Potevo aspettarmi di tutto, ma non questo.

di LoveKidrauhlForever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Si parte! ***
Capitolo 2: *** Il ragazzo misterioso. ***
Capitolo 3: *** Una brutta sorpresa. ***
Capitolo 4: *** Quel pezzo di carta nascosto. ***
Capitolo 5: *** Justin, dove sei? ***
Capitolo 6: *** Al diavolo, Justin. ***
Capitolo 7: *** Chi si rivede. ***
Capitolo 8: *** Segreto svelato. ***
Capitolo 9: *** Devo aiutarti, Justin. ***
Capitolo 10: *** Grazie Mike. ***
Capitolo 11: *** C'eravamo quasi. ***
Capitolo 12: *** A pensare che prima ci odiavamo. ***
Capitolo 13: *** Il piano. ***
Capitolo 14: *** Addio! ***



Capitolo 1
*** Si parte! ***


SI PARTE!


"Mamma, dov'è il mio cellulare? Sappi che non parto senza di esso"
"Hai controllato sopra il comodino?"
"Ho messo sottosopra mezza camera, vuoi che non abbia controllato nel posto più visibile?"
"Se magari fossi più ordinata, non te lo perderesti ogni due minuti"
"Se magari mi aiutassi a trovarlo invece di lamentarti, mi faresti un enorme piacere"

Oh, le madri. Sempre pronte con i loro "devi essere più ordinata" o "stai troppo tempo davanti al computer" quotidiani.
Bene, dopo aver fato questa emozionante conversazione con mia madre, mi presento. 
Mi chiamo Emily, ho 16 anni. Sono figlia unica fortunatamente, già devo sopportare i miei genitori, se devo
convivere con un fratello o una sorella il doppio rompi palle di loro, meglio che mi do all'ippica. Sono in vacanza, e come
tutte le altre estati, vado due settimane da mio padre, a Milano. Sicuramente starete pensando "Ha i genitori separati,
poverina" no, bella gente, piuttosto mettiamo le corna perchè sono felicemente innamorati e sposati, e non hanno la
minima intenzione di divorziare. Mio padre si è trasferito solo per motivi di lavoro che di certo non vi sto ad elencare.
Io e mia madre non siamo andate con lui perchè ormai avevo le mie amicizie qui, e sinceramente mi seccava il fatto di
frequentare un altra scuola, con compagni diversi. Mentre mia madre... boh, non l'ho mai saputo, sarà perchè abbiamo il
supermercato davanti a casa, e risparmia benzina. Me lo ripete sempre. Domani parto, non ci sarà mamma con me. 
Finalmente ha capito che sono autosufficiente per andare in treno da sola. Ci sarà mio padre ad aspettarmi nella stazione di
Milano, così mi porta le valigie pesanti ♥ 
Meglio che vada a letto, c'è mia madre che sta strillando come una pazza perchè vuole che vada a dormire. Vado, prima che faccia 
traslocare i vicini per troppo chiasso notturno.


LA MATTINA DOPO

*driin driin* è la sveglia. E' già ora di alzarsi? Ma come, sembra passata solo un ora da quando mi sono addormentata. Meglio
che mi alzi, sennò perdo il treno. Mi do una sciacquata veloce, giusto per rinfrescarmi un po'.Faccio colazione, mi vesto e via, alla
stazione. Fortuna che è vicina. Mi siedo su una panchina aspettando la voce femminile dica "Il treno freccia rossa per Milano in
partenza"...


*dopo 30 minuti* "Il treno freccia rossa per Milano in partenza" finalmente, stavo per andarmene. Salgo su un binario a caso e 
scelgo un posto a caso, tanto nessuno bada alle cose scritte sul biglietto. Il controllore passa per assicurarsi che tutti abbiano i
biglietti e via, si parte. C'è una voce che dice le stesse cose in tutte le lingue del mondo, dio che nervoso,  non si può stare un 
minuto in santa pace in questo fottuto treno?! Meglio che prendo l'i-pod, così mi distraggo un po'. Ma a chi voglio prendere in giro?
E' da un ora che sto fissando quel ragazzo là in fondo. Ha capelli biondi, occhi color miele, e labbra perfette. Non ho mai visto un 
ragazzo così bello prima d'ora. Di solito i ragazzi fighi, si vantano peggio di non so cosa, e come se non bastasse le ragazze rimangono
come imbambolate a fissarli, e ci sono quelle che farebbero di tutto per dargliela. Ma non lui. Questo ragazzo si vede che non è
come quei tipi. E' uno con i piedi per terra. Sta leggendo un libro. Diamine, da quanto in quà i maschi leggono?! Me lo devo 
sposare. Aspetta.. c'è un posto libero davanti a lui.. e se magari mi ci siedo io?

 

TO BE CONTINUED...
 

Ciao belle donzelle e bei donzelli (?) questa è la mia seconda ff su bieber. Ne avevo cominciata una, ma l'ho cancellata, non mi convinceva molto.çç che dire, se pensate che questa storia parla della solita coppietta di innamorati, state proprio fuori strada. Ma non posso dire altro, se volete sapere di più basta leggere i capitoli.. anzi, non ci saranno altri capitoli se non recensionate e mi dite cosa pensate. Se vi fa schifo non continuo çç

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Capitolo 2
*** Il ragazzo misterioso. ***


IL RAGAZZO MISTERIOSO
 

"Scusa, questo posto è libero?" chiedo.
I suoi occhi che prima erano attenti a leggere ogni parola stampata in quei fogli ammucchiati,
d'un tratto si fermano su un punto. Come se facessero una pausa. Alza leggermente il viso 
verso di me, e mi guarda. Fa un sì con la testa, prima che i suoi occhi si rimettano a fissare 
quei fogli, e la mente ad immaginare la storia che gli occhi dicono. 
Mi siedo lentamente. Ragazzi, non potete capire quanto è perfetto questo ragazzo da 
vicino. Poi quando legge è così adorabile. Voglio sentire la sua voce, voglio sentire che suono
emana, ma non vorrei essere troppo maleducata. In fondo, anch'io quando leggo non voglio
essere disturbata da nessuno, ma ci provo. 
"Ehm.. scusa se ti disturbo, che libro stai leggendo?" chiedo con un pizzico di imbarazzo.
"L'ultimo libro di Harry Potter" risponde. La sua voce è dolce, delicata. Non è la voce
di uno che fuma, che si droga. Semplicemente pulita. 
"Io amo i film ed i libri di Harry Potter!" affermo. Mi sorride. E' uno sconosciuto, ma più 
andiamo avanti, più mi stupisce. E' bello, con una faccia pulita, degli occhi mozzafiato, labbra
che ti viene voglia di baciarle all'istante, e in più ha un sorriso meraviglioso. Quali altre qualità
mi deve ancora mostrare? E' perfetto, punto. 
Dopo qualche istante di silenzio alquanto imbarazzante, smette di leggere il suo adorato libro.
"Senti..." ha preso gusto a parlare con me! "che genere di libri ti piacciono?" chiede.
"Di solito leggo libri di avventura.. te invece?" chiedo. 
"Bhè, io non ho un genere preferito, mi piace tutto!" risponde.

*I passeggeri del treno freccia rossa destinazione Milano sono pregati di scendere, grazie*
Siamo già arrivati? Cavolo. 
"Scusa, devo scappare.. tieni, questo è un libro di avventura, il genere che piace a te" dice 
stendendo il braccio e mostrandomi un libro. 
"Grazie" non ho avuto neanche il tempo di vedere di quale libro si trattava, che già l'ho 
perso di vista. Non posso lasciare la questione così, senza una fine. Devo assolutamente 
rincontrarlo da qualche parte, ma non so neanche il suo nome, una sua informazione. 
Scendo dal treno, e lo vedo correre all'impazzata verso l'uscita. 
"Hey, dimmi almeno come ti chiami" urlo. 
Si volta, ma senza fermarsi.
"Justin" urla. Almeno so il suo nome e come è vestito. Jeans fino al ginocchio chiari, maglia
a maniche corte bianca, e Supra nere. Magari questo pomeriggio, vado a fare una passeggiata
e lo incontro. Ma ritornando a noi.. dov'è mio padre? Non lo vedo. Non è mai puntuale quell'uomo.
Meglio che vada a prendere i bagagli ancora sul treno e dopo mi siedo su una panchina e lo 
aspetto. Però il mio pensiero è sempre fisso su quel Justin.. 

                                                                                                          TO BE CONTINUED...


Rieccomi qua con il secondo capitolo. Come vi sembra? Emily è proprio fissata con questo Justin! Recensionate, ditemi i vostri pareri. 

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Capitolo 3
*** Una brutta sorpresa. ***


