credo bene, Summer è dentro da un po’, quindi credo stiano parlando>> disse Finn alzando la voce per sovrastare le chiacchiere di alcuni studenti accanto a lui.
<< Come credi? Perché non sei andato con lei?>>
<< Perché non mi riguarda!>>
<< Smettila Finn, hai solo paura di affrontarla!>>
<< Senti, la finite tutti di rimproverarmi in continuazione! Non vuole vedermi che posso fare? Costringerla?>> chiese Finn irritandosi.
<< No, ma puoi provarci. Puoi provare a fare qualcosa invece di lagnarti in continuazione!>>
Finn rimase in silenzio.
<< Kurt mi ha detto che tra due giorni parte per Los Angeles con Blake. E’ questo che vuoi? Chieditelo davvero, Finn, perché se è questo che vuoi, bene. Ma se non lo è dovresti fare qualcosa, farle cambiare idea. Dipende solo da te.>>
Finn aprì la bocca per parlare quando vide Summer comparire dalla porta dell’ingresso.
<< E’ tornata Summer, ti chiamo dopo>> disse riattaccando.
Summer lo raggiunse raggiante.
<< Le ho parlato! Poi è tornata la sua compagna di stanza a prendere un libro e sono andata via. Tu che hai fatto?>>
Finn pensò all’immagine di Rachel che era in stanza, che era a pochi metri da lui, che era reale.
E poi pensò che se non avesse fatto qualcosa lei sarebbe partita con Blake, e non poteva permetterlo.
<< Mi aspetteresti un secondo?>> le chiese, ma prima di attendere la risposta cominciò a correre verso l’ingresso della NYADA.
Si recò velocemente al piano della stanza di Rachel e bussò sonoramente alla porta.
<< Rachel, sono Finn!>> annunciò ad alta voce per farsi sentire.
La porta si aprì ma la ragazza che uscì non era Rachel, probabilmente doveva essere la sua compagna di stanza.
<< Rachel non c’è>> disse alzando il volume della, per farsi sentire da Rachel, e poi chiuse la porta alle sue spalle.
Sorrise a Finn.
<< Finalmente conosco il famoso Finn!>> esclamò abbassando la voce sorridendogli divertita.
<< Senti io devo andare a lezione. Sarò chiara: Rachel c’è, ma non vuole parlarti!>>
<< Lo sapevo!>> disse sospirando amaramente.
<< Ma, se non vuole parlare non è detto che non abbia voglia di ascoltare. Queste porte sono dannatamente sottili!>> disse facendogli l’occhiolino e poi andando via.
Finn sospirò e mise una mano delicatamente sulla porta.
<< So che sei dentro Rachel, sono venuto con Summer, che ha parlato con te poco fa, quindi ci sei, ma non per me! E hai ragione, me lo merito. Sono stato un’idiota, un emerito stupido!>> alzò il volume sperando che lei lo sentisse.
Rachel smise di riordinare e si avvicinò lentamente alla porta, ma senza aprirla.
Finn si guardò intorno, poi appoggiò la schiena alla porta e scivolò lentamente a sedere.
<< Sai, quando sono andato via dall’esercito, la prima cosa che mi è venuta in mente di fare è stato venire da te. Presentarmi qui da te e ricominciare. Ma cosa ti avrei detto? “ Ciao, sono quel fallito del tuo ex fidanzato, come va?” Così ho pensato che se fossi ritornato a casa per un po’ mi sarei inventato qualcosa, non so, avrei trovato qualcosa che ti avrebbe resa fiera di me!>> Finn parlava con un sorriso amaro stampato sulle labbra, torturandosi la piega dei jeans scoloriti.
Rachel si avvicinò alla porta e si sedette appoggiando la mano al muro di legno.
<< Poi ho capito che niente mi avrebbe reso alla tua altezza. Ho avuto paura, ecco la verità. Paura che la tua vita fosse andata avanti senza di me. Mentre la mia, senza di te, andava a rotoli. E’ sempre stato impari tra di noi. Tu quella di successo, nata per essere la stella di Broadway e io il re del liceo senza futuro. Eppure ci completavamo. Poi io ho avuto paura e tutto è andato male, e mi dispiace. Ma ora sono qui per chiederti, anche se non me la merito, un seconda chance. Potresti amarmi, così come sono? Anche se non ti merito, anche se non ho futuro o prospettive?>> Finn chiuse gli occhi, come per immaginarsela lì di fronte a lui.
<< Mi ameresti?>>
Rachel sentì scendere una lacrima dagli occhi. Ma rimase immobile, non si mosse di un solo millimetro, rimase solo ad ascoltare quella voce.
Sentendo quel silenzio Finn strinse i pugni e appoggiò la testa alla porta.
Nessuna risposta.
E così che era finita? Sussurrando parole davanti ad una porta chiusa destinata a non aprirsi mai?
Si alzò lentamente.
<< So che a breve partirai per Los Angeles con Blake, ma ecco… non partire. Questo volevo dirti. So che è egoista. Ma non partire>>
Quelle poche parole rimbombarono nel cervello di Rachel tre o quattro volte.
Poi sentì il rumore di passi allontanarsi e poi il silenzio.
 
