She's growing up

di MimiLove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Primo Capitolo 


“Tinette, sono pronti i miei bagagli?” domandò la signorina Clara.
“Certamente, signorina” rispose prontamente la domestica.
Una figura esile e delicata attraversò l’uscio di casa Sesemann. La signorina Clara, ormai diciannovenne, era diventata una bella giovane. I capelli biondi, gli occhi azzurri e il suo dolcissimo carattere la rendevano adorabile.
   Sono passati ormai sette anni da quando Clara ha abbandonato la sedia a rotelle e si è ristabilita completamente. Heidi continua a vivere in montagna ma, molto spesso, le due giovani s’incontrano passando varie settimane assieme. Il nonno, dopo aver messo completamente a posto la casa in paese, vi si è trasferito definitivamente, portando Nebbia con sé, a causa degli acciacchi del tempo. Peter, dopo molti sforzi, ha finalmente imparato a leggere e a scrivere correttamente ma, ovviamente, la maggior parte del suo tempo la trascorre al pascolo, su tra le montagne. Le divergenze tra lui e Clara sono ormai finite e sfociate in amicizia, grazie alla maturità che i ragazzi hanno acquistato negli anni.
   La signorina Clara si sta apprestando per gli ultimi preparativi prima della partenza per le Alpi. Questa volta, tuttavia, c’è una novità: un lontano cugino della giovane è stato invitato. Questo è stato un imprevisto. La signorina Clara non contava di raggiungere Heidi prima dell’estate, quindi il signor Sesemann aveva invitato il cugino Hans per tenerle compagnia. Il problema è affiorato quando un sorprendente invito da parte di Heidi è stato trovato nella posta di casa Sesemann, al quale Clara, in un impeto di gioia, ha subito risposto che l’avrebbe raggiunta al più presto. Accortasi poi, ritornata alla realtà, di aver completamente dimenticato suo cugino Hans, ha immediatamente spedito una seconda lettera a Heidi per informarla di un secondo ospite. Ovviamente, Heidi ha accolto volentieri la notizia.
   Mentre la signorina Clara chiedeva a Giovanni, il cocchiere, se la carrozza fosse pronta, un giovanotto varcò la soglia di casa trasportando due enormi valigie. Aveva scarpe nere e lucide, un pantalone classico dello stesso colore delle scarpe e una camicia bianca sbottonata sul petto e con le maniche arrotolate.
“Oh, Hans. Lascia fare ai domestici questi lavori” lo richiamò la signorina Clara.
“Cara cugina, sai che non mi piace essere servito e riverito, ho anch’io gambe e braccia forti abbastanza da poter fare questi lavori” disse il giovane, posando i bagagli sulla carrozza con un tonfo.
“Non ne dubito” convenne infine Clara andandogli incontro e abbottonandogli la camicia.
   Effettivamente, il cugino Hans era forte... forse anche più dei domestici. Il ragazzo aveva appena ventidue anni ma ne dimostrava almeno tre o quattro in più. Il suo fisico maturo era del tutto in contrasto con la sua età e, soprattutto, con il suo viso.
Aveva ridenti occhi verde mare e capelli dorati, come la cugina, pettinati elegantemente all’indietro. Era un ragazzo dalle idee innovative, originali. Un ragazzo che non aveva mai amato le differenze sociali e questo era uno dei motivi per cui non poteva soffrire le famiglie importanti che, di conseguenza, lo disprezzavano. Tuttavia, il signor Sesemann gli era particolarmente affezionato e cercava sempre di sostenerlo quando si cacciava in qualche guaio fuori dalla sua portata.
“Be’, credo che sia tutto pronto” annunciò Hans. “Possiamo partire.”
“Finalmente” esultò la giovane.
 


 
Peter, finalmente. Questo pensò Heidi appena udì il lungo fischio provenire dall’altra parte della collina, un fischio forte e chiaro.
La diciassettenne però, si trattenne dal corrergli incontro perché era ancora alle prese con i preparativi per accogliere gli ospiti che, di lì a poco, sarebbero arrivati.
Passò pochissimo tempo e Peter entrò in casa. “Heidi, per quale motivo oggi non sei scesa? Hai di meglio da fare?” chiese il ragazzo, salendo la scaletta che portava alla camera di Heidi.
“Sicuro” rispose convinta la ragazza. “Mi spiace ma oggi non salgo su con te” disse, continuando ad ammassare paglia per preparare un letto.
“Ah, giusto. Oggi verrà Clara.” Si rammentò. Poi iniziò ad aiutarla. “Heidi, questa volta è inutile che prepari un altro letto” disse “tuo nonno ormai non dorme più nel letto di sotto quindi potresti dormirci tu e cedere il tuo letto a Clara.”
“Oh, non ti ho detto che questa volta c’è un altro ospite” annunciò Heidi tutta sorridente.
“E chi sarebbe?” chiese Peter con fare diffidente.
“E’ un cugino di Clara ma non posso dirti come sia perché non l’ho mai visto.” Disse la ragazza, persa nei suoi pensieri, mettendo a tacere tutte le domande di Peter. Chissà com’è il giovanotto descrittomi tanto bene da Clara  pensò Heidi, immaginando con un risolino un sosia in miniatura del signor Sesemann.
Preparato il letto, i due amici scesero al piano sottostante e presero a parlare.
“Quindi sei proprio sicura che tu non voglia salire? Ieri siamo stati tanto bene... ”
“No, Peter. Mi dispiace ma oggi dovrò dedicarmi a tempo pieno alle faccende domestiche”.
“Va bene” disse il ragazzo. I due si avviarono fuori e Heidi fece uscire Bianchina, Bella e Diana dalla stalla affidandole a Peter.
“Sta’ attento a Bella” gli disse “Dovrebbe partorire a giorni, ormai”
“Non stai nella pelle, Heidi. Te lo si legge in faccia” rispose Peter sghignazzando.
“E’ vero. Chissà se è maschio o femmina.” disse la ragazza, ridendo “Sto cercando di pensare ad un nome, ma non me ne viene in mente nessuno”
“Facile. Rebecca se è una femmina. Dario se è un maschio.”
“Rebecca mi piace, è un bel nome” annunciò Heidi soddisfatta.
“Certo, l’ho suggerito io” la provocò Peter “Tutto ciò che suggerisco è bello”
“Si, certo. Proprio tutto” disse Heidi facendo una linguaccia.
“Quando arriveranno?”
“Dopo il tramonto.”
“Ora devo andare, a stasera” si congedò il giovane.
Heidi lo accompagnò con lo sguardo poi fece per rientrare. Improvvisamente, però, si ricordò degli ospiti e gridò:”Ehi, Peter. Resti a cena qui?”.
Fortunatamente il pastore era ancora a portata d’orecchio e la ragazza riuscì a sentire la sua risposta. Ovviamente affermativa. Come avrebbe potuto rifiutare un invito a cena da una cuoca come Heidi?
   La ragazza sorrise pensando che, negl’anni, il suo amico non era mai cambiato. Sempre con lo stomaco profondo come un dirupo e la voglia di mangiare onnipresente, anche nei momenti più inopportuni. Il suo corpo non aveva mai risentito, tuttavia, della sua voracità: Peter era sempre in forma. Aveva un fisico bene allenato e piuttosto muscoloso. Se voleva, poteva portare tre capre, da casa sua fino al pascolo, in braccio. Le tante ore che trascorreva al sole, facendo su e giù per la montagna, avevano dato alla sua pelle un colorito perennemente abbronzato, anche d’inverno. Era cresciuto molto anche caratterialmente, maturando. Fu questa maturazione che gli permise di portare a termine l’apprendimento della scrittura, della lettura, dei calcoli… cose che, forse, in montagna non servono a molto ma pur sempre servono. Era diventato anche più responsabile e meno irascibile con le altre persone che interagivano con Heidi. Con Clara, all’inizio, fu difficile fargli capire che non avrebbe perduto Heidi ma solo condivisa. I suoi occhi color nocciola, accesi di rabbia quando vedevano Clara giocare con Heidi, man mano diventarono dolci e Peter, ben presto, si unì ai loro giochi.  
   Il tempo passò in fretta e Heidi, dopo aver pulito la casa, pulito la stalla e preparato il pranzo andò a lavarsi. Dopodiché indossò il suo vestito preferito, quello con il corpetto bianco e i laccetti di cuoio e la gonna scozzese. Pettinò i suoi lunghi capelli corvini che le arrivavano fin al centro della schiena sottoforma di morbide onde e che terminavano in piccoli boccoli. Li legò in una mezza coda con il nastrino rosso che le aveva regalato Clara, spedendoglielo dopo l’ultima sua visita.
   La giovane era talmente eccitata che non riuscì a mangiare nulla. Siccome tutto era pronto, decise di scendere in paese e comperare delle mele per cucinare uno Strudel.
   Tutti, in paese, sapevano dell’arrivo di Clara e, salutando Heidi, le chiedevano quando sarebbe arrivata ‘la ragazza di città’. Heidi, felice, rispondeva che sarebbe arrivata a breve dopodiché si congedava tutta sorridente. Fatti gli acquisti necessari, la giovane andò a salutare il nonno, che aveva riallacciato i rapporti con i compaesani e che, reintegratosi, era sempre in compagnia.
   Tornando a casa, passò dalla mamma di Peter, Brigida. Ormai la nonna non c’era più, ma il suo filatoio era rimasto sempre nello stesso posto e il filato era rimasto così come lo aveva lasciato la nonna due anni prima. Il giorno che morì la nonna, Brigida donò ad Heidi il libro delle favole che, a furia di leggerle per la nonna, aveva imparato a memoria. Questo era il ricordo che affiorava nella mente della ragazza ogni volta che entrava in quella vecchia casupola. Quanto aveva voluto bene a quella donna!
   “Buonasera, Brigida. Sono Heidi” si annunciò.
“Oh, vieni avanti, cara” la donna la abbracciò con fare materno.
“Sono passata per avvisarti che Peter resta a cena da me. Sai, oggi torna Clara!” disse la giovane.
“Ah, Peter mi aveva accennato qualcosa stamattina ma è stato un bene che sia venuta tu ad avvisarmi. Di quello scapestrato non ci si può fidare.”
Heidi rise. “Conoscendolo avrebbe potuto cenare da me e dirti che non ha toccato cibo, facendoti preparare per lui una seconda cena”
“Le pensa tutte. Ah, ti raccomando, state attente, tu e Clara, e razionategli il cibo. Ogni tanto ricordategli che dovrà ritornare a casa e che non ce la farà a camminare così tanto se si riempie molto. Si sentirà male”
“Si, hai ragione. Non preoccuparti. Al massimo lo accompagniamo noi. Niente paura” la confortò Heidi “Ora vado, devo ancora preparare il dolce. Te ne manderò un pezzo tramite Peter.” annunciò la ragazza poi di congedò.
   Arrivata a casa, Heidi s’appresto a preparare la cena e il dolce. Sapeva che la sua amica avrebbe portato qualcosa di speciale dalla città che Peter avrebbe sicuramente apprezzato. Preparò ben più del cibo necessario cosicché il suo amico si sarebbe concentrato su più cibi e avrebbe lasciato anche agli altri la possibilità di assaggiare quelle squisitezze. Non ci poteva credere. Clara stava per arrivare. Non vedeva l’ora che arrivasse. Aveva aspettato ben otto mesi dall’ultima volte che si erano viste. E adesso solo pochi minuti la dividevano da lei. Dalla sua più grande amica.

Nota dell'autrice:
Ciao a tutti. Spero vivamente che vi sia piaciuto leggere il primo capitolo di questa fanfiction. Avevo voglia di scrivere su Heidi. Mi sono sempre chiesta cosa avrebbe fatto da grande ma, siccome non ho mai letto nulla al riguardo, ho pensato di scrivere io stessa sull'argomento. E ne sono veramente entusiasta. Vi chiedo di non essere assolutamente magnanimi nelle recensioni: sono qui per imparare. Ho già molte idee per il prossimo capitolo ma non vi anticipo nulla. A prestissimo.

MimiLove

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II


Arrivati a Dörfli, i cugini lasciarono che Sebastiano, il maggiordomo, provvedesse a scaricare i bagagli prima di ritornare a Francoforte.
“Com’è bella l’aria di montagna” affermò Clara.
“Si” convenne Hans “aria pulita e sana. Allora, dov’è che abita la tua amica?” domandò, mentre si caricava i bagagli in spalla.
“Oh, ci vorrà ancora tempo prima di arrivare alla baita”
“Baita? Non abita a Dörfli?” chiese il ragazzo.
“No, non abita qui in paese. Abita sull’alpe. Bisogna camminare ancora un bel po’” lo informò la giovane.
“Ah, finalmente! Una bella passeggiata per cominciare… in marcia!”
Così iniziò la lunga passeggiata che portò i due ragazzi alla baita di Heidi.
Camminando, passarono davanti la casa di Peter. Clara volle fermarsi e salutare Brigida.
Toc, toc.  
“Avanti” disse Brigida, dall’interno.
“Brigida, sono Clara” s’annunciò “come stai?” chiese, entrando nel piccolo rudere.
“Oh, carissima Clara” la donna l’abbracciò “molto bene, grazie. E tu come stai?”
“Non potrei star meglio. In montagna sono sempre così felice!” esclamò la giovane, gli occhi brillanti di gioia.
“Bene. Dì un po’, hai già visto Heidi?”
“Non ancora, sto andando alla baita. Ma, dimmi, Peter l’ha portata con sé ai pascoli?”
“Oh, no. No di certo. Heidi stamattina, a quanto pare, non ha voluto sentir ragioni. Ieri mi ha detto che voleva fosse tutto perfetto per il tuo arrivo.”
“Cara Heidi…” rimase sovrappensiero Clara “Ma, Brigida, vieni fuori. Vorrei presentarti mio cugino”
Brigida fu condotta fuori e le venne presentato Hans.
“Molto lieto, signora” disse Hans, con un baciamano.
“Oh, piacere mio, caro ragazzo” gli sorrise Brigida. “Ma chiamami Brigida. Lasciati dire che sei proprio un bel giovanotto, come mio figlio. Vedrai, ci andrai d’accordo.”
“Non ne dubito, signora Brigida. Non vedo l’ora di farne conoscenza” rispose gentilmente.
“Brigida, scusaci ma dobbiamo salire ancora un po’ e Heidi ci starà sicuramente aspettando” s’affrettò Clara
“Certamente ragazzi” assentì la donna “Vi raccomando, non attardatevi ad osservare - com’è tua abitudine, Clara – ogni cosa che incontrate. Da domani Peter e Heidi vi faranno vedere qualsiasi cosa vogliate ma, adesso, dritti fino alla baita.”
“Certamente” le sorrise la ragazza “Allora, a domani” cosiddetto, si congedò.
Dorante il tragitto, Hans chiese molte cose riguardo Heidi e Peter -chi erano, com’erano, cosa facevano…- ma Clara non volle rispondere a nessuna delle sue domande.
“Scoprire tutto da solo sarà ancora più bello. T’accorgerai di quanto siano speciali i miei amici.” Detto questo, non lasciò altra scelta ad Hans se non quella di mettere a tacere tutte le sue domande e aspettare.
   I due, ogni tanto, si fermavano per lasciare che Hans si riposasse. Fortunatamente, avevano indossato vestiti leggeri e non avevano sofferto il caldo. Al tramonto, un po’ per le soste, un po’ per le ‘osservazioni’ di Clara di qualsiasi fiore o pianta che non conoscesse già, erano a circa metà strada tra la casa di Peter e la baita.
Quando Clara se ne accorse cominciò ad affrettare il passo, cercando, tuttavia, di aspettare il cugino che portava tutti i bagagli.
D’improvviso, si sentì il suono di tanti campanacci e si scorsero, in lontananza, delle figure che andavano incontro ai due cugini: Peter e le sue capre.
Clara, più felice che mai, gridò semplicemente: “PETER!” Dopodiché corse e corse fino a che la sagoma indistinta di Peter diventò un ragazzo in carne ed ossa, proprio di fronte a lei.
Peter, che non era sorpreso, le sorrise e l’abbracciò come un fratello maggiore abbraccia la propria sorellina.
“Oh, Peter” cominciò Clara, staccandosi “Sono talmente felice di rivederti”
“Anch’io, Clara” disse Peter. Poi spostò lo sguardo e indurì l’espressione del suo viso. “E quello sarebbe Hans?” domandò.
“Si, mio cugino” gli disse la ragazza prendendolo per mano e portandolo presso Hans che, nel frattempo, aveva lasciato in terra le valigie e, adocchiato lo sguardo torvo di Peter, ebbe appena il tempo di pensare alle parole di Brigida:
 
“Lasciati dire che sei proprio un bel giovanotto, come mio figlio. Vedrai, ci andrai d’accordo.”
 
Che era un ragazzo bello, quel Peter, forse poteva essere. Quanto al secondo punto, quello dell’andare d’accordo, aveva molti dubbi… E pensare che le aveva anche risposto:
 
“Non ne dubito, signora Brigida. Non vedo l’ora di farne la conoscenza”
 
Arrivatogli di fronte, Peter, con sguardo serio, gli porse la mano.
Hans la strinse forte con un sorriso beffardo, dicendo “E così, tu sei Peter.”
“Già” rispose “E tu, Hans” ribatté, guardandolo con diffidenza.
“Giusto!” esclamò il ragazzo, con un cenno del capo.
Peter si girò verso Clara e, con un sorriso, le disse che sarebbe salito alla baita dopo aver portato le capre in paese. Quindi si congedò.
“Simpatico il tuo amico” commentò sarcasticamente il giovane.
“E’ solo un po’ diffidente, come con me all’inizio” lo rassicurò Clara. Rise. Ricordava perfettamente tutte le volte che Peter si arrabbiava e la incolpava di ‘rubargli’ Heidi.
Ricordava perfettamente tutti quei piccoli dispetti da bambini che le faceva, primo tra tutti l’incidente della sedia a rotelle.
   Nessuno lo stava guardando e il monello diede uno spintone alla sedia facendola rotolare fino a cadere giù per un dirupo. Diede la colpa al vento.
In realtà fu proprio quell’evento a spronare Clara a camminare. Quindi il ‘finto incidente’ è stato solo una benedizione per lei. E non può fare altro che ringraziare Dio per il carattere di Peter. Se fosse stato gentile e non gli avesse rotto quella maledetta sedia a rotelle, magari lei vi era ancora seduta sopra.
“Vedrai che tra qualche giorno comincerà a sciogliersi” continuò Clara.
Con lei aveva impiegato ben più di qualche giorno, forse qualche settimana. Ma allora eravamo bambini  pensò la ragazza.
Ormai, gli abeti si vedevano perfettamente. Tre abeti enormi e, ai loro piedi, una baita in legno, abbellita da Heidi con tantissimi fiori. Certo che, da quando il nonno si era trasferito in paese, era cambiata parecchio quella baita.
Clara era talmente felice che non vi erano parole per descrivere tale contentezza.
 
 
Dei passi si udirono al piano di sotto. Poi una voce: “HEIDI!”
Che allegria, che gioia. Heidi si catapultò fuori dalla paglia e scese per accogliere la sua amica. L’abbraccio, punteggiato da ‘Come stai’, ‘Mi sei mancata’ e ‘Da quanto tempo…’, durò a lungo.
Staccatesi, come prima cosa, Clara presentò suo cugino Hans alla sua amica.
Hans, piacevolmente sorpreso alla vista della giovane, si presentò poi le sfiorò una mano con le labbra. Mai aveva visto una ragazza tanto bella. Nemmeno a Francoforte, tutte quelle ragazze con modi arroganti arrivavano a tanta bellezza. Tantomeno Heidi aveva visto mai un ragazzo tanto bello e affascinante. Ormai conosceva tutti i ragazzi del paese ma nessuno aveva capelli del colore dell’oro, né occhi così profondi.
“Piacere mio” disse Heidi dolcemente “ma non usare i modi cittadini con me. Siamo in montagna”
Risero. L’allegria era talmente visibile da poter essere toccata.
“Allora, Heidi” cominciò Clara “Ho portato tantissimi regali a te, a tuo nonno, a Brigida e a Peter, naturalmente.”
“Oh, Clara. Grazie mille. Peter ama le salsicce di Francoforte. Ti aspettava con impazienza, sai?”
“Me lo aspettavo” rispose la ragazza tra le risa “Peter non cambierà mai! Spero che per stasera ci sia abbastanza cibo per tutti. Sai, lui mangia quanto cinque persone quindi è come se avessi a tavola ben otto invitati”
“Ci ho pensato eccome. Ho preparato per voi tantissime cose buone. Sapendo che, inoltre, c’era un nuovo ospite” Heidi spostò i suoi occhi neri su Hans “ho pensato di cucinare tutte cose del posto” Poi sorrise “Sei mai stato in montagna?”
“No, mai” rispose Hans “ma già mi piace molto qui. Il posto, la compagnia…”
Heidi accolse con piacere quel complimento e il chiacchiericcio continuò piacevolmente. La padroncina di casa propose di mettere in tavola appena Peter sarebbe arrivato. E il pastore non si fece attendere molto. Heidi preparò tutto in tavola aiutata da Clara. Infine i quattro cominciarono a mangiare. Peter continuava a fare il sostenuto con il nuovo arrivato che, forse per non turbare l’atmosfera allegra che si era creata in quella piccola cucina, non gli diede peso. Le ragazze tennero d’occhio Peter che, appena ne aveva la possibilità, cercava di afferrare quanto più cibo possibile, giustificandosi con un semplice: “Domani devo andare sull’altopiano”. A questo proposito, i ragazzi cominciarono a fare progetti per il giorno seguente.
“Che ne dici, Peter, se domani li portiamo al nostro lago?” propose Heidi.
“No, meglio di no” rispose il ragazzo “Chi non è abituato alle lunghe camminate ci sarebbe solo d’intralcio” poi ricominciò a mangiare come se nulla fosse. Ovviamente la frecciatina era rivolta ad Hans che, immediatamente, fu difeso da una Heidi furiosa per come il suo amico stava trattando il nuovo ospite.
“Be’, se ti secca andare lentamente non preoccuparti” disse la ragazza con fare indifferente “Chi non è abituato resterà alla baita con me. Faremo altre cose come andare giù in paese, dal nonno oppure andare al campo”
Tutti avevano capito ma nessuno parlava in modo diretto. Tuttavia, Hans, non solo perché Peter non gli era molto simpatico ma anche perché gli avrebbe fatto piacere conoscere Heidi e passare del tempo con lei, rispose “Non ho preferenze” con un sorriso rivolto ad Heidi.
Peter, con le spalle al muro, fissò la brunetta stizzito poi, come a chiudere l’argomento, disse: “Domani vengo a prendervi presto. Cercate di farvi trovare pronti” Quindi ricominciò a mangiare.
Heidi sorrise poi esclamò: “Domani ti preparerò la colazione più squisita che tu abbia mai assaggiato!” detto questo gli scoccò un bacio sulla guancia e iniziò a sparecchiare. Peter, preso il suo pezzo di Strudel, salutò tutti – o quasi tutti – e si dileguò. Pulita la cucina, Heidi fece strada ai suoi ospiti e gli mostrò, al piano di sopra, la loro stanza.
Clara già sapeva che avrebbe dormito sulla paglia ma Hans no. Appena vide i due letti e capì con cosa erano stati fatti, rise. Era eccitato come un bambino che ha appena ricevuto un giocattolo nuovo. Quell’estate sarebbe stata ben diversa dalle altre. Per tutti.
“Ragazzi” disse Heidi “questa è la vostra camera” annunciò “ho messo entrambi i letti accanto alla finestra cosicché possiate osservare le stelle”
“E’ uno spettacolo meraviglioso” disse Clara al cugino.
“Grazie mille, Heidi” disse dolcemente Hans “E’ stato un bel pensiero”
“Oh, di nulla” rispose la ragazza, lusingata “Be’, domani la sveglia è alle prime luci del sole. Dobbiamo arrivare parecchio lontano e, Clara, tu sai che impiegheremo molto tempo”
“Si, hai ragione” disse Clara.
“Bene, quindi dovrai riposarti. Cerca di dormire.” Restò sovrappensiero, poi disse “Credo sia inutile dirti che non ti sveglierò presto, all’ora in cui mi alzerò io”
“Oh, sempre la stessa storia. Heidi, per favore, sii gentile, svegliami. Voglio mungere anch’io le capre” la pregò.
“No, Clara. Ultimamente mi sto alzando ancora prima perché…” si fermò all’improvviso poi sgranò gli occhi e disse “Ah, ma non ti ho detto che Bella partorirà a giorni?”
“Davvero? Non posso crederci!” esclamò la ragazza.
“Sì, è per questo che mi alzo presto. La controllo molto spesso.” Disse. Poi continuò “In ogni caso, domani dovrò preparare la colazione, controllare Bella e mungere le capre. Non voglio svegliarti presto o non ce la farai a tenere il passo domani mattina.”
“Ma io…” fece per ribattere Clara ma la voce di Hans la zittì.
“Basta Clara. Non devi affaticarti. Potrai fare le stesse cose, che farà Heidi domani mattina, un altro giorno. Un giorno in cui non dovrai camminare troppo.”
Detto questo, Hans sorrise ad Heidi che esclamò “BEN DETTO!”.
Data la buonanotte, la ragazza scese al pianterreno e, dopo essersi messa a letto, scivolò, felice, nel sonno.