UNA BRUTTA SORPRESA
 

"Tesoro!" è mio padre.
"Papà!" urlo saltandogli addosso e abbracciandolo fortissimo.
"Hey, così mi strozzi" ha sempre voglia di scherzare!
"Mi sei mancato moltissimo" sussurro. Mi guarda e sorride. Abbassa la testa e mi
avvolge in uno di quei caldi abbracci che solo lui è capace di fare.
"Che stiamo aspettando? Andiamo a casa, dove ti aspetta una sorpresa"
"Una sorpresa?" chiedo incuriosita.
"Certo. Forza, prima andiamo meglio è"
"Si, però.. mi puoi portare tu le valigie?" chiedo con due occhioni dolci. Questo metodo
funziona sempre.
"Non cambi mai. Dai, dammi le valigie" che vi avevo detto? 
Mentre gli stavo passando una valigia, vedo che nota una cosa, fa una faccia strana.
"Di chi è questo libro? Non leggi mai libri durante il viaggio in treno, ascolti sempre musica"
Oh no, ha visto il libro di Justin. Ho lasciato la borsa dove lo avevo appoggiato aperta.
"Mi ero stancata di sentire musica, e mi sono messa a leggere questo libro che mi ha 
comprato mamma qualche giorno fa" improvviso.
"Sento puzza di bugia, non ti stancheresti mai di ascoltare musica, nemmeno se l'ascolti da
un giorno intero" 
"Il cambiamento fa parte della crescita" ecco cosa significa vedere le puntate di Hannah Montana.
"Che perla di saggezza, mi sorprendi. Ok, ti credo." fortuna. Usciamo dalla stazione e andiamo 
a casa con la sua macchina. Appena arrivati mi precipito verso il portone. Mio padre prende la chiave
e la apre. Non c'è niente di strano, eppure mi ha detto che c'era una sorpresa a casa.
"Ma dov'è questa sorpresa?" 
"Ora lo scoprirai. Beatrice, puoi scendere" 
Beatrice? Non mi dire che è mia cugina. Vedo scendere una ragazza con capelli neri fino 
alle spalle, occhi neri, sguardo annoiato. Diamine, è proprio lei. 
"Tu?!" esclamiamo entrambi contemporaneamente con sguardo disgustato. Ci odiamo a morte.
Da piccola, una volta ho scambiato due chiacchiere con il bambino che le piaceva, ma era solo per fare
amicizia e poi neanche sapevo che aveva una cotta per lui. Da quel momento in poi non mi ha mai più
rivolto la parola. Ho cercato di spiegarle che volevo solo fare amicizia con lui, ma non mi ha dato ascolto.
Ha cominciato a farmi brutti scherzi e da lì è scattato l'odio verso di lei. Ma io dico, tra tutte le simpatiche
cugine che ho, mio padre proprio quella vipera doveva scegliere?
"Emily, tua cugina Beatrice sarà per tutte le due settimane tua compagna di stanza nonchè tua coinquilina.
Non sei contenta?"
"Eh, un amore" dico a bassa voce.
"Che hai detto?"chiede.
"No, niente, ho solo detto che sono felicissima" affermo con un finto sorriso. 
"Perfetto. Voi chiacchierate pure, io vado a prendere le valigie di Emily" appena è uscito, non poteva mancare
la vocina di Beatrice che mi fa letteralmente andare il sangue al cervello.
"Che ci fai qui?" chiede con una smorfia. 
"Se non lo sai, sono la figlia dell'uomo che ti ha ospitato a casa sua, credendo di farmi una splendida sorpresa
quando invece mi sono ritrovata una vipera davanti. I riferimenti sono puramente casuali, tranquilla"
"Ti credi divertente?" 
"Più di te sicuro, mia cara."  Questa conversazione stile pace e amore naturalmente, viene interrotta da mio padre.
"Beatrice, fai vedere ad Emily la vostra stanza. Dopo vi raggiungerò con le valigie di Emily, e lei sistemerà le sue 
cose nel guardaroba. Purtroppo non ne ho due, siete costrette a lasciare un po' di vestiti sulle valigie."
"Certo, Emily vieni"  Siamo carine in presenza di mio padre, ma quando non c'è, diventiamo delle 
perfette nemiche. Mentre andiamo di sopra, mi dice
"Senti, non provare a sfiorare le mie cose che ti uccido" 
"Ma chi le tocca, non vorrei prendere un infezione o robe del genere. Un altra cosa. Vorrei dormire alla notte, non mi
sono scordata di quanto russavi da piccola, quindi se hai ancora questo problema ti prego di comprare un aggeggio per
il naso che lo risolvi" 
Mi guarda con sguardo assasino. Arriviamo in stanza, colma delle sue robe.
"Vedi di fare un po' di spazio, o sarò costretta a buttare le tue cose fuori dalla finestra" dico.
"Senti razza di idiota, smettila di rispondermi così, come se fossi la più figa di tutto il pianeta"
"Mi sto comportando come ti comportavi te quando mi umiliavi davanti a tutti solo perchè avevo parlato con quello che ti
piaceva"
"Potevo non fare quelle cose se tu non ci avessi provato con lui"
"Provato? Ahah, non farmi ridere. Era brutto peggio di non so cosa. Devo ancora capire come hai fatto ad avere una cotta per
quel tipo"
"Di certo non sono affari tuoi" vuole sempre avere l'ultima parola. 
"Tutto bene lassù?" chiede mio padre.
"Si si, tutto apposto" rispondo. Dico bugie a mio padre, solo per non farlo rimanere male. Oltretutto, queste sono le nostre due
settimane speciali. Papà e figlia. E purtroppo quest'estate c'è anche mia cugina. Prendo il libro di Justin, mi sdraio sul letto e mi metto
a leggerlo, mentre Beatrice fa un po' di spazio nel guardaroba e sul comodino sbuffando. 

                                                                                                         TO BE CONTINUED...

 Ecco a voi il terzo capitolo. Spero che vi sia piaciuto, perchè ci ho messo tempo a scriverlo. Non parla molto di Justin, ma da come si può
capire, parla della brutta sorpresa. Lasciate qualche recensione perfavore!

 

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Capitolo 4
*** Quel pezzo di carta nascosto. ***


QUEL PEZZO DI CARTA NASCOSTO


Posso sentire i passi lenti di mio padre salire le scale. 
"Ecco le valigie" sussurra con un filo di voce e con il fiatone, posando le valigie per terra
ed infine asciugando la fronte piena di sudore.
"Se avessi saputo che ti saresti stancato così tanto a portarmi le valigie, ti avrei 
aiutato" Lo vedo in difficoltà solo a portare un paio di bagagli. Con tutto il bene che 
voglio a mio padre, ma non posso negare che non è più attivo come un tempo. Insomma,
si sta invecchiando e sta avvertendo sul suo corpo i primi acciacchi, anche se non lo
vuole ammettere.
"No, tranquilla" risponde "va tutto bene" vuole dimostrare che è ancora un 
giovanotto, ma in fondo sa che non lo è più da un pezzo. 
"Hey, pronto? Ci sono anch'io in stanza" ma questa ragazza vuole sempre essere al centro
dell'attenzione?
"Si, scusa Beatrice" risponde mio padre quasi pentito di non averla calcolata. Pronto papà?
Chi è tua figlia tra me e Beatrice? Non ti capisco. Non capisci che vuole catturare la tua 
attenzione e distorglierla da me?
"Non mi sembrava" dice Beatrice con aria esclusa, ma dentro gode del fatto che sa che io
odio quando si comporta così. 
"Già, non mi ero accorta che eri nella stanza" mi intrometto facendo un sorriso malefico, 
soddisfatta di ciò che ho appena detto. 
"Quanto è spiritosa la mia cuginetta preferita!" ah, vero. Dobbiamo far finta di esserci 
simpatiche quando c'è mio padre. Me ne ero completamente dimenticata. Forse perchè è
troppo difficile. Ma non voglio far rimanere male mio padre, quindi farò uno sforzo. Un 
enorme sforzo. 
"Che bel rapporto che avete. Sono fiero di aver portato Beatrice quest'estate!" dice mio 
padre con aria assolutamente sicura di aver fatto una buona cosa. Guarda l'orologio
"Si è fatto tardi, è ora di pranzo. Emily, hai tempo di sistemare le cose, io intanto vado a 
cucinare. Vi chiamo io quando è pronto" Ricordo i piatti eccellenti che preparava quando
abitava ancora con me e mia madre. Il suo piatto forte era il tiramisù. Lo faceva ogni 
settimana, ed ogni volta gli facevo i complimenti, come se fosse la prima volta. Bei tempi.
Mi dirigo verso il punto dove mio padre ha appoggiato le valigie, e le sposto verso il centro
della stanza. Comincio ad aprirle, e posizionare le cose nel loro posto.  Strano che non sento
i lamenti di Beatrice. Finalmente ha capito che non ha alcuna speranza di vincere con me. 
Dopo aver sistemato i vestiti, passo al comodino. Con la coda dell'occhio, vedo il libro di 
Justin aperto sulle prime pagine, messo sul letto. Ho dimenticato di chiuderlo prima. Ho
letto poco, ma è interessante. Su qualche pagina più avanti vedo sporgere un pezzo di carta,ma 
non appartiene al libro. Vado su quella pagina. C'è un biglietto bianco, con una fila di numeri. No,
non è il suo numero di telefono, è un biglietto della lotteria. Quando stavo in macchina con mio 
padre per venire a casa, molto spesso vedevo grandi manifesti riguardo a questa lotteria che si
svolgerà tra pochissimi giorni. Justin si è dimenticato di prendere il biglietto, ed eccomi qua con il
suo biglietto in mano. Devo trovarlo, lo ha pagato lui, non posso tenerlo io. Come faccio? 



 TO BE CONTINUED...

 

Quarto capitolo. Lo so, fa schifo ed è cortissimo. Sono stata un ora a fissare il foglio di carta dove dovevo scrivere il capitolo, aspettando un miracolo di Dio per darmi l'ispirazione, ed è uscito questa schifezza. Vi capisco se siete rimasti delusi, però lasciate lo stesso una recensione, anche una critica, vi prego çç

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Capitolo 5
*** Justin, dove sei? ***


JUSTIN, DOVE SEI?
 
Appena mangiato, vado di sopra, prendo un po' di spiccioli dal mio portafoglio ancora
 in valigia, il cellulare, il biglietto della lotteria e li metto nella borsa. 
"Papà, io esco" dico scendendo le scale.  
"Dove vai?" alla ricerca di uno sconosciuto, dovrei dire, ma non mi sembra il caso.
"A farmi un giro" mi limito a rispondere. 
"Bene, stai attenta" 
"Si, papà" 
Esco dal portone non sapendo la mia destinazione. Cercare Justin è come cercare un
ago in un pagliaio. In una giornata bollente come questa, i ragazzi vanno al mare, ma 
mi sono scordata di mettermi il costume. 
Mi limito ad incamminarmi verso il centro, dove ci sono decine di negozi ogni cinque 
metri. Anche se non abito a Milano, memorizzo rapidamente le strade che portano in
un determinato posto. I miei genitori mi ripetono sempre che ho una memoria 
impeccabile, tranne per la storia. Troppe date da ricordarsi, personaggi storici, eventi.
Almeno nella geografia dici che coltivano la barbabietola da zucchero e sei salvo.
A metà 
strada vedo un furgone che vende schifezze varie e bibite. Cosa c'è di meglio
di una 
granita alla coca cola? Dopo aver dato i soldi a un uomo pieno di tatuaggi
situato dietro
al bancone, appoggio le labbra nella cannuccia e bevo quella delizia fresca.  
Mi ci ha voluto un po' a raggiungere il centro, la casa di papà è abbastanza lontano.
Guardo 
dentro i negozi attraverso le vetrine cercando di riconoscere il suo abbigliamento,
cammino 
tra la folla cercando di incrociare il mio sguardo con il suo, guardo nei bar
cercando di trovare 
il suo sorriso che mi ha lasciato senza fiato la prima volta che
l'ho incontrato,ovvero l'unica. 
La stanchezza avvolge pian piano il mio corpo, mentre
la mente si rassegna a non vedere più 
quel volto dopo ore di ricerca. Sento la tristezza
mischiarsi alla delusione, da farmi abbassare 
la testa e non farmela rialzare più, i piedi
si muovono a passo spedito verso casa. Come potevo 
pretendere di trovarlo? Insomma,
sapete quanti abitanti ci sono a Milano? So solo il suo nome. 
Magari in questo momento
si sta divertendo con i suoi amici e non si ricorda neanche di me. 
Il pensiero di non
rivederlo mi turba, come se fosso un amico o comunque una persona a me cara.
Come posso essermi affezionata velocemente ad un perfetto sconosciuto? Sono così attenta
a scegliere le persone che voglio accanto, non mi fido facilmente delle persone che non
conosco bene,prima di aprirmi del tutto ci vuole tempo. Ma ora è come se questo carattere
riservato, fosse stato impotente alla sua vista. Improvvisamente è cambiato, dando spazio
a l'esatto contrario di come è. Non riesco a capire perchè solo lui mi fa questo effetto. Forse
perchè ha tutte le qualità che mi piace in un ragazzo? Eppure ci ho scambiato solo due parole
di numero. Tiro fuori il biglietto della lotteria,leggo i numeri, noto che c'è il mio numero preferito.
Un brivido mi percorre la schiena.Diamine, ma che ti sta succedendo Emily? Reagisci. Alzo lo
sguardo e vedo un grande manifesto riguardo la lotteria, come quello che vedevo spesso quando
ero in macchina con mio padre. Ormai la città è piena di questi manifesti. Non so, ma un senso
di colpa mi sfiora. Ho mollato troppo presto.Si tratta di uno stupido biglietto della lotteria, lo so.
Ma almeno ho una scusa, a patto di trovarlo, per parlargli di nuovo. D'un tratto la positività
incontra la mia mente, e caccio un sorriso appena visibile. Si sono fatte le diciannove, devo
ritornare a casa prima che mio padre si preoccupi. Sono stanchissima. Appena entro mi butto
a peso morto sul confortevole divano. "Sei stata parecchio tempo fuori. Cos'hai combinato?"
domanda mio padre dubbioso."Un giretto, tanto per prendere un po' d'aria" dico tenendo
gli occhi chiusi, mentre il divano si occupa di levarmi la stanchezza accumulata il pomeriggio
di dosso."Un giretto a casa mia dura mezz'ora, massimo un ora. Stavo cominciando a
preoccuparmi, sai?"lo sapevo. Mio padre è così prevedibile."Io l'ho fatto durare di più.
Camminare fa bene" "Se lo metti in questo piano, allora hai ragione" afferma sorridendo.  
Sento un profumino provenire dalla cucina, è quasi ora di cena. Dopo aver gustato la deliziosa
pizza fatta in casa preparata da mio padre, affondo nelle lenzuola del mio letto, in una manciata
di minuti mi addormento, con il libro di Justin aperto in mano.