Angolo della scrittrice *__*
 

Rieccoci!! Rachel partirà o no con Blake?? Lo scopriremo nell’ultimo capitolo!!!! A settimana prossima! Anche per i ringraziamenti ufficiali!!! Baciiiiii

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Capitolo 16
*** Remember me Part 1 ***


 << Rachel vieni in acqua dai!>> urlò Blake lottando con le onde implorante.
Il rumore delle risate dei tre ragazzi quasi copriva la sua voce.
Rachel alla fine era partita per Los Angeles. Quando Finn era andato via non era riuscita nemmeno a muoversi per una lunga manciata di minuti. Poi aveva ripreso a fare la valigia come se nulla fosse. Come se nulla fosse successo. Come se non fosse stata reale quella voce che aveva sentito dall’altra parte della porta. Eppure quelle parole le rimbombavano nella testa anche in quel momento, guardando Blake ridere e scherzare in acqua con la sorella e il fidanzato.
<< No, davvero. Sto bene qui, ho un po’ di freddo!>> gli rispose sorridendogli.
Non aveva voglia di partecipare a quella festa.
Stare seduta immobile sulla spiaggia deserta le era quasi di conforto. Se chiudeva gli occhi riusciva quasi a sentire il silenzio.
Poi squillò il cellulare che la riportò alla realtà.
<< Rachel?>>
<< Kurt!! Come stai?>> rispose felice di sentire la voce del suo migliore amico.
<< Bene! Sono a Lima, oggi ci sono le Provinciali, ricordi?>>
Certo che ricordava, era un pensiero fisso. Le prime Provinciali a cui non avrebbe partecipato.
<< Ah, giusto…>>
<< Ci manchi!>> ammise dolcemente Kurt dopo qualche istante di silenzio.
Rachel sorrise nostalgica.
Voleva rispondere ma quello che le uscì fu solo un sospiro. Non sapeva cosa dire.
<< Senti, scusa ma ora devo andare. Fammi sapere come va la gara. Ci sentiamo>> disse cominciando ad agitarsi.
Kurt la salutò tristemente e lei ripose il cellulare nella borsa, e fu in quel momento che lo vide.
Il diario. Era lì fermo immobile nella borsa aspettando che qualcuno lo prendesse, lo sfogliasse e liberasse la sua magia.
Prese con cautela quel libricino come fosse un cimelio prezioso e ,quasi tremando, lo aprì.
Decise di andare immediatamente all’ultima pagina, non seppe il perché.
Poi cominciò a leggere trasportata dal suono delle onde del mare.
 