Nota dell'Autrice:
Come è andato il secondo capitolo? Vi è piaciuto? Spero proprio di si! Mi spiace molto ma, molto probabilmente, non potrò aggiornare la fanfic prima di settembre. Attendo le vostre recensioni. Vi raccomando, come sempre, di essere obbiettivi e segnalarmi qualsiasi errore presente nel testo, di qualsiasi natura.A presto.

MimiLove

                                                                                                                       

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Terzo Capitolo


Il suono dei passettini silenziosi di Heidi invase la piccola cucina deserta della baita. La ragazza, ancora una volta, andava nella stalla dove riposava la sua capra.
Heidi, pensa costantemente alla sua capretta.  Disse tra sé Hans, ancora una volta svegliato da quel lieve scalpiccio al piano sottostante.
    Decise, quindi, di scendere. Era notte fonda e la giovane aveva dormito, secondo i calcoli del ragazzo, non più di quattro ore. Era talmente eccitato da tutte le novità  -la montagna, Heidi, Peter, il letto di paglia, le stelle - che ogni piccolo rumore lo svegliava ed impiegava parecchio tempo per riprendere sonno. Di conseguenza, era al corrente di tutti i movimenti di Heidi in quella notte. Sapeva che era uscita almeno sei volte a controllare Bella. Sapeva che era felice per dei piccoli risolini che, ogni tanto, si lasciava sfuggire. Sapeva che sognava Clara e Peter perché capitava che li nominasse nel sonno.
 Peter. Che avrà quel ragazzo per essermi tanto ostile?  Si chiedeva il giovane. Si chiedeva se fosse perché provenisse dalla città. O perché, magari, semplicemente non lo avesse preso in simpatia. Ma più Hans ci pensava, più si confondeva le idee.
   Sceso a pianterreno, uscì fuori e girò l’angolo della baita per raggiungere la stalla. La fioca luce della lampada ad olio illuminava un’esile figura. Heidi era lì, di spalle, seduta su un cumulo di paglia, e carezzava gentilmente Bella.
“Ciao” disse il ragazzo.
Heidi sobbalzò visibilmente, voltandosi di scatto verso il giovane con un’aria spaventata.
“Oh, scusami. Non era mia intenzione spaventarti”. Tese i palmi in avanti.
“No, non è nulla. Vieni, accomodati” lo invitò Heidi battendo la mano sulla paglia su cui era seduta. “E’ che pensavo dormissi” disse sorridendogli.
Hans si sedette accanto alla ragazza. “Sono davvero molto felice di essere qui. E’ stato tutto così inaspettato!” disse.
“Sono lieta che ti piaccia qui, ma questo è solo l’inizio” rispose la giovane “Mi spiace solo che Peter sia così scontroso. Spero lo scuserai. Sono dispiaciuta, molto. Non conosco neanche il motivo di tanta avversione…” Heidi cercò di spiegare –forse più a se stessa che ad Hans - il motivo del cattivo comportamento di Peter. Non finì la frase, però, che lui la tranquillizzò.
“Oh, non preoccuparti. Clara mi ha già spiegato tutto. Non hai niente di cui scusarti. Col tempo gli passerà”
“Grazie. Sai, sei davvero gentile” lo lusingò Heidi, arrossendo lievemente. “Quanti anni hai?”
“Ventidue, e tu?”
“Diciassette appena” rispose la ragazza.
“E vivi sola, qui?” chiese Hans con tono pacato.
“Già. Ma sola si fa per dire. In pratica passo tutte le giornate con Peter. Stiamo insieme dal mattino, quando viene a prendermi per andare sull’altopiano, fino al tramonto, quando scende di nuovo in paese per riportare le capre ai proprietari. Ogni tanto vado dal nonno. Incontro i miei vecchi compagni di scuola. Non mi sento mai sola” disse la ragazza con allegria. “Sai, è la prima volta che ti vedo, nonostante le mie visite in città. Non abiti a Francoforte, vero?”
“Si, abito lì. Ma parecchio lontano da Clara. Io e lei ci vediamo di rado…” rispose Hans “Quindi sei stata a Francoforte.” Poi dedusse.
“Altroché” rispose Heidi. Rammentava la prima volta che si recò in quella grande città. Fu atroce, per lei, il distacco dal nonno, da Peter, dai suoi monti. Tuttavia, crescendo e visitando di tanto in tanto casa Sesemann, aveva cominciato ad apprezzare i modi cittadini, i vestiti e tutti quegli accessori per i cappellini, come nastrini o composizioni floreali. Di tanto in tanto, si recava al campo fiorito proprio per creare composizioni floreali per il suo cappello. Durante le sue permanenze in città, aveva imparato a comportarsi come una vera signorina. Naturalmente, quei modi erano messi in pratica solo in città. In montagna, non ce n’era bisogno.
“La prima volta fu terribile” alla fine dichiarò, dando voce ai suoi pensieri “anche se adesso riesco ad apprezzare di più il vostro modo di vivere”
“Cos’era che non andava?” domandò curioso il giovane.
“All’inizio, tutto. Non capivo come si potesse vivere in un posto dove non si potesse trovare un albero. Dove non si potesse trovare un fiore. Dove non si potesse semplicemente camminare a piedi nudi”
Hans sorrideva. Fin dal primo momento aveva intuito che c’era qualcosa che legasse profondamente Heidi alle montagne. Come si occupava delle sue capre, come parlava delle stelle… faceva tutto in una maniera speciale. Come se amasse veramente mungere le capre oppure alzarsi nel pieno della notte infinite volte solo per controllare che Bella stesse bene.
“E ora? Che effetto ti fa la città?”
Heidi ci pensò su, poi rispose “Adesso la città mi affascina. Da qualche anno, quando alloggio da Clara, tutti gli eventi a cui partecipo mi fanno un altro effetto. Ho imparato bene come ci si comporta in pubblico quindi mi diverto molto più di quanto avessi mai immaginato. La cosa che mi affascina di più sono i modi che acquisite sin dall’infanzia. Avete un’eleganza innata, come se facesse parte di voi stessi. E…” Heidi si fermò di colpo “Ti starai sicuramente annoiando, sto parlando troppo… non è vero?”
“No, per niente. Mi piace ascoltarti” disse rapito il ragazzo “Mi sembri una bella persona. Mi piacerebbe conoscerti e magari diventare.. amici” le sorrise.
Heidi arrossì non poco poi ricambiò il sorriso e disse “Anche tu mi sembri un tanto bravo ragazzo, sai?”. Dopo di che, tornò ad accarezzare lentamente Bella.
Hans, vedendo che il discorso era caduto cercò di riprenderlo. Quanto le piaceva la voce di quella ragazza! L’avrebbe ascoltata per ore!
“Quindi, a che punto è la futura mamma?” chiese, accarezzando delicatamente la capra.
“Non ci vorrà ancora molto” rispose Heidi “tra due o tre giorni al massimo il piccolo nascerà”
“Che ne farai? Lo venderai? O lo terrai con te?”
“Lo terrò, naturalmente!” rispose la ragazza.
I due accarezzavano la capra, in silenzio, e, dopo poco, entrambi sbadigliarono. Accortisi del sincronismo, risero di gusto. Fu Hans a spezzare il silenzio.
“Che ne dici se andiamo ancora un po’ a dormire? Domani saremo distrutti e Clara sarà costretta a portarci in braccio” disse alzandosi.
Porse una mano alla giovane che accettò volentieri.
“Grazie” sussurrò timidamente.




   Il giorno seguente Peter si alzò, come tutte le mattine, all’alba. Dopo aver fatto colazione ed essersi preparato, prese lo zaino, preparatogli dalla madre la sera prima, con le merende per tutti e s’avviò in paese per il raduno delle capre.
   Camminando, incontrò per strada un vecchio amico.
“Ehi, Peter!” lo chiamò.
“Ciao Derek” salutò di rimando.
“Allora sabato verrete, tu e Heidi, alla festa in paese?”
   Ah, già… la festa. Con l’arrivo di Clara, per Heidi tutto sembrava passare in secondo piano. Sempre. E la festa del paese non era cosa da poco. Questa era una festa che Heidi aspettava con ansia tutti gli anni. L’evento aveva luogo lungo le strade del paese e si svolgeva in tre fasi:
   All’inizio, alcune coppie di persone – di tutte le età e provenienti anche dai paesi vicini – indossano vestiti d’epoca e, a cavallo, sfilano per le strade del paese. La tappa finale è la piazzetta piccola dove, ad attendere i partecipanti, ci sono i giudici che eleggono i vincitori.
   Terminata la sfilata, tutti – partecipanti e non – si dirigono nella piazza principale, dove sono allestite tavolate e piccoli banchi dove, grandi e bambini, vendono oggetti di qualsiasi tipo.
  Infine arriva la parte che piace ad Heidi. I vincitori della sfilata aprono le danze e tutti cominciano a divertirsi. Chi balla, chi ride, chi mangia, chi beve… Ognuno si diverte secondo il proprio gusto e tutti sono felici.
“Non so” rispose il ragazzo “E’ arrivata Clara quindi Heidi potrebbe aver cambiato i suoi programmi” rispose Peter con un velo di tristezza nella voce.
“Davvero non verrete?” domandò incredulo Derek “No, Peter. Voi dovete venire. Lo scorso anno siete arrivati al terzo posto alla sfilata. E solo perché Heidi aveva appena compiuto sedici anni. Quest’anno nessuno può battervi. Siete una coppia perfetta. Heidi è un fiore e…”
“Si, lo so” lo interruppe Peter (con un po’ troppa veemenza, forse?) “Con lei sì che potremmo vincere” disse con rimpianto.
“Già” convenne Derek “E poi tu sembri nato per andare a cavallo”
“Tu andrai alla festa?”
“Si…” il giovane esitò “andrò con Carola”
Peter sgranò gli occhi “Con Carola?!” esclamò.
Finalmente si era deciso. Da tre anni aveva intenzione di dichiararsi. Non lo aveva mai fatto. Eppure chissà dove ha preso il coraggio.
“Beh, ci vediamo” si congedò l’innamorato.
“A presto” salutò Peter.
  Ripresa la strada, il ragazzo impiegò poco tempo per arrivare alla fontana e, radunate le capre, s’avviò per arrivare a casa di Heidi.
 


 Le due ragazze si erano alzate presto e avevano cucinato tantissime squisitezze da mangiare per pranzo.
“Peter si leccherà i baffi” esclamò Clara.
“Anche io” annunciò Hans “Tutto quello che avete preparato ha un aspetto e un profumo deliziosi”
“Grazie, ma non cercare di fare il ruffiano perché non ti faremo assaggiare nulla” ribatté Clara ridendo.
E mentre il battibecco continuava, Heidi impacchettava tutto per bene e infilava il preparato negli zaini. Finiti i vari compiti – mungere le capre, pulire la stalla, lavarsi, vestirsi – Heidi si recò dalle capre e diede loro del sale. I due cugini la seguirono a ruota e mentre Hans tempestava di domande Heidi sul perché desse loro proprio il sale, Clara distribuì gli zaini e finì di spazzare la cucina.
“Le capre hanno bisogno di molti sali minerali. Oggi vedrai come leccheranno le rocce. Inoltre il sale fortifica le loro corna” spiegò Heidi.
Fu allora che sentirono i campanacci delle capre che Peter stava portando al pascolo.
Don, din, don, don, din, don.  
Al semplice suono dei campanacci delle capre, Heidi sorrise e corse incontro a quel suono così familiare.
«Ecco Peter» annunciò Clara, osservando l’amica che si precipitava dal pastore.
E mentre lei guardava la scena come se fosse una cosa di tutti i giorni, Hans rimase sbalordito da come Heidi accolse l’amico.
Difatti, la ragazza si precipitò tra le braccia di Peter che ricambiò l’abbraccio chinandosi su di lei, essendo di una testa più alto, e abbracciandola teneramente.
Salutatisi, i ragazzi cominciarono a camminare abbracciati: lui con il braccio sulle spalle di lei e lei cingendo il fianco di lui.
Heidi cominciò a raccontare tutto quello che aveva fatto da quando se ne era andato: la nottata, la mungitura… e Peter ascoltava pazientemente sorridendole.
E mentre i due s’avvicinavano, non ancora a portata d’orecchio, Clara, che vide l’espressione del cugino, cominciò a ridere.
“Dovresti vedere la tua faccia in questo momento!” esclamò divertita.
“Cos’ha la mia faccia?” chiese Hans ricompostosi.
“Non ti preoccupare. Qui tutti sono calorosi quando si salutano. Anche Brigida quando mi ha vista mi ha abbracciata. E’ una cosa normale” lo informò la ragazza tra le risa “Se penso allo scandalo che farebbero quei due se un cittadino di Francoforte li vedesse. Magari qualcuno come la signorina Rottermeier” continuò.
Poi gridò “MISERICORDIA!” con un’espressione del viso talmente distorta e scandalizzata che Hans non poté fare a meno di unirsi alla risata tanto contagiosa della cugina.
   Peter ed Heidi s’avvicinarono e Clara salutò il ragazzo.
“Buongiorno, cara Clara” disse Peter “Pronta per la passeggiata?”
“Prontissima!” annunciò eccitata Clara.
“Vedrai, Hans, ti divertirai! Ti faremo vedere così tante cose nuove che non te ne vorrai più andare” disse Heidi.
“Rimarrei anche se non ci fosse niente da vedere” rispose Hans “Qui mi piace”
“Per apprezzare davvero la montagna vi si dovrebbe nascere” lo punzecchiò Peter “E, fatta qualche eccezione,…” sorrise a Clara “penso che nessuno è in grado di farlo appieno” concluse con un sorriso beffardo.
Heidi, infastidita dal comportamento dell’amico, gli diede un pizzico sul fianco dove vi era ancora appoggiata la mano.
Peter sopportò in silenzio, continuando a mantenere inalterato il suo sorriso e, ricevuto il suo castigo, diede il via alla passeggiata.
“Allora, andiamo!”






Un'immagine del paesino di Heidi: Dorfli.


 



Note dell'autrice:
Grazie mille per aver aspettato il capitolo. Cosa ne pensate? A me non sembra male ma credo che abbia qualcosa in meno rispetto agli altri due capitoli. Be', che dire? Non aspetto altro che le vostre recensioni, i vostri commenti e i vostri consigli. A presto.

MimiLove

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Quarto Capitolo


I quattro ragazzi quindi, di buon mattino, cominciarono la loro ascesa verso l’altopiano. Peter era in testa al gregge mentre Heidi, assieme a Clara ed Hans, era arrivata poco più avanti per mostrar loro tutto ciò che in città era impensabile.
   Il paesaggio era veramente bello: distese di prati, punteggiati da fiori profumati, allagavano le montagne; il cielo, limpido e azzurro, accoglieva piccole nuvole, dalle più svariate forme; il sole, riscaldava l’aria fresca del mattino rendendola gradevole.
   Durante il tragitto, Hans riuscì a vedere una miriade di cose del tutto nuove per lui. E le marmotte, i fiori, le erbe e gli alberi, sembrava avessero fatto un accordo con Heidi su chi si fosse fatto vedere nella posa migliore. Non ci fu un solo attimo in cui i ragazzi s’annoiarono o rimasero in silenzio: Heidi e Clara spiegavano al nuovo arrivato tutto ciò che sapevano e Clara, sebbene fosse già salita in montagna altre volte, si stupiva di ogni piccolo e nuovo particolare di ciò che osservava.
   Heidi era divertita dalle facce stupite dei ragazzi di città e non si stancava mai di rispondere, con pazienza e scrupolosità, alle loro infinite domande. Amava il fatto che stessero imparando ad amare la montagna, con i suoi infiniti tesori e le sorprese che essa celava, le quali solo un osservatore attento e che rispettava la natura, poteva scoprire.
“PETEER!” urlò Heidi da lontano, agitando una mano “Ti spiace se facciamo una corsa fino in cima? Oggi sei proprio lento!” disse con un pizzico di esasperazione nella voce.
“Fai pure!” gli rispose il pastore.
   Succedeva sempre così. Per Heidi tutto passava in secondo piano all’arrivo di Clara. Tutto era meno importante. Eppure Peter l’aveva sempre messa al primo posto. L’aveva messa al primo posto, da bambino, scegliendo tra i compagni di scuola e lei. L’aveva messa al primo posto superando la fifa blu che aveva del vecchio dell’alpe pur di esserle amico. Per Heidi avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche se non gli fosse piaciuta. Eppure lei non sembrava accorgersene. Ma a lui non dava fastidio che non se ne accorgesse. A lui dava fastidio che non ricambiasse il profondo affetto che nutriva per lei. Lo trattava come trattava tutti gli altri. Come trattava Clara. E ora come trattava Hans.
   Hans… quanto vorrei che tu non fossi mai arrivato!  Pensò il ragazzo, arrabbiato.
Sapeva quanto affascinasse Heidi la cadenza gentile della gente di città sebbene non avesse mai sopportato vivervi. La gente di città con tutti i modi perfetti che aveva, di cui Heidi parlava fino all’infinito quando tornava da ogni visita a Francoforte. Era snervante. Ma Peter sopportava, non dando mai segno che questo lo ferisse.
   Arrivato sull’altopiano, Peter trovò i suoi tre compagni accovacciati sotto un albero. Sulle prime Peter pensò che fosse qualche altro fiore, fino a che non sentì Heidi singhiozzare. Il ragazzo si precipitò dall’amica.
“Che è successo!” gridò, accovacciandosi accanto ad Heidi. Clara ed Hans si spostarono di qualche passo.
“Heidi, cosa è c…” le parole si sfociarono in un bisbiglio incomprensibile, guardando nel punto dove indicava la ragazza, con la mano tremante.
Tre piccoli corpicini sfigurati giacevano ai piedi dell’albero. Qualche formica già si stava avvicinando, avendo trovato una gran fonte di cibo.
“Io… io vo-volevo far… vedere i no-nostri… piccoli di pet-pettirosso” cercò di spiegare la giovane.
Peter, passato lo spavento, addolcì l’espressione del viso e l’abbracciò, accarezzandole i capelli.
“Shh, Heidi. Sono cose che succedono” disse, cercando di tranquillizzarla.
Ebbe, purtroppo, l’effetto contrario: Heidi, come se il pianto non l’avesse mai toccata, scattò in piedi, liberandosi dall’abbraccio, e cominciò a sbraitare contro di lui.
“Peter, ma cosa dici? Queste cose non devono capitare! Secondo te è stato giusto che quei poveri piccoli siano stati mangiati da quel falco?” gridò indicando il cielo “Ah, già. Tu sei quello che picchia le capre, come potresti capire?!” quindi ricominciò a piangere dopo essersi abbandonata di nuovo nell’erba, distendendosi.
“Sai che uso il bastone solo quando serve, Heidi!” cominciò ad urlare Peter “Diamine! Tu lo sai! Come puoi dirmi questo?!” continuò tirando un pugno all’aria “Sai che non sono un tipo violento!” disse, con meno forza nella voce.
I due cugini erano ammutoliti e osservavano la scena in disparte.
Il pastore, resosi conto della situazione, s’accovacciò di fianco ad Heidi e le prese la mano. Heidi, ancora con i lacrimoni, accettò e di sedette di fianco all’amico che aprì lentamente le braccia.
Era un invito. Un invito a fare pace. Era già capitato che i due discutessero sui metodi violenti di lui o sulla troppa emotività di lei. Ma ora, Heidi necessitava di conforto e non esitò neanche un secondo a tuffarsi tra le braccia di Peter, che cominciò a cullarla lentamente. Le lacrime scomparirono in pochi minuti, tempo impiegato per Heidi per ritornare quella di sempre.
 


 
La mattinata trascorse tranquilla. Peter, Clara e Hans si distesero sull’erba mentre Heidi, di fianco a loro, cominciò ad intrecciare ghirlande di fiori.
Clara s’addormentò subito, stanca per la lunga camminata, e lo avrebbe fatto volentieri anche Peter se non avesse avuto una strana sensazione che lo tenne allerta per tutto il tempo.
S’era disteso accanto a Clara con le braccia incrociate dietro la testa e il cappello sul viso per difesa dai raggi solari che, con il passare del tempo, s’erano fatti più forti e bollenti.
Hans, come la notte precedente, riuscì a dormire solo un po’ e ben presto si sedette di fianco ad Heidi.
“Ehi, Heidi” sussurrò il ragazzo.
“Ehi” sussurrò di rimando la ragazza.
“Cosa fai?”
“Ghirlande di fiori. Ne sto facendo una per ognuno di noi” rispose la ragazza “La tua è pronta” lo informò, e subito dopo estrasse dal cumulo di fiori che aveva raccolto la ghirlanda più bella che Hans avesse mai visto.
Il colore prevalente era l’azzurro, punteggiato da piccoli fiori viola e blu.
“E’ meravigliosa” disse Hans “la più bella che abbia mai visto. Grazie mille” e la indossò subito.
“S’intona ai tuoi occhi” aggiunse Heidi con un sorriso “Ti sta bene”.
“Che fiori sono quelli che hai usato?”
“Ce ne sono diversi” cominciò a spiegare Heidi “ I due azzurri che vedi maggiormente sono il ‘Lino Celeste’ e il ‘Miosotide Nano’, quelli viola sono la ‘Campanula Romboidale’, la ‘Campanula Agglomerata, la ‘Campanula a foglie di Pesco’ e la ‘Viperina Azzurra’. L’unico fiore blu è la ‘Genziana Nivale’.”
“Sono tutti fiori magnifici, Heidi”
Heidi sorrise poi continuò il suo lavoro d’intreccio.
Improvvisamente si sentì un grido provenire dall’alto e Heidi, che sapeva da dove stesse provenendo, alzò la testa sorridendo e indicò un punto nel cielo.
“Guarda!” disse.
Un’aquila. Quante ne aveva viste Hans? Migliaia! Raffigurate sui libri, nei quadri… ne aveva vista una anche impagliata ad una di quelle feste pullulanti di gente altolocata. Ma mai, vedendo quell’animale, aveva provato un’emozione forte come quella che provava in quel momento. Il rapace era una giovane aquila reale, chiamata anche Aquila d’Oro. Questa volò sopra le teste dei ragazzi emettendo il suo verso, fino a posarsi sull’abete più alto dei dintorni. Era ben visibile dal pascolo. Quell’animale era bellissimo. Aveva un piumaggio bruno, con spalle e nuca dorate. Guardava lontano, come esprimendo la sua fierezza e nobiltà, come dicendo Sono l’Aquila Reale, regina dei volatili
“E’ bellissima…” sussurrò Hans, rapito da quello spettacolo inaspettato e molto, molto, molto gradito.
I due ragazzi rimasero in silenzio e mentre Heidi tornò ad occuparsi delle ghirlande, Hans osservò il rapace fino a che non lo vide scomparire dietro una montagna, cosa che lo fece sospirare.
Udito il sospiro, Heidi sorrise.
“La vedrai ancora, non preoccuparti!”
“La?” chiese il giovane “Che ne sai che sarà ancora la stessa?”
“Sai” cominciò Heidi “io e Peter abbiamo imparato a riconoscerle, le vediamo quasi tutti i giorni tuttavia mi emoziono ogni volta che le vedo, come fosse la prima…”disse “Sono tre quelle che vengono qui. Quella che hai visto è quella più anziana. Se l’hai osservata bene, aveva un piumaggio bruno con delle macchie dorate sulla nuca e sulle spalle” spiegò tornando al lavoro d’intreccio.
“E’ bello che tu conosca così bene gli animali selvatici dei dintorni…” rimase sovrappensiero il biondino “A proposito di animali, perché non continuiamo il discorso di ieri notte?”
 