 
TO BE CONTINUED...

Wassup guys (?) ecco il nuovo capitolo che ho scritto ieri passata la mezzanotte.In teoria è oggi, perchè era passata la mezzanotte, comunque lol. Lo so, mi odiate perchè faccio i capitoli troppo corti, ma quando li scrivo pare che sono lunghissimi, invece è una cagata
immensa. Recensionate plis *w*

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Capitolo 6
*** Al diavolo, Justin. ***


AL DIAVOLO, JUSTIN
 

"Tesoro, svegliati" la voce di mio padre interrompe il mio sogno, mentre il suo braccio mi scuote la spalla. Prendo il cuscino e me lo butto in faccia. 
"Ti prego, alzati, devi andare al mare" prendo la forza di aprire mezzo occhio, mi giro verso destra, abbastanza da vedere i numeri che segna la sveglia. Un quarto alle otto. Mi alzavo a quest'ora quando dovevo andare a scuola, non ho la minima intenzione di ripetere questa ora fino al primo giorno di scuola.
"Papà, è prestissimo, fammi dormire" mi sistemo le lenzuola che ha spostato per farmi alzare ma senza risultato. La luce del sole mattutino filtra nella stanza attraverso la finestra già spalancata con la serranda alzata al massimo. Sembra che crei un leggero luccichio. Uno spettacolo meraviglioso, se non fosse che appena svegliati i tuoi occhi si rifiutano di aprirsi ad un cambio totale di atmosfera. Dalla tranquillità immersa nel buio, al rumore insopportabile della serranda che si alza, la luce che ti acceca e tuo padre che ti supplica di alzarti.
"Dai Emily, cosa c'è di meglio di una bella mattina in spiaggia?" trovare Justin.
"E poi" continua "Beatrice ti farà compagnia" un motivo in più per non alzarsi. Dopo vari tentativi, dal solletico sui fianchi, al cercare di buttarmi dal letto tirandomi per un braccio, mi arrendo.Quando vado in cucina, seguita da mio padre, Beatrice è seduta con la tazza piena di latte e cereali appoggiata sul tavolo davanti a lei. La sua mano tiene un cucchiaio che affonda nella tazza, prende un po' del contenuto per poi andare all'interno della sua bocca, ripetendo questo movimento ogni volta. Mi lascio sfuggire un "Buongiorno".Sono così abituata a dirlo ogni mattina a mia madre appena vado nella cucina di casa nostra, che non mi sono accorta che lo stavo dicendo a Beatrice. 
"A casa mia, quando una persona dice buongiorno, si ricambia" dice mio padre mentre prende i suoi occhiali da vista per leggere il suo adorato giornale che compra ogni mattina nell'edicola qui vicino, e si siede sul divano. Sicuramente avete notato il suo vizio di trattare Beatrice come se fosse sua figlia. Sono troppo presa a fissare il frigo e scegliere la mia colazione, che non faccio caso al "Buongiorno" di Beatrice. Prendo solo un succo di frutta e una brioche, non ho mai molta fame la mattina. Mi siedo, il più possibile lontano da Beatrice. 
"Ah, dimenticavo" aggiunge mio padre senza togliere lo sguardo dal giornale "Beatrice, viene anche Emily al mare"  
"Ma ti avevo detto che volevo andarci da sola" quant'è strafottente.
"Lo so, ma ho pensato che con Emily ti saresti divertita di più" hai pensato male, papà. Beatrice si limita a finire la sua colazione, lavare il tutto e precipitarsi in camera. Io faccio lo stesso, ma qualche minuto dopo. 
"Puoi uscire un attimo? Devo mettermi il costume" chiede Beatrice. 
"Aspetta, prendo il costume e me lo metto in bagno" frugo nella mia valigia alla ricerca del mio costume preferito a righe bianche e blu. Dopo averlo afferrato, indietreggio e mi chiudo nel bagno di sotto. Appena esco, mi rendo conto che avrei dovuto mettere il pigiama che indossavo, sopra il costume. C'è mio padre che mi osserva. 
"Ti sta bene" dice.  
"Grazie" rispondo con un accenno di sorriso e le guance rosse come peperoni. L'ultima volta che mio padre mi ha vista in costume, è stato quand'ero piccola. Ora sono cresciuta, come le mie forme, e mi vergogno di presentarmi davanti a lui in questo modo, pur essendo mio padre. Corro in camera. Busso la porta, evidentemente Beatrice si è chiusa dentro.
"Mi apri?" chiedo. 
"Si, un attimo, non ho finito" certo che è lunga a cambiarsi. Dopo pochissimi secondi, sento la chiave aprire la serratura e la maniglia spostarsi verso il basso. Mi metto un vestitino leggero,un paio di infradito e gli occhiali da sole, prendo una borsa e ci metto cellulare, crema solare, portafoglio e asciugamano. Beatrice fa lo stesso, salutiamo mio padre e usciamo. Ci avviamo verso la spiaggia libera. E' molto presto e automaticamente c'è pochissima gente. Niente bambini che urlano, niente palle che alzano chili di sabbia fino al punto di fartela ingoiare, niente gente cretina che ti schizza mentre stai lentamente entrando in acqua. Un paradiso terrestre. Dopo qualche ora, la spiaggia comincia a riempirsi. Io sto tranquillamente sdraiata sopra l'asciugamano a prendere il sole, quando sento le risa di alcuni ragazzi che passano davanti a me e Beatrice. Noto un ragazzo in particolare, fin troppo familiare. Oh si, è proprio Justin. Mi alzo di scatto,alzo un po' di sabbia che va dritta nella faccia di Beatrice. 
"Hey, ma che fai?" mi sono già alzata e cammino verso il gruppo di ragazzi che si sono posizionati proprio in questo momento. 
"Justin?" chiedo sperando che l'unico ragazzo che mi da le spalle, si giri e dica "Si".Un ragazzo moro mi guarda e dice "Mi dispiace, qua non c'è nessun Justin"  
Non la bevo, amico. Quello è proprio Justin. Mi avvicino di più cercando di osservare meglio il ragazzo biondo che mi da le spalle. Lui si gira dall'altra parte, facendo finta di mandare messaggi con il cellulare. Se non è Justin, cos'ha da nascondere? Ma se è lui, perchè si comporta così? Perchè non mi dice che è lui? E' tutto così strano. Lo stesso ragazzo moro mi ripete "Senti, non c'è nessun Justin, ora vorremmo goderci la mattinata in spiaggia" mi allontano, raggiungendo Beatrice. 
"Cosa avevi intenzione di fare andando da quei ragazzi?" mi chiede. 
"Niente, mi sembrava di aver visto un amico" in effetti non è vero. Non mi sembra, io l'ho visto, ma non vuole farsi vedere dalla ragazza che ha il suo biglietto della lotteria e il suo libro. Sono convinta che è lui. I suoi occhi, la sua bocca... come dimenticarli? 
Anzi, sai che ti dico? Al diavolo, Justin. Ieri mi sono rotta i piedi per cercarti, e tu cosa fai? Mi ignori, mi eviti. Mi tengo il tuo biglietto della lotteria, e magari se vinco non ti do neanche un centesimo.E' questo che vuoi? Ti accontento. Credevo fossi diverso da tutti gli altri ragazzi. Ma evidentemente mi sbagliavo. Perchè devo beccarmi sempre i ragazzi sbagliati?

TO BE CONTINUED...
 