Ottobre 1996
 
Credo che questa sarà l’ultima pagina che scriverò. Anche perché è davvero anche l’ultima pagina che questo stupido libricino dispone, e forse è meglio così.
In questi due anni qui ho raccolto pensieri e sensazioni e tutte quelle parole che avrei voluto tanto dirti ma che non ho mai potuto dirti.
Credo che sia venuto il momento, il momento del distacco.
Il momento di crescere. Di diventare uomo. Io credo che alla fine sia questo. Un giorno ti svegli e diventi grande.
Summer ha tre mesi e devo essere grande per lei.
Non so se avrai mai questo diario, ma volevo tornare nell’ultima pagina su un argomento che avevo trattato precedentemente.
Ti ricordi quando ho scritto che se ami qualcuno devi lasciarlo andare? È una cazzata, piccola mia!
Se ami qualcuno non lo lasci andare, lo insegui fino in capo al mondo perché hai la certezza che il tuo posto, la tua felicità, si trova solo ed esclusivamente dove è questa persona.
E non ci sono se, o ma o treni che non possono essere presi, o bugie o fasi dell’amore, non ci sono scuse, né drammi, né follia né urla o rimpianti.
Se ami qualcuno non lo lascia andare. Punto.
Purtroppo evidentemente non amavo abbastanza tua madre tanto da inseguirla. L’ho lasciata andare e basta.
Se l’avessi amata davvero l’avrei inseguita. Ora lo so, ora ne ho la certezza.
Quindi se mai leggerai questo diario, ti prego strappa tutte le sue pagine.
Ma sappi che se ami qualcuno non devi lasciarlo andare.
Se ami qualcuno vai e te lo prendi. Ovunque esso sia.
 

Rachel lesse le ultime righe trattenendo quasi il respiro.
E tutto all’improvviso fu chiaro.
Si alzò di scatto come se avesse avuto un illuminazione.
Cominciò a mettere apposto la sua roba freneticamente.
Blake si accorse del fatto che Rachel sembrava strana e la raggiunse.
<< Tutto ok?>> le chiese sorridendo.
<< Io… devo andare!>>
<< Ah, ok, vuoi le chiavi di casa..?>>
<< No >> lo interruppe lei brusca, poi la sua voce si addolcì.
<< Devo tornare a Lima, Blake, mi dispiace, non so che dire…. Troverai una persona che sia perfetta per te…. Ma non sono io, mi dispiace…>> disse mortificata guardandosi i piedi.
Blake non disse una parola. Aveva capito perfettamente tutto, aveva sempre saputo di non essere abbastanza per lei. Annuì lentamente e rimase a guardarla mente veloce correva via dalla sua vita.
 
 
Angolo della scrittrice *__*
 
Scusateeee l’assenza! Purtroppo è stata una settimana infernale! Non sono riuscita a preparare tutto il capitolo, mea culpa, per questo vi lascia questa prima parte tanto per ingannare l’attesa e per farvi capire di non essermi dimenticata di voi!! Spero di riuscire a postare quanto prima il finale!
Intanto vi ringrazio e vi mando un bacio J

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Capitolo 17
*** Remeber Me Part 2 ***


