The Vampire Witch

di Kathe8114
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


 

Capitolo I

 

 

 

Una strega è una serva della natura, un vampiro un abominio della natura. Puoi essere l'uno o l'altro. Non entrambi”.

 

 

 

 

Mystic Falls, 1901

 

Era una splendida giornata di primavera a Mystic Falls: un pallido sole, immerso in un limpido cielo turchese, illuminava gli alberi in fiore; un venticello caldo, dolce presagio d'estate, accarezzava lievemente la superficie dell'acqua del fiume cittadino.

Una ragazza, seduta all'ombra di un grande salice piangente, osservava con aria sognante quel magico spettacolo della natura. I lunghi capelli castani danzavano nell'aria, seguendo un ritmo tutto loro; era così liberatorio.

Se suo padre l'avesse vista in quel momento probabilmente avrebbe passato la settimana successiva chiusa nella sua stanza a fare ammenda per quel “peccato”.

E' disdicevole che una ragazza si mostri con i capelli sciolti”, così l'aveva rimproverata tanti anni prima. Sorrise a quel ricordo.

Edward Haynes era un uomo burbero e ridicolmente attaccato all'etichetta, ma nonostante questo era un buon padre. A differenza di molti altri uomini, aveva accolto la nascita di una figlia con gioia e non mostrava rimpianti per non aver avuto un erede maschio a cui affidare il suo patrimonio.

Era severo, questo si, ma mai ingiusto.

Dopo la morte della moglie, si era occupato personalmente della figlia, per quanto il lavoro di direzione della banca lo permettesse.

Aveva cercato di accontentare ogni suo capriccio, compreso quello che lo aveva portato ad acquistare una grande casa in quella sperduta cittadina di cui la sua bambina si era innamorata.

E così, Evelyn Haynes era cresciuta in un ambiente sereno, con una solida istruzione e una spiccata intelligenza. Anche se lui raramente lo dimostrava, la ragazza sapeva di essere fonte di orgoglio per il padre; glielo si poteva leggere negli occhi ogni volta che l'ascoltava suonare il pianoforte o la osservava leggere in poltrona.

Un ombra oscurò i suoi grandi occhi scuri.

Se avesse saputo la verità su di lei, sarebbe stato ancora così fiero? L'avrebbe amata comunque?

Un battito d'ali la distolse da quell'infelice pensiero: un corvo si era posato sulla riva del fiume e sembrava fissarla.

Che sciocchezza”pensò “E' solo un corvo”.

Eppure qualcosa dentro di lei si agitò.

Senza comprenderne il motivo, si alzò di scatto e raccolse il piccolo libricino che aveva portato con sé; era arrivato il momento di tornare a casa.

Mentre la ragazza si allontanava, il corvo rimase con gli occhi puntati su di lei ancora un po' prima di librarsi in volo ed andarsene.

 

 

 

California, 2009

 

 

“Che cosa sei?”

“Vedi, questa è proprio una domanda interessante”.

La ragazza si voltò verso di lei, osservandola incuriosita; la vista di quegli occhi scuri bastò a farla sentire alla stregua di un coniglio in trappola.

Katherine provò a reprimere quel moto di paura che le torceva lo stomaco, ma senza successo. Riprovò ancora, con maggior intensità, fallendo nuovamente. Quel dannato sentimento non aveva la minima intenzione di andarsene.

“Non ci riesci, vero?”

La paura provata dalla vampira si trasformò in terrore.

Possibile che fosse lei ad impedirle di farlo?

I suoi timori trovarono conferma quando la ragazza ricominciò a parlare.

“Questa è una delle cose che mi fa infuriare. Voi pensate sempre di poter risolvere qualsiasi problema semplicemente spegnendo i sentimenti. Vi rifugiate nell'apatia per trovare coraggio. E tutto per cosa? Solo per nascondere il fatto che siete dei codardi”.

La ragazza cominciò lentamente a girarle intorno.

“Vuoi sapere come ci riesco, vero? Vuoi sapere cosa sono. Eppure, appena qualche minuto fa eri convinta di saperlo mentre cercavi di attaccarmi”.

Tornò davanti a lei, fissandola con occhi giocosi; quel gioco la stava divertendo.

Katherine tentò con tutte le sue forze di contrastare la paralisi che l'aveva colpita; l'avrebbe uccisa, se solo avesse potuto muovere un muscolo.