 
   Il discorso di ieri NOTTE? Ho sentito bene?  si chiese Peter appena udì le parole del cugino di Clara. Di cosa potevano parlare due perfetti sconosciuti in piena notte? Continuava a domandarsi, chiedendosi se non fosse meglio far finta di svegliarsi e intervenire. Ecco cos’era la sensazione e lo stato perenne d’allerta che non gli permetteva di dormire. Non lo sopportava, non lo aveva mai sopportato. Dal primo momento in cui ha solo sentito, dalla voce di Heidi, parlare di Hans, aveva ritenuto che non fosse all’altezza di frequentare Heidi e di conseguenza lui, dato che erano sempre insieme. Ma, in cuor suo, sapeva che non era quello il vero motivo. Non si era mai comportato in questo modo così astioso verso qualcuno. Peter aveva un carattere gentile, altruista, generoso. Aveva un cuore d’oro, era molto protettivo e cercava sempre di essere servizievole verso il prossimo. Ancora ricordava quando promise ad Heidi di andare a scuola e poi non lo fece. Questo perché una donna del paese lo incaricò di portare la valigetta dimenticata al marito che si trovava in un paese abbastanza distante.
Ricordava che per far contenta Heidi se la fece tutta di corsa, senza fermarsi un attimo.
Ricordava che arrivò a scuola che non si sentiva più le gambe e i polmoni gli bruciavano per lo sforzo.
Ricordava che tutta la stanchezza svanì appena Heidi gli sorrise e gli disse che era fiera e orgogliosa di lui. Quelle semplici parole lo ripagarono di tutto e, in più, capì che per la sua amica, Peter, si sarebbe gettato anche da una rupe.
Tuttavia Peter aveva anche lui i suoi bei difetti. Era impulsivo e molto, troppo pigro. Subito gli montava la rabbia quando Heidi, per lungo tempo, non gli dedicava attenzioni –come in quel momento- ed era scontroso con chi non gli piaceva, non curandosi di fare una brutta impressione.
Credo che sia meglio ascoltare di che parlano pensò il ragazzo, tendendo le orecchie.
“Di cosa, in particolare? Abbiamo parlato di tante cose: della montagna, della città, di Bella, di Peter…”
Ah! Anche di me hanno parlato! Diceva tra sé Peter, sempre più sconcertato.
“Parliamo di Bella” propose Hans.
“Bene, che vuoi sapere?”
“Hai detto che terrai il piccolo, giusto?”
“Naturalmente..”
“E come hai intenzione di chiamarlo?”
“Se è femmina, la vogliamo chiamare Rebecca!” disse Heidi.
“Vogliamo?”
“Sì! Io e Peter abbiamo deciso questo nome”
“Ah, bene. E se è maschio?”
Heidi ci pensò su alzando gli occhi dalla ghirlanda di fiori rossi e arancioni.
“Be’” cominciò sorridendo, rivolta ad Hans “A te come piacerebbe chiamarlo se fosse maschio?”
Hans rifletté qualche minuto. Non sapeva quale nome fosse adatto ad una capra. Sapeva che tipo di nome dare ad un cane o ad un gatto, magari anche ad un cavallo. Ma ad una capra? Sarebbe diventato ridicolo se avesse proposto un nome non adatto. Come Gastone, ad esempio. Quello è un nome che fa pensare ad un gatto. O Friedrich, nome adatto ad un cavallo. Così, senza pensarci troppo buttò giù il primo nome che gli venne in mente.
“Emanuel”
Peter non riuscì a trattenersi scoppiando in una risata quasi isterica, lasciandosi sorprendere sveglio, e Heidi guardò sorpresa prima lui e poi Hans. Gli sorrise, facendo attenzione a non lasciarsi contagiare da Peter per non offenderlo.
Hans, visto il risultato ottenuto, fece retromarcia.
“Oh, non va bene! Lo dovevo immaginare, io…”
Ma Heidi lo fermò.
“No, no. Va bene. Benissimo! Emanuel mi piace molto” disse.
Al che, Peter si bloccò e protestò.
“Heidi, ma lo hai sentito? Ha appena proposto di chiamare ‘Emanuel’ una capra!”
“E cosa c’è di strano? A me piace!” rispose tranquillamente, facendo spallucce.
Hans, non lasciandosi scorgere dalla brunetta, rivolse un sorrisino soddisfatto a Peter che non sembrò gradire per niente.
Che ne dite di mangiare?” chiese Clara “Sto letteralmente morendo di fame” annunciò.
“Oh, Clara, sei sveglia?” chiede Heidi “Bene, mangiamo! E dopo devo chiederti un sacco di cose”
“Riguardo a..?”
“Sorpresa!”




Tutti s’alzarono da terra e cominciarono a darsi da fare per mangiare. Peter andò a contare le capre per controllare che ci fossero tutte, Heidi e Clara tirarono fuori le scodelle e i manicaretti preparati mentre Hans osservava la scena, non sapendo che fare.
“Hans, caro, tieni questa scodella e prendi un po’ di latte, per favore” gli disse Clara.
Il ragazzo, perplesso, prese la scodella poi si guardò intorno, come per cercare qualcuno che gli desse del latte.
“Devi mungere una capra, genio!” lo prese in giro da lontano Peter sghignazzando.
“Ah… certo” disse titubante Hans. Non aveva mai munto una capra. Non sapeva neanche da dove cominciare per lasciare che le capre lo lasciassero avvicinare!
Heidi, che aveva finito di preparare, gli si avvicinò.
“Se vuoi, ti faccio vedere come si fa”
"Oh, sì, grazie." rispose il giovane
Così, lei gli prese la mano e lo trascinò vicino alcune capre, le migliori capre da latte del gregge.
La ragazza si accovacciò, posò la scodella di legno in terra, proprio sotto le mammelle e cominciò a mungere una capra nera, con una macchia simile a una stella sulla fronte.
“Stella è la capra che dà il latte più buono che io abbia mai bevuto” disse.
Hans osservava attento la giovane, che aveva un’espressione gentile e indaffarata dipinta sul viso, e ne rimase rapito.
E’ così bella e così semplice…  pensava.
“Allora, vuoi provare?” chiese Heidi porgendogli la scodella colma di latte.
Hans afferrò la scodella e ne osservò il contenuto.
C’era uno spesso strato di schiuma che arrivava fin quasi all’orlo della ciotola. Da essa proveniva un odore che faceva pensare ai neonati. Aveva lo stesso, identico profumo dei bambini subito dopo che hanno bevuto il latte della loro mamma. Hans bevve e sentì subito la cremosità del latte. Era squisito. Era molto diverso da quello che aveva sempre bevuto a Francoforte. Questo era mille volte meglio. Forse perché era di capra, forse perché era appena stato munto o forse perché l’aveva munto la sua nuova amica. Questo Hans non seppe spiegarlo ma trovò che quel latte era stato il migliore che avesse mai bevuto, proprio come aveva detto Heidi.
“Ottimo!” disse. E un bellissimo sorriso apparve sul visino della ragazza che, contenta ed entusiasta del successo ottenuto, cominciò a saltellare tra le capre. Le bestiole, intanto, vista Heidi, furono contagiate e cominciarono a correrle dietro. Alcune saltellavano, addirittura.
Clara, intanto, cominciò a ridere di un Peter sempre più furioso che, per colpa di Heidi, avrebbe dovuto ricominciare la conta delle capre da capo.
Hans, afferrato il motivo delle risa di Clara, cominciò a ridere a crepapelle e seguì Heidi in quel balletto insolito e divertentissimo, accompagnato dal suono delle decine di campanacci che le capre portavano al collo.
Heidi gli prese le mani, con sua gran sorpresa, e i due cominciarono a girare in tondo fino a quando non si sentì Peter urlare.
“Insomma, Heidi, smettila! Non mangeremo mai se continui così!” una nota di disperazione nella sua voce.
I due smisero di ballare e, ancora ridendo, dopo aver munto qualche altra capra, raggiunsero Clara.
I quattro, finalmente, cominciarono a mangiare e ognuno, in silenzio, ascoltava i suoni della montagna: l’eco ripeteva fedelmente i fischi degli uccelli, il fruscio degli alberi e il suono dei campanacci. E tutta questa pace, accompagnata dal paesaggio, avvolgeva i quattro ragazzi che, quel primo giorno, non avrebbero potuto sperare in una giornata migliore.
Fu Peter, per la prima volta dall’arrivo di Clara, a rompere per primo il silenzio.
“Heidi, stamattina ho visto Derek. Mi chiedeva se sabato hai intenzione di partecipare alla festa del paese” disse tra un morso e l’altro.
“Certo che si!” rispose la brunetta “Porteremo con noi anche Clara e Hans. Vedranno una cosa che non credo abbiano mai visto, nemmeno Clara”
“Che festa è?” chiese Clara.
“E’ una festa in costume e vi partecipano tutti. Io e Peter siamo iscritti alla gara e voi potreste venire anche senza costume, se vi va” disse “Tuttavia, in paese c’è una donna che vende questi costumi d’epoca e ne troverebbe sicuramente uno adatto ad ognuno di voi”
“Si, Heidi, voglio venire” annunciò Clara “Quando possiamo andare a comprare il vestito?”
“Domani stesso! Hans tu verrai?”
“Certamente! Mia cugina avrà di certo bisogno di un cavaliere” rispose.
“Naturalmente. Vedrai, Peter, quest’anno vinceremo noi!” decretò Heidi determinata.
“Di sicuro. Anche Derek l’ha detto. Ha detto che l’anno scorso ci hanno declassificati perché tu eri troppo giovane. Quest’anno, però, non ci ferma nessuno” e i due si scambiarono un’occhiata d’intesa.
Passò qualche altro minuto poi Peter parlò ancora.
“Sai, Derek mi ha detto anche che ha invitato Carola…”
“Carola? Finalmente!” esclamò Heidi.
“Sì. Non potevo crederci”
“Chissà come l’hanno presa i genitori di lei” pensò Heidi ad alta voce “e quelli di lui? Avranno approvato la sua decisione?”
“Perché dovrebbero preoccuparsi? E’ un invito ad una festa, non una proposta di matrimonio!” s’intromise Hans.
“Oh, Hans. Devi sapere che questa è molto più che una semplice festa! E' proprio a lì, infatti, che la maggior parte dei ragazzi si dichiarano alle ragazze e si fidanzano ufficialmente. A parte alcuni ragazzi e ragazze che fanno coppia fissa da quando sono bambini, come me e Peter, le persone che vedrai assieme alla festa sono anche coppie nella vita”
“Che cosa romantica…” sospirò Clara.
“Già… chissà chi inviterà me…” le fece eco Heidi, con aria sognante.
“Sicuramente qualcuno che riesca a superare la tua guardia del corpo” disse Hans ridendo.
“Peter? Ah, ma lui è tanto buono. Capirà sicuramente. Vero Peter?”
“Mmh” mugugnò solamente il pastore.
Tutti, infine, riportarono l’attenzione sul dolce di mele fatto da Heidi che gustarono e gradirono davvero tanto.
 


Note dell'Autrice.
Ciao a tutti. Che ne pensate del capitolo? Spero tanto che vi abbia incuriositi per quanto riguarda la festa che tra poco si svolgerà in paese. Come sempre, vi prego di cercare peli nell'uovo, aghi nel pagliaio e così via... più ne trovate e meglio è! Grazie mille per aver letto ancora di Heidi e tutti gli altri. Alla prossima! Ciao ciao.

MimiLove

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Quinto Capitolo
 


Quel pomeriggio, Peter decise di andare a cercare alcune di quelle erbe nutrienti per le capre.
“Vai, Peter. Hans, vai con lui?”
Il ragazzo non ebbe il tempo di rispondere che Peter sbottò: “Ce la faccio anche da solo!”
Il suo viso era contrito in una smorfia di indifferenza mista a nervosismo, come se avesse voluto scoppiare ma non voleva darlo a vedere.
“Lo so, Peter. Queste, però, sono cose che…”
“Lascia stare, Heidi. Cercherò di dormire un po’, ieri notte e stamattina non sono riuscito a riposare molto”
“Va bene. Riposati” disse la ragazza “Peter, ti raccomando di prenderne anche molte in più per Bella. Ne avrà bisogno”
“Certo, come sempre” rispose il ragazzo, poi si dileguò.
Hans si adagiò sull’erba sotto un albero mentre le due ragazze si stesero al sole, nei pressi del ragazzo, per non lasciarlo da solo.
“Cosa volevi chiedermi prima, Heidi?”
“Volevo chiederti di Florian, se… non sono indiscreta. Il fatto è che l’ultima volta mi era sembrato tanto gentile, garbato, con quei modi così raffinati… Sono rimasta estasiata dal suo modo di fare. Allora, ne hai parlato con tuo padre?” Heidi era fuori di sé dalla curiosità. Certo, era stata educata anche come ragazza di città, ma lì erano in montagna e si poteva uscire fuori dagli scemi… qualche volta.
Clara sorrise. Florian era il primo giovanotto che le avesse mai fatto la corte e lei, dal canto suo, era felicissima di questo. Quando lo presentò ad Heidi, il giorno della partenza di quest’ultima, non ebbe il tempo di chiederle cosa ne pensasse. Il ragazzo aveva continuato per tutto l’autunno e l’inverno a corteggiarla e, ormai, le sembrava essere passato abbastanza tempo per dargli una risposta.
“Si, ne ho parlato. Mi ha detto che era un bravo ragazzo, sai, lui conosce la sua famiglia. Mi ha detto anche di permettergli di corteggiarmi ma di non dare segno di risposte fino a quando non avrei fatto la mia vacanza qui, dove avrei avuto modo di pensare senza la sua influenza: vedendolo ti si scioglie il cuore, Heidi. Non sai quanto sia caro e buono”
“Oh, mi spiace ma non ho potuto conoscerlo bene. Però ho notato che ha un’educazione perfetta, cara Clara. Dimmi, già hai pensato a una risposta?”
“Si, Heidi. Sai, non dovrei, ma a te voglio dirlo: ne sono innamorata”
Heidi strinse le mani dell’amica e diventò rossa come un papavero.
“Sono talmente felice per te…!” disse, trattenendo a stento la voce, per non disturbare Hans che, presumibilmente, avrebbe dovuto prendere sonno. Non era così.
Il ragazzo sentiva tutto, per filo e per segno, quello che le ragazze si stavano confidando tra loro.
“Grazie” rispose Clara.
“Allora la tua risposta è…”
“SI! Lo amo tanto e, appena a casa, annunceremo il nostro fidanzamento! Tu sei invitata, ovviamente”
“Oh, grazie, grazie davvero tante! Sono felice, felicissima per te! Oh, Clara…” e le giovani s’abbracciarono, liete che l’amore cominciasse a fiorire così intensamente nei loro animi.
Cara, Heidi… chi l’avrebbe mai detto che ti sarebbero piaciuti i giovanotti di città e non quelli che, come te, appartengono ai monti! Pensava tra sé Hans.
Quindi non è detto che Peter riuscirà a conquistare il tuo cuore…
La speranza si accese nel ragazzo dai capelli d’oro che, nello stesso istante in cui concepì quel pensiero, decise di corteggiare Heidi col proposito di riuscire a spuntarla contro il suo rivale, Peter. Heidi era perfetta per lui. Lui sarebbe stato qualsiasi cosa per lei. Avrebbe fatto qualunque cosa per lei. Lui le avrebbe dato tutto quello di cui lei avesse avuto bisogno. Lui se ne era innamorato.
 


 
“Clara, ti va un po’ di latte? Ho una leggera sete”
“Si” rispose la ragazza “Il latte fresco è talmente buono…”
Heidi e Clara, dopo aver fatto le loro confidenze l’un l’altra, s’alzarono e s’avviarono verso il gregge, poco più avanti. Peter non era ancora tornato e Hans era riuscito finalmente ad addormentarsi.
Heidi e Clara munsero alcune capre e bevvero il loro latte con gusto. Ne munsero ancora e lo portarono vicino agli zaini, dove avevano alcuni biscotti portati da Francoforte. Era la prima volta che Heidi ne avrebbe mangiati. E anche Peter.
Appena si svegliò, Hans, preso ancora dall’idea di conquistare Heidi, si alzò e colse dei fiori. Un mazzolino di fiori turchesi per Clara, un altro di fiori lilla e rossi per Heidi. Poi si avviò per raggiungere le ragazze.
“Buon pomeriggio ad entrambe. A Clara…” e le porse il mazzolino turchese.
“Grazie” disse gentilmente la ragazza.
“Alla bella Heidi…” e porse con un piccolo inchino i fiori alla giovane.
Heidi lo guardò, sorrise, stupita del gesto.
“Grazie infinite” disse, ancora sorpresa.
Sentì il profumo dei fiori e, ad occhi chiusi, disse: “Sono meravigliosi”
Il ragazzo, soddisfatto del successo, si sedette accanto alla brunetta e cominciò a giocherellare con la sua ghirlanda. Passarono alcuni minuti poi arrivò anche Peter.
“Allora? Trovato le erbe?”
“Certo che sì, Heidi, per me nulla è impossibile!” annunciò scatenando l’ilarità delle ragazze e un sorriso di Hans.
Heidi versò il latte nelle quattro scodelle, poi mise al centro del piccolo cerchio che formavano i ragazzi, un piccolo cestino con i biscotti della città e le classiche fette di pane con il formaggio.
“Allora, ragazzi” cominciò Clara “Questi sono biscotti al cioccolato. Vanno immersi nel latte prima di essere assaggiati. Forza, Peter, provali!” disse la ragazza, attendendo con ansia la reazione del goloso della compagnia. Cosa che non si fece attendere. Peter sembrò salire in Paradiso per poi riscendere a prendere un altro biscotto. E risalire.
Fatta la merenda, Heidi annunciò che da quel momento il pastore non avrebbe mai più lasciato in pace Clara, parlando di questi biscotti. Peter, dal canto suo, disse che dalla prossima volta, Clara avrebbe dovuto portare una valigia solo piena di biscotti al cioccolato e che avrebbe anche potuto fare a meno di tutte le altre cose. Ormai dipendeva da quei dischetti marroncini dal sapore –parole di Peter – paradisiaco.
Il sole stava per tramontare e, messo tutto in ordine, i ragazzi si prepararono per lo spettacolo più bello della giornata. Peter, Heidi e Clara si sedettero sul bordo di un dirupo seguiti da un Hans abbastanza inquieto per la scelta del luogo dove sedersi. Avrebbero dovuto essere più saggi e non sedersi così vicini al pericolo!  pensò.
Tuttavia li imitò e non attese molto lo spettacolo che gli si parò davanti.
Le montagne, illuminate dal sole, sembravano arrossite e, man mano che il tempo passava, il rosso s’incrementava. I monti sembravano infuocati. Il loro colore si confondeva con quello del cielo che sembrava avesse preso parte allo spettacolo indossando un vestito che dal rosso passava all’arancione per poi andare al rosa e via via sfumando verso un lilla che, gradualmente, sfociava nell’azzurro.
Non ci sono parole per descrivere uno spettacolo simile. Solo chi lo vede può capirne la bellezza...
Tramontato il sole, Heidi si alzò.
“Ti è piaciuto?” chiese, ansiosa della reazione del ragazzo, stordito da tanta magnificenza.
“Non ho parole…” rispose lui, ancora meravigliato “E’ stato… Oh, è stato bellissimo… io… io non immaginavo che, venendo qui, avrei visto tali meraviglie”
“Allora ti prometto che vedrai questo spettacolo tutti i giorni” annunciò allegra Heidi.
“Si, qui vediamo sempre l’incendio dei monti prima di andare” disse allegra Clara.
“HEIDI, SBRIGATI CHE TRA UN PO’ FARA’ BUIO. DOBBIAMO ANDARE!” gridò da lontano Peter, già pronto per il ritorno.
“ARRIVIAMO!”




Lungo il sentiero, Peter e Clara parlarono di Bella e di cosa, precisamente, avrebbe dovuto fare Heidi per aiutarla a partorire.
“Vedi, Heidi dovrebbe tenerla sotto controllo, più che aiutarla. Tutti gli esseri viventi partoriscono soli ma, nel caso dovesse esserci qualche problema, Heidi è li per risolverlo”
“Infatti” disse Heidi “io sarò lì solo per controllare che, prima e dopo il parto, il piccolo e la mamma stiano bene. Non avrò bisogno neanche d’aiuto”
“No, Heidi” disse Peter “Mentre coglievo le erbe, oggi pomeriggio, pensavo che ti sarebbe meglio se fossi lì al momento del parto. Non hai mai aiutato a far partorire una capra e..”
“Ma l’ho visto fare!” protestò Heidi.
“Lo so, cara, ma non è la stessa cosa. Dovresti saperlo. E siccome io l’ho già fatto, volevo chiederti di permettermi di portare Bella a casa mia fino a quando non partorirà”
“NO!” gridò Heidi “Sai quanto ci tengo che il piccolo nasca con il mio aiuto. Lo sai. Perché vuoi..”
“Perché t’intestardisci sempre sulle cose sbagliate, Heidi?” la interruppe Peter “Non hai mai fatto nascere un capretto in vita tua. Se tu sbagliassi in qualcosa, chi rischierebbe la vita è il piccolo. E anche Bella, probabilmente”
Heidi si spense. Tutta la sua rabbia era svanita e al suo posto era comparso il senso di colpa. Che sarebbe successo se Peter non mi avesse aperto gli occhi? Sarebbe successo qualcosa al piccolo? O qualcosa a Bella? Sarebbe stata colpa mia, solo colpa mia!  E, persa in tutto ciò, il mento di Heidi fu scosso da un tremolio che fu seguito da un secondo e poi da un terzo. La ragazza abbassò il capo e piccole gocce cominciarono a cadere in terra, silenziose. Nessuno s’accorse che Heidi pianse, ma tutti ne avvertirono la tristezza. Perché non si sentiva la sua voce. Non si sentiva la sua risata. Non si sentiva il rumore dei suoi piedi che correvano. Non si riuscivano neanche a udire i suoi passi.
Arrivati alla baita, Heidi, Clara e Hans salutarono Peter ed entrarono in casa.
I ragazzi si lavarono e si cambiarono. Heidi raccolse gli zaini, li svuotò e mise tutto in ordine, prese il mazzolino di fiori datole da Hans e, contemplando la sua gentilezza, li ripose in una scodella riempita d’acqua. Lo stesso fece con il mazzolino di Clara.
Dopo cena, tutti andarono a dormire tranne Heidi, ancora agitata riguardo l’ormai prossimo parto di Bella.
Era quasi buio quando la ragazza decise di andare da Peter per parlargli e, avvertiti i suoi amici, si lanciò in una corsa sfrenata per far presto.
Peter era fuori casa sua ad aggiustare la porta della stalla, quando Heidi lo raggiunse.
“Peter” sussurrò, ormai senza più fiato.
“Heidi!” gridò Peter, spaventato dall’urgenza di Heidi “che è successo?”
“Devo… parlare con… te” rispose ancora la ragazza, prendendo un respiro profondo.
“Dimmi cara”
“Ecco… io volevo scusarmi per quello che è successo stasera. Sono stata egoista e non ho pensato al bene di Bella e del piccolo”
Peter sorrise e l’abbracciò. “Su, non preoccuparti Heidi. Non è successo nulla. Ma, alla fine, cosa hai deciso di fare?”
“Io pensavo di farti stare alla baita fino a quando non sarebbe nato il piccolo, così sarai sempre vicino nel caso Bella dovesse partorire durante la notte”
“Va bene, ma credo che sia meglio che ti accompagni a casa ora. E’ buio ed è meglio così”
“Grazie”
Peter, da bravo ragazzo, accompagnò Heidi alla baita. La ragazza era sollevata dal fatto che da quel momento ci sarebbe stato lui fino alla nascita del capretto. Non l’aveva neanche preoccupata il fatto che la mattina il ragazzo avrebbe dovuto camminare il doppio per prendere le capre in paese e ritornare su: avrebbe dormito tutto il giorno al pascolo!
Clara fu felice che Peter sarebbe stato assieme a loro, Hans un po’ meno. Così gli sarebbe stato più difficile stare con Heidi senza interferenze che, dato il soggetto, sarebbero state tante e, sicuramente, inopportune.