  
Finn sapeva di essere in ritardo. Ma non era colpa sua del resto. Blaine l’aveva chiamato pregandolo di andare a recuperare il suo papillon portafortuna che aveva dimenticato in auditorium, e lui ci stava andando.
Certo, che anche Blaine poteva stare un po’ più attento, pensò. Di certo non voleva perdersi l’esibizione di uno dei gruppi in gara alle Provinciali!
Varcò la porta dell’auditorium, oltrepassò la tenda ed entrò nel grande teatro della scuola. Poi si bloccò.
Un faro era puntato su di lui e istintivamente si coprì gli occhi con un braccio.
Anche il palco era illuminato e da quella luce emergeva una figura che tra mille avrebbe riconosciuto.
Rachel era lì e gli sorrideva. Era un sogno, non ne aveva dubbi, un’allucinazione, non poteva essere lì, in carne ed ossa davanti a lui.
Si avvicinò cautamente. All’improvviso la fretta era sparita, tutto il mondo si era fermato e poteva aspettare.
<> disse lei leggermente imbarazzata.
Lui la raggiunse sul palco e la osservò in silenzio. Come se non riuscisse ancora a credere a quello che stava vedendo.
Come se tutto quello che aveva desiderato in quei giorni si fosse materializzato davanti a lui senza motivo, per gioco.
<< Non è che per caso sei affamato?>> gli chiese lei semplicemente indicando un piccolo pic nick che aveva evidentemente preparato per l’occasione.
Come la prima volta. Come il primo bacio. Semplice.
<< Io… le provinciali… tu, sei qui?>> balbettò sempre più confuso prendendole le mani.
Rachel sorrise e rispose alla stretta con maggior vigore per dimostrargli di essere reale.
<< Lo so che ci sono le Provinciali, sono tornata apposta!>>
<< Ah>> rispose secco Finn, leggermente deluso.
<< Cioè non solo per le Provinciali. Ecco, tu mi hai fatto una domanda, l’altro giorno quando sei venuto a New York e bhè credo di aver dimenticato di rispondere…. Si.>> disse tutto d’un fiato.
Finn continuò a guardarla senza riuscire a capire.
<< Si, posso amarti così come sei. Io ti amo proprio così come sei. Ho creduto che cambiare città, ignorarti, cercare un altro ragazzo sarebbe bastato a dimenticarti. E invece non basta perché non esiste città o luogo o ragazzo per me dove tu non ci sia, che non sia tu. Quindi si, stupido testone che combina un milione di casini, io ti amo. Così come sei.>>
Finn sorrise e anche lei rise.
Era così, era così che doveva finire. Mano nella mano a ridere insieme di gusto in quell’auditorium dove tutto era cominciato e dove probabilmente non sarebbe mai finito.
<< Questo credo sia tuo>> disse Finn tirando fuori l’anello di fidanzamento.
Rachel sorrise.
<< Non importa dove sarai tu o dove sarò, io se a Lima o a New York o in Georgia o in Iraq. Non voglio più stare lontana da te. Ho bisogno di te per essere davvero me.>> gli sussurrò abbracciandolo.
Poi si baciarono. Un bacio che sapeva di infinito e non più di addio. Un bacio vero.
<< Ci conviene andare se non vogliamo fare tardi alle Provinciali!>> ricordò Finn interrompendo suo malgrado l’idillio.
<< Già, le Provinciali. Quelle dove saremo tra il pubblico.>> disse con un velo di malinconia.
<< Saremo insieme. Sei pronta?>> le chiese allungandole la mano dolcemente.
Rachel strinse forte la mano di Finn e annuì.
<< Insieme!>>
 
<< E se apro la bocca e non mi esce la voce?>> chiese Summer facendo avanti e indietro per il camerino dove gli altri stavano cercando di calmarla.
<< Uscirà, tranquilla>> disse una voce familiare comparendo dalla porta del camerino.
<< Rachel!>> esclamò Summer non appena vide la sorella correndo ad abbracciarla.
<< Rachel, Finn, che meraviglia… siete… voi due…. Oddio lo sapevo!>> esclamò Kurt facendo i salti di gioia.
<< Già!>> disse Rachel facendo l’occhiolino a Blaine suo unico complice.
<< Tu lo sapevi e non mi hai detto niente!>> disse Kurt dando un leggero buffetto sulla spalla del suo ragazzo.
<< Sono stato costretto!>> disse ridendo sulla difensiva alzando le mani.
<< Nuove direzioni tra qualche minuto in scena!>> annunciò l’addetto urlando con la cartellina in mano.
Ognuno andò a finire di prepararsi e Rachel raggiunse Summer.
Era davvero emozionata, alla fine dopo l’abbandono del glee club da parte di Chloe avevano rifatto un mini concorso e aveva vinto lei la possibilità di cantare il duetto con Zack.
<< Allora, tu sei mia sorella, quindi sarai perfetta!>> le disse sorridendole Rachel.
Summer l’abbracciò di nuovo, come se ne avesse bisogno e Rachel ricambiò l’abbraccio come se non ci fosse niente al mondo di più semplice e giusto.
<< Spacca tutto ok? Io ti guarderò dalla platea e farò il tifo!>> quasi le veniva da piangere.
Vedere Summer lì preoccupata per la sua prima esibizione in pubblico le fece ricordare l’ansia prima di Don’t rain on my parade. Quando dietro la tenda sentiva il chiacchiericcio delle persone, e gli applausi e l’adrenalina cresceva fino a che non aveva udito le prime note e allora si era trasformata, con un colpo deciso aveva aperto le tende e… Luce!
Non c’era niente di più meraviglioso della prima volta.
Summer le sorrise con gratitudine e poi lei si avviò in platea con gli altri per assistere allo spettacolo.
<< Nuove direzioni andiamo a prenderci questo trofeo!>> urlò Blaine nell’esultanza generale.
Tutti uscirono dai camerini e Zack raggiunse Summer.
<< Ricorda che io ti copro le spalle!>> disse facendole l’occhiolino.
Summer gli si avvicinò e gli stampò un bacio sulle labbra.
Zack rimase leggermente sorpreso, poi sorrise.
<< Ora siamo pronti!>>.
Buio. Applausi. Luce.
La ricorderai per sempre, la prima volta.
 