Ciao dolcezze *w* questo è il sesto capitolo. Come vi sembra? Colpo di scena eh? Lasciate una piccolina ina ina recensione pllllis **

 

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Capitolo 7
*** Chi si rivede. ***


CHI SI RIVEDE

Il giorno dopo mi alzo furiosa. Papà capisce che c'è qualcosa che non va. 
"Andiamo, sputa il rospo. Che è successo? Quando chiudi il frigo in quel modo, c'è sempre qualcosa sotto" mi conosce troppo bene. Quando sono arrabbiata, sbatto il frigo, è un modo per sfogarsi con gli oggetti invece che con le persone. Non ho il tempo di rispondere, che Beatrice ha già aperto la bocca
"Mhà, ieri in spiaggia è andata da un gruppo di ragazzi che neanche conosceva, e quando è ritornata sembrava arrabbiata" 
"Un gruppo di ragazzi dici?" 
"Si, ha detto di aver visto un amico"  ma perchè non sta mai zitta? La domanda l'ha fatta a me, sottospecie di idiota.
"Chi è questo amico Emily?" 
"Ma non è vero, non ho detto di aver visto un amico" do un occhiata veloce a Beatrice per dire "sta al gioco". Ma non capisce il segnale. 
"Ma come, mi hai detto testuali parole 'mi sembrava di aver visto un amico'' mi giro verso di lei sbarrando gli occhi e chiudendo leggermente le labbra. Questa volta per dire "chiudi quella bocca".
"Insomma, qualcuno mi vuole dire la verità?" interrompe mio padre con l'aria scocciata. 
"Va bene, lo ammetto, ho conosciuto un ragazzo tempo fa" oramai che senso ha mentire? Quel ragazzo di cui tanto mi sono interessata, si è rivelato un totale stronzo come tutti gli altri, quindi alla fine dirò a papà che non deve essere geloso, come d'altronde è ogni volta che gli dico che ho conosciuto un ragazzo. Se un essere umano del sesso opposto dal mio mi si avvicina, lui crea tipo un muro difensivo. Non posso rincontrarlo di nuovo se non è un ragazzo che ha le caratteristiche che piace a papà.Credo che resterò zitella a vita.
"Voglio incontrarlo" stessa affermazione che ha fatto quando gli ho parlato di due ragazzi gli anni precedenti. Ma questa volta avrà una risposta diversa. 
"Tranquillo, non ci sentiamo più da un pezzo, e non ho intenzione di parlarci" papà acquisisce un aria più rilassata. 
"D'accordo". La mattina passa tranquilla. Sto tutto il giorno sul divano con il telecomando in mano a vedere un telefilm. Mio padre va a fare spesa, e Beatrice è attaccata ad una rivista di moda. Cosa ci troverà di così tanto interessante. Ho una voglia di andare al McDonald's. Mangiare quegli hamburger con quintali di ripieno, bere litri di coca cola, e mettere bustine piene di maionese sopra le patatine fritte. Suona il campanello. E' papà che è ritornato dal supermercato.
"Papà, posso andare a mangiare al McDonald's oggi?" 
"Ma ho appena comprato il pranzo per te"
"Lo so, ma è da tanto tempo che non vado al McDonald's. Ricordi quanti anni sono passati dall'ultima volta che mi ci hai portato?"
"Non lo..."
"Te lo dico io. Troppo tempo. Ho bisogno di mangiare schifezze" 
Ride. Cosa c'è da ridere? Non sto scherzando. Necessito di schifezze. 
"Va bene, vai" corro di sopra a cambiarmi. Prendo i soldi, saluto papà e mi precipito verso il primo McDonald's che incontro. Appena ci metto piede sento un profumo buonissimo di patatine. Mi metto in fila, quando è il mio turno ordino un cheese burger, una lattina grande di coca cola e le patatine fritte. Prendo il vassoio e vado a sedermi in un tavolo in fondo. Boom, sorpresa. Vedo una chioma di capelli neri, con degli occhiali da soli sulla testa, che addenta un hamburger. E' lo stesso ragazzo moro di ieri, ed è solo. Il mio istinto mi dice di fermarmi. 
"Hey amico" dico sedendomi di fronte a lui senza chiederlo e appoggiando il vassoio sul tavolo. "Come va?" 
Lui con espressione incredula dice "Prego, accomodati pure senza chiederlo"  poi continua "E tu chi saresti?" 
"Sono la ragazza di ieri in spiaggia, quella a cui hai detto di levarsi dalle palle insomma" 
"Oh, ricordo. Quella che cercava un certo Justin"
"Sbagliato. Quella che aveva trovato il Justin che cercava, ma un certo ragazzo moro che è davanti a me in questo momento, ha mentito dicendo che non c'era"
Ho l'impressione che sia diventato nervoso. Colpito e affondato. "Non è vero, ho detto la verità" 
"Andiamo. Non sono mica cieca. A meno che Justin non abbia un gemello, era lui" 
"Senti, te lo ripeto per l'ultima volta. Non ho un amico che si chiama Justin, e non conosco nessuno che si chiama così, ok?" si alza per andare a buttare gli avanzi di cibo che non ha mangiato, ma non si è accorto che ha lasciato il cellulare sul tavolo.. sto per fare una cazzata. Ma la faccio. Prendo il cellulare con gesto rapido, smonto la parte dietro,e prendo la schedina. Rimetto tutto a posto, giusto in tempo.Prendo il vassoio ancora pieno di cibo fumante, vado alla cassa e chiedo alla tizia dietro il bancone se me lo può mettere in un sacchetto, così da mangiare a casa. Il ragazzo si è fermato a parlare con un ragazza
"Tieni, ti sei scordato il cellulare" gli dico stendendo il braccio con in mano il suo iPhone nero. Evidentemente non si è accorto di niente, perchè mi risponde con un semplice "Grazie" e un accenno di sorriso. Come se fosse un gesto di amicizia. Sveglia bello, ti ho appena fregato la schedina dove tieni tutti i tuoi contatti. Esco con fretta di fuori, e mi nascondo dietro un vialetto. Spengo il mio cellulare, lo smonto e sostituisco la mia schedina con la sua. Che pensavate, che andavo a casa a fare la missione segreta? Naah, voglio vedere la sua faccia quando gli ridò la schedina. Lo accendo. Ha il pin. Merda. Adesso come faccio? Sbircio l'entrata del McDonald's e vedo il ragazzo moro uscire. Rimetto tutto a posto, mi alzo. Mi metto a camminare verso di lui.
"Ah, mi sono scordata di ridarti questo" appena vede la schedina, la sua faccia diventa viola. Io gli faccio un sorriso malefico, e me ne vado tutto tranquilla verso casa. Mi immagino come ci è rimasto male. Fa tutto il duro, e poi si fa fregare così facilmente da una ragazza. Suono il campanello.
"Come mai sei ritornata così presto?" chiede mio padre. 
"Volevo mangiare le mie schifezze a casa" rispondo agitandogli il sacchetto davanti.
"Ok, ma se non mi dai un pezzo del tuo hamburger non ti faccio entrare in casa"
"Va bene, va bene" si sposta e mi fa entrare. In pratica il mio pranzo se l'è mangiato tutto lui. Fortuna che era solo un pezzo.

 
TO BE CONTINUED...
 
Inanzitutto scusate per il ritardo çç solo ora mi è venuta un idea decente. Comunque, grazie per le persone che hanno messo la mia storia tra le storie seguite, e preferite! Grazie anche a tutti quelli che lasciano recensioni! Vi adoro ** 

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Capitolo 8
*** Segreto svelato. ***


SEGRETO SVELATO

Mi sto annoiando a morte. Stare a casa il pomeriggio è così stressante. 
"Papà, posso andare a fare un giro al parco?" chiedo.
"Ma non ti stanchi mai di uscire?" 
"Stancarmi? Se resto un altro minuto qui dentro rischio di morire dalla noia"
"Va bene, puoi uscire" 
Salto su dal comodissimo divano e mi vesto. Prendo come sempre la mia borsa, saluto tutti e esco. A Milano c'è sempre movimento, è questa la cosa che mi piace di più di questa città. La gente odia tutto questo caos, ma a me è sempre piaciuto. Non c'è da stupirsi se pagherei oro per stare almeno un giorno a New York. Il parco è quasi pieno. Ci sono famiglie che stanno facendo un picnic, bambini che corrono sul prato, coppie di fidanzatini abbracciati sulle panchine. Mi siedo su una panchina vuota. Prendo il mio cellulare e comincio a giocare con i giochi. Sono concentrata a fare punto, ma una voce mi fa prendere un colpo
"Hey, ma che fai, mi segui?" alzo lo sguardo, mi giro intorno e solo ora riesco a capire che è lo stesso ragazzo moro di stamattina. 
"Ma chi ti segue" dico acida. 
"Io non lo so, stamattina ti incontro al McDonald's dove oltretutto mi hai rubato la schedina, ora ti incontro qui. Dovresti fare la stalker"
"Si chiama coincidenza caro mio. Comunque grazie del consiglio, ci penserò" cammino verso di lui.
"Senti" continuo "facciamo un patto. Tu mi dai il numero del tuo amico Justin. Io ti lascerò in pace, non ti rivolgerò mai più la parola. Ci stai?" lo guardo fisso negli occhi.
"No" fa per andarsene, ma lo blocco per una mano.  
"Ti prego. Perchè non vuoi darmi il numero? Non sono una maniaca, l'ho incontrato al treno e mi sembra un tipo apposto, voglio solo conoscerlo meglio" 
Sospira. "Ti ho detto di no. Non insistere" 
"Dai, ti supplico. Che ha di così tanto segreto che non vuole farsi vedere eh?" ogni volta che dico "segreto" sembra avere paura. 
"Va bene" un sorriso si stampa sul mio viso. Prendo il cellulare. Dopo averlo memorizzato, se ne va dicendo
"Ti considero di stare attenta, il suo padrone non è molto gentile, anzi, è tutto l'opposto"
Cosa? Il suo padrone? La storia si rende curiosa e interessante. Sono ansiosa di chiamare Justin, ma allo stesso tempo felice. Me ne vado in un posto lontano da tutti, come se quella chiamata fosse segreta, nessuno doveva saperlo. Avvicino il cellulare all'orecchio destro. Squilla. Mi sudano le mani. Come mai così tanta ansia? Non me lo spiego. Una voce dall'altra parte sussura un "Pronto?"a malapena lo sento. 
"Ehm.. J-Justin?" solito disastro.
"Si, chiunque tu sia ho pochissimo tempo. Dimmi cosa vuoi, in fretta" non mi aspettavo una risposta simile. 
"Sono Emily, ricordi? La ragazza del treno"  
"Come fai tu ad avere il mio numero?" alza un po' la voce. Dal cellulare sento una porta spalancarsi e dire "Con chi stai parlando? Non ti sono bastate le botte di ieri moccioso?"  chiude la chiamata. Botte? Ecco di cosa parlava il ragazzo moro. Ma perchè ha un padrone che lo mena? Troppi perchè. Ma una cosa è certa. Justin, sta in una brutta situazione. Ritorno a casa, impaurita, perplessa, pensierosa. Non faccio neanche cena. Ho una voglia matta di richiamarlo, solo per farmi dare delle spiegazioni, magari posso aiutarlo, ma allo stesso tempo penso che non posso, perchè se il suo padrone lo becca un altra volta al telefono lo mena, e l'ultima cosa che vorrei è che venisse menato.

TO BE CONTINUED...
 

Ecco l'ottavo capitolo. E' un po' corto, ma volevo creare suspance alla fine (?) comunque non preoccupatevi, perche' il prossimo capitolo lo mettero' molto presto, ve lo prometto! 