 
Note dell'Autrice.
Ciao a tutti. Mi scuso, innanzitutto, perché forse il capitolo  un po' più corto degli altri ma ho iniziato la scuola e ho pochissimo tempo per scrivere e, in generale, stare al pc. Ringrazio tantissimo tutti quelli che leggono capitolo per capitolo nonostante la mia estrema lentezza. Vi prego di segnalarmi qualsiasi errore riscontriate nel testo (anche di verbi -ultimamente tra latino, inglese e italiano faccio insalate di tutti i tipi-) e di recensire tanto, tanto, tanto, tanto, tanto. Con questo vi saluto... Ciao, ciao.

MimiLove

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Sesto Capitolo



La notte passava tranquilla: Hans e Clara dormivano al piano di sopra mentre Heidi e Peter talvolta abbandonavano i rispettivi letti per controllare Bella
“Chissà quando ha intenzione di uscire quel pigrone” disse Peter, sedendosi sul cumulo di paglia della stalla.
“Immagino si stia bene nel pancione di Bella” lo seguì Heidi, nascondendo a malapena la stanchezza.
“Penso proprio che Rebecca nascerà tra oggi e domani”
“Anch’io penso che il piccolo nascerà tra oggi e domani, ma chi ti dice che sarà femmina?”
“Lo so e basta” disse Peter solenne, cercando di convincersi che il nome scelto sarebbe stato il suo e non un nome insulso e inappropriato come ‘Emanuel’.
“Mi preoccupa il fatto che sia in ritardo…” sussurrò Heidi.
“Non devi. E’ capitato anche a Bianchina quando aspettava Bella” gli angoli della bocca del ragazzo si sollevarono, ricordando che aveva avuto la stessa preoccupazione di Heidi, la prima volta.
“Peter..” lo chiamò la ragazza.
“Si?” sussurrò lui.
“Devo parlarti”
“Riguardo cosa?” chiese a bassa voce, nonostante la crescente preoccupazione.
“Vedi, io non pretendo che tu sia tutto un cuore-amore, ma credo che dovresti essere un po’ più gentile con Hans. Perché non..”
“Heidi, non mi va proprio di parlarne” la fermò il ragazzo, con decisione.
“Perché? Io non s…”
“Basta, Heidi” pose fine alle insistenze della giovane  “Non credo sia ora di parlare di queste cose” continuò con tono più dolce e carezzevole.
“E quando, allora?” chiese la giovane.
“A suo tempo, te ne parlerò. Sarai la prima a saperlo, davvero. Sai, non pensavo che..”
Peter smise di parlare. Una testolina bruna era appoggiata alla sua spalla.
Il ragazzo sorrise e si mosse pian piano, giusto quel poco per osservarla.
E’ così piccola e delicata… pensò tra se, prendendo tra le sue mani grandi quella piccola della sua amica. Era fredda, dal colorito abbronzato. Le unghie pulite erano tagliate a un ovale perfetto. All’anulare vi era un anellino d’argento. L’unico gioiello di Heidi, era della madre.
Il confronto tra le mani forti di Peter e quelle delicate della ragazza gli fece pensare ai tanti momenti trascorsi insieme: quante volte lui l’aveva tirata fuori dai guai; quante volte era finito lui stesso nei guai per proteggerla; quante volte era stata lei ad aiutarlo, ad incoraggiarlo… uno per uno, tutti gli avvenimenti gli tornarono alla memoria: non ne aveva mai dimenticato alcuno. Come gli anelli di una catena, un ricordo ne richiamava un altro. Fino ad arrivare ai ricordi più recenti: all’arrivo di Clara, a quello improvviso e assolutamente sgradito di Hans e a tutti i cambiamenti dovuti a quest’inconveniente.
Ripensò alla breve conversazione che si era appena tenuta. Cosa avrebbe dovuto dirle? Che moriva di gelosia perché quel biondino stava per portargli via la sua unica ragione di vita? L’unica a cui aveva voluto tanto bene? L’unica che aveva sempre amato? No. Almeno non in quel momento. Doveva capire fino a che punto voleva arrivare quel biondino da strapazzo. E fino a che punto Heidi ricambiasse, ammesso e non concesso che ricambiasse davvero.
Un sospiro di Heidi riportò Peter di nuovo nella stalla. La ragazza dormiva. 
Meglio riportarla a letto.
Peter si mosse, cercando di non svegliarla, alla ricerca di una posizione comoda per prenderla in braccio, ma la giovane sobbalzò e aprì gli occhi.
“Oh, sei tu Peeta…” disse, poi sorrise e richiuse gli occhi. Non si era nemmeno resa conto che era nella stalla. Era sfinita.
Peeta.. Da quanto tempo non mi sentivo chiamare così…
Il ragazzo sollevò la sua amica come se avesse sollevato un sacchetto di nocciole e la trasportò in casa. Adagiò l’adagiò sul letto, poi si sedette ai suoi piedi e cominciò ad osservarla.
Il viso era semi illuminato dalla luce fioca di una candela. La parte illuminata lasciava che i suoi lineamenti fossero ben definiti. Le ciglia lunghe le accarezzavano le guance e le labbra, tese in un leggerissimo sorriso, erano rosse e carnose. Tutto era circondato da una cornice di boccoli neri corvino che le accarezzavano il collo, le spalle e il petto. Un ciuffetto di capelli le copriva l’occhio destro e, teneramente, Peter lo spostò affinché potesse ammirarla completamente.
E’ meravigliosa
“Oh, Heidi, cosa non farei per te?” sussurrò. Le baciò la fronte e ritornò nella stalla.


 
Peter cominciò a credere di dover far visitare la capra da un qualche veterinario quando tutto successe molto velocemente: Bella in un quarto d’ora diede alla luce una bellissima capretta.
Rebecca.
La piccola non si reggeva ancora sulle zampe ma già era molto bella. Aveva un lucido manto nero con una striscia bianca che dal musetto arrivava fino all’attaccatura delle orecchie.
Subito dopo il parto, il ragazzo pulì la nuova arrivata, poi la restituì a Bella che cominciò ad allattarla.
“Bevi, questo è il latte più nutriente che esista” disse sfinito il giovane che, ben presto, accomodatosi sulla paglia per osservare la neo-mamma alle prese con Rebecca, si addormentò.
 


 
Il mattino seguente si festeggiò l’arrivo in famiglia della nuova capretta. Tutti erano contenti, tanto che Peter non s’impegnò neanche a dar fastidio ad Hans.
I ragazzi fecero colazione con il latte di Diana e i famosissimi biscotti al cioccolato.
“Ah, sono veramente felice!” esclamò Clara.
“Non dirlo a me” le fece eco Heidi “potrei arrivare fin sulle nuvole dalla felicità” esclamò entusiasta. Morse un biscotto.
“Ah, oggi non saliremo sull’altopiano con te, Peter” disse Clara.
“Perché?”
“Lo hai dimenticato? Oggi dobbiamo andare a fare compere. Clara ed Hans devono acquistare i loro costumi per la festa in paese. E non dimenticare che tra tre giorni abbiamo la prova con i cavalli”
“Tranquilla, cara, non lo dimenticherò” la rassicurò il ragazzo “Be’, credo proprio che mi avvierò in paese. Sarei già dovuto arrivare da un pezzo e vedrai se non mi bastonano quando arrivo” disse alzandosi Peter, che non scherzava quando diceva che i compaesani lo bastonassero.
A dir la verità, era capitato solo un paio di volte che avessero alzato le mani su Peter. Quando era piccolo. Adesso sarebbe stato Peter a correre dietro ai paesani. Avrebbe incusso timore solo guardando severamente qualcuno, dall’alto del suo metro e novanta. Il fatto era che in montagna ci si alzava presto, tutte le persone avevano da lavorare e non potevano perdere tempo ad aspettare che un mocciosetto si attardasse perché non voleva alzarsi da letto o perché fuori faceva freddo. La prima volta che lo picchiarono, Peter era solo un ragazzino e, quando ricevette il colpo, scoppiò a piangere. Aveva fatto tardi solo perché era caduto e, ferendosi, si era dovuto attardare andando dal medico del paese per una medicazione.
La seconda volta che lo picchiarono fu perché Peter, allora quattordicenne, s’attardò andando a prendere Heidi alla baita. Ci teneva tanto ad accompagnarlo in paese! Ricevendo il colpo tuttavia, non versò una lacrima. Fu dolorosissimo ma il suo viso non tradì emozioni. Ricevette i colpi senza battere ciglio, guardando dritto davanti a sé mentre Heidi scongiurava, tra le lacrime, quell’uomo di smetterla.
“La prego, la smetta! Non ha fatto niente! Lo lasci stare!” gridava tra i singhiozzi.
Quel giorno Peter non parlò. Il dolore che aveva provato al corpo e all’anima era stato troppo grande. Forse fu proprio in quel momento che cominciò ad intuire che ci fosse più di un’amicizia tra lui ed Heidi. Ascoltare le sue grida, sapere che anche lei stava soffrendo perché lui soffriva era un segnale. Loro erano legati molto più di due semplici amici. Un legame invisibile come l’aria ma resistente quanto un diamante. Duro e brillante. Nulla lo può scalfire… tranne un altro diamante.
“Allora, Bella la porto con me?” domandò Peter.
“Si, così anche Rebel potrà salire per la prima volta sull’altopiano!”
“Chi?”
“Rebel, la piccola di Bella” disse Heidi, facendo spallucce.
“Non avevamo deciso per Rebecca?”
“Si, hai ragione ma ieri sera ho pensato che sarebbe stato carino miscelare il nome Rebecca con Emanuel. Unendo ‘Reb’ di Rebecca ed ‘el’ di Emanuel ne è uscito un nome mai sentito, unico. Sarebbe potuto andare anche se il cucciolo fosse nato maschio. Non trovi?”
Ed ecco che il diamante stava lentamente diventando grafite. Da duro e brillante si stava velocemente riducendo a una pietra fragile e nera.
Hans deve andare via, al più presto! E con questo pensiero il pastore si fiondò fuori di casa, arrabbiato con Hans e con Heidi. Lei era troppo buona. Non aveva saputo dire di no e aveva lasciato che il signorino venisse qui. A dar fastidio. A spezzare legami. A distruggere le vite altrui. Heidi non sarebbe mai stata felice con lui, no. Non era mai appartenuta alla città, sebbene la affascinasse da un po' di tempo a questa parte... Ma questo non c'entra! Lui non era adatto. Lei si sarebbe sentita soffocare in mezzo a tutti quei palazzi, tutte quelle etichette. Lei era una ragazza spontanea, solare... libera! Se fosse andata con lui, Heidi si sarebbe spenta.
Ed io ne morirò pensò il ragazzo, con un gemito. Voleva correre via da quell'aria viziata, da quell'aria infestata da quel.. quel..
"AAARGH" si lasciò andare a un libero sfogo Peter che, ormai lontano dalla baita, si trovava sul sentiero deserto che portava in paese.
No, non sarebbe finita così.. questa questione era troppo importante. 
Ebbene: a noi due!




Note dell'Autrice.
Ebbene eccomi di ritorno con un altro capitolo. Mi spiace che sia un po' corto -in genere anche io amo leggere capitoli infiniti, così penso che valga la pena aspettare-, ma dato il mio pochissimo tempo credo che vada bene. Scusate l'attesa. Per favore: qualsiasi errore riscontriate nel testo, come sempre, segnalatelo! Ringrazio tutti i lettori di questa storia e un grazie specialissimo va a 'S Chan' che recensisce sempre, correggendomi ed incoraggiandomi :) P.s. Vi consiglio di leggere le storie 'La Solita Vecchia Storia' e 'Running Toward the Rainbow' di S Chan: sono meravigliose! *-*
Un bacione a tutti, alla prossima!

MimiLove

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Settimo Capitolo 
 

I ragazzi, spaesati per l’uscita ad effetto di Peter, rimasero in silenzio, sgomenti.
Per recuperare la situazione Heidi cominciò a parlare dei costumi.
“Se vogliamo dei bei costumi per la festa, credo sia meglio prepararci” annunciò.
Afferrato il concetto ‘per favore non lo giudicate’, i biondini filarono ognuno a preparare le proprie cose da portare con loro.
Pronti, s’avviarono in paese, ovviamente passando a salutare Brigida.
“Buongiorno, Brigida!” esclamò Heidi sorridente, seguita da Clara ed Hans.
“Oh, buongiorno cari” la donna sorrise, abbracciando tutti e tre calorosamente.
“Come siete belli. Oh, come vorrei essere come voi, boccioli in fiore!” esclamò, guardando la bellezza di quella gioventù che s’affacciava appena alla vita.
“Brigida, grazie” disse una Clara lusingata, a nome di tutti.
“Noi stiamo andando in paese, vuoi che faccia qualche commissione per te?” s’offrì gentilmente Heidi.
“Oh, no. Grazie cara" disse gentilmente "Oggi, quel ragazzo non deve aver iniziato bene la giornata…” aggiunse con un sospiro “Nemmeno è passato di qua a prendere la sua bisaccia. Non se ne separa mai, il mio figliolo” e la donna inviò una sguardo interrogativo alla brunetta che abbassò il capo.
Come posso spiegarle cose che non conosco? Come posso spiegarle dell’astio immotivato di Peter verso Hans? Hans, che è tanto buono e talmente gentiluomo da non rispondere mai alle provocazioni…



…e non risponde neanche alle provocazioni!  Rifletté Peter che, steso sull’erba, cercava di trovare un punto debole per mandar via il suo rivale.
Le aveva pensate tutte.
Avrebbe potuto fare l’indifferente… No, Heidi non me lo permetterebbe.
Avrebbe potuto fare il ragazzo gentile… No, meglio mostrarsi per come si è realmente.
Avrebbe potuto imitare il pivello, mostrandosi un ‘gentiluomo’… No, non lo sono mai stato! Così combinerei solo confusione! Non posso, non voglio e soprattutto non devo!
Il ragazzo, esasperato ormai, pensava e ripensava ma le conclusioni non si traevano mai.
Le persone genuine e pulite come quelle che abitavano i monti, a quell’epoca, non sapevano di sotterfugi o di piani strategici come, al contrario, le genti di città ne sapevano. Il giovane era impreparato e si ritrovò addirittura a ritenere che sarebbe stato meglio nascere a Francoforte…
“Maledizione!” imprecò infine “Possibile che non ci sia un modo per far capire ad Heidi che la amo?”
La sua voce interiore gli diceva forte e chiaro ciò che doveva fare. E lui la sentiva altrettanto bene. Ma, come tutte le volte, si trova difficile aprirsi, dichiararsi, mettendo a nudo i propri sentimenti. Peter non era il tipo romantico o sensibile. No, in quel ruolo non ce lo vedeva nemmeno Heidi stessa. Peter era quello forte, quello protettivo, quello che non parlava mai dei suoi problemi e che non ammetteva i suoi errori. Solo con pochissime persone aveva un forte legame e quelle poche persone erano più importanti della sua stessa vita. Una di queste, ovviamente, era Heidi. E proprio lei, di queste poche persone, era la più importante. Senza ‘se…’ e senza ‘ma…’, Heidi era quella che dava un senso alla giornata del ragazzo, che fosse giorno o notte, che piovesse o ci fosse il sole, che fossero assieme una giornata intera o solo un minuto.
Ormai non aveva scelta: Peter doveva combattere per lei o l’avrebbe persa. Tutto sarebbe dipeso da queste poche settimane. Sarebbero state le decisive. Le ultime da amici. E forse, dopo, sarebbero cominciate quelle da promessi… Forse.


 
“Buongiorno, bella Heidi”
Un giovanotto, alto e dalla pelle ambrata, salutò Heidi che, con i suoi ospiti, percorreva il viottolo passante per i boschi che portava in paese. Il ragazzotto era alto, magro come un chiodo, capelli e occhi neri.
“Oh, buongiorno Abel” salutò educatamente Heidi, fermandosi a due passi di distanza.
“Come sta il fiore più bello di tutte le Alpi?” domandò ancora il giovane, non avendo ancora notato Hans che, allarmato, si era avvicinato alla brunetta e osservava la scena, attento.
“Sei gentile, Abel, sto bene” rispose la ragazza con un sorriso “Ti presento i miei ospiti” poi disse, cercando di spostare l’attenzione dell’insistente sui suoi amici.
“Loro sono Hans e Clara Sesemann” disse, indicando ognuno di loro.
Abel, fatto un secco cenno del capo ad Hans, salutò calorosamente Clara dicendo: “A quanto pare, cara Heidi, ci sono altri fiori meravigliosi come te”
Inviò un’occhiata maliziosa a Clara che distolse lo sguardo, allarmata ed estremamente imbarazzata. Hans si frappose tra la cugina e l’indiscreto giovanotto, cercando di sollevarla da tale impertinenza.
Quindi, l’attenzione ritornò su Heidi.
“Allora, spero che alla festa mi conceda un ballo, dolce Heidi” riprese il ragazzo, prendendo senza alcun invito la mano di Heidi.
Quanta impertinenza! Pensò Hans E come ha guardato Clara! Ma perché Heidi non reagisce? Magari il ragazzo le interessa…
Inviò un’occhiata alla ragazza. No, è troppo nervosa e allerta!
La ragazza non tirò via la mano per educazione ma rispose con freddezza.
“Mi dispiace, ma ovviamente prenderò parte alla festa accompagnata da Peter”
“Carissima Heidi, non dirmi che quel pastorello ti è gradito! Non può piacerti un ragazzotto che puzza come le capre che porta al pascolo” e concluse l’orribile affermazione con una fragorosa risata. L’estremo opposto del galateo.
Purtroppo per Abel, la risata si concluse con un forte e sonoro ceffone dalla mano tanto prepotentemente agognata di Heidi.
Silenzio.
Il ragazzo guardava Heidi incredulo e severo. Heidi guardava Abel con sfida. Clara era spaventata dalla tanta spavalderia di quel maleducato e sorpresa quanto Abel dalla reazione dell’amica. Hans attendeva, silenzioso e attento.
Ancora silenzio.
Tutti aspettavano una mossa di Abel.
Il bruno si accese di rabbia, la sua espressione, da superficiale e allegra, era diventata rabbiosa e incredula. Una donna che picchiava un uomo in pubblico. Un umiliazione. Doveva farsi rispettare, era lui quello che doveva sottomettere. Alzò la mano, pronto a colpire. Cinque dita aperte, dirette verso il viso di Heidi, ora spaventato. Si trattò di una manciata di secondi. Abel fece partire il colpo, Hans gli bloccò il braccio e lo spinse indietro. Lo spinse ancora e ancora fino a farlo cadere in terra. Non lo colpì, non gli urlò contro ma la sua voce bassa e glaciale fu più spaventosa di mille grida.
“Prova ancora una volta ad azzardarti a fare quello che hai fatto e non ti riconoscerai più” sussurrò.
Abel, che non era un cuor di leone ma piuttosto un giovane volubile e superficiale, si alzò e si rivolse ad Heidi.
“I miei omaggi alla bella Heidi” detto ciò s’avviò per la sua strada.
“Grazie” fu l’unica cosa che riuscì a dire Heidi, seria, ad Hans dopo l’accaduto, pur non avendo sentito ciò che aveva detto ad Abel per farlo andar via. Non aveva accompagnato il ringraziamento con un sorriso. Non aveva pensato a tranquillizzare gli altri parlando d’altro. C’è qualcosa che non torna. Perché è così spaventata?
Per tutto il tragittò regnò il silenzio. Né Heidi né gli altri parlarono dell’accaduto. Arrivarono dalla sarta. Dall’esterno non sembrava una sartoria, bensì una semplice casetta di montagna: mura bianche, tetto spiovente, porta e finestre in legno. Cascate di gerani rossi debordavano dai vasi posti sui davanzali delle due finestre e la porta d’ingresso aveva una graziosa finestrella rotonda, coperta, dall’interno, da una tendina 
a quadri giallo e arancione.

 


 
“Buongiorno, Hellen” salutò la ragazza con uno dei suoi migliori sorrisi.
“Oh, buongiorno Heidi” salutò la donna “Non dirmi che devi stringere ancora il tuo vestito! Sei diventata così magra! Ho capito: stai mangiando poco. Ah, dovrei avere ancora dello stufato di agnello. Vado a prenderlo cara, eh?”
La donna era bassa e grassoccia. Era molto affettuosa ed era sempre straconvinta che Heidi fosse troppo magra, nonostante la ragazza fosse in forma: non era grassa ma aveva belle forme, al punto giusto.
“No, la ringrazio Hellen. In realtà sono venuta a chiederti due piccoli miracoli”
“Tutto, per te, cara” rispose con un sorriso la donna.
La mattina e buona parte del pomeriggio, i ragazzi la passarono alzando le braccia, stando dritti, camminando avanti e indietro per la piccola stanza. La donna prendeva misure, sceglieva la stoffa, creava modelli.
Il sole ormai era basso, il campanile suonava le sette e i tre ragazzi decisero che era ora di tornare alla baita. Ognuno aveva il proprio daffare: Clara avrebbe preparato la cena, Hans avrebbe spaccato la legna ed Heidi avrebbe messo in ordine le stanze e fatto il formaggio.