 
 

 EPILOGO

 

TRE MESI DOPO
 
 

<< Ma quanta roba hai portato, non dovresti avere già tutto a New York?>> le chiese Finn guardando il furgoncino strabordante.
<< Giusto lo stretto necessario!!>> disse come se nulla fosse Rachel chiudendo con decisione il portabagagli.
L’estate era passata e Finn e Rachel si preparavano ad andare a New York.
Finn era stato ammesso alla Columbia dove avrebbe studiato per diventare insegnate continuando a seguire un buon programma per le arti.
Blaine aveva fatto domanda alla NYADA insieme a Kurt, e i due erano partiti qualche giorno prima per definire le ultime cose riguardo l’iscrizione.
La vita non poteva essere più perfetta, pensò Rachel.
<< E quindi partite senza salutarci!>> esclamò una voce alle loro spalle.
Mercedes era corsa ad abbracciare Rachel ridendo.
C’erano tutti : Quinn, Puck, Santana, Tina, i ragazzi vecchi e i nuovi. Tutti lì in gruppo a sorridergli.
Le loro strade si stavano dividendo, di nuovo, forse per sempre, o forse infondo non si sarebbero mai divise del tutto. Ognuno aveva ottenuto ciò che desiderava, ciò che era giusto.
E forse è vero che nella vita, se vuoi essere felice, trovi sempre un modo per esserlo.
Joe corse a salutare Finn e fu un via via di abbracci e risate.
L’estate era ormai finita.
Poi la folla si aprì lentamente e dal fondo Rachel la vide. Sua sorella sorriderle cauta tenendo per mano Zack.
Accanto a lei c’era un signore alto con gli occhi scuri dall’aria emozionata ed agitata.
Suo padre.
Summer e Zack si avvicinarono lentamente.
Finn le prese la mano sorridendo.
<< So che magari non hai voglia di conoscerlo… ma ci teneva a vederti. Almeno una volta>> disse Summer tormentandosi le mani.
<< No, va bene!>> disse Rachel sorridendo.
Era giunto il momento : pronta a vivere il suo futuro doveva assolutamente fare i conti con il suo passato.
Lasciò la mano di Finn decisa e si avvicinò lentamente a Nick che era rimasto immobile accanto alla macchina.
<< Dici che se la caverà?>> chiese Finn guardandola leggermente in pensiero.
Summer sorrise.
<< E’ una tosta lei!>>
Poi Finn la guardò.
<< E tu, te la caverai? Al Mckinley?>> le chiese ridendo.
<< Credo che sopravviverò >> rispose ridendo.
Poi si abbracciarono.
<< Grazi di tutto Finn>> disse quasi con le lacrime agli occhi.
<< Se hai un problema chiamaci quando vuoi!>> disse ricambiando l’abbraccio.
Poi abbraccio anche Zack.
<< E tu comportati bene eh, e tienimela d’occhio!>> disse fingendo un’aria minacciosa per poi scoppiare a ridere.
<< Puoi contarci!>> rispose Zack mettendo il braccio attorno alla vita di Summer.
<< Ciao>> disse Rachel appena arrivò di fronte a Nick.
<< Hey… ciao!>> rispose lui colto alla sorpresa.
<< Tu sai che..?>> cominciò imbarazzato, non era preparato a quel colloquio, probabilmente non lo sarebbe mai stato.
<< Si, so tutto.>> disse lei sorridendo togliendolo da quell’imbarazzo.
<< Io ce l’ho già un padre… due per la verità…>>
<< Si, lo so…>>
<< Però potrei sempre volere un amico!>>
Gli occhi di Nick si illuminarono.
<< Ora devo andare…Ci vediamo..>> disse Rachel sorridendogli.
<< Certo, buona fortuna!>>
Rachel ringraziò e si girò per tornare indietro.
<< Aspetta >> disse Nick prendendo una cosa dalla macchina.
<< Questo, vorrei che lo tenessi tu>> disse porgendole il diario.
Rachel lo prese con cura, annuì e stringendolo tra le mani tornò in macchina.
Dopo aver salutato tutti Finn mise in moto la macchina e partirono.
Rachel si girò per vederli uno ad uno, ogni espressione, mentre diventavano sempre più piccoli.
Sapeva che qualunque cosa sarebbe accaduta quella sarebbe stata sempre la sua vita, il suo porto sicuro, le sue radici.
Come aveva sentito dire : “ Partire è la cosa che amo di più, perché poi tornare a casa è sempre meraviglioso”
<< Pronta per questo viaggio, signorina Berry?>>
<< Sono nata pronta, Signor Hudson!>>  
Dal diario cadde un foglio lo prese e lo aprì.
 