“Conserva le energie, Katherine, lottare è inutile. Pensavi che fossi un vampiro, vero? Beh, ti farà piacere sapere di non esserti sbagliata... non completamente, almeno. Il mio cuore non batte, la mia pelle è fredda, mi nutro di sangue. Eppure...”

La ragazza spostò lo sguardo verso la grande finestra; pallidi raggi di sole attraversavano le tende leggere e illuminavano la stanza.

“Il sole non mi brucia. La verbena su di me non ha alcun effetto. Non ho bisogno di invito per entrare in una casa. E soprattutto... Non ho bisogno di sangue per sopravvivere”.

Impossibile. Tutto quello che aveva detto, dalla prima all'ultima parola, era semplicemente impossibile. Nessun vampiro poteva essere immune alle leggi della natura; non lo era nemmeno Klaus.

“Come? Com'è possibile?” sussurrò la vampira.

Quel suono riportò l'attenzione dell'altra verso di lei; la ragazza le sorrise con freddezza.

“Sono una strega”.

Se non fosse stata completamente paralizzata, i muscoli del viso della vampira si sarebbero contratti fino a formare un'espressione di incredulità.

In cinquecento anni non aveva mai sentito niente di simile.

Strega e vampiro erano concetti che si escludevano a vicenda.

Una strega poteva essere trasformata in vampiro, certo, ma questo comportava la perdita di tutti i suoi poteri. Era una delle leggi che la natura aveva per mantenere l'equilibrio.

Doveva esserci un'altra spiegazione.

“Nessuna strega conserva i propri poteri una volta trasformata!”

“Così dovrebbe essere, si. E' questo il punto: perchè a me non è successo?”

C'era frustrazione nella sua voce.

“Che cosa vuoi da me?”

La ragazza azzerò la breve distanza che le separava e la guardò con espressione dura.

“ Voglio che tu mi dica tutto quello che sai sulla nuova doppelganger e sulla maledizione “

“Perchè?”

La domanda era affiorata spontaneamente dalle sue labbra; si pentì di aver pronunciato quelle parole non appena un dolore lancinante cominciò ad invaderle la testa.

Cadde in ginocchio, tenendosi la testa fra le mani; la paralisi era finita, ma quel dolore era insopportabile.

“Informazioni. E' tutto quello che voglio da te. Qualsiasi altra cosa tu dica è inutile ed io non amo perdere tempo”.

Improvvisamente il dolore cessò; Katherine aprì gli occhi, ancora stordita. Dopo qualche secondo, si rimise in piedi, cercando di recuperare un minimo di dignità di fronte a quella strana creatura.

“Sono stata chiara?”

La vampira annuì impercettibilmente.

“Ottimo” la ragazza sorrise ed il suo viso si rilassò “ Sai, ho la sensazione che andremo molto d'accordo... Ora, che ne diresti di offrirmi un bicchiere di vino?”

In pochi secondi Katherine esaminò le varie possibilità che aveva e decise.

“Romanèè- Conti del 1990?” chiese con un gran sorriso.

Una così era meglio averla come amica che come nemica.

 

 

Chicago, 1920

 

Gloria era in piedi dietro il bancone da ormai un paio d'ore; osservava il proprio bar semi distrutto chiedendosi da che parte avrebbe dovuto cominciare per rimetterlo in sesto.

Sapeva che la presenza di quel Klaus avrebbe causato solo problemi, ma cosa avrebbe dovuto fare? Era un vampiro troppo potente.

Per fortuna almeno quell'incursione lo aveva messo in fuga; si augurò di non rivederlo mai più.

Un vero peccato... Mi piaceva questo posto”.

Con la coda dell'occhio vide una donna appoggiata allo stipite della porta, con le braccia conserte.

Siamo chiusi. Le devo chiedere di uscire”.

Ne aveva abbastanza di vampiri per quella sera.

Temo di dover insistere” la sconosciuta le si parò davanti, a dividerla da lei c'era solo il bancone “Ho bisogno di parlarle”.

Una profonda rabbia, probabilmente trattenuta per troppo tempo, si fece strada nella strega.

Non distogliendo lo sguardo dagli occhi della vampira, si concentrò e pian piano avvertì quel familiare calore alle dita. Le avrebbe fatto vedere cosa significa per un giovane vampiro mettersi contro una strega arrabbiata!

Con piacere notò un'espressione di dolore dipingersi sul volto della ragazza che velocemente portò le mani alla testa e cominciò ad urlare.

Gloria sorrise trionfante. Quella dimostrazione di potere era proprio quello che le serviva dopo una serata tanto disastrosa.