 
“E’ stato tutto terribilmente buono!” disse Peter che era stato invitato a rimanere alla baita fino a quando Clara ed Hans non fossero andati via.
“Grazie Peter” sorrise Clara “Non cucino mai, sicché sono veramente lieta che la cena sia stata gradita”
“Oh, certamente, Clara! Quei Krapfen erano squisiti!” disse Heidi, che non era mai riuscita a cucinarne di così buoni.
“Allora, com’è andata in paese?”
“Bene!” rispose Heidi “Il costume di Clara è meraviglioso ma non ti racconterò nulla, ponendo fiducia sull’effetto sorpresa”
“E non sai il vestito di Hans quanto sia bello!” aggiunse Clara, con aria sognante.
“Ovviamente i nostri sono di tutt’altro genere!” cominciò Heidi “I vostri costumi sono fatti per la festa, quindi per ballare e sono molto comodi e leggeri. Il mio costume e quello di Peter sono proprio di tutt’altra specie”
“Davvero? Oh, Heidi quanto vorrei vederlo!”
Heidi rise “Non dovrai aspettare molto!”
“Sai, Heidi, sono contenta che alla festa tu vada con Peter, non avrei mai accettato la proposta di quell’ Abel, è veramente un maleducato e un…”
La voce di Clara era diventata flebile flebile, fino a scomparire.
Peter aveva guardato in modo talmente minaccioso Heidi che Clara non osò aggiungere altro.
Oh, cosa ho detto! Pensò Clara, pentitasi appena quelle parole le scapparono da bocca.
“Abel?” domandò piano il pastore, con occhi socchiusi “ABEL? Heidi ti rendi conto di chi stiamo parlando?” domandò Peter sempre andando fuori di sé.
“Sì” rispose sommessamente la ragazza.
“Non mi sembra!” continuò Peter.
“Sì, lo so” disse Heidi, un po’ di voce in più.
“Forza! Allora, dimmi chi è Abel! Quello che ti voleva far male, quello che voleva rapirti, anche se non so dove avrebbe potuto nasconderti, dato che qui ci conosciamo tutti! Quello che avrebbe potuto portarti nei boschi e chissà cosa poteva capitarti!” Peter, incendiato dalla furia, si alzò in piedi “E’ una bestia, Heidi! Cosa devo fare con te? Dimmelo! Sto impazzendo, maledizione!” sconvolto, il ragazzo guardò Heidi negl’occhi. Lei abbassò lo sguardo.
Quante volte le aveva detto di non percorrere il viottolo che passava per i boschi per arrivare in paese? Molte.
Volevo mostrare alcuni fiori a Clara, ecco la sua misera giustificazione.
Quante volte l’aveva messa in guardia circa quel ragazzo? Quante le aveva detto di non dargli confidenza? Quante di non salutarlo neanche? Tante, troppe volte.
Non volevo essere scortese, ecco ancora la sua misera giustificazione.
Non aveva scuse. Ecco cosa.
 “Non devi preoccuparti, Peter, non è successo nulla” cercò di rassicurarlo Hans, mettendo da parte la sua rivalità e cercando di difendere Heidi.
Peter lo incenerì con lo sguardo.
“Non è successo nulla? Perché, secondo te? Perché c’eri tu! Immagino che se ci fosse stata solamente Clara ad accompagnarla, quell’individuo non avrebbe esitato a prendere in mano la situazione e divertirsi con due giovani indifese….” Sembrò fermarsi ma poi riprese “Ah, e immagino che tu non gli abbia nemmeno fatto tanta impressione: magari non ti avrà neanche notato e, oltre a complimentarsi con Heidi, l’avrà fatto anche con Clara, non curandosi che magari tu lo avresti potuto fare a pezzi, sbaglio?”
Nessuno parlò. Peter aveva perfettamente ragione.
Passarono alcuni minuti e il ragazzo sembrò essersi calmato..
Il pastore era seduto al tavolo della cucina e guardava fuori dalla finestra con lo sguardo perso nel vuoto, Hans guardava Heidi che faceva il formaggio e Clara ricamava.
Tutt’un tratto, la voce gelida di Peter interruppe quell’apparente tranquillità che sembrava essersi ristabilita.
“Voglio che tu mi dica, in modo preciso e senza tralasciare nulla, cosa vi siete detti e qualsiasi cosa lui abbia fatto”
“Nulla, Peter. Si è comportato bene. Ha fatto un complimento a me e a Clara, poi ha salutato e se ne è andato… nulla di più”
“E’ stato così, Clara?”
“Sì, caro, non devi preoccuparti” rispose la ragazza.
“Clara, non devi dirmi di non preoccuparmi, perché quel ragazzo è uno stolto, uno di cui più stai alla larga e meglio è!”
“Hai ragione” riuscì solo ad ammettere la giovane, perfettamente conscia che Peter faceva benissimo a preoccuparsi.
“Hans” cominciò poi Peter, dando la parola direttamente al biondino, per la prima volta realmente interessato a ciò che avrebbe detto “E’ come hanno detto le ragazze?”
Hans si guardò intorno. E, guardando Heidi negl’occhi, rispose con un “No” deciso e secco.
Nessuno si sarebbe aspettato una risposta del genere. Nemmeno Hans stesso, ma ci teneva troppo ad Heidi per farle ancora correre il rischio di imbattersi in tipi come Abel.
Peter allora fece un mezzo sorriso, amaro.
Fece schioccare la lingua e, scuotendo lentamente il capo si risedette al tavolo di quella piccola cucina, che sembrava essersi ristretta tanto era grossa e pesante la tensione di quel momento.
“Lo sapevo” disse “Non vuoi farmi preoccupare? O non vuoi che faccia qualcosa a quel beota?” chiese ad Heidi “Immagino tutt’e due” suppose. Poi si rivolse al ragazzo “Bene Hans, ora si che ragioniamo!” annunciò con occhiata d’intesa.




Note dell'Autrice.
Be', che ve ne pare? Penso proprio che questo sia un ritorno coi fiocchi! Mi è piaciuto parecchio scrivere questo capitolo quindi spero vi piaccia leggerlo con altrettanto piacere. Ovviamente non sarò molto veloce con l'aggiornamento per via della scuola ma spero mi attenderete con lo stesso entusiasmo di sempre. Ho pensato di cambiare il titolo di questa storia da "Heidi sta crescendo" a "She's growing up...", che ne pensate? Ringrazio tantissimo le 295 persone che hanno letto, una per una.
Qualsiasi errore, come sempre, segnalatelo! A presto!

MimiLove

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Ottavo Capitolo



Tradimento! Non poté pensare ad alto Heidi, che non avrebbe mai immaginato una risposta del genere da parte di Hans.
Era parsa una bugiarda agli occhi di Peter. Lei, che lo aveva sempre ammonito riguardo l’essere sempre sincero con se stesso e con gli altri… Come aveva potuto cambiare così velocemente opinione e, soprattutto, senza che se ne rendesse conto minimamente? 
Sincerità. 
E’ così semplice. Non ci sarebbe stato nulla di strano nell’affermare che quel bruto era stato un maleducato. Nell’affermare che se non ci fosse stato Hans, la questione sarebbe potuta andare in un altro modo, probabilmente peggiore. Nell’affermare che… Ah, sono stata una stupida!
La serata si concluse in fretta. Clara ed Hans salirono al piano di sopra, mentre Heidi e Peter rimasero giù. Lei intenta a spazzare il pavimento e lui a guardarla senza proferire parola. L’atmosfera era sempre più pesante. Heidi sentiva addosso lo sguardo di Peter, ed era insostenibile. Sapeva ciò che voleva: una spiegazione. Era vero: non fu bella l’ultima passeggiata fatta in quel sentiero. Il solo ricordo le faceva venire la pelle d’oca. Abel era un mostro. Se Peter non fosse arrivato in tempo…
Oh, Peter. Quanto gli doveva!
“Va bene” il ragazzo irruppe nei pensieri della giovane con irruenza “Ora basta tacere, Heidi” le parlava con tono diverso dal solito, esasperato “Voglio sapere se avevi dimenticato ciò che ti sarebbe potuto succedere quel giorno.
Heidi non sapeva cosa dire. Continuando a spazzare, cercava di trovare il modo per rispondere. C’erano mille motivazioni per cui sarebbe potuta passare tranquillamente per quel sentiero, ma altrettante ce n’erano per non prenderlo assolutamente, per esiliarlo dalla memoria.
Mostrare dei fiori a Clara! Che stupida! Ce ne sono miliardi di quei fiori, qui in montagna! Proprio in quel momento e in quel posto volevo mostrarglieli! Stupida, stupida e ancora stupida!
La giovane, riconoscendo, con la tristezza nell’animo, che, per l’ennesima volta, non aveva pensato alle conseguenze delle sue azioni, non aveva pensato ad altro che a cose futili, superficiali come fiori… non poté far altro che iniziare a piangere silenziosamente e si adirò con se stessa per il non saper mai reagire in altro modo.
“Piangi?” chiese Peter, ingenuamente.
Nessuna risposta.
Il ragazzo si alzò, la raggiunse e la prese per le spalle. Le girò verso di sé, ma lei non aveva intenzione di guardarlo: sapeva di aver torto.
“Guardami” le disse gentile. Lei alzò un poco la testa ma, non avendo il coraggio di guardarlo negl’occhi, lo abbracciò, nascondendo il suo viso nella maglia leggera di lui. Una betulla, pallida e delicata, che si regge ad una quercia, salda e robusta. Un passerotto piccolo e leggero che vola assieme ad un’aquila, grande e sicura. Diversi ma sostanzialmente uguali. Entrambi forti, ma in modi differenti.
“Ehi, mi basta solamente sapere che non andrai mai più in quel sentiero”
“Giuro che non prenderò mai più quel sentiero, te lo giuro, Peter” disse decisa Heidi. Non poteva lasciare che il giovane si trasformasse di nuovo in rabbia fatta persona. Avrebbe dovuto sapere che il pastore avrebbe perso le staffe, sapendolo. Da quel momento, sarebbe stata più attenta agli avvertimenti di Peter. Lo faceva per lei.
Non passò molto tempo che i due, stanchi e spossati, andarono a letto.


 
I pensieri della giornata non smettevano di tormentare Hans che, nonostante tutta la stanchezza, non riusciva a prendere sonno. Decise che sarebbe stato meglio fare due passi fuori, nella quiete della notte.
Vestitosi, scese al piano di sotto senza far rumore e, data un’occhiata ad Heidi, fece per uscire quando, con la coda dell’occhio, notò che il letto di Peter era vuoto.
Dove può essere andato a quest’ora della notte?
Uscì silenziosamente dalla baita e si recò sotto gli abeti tanto cari a Clara. Si sedette sotto quello più alto e, nella pace della montagna, riuscì a sentire ciò che sua cugina gli aveva sempre descritto minuziosamente, nonostante lui non l’avesse mai colto: il suono delle fronde, il fruscio dei rami, la voce dell’Alpe. In quella pace, il giovane s’era assopito senza curarsi del freddo pungente. D’un tratto, però, gli ritornò alla memoria il fatto che Peter non fosse nel suo letto.
Rimuginando sulla situazione elaborò varie ipotesi quando un pensiero gli balenò in mente Lontano da Heidi? Deve essere grave! 
Pensò a qualche problema in famiglia, qualche problema legato alla festa, alle capre, al paese, a qualche paesano… ad Abel!
Il ragazzo balzò in piedi e cominciò a percorrere velocemente il fianco della montagna per raggiungere il sentiero tanto orribile agli occhi del Generale delle Capre, sperando che non stesse succedendo ciò che pensava che fosse.
Non passò molto tempo quando incontrò Peter che, a prima vista, ritornava da una passeggiata disastrosa: aveva una manica della maglietta strappata e portava in una mano le sue scarpe, segno che dovevano essersi scucite. Un alone violaceo incorniciava il suo occhio sinistro, sottolineato da una spaccatura ancora grondante di sangue sullo zigomo.
Messe da parte la rivalità e l’antipatia, sorprendentemente Peter, appena gli fu vicino, mise una mano sulla spalla di Hans che, incredulo, poté solo ascoltare le parole del pastore sorridente.
“Gli ho dato una lezione!” disse Peter ridendo. Hans non reagiva, nonostante continuasse a camminare di fianco al ragazzo. Puzzava di vino.
“Ehi, dico a te! Non sei contento?” chiese.
“Le hai prese, eh?” domandò Hans, in confidenza, capendo che il giovane era un po’ brillo.
“Ne ha prese di più lui!” rispose orgoglioso il pastore.
Era contento. Aveva pestato qualcuno ed era felice. Se non fosse stato educato come un signorino dell’alta società forse anche lui l’avrebbe fatto e, magari, ne sarebbe stato anche lui compiaciuto.
“Non credi sia stato sbagliato quello che hai fatto?” chiese Hans.
“Credimi” disse Peter, facendo sparire il suo sorrisetto dal viso “Lo farei altre mille volte: Heidi è genuina, semplice, pulita. Nessuno deve osare violarla: né con lo sguardo, né con le parole, né tantomeno con i fatti. E poi… è tutto quello che ho. Se non c’è lei, io muoio”
Doveva aver bevuto troppo per parlargli così, pensò Hans. Credeva che la sua gelosia fosse solo per possessività. Non era così. Aveva a che fare con un vero rivale in amore, non con un ragazzo scottato dalla declassificazione nella lista dei privilegiati di una ragazza. Era amore e non sarebbe stato facile dissuaderlo.
Il pastore pregò Hans di far sì che Heidi non sapesse dell’accaduto, prima di perdere i sensi. 



“Tutti in piedi!” gridò Heidi “Il mattino ha l’oro in bocca!” catapultandosi fuori dal letto verso la fontana della baita.
Clara, che era già in piedi, cominciò allegramente a battere un cucchiaio di legno su una scodella, facendo eco alla voce di Heidi. Salì al piano di sopra e avvicinatasi al letto di suo cugino cominciò a far rumore vicino alla collinetta creata sotto le coperte da suo cugino. Gridò di paura quando Peter si rigirò nel letto del biondino, tossendo forte e lamentandosi di un martellante mal di testa.
Clara gridò per lo spavento e Heidi corse per vedere cosa fosse successo.
“Peter, cosa ti è successo al viso?” gridò la ragazza turbata dal taglio coagulato sul viso dell’amico, senza pensare al fatto che era nel letto sbagliato.
Intontito, Peter prima guardò le due ragazze poi, giratosi verso Heidi le sorrise, posando la fronte sulla sua spalla. La giovane, confusa, non poté far altro che abbracciarlo delicatamente, riproponendogli la domanda.
“Io… io non ricordo. Siamo usciti…” rispose, vago.
“Chi?”
“Io e… Oh, Heidi, non me lo ricordo!”
“Va bene, ma… se tu sei qui, dov’è Hans?” chiese Clara.
Silenzio. Peter non sapeva proprio come fosse capitato in quel letto. A tratti ricordava cosa avesse fatto la sera prima e comunque non ne era nemmeno sicuro.
“Forza, esci da qui e prendi un po’ d’aria fresca, ti rimetterai in sesto!” gli consigliò Heidi, aiutandolo ad alzarsi facendogli posare un braccio sulle sue spalle.
“Grazie”
Dopo essere usciti per pochi minuti, si udirono inaspettatamente dei campanacci. Era Hans che aveva preso le capre di Peter in paese e le aveva portate alla baita. O meglio, le capre avevano portato lui alla baita! Heidi, quasi automaticamente, corse incontro ad Hans.
“Ehi!” gridò il ragazzo, agitando contento un braccio alla vista della brunetta, convinto che si stesse precipitando ad abbracciarlo come era solita fare con Peter.
Avvicinatasi, la ragazza si fermò di fronte ad Hans, seria. Al giovane, vista l’espressione di Heidi, scemò subito l’idea di tenere tra le braccia, anche solo per qualche secondo, il fiore della montagna.
“Buongiorno, Hans”
“Buongiorno, Heidi”
“Ti dispiacerebbe dirmi cosa è successo stanotte e come mai ti sei improvvisato pastore?”
Hans, colto alla sprovvista, non seppe cosa dire e cercò di prendere tempo, sperando che, in seguito, avrebbe avuto tempo per escogitare un buon alibi.
“Visto come sono stato bravo? Non mi sono lasciato sfuggire nemmeno una capra dal paese fin qui” disse, sperando che Heidi potesse distrarsi.
“Si, niente male” rispose la ragazza, guardandosi intorno per contare approssimativamente le capre. Sorrise. “Non sarebbe male se qualche volta provassi tu a tenerle in custodia”
“Già, non mi dispiacerebbe affatto”
I due s’incamminarono verso la baita, in silenzio.
Heidi stava quasi per riattaccare il discorso, quando Hans, temendo di ritornare al tema ‘Cosa è successo ieri notte’, cercò di distrarla ancora una volta.
“Allora, siete tutti pronti per salire al pascolo?”
“Quasi: devo ancora riempire gli zaini e Peter deve prepararsi… e comunque non mi hai ancora risposto” l’ammonì la ragazza con sguardo severo “ma se ti crea imbarazzo lascerò che mi spieghi tutto Peter, non preoccuparti” e s’avviò di corsa verso la baita.
E ora cosa penserà Heidi quando verrà a conoscenza di tutto? Pensò Hans, improvvisamente preoccupato per la reazione della brunetta, a lui tanto cara.
Mi ha chiesto di non dirle nulla, ma che cosa possiamo inventarci?
 


 
Il sole era caldo e piacevole e invitava a stendersi sull’erba, morbida e profumata, per un sonnellino pomeridiano che le ragazze non rifiutarono.
Mentre riposavano, Peter raggiunse Hans e, con l’espressione sprezzante di sempre, gli chiese –se così si può dire- di seguirlo a cercare qualche erba speciale per Rebel.
Dopo dieci minuti di salita incessante e silenzio tombale, Hans era spazientito. Basta essere trattato male, chi si crede di essere questo montanaro? Può fare il comandante con le sue capre, non con me! Poteva far paura a gran parte dei ragazzi del paese, ma Hans era grosso quanto lui e di certo avrebbe potuto metterlo in difficoltà sotto qualsiasi punto di vista. Non era l’unico a provare un forte sentimento e di certo non si meritava di essere trattato in quella maniera. Mi ha detto di seguirlo? Bene, ma almeno che parlasse! E invece no, vossignoria vuole che si rispettino i suoi tempi! Non ha capito proprio nulla!
“Peter!” Hans si fermò di botto, nel bel mezzo del sentiero tracciato dagli zoccoli degli animali che, ogni giorno, salivano quel percorso per arrivare ai pascoli migliori.
Il pastore si fermò e, lentamente, si voltò, lasciando trasparire una certa soddisfazione dal suo viso.
“Era da tempo che aspettavo questo momento” disse.



Note dell'Autrice.
Capitolo corto ma adorabile! Mi piace sempre di più scrivere questa storia e non mi stanco mai di chiedermi in quale modo sorprendente io possa chiuderla -mi sa proprio che continuerò fino all'infinito!-. Come vedete ho cambiato il titolo della storia da Heidi sta crescendo (troppo semplice, secondo me) a She's growing up (traduzione -> Lei sta crescendo).
Se qualcuno ci ha fatto caso, magari ha visto che, nella descrizione della storia, ho aggiunto in stampatello maiuscolo FANFICTION SOSPESA. Allora... ho aggiunto quest'avviso perchè, essendo già molto lenta a scrivere e avendo ancora altri impedimenti che mi rallentano ulteriormente, preferisco non illudervi con promesse tipo 'Aggiornerò prestissimo' e poi lasciarvi per mesi ad attendere un capitolo che poi mandereste a quel paese (perchè è quello che farei anch'io!). Quindi, a mio parere, meglio scrivere che la fanfic è sospesa e poi, a sorpresa, aggiornare con tutta la felicità dei lettori che, col fatto che non si aspettavano appunto un'aggiornamento, corrono tutti contenti a rimodernarsi sulle news di Heidi e compagnia bella. Detto questo, vi lascio perchè mi sono accorta che questa nota assomiglia ad un tema. A presto!

P.s. Fatemi sapere com'è questo capitolo!

MimiLove

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Nono Capitolo
 
“Già” asserì il biondo “E’ arrivato il momento di un discorso da uomo ad uomo. E” aggiunse “ti garantisco che sarò chiarissimo con te, non userò mezzi termini”
“Bene, almeno con me la maschera del galantuomo te la togli!” cominciò adirato il pastore.
“Sappi che la mia non è una maschera, mi mostro per quello che sono”
“Un bamboccio, ecco cosa sei! Un bamboccio che cerca di ingannare con maniere altolocate una ragazza ingenua come Heidi! Di’ un po’, ma non ti vergogni, eh?” l’aggredì Peter, rovente di rabbia.
“No, perché io amo Heidi e farò di tutto purché lei scelga me!” rispose con fare tranquillo Hans, inimicandosi ancora di più il bruno. Gli aveva risposto in modo distaccato, con noncuranza, quasi come se non fosse degno della sua attenzione.
C’era tensione nell’aria. Una lieve brezza accarezzava i due ragazzi. Qualche nuvola passava veloce, creando giochi di luce ed ombra. Dalla parte più alta della montagna, piena di alberi secolari, si sentiva l’avvicinarsi di un altro gregge e le grida del pastore.
“Allora, probabilmente non mi hai capito bene” s’avvicinò, quindi “Tu e i tuoi modi di fare cittadini dovete stare alla larga da lei! Più le state vicino e più sarà pericoloso per Heidi! Una ragazza come lei deve vivere a contatto con la natura, con le persone semplici…” gli si addolcì la voce pensando alla giovane, poi si riaccese “E tu” disse mettendogli un dito al centro del petto “devi andartene via di qui! Vattene e trovati una dama pronta a soddisfarti, quelle per te sono più adatte!”
“Ora basta” sussurrò Hans che, a sorpresa, sferrò un pugno nello stomaco al pastore il quale, ancora incredulo a ciò che era successo e deciso a non rispondere ai colpi (per sentirsi, per una volta, davvero all’altezza di Heidi), indietreggiò.
Hans diede libero sfogo alla parte violenta di sé con pugni e forti calci, inoltrandosi nell'ombra degli alberi ma, vedendo che Peter non reagiva, si fermò, lasciando scemare la rabbia e dando spazio alla perplessità e alla stizza. Era confuso, si era aspettato una reazione totalmente diversa, per non dire opposta.
Per quale motivo non reagisce?
“Che ti succede Peter? La tua aria da duro non rispecchia le mie aspettative!” gli disse, allora, per provocarlo, sorridendo crudele “Sai, avevo un’immensa voglia di darti una lezione, è da quando sono arrivato che aspetto questo momento e non stai rendendo affatto giustizia alle mie aspettative… Che peccato!” e, lasciatolo barcollante per terra, s’incamminò verso il sentiero portante al campo di fiori che Heidi amava tanto.
Ormai le grida del vecchio pastore col suo gregge erano vicinissime.
Prima che, però, Hans potesse scomparire dalla sua vista, Peter si alzò in piedi e, ancora malfermo, lo chiamò.
Il biondo non si voltò, ma si fermò tendendo bene le orecchie.
“Ti dirò solo questo:” iniziò, con voce bassa e tagliente, gli occhi ridotti a una fessura e il dito puntato “non ti ho colpito perché ho visto che ad Heidi è gradita la tua compagnia. Fin quando andrai bene a lei non ti torcerò un solo capello. Quando, però, lei non ti vorrà più, -perché questo momento, stanne certo, arriverà, prima o poi- allora stai attento, perché non avrai scampo finché non sarò sicuro del tuo non ritorno su queste montagne, da lei” e, come fosse niente, riprese il sentiero per le erbe speciali.
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“Heidi” Clara chiamò piano la sua amica, temendo che la stesse svegliando.
“Dimmi, Clara” le rispose la bruna, gentilmente, schiudendo gli occhi.
“Cosa credi sia successo stanotte? Peter era conciato male”
“Non ne ho idea, Clara, e ti confesso che sono molto preoccupata… Sai, credo che Hans sappia qualcosa”
“Anche io lo sospetto, altrimenti perché Peter non avrebbe dormito nel suo letto?”
“Infatti. Devono aver fatto qualcosa quei due ragazzi e Peter si è messo nel letto di Hans solo perché se ti fossi svegliata avresti creduto che tutto fosse in ordine”
“Non ho parole…” concluse Clara, perplessa.
Passarono alcuni minuti in silenzio poi, come colta da un pensiero fulmineo, Heidi balzò sulle ginocchia, facendo spaventare la sua amica.
“Che ne dici di andare al campo di fiori quando tornano i ragazzi? Ne cogliamo qualcuno per la baita, ormai quelli che Hans ci ha regalato non sono più così freschi…” propose.
“Con piacere! Adoro il profumo dei fiori di montagna! Sembra quasi che ogni cosa di qui sia mille volte meglio di quelle che si trovano a Francoforte”
“E’ solo l’impressione: qui dove trovi i biscotti al cioccolato che ci piacciono tanto?” rispose Heidi.
“E a proposito di fiori…” iniziò Clara.
“Si?”
“I fiori che ha colto Hans per te sono stati graditi?” chiese sorridendo.
“Certo che si! Mi hanno deliziata! E’ stato un gesto molto gentile”
“E cosa ne pensi?” domandò la biondina, ormai impaziente di ciò che Heidi avrebbe detto.
Dal canto suo, Heidi era confusa.
“Di cosa?”
“Del messaggio, naturalmente”
“Clara, perdonami ma non ti capisco”
“Ma come? Non hai colto il messaggio?” domandò, scoccandogli un sorrisino di chi la sa lunga, comprensivo e intenerito.
Heidi, smarrita, non aveva idea di che rispondere e rimase in silenzio tenendo sul viso un’espressione interrogativa.
“Oh” cominciò l’amica, emozionata da tanta ingenuità “Cara Heidi, i fiori che Hans ha colto per te hanno un preciso significato” disse, come se una maestra si rivolgesse a uno scolaretto.
“Davvero?” esclamò stupita la ragazza “In base a cosa?”
“Al colore. Il tuo mazzolino era rosso e lilla. Il rosso è notoriamente il colore dell’amore” disse, sorridendo all’imbarazzo di Heidi “Sì, cara. Il lilla, che è abbinato al rosso, t’informa che è un amore sincero e privo d’interessi. In genere, a Francoforte, quando un giovane deve corteggiare una lady, accosta sempre almeno un fiore lilla ai tanti fiori che le porge in dono, in segno della purezza del suo sentimento”
Heidi era diventata ormai più rossa di un papavero, più dei fiori che Hans le aveva donato.
“Heidi, non è necessario tutto questo imbarazzo” le disse dolcemente Clara.
“E’ che io...”
Non riuscì a schiarirsi nemmeno le idee su cosa dire in quel momento perché improvvisamente si vide Abel che andava dritto verso di loro, leggermente zoppicante.
Le due ragazze, spaventate, scattarono in piedi e si prepararono a fronteggiare il bifolco. Abel, vista la reazione suscitata nelle giovani, decise di fermarsi lontano da loro ma abbastanza vicino per lasciar vedere come fosse malridotto. Il ragazzo aveva parecchi lividi su gambe e braccia. Anche lui, come Peter, aveva una spaccatura sullo zigomo e un occhio chiuso dal gonfiore che era stato provocato; in più, il labbro superiore era spaccato.
“Buongiorno, Abel” salutò Heidi, seguita da Clara, lasciando trasparire il suo stupore alla vista di quello spettacolo raccapricciante.
“Buongiorno, Heidi” rispose Abel.
“Come mai sei qui? Sai bene che quest’altopiano è del gregge di Peter”
“Certamente, lo so. Per questo sono qui. Avrei dovuto dargli una lezione per ieri sera ma vedo che non c’è!” rispose guardandosi intorno.
“No, infatti non c’è. Ma, per quale motivo questa lezione? Cosa è successo ieri sera?” domandò Heidi, incuriosita.
“E’ inutile che fai la finta tonta, ormai non mi incanti più! Ora ho capito che persona sei! Ti nascondi dietro il tuo viso d’angelo, fingendoti una santarellina. Be’, ora so che non lo sei!” le gridò contro.
“Come osi rivolgerti a me in questo modo?” rispose irritata e oltraggiata la ragazza “Sono sempre stata corretta nei tuoi confronti. Non ho mai parlato male ad altri di te né del tuo meschino comportamento, in alcun caso. Non merito queste parole”
“Ah!” esclamò Abel, preso in contropiede “Allora saranno stati uno dei due biondi a parlare a Peter di ciò che è successo l’altra mattina” disse, crucciato “Vero?” domandò poi conferma a Clara.
“Be’…” balbetto la giovane, colta alla sprovvista “Sì”
“Ecco!” enfatizzò il ragazzo, puntando il dito verso Clara e sgranando gli occhi verso Heidi “Cosa ti dicevo?”
“Voglio sapere cosa è successo ieri, Abel, accuratamente e senza tralasciare nulla, per favore” gli chiese apatica.
Era certa che fosse successo qualcosa di grave. Come spiegare, altrimenti, il livido di Peter o le molteplici lesioni di Abel? Avrebbe preferito che fosse stato Peter a confessarle tutto ma, evidentemente, il suo amico preferiva tenere certe cose per sé… Non mi vuole far preoccupare
In realtà, nel profondo, Heidi era indignata dal fatto che il pastore non avesse parlato con lei e che stava venendo a conoscenza di un fatto che lo riguardava da un ragazzo qualsiasi e non dal suo migliore amico.
 