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Capitolo 9
*** Devo aiutarti, Justin. ***


DEVO AIUTARTI, JUSTIN

Decido di chiamarlo, sperando che non succeda niente di brutto. Compongo il numero, avvicino lentamente il cellulare all'orecchio. Squilla, squilla, squilla. Ma nessuna traccia della sua voce. Probabilmente non risponde perchè non vuole essere picchiato, oppure perchè non mi vuole spiegare in quale situazione si è cacciato. Rimetto giù il cellulare, chiudendo la chiamata con il tasto rosso. Il mattino dopo mi sveglio presto. Mio padre e Beatrice non si sono ancora alzati, fuori è leggermente buio. Cosa può fare Justin a quest'ora? Prendo il cellulare sul comodino e compongo il numero un altra volta. Lo sto già imparando a memoria. Squilla, squilla, squilla. Ma questa volta risponde.
"Pronto?" dice con voce fioca, quasi bisbigliando.
"Sono Emily" rispondo anch'io con voce bassa, per non svegliare gli altri.
"Sarò breve. Sono in una brutta situazione, credimi, e prima che mi dici che vuoi aiutarmi, ti rispondo che non puoi, è troppo pericoloso, e poi il mio padrone ti farebbe anche del male. Vorrei continuare l'amicizia che abbiamo iniziato in treno, ma non posso" dice tutto d'un fiato. Resto in silenzio per qualche secondo, cercando di memorizzare le parole appena dette e decifrarle. Dall'altra parte sento una voce dire "Chi è questa Emily? Dai, rimettiti giù" è una voce femminile.
"Emily, devo andare ora. Un altra cosa, chi ti ha dato il mio numero?"
"Il tuo amico moro, non so come si chiama"
"Parli di Mike?"
"Non lo so, ti ho appena detto che non so il suo nome"
"Va bene. Addio, Emily"
"Addio? Per piacere, non farmi ridere. Ciao Justin" chiudo la chiamata ridendo. Gli pare che ci vuole così poco a togliermi di torno? Si sbaglia di grosso. Lo aiuterò a costo di farmi picchiare dal suo padrone. Ora ripensandoci, non ho dato peso a quella voce femminile. La sua fidanzata? Allora perchè non lo aiuta lei? Ho un brutto presentimento. Posso chiedere aiuto a Mike, ma dubito che mi darà altre informazioni, gli avevo promesso che lo avrei lasciato in pace, però posso sempre provare, ma non ho il suo numero.

Invia un messaggio
A: Justin
Testo:
 mi puoi dare il numero di Mike?

Nuovo messaggio
Da: Justin
Testo:
 Perchè? A che ti serve?

Invia un messaggio
A: Justin
Testo:
 Ora non posso avere una vita sociale? Tu non c'entri, se è questo che vuoi sapere. Sono solo interessata a lui, tutto qui.

Nuovo messaggio
Da: Justin
Testo:
 Va bene. Ma se pensi di aiutarmi, stai rischiando di grosso, io ti avverto. Mike non ti aiuterà, te lo assicuro. Se è vero che vuoi il suo numero solo perchè vuoi diventare sua amica, allora eccolo. *numero*

Come è facile imbambolare i ragazzi, non trovate? In qualche messaggio, sono riuscita a convincere Justin a darmi il numero di Mike. Ha creduto alla storia del "sono interessata a lui" e il gioco è fatto.

Invia un messaggio
A: Mike
Testo:
 Oggi alle quindici davanti al McDonald's. 

Nuovo messaggio
Da: Mike
Testo:
  Eh? Ma chi sei scusa?

Invia un messaggio
A: Mike
Testo:
 Sono una ragazza. Facciamo tipo appuntamento al buio, ti va? Dimmi se per te va bene. Non ti farò niente, solo una chiacchierata.

Nuovo messaggio
Da: Mike
Testo:
 Ci sto. Ma come hai fatto ad avere il mio numero?

Invia un messaggio
A: Mike
Testo:
 Ti spiegherò tutto quando ci incontreremo. A dopo.

Non potevo dirgli che ero io, sennò non avrebbe mai accettato di vedermi. Se lo chiamavo riconosceva la mia voce. Non mi sono accorta che si sono fatte già le nove di mattina. Nessuno ancora si è alzato. Vado di sotto a fare colazione con yogurt alla fragola e cereali classici. Prendo il film "The Last Song" dal davanzale di fianco alla porta di ingresso, e lo metto sul lettore dvd. A quasi metà film, finalmente qualcuno si alza. Beatrice. Sento i suoi passi pesanti, facendo un rumore sempre più forte man a mano che viene giù. 
"Ciao" dice. 
"Ciao" dico a sua volta. Poi continua "Che film stai vedendo?" 
"The Last Song. L'hai mai visto?" 
"No. Di che parla?" 
"Prendi la confezione e leggi il retro, c'è scritto lì" fa come le ho suggerito io. Dopo aggiunge "Interessante" e si siede vicino a me sul divano con in mano la sua colazione. A fine film ci ritroviamo entrambi in lacrime. A inizio film ho preso fortunatamente pacchetti di fazzoletti, sapevo già che sarei scoppiata stile fontana. Ma non sapevo che li avrei condivisi anche con Beatrice. Puntualmente arriva mio padre appena svegliato.
"Hey, ma cosa avete?" dice venendo verso di noi con aria preoccupata. 
Mi limito ad indicare con l'indice la confezione. Lui la prende e dice 
"Lo sapevo, non avrei dovuto comprarti il film. Hai pianto leggendo il libro, figuriamoci con il film" soffoco una risatina. Si volta verso Beatrice.
"Beatrice, da te non mi sarei mai aspettato di vederti in lacrime, tanto meno di guardare questi film sdolcinati, sembri una tipa tosta!" anche lei soffoca una risatina. Mio padre va al frigo e prende la sua colazione. Ho l'impressione che Beatrice sia diventata più gentile con me, infatti hai incominciato lei a parlarmi dopo essersi ripresa dal pianto. A mezzogiorno facciamo pranzo. Dopo mi rifugio in bagno a farmi una doccia, mentre sto sotto l'acqua penso alle cose che devo dire a Mike qualche ora dopo. 

TO BE CONTINUED...

Premetto che ero caduta in depressione, non sapevo cosa scrivere in questo capitolo. Spero che rimaniate soddisfatti. Ringrazio tutti quelli che seguono  questa fanfiction, vi adoro! Cambiando discorso, chi di voi guarderà i VMA l'otto settembre su MTV alle ventuno e dieci? Io non vedo l'ora di vedere Justin. Poi che ne pensate di questa sorta di guerra tra Directioners e Beliebers solo per una nomination di "Most Share-Worthy Video" ai VMA? Io sinceramente non ne posso più. 

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Capitolo 10
*** Grazie Mike. ***


Grazie Mike
 
Alle quindici meno dieci esco, con destinazione McDonald's. Non ho preparato un discorso efficace per convincerlo, ho deciso di improvvisare. Davanti alla porta d'entrata del fast food c'è Mike in piedi che cammina avanti e indietro. Con aria totalmente indifferente, gli vado incontro. 
"Ciao. Che stai facendo?" chiedo fermandomi di fronte a lui.
"Non avevi promesso di lasciarmi in pace?" 
"Si, hai ragione, ma si può fare un eccezione" 
"No, non si può fare. E comunque sto aspettando una persona, quindi ti prego gentilmente di levarti di torno"
"Fammi indovinare: hai un appuntamento al buio con una ragazza che ti ha inviato degli sms sul telefono, giusto?"
"Come fai a saperlo? Oh no, non mi dire che.." 
"Non mi dire cosa? Che sono io la ragazza? Bhè, mi dispiace ma hai indovinato" 
Alza la testa verso il cielo, con le mani tra i capelli ed esclama un "Nooo" seguito da una risata. Riabbassa la testa e si mette le mani nelle tasche.
"Ed io che mi ero conciato per bene" ridiamo entrambi. Continua "Dato che ci sei, dimmi cosa mi vuoi dire." 
 "Tu vuoi bene a Justin, è un tuo amico, giusto?"  
"Si. Perchè?" 
"Allora perchè vuoi che venga picchiato? Che venga costretto a fare cose che magari lui non vuole fare ma viene obbligato con la forza? Sei un suo amico. Gli amici dovrebbero aiutarsi a vicenda, mentre a te sembra che non te ne freghi niente" 
Fissa un punto non preciso della strada, in cerca di una risposta giusta da darmi. Fa un lungo sospiro.
"Prima però entriamo" fa un cenno con la testa indicando la porta d'entrata del McDonald's. Entriamo e ci sediamo su un tavolo in fondo, lontano dai clienti. 
Si mette con le braccia conserte sopra il tavolino, io lo seguo. Mi guarda negli occhi. Penetrano in profondità nei miei. Dopo comincia 
<
"Conosco Justin da quando andavamo all'asilo insieme. Mi ricordo che il primo giorno ci misero vicini per caso e cominciammo a parlarci. Spesso veniva a casa mia e giocavamo con le macchinine giocattolo, gli piacevano molto, come me. Era un giocherellone, simpatico, il tipico bambino con cui non ti annoieresti mai. Anche alle elementari e alle medie andammo in classe insieme. Era cresciuto di fisico, ma il suo carattere rimase sempre quello. Oramai eravamo inseparabili. Continuava a venire spesso a casa mia. A me non dava fastidio, anzi. Ma dopo un po' capì che veniva a casa mia solo per giocare con le mie console. Per compleanno mi avevano regalato parecchie console, non giocavo più con le macchinine o i dinosauri di plastica da collezionare. Ogni volta che gli dicevo che avevo comprato o mi avevano regalato qualche gioco nuovo, si precipitava a casa mia. Quando gli chiedevo "Perchè non te lo compri anche tu?" lui rispondeva sempre con "me lo comprerò" ma alla fine non lo faceva mai. Questa cosa mi infastidì molto, fino al punto di distaccarmi da lui e cercarmi dei nuovi amici. Ci rimase molto male. Mia madre invitò i genitori di Justin a cena, senza sapere che io ero arrabbiato con Justin. Mia madre chiese ai genitori perchè non c'era Justin, e loro risposero che era dalla nonna. Cenammo tutti insieme, la madre mi chiese domande tanto per passare tempo come "Come va?" ma niente di che. Finì di cenare per primo e andai in camera. Dopo un po'  mi venne sete, andai di sotto in cucina, ma mi fermai dietro le scale. Parlavano con tono basso. Mi venne curiosità e ascoltai la loro conversazione. La madre di Justin parlava di problemi economici. A volte non potevano permettersi di comprare vestiti nuovi e dovevano chiedere dei prestiti ai parenti. Non so perchè abbia parlato di questo loro problema estremamente privato, ma ricordo che mia madre rimase colpita. Ma la cosa colpì anche me quando disse che Justin chiedeva spesso se potevano comprargli dei giochi, ma loro, come aveva già detto, non potevano. In quel momento capì che avevo fatto male ad allontanare Justin, ma alla fine non sapevo di questo loro problema. Il giorno dopo sono andato da Justin a chiedergli scusa per averlo allontanato, e ritornammo amici come prima. Qualche mese fa, viene da me e mi fa "Mike, ho trovato un lavoro" ma non aveva un aria felice, e allo stesso tempo pensai che era ancora troppo giovane per avere un lavoro serio, che lavoro potrà mai essere? Io rispondo "Che lavoro è?" lui fa "Un lavoro che fa schifo" io rimasi sbalordito. Continua "I miei genitori non possono più mantenermi, non abbiamo più soldi neanche per mangiare. Ho cercato un lavoro come cameriere o barista ma non mi hanno preso. Un uomo sconosciuto mi contatta su facebook e mi dice che se volevo prendere un po' di monete, dovevo andare alla sera per una via dove ci sono le prostitute, portarle in un pub, farle ubriacare, e quando sono ubriache fratice portarle a casa sua. E io ho accettato" non ci potevo credere. Mi sono arrabbiato, gli ho detto che mi poteva chiedere di cercargli un lavoro. Alla sera mi chiama al telefono e mi fa "Ti prego non dirlo a nessuno, non rovinarmi la reputazione, non parlarne con nessuno" è per questo motivo che non vuole farsi contattare da nessuno, perchè ha paura che qualcuno lo scopra e che lo vada a dire a tutti. L'ha detto solo a me, perchè siamo amici per la pelle, migliori amici>> Seguo il racconto parola per parola. Rimango sbalordita. Dopo qualche secondo di silenzio aggiungo.
"Perchè quell'uomo lo picchia?" 
"Chi te l'ha detto?"
"Justin" 
"In che senso?"
"Un giorno l'ho chiamato e ho sentito la voce di quello che diceva che se non chiudeva la telefonata avrebbe preso le botte"
"Hai un buon udito. Il suo padrone vuole che non parli con nessuno, se lo fa prende le botte. Le prende anche se non porta una donna ogni notte a casa sua."
"Ogni notte?"
"Si, proprio così. Per guadagnarsi qualche moneta deve fare sto schifo"
"Quanto prende?"
"10€ a donna" 
"E cosa mi dici della voce femminile che ho sentito quando l'ho chiamato?"
"Il padrone dopo aver fatto le sue cose con questa donna, chiede a Justin se vuole farlo anche lui, se accetta prende 15€ in più"
"Oh, Dio. Che schifo. Lui accetta anche"
"Lo so. Ma non per questo non rimango suo amico. E' proprio in questo momento che gli serve il mio supporto. Ho cercato di dargli dei prestiti, quello che potevo dargli, ma non li ha accettati. E' un ragazzo così semplice. Mi dispiace che si sia rovinato così. Sono in cerca di un lavoro per lui, ma è ancora giovane, gli serve esperienza, nessuno lo prende. E' così disperato, credimi"
"Come facciamo ad aiutarlo?"
"Io so in che via Justin prende le prostitute. Magari senza dirgli niente, possiamo seguirlo fino alla casa del suo padrone. Entrare di nascosto, fare delle foto al suo padrone e dopo andiamo dalla polizia a denunciarlo. Non può trattare Justin in questo modo"
"Non per dire, ma è Justin che ha accettato di fare questo lavoro, chiamiamolo così"
"Lo so. Ma cosa dobbiamo fare? Lasciarlo così?"
"No, certo che no"
"Sei con me o no?"
"Certo che sono con te" 
TO BE CONTINUED...
 