Stava quasi per bloccare il flusso di magia quando qualcosa la fece trasalire: una risata.

La vampira davanti a lei aveva smesso di tenersi la testa tra le mani e rideva.

Gloria si concentrò di nuovo, più di prima; voleva farle male, ristabilire la posizione di superiorità conquistata qualche minuto prima.

Smettila, strega. Con me non funziona”.

Improvvisamente Gloria sentì una mano stringerle il collo e si ritrovò a boccheggiare a pochi centimetri dal viso della sconosciuta.

Non voglio farle del male” le disse con voce ferma “ Devo solo avere delle risposte e lei è la sola persona che può darmele. Ora la lascerò andare, ci siederemo ad un tavolo con davanti una bottiglia di vino e parleremo come due persone civili. Che ne pensa?”

Con la poca forza che le rimaneva, Gloria annuì; quando la pressione sul suo collo cessò e l'aria tornò ad invaderle i polmoni,una sensazione di paura si fece strada nel suo petto.

Un vampiro su cui la magia non funziona.

Questo pensiero le fece quasi rimpiangere Klaus.

 

 

 

_ Angolo Autrice _

 

Ciao a tutti!!

Allora, prima di tutto, grazie per aver letto ciò che la mia mente (leggermente) malata ha partorito fin qui!!

Questo primo capitolo l'ho immaginato come una sorta di promo; mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate, se la storia, per come è stata presentata, possa interessare e meriti quindi di essere sviluppata.

Sto muovendo i primi passi in questo “mondo” quindi ogni input è non solo ben accetto, ma essenziale!!

Detto questo, la mia storia inizia con la seconda stagione, periodo in cui, secondo me, l'amore di Damon nei confronti di Elena non si è ancora ben consolidato.

Ebbene, si, questa non è una storia Delena (Capitan Ovvio!). Mi piacciono i due personaggi, ma non insieme... anzi, a dirla tutta, provo una profonda rabbia verso Elena per il modo in cui si è comportata con Damon nel corso delle tre stagioni! (scusate, mi infervoro a pensarci e finisco col divagare XD)

Questa storia sarà una Damon/Nuovo personaggio, ma non vi assicuro il “vissero felici e contenti” alla fine.

Ok, penso di aver già detto troppo e divagato oltremodo quindi la smetto!!

Recensite e fatemi sapere!!

Ciao!!

Kathe.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II

 

 

 

Mystic Falls, 2011

 

“Sembri nervosa”

La grande jeep grigia aveva appena superato il cartello con la scritta “Benvenuti a Mystic Falls”.

“E tu un po' troppo felice di tornare a casa per il funerale di tuo fratello”.

Mason sorrise, continuando a guardare la strada; Evelyn aveva sempre la risposta pronta.

L'aveva conosciuta pochi giorni dopo il primo incontro con Katherine; nonostante gli fosse stata presentata come una cara amica, aveva sempre avuto la sensazione che qualcosa non quadrasse nel rapporto tra le due. In sua presenza, Kathe era sempre un po' tesa, come se fosse pronta a scappare da un momento all'altro; quando Mason le aveva rivolto qualche domanda per sapere come quella strana amicizia fosse nata, lei aveva liquidato l'argomento con poche parole, scocciata. L'uomo allora non aveva più toccato l'argomento.

Se la sua Katherine si fidava di lei, doveva farlo anche lui.

Erano ormai vicini alla casa dei Lockwood.

“Come ti ho già detto, puoi fermarti da noi, se non hai altro posto dove dormire. La casa è grande; non sarà di certo un problema trovare una stanza per te”.

La vampira si girò verso di lui e sorrise.

“Ti ringrazio, ma temo di dover declinare l'offerta”

Mason la guardò per qualche secondo e sorrise a sua volta.

“Sei decisa a rimanere nell'ombra, eh?”

“Per ora è meglio che il mio ritorno a Mystic Falls rimanga segreto”.

Evelyn tornò a guardare fuori dal finestrino, notando come la cittadina fosse cambiata nell'ultimo secolo.

Erano passati 110 anni.

Un brivido le attraversò la schiena al ricordo degli ultimi momenti vissuti in quel posto.

Aveva giurato a sé stessa di non farvi ritorno, ma il destino evidentemente aveva altri piani per lei.

Il destino ha piani a noi sconosciuti”.

Quel pensiero la scosse; erano decenni che non pensava a sua nonna. Probabilmente era quella stupida cittadina a far riaffiorare brandelli di passato da quell'oblio in cui li credeva persi.