  La sera prima, Abel era andato a bere qualcosa alla taverna giù in paese. Aveva incontrato qualche amico e aveva cominciato a bere del vino per far loro compagnia. Era tardi e, anche se estate, si avvertivano i soffi di vento che alitavano ogni qual volta qualcuno entrava o usciva da quella piccola bettola di montagna. Tuttavia l’ambiente era reso caldo e confortevole da un focolare che nessun paesano, giovane o vecchio che fosse, aveva mai visto spento. L’arredamento ligneo, illuminato dalle lampade e dal camino, rendeva l’ambiente, dallo stile rustico, molto piacevole e familiare.
Un altro spiffero: Peter era entrato. I compagni di tavolo di Abel, senza indugi, lo invitarono a bere con loro. Abel, che era già brillo, aveva iniziato a provocarlo. Peter continuò a bere e a reggere le istigazioni fin quando non divenne alticcio anche lui: si scatenò l’inferno. Peter incassò solo un paio di pugni mentre Abel fu ridotto male. Secondo il racconto di quest’ultimo, Peter, quando uscì dalla taverna, era talmente ubriaco che non sarebbe mai riuscito a ritornare a casa da solo.
“Ora sai tutto” concluse Abel.
“Si” disse Heidi. Non credeva alle sue orecchie. Non conosceva affatto Peter: in che mostro si era trasformato? Certo, il vino gli piaceva ma non ne aveva mai abusato al punto di ubriacarsi. E poi, prendere a pugni Abel! Ha picchiato una persona a causa mia, quando poi Hans aveva già evitato di mettergli le mani addosso comportandosi da gran signore qual è. A che è servito risparmiarlo una volta per poi picchiarlo una seconda? Il solito violento! Mi hai delusa, Peter!
Solo quando il ragazzaccio fu scomparso dall’altopiano, Heidi poté abbandonarsi a un lungo pianto. Clara l’abbracciò premurosamente e continuò a dirle di non pensarci più e di convincerla che ormai era tutto passato.
“No, Clara! Non è passato! E’ un violento, una bestia! Dove vanno le parole che gli ripeto sempre?”
Peter, non preoccupartene, provvederà Dio a punirlo.
“Ma chi si crede di essere? Come può decidere di dare addosso a una persona per una cosa che non è neanche successa?!” gridava la giovane “Clara, capisci che Abel non ci ha fatto nulla? E Peter è andato deliberatamente a picchiarlo per una cosa che non ha fatto!”
“Hai ragione, cara, ma adesso calmati. Ti va se andiamo a riposare ancora un po’?”
“Sì, andiamo”
Le due ragazze tornarono a distendersi al sole e Heidi ebbe il tempo di riprendersi dal dispiacere e di riflettere sulla situazione.
Hans sì che era un ragazzo maturo. Non sarebbe mai arrivato ad una bassezza simile: picchiare qualcuno. Certo, Peter era la persona più importante della sua vita, oltre al nonno, naturalmente, ma era inutile negare davanti all’evidenza: Hans era migliore di lui.
Con dispiacere Heidi ammise a se stessa ciò che era lampante. E, anche se ne fu triste da una parte, era felice di aver ricavato da tutta questa storia un amico come Hans che, a detta di Clara, aspirava ad un altro tipo di amicizia.
Che avrebbe dovuto dirgli? Certo, Hans le piaceva. Molto, anche. Ma questo tipo di relazione la spaventava. Cosa avrebbe dovuto fare? Accettare o rifiutare? Che confusione! La ragazza decise, quindi, di chiedere a Clara, la quale era un po’ più esperta in questo genere di cose.
“Clara, dormi?” sussurrò.
“Come potrei, con quello che succede?”
Heidi sorrise.
“Com’è il tuo fidanzamento?”
Clara colta alla sprovvista, rispose solo dopo aver recepito il senso della domanda. Heidi ha intenzione di accettare!

________________________________________

“Heidi, è meraviglioso! In città la corte dura davvero tanto: è da mesi che Florian attende una risposta…” disse Clara sospirando.
“Forse solamente perché sei di una famiglia importante e la scelta deve essere fatta per bene”
“Può darsi…”
“Una mia compagna di scuola e il suo innamorato si sono fidanzati ufficialmente non appena furono sicuri l’uno dell’altra. Non c’è un tempo stabilito”
“E tu sei sicura? Ops! O meglio: hai intenzione di accettare?”
“Sì!” rispose la bruna, rendendosi conto della sua approvazione proprio mentre rispondeva “Hans è un ragazzo buono ed educato, mi vuole bene e si è mostrato molto paziente con Peter, che è il mio migliore amico. Inoltre è molto aperto con le usanze di qui. Gli voglio bene e l’amore arriverà”
“Ne sei sicura?” domandò Clara, incredula di poter diventare la cugina della sua migliore amica.
“Certamente! Avrei voluto dirlo anche a Peter, ma dopo gli ultimi avvenimenti non credo che una qualsiasi conversazione con lui possa avvenire in modo pacifico”
“Sei una ragazza fortunata, Heidi, congratulazioni!”
E le due amiche s’abbracciarono, due puntini bianchi nel verde brillante del pascolo.


Poco dopo, Clara adagiò una tovaglia e pose al centro di essa una ciotola con i biscotti al cioccolato mentre Heidi provvide alla mungitura di qualche capra.
Da lontano si udì una voce.
“Ehi!”
Le giovani si voltarono: Hans le stava raggiungendo con due mazzolini di fiori, degli stessi colori della scorsa volta.
“Alla cara Clara” disse Hans, porgendo il mazzolino turchese alla cugina.
“Grazie infinite” gli sorrise Clara, avviandosi verso l’ombra di un grande albero prossimo al ‘sentiero Perlato’, poco lontano dal pascolo, per intrecciare qualcuno di quei fiori nel suo cappellino.
“Alla bella Heidi” e il ragazzo porse i fiori alla pastorella, con gran gioia di quest’ultima.
Il giovane, come la volta precedente, si sedette vicino ad Heidi e, dopo poco, un grido proveniente dal cielo raggiunse il pascolo, catturando l’attenzione dei ragazzi. Un’aquila, finalmente! Pensò Hans, impaziente di vederne ancora dopo l’ultima volta.
Sorridendo, i due si girarono verso la fonte del suono e, con gran sorpresa, s’accorsero che il rapace non era solo: due piccoli aquilotti erano alle prese con le loro prime lezioni di volo. L’aspetto dei due principi del cielo era superbo, nonostante fossero ancora molto piccoli. Il loro piumaggio, infatti, non aveva il caratteristico colore bruno con sfumature dorate, bensì era nerastro con evidenti macchie bianche al centro delle ali e sulla coda. Sarebbero diventati bellissimi da grandi ed Heidi ne era sicura.  
“Saranno magnifici!” sussurrò, contemplando l’aspetto quasi fiabesco di quelle due piccole meraviglie, in parte ancora oscillanti.
“Sicuramente” sussurrò annuendo il ragazzo che, timidamente, prese gentile la mano di Heidi tra le sue.
Heidi, nonostante avesse il cuore galoppante e le guance fossero avvampate di rossore, lasciò che il giovane le tenesse la mano, senza dar segno di turbamento e continuando a guardare il cielo. Nonostante provasse un po’ di imbarazzo, era emozionata e felice che potesse anche lei provare emozioni nuove, che aveva sempre sognato da quella volta che conobbe lo spasimante di Clara. Vide molto bene l’improvvisa agitazione di Clara e i precedenti preparativi per l’incontro con lui. La giovane correva di qua e di là senza sosta, tutti i vestiti – che erano meravigliosi e le erano sempre andati alla perfezione –, come per magia, erano diventati troppo lunghi o poco eleganti o troppo appariscenti; i capelli, che erano sempre stati docili, quasi per ripicca, mostravano quel giorno una certa avversione alla spazzola e ai nastrini che Clara aveva sempre saputo intrecciare con abilità alle sue ciocche dorate.
Adesso, Heidi aveva capito il perché di quelle reazioni così isteriche! La sua amica voleva che tutto fosse perfetto per quell’incontro tanto sognato.
I due ragazzi erano ancora seduti sull’erba, vicini e con le dita delle mani intrecciate.

 
“I fiori che ha colto Hans per te sono stati graditi?” chiese sorridendo.
“Certo che si! Mi hanno deliziata! E’ stato un gesto molto gentile”
“E cosa gli rispondi?”domandò la biondina, ormai impaziente di ciò che Heidi avrebbe detto.

La pastorella continuava a pensare a queste parole, che Clara aveva pronunciato poco prima, ed era assai perplessa. Avrebbe voluto rispondere alla domanda implicita dei fiori ma non sapeva se dire “Si” senza che Hans dicesse nulla o se aspettare un accenno all’argomento da parte del ragazzo. Quindi, continuava a tacere, essendo, tuttavia, imbarazzata. Non sapendo reggere quella tensione cercò un modo per distrarsi così abbassò lo sguardo su quella mano intrecciata alla sua, tanto bella quanto forte. Le unghie erano pulite e ben curate; le dita, lunghe e robuste, avevano peli chiarissimi sulle falangi. Un piccolo neo, appena visibile, spuntava nell’incavo tra il pollice e l’indice. Quella mano era calda, accogliente.
Hans continuava ad osservare, affascinato, ogni espressione del viso della giovane, cercando di cogliere in esso un segno che l’aiutasse a capire come si sentisse in quel momento. Lei continuava ad osservare la sua mano con un eccedente interesse, che gli diede modo d’intendere l’imbarazzo che aveva lui stesso provocato, inavvertitamente.
“Heidi” chiamò.
“Si, Hans” rispose Heidi, senza alzare gli occhi dalle loro mani. Era troppo imbarazzata per guardarlo in viso. Ormai sapeva che il momento era arrivato.
Dolcemente Hans le alzò il mento con la mano libera, lasciando che il suo sguardo incontrasse quello della ragazza, che arrossì ulteriormente
“Vorresti essere la mia fidanzata?”
Benché stesse aspettando già da un po’ di tempo questa domanda e che avesse già deciso la risposta, Heidi non riusciva a spiccicare parola. Era la primissima volta che le capitava una cosa del genere e questo prolungò ancora di più il suo silenzio. Era come se il tempo si fosse fermato, come se la protagonista non fosse lei. Come se nei suoi pensieri rivedesse la scena nei panni di uno spettatore nel punto più emozionante della scena. Infine, dopo un’attesa che ad entrambi parve interminabile, la fanciulla sorrise e con un fil di voce rispose.
“Sì”
Di rimando, Hans le sorrise, lasciando che i suoi occhi brillassero per la gioia. I due si guardarono per attimi senza fine. L’uno perso negl’occhi dell’altra.
D’improvviso poi, Hans cominciò ad avvicinare il suo bel viso a quello ingenuo e delicato di Heidi, pietrificata dall’agitazione. Il ragazzo colse il panico della brunetta e sorrise intenerito. Quindi, prima che potesse sfiorare le labbra rosee della ragazza, si fermò e la guardò intensamente, quasi a non voler trascurare alcun dettaglio. Non preoccuparti, sono qui per te.
“Chiudi gli occhi” sussurrò alla ragazza, che gli diede ascolto. Lui la imitò.
In un attimo, le labbra carnose del ragazzo si premettero gentilmente su quelle morbide di Heidi. Il bacio di Hans sapeva di menta, che evidentemente aveva masticato prima di raggiungere l’altopiano. Il tempo si era veramente fermato. Ora esistevano solo Hans, Heidi e quel bacio indimenticabile. Non era come Heidi se lo aspettava ma le piacque come nessun’altra cosa. I due non sentivano più niente: né il vento che cominciava ad alzarsi, né i campanacci, né i belati delle capre. In quel momento tutto era passato in secondo piano.
Alcune risate, però, cominciarono ad emergere dal nulla, quasi a voler ricordare ai due di non essere soli. Peter, infatti, aveva tolto il cappellino dal capo di Clara e lei lo inseguiva per riprenderselo. Appena, però, al ragazzo gli si parò avanti la scena -a lui agghiacciante-, il cappellino gli scivolò dalle mani.

 
Nota dell'Autrice.
Rieccomi con questa storia dopo tutto questo tempo... Scusatemi! Il capitolo è minuscolo ma ne pubblicherò un altro, già pronto e in fase di correzione, a breve. Un bacio alle 1003 persone che hanno letto questa storia, mi rendete veramente felice! Un bacio a tutti e ancora grazie.

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Decimo Capitolo

 “Pe..” Clara non finì di pronunciare il suo nome che le si bloccò il fiato in gola.
Come l’avrebbe presa? Si era chiesta spesso.
Ecco come la stava prendendo! Era impietrito, indignato.
La bruna, ritornata alla realtà, si staccò bruscamente da Hans, un po’ per l’imbarazzo di esser stata vista da qualcuno, un po’ perché quel qualcuno era Peter, a cui non aveva detto assolutamente nulla.
“Peter!” scattò in piedi Heidi, imitata con più calma e scioltezza dal fidanzato.
“Heidi!” gridò il pastore “Che stai facendo?”
“Io… ehm…”
“Ha appena accettato la mia proposta di fidanzamento” rispose Hans, gentile.
“Oh, congratulazioni!” gridò Clara, precipitandosi dall’amica per abbracciarla.
“Non mi congratulerei così in fretta, Clara” rispose duro Peter “Hai chiesto il permesso a qualcuno?” si rivolse al biondo.
“Quello di Heidi è l’unico parere di cui m’importi” rispose serio Hans, credendo di poter essere notato da Heidi per la sua totale devozione a lei.
“Sei un irrispettoso!” accusò allora Peter, che non aspettava altro che questa affermazione “Sai benissimo che Heidi ha un nonno! Non t’importa nemmeno della sua opinione, eh?”
Hans fu preso in contropiede, aveva completamente dimenticato che Heidi avesse un nonno. Che figuraccia!
“Cos’è? Non parli?” sorrise provocatorio Peter, avendo colto nel segno.
“Ora basta Peter!” lo fermò Heidi “Io ho acconsentito a…”
“Tu stai zitta!” il ragazzo la ridusse al silenzio.
“Bada a come parli, Peter!” lo ammonì Hans “Stai parlando alla mia fidanzata!”
Il giovane agitò la mano, come per respingere l’assurdità, poi continuò.
“Per quanto mi riguarda Heidi non è fidanzata con alcuno. Se e quando il fidanzamento sarà fatto in modo serio e cioè davanti al nonno e al paese, forse potrò tollerare qualche affettuosità in mia presenza. Fino ad allora Heidi per te è intoccabile. Capito?” Peter era troppo arrabbiato. Aveva incassato tutti i colpi inflittigli da quel finto gentleman tutto fiori e buone maniere. Aveva sopportato tutte quelle fastidiose finzioni per incantare la sua Heidi… Non attese nemmeno la risposta da parte di Hans, poi si rivolse ad Heidi “Io e te dobbiamo assolutamente parlare”
I due ragazzi impiegarono poco ad allontanarsi dal pascolo. Peter era furente e la ragazza non riusciva a tenere il suo passo tanto era svelto. Le gambe di lui erano una volta e mezza più lunga delle sue e più volte lei gli dovette ricordare di rallentare. Arrivarono fino ad un sentiero che Peter, però, non seguì. Cominciò a tagliare per un prato. Verde, verde e solo verde si riusciva a vedere. Erano diverse centinaia di metri lontani dall’altopiano ormai e Peter, finalmente, decise di rallentare fino a fermarsi e voltarsi. Pian piano, la smorfia incollerita lasciò il posto alla demoralizzazione. Ma Peter era tenace, non avrebbe abbandonato facilmente le sue posizioni.
“Si può sapere che ti è passato per la testa?”chiese, con tono scosso.
“Cosa ti è successo a te, vorrai dire: ti ubriachi di notte, torni a casa sanguinante, aggredisci Hans in questo modo… credo di meritare una spiegazione!” disse Heidi a cui stava cominciando a montare la rabbia.
“Non è di me che stiamo parlando!” gridò Peter “Ti rendi conto di esserti fidanzata con quel commediante ingannatore?”
“Non ti permetto di parlare così di lui! Ti ricordo che è stato lui a difendermi da Abel senza picchiarlo” sottolineò l’ultima parte “e a riportarti a casa dopo la tua brillante esibizione alla taverna… è inutile che sgrani gli occhi così, tanto avevo capito che Hans c’entrava qualcosa!”
“Solo perché quella volta ti difese…” cominciò con aria stizzita al pensiero di Abel “gli sarò debitore finché vivo” sussurrò poi, abbassando il capo.
“Vedi che è una brava persona?” disse quindi calma la ragazza, cercando di addolcire il suo amico “Sai, non ho mai capito perché gli sei sempre stato avverso…” gli si avvicinò “Sei sempre stato così dolce con tutti…” e gli prese le mani, lasciando spuntare sul suo viso un sorriso.
Il ragazzo era disperato ma non diede mai a vederlo. Intrecciò le dita delle sue mani a quelle di Heidi, poi ne alzò una e guardò la giovane negl’occhi.
“Voglio solo che, se proprio vuoi fidanzati, ciò venga fatto come si deve” disse piano “Siamo in montagna, qui abbiamo altre usanze… ma alla fin fine sono sempre tradizioni e vanno rispettate. Puoi fare almeno questo per me?” chiese infine.
“Se ti rende felice, farò tutto quello che vuoi” sussurrò lei, cingendo con le braccia il suo collo e lasciando che lui la cullasse.
Fosse così, Heidi, fosse così!
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Quella sera, dopo essere tornato dal paese, Peter portò una lettera a Clara: era di suo padre, il signor Sesemann.

 
Adorata Clara,
porgo i miei saluti a voi tutti. Spero che il viaggio sia trascorso confortevolmente e che vi stiate allietando. Mi spiace di scrivervi in queste circostanze ma sono obbligato. Florian, tra quattro giorni, dovrà partire per un lungo viaggio di formazione, che lo aiuterà per il futuro. Vorrebbe incontrarti per l’ultima volta prima della partenza. Sono convinto che sarebbe irrispettoso farlo viaggiare fino a Dörfli per incontrarti, sicché ti ho scritto per sollecitare l’anticipazione della tua partenza che, sono sicuro, sveltirai sicuramente. Spero, inoltre, che scuserai l’inconveniente.
Rinnovo, come sempre, il mio invito ad Heidi: carissima, casa Sesemann è sempre aperta per te.
Buon proseguimento.

Il giorno seguente, Heidi e Peter si alzarono all’alba. Quello sarebbe stato un giorno speciale: avrebbero sicuramente vinto la gara della festa del paese.
“Heidi!” gridò Clara dall’uscio della baita, guardando l’amica che, di corsa, risaliva il pendio di morbido prato verde. La ragazza aveva due grosse borse che sembravano davvero pesanti.
“Ehi!” gridò la brunetta di rimando, cercando di correre più veloce di quanto potesse, nonostante l’impiccio. Hans, sentendo la voce di Heidi, uscì fuori e, vedendola, le corse incontro prendendole le borse.
“Grazie”
“Buongiorno, Heidi”
“Buongiorno a te” rispose la ragazza, arrossendo come un papavero.
Il ragazzo notò l’imbarazzo di Heidi così cercò di aprire una conversazione poco impegnativa.
“Cosa c’è in queste borse, se non sono indiscreto?”
Lei colse l’antifona e rispose con il suo solito tono squillante e allegro.
“Affatto! Qui ci sono i nostri costumi per stasera”
Intanto i due erano arrivati alla baita ed Hans poté poggiare le due enormi borse sul tavolo.
Clara cominciò a chiocciare allegramente attorno a quelle: fremeva dalla voglia di partecipare alla festa sfoggiando il suo vestito come, del resto, anche Heidi.
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Nel giorno della festa, le capre non erano mai portate al pascolo perché tutti si offrivano per addobbare il paese, preparare i tavoli, il posto per l’orchestra… Nessuno poteva badare a loro!
Peter approfittò dell’occasione per scendere in paese affinché potesse controllare a che punto fossero i preparativi e fare alcune commissioni. Incontrò Derek, affaccendato a costruire una parte della staccionata che correva lungo la strada che le coppie in gara avrebbero dovuto percorrere quella sera. Era accovacciato, con quattro lunghi chiodi tra le labbra e un altro pronto per essere battuto nel legno che era tenuto fermo dalla grande mano del ragazzo.
“Buongiorno, Derek”
“A te, Peter” il giovane, togliendosi i chiodi da bocca, si alzò e strinse la mano all’amico “Pronti per stasera?”
“Sì, siamo pronti” annuì Peter, sovrappensiero per l’ingarbugliata situazione che circondava lui e Heidi. Scosse la testa “Come vanno qui i preparativi, invece?”
“Va tutto per il meglio! Voi partecipanti dovete riunirvi alle sette in punto nella piazza grande, già vestiti e con il cavallo. Il tuo, come ben sai, è nella stalla del vecchio dell’Alpe” Derek sorrise “E’ una bestia meravigliosa, degna della coppia che siete tu e la cara Heidi. Vincerete, ne sono sicuro!” diede una pacca sulla spalla dell’amico, che trattenne il respiro al solo sentir pronunciare il suo nome.
“Che Dio ti ascolti! Bene, ora vado. Ci vediamo stasera!” disse il ragazzo, congedandosi.
“Sicuro!” rispose Derek, ritornando al lavoro.