Ciao Rachel,
spero di avere il coraggio di riconsegnarti questo diario.
Sai tempo fa non credevo che l’avresti mai ricevuto, anche se non è passato giorno in cui non l’ho sperato.
Mi dispiace, di tutto. Mi dispiace di averti abbandonato, perché è quello che ho fatto e non ho scuse.
Summer mi ha parlato spesso di te e sai, credo che infondo è questo che ha fatto si che tu diventassi la meravigliosa persona che sei. La meravigliosa artista, la meravigliosa donna che sei.
Sei identica a tua madre sai?
Ho pensato giorni a qualcosa di entusiasmate da dire, alla cosa giusta da dirti.
Il punto è che non lo so, cosa sia giusto e cosa no.
Però una cosa la voglio dire : non avere paura.
Anzi no, ogni tanto abbine perché fa sempre bene. Ci fa crescere.
Fatti tante domande, in continuazione, anche se sai già che non troverai mai le risposte.
E non fare sempre la cosa giusta, ogni tanto fa anche quella sbagliata, così per sapere cosa si prova.
Lavati sempre i denti perché un bel sorriso è la cosa più bella che una persona possa avere.
E non ti chiedere sempre il perché delle cose, agisci e basta, segui il tuo cuore e tutto andrà bene.
Non so come funziona la vita, ma so che un giorno ti svegli e lo capisci.
Ti svegli e comprendi che ne è valsa la pena, nonostante le lacrime e la sofferenza e gli errori.
È la vita e ne vale sempre la pena.
Spero che rileggendo questo diario ogni tanto ti ricorderai di me.
Io mi ricorderò sempre di te.
 
Ti voglio bene.
Abbi cura di te.
 
Nick.

 

THE END
 

 
Angolo della scrittrice *__*
 
Oddio ci siamo la fine! Che tristezzaaaa per me tantissimoooo questa storia mi ha fatto davvero molta compagnia!! Spero che questo lieto fine vi sia piaciuto ho pensato che noi Finchel al momento ne abbiamo davvero bisogno!!!
Detto questo voglio ringraziarvi tutte davvero di cuore! Ringrazio coloro che si sono fermate al primo capitolo e coloro che hanno continuato questo viaggio con me, a tutte le lettrici silenzio e a tutte coloro che hanno commentato e un ringraziamento speciale a Rroberta per il costante supporto!! Grazie grazie *__* me commossa!!!
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate e di avere sia critiche positive che negativeee!!!
Un grande bacio, alla prossima!!!
Per chi non l’avesse ancora fatto passate a leggere, se vi va, Amici di letto, un’altra fan fiction che sto scrivendo!!!

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