“Beh, io sono arrivato”.

Non si era nemmeno accorta che la macchina si era fermata e che Mason la stava fissando.

Erano davanti al cancello d'ingresso della residenza dei Lockwood.

“Bene, allora io vado. Sai quello che devi fare, vero?” gli chiese, guardandolo con serietà.

L'uomo si fece serio “Certo. Questa non è una gita di piacere, ne sono consapevole”.

“Farai meglio a ricordarlo sempre” concluse la vampira, allontanandosi velocemente.

Mentre camminava per le vie della città, senza sapere dove andare, Evelyn faticava a trattenere la sua agitazione.

Era di nuovo li, dove tutto era iniziato.

E dove tutto doveva finire.

 

 

Mystic Falls, 1901

 

Seduta accanto alla finestra della sua stanza, Evelyn guardava il giardino della propria tenuta immerso nell'oscurità della notte; si sentiva inquieta.

Era ormai la terza notte in cui non riusciva prender sonno; il suo istinto la portava davanti a quella finestra ad osservare attentamente lo spazio esterno. Non sapeva cosa stava aspettando, ma voleva essere pronta.

Ma pronta a cosa?

Un urlo ruppe il silenzio carico di tensione in cui era immersa e le gelò il sangue nelle vene. “Nonna!”

Con indosso solo una leggera camicia da notte, la ragazza corse fuori dalla stanza,attraversò in fretta il lungo corridoio e spalancò la porta della stanza della nonna.

Sangue.

Sangue ovunque: sulle pareti, sui mobili, sui vetri delle finestre, sul letto.

Il letto.

Il profilo di un corpo supino sdraiato sulle candide lenzuola, imbrattate di quel liquido, scuro la scosse dal torpore.

Con una forza che non credeva di avere, si avvicinò e scorse il volto dell'anziana donna: gli occhi spalancati e vuoti, il segno di una lacrima solitaria sulla guancia destra,la gola squarciata.

Un senso di vertigine la colse e calde lacrime cominciarono a sgorgarle dagli occhi; fu costretta a sedersi proprio vicino al corpo esanime della nonna per evitare di cadere e cercare di non perdere i sensi. Cercò di regolarizzare il respiro e pensare.

La cosa che aveva fatto quello scempio doveva essere ancora li, in quella casa.

Questo pensiero la fece alzare di scatto.

Si guardò le mani, la vestaglia, le gambe: erano coperte di sangue.

Avvertì una presenza alle sue spalle, ma ormai era troppo tardi; due braccia le cinsero il corpo, immobilizzandola, e avvertì un dolore acuto al collo. Era la fine, era...

Si ritrovò seduta nel proprio letto,sudata e tremante.

Un'altra volta quel maledetto incubo.

Una debole luce, passando attraverso le tende leggere, illuminava debolmente la stanza; doveva essere l'alba.

Percepì dei passi pesanti nel corridoio e poco dopo la nonna fece il suo ingresso nella stanza: con i capelli grigi che le ricadevano in modo disordinato sulle spalle, la vestaglia celeste semi aperta che le arrivava fino alle caviglie, la guardò con occhi carichi di preoccupazione.

Ancora quel sogno, tesoro?” le chiese dolcemente, avvicinandosi e sedendosi sul letto vicino alla nipote.

La ragazza annuì; aveva il viso pallido,ma disteso ora che sapeva che la nonna stava bene e le era accanto.

Non è solo un sogno, vero?”

L'anziana donna scosse il capo, abbassando lo sguardo sulle proprie mani.

Forze oscure hanno fatto ritorno a Mystic Falls, Eve. Dobbiamo tenere gli occhi aperti”.

Dovremmo tornare a New York da papà” disse con impeto la giovane. Non voleva rischiare di perdere la nonna.

L'oscurità è ovunque, tesoro, anche a New York” rispose la nonna, tornando a guardarla negli occhi “ Ma noi sappiamo come difenderci”.

Lo so, ma... Non riesco ad evitare di avere paura”.

E non devi, cara. Le emozioni sono ciò che ci distingue da loro, ciò che ci rende più forti! La magia che è in te si nutre dei tuoi sentimenti e delle tue emozioni; più umanità ci sarà in te e più la tua magia sarà potente. Non dimenticarlo mai”.

Perchè non è stato così per la mamma?” chiese sussurrando Evelyn, mentre i suoi occhi tornavano a riempirsi di lacrime.