Prima di tornare alla baita, Peter avrebbe dovuto passare al botteghino della ferrovia, per prendere tre biglietti di sola andata per Francoforte. Tre biglietti. Era diventato paonazzo quando Clara, timorosa, aveva pronunciato la fatidica frase:
 
“Ormai Heidi ha accettato, vorrà conoscere la famiglia di Hans”

Così aveva detto. E lui non aveva saputo fare altro che annuire per non spaventare Clara con qualche brusca reazione; ma dentro stava morendo. Lo sapeva: se Heidi avesse lasciato quella montagna, se avesse lasciato lui, sarebbe semplicemente morto. Non avrebbe mai potuto andare in città e fare la figura del poveraccio patetico che vuole competere con un rampollo dell’alta società. In montagna poteva anche tenergli testa, perché giocava in casa; ma fuori…
Aveva saputo, origliando una conversazione delle ragazze, che Hans non era molto gradito all’élite di Francoforte ma, se quelli avessero dovuto scegliere tra la loro pecora nera ed un montanaro… be’, la scelta sarebbe stata ovvia a tutti!
No, non avrebbe comprato quel dannatissimo biglietto! Ne avrebbe comprati solo due: i biondi sarebbero partiti e lui avrebbe avuto la sua occasione per convincere Heidi a rimanere. E ce l’avrebbe fatta!
Convintosi, a grandi falcate, Peter raggiunse la biglietteria e comprò i due biglietti per la partenza del giorno seguente con i soldi che Clara gli aveva affidati. Dopo di che, fischiettando, si diresse verso la baita, rinfrancato da quel barlume di speranza che gli si era acceso nel cuore.
Arrivato, Heidi era già pronta ed era incantevole. Nel momento in cui la vide, lei era intenta ad innaffiare i fiori nei vasi posti sul davanzale della finestra.
I capelli erano raccolti in una lunga treccia corvina che partiva dal capo e le arrivava fino a metà della schiena. Aveva un corpetto nero, stretto ai lati da due nastri rossi, con una rosa scarlatta ricamata all’altezza del petto. Dal bustino, fuoriusciva una candida camiciola che, coprendole solo le spalle, le lasciava scoperte le braccia e il decolleté, ornato da un sottile girocollo in tinta con i suoi splendidi capelli. La gonna, ancora nera, aveva il bordo inferiore color rosso cremisi che assecondava ogni suo movimento, accarezzandole i piedi, avvolti nei morbidi calzini bianchi, che la giovane teneva con tanta cura, infilati in scarpette nere e luccicanti, con cui Heidi si sentiva una gigante per il piccolo rialzo di queste ultime.
Peter la guardava estasiato, non si era nemmeno accorto di essersi fermato quando avrebbe dovuto fare in fretta per prepararsi e scendere in paese.
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“Allora, ragazzi, ci vediamo stasera” disse Heidi, rivolgendosi ai suoi ospiti che sarebbero rimasti soli fino all’inizio della festa. La ragazza avrebbe tanto voluto salutare Hans con un bacio, come quello sull’altopiano, ma c’era Peter e lui le aveva severamente proibito di farlo. Così, sperando che non la vedesse, andò a prendere il suo scialle, sfiorando con nonchalance, mentre passava, la camicia del giovane con il suo. Ma Peter aveva visto tutto, e bene anche! Ma, come la sua Heidi, fece finta di nulla, non lasciando trasparire la voglia improvvisa di mettere lui stesso Hans su un treno diretto nelle Nuove Indie.
I due ragazzi, così, s’avviarono al paese. Durante il tragitto Heidi era taciturna e lo scrutava con occhio stranamente attento, quasi a non voler dimenticare nulla.
“C’è qualcosa che non va?” le chiese Peter.
“Nulla… Stai benissimo, lo sai?” gli disse, arrossendo. Cosa che le parve strana, dato che non le era mai capitato di arrossire con Peter per una cosa così semplice.
“Grazie. Questa volta Ellen ha superato davvero se stessa: non sono mai stato tanto elegante in vita mia!” rispose soddisfatto, mettendosi in posa.
Era affascinante e Heidi non poté far altro che ammirarlo: la camicia immacolata a maniche larghe era leggermente sbottonata sul petto e un gilet nero molto stretto lasciava intravedere la possente stazza di Peter. Il pantalone, in tinta con il gilet, era nero e liscio, senza una piega e anche le scarpe erano, come quelle di Heidi, lucide ed eleganti. Unico legame con il rosso del vestito della ragazza era un fiore vermiglio, posto sulla sinistra del petto del ragazzo, sul suo cuore. Sul viso vi era dipinta un’espressione allegra, priva di preoccupazioni. Gli occhi brillavano, il sorriso, che contrastava con la sua carnagione, illuminava tutta la sua persona. Il livido violaceo che ricopriva il suo occhio era stato coperto con grande abilità da Clara, con il trucco che aveva portato ad Heidi dalla città. Il taglio sullo zigomo era stato ben pulito e si scorgeva appena.
La ragazza restò a contemplarlo per un po’, poi distolse lo sguardo, riprendendo a camminare, più rossa del fiore del suo corpetto.
“Cosa c’è, Heidi?” le chiese Peter, seguendola.
“Nulla” rispose ancora lei, scossa da sentimenti contrastanti che cominciavano a nascere dentro di lei.


Le prove durarono tutto il giorno e i ragazzi, poco prima di partecipare alla gara, andarono a darsi una sistemata nella casa del nonno di Heidi. Il manto nero del cavallo era stato lavato e curato dal nonno. La criniera e la coda furono ornate da sottilissimi filamenti scintillanti, rossi. Non mancava ormai molto alla festa e i ragazzi andarono nel luogo della partenza. Erano la coppia numero 24, l’ultima. Montarono a cavallo e, presto, la gara ebbe inizio. Non tutte le coppie gareggiavano per vincere: molti, infatti, lo facevano per puro divertimento. In realtà, erano i ragazzi che competevano tra loro per accaparrarsi il premio che, solitamente, era una discreta somma che potesse permettere ad una giovane coppia di intraprendere una vita insieme, cominciando da un matrimonio. Con Heidi e Peter in gara, tuttavia, alcuni ragazzi rinunciarono, sapendo di non poter competere con la loro eleganza, la loro armonia e la loro figura.
L’aria stava cominciando a rinfrescarsi e nel cielo si erano ormai diffuse sfumature rosa e lilla. Gli ultimi raggi del sole abbagliavano di un arancione intenso le stradine e le casupole, illuminando tutto il paese, pronto per assistere all’evento più atteso dell’anno.
Heidi era nervosa, sebbene ci fossero i suoi amici a tenerle compagnia e la quasi sicura vittoria dalla sua parte.
“Cara, non preoccuparti” la rassicurò Hans prendendole una mano “Clara ed io abbiamo fatto una passeggiata in paese prima di raggiungerti e non fanno altro che parlare di te e di quanto sei bella”
“E’ vero, Heidi, sta’ tranquilla. Non fanno altro che dire quanto sarete bravi tu e Peter” la rincuorò Clara.
“Grazie, siete così gentili!” esclamò la ragazza, piena di riconoscenza.
Peter era nella piazzetta piccola, dove si sarebbe conclusa la gara e avrebbero eletto la coppia vincitrice. Lo raggiunse Hans che aveva uno sguardo per niente benevolo.
“Due biglietti?!” disse stizzito.
“Due biglietti” ripeté calmo il pastore con un risolino di ripicca.
“Mi era sembrato che Clara ti avesse commissionato tre biglietti, non è così?”
“E’ così” rispose ancora Peter ancora sorridendo, senz’aggiungere altro.
“Per quale reprobo motivo ne hai comperati due, allora?”
“Semplicemente perché non so se il nonno di Heidi approverà la vostra eventuale relazione e, siccome sono una persona che non ama correre rischi, non ho voluto far spendere soldi inutili a Clara per un biglietto che probabilmente non sarà utilizzato”
E il discorso era chiuso. Peter si allontanò fischiettando, lasciando solo Hans che non aveva argomenti con cui ribattere.
Dannazione!
“I PARTECIPANTI ALLA GARA DEVONO PREPARARSI ALLA PARTENZA. TRA CINQUE MINUTI LA GARA AVRA’ INIZIO”
Heidi e Peter si precipitarono alla loro postazione e attesero che le coppie, una ad una, facessero la loro uscita in scena.
La coppia numero ventitré aveva appena fatto ingresso nel percorso. I ragazzi erano già a cavallo.
Peter sedeva davanti. Era bellissimo: la sua postura imponente assieme alla sua espressione fiera lo rendevano maestoso. Dietro di lui, una angelica figura, in netto contrasto con la sua, era allo stesso tempo delicata e forte. Gli circondava un fianco con un braccio, facendo arrivare la mano destra sul suo addome. La mano sinistra era poggiata sull’altro fianco. Le loro schiene erano dritte, le loro teste erano alte. I loro sguardi non andavano alla gente, né alla stradina, né alla ricerca di qualcosa di preciso: non avevano bisogno di nulla a cui aggrapparsi; andavano lontano, verso l’orizzonte. La loro immagine, insieme, era superba. Al loro passaggio un’esclamazione di stupore si espandeva tra la folla, pronta ad acclamarli e ad accoglierli con un calore osannante. Non c’era dubbio, non c’era mai stato dubbio: erano la coppia perfetta.
I ragazzi vennero nominati vincitori, come tutti s’erano aspettati sin dall’inizio, così furono loro ad aprire le danze.
La musica era già partita. Peter, lentamente, si avvicinò ad Heidi. Lei lo vide e, per la prima volta, sentì una strana sensazione sbocciarle nel petto al solo pensiero di stargli vicina. L’incanto s’interruppe quando, prima che il pastore potesse raggiungerla, Hans gli si parò davanti, chiedendo alla ragazza di ballare con lui.
“Per tradizione, sono i vincitori ad aprire le danze” protestò Peter, con tono stizzito.
Hans lo guardò torvo ma, prima che potesse ribattere, Heidi gli poggiò delicatamente la mano su un braccio.
“Hans, un solo ballo per iniziare la festa…”
Il biondo non era convinto, non lo era per niente, ma alla sola parola di Heidi asserì.
“Certo, cara” e raddolcì il viso, almeno in parte, raggiungendo Clara.
“Mi concedi il primo ballo?” domandò allora Peter, guardando Heidi con una tale adorazione che le fece quasi scoppiare il cuore.
“Certo” disse con voce tremante, afferrandogli le mani.
Ballarono per un tempo che parve interminabile. Peter si sentiva completo e felice. Avrebbe voluto stare così per il resto dei suoi giorni, vicino alla persona che amava.
Heidi era beata. Tra le braccia di Peter le sembrò di essere tornata alla festa in paese dell’anno precedente, quando nessuno ancora era venuto a spezzare la tranquillità del suo piccolo universo. Da quando Hans era arrivato nella sua vita tutto si era confuso. In quel momento, tuttavia, le sembrò di essere tornata alla normalità. Peter le sorrideva in un modo che lei aveva quasi dimenticato: era così bello quando sorrideva! Le tornarono in mente tutte le volte che lo aveva visto con quel sorriso: per qualcosa che lei aveva combinato, per qualche cosa che aveva raccontato… per qualsiasi cosa c’entrasse lei, in realtà.
I ragazzi danzavano ancora, anche se la musica era stata cambiata già da un po’. Hans picchiettò insistentemente sulla spalla di Peter che, svogliatamente, abbandonò la sua preziosa Heidi la quale, dal canto suo, lasciata la mano di Peter, non si sentì più molto sicura. Nemmeno dopo aver afferrato quella di Hans.

Note dell'Autrice.
Carissimi, capitolo piccolo ma denso di sensazioni. Non riesco nemmeno io a capire le vere sensazioni dei miei personaggi. Diciamo che questo è un capitolo di passaggio, di cambiamento. Spero di avervi incuriositi abbastanza
MimiLove

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Undicesimo Capitolo

La musica era cambiata ancora una volta e Heidi era totalmente confusa: cosa le stava succedendo? Hans era stato fino ad allora il primo e l’unico a farle provare una certa emozione quando la guardava: come fosse una calamita, si sentiva sempre attratta dal suo sguardo ma… possibile che, ora, quella calamita l’avesse data a Peter? La ragazza non riusciva più a concentrarsi sul viso angelico di Hans e, volteggiando, sperava sempre di poter incrociare lo sguardo di Peter, intento a ballare con Clara. Riuscì a scorgerli un paio di volte ma erano intenti a parlare e sembrava un discorso abbastanza importante, a giudicare dalle loro espressioni. La musica smise di essere frenetica e passò ad essere più dolce, per fare da sottofondo al banchetto che s’apprestava ad’iniziare. Tutti i ragazzi, a coppie, si unirono in gruppi per fare commenti sulla festa.
Heidi, assurdamente sollevata di non dover più ballare con Hans, intravide, tra la folla, Derek e Carola.
“Derek!” chiamò Heidi, sorridendogli. Le due coppie si avvicinarono e si salutarono calorosamente.
“Heidi, vorrei presentarti la mia promessa” disse ad un certo punto, scoppiettante di gioia, Derek, guardando così intensamente Carola da farla diventare bordeaux.
“Congratulazioni!” gridò felice Heidi, abbracciando l’amica.
“Grazie, cara” disse Carola, rispondendo all’abbraccio “Ma, se non ti dispiace, vorrei chiederti una cortesia”
“Dimmi” Heidi le sorrise.
“Ti piacerebbe testimoniare al nostro matrimonio?”
Matrimonio. Una parola così infinitamente semplice e grande. Sarebbe stato un sogno per Heidi poterla pronunciare per sé, quella bella parola, e per un attimo si distrasse, con lo sguardo perso nel vuoto, sognando ad occhi aperti quel giorno, il suo gran giorno.
“Heidi, tesoro, cosa s’è?” la richiamò Hans alla realtà.
“Oh, nulla di cui preoccuparsi, Hans” gli rispose. Poi si rivolse a Carola “Niente potrebbe farmi più piacere, Carola” sorrise.
L’atmosfera era tranquilla, festosa e piacevole ma qualcosa turbava Heidi: era all’erta, lo stomaco le si era chiuso, come se avesse mangiato qualcosa di troppo pesante, e non riusciva a rilassarsi completamente. In fondo cos’era che le mancava? Aveva una vita semplice, amici fidati, adesso anche un fidanzato!
Si voltò verso Hans, che ricambiò dolcemente lo sguardo, quasi a volerle dire ‘Ci sono io qui con te, non devi preoccuparti’. La sensazione allo stomaco s’affievolì.
“Ehi, Derek!”
Al solo suono della voce di Peter, Heidi si irrigidì come un pezzo di legno, e più andava avanti la festa più lei si sentiva male. Perché sto provando tutto questo? Le gambe le tremavano, le mani sudavano incessantemente; non voleva guardare nessuno negli occhi. Del resto, come avrebbe potuto? Sul viso, aveva scritto a caratteri cubitali come si sentiva e non sarebbe stata certo una buona mossa svelare a tutti la sua confusione. La cosa più importante, tuttavia, era non incrociare lo sguardo di Peter, l’unico che sicuramente avrebbe capito tutto. E non doveva assolutamente capire, perché se questo fosse successo avrebbe certamente cercato di convincerla a rimanere a Dorfli, e Heidi non aveva alcuna intenzione di lasciarsi influenzare dagli altri: doveva scegliere in base a ciò che davvero desiderava.
Peter e Clara si avvicinarono, il ragazzo strinse la mano a Derek.
Heidi non incrociò lo sguardo di Peter.
“Allora, come procede la festa?” domandò Derek.
“E’ tutto bellissimo” rispose Clara “Io e mio cugino Hans non avevamo mai preso parte a queste feste: sono davvero molto divertenti! Vero, Hans?”
“Certamente, Clara, devo ammettere che non mi aspettavo una così bella celebrazione, soprattutto in un paesino così piccolo” rispose Hans.
“Come si dice qui, Hans, ‘pochi ma buoni’” concluse Carola.
Questo era il genere di commenti che faceva sempre Heidi e il fatto che non avesse aggiunto qualcosa attirò l’attenzione di tutti su di lei. Il più delle volte la si sentiva ridere o scherzare ma quella volta non disse nulla.
“Heidi, e tu?” chiese allora Derek, sorridendo rassicurante “Ti stai divertendo?”
Heidi lisciò una piega invisibile della sua gonna mentre rispose con un semplice ‘Si’.
Ancora una volta Heidi non incrociò lo sguardo di Peter.
D’un tratto di sentì una sorta di ‘Clack’ e subito dopo un rispettoso “Buonasera, signore” pronunciato da Derek: il nonno di Heidi aveva dato una pacca sulla spalla del ragazzo con la mano sinistra mentre con la destra gli stringeva la mano. Con lui c’era un altro anziano signore, più basso e calvo: il signor Weber. Era un uomo panciuto con il viso sempre allegro e le guance paffute. Non aveva figli e viveva con sua moglie in una casupola a due passi da quella del nonno.
  Era un vecchietto tanto caro ad Heidi e a Peter: li incontrava spesso ai pascoli mentre badava al suo gregge. Quante volte li aveva scorti a giocare e poi andare a scovare le capre che perdevano distraendosi! Quante volte li aveva aiutati! Spesso, quando si ritrovavano per ora di pranzo, i ragazzi si fermavano a fargli compagnia per un po’, prima di andare alla ricerca di erbe particolari o di posti inesplorati. I due erano come nipotini per il vecchio che, non avendone di suoi, voleva loro un bene dell’anima.
  Tutti i giovani salutarono educatamente mentre Heidi salutò il nonno con un bacio sulla guancia, sempre attenta a non incrociare lo sguardo di Peter. Per aiutarsi, decise di concentrarsi sul viso del nonno e dell’altro signore: mentre quello del nonno era sempre austero, il faccione rosso del signor Weber era allegro e benevolo e, dopo aver salutato, guardò tutti i ragazzi, uno per uno. La cosa parve strana ad Heidi ma ebbe l’impressione che, arrivato al viso di Hans, l’espressione del vecchio si fosse notevolmente indurita.

 

  La conversazione era piacevole e leggera eppure nonostante ciò il viso del signor Weber non si raddolcì: anzi, parve diventare sempre più scontroso e ostile.
  Improvvisamente, la ragazza si sentì stringere in modo impercettibile la mano da Hans: stava per parlare col nonno. Provò ancora una volta la sensazione di malessere avuta poco prima moltiplicata di dieci volte. Era nervosismo o indecisione? Non lo sapeva, ma rimase in silenzio.
  “Signore” Hans si schiarì la voce, dimostrando anche lui irrequietezza, più di quanto Heidi immaginasse “Vorrei parlarle di una questione importante” annunciò e guardò il nonno di Heidi dritto negl’occhi, deciso. Tutto il gruppetto si zittì, capendo che il momento era arrivato. Le risate, la musica e le migliaia di parole della festa furono come sparite. L’unico suono che ancora infastidiva Heidi era il respiro affannoso del signor Weber, non più rosso per il vino ma per la rabbia che lo invadeva in quel momento: era diventata palese, quasi sfacciata.
  Ancora una volta Heidi non incrociò lo sguardo di Peter, per paura di vedere la sua espressione.
  “Vorrei chiedervi il permesso di potermi fidanzar…”
Il ragazzo non riuscì nemmeno a concludere la frase che il signor Weber gridò “TU!
Tutti i ragazzi, compreso il nonno, si girarono verso di lui, sorpresi, quasi disorientati da quell’improvvisa interruzione. Alcune signore, tra cui la signora Weber, fino a poco prima intente a parlottare, si girarono verso il vecchio che sembrava stesse per scoppiare.
“Come osi solo chiedere di volerti fidanzare con Heidi!” gridò, fuori di sé. Heidi non ci poteva credere: perché il signor Weber ce l’aveva tanto con Hans? E perché la sensazione allo stomaco si era volatilizzata? Ma, soprattutto, perché si sentiva così stranamente felice per quell’interruzione?
Hans era sbigottito: che c’entrava quest’uomo? Non riuscì a dire nulla. Lasciò che continuasse: voleva vedere dove sarebbe arrivato.
“Cosa succede, Noah?” chiese il nonno, con un misto di rabbia, sorpresa, incredulità. Aveva le sopracciglia ravvicinate, qualche ruga gli si era accentuata sulla fronte. Il suo sguardo era duro e penetrante, le labbra si erano serrate.
“Oh, lo so io cosa succede” disse il vecchio, fuori di sé “Questo…” cominciò, puntando un dito contro Hans, con fare minaccioso “Questo è un uomo spregevole!” gridò.
Altre persone si girarono nella direzione del gruppetto che, adesso, sembrava star diventando la maggior attrazione della festa. La signora Weber si avvicinò al marito.
Per quella improvvisata, Peter si sentì improvvisamente leggero, felice che almeno qualcuno finalmente lo comprendesse, anche se non capiva cosa il signor Weber potesse avere contro un perfetto sconosciuto.
Clara, Heidi, Derek e Carola rimasero in silenzio, attenti.
“Di’ un po’, ma chi ti credi di essere? Vieni dalla città e credi di poter fare tutti i tuoi comodi, approfittando della brava gente di qui? Sei un essere infame! Come hai osato pestare Peter, quando hai visto che non rispondeva ai colpi?”
A questa semplice domanda, immediatamente Hans e Peter compresero il motivo di tanta rabbia: era lui il vecchio pastore che tornava dai pascoli il giorno prima, quando Hans aveva aggredito Peter. E mentre Hans adesso sudava freddo, Peter era beato, raggiante, anche se avrebbe preferito che la conversazione si tenesse in un luogo più appartato: non faceva certo una bella figura nel far sapere che aveva solo incassato colpi!
Heidi rimase sconcertata da quella rivelazione: cosa le era sfuggito?
Hans, intanto, si riscosse e provò a ribattere ma non riuscì nemmeno a sillabare che il vecchio continuò imperterrito la sua sfuriata.
“Vergogna! Aggredire la gente che ti ha ospitato è una bassezza madornale! Sappi che questo è un paese di gente perbene e noi non ammettiamo le persone vili come te!” gridò ancora. Poi, rivolgendosi alla piazza intera, adesso ammutolita, disse “Sappiate che lui” e posò una mano sulla spalla di Peter “si è comportato da vero uomo e che non ha alzato le mani nemmeno una volta sul suo ospite. Il suo è un animo nobile e, fino alla fine, Peter ha mantenuto alto il suo valore e il buon nome di Heidi superando la volgarità delle risse, agendo con rispetto e correttezza, riguardi che ‘il signorino di città’ non meritava affatto!” infine il vecchio concluse rivolgendosi ad Heidi, ancora incredula e scossa per quello che aveva appena ascoltato “Heid…”
“Come vi permettete di parlare in questi termini di me!” sbottò ad un certo punto Hans, umiliato e arrabbiato per essere stato scoperto “Voi… Voi non mi conoscete, non sapete chi… chi sono io!” il suo respiro accelerò furiosamente. Stava entrando in panico, non aveva previsto questo inconveniente. Heidi avrebbe saputo tutto se avesse lasciato parlare ancora quel vecchio pastore sull’episodio del giorno precedente: sapeva tutto ciò che i ragazzi si erano detti, tutto ciò che Hans aveva fatto. Non l’avrebbe mai perdonato e doveva fare in modo di riparare al danno. Ma la sua espressione divenne quasi disperata quando, guardandosi rapidamente intorno in cerca di una buona idea, di un buon pretesto per non rimanere sconfitto, colse quella ferita di Heidi, che ora lo guardava rabbiosa e triste, delusa più che mai. “Heidi, credimi, l’ho fatto per amor tuo, non guardarmi così, ti supplico…” Ma ormai Heidi già correva. Come aveva fatto a non accorgersi di nulla? Si sentiva come presa in giro, era stata ancora una volta cieca. Aveva bisogno di pensare, di capire cos’era che non era riuscita a cogliere. I modi di Hans erano sempre così galanti, le sue parole sempre così cristalline, il suo viso sempre così sincero. Eppure Peter glie l’aveva detto tante volte…

 

Era ormai buio e si stava alzando il vento. Heidi era andata nella casa del nonno, nella sua vecchia stanza. Era impolverata e fredda ma a lei non importava. Non riusciva a pensare ad altro che alla sua cecità, al fatto di non essersi fidata di Peter che più di tutti aveva voluto il suo bene sin dall’inizio. Che stupida!
Si lasciò scivolare a terra, non curandosi più né del vestito, né di se stessa: pensava solo a quanto male aveva fatto a Peter.
Avrebbe fatto bene a lasciarla perdere. Chissà quante altre volte quiei due s’erano scontrati e lei non ne aveva saputo mai nulla. Peter non aveva mai accennato a quelle liti, quegli scontri. Nonostante lo avesse esortato a farlo non aveva detto mai una sola parola. Ma lei continuava a difenderlo, ad ogni costo… Forse perché era attratta semplicemente dall’idea dell’amore. Forse aveva confuso la galanteria di Hans per amore vero. Ma… Adesso capiva davvero. L’amore vero non erano le moine e i regalini di un damerino, piuttosto i sacrifici che Peter faceva per il suo bene, tutta la pazienza, tutte i suoi adattamenti per accontentarla… era quello l’amore. Tutte le cose fatte da Peter in nome suo.  E non riguardava solamente quell’ultima settimana. Riguardava la loro intera vita. Adesso, Heidi, riusciva a vedere con chiarezza qualsiasi gesto che il suo Peter aveva fatto per lei sin da bambino. Era amore e lo era sempre stato.
Adesso aveva capito.
Come risvegliata da un incantesimo, Heidi si riscosse. Dove poteva essere Peter in quel momento? Aveva lasciato tutti nel bel mezzo della festa: probabilmente si erano allontanati per discutere. Dove potrebbero mai essere tutti? Forse ancora alla festa.. forse no. Ma Peter? Dove potrebbe essere lui ora?
La ragazza schizzò via dalla casa del nonno e corse, corse quanto più poté… decise di salire alla baita quanto più presto possibile. Sicuramente Peter si sarebbe recato lì, magari per cercarla. Forse già è arrivato... Quel pensiero fece correre Heidi ancora più veloce. Non aveva più fiato, i polmoni le bruciavano, ma di certo non l’avrebbe fermata tutto questo. Lui meritava molto di più. Nel buio scorse appena la baita e quasi pianse di gioia vedendo la cucina illuminata.
Spalancò la porta e senza neanche fermarsi si gettò,
accaldata e tremante, tra le braccia di Peter, in piedi a due metri dalla porta. La stava aspettando.
La ragazza era pentita, contenta, commossa, arrabbiata e sollevata allo stesso tempo ma non riuscì a esprimere tutte queste emozioni se non con un pianto liberatorio stringendo Peter. Ora era tutto finito, era stato fatto ordine nella sua vita e Peter non era mai stato tanto felice di consolarla. Quella sera la cullò, la abbracciò, le accarezzò i capelli con tenerezza, più di quanta ne avesse mai dimostrata ad alcuno.
“Scusami, Peter, scusami” continuava a ripetere Heidi tra i singhiozzi.
Lui non parlava, aveva gli occhi chiusi e continuava a bearsi di quel contatto, di quella voce, del fatto che la verità era venuta a galla. Le lacrime che Heidi stava versando erano per lui come una benedizione. Lo aveva battezzato per la seconda volta, facendolo rinascere in una nuova vita. Insieme a lei. Perché, adesso, aveva capito.