Ciao belli *v* spero che non vi siete scordati di questa storia, perchè è da più di due settimane che non la aggiorno, ma l'ispirazione è andata a farsi fottere. Con i compiti sarà anche peggio,questi primi giorni di scuola non ce li danno, ma a partire da lunedi cominceranno a darceli, e le materie non sono mica poche, quindi pregate per me. Questo capitolo credo che sia il più lungo, spero vi piaccia. Se ci sono errori di grammatica mi scuso in anticipo, ma non ho riletto.Tanto love per chi segue questa storia, o almeno chi è rimasto. Adiooos :) @_bieberslaugh on twitter.

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Capitolo 11
*** C'eravamo quasi. ***


"Non abbiamo altra scelta" sussurra. Ci siamo nascosti dietro un angolo, davanti a noi Justin, che sta salendo a bordo della sua Range Rover nera. Mette in moto, fa marcia indietro e se ne va sgommando. Mike accende il motorino. Lo seguiamo, qualche metro distanziano le vetture, per non dare nell'occhio. E' passata la mezzanotte, ma essendo sabato sera, la strada è molto affollata. Siamo stati più di due ore ad aspettare Justin che uscisse, non sapevamo a che ora andasse a fare il suo "lavoro".Abbiamo sonno, ma non molliamo. Passano quindici minuti, finchè la Range Rover si ferma in una via disabitata. Noi ci fermiamo qualche metro più indietro in un angolino nascosto. Sta parlando con una ragazza, anzi, con più ragazze. Sono vestite tutte con una minigonna cortissima, collant a rete, top attillato, pancia scoperta, chili di trucco in faccia, e tacchi a spillo. 
"Meglio che andavano in reggiseno, facevano prima" esclamo, fissandole. Mike soffoca una risatina. 
"Che c'è? Non ho ragione?!" domando in senso ironico, sorridendo. 
"Si, hai ragione" scoppiamo a ridere entrambi. In queste situazioni meglio sdrammatizzare, anche se la questione è tutt'altro che bella. Dopo questo momento di svago, ritorniamo seri.
Una entra in macchina, seguita da un altra. Le rimanenti se ne vanno. La Range Rover riparte. Facciamo lo stesso anche noi. Quando passiamo, le ragazze ancora rimaste nella via noto che si girano verso di noi. Quando guardo la strada per vedere dov'è la macchina di Justin, è troppo tardi. Entrambi siamo lunghi sull'asfalto. Perdo per un istante i sensi, ma riprendo subito il controllo.Riesco comunque gattonando, ad arrivare vicino a Mike, anche lui lungo per terra. 
"Stai bene?" siamo appena caduti dal motorino, che razza di domande faccio? 
"Si, tranquilla, sto bene" prova ad alzarsi, ma fa un urlo di dolore,e si ributta giù. 
"Cos'è che ti fa male?" indica il ginocchio destro.
"Oh mio Dio" i pantaloni sono sporchi di sangue. Si tocca continuamente il ginocchio, non so che fare, non so come fermare l'emorrargia.
"Non ho niente per fermarti l'emorargia, cazzo!" sono in preda al panico. 
"Togliti una scarpa, prendi un calzino e fai un nodo intorno al ginocchio, presto!" obbedisco immediatamente. Quando stringo il nodo per far in modo che sia ben stretto, urla di dolore. Metto le mani nelle tasche dei jeans, per prendere il cellulare, ma non c'è più.
"Oh no, il cellulare!" esclamo.
"Ho un ginocchio sanguinante, probabilmente rotto, e tu ti preoccupi del cellulare?" obbietta Mike.
"Il cellulare mi serve solo per chiamare l'ambulanza per te. Invece di sgridarmi, vedi se il tuo cellulare funziona" 
"Non ce l'ho, sta a casa"
"Come sta a casa?!"
"Aveva la batteria scarica, non potevo prevedere tutto questo casino, mia cara!" 
Cerco il cellulare da tutte le parti. La via è completamente buia, solo un lampione che emana una luce giallo opaco riesce a farmi vedere qualcosa. Le ragazze sono andate via. Non trovo nulla, nessuna traccia del cellulare.
"Fermati, continuerai le ricerche domani"
"Ma mi dici come fai a mantenere la calma? Cosa diranno i tuoi genitori quando scopriranno che non sei tornato a casa nella notte? Cosa gli racconterai quando tornerai a casa? Come minimo, mio padre mi mette in punizione per tutta l'estate, senza computer e cellulare"
"Ti inventerò io una scusa. Ora aiutami ad alzarmi, ci sediamo in quella panchina laggiù" indica una panchina di legno in fondo alla via. Mette un braccio nelle mie spalle, mentre io lo aiuto a camminare tenendolo con entrambi le mani sulla pancia. Lo faccio sedere piano piano sulla panchina. Faccio lo stesso. Dopo qualche minuto di silenzio assoluto, comincia a rompere il ghiaccio.
"Posso sdraiarmi? Così il ginocchio è teso e mi fa meno male"
"Certo che puoi"
Mette la testa sopra le mie gambe, ed entrambi le gambe sopra la panchina. 
"Hai sonno?" chiede.  "No, per niente. Tu invece?"   "Idem" 
Poi continua "Dopo tutto questo tempo, non so ancora il tuo nome"  "Mi chiamo Emily"  "Bel nome. Ti piacciono i nomi inglesi?"  "Si, molto. Se avrò un figlio maschio, lo chiamerò Ryan"  "Il problema è trovare un ragazzo a cui piaccia il tuo caratterino!"  "Ma smettila! Vuoi un pugno nel ginocchio sanguinante?"   "Tu provaci" 
Gli do un pugno su l'altro ginocchio, quello sano. "Brutta stronza che non sei altro! Non ti do un pugno sul braccio solo perchè sei una donna e potrei  farti male"  "Si certo, dite sempre così voi maschi, quando a volte le donne sono più forti di voi"   "Non credo proprio"
Mi da un pugno sul braccio.  "Mi hai fatto malee!"  "Potevi non provocarmi!"  comincio a ridere. Lui mi segue. D'un tratto ritorna serio.
"Senti Emily... mi dispiace di averti cacciato in questa situazione, è tutta colpa mia"
"Non è vero, è colpa mia. Non dovevo interessarmi così tanto a Justin. Neanche lo conosco. Se non lo avessi incontrato in treno, tu non saresti seduto in questa panchina di una via disabitata, con un ginocchio sanguinante, e con una rompi palle come me"
"Sono d'accordo nella rompi palle!" sorridiamo. 
"In un certo senso ti ringrazio. Senza di te non avrei mai trovato il coraggio di aiutare Justin a cacciarsi da questa orribile situazione. Non avevo mai detto questo segretto a nessuno, e confessartelo è stata la cosa migliore che io abbia mai fatto. Ora mi sento meglio,vuoto, come se avessi levato un mattone dal mio corpo"
"Ti capisco. Chissà com'è stato vivere ogni giorno con la consapevolezza di non poter dire a nessuno questo segreto, perchè avrebbe rovinato la reputazione di un tuo carissimo amico"
"E' stato durissimo, credimi. Bhè, continuamo questa conversazione domani mattina, d'accordo? Ora ho bisogno di dormire, mi è venuto un attacco di sonno"
"Va bene. Buonanotte"
"Buonanotte"
Rimango sveglia per un po' a fissare il cielo ricoperto di stelle, mentre Mike cade in un sonno profondo.

                                                                                                          TO BE CONTINUED...