Le due donne erano le uniche a sapere la verità riguardo alla morte di Charlotte Haynes, dissanguata da un vampiro quando Evelyn aveva solo 3 anni; la polizia di New York l'aveva catalogata come la tragica conseguenza di un furto.

La nonna le prese le mani tra le sue e le sorrise.

Il destino ha piani a noi sconosciuti, Eve. Il compito di persone come me e te, come tua madre, è quello di servire la Natura e contrastare le tenebre; per questo abbiamo i nostri poteri. Ma, ricorda, c'è sempre un prezzo da pagare... anche per loro”.

Loro?! Loro sono soltanto un abominio!”

La donna osservò il viso della nipote contrarsi in una smorfia di rabbia; era così giovane, così limpida.

Calmati, cara. Questo temperamento non si addice ad una fanciulla della tua età!”

Il tono giocoso della nonna riuscì a strapparle un sorriso.

Ora sistemati un po' e poi raggiungimi nel salone per la colazione” le disse alzandosi.

Quando la donna si chiuse la porta alle spalle, Evelyn scese dal letto, dirigendosi verso l'armadio per scegliere l'abito che avrebbe indossato quella mattina.

Il movimento di qualcosa fuori dalla finestra catturò la sua attenzione: un corvo nero era appena passato davanti alla sua finestra.

 

 

 

Mystic Falls, 2011

 

“Ti sei divertita a creare scompiglio?”

Evelyn e Katherine erano sedute sul divano, con un bicchiere di sangue in mano.

La Petrova sorrise soddisfatta “Ed è solo l'inizio! Ho in mente grandi cose”.

“Immagino... Ma mentre giochi, ricordati il motivo principale per cui siamo qui”.

Il sorriso dell'altra si spense “Certamente. Credimi, voglio Klaus morto molto più di te. Tu hai il potere di ucciderlo, giusto? Questo fa di te la mia migliore amica!”.

Ad un occhio ingenuo sarebbe sembrata sincera; per quanto ne sapeva Evelyn, di Katerina Petrova non ci si poteva fidare.

Per questo le aveva raccontato quella piccola bugia e aveva taciuto qualche verità. Lei era solo una pedina, esattamente come tutti gli altri.

“E di Stefan Salvatore che mi dici? Non sembra molto propenso a tornare da te”.

“Questo lo vedremo! Devo solo ricordargli i motivi per cui mi amava... Non sarà difficile.”

“Ma c'è Elena adesso”

La strega provava un divertimento perverso a stuzzicarla su quell'argomento; doveva pur divertirsi in qualche modo.

“Lei non cambia le cose! E' solo un ripiego. Anzi, è proprio il decantato amore di Stefan per lei a provare che non ha mai smesso di amare me”.

Eve fece una smorfia. Non avrebbe nemmeno tentato di capire quel ragionamento contorto.

“E di te che mi dici? Quando hai intenzione di entrare in scena?”

“Presto. Prima voglio divertirmi un po'” rispose la strega, spostando lo sguardo sulle fiamme che ardevano nel camino.

“Lo ucciderai?”

“Ti importerebbe?”

Katherine tacque per qualche istante.

“No”

Evelyn rise piano “ Gli hai appena spezzato il cuore ed ora dici questo? Sei perfida!”

L'accusa giocosa provocò una risata civettuola della vampira che aveva accanto.

“Non mi hai ancora raccontato questa parte della storia! Perchè questa volontà di vendetta nei confronti di Damon?”

Il sangue umano aveva la straordinaria capacità di renderla paziente; per questo non le provocò alcun dolore per quella domanda inopportuna.

“Diciamo solo che abbiamo un conto in sospeso” rispose, osservando il denso liquido infrangersi contro i bordi del bicchiere,mentre lo muoveva lentamente con la mano.

“C'è una cosa che devi fare per me, Katherine” disse d'un tratto, voltandosi verso la vampira.

“La ragazza in ospedale di cui mi hai parlato...”

“Caroline, l'amica di Elena” la incalzò prontamente l'altra, pregustando già quello che avrebbe detto in seguito. Aveva imparato a riconoscere quello sguardo sinistro della strega ed era certa che il suo compito sarebbe stato divertente.

“ Esatto. Dovrai ucciderla”.

“Ma ha il sangue di Damon in circolo!”

Katherine si agitò sul divano; non riusciva a capire come l'avere un altro vampiro tra i piedi potesse sposarsi con il piano di Eve.

“Lo so... Lei porterà un messaggio a Damon da parte mia”.