 

 
La ragazza pian piano si calmò, ascoltando i battiti ritmici del cuore di Peter. Lui la cullava ancora. Il silenzio li avvolgeva. I singhiozzi erano finiti. Le parole, anche.
Heidi alzò la testa verso di lui. Lo guardò per secondi, forse minuti o forse ore. Gli occhi nocciola di Peter penetrarono quelli neri di lei. E così, incatenati l’uno all’altra da una catena che non si sarebbe mai più spezzata, si baciarono. Un bacio caldo, dolce, confortante.
“Ti amo, Heidi” sussurrò Peter, all’orecchio della ragazza.
“Ti amo, Peter” sussurrò Heidi. Era tornata con i piedi sulla terra, dopo un viaggio nel caos. Aveva trovato il suo posto nell’universo. Con Peter.
“Sappi che  sarò tua per sempre” aggiunse poi, suscitando in Peter una gioia tale che non avrebbe mai pensato potesse provare.
“Io lo sono sempre stato” rispose quindi lui stringendola a sé, vicino al suo cuore.

 
Note dell'Autrice
Beh, che dire? Loro hanno detto già tutto! Aggiungo solo che sono davvero felice di essere arrivata a questo punto della storia! Lo sognavo da quando ho iniziato. Ero convinta di poter fare meglio e sono sicura che appena pubblicherò questo capitolo mi verrà voglia di mille altri ritocchi... Voi suggerite, vi raccomando: qualsiasi errore, come al solito, segnalatelo. Ogni consiglio è accolto con entusiasmo. Spero vi siate commossi come me mentre lo scrivevo. Adesso non resta che l'epilogo. Un bacio e recensite in tanti :))
MimiLove

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Dodicesimo Capitolo

Quella fu una sera di tanti cambiamenti. Heidi e Peter si fidanzarono ufficialmente, con la benedizione del nonno, di Brigida e dell’intero paesino. Clara enormemente desolata per l’accaduto si scusò infinitamente con i ragazzi e, insieme ad un Hans estremamente incollerito e frustrato, partì alla volta di Francoforte. Heidi gli spiegò, sotto lo sguardo serio e attento di Peter, che, anche se non era stato un comportamento che si sarebbe aspettata da lui e che ne era rimasta delusa, lo aveva perdonato. Stava per rinnovargli l’invito per la prossima estate, nel caso avesse voluto passare ma una colpetto al braccio da parte del suo fidanzato la fece desistere, augurando semplicemente ‘’Buon viaggio!’’
Derek e Carola si sposarono un mese dopo. Peter e Heidi testimoniarono.
Peter e Heidi si sposarono un anno dopo. Derek e Carola testimoniarono.
Fu una cerimonia semplice, piena di amore, di affetto, di gioia. Il nonno regalò ai ragazzi la baita. Qualche paesano diede in regalo alla coppia formaggi, salumi e anche alcune capre, proprio quelle che Peter era solito portare al pascolo da ragazzo. Ormai era arrivato il tempo che anche lui avesse il suo gregge. Continuò a fare il pastore.
Heidi non lo lasciava solo nemmeno un minuto, lo serviva e riveriva. Lo amava profondamente e quando glielo sussurrava dopo avergli preparato il pranzo o dopo aver ricevuto dei fiori, lui rispondeva sempre: ‘‘Io di più’’.
Andavano insieme dappertutto: al pascolo e in paese, da Brigida e dal nonno… e anche dal signor Weber, che aveva fatto così tanto per loro.
Le due amiche non si separarono mai del tutto e si visitavano spesso. Anche Clara si sposò con il suo amato Florian. Durante la prima visita di Heidi a Francoforte, accompagnata per la prima volta da Peter, la coppia li accolse con tanto calore che persino lo scettico Peter si lasciò trasportare da quella atmosfera, mettendosi un po’ più a suo agio.

Otto anni dopo


Carissimi Peter e Heidi,
è trascorso molto tempo dall’ultima missiva e desideravo tenervi al corrente delle notizie dalla città. Come sempre, Heidi, mio padre ti manda i suoi saluti ringraziandoti dell’ottimo tabacco che gli hai spedito. Mio marito ed io invece per i regali mandati alla piccola Greta: la bambola è la sua preferita, non se ne separa mai! Purtroppo è ancora a letto ma il dottore dice che guarirà presto. Inoltre, dice che una gita in montagna le farebbe bene! Attendo con ansia il momento in cui potrò di nuovo riabbracciarvi.
Hans è ancora all’estero, ma scrive spesso e nell’ultima lettera ci ha annunciato il suo  fidanzamento con una signorina dell’alta borghesia francese: a quanto scrive, sembra che lei abbia letteralmente perso la testa per lui. Si sposeranno a breve.
In aggiunta a tutto ciò vi annuncio che renderò Florian ancora una volta padre: spero che sia un bel maschietto, questa volta. Allego a questa lettera vari regali per voi: il berretto è per Peter, spero ti piaccia; Heidi, il grembiule è per te; per i bambini ci sono invece biscotti e ogni genere di ghiottoneria di città. Per favore, Heidi cara, controlla che Peter non mangi tutto.
Sempre vostri.
Florian e Clara Schmitt


Heidi era seduta al tavolo della cucina, intenta a leggere la lettera. Gliel’aveva data suo marito prima di salire al pascolo con tre ragazzini a seguito. Era sola a parte la principessina di casa che dormiva beata nella sua culla, che il nonno aveva costruito con tanto zelo. Al centro del tavolo era posato un pacco enorme, con tutti i regali che Clara aveva spedito. Si alzò e cominciò a curiosare. Il grembiule era bellissimo: bianco con i merletti blu aveva una tasca sul davanti dove la sua amica aveva ricamato un fiore azzurro, sul petto, invece, brillava la scritta ‘‘Mamma’’ che fece brillare gli occhi di Heidi.
Lo indossò subito.
Mise tutti i biscotti e i dolciumi nell’armadietto della cucina riservato ai bambini. Il berretto per Peter lo appese al muro, dov’era anche il suo cappotto.
In quegli otto anni, Peter aveva dovuto allargare molto la baita: ora avevano tre camere da letto, una cucina, un bagno, una stalla e un retro dove insegnava ai suoi bambini come maneggiare gli attrezzi da falegname, la sua occupazione invernale.
Era quasi sera e tra poco tutta la famiglia avrebbe varcato la soglia di casa con tutti gli schiamazzi e gli aneddoti della giornata, pronti per essere raccontati da tre allegri e instancabili bambini.
Heidi aveva fatto il bucato, pulito la casa, messo in ordine il retro, allattato, lavato e messa a letto Anne, aveva fatto il formaggio e preparato la cena. Era stanca ma la giornata non era ancora finita. Cominciò ad apparecchiare, certa che appena i bambini fossero entrati avrebbero reclamato cibo. In questo somigliavano totalmente al padre.
Dopo pochi minuti si sentirono delle urla seguite da alcune risate infantili mentre una voce gridava.
“Bastian, lascia stare tuo fratello!”. Era Peter.
La zuffa si spense e i bambini si calmarono: riuscivano ad essere molto mansueti quando erano sotto l’occhio attento del padre. Con la mamma invece si prendevano più libertà.
La porta si spalancò e due bambini mingherlini fecero il loro ingresso in cucina, gettandosi tra le braccia di Heidi e offrendole due piccoli mazzolini di fiori.
“Li abbiamo raccolti per te” disse il più alto dei due, offrendoglieli.
“Grazie, Bastian”. Heidi gli diede un bacio.
Il più piccolo, di soli due anni, imitò il fratello.
“Da cappo pello” disse, porgendole i fiori.
Heidi rise.
“Si, li avete colti nel campo bello, il mio preferito. E questi fiori sono meravigliosi” si alzò e li mise nel vaso sul davanzale della finestra “Forza, andiamo a lavarci prima di metterci a tavola” li esortò.
Heidi lavò prima Dano, il più piccolo. Aveva capelli talmente biondi da essere quasi bianchi e gli occhi nocciola di Peter. Il nasino all’insù era di Heidi. Era magro e abbastanza alto per la sua età. Aveva un carattere battagliero ma di indole tranquilla.
Poi arrivò il turno di Bastian. Era il secondogenito. Aveva cinque anni e Heidi riteneva che assomigliasse in tutto e per tutto a Peter. Fisicamente e caratterialmente. La mamma pensava che fosse quello che dovessero tenere maggiormente d’occhio.
Quando i piccoli furono in ordine, i tre rientrarono in cucina. La piccola si era svegliata e urlava come fosse un’aquila. Aveva quattro mesi ma era molto precoce: stava già dritta sulla schiena e osservava tutto ciò che la circondava con occhi sgranati, stupita e curiosa. Aveva occhi e capelli neri, come Heidi, ma le labbra erano di Peter. Una ‘pagnottella’, così la chiamavano i fratelli. I genitori, invece, preferivano chiamarla ‘principessa’, perché era l’unica bambina di casa.
Heidi allattò la bimba e, nell’attesa che anche Peter e Johann, il primogenito, si lavassero e si preparassero per la cena, la cambiò e lasciò che i bambini giocassero un po’ con lei sotto il suo vigile sguardo.
“Bambini, a tavola” disse dopo un po’, sentendo dei passi avvicinarsi alla porta.
Messa la bimba nella culla, addormentata (ma non per molto), Heidi cominciò a riempire i piatti di carne e formaggio, accompagnati da pane fresco di quella mattina.
Peter entrò in cucina, seguito da Johann, mentre parlavano di una speciale tecnica per rendere più preciso l’intaglio del legno.
“Quella che ti ho appena mostrato, Johann, è la migliore. So che ti sembra difficile ma appena l’avrai imparata vedrai che sarai davvero più accurato nei dettagli e le tue sculture aumenteranno di qualità e valore”
“Sicuramente, papà, mi impegnerò” disse Johann. E baciò la madre, dandole un fiore scolpito nel legno. Non era molto preciso o particolarmente bello ma a Heidi sembrò il più incantevole che avesse mai visto.
“Mamma, questo l’ho fatto per te. Non è granché… ma migliorerò!” disse.
“Oh, caro, è bellissimo. Sono sicura che ne farai ancora di più belli” rispose Heidi abbracciandolo e dandogli un bacio. Il bambino era molto rigido quando la mamma lo abbracciava o gli faceva le coccole. In lui il padre riponeva tutte le sue aspettative: gli aveva insegnato a stringere la mano agli uomini già a quattro anni, a non lamentarsi mai. Peter non voleva che Heidi lo viziasse troppo. Aveva otto anni e già si comportava come un ometto. Magro e alto come i suoi fratelli, i capelli erano corvini come quelli della mamma ma aveva negli occhi due pezzi di cielo. “Ora vai a tavola”
Fu il turno di Peter, che la baciò con trasporto.
“Bel grembiule! Quale buona nuova arriva dalla città?”
“Parliamo dopo, adesso si fredda tutto! Su, mettiti a tavola!” insistette Heidi, cercando di staccarsi dalla sua presa ferrea ai fianchi. Ma lui non la lasciò.
“Ti avevo detto di non affaticarti, perché hai pulito e ordinato anche il retro?” chiese, aggrottando le sopracciglia.
“L’ho fatto affinché voi poteste sporcare di nuovo con i vostri trucioli e perché avevo tempo” rispose “e poi una buona mogliettina fa questo per un buon marito e per dei bravi bambini”. Sorrise.
“Se pulisci un'altra volta con tutto quello che hai da fare, domani porto con me solo i piccoli, così Johann ti darà una mano” disse “Vero, Johann?”
“Si, papà”
“Assolutamente no, porta il bambino con te, non può fare lavori da donna.” Si oppose Heidi. Poi, vedendo che Peter stava per ribattere cercò di trovare un compromesso “Magari potrà rientrare un po’ prima così imparerà a fare il formaggio”
“Bene. Così sia, allora. Adesso mettiamoci a tavola”
Heidi servì la cena e, prima di mettere a letto i bambini, diede loro un biscotto ciascuno.
“Dolci sogni, bimbi miei” sussurrò sulla soglia della loro camera.
La giornata era finita. Peter aveva già acceso le due lanterne che illuminavano poco l’esterno della baita e sedeva, come ogni sera, sulla vecchia panca, accanto all’uscio della baita. E, come ogni sera, Heidi si distese supina, coprendosi con una coperta, poggiando la testa sulle ginocchia del marito, che prese ad accarezzarle i capelli.
“Allora, com’è stata la tua giornata?” domandò Heidi.
Peter guardava le luci del paesino in lontananza, nel buio della notte “Buona! Oggi abbiamo avuto un nuovo piccolino…”
Un venticello fresco soffiava accarezzandoli entrambi. In mezzo a quella pace, si sentiva ormai solo qualche debole belato in lontananza e il frinire dei grilli.
“Ricordi quando volevi far nascere Rebel?” Chiese a un tratto Peter, con una mezza risata.
Heidi rise sommessamente. “Mi sembra ieri, eppure sono passati nove anni da quel giorno…” Pausa “Da quell’estate…” Alzò lo sguardo.
Peter allora abbassò gli occhi ricambiando il suo sguardo. Cosa avrei fatto se quel benedetto signor Weber non fosse intervenuto? Cosa avrei fatto se tu fossi partita?
“Non saremmo rimasti lontani a lungo comunque” disse Heidi, rispondendo alle sue domande silenziose. Aveva imparato tante cose da quando erano sposati. Pensava di conoscerlo ma è con il matrimonio che si diventa davvero parte di una persona; che una persona diventa davvero parte dell’altra.
“Ti amavo troppo, prima o poi ti avrei riportata indietro” disse allora Peter.
“O sarei tornata io stessa” rispose lei, con sguardo tenero.
Lui rise, scuotendo la testa “Impossibile, non saresti tornata! Eri talmente incantata da… quello!” Un riflesso della rabbia di tanti anni prima gli attraversò il volto, si irrigidì.
Ancora non riusciva a pronunciare il suo nome!
“Hans” cominciò Heidi con dolcezza, sussurrando, “era un ragazzo e ha sbagliato”
I muscoli di Peter erano ancora rigidi, la mascella contratta, aveva smesso di accarezzarla. Ancora provava quella rabbia incondizionata nei confronti di quello, forse perché in quel momento, dopo quel periodo di inferno, dopo nove anni di matrimonio e dopo quattro figli, Heidi lo difendeva… Ancora!
C’era qualche lucciola danzante che spesso si confondeva con lo schermo del cielo pezzato di stelle.
Passarono pochi minuti.
Lei sospirò, si mise a sedere sulle sue ginocchia e prese il viso di Peter tra le mani.
“Se lo sto giustificando non vuol dire che io stia mostrando interesse per lui” lo ammonì dolcemente.
“Ma come fai a leggermi nella mente?” sorrise il marito, baciandola.
“I segreti di una moglie sono infiniti, caro, dovresti saperlo” scherzò “Vuoi sapere la novità? Clara aspetta un bambino!”
“Che bella notizia, tesoro” rispose lui sorpreso “E cos’altro racconta la nostra Clara?”
“Che il Signor Sesemann ha gradito molto il tabacco e la piccola Greta ha gradito ancora di più la bambola. Purtroppo è ancora ammalata ma dice il dottore che le farebbe bene una gita in montagna, quindi con la prossima lettera pensavo di invitarli qui. Tu cosa ne pensi?”
“Oh, mi farebbe piacere. Tu saresti in ottima compagnia, i bambini potrebbero rimanere giù con voi ed io, Florian  e Johann potremmo andare a caccia”
“No, Peter, i bambini a caccia no, sai che non voglio”
“Ma dovranno pur imparare un giorno! E’ necessario saperlo fare. E poi sai che non caccio mai per divertimento! E’ solo per avere selvaggina fresca per gli ospiti”
Heidi ci pensò su per un bel po’ “E va bene. Ma è solo perché ci sono ospiti”
“Bene. Altre novità?”
“Si, questa però… riguarda proprio Hans” disse lei, con voce incerta.
“Ah, allora non la voglio nemmeno ascoltare” rispose categorico Peter.
“Per favore, è una bella notizia” insistette Heidi.
“No, Heidi, già abbiamo parlato abbastanza di lui, smettila!”
“Ti prego, sarai felice per lui, te l’assicuro!”
“Ho detto di no!”
“Hans si è fidanzato”. Come al solito aveva fatto di testa sua.
Eppure Peter, più che essere felice per lui, era felice per sé stesso. Era stato come vagare nel dubbio per anni: sarebbe tornato o no?
Aveva sempre creduto che prima o poi sarebbe ritornato alla carica. E sebbene avesse fiducia in sua moglie, qualcosa lo portava a non fidarsi del tutto. Perché lei perdonava tutti. E avrebbe perdonato di certo anche lui.
Questa notizia tuttavia lo rilassò completamente.
Forse davvero non sarebbe tornato. Dopo nove anni, poi… di cosa avrebbe dovuto preoccuparsi?
Heidi parlò “Peeta, sono passati così tanti anni… pensavo…” aveva un tono non rassicurante, ma incerto, timoroso… ma di cosa, poi? Hans non sarebbe tornato e tanto bastava per essere felici una vita intera!
“Heidi, se hai paura della mia reazione sai che non dovresti preoccuparti. So che non vuoi farmi arrabbiare e non mi arrabbierò” le sorrise.
“Ecco, bene, allora… Pensavo, siccome Florian e Clara potrebbero farci visita anche il mese prossimo…”
“Anche la settimana prossima, tesoro, è sempre un piacere ospitarli”  disse Peter, sempre sorridente.
“Ah, bene, ma non volevo arrivare a quello! Io mi chiedevo se, insieme a Florian e Clara, noi avremmo potuto invitare… Hansconlasuafidanzata!” parlò velocemente, per paura di essere interrotta da Peter che sicuramente sarebbe saltato a conclusioni affrettate.
“No! Assolutamente no. Mi meraviglio che tu arrivi a chiedermi questo, Heidi! E’ una proposta assurda!”
“Ascoltami tesoro..”
“Basta, Heidi! E’ categorico. Ho detto di no. E non provare a fare di testa tua, come al solito.” Cominciava ad alzare la voce.
“Per favore Peter, hai promesso che non ti saresti arrabbiato!”
Riabbassò il tono di voce, ma il tono della frase seguente fu fermo e deciso. “Il discorso è chiuso.” Poi tacque.
Heidi pensava e ripensava alle parole giuste da dire. Voleva davvero che Hans ritornasse in montagna. Era come se avessero lasciato qualcosa in sospeso… Heidi avrebbe voluto vedere lui e suo marito parlare come buoni amici, andare a caccia insieme e alla taverna. La sua vita era sempre stata perfetta, come un cerchio, ma quel piccolo dettaglio le creava un cruccio più fastidioso di una zanzara ronzante vicino a un orecchio.
“Peter, so che non vorresti invitarlo, ma è davvero un’ottima idea! Dopo tanto tempo le cose sono cambiate anche per lui. Cosa credi che faccia una volta qui, se non passare qualche tempo all’aria aperta e fresca di montagna, con sua cugina e con noi?” Il suo sguardo era speranzoso, ma lui già scuoteva la testa, con un misto di incredulità e amarezza sul volto.
“Heidi ti ho appena detto che non voglio nemmeno parlare di lui. Perché continui? Perché insisti? Rimpiangi forse di aver scelto me? Il fascino della città all’improvviso ritorna come allora?” Continuava a farle domande sfacciate, con tono accusatorio. Heidi era incredula. Possibile che dopo nove anni di amore incondizionato aveva ancora dubbi del genere su di lei?
“Tu perdoni sempre tutti, compreso lui. Ed è una cosa che non accetto. E’ una persona spregevole e non merita di ritornare qui. Tantomeno di rivedere te perché, alla fine della fiera, Heidi, detto fra noi, verrebbe solo per questo. E tu? Tu lo accoglieresti a braccia aperte! Oh, Heidi, non lo sopporterei.. non lo sopporterei.”
Guardava verso Dorfli. Non la guardava in faccia, nonostante lei gli tenesse le mani sul viso. Le luci, da lontano, illuminavano i lineamenti duri del suo viso. Pensava ancora ad Hans.
“Peter, amore mio, marito mio, non ricordi cosa ti dissi il giorno della festa in paese?” domandò.
“Cosa?” chiese, spostando lo sguardo nei suoi occhi.
“Sono tua” disse “Sono tua e lo sarò per sempre” gli sorrise “Non avrei potuto essere più fortunata ad avere un marito come te e ringrazio Dio tutti i giorni per averti mandato da me, per aver fatto in modo che tu non mi abbandonassi tra le braccia di Hans. Perché era te che amavo, che amo e che amerò. Da sempre e per sempre. Amo solo te.”
Peter non disse niente. Era tutto quello che voleva sentirsi dire, anche se, in fondo al cuore, lo aveva sempre saputo.


Note dell'Autrice
E con questo, pensavo di concludere la storia con un epilogo, ma ho ancora così tanto da scrivere.. sarebbe bruttissimo lasciare questa storia così, in bilico... Hans, quindi, sta per ritornare alla riscossa. Cosa succederà? Non lo so nemmeno io! A presto :)

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