 
Ciau ragazzi! Lo so, è da anni, se non da secoli che non aggiorno questa ff, ma come ben sapete, i compiti occupano tutti i pomeriggi purtroppo. Ma non preoccupatevi, pubblicherò un capitolo ogni mese. Spero il capitolo vi sia piaciuto, perchè ho dovuto riscriverlo, dato che mentre lo stavo scrivendo, mi si è chiuso google senza che io facessi niente, e non avevo salvato. Mi è toccato riscriverlo daccapo! Parlo troppo lol. Ah, ricordatevi di recensionare! Adios :)
_bieberslaugh on twitter

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Capitolo 12
*** A pensare che prima ci odiavamo. ***


A PENSARE CHE PRIMA CI ODIAVAMO

Mi sveglio nel letto di una camera. Una camera con le pareti piene di poster riguardanti il calcio, delle coppe adagiate in un paio di mensole di legno, un tavolo su cui appoggiato un computer fisso, e un profumo al gusto di limone che riempie lo spazio circostante. La cosa buffa è che non somiglia neanche lontanamente alla mia camera. In che casa mi trovo? Ma soprattutto di chi, e chi mi ci ha portato? 
"Ben svegliata, dormigliona!" questa voce è la risposta a tutte le mie domande. E' familiare, anche se il luogo in cui mi trovo non lo è affatto. 
"Mike?! Ma dove siamo?" 
"Nella mia camera, non lo vedi?" 
"Mi ci hai portato tu in braccio?"
"Ebbene sì" 
"Come hai fatto ad entrare?"
"Quando esco prendo sempre la copia delle chiavi, e fortunatamente quando siamo caduti dal motorino, non si sono perse"
"Approposito, che fine ha fatto il tuo motorino?" 
"E' solo un rottame ormai, l'ho lasciato là, poi quando avrò tempo lo farò aggiustare"
"Ma i tuoi genitori?"
"Loro sono al lavoro, ma tra poco arriveranno"
"E che scusa ti inventerai? Che diranno quando mi vedranno?"  
Si piega in ginocchio, per arrivare alla mia altezza, dato che ero ancora nel letto seduta con le gambe incrociate sotto le sue morbide coperte a strisce bianche e rosse. Appoggia le mani sopra le mie spalle, costringendomi ad incrociare il suo sguardo. I suoi occhi brillavano sotto il riflesso della luce del sole che penetrava nella stanza. Per qualche decimo di secondo restiamo così, a guardarci l'un l'altro, finchè lui non aggiunge:
"Non ti devi preoccupare. Basta che tu non esci mai da qui, hai capito? Non dirò di te ai miei genitori, ma basta che resti qui finchè non avrò inventato una scusa e loro l'avranno bevuta"
"Va bene" 
Le sue parole mi hanno rassicurata, hanno creato un senso di protezione dentro di me, come un bambino si sente protetto quando dorme con il suo peluche preferito tra le braccia. Si alza e si siede vicino a me. 
"Sai, mi stavo dimenticando che ho una sorpresa per te"
"Ovvero?" 
Dalla sua tasca dei jeans fa uscire il cellulare, il mio cellulare. Lo porta all'altezza della fronte, lo fa pendolare da destra a sinistra. Cerco di afferrarlo, ma lui precede la mia mossa, e tira indietro il braccio. 
"Qual'è la parolina magica?" domanda con un sorriso malizioso. 
"Grazie!" rispondo ricambiando un sorriso. Stende il braccio, ma questa volta lo prendo. Restiamo seduti lì, a parlare del più e del meno, come se non fosse successo niente di grave la sera prima, come dei semplici amici. Questa pace durò poco, purtroppo. Ad un tratto, si sente la serratura di una chiave aprirsi, quella del portone. Mike mi guarda, sfiorandosi le labbra con l'indice alzato, facendomi segno di non fiatare. Lo vedo uscire dalla camera, chiudendo la porta lentamente. Mi alzo dal letto senza far troppo rumore, e appoggio un orecchio nella porta, così da sentire tutta la conversazione. 
"Oh santo dio, Mike" sono le prime parole che ha urlato sua madre piena di rabbia, prima di dargli un forte schiaffo. 
"Lo sai quanto ci hai fatto preoccupare a me e tuo padre? Lo sai? Ti abbiamo chiamato sul cellulare almeno una quindicina di volte, ma chissà perchè, eri irrangiungibile. Per cosa te lo abbiamo fatto a fare il cellulare? Come soprammobile?" 
Fa una pausa per qualche secondo, poi continua.
"Oh dio, i tuoi jeans sono sporchi di sangue. Chi ti ha fatto la ferita al ginocchio? Parla!" 
"Mi sono cascato...." 
"Non ti sei fatto nè vedere nè sentire per quasi un giorno e mi racconti pure delle balle?" 
"Non sono delle balle, mamma"
"Ah sì? Non sapevo che una semplice caduta ti potesse frantumare un ginocchio tanto da fasciarlo"
"Sono caduto dal motorino, ok? Ti va bene ora?" 
"No, affatto. Quando sei caduto? Non potevi ritornare a casa? Non potevi essere così lontano, avevi detto che ti saresti incontrato con gli amici in un pub non molto distante da qui. Oppure anche questa era una delle tue solite scuse per andare a fare altro?"
"Quando sono caduto, ero in una via non molto abitata, e il motorino era ridotto male, quindi con quei pochi spiccioli che avevo, ho chiamato un taxi che mi ha portato all'ospedale, e mi sono fatto fasciare il ginocchio..."
"Con il taxi non potevi ritornare a casa?"
"Ho pensato che sarebbe stato meglio se andavo in ospedale, voglio dire, avevo il ginocchio che sanguinava" 
"E dove sei stato tutta la notte?" 
"In ospedale" 
"Ora il motorino? Dove sta?"  
"L'ho lasciato in quella via, te l'ho detto, era ridotto male"
"Mica lo possiamo lasciare lì! Andiamo a prenderlo"
"No, mamma, aspetta! Mi sono dimenticata di dirti, che.. ehm.. stamattina sono andato a vedere se c'era ancora il motorino, ma non era lì. Probabilmente l'hanno portato via"
"Perfetto!  Sei in punizione per due settimane. Il motorino col cavolo che te lo ricompro, dovrai aspettare molto tempo, mio caro! Ora vai in camera tua, subito" 
Mi sposto dalla porta, e mi rimetto seduta sul letto. Lui entra, con una guancia rossa. Riesco solo a sussurrare testuali parole
"Ora mi odierai per averti coinvolto in questa situazione, non è vero? Non sai quanto mi dispiace, sono una stupi..." 
"No, non lo sei. Sei la ragazza più coraggiosa che io abbia mai incontrato" 
Abbasso lo sguardo, e sorrido.  Lui continua a fissarmi. Quando lo rialzo, cerca di baciarmi. E ci riesce. A pensare che prima ci odiavamo. 

 
TO BE CONTINUED...
 
Innanzitutto,mi scuso fortemente per questa lunghissima attesa durata due mesi, ma non mi è rimasto nemmeno una briciola di fantasia, credetemi, ma non per questo non continuerò la ff. Questo capitolo è la schifezza, lo so. Non succede niente di particolare, tranne la fine.Che dire, spero vi sia piaciuto, anche se ho qualche dubbio. Non rimarrò sorpresa se qualcuno di voi lascerà recensioni negative! 
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Capitolo 13
*** Il piano. ***