Intuendo le sue intenzioni, la Petrova non poté far altro che sorriderle con fare cospiratorio.

“Qual è il messaggio?”

 

 

Chicago, 1920

 

Ne sei proprio sicura? Non stai tentando di fregarmi, vero Gloria?!”

Un sospiro uscì involontariamente dalla bocca della strega.

Non otterrei nessun vantaggio nel farlo, Evelyn. L'unico modo di venire in contatto con una strega che si trova nell'altro lato è tramite gli Spiriti”

Gli Spiriti mi hanno abbandonata tempo fa!” urlò la vampira, sbattendo il pugno sul tavolo “Deve esserci un altro modo!”.

Gloria, temendo tanto per la sua vita quanto per il suo locale appena rimesso a nuovo, le parlò con tono sommesso, sperando di riuscire a calmarla.

Si rifiutano di comunicare con me, Evelyn, perchè sanno che ti sto aiutando. Con gli Spiriti contro non riuscirò mai a contattarla. Non so per quale motivo questo sia così importante per te, ma sarebbe il caso che cominciassi ad accarezzare l'idea di non poterlo fare”.

Lo sguardo della vampira si rabbuiò; velocemente abbassò la testa, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

La strega rimase scioccata da quella manifestazione di debolezza. Non le era mai capitato di assistere ad una scena simile. Era un vampiro, perchè diavolo non controllava le proprie emozioni?

Posso riuscirci anche senza di loro”.

La voce della ragazza era debole, ma decisa. Quando alzò la testa, i suoi occhi erano furenti.

Non ho bisogno degli Spiriti, posso scavalcarli. Sono abbastanza potente per farlo”

Evelyn si alzò di scatto e così fece anche Gloria.

Non puoi! Magie di questo tipo hanno delle conseguenza inimmaginabili! E' troppo rischioso!”

E cosa mai potrebbe capitarmi?! Rischierei di morire?!”

La vampira la guardò con sguardo sprezzante, un sorriso sarcastico ad incresparle le labbra; a Gloria vennero i brividi.

Sarebbe una cosa contro natura!” urlò la strega, tentando di farla ragionare.

Il sorriso di Evelyn si allargò.

Come lo sono io, no?”

A quel punto Gloria realizzò che era troppo tardi per fermarla.

Mi serve Klaus” e, così dicendo, la vampira sparì.

 

 

Mystic Falls, 2011

 

Damon entrò in casa velocemente, chiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi verso l'armadietto degli alcolici. Aveva un disperato bisogno di bere qualcosa di forte, molto forte.

E' sempre stato Stefan”

Sentire quella frase due volte nella stessa sera era troppo. Prima Katherine e poi Elena. La storia non cambia.

Un'immagine riemerse improvvisamente nella sua mente: una giovane donna, con un abito celeste, leggeva un libro, seduta all'ombra di un salice.

Con una smorfia interruppe il corso dei suoi pensieri; riaprire quel capitolo sarebbe stato il colpo finale.

Con rabbia, lanciò il bicchiere pieno di bourbon che teneva in mano.

Ne aveva abbastanza.

Con lo sguardo fisso sulle fiamme nel camino, Damon Salvatore spense tutto.

Un movimento impercettibile alle sue spalle lo fece voltare di scatto.

Niente.

Eppure avrebbe giurato che ci fosse qualcuno dietro di lui un attimo prima.

Lentamente andò verso l'ingresso. La porta era aperta.

La richiuse con un colpo secco, chiedendosi chi mai fosse stato così avventato da entrare in casa sua e spiarlo. Lo avrebbe scoperto, in un modo o nell'altro, e quell'idiota l'avrebbe pagata cara.

Se solo non fosse stato così preso da quei pensieri rabbiosi, si sarebbe accorto della donna che, nascosta nell'ombra della notte, osservava ogni suo movimento dal vetro della finestra, sorridendo.

 

 

 

_ Angolo Autrice_

 

Ciao a tutti!!

Questo capitolo è ambientato nel primo episodio della seconda stagione; non sarà sempre così, inevitabilmente la storia prenderà una piega del tutto diversa dalla trama della stagione.

Come il primo, anche questo secondo capitolo serve a mettere un po' di carne sul fuoco... dal prossimo le cose diventeranno un po' più dinamiche!

Un grazie a tutti coloro che seguono la storia e un grande invito a recensire!! ;)

Sperando che il nuovo capitolo vi sia piaciuto, vi saluto!!

Kathe.

 

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