IL PIANO
 
Lui mi tocca dolcemente i fianchi, mentre le nostre labbra non hanno la minima intenzione di staccarsi. In un momento, ho pensato se quello che stavo facendo fosse giusto. Insomma, non sono sicura di provare un sentimento nei suoi confronti. Ho pensato anche perchè non mi sono tirata indietro quando stava per baciarmi se non provo realmente nulla, potevo scostarmi e dire semplicemente "non me la sento" ma non l'ho fatto. Sono confusa, molto confusa. Da una parte mi piace essere in sua compagnia e potrei anche tentare di vederlo più di un amico, ma da una parte c'è una voce che mi ripete lo stesso nome: Justin. Quel ragazzo mi ha letteralmente rapita la prima volta che l'ho visto. Vorrei conoscerlo meglio ed in circostanze diverse da cui si trova ora.  
Finalmente le nostre bocche ritornano al loro posto. Si sente un forte imbarazzo nell'aria. Questa tensione viene distrutta, se così si può dire, dalla voce tremolante di Mike che cerca di parlare nascondendo l'imbarazzo dal suo volto e il suo leggero rossore delle guance, ma con un pessimo risultato. 
"Non volevo, mi dispiace...ora penserai che sono uno stupido. Ho agito senza prima pensare se tu provi qualcosa per me, come io lo provo per te, ma solo ora mi rendo conto che la cosa non può essere reciproca. Tu vuoi Justin, e anch'io sceglierei lui se fossi in te, perchè tutte le ragazze gli sbavano dietro. Quando camminavamo fianco a fianco nei corridoi della scuola prima delle vacanze estive, ogni ragazza si voltava verso di noi, ma guardava solo ed esclusivamente lui. Justin se ne accorgeva, ma non si è mai permesso di vantarsi o di rinfacciarmelo, anzi, mi ripeteva che prima o poi avrei trovato la mia anima gemella e che le femmine della scuola erano tutte stile "la do facile" e non gli piaceva nemmeno una. Questo perchè è cresciuto in una famiglia umile. Mi dispiace che ora è in questa orrenda situazione, perchè non se lo merita affatto" 
"Perchè ti senti minore di Justin? Ognuno ha le proprio qualità. Tu sei simpatico, dolce, e anche carino a dir la verità. Non esistono solo le ragazze della scuola, c'è tutto un altro mondo fuori. Scommetto che troverai la fidanzata perfetta, quella che ti amerà per come sei, perchè di ragazzi come te ce ne sono rimasti davvero pochi. L'unico obbiettivo dei ragazzi di oggi è portarsi ogni femmina che pesca a letto, o per scommessa o per passa tempo. Io non sono una di quelle che si fanno imbambolare così facilmente, non mi limito a vedere l'aspetto esteriore. Puoi essere bello quanto vuoi, ma se in quella testa non c'è cervello, arrivederci e grazie. Hai tutta la vita davanti, troverai la tua anima gemella, okay?  Pensiamo che questo bacio non sia mai esistito. Magari tu volevi un finale diverso, ma non provo... niente per te. Io ti voglio bene Mike, ma meglio che rimaniamo amici" 
Fa un cenno di approvazione con la testa. 
"Ho afferrato il concetto. Grazie per avermi aiutato con le tue parole, sei una ragazza davvero straordinaria, magari tutte fossero come te" 
"Grazie" dico con un sorriso. Apro le braccia e mi avvicino al suo petto. Lo stringo in un forte abbraccio di consolazione, è il minimo che posso fare.
"Stasera dobbiamo risolvere una volta per tutte la missione salvare Justin Bieber, ci stai signorina?" d'un tratto diventa felice e pronto a continuare la questione che avevamo lasciato in sospeso.
"Sì signore" porto la mano in orizzontale e obliqua sul lato della fronte, facendo come i soldati quando si rivolgono al loro capo. 
Scoppiamo a ridere, ma un po' troppo forte per i gusti della madre di Mike, che non sapendo della mia presenza, spalanca la porta della camera per vedere chi sta parlando con suo figlio. La sua espressione appena mi vede è alquanto inquietante. E' una donna sulla cinquantina, con capelli lunghi e neri fino le spalle. Non c'è traccia di un capello bianco, sicuramente ha la tinta. Ha dei pantaloni grigi fino al ginocchio e una maglia bianca a maniche corte con una scritta in inglese. Mi squadra dalla testa ai piedi, poi il suo sguardo si sposta verso Mike.
"Non mi avevi detto che avevi ospiti. Chi è lei?" 
"Un amica che ho incontrato in ospedale. Abbiamo fatto amicizia e dato che oggi l'hanno rimessa, ho deciso di invitarla qui. Lei ha chiamato i suoi genitori, e hanno detto che va bene"
Cavolo, mio padre. Dopo aver visto che non sono ritornata a casa a dormire, si sarà preocuppato e arrabbiato da morire. Controllo le chiamate perse nel telefono. Si capisce a malapena cosa c'è scritto, dato lo schermo rotto a causa della caduta, ma se la vista non m'inganna, c'è scritto "10 chiamate senza risposta".La conversazione tra Mike e sua madre continua
"Tranquillo, non avvisare... vabè, ormai è qui, non possiamo mica mandarla via. Ti piacerebbe fare pranzo qui da noi? Ho comprato abbastanza cibo per tutti" mi domanda. Diventa incredibilmente gentile, ma solo perchè ci sto io. Non faccio in tempo a rispondere, che continua a dialogare
"Ah, dimenticavo. Mi scuso se hai dovuto assistere al richiamo che ho fatto a Mike, ma l'ha combinata davvero grossa"
"Si, capisco" affermo "comunque, mi sono appena ricordata che ho molte faccende da fare, quindi meglio che ritorni a casa. Grazie dell'invito, ma devo proprio scappare" 
Con la coda dell'occhio vedo Mike incredulo che cerca il mio sguardo per capire il perchè di questa mia decisione. 
"Hai i vestiti sporchi... evidentemente a causa dell'incidente che hai avuto che ti ha fatto andare in ospedale. Magari ti potrei prestare qualcosa io, domani me la riporti"  dice la madre. 
"Si, grazie mille" 
"Bene. Aspettami qui, vado a trovare dei capi adatti alla tua misura" questa donna mi stupisce sempre più. Da una mamma spietata e severa di prima, a una mamma dolce e gentile che presta i suoi vestiti a una sconosciuta. Appena si allontana dalla soglia della porta, Mike mi sussurra
"Dove vai?"
"A casa. Mio padre si starà preoccupando un casino, ed ha tutte le ragioni del mondo per farlo" 
"Va bene, ma almeno dammi il tuo numero di telefono" 
Si alza di scatto e prende un foglio stropicciato dalla scrivania e la prima penna che capita. Gli detto il numero, prima che la madre ritorni nel nostro campo visivo. In mano ha un paio di jeans chiari e una maglia con le bretelle colorata. 
"Ecco qua. Credo ti vadano bene. Puoi cambiarti in bagno, in fondo a destra" prendo i vestiti e sussurro un "grazie".
Chiudo la porta dietro di me e mi vesto velocemente. Dopo aver fatto, mi dirigo verso la camera per salutare tutti.
"Bhè, grazie di cuore signora. Ora devo andare"
"Non devi darmi del lei, tranquilla!" 
"Ahah, va bene allora!"
"Non mi hai detto ancora come ti chiami"
"Mi chiamo Emily"
"Emily? Che bel nome! Bhè, vuoi un passaggio?"
"Se non ti disturbo..."
"No, affatto! Dai, ti faccio strada verso la macchina... Mike, torno subito" 
"Okay mamma... allora ciao, Emily"
"Ciao, Mike" 
Quando la madre si gira, io faccio segno a Mike di chiamarmi, e lui mi fa un cenno con il capo. Durante il tragitto in macchina,  dico alla madre da che parte deve andare, e allo stesso tempo mi chiede ad esempio quanti anno ho e che scuola faccio. La macchina si ferma, avanti a noi c'è casa mia. 
"Eccoci arrivati. Vieni a trovarci quando vuoi!"
"Lo farò sicuramente. Ci vediamo" 
Scendo dalla macchina e mi precipito a suonare ripetutamente il campanello. Sento i passi di mio padre avvicinarsi sempre più al portone. Quando lo apre, mi stringe in un forte abbraccio accompagnato da "Amore mio, dove sei stata? Non sai quanto mi sono preoccupato. Ti ho chiamato un migliaio di volte, ma non rispondevi. Raccontami, che è successo?" sono rimasta abbastanza sorpresa dalla reazione di mio padre. Credevo che si sarebbe infuriato, ma ha mantenuto la calma. 
"Entriamo in casa, ti racconto" in un primo momento ho pensato di raccontargli una balla improvvisata, ma abbiamo un rapporto speciale e mi fido di lui, perchè è un padre meraviglioso. Gli dirò la verità, gli racconterò quello che ho fatto ieri sera e tutta la storia di Justin.  Magari mi sbaglio, e si arrabbierà fino a non farmi uscire più di casa, oppure mi capirà. Voglio provarci. Ci sediamo intorno al tavolo. Comincio io a parlare.
Papà... cercherò di essere più chiara possibile. Quando ero in viaggio in treno per venire a Milano, ho incontrato un ragazzo di nome Justin. A primo impatto mi è subito piaciuto: occhi color nocciola, capelli biondi. Stava leggendo un libro. Mi siedo vicino a lui e cominciamo a parlare di che genere di libri ci piacciono, fino a che non arriviamo a destinazione. Appena il treno si è fermato, mi regala un libro di avventura, perchè gli avevo detto che era il mio genere preferito, e se ne va velocemente, tanto che sono dovuta scendere dal treno per chiedergli il suo nome"
"Questa è la risposta al perchè avevi quel libro nel bagaglio, e mi hai raccontato una balla dicendo che era un libro che ti aveva comprato la mamma"
"Esatto.." 
"Va bene, continua"
"Quando siamo andati a casa, ho scoperto che dentro al libro c'era un biglietto della lotteria. Allora mi sono messa alla ricerca di Justin per restituirglielo, ma non lo trovavo da nessuna parte. Il giorno seguente sono andata al mare con Beatrice e ho notato un gruppo di ragazzi, ma soprattutto uno, che era esattamente la copia di Justin. Mi sono avvicinata al gruppo chiedendo se c'era un certo Justin, e un ragazzo moro mi ha praticamente cacciata e mi ripeteva che non c'era nessun Justin, ma il ragazzo di spalle di cui ero convinta che era Justin non si girava. Dopo sono riuscita a prendere il numero di Justin grazie al ragazzo moro, dato che ne aveva le scatole piene di me che lo assillavo con domande riguardanti Justin, e gli ho promesso che dopo che mi aveva dato il numero non gli avrei mai più parlato. Ho provato subito a chiamare Justin, e ho sentito il suo presunto padrone che gli diceva di chiudere la chiamata perchè sennò lo avrebbe picchiato. Ovviamento lui l'ha fatto. La mattina dopo gli ho mandato un sms dicendogli se mi dava il numero di Mike, il ragazzo moro, perchè ero interessata a lui, cosa assolutamente non vera. Lui ha abboccato in pieno, ed ho creato una specie di appuntamento al buio con Mike, dicendogli di incontrarci al McDonald's, naturalmente senza dirgli chi ero perchè sennò non avrebbe accettato. Alla fine si è arreso, ha visto che sono una buona persona, e mi ha raccontato ogni particolare della vita di Justin. Adesso non ti sto a dire tutto, ma quello che devi sapere è che ora fa un lavoro spiacevole. Ogni sera, va in una via e insomma... prende un gruppo di escort e se le porta a letto. Questo per prendere un po' di soldi. Ti rendi conto cosa deve fare per sopravvivere? E' una persona umile, ma è costretto a fare ciò che non vuole per guadagnarsi qualche soldo. Io e Mike vogliamo aiutarlo a cacciarlo da questa situazione, così ieri sera l'abbiamo seguito con lo scooter di Mike, ma siamo caduti e Mike si è fatto male al ginocchio ed eravamo troppo distanti dalle nostre case, così siamo rimasti a dormire in una panchina. Ora eccomi qua. Dai, dillo pure. Mi metti in punizione, vero?"
"No, proprio per niente. Devo dire che sono fiero di essere tuo padre. Hai mai pensato a quante persone avrebbero fatto il tuo gesto? Secondo me, poche, anzi, nessuno. Dai tuoi occhi si capisce che vuoi aiutare Justin a tutti i costi, ed è per questo che ho un piano"

TO BE CONTINUED...
 
We, bellissimi! Ho postato presto il capitolo, non trovate? E per vostra immensa gioia, questa volta l'ho fatto molto più lungo di quei mini capitoli che sono solita a fare! Comunque, come vi sembra? Vi piace? I dialoghi sono poco realistici? Troppe cose messe insieme? Insomma, recensionate in tanti! c:
_bieberslaugh on twitter

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Capitolo 14
*** Addio! ***


Ciao cari lettori. No, non è un introduzione al nuovo capitolo, bensì un "addio".Ho deciso di non continuare la storia, perchè non sono più ispirata come una volta. Non ho più idee, e con tutta onestà, anche la voglia se n'è andata. Dovete sapere che sono una ragazza che si stanca subito di una cosa, e alla fine molla tutto (questo concetto non vale per le amicizie ,justin e miley) ma non credevo che potesse succedere anche questa volta, perchè credetemi, amavo questa storia, ed ogni volta  non vedevo l'ora di pubblicare nuovi capitoli. Poi, vedendo che lasciavate delle recensioni, ero più motivata a fare sempre del mio meglio per non deludervi. Non so cosa mi sia successo, ma non vale la pena portarla avanti,quando si sta rivelando una "fatica"  .So perfettamente che siete rimasti delusi, scioccati ed arrabbiati, e non sapete quanto mi dispiace. Vi ringrazio di cuore per aver letto ogni mio capitolo, ed aver scritto tutti quei commenti positivi, mi ha fatto molto piacere che a qualcuno piacesse il mio modo di scrivere. Comunque, se volete conoscermi meglio,o cercate qualcuno con cui fare amicizia, sono su twitter, mi chiamo @_bieberslaugh 
Ciao! :'
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